Strumenti per il recupero te, due bambini italiani, immigrati nella

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Strumenti per il recupero te, due bambini italiani, immigrati nella
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volume A sezione 2 unità 3
Vita non aveva mai visto un luogo simile, né lo avrebbe visto negli anni
successivi. Non avrebbe più varcato il confine di Houston Street. Ma quel pomeriggio rimase indelebile nella sua memoria – con la vivida immediatezza
di un sogno. Fu una visita rapida, accelerata – tutto durò non più di tre minuti. Non aveva il tempo di fermarsi da nessuna parte, Diamante la trascinava di
qua e di là, e poi si misero a correre, perché anche il poliziotto era entrato nel
grande magazzino, aveva portato un fischietto alle labbra, li inseguiva e dei
commessi biondi larghi come armadi avanzavano minacciosi da tutte le direzioni. Attraversarono correndo un locale più vasto di una cattedrale, eppure
anche correndo lei non poteva non vedere le piramidi di cappelli e guanti, le
montagne di sciarpe e foulard colorati, i mucchi di forcine e pettini di tartaruga, le calze di seta e di cotone bianco – e tutto era bello, di una bellezza meravigliosa e accattivante, e Diamante correva, Vita inciampava, il poliziotto
urlava: «Stop those kids!» tutti si voltavano a guardarli – finché si infilarono
in una stanza con le pareti trasparenti. Era una trappola, perché un uomo
in divisa, che piantonava una bottoniera d’ottone, premette un pulsante e le
porte si chiusero, imprigionandoli. Eppure quell’uomo non era un poliziotto:
solo un negro ossuto e lucido di sudore che, impercettibilmente, sorrise.
Diamante non aveva mai visto un uomo con la pelle così scura: solo nelle
recite per la Presa d’Africa del 1896, che tutti gli anni si replicava a Portanuova – ma in quel caso i soldati dell’esercito di Menelik4 erano neri perché
truccati col catrame e in realtà erano scolari di Minturno, bianchi come lui.
Alcuni negri veri li aveva visti nelle vignette degli almanacchi popolari, dove
però portavano un osso fra i capelli e scodelle nelle labbra e non una divisa
con i bottoni d’oro. Erano selvaggi e cannibali, mentre quest’uomo elegantissimo e impeccabile pareva importante.
M. Mazzucco, Vita, Rizzoli, Milano 2003
4. Presa d’Africa… Menelik: le recite scolastiche celebravano la
prima guerra coloniale italiana: nel 1895 il Regno d’Italia attaccò l’Eritrea, territorio dell’Impero d’Etiopia, su cui regnava il negus, cioè il re-imperatore Menelik. Nell’ottobre 1896
si giunse alla firma del trattato di pace di Addis Abeba, con
cui il negus riconosceva la sovranità italiana sull’Eritrea, ma
in cambio il governo italiano rinunciava a qualsiasi ingerenza
nella politica dell’Impero etiope.
verific are le competenze
Analizzare e comprendere
  1. Qual è il fatto narrato?
• Qual è la sua durata?
  2. Quali sono i due riferimenti al passato presenti nel testo?
  3. Come si chiama la tecnica narrativa con cui il narratore introduce nella storia fatti che appartengono a un
tempo anteriore a quello dei fatti narrati?
  4. Individua e indica la breve anticipazione presente nel brano.
Riflettere
5. L a rievocazione di momenti del passato vissuto nel paesino campano si intreccia alla narrazione di quello
che avviene a Vita e Diamante nelle strade di New York: quale effetto ha ottenuto l’autrice con questa
rappresentazione del tempo e dei fatti?
Scrivere
  6.Scrivi un testo espositivo di circa 150 parole dal titolo: «Passato e presente nella mente di Vita e Diamante, due bambini italiani, immigrati nella New York del 1903».