Nel 2007 il IV congresso nazionale SIMaST
Transcript
Nel 2007 il IV congresso nazionale SIMaST
STD_N°28.qxp 9-05-2007 13:54 Pagina 1 ORGANO UFFICIALE DELLA SIMAST, SOCIETÀ INTERDISCIPLINARE PER LO STUDIO DELLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI N. 28/maggio 2007 Poste Italiane spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB - Brescia STD 28 n e w s Il prof. Giampiero Carosi Sommario 1 Editoriale 2 Traduzione delle linee guida sulle MST pubblicate dai CDC nel 2006 Editoriale A. Beltrame, G. Rorato, S.Signorini, A. Azzini 9 Immunoprophylaxis by autogenous vaccine in recurrent vulvo-vaginal candidiasis P. Lanzafame M.D., A. Sartor M.D., M.Teresa Baron 10 Nugent system to diagnose Bacterial Vaginosis: P. Lanzafame, S. Cauci, S. Driussi, A. Sartor, M.Teresa Baron 12 Report sul XXII Congresso IUSTI Europe M. Cusini, A. Colombo, M. Giuliani 15 Congressi Nel 2007 il IV congresso nazionale SIMaST quattro anni dal III congresso nazionale organizzato a Roma nell’ottobre del 2003 la SIMaST riprende il proprio impegno organizzativo congressuale: in questo numero di STDNEWS il primo annuncio del IV Convegno Nazionale “Le Infezioni Sessualmente Trasmesse: focus su prevenzione e nuove strategie”, che si terrà a Brescia dal 29 al 31 ottobre 2007. I temi sono quelli classici della prevenzione e dell’approccio diagnostico e terapeutico per soggetti con IST,ma molte sono le novità emerse in questa disciplina nell’ultimo quadriennio. Il congresso sarà una importante occasione per puntare i riflettori su patologie che, ben lungi dall’essere in fase di regressione epidemiologica, riscuotono tuttavia sempre minore attenzione da parte dei “policy makers”, dei media e del pubblico. Marco Cusini e Massimo Giuliani riferiscono in questo numero di STDNEWS sugli spunti più interessanti del convegno della sezione europea della IUSTI tenutosi aVersailles nell’ottobre 2006.La SIMaST deve e vuole sempre di più essere interlocutrice nel contesto internazionale: tanto più che dopo il congresso IUSTI di Dubrovnik del prossimo ottobre,l’edizione del 2008 del congresso europeo sarà ospitata dall’Italia. A Giampiero Carosi e Alberto Matteelli 1 STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 2 Anna Beltrame e Giada Rorato, dell'Istituto di Malattie Infettive dell'Università di Udine Simona Signorini e Alessandro Azzini dell'Istituto Malattie Infettive dell'Università di Brescia Traduzione delle linee guida sulle Malattie Sessualmente Trasmesse pubblicate dai CDC nel 2006 Sexually Transmitted Diseases Treatment Guidelines CDC, 2006 I cambiamenti avvenuti rispetto alle linee guida precedenti del 2002 vengono sottolineate ed evidenziate con il colore rosso. GESTIONE DEI PAZIENTI CHE PRESENTANO UNA INFEZIONE VAGINALE Le vaginiti sono caratterizzate da una secrezione vaginale (leucorrea) e/o prurito e irritazione vulvare ed un odore vaginale può essere presente. Le tre malattie più frequentemente associate con la leucorrea sono la vaginosi batterica (alterazione della normale flora vaginale con incremento della presenza di microrganismi anaerobi, mycoplasma e Gardnerella vaginalis), la tricomoniasi (T. vaginalis) e la candidasi (solitamente causata dalla Candida albicans). Le cerviciti possono qualche volta causare una leucorrea. Sebbene la candidasi vulvovaginale (VVC) non è trasmessa per via sessuale, è inclusa in questo paragrafo poiché è un problema frequentemente riportato dalle donne valutate per una MST. Vari metodi diagnostici sono disponibili per l’identificazione dell’eziologia di una secrezione vaginale abnorme. I test di laboratorio non permettono l’identificazione della causa della vaginite in una minoranza di donne. La causa dei sintomi vaginali può essere determinata dal pH e dall’esame microscopico di campioni a fresco della secrezione vaginale. Il pH delle secrezioni vaginali può essere determinato da un misuratore di pH; un 2 elevato pH (ad es. > 4.5) è comune nella vaginosi batterica e nella tricomoniasi ma può non essere sufficientemente specifico. La leucorrea può essere esaminata diluendo una parte del campione in uno o due gocce di soluzione salina 0.9% su un vetrino (soluzione A) ed un seconda parte del campione in una soluzione di idrossido di potassio (KOH) 10% (soluzione B). Immediatamente dopo l’aggiunta di KOH il riscontro di un odore caratteristico (amine odor) suggerisce la diagnosi di vaginosi batterica. Una volta applicato due vetrini coprioggetto sopra i due campioni (soluzione A e B), questi possono essere osservati al microscopio. Tale indagine effettuata sul primo campione (soluzione A) permette più facilmente il riscontro del T. vaginale mobile o delle clue cells (cellule epiteliali con i bordi riempiti di piccoli germi), quest’ultime caratteristiche della vaginosi batterica. La presenza dei leucociti senza evidenza del T. vaginalis o di funghi è solitamente suggestiva di cervicite. I funghi o pseudoife della Candida spp. sono più facilmente identificabili nel campione contenete KOH (soluzione B). Tuttavia, l’assenza del T. vaginalis o delle pseudoife non esclude completamente la possibilità che questi patogeni siano presenti poiché diversi studi hanno dimostrato la loro presenza mediante la coltura o l’utilizzo della PCR dopo una diagnosi microscopica negativa. La presenza di segni obiettivi di infiammazione vulvare in assenza di patogeni vaginali, insieme alla presenza di leucorrea, suggerisce la possibilità di una irritazione vulvare di tipo meccanico, chimico, allergico e comunque di una irritazione vulvare non infettiva. L’esame colturale per la ricerca del T. vaginalis è più sensibile dell’esame microscopico. In aree dove il microscopio non è accessibile, tests alternativi possono essere utilizzati per la diagnostica delle vaginiti. VAGINOSI BATTERICA La vaginosi batterica è una sindrome clinica polimicrobica derivata dalla sostituzione della normale flora batterica vaginale costituita dai Lactobacillus sp. produttori di H2O2 con una elevata concentrazione di batteri anaerobi (ad es. Prevotella sp. e Mobiluncus sp.), G. vaginalis e Mycoplasma hominis. La vaginosi batterica rappresenta la prevalente causa di leucorrea o odore sgradevole vaginale; tuttavia, più del 50% delle donne con vaginosi batterica sono asintomatiche. La causa della alterazione microbiologica non è completamente nota. La vaginosi batterica è associata con fattori di rischio quali ad esempio avere più partner sessuali, un nuovo partner sessuale, il lavaggio delle aree genitali (douching) e la perdita dei lattobacilli vaginali; non è ancora certo se la vaginosi batterica viene acquisita per via sessuale. Donne che non hanno mai avuto rapporti sessuali raramente soffrono di vaginosi batterica. Il trattamento del partner sessuale non comporta un effetto benefico per la prevenzione degli episodi ricorrenti di vaginosi batterica. Considerazioni diagnostiche La vaginosi batterica può essere diagnosticata utilizzando criteri clinici o mediante la colorazione Gram delle secrezioni. I criteri clinici richiedono tre dei seguenti sintomi o segni: • Secrezione vaginale chiara-bianca omogenea, sottile, che riveste uniformemente le pareti vaginali STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 3 • Presenza all’esame microscopico delle clue cells nella secrezione • pH > 4.5 delle secrezioni vaginali • odore caratteristico di pesce (fishy odor) delle secrezioni vaginali prima o dopo l’aggiunta di KOH 10% (whiff test) Quando viene utilizzato l’esame microscopico con colorazione Gram, il metodo di laboratorio gold standard per la diagnosi di vaginosi batterica è considerato la determinazione della concentrazione relativa dei lattobacilli (lunghi bacilli Gram positivi), la presenza dei bacilli e cocchi Gram negativi e Gram variabili (ad es. G. vaginalis, Prevotella, Porphyromonas, peptostreptococchi) e dei bacilli ricurvi Gram negativi (Mobiluncus), caratteristici di tale dismicrobismo. L’esame colturale non è raccomandato per la diagnosi della G. vaginalis poiché non è un test specifico. Tuttavia, un test PCR basato su un’elevata concentrazione di G. vaginalis (AffirmTM VP III, Necton Dickinson , Sparks, Maryland) può avere un’utilità clinica. Il Paptest cervicale non ha alcuna utilità per la diagnosi della vaginosi batterica a causa della sua bassa sensibilità. Altri test commercializzati possono essere utili per la diagnosi di vaginosi batterica: test per l’identificazione di un elevato pH, della trimethylamina (QuickVue Advance Quidel, San Diego, California) e della prolineaminopeptidase (Pip Activity TestCardTM, Quidel, San Diego, California). Terapia I benefici riconosciuti della terapia della vaginosi batterica nelle donne non gravide sono: 1) riduzione dei sintomi e dei segni vaginali dell’infezione 2) riduzione del rischio di complicanze infettive dopo un aborto o un’isterectomia. Altri potenziali benefici possono includere una riduzione del rischio per altre infezioni (ad es. infezione da HIV e altre MST). Tutte le donne con una vaginosi batterica sintomatica necessitano della terapia. La vaginosi batterica durante la gravidanza è associata a eventi avversi (outcome): rottura prematura delle membrane, parto pretermine, infezione intraamniotica, endometriti postpartum. Il beneficio riconosciuto della terapia della vaginosi batterica nelle gravide è la riduzione dei sintomi e dei segni vaginali dell’infezione. Altri potenziali benefici possono includere: 1) riduzione del rischio di complicanze infettive associate alla vaginosi batterica durante la gravidanza 2) riduzione del rischio per altre infezioni (ad es. infezione da HIV e altre MST). I risultati di diversi studi indicano che il trattamento delle gravide con vaginosi batterica che sono a maggiore rischio di parto pretermine (ad es. quelle che hanno precedentemente partorito prematuramente) può ridurre il rischio di prematurità. Quindi, i medici devono considerare di indagare la presenza di vaginosi batterica nelle gravide ad elevato rischio e di trattare quelle con vaginosi batterica asintomatica. La flora batterica che caratterizza la vaginosi batterica è stata riscontrata nell’endometrio e nelle salpingi delle donne che hanno una diagnosi di malattia infiammatoria pelvica (MIP). La vaginosi batterica è stata associata a endometriti, MIP, celluliti vaginali dopo procedure invasive quali: biopsia endometriale, isterectomia, isterosalpingografia, inserimento di uno IUD, taglio cesareo, revisione uterina. I risultati di 2 studi trials randomizzati controllati hanno indicato che il trattamento di una vaginosi batterica con il metronidazolo riduce sostanzialmente la comparsa della MIP dopo un aborto. Tre trials clinici che hanno valutato l’utilizzo di una copertura antibiotica antianaerobi (ad es. metronidazolo) come profilassi chirurgica prima di un aborto e 7 trials che hanno valutato la copertura antibiotica per donne che andavano incontro ad una isterectomia hanno dimostrato una riduzione sostanziale delle complicanze infettive post-chirurgiche. A causa di un aumentato rischio di complicanze infettive post-chirurgiche associate alla vaginosi batterica, alcuni specialisti raccomandano che le don- ne che devono subire un intervento di aborto o di isterectomia, devono essere valutate ed eventualmente trattate per vaginosi batterica in aggiunta alla profilassi antibiotica solitamente utilizzata. Tuttavia, maggiori informazioni sono necessarie prima di raccomandare il trattamento della vaginosi batterica asintomatica prima di altre procedure invasive. (Tabella 10) Le pazienti devono essere informate di non assumere alcool durante il trattamento con metronidazolo e nelle 24 h successive. La crema di clindamicina è a base di olio e può alterare il condom in latex e il diaframma fino a 5 giorni dopo il suo utilizzo. E’ necessario rivolgersi i produttori della clindamicina per ulteriori informazioni. Le preparazioni topiche di clindamicina non devono essere usate nella seconda metà della gravidanza. I trattamenti consigliati a base di metronidazolo hanno la stessa efficacia. Il trattamento con clindamicina intravaginale può essere meno efficace dei trattamenti a base di metronidazolo. Un trial randomizzati che ha valutato l’efficacia clinica del metronidazolo gel 0.75% intravaginale somministrato una volta al giorno rispetto a due volte al giorno ha dimostrato gli stessi tassi di cura 1 mese dopo la terapia. Il metronidazolo 2 g per os in singola somministrazione ha minore efficacia per il trattamento della vaginosi batterica e non è più raccomandato. La FDA ha approvato le compresse di metronidazolo 750 mg a lento rilascio da somministrare una sola volta al giorno per 7 giorni e la singola dose intravaginale di clindamicina crema. Non esistono dati pubblicati che confrontano i risultati microbiologici e clinici ottenuti con questi trattamenti rispetto agli altri regimi consigliati. I tassi di cura non differiscono tra la clindamicina crema intravaginale e gli ovuli. Diversi studi hanno valutato l’efficacia microbiologica e clinica dell’utilizzo delle supposte intravaginali di lattobacilli per restaurare la flora vaginale e trattare la vaginosi batterica. Tuttavia, non è stata dimostrata la su- 3 STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 4 periorità microbiologica e clinica dell’utilizzo per un mese delle supposte di lattobacilli attualmente disponibili rispetto al placebo. Non esistono dati che supportano l’utilizzo del douching per la riduzione dei sintomi. Follow-up Non è necessario effettuare un followup clinico se i sintomi scompaiono. Poiché la ricorrenza della vaginosi batterica è rara, le donne devono essere informate di ritornare in caso di ricorrenza dei sintomi per effettuare una terapia aggiuntiva. Un trattamento differente può essere utilizzato rispetto al trattamento iniziale in questo caso. Tuttavia, le donne con numerose ricorrenze devono essere inviate dallo specialista. Un trial randomizzato sulla vaginosi batterica persistente indica che il metronidazolo gel 0.75% applicato due volte alla settimana per 6 mesi in seguito al trattamento consigliato è efficace nel mantenere un tasso di cura clinico per 6 mesi. Management dei partner sessuali I risultati ottenuti dai trials clinici indicano che la risposta alla terapia e la probabilità di recidivare o ricorrere non dipendono dal trattamento del partner sessuale. Quindi, il trattamento sistematico del partner non è raccomandato. Allergia o intolleranza alla terapia raccomandata La clindamicina in crema intravaginale è preferita in caso di allergia o intolleranza al metronidazolo. Il metronidazolo gel intravaginale può essere considerato per i pazienti che non tollerano il metronidazolo per via siste- mica, sebbene i pazienti allergici al metronidazolo per os non devono essere trattati con il metronidazolo intravaginale. Gravidanza Tutte le gravide che hanno una malattia sintomatica devono essere trattate. La vaginosi batterica è associata alla rottura prematura delle membrane, corioamniositi, travaglio e parto pretermine, infezione intraamniotica, endometrite postpartum e infezione della ferita chirurgica dopo il parto cesareo. Alcuni specialisti preferiscono l’utilizzo della terapia sistemica per trattare una possibile infezione del tratto genitale superiore subclinico. Il trattamento della vaginosi batterica asintomatica della gravida ad elevato rischio per il parto pretermine (ad esempio quelle gravide che hanno già avuto un precedente parto pretermine) con un trattamento orale ha ridotto il tasso di prematurità secondo il risultato ottenuto in 3 su 4 trials randomizzati e controllati; alcuni specialisti raccomandano lo screening ed il trattamento orale di queste donne. Tuttavia, il trattamento ottimale non è stato stabilito. Lo screening (se condotto) ed il trattamento devono essere effettuati durante la prima visita ginecologica. Due trials hanno valutato l’efficacia del metronidazolo durante la gravidanza usando un trattamento con metronidazolo 250 mg. Tuttavia, alcuni specialisti raccomandano nelle gravide l’utilizzo di un regime a base di metronidazolo 500 mg due volte al giorno. Un piccolo trial dimostra che il trattamento con il metronidazolo 500 mg per os due volte al giorno era ugualmente efficace che un trattamento con metronidazolo gel, con un Tabella 10 Farmaco di Iª scelta Modalità di somministrazione Dosaggio Durata del trattamento Metronidazolo x os 500 mg ogni 12 h 7 giorni Metronidazolo topico intravaginale gel 0.75% singola somm. (5g) 5 giorni topico intravaginale crema 2% singola somm. (5g) 7 giorni Clindamicina 4 Farmaco di Iª scelta Modalità di somministrazione Dosaggio Durata del trattamento Clindamicina x os 300 mg ogni 12 h 7 giorni Clindamicina ovuli intravaginali ovuli 100 g prima di coricarsi 3 giorni tasso di cura del 70%. Tuttavia, questi regimi non sono efficaci nel ridurre il parto pretermine in ogni gruppo di donne. Diversi studi e meta-analisi hanno dimostrato una associazione tra l’utilizzo del metronidazolo durante la gravidanza e gli effetti teratogeni o mutogeni nei neonati. (Tabella 11) Non è chiaro se il trattamento delle gravide asintomatiche con vaginosi batterica a basso rischio per parto pretermine riduce il rischio di effetti avversi (outcome) durante la gravidanza. Un trial in cui la terapia orale con clindamicina veniva usata ha dimostrato una riduzione del parto pretermine. Diversi trials hanno valutato l’utilizzo intravaginale della clindamicina durante la gravidanza per la riduzione del rischio di parto pretermine e per il trattamento della vaginosi batterica asintomatica. Un trial in cui le donne erano trattate prima della 20° settimana di gestazione ha dimostrato una riduzione del rischio di parto pretermine. In altri 3 trials, l’applicazione intravaginale della clindamicina crema è avvenuta nel periodo compreso tra la 16-32° settimana di gestazione ed un incremento di eventi avversi (nascita di neonato con basso peso ed infezione neonatale) è stata osservata nei neonati. Quindi, la clindamicina crema somministrata per via intravaginale deve essere utilizzata solo nella prima metà della gravidanza. Follow-up in gravidanza Il trattamento della vaginosi batterica nelle gravide asintomatiche che sono ad elevato rischio di parto pretermine possono prevenire eventi avversi (outcomes) durante la gravidanza. In questo caso, il follow-up al primo mese dopo il termine della terapia deve essere considerato per valutare se la terapia è efficace. Infezione da HIV I pazienti con vaginosi batterica ed infezione da HIV devono ricevere lo stesso trattamento di quelli che non hanno l’infezione da HIV. La vaginosi batterica appare essere più persistente nelle donne con infezione da HIV. STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 5 TRICOMONIASI La tricomoniasi è causata dal protozoo T. vaginalis. Alcuni uomini infettati dal T. vaginalis possono non presentare alcun sintomo, altri presentano un’uretrite definita NGU (uretrite non gonococcica). La maggioranza delle donne presentano sintomi caratterizzati da una abbondante leucorrea maleodorante, giallo-verdastra, con irritazione vulvare. Tuttavia, alcune donne possono non presentare alcun sintomo. La diagnosi della tricomoniasi è solitamente effettuata mediante la valutazione microscopica della secrezione vaginale, sebbene la sensibilità di tale metodica risulta del 6070% e richiede una analisi più approfondita del vetrino. Altri test approvati dalla FDA per la diagnosi della tricomoniasi nelle donne includono: OSOM Trichomonas Rapid Test (Genzyme Diagnostics, Cambridge, Massachusetts), un test immunocromatografico, e SffirmTM VP III (Becton Dickenson, San Jose, California), un test si amplificazione genica che valuta la presenza del T. vaginalis, G. vaginalis e C. albicans. Tali test vengono effettuati sulla secrezione vaginale ed hanno una sensibilità >83% ed una specificità >97%. Entrambi i test sono test diagnostici point-of-care. I risultati del OSOM Trichomonas Rapid Test sono disponibili in 10 minuti, mentre i risultati del test SffirmTM VP III sono disponibili in 45 minuti. Sebbene tali tests tendano ad essere più sensibili rispetto alla valutazione microscopica della secrezione vaginale, essi possono presentare molti falsi positivi, soprattutto nelle popolazioni a bassa prevalenza di infezione. L’esame colturale è il test commercializzato più sensibile e specifico. Nelle donne in cui si sospetta la tricomoniasi in cui l’ipotesi non è confermata dall’esame microscopico, è necessario richiedere l’esame colturale della se- crezione vaginale. Nell’uomo, la diagnosi microscopica non è sensibile, pertanto, per aumentare la sensibilità è necessario effettuare l’esame colturale del tampone uretrale, delle urine e del liquido spermatico. Una PCR approvata dalla FDA per la diagnosi di T. vaginalis non è disponibile negli Stati Uniti, ma tale test può essere disponibile in laboratori commerciali che hanno creato una loro PCR. (Tabella 12) I pazienti devono essere informati di non assumere alcool durante il trattamento con metronidazolo o tinidazolo. L’astensione all’alcool deve essere continuata per 24 h dopo il completamento del trattamento con metronidazolo e per 72h in caso di trattamento con il tinidazolo. I nitroimidazoli rappresentano l’unica classe di farmaci utilizzati per il trattamento orale o parenterale della tricomoniasi. Di questi farmaci, il metronidazolo ed il tinidazolo sono disponibili negli Stati Uniti e sono stati approvati dalla FDA per il trattamento della tricomoniasi. In trial randomizzati, i regimi con metronidazolo raccomandati hanno permesso tassi di cura di 90-95%, mentre quelli a base di tinidazolo hanno permesso tassi di cura di 86-100%. Il trattamento appropriato anche dei partners può aumentare il valore dei tassi di cura. Trials randomizzati controllati che hanno confrontato l’utilizzo della singola dose di metronidazolo e del tinidazolo suggeriscono che quest’ultimo è equivalente, o superiore, al metronidazolo per quanto riguarda la risoluzione dei sintomi ed il tasso di cura. Il trattamento dei pazienti e dei partners sessuali permette la risoluzione dei sintomi, la cura microbiologica e la riduzione del rischio di trasmissione. Il trattamento con metronidazolo gel rispetto alla preparazione orale risul- Tabella 11 Farmaco di Iª scelta Modalità di somministrazione Dosaggio Durata del trattamento Metronidazolo x os 500 mg ogni 12 h 7 giorni Metronidazolo x os 250 mg ogni 8 h 7 giorni Clindamicina x os 300 mg ogni 12 h 7 giorni ta meno efficace per il trattamento della tricomoniasi (<50%). Gli antimicrobici topici (ad es. metronidazolo gel) non raggiungono livelli terapeutici nell‘uretra e nelle ghiandole perivaginali; quindi, l’utilizzo del gel non è raccomandato. Diversi altri antimicrobici applicati per via topica occasionalmente sono stati usati per il trattamento della tricomoniasi; tuttavia, queste preparazioni probabilmente non hanno una maggiore efficacia rispetto al metronidazolo gel. Follow-up Non è necessario effettuare un followup per gli uomini e le donne che diventano asintomatici dopo il trattamento o che inizialmente erano asintomatici. Alcuni ceppi di T. vaginalis possono avere una ridotta suscettibilità al metronidazolo; tuttavia, le infezioni causate da questi organismi rispondono al tinidazolo o ad un dosaggio maggiore di metronidazolo. Bassi livelli di resistenza al metronidazolo sono stati identificati nel 2-5% dei casi di tricomoniasi vaginale. Elevati livelli di resistenza sono rari. Il tinidazolo ha un emivita sierica più lunga e raggiunge elevati livelli nei tessuti genito-urinari rispetto al metronidazolo. Inoltre, molti isolati di T. vaginalis hanno una minore concentrazione minima inibente (MIC) al tinidazolo rispetto al metronidazolo. Se il fallimento terapeutico avviene con il trattamento di metronidazolo 2 g in singola dose e la reinfezione viene esclusa, il paziente può essere trattato con metronidazolo 500 mg per os due volte al giorno per 7 giorni o tinidazolo 2 g per 5 giorni. Per i pazienti che falliscono con entrambi i trattamenti, i medici possono consigliare il trattamento con tinidazolo o metronidazolo a 2 g per 5 giorni. Se queste terapie non sono efficaci, la gestione deve essere discussa con uno specialista. La valutazione deve includere la determinazione della suscettibilità del T. vaginalis al metronidazolo ed al tinidazolo. La valutazione e il test di suscettibilità di T. vaginalis è disponibile sul sito dei CDC (http://www.cdc.gov/std; tel: 770-488-4115) 5 STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 6 Management dei partner sessuali I partners sessuali del paziente affetto da tricomoniasi devono essere trattati. I pazienti devono essere istruiti su come evitare rapporti sessuali fino a che essi ed i loro partner sessuali non siano curati (quando la terapia è stata completata ed il paziente ed i partners risultano asintomatici). Allergia o intolleranza alla terapia raccomandata Il metronidazolo ed il tinidazolo sono entrambi nitroimidazoli. I pazienti con una allergia tipo immediata ai nitroimidazoli possono essere gestiti con una desensibilizzazione dopo valutazione specialistica. La terapia topica con farmaci diversi dai nitroimidazoli possono essere tentati, sebbene i tassi di cura risultino inferiori (< 50%). Gravidanza La tricomoniasi vaginale è stata associata con eventi avversi (outcomes) in gravidanza, in particolare: rottura prematura delle membrane, parto pretermine, basso peso alla nascita. Tuttavia, i dati non suggeriscono che il trattamento con il metronidazolo ottenga una riduzione della morbilità perinatale. Sebbene alcuni trials suggeriscono la possibilità di un incremento dei casi di prematurità o di basso peso alla nascita dopo un trattamento con metronidazolo, i limiti degli studi non permettono delle conclusioni definitive riguardo i rischi del trattamento. Il trattamento dell’infezione da T. vaginalis può permettere la riduzione dei sintomi vaginali nelle gravide, può prevenire l’infezione respiratoria e genitale del neonato ed la successiva trasmissione sessuale. I medici devo- no informare le pazienti riguardo i potenziali rischi e benefici del trattamento. Alcuni specialisti posticipano la terapia nelle gravide asintomatiche fino a superare la 37° settimana di gestazione. Queste gravide devono essere informate riguardo l’utilizzo del condom e del rischio continuo di trasmissione sessuale. Le donne possono essere trattate con metronidazolo 2 g in singola dose. Il metronidazolo fa parte dei farmaci che in gravidanza sono definiti nella categoria B (studi su animali non hanno rilevato una evidenza di danneggiare il feto, sebbene non siano stati condotti degli studi controllati nelle gravide). Numerosi studi e meta-analisi non hanno dimostrato una associazione consistente tra l’utilizzo del metronidazolo durante la gravidanza e gli effetti teratogeni e mutageni nei neonati. Il tinidazolo fa parte dei farmaci che in gravidanza sono definiti nella categoria C (studi su animali hanno dimostrato eventi avversi, e non adeguati studi controllati sono stati condotti nelle gravide), la sua tollerabilità nelle gravide non è stata valutata correttamente.Nelle donne in allattamento a cui è stato somministrato il metronidazolo non allattando durante l’assunzione della terapia e per 12-24 ore dopo l’ultima dose evitano l’esposizione del metronidazolo al neonato. Durante l’assunzione del tinidazolo, è necessario interrompere l’allattamento fino a 3 giorni dopo l’ultima dose del farmaco. Infezione da HIV I pazienti con tricomoniasi ed infezione da HIV devono ricevere lo stesso trattamento di quelli che non hanno l’infezione da HIV. L’incidenza, la persistenza e la ricor- Tabella 12 Farmaco di Iª scelta Modalità di somministrazione Dosaggio Durata del trattamento Metronidazolo x os 2g Singola dose Tinidazolo x os 2g Singola dose Farmaco di Iª scelta Modalità di somministrazione Dosaggio Durata del trattamento Metronidazolo x os 500 mg ogni 12 h 7 giorni 6 renza della tricomoniasi nelle donne con infezione da HIV non sono correlate con il loro stato immunitario. CANDIDIASI VULVO-VAGINALE (CVV) La CVV è solitamente causata da C. albicans ma occasionalmente è causata da altre specie di Candida o altri funghi. I tipici sintomi della CVV includono il prurito, dolore vaginale, dispareunia, disuria esterna, leucorrea. Nessuno di questi disturbi è specifico per la CVV. Si stima che circa il 75% delle donne abbia avuto almeno un episodio di CVV nella propria vita e che il 40-45% avrà almeno due o più episodi. Sulla base della presentazione clinica, dell’esame microbiologico, dei fattori dell’ospite e della risposta alla terapia, la CVV può essere classificata come non complicata o complicata. Circa il 10-20% delle donne avrà una CVV complicata. (Tabella 13) CVV NON COMPLICATA Considerazioni diagnostiche della CVV non complicata La diagnosi di vaginite da Candida viene suggerita clinicamente dalla presenza di disuria esterna, prurito vulvare, dolore, edema e arrossamento. I segni includono un edema vulvare, fissurazioni, escoriazioni o una secrezione vaginale spessa dall’aspetto caratteristico “simil ricotta”. La diagnosi può essere fatta in una donna che ha segni e sintomi di vaginite in caso di 1) presenza di spore o pseudoife nella secrezione vaginale sia all’esame microscopico a fresco (con soluzione fisiologica o KOH 10%) sia dopo colorazione Gram 2) esame colturale o altri test positivi per Candida spp. La vaginite da Candida è associata ad un pH vaginale normale (inferiore 4.5). L’utilizzo dell’KOH 10% nella secrezione vaginale migliora la visualizzazione delle spore e dei miceli, in quanto rompe il materiale cellulare che potrebbe oscurare i funghi. L’esame della secrezione vaginale con l’KOH 10% deve essere effettuata su tutte le donne con sintomi e segni di STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 7 CVV e quelle che risultano positive devono essere trattate. Per le donne in cui l’esame microscopico risultasse negativo, è necessario effettuare l’esame colturale. Se l’esame colturale non può essere effettuato, e le donne presentano segni di CVV con esame microscopico negativo, deve essere considerato un trattamento empirico. L’identificazione della Candida spp. mediante l’esame colturale in assenza di sintomi e segni non è una indicazione ad effettuare la terapia in quanto circa il 10-20% delle donne presentano la Candida spp. ed altri funghi a livello vaginale. CVV può essere presente insieme a delle MST. La maggioranza delle donne sane con una CVV non complicata non presentano un fattore precipitante l’episodio. Terapia Trattamenti brevi con formulazioni topiche permettono il trattamento della CVV non complicata. Gli azoli applicati per via topica sono più efficaci rispetto alla nistatina. Il trattamento con gli azoli permette la scomparsa dei sintomi e la negativizzazione dell’esame colturale nel 80-90% delle pazienti che completano la terapia. (Tabella 14) Le creme o le supposte essendo a base di olio possono alterare il condom in latex ed il diaframma. E’ necessario rivolgersi ai produttori del condom per ulteriori informazioni. Le preparazioni intravaginale di butaconazolo, clotrimazolo, miconazolo e tioconazolo sono farmaci da banco. Le donne a cui è stata precedentemente fatta diagnosi di CVV non sono necessariamente più capaci a riconoscere la malattia e fare diagnosi; quindi, ogni donna i cui sintomi persistono dopo l’utilizzo di una preparazione da banco o che hanno una ricorrenza dei sintomi nei successivi 2 mesi, devono essere valutate con esami specifici. Un utilizzo non necessario o improprio dei prodotti da banco è comune e può portare ad un ritardo nel trattamento di altre eziologie di vulvo-vaginiti, con conseguenti diversi eventi avversi (outcome) clinici. Follow-up Le pazienti devono essere informate di ritornare al follow-up solo se i sintomi persistono o ricorrono nei 2 mesi successivi l’inizio dei sintomi. Management dei partner sessuali La CVV non è solitamente acquisita per via sessuale; il trattamento dei partners sessuali non è consigliato ma può essere considerato nelle donne con una infezione ricorrente. Una minoranza dei partners sessuali uomini possono avere una balanite, la quale è caratterizzata da aree eritematose del glande in associazione a prurito o irritazione. Questi uomini beneficiano del trattamento con farmaci antifungini topici. Allergia o intolleranza alla terapia raccomandata I farmaci topici solitamente non provocano effetti avversi sistemici, sebbene possa comparire un irritazione o bruciore vulvare. I farmaci assunti per via orale occasionalmente sono causa di cefalea, nausea e dolore addominale. La terapia con azoli per via orale sono stati raramente associati con un abnorme incremento degli enzimi epatici. Clinicamente, importanti interazioni possono avvenire quando queste sostanze vengono somministrate con altri farmaci: astemizoli, antagonisti dei canali del calcio, cisapride, cumadin, ciclosporina A, ipoglicemizzanti orali, fenitoina, inibitori delle proteasi, tacrolimus, terfenadine, teofillina, trimetraxate e rifampicina. CVV COMPLICATA Candidasi vulvo-vaginale ricorrente (CVVR) La CVVR, solitamente definita quando in 1 anno vengono riportati 4 o più episodi di CVV sintomatica, è riporta- ta da una piccola percentuale di donne (<5%). La patogenesi della CVVR è scarsamente riconosciuta, e la maggioranza delle donne con una CVVR non ha condizioni predisponenti. L’esame colturale deve essere ottenuto nelle pazienti con CVVR per permettere di confermare la diagnosi clinica e per identificare le specie insolite, incluse le specie non albicans, in particolare la Candida glabrata (C. glabrata non forma le pseudoife o le ife e non è facilmente riconoscibile all’esame microscopico). La C. glabrata ed altre specie non albicans vengono osservate nel 10-20% dei pazienti con una CVVR. Le terapie antimicotiche convenzionali non sono efficaci contro queste specie rispetto alla C. albicans. Terapia Ogni episodio individuale di VVCR causato dalla C. albicans risponde alla terapia topica con azoli o con un trattamento orale di breve durata. Tuttavia, per mantenere un controllo microbiologico e clinico, alcuni specialisti raccomandano una terapia iniziale di lunga durata (ad es. 7-14 giorni) di terapia topica o fluconazolo oppure la somministrazione di 100 mg, 150 mg, oppure 200 mg ogni terzo giorno per un totale di tre dosi (D1, D4, D7) per ottenere una remissione microbiologica prima di iniziare un trattamento antifungino di mantenimento. Terapia di mantenimento L’utilizzo del fluconazolo per via orale (ad es. una dose da 100 mg, 150 mg, oppure 200 mg) una volta alla settimana per 6 mesi è il trattamento di prima scelta. Se questo trattamento non è possibile, alcuni specialisti raccomandano l’utilizzo topico del clotrimazolo 200 mg due volte alla settima- Tabella 13 CVV non complicata CVV complicata CVV sporadica o rara CVV ricorrente CVV lieve-moderata CVV severa Probabilmente causata dalla Candida albicans Candidasi causata da specie di Candida non albicans Donne con diabete non controllato, debilitate, immunodepresse, gravide Donna non immunocompromessa 7 STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 8 na, clotrimazolo supposte vaginali da 500 mg una volta alla settimana o altri trattamenti topici utilizzati in maniera intermittente. Le terapie antifungine di mantenimento sono efficaci nel ridurre la CVVR. Tuttavia, il 30-50% delle donne avrà una malattia ricorrente una volta che la terapia di mantenimento sarà sospesa. Il trattamento dei partners sessuali è controverso. La resistenza della C. albicans è rara negli isolati vaginali, ed il test di suscettibilità non è garantito per la gestione terapeutica. Candidasi vulvo-vaginale severa La CVV severa (ad es. un eritema vulvare esteso, edema, escoriazioni, fissurazioni) è associata ai più bassi tassi di risposta clinica nei pazienti trattati con brevi trattamenti topici o orali. In questo caso viene raccomandato il trattamento con gli azoli topici o con il fluconazolo 150 mg in due dosi sequenziali (la seconda somministrazione 72 dopo) per una durata di 7 o 14 giorni. Candidasi vulvo-vaginale non albicans Il trattamento ottimale della CVV non albicans rimane sconosciuto. Opzioni includono di allungare la terapia (714 giorni) con un azolico differente dal fluconazolo (topico o per os) come prima linea. Se avviene la ricorrenza, viene raccomandato l’utilizzo dell’acido borico 600 mg capsule in gelatina da applicare per via vaginale una volta al giorno per 2 settimane. Questo trattamento ha dei tassi di eradicazione microbiologica e clinica intorno al 70%. Se i sintomi ricorrono è necessario inviare il paziente da uno specialista. Paziente immunocompromesso Donne con una malattia debilitante (ad es. diabete non controllato o pazienti in trattamento cortisonico) non rispondono bene alle terapie brevi. E’ necessario cercare di correggere certe condizioni e prolungare (7-14 giorni) la terapia antifungina convenzionale. Gravidanza La CVV avviene frequentemente in gravidanza. E’ raccomandata esclusivamente la terapia topica con gli azoli applicata per 7 giorni. Infezione da HIV L’incidenza della CVV nelle donne con infezione da HIV è sconosciuta. I tassi di colonizzazione vaginale della Candida tra le donne con infezione da HIV sono maggiori rispetto alle donne sieronegative con caratteristiche demografiche simili ed un comportamento ad elevato rischio, e i tassi di colonizzazione correlano con l’incremento della gravità dell’immunodepressione. La CVV sintomatica è più frequente nelle donne sieropositive, in maniera simile, correla con la gravità dell’immunodepressione. Inoltre, tra le donne con infezione da HIV, l’esposizione sistemica agli azoli è associata con l’isolamento delle specie di Candida non albicans a livello vaginale. Basandosi sui dati disponibili, la terapia della CVV nelle donne con infezione da HIV non deve differire da quella utilizzata per le donne sieronegative. Sebbene una terapia profilattica long-term con il fluconazolo 200 mg una volta alla settimana sia efficace nel ridurre la colonizzazione da parte della C. albicans e l’emergenza della CVV sintomatica, questo regime non è consigliato rutinariamente come profilassi nelle donne HIV in assenza di ricorrenza CVV. Considerando la frequenza della CVVR nella popolazione sana immunocompetente la comparsa della CVVR non è considerata un’indicazione per l’esecuzione del test HIV. Tabella 13 8 Farmaco topici Modalità di somministrazione Dosaggio Durata del trattamento Butoconazolo topico intravaginale crema 2% singola somm. (5 g) 3 giorni Butoconazolo topico intravaginale crema 2% singola somm. (5 g) singola applicazione Clotrimazolo topico intravaginale (Butaconazolo 1 sustained release) 7-14 giorni Clotrimazolo tavolette intravaginali crema 1% singola somm. (5 g) 7 giorni Clotrimazolo tavolette intravaginali tavolette 100 mg 3 giorni Miconazolo topico intravaginale tavolette 100 mg x 2 7 giorni Miconazolo supposte intravaginali crema 2% singola somm. (5 g) 7 giorni Miconazolo supposte intravaginali supposte 100 mg 3 giorni Miconazolo supposte intravaginali supposte 200 mg singola dose Nistatina tavolette intravaginali supposte 1,200 mg 14 giorni Tioconazolo topico intravaginale tavolette vaginali 100,000 U singola dose Terconazolo topico intravaginale unguento 6.5% singola somm. (5 g) 7 giorni Terconazolo topico intravaginale crema 0.4% singola somm. (5 g) 3 giorni Terconazolo supposte eintravaginali crema 0.8% singola somm. (5 g) 3 giorni Farmaco sistemici Modalità di somministrazione Dosaggio Durata del trattamento Fluconazolo x os 150 mg Singola dose STD_N°28.qxp 9-05-2007 13:54 Pagina 9 Paolo Lanzafame M.D.,Assunta Sartor M.D., Maria Teresa Baron Ph.D Udine - Italy Department of Microbiology, S.Maria della Misericordia hospital Author responsible for correspondence or reprints: Paolo Lanzafame M.D. Department of Microbiology, S.Maria della Misericordia hospital P.le S.Maria della Misericordia n° 15 - 33100 Udine - ItalyBusiness telephone ++39.432.552675 Fax ++39.432.552673 Acknowledgments for their substantive contributions: Mrs. Revelant Rita , nurse Mr. Michelutti Angelo, Laboratory technician Immunoprophylaxis by autogenous vaccine in recurrent vulvo-vaginal candidiasis INTRODUCTION Vaginal mycotic infection represent more than 50% of all vaginitis. 20-30% of women affected by vulvo-vaginal candidiasis frequently develops recurrent episodes and sometimes even chronicization. Therapy and long-term pharmacology prophylaxis have shown a high percentage (20 % ca.) of insuccess. Recurrent vulvo-vaginal candidiasis is defined as four or more episodes of infection per year, in only a minority the pathogenesis, including uncontrolled diabetes and immunosoppressive therapy, is apparent.(1) Cell-mediated immunity and nonspecific cellular immunity are generally believed to provide the main defenses against fungi. The importance of cellular defense mechanism is supported by the clinical observation that most invasive fungal infections occur in individuals with defective cellular immunity. In the medical history many vaccines have ben licensed for viral or bacterial diseases of humans but none have been licensed for medically important fungi. The largest clinical trial of a vaccine for a mycosis was performed by The Valley Fever Vaccine Study Group about fifteen years ago. Nearly 3000 subjects who were skin test negative for coccidioidomycosis were randomized blindly to receive either whole spherules killed with formaldheide or saline.During five years of observatin the differences in the groups, the vaccine recipients and the placebo controls, was statistically insignificant and less than 30% of vaccinated subjects manifested evidence of a response to the spherule preparation, thus it is possible that in almost 70% of subjects the vaccine was not immunogenic. Before the approach to fungal vaccines it is important to determine what are the expectations for an effective fungal vaccine. The first goal that must be met is to create a vaccine that can limit the ability of the fungus to establish a latent state. The human host is most often successful in limiting the spread of fungal infections, but a fraction of the infection may survive for years. These niduses of infection may serve as resorvoirs for reactivation if the host immune system becomes impaired. Thus any vaccine against fungi must prevent the establishment of a dormant state in the host and consequently protect against reactivation.(2) In recurrent vulvo-vaginal candidiasis, similarly in invasive fungal infections, there is frequently a dormant state of fungi in the host and a local vaginal immune mechanism may be responsible for the frequent relapses.(11) Until some years ago the autogenous vaccine held pride of place in the treatment of chronic infections. They was made use of chronic bacterial infections as recurrent urinary tract infections or staphylococcal boils. Killed bacteria isolated from the patient’ s discharges were injected in the hope that they would stimulate the formation of specific immunity which would overcome the infection. The value of autogenous vaccine therapy or prophylaxis has never been satisfactorily investigated and may yet be proved, in the meantime it is used as a last resort when antibiotics and other forms of treatment have failed.(3) MATERIALS AND METHODS Methods of preparation of autogenous vaccine: Vaginal discharge were cultured in agar Saboraud and the colonies of Candida present in the plate culture were isolated and identified and the fungi subcultured in Trypticase Soy Agar. After 48 hours at 37 °C the surface of medium were very gently scraped by a calibrated plastic loop and the spherules were washed three times with saline solution and resuspended in saline solution with an opacity of 1 Mc Farland. The solution so obtained were heated at 70°C in a water bath for an hour for three days and tested for sterility. The spherules so killed were separated in three vials of 2 millilitre at the same concentration of fungi: The vials were injected in the deltoid of the patients.(4,5,6,7) Selection of patients: 63 women 20-50 years old underwent the immunoprophylaxis treatment with the autogenous vaccine obtained from their Candida. 53 were affected from C.albicans infection, 3 from C.parapsilosis, 2 from C.glabrata, 3 from C.krusei and 2 from C.tropicalis. All Candida isolated were susceptible to the azoles, nystatine, amphothericine B and 5-fluoruracyle. The patients were women who had been suffering from at least four Candida vaginitis episodes per year for at least two years not suffering of diabetes or underwent immunosopprressive therapy. All of them had already been placed on therapy to mycotic infections several times as well as on long-term pharmacological prophylaxis. General clinical laboratory and specific immunological tests were preventively carried out periodically at the end of the treatment and every two and six months. RESULTS At the end of the treatment with the autogenous vaccine sintomatology disappeared in 53 of the patients. 4 patients reported a relevant improvement, although they still presented a modest va- 9 STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 10 ginal discharge and a slight vulvar itching. The remaining six patients reported only a modest reduction in the intensity of symptoms. Laboratory follow-up in this phase showed absence of Candida in the vaginal secretion of 54 of 57 women who reported recovery or improvement; persistence of the mycetes was checked in the six patients with only modest improvement and in three subjects considered clinically recovered, one of these was affected by C.parapsylosis. It is possible consider these three patients like a colonization, a dormant state of the fungi. One of the six women without a significant improvement was a subject with selective IgA deficiency and in two patients was not possible to have a good compliance in the regular administration of the vials. Routine hemato-chemical tests and assessment of the immunitary response did not vary significantly in the general and local humoural response, particularly was not showed any variation in the levels of CD4+ and CD8+ T cells, of the seric IgG, IgA, IgM, C3 and C4 components of Complement, of vaginal nonspecific IgA and of seric and vaginal specific total Igs. A significant increase of the reaction at the skin test with 0,4 ml of the same solution of the autogenous vaccine was showed in 58 patients.They showed no skin reaction before the vaccine treatment and a large reaction ( 1-2,5 cm of diameter) 15 days after the end of treatment. This re- present the only evidence of a cell mediated immunitary response to the stimulation by the autogenous vaccine. In the first year after the end of prophylaxis relapses occurred in 19 patients (36%), one when the patient was in the 8th week of pregnancy. In the all cases the patients related a lesser intensity of the symptoms than during the episodes before the autogenous vaccine treatment and clinical as well microbiological remission occurred without pharmacological intervention in 14 of them. The conditions of the asymptomatic patients with Candida in the vaginal secretion did not vary a year after the end of prophylaxis. In the remaining six patients Candida vaginitis was still detectable. A year after the end of the treatment other recurrent episodes did not occur in the other patients clinically recovered. Collateral effects did not showed during and after the treatment except a slight muscular pain in the sites of injections. CONCLUSIONS In our opinion the initial microbiological (84%) and clinical (90,5) success achieved with the autogenous vaccine in the therapy of a quick mucositis like vulvo-vaginal candidiasis are encouraging for the prosecution of the study based on the immunological approach to therapy and prophylaxis in fungal infections especially in the immunocompromised host,in the invasive infections and in recurrent mucositis. Paolo Lanzafame, Sabina Cauci +, Silvia Driussi *,Assunta Sartor, Maria Teresa Baron S.O.C. Microbiologia Azienda Ospedaliera S.Maria della Misericordia - Udine + Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche –Università di Udine * Azienda Servizi Sanitari n° 4 “Medio Friuli” Nugent system to diagnose Bacterial Vaginosis: an adjustment having very high sensitivity Introduction Bacterial vaginosis (BV) is a syndrome characterized by a shift of normal lactobacillary flora to a mixed flora without signs of inflammation of the vaginal mucosa (1,2). Several studies have associated BV with amniotic fluid infec- 10 tion, chorioamnionitis, postcesarean endometritis and prematurity (1). The diagnostic approach to BV is hampered by the lack of a precise aetiological reference and ignorance of the infective mechanism (2). At present we use two types of criteria We think that in next future will be possible to make use a vaccine not as autogenous but with a pool of various species of Candida and our next work will be in this way. References: 1.Jornal: Sobel JD.1997. Vaginitis. The New England Journal.N°26,Vol.337:1896-1903 2.Journal: Casadewall A.1995. Antibody immunity and invasive fungal infections. Infection and Immunity.N°11,Vol.63:4211-4218 3.Journal: Fidel PJ JR,Sobel JD.1996. Immunopathogenesis of recurrent vulvovaginal candidiasis. Clinical Microbiology Reviews. N°9, Vol.:335348 4.Books: Stokes EJ. Autogenous vaccines. In Clinical Bacteriology,4thEd.Edward Arnold Publication.Chicago 5.Books: Mackie TJ,McCartney JE. Preparazione dei vaccini batterici. In Manuale di batteriologia pratica.9thEd. Unione TipograficoEditrice.Turin:302-306 6.Books: Puntoni V.1958. La vaccinazione. In Microbiologia Medica vol.1,5thEd. Edizioni Moderne Roma:206-213 7.Journal: Vignjevic-Krastavcevic M,Dakic G,Dimkovic N.1997.The effect of immunization with “Pervalur” Torlak (polyvalent urovaccine). Clinical Microbiology and Infection. Vol.3, Supp.2. Abstracts 8th European Congress Of Clinical Microbiology and Infectious Diseases-Lausanne.pag.351 to diagnose BV: 1) a clinical criterion; classified by Amsel in 1983, it records clinically evaluable changes of the vaginal flora. BV is characterized by the presence of milkly, homogeneous vaginal discharge, elevated pH (>=4,7), a positive amine odor test and the observation of the clue cells on microscopic examination; BV is diagnosed if three of these criteria are positive (3). However these parameters have shown notable subjective interpretations and may be influenced by recent behaviour (2). Some Authors have shown that use only two of the four signs, particularly clue cells and positive amine test, allows accurate and ra- STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 11 pid diagnosis of BV without sacrificing sensitivity (4). 2) a microscopic criterion; Gram stain of the vaginal fluid has shown to be very good system to value the changes of the vaginal flora and to be significantly correlated with Amsel criteria. Objective scoring criteria have been developed to interpret these changes: Dunkelberg in 1965 studied that clue cells and dense areas of small Gram negative bacilli were correlated with clinical diagnosis of BV (5); Spiegel, in 1983, proposed to consider the Gardnerella morphotypes plus other bacteria (cocci, curved rods and fusiforms) and the Lactobacillus morphotypes (6). In the same year Nugent proposed a score of 0-10 based on the quantities of Lactobacillus, Gardnerella /Bacteroides (small Gram variable coccobacilli) and Mobiluncus morphotypes. In this method scores of 0-3 represent normal flora, 4-6 intermediate flora and >=7 BV (1). Nugent score has shown a good intra and inter-centre reliability and to be more specific for BV than Spiegel method. However neither considers clue cells in its methodology. Clue cells are squamous epithelial cells covered with small Gram variable coccobacilli; althout it is not necessary to see clue cells to make the diagnosis they are characteristic of BV (4) and some Authors proved that combining the presence of clue cells with diminished lactobacilli morphotypes in Gram stain may further simplify interpretation of vaginal smears Methods and materials In our experience we found that over 10% of the patients examined with Nugent system were classified as intermediate flora. We evaluated that most of the underestimation of the Nugent score was due to residual presence of lactobacilli in woman with massive overgrowth of anaerobic flora and clue cells or to the total absence of lactobacilli without clue cells and small Gram variable coccobacilli or Mobiluncus. So we elaborated a modified ranking of points due to average numbers of the three morphotypes evaluated in the Gram stain smear by the Nunget system, moreover we change the classes of points of the morphotypes and add a score of 1 or 2 for the presence of clue cells (< or > 20% of all epithelial) cells. We can consider this parameter as a conjunction, a bridge, between clinical and microscopic criteria. We enrolled 588 women and classified in three groups according to Amsel, Nugent and modified Nugent criteria. In the groups of intermediate with Amsel criteria we have considered all the patients with two certain and one uncertain, often pH or whiff test. Vaginal sample collection. Samples were collected from the posterior fornix or lateral vaginal wall of nonbleeding women with an Ayre’s spatula using a nonlubricated speculum to perform a smear on a glass slide. The smear was then stained according to the Gram procedure. Clue cells and vaginal flora were evaluated on the Gram-stained smear. (7) Sialidase levels. Levels of sialidase were determined by incubation of 100 Ìl of the vaginal fluid sample with the substrate 2-(3’-methoxyphenyl)-N-acetylD-neuraminic acid (Sigma-Aldrich), as described elsewhere. After the addition of 4-aminoantipyrine and potassium ferricyanide, the adsorbance was read at 492 nm. Specific activity was expressed as nanomoles of methoxyphenol produced, compared with a standard curve of pure methoxyphenol. Intra-assay coefficients of variation were < 12 %, and interassay coefficient of variation were < 16 %. On the basis of previous observations, high sialidase levels were defined as ?5.00 nmol. methoxyphenol. (8,9) Prolidase levels. Prolidase levels were determined by incubation of 100 Ìl of the vaginal fluid sample with the substrate L-proline-p-nitroanilide (Sigma-Aldrich). A duplicate sample without the prolidase substrate served as sample blank. Absorbance (mOD) was read at 405 nm. Intra-assay coefficient of variation were < 10%, and interassay coefficients of variation were < 14%. On the basis of previous observations, high prolidase levels were defined as those ? 200 nMD. For any of the assays described above, each sample giving an optical absorbance of ? 2000 mOD was diluted 1:1 with sterile saline, the resulting value was doubled to give the final result. (9) Results In the normal flora groups, agreement between both microscopic systems, get back 2 patients classified as BV and 2 classified as intermediate with Amsel criteria and there is a total agreement between Nugent and modified Nugent system. In the intermediate groups in modified Nugent system get back 2 patients with normal flora at Nugent system, classified as BV with Amsel criteria, 6 BV according to Amsel are classified in this group of modified Nugent; like this 6 BV according to Amsel are classified to Amsel are classified as intermediate in Nugent system and 2 are classified as normal flora. In the group of BV 38 intermediate at Nugent turn BV in modified Nugent, 34 of these patients are classified whith Amsel criteria as BV and 4 as intermediate; 7 of the intermediate with Amsel criteria are classified BV with modified Nugent. The sensivities and specificities of the Nugent and modified Nugent systems compared to the Amsel criteria was, respetively: 84,8 % and 98,8 % (Nungent) and 99,5 % and 98,8 % (modified Nugent). The predictive values positive end negative was respectively: 98,64%, and 88,68% (Nugent), 96,88 % and 97,7% (modified Nugent). In the intermediate and BV groups we have had mean values of 4,35 and 8,7 in the Nugent system; in the modified Nugent the values were 4,81 and 10,3. The median values were 4 in the both system for intermediate group and 8 and 10 in the BV group. The correlations coefficients were 0,999997 between Amsel and modified Nugent, 0,975885 between Amsel and Nugent, 0,977546 between Nugent and modified Nugent. However since we have not a sure gold standard, but only accettable methods, for the diagnosis of BV, we valued another objective parameter. Sialidase activity was estimated in the vaginal fluid and we found that the women with BV was statistically different from the women with normal flora and, more important, the statistically differerences for enzymatic activities between the group with Nugent score 4-6 and the group with Nunget score 7-10 is more evident in the groups of modified Nugent than in Nugent sy- 11 STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 12 stem. This is due to the move of the patients with Nugent score 5-6 in the group of BV with modified Nugent, so in the intermediate group there are not included patients with BV. Conclusions We can come to the conclusion that the modified Nugent has a higher sensitivity, a better negative predictive value and correlation with Amsel criteria keeping the same specificity of the original Nugent system. Bibliography 1) Nugent RP, Krohn M, Hillier SL. Reliability of diagnosing bacterial vaginosis is improved by a standardized method of Gram stain interpretation. Jurnal of Clinical Microbiology. 1991. 2 (29): 297-301 2) Cristiano L, Coffetti N, Dalvai G, Lorusso L, Lorenzi M. Bacterial vaginosis: prevalence in outpatients, association with some microorganism and laboratori indices. Genitourinary Medicine. 1989. 65 :382-387 3) Amsel R, Totten PA, Spiegel K, Chen CS, Eschenbach DA, Holmes KK. Nonspecific vaginitis. American Journal of Medicine. 1983. 74: 14-22. 4) Cook RL, Reid G, Pond DG, Schmitt CA, Sobel JD. Clue cells in bacterial vaginosis: immunofluorescent identification of the adherent Gram-negative bacteria as Gardnerella vaginalis. The Journal of Infectious Diseases. 1989. 3 (160): 490-496 5) Dunkelberg WE. Diagnosis of Haemophilus vaginalis by Gram stained smears. American Journal of Obstetrics and Gynecology. 1965. 91: 998-1000. 6) Spiegel CA, Amsel R, Holmes KK. Diagnosis of bacterial vaginosis by direct Gram stain of vaginal fluid. Journal of Clinical Microbiology. 1983. 18: 170-177. 7) Cauci S, Driussi S, de Santo D, Penacchioni P, Iannicelli T, Marco Cusini°, Antonella Colombo°, Massimo Giuliani* °Centro MTS, UO Dermatologia, Fondazione Policlinico, Mangiagalli, Regina Elena - Milano *Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate (MIPI) Istituto Superiore di Sanità, Roma. Report sul XXII Congresso IUSTI Europe Dal 17 al 21 Ottobre 2006 si è svolto a Versailles (Parigi) il XXII Meeting Europeo della IUSTI (International Union for Sexually Transmitted Infections). La IUSTI, attiva dal 1923, è la più antica tra le Società scientifiche internazionali nel campo delle Infezioni Sessualmente Trasmesse (STI), e si occupa degli aspetti scientifici, dei determinanti sociali e delle politiche sanitarie connessi con il controllo di queste infezioni. Il Congresso, che è stato presieduto da Michel Janier di Parigi e ha avuto in Wilhelm Van der Mejde di Rotterdam il Chairman del board scientifico, ha visto la partecipazione di circa 600 delegati, provenienti da tutti i continenti. Una prima sessione plenaria ha fatto il punto su importanti questioni di base oggi in questo ambito; dall’epidemiologia alla formazione degli specialisti, dalle politiche di screening a particola- 12 ri approcci di gestione clinica dei pazienti. Argomenti questi che hanno subito incontrato grande interesse nei delegati. In apertura dei lavori, Keith Radcliffe di Birmingham ha tracciato un vasto panorama sui cambiamenti epidemiologici che le STI hanno mostrato recentemente in Europa, dove attualmente esistono profonde differenze nella loro circolazione fra i paesi dell’Unione e quelli dell’ex blocco sovietico. Nei primi, il tasso di incidenza delle STI ha fatto registrare un declino a partire dagli anni ’70 per tornare a crescere dalla metà degli anni ’90 e specialmente e in alcuni gruppi di popolazione; soprattutto maschi omosessuali. In questi individui si è registrata una particolare riemergenza delle STI batteriche classiche, quali sifilide e gonorrea e sono numerose le segnalazioni in letteratura che indicano l’importanza Lanzafame P, De Seta F, Quadrifoglio F, de Aloysio D, Guaschino S. Prevalence of bacterial vaginosis and vaginal flora changes in peri- and postmenopausal woman. Journal of Clinical Microbiology. 2002. 6 (40): 2147-2152 8) Cauci S, Driussi S, Monte R, Lanzafame P, Pitzus E, Quadrifoglio F. immunoglobulin A response against Gardnerella vaginalis hemolysin and sialidase activity in bacterial vaginosis. American Journal of Obstetrics and Gynecology 1998. 3 (178): 511-515 9) Cauci S, Guaschino S, Driussi S, De Santo D, Lanzafame P, Quadrifoglio F. Correlation of local Interleikin-8 with immunoglobuliA agaist gardnerella vaginalis hemolisis and with prolidase and sialidase levels in women with bacteria vaginosis. The Journal of Infectious Diseases 2002. 185: 1614-1620 del sesso orale in questa ripresa. Nei paesi dell’ex blocco sovietico, agli inizi del 21° secolo si è assistito invece ad una riduzione dell’incidenza delle STI classiche; verosimilmente a causa più di una minor efficienza dei sistemi di raccolta dei dati che di una reale riduzione delle incidenze. In questi paesi, alcuni rilievi suggeriscono come in questo fenomeno sembra avere un ruolo crescente il recente sviluppo della medicina privata. Ciò che preoccupa molto in questa area, e che sembra disconfermare pienamente il quadro riguardante le IST, è il dato secondo il quale negli ultimi anni si è registrata qui la più veloce crescita dell’incidenza dell’infezione da HIV del mondo intero. Il Dr. Toby Maurer di San Francisco è stato invitato a fare il punto sulla patologia dermatologica in corso di infezione da HIV e ha mostrato come tale quadro sia profondamente cambiato dopo l’avvento della terapia anti-retrovirale ad alta efficacia (HAART). Maurer ha spiegato come oggi la patologia dermatologica del paziente sieropositivo debba essere divisa in tre ambiti clinici: 1) le dermatosi che si riscontrano in fasi avanzate dell’infezione da HIV con un STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 13 basso numero di linfociti CD4+; 2) le dermatosi che tendono a persistere nonostante la immunoricostituzione postterapia; 3) le dermatosi da attribuire soprattutto all’uso della HAART. E’ evidente come questa classificazione tenga conto del ruolo del sistema immunitario e della terapia antiretrovirale. La Dr. Nicole Low di Berna ha illustrato la situazione europea sui programmi di screening per l’infezione da C. trachomatis. I dati non sono stati confortanti; la maggior parte dei Paesi dell’Unione non ha protocolli nazionali di screening, né di notifica obbligatoria o sentinella, né conduce attività sistematiche di contact tracing dell’infezione clamidiale. Questo è allarmante anche in virtù dei dati che arrivano dalla Svezia dove i programmi di screening, attivi da più di vent’anni, mostrano un attuale aumento dell’incidenza delle infezioni. L’autrice ha inoltre auspicato lo sviluppo di programmi di intervento da parte dell’organismo comunitario competente per la prevenzione delle malattie infettive: l’European Centres for Disease Control (ECDC), e l’adozione di politiche comunitarie standard in questo settore rivolte alla popolazione di giovani donne. Al congresso grande spazio è stato dato all’aumentato rischio IST tra gli omosessuali maschi europei e il Dr. Sebastien Foueré di Parigi ha delineato il panorama del rischio in questa popolazione, focalizzando alcuni punti meritevoli di sviluppo e discussione: 1) massimizzare la riduzione del rischio in quei soggetti ben informati che comunque assumono comportamenti sessuali a rischio; 2) suggerire comportamenti sessuali a minor rischio piuttosto che un’attività sessuale completamente sicura ma di difficile attuazione; 3) migliorare la copertura degli screening anche diffondendo l’effettuazione di test HIV su saliva disponibili “over the counter”; 4) conoscere, misurare e controllare i determinanti psicologici nel comportamento omosessuale favorenti i comportamenti a rischio; 5) promuovere l’attività di centri clinici dedicati esclusivamente alla popolazione omosessuale pur considerando la potenziale discriminazione che ne potrebbe derivare. La Dr. Anna Wald di Seattle ha in seguito presentato un’interessante panora- mica sull’interazione tra HIV e HSV in tutti i suoi aspetti, epidemiologici, clinici e biologici. E’ ormai noto come l’infezione erpetica a livello genitale sia ampiamente diffusa in tutto il mondo e che HSV è la più frequente causa di patologia ulcerativa genitale. L’aumento del rischio di acquisizione dell’infezione da HIV è di circa tre volte in presenza di HSV-2, probabilmente a causa del danno della barriera e del reclutamento di linfociti CD4+ in sede. L’infezione da HIV di contro, favorisce la riattivazione di HSV con recidive più frequenti e periodi più lunghi di shedding anche durante le fasi asintomatiche. Durante le recidive erpetiche sono stati dimostrati temporanei aumenti della viremia plasmatica di HIV; inoltre in vitro si è evidenziato come alcune delle proteine di HSV siano in grado di “up-regolare” la replicazione di HIV. I numerosi fattori interagenti rendono difficile misurare la reale importanza di HSV nella acquisizione e nella evoluzione dell’infezione; è comunque in corso un cospicuo numero di studi scientifici a riguardo. Nella parte terminale della sua presentazione l’autrice ha sottolineato che, nonostante i dati della letteratura, ancora non è raccomandato il trattamento continuativo con gli analoghi nucleotidici nei soggetti con sierologia HSV 2 positiva con infezione da HIV o a rischio per l’infezione stessa. A conclusione della mattinata del primo giorno di Congresso il Prof. James Bingham di Londra ha fatto il punto sull’educazione medica in Europa nel settore delle infezioni sessualmente trasmesse. Non stupisce che ancora oggi in questo ambito il panorama formativo nell’Unione sia diverso da paese a paese. In Europa attualmente la cura delle STI è distribuita in molte specialità e in sottoposta a strategie di formazione accademica. Per esempio nei Paesi d’oltremanica, le IST godono da sempre di un ambito specialistico unico; la Medicina Genitourinaria delle cliniche inglesi. Nell’Europa mediterranea e in Germania, le IST sono prevalentemente a carico dei dermatologi e la formazione accademica è prevalentemente concentrata nelle cliniche dermatologiche universitarie. In Scandinavia diversamente l’attenzione per le IST è più spostata sul versante della patologia femminile con una tradizione clinica e formativa più in ambito ginecologico e infettivologico. Bingham ha affermato l’importanza, per impostare una educazione continua adeguata degli specialisti europei, di migliorare la conoscenza del livello di preparazione e di esperienza presente nelle singole realtà nazionali. La UEMS (European Union Medical Specialists) ha edito un curriculum venereologico che potrebbe servire come base per definire i livelli di conoscenza sui quali basare tutti i successivi interventi formativi e di aggiornamento. Un’altra sessione plenaria è stata dedicata all’aggiornamento delle linee guida IUSTI pubblicate nel 2001. Chris Bignell di Nottingham ha affrontato il problema della gestione dell’infezione gonococcica. Dal punto di vista diagnostico è stato confermato il successo delle tecniche di amplificazione degli acidi nucleici (NAATs) e del loro importante ruolo nel “self testing” e nei programmi di screening. Tuttavia rimane ancora fondamentale il ruolo dell’isolamento colturale, soprattutto per monitorare l’insorgenza di resistenze agli antibiotici. Nell’Europa Occidentale sono stati documentati livelli elevati di resistenza della N. gonorrhoeae sia ai chinolonici, che alla penicillina, alle tetracicline, e all’azitromicina. Per questa ragione il farmaco di prima scelta, in assenza di un antibiogramma, è rappresentato dalle cefalosporine di terza generazione, in particolare ceftriaxone e cefixime. L’elevata efficacia di questi trattamenti rende non fondamentale un monitoraggio post-terapia che deve essere eseguito tuttavia in caso di utilizzo di antibiotici diversi dalle cefalosporine e/o in particolari situazioni legate al paziente, alla sede di infezione e ad eventuali co-infezioni. Jonathan Ross di Birmingham ha puntualizzato la diagnosi e la terapia della malattia infiammatoria pelvica ad eziologia gonococcica. La diagnosi rimane essenzialmente clinica anche se le metodiche eco-doppler appaiono promettenti. Dal punto di vista terapeutico Ross ha ribadito l’importanza di un trattamento precoce che è in grado nella maggior parte dei casi di salvaguardare la fertilità della donna. Peter van Voorst Vader di Groningen ha proposto all’uditorio una interessantissima puntualizzazione sullo stato dell’arte nella gestione dell’infezione sifilitica, riferendo le conclusioni di un processo di revisione iniziato con un expert-meeting tenutosi a Mykonos nel 13 STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 14 corso del meeting Europeo IUSTI del 2004. Per quanto riguarda la diagnosi serologica è stata ribadita la validità dei test treponemici (TPPA o TP Elisa) per lo screening e la conferma dell’infezione e la necessità di un test non treponemico (RPR, VDRL) per il monitoraggio dell’infezione. E’ stata ribadita la validità delle assunzioni, anche se basate su lavori sperimentali vecchi di più di venti anni, su cui si fonda il trattamento della sifilide precoce e latente. Il tempo di divisione del treponema pallidum e la concentrazione ematica della penicillina giustificano i dosaggi attualmente consigliati; per quanto concerne i farmaci alternativi alla penicillina sono pochi i dati provenienti da studi controllati. Sicuramente importante è il ruolo del ceftriaxone anche nella terapia della sifilide neurologica. Il trattamento e la gestione dell’infezione sifilitica nei pazienti con infezione da HIV non differisce da quella dei pazienti HIV negativi, salvo per la necessità di un più attento monitoraggio dopo terapia. Da ultimo l’autore ha analizzato i criteri diagnostici di neurosifilide, ancora basati su esame chimico fisico del liquor e positività nel LCS di un test non treponemico e il costo beneficio dello screening della sifilide in gravidanza. Henry de Vries di Amsterdam ha tracciato le linee guida per la gestione della proctite da linfogranuloma venereo. Questa entità descritta nel 2004, colpisce maschi omosessuali HIV positivi, e si è manifestata in clusters epidemici in molti paesi del Nord Europa e negli USA. La diagnosi clinica è spesso difficile e la patologia viene confusa con malattie intestinali infiammatorie croniche. La sintomatologia varia da forme di retto colite severa a forme del tutto asintomatiche. La conferma diagnostica è ottenuta tramite l’identificazione di un ceppo L1, L2 o L3 di Chlamydia trachomatis in sede di lesione. La terapia antibiotica con doxiciclina è risolutiva. Il punto focale appare quindi l’attenzione diagnostica e la necessità di considerare la possibilità di questa infezione in maschi omosessuali HIV positivi con sintomatologia di procto-colite. All’interno del Congresso sono stai organizzati 10 simposi relativi ad una ampia gamma di tematiche: il primo simposio ha riguardato l’infezione da HIV con particolare attenzione alla situazione in Africa ed al ruolo della circoncisione nella 14 prevenzione dell’infezione in questo continente. Il secondo ha riguardato l’infezione da HPV. Sono stati presentati dati circa l’efficacia di un nuovo preparato, estratto dal tè verde, nel trattamento delle verruche genitali esterne. I tassi di scomparsa si sono avvicinati al 70%, con tassi di recidiva inferiori al 7%. I principali effetti collaterali consistono in irritazione locale. Si è quindi parlato della prossima introduzione dei vaccini profilattici per l’infezione da HPV e del loro impatto sulla diffusione e sul controllo delle verruche genitali esterne. E’ stato inoltre trattato il problema della carcinogenesi di HPV a livello anale e sono stati proposti algoritmi diagnostico-terapeutici per lAIN (Anal Intraepithelial Displasia). Nel terzo simposio sono stati affrontati gli aspetti sociali delle STI. Sono stati studiati i principali determinanti sociali che influenzano la diffusione delle STI modificando la durata dell’infezione e la probabilità di contagio. Sono stati poi esaminati i fattori che hanno ultimamente aumentato la “disinibizione”, intesa come atteggiamento psicologico che può promuovere i comportamenti sessuali a rischio. Nel quarto simposio sono stati trattati aspetti di dermatologia anogenitale con particolare riferimento alla diagnosi ed alla terapia della neoplasia intraepiteliale vulvare, alle cause e al trattamento della vulvodinia, alla trasformazione chirurgica da fenotipo maschile a femminile, alla dispareunia maschile ed alle disfunzioni del prepuzio e da ultimo alle attuali metodiche di “abbellimento” dei genitali in particolare i tatuaggi e le metodiche di rimozione degli stessi. Il quinto simposio si è occupato di uretriti e vaginiti, esaminando il ruolo della biologia molecolare nello studio della flora vaginale, la variabilità antigenica del micoplasma genitalium e l’importanza di questa variabilità per la persistenza dell’infezione, il ruolo del micoplasma genitalium nella malattia infiammatoria pelvica e il significato patogeno di Ureaplasma urealyticum e di ureaplasma parvum. Il sesto simposio ha puntualizzato il ruolo dei microbicidi topici nella prevenzione delle STI. Sono stati descritti i vari tipi di microbicidi, che possono essere identificati in agenti acidificanti, surfattanti, inibitori della fusione e inibitori della replicazione. Tra i vari microbicidi sono stati riporta- ti i dati recenti riguardanti lo studio delle fasi della trasmissione del virus HIV e dei meccanismi cellulari e molecolari che vengono coinvolti e che potrebbero rappresentare dei possibili bersagli per un intervento. Il settimo simposio si è occupato delle vaccinazioni nel campo delle STI. Per quanto riguarda il vaccino per l’HPV oltre ai dati ormai noti sul vaccino profilattico sono stati presentati gli studi in corso per lo sviluppo di vaccini terapeutici in grado di aumentare la risposta cellulo-mediata. E’ stata presentata una review sullo stato dell’arte del vaccino anti-erpetico e sullo sviluppo di nuovi vaccini. Un’ ampia revisione ha riguardato anche i programmi sulla vaccinazione anti-HIV, sia per l’aspetto profilattico, che per quello terapeutico. E’ stata poi esaminata la possibilità di vaccinare contro le STI in età adolescenziale e la accettabilità di questa politica. L’ottavo simposio è stato dedicato agli aspetti medico-legali e giuridici delle STI con una panoramica della legislazione vigente in Europa e delle sentenze emesse in questo campo. Sono stati quindi esaminati gli aspetti etici e presi in esame alcuni possibili scenari che sono stati discussi dall’intera platea. Il nono simposio è stato rivolto alle strategie di intervento per prevenire le STI con strategie indirizzate alla salute sessuale ed alla modifica dei comportamenti a rischio. E’ stato esaminato in dettaglio il ruolo dei cambiamenti psicologici, immunologici ed endocrinologici legati all’attività sessuale e che influiscono sulla possibilità di trasmissione delle infezioni. Si è inoltre tentato di tracciare un algoritmo di riduzione dei comportamenti a rischio da utilizzare durante le attività di counseling specialistico, e mirato alle caratteristiche socio-culturali del paziente. Il decimo e ultimo simposio ha riguardato l’interazione tra infezione da HIV e STI ed in particolare il rischio oncogeno dell’infezione anale da HPV nei pazienti con infezione da HIV; la nuova epidemia di linfogranuloma venereo e la sua correlazione sia con i comportamenti sessuali che con lo stato di immunodepressione; la correlazione tra virus dell’epatite virale e trasmissione sessuale, in particolare nel contesto dell’HIV. Si è quindi trattata la stretta correlazione tra virus HIV e virus erpetici e il significativo aumento del rischio di trasmissione di HIV in presenza di STD_N°28.qxp 9-05-2007 13:54 Pagina 15 una concomitante infezione da HSV-2 e da ultimo la correlazione tra sifilide e infezione da HIV. A questo riguardo è stato ribadito che il comportamento dell’infezione sifilitica non è differente nei soggetti con infezione da HIV ma che bisogna prestare una particolare attenzione alla possibilità di un precoce coinvolgimento del SNC e dell’occhio. Il congresso IUSTI-Europe di Versailles è stato completato da sei sessioni di comunicazioni orali e da una sessione poster ricca di oltre 150 contributi. Stupefacente è stata, per numerosità, la pre- senza di lavori da centri clinici e laboratori delle Repubbliche ex-Sovietiche e da quelle Baltiche, condotti in collaborazione spesso con Istituti scandinavi o del Nord Europa. Numerosa anche la presenza di contributi da altri continenti, soprattutto da Asia e dalle Americhe. Quest’anno finalmente si è visto anche qualche lavoro dal nostro Paese. Il prossimo meeting IUSTI, sarà organizzato dal Dr. Mihael Skerlev, e si terrà a Cvatat/Dubrovnik in Croazia dal 11 al 14 Ottobre 2007. Ulteriori informazioni su questo appuntamento sono rin- C tracciabili sul sito www.iustieurope2007.org. Ci piace infine ricordare che durante il Congresso e stato anche annunciato che per l’anno 2008 il Congresso IUSTI-Europe si terrà a Milano dal 4 al 6 Settembre. Un appuntamento questo a cui tutta la comunità nazionale degli specialisti IST ci auguriamo possa già cominciare a guardare con sano spirito di partecipazione e l’intento di essere attivamente presenti con risultati di indagini e di progetti. O N G R E S S I Corso monotematico “Malattie Sessualmente Trasmesse” 28 – 29 Maggio 2007 Scuola di PatologiaGenitale Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura de Tumori Via Venezian, 1 20133 - Milano Per informazioni: The EUROGIN Organising Committee - Tel.: +33.1.44400120 e-mail [email protected] - Web site: www.eurogin.com/2007 Per informazioni: Segreteria organizzativa: Dr.ssa Eleonora De Palo Tel. 02.23903344 Fax 02.23903345 e-mail [email protected] www.scuolapatologiagenitale.it 23rd IUSTI - Europe Conference on Sexually Transmitted Infections Cavtac/Dubrovnik, Croatia 11-14 October, 2007 Per informazioni: The 17th meeting of the Internationa Society for Sexually Transmitted Diseases Research ISSTDR 10th IUSTI World Congress Seattle, Washington, USA July 29 - August 1, 2007 Per informazioni: www.isstdr.org th International Union against Sexually Transmitted infections (IUSTI) Asia Pacific Congress 3 – 6 Febbraio 2008 Dubai International Convention and Exhibition Centre Dr. Mihael Skerlev a [email protected] www.iustieurope2007.org Per informazioni: www.iusti.ae/ STD_N°28.qxp 8-05-2007 15:00 Pagina 16 ✁ SCHEDA DI ISCRIZIONE SIMAST SOCIETÀ INTERDISCIPLINARE PER LO STUDIO DELLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI Prof./Dott. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ....................................................................................... Istituto di appartenenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiedo di essere iscritto alla SIMAST in qualità di Socio Ordinario La quota di iscrizione è di € 30,00 (già iscritti ESIDOG), oppure € 40,00, da versare con: A. bonifico bancario c/o Banca Popolare di Brescia, ag. 9 di via Galilei n. 112, c/c 212 intestato a SIMAST - Cod. ABI 5437 - Cod. CAB 11209 oppure con ....................................................................................... Indirizzo .......................................................................... B. assegno bancario non trasferibile intestato a SIMAST e indirizzato a SIMAST, c/o Clinica di Malattie Infettive di Brescia ....................................................................................... Tel. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fax . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . DATA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . FIRMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INVIARE A: SIMAST - Clinica di Malattie Infettive e Tropicali - P.le Spedali Civili, 1 - 25125 Brescia STD STD NEWS ORGANO UFFICIALE DELLA SIMAST, SOCIETÀ INTERDISCIPLINARE PER LO STUDIO DELLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI Anno 12 - N. 28/maggio 2007 Reg.Trib. di Brescia N. 15/1996 del 17/4/96 Direttore responsabile: Sabrina Smerrieri Coordinatore scientifico: Giampiero Carosi Comitato scientifico: Giampiero Carosi, Elvio Alessi, Giuliano Zuccati, Enrico Magliano, Sergio Cosciani-Cunico, Marco Cusini,Aldo Di Carlo, Massimo Giuliani,Vincenzo Gentile, Brunella Guerra, Giorgio Palù, Francesco Starace, Mario Peroni, Eligio Pizzigallo, Mario Soscia, Barbara Suligoi, Antonio Volpi Redazione: Alberto Matteelli, Mauro Boldrini, Anna Beltrame Editore: Intermedia, via Malta 12B, 25124 Brescia Tel. 030.226105; Tel/Fax 030.2420472 Impaginazione: Grafo - gestione IGB group Stampa: Officine Grafiche Staged, San Zeno Naviglio (BS) Questa pubblicazione è resa possibile da un educational grant di Glaxo SmithKline Spa