Scarica - Gruppo Mineralogico Auser Cecina

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Scarica - Gruppo Mineralogico Auser Cecina
NOTIZIARIO
GRUPPO MINERALOGICO
"AUSER" CECINA (LI)
Miniera Fenice Capanne (Massa M.ma - GR)
Pozzo San Carlo – 1900
(Archivio storico)
Miniera Fenice Capanne (Massa M.ma - GR)
Perforatore da mina
(Archivio storico)
Anno 8 - n° 27 (Gennaio/Marzo 2011)
SOMMARIO
Gruppo Mineralogico "AUSER"
da un particolare lavoro di :
Bettini Giuliano
e:
Cosmi Silvana
edizione G.M.C. :
Magni Massimo
G.M. AUSER-Cecina
Anno 8
N° 27
Notiziario trimestrale a cura del
Gruppo Mineralogico "AUSER" di Cecina (Li)
Gennaio/Marzo 2011
Per ricevere i numeri del Notiziario e per inviare eventuali
articoli scrivere a :
La TITANITE AZZURRA
- Epopea di una Ricerca Protagonisti della storia
Prologo
Ubicazione della zona di ricerca
Studio dei percorsi
Il ritrovamento del sito
La Matrice litologica
I Campioni rinvenuti
1
1
1
2
3
8
10
11
Attività Gruppo
21
Manifestazioni
22
Curiosità Mineralogiche
23
Scala di Mohs
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GRUPPO MINERALOGICO "AUSER"
Via Bellini, 17 - 57023 Cecina (Li)
tel. 0586/632112 - fax 0586/632433
Foto copertina:
Titanite azzurra su Quarzo (campione di 2 mm.)
(Foto e Collezione: Giuliano Bettini)
Si ringraziano per la collaborazione:
Tutti i Soci del G. M. "AUSER"
e chiunque voglia darci una mano alla pubblicazione del Notiziario
(Stampato in proprio)
Bibliografia:
R. Nannoni, F. Sammartino:
"Guida ai minerali dei Monti Livornesi"; Calderini Editore, 1979
Franco Sammartino:
Minerali, miniere e cave dei Monti Livornesi; Circoscrizione 4, 2009.
Giuliano Bettini:
L'avventura della Titanite azzurra
Giuliano Bettini:
I più bei minerali di Poggio Corbolone
Notiziario Gruppo Mineralogico "AUSER" Cecina
La TITANITE AZZURRA
Notiziario Gruppo Mineralogico "AUSER" Cecina
Con queste premesse si consumata l’avventura, anzi si è scatenata l’odissea,
termine più che appropriato viste le peregrinazioni della coppia, della caccia alla
Titanite azzurra.
- Epopea di una Ricerca UBICAZIONE DELLA ZONA DI RICERCA
PROTAGONISTI DELLA STORIA
Protagonisti di questa nuova ricerca mineralogica nell’hinterland livornese sono
gli amici Silvana Cosmi, Giuliano Bettini, Benucci Valerio e Marchi Vittorio:
quest’ultimo non conosciuto direttamente ma attraverso quanto inviatoci dallo
stesso Bettini.
PROLOGO
Con la febbre della ricerca, il primo passo di Giuliano e Silvana, con i compagni
Valerio (Benucci) e Vittorio (Marchi), è stato quello di individuare sulla carta, se
e quando se ne fosse potuto trovare il nome, la posizione esatta del “Rio
Paganello”: fortuna ha voluto che tale corso d’acqua fosse indicato nella
cartografia in possesso a Giuliano cartografia da cui, pur essendo abbastanza
chiara, non possedeva i requisiti sufficienti a tracciare un itinerario di
avvicinamento né, tantomeno, a dettagli sufficienti per circoscrivere la località
di ricerca.
Il territorio dei “Monti Livornesi” offre ancora una volta la possibilità di scoprire
una delle specie mineralogiche formatesi in quella fucina naturale che ha
contraddistinto l’evoluzione della terra toscana a Sud dell’Arno.
Per Paolo e Francesca “galeotto fu il libro” ma la massima è applicabile anche
nel nostro caso dato che la determinazione alla ricerca del minerale è stata un
trafiletto inserito nelle memorie di Franco Sammartino relative a “Minerali,
miniere e cave dei Monti Livornesi” edito dal Comune di Livorno dove, ad un
certo punto, scrivendo della Titanite si parla di un ritrovamento di “Titanite
Azzurra” individuato lungo il Rio Paganello.
Questo è stata la molla che ha suscitato la curiosità dei nostri amici, Silvana in
particolare “che non avrebbe avuto pace fintanto che non l’avesse trovata”
anche se, a detta di Giuliano, non l’avrebbe mai confessato, spingendoli ad
approfondire l’argomento ed a programmare una escursione mirata al
ritrovamento del sito e, perché no, ad arricchire la loro collezione con campioni
interessanti del minerale.
La Titanite è un minerale rintracciabile in diversi siti dei “Monti Livornesi”: di
color aranciato sono state trovate nelle brecce del promontorio del Romito
(Sammartino), in cristalli incolori o leggermente rosati nelle serpentiniti di
Poggio Corbolone (Bettini – Cosmi; Nannoni –Sammartino), Poggio Ginepraia
ed a Botro Grande (Sammartino) mentre piccoli cristalli incolori sono emersi con
le ricerche a Poggio delle Fate ed a La Forcella.
Ma della Titanite azzurra non era stato segnalato alcun ritrovamento e questo la
dice lunga sulla sua rarità.
Sammartino cita testualmente:
“La Titanite azzurra è stata individuata nella Valle del Rio Paganello, in
filoncelli di Quarzo ed Albite che attraversano diagonalmente strati di
argilloscisti, in un’area di poche decine di metri quadrati, dove si trovano
in contatto vari tipi di rocce quali serpentiniti, serpentiniti alterate con
sottili strati di Magnesite polverulenta, idrotermaliti ed oficalci.”
1
Fig.: 1 - Ubicazione del “Rio Paganello” ad Est di Livorno
(Elaborazione Bettini G)
Il “Rio Paganello” è uno dei torrentelli che, scendendo dalle pendici del “Corbolone”
vanno a formare il “Rio dell’Acqua Puzzolente” proveniente dalle pendici del “Monte la
Poggia” e che, a sua volta, è affluente del “Torrente Ugione” e si trova, come risulta
dalle cartine, nei dintorni del Podere Casanuova.
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Le notizie raccolte dai nostri amici sulla località si riferivano a bancate di argilliti
(argille sabbiose?) con affioramenti serpentinosi ma non definivano i particolari
della zona dove era stata segnalata la Titanite azzurra: da qui la difficoltà di
esplorare un’area abbastanza vasta senza avere precisi riferimenti dato che il
Rio Paganello, con origine dal Poggio Corbolone, percorre un territorio in parte
molto accidentato e boscato.
STUDIO DEI PERCORSI
Il Rio Paganello si trova a Nord del “Monte La Poggia” e, come già accennato,
proviene dal versante occidentale del “Poggio Corbolone”. La zona,
apparentemente, potrebbe essere raggiungibile anche in auto, passando dal
“Limoncino”, fino ad un posto denominato “Le Fornaci” nei pressi di una cava,
da cui proseguire l’esplorazione a piedi di quei luoghi impervi.
Una alternativa potrebbe essere l’avventura passando dalla strada della “Cava
alta” del “Poggio Corbolone”.
Fig.: 2 - Posizione approssimata della zona
(Elaborazione Bettini G)
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Dopo diverse congetture e peripezie sui sentieri e le forre boscate della zona,
mentre Silvana era impegnata in altri lavori all’estero, il nostro Giuliano è
incappato in un evento fortunato o, come si suol dire, in un colpo di c….., cioè in
un articolo di F. Sammartino, pubblicato su di una memoria del “Museo di Storia
Naturale” di Livorno dove, insieme ad altre informazioni, era indicato,
approssimativamente su di uno stralcio della carta geologica della zona, il sito di
ritrovamento della Titanite azzurra. Quest’ultimo, trasportato in scala su di una
mappa geologica dove, tra l’altro, venivano evidenziati anche affioramenti di
rocce varie quali idrotermaliti e serpentiniti, potè indirizzare Giuliano verso una
zona abbastanza precisa sulla riva destra del “Rio Paganello” ove si trovava
anche segnata la traccia di un probabile sentiero che, tra l’altro, a nostro parere,
poteva essere un antico percorso tra la località “Casanuova” e la strada delle
cave di “Poggio Corbolone”.
Sentiero ben distinguibile su foto satellitari derivate da Google Earth che, dopo
diverse giravolte, dalla cava delle Fornaci arrivava sino alla cava Est del
Corbolone (quella alta) e che, in parte era stato seguito da Valerio e Silvana
senza arrivare alla località prefissata.
Fig.: 3 - Possibili avvicinamenti al Rio Paganello
(Elaborazione Bettini G)
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Fig.: 4 – Affioramenti sul versante Ovest del P.gio Corbolone
(Elaborazione Bettini G.)
Fig.: 5 – Il sito indicato nella memoria di F. Sammartino
(Quad. Mus. St. Nat. Livorno, 21, 2008)
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Fig.: 6 – Elaborazione grafica sulla mappa geologica
(Elaborazione Bettini G.)
Fig.: 7 – Trasposizione dei risultati sulla carta topografica
(Elaborazione Bettini G.)
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Ma Silvana ce l’ha anche se, tornata da sola in zona, dopo qualche giorno, non
ha trovato niente.
Fig.: 8 – La foto satellitare della località agg. 2010
(da Google Earh)
Nelle cartografie e foto satellitari (vedi precedenti figg. 4 – 8), con buona
volontà, Giuliano potè osservare la presenza anche di altri sentieri, dei quali
aveva avuto notizia e che potevano condurre la brigata nella agognata cava
della Titanite azzurra partendo dal Corbolone.
A detta di Giuliano l’impresa con Silvana ebbe inizio in un giorno di Maggio non
ben precisato ma caratterizzato da improvvisi quanto fastidiosi scrosci di
pioggia.
Dopo diverse curve e deviazioni, per la strategia di qualche amante della natura
che aveva chiuso il sentiero con un orto, i nostri amici incontrarono, nella zona
più impervia della boscaglia, un altro ricercatore che, incurante della pioggia, si
era dato anche lui alla ricerca della Titanite Azzurra ma senza aver raggiunto
risultati.
Ritenendo di aver trovato la località dove ipoteticamente dovevano trovarsi le
argilliti indicate da Sammartino, anche se all’aspetto le rocce non promettevano
niente di buono, Giuliano e Silvana, da buoni ricercatori, si accollarono il peso di
qualche chilo di “sassacci”, con la filosofia del “poi si vedrà”, da esaminare con
calma.
La scelta premia in un primo tempo la Silvana con il reperto della foto in Fig. 9.
Pensiero di Giuliano:
“Indubbiamente per trovare la Titanite azzurra al primo colpo ci vuole
grande c…. (grande capacità)”.
7
Fig.: 9 – La foto di Silvana – campo c.a 5 mm
(Foto e coll. Cosmi S.)
IL RITROVAMENTO DEL SITO
Lo studio di più agevoli percorsi alternativi ha visto delinearsi la possibilità di
arrivare alla zona di ricerca dalla viabilità comunale (via Condotti vecchi) sino
alla località Casanuova da cui, a piedi, proseguire verso il sentiero “00” di
Vallelunga per intercettare il sentiero che riporterebbe al Corbolone.
In effetti, salvo diverse peripezie superate per il “naso” di Silvana, la scelta fatta
dai nostri amici si è poi rivelata giusta, anche se per Giuliano il tragitto è stato
incomprensibile, e la conclusione della giornata è stata la raccolta dei soliti chili
di “schifosi sassetti” con la parvenza di qualche sporadico brillio.
Gli “schifosi sassetti” si sono poi rivelati notevole fonte di soddisfazione perchè,
ad un’attenta analisi microscopica, sono saltate fuori le agognate Titaniti
azzurre, anche ben formate.
Naturalmente la località è stata esplorata più volte, anche con la presenza del
Benucci Valerio, che non poteva esimersi dall’aggregarsi, ed ha elargito
campioni belli ed interessanti anche per la presenza di Albite trasparentissima.
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Notiziario Gruppo Mineralogico "AUSER" Cecina
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LA MATRICE LITOLOGICA
Oltre che blu nei campioni si sono evidenziate Titaniti giallognole o
perfettamente incolori.
L’abito cristallino della Titanite azzurra è, come definisce Giuliano,
completamente diverso dalle altre con le forme semplici a cuneo (simili a quelle
del Romito): si avvicina alla forma allungata di altre titaniti (trovate su Internet)
provenienti dal Trentino, dal Pakistan, da Minas Gerais (Brasile) e dalla
Svizzera.
Il colore blu è comunque rarissimo.
Il territorio dei Monti livornesi, come già sottolineato in precedenti occasioni, non
fornisce, salvo rare eccezioni, campioni estetici ma è prodigo di minerali anche
interessanti, come in questo caso, per la loro rarità e bellezza naturalistica.
Fig.: 11 – I famosi “schifosi sassetti”
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 10 – Viabilità di avvicinamento
(Elaborazione Bettini G.)
Fig.: 12 – I “sassetti” del Benucci
(Foto e coll. Benucci V.)
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I CAMPIONI RINVENUTI
Fig.: 13 – Primo piano di TitanitI su Quarzo (c.a 1 mm)
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 14 – Primo piano di un cristallo di Titanite (c.a 1,5 mm)
(Foto e coll. Bettini G.)
11
Fig.: 15 – Primo piano di un cristallo di Titanite (c.a 1,5 mm)
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 16 – Primo piano di un cristallo di Titanite (c.a 2 mm)
(Foto e coll. Bettini G.)
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Fig.: 17 – Il “sassetto della Titanite di Fig.: 16
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 18 – Forma cristallina Titanite di Rio Paganello (Fig. 16)
(Elaborazione grafica Bettini G.)
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Fig.: 19 – Titanite azzurra – cristallo c.a 1 mm (particolare)
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 20 – Titanite azzurra – cristallo c.a 1 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
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Fig.: 21 – Titanite azzurra – cristallo c.a 1,5 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 23 – Titanite azzurra – cristallo c.a 1 mm
(Foto e coll. Benucci V.)
Fig.: 22 – Titanite azzurra – cristallo c.a 1 mm
(Foto e coll. Cosmi S.)
Fig.: 24 – Titanite azzurra – cristallo c.a 1 mm
(Foto e coll. Benucci V.)
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Fig.: 25 – Titanite azzurra – cristallo c.a 1 mm
(Foto e coll. Benucci V.)
Fig.: 26 – Titanite gialla su Quarzo – cristallo 2 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
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Fig.: 27 – Titanite gialla – particolare
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 28 – Titanite trasparente su Quarzo – cristallo 1 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
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Fig.: 31 – Particolare dei cristalli geminati di Albite – campo 3 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 29 – Titanite giallina su Quarzo – cristallo 1 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 32
Particolare di cristalli geminati
di Albite – campo 1 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
Fig.: 33
Geminazione secondo la legge
dell'Albite
(Elaborazione grafica Bettini G.)
Fig.: 30 – Cristalli di Albite – campo 15 mm
(Foto e coll. Bettini G.)
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I Rappresentanti del G.M.C.-Auser presso la Certosa di Calci sede del Museo
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Attività Gruppo
Manifestazioni
18^ RASSEGNA "MINERALI E FOSSILI"
Nei giorni 12 e 13 Febbraio 2011 si è svolta la 18^ "Rassegna di Minerali e
Fossili". Alla manifestazione è mancata la presenza di alcuni espositori storici
ma nel complesso siamo stati gratificati dalla presenza di molti visitatori e della
presenza del Direttivo F.E.S.P.E.M. che ha eletto la nostra cittadina a sede del
convegno annuale.
Ancora una volta l'apprezzamento della lotteria, con la messa in palio di un
geode di Ametista brasiliana e di una Rosa di Gesso del Messico è un sollecito
per la ripetizione anche nella prossima 19^ edizione.
Il corso "Come riconoscere i minerali" non ha avuto luogo per scarsità di
prenotazioni. Per questa edizione il Gruppo aveva curato la realizzazione di un
CD, da consegnare in copia ai partecipanti, in formato diapositive in "Power
Point" di "Office".
PISTOIA
Info Giuliano Piccioli
20 marzo 2011
tel. 055 5000314
M/S
25 - 27 marzo 2011
tel. 051 6148006
S
10 Aprile 2011
tel. 055 7224141
B
CERTALDO (FI)
16 - 17 Aprile 2011
tel. 333 4233706
M/S
MONACO
24 - 25 Aprile 2011
tel. +49 89 9037187
M/S
GENOVA
14 – 15 Maggio 2011
tel: 334 5841288
S
VERONA
20 – 22 Maggio 2011
tel: 340 6673199
M
22 Maggio 2011
tel: 055 5000314
S
04 – 05 Giugno 2011
B
Casalecchio s.R. (BO)
Badia a Settimo (FI)
MUSEO PROVVISORIO DI MINERALOGIA - CERTOSA DI CALCI
Il Gruppo Mineralogico Auser di Cecina ha partecipato, il 26 Marzo 2011 alla
inaugurazione della sede provvisoria del "Museo Mineralogico" presso la
"Certosa di Calci" su invito del Dr. Paolo Orlandi (Università di Pisa "Dipartimento Scienze della Terra").
SOAVE (VR)
Lanzo Torinese (TO)
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Curiosità Mineralogiche
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Curiosità Mineralogiche
MILLENIUM STAR
CURIOSITA’ SUI DIAMANTI
- Gemme & Pietre Preziose -
CULLINAM
Nel 1905, al termine di un pesante turno di lavoro, uno dei minatori, che stavano
lasciando la miniera, notò un oggetto luccicante incastrato nel terreno. Con
l'aiuto di un coltello a serramanico l'uomo riuscì a liberare la pietra e la portò al
direttore della miniera. Il fortuito evento costituì la scoperta del diamante grezzo
più grande sino ad oggi rinvenuto: ben 3106 carati! Difficile fu rispondere alla
domanda di che cosa fare di una gemma delle dimensioni di un pompelmo. Dal
momento che non furono trovati acquirenti, fu deciso di donarla al Re
d'Inghilterra Edoardo VII che, sotto consiglio degli esperti, decise di tagliarla in
due pietre grandi e molte altre piccole.
Le due pietre grandi furono denominate Cullinan I (circa 530 cts.) e Cullinan II
(circa 317 cts.). La più grande (Cullinan I) fu ribattezzata "La Grande Stella
d'Africa": questa, sebbene divisa non ricordasse neppure lontanamente le sue
dimensioni originarie, paragonata alle altre, aveva ancora dimensioni notevoli
(5,7 x 4,2 cm nei punti di maggior larghezza). Il taglio del Cullinan fu talmente
indovinato che le due gemme vennero a far parte dei gioielli della corona
d'Inghilterra.
KOHKOH-I-NOOR
Storia bella ed affascinante come un film: questa ebbe inizio nel 1304 quando
apparteneva al Rajià di Malwa. Di forma ovale costituiva, secondo la leggenda,
l'occhio di un pavone nel preziosissimo trono del principe indiano e ne
simboleggiava l'enorme potere quasi soprannaturale: la leggenda diceva, infatti,
che chi era in possesso del Koh-i-noor poteva governare il mondo intero. Nel
1730 lo Scià di Persia sconfisse la dinastia indiana dei Moghul appropriandosi
del diamante. Si narra inoltre che un membro dell'harem dello Scià Imperatore
Mohammed informasse lo Scià Nadir che il gioiello era nascosto nel turbante
dell'imperatore. Durante i festeggiamenti per la vittoria, Nadir fu così intelligente
da suggerire all'imperatore, secondo un diffuso rituale orientale, di scambiarsi i
copricapi come gesto di un legame fraterno, sincerità ed amicizia eterna ed il
cui rifiuto avrebbe significato profonda offesa nei confronti dell'eroe
conquistatore.
Quella notte, quando lo Scià Nadir srotolò il turbante e vi trovò la gemma,
esclamò: "Koh-i-noor" che significa "montagna di luce". Lo Scià Nadir portò poi il
gioiello in Persia dove rimase fino al 1849 quando gli Inglesi occuparono il
Punjab e l'East Indian Company, divenuta proprietaria della gemma, la regalò
alla regina Vittoria.
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Il diamante fu scoperto in Africa e precisamente nella Repubblica del Congo,
dove la De Beers lo acquistò negli anni novanta.
Il laboratorio della società impiegò i suoi migliori tecnici per studiare e poi
tagliare una delle pietre più grosse e perfette rinvenute ad oggi. Solo dopo tre
lunghi anni e grazie alla tecnologia laser il "Millenium Star" vide la luce nella sua
attuale forma: uno splendido ed unico diamante di 203 carati a forma di goccia
privo di imperfezioni sia interne che esterne. Harry Oppenheimer, esperto
mondiale dell'industria dei diamanti, descrive il Millenium Star come "il diamante
più bello che abbia mai visto". Chiamato a ragione Millenium Star, il diamante è
il pezzo forte della "Millenium Collection" della De Beers che ha creato la
collezione come simbolo delle speranze e dei sogni per il futuro. La magnifica
collezione è rimasta in mostra al Millenium Dome di Londra per tutto l'anno
2000.
HOPE BLU
Conosciuto anche come il “diamante blu” l'Hope è sicuramente la gemma con
l'alone di mistero più famoso al mondo in quanto il destino dei suoi proprietari
non è stato felicissimo. La prima a possederlo, Maria Antonietta, fu decapitata
durante la rivoluzione francese e forse la leggenda che la pietra fosse portatrice
di sventura iniziò proprio da li. Nel 1830 l'Hope fu nuovamente legato ad un
susseguirsi di eventi infausti. Innanzi tutto il gioielliere che lo aveva tagliato morì
di crepacuore alla notizia che il proprio figlio aveva rubato il prezioso diamante.
A seguito della morte del padre, il figlio si tolse la vita e, si dice, che tale sorte
toccò anche alla persona che trovò il diamante tra gli averi del giovane suicida.
Non è finita: esiste anche la storia della ballerina delle Folies Bergère che pare
sia stata uccisa sul palco la prima sera che indossò l'Hope.
Come sempre la fantasia, la storia e la leggenda si intrecciano tra loro
contribuendo sicuramente ad accrescere la sinistra bellezza dell'Hope, il
diamante blu. Nella forma attuale, 45.2 carati si trova esposto allo Smithsosian
Institute di Washington.
DE BEERS
Non molto tempo dopo l'avvio dell'attività estrattiva, la De Beers fece una delle
sua maggiori scoperte: una pietra che pesava 428,5 carati proveniente dalle
miniere di Kimberly in Sudafrica.
Dopo il taglio, il diamante De Beers fu mostrato all'Esposizione di Parigi del
1889. Masse incredule di persone si misero in coda per ammirare i 228,5 carati
di quello che si credeva il diamante tagliato più grosso del mondo. Anche se
nel secolo scorso sono state scoperte bellissime pietre, il diamante De Beers
mantiene il titolo di quarto maggiore diamante tagliato al mondo.
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Curiosità Mineralogiche
Scala di Mohs
CENTENARY
La pietra, nella sua forma grezza estratta nel 1986, pesava ben 599 carati:
simile ad una scatola di fiammiferi dalla forma irregolare, la sua scoperta fu
annunciata per il centenario della De Beers. Di forma irregolare e con una
protuberanza sporgente, la pietra, per ricavarne una gemma, poteva essere
affidata solo un grande tagliatore. Il lavoro fu affidato a Gabi Tolkowsky, uno dei
tagliatori più famosi del mondo, legato al taglio del brillante omonimo. Questi
decise che, malgrado le dimensioni fuori dal comune, avrebbe tagliato la pietra
come un unico grosso diamante e, dopo un lavoro, durato nel suo insieme tre
anni, il Centenary apparve nella sua forma attuale: 247 faccette che lo fanno
esplodere di luce facendone risaltare la purezza. Il peso finale fu di 273.85
carati.
Terminato il lavoro, Tolkowsky ammise di essere stato rapito
completamente dal diamante: non vi era fessura a lui sconosciuta e, non
volendo usare laser o lame nel taglio del Centenary, temendo che il calore e le
vibrazioni ne avrebbero rovinato la lucentezza optò per l'antico metodo della
sfaldatura (taglio a mano).
1
Talco
Scalfibile con l'unghia
2
Gesso
Scalfibile con l'unghia
3
Calcite
Scalfibile con una monete di rame
4
Fluorite
Scalfibile con un coltello
5
Apatite
Scalfibile con un coltello
6
Ortoclasio
7
Quarzo
Scalfisce il vetro
8
Topazio
Scalfisce facilmente il quarzo
9
Corindone
Scalfisce facilmente il topazio
10
Diamante
Non è scalfibile
Scalfibile con una lima d'acciaio
ORLOFF
Originariamente di 300 carati, oggi ne pesa 189.6. Come molti diamanti celebri
è legato ad antiche leggende indiane: in India fu trovato e adorato, costituendo
l'occhio di un dio indù. Rubato da un soldato francese, giunse in Europa nel
XVIII secolo. Acquistato per una cifra enorme dal principe Orloff, ex favorito di
Caterina di Russia, lo donò alla zarina sperando di riconquistarla. La donna
accettò il prezioso regalo che mai indossò. Attualmente fa parte dei tesori di
Russia.
REGENT
La pietra grezza, trovata in India nel 1701, pesava 410 carati ed arrivò a
pesarne 140.5 nel taglio a brillante in forma di cuscino. Di proprietà del primo
ministro inglese, William Pitt, fu venduto al duca di Orleans, reggente del re di
Francia e venne instonato nella corona indossata da Luigi XV
per
l'incoronazione. Napoleone lo fece montare sul copricapo e poi sull'elsa della
sua spada. Attualmente è in mostra al museo del Louvre.
Rinvenuta nella miniera Premier in Sudafrica nel 1966, fu Harry Winston a
tagliare e levigare la pietra grezza, in origine di 244 carati, fino a ricavare uno
splendido diamante di 69 carati a goccia. Nel 1969 la pietra fu venduta all'asta
e venne acquistata dal gioielliere Cartier. Il giorno dopo fu acquistato da Richard
Burton, dietro pagamento di una somma sconosciuta, per regalarlo adElizabeth
Taylor che lo indossò in un gran galà al Principato di Monaco e lo mise all'asta,
10 anni più tardi, per devolverne il ricavato alla fondazione di un ospedale in
Botswana.
La "Scala di Mohs" prende il nome del suo ideatore Friedrich Mohs, mineralogista
tedesco che, a cavallo del 18° e 19° secolo (Germro de 29.11.1773 - Agordo
29.09.1839) ideò una scala empirica, con valori compresi da 1 a 10, per la definizione
delle durezze, riferita alla capacità dei materiali di scalfirne uno più tenero e di essere
a loro volta scalfiti da uno più duro.
Tale Scala risulta ancora oggi di uso comune tra i mineralogisti e collezionisti quale
metro di paragone per indicare la durezza dei minerali anche se, nella pratica
industriale, questa viene determinata con prove di laboratorio atte a valutarne la
resistenza alla compressione (durezza Brinell) o alla penetrazione (durezza
Rockwell).
Nell'esempio della Scala ogni minerale di riferimento citato scalfisce quelli che lo
precedono e viene a sua volta scalfito da quelli successivi.
I minerali aventi durezza 1 - 2 sono considerati teneri, quelli con durezza da 3 a 6
sono mediamente duri e quelli che superano 6 sono ritenuti duri.
Nel caso di minerali con durezza tra 8 e 10 si parla di gemme preziose in quanto,
molte gemme, hanno una durezza compresa in questo intervallo.
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TAYLORTAYLOR-BURTON