Ho cominciato a preoccuparmi per Manolo. Il fatto che
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Ho cominciato a preoccuparmi per Manolo. Il fatto che
Ho cominciato a preoccuparmi per Manolo. Il fatto che si sia messo a corteggiare Minerva quando era ancora fidanzato. Adesso e un uomo meraviglioso, affettuoso e amorevole, mi dico, ma cambiera col tempo? Temo di essere caduta in preda alla diffidenza, e Padre Ignacio dice che e grave quanto cadere in tentazione. Sono andata da lui per padargli del mio rancore nei confronti di Papa. «Non devi vedere un potenziale serpente in ogni uorno», mi ha rimproverato. Non credo che sia proprio cosi. Voglio dire, gli uomini mi piacciono. Ne voglio sposare uno. Giorno del diploma!!! 3 luglio Diario, immagino che per tutti questi mesi mi avrai creduta morta. Ma devi credermi, sono stata troppo occupata con le parole. Infatti, devo finire di copiare su una scheda la ricetta di Tia e poi cominciare con i biglietti di ringraziamento. Devo riuscire a finirli subito, altrimenti mi sfuggira quel senso di gratitudine che si prova solo subito dopo aver ricevuto regali inutili 0 non particolarmente belli. Ha Flor ha preparato una Torta-di-Sogno-Da-Morire per la festa di Diploma (e una sua ricetta speciale ispirata alla bevanda). Mi ha trascinato in camera da letto perche me la scrivessi, cosi ha detto. L'ho ripetutamente apprezzata, a parole e - temo - nei fatti. Ay, si, due fette e poi ancora un pezzetto. I miei fianchi, i miei fianchi! Forse dovrei ribattezzarla Torta-Grassa-Da-Morire!? Nel bel mezzo della spiegazione su come dovevo battere l'impasto per renderlo bello spumoso (alla vista e al tatto deve diventare come la schiuma di sapone, mi ha detto) all'improvviso, pari pari, mi dice, noi dobbiamo scambiare due parole, signorina. Va bene, Tia, dico io, con un filo di voce. Tia e piuttosto grossa e imponente e le sue sopracciglia folte e nere mi hanno messo paura fin da quando era piccola. (Le chiamavo i suoi baffi!). Mi dice che Berto e Raul non si comportano piu da fratelli, non fanno che litigare. Vuole che io mi decida a scegliere uno dei due e lasci andare l'altro per la sua strada. Allora, mi domanda, quale sad? Nessuno dei due, balbetto, perche mi rendo conto all'istante che, quel che mi aspetta, con l'uno 0 con l'altro, e questa bella suocera. Nessuno dei due! Si siede sulla sponda del mio letto. Nessuno dei due? Che cosa? Vorresti dire che i miei ragazzi non ti valgono? 126 Mercoledi pomeriggio, 7 luglio Ringraziarnenti non ancora scritti: DEDEEJAIMITO:il mio profumo preferito (Delizia del Matador). Piu un buono acquisto per il nuovo disco di Luis Alberti, da ritirare la prossima volta che andremo nella capitale. MINERVA: un libro di poesie di una tipa che si chiama Gabriela Mistral (?) e un bell'anello d'oro con un'opale, la pietra del mio segno zodiacale, incastonata tra quattro pede. Dovremo farlo stringere nella capitale. Eccoti il disegno: ~~ MANOLO:una cornice d'avorio per la fotografia dell'assegnazione del diploma. «E per il tuo spasimante definitivo, quando sad il rnornento!». Mi strizza l'occhio. Mi e sempre piu simpatico. Tto PEPEETfAFLOR,RAULEBERTO:un delizioso tavolino da trueeo, col volant nello stesso tessuto del mio copriletto. Tio ha fatto il tavolino e Tia ha cucito la stoffa. Forse non e tanto cattiva, dopo tutto!. Quanto a Raiil, mi ha offerto il suo anello della scuola & voleva che diventassimo novios. Poco dopo Berto mi ha bloccato in giardino con le sue "labbra a calamita". Ho detto a tutti e due che li volevo solo come amici, e entrambi hanno risposto che capivano: era passato troppo poco tempo dalla morte di Papa. (Quel che non ho detto a nessuno dei due e che venerdi scorso ho incontrato il giovane avvocato che ha preparato l'atto di successione per la mia eredid, Justo Gutierrez. E tanto gentile e ha un modo delizioso di dire: Firmi qui.) PATRIA EPEDRITO: una scatola armonica spagnola, che suona quattro melodie. If grido di battaglia per la liberta, Mio piccolo cielo, Non c'e nulla che valga una mamma, e un'altra che non riesco a pronunciare: e straniera. E anche un san Cristoforo per i miei viaggi. Tto TILOETfAEUFEMIA, MARfA,MILAGROS, MARINA:una parure di orecchini e braccialetto di conchiglie, che non indosserei per nessuna ragione al mondo! Mi domando se Tia Eufemia stia cercando di mettermi i bastoni tra le ruote per favorire le sue tre vecchie figlie zitelle. Tutti sanno che le conchiglie non fanno maritare le ragazze, tutti tranne Tia Eufemia, suppongo. MAMA:una valigia di El Gallo con monogramma, per quando 127 andro nella capitale. E deciso. In autunno andro all'universita con Minerva. Mama mi ha anche regalato il suo medaglione con la foto di Papa all'interno. Non l'ho mai aperto. Mi spaventa, per via del sogno. Ha trasferito la mia quota di eredita su un conto a mio nome. Diecimila dollari!!! Li conservero per il futuro e, naturalmente, per vestiti, vestiti e ancora vestiti. Perfino Fela mi ha fatto un regalo. Un sacchetto di polveri magiche per tenere lontano il malocchio quando saro nella capitale. Le ho domandato se funzionava anche come pozione d'amore. Tono mi ha sentito e ha detto: «Qui c'e qualcuno che ha un uomo nella sua vita». Allora Fela, che mi ha fatto nascere e mi conosce di dentro e di fuori, scoppiata a ridere e ha detto: «Un uomo?! Questa qui, suI cuore ha un cimitero! Ci sono piu cuori infranti seppelliti la dentro che ... », Sono diventate tutte e due reticenti, da quando abbiamo scoperto cos a fa Prieto, il guardiano. Si, il nostro fidato Prieto, per una bottiglia di rum e un paio di pesos, e andato a spifferare alla Sicurezza tutto quello che sente dire in casa Mirabal. Ce l'ha riferito Tio Chiche, quando venuto. Naturalmente non possiamo licenziarlo, altrimenti sembrerebbe che abbiamo qualcosa da nascondere. Pero stato promosso - cosi gli abbiamo spiegato - dal giardino alla porcilaia. Adesso non ha molto da riferire, solo oink, oink, oink, per l'intera giornata. ' e e e Venerdi sera, luna piena, 9 luglio Justo Maria Gutierrez Don Justo Gutierrez e Dofia Maria Teresa Mirabal de Gutierrez Mate & Justico per sempre!!! Sabato sera, 18 settembre Domani partiamo per la capitale. Non riesco a decidere, diario, se portarti con me. Come vedi, non sono proprio riuscita a scrivere con regolarita, Immagino che Mama abbia ragione, sono tremendamente volubile in tutto quel10 che faccio. Pero ci saranno tante cose ed esperienze nuove e sad utile con128 servarne memoria. Pero del resto potrei essere troppo occupata a seguire le lezioni, e che succedera se non trovo un buon nascondiglio e tu cadi in mani sbagliate? Oh, diario caro, sono stata tanto incerta su tutto, in questa settimana. Si, no, si, no. Ho chiesto il parere di tutti su una mezza dozzina di cose. Devo portarmi le scarpe rosse col tacco, anche se non ho ancora una borsa che si accompagna? E il vestito blu marina con la scollatura smerlata che stringe un po' sotto le ascelle? Basteranno cinque baby-doll e camicie da notte, dato che mi piace averne una fresca ogni notte? Su una cosa non ho avuto dubbiJusto e stato gentile e ha detto che poteva capire. Che forse avevo bisogno di tempo per rimettermi dalla morte di mio padre. 10 non ho aggiunto una parola. Corn'e che ogni uomo che io non riesco ad amare, sembra convinto che potrei, se solo Papa non fosse morto? La capitale, lunedi pomeriggio, 27 settembre Che posto immenso ed eccitante! Ogni volta che esco resto a bocea spalancata come il campesino delle barzellette. Tante di quelle case, eleganti, con muri di cinta alti e guardias e macchine e gente in ghingheri che sfoggia gli ultimi modelli di "Vanidades". E una citta dove facile perdere la retta via, pero, per cui non esco molto e solo con Minerva 0 qualche sua arnica. Tutte le strade sono dedicate a qualcuno della famiglia Trujillo e questo confonde un po' le cose. Minerva mi ha raccontato la barzelletta in cui si spiega come raggiungere Parque Julia Molina dalla Carretera El Jefe. "Prendi la strada di El Jefe, attraversi il ponte del figlio minore, fino alla via del figlio maggiore, poi giri a sinistra suI viale di sua moglie, procedi fino a raggiungere il parco di sua madre e sei arrivato". Tutte le mattine, come prima cosa, diamo una scorsa a El Foro Publico. Si tratta di una rubrica del giornale fatta di pettegolezzi, a firma di un certo Lorenzo Ocumares, il nome piu fasullo che si sia mai sentito. La rubrica in realta viene scritta al Palazzo del Governo e ha 10 scopo di "denunciare" coloro che hanno "pestato la coda al cane rabbioso", come si usa dire da noi. Minerva dice che nella capitale tutti quanti la leggono ancor prima delle notizie. Comunque sia, quando me la legge io chiudo gli occhi, temendo che si faccia il nostro nome. Ma dopo il discorso di Minerva e la lettera di Mama (e il mio incantesimo con la scarpa) non abbiamo piu avuto guai col regime. e 129 A proposito. Devo trovarti un nascondiglio migliore, diario. Non portarti in giro nella cartella, in via di sua moglie 0 in viale del suo bambino. e sicuro Domenica sera, 3 ottobre. Oggi, prima dell'inizio delle lezioni, abbiamo marciato. Le nostre cedulas vengono timbrate quando passiamo i cancelli. Senza le cedulas timbrate, non possiamo iscriverci. Dobbiamo anche firmare una dichiaraziorie di fedelta, Eravamo centinaia, le donne tutte insieme, in abito bianco come fossimo le sue spose, guanti bianchi e un cappello a scelta. Abbiamo dovuto alzare il braccio destro in segno di saluto, quando siamo passate di fronte alla tribuna della parata. Sembravamo le giovani hitleriane 0 le italiane che hanno quel nome che suona come la marc a delle fettuccine. Martedi sera, 12 ottobre Come avevo previsto, non c'e molto tempo per scrivere sulle tue pagine, diario. Sono sempre occupata. Inoltre, per la prima volta da secoli, Minerva ed io siamo di nuovo compagne di stanza nella pensione di Dofia Chelito. COS!sono sempre tentata di discutere le cose con lei. A volte pero con lei non funziona, come adesso che vuole convincermi a tutti i costi a rimanere fedele alla mia scelta iniziale per la facolta di Legge. Lo so che ho sempre detto di voler diventare un avvocato come Minerva, ma la verita che scoppio a piangere, ogni volt a che qualcuno comincia a polemizzare con me. Pero Minerva insiste che faccia almeno un tentativo con Legge. COS! le sono stata dietro durante le lezioni che ha seguito nella settimana. Sono sicura che, 0 moriro di noia, 0 il mio cervello andra in poltiglia! Nell'ora di oratoria forense, lei e il professore, un ometto che sembra un gufo, il Dottor Balaguer, si lanciano in discussioni interminabili. Tutti gli altri studenti non fanno che sbadigliare 0 guardarsi allibiti. Neppure io riesco a seguirli. Oggi bisognava stabilire se - in caso di omicidio - il corpus delicti debba essere considerato il coltello 0 il morto, la cui morte la vera prova del delitto. Mi veniva voglia di urlare: Chi se ne frega?!!! Piu tardi Minerva mi ha domandato cosa ne pensassi. Le ho risposto che domani vado a iscrivermi a Lettere e Filosofia, che secondo lei quello che scelgono tutte le ragazze che hanno in men- e e e 130 te solo di sposarsi. Pero non e arrabbiata con me. Dice che, almeno, ci ho provato e questo e cio che conta. Mercoledi notte, 13 ottobre Questa sera siamo usciti a passeggio, Manolo, Minerva e un loro amico della facolta di Legge che dolcissimo, Armando Grull6n. Quando siamo arrivati al Melec6n, tutta la zona era sbarrata. Era l'ora in cui El Jefe fa il suo paseo serale lungo la diga foranea. E n che tiene le riunioni col governo, passeggia a passi lesti e ogni ministro a turno vie ne a farsi mettere sotto torchio, poi si fa da parte, e cede ben volentieri il posto al successive .. " Manolo ha cominciato a fare battute sul fatto che, se El Jefe si stufa di qualcuno di loro, non deve neppure scomodarsi a inviarlo a La Piscina per farlo sbranare dagli squali. Basta che 10 butti giu dalla diga con una gomitata! Mi sono spaventata. Parlare a quel modo, in pubblico, con le guardie dappertutto e gente sempre pronta a fare la spia. Ho proprio paura che domani ci ritroveremo su El Foro Publico: e Domenica notte, 17 ottobre iEl foro Privado! Visti a passeggio all' orto botanico senza accompagnatrice Armando Grull6n e Maria Teresa Mirabal Mate & Armando per sempre!!! Mi ha abbracciato e ha cercato di mettermi la lingua in bocca. Ho dovuto dire, NO! Ho saputo dalle altre ragazze di Dofia Chelito che bisogna stare attente, con questi uomini della capitale. Lunedi mattina, 18 ottobre La notte scorsa ho fatto di nuovo il sogno. Non mi succedeva da tanto tempo e mi ha ancor piu sconvolto, perche pensavo di aver superato il problema di Papa. Questa volta era la faccia di Armando che si sostituiva a quella di Papa. Ero COS!agitata che ho dovuto svegliare Minerva. Grazie a Dio, non ho urlato svegliando tutti. Sarebbe stato molto imbarazzante! Minerva mi ha tenuto le mani, come faceva quando era una 131 ragazzina e mi veniva un attacco d'asma. Ha detto che quest'angoscia svanira, quando avro trovato l'uomo dei miei sogni. Non ci vorra molto. Se 10 sente nelle ossa. Ma io non ho dubbi che sente soprattutto di essere felice per Manolo. 1955 Domenica pomeriggio, 20 novembre, Ojo de Agua Diario, non chiedermi neppure dove sono stata per un anno! Forse non ti avrei piu ritrovato. Il nascondiglio da Doiia Chelito era fin troppo sicuro. Solo quando ci siamo messe a inscatolare tutte le cose di Minerva per il trasloco, mi e venuto in mente che tu eri relegato sotto il fondo dell'armadio. Oggi e il gran de giorno. Piove da quando e sorta l'alba e COS1 il progetto di Minerva di raggiungere a piedi la chiesa, come aveva fatto Patria, e rivedere tutti i campesinos che conosce da quando era bambina, e andato in fumo. Ma tu sai corn'e fatta Minerva. Sostiene che potremmo semplicemente usare degli ombrelli! Mama dice che Minerva dovrebbe essere contenta, perche un matrimonio sotto la pioggia porta fortuna. «Benedice illetto nuziale», sorride, roteando gli occhi. E tanto felice. Minerva e tanto felice. Pioggia 0 no, questo e un giorno felice. Perche allora io sono tanto triste? Cambieranno molte cose, ne sono certa, anche se Minerva dice che non e vero. Si e gia trasferita con Manolo presso Doiia Isabel e io rimango sola da Doiia Chelito, con nuove pensionanti che a malapena conosco. «Non avrei mai pensato di vedere questo giorno», dice Patria, intenta a cueire sulla sedia a dondolo altri boccioli di rosa per la coroncina del velo. A ventinove anni Minerva era considerata dalla gente all'antica, come Patria, al di la di ogni speranza per il matrimonio. Quella si e sposata a sedici anni, ricordati. «Gracias Virgencita», dice, alzando gli occhi al soffitto. «Gracias Manolo, vorrai dire», ride Minerva. A quel punto tutte se la prendono con me, adesso tocca ate, e chi sara, e dai, racconta, finche non mi viene da piangere. 132 La capitale, domenica notte, 11 dicembre Siamo appena rientrate dalla cerimonia di inaugurazione dell'Esposizione Mondiale e ho un gran male ai piedi. Per soprammercato ho il vestito fradicio di sudore sulla schiena. L'unica consolazione e che, se io avevo caldo, la "Regina" Angelita deve essere andata arrosto. Immagina, con questo caldo, indossare un abito lungo tempestato di rubini, diamanti e perle, con bordure di ermellino russo lunghe 45 metri! Queste informazioni sono state pubblicate sul giornale nel tentativo di impressionarci. .' . Manolo non voleva che Minerva rfiarciasse. Avrebbe potuto ottenere anche un esonero, dato che e incinta: certo! Quei due non sono stati ad aspettare che lei avesse finito. Ma Minerva ha detto che per nessuna ragione avrebbe lasciato sopportare questa croce alla sue compaheras, senza fare la sua parte. Dobbiamo aver marciato per oltre quattro chilometri. Quando siamo passate davanti alla tribuna della Regina Angelita, ci siamo inchinate. Quando e venuto il mio turno, ho rallentato un po' per darle un'occhiata. Il suo mantello aveva un colletto di pelliccia che saliva fino al mento, e una quantita di assistenti la sventagliavano a destra e a sinistra. Sono riuscita a vedere soltanto un faccino imbronciato, abbastanza grazioso, lustro di sudore. Mentre la guardavo, ho provato compassione. Mi sono chiesta se sapesse quanto e cattivo suo padre, 0 se sia ancora convinta, come facevo io con Papa, che sia Dio. 1956 La capitale, venerdi notte, 27 aprile Le prime parole dell'anno. Non posso mentire. Se sei un bel po' piu smilzo, diario, e soltanto perche sei diventato il mio quaderno mille usi. Carta da lettere, liste della spesa, appunti di lezioni. Vorrei poter perdere chili con la stessa rapidita, Sono a dieta stretta per riuscire a entrare ancora nel vestito della feste ufficiali. Domani vado da Minerva per preparare il discorso. La capitale, sabato pomeriggio, 28 aprile Onorevoie Rettore, Professori, Compagni di Corso, Amici, Famigliari, sono commossa nel profondo del cuore ... 133 Minerva scuote la testa. «Troppo toccante», dice. Voglio esprimere la mia sincera gratitudine per il grande onore che mi avete concesso eleggendomi Miss Uniuersita per questo anno ... La piccola ricomincia a piangere. E stata agitata tutto il pomeriggio. Penso che le stia venendo un raffreddore. Con l'arrivo delle piogge se 10 prendono tutti. Naturalmente, potrebbe anche essere che la piccola Minou non apprezzi molto il mio discorso! Faro del mio meglio per essere un fulgido esempio degli alti ualori che questa uniuersita, la prima del Nuovo Mondo, ha istillato per quattrocento anni, ponendosi come faro di conoscenza e miniera di saggezza per le menti piu raffinate, che hanno avuto la fortuna di varcare le soglie di questa comunita ispirata ... Minerva dice che la tiro troppo in lungo senza il dovuto accenno a sai-bene-chi. La piccola Minou si calmata, grazie a Dio. Minerva e molto gentile a darmi una mano: con tutto quello che ha da fare, tra la bambina e le lezioni di legge. Ma dice che contenta che sia venuta. La aiuta a non sentire nostalgia per Manolo, che anche per questo fine settimana non ce l'ha fatta a venire da Monte Cristi. Ma soprattutto, la mia piu sincera gratitudine va al nostro bene[attore, El] efe Rafael Leonidas Truiillo, Campione di Cultura, Luce delle Antille, Primo Maestro, Faro del Suo Popolo. «Non esagerare», dice Minerva. Mi ricorda che avro davanti una folla ostile, dopo questa faccenda di Galindez. Ha ragione, infatti. L'universira in subbuglio per questa storia orribile. Suecede ogni settimana che scompaia qualcuno, ma questa volta si tratta di una persona che insegnava qui. Inoltre, Galindez era gia scappato a New York e tutti pensavano che ormai fosse al sicuro. Ma El Jefe non so come venuto a sapere che Galindez stava scrivendo un libro contro il regime. Ha inviato i suoi agenti, offrendogli un sacco di soldi - venticinquemila dollari, si dice - ma Galindez ha rifiutato. L'altra cos a che si sa che una sera stava rientrando a casa ed e scomparso. Da quel momento nessuno l'ha piu visto 0 ha avuto sue notizie. Se ci penso mi viene una rabbia, che non voglio piu essere regina di niente. Ma Minerva non e d'accordo. Dice che questo paese non vota da ventisei anni e che solo queste piccole e sciocche elezioni possono alimentare il vago ricordo di una democrazia. «Non puoi deludere i tuoi elettori, Regina Mate!», Noi, donne di questa uniuersita, siamo particolarmente grate per e e l'opportunita che ci offerta da questo regime di conseguire un'istruzione superiore. Minerva insiste perche inserisca questo passaggio. La piccola Minou ricomincia a frignare. Minerva sostiene che sente la mancanza del suo papi. E quasi a confermare che sua madre ha ragione, la bimba da sfogo a una tremenda crisi di pianto, che induce Dofia Isabel a bussare con discrezione alla porta. «Cosa state facendo al mio tesoro?», domanda entrando. Dofia Isabel si prende cura dell a bimba quando Minerva a'lezione. E una di quelle belle donne, che restano belle anche invecchiando. Capelli ricci candidi come un berretto di trine e occhrlanguidi come opali. Pro ten de le braccia: «Tesoro mio, ti stanno torturando?» «Che intende dire?», domanda Minerva, passandole il fagotto di strilli e tappandosi le orecchie. <<E questa piccola tiranna che tortura noi!», e e e e e 134 1957 La capitale, venerdi sera, 26 luglio Sono stata un disastro nel tenere il diario. L'anno scorso soltanto un resoconto e quest'anno gia a meta, e non ho buttato giu una sola parola. Ho sfogliato la parte scritta e, devo dire, mi sembra una grande sciocchezza, con tutti quei diario caro e le iniziali tanto misteriose che nessuno saprebbe mai decifrare! Tuttavia penso che avro bisogno di un compagno: infatti da questo momento in poi saro veramente da sola. Minerva si laurea dornani e si trasferira a Monte Cristi con Manolo. 10 dovro tornare a casa per l'estate, anche se non e piu la cas a che ho sempre conosciuto, perche Mama ne sta costruendo una nuova sulla strada principale. In autunno dovro torn are per finire l'universita, tutta sola. Mi sento molto triste e solitaria e piu jamonita di un maiale. Eccomi qui, ho quasi ventidue anni e neppure un vero amore in vista. e La capitale, sabato notte, 27 luglio Oggi doveva essere un giorno di grande felicita. Minerva doveva prendere il diploma di laurea! Tutto il clan Mirabal-ReyesFernandez-Gonzalez-Tavarez si e radunato per l'occasione. E stato un giorno molto importante: Minerva e stata la prima persona del 135 nostro gruppo famigliare (a parte Manolo) a concludere gli studi universitari. Che colpo, pen), quando hanno consegnato a Minerva il diploma di laurea in legge, ma non l'abilitazione alla professione. Noi tutti pensavamo che El Jefe non avesse piu rancori con la famiglia e per questo avesse permesso a Minerva di iscriversi alIa facolta di Legge. Invece per tutto questo tempo aveva avuto in mente di lasciarla studiare per cinque lunghi anni per poi rendere inutile la laurea alla fine. Che crudelta! Manolo era furioso. Ho temuto che salisse sui podio per avere un chiarimento col rettore. Minerva l'ha presa meglio di tutti noi. Ha detto che COS!avrebbe avuto piu tempo da dedicare alIa famiglia. Qualcosa nel modo in cui ha guardato Manolo mentre 10 diceva, mi ha fatto capire che non tutto fila liscio tra loro. Domenica sera, 28 luglio, ultima notte nella capitale Fino ad oggi avevo in progetto di tornare a Ojo de Agua con Mama, dato che anche il mio semestre estivo e concluso. Ma la nuova casa non e finita e la vecchia casa sarebbe troppo affolIata, con Dede, Jaimito e i bambini che si sono gia trasferiti. COS!questa mattin a Minerva mi ha domandato se volevo andare con lei a Monte Cristi, per aiutarla a sistemare la casa. Manolo ha affittato una casetta e non dovranno piu abitare con i suoi genitori. Per ora so solo che qualcosa non va tra loro, COS!ho accettato di accompagnarli. Lunedi notte, 29 luglio, Monte Cristi Oggi il viaggio in macchina e stato pieno di tensione. Manolo e Minerva parlavano solo per rivolgersi a me, anche se di tanto in tanto si mettevano a discutere di qualcosa a bassa voce. Sembravano parole d'ordine di una caccia al tesoro 0 roba del genere. L'indiano della collina ha la sua grotta in cima a quella strada. L'aquila ha (atto il nido nella cauita, sull' altro lato della montagna. Ero COS!contenta che si scambiassero qualche parola, che mi sono messa a giocare con la piccola Minou sui sedile posteriore, fingendo di non sentirli. Siamo arrivati in citta a rneta pomeriggio e siamo approdati di fronte a questa miser a baracca. Dico davvero, non vale la meta della casa che mi ha mostrato Minerva, dove Papa teneva quella donna della fattoria. Suppongo che Manolo non possa permettersi di meglio, squattrinati come sono. 136 La "Resiaenza"aei Tavarez-Mirabal CORTILE Dio5pero o s:: ~n\ i5 o o I.) I.) ii: fsreiane ":>~~~~ 5correvoli I t, Giardino progettato da Minerva Ho cerea to di non mostrarmi troppo costernata per non deprimere Minerva. E che teatrino ha messo in piedi, quelIa. Come se fosse la casa dei suoi sogni 0 qualcosa del genere. Una, due, tre stanze, si e messa a contare, fingendosi deliziata. Come sarebbe stato gradevole il tetto di lamiera, con le piogge. Che corti le grande, ci fad l'orto, e quel lungo capanno sui retro, sad praticissimo come magazzino. Manolo pero si e perso 10 spettacolo. Non appena abbiamo searicato la macchina, e partito. Lavoro, ha risposto, quando Minerva gli ha domandato dove andasse. Giouedi notte, 15 agosto, Monte Cristi Manolo e rimasto fuori fino a tardi. 10 dorrno nella stanza che affaccia sulIa strada e che durante il giorno lui utilizza come studio, COS!so sempre quando rientra. Poco dopo, li ho sentiti alzare la voce in camera da letto. Questa sera Minerva e io stavamo cucendo le tende nella stanza centra le che funge da cucina, salotto e sala da pranzo. La pendola ha battuto le otto, e ancora Manolo non era rientrato. Non so perche, ma quando l'orologio batte le ore si sente ancora di piu l'assenza di qualcuno. D'un tratto ho sentito quei singhiozzi disperati. La mia impavida Minerva! L'unica cosa che sono riuscita a impormi e stato di non mettermi a piangere con lei. Minou ha alIungato le braccine dal box, offrendo a sua madre la mia vecchia bambola che le ho regalato. «Okay», ho detto. «£ successo qualcosa», ho tirato a indovina137 re. «Un'altra donna. Giusto?». Minerva ha fatto un rapido cenno di assenso. Le vedevo le spalle in sussulto. «Odio gli uornini», ho detto, piu che altro per cercare di convincermi. «Li odio veramente» , Domenica pomeriggio, 25 agosto Dio, che caldo a M. C. Manolo e Minerva cercano la riconciliazione. Mi occupo della piccola perche possano stare insieme, escono a passeggio, mano nella mano, come sposini novelli. Certe sere sgattaiolano via per le loro riunioni e io vedo che ne! capanno c'e la luce accesa. Di solito porto la bambina dai genitori di Manolo e sto con loro e con i gemelli, poi torno a casa, accompagnata dal fratello di Manolo, Eduardo. 10 sto sulle mie. E la prima volta che mi comporto COS! con un uomo giovane, abbastanza simpatico e abbastanza bello. Come ho detto, ne ho abbastanza di tutti quanti. Sabato mattina, 7 settembre Una nuova atmosfera piena di tepore e scesa sulla nostra casetta. Questa mattina Minerva e venuta in cucina a preparare il cafesito per Manolo, e aveva il viso soffuso da un'insolita dolcezza. Venendomi alle spalle mi ha buttato le braccia al collo e mi ha sussurrato all'orecchio: «Grazie Mate, grazie. La lotta ci ha unito di nuovo. Tu ci hai unito di nuovo». «Io?», ho domandato, anche se avrei potuto benissimo chiedere: «Lotta? Quale lotta?». Sabato, prima dell'alba, 28 settembre Questo sad. un resoconto molto lungo ... mi esuccesso finalmente qualcosa di importante. Non ho quasi chiuso occhio e domani cioe oggi, dato che e quasi l'alba - tornero nella capitale, per I'inizio della sessione autunnale. Minerva alla fine mi ha convinto che devo prendere una laurea. Ma dopo quello che e successo a lei, non mi faccio illusioni sull'universita. Comunque, come sempre prima di un viaggio, mentalmente prendevo e spostavo valigie, facevo e disfacevo i bagagli. Alla fine devo essermi addormentata, perche ho di nuovo fatto que! sogno su Papa. Questa volta, dopo aver tirato fuori tutti i pezzi dell'abito nuziale, ho guardato dentro e davanti ai miei occhi comparivano e scomparivano uno dopo l'altro tutti gli uomini che ho conosciuto. 138 L'ultimo e stato Papa, anche se mentre 10 guardavo e svanito lentamente, fine he la bara e rimasta vuota. Mi sono svegliata all'improvviso, ho acceso la lampada e mi sono seduta ad ascoltare 10 strano battito convulso de! mio cuore. Ben presto pero, quello che pensavo fosse il battito del cuore, si e rivelato un disperato bussare all'imposta della porta principale. Una voce bisbigliava con insistenza: «Aprite!». Quando ho trovato il coraggio di spalancare I'imposta, sui momento non sono riuscita a cap ire chi fosse la fuori. «Cosa vuole?», ho domandato con un tonG poco invitante. La voce esitava. Era 0 no la casa di Mari~lo Tavarez? «Sta dormendo; io sono la sorella dell a moglie. Posso esserle utile?». A que! punto, nella luce che filtrava dalla finestra, sono riuseita a vedere una faccia che mi sembrava di aver gia visto in sogno. Il piu dolce viso d'uomo che avessi mai visto. Doveva fare una consegna, ha detto, potevo per favore lasciar10 entrare? Mentre parlava teneva d'occhio un'auto parcheggiata di fronte alla nostra porta. Non ci ho pensato due volte. Mi sono precipitata alla porta, ho tirato il catenaccio e l'ho aperta, proprio mentre arrivava con una lunga cassa di legno presa dal baule della macchina, che ha prontamente depositato nell'atrio. Ho subito richiuso la porta alle sue spalle e gli ho indicato 10 studio. Ha portato dentro la cassa, guardandosi in giro in cerea di un posto in cui nasconderla. Alla fine abbiamo deciso per 10 spazio vuoto sotto il divano dove stavo dormendo. Mentre facevo tutte queste cose, continuavo a stupirmi di essermi subito messa a collaborare alla missione di quello sconosciuto, qualunque essa fosse. Poi mi ha domandato una cosa molto strana. Ero la sorella piu piccola di Mariposa? Gli ho risposto che era la sorella di Minerva. Ho tralasciato piu piccoia, bada bene. Mi ha osservato, indeciso su qualcosa. «Non sei dei nostri, vero?», Non sapevo di che nostri stesse parlando, ma ho capito all'istante che volevo far parte di qualsiasi cosa in cui ci fosse anche lui. Quando se ne e andato non riuscivo a dormire perche pensavo a lui. Ho passato in rassegna tutto quello che mi ricordavo di lui e mi sono rimproverata, per non aver guardato se portava un anello al dito. Ma era sicura che non me 10 sarei lasciato scappare, anche se era sposato. E stato allora che ho cominciato a perdonare Papa. Poco fa mi sono alzata e ho trascinato fuori da la sotto la cassa 139 pesante. Era inchiodata, ma su un lato i chiodi lasciavano uno spiraglio e sono riuscita a sollevare un po' il coperchio. Ho sbirciato dentro, accostando la lampada. Per un pelo non mi e caduta, quando ho capito cosa stavo guardando: fucili, sufficienti a far scoppiare una rivoluzione. Mattina, sto per partire Manolo e Minerva mi hanno spiegato tutto. Si sta formando una rete nazionale clandestina. C'e un no me in codice per tutti e per tutto. Manolo e Enriquillo, dal grande capo Taino, e Minerva, naturalmente, e Mariposa. Se dovessi nominare le scarpe da tennis, sappi che stiamo parlando di munizioni. ananassi per il picnic sono le bombe a mano. It caprone deve morire, se vogliamo mangiare al picnic. (Capito? E una specie di lingua truecata). Ci sono gruppi in tutta l'isola. Risulta che Palomino (I'uorno dell'altra notte) in realta e un ingegnere, che lavora in vari cantieri del paese, COS! e deputato ai viaggi e alle consegne tra i vari gruppi. Ho detto subito a Minerva e Manolo che volevo entrare nell'organizzazione. Mi sentivo mancare il fiato per l'emozione. Ma ho fatto in modo che Minerva non 10 notasse. Temevo che assumesse il suo atteggiamento protettivo, dicendomiche potevo essere altrettanto utile a cucire le bende da ficcare nelle scatole che sotterrano sulle montagne. Non voglio piu essere trattata come una bambina. Voglio essere all'altezza di Palomino. D'un tratto tutti i ragazzi con le mani lisce e la vita facile che ho conosciuto, mi appaiono come le bamboline che ho lasciato da parte e passato a Minou. cu presa per lui, quando ha bussato alla porta la prima volta, e sono andata io ad aprire. L'appartamento si trova in una zona miser a della citta, dove vivono gli studenti piu poveri. Credo che alcuni sappiano cosa facciamo Sonia e io, e ci tengono a distanza. Certo qualcuno deve pensare il peggio, visto che da noi passano uomini a tutte le ore. 10 li faccio sempre restare per il tempo di un cafecito, per dare l'impressione che siano veri ospiti. 10 sono perfetta per queste cose, davvero. Mi sono sempre piaciuti gli uomini, mi piace riceverli, prestare loro attenzione, ascoltare quello che hanno da dire. Adesso posso usare queste doti per la rivoluzione. Ma ho occhi per un uomo soltanto, il mio Palomino. Martedl sera, 15 ottobre Che modo di passare il mio ventiduesimo compleanno! (Sealmeno questa sera venisse Palomino con una consegna). Sono stata un po' depressa, 10 ammetto. Sonia mi ricorda che dobbiamo fare qualche sacrificio per la rivoluzione. Grazie Sonia. Sono sicura che questo comparira sulla mia critica alla fine del mese. (Dio, sembra che sia destinata ad avere sempre al fianco una Minerva che si dimostra migliore di me.) Comunque, devo mandare a memoria questo disegno prima che bruciamo l'originale. Filo di metallo saldato alia lancetta per permetterle di gira re alta /' ,.-------L--1' i filo dovrebbe essere collegato do dietro oil. lancetta dell'ora per permettere regolazioni al maselmc di un'ora. Evitare qualeiaei contatto con Que5to I ' ( La capitale, lunedi mattina, 14 ottobre Ho perduto ogni interesse per 10 studio. Continuo semplicemente a seguire le lezioni, per conservare l'immagine di studentessadel secondo anno di architettura. La mia vera identita adesso e Mariposa (n.2) e ogni giorno e ogni ora aspetto comunicazioni dal nord. Ho lasciato la pensione di Dofia Chelito con la scusa che ho bisogno di maggiore tranquillita per dedicarmi al mio lavoro. In rea Ita non e una bugia, solo che illavoro che faccio non e quello che immagina lei. La mia cellula mi ha assegnato, insieme a Sonia, anche lei studentessa universitaria, un appartamento sopra un negozio all'angolo di una strada. Noi costituiamo un centro, il che significa che le consegne provenienti dal nord e destinate alla capitale vengono depositate qui. E indovina chi le porta? 11mio Palomino. Che sor140 il metalio. 11completamento ~ piu "~ del circ:uito 5petta alia lancetta dei minuti. Filo di rame Quando la lancetta dei minuti completa 11giro. girare la reslstenza eul r0550; 8splodera & -+-----i±:::---~ accendera la pcfvere da :IT=r:e~zt::~ fr:b' 'fAPPO sigillato fuoco 1.1,1 -=:) I Filo della resistenza #:35 ~#42 PROVETTA Benzina di prima qual ita (oggiunge •.• benzene da accendini cosl da asslcura re I'infiamma'ilita) Polvere da .paro di buona qualita 141 Giouedi notte, 7 novembre Oggi abbiamo avuto una visita inattesa. Eravamo indaffarate a preparare disegni da allegare al materiale per le bombe, quando hanno bussato alIa porta. Credimi, Sonia e io siamo balzate su, come se fosse esplosa una delle bombe a orologeria. Abbiamo un'uscita di emergenza da una finestra che affaccia sul retro, ma Sonia non ha perso la testa e ha chiesto chi era. Era Dofia Hita, la padrona di casa, salita per un saluto. Ci siamo talmente rincuorate, che non abbiamo pensato a liberare il tavolo dai disegni. Continuo a preoccuparmi che abbia notato quel che stavamo facendo, ma Sonia dice che quella donna ha in mente ben altro genere di attivita illegale. Ha buttato n che, se Sonia e io dovessimo avere dei guai, lei conosce chi puo aiutarci. Sono diventata COS! paonazza, che Dofia Hita deve aver creduto che questa, sai-bene-chi, si imbarazza al solo sentir nominare sai-bene-cosa! Giovedi pomeriggio, 14 novembre Palomino si e fatto vedere spesso e non sempre per fare delle consegne. Non facciamo che parlare. Sonia trova sempre qualche scusa per uscire a fare commissioni. E davvero molto piu simpatica di quanto avessi immaginato. Oggi ha lasciato una ciotola di arroz con leche - ehm! - da mangiare. E risaputo, sposerai chi 10 divide con te. Un cosa buffissima. Dofia Hita ha incontrato Palomino per le scale e l'ha chiamato Don Juan! Crede che sia il nostro ruffiano, perche e quello che viene piu spesso. Ho riso, quando me 10 ha raccontato. Ma in realta avevo la faccia in fiamme al solo pensiero. Non avevamo ancora parlato dei nostri sentimenti reciproci. All'improvviso si e fatto tutto serio e quei bellissimi occhi nocciola sono venuti sempre piu vicino. Mi ha baciata, con una discrezione da esordio, all'inizio: oh Dio, quanto sono innamorata! Sabato notte, 16 novembre Oggi e venuto di nuovo Palomino. Finalmente ci siamo confessati i nostri veri nomi, anche se credo che conoscesse gia il mio. Leandro Guzman Rodrfguez, come suona bene. Abbiamo parlato a lungo delle nostre vite. Le abbiamo messe una di fianco all'altra e le abbiamo osservate. E risultato che la sua famiglia e di San Francisco e abita vicino a dove ho vissuto con Dede, quando stavo finendo la scuola secondaria. Quattro anni fa e venuto nella capita le per terminare un dot142 torato. Proprio quando ci sono venuta io, per cominciare i miei studi! Dobbiamo aver danzato schiena a schiena al festival del merengue del '54. Lui c'era e c'ero anch'io. Siamo rimasti seduti, pieni di stupore. Poi le nostre mani si sono cercate, palmo contro palmo, e le linee della vita si sono unite. Domenica notte, primo dicembre Palomino si e fermato qui la scorsa notte: su una branda nella stanza delle munizioni, naturalmente! Non ho chiuso occhio all'idea che ci trovavamo sotto 10 stesso tetto. Indovina di chi era il nome cheIio tenuto tutto il giorno nella scarpa destra? Non verra piu per un paio di settimane - addestramento in montagna, 0 qualcosa del genere - non puo dirmi tutto. Poi la sua prossima consegna sad l'ultima. Entro la fine del mese questo posto dovra essere abbandonato. Cisono state molte retate nella zona, e Manolo e preoccupato. Quella che chiamiamo la stanza delle munizioni, per inciso, e quella sul retro, dove teniamo tutte le consegne e dove, per inciso, ti nascondo, incastrato tra un trave e l'infisso della porta. Sad bene che non ti dimentichi Ii, quando traslochiamo. Posso immaginare Dofia Hita che ti trova, ti apre pensando di trovarci una lunga lista di clienti, e invece - Dio ce ne scampi! -le cade l'occhio sulla bomba. Forse penserebbe che si tratta di un marchingegno per gli aborti! . Per la centesima volta in questi ultimi mesi, mi sono chiesta se non dovrei bruciarti. ' Domenica pomeriggio, 15 dicembre Questo fine settimana e stato piu duro degli ultimi due mesi messi insieme. Sono COS! nervosa che non riesco a scrivere. Palomino, al contrario del previsto, non si e fatto vedere. E non c'e nessuno con cui parlare, perche Sonia e gia partita per La Romana. Fra qualche giorno andro a casa e tutte le consegne e i ritiri devono essere fatti prima della mia partenza. Comincio ad avere paura. Tutto e andato liscio per due mesi e sono sicura che adesso succedera qualcosa. Continuo a pensare che Dofia Hita sia andata a riferire dei disegni della bomba, che abbiamo lasciato in vista la volta che e arrivata di sorpresa. Poi immagino che Sonia sia stata presa mentre lasciava la citta e che io cadre 143 in un'imboscata, quando arrived l'ultima consegna. Sono un groviglio di nervi. Il coraggio non e mai stato il mio forte, quando sono sola. Lunedi mattina, 16 dicembre Ieri notte non aspettavo Palomino, COS!quando ho sentito una macchina fermarsi di fronte al portone, ho pensato: ci siamo! Ero sul punto di scappare da11afinestra del retro, diario in mano, ma, grazie a Dio, prima sono corsa a contro11are da que11adi fronte. Era lui! Sono volata giu prendendo i gradini a due a due, mi sono precipitata in strada e l'ho abbracciato e baciato come una di que11e donne che i vicini mi credono. Abbiamo stipato ne11astanza sul retro le casse che aveva portato, poi siamo rimasti Ii impalati per un attimo, con una strana tristezza negli occhi. Questo lavoro di distruzione stride con quello che abbiamo nel cuore. A110rami ha detto che non gli andava l'idea che stessi sola ne11'appartamento. Era sempre troppo preoccupato e non riusciva a dedicarsi alla rivoluzione come avrebbe dovuto. Ho avuto un tuffo al cuore, quando gli ho sentito dire una cosa del genere. Confesso che, per quanto mi riguarda, l'amore va oltre la lotta, 0 forse potrei dire che l'amore e la lotta suprema. Non potrei mai rinunciare a Leandro per un pili alto ideale, come credo che Minerva e Manolo sarebbero disposti a fare, di fronte al sacrificio supremo. COS!l'a1tra notte mi ha commosso, oh quanto, sentirgli dire che 10stesso vale per lui. sabato 14 Febbraio Millenovecentocinquattottesimo anno di Nostro Signore Ventottesimo anno de11'eradi Trujillo A11equattro pomeridiane Chiesa di San Juan Evangelista Sa1cedo Mariposa e Palomino, per ora! Maria Teresa e Leandro, per sempre! 1958 Giorno degli innamorati, 14 febbraio Mattino nuvoloso, si spera nella pioggia Benedice il mio letto nuziale, come dice sempre Mama Doiia Mercedes Reyes Viuda Mirabal Annuncia il matrimonio di sua figlia Maria Teresa Mirabal Reyes con Leandro Cuzman Rodriguez figlio di Don Leandro Guzman e Doiia Ana Rodriguez de Guzman 144 145 Mate e Leandro, dopo un anno di matrirnonio, avevano gia cambiato indirizzo due volte. Inquilini, si definivano, la parola che si usa in citta per gli occupanti abusivi, che noi qui in campagna eo mpatiamo. Dede e Jaimito avevano perso tutto talmente tante volte, che era quasi impossibile star dietro ai loro continui traslochi. Ora stavano nella vecchia casa di famiglia di Ojo de Agua e Mama aveva costruito un villino moderno sulla provinciale per Santiago, completa di gelosie in alluminio e bagno interno, che lei chiamava "sanitario". E io, Patria Mercedes, come ho detto, mi ero sistemata per la vita nella cas a sicura come una roccia. Cosi trascorsero diciotto anni. VIII Patria 1959 Costruisci la tua casa sulla roccia, Egli disse, sia fatta la mia volonta. E anche se cade la pioggia e viene l'inondazione e infuria il vento, la cas a della buona moglie resisted. 10 ho fatto come Egli ha detto. A sedici anni sposai Pedrito Conzales e ci sistemammo per il resto della vita. 0 almeno cosi ci sernbro, per diciotto anni. Mio figlio si fece uorno, mia figlia crebbe con un corpo lungo e sottile, come la mimosa che fiorisce in fondo al vialetto. Pedrito assunse una certa gravid, divento un uomo importante nei dintorni. E io, Patria Mercedes? Come ogni donna della famiglia, scomparii in quello che amavo, riaffiorando di tanto in tanto per una boccata d'aria. Il che significava un viaggio di notte da sola per andare a trovare un'amica, un'acconciatura un po' speciale e magari un abito giallo. Avevo costruito la mia casa su solida roccia, questo vero. meglio, il bisnonno di Pedrito l'aveva costruita cent'anni prima e, da allora, ogni primogenito vi aveva vissuto, passandola poi al successivo. Ma dovete capire che Patria Mercedes era parte di quel legno, degli intagli accennati sugli architravi, delle larghe tavole del pavimento, dell a porta che si apriva, scricchiolando sui vecchi cardini. Le mie sorelle era cosi diverse! Costruirono le loro case sulla sabbia e definirono gli smottamenti delle avventure. Minerva viveva in una casetta da nulla - COS! almeno me la descrisse Mate - in quella cittadina dimenticata da Dio che e Monte Cristi. E un miracolo che i suoi due bimbi non siano morti di infe- o ziom. 146 e Al diciottesimo anno di matrimonio, le fondamenta del mio benessere cominciarono a cedere. Soltanto il palpito di un alito infantile, un crepa sottilissima, che potrebbe vedere solo chi voglia a tutti costi cercare delle complicazioni. Per la fine dell'anno noi sorelle, coi rispettivi mariti, ci ritrovammo nella nuova casa di Mama a Conuco, il primo incontro dal matrimonio di Maria Teresa, che celebrera il primo anniversario il . febbraio prossimo. Restammo fino a tardi a festeggiare, piu che l'anno nuovo, il fatto di essere ancora una volta insieme. Non si parlo molto di politica, per non preoccupare Mama. Anche Jaimito era diventato inflessibile: non voleva che Dede venisse coinvolta nei pasticci che Minerva e gli altri stavano mettendo in piedi. Cio nonostante tutti ci auspicavamo qualche cambiamento per l'anno nuovo. Le cose erano peggiorate a tal punto che, anche quelli come me che non volevano aver niente a che fare con la politica, erano preoccupati. Capite, ormai avevo il figlio grande che mi inchiodava alIa dura realta, Lo affidavo alIa protezione di Dio e imploravo San Jose e la Virgencita di prendersi cura di lui, eppure era sempre preoccupata. Era l'una di notte quando Pedrito, Noris e io ci avviammo verso casa. Nelson si era fermato da Mama, sostenendo che voleva cominciare il nuovo anno chiacchierando con gli zii. Passando in macchina, notai che alIa finestra della giovane vedova la lampada era ancora accesa, e ne dedussi che Nelson avrebbe celebrato il nuovo an no con qualcosa di piu 'delle chiacchiere. A quel che si diceva in giro, il mio "ragazzo" non si limitava a cavalcare i muli di suo padre, ma correva la cavallina. Avevo chiesto a Pedrito di parlare a nostro figlio, ma sapete come sono gli uomini. Era fiero che Nelson 147 dimostrasse a se stesso di essere macho prima ancora di diventare adulto. Dormivamo da non piu di un paio d'ore quando la camera da letto si illumino all'improvviso. Al momento pensai che fossero gli angeli discesi con le loro spade di fuoco, agitando le ali possenti sopra ogni cosa. Ma quando fui del tutto sveglia vidi che si trattava di una macchina che puntava i fari contro la finestra dell a stanza. lAy, Dios mio! Svegliai Pedrito con uno scrollone e volai fuori dalletto, nel terrore che fosse accaduto qualcosa al mio ragazzo. So cosa dice Pedrito, che io sono troppo protettiva. Ma da quando ho perso il mio bambino tredici anni fa, vivo nella paura di doverne deporre un altro nella fossa. Questa volta non credo che ce la farei a tirare avanti. Erano Minerva, Manolo, Leandro e, SI, anche Nelson, tutti decisamente ubriachi. Trattennero a malapena l'entusiasmo finche non furono in casa. Si erano appena sintonizzati su Radio Rebelde, per ascoltare il notiziario nell'anno nuovo, ed erano stati salutati dall'annuncio trionfale. Batista era fuggito! Fidel, suo fratello Raul ed Ernesto, che chiamano Che, erano entrati all'Avana e avevano liberata il paese. [Cuba librel iCuba Librel Minerva comincio a cantare il nostro inno nazionale e gli altri si unirono a lei. Cercai di zittirli e finalmente, quando ricordai loro che noi non eravamo ancora liberi, si calmarono. Cantavano gia i galli, quando se andarono a diffondere la notizia tra gli amici della zona. Nelson voleva uscire con loro, ma io mi impuntai. L'anno prossimo, compiuti i diciott'anni, se ne sarebbe andato in giro fino al momento della raccolta del cacao. Ma quest'anno ... era troppo stanco per litigare. Lo accompagnai nella sua stanza, 10 spogliai e gli rimboccai le coperte, come se fosse ancora un bambino. Pedrito pero aveva ancora voglia di celebrare. Voi sapete corn'e fatto, si fa prendere dall'emozione e conosce un solo modo per esprimerla, se io sono a portata di mano. Entro dentro di me e solamente dopo qualche settimana mi resi conto di quello che era successo. Ma mi piace pensare, dato che il ciclo si arrestato in gennaio, che Raul Ernesto ha cominciato la sua lunga trasformazione in carne ed ossa, nel primo giorno di questo nuovo anno pieno di speranze. anticipo, non credi?». Come ho gia detto, non concepivo da tredici anni. «Famrni entrare a vedere cosa successo», disse, conducendomi per mano in camera da letto. 11 nostro Nelson amrnicco con un risolino. Ormai sapeva benissimo cosa facevamo nella siesta. Andai avanti cosi un altro mese e saltai di nuovo il ciclo. «Pedrito», insistetti, «sono incinta, ne sono certa». «Come possibile Mami?», mi prese in giro. «Orrnai siamo pronti per i nipotini». Indico i figli grandi che giocavano a domino e origliavano le nostre confidenze. . Noris balzo dalla sedia. «Ay Mami, vero? la verita», A quattordici anni, quasi quindici, aveva finalmerite abbandonato le bambole ed era a due, tre, forse dieci anni dal diventare madre lei stessa. (Di questi tempi le ragazze si prendono tempo, guard ate Minerva!) Ma Noris era come me, aveva bisogno di dedicarsi a cose concrete e alla sua ten era era nonpoteva immaginare altro che dedicarsi ai bambini. . «Perche non ne fai uno tu?», la scherni Nelson, dandole una gomitata, anche se la sorella gli aveva detto un migliaio di volte che cosi Ie faceva male. «Forse Marcelino vuole diventare papa". «Finiscila!», piagnucolo Noris. «Finiscilal », le fece il verso Nelson. A volte mi domandavo come facesse mio figlio a stare con una donna, e poi venire a casa a tormentare cosi la sorella. Pedrito si acciglio. «Se Marcelino osa sfiorarti, fad i conti con me». «Aiutaterni a pensare un norne», proposi, sfruttando il bambino per distrarli da uno stupido litigio. Mi guardai la pancia, quasi che Nostro Signore avesse scritto il nome sul mio grembiule di cotone. D'un tratto provai la sensazione che la Sua lingua parlasse per bocca mia. Da sola non avrei mai pensato di dare a mio figlio dei nomi di rivoluzionari. «Ernesto», dissi, «10 chiamero Raul Ernesto», «Ernesto?», ripete Noris con una faccia stupita. Ma il viso di Nelson si illumino in un modo che mi innervosi, «Per brevita 10 chiameremo Che». «Che! », esclarno Noris, tappandosi il naso. «Che razza di norne!». Quando annunciai a Pedrito che ormai da due me si si era fermato tutto, mi rispose: «Puo darsi che la menopausa sia cominciata in Come ho detto, deve essere stata la lingua del Signore a parlare per bocca mia, perche da allora cominciai ad avere paura. Non per e 148 e e e m 149 me, ma per quelli che amavo. Le mie sorelle: Minerva e Mate. A volte per causa loro avevo 10 stomaco sconvolto dal terrore, ma adesso vivevano lontano, cosi mi nascondevo dietro un dito e fingevo di non vedere il pericolo. Pedrito non mi preoccupava. Sapevo che avrebbe sempre tenuto una mano sulla terra e l'altra su qualche parte del mio corpo. Non si sarebbe cacciato nei guai senza di me. Ma mio figlio, il primogenito! Cercai di proteggerlo, Dio sa quanto. Ma inutilmente. Cercava sempre di emulare Tio Manolo e il nuovo Tio Leandro, uomini di mondo che erano andati all'universita e che 10 affascinavano piu di quanto riuscisse a fare il suo genitore campagnolo. A ogni occasio- . ne se ne andava nella capitale "a trovare Tia Mate e la piccola Jacqueline", 0 a Monte Cristi "a trovare Tia Minerva, Minou e il piccolo Manolito". Si, stava venendo al mondo una nuova nidiata di Mirabal. Questo poteva forse spiegare la mia gravidanza: suggestione. Non a caso, quando ci ritrovavamo insieme per un po' sotto uno stesso tetto, i nostri cicli si sincronizzavano come orologi. Conoscevo il mio ragazzo. Voleva sentirsi uomo anche fuori dalla camera da letto, dove aveva gia dato prova di se. Quella vedova avrebbe potuto mettere su una scuola, a quel che avevo capito. Ma non le serbavo rancore, no. Condusse con garbo mio figlio dall'adolescenza all'eta virile, cosa che una madrenon potrebbe mai fare. Cosi pensai a una soluzione per far rimanere Nelson nella capitale, sotto controllo, perche non perdesse la testa con le ragazze 0 con gli zii ribelli. Ne parlai con Padre de Jesus L6pez, il nostro nuovo parroco, che promise di chiedere a Padre Fabre il permesso di iscrivere Nelson al Santo Tomas de Aquino nella capitale. Si trattava di un seminario, ma non c'era l'obbligo di farsi prete. All'inizio Nelson non voleva andare in una scuola di aspiranti preti che considerava delle donnicciole. Ma un paio di settimane prima dell'inizio delle lezioni, quando nei campi di yucca comincio il lavoro massacrante della piantagione, cambio idea. Meglio rinunciare al giardino delle delizie, che restarci a piantarle dall'alba al tramonto. Inoltre avrebbe avuto i fine settimana a sua disposizione per and are da zia Maria Teresa e zio Leandro. Per di piu alcuni degli aspiranti preti non erano affatto donnicciole. Discorrevano di pudenda e cunnilingus come se parlassero del corpo e del sangue di Cristo. Come 10 so? Una volta Nelson arrive a casa chiedendomi cosa significassero quelle parole, convinto che 150 avessero a che fare con la liturgia. I giovani se ne fregano dellatino, di questi tempi. 11passo successivo fu quello di convincere suo padre, e questa fu la cosa piu difficile. Pedrito non capiva perche bisognasse buttare dei soldi per man dare in collegio Nelson nella capitale. «La scuola migliore per lui e qui, vicino a me, a conoscere il suo patrimonio», Non avevo cuore di ipotizzargli che nostro figlio poteva anche non avere voglia di diventare agricoltore come suo padre. Da qualche tempo Nelson aveva cominciato a parlarrni di universita. «Sad solo per un anno, Papi», 10 implorai. «Per concludere in bellezza la sua educazione». ,,~ «E poi», aggiunsi, «al momento, il seminario il posto migliore per lui». Questo era vero. Johnny Abbes e il SIM rastrellavano i giovani per le strade, nelle fattorie e negli uffici, come aveva fatto Erode con i neonati di Giudea. La Chiesa, che rifiutava di farsi coinvolgere nelle questioni ternporali, era diventata l'unico posto sicuro. Pedrito incrocio le braccia e se ne ando nei c-ampi di cacao. Lo vidi camminare avanti e indietro tra gli alberi. Andava sempre Ii, quando doveva pens are; io invece mi metto in ginocchio, se devo cap ire quello che ho in testa. Ritorno, appoggio le grandi mani agli stipiti dell a porta costruita dal bisnonno cento anni prima, e fece segno di si con la testa. «Puo andare», Poi, indicando con un gesto i campi verdeggianti che il bisnonno, il nonno e il padre avevano coltivato prima di lui, aggiunse: «Se non riesce a trattenerlo la terra, non posso costringerlo io a restate». Cosi, con l'aiuto del buon Padre de Jesus, 10 scorso settembre Nelson entre a Santo Tomas de Aquino. Lontano dai guai, pensai. E per qualche tempo anche voi avreste sostenuto che si trovava al sicuro, protetto, come me, dall'amore di Dio. e Vi raccontero quando cominciai a spaventarmi. Verso Pasqua il mio Nelson prese a dire che si sarebbe unito ai liberatori, nel momento in cui l'invasione da Cuba, di cui tutti parlavano, avrebbe toccato le nostre coste. Lo feci sedere e gli ricordai l'insegnamento dei Padri della Chiesa. Dio, nella sua saggezza, avrebbe pensato a tutto. «Promettirni che ti terrai lontano dai guai!» Stavo in ginocchio di fronte a lui. Non potevo sopportare l'idea di perdere mio figlio. «Por Dios»; 10 implorai. «Ay, Mama, non ti preoccupare!», disse, abbassando 10 sguar- 151 do su di me, imbarazzato. Ma fece una vaga pro mess a di tenersi alIa larga dai guai. Ero sempre in ansia. Andai da Padre de Jesus a chiedere consiglio. Era appena uscito dal seminario e pieno di nuove idee. Mi avrebbe spiegato le cose con un linguaggio fresco, che potevo riutilizzare a casa con mio figlio. «Padre», dissi, baciandoil crocifisso che mi porgeva, «rni sento smarrita. Non riesco a capire cosa voglia da noi il Signore in questo brutto mornento». Non mi azzardai ad essere troppo critica. Sapevamo tutti che c'erano preti pronti a denunciarti al SIM, se parlavi contro il regime. Comunque, io non avevo abbandonato la Chiesa come Minerva e Maria Teresa. Da quando avevo avuto la visione della Virgen-. cita, sapevo che 10 Spirito vegliava e che le chiese erano come oasi o stazioni di sosta sulla strada accidentata della vita. Ma la Sua casa era un palazzo grande quanto il cielo e bastava colpire la Sua finestra con un sassolino di lamento: Apri! Aiutami, Dio. Ed Egli ti avrebbe fatto entrare. Padre de Jesus non si limito a vaghe dichiarazioni, ne mi rnando a casa con una carezza sulla testa. Niente affatto. Si alzo in piedi e, dal modo in cui si tolse gli occhiali e continue a lucidarIi come se non fossero mai abbastanza puliti, intuii il suo travaglio interiore. «Patria, figlia mia», disse, il che mi fece sorridere, perche non poteva avere che cinque 0 sei anni piu del mio Nelson. «Dobbiarno aspettare. Dobbiamo pregare». Mi guardo in viso. «Anch'io sono smarrito, e quindi non posso mostrarti la strada». Ebbi un tremito, come succede alle candele votive che rabbrividiscono quando soffia la brezza attraverso la sacrestia. La franchezza di quel prete mi aveva toccato, piu di una sentenza definitiva. Ci inginocchiammo dentro la piccola canonica soffocante e pregammo la Virgencita. Ella si era tenuta stretta a Gesu finche Egli non le aveva detto con franchezza, Mama, devo occuparmi delle faccende di Mio Padre. E aveva dovuto lasciarIo andare, ma le si spezzava il cuore perche, sebbene fosse Dio, Egli era pur sempre suo figlio. Diventai piu coraggiosa e, come un granchio che avanza di sghembo, mi accostai a piccoli passi verso il coraggio, come meglio potevo, dando una mano nelle piccole cose. Sapevo che Minerva Manolo e Leandro stavano lavorando a ,qualcosa di grosso. Non era sicura di Maria Teresa, troppo presa 152 dalla piccola Jacqueline appena nata. Ma per quanto riguardava gli altri, 10 avvertivo dalla tensione e dal silenzio improvviso che calava quando arrivavo nel bel mezzo di una conversazione. Non facevo domande. Forse mi faceva paura cio che avrei potuto scoprire. Poi venne a trovarmi Minerva col suo Manolito di sei mesi e mi chiese di tenerlo. «Tenerlor. 10 che consideravo i miei figli piu preziosi della mia stessa vita, non potevo credere che mia sorella potesse abbandonare il suo bambino per nessun motivo. «Dove andrai? », domandai allarmata. Scese di nuovo quel silenzio pieno di tensione e poi, titubante, come se volesse accertarsi a ogniparola di non dire nulla di piu del dovuto, rispose: «Stare in giro per un pezzo. Tornero per le riunioni tutte le settimane». «Ma Minerva, il tUG bambino ... », cominciai, e compresi che le costava accettare quel sacrificio, che pure considerava necessario. Cosi aggiunsi: «Saro felice di badare al mio nipotino!». Manolito sorrise e si lascio prendere in braccio volentieri .. Che delizia, stringerIo come se fosse il mio, cinque mesi prima del tempo. Fu allora che annunciai a Minerva che aspettavo un maschio. Si congratulo. Era tanto felice! Poi si incuriosi. «Da quando sei diventata indovina? Come fai a dire che sara un rnaschio?» Alzai le spalle e le fornii l'unica spiegazione che avevo. «Ho in mente un nome da maschio». «Come 10 chiarnerai?» Allora mi re si conto che l'avevo scelto per farIe cap ire che stavo dalla sua parte, anche se solo nello spirito. «Raul Ernesto», dissi scrutandola in voIto. Mi fisso per un lungo istante e con molta sernplicita commento: «So che non vuoi metterti nei guai e rispetto la tua scelta». «Se dovesse arrivare il momento di .. ~», dissi. «Arrivera», rispose. Minerva e Manolo cominciarono a venire tutte le settimane da Monte Cristi a Ojo de Agua, quasi da un estremo all'altro dell'isola. Adesso, quando li fermavano ai posti di blocco, avevano un buon pretesto per quei viaggi. Andavano a Conuco, a cas a di Patria Gonzales, a trovare illoro piccolo malaticcio. Monte Cristi era troppo caldo, un deserto praticamente, e il medica aveva prescritto un'aria piu salubre per il bambino. Quando venivano, Leandro li raggiungeva dalla capitale, e da 153 San Francisco arrivava Nifio, que 1 giovane riccio con la moglie bella, Duke. Si riunivano con Cuca e Fafa e un altro che si chiamava Marien: a volte pero si chiamavano tra loro in altro modo, usando degli pseudonimi. Avevano bisogno di un posto in cui incontrarsi e COS! offrii loro la mia terra. C'era una radura tra la piantagione di cacao e quella di pldtano. Pedrito ci aveva sistemato delle sedie di vimini e delle amache sotto una tettoia di foglie di banano, un posto dove i lavoranti potevano riposare 0 fare una siesta nelle ore piu calde della giornata. Minerva e il resto del gruppo sedevano la, a parlare per ore. In un paio di occasioni, nei giorni di pioggia, li invitai a entrare in casa, ma rifiutarono, sapendo che 10 facevo per pura cortesia. E io era grata che mi tenessero fuori. Se fosse arrivato il SIM, io e Pedrito avremmo sempre potuto giurare di non sapere nulla delle nuruoru. Fu piu problematicc quando Nelson torno a casa dal collegio. Voleva andare al posto delle riunioni, ansioso di partecipare alle attivita misteriose degli zii. Solo per proteggermi, ne sono sicura, 10 tennero alla larga. Lo mandavano a prendere dell'altro ghiaccio, 0 i cigarrillos, 0, per favore Nelson, hombre, poteva gentilmente portare l'auto da Jimmy e far controllare il radiatore, dato che dovevano tornare alla capitale la notte stessa? Una volta spedirono il povero ragazzo fino a Santiago a procurare le batterie per la radiolina. Quando rientro dalla consegna gli domandai: «Che fanno la fuori, Nelson?» 1010 sapevo, ma volevo capire quanto ne sapesse lui. «Nulla, Mama», rispose. Poi il segreto che si teneva dentro divento troppo gran de per lui solo. All'approssimarsi di giugno finalmente si confide con me. «Sad per il mese prossimo», sussurro. «L'invasione, certo!», aggiunse quando mi lesse in viso la contentezza. Ma sapete perche feci quella faccia? Ve 10 diro. Il mio Nelson sarebbe rimasto a scuola nella capita le fino alla fine di giugno, Iontano dal pericolo. Doveva studiare sodo, se voleva diplomarsi in tempo per iscriversi in autunno all'universita. Anche noi avevamo organizzato il nostro piccolo complotto da svelare a suo padre ... il giorno prima che all'universita iniziassero le lezioni. Toccava a me ora, andare in giro. Quando le domandai se poteva tenere Manolito per quattro giorni, Mama non poteva crederci. 154 Ma come, era gia al quinto mese, esclarno. Non avrei dovuto muovermi! Le spiegai che avrei viaggiato con Padre de Jesus e il gruppo di Salcedo, e che quel ritiro era importante per rinfocolare la mia fede. Saremmo andati a Constanza. L'aria di montagna avrebbe fatto bene al bambino. E avevo saputo che la strada era in discrete condizioni. Non aggiunsi da chi (Minerva) 0 perche. L'esercito pattugliava in lungo e in largo la cordigliera, in cerea di potenziali guerriglieri che, ispirati dai cubani, potevano nascondersi da quelle parti. «Ay, Virgencita, tu sai que 1che fai con le mie ragazze», si limit 0 a dire Mama. Si era rassegnata alla condottabizzarra e cocciuta delle sue figliole. Ma certo, si sarebbe ten uta Manolito. Anche Noris. Volevo portami in ritiro anche la bambina, ma non ci fu nulla da fare. La sorella di Marcelino aveva invitato Noris alla sua quinceahera ed era immersa nei preparativi. «Ma mancano ancora due settimane, mi amor», Non aggiunsi che avevamo gia scelto e tagliato il vestito, comperato le scarpette di seta e provato l'acconciatura dei capelli. «jAy, Mami!», piagnucolo. «Por [auor», Come facevo a non capire che i preparativi sono la parte piu divertente della festa? Com'era diversa da me a quell'eta! In primo luogo Mama ci aveva cresciuto secondo l'antica consuetudine per cui non si andava alle feste da ballo prima di aver celebrato la quinceaiiera. Ma io avevo educato mia figlia con criteri moderni, non la tenevo in gabbia e non esigevo obbedienza cieca. Tuttavia mi sarebbe piaciuto vederla usare le ali per accostarsi al divino manto della nostra Vergine Benedetta e non per svolazzare intorno a cose che non meritavano tanta attenzione. Pregavo sempre per lei, ma con gli stessi risultati di Pedrito, che aveva dovuto allentare la presa sul figlio. Se la Virgencita pensava che per la mia ragazza non era il momento di glorificare il Signore, io non potevo certo costringerla a un ritiro di "vecchie signore" e preti con l'alito cattivo. (Il Signore la perdoni!). Eravamo un gruppo di circa trenta donne "mature", COS! ci defini Padre de Jesus, benedetto sia il suo cuore. Avevamo cominciato a incontrarci qualche mese prima, per discutere i temi del vangelo e fare illavoro di Cristo nei bohios e nei barrios. Adesso avevamo anche un nome, Gruppo Culturale Cristiano, ed eravamo radicate in tutta l'area di Cibao. Quattro preti fornivano l'assistenza spirituale, Padre de Jesus era uno di loro. Quello era il nostro primo riti155 ro e Fratello Daniel aveva convinto le Maryknolls a lasciarci usare la loro casa-madre di montagna. 11tema era l'esplorazione del significato di Maria nella nostra vita. Non mi toglievo dalla testa che forse questa volta Padre de Jesus, 0 Fratello Daniel, 0 uno degli altri, mi avrebbero dato una risposta sul che fare in questi tempi di tribolazione. «Ah! La tua Chiesa: terra la bocca chi usa fino al Regno dei Cieli», mi provocava sempre Minerva. Ormai la religione era un cosa di mia appartenenza, in cui lei non voleva entrare. «Neanche li vedono, i diseredati». Che cosa potevo rispondere, quando anch'io non pensavo ad altro che a salvare la pelle? Avevo scritto una lettera a Padre Fabre del Santo Tomas, Caro Padre, omaggi nel nome del Signore dalla madre di uno dei suoi interni, Nelson Gonzalez, che sta finendo il quarto anno, un ragazzo in gamba nel complesso, come lei stesso ha scritto nell'ultima pagella, ma non sempre il migliore in materia di autocontrollo. Per avere la certezza che studi tanto e si tenga lontano dai guai, la prego, gli dia il permesso di uscita solo se deve venire a casa. E un ragazzo di campagna che non conosce le tentazioni della citta e non voglio che frequenti la gente sbagliata. Spero che questa letter a rimanga riservata, Padre. Con tutta la mia fiducia, la madre, Patria Mercedes. Invece Nelson venne a sapere della lettera da quella lingua lunga di sua zia. Non era giusto, cosi gli impedivo di diventare uomo. Ma non mi lasciai convincere. Preferivo avere un eterno ragazzino, ma vivo, piuttosto che un uomo morto e sepolto. Anche Maria Teresa si irrito. Una domenica mattina era andata a prendere Nelson perche passasse il fine settimana da lei e il direttore non le aveva concesso l'autorizzazione. «Non ti fidi di me?», mi dornando con tono di sfida. Adesso avevo due anime furiose da sedare con mezze verita. «Non per te, Mate», cominciai. Non le dissi che avevo capito da certi commenti di Nelson che Leandro, Manolo e Minerva erano coinvolti in qualcosa di serio. «Non ti preoccupare, so prendermi cura del tUG bambino. Ho e 156 un sacco di esperienza, adesso». Mate teneva in braccio la bellaJacque line e le sfiorava la testa con piccoli baci. «Inoltre nella capitale non succede nulla che potrebbe coinvolgere Nelson, credimi. 11Jaragua vuoto, l'Olimpia ha in programmazione da un mese 10 stesso film. Nessuno esce piu». Poi arrive al punto: «Non c'e nulla da festeggiare, per adesso», La guardai negli occhi e domandai: «Anche tu, Mate?». Strinse tra le braccia la bambina con un'espressione spavalda. Quasi non riuscivo a credere che quella fosse la nostra piccola Mate dal cuore tenero, a cui Noris somigliava tanto. «Si, sto con loro». Ma subito 10 sguardo duro svani eritorno adessere la mia sorellina che aveva paura del cuco e degli spaghetti nella minestra. «Se dovesse succedere qualcosa, promettimi che ti prenderai cura di jacqueline». Sembravo destinata a crescere tutti i figli delle mie sorelle! «Lo sai che 10 farei. E come se fosse mia, vero, amorcito]», Presi la piecola tra le braccia e la strinsi forte. Jacqueline mi guardo con 10 stupore dei piccini, che vedono ancora il mondo come una grande e sicura stanza dei giochi, racchiusa nell'utero materno. 11ritiro era stato progettato per maggio, il mese di Maria. Ma dato che si facevano sempre piu insistenti le voci di un'invasione, El Jefe dichiaro 10 stato di emergenza. Per tutto maggio nessuno pote muoversi senza un permesso speciale del SIM. Anche Minerva rimase bloccata a Monte Cristi. Un giorno, quando ormai non vedevamo sua madre da quasi un mese, Manolito protese le braccia verso di me dalla culla ed esclamo: «Mama, Mama». Sarebbe stato penoso rinunciare a lui, quando questo inferno terreno fosse finito. Entro la meta di giugno le cose si calmarono. Sembrava che l'invasione non ci sarebbe stata, dopo tutto. Fu ritirato 10 stato di emergenza e noi riprendemmo a organizzare il nostro ritiro. Quando arrivammo a Constanza, non riuscivo a credere ai miei occhi. Ero cresciuta nella valle piu verde e piu bella dell'isola. Ma alla bellezza che ci circonda si fa l'abitudine e Constanza era diversa, come la fotografia di un posto lontano, su un puzzle che si vuole subito ricomporre. Continuavo a cercare di impadronirmi di quell'imrnagine ma non ci riuscivo. Montagne viola protese verso ali d'angelo fatte di nuvole; un falcone che volava alto nel cielo azzurro sereno; Dio che passava le sue dita di sole tra i verdi pascoli, che sembravano usciti dai salmi. La sede del ritiro era un po' discosta dal villaggio, in fondo a un e 157 sentiero che attraversava prati punteggiati di fiori. I campesinos uscivano dalle capanne per vederci passare. BeUagente, con incarnati dorati e occhi chiari: sembravano guardinghi, come se qualcuno non altrettanto mite avesse percorso quella strada prima di noi. Li salutammo e Padre de Jesus spiego loro che eravamo in ritiro e che, se avevano qualche particolare richiesta che potevamo inserire nelle nostre preghiere, ce 10 facessero senz'altro sapere. Ci squadrarono in silenzio e scrollarono il capo; no. A ciascuna di noi fu assegnata una celletta, con una branda, un crocefisso sulla parete e un'acquasantiera alla porta. Avrebbe potuto essere un palazzo, tanto mi rallegro quel posto. Gli incontri e i pasti si tenevano in una grande stanza ariosa, con una gran de finestra panoramica. 10 sedevo volgendo le spalle alla vista incantevole, perche la Sua Creazione non mi distraesse dalla Sua Parola. All'alba e al tramonto, a mezzogiorno e la notte, ci radunavamo nella cappella a recitare il rosario con le suorine. Il mio antico desiderio di condurre una vita da religiosa si risveglio. Mi sentivo levitare, la testa era sgombra e pervasa di trascendenza, una fontana traboccante. Grazie a Dio avevo in grembo quel bimbo, a ricordarmi la vita che ormai avevo scelto. Accadde l'ultimo giorno di ritiro. Il quattordici giugno: non dimentichero mai quella data! Eravamo radunate nella grande stanza e stavamo consumando il cursillo pomeridiano. Fratello Daniel stava parlando dell'ultimo istante a noi noto della vita mortale di Maria, l'assunzione. La nostra Madre Benedetta era stata portata in cielo, corpo e anima. Che ne pensavamo? Cornincio un giro di parola in cui ciascuna dichiaro che era un onore per una semplice mortale. Quando arrive il mio turno dissi che era soltanto giusto. Se le nostre anime potevano raggiungere la gloria eterna, i nostri tribolati corpi materni meritavano senz'altro di piu. Mi toccai la pancia e pensai al fantasma dell'esserino rincantucciato nel morbido tessuto del mio utero. Mio figlio, il mio Raulito. Lo bramavo ancora di piu, senza Manolito tra le braccia a frenare il mio desiderio. Un attimo dopo mi dissi che il Suo Regno stava scendendo proprio sul tetto di quella casa di ritiro. Una serie di esplosioni squarcio l'aria. La casa trerno dalle fondamenta. Le finestre si schiantarono, il fumo si riverso dentro con un puzzo orribile. Fratello Daniel urlava: «Buttatevi a terra, signore, cop rite vi la testa con le sedie pie158 ghevoli!». Naturalmente pensai solo a proteggere il mio bimbo non ancora nato. Strisciai fino a una piccola nicchia che conteneva una statu a della Virgencita e, chiedendole scusa, la buttai giu insieme al piedistallo. Lo schianto si confuse con gli scoppi che tuonavano all'esterno. Allora scivolai dentro tenendomi davanti la sedia pieghevole, sbarrai l'apertura e continuai a pregare il Signore che non mi mettesse alla prova con la perdita del bambino. 11bombardamento avvenne in un attimo, ma l'impressione fu che il caos andasse avanti per ore. Udii dei lamenti, ma quando abbassai la sedia, nellocale invasodalfumo non riuscii a distinguere nulla. Mi pungevano gli occhi e mi accorsi che per la paura mi ero bagnata le mutande. Signore, pregai, Signore Iddio, allontana questo calice. Quando finalmente l'aria si schiari vidi un disastro di vetri e macerie sul pavimento e corpi rannicchiati dappertutto. Una parete era crollata e il pavimento di piastrelle era squassato. Fuori, oltre la breccia in cui prima c'era la finestra, sul fianco della montagna piu prossima, si era scatenato l'inferno. AUa fine cadde un silenzio sinistro, interrotto soltanto da colpi di arma da fuoco in lontananza e, piu vicino, dai piccoli tonfi dell'intonaco che si staccava dal soffitto. Padre de Jesus ci raduno nell'angolo piu protetto, dove constatammo i danni. Le ferite si rivelarono piu lievi di quel che sembravano, solo taglisuperficiali, grazie a Dio, provocati dai vetri scagliati. Strappammo qualche striscia dalle sottovesti e fasciammo i piu seri. Poi, per conforto spirituale, fratello Daniel ci fece recitare il rosario. Quando udimmo di nuovo approssimarsi i colpi di fucile, continuammo a pregare. Ci furono delle grida, poi quattro, cinque uomini in tuta mimetica cominciarono a correre per i campi verso di noi. Dietro di loro, gli stessi campesinos che avevamo visto dal sentiero, insieme a una dozzina 0 piu di guardias, avanzavano coi machete e i mitra. Gli uomini inseguiti si accucciarono procedendo a zigzag verso il riparo della casa-madre. Riuscirono a raggiungere la spianata esterna. Li vedevo bene, i volti macchiati di sangue e affannati. Uno di loro era ferito malamente e zoppicava, un altro aveva un fazzoletto legato intorno alla fronte. Un terzo urlava ad altri due di tenersi giu, uno obbedi e si butto sulla spianata. Ma l'altro non doveva aver sentito perche continue a correre verso di noi. Lo guardai in viso. Era un ragazzo, non piu grande di Noris. Forse per questo gridai: «Giu, figlio! Buttati giu!». I nostri 159 sguardi si incontrarono nell'istante in cui il proiettile 10 colpi in mezzo alla schiena. Vidi 10 stupore suI suo giovane viso nel mentre che la vita gli scivolava via, e pensai, Oh, mio Dio, e uno dei miei figli. Al ritorno da quella montagna, ere una donna diversa. Forse avevo 10 stesso viso tranquillo, ma ora mi portavo dentro non solo il mio bambino, ma anche il ragazzo morto. 11bimbo nato morto tredici anni fa. 11figlio assassinato poche orepnma. Piansi per tutto il viaggio di ritorno. Dal finestrino crepato a ragnatela di quella macchina crivellata dalle pallottole, guardavo i fratelli, le sorelle, i figli, le figlie, ciascuno e tutti parte della famiglia umana. Allora cercai di guard are su al Padre Nostro, ma non potei vedere il Suo Viso, perche il fumo nero nascondeva la cima delle montagne. Mi costrinsi a pregare per non piangere. Ma le mie preghiere somigliavano di piu a un tentativo di lanciare una sfida. Non staro seduta a guardar morire i miei picco/i, Signore, anche se questo cio che Tu, nella Tua grande saggezza, hai deciso. e Mi vennero incontro sulla strada all'entrata dell a citta, Minerva, Maria Teresa, Dede, Mama, Pedrito, Nelson. Noris piangeva in preda al terrore. Da quel momento notai in lei un cambiamento, come se la sua anima fosse finalmente maturata e avesse iniziato i suoi cicli. Quando scesi dalla macchina, mi venne incontro correndo, con le braccia avanti, come se vedesse qualcuno riportato indietro dal mondo dei morti. Da quel che avevano sentito alla radio suI bombardamento, tutti si aspettavano che fossi finita in cenere. Invece no, Patria Mercedes era ritornata per raccontare a tutti, a tutti senza esclusione. Eppure non riuscivo a parlare. Ero sotto shock, direte voi, piangevo il ragazzo morto. 11 giorno dopo era su tutti i giornali. Quarantanove uomini e ragazzi martirizzati sulle montagne. Noi avevamo visto gli unici quattro scampati, e per che cosa? Torture a cui non oso pensare. Sei giorni dopo capimmo che la seconda ondata della forza di invasione aveva toccato le spiagge piu a nord. Scorgemmo gli aerei che volavano bassi, come calabroni. Poi leggemmo suI giornale che un battello con a bordo novantatre individui era stato bombardato prima che toccasse terra; un altro che ne portava sessantasette era 160 riuscito ad approdare, ma l'esercito, spalleggiato dai campesinos locali, aveva catturato quei poveri martiri. Non feci il conto di quanti erano i morti. Tenni le mani sulla pancia, concentrandomi su quel che era vivo. Poco meno di un mese prima che arrivassi a termine, partecipai al raduno di agosto del Gruppo Culturale Cristiano a Salcedo. Era il primo incontro da quel ritiro disastroso. A luglio Padre de Jesus e Fratello Daniel erano andati nella capitale a consultarsi con altri preti. Al raduno di Salcedo invitarone'solamente qualcuna delle vecchie socie che - come compresi poi - avevano giudicato pronte per la Chiesa Militante e stanche di nascondersi tra le sottane della Madre Chiesa. Scelsero bene, devo ammetterlo. 10 ere pronta, grossa e pesante com'ero. Non appena entrai nella sala capii che era cambiato il modo in cui il Signore Gesu sarebbe stato tra noi. Basta con le chiacchiere liturgic he su San Zenone che aveva fatto venire il se re no per il matrimonio della nipote, 0 su Santa Lucia che aveva curato la congiuntivite della vacca. La stanza era zittita dall'ira degli angeli vendicatori che affilavano i loro raggi prima di colpire. I preti avevano deciso che non potevano aspettare in eterno un cenno del papa 0 dell'arcivescovo. Era venuto il momento, perche il Signore aveva detto, "10 vengo con l'aratro ma anche con la spada, per liberare gli offesi". Non riuscivo a capacitarmi che a parlare fosse 10 stesso Padre de [esus che fino a qualche me se prima non riusciva a distinguere la fede dalla fifa! Ma ecco che li, in quella stanzetta, Patria Mercedes, la stessa che non avrebbe fatto male a una farfalla, si mette a gridare: «Sono per la rivoluzione». E COS! nascevamo nello spirito del Signore vendicativo, non piu Suoi agnelli. 11nostro nuovo nome divento Acci6n Clero-Cultural. Si noti, azione come prima parola! E qual'era la nostra missione nelI'ACC?Nientemeno che organizzare un'efficiente rete clandestina a Iivello nazionale. Avremmo diffuso la parola di Dio tra i campesinos che, avendo subito illavaggio del cervello, si erano dati alla caccia dei loro liberatori. Dopo tutto, Fidel a Cuba non avrebbe vinto, senza i campesinos pronti a nutrirlo, a nasconderlo, a mentire per lui, a combatrcrc con lui, 161 Il nostro messaggio era, siamo tutti fratelli e sorelle in Cristo. Non si poteva braccare un ragazzo armati di machete e pretendere di entrare nel Regno dei Cieli. Non si poteva tirare il grilletto, senza pensare di chiudere anche l'ultimo spiraglio rim as to per passare nell' eternita. Potrei continuare. A riunione finita Padre de Jesus mi accompagno fuori. Dando un'occhiata alla pancia mi guardo come per scusarsi, ma ando avanti con le domande. Conoscevo qualcuno disposto a unirsi all'organizzazione? Sicuramente aveva saputo degli incontri che Manolo e Minerva organizzavano sulla nostra proprieta. Annuii. Ne conoscevo almeno sei, dissi, contando Pedrito e Nelson insieme alle mie due sorelle e i loro mariti. E fra un mese sette. SI, quando fosse nato il bambino, sarei andata in giro ad arruolare nell'armata di Nostro Signore tutti i campesinos di Ojo de Agua, Conuco e Salcedo. «Patria Mercedes, come sei cambiata!». Per tutta risposta scrollai il capo, e non ci fu bisogno di aggiungere altro. Rideva, inforcando gli occhiali dopo averli puliti nella tonaca: finalmente, come me, ci vedeva chiaro. La prima volta che si riunirono di nuovo all'ombra dell a tettoia li raggiunsi, portando in braccio il mio campi one di una settimana. «Hola, Patria», mi salutarono gli uomini. «Che bel maschione!». Quando me 10 presero per ammirarlo, il bimbo comincio a strillare. Quello aveva cominciato a protestare da quando era venuto al mondo. «Come si chiama, l'ometto urlatore?» «Raiil Ernesto», rispose Minerva in tono allusivo, fiera del nipote. Confermai con un cenno del capo e sorrisi ai loro complimenti. Nelson guardo da un'altra parte, quando 10 guardai. Forse credeva che fossi venuta a prenderlo. «Entrate in casa, ora», dissi. «Devo parlarvi di una cosa». Penso che mi rivolgessi a lui, ma io stavo guardando tutto il gruppo: «Andiamo». Al mio invito Minerva agito la mano in un gesto di rifiuto. «Non ti preoccupare per noi». Dissi: «Entrate, questa volta 10 dico suI serio». Si guardarono l'un l'altro e qualcosa nel tono della mia voce li convinse che era dei loro. Raccolsero i bicchieri e mi seguirono ubbi162 dienti, fin dentro casa, come se conducessi schiavitu. i bambini fuori dell a A quel punto chi cornincio a preoccuparsi fu Pedrito. E il cruccio 10 colpi nel punto in cui era piu vulnerabile. Lo stesso mese in cui ci eravamo incontrate nella canonica di Padre de Jesus, era stata promulgata una nuova legge. Chiunque venisse sorpreso a ospitare nemici del regime, anche se estraneo ai loro progetti, sarebbe stato imprigionato e tutte le sue proprieta sarebbero diventate proprieta del governo. La sua terra! Lavorata dal padre; dal nonno e dal bisnonno prima di lui. La sua casa, l'arca radiosa in cui vedeva l'impronta del bisnonno. Non avevamo mai litigato a quel modo in diciotto anni di matrimonio. La notte, in camera da letto, quell'uomo che non aveva mai alzato la voce contro di me, mi scateno addosso l'ira di tre generazioni. «Tu, pazza mujer, invitarli in casa! Vuoi che i tuoi figli perdano illoro patrimonio, questo che vuoi?». Quasi volesse rispondere a suo padre, Raiil Ernesto cornincio a piangere. Lo attaccai al seno e quando termino la poppata continuai a cullarlo a lungo tra le braccia, per suscitare in suo padre un po' di tenerezza. Per ricordagli che avevo in serbo qualcosa anche per lui. Ma non mi volle. Per la prima volta Pedrito Conzales mi rifiuto, Mi fed nel piu profondo del cuore. Attraversavo quel periodo di vuoto che segue la nascita di un bambino, quando si brama di riaverlo dentro. E l'unico sollievo allora, e che ci ritorni il padre, mettendosi comodo come a casa propria. «Se tu avessi visto quello che ho visto io in montagna», 10 implorai, ricominciando a piangere per il ragazzo morto. «Ay, Pedrito, come possiamo essere dei veri cristiani se voltiamo le spalle ai nostri fratelli e sorelle ... » «Tua prima responsabilita sono i tuoi figli, tuo marito e la tua casa! ». Aveva il viso a tal punto alterato dalla rabbia, che non riconoscevo piu l'uomo che amavo. «Ho gia concesso che usassero questo posto per mesi. Che vadano a riunirsi nella vostra fattoria Mirabal, d'ora in poi!». E vero, la fattoria di famiglia sarebbe stata l'alternativa piu logiea, ma adesso ci vivevano Dede e Jaimito. Avevo gia consultato Dede, ma non aveva ottenuto il permesso di Jaimito. e 163 «Tu pero credi in quello che fanno, Pedrito», gli rammentai. A quel punto non so cos a mi prese. Volevo ferire l'uomo che avevo di fronte. Volevo fare a pezzi quella versione ridotta del suo vero io e liberare l'uomo dal cuore grande che avevo sposato. COS!confessai. 11suo primogenito non voleva il patrimonio. Nelson aveva gia presentato la domanda di iscrizione all'universita per l'autunno. Ma soprattutto, sapevo per certo che partecipava gia all'attivita clandestina con gli zii. «Sara lui, che butterai tra le braccia del SIM!» Pedrito si passe sulla faccia le mani grandi e chine il capo, rassegnato. «Che Dio 10 assista, che Dio 10 assista», continue a borbottare, finche il mio cuore provo rimorso per averlo ferito a quel modo. Piu tardi pero, al buio, venne a cercarmi con la fame di un tempo. Non ebbe bisogno di dire che stava dalla nostra parte. Lo capii dal modo arruffato in cui mi prese con se, proprio dove il bisnonno, il nonno e il padre si erano uniti alle loro donne prima di lui. Fu COS!che la nostra casa divento la casa-madre del movimen- to. Fu qui che, a porte chi use e finestre sprangate, l' ACC si fuse col gruppo che Manolo e Minerva avevano messo in piedi un anno prima. Eravamo circa quaranta. Fu eletto un comitato centrale. All'inizio cercarono di inserirvi Minerva, ma lei passe la mano a Mano10, che divento il nostro presidente. Fu in questo stesso salotto, in cui Noris aveva cominciato a ricevere i pretendenti, che il gruppo si diede un nome. E che disputa ne venne fuori: sembravano scolarette che litigavano su come mettersi in fila! Alcuni volevano un nome pomposo comprensivo di tutti gli alti ideali, Partito Rivoluzionario dell'Integrita Dominicana. Finalmente Minerva prese in pugno la situazione e venne subito al dunque. Propose che scegliessimo un nome in ricordo degli uomini morti in montagna. E per la seconda volta nella sua vita tranquilla Patria Mercedes (alias Mariposa n.3) grido: «Sono per la rivoluzione!». COS!, fu tra queste pareti piene di ritratti, compreso quello di El Jefe, che si fondo il Movimento Quattordici Giugno. La nostra rnissione consisteva nel mettere in atto una rivoluzione interna, senza stare ad aspettare la liberazione dall'esterno. Fu proprio su questo tavolo di formica, dove potete ancora vedere le macchie d'uovo della prima colazione della mia famiglia, che 164 vennero confezionate le bombe Nipples, si chiamavano. Fu la sorpresa della mia vita vedere Maria Teresa, COS!brava a cue ire merletti, maneggiare pinzette e forbicine per legare insieme i sottili fili metallici. Fu proprio su questo divanetto di bambu, dove da piccolo aveva giocato col fucile di legno fatto dal nonno, che il mio Nelson sedette in compagnia di Padre de Jesus, a contare le munizioni per i trentadue fucili automatici che avren:mo ricevuto entro qualche settimana in un punto stabilito. Qualcuno di nome Ilander e che noi chiamavamo Aquila aveva organi.~~ato COr:J.gli esiliati un lancio aereo. Fu proprio su quella sedia a dondolo, dove avevo allattato tutti i miei figli, che vidi mia sorella Minerva guardare nel mirino di una carabina M-I. Un mese fa non l'avrei distinta da un fucile da caccia. Quando la vidi puntare fuori dalla finestra, gridai, facendola trasalire: «No, no, non alla mimosa!». Avevo mandato Noris dalla nonna a Conuco. Le dissi che dovevamo fare delle riparazioni nella sua stanza. E in un certo senso era vero, perche fu nella sua camera da letto che stipammo le casse. Fu tra i barboncini rosa all'uncinetto, le boccette di profumo e le istantanee della festa per la quinceaiiera, che accumulammo un arsenale assortito di pistole e revolver, tre Smith & Wesson calibro 38, sei carabine M-I calibro 30, tre mitragliatori M-3 e una Thompson 45 rubata a una guardia. Lo so, perche Mate e io stilammo la lista, nella bella calligrafia che ci avevano insegnato le suore, per copiare i brani della Bibbia. Fu in quei vecchi e floridi campi che Pedrito e suo figlio, con altri uomini, sotterrarono le casse che avevamo riempito e sigillato. Pedrito calo il terribile carico tra le radici di cacao. Ma ora non sembrava angustiato dai rischi che correva. Anche questo era un modo di coltivare, mi disse poi, e 10 poteva fare insieme a Nelson. Da quei semi di distruzione avremmo presto - molto presto - raccolto il frutto della liberta. Fu proprio su quel tavolino, contro cui Noris una volta perse un dente azzuffandosi con suo fratello, che furono disegnati i piani d'attacco. 1121 di gennaio, giorno della Vergine della Suprema Grazia, i vari gruppi si sarebbero ritrovati qui, per armarsi e ricevere le ultime istruzioni. Fu proprio in questo atrio, avanti e indietro dalle stanze dei bamhini, nel salotto, lungo la galeria sul retro che conduce in giardino, 165 che io camminai in quegli ultimi giorni del 1959, domandandomi con angoscia se avevo fatto bene a esporre la mia famiglia al SIM. Rivedevo la casa-madre in montagna, il tetto che cedeva, le pareti che si sbriciolavano, quasi fosse una casa assurdamente costruita sulla sabbia. Riuscivo, con l'immaginazione del terrore, a trasformare quella visione nel crollo della mia casa. Continuando a camminare la ricostruivo con la preghiera, rimettevo la porta sui cardini cigolanti, inchiodavo le tavole del pavimento, sistemavo gli architravi. «Che Dio ci assista», continuavo a ripetere. «Che Dio ci assista». Raulito stava quasi sempre in braccio a me e lanciava strilli terribili, io camminavo, cercando di quietare lui e me stessa. PARTE TERZA 1960 166 IX Dede 1994 E 1960 Quando Dede si guarda in giro, il giardino e sprofondato nell'immobilita, i fiori sono scuri, illoro profumo piu intenso per la mancanza di colori e di luce. La donna dell'intervista e un volto indistinto che perde lentamente i suoi tratti. «E le ombre delta notte cominciano a cadere, it viaggiatore si affretta verso casa e it campesino dice addio ai suoi campi», recita Dede. La donna si alza in fretta dalla sedia, come se qualcuno l'avesse invitata ad andarsene. «Non mi era resa conto che fosse tanto tardi» . «No, no, non stavo lanciandole un'indirecta», ride Dede, facendo segno alla donna di tornare a sedersi. «Abbiamo ancora qualche minuto». L'intervistatrice si siede sul bordo della sedia quasi sapesse che la vera intervista e ormai conclusa. «A quest'ora mi viene sempre in mente quella poesia», spiega Dede, «Minerva la recitava spesso negli ultimi mesi, quando viveva con Mate e Patria da Mama. I mariti erano in prigione», aggiunge, notando sul volto della donna un moto di sorpresa per quel cambio di indirizzo. «Tutti tranne jaimito». «Fortunate», commenta l'ospite. «Non e stata fortuna», replica subito Dede. <<E dipeso dal fatto che non si fece coinvolgere direttamente». «E lei?». Dede scrolla il capo. «A quei tempi, noi donne seguivamo i mariti». Che scusa sciocca. Del resto, basta guardare Minerva. «Mettiamola COSl», aggiunge Dede, «io, ho seguito mio marito. 10 non mi sono fatta coinvolgere». 169 «Posso capirc», dice subito la t/OI1Il:l lIl'll'jllll'l VI.\I.I co mc se volesse proteggere Dede dai propri dubbi. <d~:1111:01':ll'OSI :1I1\:he ncgli Stati Uniti. Voglio dire, la maggior parte delle donne chc conosco se, poniamo, il marito trova lavoro in Texas, si limita a dire, d'accordo, vada per il Texas». «Non sono mai stata nel Texas», dice Dede distrattamente. Poi, come se volesse riscattarsi, aggiunge: «Mi sono impegnata solo piu tardi». «Quando?». di». Dede 10 ammette ad alta voce: «Quando ormai era troppo tar- La donna mette via penna e taccuino. Fruga nella borsa in cerea delle chiave e allora si ricorda: le ha infilate nel portacenere dell'auto per trovarle subito! Perde sempre qualcosa. Lo dice quasi vantandosene. Fornisce una serie di esempi recenti, nel suo spagnolo sconnesso. Dede teme che la donna, col buio, non riesca piu a trovare la strada fino alIa provinciale. Una donna cosi mingherlina, con quei capelli che le cascano continuamente sul viso. Che fine ha fatto la lacca per capelli? Anche sua nipote Minou li porta cosi, Un gran discorrere sugli extraterrestri e intanto se ne vanno in giro che sernbrano arrivate dallo spazio. «Potrei accompagnarla fino alIa svolta dell'anacahuita», pone alIa donna dell'intervista. «Lei guida?». pro- Si stupiscono sempre. E non solo le americane, che considerano questo un paese "sottosviluppato", in cui Dede dovrebbe ancora andare in giro col carretto e la mantiglia sulla testa, ma anche le nipoti e i nipoti, anche i suoi figli la prendono in giro per la piccola Subaru. Mama Dede una donna moderna: !Epa! Comunque in tante altre cose non sono affatto cambiata, pensa Dede. L'anno scorso, durante il viaggio premio in Spagna, quel canadese brillante aveva cereato di fare amicizia e, anche se erano passati dieci anni dal divorzio, Dede non era riuscita a concedersi quella piccola avventura. «Ce la faro», dichiara la donna osservando il cielo. «Uh, la luce quasi scomparsa», e E cad uta la notte. Sentono dalla strada il rum ore di una mac- china ill lilt "hi 1,111l \111;1\ addio a Ikd",1 lii nn'l.lIijj lil~I\-1I1 fino al laro (/,'11.11-1111(1 tllI\1 i 1',lId" Una macc lun« 'IIIIVVh 11111 I I!' lilt I "Ill VIj\l~1 gli occhi delle dounc. I kd,' 1,1" ""11 Ill! ••11',11 1111 I", I mali sorpresi dai fari di lIt1':11I1O c lu: NI" I'll 11'(1\111" i ll, «Chi sara?», si dornanda Dcde u voce .11111. «11suo prossimo compromiso, no?», diet! la dOlllHI dl1llll1lll VI sta. Dede si ricorda della bugia. «Si, certo», dice, scrutando IIl'l huio. «Buenasl», esclama. «Sono io, Mama Dede», le risponde Minou. La portiera della macchina sbatte: Dede sobbalza. Rumore di passi che le corrono incontro. «Che diavolo ci fai qui? Te l'ho detto un migliaio di volte!», Dede rimprovera la nipote. Non le importa piu di tradire la bugia. Minou 10 sa, 10 sanno tutte le sue nipoti che Dede non vuole che si mettano in strada quando gia buio. Se le loro madri avessero atteso la mattina seguente per riprendere quella desolata strada di rnontagna, forse sarebbero ancora vive, a ricordare alle figlie i rischi della guida notturna. «Ya, ya, Mama Dede», Minou si china a baciare la zia. Avendo preso sia dal padre che dalla madre, supera di una testa Dede. «A dir la verita ho lasciato la strada da piu di un'ora», Segue una pausa e Dede capisce subito perche Minou esita, si aspetta un'altra sgridata. «Ero da Pela». «Messaggi dalle ragazze?», domanda Dede sarcastica. Avverte al suo fianco la presenza imbarazzata della donna dell'intervista. «Potrernmo almeno sederci», dice Minou. C'e un che di eccitato nella sua voce, che Dede non riesce a decifrare. Ha rovinato l'arrivo della nipote, come scesa dalla macchina ha cominciato a sgridarla. «Vieni, vieni, hai ragione. Perdona la maleducazione della tua vecchia zia. Andiamo a prendere una limonada», «10 stavo per andarrnene», ricorda a Dede la donna dell'intervista. Rivolta a Minou aggiunge: «Spero di rivederla ... » «Non ci siarno neppure presentate», le sorride Minou. Dede si scusa per non averlo fatto e presenta la donna alla nipote. Santo cielo, che guazzabuglio di espressioni di riconoscenza ne vie ne fuori. La donna dell'intervista giubila, che fortuna incontrare sia la sorella che la figlia dell'eroina del Quattordici Giugno. Dede si e e 170 171 schermisce. Non avrebbe dovuto farselo sfuggire. A differenza della zia, i ragazzi non sopportano questa sorta di effusioni ostentate. Minou pero reagisce con un sorriso. «Venga ancora a trovarci», concede, e Dede, costretta ad adeguarsi alla cortesia, aggiunge: «Si, adesso conosce la strada», «Sono andata a trovare Fela», esordisce Minou, dopo essersi accomodata con la spremuta di limone. Dede intuisce che la nipote trattiene l'emozione. Cosa c'e che non va? Si domanda Dede. Con garbo questa volta, sollecita Minou: «Dimrni, cosa hanno detto le ragazze oggi?» «E questo il punto», risponde Minou, con la voce ancora incrinata. «Non si sono fatte vive. Fela sostiene che devono essersi messe in pace. Strano, quando me l'ha detto, invece di essere contenta sono diventata triste». 11suo ultimo, fragile, legame con la madre. Per questo e tanto emozionata, pensa Dede. Poi le viene in mente qualcosa. Sa con esattezza perche Fela questo pomeriggio non ha stabilito il contatto. «Non ti preoccupare», Dede accarezza la mano della nipote. «Sono ancora da queste parti», Minou si ritrae. «Mi stai di nuovo prendendo in giro?» Dede scroll a il capo. «Giurerei che sono state qui. Tutto il porneriggio», Minou osserva la zia, in cerea di qualche indizio di ironia. Finalmente dice: «Posse farti qualsiasi domanda, come faccio con Fela?» Dede ride imbarazzata: «Avanti». Minou esita, poi chiede, senza piu indugi, quelIo che Dede ha sempre sospettato che tutti vogliano domandarle, ma che una sorta di riguardo li ha trattenuti dal fare. Ci voleva l'incarnazione di Minerva, per mettere Dede di fronte alla domanda che lei stessa ha evitato di porsi. «Mi sono sempre chiesta, voglio dire, eravate cosi unite, come mai non ti sei messa con loro?». anche i tre ragazzi. Dede non li aspettava che per la sera tardi. Dalla casa di Mama sulla strada principale, le sorelIe devono aver visto passare il camioncino di Jaimito senza di lei e si sono precipitate a farle quest a visita fuori programma. Quando udi la macchina fermarsi di fronte a casa, Dede fu tentata di svignarsela nelIa piantagione di cacao. Stava diventando molto solitaria. Qualche sera prima Jaimito le aveva riferito, con un tono di rimprovero, che sua madre gli aveva fatto notare come Dede non fosse piu la donna alIegra di un tempo. In effetti aveva quasi perso l'abitudine di passare da Dofia Leila per l'omaggio di una nuova qualita di ibiscus innestata da Iei-o un'infornata di pastelitos fatti con gli avanzi. La Signorina Sorriso non sorrideva piu, proprio cosi. Dede aveva guardato il marito, un lungo sguardo, come se volesse far riemergere il ragazzo dei suoi sogni dal que! macho prepotente e alI'antica in cui si era trasformato il marito. «Tua madre ha detto questo?». Jaimito aveva solIevato l'argomento mentre sedeva in pantofole nella galeria, godendosi il fresco delIa sera. Bevve dal bicchiere un ultimo sorso di rum e rispose: «Cosi ha detto. Portamene un altro, Mami, per favore». Le porse il bicchiere e Dede servizievole si diresse alla ghiacciaia sul retro, dove scoppio a piangere. Avrebbe voluto sentirgli dire che era stato lui a notarlo. Sarebbe bastato a migliorare le cose. In che senso, neppure lei sapeva bene. Cosi, quando que 1pomeriggio vide le sorelle sul vialetto, prove un vero e proprio terrore. Come se stessero arrivando le tre parche, con le forbici pronte a recidere il nodo che permetteva alla vita di Dede di non cadere a pezzi. Sapeva perche era no venute. Patria si era rivolta a lei in autunno con una strana richiesta. Poteva seppellire delle casse in uno dei campi di cacao dietro la casa? Dede era rimasta molto sorpresa. «Che dici Patria? Chi ti fa fare queste cose?» Patria sembrava stupita. «Siarno tutti coinvolti, se questo che vuoi sapere. Ma questa e una mia iniziativa», «Capisco», aveva risposto Dede, ma in realta ci aveva visto 10 zampino di Minerva. Minerva che agitava le acque. Senza dubbio aveva mandato Patria invece di venire di persona, perche con Dede non riusciva a intendersi. Da anni non litigavano piu apertamente - dai tempi di Lio, forse? - ma da qualche tempo avevano ricomincia to ad avere brevi scontri piuttosto aspri. e Naturalmente ricorda con precisione que! pomeriggio assolato, pochi giorni dopo l'inizio delI'anno, in cui Patria, Mate e Minerva vennero a trovarla. Aveva preparato una nuova aiuola nel giardino, godendosi l'insolita tranquillita delIa casa vuota. La cameriera aveva il giorno libero e, come sempre la domenica pomeriggio, Jaimito era andato alla gran de gal/era di San Francisco, questa volta portandosi dietro 172 173 Cosa poteva rispondere Dede? Prima doveva parlarne a jaimito. Patria le aveva lanciato un'occhiata di disapprovazione e Dede si era messa sulla difensiva. «Perche? Non dovrei chiedere il parere di Jaimito? E il minimo che possa fare. E lui che coltiva questa terra, lui il responsabile qui». «Ma non puoi decidere da te e riferirglielo poi?» Dede squadro la sorella, incredula. «10 ho fatto COSI», continue Patria. «Prima sono entrata nell'organizzazione, poi ho convinto Pedrito a unirsi a me». «Beh, il mio matrimonio non funziona COSI» , rispose Dede. Sorrise, per non far suonare stizzosa la frase. «E come funziona il tuo matrimonio?» Patria la guardo con quella dolcezza che riusciva sempre a penetrare il sorriso di Dede, Dede guardo altrove. «Non sembri piu tu», continue Patria, prendendo la mano a Dede. «Sembri cosi... non so ... lontana. Qualcosa non va?». Piu che la domanda, fu il tono preoccupato di Patria a riportare Dede in quella zona desolata di se, dove aveva serbato la speranza di dare e ricevere amore, a piene mani, con reciprocita, A quel punto, non pote trattenersi. Per quanto si sforzasse di regal are a Patria un altro dei suoi sorrisi rassicuranti, Miss Sonrisa era scoppiata in lacrime. e Dopo l'incontro con Patria, Dede in effetti parlo con Jaimito. Come previsto, la sua risposta fu un nettissimo no. Ma come non aveva previsto, si infurio con lei per aver anche solo considerato una richiesta del genere. Alle sorelle Mirabal piaceva mettere le briglie agli uomini, questo era il problema. In cas a sua, chi portava i pantaloni era lui. «Giura che starai alIa larga da loro!» Quando si arrabbiava, di soli to si limitava ad alzare la voce. Ma quella sera l'aveva afferrata per i polsi buttandola sulletto, solamente - sostenne poi- per farla tornare a ragionare. «Giura!». Adesso, quando ci ripensa, Dede si domanda, come le ha dornandato Minou: Percher Perche non ha seguito le sorelle? Aveva solo trentaquattro anni. Avrebbe potuto cominciare una nuova vita. Ma no, ricorda a se stessa. Non avrebbe ricominciato. Sarebbe morta con loro sulla quella strada solitaria di montagna. Eppure quella sera, con le parole tuonanti di Jaimito che ancora le risuonavano nell'orecchio, Dede era pronta a rischiare la vita. 174 Era il matrimonio che non poteva mettere in discussione. Era sernpre stata la docile figlia di mezzo, abituata a seguire chi aveva davanti. Vicino a un contralto cantava da contralto, vicino a un soprano cantava da soprano. Miss Sonrisa, allegra e docile. La sua vita era legata a quella di un uomo dispotico e cosi, si ritrasse dalla sfida che le sorelle le offrivano. Dede mando un biglietto a Patria: Mi dispiace, Jaimito ha detto dino. E per molte settimane evito di incontrare le sorelle. Ed ora eccole la, tutte e tre, la benda delle liberatrici. Il cuore di Dede batteva all'impazzata quando le raggiunse per salutarle: «Che pia cere vedervi!». Sorrise, Miss Sonrisa, armata di sorrisi. Le condusse attraverso il giardino, prendendo tempo, mostrando loro questa 0 quella pianta nuova. Come se fossero n per una visita di cortesia. Come se fossero venute a vedere come gettava il gelsomino. Sedettero nel patio, scambiandosi le novita della vita quotidiana. I bambini si stavano tutti prendendo il raffreddore, la piccola Jacqueline compiva un anno il mese prossimo. Patria doveva alzarsi a tutte le ore per Raulito. Quel bambino ancora non dormiva una notte filata. Illibro del dottore gringo che stava leggendo sosteneva che le coliche infantili erano colpa dei genitori. Senza dubbio Raulito sentiva la tensione che c'era in casa. A proposito di sentire: Minou aveva apostrofato Trujillo con una brutta parola. Non chiedere quale. Deve averla sentita dai genitori. Bisognava stare piu attenti. Immagina cosa poteva succedere, se ci fosse stato in casa un altro guardiano spione, come Prieto. Immagina. Cadde un silenzio impacciato. Dede si tenne pronta. Si aspettava che Minerva avesse in serbo un'arringa appassionata per l'utilizzo della fattoria di famiglia come deposito di munizioni. Ma fu Mate a prendere la parola, la sorellina che portava ancora le trecce e sceglieva 10 stesso tessuto per gli abiti suoi e della figlia. Erano venute, disse, perche c'era in ballo qualcosa di grosso, molto grosso. Gli occhi di Mate erano quelli di una bimba, spalancati dalla meraviglia. Minerva si passo l'indice attraverso la gola e lascio penzolare la lingua fuori dalla bocca. Patria e Mate scoppiarono in una risatina nervosa. Dede non poteva crederci. Erano diventate completamente mat175 te! «£ una faccenda seria», le rimprovero. Un furore che non aveva nulla ache vedere con quella faccenda seria le fece battere forte il cuore. «Puoi scornmetterci», disse Minerva ridendo. «11 caprone morira». «Meno di tre settimane!», la voce di Mate era affannata per l'eccitazione. «11giorno della festa della Virgencital», esclarno Patria, facendosi il segno dell a croce e volgendo gli occhi al cielo. «Ay, Virgencita, proteggici». Dede punto il dito sulle sorelle. «E 10 farete voi?» «Santo cielo, no», rispose Mate, inorridita al pensiero. «11Gruppo d' Azione fad giustizia, ma a quel punto le varie cellule libereranno i loro territori. Noi prenderemo la Fortaleza di Salcedo». Dede fu sul punto di ricordare alla sorellina il suo terrore per i ragni, i vermi, gli spaghetti nella minestra, ma lascio continuare Mate. «Noi siamo una cellula, vedi, e di solito ci sono solo tre membri per cellula, ma potremmo far diventare la nostra di quattro». Mate guardo piena di speranza Dede, Come se la stessero invitando a entrare in una maledetta squadra di pallavolo! «Detto cosi troppo improvvisato, 10 so», stava dicendo Patria. «Ma non come per quelle casse, Dede. Questa pare una cosa certa», «E una cos a certa», conferrno Minerva. «Non decidere adesso», continue Patria, forse per prevenire una decisione impulsiva di Dede. «Pensaci, dormici sopra. Ci sad una riunione da me domenica prossirna». «Ay, come ai vecchi tempi, tutte e quattro insieme! », batte le mani Mate. Dede si send trascinare dalla passione delle sorelle. Poi cozzo contro il solito ostacolo. «E Jaimito?» Segui un altro silenzio imbarazzato. Le sorelle si scambiarono un'occhiata. «Anche nostro cugino invitato», disse Minerva con quel tono asciutto che usava sempre con Jaimito. «Ma tu sai meglio di noi se sia il caso di parlargliene». «Cosa intendi dire?», replico Dede, «Voglio dire che non conosco le posizioni politiche di jaimito». L'orgoglio di Dede ne fu ferito. Per quanto avessero dei problemi, Jaimito era pur sempre suo marito, il padre dei suoi figli. «jai- e e e 176 e e mito non trujillista, se a questo che alludi. Non piu di quanto ... di quanto 10 fosse Papa» «A suo modo, Papa era trujillista», dichiaro Minerva. Tutte la guardarono, allibite. «Papa e stato un eroe!», smanio Dede. <<E morto per quello che ha passato in prigione. E tu dovresti saperlo. Ha cercato di tirarti fuori dai guail. Minerva annul. <<E vero. 11suo consiglio era sempre, non indispettire le vespe, non indispettire le vespe. Sono gli uomini come lui e Jaimito e gli altri fulanitos fifoni, che hanno tenuto que 1 diavolo in sella tutti questi anni». .. «Come puoi dire una cosa delgenere di Papa?», Dede si send montare la voce. «Come potete lasciare che dica questo di Papar. Cerco di far schierare le sorelle. Mate aveva cominciato a piangere. «Non per questo che siamo venute», ricordo Patria a Minerva, che si alzo in piedi e ando ad appoggiarsi al parapetto mettendosi a fissare il giardino. Dede passo uno sguardo indagatore sul giardino, quasi timorosa che la sorella potesse trovare qualche pecca anche la. Ma i croton erano piu rigogliosi che mai e le buganvillee, che aveva temuto non attecchissero, erano cariche di fiori rosa. Tutte le aiuole erano in ordine e senza erbacce. Ogni cosa al suo posto. Solo sulla nuova aiuola a cui aveva appena lavorato, la terra era rivoltata. Ed era sgradevole vedere - tra le pi ante in bell'ordine - quella terra scura, come una ferita nel terreno. «Ti vogliamo con noi. Per questo siamo qui». Minerva fisso la sorella con occhi pieni di passione. «E se non potessi?» A Dede trerno la voce. «[aimito pensa che sia un suicidio. Mi ha detto che se mi faccio coinvolgere in questa faccenda sad costretto a lasciarrni». Ecco, l'aveva detto. Dede si send sul viso la vampata di vergogna. Si stava nascondendo dietro le paure del marito, attirando il disprezzo su di lui, invece che su se stessa. «11nostro caro cugino ... », cornincio Minerva con sarcasmo, ma Patria la interruppe con un'occhiataccia. «Ciascuna ha le proprie ragioni per le scelte che fa», disse Patria, scaricando l'atmosfera dalla tensione, «e noi dobbiamo rispettarle». Beati i portatori di pace, penso Dede, ma non riusci a farsi venire in mente quale fosse il premio promesso a loro. e 177 «Qualunque cosa tu decida, noi capiremo», concluse Patria, guardando le sorelle. Mate annul, ma Minerva non sapeva arrendersi. Salendo in macchina ricordo a Dede: «Dornenica prossima, da Patria, verso le tre. Nel caso tu cambi idea», aggiunse. Mentre le guardava partire, Dede prove una strana cornmistione di terrore e contentezza. Inginocchiandosi sulla nuova aiuola riusci a calmare il tremito alle ginocchia. Prima ancora di completare illivellamento del terreno e la composizione di un bordo con piecole pietre, aveva gia organizzato il suo piano. Solo molto tempo dopo si rese conto di aver scordato di mettere dei semi nella terra. Lo avrebbe abbandonato. Una volta presa quella decisione, partecipare alIa riunione clandestina da Patria rappresentava solo un piccolo passo dopo la grande svolta. Per tutta la settimana perfeziono il suo piano. Mentre batteva i materassi e fumigava le tavole dell'impiantito contro le formiche rosse, mentre tagliava a pezzetti le cipolle per il mangu della colazione dei ragazzi, e dava loro da bere illimonsillo per tener lontano il raffredore che era in giro, elaborava le sue trame. Nella camera da letto buia, mentre si concedeva al marito che le pesava addosso e mentre aspettava che terminasse, assaporava il proprio segreto che sprigionava il delizioso sapore dell a liberta. La domenica successiva, mentre Jaimito era alIa gal/era, Dede sarebbe andata alIa riunione. Al ritorno, lui avrebbe trovato il rnessaggio suI cuscino. Mi sento come una sepolta viva. Devo andarmene. Non posse piu continuare con questa messinscena. La loro vita in comune era crollata. Da una devozione da cagnolino, lui era passato a una prepotenza umorale, alternata a periodi di rimorso persecutorio che forse, se ci fosse stata meno brama in lui e piu desiderio in lei, si sarebbe trasformato in passione. Fedele alIa propria indole, Dede aveva cercato di vedere illato positivo delle cose, desiderosa com'era di ordine e di pace. Lei stessa era piena di crucci: per la nascita dei figli, per la crisi della famiglia dopo l'arresto di Papa, per la triste resa e la morte di Papa, per i numerosi fallimenti nei loro affari. Forse Jaimito si sentivapiegato da quei fallimenti, dal fatto che lei gli ricordava di continuo come avesse cercato di evitarli con le sue raccomandazioni. Era anche diventato un bevitore solitario, lui, che aveva sempre bevuto solo in compagnia. 178 Le venne spontaneo di accusare se stessa. Forse non 10 aveva amato abbastanza. Forse aveva intuito che per gran parte della loro vita coniugale lei era stata perseguitata dallo sguardo di un altro. Lfo! Che ne era stato di lui? Piu volte Dede, fingendo noncuranza, aveva domandato a Minerva notizie delloro vecchio amico. Ma Minerva non ne sapeva nulla. AlIa fine aveva scoperto che Lio era riuscito ad arrivare in Venezuela, dove un gruppo di esiliati stava cercando di organizzare uno sbarco, Poi, di recente, senza che Dede avesse domandato nulla, Minerva le aveva confidato che illoro vecchio arnico era vivo e attivo. «Sintonizzati su Radio Rumbos, alIa frequenza 99». Minerva sapeva che Jaimito si sarebbe infuriato, se avesse sorpreso Dede ad ascoltare quella stazione illegale, ma la sorella l'aveva stuzzicata. In una notte che ispirava trasgressione Dede lascio Jaimito profondamente addormentato dopo la sua razione di sesso, e sguscio via all'estrernita del giardino, fino al capanno dove teneva gli attrezzi. La, al buio, seduta su un sacco di trucioli di corteccia che utilizzava per le orchidee, accese con circospezione la radiolina a transistor di Jaimito Enrique. Segui il borbottio di una scarica, poi una voce, molto enfatica, proclarno: «Condannatemi, non importa. La storia mi assolvera!». In quelle ore di basso ascolto il discorso di Fidel veniva trasmesso all'infinito, come avrebbe ben presto scoperto Dede. Tuttavia, notte dopo notte, continua a ritornare al capanno e per due volte venne ricompensata dalla voce confusa e irriconoscibile di qualcuno, annunciato come il compagno Virgilio. Parlava facendo sfoggio di quell'eloquenza che per Dede non era mai stata un elemento di fascino. Cio nonostante, continua a ritornare al capanno ogni notte, perche quelle incursioni erano diventate la cosa piu importante per lei. Costituivano la sua ribellione segreta, il desiderio del suo cuore, la sua piccola attivita clandestina in solitario. Ora che pianificava la fuga, Dede cercava di immaginare la sorpresa di Lio, alIa notizia che si era unit a alle sorelle. Avrebbe saputo che c'era anche lei, nel novero delle coraggiose. 11suo sguardo triste e saggio, 10 sguardo che aveva rincorso con gli occhi della mente per tanti anni, si fuse con quello che la fisso dallo specchio. Devo andarmene. Non posso piu continuare con questa messinscena. Mano a mano che il giorno si avvicinava, Dede era assediata dal dubbio, specialmcntc quando pensava ai figli. 179 Enrique, Rafael, David, come poteva lasciarli? jaimito non le avrebbe mai permesso di tenerli. Era piu che possessivo con i figli, li considerava una parte di se. Bastava vedere come li aveva chiamati, tutti col suo primo e ultimo nome! Jaime Enrique Fernandsz, Jaime Rafael Fernandez, Jaime David Fernandez, Solo i nomi di mezzo, diventati per forza i nomi di battesimo, erano loro. Ma non solo non riusciva a sopportare l'idea di perdere i figli, anche se gia questo costituiva un timore abbastanza grande per bloccare qualsiasi iniziativa. Non se la sentiva neppure di abbandonarli. Chi si sarebbe frapposto tra loro e la mano alzata, quando il padre avesse perso il controllo? Chi avrebbe preparato il mangu come piaceva a loro, chi tagliato i capelli in modo che stessero a posto, chi accettato di restare con loro al buio quando erano spaventati, senza pretendere che al mattino se ne ricordassero? Aveva bisogno di parlare con qualcuno. Il prete! Era diventata incostante nella frequentazione della chiesa. Gli accenti militanti che adesso dilagavano dal pulpito erano come un rum ore molesto in un posto dove si va per sentire dell a musica suadente. Ma ormai quel rum ore sembrava in armonia con quello che sentiva dentro. Forse il nuovo prete giovane, Padre de Jesus, aveva una risposta per lei. Per il venerdi organizzo un passaggio con i nuovi vicini di Mama, Don Bernardo e sua moglie Dofia Belen, vecchi spagnoli vissuti per anni a San Cristobal. Avevano deciso di trasferirsi in campagna, come spiego Don Bernardo, sperando che l'aria fosse salutare per Doiia Belen, Qualcosa non andava in quella fragile anziana signora: dimenticava le cose piu semplici, che funzione avesse la forchetta, come si abbottonava il vestito, se si dovesse mangiare la polpa 0 il nocciolo del mango. Don Bernardo l'avrebbe portata a Salcedo per l'ennesima serie di analisi alla clinica. «Non saremo di ritorno prima del tardo pomeriggio. Spero che questo non le crei dei problerni», si scuso. Quell'uomo era di una cortesia sorprendente. «Niente affatto», 10 rassicuro Dede. Bastava che la lasciassero di fronte alla chiesa. «E cosa ha da fare, tutto il giorno in chiesa?» Dofia Belen aveva una capacita sconcertante di intromettersi, specialmente nelle faccende che non la riguardavano. «Lavoro comunitario», mend Dede. «Voi ragazze Mirabal avete un alto senso civico», osservo Don Bernardo. Senza dubbio stava pensando a Minerva, 0 a Patria, la sua favorita. Fu piu difficile eludere i sospetti di Jaimito. «Se devi andare a Salcedo, ti accompagno io domani». Era entrato in camera da letto mentre lei si stava vestendo quel venerdi mattina. «jaimito, por Diosl»; 10 implore. Le aveva gia proibito di frequentare le sorelle, adesso voleva imperdirle di accompagnare una po vera donna dal medico? «Da quando in qua ti occupi di Doiia Belenr-Poi disse la cos a che, 10 sapeva, l'avrebbe fatta sentire molto in colpa. «E come fai ad abbandonare i ragazzi malati?» «Hanno un semplice raffreddore, grazie a Dio. Rested Tinita con loro», Jaimito sbatte gli occhi-srupito diquel tono deciso. Era davvero tanto facile prendere il comando, si dornando Dede. «Allora fai come ti pare!» Le rivolse piccoli eloquenti cenni del capo serrando le mani a pugno. «Ricorda pero, ci vai contro la mia volonta!« . Jaimito non ricambio il gesto di saluto che lei fece con la mano quando l'auto lascio Ojo de Agua. Qualcosa di minaccioso nel suo sguardo la spavento. Ma Dede continue a ricordare a se stessa che non doveva avere paura. Stava per lasciarlo. Se 10 disse per non scordarlo. Nessuno rispondeva quando andava a bussare alla canonica, eppure riprovo ogni mezz'ora, per tutta la mattinata. Negli intervalli girovagava per i negozi, ricordando 10 sguardo di Jaimito e sentendo svanire la sua determinazione. A mezzogiorno, quando tutto fu chiuso, sedette all'ombra di un albero nella piazza e regale ai piccioni le briciole dei dolci che aveva comperato. D'un tratto ebbe l'impressione di aver visto il camioncino di Jaimito e comincio a inventarsi una scusa per avere abbandonato Dofia Belen alla clinica. A meta pomeriggio scorse un camioncino verde, che ando a fermarsi di fronte al cancello della canonica. Padre de Jesus era sul sedile di destra, un altro uomo era alla guida e un terzo salto giu da dietro, ando ad aprire il cancello e 10 richiuse dopo il passaggio del veicolo. Dede attraverso la strada di corsa. Era rimasto poco tempo prima dell'appuntamento con Don Bernardo e Doiia Belen alla clinica, e doveva parlare col prete. Per tutta la giornata i si e i no avevano fatto mulinello dentro di lei, sempre piu rapidi, finche, sopraffatta dall'indecisione, non le era girata la testa. Aspettando sulla panchi- 180 181 na, aveva promesso a se stessa che la risposta del prete sarebbe stata decisiva, una volta per tutte. Busso parecchie volte prima che Padre de Jesus si decidesse a venire alla porta. Si scusava tanto, stava scaricando il camion e solo adesso si era accorto che qualcuno bussava. Prego, prego, che entrasse. Sarebbe subito venuto da lei. La lascio seduta nel piccolo vestibolo e an do a terminare le operazioni di scarico, in corso nella sala del coro adiacente. Mentre il padre si allontanava, oltre le sue spalle Dede intravide alcune casse di legno, malcelate da un telo incerato. Qualcosa nel colore e nella forma allungata le ricordo un incidente occorso a casa di Patria in autunno. Dede era andata a dare una mano a dipingere la camera del bambino. Era entrata nella camera di Noris, in cerea di vecchie lenzuola da mettere sul pavimento e la, nell'armadio, nascoste dietro una fila di abiti, aveva visto delle casse identiche a queste, appoggiate alla parete. Patria era entrata e con un piglio molto nervosa aveva balbettato qualcosa a proposito di certi nuovi utensili stipati 11dentro. Non molto tempo dopo, quando Patria era venuta da lei chiedendole di nascondere alcune casse, Dede aveva capito che utensili contenessero. Mio Dio, Padre de Jesus era uno di loro! L'avrebbe incoraggiata a unirsi alla lotta. Naturale, che l'avrebbe fatto. Allora capi, in quel preciso istante, con le ginocchia che le tremavano e il respiro che si faceva affannato, che non poteva intromettersi in questa faccenda. Jaimito era solo una scusa. Aveva paura, questa era la semplice verita, come aveva avuto paura di riconoscere i sentimenti forti che provava per Lio, Aveva sposato Jaimito invece, pur sapendo di non amar10 abbastanza. Ed ecco che non aveva fatto altro che rimproverarlo per i suoi fallimenti, quando la vera bancarotta l'aveva provocata lei. Si disse che avrebbe fatto tardi all'appuntamento. Si precipito fuori dalla canonica prima che il prete tornasse e raggiunse la clinica, dove Dofia Belen stava ancora lottando con i bottoni del vestito. Avverti il silenzio pauroso nell'istante in cui entre in casa. 11camioncino non era suI viale, ma del resto capitava spesso che dopo una giornata di lavoro lui uscisse a be re con gli amici. Comunque, quel silenzio era troppo profondo per essere causato da una sola assenza. «Enrique!», grido, correndo di stanza in stanza. «Rafael! David!». 182 La camera dei ragazzi era deserta, i cassetti aperti e in disordine. Oh, mio Dio, oh mio Dio. Dede si senti invade re dalla disperazione. Tinita, che era venuta a lavorare da Ioro quattro anni prima, alla nascita di Jaime David, arrive di corsa, allarmata dalle grida della padrona. «Che c'e, Dofia Dede?», dornando con gli occhi sbarratio <,£ solo Don Jaimito che ha portato via i ragazzi». «Dove?», riusci a dire a malapena Dede. «Da Dofia Leila, credo. Ha preparato i bagagli ... », rimase a bocea aperta, spaventata di avere intuito suo malgrado che c'era di mezzo qualcosa di personale. «Come.hai potutolasciarlo andare, Tinita. Come hai potuto! I ragazzi hanno il raffreddore», singhiozzo, come se quell a fosse l'unica ragione della sua angoscia. «Di a Salvador di sellare la cavalla», ordino Dede, «Sbrigati Tinita, sbrigati!». Infatti la cameriera se ne stava 11impalata a strofinarsi le mani sui vestito. Dede galoppo via a folIe velocita fino alla casa di Mama. Era gia buio quando svolto nel vialetto. La cas a era tutta illuminata, con le auto parcheggiate: Minerva e Manolo erano appena arrivati da Monte Cristi e Mate e Leandro dalla capitale. Naturalmente, quello doveva essere un gran de fine settimana. Ma Dede si era completamente dimenticata della riunione. Nella volata a cavallo si era detta che doveva Stare calma per non allarrnare Mama. Ma come smonto, comincio a gridare. «Ho bisogno di un passaggio! Subito!» «M'ija, m'ija», le ripeteva Mama. «Che succede?» «Nulla, Mama, davvero. Solo che Jaimito si portato i ragazzi e ;\ San Francisco». «E che male c'e?», le stava chiedendo Mama, mentre l'incertezza le marcava le rughe del viso. «C'e qualcosa di male in questo?». Ormai Manolo aveva portato l'auto di fronte alla porta e MinerV;) la stava chiamando col clacson. Partirono in gran corsa e Dede rncconto come fosse rientrata, trovando la cas a abbandonata e i ragazzi partiti. «Perche l'ha fatto?», do man do Minerva. Stava frugando nella horsa in cerea delle sigarette, che in presenza di Mama non poteva lurnare. Da qualche tempo, per colpa del fumo, le era venuta una hrutta tosse. «Ha minacciato di lasciarmi, se mi mettevo col vostro gruppo». «Ma tu non ci sei cntrata». Minerva si giro verso il sedile posterime. Nella penumbra Dcde non pote vedere che espressione aves183 se. L'estremita della sigaretta brillava come una spia ottica. «Vuoi unirti a noi?» Dede comincio a piangere. «Devo confessarlo a me stessa. 10 non sono come te ... no davvero, 10 dico sul serio. Potrei essere coraggiosa se avessi sempre al fianco qualcuno a ricordarmi che devo essere coraggiosa. Non mi riesce d'istinto». «A nessuno, se e per questo», osservo Minerva flemmatica. «Dede, tu sei molto coraggiosa», afferrno Manolo col suo fare cavalleresco. Poi, dato che avevano gia raggiunto la periferia di San Francisco, aggiunse: «Dovrai dirmi dove devo svoltare». Si fermarono dietro al camioncino parcheggiato di fronte alla bella casa piena di stucchi di Dofia Leila, e il cuore di Dede si risollevo, Attraverso la porta aperta del patio aveva visto i bambini che guardavano la televisione. Mentre stavano scendendo dalla macchina, Minerva abbraccio Dede. «Manolo ha ragione, 10 sai. Sei molto coraggiosa». Poi, indican do col mento Jaimito che era venuto sulla porta e bloccava l'entrata con fare aggressivo, aggiunse: «Una lotta per volta, sorella». «Sono arrivati i liberatori!» La voce di Jaimito era incrinata dall'eccitazione. L'arrivo di Dede in compagnia di Minerva e Manolo probabilmente conferrno i suoi sospetti. «Cosa volete?», domando, afferrando con le mani i due stipiti dell a porta. «I miei figli», rispose Dede, salendo sulla veranda. Si sentiva coraggiosa, con Minerva al fianco. «I miei figli», replico lui,«sono dove dovrebbero essere, sani e salvi». «Perche, cugino, non ci saluti? >~, 10 apostrofo Minerva. Mando un saluto laconico, perfino a Manolo, con cui era sempre andato d'accordo. Avevano investito insieme l'eredita delle mogli in quel progetto ridicolo ... di che si trattava? .. Una coltivazione di cipolle in una zona deserta dimenticata da Dio, dove neppure gli haitiani avrebbero accettato di vivere. Dede li aveva avvisati. Ma la cordialita di Manolo riusciva a sciogliere qualsiasi gelo, Strinse in un abrazo il vecchio socio in affari, chiamandolo compadre anche se nessuno dei due era padrino di qualche nipote. Si invito in casa, scompiglio i capelli dei bambini con una carezza e chiamo: «Dofia Leila! Dov'e la mia ragazza?». Naturalmente i bambini non sospettavano nulla. Concessero dei 184 haci riluttanti alla mamma e alla zia, senza staccare gli occhi dallo scherrno dove el gato Tom e el ratoncito Jerry erano impegnati in una delle loro battaglie. Dofia Leila usci dalla camera da letto pronta a ricevere gli ospiIi. Era graziosa, col vestito ben stirato e i capelli candidi raccolti tra I pettini. «iManolo, Minerva! iQue placer!- Ma fu a Dede che riservo i suoi abbracci. Dunque non aveva detto nulla alla madre. Non ha osato, penso Iicde. Dofia Leila aveva sempre avuto una predilezione per la nuora, al punto che qualche volta Dede aveva ternuto che le cinque figlie di Leila potessero risertirsi. Ma in iealta era evidente che adorava110 la cugina- cognata, che le incoraggiava a piccole ribellioni conI ro il fratello possessivo. Sette anni prima, quando Don Jaime era inorto, Jaimito si era assunto il ruolo del maschio di famiglia con 1111 atteggiamento di rivincita. Perfino sua madre diceva che si comportava peggio di quanto avesse mai fatto Don Jaime. «Sedetevi, vi prego, sedetevi», Dofia Leila indico le sedie piu cornode, ma senza lasciare la mano di Dede. «Mama», spiego Jaimito, «dobbiamo discutere una faccenda privata. Ci metteremo fuori», aggiunse rivolto a Manolo, evitando 10 sguardo della madre. Dofia Leila si precipito all'esterno per preparare la veranda. Accese le luci del giardino, porto fuori le sedie a dondolo, servi da line agli ospiti e insistette perche Dede prendesse un pastelito come puntino: era troppo magra. «Non voglio tenerti a stecchetto», conunuava a ripetere. Finalmente rimasero soli. Jaimito spense le luci, informando ad ,dta voce sua madre che c'erano troppi moscerini. Ma Dede ne .k-dusse che trovava piu facile affrontare i problemi al buio. «Non crederai che non sappia cosa stavi facendo», il tono era Ip,ilato. Dofia Leila si fece sentire dall'interno. «Vuoi un'altra cervecita, 1I,'iio?» « No, no, Mama», rispose Jaimito, lasciando trapelare l'insoffe1I'IIza nella voce. Poi rivolto ai cognati: «Avevo detto a Dede che 111111 doveva farsi coinvolgere in questa faccenda». «Ti posso assicurare che non e mai venuta a una sola delle nostre I uuiioni», intervenne Manolo. «Sulla mia parola». [nirnito tacque. L'affermazione di Manolo 10 aveva lasciato sen,I nrgomenti. Ma si era spinto troppo oltre, per ammettere sui due 185