Ho cominciato a preoccuparmi per Manolo. Il fatto che

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Ho cominciato a preoccuparmi per Manolo. Il fatto che
Ho cominciato a preoccuparmi per Manolo. Il fatto che si sia
messo a corteggiare Minerva quando era ancora fidanzato. Adesso
e un uomo meraviglioso, affettuoso e amorevole, mi dico, ma cambiera col tempo?
Temo di essere caduta in preda alla diffidenza, e Padre Ignacio
dice che e grave quanto cadere in tentazione. Sono andata da lui per
padargli del mio rancore nei confronti di Papa. «Non devi vedere
un potenziale serpente in ogni uorno», mi ha rimproverato.
Non credo che sia proprio cosi. Voglio dire, gli uomini mi piacciono. Ne voglio sposare uno.
Giorno del diploma!!! 3 luglio
Diario, immagino che per tutti questi mesi mi avrai creduta morta. Ma devi credermi, sono stata troppo occupata con le parole.
Infatti, devo finire di copiare su una scheda la ricetta di Tia e poi
cominciare con i biglietti di ringraziamento. Devo riuscire a finirli
subito, altrimenti mi sfuggira quel senso di gratitudine che si prova
solo subito dopo aver ricevuto regali inutili 0 non particolarmente
belli.
Ha Flor ha preparato una Torta-di-Sogno-Da-Morire per la festa
di Diploma (e una sua ricetta speciale ispirata alla bevanda). Mi ha
trascinato in camera da letto perche me la scrivessi, cosi ha detto.
L'ho ripetutamente apprezzata, a parole e - temo - nei fatti. Ay, si,
due fette e poi ancora un pezzetto. I miei fianchi, i miei fianchi! Forse dovrei ribattezzarla Torta-Grassa-Da-Morire!?
Nel bel mezzo della spiegazione su come dovevo battere l'impasto per renderlo bello spumoso (alla vista e al tatto deve diventare
come la schiuma di sapone, mi ha detto) all'improvviso, pari pari,
mi dice, noi dobbiamo scambiare due parole, signorina.
Va bene, Tia, dico io, con un filo di voce. Tia e piuttosto grossa
e imponente e le sue sopracciglia folte e nere mi hanno messo paura fin da quando era piccola. (Le chiamavo i suoi baffi!).
Mi dice che Berto e Raul non si comportano piu da fratelli, non
fanno che litigare. Vuole che io mi decida a scegliere uno dei due e
lasci andare l'altro per la sua strada. Allora, mi domanda, quale
sad?
Nessuno dei due, balbetto, perche mi rendo conto all'istante che,
quel che mi aspetta, con l'uno 0 con l'altro, e questa bella suocera.
Nessuno dei due! Si siede sulla sponda del mio letto. Nessuno
dei due? Che cosa? Vorresti dire che i miei ragazzi non ti valgono?
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Mercoledi pomeriggio, 7 luglio
Ringraziarnenti non ancora scritti:
DEDEEJAIMITO:il mio profumo preferito (Delizia del Matador).
Piu un buono acquisto per il nuovo disco di Luis Alberti, da ritirare la prossima volta che andremo nella capitale.
MINERVA:
un libro di poesie di una tipa che si chiama Gabriela
Mistral (?) e un bell'anello d'oro con un'opale, la pietra del mio
segno zodiacale, incastonata tra quattro pede. Dovremo farlo stringere nella capitale. Eccoti il disegno:
~~
MANOLO:una cornice d'avorio per la fotografia dell'assegnazione del diploma. «E per il tuo spasimante definitivo, quando sad
il rnornento!». Mi strizza l'occhio. Mi e sempre piu simpatico.
Tto PEPEETfAFLOR,RAULEBERTO:un delizioso tavolino da trueeo, col volant nello stesso tessuto del mio copriletto. Tio ha fatto il
tavolino e Tia ha cucito la stoffa. Forse non e tanto cattiva, dopo
tutto!. Quanto a Raiil, mi ha offerto il suo anello della scuola &
voleva che diventassimo novios. Poco dopo Berto mi ha bloccato in
giardino con le sue "labbra a calamita". Ho detto a tutti e due che
li volevo solo come amici, e entrambi hanno risposto che capivano:
era passato troppo poco tempo dalla morte di Papa. (Quel che non
ho detto a nessuno dei due e che venerdi scorso ho incontrato il giovane avvocato che ha preparato l'atto di successione per la mia eredid, Justo Gutierrez. E tanto gentile e ha un modo delizioso di dire:
Firmi qui.)
PATRIA
EPEDRITO:
una scatola armonica spagnola, che suona quattro melodie. If grido di battaglia per la liberta, Mio piccolo cielo, Non
c'e nulla che valga una mamma, e un'altra che non riesco a pronunciare: e straniera. E anche un san Cristoforo per i miei viaggi.
Tto TILOETfAEUFEMIA,
MARfA,MILAGROS,
MARINA:una parure di orecchini e braccialetto di conchiglie, che non indosserei per
nessuna ragione al mondo! Mi domando se Tia Eufemia stia cercando di mettermi i bastoni tra le ruote per favorire le sue tre vecchie figlie zitelle. Tutti sanno che le conchiglie non fanno maritare
le ragazze, tutti tranne Tia Eufemia, suppongo.
MAMA:una valigia di El Gallo con monogramma, per quando
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andro nella capitale. E deciso. In autunno andro all'universita con
Minerva. Mama mi ha anche regalato il suo medaglione con la foto
di Papa all'interno. Non l'ho mai aperto. Mi spaventa, per via del
sogno. Ha trasferito la mia quota di eredita su un conto a mio nome.
Diecimila dollari!!! Li conservero per il futuro e, naturalmente, per
vestiti, vestiti e ancora vestiti.
Perfino Fela mi ha fatto un regalo. Un sacchetto di polveri magiche per tenere lontano il malocchio quando saro nella capitale. Le
ho domandato se funzionava anche come pozione d'amore. Tono
mi ha sentito e ha detto: «Qui c'e qualcuno che ha un uomo nella
sua vita».
Allora Fela, che mi ha fatto nascere e mi conosce di dentro e di
fuori,
scoppiata a ridere e ha detto: «Un uomo?! Questa qui, suI
cuore ha un cimitero! Ci sono piu cuori infranti seppelliti la dentro
che ... »,
Sono diventate tutte e due reticenti, da quando abbiamo scoperto cos a fa Prieto, il guardiano. Si, il nostro fidato Prieto, per una
bottiglia di rum e un paio di pesos, e andato a spifferare alla Sicurezza tutto quello che sente dire in casa Mirabal. Ce l'ha riferito Tio
Chiche, quando
venuto. Naturalmente
non possiamo licenziarlo,
altrimenti sembrerebbe che abbiamo qualcosa da nascondere. Pero
stato promosso - cosi gli abbiamo spiegato - dal giardino alla porcilaia. Adesso non ha molto da riferire, solo oink, oink, oink, per
l'intera giornata.
'
e
e
e
Venerdi sera, luna piena, 9 luglio
Justo Maria Gutierrez
Don Justo Gutierrez e Dofia Maria Teresa Mirabal
de Gutierrez
Mate & Justico per sempre!!!
Sabato sera, 18 settembre
Domani partiamo per la capitale.
Non riesco a decidere, diario, se portarti con me. Come vedi,
non sono proprio riuscita a scrivere con regolarita, Immagino che
Mama abbia ragione, sono tremendamente
volubile in tutto quel10 che faccio.
Pero ci saranno tante cose ed esperienze nuove e sad utile con128
servarne memoria. Pero del resto potrei essere troppo occupata a
seguire le lezioni, e che succedera se non trovo un buon nascondiglio e tu cadi in mani sbagliate?
Oh, diario caro, sono stata tanto incerta su tutto, in questa settimana. Si, no, si, no. Ho chiesto il parere di tutti su una mezza dozzina di cose. Devo portarmi le scarpe rosse col tacco, anche se non
ho ancora una borsa che si accompagna? E il vestito blu marina con
la scollatura smerlata che stringe un po' sotto le ascelle? Basteranno cinque baby-doll e camicie da notte, dato che mi piace averne
una fresca ogni notte?
Su una cosa non ho avuto dubbiJusto e stato gentile e ha detto che poteva capire. Che forse avevo bisogno di tempo per rimettermi dalla morte di mio padre. 10 non
ho aggiunto una parola. Corn'e che ogni uomo che io non riesco ad
amare, sembra convinto che potrei, se solo Papa non fosse morto?
La capitale, lunedi pomeriggio, 27 settembre
Che posto immenso ed eccitante! Ogni volta che esco resto a bocea spalancata come il campesino delle barzellette. Tante di quelle
case, eleganti, con muri di cinta alti e guardias e macchine e gente
in ghingheri che sfoggia gli ultimi modelli di "Vanidades".
E una citta dove facile perdere la retta via, pero, per cui non
esco molto e solo con Minerva 0 qualche sua arnica. Tutte le strade
sono dedicate a qualcuno della famiglia Trujillo e questo confonde
un po' le cose. Minerva mi ha raccontato la barzelletta in cui si spiega come raggiungere Parque Julia Molina dalla Carretera El Jefe.
"Prendi la strada di El Jefe, attraversi il ponte del figlio minore, fino
alla via del figlio maggiore, poi giri a sinistra suI viale di sua moglie,
procedi fino a raggiungere il parco di sua madre e sei arrivato".
Tutte le mattine, come prima cosa, diamo una scorsa a El Foro
Publico. Si tratta di una rubrica del giornale fatta di pettegolezzi, a
firma di un certo Lorenzo Ocumares, il nome piu fasullo che si sia
mai sentito. La rubrica in realta viene scritta al Palazzo del Governo e ha 10 scopo di "denunciare" coloro che hanno "pestato la coda
al cane rabbioso", come si usa dire da noi. Minerva dice che nella
capitale tutti quanti la leggono ancor prima delle notizie. Comunque sia, quando me la legge io chiudo gli occhi, temendo che si faccia il nostro nome. Ma dopo il discorso di Minerva e la lettera di
Mama (e il mio incantesimo con la scarpa) non abbiamo piu avuto
guai col regime.
e
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A proposito. Devo trovarti un nascondiglio migliore, diario. Non
portarti in giro nella cartella, in via di sua moglie 0 in viale del suo bambino.
e sicuro
Domenica sera, 3 ottobre.
Oggi, prima dell'inizio delle lezioni, abbiamo marciato. Le nostre
cedulas vengono timbrate quando passiamo i cancelli. Senza le cedulas timbrate, non possiamo iscriverci. Dobbiamo anche firmare una
dichiaraziorie di fedelta,
Eravamo centinaia, le donne tutte insieme, in abito bianco come
fossimo le sue spose, guanti bianchi e un cappello a scelta. Abbiamo
dovuto alzare il braccio destro in segno di saluto, quando siamo passate di fronte alla tribuna della parata.
Sembravamo le giovani hitleriane 0 le italiane che hanno quel
nome che suona come la marc a delle fettuccine.
Martedi sera, 12 ottobre
Come avevo previsto, non c'e molto tempo per scrivere sulle tue
pagine, diario. Sono sempre occupata. Inoltre, per la prima volta da
secoli, Minerva ed io siamo di nuovo compagne di stanza nella pensione di Dofia Chelito. COS!sono sempre tentata di discutere le cose
con lei. A volte pero con lei non funziona, come adesso che vuole
convincermi a tutti i costi a rimanere fedele alla mia scelta iniziale
per la facolta di Legge.
Lo so che ho sempre detto di voler diventare un avvocato come
Minerva, ma la verita che scoppio a piangere, ogni volt a che qualcuno comincia a polemizzare con me.
Pero Minerva insiste che faccia almeno un tentativo con Legge.
COS! le sono stata dietro durante le lezioni che ha seguito nella settimana. Sono sicura che, 0 moriro di noia, 0 il mio cervello andra
in poltiglia! Nell'ora di oratoria forense, lei e il professore, un ometto che sembra un gufo, il Dottor Balaguer, si lanciano in discussioni interminabili. Tutti gli altri studenti non fanno che sbadigliare 0
guardarsi allibiti. Neppure io riesco a seguirli. Oggi bisognava stabilire se - in caso di omicidio - il corpus delicti debba essere considerato il coltello 0 il morto, la cui morte
la vera prova del delitto.
Mi veniva voglia di urlare: Chi se ne frega?!!!
Piu tardi Minerva mi ha domandato cosa ne pensassi. Le ho
risposto che domani vado a iscrivermi a Lettere e Filosofia, che
secondo lei quello che scelgono tutte le ragazze che hanno in men-
e
e
e
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te solo di sposarsi. Pero non e arrabbiata con me. Dice che, almeno, ci ho provato e questo e cio che conta.
Mercoledi notte, 13 ottobre
Questa sera siamo usciti a passeggio, Manolo, Minerva e un loro
amico della facolta di Legge che dolcissimo, Armando Grull6n.
Quando siamo arrivati al Melec6n, tutta la zona era sbarrata.
Era l'ora in cui El Jefe fa il suo paseo serale lungo la diga foranea.
E n che tiene le riunioni col governo, passeggia a passi lesti e ogni
ministro a turno vie ne a farsi mettere sotto torchio, poi si fa da parte, e cede ben volentieri il posto al successive .. "
Manolo ha cominciato a fare battute sul fatto che, se El Jefe si
stufa di qualcuno di loro, non deve neppure scomodarsi a inviarlo
a La Piscina per farlo sbranare dagli squali. Basta che 10 butti giu
dalla diga con una gomitata!
Mi sono spaventata. Parlare a quel modo, in pubblico, con le
guardie dappertutto e gente sempre pronta a fare la spia. Ho proprio
paura che domani ci ritroveremo su El Foro Publico:
e
Domenica notte, 17 ottobre
iEl foro Privado!
Visti a passeggio all' orto botanico
senza accompagnatrice
Armando Grull6n
e Maria Teresa Mirabal
Mate & Armando per sempre!!!
Mi ha abbracciato e ha cercato di mettermi la lingua in bocca.
Ho dovuto dire, NO! Ho saputo dalle altre ragazze di Dofia Chelito che bisogna stare attente, con questi uomini della capitale.
Lunedi mattina, 18 ottobre
La notte scorsa ho fatto di nuovo il sogno. Non mi succedeva da
tanto tempo e mi ha ancor piu sconvolto, perche pensavo di aver
superato il problema di Papa.
Questa volta era la faccia di Armando che si sostituiva a quella
di Papa. Ero COS!agitata che ho dovuto svegliare Minerva. Grazie
a Dio, non ho urlato svegliando tutti. Sarebbe stato molto imbarazzante!
Minerva mi ha tenuto le mani, come faceva quando era una
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ragazzina e mi veniva un attacco d'asma. Ha detto che quest'angoscia svanira, quando avro trovato l'uomo dei miei sogni. Non ci
vorra molto. Se 10 sente nelle ossa.
Ma io non ho dubbi che sente soprattutto di essere felice per
Manolo.
1955
Domenica pomeriggio, 20 novembre, Ojo de Agua
Diario, non chiedermi neppure dove sono stata per un anno! Forse non ti avrei piu ritrovato. Il nascondiglio da Doiia Chelito era fin
troppo sicuro. Solo quando ci siamo messe a inscatolare tutte le cose
di Minerva per il trasloco, mi e venuto in mente che tu eri relegato
sotto il fondo dell'armadio.
Oggi e il gran de giorno. Piove da quando e sorta l'alba e COS1 il
progetto di Minerva di raggiungere a piedi la chiesa, come aveva
fatto Patria, e rivedere tutti i campesinos che conosce da quando era
bambina, e andato in fumo. Ma tu sai corn'e fatta Minerva. Sostiene che potremmo semplicemente usare degli ombrelli!
Mama dice che Minerva dovrebbe essere contenta, perche un
matrimonio sotto la pioggia porta fortuna. «Benedice illetto nuziale», sorride, roteando gli occhi.
E tanto felice. Minerva e tanto felice. Pioggia 0 no, questo e un
giorno felice.
Perche allora io sono tanto triste? Cambieranno molte cose, ne
sono certa, anche se Minerva dice che non e vero. Si e gia trasferita
con Manolo presso Doiia Isabel e io rimango sola da Doiia Chelito, con nuove pensionanti che a malapena conosco.
«Non avrei mai pensato di vedere questo giorno», dice Patria,
intenta a cueire sulla sedia a dondolo altri boccioli di rosa per la
coroncina del velo. A ventinove anni Minerva era considerata dalla gente all'antica, come Patria, al di la di ogni speranza per il matrimonio. Quella si e sposata a sedici anni, ricordati. «Gracias Virgencita», dice, alzando gli occhi al soffitto.
«Gracias Manolo, vorrai dire», ride Minerva.
A quel punto tutte se la prendono con me, adesso tocca ate, e chi
sara, e dai, racconta, finche non mi viene da piangere.
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La capitale, domenica notte, 11 dicembre
Siamo appena rientrate dalla cerimonia di inaugurazione dell'Esposizione Mondiale e ho un gran male ai piedi. Per soprammercato ho il vestito fradicio di sudore sulla schiena. L'unica consolazione e che, se io avevo caldo, la "Regina" Angelita deve essere andata arrosto.
Immagina, con questo caldo, indossare un abito lungo tempestato di rubini, diamanti e perle, con bordure di ermellino russo lunghe 45 metri! Queste informazioni sono state pubblicate sul giornale nel tentativo di impressionarci.
.' .
Manolo non voleva che Minerva rfiarciasse. Avrebbe potuto ottenere anche un esonero, dato che e incinta: certo! Quei due non sono
stati ad aspettare che lei avesse finito. Ma Minerva ha detto che per
nessuna ragione avrebbe lasciato sopportare questa croce alla sue
compaheras, senza fare la sua parte.
Dobbiamo aver marciato per oltre quattro chilometri. Quando
siamo passate davanti alla tribuna della Regina Angelita, ci siamo
inchinate. Quando e venuto il mio turno, ho rallentato un po' per
darle un'occhiata. Il suo mantello aveva un colletto di pelliccia che
saliva fino al mento, e una quantita di assistenti la sventagliavano
a destra e a sinistra. Sono riuscita a vedere soltanto un faccino
imbronciato, abbastanza grazioso, lustro di sudore.
Mentre la guardavo, ho provato compassione. Mi sono chiesta
se sapesse quanto e cattivo suo padre, 0 se sia ancora convinta, come
facevo io con Papa, che sia Dio.
1956
La capitale, venerdi notte, 27 aprile
Le prime parole dell'anno. Non posso mentire. Se sei un bel po'
piu smilzo, diario, e soltanto perche sei diventato il mio quaderno
mille usi. Carta da lettere, liste della spesa, appunti di lezioni. Vorrei poter perdere chili con la stessa rapidita, Sono a dieta stretta per
riuscire a entrare ancora nel vestito della feste ufficiali. Domani vado
da Minerva per preparare il discorso.
La capitale, sabato pomeriggio, 28 aprile
Onorevoie Rettore, Professori, Compagni di Corso, Amici,
Famigliari, sono commossa nel profondo del cuore ...
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Minerva scuote la testa. «Troppo toccante», dice.
Voglio esprimere la mia sincera gratitudine per il grande onore
che mi avete concesso eleggendomi Miss Uniuersita per questo
anno ...
La piccola ricomincia a piangere. E stata agitata tutto il pomeriggio. Penso che le stia venendo un raffreddore. Con l'arrivo delle
piogge se 10 prendono tutti. Naturalmente,
potrebbe anche essere
che la piccola Minou non apprezzi molto il mio discorso!
Faro del mio meglio per essere un fulgido esempio degli alti ualori che questa uniuersita, la prima del Nuovo Mondo, ha istillato per
quattrocento anni, ponendosi come faro di conoscenza e miniera di
saggezza per le menti piu raffinate, che hanno avuto la fortuna di
varcare le soglie di questa comunita ispirata ...
Minerva dice che la tiro troppo in lungo senza il dovuto accenno a sai-bene-chi. La piccola Minou si calmata, grazie a Dio. Minerva e molto gentile a darmi una mano: con tutto quello che ha da fare,
tra la bambina e le lezioni di legge. Ma dice che contenta che sia
venuta. La aiuta a non sentire nostalgia per Manolo, che anche per
questo fine settimana non ce l'ha fatta a venire da Monte Cristi.
Ma soprattutto, la mia piu sincera gratitudine va al nostro bene[attore, El] efe Rafael Leonidas Truiillo, Campione di Cultura, Luce
delle Antille, Primo Maestro, Faro del Suo Popolo.
«Non esagerare», dice Minerva. Mi ricorda che avro davanti
una folla ostile, dopo questa faccenda di Galindez. Ha ragione,
infatti. L'universira
in subbuglio per questa storia orribile. Suecede ogni settimana che scompaia qualcuno, ma questa volta si tratta di una persona che insegnava qui. Inoltre, Galindez era gia scappato a New York e tutti pensavano che ormai fosse al sicuro. Ma
El Jefe non so come venuto a sapere che Galindez stava scrivendo un libro contro il regime. Ha inviato i suoi agenti, offrendogli
un sacco di soldi - venticinquemila
dollari, si dice - ma Galindez
ha rifiutato. L'altra cos a che si sa che una sera stava rientrando a
casa ed e scomparso. Da quel momento nessuno l'ha piu visto 0 ha
avuto sue notizie.
Se ci penso mi viene una rabbia, che non voglio piu essere regina di niente. Ma Minerva non e d'accordo. Dice che questo paese
non vota da ventisei anni e che solo queste piccole e sciocche elezioni possono alimentare il vago ricordo di una democrazia. «Non
puoi deludere i tuoi elettori, Regina Mate!»,
Noi, donne di questa uniuersita, siamo particolarmente grate per
e
e
l'opportunita che ci offerta da questo regime di conseguire un'istruzione superiore.
Minerva insiste perche inserisca questo passaggio.
La piccola Minou ricomincia a frignare. Minerva sostiene che
sente la mancanza del suo papi. E quasi a confermare che sua madre
ha ragione, la bimba da sfogo a una tremenda crisi di pianto, che
induce Dofia Isabel a bussare con discrezione alla porta. «Cosa state facendo al mio tesoro?», domanda entrando. Dofia Isabel si prende cura dell a bimba quando Minerva
a'lezione. E una di quelle belle donne, che restano belle anche invecchiando. Capelli ricci candidi come un berretto di trine e occhrlanguidi
come opali. Pro ten de
le braccia: «Tesoro mio, ti stanno torturando?»
«Che intende dire?», domanda Minerva, passandole il fagotto
di strilli e tappandosi le orecchie. <<E questa piccola tiranna che tortura noi!»,
e
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1957
La capitale, venerdi sera, 26 luglio
Sono stata un disastro nel tenere il diario. L'anno scorso soltanto un resoconto e quest'anno
gia a meta, e non ho buttato giu una
sola parola. Ho sfogliato la parte scritta e, devo dire, mi sembra una
grande sciocchezza, con tutti quei diario caro e le iniziali tanto misteriose che nessuno saprebbe mai decifrare!
Tuttavia penso che avro bisogno di un compagno: infatti da questo momento in poi saro veramente da sola. Minerva si laurea dornani e si trasferira a Monte Cristi con Manolo. 10 dovro tornare a casa
per l'estate, anche se non e piu la cas a che ho sempre conosciuto,
perche Mama ne sta costruendo una nuova sulla strada principale.
In autunno dovro torn are per finire l'universita, tutta sola.
Mi sento molto triste e solitaria e piu jamonita di un maiale.
Eccomi qui, ho quasi ventidue anni e neppure un vero amore in vista.
e
La capitale, sabato notte, 27 luglio
Oggi doveva essere un giorno di grande felicita. Minerva doveva prendere il diploma di laurea! Tutto il clan Mirabal-ReyesFernandez-Gonzalez-Tavarez
si e radunato per l'occasione. E stato
un giorno molto importante: Minerva e stata la prima persona del
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nostro gruppo famigliare (a parte Manolo) a concludere gli studi
universitari.
Che colpo, pen), quando hanno consegnato a Minerva il diploma di laurea in legge, ma non l'abilitazione alla professione. Noi
tutti pensavamo che El Jefe non avesse piu rancori con la famiglia
e per questo avesse permesso a Minerva di iscriversi alIa facolta di
Legge. Invece per tutto questo tempo aveva avuto in mente di lasciarla studiare per cinque lunghi anni per poi rendere inutile la laurea
alla fine. Che crudelta!
Manolo era furioso. Ho temuto che salisse sui podio per avere
un chiarimento col rettore. Minerva l'ha presa meglio di tutti noi.
Ha detto che COS!avrebbe avuto piu tempo da dedicare alIa famiglia. Qualcosa nel modo in cui ha guardato Manolo mentre 10 diceva, mi ha fatto capire che non tutto fila liscio tra loro.
Domenica sera, 28 luglio, ultima notte nella capitale
Fino ad oggi avevo in progetto di tornare a Ojo de Agua con
Mama, dato che anche il mio semestre estivo e concluso. Ma la nuova casa non e finita e la vecchia casa sarebbe troppo affolIata, con
Dede, Jaimito e i bambini che si sono gia trasferiti. COS!questa mattin a Minerva mi ha domandato se volevo andare con lei a Monte Cristi, per aiutarla a sistemare la casa. Manolo ha affittato una casetta
e non dovranno piu abitare con i suoi genitori. Per ora so solo che
qualcosa non va tra loro, COS!ho accettato di accompagnarli.
Lunedi notte, 29 luglio, Monte Cristi
Oggi il viaggio in macchina e stato pieno di tensione. Manolo
e Minerva parlavano solo per rivolgersi a me, anche se di tanto in
tanto si mettevano a discutere di qualcosa a bassa voce. Sembravano parole d'ordine di una caccia al tesoro 0 roba del genere. L'indiano della collina ha la sua grotta in cima a quella strada. L'aquila ha (atto il nido nella cauita, sull' altro lato della montagna. Ero
COS!contenta che si scambiassero qualche parola, che mi sono messa a giocare con la piccola Minou sui sedile posteriore, fingendo di
non sentirli.
Siamo arrivati in citta a rneta pomeriggio e siamo approdati di
fronte a questa miser a baracca. Dico davvero, non vale la meta della casa che mi ha mostrato Minerva, dove Papa teneva quella donna della fattoria. Suppongo che Manolo non possa permettersi di
meglio, squattrinati come sono.
136
La "Resiaenza"aei
Tavarez-Mirabal
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Giardino progettato
da Minerva
Ho cerea to di non mostrarmi troppo costernata per non deprimere Minerva. E che teatrino ha messo in piedi, quelIa. Come se fosse la casa dei suoi sogni 0 qualcosa del genere. Una, due, tre stanze,
si e messa a contare, fingendosi deliziata. Come sarebbe stato gradevole il tetto di lamiera, con le piogge. Che corti le grande, ci fad
l'orto, e quel lungo capanno sui retro, sad praticissimo come
magazzino.
Manolo pero si e perso 10 spettacolo. Non appena abbiamo searicato la macchina, e partito. Lavoro, ha risposto, quando Minerva gli ha domandato dove andasse.
Giouedi notte, 15 agosto, Monte Cristi
Manolo e rimasto fuori fino a tardi. 10 dorrno nella stanza che
affaccia sulIa strada e che durante il giorno lui utilizza come studio,
COS!so sempre quando rientra. Poco dopo, li ho sentiti alzare la voce
in camera da letto.
Questa sera Minerva e io stavamo cucendo le tende nella stanza
centra le che funge da cucina, salotto e sala da pranzo. La pendola
ha battuto le otto, e ancora Manolo non era rientrato. Non so perche, ma quando l'orologio batte le ore si sente ancora di piu l'assenza di qualcuno.
D'un tratto ho sentito quei singhiozzi disperati. La mia impavida Minerva! L'unica cosa che sono riuscita a impormi e stato di non
mettermi a piangere con lei. Minou ha alIungato le braccine dal box,
offrendo a sua madre la mia vecchia bambola che le ho regalato.
«Okay», ho detto. «£ successo qualcosa», ho tirato a indovina137
re. «Un'altra donna. Giusto?». Minerva ha fatto un rapido cenno
di assenso. Le vedevo le spalle in sussulto.
«Odio gli uornini», ho detto, piu che altro per cercare di convincermi. «Li odio veramente» ,
Domenica pomeriggio, 25 agosto
Dio, che caldo a M. C.
Manolo e Minerva cercano la riconciliazione. Mi occupo della
piccola perche possano stare insieme, escono a passeggio, mano nella mano, come sposini novelli. Certe sere sgattaiolano via per le loro
riunioni e io vedo che ne! capanno c'e la luce accesa. Di solito porto la bambina dai genitori di Manolo e sto con loro e con i gemelli,
poi torno a casa, accompagnata
dal fratello di Manolo, Eduardo.
10 sto sulle mie. E la prima volta che mi comporto COS! con un uomo
giovane, abbastanza simpatico e abbastanza bello. Come ho detto,
ne ho abbastanza di tutti quanti.
Sabato mattina, 7 settembre
Una nuova atmosfera piena di tepore e scesa sulla nostra casetta. Questa mattina Minerva e venuta in cucina a preparare il cafesito per Manolo, e aveva il viso soffuso da un'insolita dolcezza.
Venendomi alle spalle mi ha buttato le braccia al collo e mi ha sussurrato all'orecchio: «Grazie Mate, grazie. La lotta ci ha unito di
nuovo. Tu ci hai unito di nuovo».
«Io?», ho domandato, anche se avrei potuto benissimo chiedere: «Lotta? Quale lotta?».
Sabato, prima dell'alba, 28 settembre
Questo sad. un resoconto molto lungo ... mi esuccesso finalmente qualcosa di importante. Non ho quasi chiuso occhio e domani cioe oggi, dato che e quasi l'alba - tornero nella capitale, per I'inizio
della sessione autunnale. Minerva alla fine mi ha convinto che devo
prendere una laurea. Ma dopo quello che e successo a lei, non mi faccio illusioni sull'universita.
Comunque, come sempre prima di un viaggio, mentalmente
prendevo e spostavo valigie, facevo e disfacevo i bagagli. Alla fine
devo essermi addormentata,
perche ho di nuovo fatto que! sogno su
Papa. Questa volta, dopo aver tirato fuori tutti i pezzi dell'abito
nuziale, ho guardato dentro e davanti ai miei occhi comparivano e
scomparivano uno dopo l'altro tutti gli uomini che ho conosciuto.
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L'ultimo e stato Papa, anche se mentre 10 guardavo e svanito lentamente, fine he la bara e rimasta vuota. Mi sono svegliata all'improvviso, ho acceso la lampada e mi sono seduta ad ascoltare 10 strano battito convulso de! mio cuore.
Ben presto pero, quello che pensavo fosse il battito del cuore, si
e rivelato un disperato bussare all'imposta della porta principale.
Una voce bisbigliava con insistenza: «Aprite!».
Quando ho trovato il coraggio di spalancare I'imposta, sui
momento non sono riuscita a cap ire chi fosse la fuori. «Cosa vuole?», ho domandato con un tonG poco invitante.
La voce esitava. Era 0 no la casa di Mari~lo Tavarez?
«Sta dormendo; io sono la sorella dell a moglie. Posso esserle utile?». A que! punto, nella luce che filtrava dalla finestra, sono riuseita a vedere una faccia che mi sembrava di aver gia visto in sogno.
Il piu dolce viso d'uomo che avessi mai visto.
Doveva fare una consegna, ha detto, potevo per favore lasciar10 entrare? Mentre parlava teneva d'occhio un'auto parcheggiata di
fronte alla nostra porta.
Non ci ho pensato due volte. Mi sono precipitata alla porta, ho
tirato il catenaccio e l'ho aperta, proprio mentre arrivava con una
lunga cassa di legno presa dal baule della macchina, che ha prontamente depositato nell'atrio. Ho subito richiuso la porta alle sue spalle e gli ho indicato 10 studio. Ha portato dentro la cassa, guardandosi in giro in cerea di un posto in cui nasconderla.
Alla fine abbiamo deciso per 10 spazio vuoto sotto il divano dove
stavo dormendo. Mentre facevo tutte queste cose, continuavo a stupirmi di essermi subito messa a collaborare alla missione di quello
sconosciuto, qualunque essa fosse.
Poi mi ha domandato una cosa molto strana. Ero la sorella piu
piccola di Mariposa? Gli ho risposto che era la sorella di Minerva.
Ho tralasciato piu piccoia, bada bene. Mi ha osservato, indeciso su
qualcosa. «Non sei dei nostri, vero?»,
Non sapevo di che nostri stesse parlando, ma ho capito all'istante
che volevo far parte di qualsiasi cosa in cui ci fosse anche lui.
Quando se ne e andato non riuscivo a dormire perche pensavo
a lui. Ho passato in rassegna tutto quello che mi ricordavo di lui e
mi sono rimproverata, per non aver guardato se portava un anello
al dito. Ma era sicura che non me 10 sarei lasciato scappare, anche
se era sposato. E stato allora che ho cominciato a perdonare Papa.
Poco fa mi sono alzata e ho trascinato fuori da la sotto la cassa
139
pesante. Era inchiodata, ma su un lato i chiodi lasciavano uno spiraglio e sono riuscita a sollevare un po' il coperchio. Ho sbirciato
dentro, accostando la lampada. Per un pelo non mi e caduta, quando ho capito cosa stavo guardando: fucili, sufficienti a far scoppiare una rivoluzione.
Mattina, sto per partire
Manolo e Minerva mi hanno spiegato tutto.
Si sta formando una rete nazionale clandestina. C'e un no me in
codice per tutti e per tutto. Manolo e Enriquillo, dal grande capo
Taino, e Minerva, naturalmente, e Mariposa. Se dovessi nominare
le scarpe da tennis, sappi che stiamo parlando di munizioni.
ananassi per il picnic sono le bombe a mano. It caprone deve morire, se
vogliamo mangiare al picnic. (Capito? E una specie di lingua truecata). Ci sono gruppi in tutta l'isola. Risulta che Palomino (I'uorno
dell'altra notte) in realta e un ingegnere, che lavora in vari cantieri
del paese, COS! e deputato ai viaggi e alle consegne tra i vari gruppi.
Ho detto subito a Minerva e Manolo che volevo entrare nell'organizzazione. Mi sentivo mancare il fiato per l'emozione. Ma ho
fatto in modo che Minerva non 10 notasse. Temevo che assumesse
il suo atteggiamento protettivo, dicendomiche potevo essere altrettanto utile a cucire le bende da ficcare nelle scatole che sotterrano
sulle montagne. Non voglio piu essere trattata come una bambina.
Voglio essere all'altezza di Palomino. D'un tratto tutti i ragazzi con
le mani lisce e la vita facile che ho conosciuto, mi appaiono come le
bamboline che ho lasciato da parte e passato a Minou.
cu
presa per lui, quando ha bussato alla porta la prima volta, e sono
andata io ad aprire. L'appartamento si trova in una zona miser a della citta, dove vivono gli studenti piu poveri. Credo che alcuni sappiano cosa facciamo Sonia e io, e ci tengono a distanza. Certo qualcuno deve pensare il peggio, visto che da noi passano uomini a tutte le ore. 10 li faccio sempre restare per il tempo di un cafecito, per
dare l'impressione che siano veri ospiti. 10 sono perfetta per queste
cose, davvero. Mi sono sempre piaciuti gli uomini, mi piace riceverli, prestare loro attenzione, ascoltare quello che hanno da dire.
Adesso posso usare queste doti per la rivoluzione.
Ma ho occhi per un uomo soltanto, il mio Palomino.
Martedl sera, 15 ottobre
Che modo di passare il mio ventiduesimo compleanno! (Sealmeno questa sera venisse Palomino con una consegna).
Sono stata un po' depressa, 10 ammetto. Sonia mi ricorda che
dobbiamo fare qualche sacrificio per la rivoluzione. Grazie Sonia.
Sono sicura che questo comparira sulla mia critica alla fine del mese.
(Dio, sembra che sia destinata ad avere sempre al fianco una Minerva che si dimostra migliore di me.)
Comunque, devo mandare a memoria questo disegno prima che
bruciamo l'originale.
Filo di metallo saldato alia lancetta
per permetterle di gira re
alta
/'
,.-------L--1'
i
filo dovrebbe essere collegato
do dietro oil. lancetta dell'ora per
permettere regolazioni al maselmc di
un'ora. Evitare qualeiaei contatto con
Que5to
I
'
(
La capitale, lunedi mattina, 14 ottobre
Ho perduto ogni interesse per 10 studio. Continuo semplicemente
a seguire le lezioni, per conservare l'immagine di studentessadel
secondo anno di architettura. La mia vera identita adesso e Mariposa (n.2) e ogni giorno e ogni ora aspetto comunicazioni dal nord.
Ho lasciato la pensione di Dofia Chelito con la scusa che ho bisogno di maggiore tranquillita per dedicarmi al mio lavoro. In rea Ita
non e una bugia, solo che illavoro che faccio non e quello che immagina lei. La mia cellula mi ha assegnato, insieme a Sonia, anche lei
studentessa universitaria, un appartamento sopra un negozio all'angolo di una strada. Noi costituiamo un centro, il che significa che le
consegne provenienti dal nord e destinate alla capitale vengono
depositate qui. E indovina chi le porta? 11mio Palomino. Che sor140
il metalio. 11completamento
~
piu
"~
del circ:uito
5petta alia lancetta dei minuti.
Filo di rame
Quando la lancetta dei minuti
completa 11giro. girare la reslstenza
eul r0550; 8splodera & -+-----i±:::---~
accendera la pcfvere da
:IT=r:e~zt::~
fr:b'
'fAPPO sigillato
fuoco
1.1,1
-=:)
I
Filo della resistenza
#:35 ~#42
PROVETTA
Benzina di prima qual ita
(oggiunge •.• benzene da accendini
cosl da asslcura re I'infiamma'ilita)
Polvere da .paro di buona qualita
141
Giouedi notte, 7 novembre
Oggi abbiamo avuto una visita inattesa. Eravamo indaffarate a
preparare disegni da allegare al materiale per le bombe, quando hanno bussato alIa porta. Credimi, Sonia e io siamo balzate su, come se
fosse esplosa una delle bombe a orologeria. Abbiamo un'uscita di
emergenza da una finestra che affaccia sul retro, ma Sonia non ha
perso la testa e ha chiesto chi era. Era Dofia Hita, la padrona di casa,
salita per un saluto.
Ci siamo talmente rincuorate, che non abbiamo pensato a liberare il tavolo dai disegni. Continuo a preoccuparmi che abbia notato quel che stavamo facendo, ma Sonia dice che quella donna ha in
mente ben altro genere di attivita illegale. Ha buttato n che, se Sonia
e io dovessimo avere dei guai, lei conosce chi puo aiutarci. Sono
diventata COS! paonazza, che Dofia Hita deve aver creduto che questa, sai-bene-chi, si imbarazza al solo sentir nominare sai-bene-cosa!
Giovedi pomeriggio, 14 novembre
Palomino si e fatto vedere spesso e non sempre per fare delle consegne. Non facciamo che parlare. Sonia trova sempre qualche scusa
per uscire a fare commissioni. E davvero molto piu simpatica di quanto avessi immaginato. Oggi ha lasciato una ciotola di arroz con leche
- ehm! - da mangiare. E risaputo, sposerai chi 10 divide con te.
Un cosa buffissima. Dofia Hita ha incontrato Palomino per le
scale e l'ha chiamato Don Juan! Crede che sia il nostro ruffiano, perche e quello che viene piu spesso. Ho riso, quando me 10 ha raccontato. Ma in realta avevo la faccia in fiamme al solo pensiero.
Non avevamo ancora parlato dei nostri sentimenti reciproci.
All'improvviso si e fatto tutto serio e quei bellissimi occhi nocciola sono venuti sempre piu vicino. Mi ha baciata, con una discrezione da esordio, all'inizio: oh Dio, quanto sono innamorata!
Sabato notte, 16 novembre
Oggi e venuto di nuovo Palomino. Finalmente ci siamo confessati i nostri veri nomi, anche se credo che conoscesse gia il mio. Leandro Guzman Rodrfguez, come suona bene. Abbiamo parlato a lungo delle nostre vite. Le abbiamo messe una di fianco all'altra e le
abbiamo osservate.
E risultato che la sua famiglia e di San Francisco e abita vicino a
dove ho vissuto con Dede, quando stavo finendo la scuola secondaria. Quattro anni fa e venuto nella capita le per terminare un dot142
torato. Proprio quando ci sono venuta io, per cominciare i miei studi! Dobbiamo aver danzato schiena a schiena al festival del merengue del '54. Lui c'era e c'ero anch'io.
Siamo rimasti seduti, pieni di stupore. Poi le nostre mani si sono
cercate, palmo contro palmo, e le linee della vita si sono unite.
Domenica notte, primo dicembre
Palomino si e fermato qui la scorsa notte: su una branda nella
stanza delle munizioni, naturalmente! Non ho chiuso occhio all'idea che ci trovavamo sotto 10 stesso tetto.
Indovina di chi era il nome cheIio tenuto tutto il giorno nella
scarpa destra?
Non verra piu per un paio di settimane - addestramento in montagna, 0 qualcosa del genere - non puo dirmi tutto. Poi la sua prossima consegna sad l'ultima. Entro la fine del mese questo posto
dovra essere abbandonato. Cisono state molte retate nella zona, e
Manolo e preoccupato.
Quella che chiamiamo la stanza delle munizioni, per inciso, e
quella sul retro, dove teniamo tutte le consegne e dove, per inciso, ti nascondo, incastrato tra un trave e l'infisso della porta. Sad
bene che non ti dimentichi Ii, quando traslochiamo. Posso immaginare Dofia Hita che ti trova, ti apre pensando di trovarci una lunga lista di clienti, e invece - Dio ce ne scampi! -le cade l'occhio sulla bomba. Forse penserebbe che si tratta di un marchingegno per gli
aborti! .
Per la centesima volta in questi ultimi mesi, mi sono chiesta se
non dovrei bruciarti. '
Domenica pomeriggio, 15 dicembre
Questo fine settimana e stato piu duro degli ultimi due mesi messi insieme. Sono COS! nervosa che non riesco a scrivere. Palomino,
al contrario del previsto, non si e fatto vedere. E non c'e nessuno
con cui parlare, perche Sonia e gia partita per La Romana. Fra qualche giorno andro a casa e tutte le consegne e i ritiri devono essere
fatti prima della mia partenza.
Comincio ad avere paura. Tutto e andato liscio per due mesi e
sono sicura che adesso succedera qualcosa. Continuo a pensare che
Dofia Hita sia andata a riferire dei disegni della bomba, che abbiamo lasciato in vista la volta che e arrivata di sorpresa. Poi immagino che Sonia sia stata presa mentre lasciava la citta e che io cadre
143
in un'imboscata, quando arrived l'ultima consegna.
Sono un groviglio di nervi. Il coraggio non e mai stato il mio forte, quando sono sola.
Lunedi mattina, 16 dicembre
Ieri notte non aspettavo Palomino, COS!quando ho sentito una
macchina fermarsi di fronte al portone, ho pensato: ci siamo! Ero
sul punto di scappare da11afinestra del retro, diario in mano, ma,
grazie a Dio, prima sono corsa a contro11are da que11adi fronte. Era
lui! Sono volata giu prendendo i gradini a due a due, mi sono precipitata in strada e l'ho abbracciato e baciato come una di que11e
donne che i vicini mi credono.
Abbiamo stipato ne11astanza sul retro le casse che aveva portato, poi siamo rimasti Ii impalati per un attimo, con una strana tristezza negli occhi. Questo lavoro di distruzione stride con quello che
abbiamo nel cuore. A110rami ha detto che non gli andava l'idea che
stessi sola ne11'appartamento. Era sempre troppo preoccupato e non
riusciva a dedicarsi alla rivoluzione come avrebbe dovuto.
Ho avuto un tuffo al cuore, quando gli ho sentito dire una cosa
del genere. Confesso che, per quanto mi riguarda, l'amore va oltre
la lotta, 0 forse potrei dire che l'amore e la lotta suprema. Non potrei
mai rinunciare a Leandro per un pili alto ideale, come credo che
Minerva e Manolo sarebbero disposti a fare, di fronte al sacrificio
supremo. COS!l'a1tra notte mi ha commosso, oh quanto, sentirgli
dire che 10stesso vale per lui.
sabato 14 Febbraio
Millenovecentocinquattottesimo anno di Nostro Signore
Ventottesimo anno de11'eradi Trujillo
A11equattro pomeridiane
Chiesa di San Juan Evangelista
Sa1cedo
Mariposa e Palomino, per ora!
Maria Teresa e Leandro, per sempre!
1958
Giorno degli innamorati, 14 febbraio
Mattino nuvoloso, si spera nella pioggia
Benedice il mio letto nuziale, come dice sempre Mama
Doiia Mercedes Reyes Viuda Mirabal
Annuncia il matrimonio di sua figlia
Maria Teresa Mirabal Reyes
con Leandro Cuzman Rodriguez
figlio di Don Leandro Guzman
e Doiia Ana Rodriguez de Guzman
144
145
Mate e Leandro, dopo un anno di matrirnonio, avevano gia cambiato indirizzo due volte. Inquilini, si definivano, la parola che si
usa in citta per gli occupanti abusivi, che noi qui in campagna eo mpatiamo.
Dede e Jaimito avevano perso tutto talmente tante volte, che era
quasi impossibile star dietro ai loro continui traslochi. Ora stavano
nella vecchia casa di famiglia di Ojo de Agua e Mama aveva costruito un villino moderno sulla provinciale per Santiago, completa di
gelosie in alluminio e bagno interno, che lei chiamava "sanitario".
E io, Patria Mercedes, come ho detto, mi ero sistemata per la vita
nella cas a sicura come una roccia. Cosi trascorsero diciotto anni.
VIII
Patria
1959
Costruisci la tua casa sulla roccia, Egli disse, sia fatta la mia
volonta. E anche se cade la pioggia e viene l'inondazione e infuria
il vento, la cas a della buona moglie resisted.
10 ho fatto come Egli ha detto. A sedici anni sposai Pedrito
Conzales e ci sistemammo per il resto della vita. 0 almeno cosi ci
sernbro, per diciotto anni.
Mio figlio si fece uorno, mia figlia crebbe con un corpo lungo e
sottile, come la mimosa che fiorisce in fondo al vialetto. Pedrito
assunse una certa gravid, divento un uomo importante nei dintorni. E io, Patria Mercedes? Come ogni donna della famiglia,
scomparii in quello che amavo, riaffiorando di tanto in tanto per
una boccata d'aria. Il che significava un viaggio di notte da sola
per andare a trovare un'amica, un'acconciatura
un po' speciale e
magari un abito giallo.
Avevo costruito la mia casa su solida roccia, questo
vero.
meglio, il bisnonno di Pedrito l'aveva costruita cent'anni prima e, da allora, ogni primogenito vi aveva vissuto, passandola poi
al successivo. Ma dovete capire che Patria Mercedes era parte di
quel legno, degli intagli accennati sugli architravi, delle larghe tavole del pavimento, dell a porta che si apriva, scricchiolando sui vecchi cardini.
Le mie sorelle era cosi diverse! Costruirono le loro case sulla sabbia e definirono gli smottamenti delle avventure.
Minerva viveva in una casetta da nulla - COS! almeno me la
descrisse Mate - in quella cittadina dimenticata da Dio che e Monte Cristi. E un miracolo che i suoi due bimbi non siano morti di infe-
o
ziom.
146
e
Al diciottesimo anno di matrimonio,
le fondamenta
del mio
benessere cominciarono
a cedere. Soltanto il palpito di un alito
infantile, un crepa sottilissima, che potrebbe vedere solo chi voglia
a tutti costi cercare delle complicazioni.
Per la fine dell'anno noi sorelle, coi rispettivi mariti, ci ritrovammo nella nuova casa di Mama a Conuco, il primo incontro dal
matrimonio di Maria Teresa, che celebrera il primo anniversario il .
febbraio prossimo. Restammo fino a tardi a festeggiare, piu che l'anno nuovo, il fatto di essere ancora una volta insieme. Non si parlo
molto di politica, per non preoccupare Mama. Anche Jaimito era
diventato inflessibile: non voleva che Dede venisse coinvolta nei
pasticci che Minerva e gli altri stavano mettendo in piedi.
Cio nonostante tutti ci auspicavamo qualche cambiamento per
l'anno nuovo. Le cose erano peggiorate a tal punto che, anche quelli come me che non volevano aver niente a che fare con la politica,
erano preoccupati.
Capite, ormai avevo il figlio grande che mi
inchiodava alIa dura realta, Lo affidavo alIa protezione di Dio e
imploravo San Jose e la Virgencita di prendersi cura di lui, eppure
era sempre preoccupata.
Era l'una di notte quando Pedrito, Noris e io ci avviammo verso casa. Nelson si era fermato da Mama, sostenendo che voleva
cominciare il nuovo anno chiacchierando con gli zii. Passando in
macchina, notai che alIa finestra della giovane vedova la lampada
era ancora accesa, e ne dedussi che Nelson avrebbe celebrato il nuovo an no con qualcosa di piu 'delle chiacchiere. A quel che si diceva
in giro, il mio "ragazzo" non si limitava a cavalcare i muli di suo
padre, ma correva la cavallina. Avevo chiesto a Pedrito di parlare a
nostro figlio, ma sapete come sono gli uomini. Era fiero che Nelson
147
dimostrasse a se stesso di essere macho prima ancora di diventare
adulto.
Dormivamo da non piu di un paio d'ore quando la camera da
letto si illumino all'improvviso. Al momento pensai che fossero gli
angeli discesi con le loro spade di fuoco, agitando le ali possenti
sopra ogni cosa. Ma quando fui del tutto sveglia vidi che si trattava
di una macchina che puntava i fari contro la finestra dell a stanza.
lAy, Dios mio! Svegliai Pedrito con uno scrollone e volai fuori
dalletto, nel terrore che fosse accaduto qualcosa al mio ragazzo. So
cosa dice Pedrito, che io sono troppo protettiva. Ma da quando ho
perso il mio bambino tredici anni fa, vivo nella paura di doverne
deporre un altro nella fossa. Questa volta non credo che ce la farei
a tirare avanti.
Erano Minerva, Manolo, Leandro e, SI, anche Nelson, tutti decisamente ubriachi. Trattennero a malapena l'entusiasmo finche non
furono in casa. Si erano appena sintonizzati su Radio Rebelde, per
ascoltare il notiziario nell'anno nuovo, ed erano stati salutati dall'annuncio trionfale. Batista era fuggito! Fidel, suo fratello Raul ed
Ernesto, che chiamano Che, erano entrati all'Avana e avevano liberata il paese. [Cuba librel iCuba Librel
Minerva comincio a cantare il nostro inno nazionale e gli altri si
unirono a lei. Cercai di zittirli e finalmente, quando ricordai loro
che noi non eravamo ancora liberi, si calmarono. Cantavano gia i
galli, quando se andarono a diffondere la notizia tra gli amici della
zona. Nelson voleva uscire con loro, ma io mi impuntai. L'anno
prossimo, compiuti i diciott'anni, se ne sarebbe andato in giro fino
al momento della raccolta del cacao. Ma quest'anno ... era troppo
stanco per litigare. Lo accompagnai nella sua stanza, 10 spogliai e
gli rimboccai le coperte, come se fosse ancora un bambino.
Pedrito pero aveva ancora voglia di celebrare. Voi sapete corn'e
fatto, si fa prendere dall'emozione e conosce un solo modo per esprimerla, se io sono a portata di mano.
Entro dentro di me e solamente dopo qualche settimana mi resi
conto di quello che era successo. Ma mi piace pensare, dato che il
ciclo si arrestato in gennaio, che Raul Ernesto ha cominciato la
sua lunga trasformazione in carne ed ossa, nel primo giorno di questo nuovo anno pieno di speranze.
anticipo, non credi?». Come ho gia detto, non concepivo da tredici
anni. «Famrni entrare a vedere cosa successo», disse, conducendomi per mano in camera da letto. 11 nostro Nelson amrnicco con un
risolino. Ormai sapeva benissimo cosa facevamo nella siesta.
Andai avanti cosi un altro mese e saltai di nuovo il ciclo.
«Pedrito», insistetti, «sono incinta, ne sono certa».
«Come
possibile Mami?», mi prese in giro. «Orrnai siamo
pronti per i nipotini». Indico i figli grandi che giocavano a domino
e origliavano le nostre confidenze.
.
Noris balzo dalla sedia. «Ay Mami, vero?
la verita», A quattordici anni, quasi quindici, aveva finalmerite abbandonato le bambole ed era a due, tre, forse dieci anni dal diventare madre lei stessa. (Di questi tempi le ragazze si prendono tempo, guard ate Minerva!) Ma Noris era come me, aveva bisogno di dedicarsi a cose concrete e alla sua ten era era nonpoteva
immaginare altro che dedicarsi ai bambini.
.
«Perche non ne fai uno tu?», la scherni Nelson, dandole una
gomitata, anche se la sorella gli aveva detto un migliaio di volte che
cosi Ie faceva male. «Forse Marcelino vuole diventare papa".
«Finiscila!», piagnucolo Noris.
«Finiscilal », le fece il verso Nelson. A volte mi domandavo come
facesse mio figlio a stare con una donna, e poi venire a casa a tormentare cosi la sorella.
Pedrito si acciglio. «Se Marcelino osa sfiorarti, fad i conti con
me».
«Aiutaterni a pensare un norne», proposi, sfruttando il bambino per distrarli da uno stupido litigio.
Mi guardai la pancia, quasi che Nostro Signore avesse scritto il
nome sul mio grembiule di cotone. D'un tratto provai la sensazione che la Sua lingua parlasse per bocca mia. Da sola non avrei mai
pensato di dare a mio figlio dei nomi di rivoluzionari.
«Ernesto»,
dissi, «10 chiamero Raul Ernesto»,
«Ernesto?», ripete Noris con una faccia stupita.
Ma il viso di Nelson si illumino in un modo che mi innervosi,
«Per brevita 10 chiameremo Che».
«Che! », esclarno Noris, tappandosi
il naso. «Che razza di
norne!».
Quando annunciai a Pedrito che ormai da due me si si era fermato tutto, mi rispose: «Puo darsi che la menopausa sia cominciata in
Come ho detto, deve essere stata la lingua del Signore a parlare
per bocca mia, perche da allora cominciai ad avere paura. Non per
e
148
e
e
e
m
149
me, ma per quelli che amavo. Le mie sorelle: Minerva e Mate. A volte per causa loro avevo 10 stomaco sconvolto dal terrore, ma adesso vivevano lontano, cosi mi nascondevo dietro un dito e fingevo di
non vedere il pericolo. Pedrito non mi preoccupava.
Sapevo che
avrebbe sempre tenuto una mano sulla terra e l'altra su qualche parte del mio corpo. Non si sarebbe cacciato nei guai senza di me. Ma
mio figlio, il primogenito!
Cercai di proteggerlo, Dio sa quanto. Ma inutilmente. Cercava
sempre di emulare Tio Manolo e il nuovo Tio Leandro, uomini di
mondo che erano andati all'universita e che 10 affascinavano piu di
quanto riuscisse a fare il suo genitore campagnolo. A ogni occasio- .
ne se ne andava nella capitale "a trovare Tia Mate e la piccola Jacqueline", 0 a Monte Cristi "a trovare Tia Minerva, Minou e il piccolo Manolito". Si, stava venendo al mondo una nuova nidiata di
Mirabal. Questo poteva forse spiegare la mia gravidanza: suggestione. Non a caso, quando ci ritrovavamo insieme per un po' sotto uno stesso tetto, i nostri cicli si sincronizzavano
come orologi.
Conoscevo il mio ragazzo. Voleva sentirsi uomo anche fuori dalla camera da letto, dove aveva gia dato prova di se. Quella vedova
avrebbe potuto mettere su una scuola, a quel che avevo capito. Ma
non le serbavo rancore, no. Condusse con garbo mio figlio dall'adolescenza all'eta virile, cosa che una madrenon potrebbe mai fare.
Cosi pensai a una soluzione per far rimanere Nelson nella capitale, sotto controllo, perche non perdesse la testa con le ragazze 0
con gli zii ribelli. Ne parlai con Padre de Jesus L6pez, il nostro nuovo parroco, che promise di chiedere a Padre Fabre il permesso di
iscrivere Nelson al Santo Tomas de Aquino nella capitale. Si trattava di un seminario, ma non c'era l'obbligo di farsi prete.
All'inizio Nelson non voleva andare in una scuola di aspiranti
preti che considerava delle donnicciole. Ma un paio di settimane prima dell'inizio delle lezioni, quando nei campi di yucca comincio il
lavoro massacrante della piantagione, cambio idea. Meglio rinunciare al giardino delle delizie, che restarci a piantarle dall'alba al tramonto.
Inoltre avrebbe avuto i fine settimana a sua disposizione per
and are da zia Maria Teresa e zio Leandro.
Per di piu alcuni degli aspiranti preti non erano affatto donnicciole. Discorrevano di pudenda e cunnilingus come se parlassero del
corpo e del sangue di Cristo. Come 10 so? Una volta Nelson arrive
a casa chiedendomi cosa significassero quelle parole, convinto che
150
avessero a che fare con la liturgia. I giovani se ne fregano dellatino,
di questi tempi.
11passo successivo fu quello di convincere suo padre, e questa fu
la cosa piu difficile. Pedrito non capiva perche bisognasse buttare
dei soldi per man dare in collegio Nelson nella capitale. «La scuola
migliore per lui e qui, vicino a me, a conoscere il suo patrimonio»,
Non avevo cuore di ipotizzargli che nostro figlio poteva anche
non avere voglia di diventare agricoltore come suo padre. Da qualche tempo Nelson aveva cominciato a parlarrni di universita. «Sad
solo per un anno, Papi», 10 implorai. «Per concludere in bellezza la
sua educazione».
,,~
«E poi», aggiunsi, «al momento, il seminario
il posto migliore
per lui». Questo era vero. Johnny Abbes e il SIM rastrellavano i giovani per le strade, nelle fattorie e negli uffici, come aveva fatto Erode con i neonati di Giudea. La Chiesa, che rifiutava di farsi coinvolgere nelle questioni ternporali, era diventata l'unico posto sicuro.
Pedrito incrocio le braccia e se ne ando nei c-ampi di cacao. Lo
vidi camminare avanti e indietro tra gli alberi. Andava sempre Ii,
quando doveva pens are; io invece mi metto in ginocchio, se devo
cap ire quello che ho in testa. Ritorno, appoggio le grandi mani agli
stipiti dell a porta costruita dal bisnonno cento anni prima, e fece
segno di si con la testa. «Puo andare», Poi, indicando con un gesto
i campi verdeggianti che il bisnonno, il nonno e il padre avevano
coltivato prima di lui, aggiunse: «Se non riesce a trattenerlo la terra, non posso costringerlo io a restate».
Cosi, con l'aiuto del buon Padre de Jesus, 10 scorso settembre
Nelson entre a Santo Tomas de Aquino. Lontano dai guai, pensai.
E per qualche tempo anche voi avreste sostenuto che si trovava
al sicuro, protetto, come me, dall'amore di Dio.
e
Vi raccontero quando cominciai a spaventarmi. Verso Pasqua il
mio Nelson prese a dire che si sarebbe unito ai liberatori, nel momento in cui l'invasione da Cuba, di cui tutti parlavano, avrebbe toccato le nostre coste.
Lo feci sedere e gli ricordai l'insegnamento dei Padri della Chiesa. Dio, nella sua saggezza, avrebbe pensato a tutto. «Promettirni
che ti terrai lontano dai guai!» Stavo in ginocchio di fronte a lui.
Non potevo sopportare l'idea di perdere mio figlio. «Por Dios»; 10
implorai.
«Ay, Mama, non ti preoccupare!», disse, abbassando 10 sguar-
151
do su di me, imbarazzato. Ma fece una vaga pro mess a di tenersi alIa
larga dai guai.
Ero sempre in ansia. Andai da Padre de Jesus a chiedere consiglio. Era appena uscito dal seminario e pieno di nuove idee. Mi
avrebbe spiegato le cose con un linguaggio fresco, che potevo riutilizzare a casa con mio figlio.
«Padre», dissi, baciandoil crocifisso che mi porgeva, «rni sento
smarrita. Non riesco a capire cosa voglia da noi il Signore in questo brutto mornento». Non mi azzardai ad essere troppo critica.
Sapevamo tutti che c'erano preti pronti a denunciarti al SIM, se parlavi contro il regime.
Comunque, io non avevo abbandonato
la Chiesa come Minerva e Maria Teresa. Da quando avevo avuto la visione della Virgen-.
cita, sapevo che 10 Spirito vegliava e che le chiese erano come oasi
o stazioni di sosta sulla strada accidentata della vita. Ma la Sua casa
era un palazzo grande quanto il cielo e bastava colpire la Sua finestra con un sassolino di lamento: Apri! Aiutami, Dio. Ed Egli ti
avrebbe fatto entrare.
Padre de Jesus non si limito a vaghe dichiarazioni, ne mi rnando
a casa con una carezza sulla testa. Niente affatto. Si alzo in piedi e,
dal modo in cui si tolse gli occhiali e continue a lucidarIi come se
non fossero mai abbastanza puliti, intuii il suo travaglio interiore.
«Patria, figlia mia», disse, il che mi fece sorridere, perche non poteva avere che cinque 0 sei anni piu del mio Nelson. «Dobbiarno aspettare. Dobbiamo pregare». Mi guardo in viso. «Anch'io sono smarrito, e quindi non posso mostrarti la strada».
Ebbi un tremito, come succede alle candele votive che rabbrividiscono quando soffia la brezza attraverso la sacrestia. La franchezza di quel prete mi aveva toccato, piu di una sentenza definitiva. Ci
inginocchiammo dentro la piccola canonica soffocante e pregammo
la Virgencita. Ella si era tenuta stretta a Gesu finche Egli non le aveva detto con franchezza, Mama, devo occuparmi delle faccende di
Mio Padre. E aveva dovuto lasciarIo andare, ma le si spezzava il cuore perche, sebbene fosse Dio, Egli era pur sempre suo figlio.
Diventai piu coraggiosa e, come un granchio che avanza di
sghembo, mi accostai a piccoli passi verso il coraggio, come meglio
potevo, dando una mano nelle piccole cose.
Sapevo che Minerva Manolo e Leandro stavano lavorando a
,qualcosa di grosso. Non era sicura di Maria Teresa, troppo presa
152
dalla piccola Jacqueline appena nata. Ma per quanto riguardava gli
altri, 10 avvertivo dalla tensione e dal silenzio improvviso che calava quando arrivavo nel bel mezzo di una conversazione. Non facevo domande. Forse mi faceva paura cio che avrei potuto scoprire.
Poi venne a trovarmi Minerva col suo Manolito di sei mesi e mi
chiese di tenerlo. «Tenerlor. 10 che consideravo i miei figli piu preziosi della mia stessa vita, non potevo credere che mia sorella potesse abbandonare il suo bambino per nessun motivo. «Dove andrai? »,
domandai allarmata.
Scese di nuovo quel silenzio pieno di tensione e poi, titubante,
come se volesse accertarsi a ogniparola di non dire nulla di piu del
dovuto, rispose: «Stare in giro per un pezzo. Tornero per le riunioni tutte le settimane».
«Ma Minerva, il tUG bambino ... », cominciai, e compresi che le
costava accettare quel sacrificio, che pure considerava necessario.
Cosi aggiunsi: «Saro felice di badare al mio nipotino!». Manolito
sorrise e si lascio prendere in braccio volentieri .. Che delizia, stringerIo come se fosse il mio, cinque mesi prima del tempo. Fu allora
che annunciai a Minerva che aspettavo un maschio.
Si congratulo. Era tanto felice! Poi si incuriosi. «Da quando sei
diventata indovina? Come fai a dire che sara un rnaschio?»
Alzai le spalle e le fornii l'unica spiegazione che avevo. «Ho in
mente un nome da maschio».
«Come 10 chiarnerai?»
Allora mi re si conto che l'avevo scelto per farIe cap ire che stavo
dalla sua parte, anche se solo nello spirito. «Raul Ernesto», dissi
scrutandola in voIto.
Mi fisso per un lungo istante e con molta sernplicita commento:
«So che non vuoi metterti nei guai e rispetto la tua scelta».
«Se dovesse arrivare il momento di .. ~», dissi.
«Arrivera», rispose.
Minerva e Manolo cominciarono a venire tutte le settimane da
Monte Cristi a Ojo de Agua, quasi da un estremo all'altro dell'isola. Adesso, quando li fermavano ai posti di blocco, avevano un buon
pretesto per quei viaggi. Andavano a Conuco, a cas a di Patria
Gonzales, a trovare illoro piccolo malaticcio. Monte Cristi era troppo caldo, un deserto praticamente, e il medica aveva prescritto un'aria piu salubre per il bambino.
Quando venivano, Leandro li raggiungeva dalla capitale, e da
153
San Francisco arrivava Nifio, que 1 giovane riccio con la moglie bella, Duke. Si riunivano con Cuca e Fafa e un altro che si chiamava
Marien: a volte pero si chiamavano tra loro in altro modo, usando
degli pseudonimi.
Avevano bisogno di un posto in cui incontrarsi e COS! offrii loro
la mia terra. C'era una radura tra la piantagione di cacao e quella
di pldtano. Pedrito ci aveva sistemato delle sedie di vimini e delle
amache sotto una tettoia di foglie di banano, un posto dove i lavoranti potevano riposare 0 fare una siesta nelle ore piu calde della
giornata. Minerva e il resto del gruppo sedevano la, a parlare per
ore. In un paio di occasioni, nei giorni di pioggia, li invitai a entrare in casa, ma rifiutarono, sapendo che 10 facevo per pura cortesia.
E io era grata che mi tenessero fuori. Se fosse arrivato il SIM, io e
Pedrito avremmo sempre potuto giurare di non sapere nulla delle
nuruoru.
Fu piu problematicc quando Nelson torno a casa dal collegio.
Voleva andare al posto delle riunioni, ansioso di partecipare alle
attivita misteriose degli zii. Solo per proteggermi, ne sono sicura, 10
tennero alla larga. Lo mandavano a prendere dell'altro ghiaccio, 0
i cigarrillos, 0, per favore Nelson, hombre, poteva gentilmente portare l'auto da Jimmy e far controllare il radiatore, dato che dovevano tornare alla capitale la notte stessa? Una volta spedirono il
povero ragazzo fino a Santiago a procurare le batterie per la radiolina.
Quando rientro dalla consegna gli domandai: «Che fanno la fuori, Nelson?» 1010 sapevo, ma volevo capire quanto ne sapesse lui.
«Nulla, Mama», rispose.
Poi il segreto che si teneva dentro divento troppo gran de per lui
solo. All'approssimarsi di giugno finalmente si confide con me.
«Sad per il mese prossimo», sussurro. «L'invasione, certo!», aggiunse quando mi lesse in viso la contentezza.
Ma sapete perche feci quella faccia? Ve 10 diro. Il mio Nelson
sarebbe rimasto a scuola nella capita le fino alla fine di giugno, Iontano dal pericolo. Doveva studiare sodo, se voleva diplomarsi in
tempo per iscriversi in autunno all'universita. Anche noi avevamo
organizzato il nostro piccolo complotto da svelare a suo padre ... il
giorno prima che all'universita iniziassero le lezioni.
Toccava a me ora, andare in giro. Quando le domandai se poteva tenere Manolito per quattro giorni, Mama non poteva crederci.
154
Ma come, era gia al quinto mese, esclarno. Non avrei dovuto muovermi!
Le spiegai che avrei viaggiato con Padre de Jesus e il gruppo di
Salcedo, e che quel ritiro era importante per rinfocolare la mia fede.
Saremmo andati a Constanza. L'aria di montagna avrebbe fatto bene
al bambino. E avevo saputo che la strada era in discrete condizioni. Non aggiunsi da chi (Minerva) 0 perche. L'esercito pattugliava
in lungo e in largo la cordigliera, in cerea di potenziali guerriglieri
che, ispirati dai cubani, potevano nascondersi da quelle parti.
«Ay, Virgencita, tu sai que 1che fai con le mie ragazze», si limit 0
a dire Mama. Si era rassegnata alla condottabizzarra e cocciuta delle sue figliole. Ma certo, si sarebbe ten uta Manolito. Anche Noris.
Volevo portami in ritiro anche la bambina, ma non ci fu nulla
da fare. La sorella di Marcelino aveva invitato Noris alla sua quinceahera ed era immersa nei preparativi.
«Ma mancano ancora due settimane, mi amor», Non aggiunsi
che avevamo gia scelto e tagliato il vestito, comperato le scarpette
di seta e provato l'acconciatura dei capelli.
«jAy, Mami!», piagnucolo. «Por [auor», Come facevo a non
capire che i preparativi sono la parte piu divertente della festa?
Com'era diversa da me a quell'eta! In primo luogo Mama ci aveva cresciuto secondo l'antica consuetudine per cui non si andava
alle feste da ballo prima di aver celebrato la quinceaiiera. Ma io avevo educato mia figlia con criteri moderni, non la tenevo in gabbia e
non esigevo obbedienza cieca. Tuttavia mi sarebbe piaciuto vederla usare le ali per accostarsi al divino manto della nostra Vergine
Benedetta e non per svolazzare intorno a cose che non meritavano
tanta attenzione.
Pregavo sempre per lei, ma con gli stessi risultati di Pedrito, che
aveva dovuto allentare la presa sul figlio. Se la Virgencita pensava
che per la mia ragazza non era il momento di glorificare il Signore,
io non potevo certo costringerla a un ritiro di "vecchie signore" e
preti con l'alito cattivo. (Il Signore la perdoni!).
Eravamo un gruppo di circa trenta donne "mature", COS! ci defini
Padre de Jesus, benedetto sia il suo cuore. Avevamo cominciato a
incontrarci qualche mese prima, per discutere i temi del vangelo e
fare illavoro di Cristo nei bohios e nei barrios. Adesso avevamo
anche un nome, Gruppo Culturale Cristiano, ed eravamo radicate
in tutta l'area di Cibao. Quattro preti fornivano l'assistenza spirituale, Padre de Jesus era uno di loro. Quello era il nostro primo riti155
ro e Fratello Daniel aveva convinto le Maryknolls a lasciarci usare
la loro casa-madre di montagna. 11tema era l'esplorazione del significato di Maria nella nostra vita. Non mi toglievo dalla testa che forse questa volta Padre de Jesus, 0 Fratello Daniel, 0 uno degli altri,
mi avrebbero dato una risposta sul che fare in questi tempi di tribolazione.
«Ah! La tua Chiesa: terra la bocca chi usa fino al Regno dei Cieli», mi provocava sempre Minerva. Ormai la religione era un cosa
di mia appartenenza, in cui lei non voleva entrare. «Neanche li vedono, i diseredati».
Che cosa potevo rispondere, quando anch'io non pensavo ad
altro che a salvare la pelle? Avevo scritto una lettera a Padre Fabre
del Santo Tomas,
Caro Padre,
omaggi nel nome del Signore dalla madre di uno dei suoi interni, Nelson Gonzalez, che sta finendo il quarto anno, un ragazzo in
gamba nel complesso, come lei stesso ha scritto nell'ultima pagella,
ma non sempre il migliore in materia di autocontrollo.
Per avere la
certezza che studi tanto e si tenga lontano dai guai, la prego, gli dia
il permesso di uscita solo se deve venire a casa. E un ragazzo di campagna che non conosce le tentazioni della citta e non voglio che frequenti la gente sbagliata.
Spero che questa letter a rimanga riservata, Padre.
Con tutta la mia fiducia,
la madre,
Patria Mercedes.
Invece Nelson venne a sapere della lettera da quella lingua lunga di sua zia. Non era giusto, cosi gli impedivo di diventare uomo.
Ma non mi lasciai convincere. Preferivo avere un eterno ragazzino,
ma vivo, piuttosto che un uomo morto e sepolto.
Anche Maria Teresa si irrito. Una domenica mattina era andata
a prendere Nelson perche passasse il fine settimana da lei e il direttore non le aveva concesso l'autorizzazione.
«Non ti fidi di me?», mi dornando con tono di sfida. Adesso avevo due anime furiose da sedare con mezze verita.
«Non
per te, Mate», cominciai. Non le dissi che avevo capito
da certi commenti di Nelson che Leandro, Manolo e Minerva erano coinvolti in qualcosa di serio.
«Non ti preoccupare, so prendermi cura del tUG bambino. Ho
e
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un sacco di esperienza, adesso». Mate teneva in braccio la bellaJacque line e le sfiorava la testa con piccoli baci. «Inoltre nella capitale
non succede nulla che potrebbe coinvolgere Nelson, credimi. 11Jaragua vuoto, l'Olimpia ha in programmazione
da un mese 10 stesso
film. Nessuno esce piu». Poi arrive al punto: «Non c'e nulla da
festeggiare, per adesso», La guardai negli occhi e domandai: «Anche
tu, Mate?».
Strinse tra le braccia la bambina con un'espressione spavalda.
Quasi non riuscivo a credere che quella fosse la nostra piccola Mate
dal cuore tenero, a cui Noris somigliava tanto. «Si, sto con loro».
Ma subito 10 sguardo duro svani eritorno adessere la mia sorellina che aveva paura del cuco e degli spaghetti nella minestra. «Se
dovesse succedere qualcosa, promettimi che ti prenderai cura di jacqueline».
Sembravo destinata a crescere tutti i figli delle mie sorelle! «Lo
sai che 10 farei. E come se fosse mia, vero, amorcito]», Presi la piecola tra le braccia e la strinsi forte. Jacqueline mi guardo con 10 stupore dei piccini, che vedono ancora il mondo come una grande e
sicura stanza dei giochi, racchiusa nell'utero materno.
11ritiro era stato progettato per maggio, il mese di Maria. Ma
dato che si facevano sempre piu insistenti le voci di un'invasione, El
Jefe dichiaro 10 stato di emergenza. Per tutto maggio nessuno pote
muoversi senza un permesso speciale del SIM. Anche Minerva rimase bloccata a Monte Cristi. Un giorno, quando ormai non vedevamo sua madre da quasi un mese, Manolito protese le braccia verso
di me dalla culla ed esclamo: «Mama, Mama». Sarebbe stato penoso rinunciare a lui, quando questo inferno terreno fosse finito.
Entro la meta di giugno le cose si calmarono. Sembrava che l'invasione non ci sarebbe stata, dopo tutto. Fu ritirato 10 stato di emergenza e noi riprendemmo a organizzare il nostro ritiro.
Quando arrivammo a Constanza, non riuscivo a credere ai miei
occhi. Ero cresciuta nella valle piu verde e piu bella dell'isola. Ma
alla bellezza che ci circonda si fa l'abitudine e Constanza era diversa, come la fotografia di un posto lontano, su un puzzle che si vuole subito ricomporre. Continuavo a cercare di impadronirmi di quell'imrnagine ma non ci riuscivo. Montagne viola protese verso ali
d'angelo fatte di nuvole; un falcone che volava alto nel cielo azzurro sereno; Dio che passava le sue dita di sole tra i verdi pascoli, che
sembravano usciti dai salmi.
La sede del ritiro era un po' discosta dal villaggio, in fondo a un
e
157
sentiero che attraversava prati punteggiati di fiori. I campesinos
uscivano dalle capanne per vederci passare. BeUagente, con incarnati dorati e occhi chiari: sembravano guardinghi, come se qualcuno non altrettanto mite avesse percorso quella strada prima di noi.
Li salutammo e Padre de Jesus spiego loro che eravamo in ritiro e
che, se avevano qualche particolare richiesta che potevamo inserire nelle nostre preghiere, ce 10 facessero senz'altro sapere. Ci squadrarono in silenzio e scrollarono il capo; no.
A ciascuna di noi fu assegnata una celletta, con una branda, un
crocefisso sulla parete e un'acquasantiera alla porta. Avrebbe potuto essere un palazzo, tanto mi rallegro quel posto. Gli incontri e i
pasti si tenevano in una grande stanza ariosa, con una gran de finestra panoramica. 10 sedevo volgendo le spalle alla vista incantevole, perche la Sua Creazione non mi distraesse dalla Sua Parola. All'alba e al tramonto, a mezzogiorno e la notte, ci radunavamo nella
cappella a recitare il rosario con le suorine.
Il mio antico desiderio di condurre una vita da religiosa si risveglio. Mi sentivo levitare, la testa era sgombra e pervasa di trascendenza, una fontana traboccante. Grazie a Dio avevo in grembo quel
bimbo, a ricordarmi la vita che ormai avevo scelto.
Accadde l'ultimo giorno di ritiro.
Il quattordici giugno: non dimentichero mai quella data!
Eravamo radunate nella grande stanza e stavamo consumando
il cursillo pomeridiano. Fratello Daniel stava parlando dell'ultimo
istante a noi noto della vita mortale di Maria, l'assunzione. La nostra
Madre Benedetta era stata portata in cielo, corpo e anima. Che ne
pensavamo? Cornincio un giro di parola in cui ciascuna dichiaro che
era un onore per una semplice mortale. Quando arrive il mio turno dissi che era soltanto giusto. Se le nostre anime potevano raggiungere la gloria eterna, i nostri tribolati corpi materni meritavano senz'altro di piu. Mi toccai la pancia e pensai al fantasma dell'esserino rincantucciato nel morbido tessuto del mio utero. Mio
figlio, il mio Raulito. Lo bramavo ancora di piu, senza Manolito tra
le braccia a frenare il mio desiderio.
Un attimo dopo mi dissi che il Suo Regno stava scendendo proprio sul tetto di quella casa di ritiro. Una serie di esplosioni squarcio l'aria. La casa trerno dalle fondamenta. Le finestre si schiantarono, il fumo si riverso dentro con un puzzo orribile. Fratello Daniel
urlava: «Buttatevi a terra, signore, cop rite vi la testa con le sedie pie158
ghevoli!». Naturalmente pensai solo a proteggere il mio bimbo non
ancora nato. Strisciai fino a una piccola nicchia che conteneva una
statu a della Virgencita e, chiedendole scusa, la buttai giu insieme al
piedistallo. Lo schianto si confuse con gli scoppi che tuonavano all'esterno. Allora scivolai dentro tenendomi davanti la sedia pieghevole, sbarrai l'apertura e continuai a pregare il Signore che non mi mettesse alla prova con la perdita del bambino.
11bombardamento avvenne in un attimo, ma l'impressione fu
che il caos andasse avanti per ore. Udii dei lamenti, ma quando
abbassai la sedia, nellocale invasodalfumo non riuscii a distinguere
nulla. Mi pungevano gli occhi e mi accorsi che per la paura mi ero
bagnata le mutande. Signore, pregai, Signore Iddio, allontana questo calice. Quando finalmente l'aria si schiari vidi un disastro di vetri
e macerie sul pavimento e corpi rannicchiati dappertutto. Una parete era crollata e il pavimento di piastrelle era squassato. Fuori, oltre
la breccia in cui prima c'era la finestra, sul fianco della montagna
piu prossima, si era scatenato l'inferno.
AUa fine cadde un silenzio sinistro, interrotto soltanto da colpi
di arma da fuoco in lontananza e, piu vicino, dai piccoli tonfi dell'intonaco che si staccava dal soffitto. Padre de Jesus ci raduno nell'angolo piu protetto, dove constatammo i danni. Le ferite si rivelarono piu lievi di quel che sembravano, solo taglisuperficiali, grazie a Dio, provocati dai vetri scagliati. Strappammo qualche striscia
dalle sottovesti e fasciammo i piu seri. Poi, per conforto spirituale,
fratello Daniel ci fece recitare il rosario. Quando udimmo di nuovo
approssimarsi i colpi di fucile, continuammo a pregare.
Ci furono delle grida, poi quattro, cinque uomini in tuta mimetica cominciarono a correre per i campi verso di noi. Dietro di loro,
gli stessi campesinos che avevamo visto dal sentiero, insieme a una
dozzina 0 piu di guardias, avanzavano coi machete e i mitra. Gli
uomini inseguiti si accucciarono procedendo a zigzag verso il riparo della casa-madre.
Riuscirono a raggiungere la spianata esterna. Li vedevo bene, i
volti macchiati di sangue e affannati. Uno di loro era ferito malamente e zoppicava, un altro aveva un fazzoletto legato intorno alla
fronte. Un terzo urlava ad altri due di tenersi giu, uno obbedi e si
butto sulla spianata.
Ma l'altro non doveva aver sentito perche continue a correre
verso di noi. Lo guardai in viso. Era un ragazzo, non piu grande di
Noris. Forse per questo gridai: «Giu, figlio! Buttati giu!». I nostri
159
sguardi si incontrarono nell'istante in cui il proiettile 10 colpi in mezzo alla schiena. Vidi 10 stupore suI suo giovane viso nel mentre che
la vita gli scivolava via, e pensai, Oh, mio Dio, e uno dei miei figli.
Al ritorno da quella montagna, ere una donna diversa. Forse
avevo 10 stesso viso tranquillo, ma ora mi portavo dentro non solo
il mio bambino, ma anche il ragazzo morto.
11bimbo nato morto tredici anni fa. 11figlio assassinato poche
orepnma.
Piansi per tutto il viaggio di ritorno. Dal finestrino crepato a
ragnatela di quella macchina crivellata dalle pallottole, guardavo i
fratelli, le sorelle, i figli, le figlie, ciascuno e tutti parte della famiglia umana. Allora cercai di guard are su al Padre Nostro, ma non
potei vedere il Suo Viso, perche il fumo nero nascondeva la cima
delle montagne.
Mi costrinsi a pregare per non piangere. Ma le mie preghiere
somigliavano di piu a un tentativo di lanciare una sfida.
Non staro seduta a guardar morire i miei picco/i, Signore, anche
se questo
cio che Tu, nella Tua grande saggezza, hai deciso.
e
Mi vennero incontro sulla strada all'entrata dell a citta, Minerva, Maria Teresa, Dede, Mama, Pedrito, Nelson. Noris piangeva in
preda al terrore. Da quel momento notai in lei un cambiamento,
come se la sua anima fosse finalmente maturata e avesse iniziato i
suoi cicli. Quando scesi dalla macchina, mi venne incontro correndo, con le braccia avanti, come se vedesse qualcuno riportato indietro dal mondo dei morti. Da quel che avevano sentito alla radio suI
bombardamento,
tutti si aspettavano che fossi finita in cenere.
Invece no, Patria Mercedes era ritornata per raccontare a tutti,
a tutti senza esclusione.
Eppure non riuscivo a parlare. Ero sotto shock, direte voi, piangevo il ragazzo morto.
11 giorno dopo era su tutti i giornali. Quarantanove
uomini e
ragazzi martirizzati sulle montagne. Noi avevamo visto gli unici
quattro scampati, e per che cosa? Torture a cui non oso pensare.
Sei giorni dopo capimmo che la seconda ondata della forza di
invasione aveva toccato le spiagge piu a nord. Scorgemmo gli aerei
che volavano bassi, come calabroni. Poi leggemmo suI giornale che
un battello con a bordo novantatre individui era stato bombardato
prima che toccasse terra; un altro che ne portava sessantasette era
160
riuscito ad approdare, ma l'esercito, spalleggiato dai campesinos
locali, aveva catturato quei poveri martiri.
Non feci il conto di quanti erano i morti. Tenni le mani sulla pancia, concentrandomi
su quel che era vivo.
Poco meno di un mese prima che arrivassi a termine, partecipai
al raduno di agosto del Gruppo Culturale Cristiano a Salcedo. Era
il primo incontro da quel ritiro disastroso. A luglio Padre de Jesus
e Fratello Daniel erano andati nella capitale a consultarsi con altri
preti. Al raduno di Salcedo invitarone'solamente
qualcuna delle vecchie socie che - come compresi poi - avevano giudicato pronte per
la Chiesa Militante e stanche di nascondersi tra le sottane della
Madre Chiesa.
Scelsero bene, devo ammetterlo. 10 ere pronta, grossa e pesante
com'ero.
Non appena entrai nella sala capii che era cambiato il modo in
cui il Signore Gesu sarebbe stato tra noi. Basta con le chiacchiere
liturgic he su San Zenone che aveva fatto venire il se re no per il matrimonio della nipote, 0 su Santa Lucia che aveva curato la congiuntivite della vacca. La stanza era zittita dall'ira degli angeli vendicatori che affilavano i loro raggi prima di colpire.
I preti avevano deciso che non potevano aspettare in eterno un
cenno del papa 0 dell'arcivescovo. Era venuto il momento, perche
il Signore aveva detto, "10 vengo con l'aratro ma anche con la spada, per liberare gli offesi".
Non riuscivo a capacitarmi che a parlare fosse 10 stesso Padre de
[esus che fino a qualche me se prima non riusciva a distinguere la
fede dalla fifa! Ma ecco che li, in quella stanzetta, Patria Mercedes,
la stessa che non avrebbe fatto male a una farfalla, si mette a gridare: «Sono per la rivoluzione».
E COS! nascevamo nello spirito del Signore vendicativo, non piu
Suoi agnelli. 11nostro nuovo nome divento Acci6n Clero-Cultural.
Si noti, azione come prima parola! E qual'era la nostra missione nelI'ACC?Nientemeno che organizzare un'efficiente rete clandestina a
Iivello nazionale.
Avremmo diffuso la parola di Dio tra i campesinos che, avendo
subito illavaggio del cervello, si erano dati alla caccia dei loro liberatori. Dopo tutto, Fidel a Cuba non avrebbe vinto, senza i campesinos pronti a nutrirlo, a nasconderlo, a mentire per lui, a combatrcrc con lui,
161
Il nostro messaggio era, siamo tutti fratelli e sorelle in Cristo.
Non si poteva braccare un ragazzo armati di machete e pretendere
di entrare nel Regno dei Cieli. Non si poteva tirare il grilletto, senza pensare di chiudere anche l'ultimo spiraglio rim as to per passare
nell' eternita.
Potrei continuare.
A riunione finita Padre de Jesus mi accompagno fuori. Dando
un'occhiata alla pancia mi guardo come per scusarsi, ma ando avanti con le domande. Conoscevo qualcuno disposto a unirsi all'organizzazione? Sicuramente aveva saputo degli incontri che Manolo e
Minerva organizzavano sulla nostra proprieta.
Annuii. Ne conoscevo almeno sei, dissi, contando Pedrito e Nelson insieme alle mie due sorelle e i loro mariti. E fra un mese sette.
SI, quando fosse nato il bambino, sarei andata in giro ad arruolare
nell'armata di Nostro Signore tutti i campesinos di Ojo de Agua,
Conuco e Salcedo.
«Patria Mercedes, come sei cambiata!».
Per tutta risposta scrollai il capo, e non ci fu bisogno di aggiungere altro. Rideva, inforcando gli occhiali dopo averli puliti nella
tonaca: finalmente, come me, ci vedeva chiaro.
La prima volta che si riunirono di nuovo all'ombra dell a tettoia
li raggiunsi, portando in braccio il mio campi one di una settimana.
«Hola, Patria», mi salutarono gli uomini. «Che bel maschione!».
Quando me 10 presero per ammirarlo, il bimbo comincio a strillare. Quello aveva cominciato a protestare da quando era venuto al
mondo. «Come si chiama, l'ometto urlatore?»
«Raiil Ernesto», rispose Minerva in tono allusivo, fiera del nipote.
Confermai con un cenno del capo e sorrisi ai loro complimenti.
Nelson guardo da un'altra parte, quando 10 guardai. Forse credeva
che fossi venuta a prenderlo. «Entrate in casa, ora», dissi. «Devo
parlarvi di una cosa».
Penso che mi rivolgessi a lui, ma io stavo guardando tutto il gruppo: «Andiamo».
Al mio invito Minerva agito la mano in un gesto di rifiuto. «Non
ti preoccupare per noi».
Dissi: «Entrate, questa volta 10 dico suI serio».
Si guardarono l'un l'altro e qualcosa nel tono della mia voce li
convinse che era dei loro. Raccolsero i bicchieri e mi seguirono ubbi162
dienti, fin dentro casa, come se conducessi
schiavitu.
i bambini
fuori dell a
A quel punto chi cornincio a preoccuparsi fu Pedrito. E il cruccio 10 colpi nel punto in cui era piu vulnerabile. Lo stesso mese in
cui ci eravamo incontrate nella canonica di Padre de Jesus, era stata promulgata una nuova legge. Chiunque venisse sorpreso a ospitare nemici del regime, anche se estraneo ai loro progetti, sarebbe
stato imprigionato e tutte le sue proprieta sarebbero diventate proprieta del governo.
La sua terra! Lavorata dal padre; dal nonno e dal bisnonno prima di lui. La sua casa, l'arca radiosa in cui vedeva l'impronta del
bisnonno.
Non avevamo mai litigato a quel modo in diciotto anni di matrimonio. La notte, in camera da letto, quell'uomo che non aveva mai
alzato la voce contro di me, mi scateno addosso l'ira di tre generazioni. «Tu, pazza mujer, invitarli in casa! Vuoi che i tuoi figli perdano illoro patrimonio,
questo che vuoi?».
Quasi volesse rispondere a suo padre, Raiil Ernesto cornincio a
piangere. Lo attaccai al seno e quando termino la poppata continuai a cullarlo a lungo tra le braccia, per suscitare in suo padre un
po' di tenerezza. Per ricordagli che avevo in serbo qualcosa anche
per lui.
Ma non mi volle. Per la prima volta Pedrito Conzales mi rifiuto,
Mi fed nel piu profondo del cuore. Attraversavo quel periodo di
vuoto che segue la nascita di un bambino, quando si brama di riaverlo dentro. E l'unico sollievo allora, e che ci ritorni il padre, mettendosi comodo come a casa propria.
«Se tu avessi visto quello che ho visto io in montagna», 10 implorai, ricominciando
a piangere per il ragazzo morto. «Ay, Pedrito,
come possiamo essere dei veri cristiani se voltiamo le spalle ai nostri
fratelli e sorelle ... »
«Tua prima responsabilita sono i tuoi figli, tuo marito e la tua
casa! ». Aveva il viso a tal punto alterato dalla rabbia, che non riconoscevo piu l'uomo che amavo. «Ho gia concesso che usassero questo posto per mesi. Che vadano a riunirsi nella vostra fattoria Mirabal, d'ora in poi!».
E vero, la fattoria di famiglia sarebbe stata l'alternativa piu logiea, ma adesso ci vivevano Dede e Jaimito. Avevo gia consultato
Dede, ma non aveva ottenuto il permesso di Jaimito.
e
163
«Tu pero credi in quello che fanno, Pedrito», gli rammentai. A
quel punto non so cos a mi prese. Volevo ferire l'uomo che avevo di
fronte. Volevo fare a pezzi quella versione ridotta del suo vero io e
liberare l'uomo dal cuore grande che avevo sposato. COS!confessai.
11suo primogenito non voleva il patrimonio. Nelson aveva gia presentato la domanda di iscrizione all'universita per l'autunno. Ma
soprattutto,
sapevo per certo che partecipava gia all'attivita clandestina con gli zii. «Sara lui, che butterai tra le braccia del SIM!»
Pedrito si passe sulla faccia le mani grandi e chine il capo, rassegnato. «Che Dio 10 assista, che Dio 10 assista», continue a borbottare, finche il mio cuore provo rimorso per averlo ferito a quel
modo.
Piu tardi pero, al buio, venne a cercarmi con la fame di un tempo. Non ebbe bisogno di dire che stava dalla nostra parte. Lo capii
dal modo arruffato in cui mi prese con se, proprio dove il bisnonno, il nonno e il padre si erano uniti alle loro donne prima di lui.
Fu COS!che la nostra casa divento la casa-madre
del movimen-
to.
Fu qui che, a porte chi use e finestre sprangate, l' ACC si fuse col
gruppo che Manolo e Minerva avevano messo in piedi un anno prima. Eravamo circa quaranta. Fu eletto un comitato centrale. All'inizio cercarono di inserirvi Minerva, ma lei passe la mano a Mano10, che divento il nostro presidente.
Fu in questo stesso salotto, in cui Noris aveva cominciato a ricevere i pretendenti, che il gruppo si diede un nome. E che disputa ne
venne fuori: sembravano scolarette che litigavano su come mettersi in fila! Alcuni volevano un nome pomposo comprensivo di tutti
gli alti ideali, Partito Rivoluzionario
dell'Integrita
Dominicana.
Finalmente Minerva prese in pugno la situazione e venne subito al
dunque. Propose che scegliessimo un nome in ricordo degli uomini
morti in montagna.
E per la seconda volta nella sua vita tranquilla Patria Mercedes
(alias Mariposa n.3) grido: «Sono per la rivoluzione!».
COS!, fu tra queste pareti piene di ritratti, compreso quello di El
Jefe, che si fondo il Movimento Quattordici Giugno. La nostra rnissione consisteva nel mettere in atto una rivoluzione interna, senza
stare ad aspettare la liberazione dall'esterno.
Fu proprio su questo tavolo di formica, dove potete ancora vedere le macchie d'uovo della prima colazione della mia famiglia, che
164
vennero confezionate le bombe Nipples, si chiamavano. Fu la sorpresa della mia vita vedere Maria Teresa, COS!brava a cue ire merletti, maneggiare pinzette e forbicine per legare insieme i sottili fili
metallici.
Fu proprio su questo divanetto di bambu, dove da piccolo aveva giocato col fucile di legno fatto dal nonno, che il mio Nelson
sedette in compagnia di Padre de Jesus, a contare le munizioni per
i trentadue fucili automatici che avren:mo ricevuto entro qualche
settimana in un punto stabilito. Qualcuno di nome Ilander e che noi
chiamavamo Aquila aveva organi.~~ato COr:J.gli esiliati un lancio
aereo.
Fu proprio su quella sedia a dondolo, dove avevo allattato tutti
i miei figli, che vidi mia sorella Minerva guardare nel mirino di una
carabina M-I. Un mese fa non l'avrei distinta da un fucile da caccia. Quando la vidi puntare fuori dalla finestra, gridai, facendola
trasalire: «No, no, non alla mimosa!».
Avevo mandato Noris dalla nonna a Conuco. Le dissi che dovevamo fare delle riparazioni nella sua stanza. E in un certo senso era
vero, perche fu nella sua camera da letto che stipammo le casse. Fu
tra i barboncini rosa all'uncinetto, le boccette di profumo e le istantanee della festa per la quinceaiiera, che accumulammo un arsenale assortito di pistole e revolver, tre Smith & Wesson calibro 38, sei
carabine M-I calibro 30, tre mitragliatori M-3 e una Thompson 45
rubata a una guardia. Lo so, perche Mate e io stilammo la lista, nella bella calligrafia che ci avevano insegnato le suore, per copiare i
brani della Bibbia.
Fu in quei vecchi e floridi campi che Pedrito e suo figlio, con altri
uomini, sotterrarono
le casse che avevamo riempito e sigillato.
Pedrito calo il terribile carico tra le radici di cacao. Ma ora non sembrava angustiato dai rischi che correva. Anche questo era un modo
di coltivare, mi disse poi, e 10 poteva fare insieme a Nelson. Da quei
semi di distruzione avremmo presto - molto presto - raccolto il frutto della liberta.
Fu proprio su quel tavolino, contro cui Noris una volta perse un
dente azzuffandosi con suo fratello, che furono disegnati i piani d'attacco. 1121 di gennaio, giorno della Vergine della Suprema Grazia,
i vari gruppi si sarebbero ritrovati qui, per armarsi e ricevere le ultime istruzioni.
Fu proprio in questo atrio, avanti e indietro dalle stanze dei bamhini, nel salotto, lungo la galeria sul retro che conduce in giardino,
165
che io camminai in quegli ultimi giorni del 1959, domandandomi
con angoscia se avevo fatto bene a esporre la mia famiglia al SIM.
Rivedevo la casa-madre in montagna, il tetto che cedeva, le pareti
che si sbriciolavano, quasi fosse una casa assurdamente costruita
sulla sabbia. Riuscivo, con l'immaginazione del terrore, a trasformare quella visione nel crollo della mia casa.
Continuando a camminare la ricostruivo con la preghiera, rimettevo la porta sui cardini cigolanti, inchiodavo le tavole del pavimento, sistemavo gli architravi. «Che Dio ci assista», continuavo a
ripetere. «Che Dio ci assista». Raulito stava quasi sempre in braccio a me e lanciava strilli terribili, io camminavo, cercando di quietare lui e me stessa.
PARTE TERZA
1960
166
IX
Dede
1994
E
1960
Quando Dede si guarda in giro, il giardino e sprofondato nell'immobilita, i fiori sono scuri, illoro profumo piu intenso per la
mancanza di colori e di luce. La donna dell'intervista e un volto indistinto che perde lentamente i suoi tratti.
«E le ombre delta notte cominciano a cadere, it viaggiatore si
affretta verso casa e it campesino dice addio ai suoi campi», recita
Dede.
La donna si alza in fretta dalla sedia, come se qualcuno l'avesse invitata ad andarsene. «Non mi era resa conto che fosse tanto
tardi» .
«No, no, non stavo lanciandole un'indirecta», ride Dede, facendo segno alla donna di tornare a sedersi. «Abbiamo ancora qualche
minuto». L'intervistatrice si siede sul bordo della sedia quasi sapesse che la vera intervista e ormai conclusa.
«A quest'ora mi viene sempre in mente quella poesia», spiega
Dede, «Minerva la recitava spesso negli ultimi mesi, quando viveva
con Mate e Patria da Mama. I mariti erano in prigione», aggiunge,
notando sul volto della donna un moto di sorpresa per quel cambio
di indirizzo. «Tutti tranne jaimito».
«Fortunate», commenta l'ospite.
«Non e stata fortuna», replica subito Dede. <<E dipeso dal fatto
che non si fece coinvolgere direttamente».
«E lei?».
Dede scrolla il capo. «A quei tempi, noi donne seguivamo i mariti». Che scusa sciocca. Del resto, basta guardare Minerva. «Mettiamola COSl», aggiunge Dede, «io, ho seguito mio marito. 10 non
mi sono fatta coinvolgere».
169
«Posso capirc», dice subito la t/OI1Il:l lIl'll'jllll'l VI.\I.I co mc se
volesse proteggere Dede dai propri dubbi. <d~:1111:01':ll'OSI :1I1\:he ncgli
Stati Uniti. Voglio dire, la maggior parte delle donne chc conosco
se, poniamo, il marito trova lavoro in Texas, si limita a dire, d'accordo, vada per il Texas».
«Non sono mai stata nel Texas», dice Dede distrattamente.
Poi,
come se volesse riscattarsi, aggiunge: «Mi sono impegnata solo piu
tardi».
«Quando?».
di».
Dede 10 ammette
ad alta voce: «Quando
ormai era troppo tar-
La donna mette via penna e taccuino. Fruga nella borsa in cerea delle chiave e allora si ricorda: le ha infilate nel portacenere dell'auto per trovarle subito! Perde sempre qualcosa. Lo dice quasi vantandosene. Fornisce una serie di esempi recenti, nel suo spagnolo
sconnesso.
Dede teme che la donna, col buio, non riesca piu a trovare la
strada fino alIa provinciale. Una donna cosi mingherlina, con quei
capelli che le cascano continuamente
sul viso. Che fine ha fatto la
lacca per capelli? Anche sua nipote Minou li porta cosi, Un gran
discorrere sugli extraterrestri e intanto se ne vanno in giro che sernbrano arrivate dallo spazio.
«Potrei accompagnarla
fino alIa svolta dell'anacahuita»,
pone alIa donna dell'intervista.
«Lei guida?».
pro-
Si stupiscono sempre. E non solo le americane, che considerano
questo un paese "sottosviluppato",
in cui Dede dovrebbe ancora
andare in giro col carretto e la mantiglia sulla testa, ma anche le
nipoti e i nipoti, anche i suoi figli la prendono in giro per la piccola
Subaru.
Mama Dede una donna moderna: !Epa! Comunque in tante altre
cose non sono affatto cambiata, pensa Dede. L'anno scorso, durante il viaggio premio in Spagna, quel canadese brillante aveva cereato di fare amicizia e, anche se erano passati dieci anni dal divorzio,
Dede non era riuscita a concedersi quella piccola avventura.
«Ce la faro», dichiara la donna osservando il cielo. «Uh, la luce
quasi scomparsa»,
e
E cad uta
la notte. Sentono dalla strada il rum ore di una mac-
china
ill
lilt
"hi 1,111l \111;1\
addio a Ikd",1
lii nn'l.lIijj
lil~I\-1I1
fino al laro (/,'11.11-1111(1 tllI\1 i 1',lId"
Una macc lun« 'IIIIVVh 11111 I I!' lilt I "Ill VIj\l~1
gli occhi delle dounc. I kd,' 1,1" ""11 Ill! ••11',11 1111 I", I
mali sorpresi dai fari di lIt1':11I1O c lu: NI" I'll 11'(1\111" i ll,
«Chi sara?», si dornanda Dcde u voce .11111.
«11suo prossimo compromiso, no?», diet! la dOlllHI dl1llll1lll
VI
sta.
Dede si ricorda della bugia. «Si, certo», dice, scrutando IIl'l huio.
«Buenasl», esclama.
«Sono io, Mama Dede», le risponde Minou. La portiera della
macchina sbatte: Dede sobbalza. Rumore di passi che le corrono
incontro.
«Che diavolo ci fai qui? Te l'ho detto un migliaio di volte!», Dede
rimprovera la nipote. Non le importa piu di tradire la bugia. Minou
10 sa, 10 sanno tutte le sue nipoti che Dede non vuole che si mettano in strada quando
gia buio. Se le loro madri avessero atteso la
mattina seguente per riprendere quella desolata strada di rnontagna, forse sarebbero ancora vive, a ricordare alle figlie i rischi della guida notturna.
«Ya, ya, Mama Dede», Minou si china a baciare la zia. Avendo
preso sia dal padre che dalla madre, supera di una testa Dede. «A
dir la verita ho lasciato la strada da piu di un'ora», Segue una pausa e Dede capisce subito perche Minou esita, si aspetta un'altra sgridata. «Ero da Pela».
«Messaggi dalle ragazze?», domanda Dede sarcastica. Avverte
al suo fianco la presenza imbarazzata della donna dell'intervista.
«Potrernmo almeno sederci», dice Minou. C'e un che di eccitato nella sua voce, che Dede non riesce a decifrare. Ha rovinato l'arrivo della nipote, come scesa dalla macchina ha cominciato a sgridarla. «Vieni, vieni, hai ragione. Perdona la maleducazione della tua
vecchia zia. Andiamo a prendere una limonada»,
«10 stavo per andarrnene», ricorda a Dede la donna dell'intervista. Rivolta a Minou aggiunge: «Spero di rivederla ... »
«Non ci siarno neppure presentate», le sorride Minou.
Dede si scusa per non averlo fatto e presenta la donna alla nipote. Santo cielo, che guazzabuglio di espressioni di riconoscenza ne
vie ne fuori. La donna dell'intervista giubila, che fortuna incontrare
sia la sorella che la figlia dell'eroina del Quattordici Giugno. Dede si
e
e
170
171
schermisce. Non avrebbe dovuto farselo sfuggire. A differenza della
zia, i ragazzi non sopportano questa sorta di effusioni ostentate.
Minou pero reagisce con un sorriso. «Venga ancora a trovarci»,
concede, e Dede, costretta ad adeguarsi alla cortesia, aggiunge: «Si,
adesso conosce la strada»,
«Sono andata a trovare Fela», esordisce Minou, dopo essersi
accomodata con la spremuta di limone.
Dede intuisce che la nipote trattiene l'emozione. Cosa c'e che
non va? Si domanda Dede. Con garbo questa volta, sollecita Minou:
«Dimrni, cosa hanno detto le ragazze oggi?»
«E questo il punto», risponde Minou, con la voce ancora incrinata. «Non si sono fatte vive. Fela sostiene che devono essersi messe in pace. Strano, quando me l'ha detto, invece di essere contenta
sono diventata triste».
11suo ultimo, fragile, legame con la madre. Per questo e tanto
emozionata, pensa Dede. Poi le viene in mente qualcosa. Sa con esattezza perche Fela questo pomeriggio non ha stabilito il contatto.
«Non ti preoccupare», Dede accarezza la mano della nipote. «Sono
ancora da queste parti»,
Minou si ritrae. «Mi stai di nuovo prendendo in giro?»
Dede scroll a il capo. «Giurerei che sono state qui. Tutto il porneriggio»,
Minou osserva la zia, in cerea di qualche indizio di ironia. Finalmente dice: «Posse farti qualsiasi domanda, come faccio con Fela?»
Dede ride imbarazzata: «Avanti».
Minou esita, poi chiede, senza piu indugi, quelIo che Dede ha
sempre sospettato che tutti vogliano domandarle, ma che una sorta di riguardo li ha trattenuti dal fare. Ci voleva l'incarnazione di
Minerva, per mettere Dede di fronte alla domanda che lei stessa ha
evitato di porsi. «Mi sono sempre chiesta, voglio dire, eravate cosi
unite, come mai non ti sei messa con loro?».
anche i tre ragazzi. Dede non li aspettava che per la sera tardi. Dalla casa di Mama sulla strada principale, le sorelIe devono aver visto
passare il camioncino di Jaimito senza di lei e si sono precipitate a
farle quest a visita fuori programma.
Quando udi la macchina fermarsi di fronte a casa, Dede fu tentata di svignarsela nelIa piantagione di cacao. Stava diventando molto solitaria. Qualche sera prima Jaimito le aveva riferito, con un
tono di rimprovero, che sua madre gli aveva fatto notare come Dede
non fosse piu la donna alIegra di un tempo. In effetti aveva quasi
perso l'abitudine di passare da Dofia Leila per l'omaggio di una nuova qualita di ibiscus innestata da Iei-o un'infornata di pastelitos fatti con gli avanzi. La Signorina Sorriso non sorrideva piu, proprio
cosi. Dede aveva guardato il marito, un lungo sguardo, come se
volesse far riemergere il ragazzo dei suoi sogni dal que! macho prepotente e alI'antica in cui si era trasformato il marito. «Tua madre
ha detto questo?».
Jaimito aveva solIevato l'argomento mentre sedeva in pantofole nella galeria, godendosi il fresco delIa sera. Bevve dal bicchiere un
ultimo sorso di rum e rispose: «Cosi ha detto. Portamene un altro,
Mami, per favore». Le porse il bicchiere e Dede servizievole si diresse alla ghiacciaia sul retro, dove scoppio a piangere. Avrebbe voluto sentirgli dire che era stato lui a notarlo. Sarebbe bastato a migliorare le cose. In che senso, neppure lei sapeva bene.
Cosi, quando que 1pomeriggio vide le sorelle sul vialetto, prove
un vero e proprio terrore. Come se stessero arrivando le tre parche,
con le forbici pronte a recidere il nodo che permetteva alla vita di
Dede di non cadere a pezzi.
Sapeva perche era no venute.
Patria si era rivolta a lei in autunno con una strana richiesta.
Poteva seppellire delle casse in uno dei campi di cacao dietro la casa?
Dede era rimasta molto sorpresa. «Che dici Patria? Chi ti fa fare
queste cose?»
Patria sembrava stupita. «Siarno tutti coinvolti, se questo che
vuoi sapere. Ma questa e una mia iniziativa»,
«Capisco», aveva risposto Dede, ma in realta ci aveva visto 10
zampino di Minerva. Minerva che agitava le acque. Senza dubbio
aveva mandato Patria invece di venire di persona, perche con Dede
non riusciva a intendersi. Da anni non litigavano piu apertamente
- dai tempi di Lio, forse? - ma da qualche tempo avevano ricomincia to ad avere brevi scontri piuttosto aspri.
e
Naturalmente ricorda con precisione que! pomeriggio assolato,
pochi giorni dopo l'inizio delI'anno, in cui Patria, Mate e Minerva
vennero a trovarla.
Aveva preparato una nuova aiuola nel giardino, godendosi l'insolita tranquillita delIa casa vuota. La cameriera aveva il giorno libero e, come sempre la domenica pomeriggio, Jaimito era andato alla
gran de gal/era di San Francisco, questa volta portandosi dietro
172
173
Cosa poteva rispondere Dede? Prima doveva parlarne a jaimito. Patria le aveva lanciato un'occhiata di disapprovazione
e Dede
si era messa sulla difensiva. «Perche? Non dovrei chiedere il parere
di Jaimito? E il minimo che possa fare. E lui che coltiva questa terra, lui il responsabile qui».
«Ma non puoi decidere da te e riferirglielo poi?»
Dede squadro la sorella, incredula.
«10 ho fatto COSI», continue
Patria. «Prima sono entrata nell'organizzazione,
poi ho convinto Pedrito a unirsi a me».
«Beh, il mio matrimonio non funziona COSI» , rispose Dede. Sorrise, per non far suonare stizzosa la frase.
«E come funziona il tuo matrimonio?» Patria la guardo con quella dolcezza che riusciva sempre a penetrare il sorriso di Dede, Dede
guardo altrove.
«Non sembri piu tu», continue Patria, prendendo la mano a
Dede. «Sembri cosi... non so ... lontana. Qualcosa non va?».
Piu che la domanda, fu il tono preoccupato di Patria a riportare Dede in quella zona desolata di se, dove aveva serbato la speranza di dare e ricevere amore, a piene mani, con reciprocita,
A quel punto, non pote trattenersi. Per quanto si sforzasse di
regal are a Patria un altro dei suoi sorrisi rassicuranti, Miss Sonrisa
era scoppiata in lacrime.
e
Dopo l'incontro con Patria, Dede in effetti parlo con Jaimito.
Come previsto, la sua risposta fu un nettissimo no. Ma come non
aveva previsto, si infurio con lei per aver anche solo considerato una
richiesta del genere. Alle sorelle Mirabal piaceva mettere le briglie
agli uomini, questo era il problema. In cas a sua, chi portava i pantaloni era lui.
«Giura che starai alIa larga da loro!»
Quando si arrabbiava, di soli to si limitava ad alzare la voce. Ma
quella sera l'aveva afferrata per i polsi buttandola sulletto, solamente - sostenne poi- per farla tornare a ragionare. «Giura!».
Adesso, quando ci ripensa, Dede si domanda, come le ha dornandato Minou: Percher Perche non ha seguito le sorelle? Aveva solo
trentaquattro
anni. Avrebbe potuto cominciare una nuova vita. Ma
no, ricorda a se stessa. Non avrebbe ricominciato. Sarebbe morta
con loro sulla quella strada solitaria di montagna.
Eppure quella sera, con le parole tuonanti di Jaimito che ancora le risuonavano nell'orecchio, Dede era pronta a rischiare la vita.
174
Era il matrimonio che non poteva mettere in discussione. Era sernpre stata la docile figlia di mezzo, abituata a seguire chi aveva davanti. Vicino a un contralto cantava da contralto, vicino a un soprano
cantava da soprano. Miss Sonrisa, allegra e docile. La sua vita era
legata a quella di un uomo dispotico e cosi, si ritrasse dalla sfida che
le sorelle le offrivano.
Dede mando un biglietto a Patria: Mi dispiace, Jaimito ha detto
dino.
E per molte settimane evito di incontrare
le sorelle.
Ed ora eccole la, tutte e tre, la benda delle liberatrici.
Il cuore di Dede batteva all'impazzata quando le raggiunse per
salutarle: «Che pia cere vedervi!». Sorrise, Miss Sonrisa, armata di
sorrisi. Le condusse attraverso
il giardino, prendendo
tempo,
mostrando loro questa 0 quella pianta nuova. Come se fossero n per
una visita di cortesia. Come se fossero venute a vedere come gettava il gelsomino.
Sedettero nel patio, scambiandosi le novita della vita quotidiana. I bambini si stavano tutti prendendo il raffreddore, la piccola
Jacqueline compiva un anno il mese prossimo. Patria doveva alzarsi a tutte le ore per Raulito. Quel bambino ancora non dormiva una
notte filata. Illibro del dottore gringo che stava leggendo sosteneva che le coliche infantili erano colpa dei genitori. Senza dubbio
Raulito sentiva la tensione che c'era in casa. A proposito di sentire:
Minou aveva apostrofato Trujillo con una brutta parola. Non chiedere quale. Deve averla sentita dai genitori. Bisognava stare piu
attenti. Immagina cosa poteva succedere, se ci fosse stato in casa un
altro guardiano spione, come Prieto.
Immagina. Cadde un silenzio impacciato. Dede si tenne pronta.
Si aspettava che Minerva avesse in serbo un'arringa appassionata
per l'utilizzo della fattoria di famiglia come deposito di munizioni.
Ma fu Mate a prendere la parola, la sorellina che portava ancora le
trecce e sceglieva 10 stesso tessuto per gli abiti suoi e della figlia.
Erano venute, disse, perche c'era in ballo qualcosa di grosso,
molto grosso. Gli occhi di Mate erano quelli di una bimba, spalancati dalla meraviglia.
Minerva si passo l'indice attraverso la gola e lascio penzolare la
lingua fuori dalla bocca. Patria e Mate scoppiarono in una risatina
nervosa.
Dede non poteva crederci. Erano diventate completamente mat175
te! «£ una faccenda seria», le rimprovero. Un furore che non aveva
nulla ache vedere con quella faccenda seria le fece battere forte il
cuore.
«Puoi scornmetterci»,
disse Minerva ridendo.
«11 caprone
morira».
«Meno di tre settimane!», la voce di Mate era affannata per l'eccitazione.
«11giorno della festa della Virgencital», esclarno Patria, facendosi il segno dell a croce e volgendo gli occhi al cielo. «Ay, Virgencita, proteggici».
Dede punto il dito sulle sorelle. «E 10 farete voi?»
«Santo cielo, no», rispose Mate, inorridita al pensiero. «11Gruppo d' Azione fad giustizia, ma a quel punto le varie cellule libereranno i loro territori. Noi prenderemo la Fortaleza di Salcedo».
Dede fu sul punto di ricordare alla sorellina il suo terrore per i
ragni, i vermi, gli spaghetti nella minestra, ma lascio continuare
Mate. «Noi siamo una cellula, vedi, e di solito ci sono solo tre membri per cellula, ma potremmo far diventare la nostra di quattro».
Mate guardo piena di speranza Dede,
Come se la stessero invitando a entrare in una maledetta squadra di pallavolo!
«Detto cosi troppo improvvisato, 10 so», stava dicendo Patria.
«Ma non
come per quelle casse, Dede. Questa pare una cosa
certa»,
«E una cos a certa», conferrno Minerva.
«Non decidere adesso», continue Patria, forse per prevenire una
decisione impulsiva di Dede. «Pensaci, dormici sopra. Ci sad una
riunione da me domenica prossirna».
«Ay, come ai vecchi tempi, tutte e quattro insieme! », batte le
mani Mate.
Dede si send trascinare dalla passione delle sorelle.
Poi cozzo contro il solito ostacolo. «E Jaimito?»
Segui un altro silenzio imbarazzato. Le sorelle si scambiarono
un'occhiata.
«Anche nostro cugino
invitato», disse Minerva con
quel tono asciutto che usava sempre con Jaimito. «Ma tu sai meglio
di noi se sia il caso di parlargliene».
«Cosa intendi dire?», replico Dede,
«Voglio dire che non conosco le posizioni politiche di jaimito».
L'orgoglio di Dede ne fu ferito. Per quanto avessero dei problemi, Jaimito era pur sempre suo marito, il padre dei suoi figli. «jai-
e
e
e
176
e
e
mito non trujillista, se a questo che alludi. Non piu di quanto ...
di quanto 10 fosse Papa»
«A suo modo, Papa era trujillista», dichiaro Minerva.
Tutte la guardarono, allibite. «Papa e stato un eroe!», smanio
Dede. <<E morto per quello che ha passato in prigione. E tu dovresti saperlo. Ha cercato di tirarti fuori dai guail.
Minerva annul. <<E vero. 11suo consiglio era sempre, non indispettire le vespe, non indispettire le vespe. Sono gli uomini come lui
e Jaimito e gli altri fulanitos fifoni, che hanno tenuto que 1 diavolo
in sella tutti questi anni».
..
«Come puoi dire una cosa delgenere di Papa?», Dede si send
montare la voce. «Come potete lasciare che dica questo di Papar.
Cerco di far schierare le sorelle.
Mate aveva cominciato a piangere.
«Non
per questo che siamo venute», ricordo Patria a Minerva, che si alzo in piedi e ando ad appoggiarsi al parapetto mettendosi a fissare il giardino.
Dede passo uno sguardo indagatore sul giardino, quasi timorosa che la sorella potesse trovare qualche pecca anche la. Ma i croton erano piu rigogliosi che mai e le buganvillee, che aveva temuto
non attecchissero, erano cariche di fiori rosa. Tutte le aiuole erano
in ordine e senza erbacce. Ogni cosa al suo posto. Solo sulla nuova
aiuola a cui aveva appena lavorato, la terra era rivoltata. Ed era
sgradevole vedere - tra le pi ante in bell'ordine - quella terra scura,
come una ferita nel terreno.
«Ti vogliamo con noi. Per questo siamo qui». Minerva fisso la
sorella con occhi pieni di passione.
«E se non potessi?» A Dede trerno la voce. «[aimito pensa che
sia un suicidio. Mi ha detto che se mi faccio coinvolgere in questa
faccenda sad costretto a lasciarrni». Ecco, l'aveva detto. Dede si
send sul viso la vampata di vergogna. Si stava nascondendo dietro
le paure del marito, attirando il disprezzo su di lui, invece che su se
stessa.
«11nostro caro cugino ... », cornincio Minerva con sarcasmo, ma
Patria la interruppe con un'occhiataccia.
«Ciascuna ha le proprie ragioni per le scelte che fa», disse Patria,
scaricando l'atmosfera dalla tensione, «e noi dobbiamo rispettarle».
Beati i portatori di pace, penso Dede, ma non riusci a farsi venire in mente quale fosse il premio promesso a loro.
e
177
«Qualunque
cosa tu decida, noi capiremo», concluse Patria,
guardando le sorelle.
Mate annul, ma Minerva non sapeva arrendersi. Salendo in macchina ricordo a Dede: «Dornenica prossima, da Patria, verso le tre.
Nel caso tu cambi idea», aggiunse.
Mentre le guardava partire, Dede prove una strana cornmistione di terrore e contentezza. Inginocchiandosi sulla nuova aiuola riusci a calmare il tremito alle ginocchia. Prima ancora di completare
illivellamento
del terreno e la composizione di un bordo con piecole pietre, aveva gia organizzato il suo piano. Solo molto tempo
dopo si rese conto di aver scordato di mettere dei semi nella terra.
Lo avrebbe abbandonato.
Una volta presa quella decisione, partecipare alIa riunione clandestina da Patria rappresentava solo un piccolo passo dopo la grande svolta. Per tutta la settimana perfeziono il suo piano. Mentre batteva i materassi e fumigava le tavole dell'impiantito
contro le formiche rosse, mentre tagliava a pezzetti le cipolle per il mangu della
colazione dei ragazzi, e dava loro da bere illimonsillo per tener lontano il raffredore che era in giro, elaborava le sue trame. Nella camera da letto buia, mentre si concedeva al marito che le pesava addosso e mentre aspettava che terminasse, assaporava il proprio segreto che sprigionava il delizioso sapore dell a liberta.
La domenica successiva, mentre Jaimito era alIa gal/era, Dede
sarebbe andata alIa riunione. Al ritorno, lui avrebbe trovato il rnessaggio suI cuscino.
Mi sento come una sepolta viva. Devo andarmene. Non posse
piu continuare con questa messinscena.
La loro vita in comune era crollata. Da una devozione da cagnolino, lui era passato a una prepotenza umorale, alternata a periodi
di rimorso persecutorio che forse, se ci fosse stata meno brama in
lui e piu desiderio in lei, si sarebbe trasformato in passione. Fedele
alIa propria indole, Dede aveva cercato di vedere illato positivo delle cose, desiderosa com'era di ordine e di pace. Lei stessa era piena
di crucci: per la nascita dei figli, per la crisi della famiglia dopo l'arresto di Papa, per la triste resa e la morte di Papa, per i numerosi
fallimenti nei loro affari. Forse Jaimito si sentivapiegato da quei fallimenti, dal fatto che lei gli ricordava di continuo come avesse cercato di evitarli con le sue raccomandazioni.
Era anche diventato un
bevitore solitario, lui, che aveva sempre bevuto solo in compagnia.
178
Le venne spontaneo di accusare se stessa. Forse non 10 aveva
amato abbastanza. Forse aveva intuito che per gran parte della loro
vita coniugale lei era stata perseguitata dallo sguardo di un altro.
Lfo! Che ne era stato di lui? Piu volte Dede, fingendo noncuranza, aveva domandato a Minerva notizie delloro vecchio amico.
Ma Minerva non ne sapeva nulla. AlIa fine aveva scoperto che Lio
era riuscito ad arrivare in Venezuela, dove un gruppo di esiliati stava cercando di organizzare uno sbarco,
Poi, di recente, senza che Dede avesse domandato nulla, Minerva le aveva confidato che illoro vecchio arnico era vivo e attivo.
«Sintonizzati su Radio Rumbos, alIa frequenza 99». Minerva sapeva che Jaimito si sarebbe infuriato, se avesse sorpreso Dede ad ascoltare quella stazione illegale, ma la sorella l'aveva stuzzicata.
In una notte che ispirava trasgressione Dede lascio Jaimito
profondamente
addormentato
dopo la sua razione di sesso, e sguscio via all'estrernita del giardino, fino al capanno dove teneva gli
attrezzi. La, al buio, seduta su un sacco di trucioli di corteccia che
utilizzava per le orchidee, accese con circospezione la radiolina a
transistor di Jaimito Enrique. Segui il borbottio di una scarica, poi
una voce, molto enfatica, proclarno: «Condannatemi,
non importa. La storia mi assolvera!».
In quelle ore di basso ascolto il discorso di Fidel veniva trasmesso
all'infinito, come avrebbe ben presto scoperto Dede. Tuttavia, notte dopo notte, continua a ritornare al capanno e per due volte venne ricompensata dalla voce confusa e irriconoscibile di qualcuno,
annunciato come il compagno Virgilio. Parlava facendo sfoggio di
quell'eloquenza che per Dede non era mai stata un elemento di fascino. Cio nonostante, continua a ritornare al capanno ogni notte, perche quelle incursioni erano diventate la cosa piu importante per lei.
Costituivano la sua ribellione segreta, il desiderio del suo cuore, la
sua piccola attivita clandestina in solitario.
Ora che pianificava la fuga, Dede cercava di immaginare la sorpresa di Lio, alIa notizia che si era unit a alle sorelle. Avrebbe saputo che c'era anche lei, nel novero delle coraggiose. 11suo sguardo triste e saggio, 10 sguardo che aveva rincorso con gli occhi della mente per tanti anni, si fuse con quello che la fisso dallo specchio. Devo
andarmene. Non posso piu continuare con questa messinscena.
Mano a mano che il giorno si avvicinava, Dede era assediata dal
dubbio, specialmcntc quando pensava ai figli.
179
Enrique, Rafael, David, come poteva lasciarli?
jaimito non le avrebbe mai permesso di tenerli. Era piu che possessivo con i figli, li considerava una parte di se. Bastava vedere come
li aveva chiamati, tutti col suo primo e ultimo nome! Jaime Enrique
Fernandsz, Jaime Rafael Fernandez, Jaime David Fernandez, Solo i
nomi di mezzo, diventati per forza i nomi di battesimo, erano loro.
Ma non solo non riusciva a sopportare l'idea di perdere i figli,
anche se gia questo costituiva un timore abbastanza grande per bloccare qualsiasi iniziativa. Non se la sentiva neppure di abbandonarli. Chi si sarebbe frapposto tra loro e la mano alzata, quando il padre
avesse perso il controllo? Chi avrebbe preparato il mangu come piaceva a loro, chi tagliato i capelli in modo che stessero a posto, chi
accettato di restare con loro al buio quando erano spaventati, senza pretendere che al mattino se ne ricordassero?
Aveva bisogno di parlare con qualcuno. Il prete! Era diventata
incostante nella frequentazione della chiesa. Gli accenti militanti che
adesso dilagavano dal pulpito erano come un rum ore molesto in un
posto dove si va per sentire dell a musica suadente. Ma ormai quel
rum ore sembrava in armonia con quello che sentiva dentro. Forse
il nuovo prete giovane, Padre de Jesus, aveva una risposta per lei.
Per il venerdi organizzo un passaggio con i nuovi vicini di Mama,
Don Bernardo e sua moglie Dofia Belen, vecchi spagnoli vissuti per
anni a San Cristobal. Avevano deciso di trasferirsi in campagna,
come spiego Don Bernardo, sperando che l'aria fosse salutare per
Doiia Belen, Qualcosa non andava in quella fragile anziana signora: dimenticava le cose piu semplici, che funzione avesse la forchetta, come si abbottonava il vestito, se si dovesse mangiare la polpa 0
il nocciolo del mango. Don Bernardo l'avrebbe portata a Salcedo
per l'ennesima serie di analisi alla clinica. «Non saremo di ritorno
prima del tardo pomeriggio. Spero che questo non le crei dei problerni», si scuso. Quell'uomo era di una cortesia sorprendente.
«Niente affatto», 10 rassicuro Dede. Bastava che la lasciassero
di fronte alla chiesa.
«E cosa ha da fare, tutto il giorno in chiesa?» Dofia Belen aveva
una capacita sconcertante di intromettersi, specialmente nelle faccende che non la riguardavano.
«Lavoro comunitario», mend Dede.
«Voi ragazze Mirabal avete un alto senso civico», osservo Don
Bernardo. Senza dubbio stava pensando a Minerva, 0 a Patria, la
sua favorita.
Fu piu difficile eludere i sospetti di Jaimito. «Se devi andare a
Salcedo, ti accompagno io domani». Era entrato in camera da letto
mentre lei si stava vestendo quel venerdi mattina.
«jaimito, por Diosl»; 10 implore. Le aveva gia proibito di frequentare le sorelle, adesso voleva imperdirle di accompagnare una
po vera donna dal medico?
«Da quando in qua ti occupi di Doiia Belenr-Poi
disse la cos a
che, 10 sapeva, l'avrebbe fatta sentire molto in colpa. «E come fai
ad abbandonare i ragazzi malati?»
«Hanno un semplice raffreddore, grazie a Dio. Rested Tinita
con loro», Jaimito sbatte gli occhi-srupito diquel tono deciso. Era
davvero tanto facile prendere il comando, si dornando Dede.
«Allora fai come ti pare!» Le rivolse piccoli eloquenti cenni del
capo serrando le mani a pugno. «Ricorda pero, ci vai contro la mia
volonta!« .
Jaimito non ricambio il gesto di saluto che lei fece con la mano
quando l'auto lascio Ojo de Agua. Qualcosa di minaccioso nel suo
sguardo la spavento. Ma Dede continue a ricordare a se stessa che
non doveva avere paura. Stava per lasciarlo. Se 10 disse per non scordarlo.
Nessuno rispondeva quando andava a bussare alla canonica,
eppure riprovo ogni mezz'ora, per tutta la mattinata. Negli intervalli girovagava per i negozi, ricordando 10 sguardo di Jaimito e
sentendo svanire la sua determinazione.
A mezzogiorno, quando
tutto fu chiuso, sedette all'ombra di un albero nella piazza e regale
ai piccioni le briciole dei dolci che aveva comperato. D'un tratto
ebbe l'impressione di aver visto il camioncino di Jaimito e comincio a inventarsi una scusa per avere abbandonato
Dofia Belen alla
clinica.
A meta pomeriggio scorse un camioncino verde, che ando a fermarsi di fronte al cancello della canonica. Padre de Jesus era sul
sedile di destra, un altro uomo era alla guida e un terzo salto giu
da dietro, ando ad aprire il cancello e 10 richiuse dopo il passaggio
del veicolo.
Dede attraverso la strada di corsa. Era rimasto poco tempo prima dell'appuntamento
con Don Bernardo e Doiia Belen alla clinica,
e doveva parlare col prete. Per tutta la giornata i si e i no avevano
fatto mulinello dentro di lei, sempre piu rapidi, finche, sopraffatta
dall'indecisione, non le era girata la testa. Aspettando sulla panchi-
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na, aveva promesso a se stessa che la risposta del prete sarebbe stata decisiva, una volta per tutte.
Busso parecchie volte prima che Padre de Jesus si decidesse a
venire alla porta. Si scusava tanto, stava scaricando il camion e solo
adesso si era accorto che qualcuno bussava. Prego, prego, che entrasse. Sarebbe subito venuto da lei.
La lascio seduta nel piccolo vestibolo e an do a terminare le operazioni di scarico, in corso nella sala del coro adiacente. Mentre il
padre si allontanava, oltre le sue spalle Dede intravide alcune casse
di legno, malcelate da un telo incerato. Qualcosa nel colore e nella
forma allungata le ricordo un incidente occorso a casa di Patria in
autunno. Dede era andata a dare una mano a dipingere la camera
del bambino. Era entrata nella camera di Noris, in cerea di vecchie
lenzuola da mettere sul pavimento e la, nell'armadio, nascoste dietro una fila di abiti, aveva visto delle casse identiche a queste, appoggiate alla parete. Patria era entrata e con un piglio molto nervosa
aveva balbettato qualcosa a proposito di certi nuovi utensili stipati
11dentro. Non molto tempo dopo, quando Patria era venuta da lei
chiedendole di nascondere alcune casse, Dede aveva capito che utensili contenessero.
Mio Dio, Padre de Jesus era uno di loro! L'avrebbe incoraggiata
a unirsi alla lotta. Naturale, che l'avrebbe fatto. Allora capi, in quel
preciso istante, con le ginocchia che le tremavano e il respiro che si
faceva affannato, che non poteva intromettersi in questa faccenda.
Jaimito era solo una scusa. Aveva paura, questa era la semplice verita,
come aveva avuto paura di riconoscere i sentimenti forti che provava per Lio, Aveva sposato Jaimito invece, pur sapendo di non amar10 abbastanza. Ed ecco che non aveva fatto altro che rimproverarlo
per i suoi fallimenti, quando la vera bancarotta l'aveva provocata lei.
Si disse che avrebbe fatto tardi all'appuntamento.
Si precipito fuori dalla canonica prima che il prete tornasse e raggiunse la
clinica, dove Dofia Belen stava ancora lottando con i bottoni del
vestito.
Avverti il silenzio pauroso nell'istante in cui entre in casa.
11camioncino non era suI viale, ma del resto capitava spesso che
dopo una giornata di lavoro lui uscisse a be re con gli amici. Comunque, quel silenzio era troppo profondo per essere causato da una
sola assenza. «Enrique!», grido, correndo di stanza in stanza.
«Rafael! David!».
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La camera dei ragazzi era deserta, i cassetti aperti e in disordine. Oh, mio Dio, oh mio Dio. Dede si senti invade re dalla disperazione. Tinita, che era venuta a lavorare da Ioro quattro anni prima,
alla nascita di Jaime David, arrive di corsa, allarmata dalle grida
della padrona. «Che c'e, Dofia Dede?», dornando con gli occhi sbarratio <,£ solo Don Jaimito che ha portato via i ragazzi».
«Dove?», riusci a dire a malapena Dede.
«Da Dofia Leila, credo. Ha preparato i bagagli ... », rimase a bocea aperta, spaventata di avere intuito suo malgrado che c'era di mezzo qualcosa di personale. «Come.hai potutolasciarlo
andare, Tinita. Come hai potuto! I ragazzi hanno il raffreddore», singhiozzo,
come se quell a fosse l'unica ragione della sua angoscia. «Di a Salvador di sellare la cavalla», ordino Dede, «Sbrigati Tinita, sbrigati!». Infatti la cameriera se ne stava 11impalata a strofinarsi le mani
sui vestito.
Dede galoppo via a folIe velocita fino alla casa di Mama. Era gia
buio quando svolto nel vialetto. La cas a era tutta illuminata, con le
auto parcheggiate: Minerva e Manolo erano appena arrivati da Monte Cristi e Mate e Leandro dalla capitale. Naturalmente, quello doveva essere un gran de fine settimana. Ma Dede si era completamente
dimenticata della riunione.
Nella volata a cavallo si era detta che doveva Stare calma per non
allarrnare Mama. Ma come smonto, comincio a gridare. «Ho bisogno di un passaggio! Subito!»
«M'ija, m'ija», le ripeteva Mama. «Che succede?»
«Nulla, Mama, davvero. Solo che Jaimito si portato i ragazzi
e
;\ San Francisco».
«E che male c'e?», le stava chiedendo Mama, mentre l'incertezza le marcava le rughe del viso. «C'e qualcosa di male in questo?».
Ormai Manolo aveva portato l'auto di fronte alla porta e MinerV;) la stava chiamando
col clacson. Partirono in gran corsa e Dede
rncconto come fosse rientrata, trovando la cas a abbandonata
e i
ragazzi partiti.
«Perche l'ha fatto?», do man do Minerva. Stava frugando nella
horsa in cerea delle sigarette, che in presenza di Mama non poteva
lurnare. Da qualche tempo, per colpa del fumo, le era venuta una
hrutta tosse.
«Ha minacciato di lasciarmi, se mi mettevo col vostro gruppo».
«Ma tu non ci sei cntrata». Minerva si giro verso il sedile posterime. Nella penumbra Dcde non pote vedere che espressione aves183
se. L'estremita della sigaretta brillava come una spia ottica. «Vuoi
unirti a noi?»
Dede comincio a piangere. «Devo confessarlo a me stessa. 10 non
sono come te ... no davvero, 10 dico sul serio. Potrei essere coraggiosa se avessi sempre al fianco qualcuno a ricordarmi che devo essere coraggiosa. Non mi riesce d'istinto».
«A nessuno, se e per questo», osservo Minerva flemmatica.
«Dede, tu sei molto coraggiosa», afferrno Manolo col suo fare
cavalleresco. Poi, dato che avevano gia raggiunto la periferia di San
Francisco, aggiunse: «Dovrai dirmi dove devo svoltare».
Si fermarono dietro al camioncino parcheggiato di fronte alla
bella casa piena di stucchi di Dofia Leila, e il cuore di Dede si risollevo, Attraverso la porta aperta del patio aveva visto i bambini che
guardavano la televisione. Mentre stavano scendendo dalla macchina, Minerva abbraccio Dede. «Manolo ha ragione, 10 sai. Sei
molto coraggiosa». Poi, indican do col mento Jaimito che era venuto sulla porta e bloccava l'entrata con fare aggressivo, aggiunse:
«Una lotta per volta, sorella».
«Sono arrivati i liberatori!» La voce di Jaimito era incrinata dall'eccitazione. L'arrivo di Dede in compagnia di Minerva e Manolo
probabilmente conferrno i suoi sospetti. «Cosa volete?», domando,
afferrando con le mani i due stipiti dell a porta.
«I miei figli», rispose Dede, salendo sulla veranda. Si sentiva
coraggiosa, con Minerva al fianco.
«I miei figli», replico lui,«sono dove dovrebbero essere, sani e
salvi».
«Perche, cugino, non ci saluti? >~, 10 apostrofo Minerva.
Mando un saluto laconico, perfino a Manolo, con cui era sempre andato d'accordo.
Avevano investito insieme l'eredita delle
mogli in quel progetto ridicolo ... di che si trattava? .. Una coltivazione di cipolle in una zona deserta dimenticata da Dio, dove neppure gli haitiani avrebbero accettato di vivere. Dede li aveva avvisati.
Ma la cordialita di Manolo riusciva a sciogliere qualsiasi gelo,
Strinse in un abrazo il vecchio socio in affari, chiamandolo compadre anche se nessuno dei due era padrino di qualche nipote. Si invito
in casa, scompiglio i capelli dei bambini con una carezza e chiamo:
«Dofia Leila! Dov'e la mia ragazza?».
Naturalmente i bambini non sospettavano nulla. Concessero dei
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haci riluttanti alla mamma e alla zia, senza staccare gli occhi dallo
scherrno dove el gato Tom e el ratoncito Jerry erano impegnati in
una delle loro battaglie.
Dofia Leila usci dalla camera da letto pronta a ricevere gli ospiIi. Era graziosa, col vestito ben stirato e i capelli candidi raccolti tra
I pettini.
«iManolo, Minerva! iQue placer!- Ma fu a Dede che
riservo i suoi abbracci.
Dunque non aveva detto nulla alla madre. Non ha osato, penso
Iicde. Dofia Leila aveva sempre avuto una predilezione per la nuora, al punto che qualche volta Dede aveva ternuto che le cinque figlie
di Leila potessero risertirsi. Ma in iealta era evidente che adorava110 la cugina- cognata,
che le incoraggiava a piccole ribellioni conI ro il fratello possessivo. Sette anni prima, quando Don Jaime era
inorto, Jaimito si era assunto il ruolo del maschio di famiglia con
1111 atteggiamento
di rivincita. Perfino sua madre diceva che si comportava peggio di quanto avesse mai fatto Don Jaime.
«Sedetevi, vi prego, sedetevi», Dofia Leila indico le sedie piu
cornode, ma senza lasciare la mano di Dede.
«Mama», spiego Jaimito, «dobbiamo discutere una faccenda
privata. Ci metteremo fuori», aggiunse rivolto a Manolo, evitando
10 sguardo della madre.
Dofia Leila si precipito all'esterno per preparare la veranda.
Accese le luci del giardino, porto fuori le sedie a dondolo, servi da
line agli ospiti e insistette perche Dede prendesse un pastelito come
puntino: era troppo magra. «Non voglio tenerti a stecchetto», conunuava a ripetere.
Finalmente rimasero soli. Jaimito spense le luci, informando ad
,dta voce sua madre che c'erano troppi moscerini. Ma Dede ne
.k-dusse che trovava piu facile affrontare i problemi al buio.
«Non crederai che non sappia cosa stavi facendo», il tono era
Ip,ilato.
Dofia Leila si fece sentire dall'interno. «Vuoi un'altra cervecita,
1I,'iio?»
« No, no, Mama», rispose Jaimito, lasciando trapelare l'insoffe1I'IIza nella voce. Poi rivolto ai cognati:
«Avevo detto a Dede che
111111 doveva farsi coinvolgere
in questa faccenda».
«Ti posso assicurare che non e mai venuta a una sola delle nostre
I uuiioni», intervenne
Manolo. «Sulla mia parola».
[nirnito tacque. L'affermazione di Manolo 10 aveva lasciato sen,I nrgomenti. Ma si era spinto troppo oltre, per ammettere
sui due
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