L`Italia,daluogodiemigrazioneaterrasognatadiimmigrazione

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Relatori:
17 marzo 2004
Prof. Redaelli: docente di storia delle istituzioni dei Paesi afro-asiatici in U. C.
Prof. Branca: Docente di lingua e cultura araba in U.C.
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Il mio compito qui è quello di fare da moderatore e introdurre il tema, anzitutto ponendo delle domande.
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- come si sta muovendo quel mondo ?
- E noi come possiamo reagire?
- La nostra democrazia è esportabile in quei Paesi?
- E loro possono integrarsi nella nostra democrazia, quando vengono da noi come immigrati?
Al prof. Branca invece chiedo
- Maquant
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quali siano le dinamiche che lo muovono. Tutti i giorni i titoli dei giornali riportano notizie che
riguardano questa realtà: prendo a caso qualche titolo dal
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- Che cosa dice la loro religione della vita, della pace, della morte, della pena di morte? Il terrorista
arrestato a Madrid perché accusato di essere coinvolto nella strage dei treni, secondo i quotidiani di
oggi, viveva una doppia vita: in apparenza un immigrato come tanti, che aveva perfino listato a lutto
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terrorismo islamico anche tra noi? Secondo i Servizi Segreti sì, e sono per
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normale, prive di uno specifico addestramento militare (solo pochi capi sono stati nei campi di
addestramento in Afghanistan).
Chiedo perciò ancora al prof. Redaelli:
- Ma noi come possiamo riconoscerli e difendercene?
- Nella nostra realtà, ormai globale, come possiamo convivere con questo terrore latente?
- E ancora si torna alla domanda chiave: che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Perché ribolle in
questo modo?
Prof. Redaelli
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e2001,siera diffusa la paura per il terrorismo islamico. Per prima
cosa però ritengo che tale paura vada ridimensionata e ricondotta in termini relativi più realistici. Leggevo su
un quotidiano che ogni anno in Italia ci sono 20.000 morti per incidenti domestici; allora, paradossalmente,
mi chiedo: perché non siamo terrorizzati dal tostapane, con cui abbiamo probabilità ben maggiori di farci
male, e lo siamo dai terroristi islamici? Parto da questo paradosso perché è importante relativizzare il
fenomeno: i possibili terroristi islamici in Italia sono tra i 100 e i 200, ma quanti sono complessivamente gli
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nostro Paese (v. ad es., la realtà lavorativa del nord-est)!
In effetti è difficile parlare di questo aspetto, perché non è possibile semplificare troppo: non esiste un
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mettere insieme il pranzo con la cena, come far studiare i figli, come trovare una lavoro a fronte di una
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stessa visione ideologica della realtà li separa dal contatto con i problemi autentici del loro stesso Paese (v.
es. Brigate Rosse). Certo, nella loro società hanno dei sostegni, dei collateralismi, ma si tratta di fasce
estremamente marginali della popolazione: non per questo, però, sono meno pericolosi!
Il vero problema del terrorismo di matrice fondamentalisa è che ormai i vari gruppi sono estremamente
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terrore? Tutto ciò muovendosi in una rete diffusa e spesso autonoma di gruppi difficilmente contenibili con
una tattica esclusivamente repressiva, perché, come dimostra il caso della Palestina, quando cerchi di
bloccarne uno, subito ne spunta fuori un altro. (Non voglio ora addentrarmi nel ginepraio della situazione
israelo-palestinese: certo però che quella situazione dimostra due cose importanti: che due torti non fanno
una ragione, e che, appunto, una logica di difesa dal terrorismo essenzialmente repressiva non funziona).
Ora diciamo che è Bin Laden a gestire questo terrorismo: certamente lo finanzia, ma se riuscissimo a
eliminare Bin Laden avremmo risolto il problema? Io non lo credo. Il terrorismo islamico si è ormai costituito
con una sorta di meccanismo seriale molto pericoloso, che non può essere risolto con la repressione, e
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capitale dei divertimenti, con il lungomare pieno di luci, le discoteche i locali migliori ecc. Arrivandoci questa
volta, ho trovato che sul lungomare tutti locali erano chiusi, le luci spente; ho chiesto a un amico ebreo che
cosa fosse successo, e lui mi ha risposto che, dopo gli ultimi gravi attentati che hanno colpito quelle
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protetta da reticolati elettrificati e da metal detector, tutti i locali e luoghi di divertimento: così si sentono sicuri
(ben inteso: dalla rete protettiva viene fatto filtrare anche qualche spacciatore), ma che vita è?
Del resto la realtà è che nel mondo globale in cui viviamo, così interdipendente, con questo terrorismo ci
dobbiamo convivere!
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La risposta è: dipende! Se lo esportiamo in un contesto sociale dominato da una struttura di tipo ancora
tribale, il meccanismo delle elezioni non cambierà assolutamente niente, perché, con o senza pressioni
esterne, la gente continuerà a votare il capo tribù (v, Afghanistan o alcune Paesi Africani). In altri Paesi si
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ogenere, facendo leva sulla presenza di strutture sociali più evolute su
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nascita per via della loro enorme crisi economica.
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non dimentichiamo che storicamente il regime democratico è espressione degli interessi politici del ceto
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sarà pressata da 200 milioni di persone provenienti dal Terzo Mondo, e una simile quantità di gente non la
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deve decidersi ad intervenire realmente per cambiare le cose, non limitarsi a innalzare barriere, ridicole
rispetto alla proporzione del fenomeno. Il punto è che questi interventi richiedono un impegno serio e
concreto e hanno un costo, anche elevato: ma quale governo attuale può avere il coraggio o la lungimiranza
di prendere i provvedimenti necessari? Perché, considerata la consistenza delle cifre in gioco, si tratterebbe
di stabilire lo spostamento di fette importanti delle risorse interne o di imporre nuove tasse: immaginatevi la
reazione del vostri genitori: Nuove tasse? Per chi? Per i Paesi del Terzo Mondo???? Si tratterebbe di scelte
molto impopolari!
Eppure il problema non è eludibile e, se vuole attenuare sia la pressione migratoria, sia il problema
terrorismo –problemi molto diversi, ma legati a un comune, grave disagio economico - l
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decidersi a cambiare le cose. Il fatto è che con sempre maggiore evidenza appare chiaro che la sola
soluzione possibile è quella proposta già da molto tempo dai missionari e dalla Chiesa Cattolica in genere:
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superficialmente i Paesi Islamici. hanno vissuto: in quel mondo si percepisce la manifestazione di una
ricchezza culurale, di una magnificenza dei palazzi o dei monumenti paragonabili al nostro Rinascimento,
che però adesso convivono con una grande povertà o con situazioni di estrema contraddizione legate al
petrolio. Vorrei capire perciò qualèst
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in Francia, con la legge sulla laicità)
Prof. Branca
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io partire da una premessa: la realtà è complessa e noi dobbiamo educarci a questa
complessità: nei mass-media, che sono spesso il nostro canale informativo principale, prevale la
superficialità semplificatoria, inevitabile considerando le caratteristiche specifiche di questo strumento e i
tempi assai ristretti che prevede la sua comunicazione.
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splendida che ha lasciato una traccia profonda anche nella nostra cultura: In arabo esiste un solo articolo,
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statale, quando ancora Parigi era ridotta ad un agglomerato di casupole! Il fatto è che la grandezza
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e proprio in corrispondenza con la crescita della nostra cultura. Il periodo tra il
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Questo fatto quali considerazioni ci suggerisce: semplicemente che ogni civiltà ha i suoi tempi, diversi per
ciascuna e che ogni civiltà ha il suo bene e il suo male, i suoi lati positivi e negativi.
Gli uomini di cultura europei hanno sempre riconosciuto questo debito rispetto al mondo arabo (N.d.R anche
nel tempo dello scontro militare delle crociate). Persino Dante, che notoriamenete non aveva una carattere
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era il personaggio più potente che ss contrapponeva, politicamente e militarmente al mondo cristiano:
eppure viene riconosciuto come un modello di saggezza ed equilibrio di governo. In realtà la
contrapposizione al mondo islamico caratterizzata dalla paura o (che è lo stesso) dal disprezzo, è un fatto
recente, legato alla nostra attuale situazione sociopolitica. Oggi assistiamo al tentativo di chi sta cercando di
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esattamente dalla volontà di dimostrare questa tesi). Se le cose stessero così –e ci conviene crederlo? –
saremmo nei guai: ci conviene considerare in blocco come nemici 1 miliardo e 300 milioni di persone? Credo
che sia più utile cercare di capire meglio e, anzitutto, di distinguere.
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es. profeta, rivelazione o legge) ma per intendere concetti molto diversi: da qui nascono la confusione e
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letto la Bibbia (rimane poi da capire quanto, sulla base di questa ignoranza, possano comprendere della
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possiamo confrontarci e dialogare con gli al
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musulmani, la Bibbia la conoscono benissimo! Sarebbe fondamentale imparare a riconoscere e a ritrovare il
nostro fondamento biblico, in termini specificamente culturali, anche indipendentemente dalla dimensione
religiosa.
In genere dobbiamo fare uno sforzo di serietà, su noi stessi anzitutto, per affrontare in modo equilibrato una
situazione complessa, difficile e anche pericolosa: Mi ha colpito molto il fatto che i miei amici islamici
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questo risentimento? Non direi certo dai libri sacri, perchè la gente, in tutti i popoli, non vive normalmente
mettendo in pratica gli insegnamenti dei libri sacri; né loro, né noi. Pensate alle atrocità e alle violenze
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risvegliare da un torpore che lo aveva assalito del periodo di decadenza. Improvvisamente gli Arabi vogliono
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scontrati), ma anche per accostarne la filosofia e la letteratura. I ceti più elevati parlano francese, studiano a
Parigi e si aprono una quantità di scuole italiane e francesi in tutto il mondo arabo. In questo processo si
scoprono gli ideal
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svalutazione della moneta tale per cui, per farvi un esempio, in ottobre abbiamo potuto cenare in tre in un
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uno slancio di malintesa accoglienza, rinunciamo alle nostre tradizioni più radicate per non offenderli
(v. rinuncia a celebrare la festa per il Natale nelle scuole) in nome di una laicità che finisce per
soffocare tutto
Dovremmo invece imparare a sfruttare questa vicinanza, per esempio proprio a partire dalla presenza dei
loro bambini nelle nostre scuole, per far penetrare anche nel loro mondo valori fondamentali quali il diritto
alla libertà o la parità tra gli uomini e le donne.
Dott. Garavaglia
Introduco la fase del dibattito ponendo io due domande.
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Al prof Branca chiedo di specificare che cosa dice il Corano sul tema della pace o della morte e di chiarire
perché i terroristi dicono di richiamarsi al Corano
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- Per quello che sono riuscita a capire, studiando l
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- Che cosa vogliono di preciso i terroristi islamici? Qual è in concreto il loro obiettivo politico?
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problema della reciprocità
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proliferare in pace per anni, spesso anche per motivi politici (per es. in chiave anti serba durante la guerra
dei Balcani). Ma dobbiamo relativizzare il problema. Non siamo in grado di prevedere le loro azioni, ma
nemmeno dobbiamo vivere nel terrore (per es. paura della metropolitana): questa sarebbe la loro vittoria,
con la dimostrazione della nostra debolezza!
Per quanto riguarda gli obiettivi: una volta anche i movimenti islamici avevano degli obiettivi precisi e una
logica conseguente, che però era circoscritta ai Paesi arabi stessi, per esempio al desiderio di alcuni gruppi
di prendere il potere: in Algeria i fondamentalisti hanno fatto ben 150.000 vittime negli anni Novanta: le
donne venivano sgozzate solo perché usavano il rossetto!
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trattare in alcun modo né scendere a qualche compromesso, perché non hanno un obiettivo positivo ma solo
una carica negativa e distruttiva. Questo ovviamente li rende più pericolosi
Prof. Branca
Premetto che la caratteristica tipica dei fondamentalismi, di tutti i fondamentalismi, anche di quello cristiano,
è sempre il formalismo: sembra che chiedano molto di più al credente, invece gli chiedono meno, perché si
irrigidiscono sugli aspetti formali (il r
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che però, inserita in una logica totalmente diversa da quella del terrorismo e propriamente religiosa,
rivendica la libertà di affermare che ci sono valori così importanti da valere il sacrificio della vita stessa. (era,
5
in questo senso, la posizione dei martiri cristiani). Qui però la frase è inserita in un contesto ben diverso,
totalmente ideologico, proprio cioè di chi è convinto di possedere la verità unica e definitiva e di avere il
diritto di imporla agli altri. Attenzione però al fatto che questa dimensione ideologica è propria della cultura
europea (pensate agli stati etici del secolo scorso) e, quindi, ancora una volta, importata nel mondo arabo.
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se da noi fosse il governo a scegliere Vescovi e parroci. Sarebbe bello almeno poterci riferire direttamente al
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effettivamente prevalgono espressioni violente, ci sono anche immagini di pace. Certo: il Corano è anche un
libro violento, ma lo è in molti passi anche la Bibbia (v. Davide che viene lodato per aver fatto 10 mila morti
tra i nemici, mentre Saul ne aveva fatti solo -!?- mille; e moltissimi altri passi). Perfino il Vangelo, che non è
certo un testo violento, può essere interpretato in questo senso (e storicamente lo è stato) là dove è scritto
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araba). La differenza di comportamento sta nel fatto che il Corano non chiede maial
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nelle nostre scuole, di poterli aprire ad un diverso contatto con il sapere e la tradizione! Solo così possiamo
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Domande
- La questione del velo
- Perché rispettare chi viene da noi dichiarando di volerci abbattere?
- Che cosa possiamo fare concretamente noi per opporci al terrorismo, quando basta una sola
persona a provocare tanti morti?
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dialogare veramente con qualcuno non dobbiamo mettere tra parentesi la nostra identità, ma, al
contrario, dobbiamo prenderla sul serio (v. il rapporto tra S. Tommaso e la filosofia araba). La nostra
società però sembra essersene dimenticata. Vengo alla domanda: mi sembra che nel mondo
islamico (talvolta però anche nel nostro) non conti più la verità delle proprie affermazioni/posizioni,
ma il dominio che ti consentono di acquisire: è così?
- Se questi Paesi non sanno scegliersi una democrazia, perché non imporgliela?
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- Differenza tra martiri e attentatori kamikaze
- Problema della nostra identità: non potremmo aiutare i musulmani a contestualizzare la nostra
cultura per comprenderla meglio?
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- Problema delle legge islamica in particolare per quanto riguarda le donne. Come si giustifica?
- Perché aver tolleranza per chi mi provoca disagio? Perché rispettare certe loro esigenze?
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Risposte
Prof. Redaelli
Che cosa fare personalmente contro il terrorismo? Niente, è compito dei servizi di intelligence indagare e
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incontrato e superato con la nostra immigrazione interna italiana). Le soluzione ci sono, ma vanno
cercate perché è su questo terreno quotidiano (che comprende la condizione della donna, il diritto
familiare,la patria potestà,la questione del velo) che si gioca effettivamente il nostro incontro/scontro.
Prof. Branca.
- Differenza martire/Kamikaze: anzitutto il martire cristiano sacrifica se stesso e, salvo rarissime eccezioni,
non cerca il martirio, ma lo subisce. In ogni caso il martirio avviene sempre sul modello del sacrificio di Cristo
come offerta per amore. Il kamikaze invece disprezza la vita, la sua ma, soprattutto, quella degli altri.Come
affrontare questi kamikaze? Certamente per prima cosa dovrò neutralizzarli, ma poi dovrò necessariamente
chiedermi: ma perché vuole uccidermi? Altrimenti non arriverò mai a capo di nulla.
- Rispetto alle richieste che gli Islamici qui da noi avanzano: alcune sono assolutamente legittime e,
comunque poco problematiche (v. moschee o mense senza carne di maiale); la situazione è più scabrosa
quando si tratta di rivendicazioni che hanno anche una grande valore simbolico (v. per es. velo, che resta un
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avevano chiesto di interrompere la catena di montaggio in corrispondenza con i momenti di preghiera. In
realtà questa era una richiesta assurda, che non viene esaudita neppure nei paesi islamici, dove si sa
benissimo che in realtà il richiamo del muezin alla preghiera non richiede necessariamente di interrompere la
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spesso i musulmani da noi tendono a diventare più osservanti di quanto non fossero nella loro terra, sia per
il naturale desiderio di rimanere ancorati alle proprie radici, sia per il timore di perdere la propria identità, di
essere fagocitati nel nostro modello consumistico ed edonistico che, dobbiamo rendercene conto, a sua
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- Per quanto riguarda il problema della condizione femminile: è certamente uno dei problemi più gravi (v.
quanto detto prima a proposito del rispetto dei diritti umani). Ma è molto più spesso un fatto culturale/sociale
che un fatto religioso.Lar
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- Infine, per quanto riguarda la tentazione di isolarli, di non avere rapporti con loro: attenzione che si tratta di
un obbiettivo antistorico e irrealizzabile. Viviamo in un mondo sempre più interdipendente, non possiamo
permetterci di dire che certe cose non ci riguardano, perché non è vero! Avvenimenti che accadono
lontanissimi da noi incidono indelebilmente sulla nostra realtà e non possiamo non tenerne conto.
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[Trascrizione degli appunti della prof. L. Galvan, non rivisti dai relatori]
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