Gli zoccoli non sono l`unica zona esposta a spruzzi d`acqua

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Gli zoccoli non sono l`unica zona esposta a spruzzi d`acqua
C O N O S C E N Z E
TE C N I C H E
Gli zoccoli non sono
l’unica zona esposta a
spruzzi d’acqua
Testo e immagini Michael Hladik*
Lo zoccolo è considerato la più grande area problematica degli isolamenti
termici a cappotto e intonaco. Ma anche altre zone sono esposte all’acqua, in
particolare negli edifici con architettura moderna senza protezione strutturale.
Pertanto, ogni area della facciata fortemente sollecitata dagli spruzzi d’acqua
deve essere progettata ed eseguita come uno zoccolo.
Sopra: Uno zoccolo in pietra
disgregato dagli agenti
atmosferici.
Sotto a destra: zone
esposte agli spruzzi d’acqua
a causa dalla forma
dell’edificio.
Le zone più basse delle facciate, le cosiddette aree dello zoccolo, fino a un’altezza di 30 – 40 cm dal suolo, sono le
parti dell’involucro dell’edificio maggiormente esposte all’umidità. Questa
è un’opinione molto diffusa ed è stata
formulata in questo modo in molti regolamenti.
Questa constatazione è corretta solo
perché lo zoccolo deve sopportare anche altre sollecitazioni, oltre alla naturale esposizione agli influssi atmosferici.
I prodotti usati in inverno per il disgelo
e altre sollecitazioni causate dell’uomo
e dagli animali nel corso degli anni danneggiano anche le basi di pietra.
Ma concentrarsi su questo modo di
vedere le cose non basta, perché sulle facciate esistono numerosi dettagli
costruttivi esposti anch’essi agli spruzzi d’acqua, alla pari degli zoccoli. Dal
punto di vista degli esperti, la differenza consiste principalmente nel fatto che,
durante la progettazione e l’esecuzione,
questi elementi, talvolta molto distanti dallo zoccolo, non sono considerati.
Nelle forme classiche dell’edificio,
il cornicione di gronda era usuale. Nelle città svizzere come Berna o Thun, le
grande sporgenti sono una testimonianza evidente di un tempo passato dove
gli edifici erano meno inclini ai danni.
Con le attuali forme degli edifici si tende però a rinunciare a ogni protezione
dagli agenti atmosferici per le facciate.
Confrontando le due forme di edificio e
osservando i dettagli costruttivi soggetti agli agenti atmosferici, viene smentito
* Perito privato e accreditato dal tribunale per intonaci e sistemi di isolamento termico a cappotto (WDVS) e di isolamento termico a cappotto e intonaco (VAWD).
Membro dello «Internationalen Sachverständigenkreises
Aus bau & Fassade»
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La vecchia stazione di
Stoccarda (in basso) con
intensità di esposizione alle
intemperie a lungo termine
decrescente dall’alto verso
il basso (a sinistra).
Diagramma
d’esposizione agli agenti
atmosferici in teoria (sotto a
sinistra) e in pratica (sotto).
L’esposizione agli agenti
atmosferici nella zona
superiore è chiaramente
maggiore rispetto alla zona
centrale o in basso.
che la zona dello zoccolo sia la superficie più esposta. Tuttavia, questo moderno stile architettonico KKU (Kubisch,
Kantig, Ungeschützt /cubica, angolare,
non protetta) è in parte responsabile
del maggior carico nelle zone dello zoccolo. In particolare nel arco alpino, la
neve può accumularsi direttamente nella zona dello zoccolo e sciogliersi con il
sole di mezzogiorno. L’acqua di disgelo può penetrare negli strati d’intonaco
aperti alla diffusione e, assieme al gelo,
creare un fattore di danno che dapprima
agisce molto lentamente, ma in seguito
esponenzialmente.
Anche le zone dello zoccolo di un
edificio KKU eseguite attenendosi scrupolosamente alle direttive presentano
dei problemi dopo due o tre anni. Nonostante i materiali consigliati dai produttori per l’intonaco dello zoccolo, nonostante la costruzione eseguita a regola
d’arte con una stuccatura dello zoccolo resistente all’umidità e nonostante
la posa preliminare di una guaina alveolata, il danno non può essere evitato.
L’esposizione agli agenti atmosferici
provoca l’erosione
Il danno conseguente all’esposizione
agli agenti atmosferici è l’erosione.
Nell’ambiente naturale, essa si manifesta in molteplici forme. I detriti ai piedi
di maestose pareti rocciose sono il prodotto dell’erosione.
Questa si manifesta anche sulle facciate in un intervallo di tempo molto inferiore. Qui i residui non sono così evidenti, ma ugualmente abbastanza intensi da
poterli percepire anche sulle facciate.
In particolare le facciate in pietra come
quelle della ex stazione di Stoccarda
mostrano molto chiaramente le conseguenze dell’esposizione a lungo termine
agli agenti atmosferici. L’involucro della stazione di Stoccarda, che ha dovuto
lasciare il posto a una nuova costruzione, lascia intravedere come nessun’altra
facciata l’intensità dell’esposizione agli
agenti atmosferici decrescente dall’alto
verso il baso.
Diagramma d’esposizione agli agenti atmosferici: sollecitazioni da pioggia
Facciata parete esterna
battente in funzione dell’altezza e della forma dell’edificio
Esposizione crescente alla pioggia battente
in modo sovra-proporzionale con l’aumentare
dell’altezza dell’edificio. In 15 m di altezza
circa 10 – 20 volte più forte rispetto
a 2 m di altezza.
Superfici dello zoccolo e altre zone esposte a
spruzzi d’acqua in funzione delle dimensioni della
superficie d’impatto orizzontale (marciapiede,
davanzale, cornicione, ecc.) fino a
un’altezza di circa 25 – 40 cm.
L’intensità è variabile
È un dato di fatto che facciate che non
dispongono di una protezione efficace
contro gli agenti atmosferici sotto forma di pensiline, strutturazioni, gronde e
simili, nella parte superiore siano molto più esposte rispetto alle zone centrali esposte solo minimamente all’acqua
anche dopo violenti temporali.
La termica che sale sulla superficie
della facciata si contrappone evidentemente all’energia cinetica delle gocce
d’acqua e impedisce che queste giunA P P L I C A
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Zona esposta agli spruzzi
d’acqua davanzale.
Strutturazione della facciata, una comparazione: ...
gano sulla superficie della facciata e la
bagnino completamente.
Dal terreno alla gronda
Danno allo zoccolo nonostante l’esecuzione perfetta
in un edificio KKU.
Architettura
classica KKU.
L’intensità dell’esposizione agli agenti
atmosferici, decrescente dall’alto verso il basso, sarebbe a favore delle zone
centrali delle facciate lisce, se non fosse per le superfici orizzontali cosi come
gli zoccoli, fortemente esposte alla gravosa azione degli agenti atmosferici,
specialmente quando la zona superiore della facciata non possiede elementi
costruttivi di protezione. Nel promemoria ASIPG per le zone dello zoccolo1 si
evidenzia che le zone dello zoccolo non
devono necessariamente trovarsi solo
vicine al terreno, ma anche su balconi,
terrazze, ecc. Questa però è una descrizione ancora troppo vaga. I dettagli a cui
si deve fare attenzione sono, tra l’altro:
■ Superfici delle pareti verticali sopra
il tetto, come camini, superfici verticali di abbaini, ecc. nonché, per tetti piani, camini, strutture per i pozzi
di ascensori, ecc.
■ Per progetti più importanti con tetti
piani, le differenti altezze delle singole sezioni della costruzione sono
spesso superfici delle facciate non
visibili dal terreno, oltre alle zone
esposte a spruzzi d’acqua nella
zona della sezione bassa della costruzione e presso gli attici.
■ Le superfici nelle aree più alte di
una facciata sono in parte esposte
intensamente all’azione degli agenti atmosferici, in base alla forma
dell’edificio.
■ Balconi e terrazzi nonché parapetti di terrazzi intonacati sul lato interno.
■ Davanzali su tutti i piani.
■ Pensiline, ad esempio presso gli ingressi.
■ Tutte le costruzioni annesse, portacarichi sporgenti, passaggi, e simili.
■ Superfici dello zoccolo in basso alla
facciata.
1 Promemoria «Applicazione di intonaci esterni e
dell’isolamento termico a cappotto e intonaco nella zona
dello zoccolo». Edizione 07/2006 Editore ASIPG,
articolo 2957
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Queste sono zone molto
esposte agli spruzzi d’acqua, per il fatto che manca
quasi sempre una stuccatura dello zoccolo in altezza,
resistente all’umidità.
Dettaglio della facciata
dell’edificio a destra nella
... a sinistra con cornicione
figura in alto, 6 anni dopo
di gronda, a destra senza.
la costruzione.
Sono innumerevoli i dettagli che devono essere considerati, specie per le facciate KKU, già in fase di progettazione e successivamente realizzati a regola d’arte.
Ma anche l’utente deve essere consapevole di non poter lasciare per un’eternità a se stesse le zone esposte agli
spruzzi d’acqua, bensì deve controllarle almeno una volta l’anno. È così possibile riparare rapidamente piccole irregolarità ed evitare in generale difetti o
danni più grandi.
l’edificio a destra è stato costruito circa
6 anni fa. Le zone esposte agli spruzzi
d’acqua sui davanzali dell’opera più recente (figura a destra) avrebbero potuto
essere notevolmente ridotte tramite una
sporgenza sul bordo del tetto.
Queste zone di nuova costruzione
esposte agli spruzzi d’acqua sono addirittura ancora più inclini ai danni rispetto alle zone dello zoccolo, perché una
rasatura resistente all’umidità a queste
altezze non rientra nel consueto modo
di concepire gli interventi.
Anche sui davanzali
Accenni a soluzioni
Sui davanzali e sui vetri delle finestre,
dopo la pioggia è possibile misurare facilmente la zona esposta a spruzzi d’acqua. Dopo un breve piovasco accompagnato da un vento moderato, che quindi
non può essere considerato una pioggia
battente, l’orizzonte della pioggia che
rimbalzava dal davanzale era a +25 cm
sopra il davanzale del 3° piano. Da notare è la zona esposta a spruzzi d’acqua nella nicchia della finestra.
Per garantire una facciata che mantenga la sua funzionalità a lungo termine,
è necessario visualizzare, riconoscere e
osservare le interazioni dei dettagli sopra indicati. Se il committente, il progettista, l’impresa edile (gessatore/pittore,
stuccatore e costruttore di facciate), la
direzione dei lavori e il responsabile del
controllo dei lavori insieme all’industria
che fornisce i prodotti sono disponibili
a collaborare, allora lo strumento comune di cui hanno bisogno è solo un modo
di pensare concepito in diverse varianti:
■ Essere lungimiranti!
■ Ragionare!
■ Riconsiderare!
■ Riflettere (sulle origini)!
■ Guardare avanti!
Aiuta suddividere le facciate
Architetti e ingegneri edili lungimiranti
riconoscono la difficile situazione sulle
facciate lisce e non protette e, strutturandole adeguatamente, cercano di evitare i danni provocati dall’esposizione
agli agenti atmosferici.
I dettagli per i quali questi tentativi falliscono si vedono bene comparando due facciate (sopra, figura centrale).
La facciata a sinistra ha circa 100 anni,
Dopo, quasi ogni dettaglio può essere
eseguito in maniera funzionale e duratura. La pressione per contenere i costi e
le scadenze di consegna sui nostri can-
tieri, oggigiorno è diametralmente opposta a queste condizioni di base. Ma
ci sono solo due modi per costruire: a
buon mercato o correttamente.
Conseguenza
■ Pertanto, ogni area della facciata
fortemente sollecitata dagli spruzzi d’acqua deve essere progettata ed eseguita come una zona dello zoccolo.
■ Negli isolamenti termici intonacati
bisogna prestare attenzione soprattutto all’impermeabilità dei raccordi
e delle partenze della massa adesiva (strato d’armatura).
■ Nell’architettura KKU esistente,
ogni sporgenza dalla facciata deve
essere considerata zona esposta a
spruzzi d’acqua.
■ Per non focalizzare le «riflessioni costruttive» unicamente alla zona inferiore della facciata, il termine
«zona dello zoccolo» dovrebbe essere sostituito con il termine più generale di «zona esposta a spruzzi
d’acqua».
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