Il mistero della Guardia Svizzera Pontificia

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Il mistero della Guardia Svizzera Pontificia
Lo scaffale della storia
Il mistero della Guardia
Svizzera Pontificia
Se ne parla e se ne è parlato tanto, al cinema,
alla tv, spesso nella letteratura, sempre presente alle cerimonie vaticane, ma cosa si cela
dietro gli sfavillanti colori delle divise…
a cura di Patrizia Debicke
Q
uando si parla di Vaticano nei telegiornali o nei
servizi giornalistici compaiono sempre le guardie svizzere, imponenti e superbe nella
loro colorata e statuaria immobilità. La loro rinascimentale uniforme da parata (che è stata “inventata” a tavolino appena cento
anni fa dall’allora comandante
Repond, rifacendosi ai dipinti di
Raffaello) è blu, rossa e gialla.
Blu e giallo erano i colori dello
stemma di Giulio II, il rosso, invece, fu aggiunto dopo il Sacco di
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Roma per rammentare il sangue
versato dalla Guardia, ma anche
il rosso mediceo delle palle nello stemma di Clemente VII. La
loro uniforme e il loro morione,
l’elmo, con a rilievo la quercia dei
Della Rovere, ci rimandano a un
lontano passato.
Quanto lontano? Più di cinque
secoli di avventure, guerre e,
sempre immutabile, granitica fedeltà al papato. Il corpo fu sciolto
brevemente, durante la prigionia
e l’esilio di Papi, ma ben presto
ricostituito. Prese parte a battaglie, anche gloriose come quella
di Lepanto, su ordine di Pio V,
nella quale la Cohors Helvetica
conquistò valorosamente due
bandiere nemiche.
Questa la loro storia.
Nel pomeriggio del 22 gennaio
1506, dopo aver varcato a piedi il Gottardo in pieno inverno,
attraversando poi Lombardia,
Toscana e Lazio, 150 mercenari
svizzeri al comando del capitano
Kaspar von Silenen del Cantone
di Uri, arrivarono a Roma,
attraverso la Porta del Popolo.
La sera stessa giurarono fedeltà
al papa.
In virtù della convenzione sti-
pulata nel 1494 con i cantoni
svizzeri di Lucerna, Friburgo e
Zurigo, Peter von Hertenstein,
delegato e camerlengo di Giulio II, (al secolo Giuliano della
Rovere) il Papa guerriero, detto
anche il Papa terribile, nel 1505
si recò in Svizzera per arruolare
un piccolo esercito come guardia personale del pontefice e la
difesa del palazzo apostolico. La
somma necessaria a finanziare il
loro arruolamento fu anticipata
“in toto” dal banchiere bavarese
Jacob Fugger.
Perché scegliere dei mercenari
svizzeri? Perché da secoli i mercenari svizzeri prestavano “a
pagamento” la loro fedeltà ai re
francesi e a vari regnanti italiani, tanto che anche il papa Borgia, Alessandro VI, si era avvalso del loro aiuto.
Giulio II li conosceva bene, li
aveva anche avuti ai suoi ordini
e, fino al XVI secolo gli svizzeri
furono considerati, in assoluto,
tra i migliori combattenti. Tanti
secoli prima, Tacito aveva detto
di loro: «Gli helvetii sono un popolo di guerrieri, famoso per il
valore dei suoi soldati.».
I Cantoni svizzeri originari – con
i loro circa 500.000 abitanti - erano sovrappopolati e la povertà
regnava. Ai loro baldi giovanotti
non restava che andare a fare il
mercenario. E quindi avevano
ben 15.000 uomini a disposizione
per questo lavoro, “organizzato” e
sotto il controllo della Confederazione dei Cantoni, che, come contropartita, riceveva grano, sale e
altro. Esercito senza cavalleria e
ben poca artiglieria, i mercenari svizzeri avevano adottato una
straordinaria formazione tattica
di attacco-difesa, il quadrato-falange, che si serviva della picca,
un’arma inastata per il combattimento ravvicinato, composta
da una punta metallica di varia
forma, montata su un’asta di legno (preferibilmente frassino). I
battaglioni svizzeri, formati da
picchieri con in mano armi lunghe tra i 4 e i 5 metri, rivolte in
tutte le direzioni, si chiamavano
“ricci” (e non vi spiego il perché!).
Contro di loro s’infrangevano
malamente gli attacchi della
cavalleria. Soltanto gli arcieri e
i balestrieri riuscivano a combinare qualcosa. I “ricci” erano
vere muraglie semoventi, irte di
ferro e impenetrabili.
E quindi questi primi 150 mercenari, reclutati dal camerlengo
Hertenstein, divennero il Corpo
ufficiale della Guardia Svizzera
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Pontificia. Anzi divennero “La
Guardia”,
“Gwardiknechte”,
nome con il quale la Guardia
Svizzera Pontificia definisce se
stessa, il più antico e famoso corpo militare, l’esercito più antico
del mondo, che da oltre cinquecento anni garantisce la sicurezza dei Pontefici e dei loro elettori,
in caso di Sede Vacante.
Il motto: Acriter et fideliter
La parole del giuramento che
ogni anno le nuove reclute (una
trentina o più) scandiscono fieramente (in tedesco, francese
o italiano secondo il cantone di
provenienza) con la mano sinistra sulla loro bandiera e tre dita
della mano destra alzate, è sempre lo stesso dal 1506: «Giuro di
servire fedelmente, lealmente e
onorevolmente il Sommo Pontefice (nome del Pontefice) e i suoi
legittimi successori, come pure
di dedicarmi a loro con tutte le
forze, sacrificando, ove occorra,
anche la vita per la loro difesa.
Assumo del pari questi impegni
riguardo al Sacro Collegio dei
Cardinali per la durata della
Sede vacante. Prometto inoltre
al Comandante e agli altri miei
superiori rispetto, fedeltà e ubbidienza. Giuro di osservare tutto
quello che l’onore della mia posizione esige da me.»
Giuramento che pronunciano
durante la splendida cerimonia
nel cortile di San Damaso che
si svolge ogni anno, il 6 maggio,
per ricordare il 6 maggio 1527,
data del Sacco di Roma bagnata
dal sangue di 147 guardie svizzere che si fecero massacrare dai
lanzichenecchi davanti all’altar
maggiore di San Pietro per proteggere la fuga di papa Clemente VII verso Castel Sant’Angelo,
attraverso il Passetto.
Nel 1870, alla presa di Roma da
parte delle truppe sabaude, la
Guardia si trasformò in corpo di
sicurezza e difesa personale del
papa all’interno del Vaticano e,
nel 1914, Pio X ridusse il loro
numero a quello attuale: 110
Guardie, il comandante (un colonnello), un cappellano, quattro
ufficiali, ventisei sottufficiali e
settantantotto alabardieri.
Durante la Seconda guerra mondiale, papa Pio XII ampliò a oltre
300 effettivi il corpo delle guardie svizzere, sia per poter dar rifugio a ebrei romani, a ufficiali e
soldati italiani e alleati, e a perseguitati politici, sia per offrire
maggiore stabilità alla Città del
Vaticano.
Durante l’occupazione nazista di
Roma “gli alabardieri” di servizio
alle porte del vaticano avevano in
dotazione i mitra. Un giorno, l’allora comandante Pfyffer d’Altishofen chiese a Monsignor Montini, sostituto della Segreteria di
Stato, se quelle armi, in caso di
necessità, potessero essere utilizzate. E di fronte alla risposta
negativa del prelato, ribatté secco: «Chiedo che quest’ordine mi
sia dato per scritto!» Fu dato?
La letteratura più antica e più
recente trabocca di riferimenti
al corpo elvetico pontificio. Mi
limiterò a citare qualcosa degli
ultimi cinquant’anni.
Sempre facendo riferimento
all’ultima guerra, nel libro La
primula rossa del Vaticano,
Mursia, dedicato al gigantesco
monsignore irlandese Hugh
O’Flaherty, “officiale” presso il
Sant’Uffizio, impegnato senza
sosta a sottrarre e salvare dai tedeschi suoi connazionali in fuga
o altri fuorusciti, il giornalista e
scrittore J. P. Gallagher racconta di un tranello teso a O’Flaherty dalle SS al quale il religioso
riuscì a sfuggire grazie all’intervento di due guardie pontificie.
La miniserie televisiva in due
puntate del 1983 “Scarlatto e
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nero” di Jerry London ha prestato al religioso irlandese il volto e
la figura di Gregory Peck.
Il cinema si è occupato della
Guardia Pontificia sia in Mission: impossible 3 con Tom Cruise dove Giorgio Marchesi, uno
dei protagonisti degli ultimi
serial televisivi Medico in famiglia, vestì brevemente i panni
di una Guardia Svizzera, sia
nel film Angeli e Demoni (2009)
tratto dal romanzo thriller di
Dan Brown (Mondadori), dove
invece troviamo un’altra volta
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un connubio fiction letteraria e
spettacolo. In Angeli e Demoni
il comandante della Guardia, il
colonnello Richter (Stellan Skarsgard), aiuterà l’inossidabile
professor Robert Langdon (Tom
Hanks) in una caccia senza quartiere per scoprire il mandante
degli orribili assassini (ricordate? Mini ecatombe di porporati)
ed evitare che gli Illuminati riescano a distruggere il Vaticano.
Richter viene coinvolto, accusato
e purtroppo per lui ucciso, ma
Langdon dopo una finale rocambolesco e fantascientifico che fa
scoprire il vero colpevole, lo scagionerà.
Tornando ai romanzi, Marcello
Simoni nel suo I sotterranei della cattedrale, Newton Compton
(cartaceo e e-book) fa intervenire
la Guardia Svizzera (un ufficiale e 25 alabardieri) a Urbino nel
1789 a garanzia della sicurezza
del cardinal legato.
Marco Buticchi nel suo La Stella di pietra (Longanesi) manda
nel 1506 il comandante Kaspar
von Silenen fino in Spagna per
eliminare un nemico “molto scomodo” di Giulio II. E per ultima
cito me stessa e il mio La Sentinella del Papa, Todaro, dove
il protagonista, Julius Aloysius
von Hertenstein è un ufficiale
della Guardia Svizzera pontificia arrivato a Roma nel 1506,
agli ordini di Kaspar von Silenen, valoroso soldato, uomo di
lettere, ma soprattutto abile investigatore… Ah – e ve lo dico in
anteprima – quasi pronto ormai
a ripresentarsi ai lettori con una
nuova grande avventura.
Passando ai saggi si deve citare l’ottimo, artistico, storico e
di costume: La Guardia Svizzera Pontificia nel corso dei secoli
di Richard-Christian Roland a
cura di G. Pezzella, pubblicato
nel 2005 dalla Leonardo International della Electa, purtroppo
oggi molto difficile da reperire.
Altri testi più di taglio divulgativo sono invece Storia delle Guardie Svizzere di Robert Royal, e
Storia della Guardia Svizzera
Pontificia di Dario Delcuratolo,
Macchione.
Ma ritorniamo al presente e ai
militi che prestano servizio ai
nostri giorni nella Guardia Pontificia. Anche se possono sembrare finti, sono veri, soldati veri,
molto ben addestrati, rotti a ogni
rischio, un corpo scelto che sa
usare armi moderne e non meravigliosi soldatini giocattolo… ma
quanti bambini avranno sognato di avere nella loro collezione
i pezzi della Guardia Svizzera
Pontificia?
E chi sa che Infiniy wargame
annovera tra le sue file la Swiss
Guard? (Unity: Downloads OnLine Store - Guardia Svizzera,
Ref. 280219-0109)
“Acriter et fideliter” (Con coraggio e fedeltà) Motto storico della
Guardia Svizzera Pontificia.
Un gioco in cui le Guardie Svizzere sono guerrieri professionisti
che vigilano sulla sicurezza di
Santa Madre Chiesa e della sede
papale di San Pietro su Neoterra.
Il corpo mantiene la tradizione
di reclutare i propri membri solo
negli antichi cantoni svizzeri. Le
reclute vengono sottoposte ad un
severo regime di addestramento,
alla fine del quale cominciano un
primo anno di servizio.
Se desiderano continuare la
carriera nella Guardia Svizzera
devono chiedere un’estensione
di tale periodo al fine di essere
trasferiti in altre unità regolari
dell’esercito pan-oceanico. Non
potranno chiedere di rientrare
nella Guardia Svizzera senza
prima aver servito in zona di
crisi e senza vantare uno stato
di servizio con un grado di sottufficiale. La Guardia Svizzera
costituisce il Gruppo d’Azione
Speciale aggregato della Fanteria Pesante pan-oceanica e
dispone della tecnologia di punta della Sfera Umana. Oltre ai
compiti di sicurezza, la Guardia
Svizzera svolge anche operazioni
di azione diretta, assalto, presa
di teste di ponte e di interdizione
delle forze nemiche. In combattimento, le Guardie Svizzere sono
normalmente destinate alle zone
di maggior pericolo e alle missioni più violente… la loro storia e
tradizione l’impone.
Acriter et fideliter.
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