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Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 29 18 Novembre 2013 99 Pagine Periodico elettronico di informazione motociclistica Audi RS Q3 Dacia Logan MCV Prestazioni esaltanti grazie al 5 cilindri turbo da 310 cavalli che le fa toccare i 100 km/h in 5,2” La nuova Dacia Logan MCV offre spazio, e motori moderni dai bassi consumi, a prezzi da utilitaria La prima volta del SUV di Ingolstadt Sostanza senza fronzoli Opel Adam speciale Paola Trotta (Opel) e Aldo Drudi ci parlano della Opel Adam realizzata insieme a Valentino Rossi per raccogliere fondi da donare all’Ospedale Pediatrico Meyer | PROVA SU STRADA | Jaguar XF 2.2 da Pag. 2 a Pag. 15 All’Interno NEWS: Opel Astra con il nuovo 1.6 CDTI | Ford Fiesta cambio automatico Powershift I Mercedes-Benz Classe S 65 AMG | Nuova Nissan Qashqai | Toyota FCV concept | Bugatti Veyron Grand Sport Vitesse Meo Costantini | F1: GP USA PROVA SU STRADA Jaguar XF 2.2 163 CV Meno potenza, stesso piacere In listino a partire da 40.850 euro, la nuova versione “light” del biturbodiesel offre buone performance e consumi contenuti. Ottime le finiture ed il confort, mentre la tecnologia onboard paga il peso degli anni di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica vivavoce bluetooth, sensori di parcheggio posteriori e cambio automatico. Per chi volesse qualcosa in più è disponibile anche il British Pack (4.000 euro) che a fianco di minuscole Union Jack sui tappi valvola e sui fianchi offre l’accesso alla vettura e l’avviamento del motore senza chiave ed il navigatore satellitare. Media Dal vivo: com’è fuori Lunga 496 cm, larga 188 ed alta 146 (passo 291) la Jaguar XF è una vettura decisamente importante nelle dimensioni ma allo stesso tempo al di fuori della concezione classica di berlina (o di station wagon). Le sue forme, infatti, in particolar modo per quanto concerne il raccordo tra il padiglione ed il volume posteriore ricordano quelle di una coupé e tutti i dettagli di stile sono stati pensati per dare esaltazione a questo concetto (come nel caso della generosa D opo il recente lancio della carrozzeria Sportbrake, la gamma Jaguar XF si aggiorna con il debutto di alcuni novità in tema di motori, dotazione, stile e...listini visto che il prezzo d’attacco è ora fissato a 40.850 euro. Riconoscere una XF M.Y. 2014 da quella rivista nelle forme dei gruppi ottici nel 2011, infatti, è probabilmente un’impresa anche per Ian Callum, lo stilista che prima ha rilanciato Aston Martin e poi ha saputo dare una nuova immagine al giaguaro: le uniche possibilità sono quelle di fare caso allo stemma Jaguar sulla calandra e sui cerchi in lega, che come sulle R o le vetture del passato è su sfondo rosso, o alle nuove tinte Dark Sapphire ed Osmium che sostituiscono Indigo Blue e Crystal Blue. Accorgimenti stilistici all’insegna del minimal, insomma, che accompagnano il debutto di una novità per il motore 2.2 biturbodiesel (2.179 cc) che nonostante 4 calandra anteriore o del profilo dei gruppi ottici) pur senza rinunciare a nulla in termini di signorilità o raffinatezza: l’illuminazione diurna (e notturna posteriore) a led dona un’immagine molto curata alla vettura inglese che di stonato vanta solamente l’installazione dei sensori di distanza posteriori, non ancora a filo paraurti come nelle migliori rivali tedesche. Dal vivo: com’è dentro Come per il M.Y. 2013 il nuovo modello spinto dalla motorizzazione da 163 CV vanta uno sviluppo della plancia molto lineare, in cui spiccano le linee orizzontali grazie in particolar modo alle finiture in legno ma soprattutto in alluminio che si ritrova anche sui pannelli porta e sulla “schiena” delle bocchette d’areazione. Un abitacolo indubbiamente elegante, in cui spiccano anche il selettore a scomparsa del cambio automatico, l’apparenza tanto minimal non è: dalla classica motorizzazione sovralimentata da 200 CV, infatti, ne deriva un’inedita declinazione da 163 che si pone l’obiettivo di abbassare il prezzo di listino strizzando l’occhio a quella clientela flotte da cui la XF era sino ad oggi tagliata fuori. Una motorizzazione importante in termini commerciali insomma, sviluppata con l’obiettivo di assicurare comunque performance interessanti a fronte di un listino e di costi vivi più contenuti: i 400 Nm di coppia massima (450 sulla versione più potente) assicurarano una accelerazione da 0 a 100 km/h in 10,5 secondi (contro 8,5) ed una velocità massima di 209 km/h (contro 225) a fronte di consumi che scendono fino ad una media di 4,9 l/100 km (129 g/km CO2) grazie anche alla presenza del sistema Stop&Start e del cambio automatico ZF ad otto rapporti con paddle al volante. Disponibile nella sola versione Limited Edition (LE) la XF diesel da 163 CV viene proposta con una buona dotazione di serie: cerchi in lega da 18”, 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica la qualità delle finiture e dei materiali utilizzati ma anche una certa cura per il posto guida, che non offre la stessa sensazione di modernità delle più recenti proposte tedesche (il display da 7” è piccolo e la strumentazione ha una parte digitale poco estesa) ma che non si fa mancare nulla in termini di ergonomia e di confort grazie anche all’ampia possibilità di regolazione di sedile e volante ed al confort della seduta. Molto comodi anche i passeggeri posteriori ad esclusione di chi prende posto al centro: il tunnel centrale, sotto al quale passa l’albero di trasmissione, toglie un po’ di spazio utile per i piedi. Buono il vano bagagli: sono 543 i litri disponibili che possono diventare la bellezza di 963 abbattendo progressivamente gli schienali posteriori. Valori eccezionali, che meriterebbero la lode se solo la soglia d’accesso fosse un po’ più bassa e l’apertura un po’ più ampia sin dalla base. In questo caso è evidente come lo stile abbia avuto la meglio. 6 Su strada: come va La nuova XF 2014 dotata del nuovo motore 2.2 non fa rimpiangere la più potente versione da 200 CV: un risultato in cui il cambio ad otto marce, veloce nelle cambiate e sempre pronto a trasferire la coppia alle ruote posteriori con la marcia giusta, vanta un ruolo fondamentale ma che dimostra come i tecnici Jaguar siano riusciti a ricalibrare il potenziale del biturbodiesel senza togliere nulla di quella piacevolezza che lo contraddistingue. Solo quando si inizia a forzare il passo si nota una certa differenza prestazionale, in particolar modo ai regimi medio/alti, ma a dire il vero le prestazioni in rapporto al traffico di oggi sono già più che sufficienti per viaggiare sicuri e senza rinunce. E per senza rinunce non parliamo solamente di prestazione pura ma anche di piacevolezza di guida: il 2.2 nella nuova versione “light” suona esattamente come il più potente, ovvero praticamente non si sente, e non 7 8 9 10 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Ci sono 7.000 euro di differenza tra la 163 e la 200 CV, del resto, rappresentano un ottimo biglietto da visita a fronte di una dotazione comunque validissima risente in alcun modo dell’intervento del sistema Start&Stop in termini di vibrazioni o rumorosità. La tecnologia di avviamento del propulsore inglese, infatti, è indubbiamente una delle migliori sul mercato. In termini telaistici la XF dimostra una distribuzione ben bilanciata dei 1.735 kg in ordine di marcia ed un corretto lavoro delle sospensioni, che alla stregua dello sterzo (ben servoassistito) assicurano una buona precisione di guida. In conclusione La XF “depotenziata” rappresenta una interessante proposta per chi cerca una vettura in grado di offrire status a fronte di un prezzo di listino relativamente contenuto e prestazioni interessanti. Jaguar con questo motore punta dritta al cuore delle flotte ma è probabile che molti dei settemila clienti che sino ad oggi hanno scelto XF non avrebbero disdegnato la proposta britannica in fase d’acquisto: i 7.000 euro di differenza tra la 163 e la 200 CV, del resto, rappresentano un ottimo biglietto da visita a fronte di una dotazione comunque validissima. 12 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Jaguar XF 2.2 163 CV Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della casa » Test Drive » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 13 14 15 PROVA SU STRADA Audi RS Q3 La prima volta del SUV di Ingolstadt Q3 è il primo SUV Audi a fregiarsi del prestigioso logo RS. Ha prestazioni esaltanti grazie al 5 cilindri turbo da 310 cavalli che le fa toccare i 100 in 5,2 secondi. Finiture e piacere di guida al top, come il prezzo di 58.380 euro di Andrea Perfetti 16 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Media terminale di scarico ovale singolo, ma grosso così. Anche all’interno dell’Audi RS Q3 si respira un’aria davvero speciale. I sedili sportivi con poggiatesta integrati hanno la scritta RS Q3 in bella mostra e sono rivestiti in Alcantara e pelle. Il cruscotto ha quadranti grigi con cifre bianche e lancette rosse, e il volante sembra preso pari pari da un’auto da corsa grazie alla parte bassa piatta. Di serie troviamo anche il sistema di ausilio al parcheggio, l’Audi sound system, i fari xeno plus e i gruppi ottici posteriori a LED. SUV ma compatto L’ Audi RS Q3 ha misure compatte, con una lunghezza di 4.410 millimetri, una larghezza di 1.841 millimetri e un’altezza di soli 1.580. Il passo è di 2.603 millimetri. Il bagagliaio non è enorme, ma ha una forma regolare (356 litri). Abbattendo gli schienali posteriori la capacità arriva a 1.261. La RS Q3 è fornita di cerchi in lega d’alluminio a cinque razze con pneumatici 255/40-19. I SUV sono in cima alle preferenze degli automobilisti italiani. Non più solo quelli di grandi dimensioni, ma anche vetture compatte e agili in città come l’Audi Q3. E proprio la Q3 da oggi vanterà un primato esclusivo: sarà infatti il primo prodotto della famiglia Q (i SUV di Audi) a mostrare in bella evidenza il logo RS sul cofano e sul portellone. RS fa rizzare i peli sulle braccia di chi ama le supercar, da sempre identifica le automobili ad altissime prestazioni della Casa tedesca camuffate però da un design non troppo appariscente. Pensate ad esempio alla mostruosa RS6 Avant, una tranquilla (si fa per dire) station wagon da 560 cavalli che schizza a 100 all’ora in 3,9 secondi. L’Audi RS Q3 non è da meno. Spinta dal cinque cilindri turbo TFSI da 2,5 litri, ha 310 cavalli (228 kW), tocca i 100 in 5,2 secondi e raggiunge i 250 km/h autolimitati elettronicamente. Il bello è che non consuma 18 5 cilindri turbo a iniezione diretta Il 2.5 TFSI dell’Audi RS Q3 è sviluppato dalla quattro GmbH, ha una cilindrata di 2.480 cm3 (alesaggio x corsa 82,5 x 92,8 millimetri) per una potenza di 310 cavalli (228 kW) tra 5.200 e 6.700 giri. La coppia massima è di 420 Nm tra 1.500 e 5.200 giri. Il turbocompressore ha una grande girante da 64 millimetri, la pressione di sovralimentazione raggiunge 1,0 bar. Il turbo ha inoltre un’alimentazione d’olio separata e un circuito di raffreddamento dedicato. L’impianto di scarico ha due tubi, in condizioni normali solo uno dei due è attivo. Quando il guidatore seleziona la modalità dynamic del sistema Audi drive select o mette la leva del cambio in posizione S, una valvola ad azionamento elettrico attiva anche il secondo. La Audi RS Q3 ha una massa a vuoto di 1.655 chilogrammi e consuma, nel nuovo ciclo di marcia europeo, 8,8 litri di carburante ogni 100 chilometri. nemmeno troppo, stando al dato dichiarato di 8,8 litri di verde ogni 100 chilometri. La verità è che su strada si consuma parecchio di più, e la colpa è del pilota: difficile resistere alla tentazione di sentirsi schiacciati sui sedili sportivi mentre il cinque tuona prepotente dallo scarico. Dimensioni compatte, finiture di grandissimo pregio, prestazioni esagerate non potevano però sposarsi con un listino low cost: L’Audi RS Q3 costa la bellezza di 58.380 euro chiavi in mano, e la lista di optional è pure bella lunga. Le consegne inizieranno a novembre 2013. Linea: cattiva, ma non troppo L’Audi RS Q3 non è poi troppo dissimile dalla normale Q3 che vediamo già su strada. Sono i dettagli a fare la differenza e a creare il look RS. Ci sono i paraurti RS con la scritta quattro nella presa d’aria centrale, i mancorrenti sul tetto in alluminio, lo spoiler posteriore e l’immancabile 19 “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Aggressiva, imponente e tanto vistosa fuori, ricca e con finiture pazzesche dentro Cambio a 7 marce con doppia frizione di serie L’Audi RS Q3 ha di serie il cambio S tronic a sette rapporti con doppia frizione, raffreddato dal radiatore anteriore al pari del motore. Le settima marcia è molto lunga per abbassare i consumi in autostrada. Il cambio può essere usato in manuale, coi bilancieri o spostando la leva longitudinalmente. Altrimenti c’è la modalità automatica D (o S), che si comporta con la stessa fluidità di un ottimo convertitore. Agli smanettoni incalliti è dedicata la funzione di Launch Control. L’Audi RS Q3 dispone della trazione integrale 20 permanente quattro, che impiega una frizione idraulica a lamelle a controllo elettronico posta sul differenziale posteriore. All’interno del giunto centrale è alloggiata una serie di dischi in bagno d’olio mossi dall’impianto idraulico comandato a sua volta dalla centralina. In condizioni normali la coppia viene inviata alle ruote anteriori. Lo sterzo è di tipo elettromeccanico per consumare meno energia e l’assetto RS è più rigido, oltre che ribassato di 25 millimetri rispetto alle altre Q3. La RS ha un impianto frenante con quattro dischi forati autoventilanti, da 365 mm davanti e 310 dietro. Le pinze anteriori in alluminio a 8 pistoncini sono verniciate di nero e decorate con la sigla RS. Il controllo elettronico di stabilità ESC dispone della modalità sportiva e può essere disinserito. La nostra prova Aggressiva, imponente e tanto vistosa fuori, ricca e con finiture pazzesche dentro. Queste sono le prime impressioni a freddo della nuova Audi RS Q3, perché poi è il 5 cilindri turbo a prendere il sopravvento, accompagnato da una tenuta di strada semplicemente assurda (in positivo, non fraintendete). Al posto di guida tutto è sistemato come e dove lo vorremmo. Il cruscotto è leggibile, i sedili sportivi tengono bene e sono fatti con una cura incredibile (guardate il logo RS sullo schienale per capire), il volante piccolo dà un grande controllo e i paddle solidali alla corona si manovrano con la massima semplicità. Lo spazio interno per le persone non manca, mentre il bagagliaio ha una capienza solo discreta (bastano tre trolley per riempirlo fino alla cappelliera). Il 2.5 TFSI prende vita con un sonoro botto allo scarico e di norma sa anche essere civile e pacioso, basta impostare la modalità normale o quella comfort, e mettere il cambio in Drive. Bene, fatti 21 22 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 10 chilometri in questo modo signorile e garbato (e un tantino noiosetto), ci stampiamo la sigla RS sul petto e diamo fuoco alle polveri. La domanda è una, nuda e cruda: la Q3 che guidiamo è degna del nome RS? Selezioniamo dynamic e la nostra Audi risponde aprendo il secondo tubo di scarico e ruggendo come una furia appena si superano i 4.000 giri. Il cambio in manuale è preciso e secco, un filo brusco proprio per dare l’impressione limpida che stiamo cambiando marcia senza mai mollare il gas. La risposta del motore turbo è esaltante a ogni regime, inchioda i passeggeri anche ai bassi e cresce con una progressione piena che porta in frazioni di secondo a picchiare contro il limitatore a ben 7.000 giri. Lo scatto da fermo è imperioso grazie alla perfetta motricità della trazione quattro, che garantisce anche livelli di tenuta da vera auto sportiva sui percorsi misti. L’Audi RS 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 26 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Q3 ha infatti un rollio molto moderato e un beccheggio in accelerazione e in frenata che non hanno nulla a che vedere con i soliti SUV. Il suo comportamento è infatti più vicino a quello di una compatta sportiva a trazione integrale, che a quello delle vetture crossover più di moda. Su un percorso di montagna l’handling della RS ricorda per certi versi quello di un’auto specialistica come la Subaru Impreza STI (guarda caso spinta anch’essa da un motore turbo di 2.500 cc). La frenata è molto potente e soprattutto resistente anche agli strapazzi che la guida sportiva sui percorsi montani comporta. L’Audi RS Q3 non consuma tanto in relazione alle prestazioni che regala, ma è difficile replicare i consumi dichiarati nel ciclo misto (8,8 l/100km). Ma la RS nasce per regalare grandi prestazioni con la massima sicurezza, e in questo riesce benissimo. La risposta alla nostra domanda iniziale? Sì, la scritta RS sta proprio bene anche sulla Q3. 28 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Audi RS Q3 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della casa » Test Drive » Virtual Tour » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 29 30 31 PROVA su strada Dacia Logan MCV Sostanza senza fronzoli La nuova Dacia Logan MCV offre tanto spazio e motori moderni dai bassi consumi a prezzi da utilitaria (da 8.900 euro). Abbiamo provato la 3 cilindri turbo benzina e la 1.5 dCi da 90 cavalli. Peccato per il clima optional anche sulle versioni top di Andrea Perfetti 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Media D acia vola sempre più alto in Italia. Il costruttore automobilistico del Gruppo Renault Nissan ha conquistato infatti 135.000 clienti dal 2006, anno in cui fu introdotta sul mercato, a oggi. Detiene il 3% di market share in Italia tra i privati che sempre più l’hanno scelta, e la scelgono, per il rapporto qualità/prezzo oggi unico. Dacia Logan MCV è l’ultima novità di una gamma che oggi comprende sette modelli (Logan MCV, Sandero, Sandero Stepway, Dokker, Dokker Van, Lodgy e Duster). La politica commerciale è poi molto chiara: sette auto offerte con pochi allestimenti che badano al sodo e includono ciò che realmente serve ai clienti, e zero sconti. Il prezzo comunicato nei listini è quello effettivo, si evitano quindi al cliente inutili e spesso frustranti trattive al ribasso. 34 Dacia Logan MCV è un’auto moderna. Senza fronzoli e senza rinunce Il successo della Dacia è dettato essenzialmente dalla qualità del prodotto (sono impiegati componenti Renault per i motori e Nissan nel caso delle trazioni integrali utilizzate dalla Duster), dall’assistenza capillare (che impiega la diffusa rete della Casa francese) e dal prezzo (il listino è chiaro, non si fanno sconti e i prezzi sono i più competitivi). Le auto Dacia sono vendute con 3 anni di garanzia o 100.000 chilometri. Dacia Logan MCV rispetta questi principi in pieno. Appartiene alle station wagon compatte del segmento C, è lunga 4,49 metri e offre un grande spazio a bordo (il bagagliaio ha una capienza che va da 573 a 1.518 litri). Le finiture interne sono molto semplici e altrettanto robuste. Soprattutto sono interessanti alla luce di un listino davvero incredibile: la Dacia Logan MCV parte da 8.900 euro della versione 1.2 benzina 16V 75 cavalli Ambiance e arriva a 12.050 euro nella dCi 90 cavalli Laureate. Senza fronzoli e ammennicoli. La macchina è progettata con l’essenziale, senza cose superflue, così da contenere i prezzi. Ma sotto il cofano non ci sono motori vecchi e rumorosi, anzi. Quelli diesel per esempio sono adottati da tutte le Nissan e Renault di ultima generazione (e anche dalla Mercedes-Benz), mentre le trasmissioni integrali sono di provenienza Nissan. Compatta fuori, enorme dentro La Dacia Logan MCV è compatta all’esterno (è lunga 4,49 metri), ma enorme dentro. Ha un bagagliaio di 573 litri in configurazione 5 posti e la possibilità di trasportare oggetti fino a 2,7 m di lunghezza. Non manca lo spazio per ospitare 5 persone. Il design della plancia è molto semplice e lineare. Ovviamente la qualità dei materiali non volge al lusso, ma si apprezza comunque la robustezza dei tessuti e delle plastiche rigide. In particolare anche sullo sconnesso e sul pavé non si odono fastidiosi scricchioli e rumorini, segno che gli assemblaggi sono fatti con cura (ricordiamo che la Dacia Logan MCV è prodotta a Pitesti, in Romania). L’equipaggiamento dell’allestimento base Ambiance è già interessante e comprende servosterzo, ABS con assistenza alla frenata di emergenza, ESP di serie, 4 airbag (frontali conducente e passeggero, e laterali anteriori). Ci sono poi i punti di fissaggio Isofix ai due posti laterali posteriori che facilitano il montaggio di seggiolini. La scocca integra zone rinforzate a deformazione programmata, mentre paraurti e zona del cofano motore sono progettati per assorbire gli urti e proteggere i pedoni. Manca 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Rispetto alla precedente versione la linea adesso è più bassa e più larga, l’abitacolo è stato arretrato per aumentare la stabilità e la sicurezza, senza tralasciare maggiori spazi per il motore e per gli occupanti – ed è un peccato – su entrambi gli allestimenti il climatizzatore, che è opzionale e ha un costo di 690 euro. All’esterno il salto di qualità rispetto al passato è evidente. Ora la Dacia Logan MCV si presenta con una linea moderna, sobria ma al contempo ricercata. Il listino è low cost che più low cost non si può, ma al prezzo di una utilitaria ci si porta a casa una vettura del segmento C che non accetta compromessi sul piano dello stile, che è quello di una solida station wagon pratica e molto funzionale. La carrozzeria è curata, come si può vedere nel dettaglio della parabola dei fari anteriori, dei paraurti e dei passaruota 36 moderatamente allargati. Motori: cilindrate piccole per consumi bassi, ma con tanta coppia La Dacia Logan MCV è spinta due motori a benzina e due diesel. Abbiamo il 1.2 16v 75 cavalli, disponibile anche nella versione GPL, e il nuovo turbo benzina tre cilindri TCe 90 cavalli, che ha consumi ed emissioni dichiarati molto contenuti (5 l/100 km e emissioni di CO2 pari a 116 g/km). Il diesel 1.5 dCi è declinato in due versioni su Dacia Logan MCV: 66 kW (90 cv) o 55 kW (75 cv), entrambi Euro5. Questo motore negli anni è stato montato su oltre 10 milioni di automobili, ma la cosa non deve stupire. Ha tanta coppia, la potenza che serve e consumi estremamente bassi: alla Dacia Logan MCV bastano infatti 3,8 litri di gasolio per coprire 100 chilometri, con una produzione di CO2 di soli 99 g/km. Non manca la sempre più richiesta motorizzazione a GPL. Dacia Logan MCV offre nei due livelli Ambiance e Laureate il motore 1.2 16v 75 bi-carburante benzina-GPL. Durante la marcia si possono limitare fino al 10% consumi ed emissioni, utilizzando la funzionalità Eco Mode, che si attiva con un pulsante a sinistra 37 38 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito del volante e che agisce sulla centralina del motore e sulla gestione del climatizzatore. I consumi si abbassano, ma cala vistosamente anche la briosità di marcia, tanto che in città non sempre è comodo e utile inserire l’Eco Mode. Dentro: quello che non c’è non si rompe Come vi abbiamo anticipato gli interni della Dacia Logan MCV sono molto semplici e robusti, ma non per questo privi di buon gusto. C’è tanto spazio che va di pari passo con una seduta alta che regala una buona vista della strada. Il volante 40 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica ha un diametro molto abbondante e la leva del cambio è piuttosto alta, con un’escursione ampia e innesti leggeri anche nel traffico di punta. I comandi del navigatore (optional da soli 100 euro nella versione top, da 459 euro sulla Ambiance) sono molto intuitivi al pari di quelli della radio e del riscaldamento. Manca l’ingresso per i CD quando si sceglie il navigatore, ma in Dacia lo ritengono un supporto ormai superato dalla presa USB e dalla connessione Bluetooth. Il bracciolo centrale non è presente di serie, ma non si sente affatto la sua mancanza: quando c’è, disturba infatti l’inserimento delle marce. Ben fatte le bocchette per l’aria e i pannelli porta (privi però dei tasti dei vetri elettrici, posizionati centralmente). La nostra prova su strada Iniziamo la nostra conoscenza della Dacia Logan MCV salendo a bordo della versione TCe da 90 cavalli. Il piccolo motore a benzina turbo, 3 cilindri da 900 cc ha un’ottima spinta sin dai bassi regimi, se si eccettua una lieve incertezza sotto i 1.500 giri, e spinge regolare fino al regime di potenza massima, a 5.250 giri. Il propulsore è insonorizzato molto bene e garantisce 41 42 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito prestazioni insospettabili per la cilindrata. Spinge infatti la grande Dacia Logan MCV sino a 175 km/h e accelera da 0 a 100 in circa 11 secondi, con consumi medi contenuti (siamo arrivati a 5,3 l/100 km, un valore molto vicino a quello indicato dal costruttore). L’assetto della vettura è molto morbido, improntato al comfort, e consente di assorbire al meglio le sconnessioni. Il rollio non inficia però la sicurezza quando si rilascia l’acceleratore in curva. Il riallineamento è facile e progressivo anche per la presenza dell’ESP. Molto buona anche la frenata, potente e modulabile. Il silenzio di marcia non cambia poi molto, quando si sale a bordo delle dCi 1.5 diesel da 90 cavalli. Il prezzo è contenuto, ma non per questo Dacia ha risparmiato sull’insonorizzazione dell’abitacolo. Il motore a gasolio colpisce sin dai primi metri per la spinta possente a partire da 2.000 e fino a 4.400 giri circa, che le consente di raggiungere i 100 in 12,1 secondi e di correre sino a 173 km/h. Il cambio ha 5 marce, con la quinta abbastanza lunga che permette al motore di girare a 2.400 giri quando si è a 130 orari. Ottimi i consumi. Nel misto è facile scendere sotto i 4 litri di gasolio per 100 chilometri (circa 25 km/l), mentre a 140 indicati si percorrono ancora quasi 20 km/l. Sono valori senza dubbio eccellenti, che rendono la nuova Dacia Logan MCV una vettura ancora più interessante: ha un prezzo chiaro ed eccezionale al momento dell’acquisto, ma promette anche grandi economie di esercizio nella guida di tutti i giorni. 44 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Dacia Logan MCV Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test Drive » Sito dedicato » Virtual tour » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 45 46 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Media contenere le emissioni inquinanti entro un valore di 104 g/km. All’interno Astra guadagna il nuovo sistema di infotainment IntelliLink dotato di uno schermo a colori ad alta risoluzone da sette pollici. Il sistema di infotainment CD 600 offre inoltre nuove funzionalità, quali la connessione Bluetooth per le telefonate e lo streaming audio, oltre ad una porta USB. Il sistema di navigazione è incluso nella dotazione standard con Navi 650 e Navi 950 IntelliLink. La variante ‘top’ Navi 950 IntelliLink include le cartine di tutta l’Europa e consente l’inserimento delle destinazioni tramite comando vocale. Inoltre, la radio riconosce automaticamente i titoli dei brani musicali, gli album e gli artisti quando viene utilizzata la connessione USB. Utilizzando le prese USB e Aux-In, chi guida e i passeggeri possono visualizzare fotografie sul display a colori. E’ inoltre disponibile una funzione che consente una facile dettatura degli SMS e la lettura vocale dei messaggi in arrivo. Opel Astra Nel 2014 con il nuovo 1.6 CDTI e un inedito sistema di infotainment La Opel Astra affronta il nuovo anno forte di un nuovo motore diesel 1.6 CDTI e di un inedito sistema di infotainment IntelliLink L a Opel Astra affronta il nuovo anno forte di un nuovo motore diesel 1.6 CDTI e di un inedito sistema di infotainment IntelliLink con funzionalità di streaming audio tramite Bluetooth. Il motore 1.6 CDTI completamente rinnovato soddisfa i requisiti della normativa Euro 6 sulle emissioni e promette un consumo di 3,9 litri di carburante per chilometro , il 13% meno del suo predecessore da 1.7 litri. Opel Astra riconferma anche per il modello destinato ad entrare nelle concessionarie dal 2014 48 un’ampia gamma di motori benzina, GPL e diesel. La novità principale per le versioni 5 porte, Sedan e Sports Tourer è il nuovo motore 1.6 CDTI completamente rivisitato. Questo diesel eroga una potenza di 136 CV e 320 Nm di coppia massima – il 7% in più rispetto al suo predecessore da 1.7 litri – ed è in grado di accelerare la Sports Tourer da 0 a 100 km/h in 10,4 secondi, mentre in quinta marcia passa da 80 a 120 km/h in 9,4 secondi. La velocità massima è di 200 km/h e nel ciclo misto permette all’Astra 1.6 CDTI di 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Media cilindri EcoBoost sovralimentato nella versione da 100 CV. Fiesta diventa in questo modo il primo modello della galassia Ford ad essere dotato delle tecnologie EcoBoost e Powershit, che, secondo quanto dichiarato dal costruttore dovrebbero garantire un consumo medio pari a 4,9 l/100 km, con le emissioni che non superano i 114 g/km. Il costruttore americano potrebbe essere stato spinto a portare l’automatico sotto al cofano della Fiesta, oltre che dalle vendite, anche dai risultati ottenuti dagli altri modelli della gamma. Nei 12 mesi tra settembre 2012 e settembre 2013 infatti le vendite della nuova B-Max con cambio Powershift sono cresciute del 10% ma nello stesso periodo, Kuga, Mondeo, S-Max e Galaxy hanno riscontrato un significativo aumento della domanda per i modelli dotati di cambio automatico. «Questi numeri dimostrano che la nuova Fiesta, efficiente, tecnologica e dal design moderno, ha saputo conquistare il cuore dei clienti Europei», ha dichiarato Roelant de Waard, Vice Presidente Marketing, Vendite e Assistenza, di Ford Europa. «Oggi portiamo su strada una combinazione vincente: il motore EcoBoost 1.0, e il cambio Powershift, un significativo passo in avanti per l’evoluzione di questo segmento che non mancherà di conquistare nuovi clienti, specialmente tra quelli che desiderano una ricca e avanzata dotazione tecnologica». Ford Fiesta Arriva il cambio automatico Powershift Ford Fiesta resta la seconda auto più venduta d’Europa e ora amplia la gamma con l’introduzione del cambio automatico Powershift a doppia frizione in abbinamento al 1.0 tre cilindri EcoBoost da 100 CV S ulla spinta dei risultati di vendita, che parlano di 222.184 esemplari venduti nei soli primi nove mesi del 2013, il brand americano ha deciso di ampliare la gamma Ford Fiesta con l’introduzione del cambio automatico in abbinamento all’innovativo motore 1.0 tre cilindri EcoBoost. Un modello di successo La Ford Fiesta, da poco sottoposta ad un restyling di sostanza, che ha introdotto, oltre ad un nuovo frontale anche un equipaggiamento 50 tecnologico di primo livello, solitamente riservato a modelli di segmento superiore, è diventata saldamente la seconda auto più venduta d’Europa (fonte: dati Jato), alle spalle della Volkswagen Golf. Il primo mercato per la compatta Ford è il Regno Unito, dove ne sono state vendute 96.000 unità, seguito da Germania, Italia, Francia e Spagna. Arriva il doppia frizione Il costruttore abbina il cambio automatico Powershift a doppia frizione al motore 1.0 tre 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica elettronicamente a 250 km/h. Secondo il costruttore sono da record anche i valori di consumo. La nuova S 65 AMG è in grado di consumare mediamente, nel ciclo di omologazione, 11,9 l/100 km, con le emissioni che si fermano a quota 279 g/km. La punta di diamante della gamma AMG monta cerchi in lega da 20 pollici abbianati a pneumatici 255/40 all’anteriore e 285/35 al posteriore. In via opzionale vengono offerti freni carboceramici, che risultano essere più leggeri del 20% rispetto a quelli tradizionali. Naturalmente la S 65 AMG dispone del sofisticato telaio adattivo Magic Body Control con Media sistema Road Surface Scan, in grado di monitorare le condizioni della strada in tempo reale, adattando di conseguenza l’assetto della vettura, garantendo sempre il massimo confort per i passegerri. Non manca l’Esp con Dynamic Cornering Assist, in grado di eliminare eventuali fenomeni di sottosterzo, agendo sul freno della ruota posteriore interna alla curva. Disponibile esclusivamente nella versione a passo lungo, la nuova S 65 AMG arriverà sul mercato il prossimo marzo, ad un prezzo che in Germania parte da 232.050 euro, tasse incluse. Al momento non si conosce il listino riservato al mercato italiano. Nuova Mercedes-Benz Classe S 65 AMG L’ammiraglia da 630 CV La nuova Mercedes-Benz Classe S 65 AMG pone nuovi standard nel mondo delle ammiraglie supersportive non solo in termini di prestazioni, ma anche di efficienza energetica e tecnologia L a Casa di Stoccarda ha scoperto le sue carte per i Saloni di Los Angeles e di Tokyo, entrambi in programma a partire dal prossimo 22 novembre. Il costruttore tedesco ha deciso di stupire il pubblico delle due manifestazioni svelando la nuova Mercedes-Benz S 65 AMG, variante ancora più prestazionale della S 63 AMG mostrata in settembre a Francoforte. Il cuore di questa ammiraglia con prestazioni da supercar è il noto V12 52 biturbo da 6.0 litri da 630 CV tra 4.800 e 5.400 giri/min, un motore poderoso, ancora più potente rispetto alle versioni viste fino ad oggi (sul Classe G 65 AMG questo motore produce 612 CV) e capace di scaricare al suolo 1.000 Nm di coppia massima, disponibile peraltro in maniera costante tra i 4.800 e i 5.400 giri/min. Il cambio è il noto automatico 7G-Tronic a sette marce che permette uno scatto da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi e una velocità massima autolimitata 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica mentre la nuova trasmissione X-Tronic si propone di migliorare la continuità di funzionamento degli organi meccanici. Media I propulsori Al di sotto del cofano della nuova Nissan Qashqai continueranno a pulsare, per quanto concerne le unità diesel, un 1.5 ed un 1.6, anche se rivisitati. Il primo promette fino a 110 CV di potenza massima ed un livello di emissioni inquinanti pari a 99 g/km di CO2, mentre il secondo sviluppa 130 CV, con emissioni contenute entro la soglia dei 115 g/km (grazie al ricorso ad un inedito sistema di ricircolo a freddo dei gas di scarico). Le unità a benzina sono rappresentate da un 1.2 Dig-T turbo quadricilindrico da 115 CV e da un 1.6 Dig-T da 150 CV di potenza massima. Nuova Nissan Qashqai Foto e informazioni ufficiali La nuova Nissan Qashqai, sviluppata su un nuovo pianale, taglia i ponti con il passato, forte di un design completamente rivisto e di tecnologie innovative. Rinnovata anche la gamma di motorizzazioni E’ stata svelata nel corso di un live event trasmesso in diretta da Londra la nuova Nissan Qashqai, già anticipata tanto da un primo teaser che da una prima immagine ufficiale dove si mostrava la sezione frontale con inedite luci diurne a LED. La nuova Qashqai vuole ripetere lo straordinario successo della precedente generazione, un modello che prima di tutto ha fatto da apripista nel mondo dei crossover e che poi ha saputo scalare le classifiche di vendita, divenendo ben presto la più venduta del suo segmento. 54 Novità sostanziali sotto la pelle Grande novità della nuova Nissan Qashqai è rappresentata dal nuovo pianale modulare CMF. Alla voce sospensioni troviamo all’anteriore uno schema McPherson, mentre quelle posteriori propongono sia le ruote interconnesse (per la variante a due ruote motrici) e Multilink per la versione a trazione integrale. Onde migliorare la dinamica in curva, la nuova Nissan Qashqai propone un sistema di controllo del telaio in grado di interagire con l’impianto frenante al fine di ridurre i fenomeni di beccheggio e sottosterzo, 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Nissan BladeGlider concept La Casa giapponese presenterà al Salone di Tokyo la Nissan BladeGlider concept, esercizio stilistico volto ad anticipare una vettura di serie ispirata a DeltaWing e Zeodc RC F orte dell’esperienza maturata a Le Mans con la DeltaWing, la Casa giapponese presenterà al Salone dell’Automobile di Tokyo la Nissan BladeGlider concept, esercizio stilistico che mutua dalla vettura da corsa gran parte delle soluzioni stilistiche e tecnologiche, ispirandosi inoltre per queste ultime dal bagaglio culturale maturato nello sviluppare la Zeodc RC, il prototipo ibrido che parteciperà all’edizione 2014 della mitica 24 Ore francese. Pensata allo scopo di anticipare una versione di serie, la Nissan BladeGlider presenta un’architettura scoperta e uno schema a delta, quest’ultimo finalizzato ad incrementare la downforce e a diminuire la resistenza all’avanzamento, oltre che migliorare la manovrabilità della vettura. All’interno della cabina di guida ci 56 Media si accede tramite delle portiere a scorrimento verticale, che portano il sedile del pilota a traslare onde permettere ai due passeggeri posteriori di salire a bordo, mentre il volante dimostra una ispirazione aeronautica per la sua conformazione. Dotata di strumentazione integralmente digitale e di gruppi ottici caratterizzati dall’impiego di tecnologie di ultima generazione, la Nissan BladeGlider presenta un telaio composito con elementi in fibra di cabonio. Caratterizzata da una ripartizione delle masse 30/70, la Nissan BladeGlider, di cui non sono ancora state ufficializzate le prestazioni, è dotata di due motori elettrici collocati direttamente all’interno delle ruote posteriori, i quali traggono la loro alimentazione da una batteria agli ioni di litio. 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Media Toyota FCV concept Debutterà in società in occasione del Salone dell’Automobile di Tokyo la Toyota FCV concept, esercizio stilistico preposto ad anticipare una vettura alimentata con celle a combustibile D ebutterà in società in occasione del Salone dell’Automobile di Tokyo, previsto per la fine del mese, la Toyota FCV concept (Fuel Cell Vehicle), esercizio stilistico preposto ad anticipare una vettura ad alimentazione alternativa che dovrebbe arrivare sul mercato intorno al 2015. Caratterizzata da una sezione anteriore dominata da tre ampie prese d’aria, la Toyota FCV concept presenta dei gruppi ottici dal disegno minimalistico collocati all’interno di una feritoia che 58 separa mascherina e cofano motore. Le fiancate mettono in evidenza dei cerchi in lega a sette razze dal disegno convenzionale, oltre ai quattro accessi a bordo laterali sovrastati da ampie superfici trasparenti, mentre la sezione di coda permette di osservare una serie di volumi in cui sono le sezioni convergenti a farla da padrona. Pensata allo scopo di aprire la strada alle vetture dotate di alimentazione a celle a combustibile, la Toyota FCV concept promette un tempo di rifornimento pari a tre minuti, per un’autonomia di almeno 500 km. Le pile a combustibile della Toyota FCV concept sono collocate al di sotto del pianale, mentre i serbatoi dell’idrogeno sono due e sono in grado di sopportare fino a 70 Mpa di pressione, per un sistema la cui densità energetica equivale a 3 kW/l con un motore da 100 kW di potenza. Lunga 4.870 mm, larga 1.810 e alta 1.535 mm, la Toyota FCV concept è dotata di un passo di 2.780 mm, mentre al suo interno è in grado di accogliere fino ad un massimo di quattro persone. 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Bugatti Veyron Grand Sport Vitesse Meo Costantini Ha debuttato al Dubai Motor Show 2013 la Bugatti Veyron Grand Sport Vitesse Meo Costantini, terza edizione speciale della serie Les Légendes de Bugatti H a debuttato in società al Dubai Motor Show 2013 la terza edizione speciale della serie Les Légendes de Bugatti della Bugatty Veyron, ovvero la Grand Sport Vitesse Meo Costantini. Caratterizzata da una colorazione esterna azzurra spezzata da una serie di inserti in color argento specchianti, la Bugatti Veyron Grand Sport Vitesse Meo Costantini fa seguito alle versioni Jean Bugatti e Pierre Wimille, rendendo così omaggio a quello che non solo era un amico intimo di Ettore Bugatti, ma anche a quello che per anni fu a capo del reparto corse vincendo peraltro due volte il Targa Florio con una Type 35. Analogamente alle versioni che l’hanno preceduta, anche la Bugatti Veyron Grand Sport Vitesse Meo Costantini verrà realizzata in tre esemplari, che verranno 60 proposti ad un prezzo che parte da 2,09 milioni di euro, tasse escluse. Numerosi gli elementi stilistici che su questa Bugatti Veyron Grand Sport Vitesse Meo Costantini richiamano alla Type 35, tra cui i disegni delle vetture volti a richimare al Targa Florio collocati su varie componenti della vettura, tra cui sui rivestimenti interni, che presentano pellami con impunture a vista ed elementi in fibra di carbonio in tinta. A muovere la Bugatti Veyron Grand Sport Vitesse Meo Costantini è l’ormai ben noto W16 quadriturbo da 8.0 litri in grado di erogare fino a 1.200 CV di potenza massima e 1.500 Nm di coppia, che permettono alla vettura alsaziana di scattare verso i 100 km/h con partenza da fermo in 2,6 secondi di tempo per una velocità massima di 408 km/h. Media 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Martin Arlt «La gamma BMW i sarà leader nella mobilità sostenibile» di Emiliano Perucca Orfei | Martin Arlt, Responsabile Progetto BMW i, ci ha spiegato perché la nuova i3 rappresenta molto di più che un semplice nuovo modello elettrico, capace di inaugurare nuovi orizzonti per la Casa di Monaco L a nuova BMW i3 non è solamente una nuova e per molti aspetti innovativa auto elettrica. Disponibile anche in una meno limitante versione extended range, la i3 è molto di più di un 62 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica nuovo modello che va allargare la gamma del costruttore tedesco. Grazie a numerose soluzioni tecniche all’avanguardia, che riguardano non solo il prodotto in sé, ma anche il processo produttivo e i servizi offerti al cliente dopo l’acquisto, quest’auto apre un nuovo orizzonte all’interno della Casa di Monaco, utile per sviluppare anche i futuri modelli più tradzionali della gamma dell’Elica. Dell’importanza di questo complesso progetto, pensato per portare ad un nuovo livello di sviluppo il cammino della mobilità sostenibile nei grandi agglomerati urbani, ne abbiamo parlato con Martin Arlt, Responsabile Progetto BMW i. Quando è iniziato il progetto BMW i e quali erano i suoi obiettivi? «Nel 2007 abbiamo iniziato a pensare ad una nuova macchina elettrica senza guardare a quello che BMW aveva fatto in passato. Abbiamo iniziato a pensare alle possibili tecnologie da applicare, ai potenziali clienti, ma anche a rendere sostenibile la costruzione di automobili. Non volevamo semplicemente costruire un nuovo modello o un prodotto, ma il nostro obiettivo era quello di trovare una risposta complessiva per la mobilità del domani. Quando abbiamo deciso di lanciare la nostra strategia abbiamo pensato che avremmo voluto diventare i primi nei prodotti premium ed i servizi per la mobilità individuale». Perché dite che la i3 non è soltanto un nuovo modello elettrico ma qualcosa di più? «Nel febbraio 2011 abbiamo lanciato la nuova linea BMW i senza presentare subito un nuovo veicolo ma con altri presupposti. Questo perché volevamo proporre una mobilità visionaria, volevamo essere il produttore numero 1 nel campo della mobilità sostenibile. La i3 è molto di più che un nuovo modello perché attorno abbiamo creato una rete servizi per il cliente dopo l’acquisto (per esempio la possibilità di acquistare energia elettrica prodotta da BMW, ndr), secondo noi fondamentali per lo sviluppo dell’elettrombilità. Con la linea i abbiamo creato qualcosa di più che dei semplici modelli. Abbiamo inaugurato un processo di cambiamento interno, un’operazione difficile quando il successo arriva già in altri segmenti. Del resto, è sempre difficile mettersi in discussione. Tutte le tecnologie che abbiamo sviluppato sulla gamma i infatti verranno portate anche sui veicoli tradizionali, a partire dai motori elettrici per recuperare energia ed abbattere emissioni». 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prima di iniziare a progettare però avete svolto un fondamentale lavoro di analisi della società e dell’ambiente. Di che si tratta? «All’inizio ci siamo occupati di definire quali fossero i megatrend, ovvero quei fenomeni duraturi, che cambiano le società e che durano più di 50 anni. Dal 2010 abbiamo notato che ci sono più persone che vivono nella città che in campagna e a nostro parere entro il 2070 più del 70% della popolazione vivrà in città. Questa tendenza implica quindi il fatto di dover prendere in considerazione il rischio dell’aumento delle emissioni nocive, ma 64 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica anche i problemi legati alla ricerca di parcheggio. L’altro megatrend che abbiamo individuato è la sostenibilità non solo per quanto riguarda l’economia ma anche l’ecologia. Molti settori, come il tessile o l’alimentare si sono già occupati di queste tendenze ed hanno controllato la loro catena di produzione. Siamo convinti che la sostenibilità sarà presto parte integrante anche di tutti i prodotti premium sviluppati nel mondo dell’automobile. Abbiamo imparato molto da questi studi, che ci hanno anche confermato che in città mediamente non si percorrono mai più di 50/60 km al giorno.» In che modo i dati raccolti hanno influenzato la nascita della gamma BMW i? «Siamo andati nelle città, abbiamo parlato con i sindaci, con i giovani e abbiamo analizzando i megatrends. Abbiamo quindi capito che l’auto del futuro deve essere prima di tutto un piacevole luogo dove vivere, in particolare nelle grandi città. Inoltre abbiamo capito che sarebbe stato fondamentale offrire la possibilità di portare il proprio mondo dalla casa dove si vive quotidianamente fin dentro l’auto. Per essere un luogo piacevole dove trascorrere del tempo un’auto deve essere in grado di comunicare con altri veicoli e l’ambiente circostante, ma allo stesso tempo anche passeggeri che vi si trovano a bordo devono essere connessi con gli altri e con l’ambiente esterno». La BMW i3 colpisce subito per un design molto sofisticato. Cosa vuole trasmettere? «Il design è importante che realizzi quella che noi definiamo “la gioia al volante 2.0”, che resta un valore fondamentale. Per realizzare la nuova BMW i3 siamo partiti da un foglio di carta bianco, un sogno per ogni creativo anche in un settore come il nostro dove si crede di aver già sperimentato tutto. A livello di design abbiamo fatto una cosa unica nel suo genere perché abbiamo ripreso i valori storici del marchio BMW ma li rende più vicini al futuro. Abbiamo tenuto conto dei megatrends ed del design urban living style. È nato così un qualcosa che soltanto 10 o 15 anni fa sarebbe stato inimmaginabile. Per fare degli esempi sulla i3 troviamo il doppio rene, anche se la griglia appare chiusa perché non serve un flusso d’aria per il raffreddamento, mentre i fari anteriori a forma di U suggeriscono l’idea di apertura verso il futuro». Perché dite che anche il deisgn tiene conto dell’ecocompatibilità? «A livello di materiali la i3 è qualcosa di assolutamente innovativo perché molti di quelli utilizzati sono rinnovabili. A bordo vediamo inoltre molti materiali riciclati e sempre più prodotti naturali. In questo modo abbiamo dimostrato che anche nell’auto la combinazione tra sostenibilità e premium esiste. Per questo abbiamo abbinato carbonio, con pelle, legno o stoffa che derivano dal riciclaggio». «Abbiamo deciso di puntare su alcuni stilemi del passato». 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica nuova Bentley Flying Spur rimane una berlina super-lusso, dove ogni minimo dettaglio non è lasciato al caso e il confort regna sovrano, ma non mette in secondo piano le prestazioni e le qualità dinamiche - almeno secondo quanto dichiarato dal costruttore - con il preciso obiettivo di soddisfare chiunque prenda posto dietro al volante, desideroso di vivere un’intensa esperienza di guida. Tanto per capire di che cosa stiamo parlando occorre precisare che questa berlina di alta gamma, lunga ben 530 cm, è spinta dall’ormai classico W12 da 6.0 litri portato a 625 CV e capace di scaricare sulle quattro ruote mitrici 800 Nm di coppia massima. Queste caratteristiche si traducono in uno scatto da 0 a 100 km/h in 4,6 secondi, con una velocità massima pari a 322 km/h, divenendo così ancora più prestazionale della Mulsanne, al vertice della gamma Bentley. Della nuova Flying Spur e di quanto sia cambiata rispetto al modello precedente ne abbiamo parlato con Luca Marzio Garavaglia, General Manager di Bentley Milano, l’unica concessionaria ufficiale d’Italia dove oggi è possibile acquistare un’auto prodotta a Crewe. Com’è cambiata rispetto al passato la Flying Spur? «Mantenendo lo stesso livello di confort della generazione precedente, ai vertici della categoria delle auto di lusso, abbiamo deciso di migliorare l’equipaggiamento tecnologico come ci chiedevano da tempo i nostri clienti. Ecco quindi che la nuova Flying Spur dispone per esempio di un dispaly touch screen per il sistema di infotainment, a cui si aggiunge un ulteriore display riservato ai passeggeri posteriori. A livello meccanico la nuova Flying Spur è stata rivisitata completamente, con un nuovo telaio capace Luca Marzio Garavaglia «Nuova Bentley Flying Spur? Lusso, tecnologia e piacere di guida» di Emiliano Perucca Orfei | Siamo andati alla scoperta della nuova Bentley Flying Spur con Luca Marzio Garavaglia, General Manager di Bentley Milano. La nuova berlina extra-lusso britannica rappresenta il massimo della tecnologia e del confort, ma non dimentica il piacere di guida B entley, rimanendo fedele alla sua tradizione, rilancia il concetto di berlina extralusso pensata anche per un cliente che vuole sedersi in prima persona al posto di guida, senza cedere in ogni occasione 66 il volante allo chauffeur, con la nuova Flying Spur. La Casa di Crewe infatti nel corso della sua lunga e gloriosa storia si è sempre vuoluta distinguere dalla sua tradizionale rivale Rolls-Royce (anche se per un lungo periodo i due marchi ricadevano sotto una medesima proprietà, ndr) mettendo al centro le esuberanti prestazioni dei suoi poderosi motori, ma soprattutto il piacere di guida, che un cliente Bentley vuole vivere spesso in prima persona. Il marchio Bentley oggi è di proprietà del Gruppo Volkswagen (per esattezza dal 2003), ma continua a non dimenticare le sue origini. Ecco perché la 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb All’inizio il cliente Bentley proveniva da altri marchi, ma aveva comunque un’altissima percezione del brand. I clienti avevano anche l’idea di un marchio caratterizzato moltissimo dal Gruppo automobilistico che lo aveva rilevato e quindi da Volkswagen e Audi di aumentare il piacere di guida senza compromettere il confort. Poi, anche intervistando i clienti e seguendo i loro suggerimenti, i tecnici hanno eliminato quegli elementi di critica che venivano rivolti al modello precedente. L’insonorizzazione per fare un altro esempio è stata ulteriormente perfezionata, anche perché trattandosi di una vettura a trazione integrale, bisognava tenere conto della rumorosità sensibilmente maggiore delle quattro ruote motrici». In che cosa differenzia la Flying Spur dalla Mulsanne, ammiraglia che si colloca ancora più alto nella gamma 68 Bentley? «Rispetto alla Mulsanne, la nuova Flying Spur è più corta di 27 cm. La sua lunghezza si ferma infatti a quota 530 cm. A bordo però, anche per i passeggeri posteriori, lo spazio è molto simile a quello della Mulsanne, con il vantaggio però che una lunghezza più contenuta rende possibile il parcheggio nella maggior parte dei garage delle grandi città. Questo aspetto non va trascurato perché automobili più lunghe di 520-530 cm non possono essere ospitate in garage di tipo tradizionali. Il bagagliaio inoltre è molto più capiente rispetto a quello della Mulsanne. Infine, mentre di solito il cliente di una Mulsanne sale a bordo della sua auto sempre da passeggero, accompagnato da un autista, nel caso della Flying Spur invece si desidera spesso mettersi al volante della propria vettura, per godersi in prima persona il piacere di guida». La Flying Spur viene abbinata come in passato sia al W12 che al V8 biturbo oggi disponibile su Continental GT? «La nuova Bentley Flying Spur, giunta alla seconda generazione, viene offerta esclusivamente in abbinamento al classico 12 cilindri 6.0 litri oggi capace di erogare 625 CV, 15 CV in più rispetto al passato». Arriverà un versione a passao lungo? Saranno disponibili altre motorizzazioni oltre al W12 come in passato? «Ad oggi non ci sono notizie che parlano dell’arrivo di nuove motorizzazioni sotto al cofano della Flying Spur, così come non sono previste al momento versioni a passo lungo». Arriveranno in futuro versioni ibride, annunciate, per esempio, per il futuro SUV? «Al momento non ho notizie ma personalmente credo che tutti dovranno adottare questo tipo di tecnologia in futuro per rispettare le sempre più stringenti norme anti-inquinamento». Quali sono i numeri di vendita della Flying Spur? «In passato su dieci Continental GT vendute una sola era una Flying Spur, per cui parliamo in Italia di un parco circolante di 40-50 auto rispetto alle vendite complessive. I nostri clienti però rispetto al passato, ma anche rispetto ad altri marchi di lusso, percorrono moltissimi chilometri e questo ci fa molto piacere perché in questo modo abbiamo molto più lavoro nel nostro centro di assistenza di Milano». Chi è il cliente Bentley? «All’inizio il cliente Bentley proveniva da altri marchi, ma aveva comunque un’altissima percezione del brand. I clienti avevano anche l’idea di un marchio caratterizzato moltissimo dal Gruppo automobilistico che lo aveva rilevato e quindi da Volkswagen e Audi. Erano certi di trovare quindi una qualità ed un tecnologia elevatissima, tanto che il marchio Bentley ha fatto registrare da subito ottimi numeri di vendita. Abbiamo una clientela anche molto fedele nei confronti del marchio, perché è difficile che chi ha una Bentley poi scelga un altro brand. Il target dei nostri clienti ha una media di 4050 anni, mentre sul prodotto top di gamma Mulsanne, l’età si alza sensibilmente». 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Paola Trotta, Aldo Drudi E la Adam di Valentino Nico Cereghini intervista Paola Trotta, Direttore Comunicazione di Opel Italia, ed Aldo Drudi a proposito della Opel Adam realizzata insieme a Valentino Rossi per raccogliere fondi da donare all’Ospedale Pediatrico Meyer I n occasione di EICMA 2013, Nico Cereghini ha intervistato Paola Trotta, Direttore Comunicazione di Opel Italia ed Aldo Drudi, in merito alla eslcusiva Adam&Vale esposta all’interno del nostro stand e pensata insieme a Valentino Rossi per essere poi venduta all’asta. Il ricavato verrà 70 Iniziativa EICMA Periodico elettronico di informazione motociclistica interamente devoluto all’Ospedale Pediatrico Meyer. Paola Trotta, Direttore Comunicazione di Opel Italia Come nasce questa iniziativa e con quali fini? «Questa iniziativa nasce all’interno della sponsorizzazione che intratteniamo con Valentino Rossi. Volevamo però fare qualcosa di più concreto e lasciare anche un segnale positivo. Abbiamo quindi pensato di creare un modello speciale che viene dato in beneficenza. Abbiamo coinvolto Drudi, mente creativa di questa iniziativa, ed è nata una Opel Adam assolutamente unica, realizzata in un singolo esemplare, che ci permetterà di raccogliere fondi da donare all’ospedale pediatrico Meyer». Avete scelto Valentino come testimonial perché la sua personalità si adatta perfettamente a quella della Opel Adam, non è vero? «Adam è un’auto estremamente personalizzabile, tanto che si possono avere fino a 60.000 diverse personalizzazioni esterne e 80.000 combinazioni per gli interni. In poche parole non esiste un’Adam uguale ad un’altra. Ora abbiamo creato una Adam ancora più unica, cucita sulla personalità di Valentino, capace di trasmettere tutta la sua creatività». L’asta non si è ancora aperta, giusto? «L’asta si svolgerà entro la fine dell’anno, molto probabilmente a dicembre. È già possibile però andare sul sito www.meyer.it e lasciare i propri contatti per essere poi chiamati al momento dell’asta». Aldo Drudi Che cosa volevi realizzare? Quanto tempo ci è voluto? «Per realizzare questa particolare Opel Adam abbiamo formato un team di sei persone e abbiamo lavorato per tre mesi. Prima ci siamo confrontati con Valentino, perché ovviamente abbiamo ripreso i suoi temi grafici, a partire dal numero 46 e dal Sole-Luna, oltre che dall’inconfondibile giallo fluo. Abbiamo in parte rivoluzionato il concetto di personalizzazione di Adam perché abbiamo tolto colore dalla carrozzeria, riportata alla lamiera, mentre abbiamo messo più colore all’interno, dove solitamente invece domina il nero, almeno per le tappezzerie. Insieme ai tecnici di Dainese abbiamo rivestito i sedili ed il cruscotto con i colori e temi di Valentino. Speriamo che questo esercizio di stile riesca a portare veramente un aiuto concreto all’Ospedale Meyer». 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Iniziativa EICMA Periodico elettronico di informazione motociclistica donazione del Dottor Giovanni Meyer che decise di donare alla città di Firenze un ospedale, a due condizioni: che portasse il nome di sua moglie (Anna Meyer) e che fosse un ospedale per bambini. Dopo 125 anni e dopo un trasloco recente che ci ha portati in una nuova struttura abbiamo mantenuto questa promessa fatta al fondatore». Un ospedale pubblico. Un ospedale pediatrico. Bellissimo. E si dedica sia all’assistenza dei bambini malati che alla ricerca. «È un ospedale speciale. Speciale perché con la nuova sede in cui ci troviamo dal gennaio 2008 abbiamo avuto l ’occasione di costruire una piattaforma – da un punto di vista architettonico – assolutamente avanzata in termini di tecnologia e con grandi standard di accoglienza. Su questa piattaforma, che è costruita all’interno di un parco secolare – abbiamo il verde dentro e fuori dall’ospedale – le famiglie trovano il massimo del comfort, oltre ad attività di eccellenza a 360° sulla pediatria con un impegno particolare per le attività di ricerca scientifica». Quanti bambini ricovera l’ospedale? Quante stanze ci sono? «L’ospedale ha 226 posti letto, di cui 50 di day hospital e – che è un’ospedale localizzato a Firenze ma che cura bambini di tutta Italia – ha dei numeri importanti in termini di ricoveri diurni, di day hospital e prestazione ambulatoriale. Parliamo di bambini e famiglie che ogni anno vengono all’ospedale Meyer in cerca di una soluzione». I nostri soldi di questa donazione legata a Opel Adam saranno ben spesi, anche perché voi a livello di ricerca siete all’avanguardia e senza avere un finanziamento statale. Alessandro Benedetti La raccolta fondi di Opel Adam aiuta l’ospedale Meyer Nico Cereghini ha parlato con Alessandro Benedetti, Segretario della Fondazione Meyer, del progetto realizzato da Opel finalizzato a raccogliere fondi da devolvere al prestigioso ospedale pediatrico italiano D opo aver parlato con Paola Trotta - Direttore Comunicazione di Opel Italia - del progetto realizzato dalla Casa di Rüsselsheim, con la collaborazione di Valentino Rossi e Aldo Drudi che hanno 72 sviluppato una Opel Adam destinata ad essere battuta all’asta per raccogliere fondi da destinarsi all’ospedale pediatrico Meyer, Nico Cereghini ha approfondito questo importante discorso con Alessandro Benedetti, Segretario della Fonazione Meyer. Alessandro Benedetti è il Segretario della Fondazione Meyer che è quell’ospedale a misura di bambino che troneggia sul nostro totem. Un ospedale che è nato con un atto di donazione tanti anni fa. «La storia dell’ospedale Meyer è una storia che parte da lontano. Parte davvero con un atto di donazione. Il nome che noi portiamo infatti è alla memoria di una 73 “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Iniziativa EICMA Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Il Meyer è un ospedale pubblico. Come tutti sappiamo i finanziamenti pubblici sono sempre stringenti nei confronti delle attività di ricerca. Grazie ad iniziative importanti come questa riusciamo a portare avanti progetti importanti in termini di eccellenza sanitaria «Il Meyer è un ospedale pubblico. Come tutti sappiamo i finanziamenti pubblici sono sempre stringenti nei confronti delle attività di ricerca. Grazie alle donazioni, grazie ad iniziative importanti come questa (non smetteremo mai di ringraziare Opel per il pensiero che ha avuto, così come Valentino Rossi e Aldo Drudi che hanno dato la possibilità di realizzare questa iniziativa), dai soldi che ricaveremo dalla vendita di questa macchina e dalle donazioni riusciamo a portare avanti progetti importanti in termini di eccellenza sanitaria. 74 Quello della ricerca scientifica è un tema importante su cui il Meyer sta investendo molto e sta investendo controcorrente ma, per poter andare avanti con la ricerca e guardare al futuro, abbiamo davvero bisogno dell’aiuto di tutti. Dalla piccola alla grande donazione a quella che verrà da chi vorrà acquistare questo gioiello unico». È difficile parlare di tutto e raccontare fino in fondo quello che fa l’ospedale Meyer. Ma c’è almeno una piccola cosa che ci può dire per darci la dimensione dell’importanza, del livello della vostra ricerca internazionale? «Penso che i concetti da mettere in evidenza siano, da un lato, i risultati ottenuti. Negli ultimi due anni noi abbiamo messo a segno tre scoperte con dei brevetti internazionali che sono un vanto per chi le ha fatte e per l’ospedale Meyer, ma soprattutto un grande beneficio per la comunità internazionale perché sono state scoperte delle possibilità di cura per i bambini di tutto il mondo. Dall’altro lato lo stretto lavoro che viene fatto dai nostri ricercatori con i migliori centri internazionali di ricerca, tra le varie collaborazioni che abbiamo mi piace citare quelle con il Children Hospital di Philadelphia ed il Boston Children Hospital, che sono i due ospedali più grandi d’America e probabilmente i due ospedali più importanti del mondo. Insieme a loro sviluppiamo sia programmi di accrescimento sanitario che di ricerca scientifica. Quindi un grande sigillo di garanzia che si traduce in continuità di cura e in risoluzione di diagnosi». C’è un aspetto, magari secondario, che riguarda soprattutto la Regione Toscana, ovvero lo screening neonatale che voi siete in grado di fare e che ha dato dei risultati meravigliosi con bambini appena nati. «In Italia la Regione Toscana, attraverso il Meyer e i suoi specialisti, è riuscita ormai da molti anni – prima con un progetto pilota che è partito più di 10 anni fa e ora affermato – a poter fornire una diagnosi entro 48 ore a tutti i bambini che nascono in Toscana. In realtà è un servizio che facciamo anche per la Regione Umbria e che abbiamo in qualche modo favorito alle altre Regioni. Poter diagnosticare fin dai primi giorni di vita importanti possibilità di malattie che potrebbero insorgere anche in età futura con semplici soluzioni, e talvolta anche salvare la vita dei bambini, è un grande risultato. I numeri sono elevati e la percentuale di malattie rare è molto piccola, ma se si va su numeri alti cominciano a diventare numeri importanti. Il Meyer è all’avanguardia e una delle ricerche che noi finanziamo con il progetto “Giovani Ricercatori” è proprio tesa a poter lavorare ancor di più su questo settore». 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica Walter de Silva «Collaboro con Ducati perché auto e moto possono aiutarsi a vicenda» Qual è oggi il valore del design italiano? «Il design italiano del nostro centro stile (Italdesign Giugiaro, ndr) è apprezzato in tutto il mondo ed è per questo che in Germania siamo molto apprezzati. Il design italiano è sinonimo di eleganza e noi ce lo portiamo dentro, perché siamo abituati a vivere circondati da cose belle». dove si trova il DNA di un singolo marchio. Per questo abbiamo centri stile in tutto il mondo, che impiegano più di 1.500 persone, Italdesign esclusa. E sono orgoglioso nel poter affermare che tutti i nostri marchi - persino i camion (Man appartiene al Gruppo VW, ndr) – dispongono di un loro centro stile interno costruito nello stesso luogo in cui nasce l’azienda». Perché è così importante la presenza di un centro stile per un marchio? «Il centro stile non disegna solamente oggetti eleganti, ma è colui che custodisce lo scrigno Come ha reagito alla notizia che dopo una carriera passata a sviluppare automobili, si sarebbe occupato di moto con Ducati? «In un primo momento mi sono spaventato. Intanto però posso dire che partiamo da un’ottima partenza, perché io ritengo la Panigale un oggetto, o meglio una macchina, stupenda, degna espressione dell’eleganza dello stile italiano». Quando ha iniziato a collaborare con Ducati? «Il mio rapporto con Ducati è iniziato un anno fa quando ho incominciato a lavorare con lo splendido centro stile di Borgo Panigale». Che tipo di approccio intende assumere con l’azienda italiana? Walter de Silva, Responsabile del Design del Gruppo Volkswagen, ha parlato del nuovo rapporto di collaborazione che lo lega a Ducati D urante la tradizionale conferenza stampa Ducati che anticipa l’apertura di EICMA, il Salone della Moto di Milano quest’anno in programma dal 5 al 10 novembre, Walter de Silva, Responsabile del Design del Gruppo Volkswagen, ha parlato del nuovo rapporto di collaborazione che lo lega alla Casa di Borgo Panigale. De Silva, dopo essersi sempre dedicato 76 al design legato all’automobile, inizia quindi una nuova avventura occupandosi anche di Ducati, azienda italiana che dal 2012 appartiene al Gruppo di Wolfsburg, andandosi ad affiancare ad altri due ben noti marchi italiani come Lamborghini e Italdesign Giugiaro. Com’è cambiato il suo modo di lavorare oggi rispetto agli inizi? «Ho disegnato tanti modelli di auto nella mia vita, che tutti conoscono (dopo un passato nel Gruppo Fiat, disegnando molte Alfa Romeo, De Silva passa nel Gruppo Volkswagen, lavorando in Seat, Audi e Lamborghini, ndr). Oggi continuo a fare il designer, ma anche grazie alla nuova collaborazione con Ducati, ora dispongo di una visione molto più ampia rispetto agli inizi. Lavorando in un’Azienda grande come questa (Gruppo VW, ndr), il riconoscimento del mio lavoro nasce da quello tutto quello che ho fatto in questi anni. Ma oggi come allora continuo a lavorare con la stessa passione». 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito «Sono entrato in azienda in punta di piedi per conoscere e capire i suoi prodotti. Ho anche acquistato una Multistrada per scoprire al meglio il mondo Ducati. Del resto la macchina e l’uomo sono un tutt’uno. L’ergonomia, la guidabilità e l’attenzione ai dettagli (tipici di Ducati, ndr) possono essere scoperti in ogni sfaccettatura solo se ci si mette realmente alla guida. Con il centro stile di Borgo Panigale intrattengo un rapporto di “apprendistato”. Dai designer Ducati voglio apprendere, ma anche 78 Periodico elettronico di informazione motociclistica trasmettere loro i valori cardine del design che sono alla base del nostro Gruppo. Io arrivo dall’automobile e ora entro nel mondo dei motociclisti, ma credo che queste due realtà possano aiutarsi a vicenda». Dove concentrerete i vostri primi sforzi? «A mio avviso la qualità non è solo quella del prodotto finito ed assemblato. La qualità è anche ciò che si vede e si percepisce, ma anche ciò che si accarezza. Noi lavoreremo molto per valorizzare Intervista questo aspetto in Ducati». Qual è il significato della nuova collaborazione con Ducati? «Sono convinto che questa collaborazione possa dare nuova forza e nuova linfa alla Ducati, sempre nel rispetto dell’identità di questo marchio. Un marchio italiano straordinario, che sono orgoglioso di vedere all’interno del Gruppo Volkswagen, insieme a due altre eccellenze italiane come Lamborghini, nostro fiore all’occhiello, e Italdesign Giugiaro, acquisita tre anni fa». 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica riscono non riuscendo più a garantire i normali standard prestazionali per cui sono stati concepiti. Pneumatici invernali: nessuna rinuncia Al giorno d’oggi inoltre le gomme termiche hanno raggiunto un livello tecnologico tale da non compromettere le prestazioni nemmeno dei modelli più sportivi, tanto che ormai esistono speciali linee di pneumatici invernali riservati ad auto sportive e supercar. Il prezzo d’acquisto infine non è più così proibitivo come un tempo, tanto che il costo di una gomma termica ormai si dimostra di poco superiore a quello di una normale copertura estiva paragonabile per dimensioni, prestazioni e marca. Quale scegliere? Scegliere la copertura invernale su misura per la propria auto e per le proprie esigenze però non è sempre facile, dal momento che bisogna orientarsi nella sconfinata offerta dei diversi costruttori di pneumatici. Per facilitare la scelta vi proponiamo una panoramica di quelli che secondo noi risultano i migliori prodotti attualmente disponibili sul mercato. Michelin Alpin A4 Michelin Alpin A4 è la nuova gomma invernale del Bibendum dedicata a utilitarie, monovolume, berline compatte e familiari. Questo innovativo prodotto è il risultato di importanti innovazioni tecnologiche e promette grandi prestazioni anche in termini di sicurezza, con un occhio di riguardo per il rispetto ambientale. Yokohama Winter Drive V902 Il più classico pneumatico invernale della Yokohama ritorna completamente rinnovato, ancora Gomme invernali Le novità dei modelli 2013/2014 di Matteo Valenti | Montare la copertura invernale giusta non è sempre facile vista la sconfinata offerta di prodotti disponibili sul mercato. Ecco una panoramica delle migliori gomme da neve con cui affrontare la stagione 2013/2014 A nche quest’anno è arrivato il momento di montare le gomme invernali, che, a nostro avviso, rappresentano senza dubbio la soluzione migliore per affrontare l’inverno in tutta sicurezza e nella maniera più pratica. In regola con il Codice della Strada Equipaggiare la propria auto con gomme termiche consente inoltre di viaggiare senza il timore 80 di incappare in eventuali sanzioni, dal momento che province, comuni e autostrade possono imporre durante la stagione fredda l’obbligo di montare pneumatici invernali, o di tenere catene a bordo, lungo determinati tratti di strada. Oltre a garantire aderenza in caso di neve o ghiaccio, gli pneumatici invernali offrono migliori prestazioni anche su asfalto asciutto o bagnato quando le temperature scendono sotto i 7° C, soglia oltre la quale i più tradizionali pneumatici estivi si indu81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica Continental ContiWinterContact TS 830 P Continental ContiWinterContact TS 830 P è il top di gamma della linea winter del costruttore tedesco. Il disegno del battistrada asimmetrico bidirezionale è studiato per facilitare la guida su strade asciutte e bagnate soprattutto in condizioni climatiche invernali. Questo modello è studiato per soddisfare le esigenze delle motorizzazioni più potenti. Bridgestone Blizzak LM-30 Bridgestone Blizzak LM-30 è uno pneumatico che nasce per andare ad equipaggiare le auto più diffuse sul mercato, ovvero quelle di medie dimensioni. Con un disegno del battistrada asimmetrico ed una nuova mescola rinforzata con il silice promette buone prestazione e sicurezza anche in situazioni difficili. Leggi le schede di tutti gli altri modelli più performante del suo predecessore V901. Molto innovativo per quanto riguarda il disegno del battistrada, strizza l’occhio anche all’ambiente perché promette di offrire minore resistenza al rotolamento e quindi emissioni nocive ridotte. Pirelli Winter SottoZero 3 Il nuovo Winter Sottozero 3 è uno pneumatico ultra high performance sviluppato per le auto di media-grande cilindrata del segmento premium, di cui vuole esaltare le doti sportive. Il nuovo pneumatico è frutto di uno sviluppo congiunto con le Case automobilistiche più prestigiose del mondo. 82 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Auto storiche Periodico elettronico di informazione motociclistica sportiva più famosa. All’interno dello stand del costruttore tedesco i “porschisti”, i collezionisti e più in generale tutti coloro che desiderassero ricevere informazioni, trovavano a disposizione veri specialisti pronti a spiegare nei minimi dettagli come si concretizza la cura di Porsche verso gli esemplari d’epoca. La Casa di Zuffenhausen provvede ogni anno a mettere a disposizione nuovi pezzi di ricambio per tutti i suoi modelli d’annata, che possono essere facilmente reperiti presso le concessionarie Porsche sparse sul territorio italiano, ma ha anche sviluppato un programma di certificazione che attesta l’originalità ed il perfetto stato di conservazione delle vetture. Uno stand per i 50 anni del modello L’attenzione riservata ai collezionisti a Padova era condita in uno stand che ripercorreva idealmente i 50 anni della 911, con tre esemplari particolarmente significativi. L’immancabile modello di prima generazione, classe 1963, era affiancato dalla splendida 991 realizzata in edizione limitata (non a caso in 1963 esemplari, ndr) per il 50° anniversario del modello. Per chi non si fosse ancora accontentato Porsche Italia ha poi riservato una grande sorpresa. A Padova veniva esposta anche la preziosissima 911 RSR del 1973, appena restaurata dal museo di Stoccarda, per sottolineare il glorioso passato e il promettente presente sportivo del marchio tedesco, da sempre impegnato nel mondo delle competizioni. Per tutti coloro che non hanno avuto la fortuna far visita a Porsche ad Auto e Moto d’Epoca abbiamo realizzato un video, dove raccontiamo oltre alle bellissime 911 esposte nello stand, anche l’importanza tutta particolare che il costruttore dedica ai modelli d’epoca. Porsche d’epoca Un patrimonio da conservare e valorizzare. Ecco come di Matteo Valenti | Ad Auto e Moto d’Epoca, oltre a celebrare i 50 anni della 911, Porsche ci ha spiegato come vengono preservati i modelli d’epoca, un vero e proprio patrimonio viaggiante a cui il costruttore dedica un’attenzione tutta particolare U na delle particolarità del marchio Porsche è senza dubbio la particolare attenzione che dedica ai collezionisti e più in generale a tutti i possessori di esemplari storici. La Casa di Zuffenhausen infatti, consapevole di aver messo su strada nel corso della sua storia un vero e proprio patrimonio viaggiante, da preservare e valorizzare, riserva ai clienti delle precedenti generazioni di 911 e 912, ma anche ai tanti amanti di 356 e 914 - solo 84 per citare alcuni modelli – un trattamento unico, paragonabile in tutto e per tutto a quello che riceve chi sceglie una nuova Porsche. Porsche: grande attenzione per il mondo d’epoca Tutto questo lo si poteva toccare con mano ad Auto e Moto d’Epoca 2013 dove Porsche Italia era presente in veste ufficiale, anche per porre fine alle celebrazioni per i 50 anni della 911, la sua 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Mostra Periodico elettronico di informazione motociclistica Torino, nella grande mostra dedicata ai 45 anni di successo del Martini Racing. Oggi l’inaugurazione, alla quale hanno partecipato il Sindaco di Torino Piero Fassino e dell’assessore comunale alla Cultura, Maurizio Braccialarghe. La mostra “Martini Racing - inseguendo il mito”, organizzata dalla Martini&Rossi nell’ambito delle iniziative per la celebrazione dei 150 anni del brand, sarà aperta dal 9 novembre fino al prossimo 26 gennaio. Oltre alle vetture da corsa dall’inconfondibile livrea rosso-blu-azzurro, sono esposti i manifesti e i memorabilia dell’epopea Martini Racing, con postazioni multimediali interattive che consentiranno di rivivere le emozioni delle auto in gara. Media Martini Racing Apre la mostra al Museo dell’Automobile di Torino Dal 9 novembre al 26 gennaio va in scena al Museo dell’Automobile di Torino un’affascinante mostra interamente dedicata alle leggendarie vetture da corsa della Martini Racing N onostante il periodo particolarmente difficile che sta attraversando il mondo dell’auto, la passione per le quattro ruote è più viva che mai. Lo dimostrano iniziative come la nuova mostra inaugurata al Museo dell’Automobile di Torino, interamente dedicata alle leggendarie vetture caratterizzate dall’inconfodnibile livrea Martini Racing, che hanno dominato per decenni il 86 mondo delle competizioni. La Porsche 917, che nel 1971 ha regalato al Martini Racing la prima vittoria nella leggendaria 24 ore di Le Mans, le Brabham e Lotus di Formula 1, le Lancia vincitrici per sette volte del mondiale Rally, la vittoriosa Alfa Romeo 155 DTM, categoria regina delle gare turismo. Questi sono solo alcuni dei gioielli che, a partire da domani, sabato 9 novembre 2013, si potranno ammirare al Museo dell’Automobile di 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Austin 2013 Le pagelle del GP degli USA di Giovanni Bregant | Vettel stravince ad Austin centrando l’ottava vittoria di fila. Voto 10 per il tedesco della Red Bull, ma non è stata l’unica eccellenza L a perfezione delle sue gare è di una monotononia esaltante (per la Red Bull) e insieme deprimente (per gli avversarsi) e ormai ci rendiamo conto che anche le nostre pagelle rischiano di essere un po’ ripetitive. La colpa però è tutta.. di Vettel: cos’altro si può dire di un pilota che ottiene l’ottava vittoria di fila (!) segnando ancora una 88 Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica volta pole e giro più veloce, il tutto senza la minima sbavatura? E il merito non può essere solo di Newey, perchè anche in Texas se fosse stato per Webber... avrebbe vinto la Lotus. Quindi voto 10 a Vettel, anche per i tondi a cui ci sta abituando, che se le cose continuano così rischiano di essere l’unico momento di umanità in una F1 sempre più asettica. Incontenibile. Tante le eccellenze ad Austin Voto 10 però anche Grosjean, che nella prima gara senza Raikkonen conferma di avere ormai la statura del caposquadra: in qualifica è il primo “degli altri” e in gara riesce a tenere dietro con autorevolezza Webber che arrivava più veloce di lui. Gli eccessi di un anno fa sono solo un lontano ricordo: ora il francese è un pilota completo, e complimenti alla Lotus per avergli dato un’altra possibilità, cosa che raramente accade in F1. Ad Austin, però, sono stati diversi i piloti che meriterebbero un gran bel voto anche se non sono saliti sul podio. Hulkenberg, per esempio, non fa quasi più notizia, eppure con una Sauber sull’orlo del fallimento ha strappato la seconda fila, ha condotto tutta la gara con i “grandi” e per poco non andava a riprendere Alonso nel finale. Anche per lui quindi voto 10, con il rammarico che difficilmente lo vedremo in Lotus il prossimo anno, perchè nella F1 di oggi evidentemente non basta un piede pesantissimo per compensare un portafoglio leggero. E voto 10 - questo è l’ultimo, non preoccupatevi - a Bottas. Il finlandese era arrivato in F1 con la nomea del predestinato a grandi imprese, ma pur non sfigurando nel confronto con il più esperto (e comunque veloce) Maldonando, non aveva ancora lasciato il segno, se si esclude la splendida qualifica sul bagnato in Canada. Del resto già è difficile comprendere subito tutte le problematiche della F1 moderna, se poi si deve lottare con una monoposto che non sta in pista come la Williams di quest’anno tutto si complica enormemente. Ad Austin però Bottas volava: è entrato agevolmente in Q3 mentre il compagno di squadra è stato eliminato già in Q1 e per tutta 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica pochezza del mezzo a disposizione e la difficile situazione in cui si trova ha dimostrato sul campo di meritare un’altra possibilità: per tutto il fine settimana ha sovrastato Button (voto 5: alla fine coglie un punto ma... chi l’ha visto?), entrando in Q3, lottando con Alonso e ottenendo un 7° posto che con la McLaren di oggi è il massimo. Il talento mostrato in Sauber non è andato perduto. Complessivamente tutti promossi Voto 7, ma non di più, a Webber, la cui gara assomiglia a tantissime altre già viste quest’anno: in qualifica (si) illude di poter lottare con Vettel, ma in gara parte male (ok, in Texas chi partiva dalle caselle pari era oltre modo penalizzato) e non riesce a recuperare con l’autorevolezza che ci si attenderebbe da uno che guida la monoposto campione del mondo, complici anche misteriosi problemini che capitato sempre e solo a lui. Il terzo posto, con la Red Bull, è come certi brodini: fa bene, ma è insipido. la gara ha guidato con un gran ritmo, a ridosso di monoposto decisamente migliori della sua e senza commettere il minimo errore. I primi punti in carriera sono il giusto premio per un w-e da incorniciare, con la speranza che la Williams del prossimo anno gli consenta di mostrare davvero il suo talento. La Ferrari Voto 9, invece, ad Alonso, più per la determinazione che per il risultato finale, naturalmente: questo poteva e doveva essere il “suo” anno, ma quella che a inizio stagione era una monoposto da mondiale dopo l’estate è diventata la quarta, se non la quinta, forza del campionato. Ce ne sarebbe abbastanza per demotivarsi, ma Alonso - ancora dolorante dopo la scordolata nella gara precedente - è tornato a fare la differenza in 90 qualifica (per lo meno rispetto a Massa) e anche dalla gara ha tratto il massimo. Certo è che quando uno dei tre migliori piloti al mondo, al termine di un giro perfetto chiude sesto in qualifica e in gara, mentre naviga in sesta posizione, dai box lo avvisano che dietro di lui non ci sono pericoli immediati (dietro!), vuol dire davvero che la monoposto è alla frutta. Domenicali ha dichiarato di attendersi una “reazione” della squadra in Brasile. Ma in base a cosa se l’auto inevitabilmente sarà la stessa vista ieri? In Ferrari per Interlagos possono solo augurarsi che piova, come ai bei anzi brutti - vecchi tempi... A proposito di Ferrari e Brasile, voto 5 a Massa, che ad Austin dava l’idea di uno in mezzo alle sabbie mobili: qualsiasi cosa provasse a fare sulla sua monoposto, le cose non miglioravano, anzi. E lui ha fatto appunto quello che ti raccomandano quando sei dentro le sabbie mobili: è rimasto immobile per tutta la gara, lontano dalla zona punti. Lui non capisce il motivo, noi nemmeno. La Mercedes Voto 7,5 a Hamilton, che con una Mercedes che su questa pista era dietro anche alla Lotus ha ottenuto comunque il massimo possibile, ovvero un posto a ridosso del podio, altri punti importanti per il campionato costruttori e la soddisfazione di essere stato di nuovo davanti a Rosberg per tutto il fine settimana. A proposito di Rosberg: per lui un altro week end da dimenticare e un voto 5 da riscattare prontamente in Brasile. Una anomala McLaren Voto 8 invece a Perez, che considerando la Voto 7, ma di tutt’altro valore, anche per Gutierrez, che entra in Q3 ma viene arretrato per di dieci posizioni per un suo errore. In gara, complice una strategia azzardata, risale posizioni su posizioni finchè le gomme non lo abbandonano. Ai box ci mettono qualche giro di troppo ad accorgersene e a richiamarlo per un secondo cambio gomme, ma di questo il messicano non ha colpe. Rimane fuori dai punti, ma la sua crescita nelle ultime gare è innegabile. Voto 6,5 - più di incoraggiamento che altro - a Kovalainen, che con una monoposto mai guidata e alle spalle solo quale turno di libere sulla Caterham entra agevolmente in Q3 e in gara, pur partendo malissimo, potrebbe andare a punti, se non fosse vittima di una misterioso calo di carico aerodinamico sull’anteriore che lo costringe a cambiare il musetto con una fermata extra che di fatto gli rovina la gara. Non è mai stato un fulmine, il finlandese, ma viste le condizioni in cui si è trovato ha fatto meglio del previsto e merita un’altra occasione in Brasile. 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Le foto più belle del GP degli USA Il GP di Austin ha visto trionfare nuovamente Vettel. Riviviamo la gara con le più emozionanti immagini di Flavio Mazzi 92 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 94 Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 Media 96 97 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 Redazione Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Alessandro Colombo Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Grafica Thomas Bressani Collaboratori Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto su Automoto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Automoto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 98 99