Battistero PD
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Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Ve, Bl, Pd e Tv Giusto de’ Menabuoi nel Battistero di Padova: le problematiche conservative e la diagnostica preliminare al restauro Vasco Fassina già direttore Laboratorio Scientifico Soprintendenza del Veneto Presidente commissione UNI Beni Culturali Normal Lo stato di conservazione attuale risente sia delle vicende passate dell’edificio che delle operazioni effettuate nel corso dell’ultimo intervento di restauro iniziato nel 1973 e finito nel 1984. -Importanti dissesti statici avevano determinato la penetrazione di umidità e la conseguente caduta di parti di intonaco e di superficie pittorica in molte zone, per cui vennero effettuati dei rifacimenti in alcuni riquadri ubicati sotto le finestre, dal restauratore Luca Brida nei primi anni del 1800. -Alla fine del 1800 dovette intervenire il restauratore Bertolli che proponeva di procedere alla riparazione nella volta della cupola e del tamburo. -Qualche anno dopo il problema non era ancora stato risolto tanto che nel 1902 il Paoletti ribadiva la necessità di risanare le murature. -Nel 1913 venne segnalato che l’acqua filtrava dai vetri e dalle murature. A queste vicende si aggiunsero altri danni derivanti dalla bomba caduta sulla facciata della cattedrale. -Nel 1932 le gravi condizioni degli affreschi dei riquadri inferiori della parete sud, che erano interessati dall’umidità di risalita capillare, avevano indotto il restauratore Steffanoni a procedere al loro distacco. -A seguito della caduta di tre bombe sul Duomo, durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale (1944), si verificarono ulteriori lesioni (1). -Nel 1955 nel tentativo di risanamento delle murature dall’umidità di risalita capillare venne installato un sistema elettro-osmotico. -Nel 1963, la Soprintendenza ai Monumenti del Veneto Orientale procedette al taglio della muratura. -Dopo lo stacco di alcuni riquadri della parete nord, effettuato nel 1963 da Tintori, vennero interessti i restauratori dell’ICR Laura e Paolo Mora a causa del perdurare di manifesti fenomeni di degrado. Essi consigliarono di effettuare una serie di verifiche e controlli per valutare se le infiltrazioni dal tetto erano ancora attive e se il taglio della muratura aveva intercettato l’umidità di risalita. -Esecuzione di indagini microclimatiche e alla quantificazione dell’umidità nelle murature da parte del laboratorio scientifico della Soprintendenza ai Beni Storico Artistici di Venezia nel corso degli anni ’70 del secolo scorso. Le alterazioni visibili e che avevano ormai reso improcrastinabile l’intervento di restauro del 1973 erano ascrivibili ai vari fenomeni descritti precedentemente. A distanza di venticinque anni dalla fine del restauro la Soprintendenza ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso ha inserito nella programmazione ordinaria una serie di indagini volte alla verifica dell’efficacia del precedente intervento di restauro e allo studio dello stato di conservazione degli affreschi. Le indagini sono state finalizzate: - allo studio microclimatico dell’ambiente per conoscere i processi di scambio del vapore acqueo con le superfici dipinte; -alla individuazione dei ritocchi pittorici tramite sistemi non invasivi in fluorescenza ultravioletta (UV); -allo studio dei pigmenti mediante l’utilizzo della fluorescenza X (XRF) con un sistema non invasivo; -allo studio della tecnica pittorica mediante analisi microstratigrafiche su sezioni trasversali; -alla individuazione dei prodotti di alterazione formatisi per interazione con gli inquinanti atmosferici o per trasformazione dei materiali di restauro usati come fissativi, consolidanti e protettivi nei precedenti restauri. Verifica dello stato di conservazione solo su cupola e tamburo. I danni alla pellicola pittorica e al relativo intonaco di supporto erano principalmente ascrivibili all’umidità penetrata dalle fessurazioni che si erano create nel corso di dissesti statici avvenuti talvolta in condizioni traumatiche e tal’altra per lento degrado delle murature. Il restauro aveva avuto il difficile compito di risarcire, laddove necessario, la continuità della superficie andata perduta (stuccatura delle ampie ed estese fessure), e nelle zone dove il sollevamento era in atto di fissare la pellicola pittorica per evitare ulteriori perdite. Scopo della presente campagna di misure era focalizzato -alla verifica del comportamento dei materiali di restauro: il consolidante della pellicola pittorica a base di Paraloid B 72 applicato al 30% con diluente nitro e del Primal AC 33, resina acrilica in emulsione acquosa, utilizzata nelle stuccature come legante di una miscela di carbonato di calcio e sabbia. Il Primal AC 33 era anche stato utilizzato come protettivo di superficie sulle pareti dipinte del Battistero. La situazione particolarmente grave in cui versavano gli affreschi e il conseguente pericolo della loro perdita, avevano indotto ad utilizzare elevate concentrazioni di Paraloid B 72 con il principale inconveniente di lasciare sulla superficie quantità eccessive di materiale che avrebbe provocato una eccessiva lucentezza superficiale. Stato di conservazione-descrizione delle forme di alterazione La descrizione delle alterazioni presenti parte dal riquadro della creazione del mondo a) Nella parete est in corrispondenza della creazione del mondo lo stato di conservazione nel complesso è abbastanza buono, si riscontra che le dorature sono quasi completamente cadute. EST-creazione dell’uomo e della donna lo stato di conservazione è abbastanza buono; si riscontra che l’intonaco è parzialmente staccato nell’angolo superiore destro e nella zona inferiore del Cristo e sotto la finestra. Zona est-sud fra le due finestre Adamo ed Eva nel Paradiso c) Nel riquadro del peccato originale e del frutto proibito le gambe di Adamo ed Eva sono ricoperte da affioramenti di patine bianche e da caduta di scagliette di piccole dimensioni. La gran quantità di Paraloid fissa completamente la superficie. Nella parte inferiore l’intonaco è parzialmente staccato d) Nella cacciata dal Paradiso terrestre lo stato di conservazione è pessimo in quanto si verifica una cattiva adesione alla preparazione con parziali sollevamenti, tendenza allo spolvero e presenza di depositi biancastri. Sono visibili chiazze eterogenee traslucide di residui del protettivo, forse Primal. e) Nel riquadro di Caino e Abele che offrono sacrifici al Signore lo stato di conservazione è abbastanza buono. f) Nel riquadro di Caino che uccide Abele lo stato di conservazione è abbastanza buono, la pellicola pittorica non è stabile in corrispondenza dei precedenti consolidamenti. L’intonaco è molto sollevato sotto la finestra e parzialmente sul fianco della stessa. Est-sud: Lamech che uccide il bambino il colore in mezzo alla vegetazione spolvera, mentre lungo le fessure l’intonaco è staccato. L’oro è poco aderente. Nel riquadro inferiore della sepoltura del primogenitore si osserva che la zona inferiore è molto abrasa da vecchie cadute e l’intonaco è parzialmente staccato. Sud-ovest: arca di Noè, diluvio, ebbrezza di Noè i) Nel riquadro di Noè che trova grazia davanti al Signore lo stato di conservazione è discreto, mentre nel riquadro inferiore della costruzione dell’arca si osservano delle abrasioni pregresse e l’intonaco nella zona inferiore è parzialmente staccato. La pellicola pittorica in alcuni punti spolvera. l) Nel riquadro del diluvio universale lo stato di conservazione è discreto, mentre nel riquadro a fianco di Noè che edifica un altare dopo il diluvio lo stato di conservazione è complessivamente abbastanza buono, anche se la doratura è caduta. Il riquadro al disotto invece di Noè che pianta una vigna e si ubriaca lo stato di conservazione è pessimo: il colore è molto abraso a causa di precedenti cadute e manifesta depositi biancastri che potrebbero essere di sali, oppure da residui di protettivo. Si osservano infine graffi con cadute di colore nella zona inferiore destra. La zona fra queste due finestre è caratterizzata da uno stato di conservazione abbastanza buono nelle parti superiori dei riquadri, mentre nella parti inferiori sono visibili marcate perdite di pellicola pittorica causate dalle infiltrazioni di acqua dal tetto. Zona ovest-nord m) La costruzione della torre di Babele presenta uno stato conservazione abbastanza buono nella parte superiore, mentre la zona inferiore è molto rovinata con numerose cadute di colore e abrasioni. n) Nel riquadro di Abramo e l’adorazione ai tre angeli lo stato di conservazione è discreto: le dorature sono cadute, l’intonaco è parzialmente distaccato e la pellicola pittorica è abrasa. o) Nel riquadro dei tre angeli alla mensa di Abramo lo stato di conservazione appare discreto anche se la zona inferiore è molto abrasa con numerose cadute di pellicola pittorica, della doratura e abbondanti colature di fissativo.Questa scena presenta una eccessiva lucentezza a causa dell’abbondante uso di Paraloid B 72 Ovest-nord: p) Nel riquadro del fuoco che discende dal cielo su Sodoma e Gomorra lo stato di conservazione è abbastanza buono; la zona inferiore è molto abrasa e l’intonaco ha scarsa adesione. In questa porzione di decorazione pittorica riscontriamo uno stato di conservazione molto simile alla zona precedente (sudovest) nelle parti superiori, mentre nella parte inferiore siamo in presenza di minori cadute pregresse, rispetto alla precedente sud-ovest. Inoltre i due riquadri inferiori degli angeli alla mensa di Abramo e del fuoco che discende dal cielo di Sodoma e Gomorra sono molto lucidi a causa dell’abbondante uso del Paraloid B 72. q) Nei quattro successivi riquadri i primi due: Abramo e il sacrificio di Isacco e Isacco che invia Esaù a procuragli del cibo mostrano uno stato di conservazione abbastanza buono, con le consuete cadute della doratura. Gli altri due, posizionati sotto rispetto ai precedenti, mostrano uno stato di conservazione discreto e la cospicua presenza di fissativo superficiale soprattutto nel riquadro della benedizione di Giacobbe (in basso) che rende la superficie traslucida. Il riquadro del pianto di Esaù presenta una abrasione nella parte inferiore. Zona di nord est. r) i riquadri superiori relativi alla scala di Giacobbe, Giacobbe innalza un altare a Dio, le pecore all’abbeveratoio e Giacobbe lotta con uno sconosciuto sono in uno stato di conservazione abbastanza buono, pur con la consueta caduta delle dorature. L’ultimo presenta nella zona inferiore l’intonaco staccato e la pellicola pittorica è abrasa. s) i riquadri inferiori relativi a Giacobbe e l’Angelo, l’incontro di Giacobbe con il fratello di Esaù, i due sogni di Giuseppe sono in uno stato di conservazione abbastanza buono, con alcuni problemi lungo le fessure dove l’intonaco è sollevato. t) i riquadri successivi: Giuseppe narra i sogni al padre Giacobbe e ai fratelli e Giuseppe è venduto ai mercanti di Mandrian lo stato di conservazione peggiora rispettivamente da discreto nel primo a pessimo nel secondo con pellicola abrasa e intonaco sollevato nella zona inferiore. L’esame dello stato di conservazione ha permesso di classificare le varie forme di alterazione e successivamente si è proceduto al campionamento nelle parti che presentavano delle forme di degrado attive. Nel tamburo ci sono vaste zone interessate dalla presenza di estesi imbianchimenti che sembrano riconducibili ad efflorescenze saline (figg. 10, 11, 12). Nelle stesse zone gli imbianchimenti si concentrano lungo i bordi delle micro fessure, particolarmente visibili sono quelle della parte inferiore della zona fra le due finestre fra sud e ovest, in corrispondenza di Noè che pianta una vigna e si ubricaca (figg. 13, 14, 15). Questa forma è per lo più presente nelle pareti inferiori del tamburo, che hanno subito cospicue perdite di pellicola pittorica e sulle quali il restauratore ha dovuto agire con un massiccio consolidamento superficiale. Le prove di estrazione dei sali con impacchi di acqua distillata, eseguite su alcune zone, hanno evidenziato, dopo asciugatura della zona interessata dall’impacco, un riformarsi dell’imbianchimento. Diversamente nel caso in cui l’impacco era stato eseguito dopo la rimozione del Paraloid B 72 si è verificato un aumento della sua efficacia estrattiva. Se ne deduce quindi che l’imbianchimento è dovuto in parte ai sali e in parte ai residui di resina e che non è possibile procedere all’estrazione dei sali perché il Paraloid ne impedisce la fuoriuscita. Le abrasioni di colore sono per lo più localizzate nella zona inferiore del tamburo nel semicerchio che va da est ad ovest e in particolare nella porzione sud-ovest si può osservare come se si trattasse di un fronte di umidità riconducibile alla risalita capillare (fig. 16). Il fenomeno è spiegabile con le rilevanti quantità d’acqua che si sono infiltrate dal tetto e che accumulandosi nell’attaccatura dell’intradosso del tamburo hanno contribuito ad imbibire il materiale di risulta che era stato scaricato alla rinfusa alla base dell’attacco del tamburo. Questo materiale umido ha costituito una fonte di umidità simile a quella che si riscontra alla base di una muratura che poggia su una falda freatica e quindi la manifestazione del degrado del tamburo nella zona sud-ovest ha assunto una distribuzione tipica di un fronte di risalita capillare. Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Ve, Bl, Pd e Tv Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Ve, Bl, Pd e Tv Efflorescenze Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Ve, Bl, Pd e Tv Da dx: Domenico, Francesco d’Assissi, Tommaso d’Aquino, Antonio da Padova Da dx: Maddalena, Maria sorella lazzaro, Marta sorella Lazzaro, • Le macchie diffuse che si osservano sugli abiti dei santi e della sante (fig. 17) sono probabilmente dovute a residui di trattamenti fissativi eseguiti con materiali organici di origine naturale che si sono degradati. La disomogeneità della loro presenza reca molto disturbo alla lettura. Nicola da Tolentino Antonio abate E’ stata anche rilevata la presenza di micro-sollevamenti di pellicola pittorica a causa della formazione di sali fra intonaco di supporto e pellicola pittorica (figg. 18, 19, 20). Le analisi effettuate in queste zone hanno evidenziato la presenza di basse concentrazioni di cloruri, discrete concentrazioni di nitrati ed elevate concentrazioni di solfati, fra il 24 e il 33%. Sigla campione 16 22 23 24 25 Cloruri % 1.34 2.14 0.12 0.19 0.05 Nitrati % Solfati % 0.38 1.19 0.95 1.65 0.72 29.2 0.96 24.22 0.65 33.24 Le cospicue quantità di solfati e la tipologia di formazione con sollevamenti puntiformi nella fase iniziale e che successivamente si allargano formando piccoli crateri fanno pensare che sia in atto un processo di solfatazione innescato dagli inquinanti atmosferici contenenti ossidi dello zolfo (27, 28, 29, 30). In aggiunta all’analisi dei sali solubili effettuata in alcuni punti sono state eseguite misure quantitative, mediante fluorescenza X (XRF), sulla presenza dello zolfo e quindi ricollegabile alla formazione di gesso. Massimo vescovo Esaminando i dati riportati in tabella 2 abbiamo raggruppato i valori vicini suddividendoli in quattro gruppi. Il livello di solfatazione più basso, con valor medio del 2.87% di zolfo, si riferisce ai personaggi o scene seguenti: Santa Giustina (terza schiera dei santi), il Cherubino che esegue il comando del Signore, Caino e Abele che offrono sacrifici al Signore, la benedizione di Giacobbe, il pianto di Esaù. Il secondo livello, con valor medio del 3.57% e cioè il 20% più elevato del preecedente, è stato riscontrato nelle scene seguenti: la sepoltura del progenitore Adamo, la costruzione dell’arca, Madonna, San Giovanni martire. Il terzo livello, con valor medio del 4.16% e cioè il 20% più elevato del secondo livello, è stato riscontrato nelle scene: del frutto proibito, della costruzione della Torre di Babele, del fuoco che discende dal cielo su Sodoma e Gomorra. Il quarto livello, con valor medio del 6,67% e cioè il 50% superiore del terzo livello, è stato rilevato nelle scene: Caino che uccide Abele, il pianto di Esaù. Considerazioni utili per la pianificazione dell’intervento di restauro Le osservazioni condotte a livello macroscopico e le indagini non invasive e micro-invasive sulle superfici hanno permesso di chiarire le problematiche che dovranno essere affrontate nell’intervento di restauro sulla cupola e tamburo. Possiamo classificare le varie forme di alterazione nel modo seguente: a) diffusa presenza di abrasioni della superficie in particolare nella zona del tamburo compresa fra sud e ovest e in misura minore nella zona nord-est. Le perdite di colore sono consistenti e la causa è dovuta alle antiche infiltrazioni di acqua che hanno imbibito le zone alla base del tamburo e poi per risalita capillare l’umidità si è distribuita fino all’altezza di un metro circa. Quindi possiamo dire che indipendentemente dall’orientamento delle porzioni del tamburo rispetto ai punti cardinali i riquadri superiori sono in buono stato di conservazione, mentre i riquadri inferiori del tamburo sono quelli che presentano le maggiori perdite. La precarietà di queste zone ha orientato il restauratore ad effettuare un consolidamento superficiale utilizzando una massiccia quantità di consolidante con i conseguenti effetti ottici oggi osservabili di una diffusa presenza di imbianchimenti per lo più ascrivibili alla pellicola di resina in superficie; b) alcune aree del tamburo, in particolare nella zona ovest-nord l’eccesso di resina in superficie provocano una fastidiosa riflessione della luce; c) diffusa presenza, localizzata in certe aree, di efflorescenze saline la cui composizione è riconducibile alla formazione del gesso e quindi ad un importante ruolo degli inquinanti atmosferici a base di zolfo; d) formazione di macchie sugli abiti dei santi che disturbano una chiara lettura della superficie. Tali macchie tendono ad ingrigire o scurire la superficie; e) presenza di ampie stuccature soprattutto sulla cupola che attraversano le figure dei vari santi (fig. 32). Spesso queste stuccature sono virate cromaticamente e presentano una fascia più scura che corre parallellamente ad esse. Le fascie di scurimento sono dovute ai bendaggi applicati lungo le stuccature che erano imbibite con cospicue quantità di resina e la cui presenza ha portato ad una saturazione della superficie con conseguente scurimento. Tali bendaggi sono stati lasciati a lungo in situ provocando uno scurimento rispetto alle zone circostanti (fig. 33); f) lungo queste fessure si osservano talvolta anche colature grossolane causate da un eccesso di resina e soprattutto da una non accurata stesura e pennellatura sulla superficie (figg. 34-35); Tutte quanto sopra esposto si deve tradurre in fase progettuale in azioni volte a rimediare: -ai difetti di applicazione, -alla rimozione dell’eccesso di resina sia per un fattore estetico di lucentezza, sia per eliminare gli imbianchimenti causati dalla resina, -alla rimozione delle pellicola derivante dai vecchi trattamenti di restauro che si sono spesso degradati in ossalato di calcio leggermente colorato. L’azione di rimozione della resina e delle pellicole virate cromaticamente e parzialmente diventate insolubili ha posto un problema di tipo metodologico che abbiamo iniziato ad affrontare nella fase finale della nostra ricognizione sull’elevatore che era servito all’esecuzione delle indagini. Considerazioni sugli agenti di pulitura idonei alla rimozione dei residui di trattamenti con sostanze organiche naturali e della loro parziale trasformazione in ossalato di calcio Partendo dall’esame della natura delle pellicole da rimuovere possiamo dire che si tratta di trovare delle miscele in grado di solubilizzare le pellicole ad ossalato di calcio e materiali di tipo proteico od olii e resine invecchiate derivanti da precedenti interventi di restauro. Spesso in casi analoghi sono state utilizzate miscele basiche tipo AB 57, solo carbonato di ammonio, alcool benzilico, o trietanolammina (TEA), oppure il sale tetra sodico dell’EDTA (acidoetilediamminotetracetico). L’inefficacia dei metodi tradizionali in grado di rimuovere gradualmente lo strato sovrammesso ha orientato la nostre prove verso l’uso di miscele che avessero delle caratteristiche peculiari di aggredire la tenace pellicola contenente l’ossalato di calcio (31). La rimozione dell’ossalato di calcio, formatosi attraverso vari processi su un substrato carbonatico, presenta delle difficoltà legate alla maggiore stabilità chimica del prodotto da rimuovere, e cioè dell’ossalato, rispetto alla minore stabilità del substrato, e cioè del carbonato che invece deve essere preservato. In condizioni normali l’ossalato di calcio è circa 10 volte più insolubile del carbonato di calcio e pertanto è più stabile. A questo punto ci si è posti il problema di trovare le condizioni idonee alla solubilizzazione dell’ossalato di calcio. Le due possibilità che sono state esplorate riguardano l’azione che può essere esercitata sulla parte cationica (il calcio) o anionica (l’anione ossalico). La via scelta è stata quella di agire sulla parte cationica, cioè procedere alla solubilizzazione dell’ossalato di calcio esercitando un’azione complessante nei confronti del calcio. In particolare, ci sono dei composti definiti chelanti che attraverso atomi donatori sono in grado di coordinare uno ione metallico, cioè formare con esso un legame non covalente incorporandolo in una struttura ciclica stabile che viene chiamato chelato. Gli atomi donatori di elettroni sono in genere azoto e ossigeno. Le classi di sostanze che rientrano nella categoria dei chelanti sono gli acidi amminocarbossilici, ad es. EDTA (acido etilendiamminotetracetico), gli amminoalcoli tipo TEA (trietanolammina), gli acidi idrocarbossilici tipo acido citrico e tartarico. Si deve porre una grande attenzione quando si considerano questi agenti chelanti, che sappiamo non essere selettivi nei confronti dei principali pigmenti presenti su un affresco. Pertanto, se si dovesse considerare l’azione chimica su una superficie che contiene i pigmenti a base di ferro, rame, piombo e calcio, risulterebbe che i cationi soprariportati sarebbero rimossi preferenzialmente nell’ordine riportato. Quindi grande pericolosità per i pigmenti a base di ossidi di ferro tipo le ocre, l’azzurrite, la malachite, la biacca, che sarebbero rimossi più facilmente del bianco Sangiovanni, dell’ossalato di calcio e del substrato carbonatico. Fra le varie forme di EDTA presenti in commercio ci sono le seguenti: la forma acida HEDTA e il sale bisodico dell’EDTA che danno luogo ad un ambiente acido e pertanto aggressivo nei confronti dei composti di natura basica (Tab. 3). Poichè l’EDTA tri e tetrasodico invece hanno un pH basico, e pertanto meno aggressivo sul substrato carbonatico, ci si è orientati a sperimentare questi due composti differenziando concentrazione e agente supportante. Riguardo alla funzione di quest’ultimo, bisogna precisare che oltre all’azione puramente chimica, in questi casi è cruciale utilizzare una metodologia di applicazione dell’agente di pulitura basata su un rigoroso controllo della sua migrazione nel supporto poroso della pittura murale. Per ovviare a questo inconveniente è necessario servirsi di un sistema di applicazione a base di un gel in grado di limitare l’azione aggressiva alla superficie esterna, agendo con un progressivo assottigliamento del materiale da rimuovere, e tale azione è ottenibile soltanto attraverso un agente tixotropico, che permette il contatto dei reagenti col supporto per il tempo prestabilito anche su superfici verticali. La reazione chimica richiede un certo tempo affinché possa avere luogo, e nello stesso tempo l’azione del reagente deve rimanere confinata sulla superficie di contatto, senza avere migrazioni nel substrato sottostante. In tal modo è possibile, come nel nostro caso, anche in presenza di un agente non selettivo nei confronti dello sporco da rimuovere e del substrato da conservare, potere avere una discriminazione basata esclusivamente sulla sensibilità dell’operatore che lavorando meccanicamente con un pennello può controllare l’azione chimica osservando lo sporcamento del gel. Quando il gel comincia a ingiallire o imbrunire vuol dire che l’azione chimica ha avuto inizio e da questo momento in poi si deve controllare attentamente che l’azione non sia troppo rapida e sia in grado di intaccare anche le aree sottostanti allo strato da rimuovere. Fondamentale nella capacità discriminatoria è lo spessore dello sporco e la velocità di reazione dell’agente testato. Onde permettere un maggiore controllo dell’operazione di rimozione, che si basa sulla non selettività del metodo chimico, si deve porre estrema attenzione ai tempi di contatto e pertanto si parte inizialmente con dei tempi di contatti molto brevi accompagnati da ripetute applicazioni per eliminare in modo graduale lo spessore di ossalato. In tale modo, il controllo visivo del progredire della pulitura permette di ricavare i tempi di contatto che possono essere differenziati a seconda dello spessore di ossalato da rimuovere. Inoltre, un numero troppo elevato di ripetute applicazioni potrebbe produrre effetti secondari indesiderati, come un eccessivo apporto di umidità sulla superficie. Quindi, talvolta è preferibile un’azione rapida più difficile da controllare, ma che provoca meno danni rispetto ad una azione più lenta e perciò più sicura come aggressività, ma che può produrre effetti secondari di degrado più dannosi per la stabilità della pellicola pittorica. Fatte queste premesse riportiamo ora la miscela Guariento, messa a punto dal restauratore Antonio Bigolin, che è stata per la prima volta sperimentata nella pulitura degli affreschi del Guariento nella reggia cararrese e successivamente applicata su larga scala nella pulitura degli affreschi della Sala dei Giganti al palazzo del Liviano a Padova. Nella Sala dei Giganti la cosiddetta miscela Guariento è stata testata non solo come efficacia di pulitura mediante l’osservazione visiva, ma con verifiche di laboratorio effettuate campionando le zone trattate prima e dopo la pulitura. I tempi di applicazione sono strettamente quelli testati e sono validi in quanto è stata eseguita una diagnostica preliminare orientata ad individuare le sostanze sovrammesse in precedenti restauri. Data la particolare natura della miscela e la sua aggressività si sconsiglia di usarla in altri casi se non sufficientemente testati con idonee metodologie di laboratorio. I principali componenti della miscela Guariento sono: -carbonato di ammonio -Acido EDTA -TEA trietanolammina -carbopol come agente addensante L’EDTA nella forma acida viene neutralizzato col carbonato di ammonio e quindi si forma una soluzione contenente EDTA tetra-ammonico anzichè il tetrasodico commerciale. In tal modo si evita di inserire nella miscela il catione sodio che come è noto può dare inconvenienti nei periodi successivi alla fine del restauro. Il carbopol è un acido poliacrilico che da solo tende ad attorcigliarsi, però se si addiziona una base tende a salificare e a distendersi. Nel nostro caso la TEA tende a salificare il carbopol e la loro unione conferisce alla miscela capacità tensioattive e quindi detergenti e nello stesso tempo addensanti e quindi si raggiunge lo scopo di avere una miscela tixotropica con proprietà complessanti (EDTA tetra ammonico) e detergenti (carbopol+TEA). L’acido acrilico essendo una macromolecola penetra poco, la TEA se applicata allo stato liquido sarebbe ritenuta a lungo dal supporto e quindi non sarebbe idonea nella pulitura. Questa prima fase è molto delicata e richiede molta attenzione nella preparazione. La giusta densità del gel si raggiunge solo con una accurata manipolazione. Una preparazione non adeguata può dare risultati di efficacia diversi. Dopo aver lasciato a riposo per un certo tempo si aggiunge il DMSO (dimetilsolfossido) e l’alcool benzilico. Il pH alla fine deve essere 8. Il DMSO è un solvente dipolare aprotico particolarmente adatto ad agire su materiale proteico, polisaccaridi, olii invecchiati e quindi fortemente ossidati e resine naturali molto ossidate. La sua azione si esplica nella prima fase attraverso un processo fisico di ionizzazione, cioè provoca la ionizzazione dei materiali sopra elencati e poi opera una dissociazione (processo chimico) dei suddetti materiali e ciò equivale alla loro solubilizzazione. Con queste premesse teoriche e con l’esperienza condotta in casi analoghi si è proceduto ad eseguire dei saggi di pulitura che sono serviti alla formazione di un protocollo da estendersi metodologicamente alle varie parti dell’affresco e graduando i tempi di applicazione in funzione della natura e dello spessore delle pellicole da rimuovere. Riportiamo i saggi eseguiti sugli imbianchimenti presenti su Adamo ed Eva nel riquadro del frutto proibito (figg. 36 e 37). Dopo l’applicazione della miscela Guariento gli imbianchimenti risultano essere rimossi. Un’altra zone interessata alle prove di pulitura è stata l’abito di Maria Maddalena. Inizialmente come si vede dalla figura l’abito rosso scuro era ricoperto da una abbondante presenza di Paraloid che rendeva la superficie estremamente lucente. Come si può vedere nei vari passaggi la miscela Guariento agisce nella rimozione dello sporco sporcando lo stoppino. (figg. 38-39-40-41). I risultati preliminari ottenuti indicano che la miscela Guariento si presta bene alla rimozione di queste pellicole di alterazione, formate dai residui dei trattamenti fissativi che si sono sovrapposti nei vari interventi di restauro, e che hanno reso discontinua la lettura delle cromie delle varie parti della decorazione pittorica. Nella fase di restauro sarà comunque necessario mettere a punto i tempi di applicazione e fare delle verifiche analitiche in modo da prevenire possibili aggressioni della pellicola pittorica nella delicata fase di pulitura. Maddalena Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Ve, Bl, Pd e Tv Progetto diagnostico: • Studio dello stato di conservazione degli affreschi mediante misure non invasive e micro-invasive • Indagini non invasive con LIF (Laser Induced Fluorescence) fluorescenza indotta da laser e colorimetria (ENEA: Colao, Caneve, Fiorani, Dell’Erba) • Indagini non invasive (Ars Mensurae-Ridolfi) • Riprese in radiazione UV per eseguire la mappatura del fissativo/consolidante utilizzato nell’ultimo restauro; per individuare l’estensione e la dislocazione dei ritocchi e ridipinture, per osservare la presenza di efflorescenze saline, • Indagine XRF finalizzata alla caratterizzazione degli elementi costitutivi gli strati di colore • Indagini microinvasive (Palladio snc-Frezzato) • Analisi microstratigrafiche MOLR, MOUV, ESEM-EDS (pigmenti negli strati), micro-FTIR in ATR (leganti negli strati)