Parlare di adolescenza

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Parlare di adolescenza
Gianangelo Palo
Psicologo/Psicoterapeuta,
Direttore del Centro Terapeutico della Comunicazione di Como
Parlare dell’adolescenza, da parte di un adulto, è molto difficile perchè il rischio è di usare molti
luoghi comuni.
Vorrei fare alcune riflessioni con la premessa appena ricordata e quindi con l’umiltà necessaria per
non pensare di risolvere questo problema.
Ecco subito il tema del limite, che riguarda l’adulto ma che prende anche l’adolescente, che con il
limite si deve confrontare, perchè al crocevia di un passaggio tra il passato e il futuro.
Più volte l’adolescenza è stata definita come una terra di mezzo, non più bambini e non ancora
adulti, con tutto quello che la situazione comporta, paura, rischio, insicurezza, ma anche creatività,
slancio, salto nella dimensione del futuro.
Tutto questo può rientrare nelle cose che già si sanno, non aggiungere niente a quello che
comunemente si dice e quindi far parte di quello che abbiamo definito come i luoghi comuni.
Ecco allora un’altra riflessione che tuttavia non può prescindere dalla stessa etimologia della parola
che significa crescere o più precisamente ri-crescere (per i dotti, dal latino: adolesco- ad-oleo).
Si tratta dunque di una ri-nascita con tutto quello che questo comporta, si tratta di uscire allo
scoperto da una situazione protetta verso l’ignoto, si tratta di riformulare una serie di
considerazioni, attitudini, norme che prima ci regolavano e che ora non sono più così automatiche.
Ecco allora il tema dell’autonomia e specificatamente dell’autonomia morale, cosa assolutamente
necessaria per crescere, per diventare adulti, per farsi una vita propria, non più all’insegna
dell’obbedienza, più o meno cieca, ma all’insegna delle scelte condivise, in base a una propria
visione del mondo da costruirsi piano piano.
Questa autonomia si fonda sull’importanza dell’etica per lo sviluppo ordinato della persona.
Senza etica non si vive e soprattutto non si vive bene. E’ utile qui soffermarsi su questo punto più
volte contestato dalla nostra generazione di adulti per una, a volte, giusta critica verso
un’impostazione morale troppo rigida e assolutista. Purtroppo questo ha fatto buttare a mare tutto e
non ha salvato la dimensione importante dell’eticità come fondamento della costruzione di una sana
personalità.
L’adolescente infatti, se deve rinascere, può cambiare anche impostazione etica ma non può
abbandonare l’eticità perchè la sua rinascita dovrà essere anche una rinascita etica, con dei valori
fatti propri, a volte ereditati da noi a volte creati di nuovo.
Qui si innesta una doverosa riflessione sul ruolo di noi adulti, con cui l’adolescente si confronta e
stabilisce un rapporto. Ogni nascita, infatti, e quindi anche ogni ri-nascita, presuppone un contatto
con l’altro, un processo comunicativo che è fondante la relazione.
Il cambiamento presuppone un punto di partenza e un punto di arrivo. La partenza non può che
essere costituita dalla nostra realtà di adulti che ancora non abbiamo ben capito l’importanza di una
dimensione etica spesso o disattesa o lasciata in disparte, senza eccessiva considerazione.
Eppure anche quello che io sto scrivendo adesso corrisponde a un’impostazione etica che non può
essere sottovalutata.
Un’etica che ci dice che non è vero che l’adolescenza è una fase della vita che tutti passiamo e che
poi ci lasciamo alle spalle, adolescenza è uno stato mentale che tutti ci portiamo dentro sempre e,
tante volte, noi adulti ci troviamo a fare i conti con questo stato che non abbiamo mai completa
mente superato, perché restiamo bambini anche da adulti e siamo adolescenti anche da vecchi.
Questa mi sembra una riflessione nuova che si collega al discorso del limite e che va a toccare la
considerazione che noi abbiamo di noi adulti in relazione al tema dell’adolescenza che ci tocca non
solo se abbiamo figli adolescenti ma che ci deve pre-occupare perché anche noi a volte siamo un
po’ adolescenti.
Questo ci deve aiutare a capire meglio i nostri figli, non vedendoli così diversi da noi ma
accomunati all’avventura dell’esistenza che è sempre un passaggio tra un passato che viene vissuto
in un presente che subito è già futuro.