L`Italia,daluogodiemigrazioneaterrasognatadiimmigrazione
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L`Italia,daluogodiemigrazioneaterrasognatadiimmigrazione
L’ I t al i a,dal uogodiemi gr azi oneat er r asognat adii mmi gr azi one Conf er enz a:“ I sl am:sel oconoscinonl oev i t i ” Relatori: 17 marzo 2004 Prof. Redaelli: docente di storia delle istituzioni dei Paesi afro-asiatici in U. C. Prof. Branca: Docente di lingua e cultura araba in U.C. Dot t orGar av agl i a,di r et t or edel l ’ Uf f i ci oComuni caz i onedel l ’ U. C. Dott. Garavaglia Il mio compito qui è quello di fare da moderatore e introdurre il tema, anzitutto ponendo delle domande. Parliamo del mondo i sl ami coper chél ’ I sl am r appr esent apernoiungr andei nt er r ogat i v o:l ’ I sl am pr esent e nelle nostre strade quotidianamente, ma anche quello presentato in TV e quello di Paesi che ribollono t ut t ’ i nt or noanoi ,ei nf i nequel l ochei nf i ammal enost r est r ade.Al Prof. Redaelli chiedo: - come si sta muovendo quel mondo ? - E noi come possiamo reagire? - La nostra democrazia è esportabile in quei Paesi? - E loro possono integrarsi nella nostra democrazia, quando vengono da noi come immigrati? Al prof. Branca invece chiedo - Maquant iI sl am cisono?L’ I sl am ent r anel l enost r ecasesenz achel oconosci amoochesappi amo quali siano le dinamiche che lo muovono. Tutti i giorni i titoli dei giornali riportano notizie che riguardano questa realtà: prendo a caso qualche titolo dal l acr onacadiquest igi or ni :“ Voiamat el a v i t a,noiami amol amor t e”[ n. d. r . :l aset t i manapr ecedent eaquest oi ncont r oer aav venut ol ’ at t ent at o al l a st az i one f er r ov i ar i a diMadr i d,r i v endi cat o dait er r or i st ii sl ami ci ] ;oppur e: ” Osama s f ugge al l a cat t ur a” ; ma non ne comprendiamo molto! - Che cosa dice la loro religione della vita, della pace, della morte, della pena di morte? Il terrorista arrestato a Madrid perché accusato di essere coinvolto nella strage dei treni, secondo i quotidiani di oggi, viveva una doppia vita: in apparenza un immigrato come tanti, che aveva perfino listato a lutto l av et r i nadelsuonegoz i o.Ei nI t al i achecosasuccede?Cisonoequant esonoquest e“ pedi ne”del terrorismo islamico anche tra noi? Secondo i Servizi Segreti sì, e sono per sone dal l ’ appar enz a normale, prive di uno specifico addestramento militare (solo pochi capi sono stati nei campi di addestramento in Afghanistan). Chiedo perciò ancora al prof. Redaelli: - Ma noi come possiamo riconoscerli e difendercene? - Nella nostra realtà, ormai globale, come possiamo convivere con questo terrore latente? - E ancora si torna alla domanda chiave: che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Perché ribolle in questo modo? Prof. Redaelli Daanni ,anchedapr i madel l ’ 11set t embr e2001,siera diffusa la paura per il terrorismo islamico. Per prima cosa però ritengo che tale paura vada ridimensionata e ricondotta in termini relativi più realistici. Leggevo su un quotidiano che ogni anno in Italia ci sono 20.000 morti per incidenti domestici; allora, paradossalmente, mi chiedo: perché non siamo terrorizzati dal tostapane, con cui abbiamo probabilità ben maggiori di farci male, e lo siamo dai terroristi islamici? Parto da questo paradosso perché è importante relativizzare il fenomeno: i possibili terroristi islamici in Italia sono tra i 100 e i 200, ma quanti sono complessivamente gli I sl ami cichevi v onopaci f i cament et r anoi ,edicui ,t r al ’ al t r o,l anost r asoci et àel anost r aeconomi anon potrebbero più fare a meno? Perché hanno contribuito in maniera determinante alla crescita economica del nostro Paese (v. ad es., la realtà lavorativa del nord-est)! In effetti è difficile parlare di questo aspetto, perché non è possibile semplificare troppo: non esiste un “ musul manomedi o”( comenonesi st eun“ cr i st i anomedi o” ) ,néc’ èunaspeci edi“ Medi oOr i ent emedi o” :i l Medi oOr i ent eèun’ ar eageogr af i cavast i ssi ma,checompr endemol t eedi ver sesi t uaz i oni ,accomunat eper ò daunacr i si comune,comedaunal i neachel i uni sce.C’ èunaspeci edi “ f agl i a”di crisi che va dal Marocco al Paki st an,i ncuil ast essai nst abi l i t àègener at adamot i v idi v er si .Pr endi amoqual cheesempi o:l ’ Af ghani st an èt r at ut t ii lPaese pi ù“ sf or t unat o” :è st at oi nv aso dal l ’ Uni one Sov i et i ca,ha af f r ont at o una guer r a per liberarsene per poi ritrovarsi in una violenta guerra civile, sfociata nel regime dei Talebani, il peggiore di tutti; poisonoar r i v at igl iUsaeancor aor anonsicapi scebenei nchedi r ez i onepot r àmuov er si .Mac’ èanchei l Pakistan, un paese poverissimo, ma con la bomba atomica; con un regime così corrotto che è stato sost i t ui t o da un di t t at or e;c’ èl ’ I r an,con un r egi me f ondament al i st a e khomei ni st a,da cuiun pr esi dent e moderatamente riformatore voleva prendere le distanze, ricostituendo una certa democrazia: ma ha perso le el ez i oni ,per ché icent r idelpot er e ef f et t i v o gl isono est r aneie ost i l i .Eppur ei nI r an c’ è un mondo uni v er si t ar i ovi vaci ssi mo,at t i voi npol i t i caecul t ur al ment eaper t o!Eancor a:c’ èl aSi r i a,eal t r iPaesiconl ei , che sostengono le frange più estreme del fondamentalismo per motivi di interesse interno. E infine, ma si t r at t asol odiesempi ,c’ èi lMar occo,conunasi t uaz i onedipov er t àspavent osaeancheundur or egi me pol i t i co.Epoic’ èi lpet r ol i o,conl ar i cchez z achepor t a,masol oper pochi. Se consideriamo questo quadro, compr endi amochel amaggi or anz adeiMusul maninonsichi edecomedi st r ugger el ’ Occi dent e,macome mettere insieme il pranzo con la cena, come far studiare i figli, come trovare una lavoro a fronte di una gravissimadi soccupaz i onedi f f usa.Unmi ocol l egai r ani anomidi cevachei nsegnav a“ t axi l ogi a” ,per chéi suoial l i ev i ,una vol t a usci t idal l ’ uni v er si t à,andav ano t ut t ia f ar e it axi st i ,uni co l avor o di sponi bi l e,non essendoci altri sbocchi! Certo in quei Paesi esistono anche frange di fondamentalismo, e di estremismo, ma pr opr i oper chésonocosìvi ol ent e,est r emee“ v i si bi l i ” ,sonoanchemol t omar gi nal ir i spet t oal l al or ost essa società. Questa, del resto, è una regola fissa di tutti i movimenti: quanto più si radicalizzano, tanto più la loro stessa visione ideologica della realtà li separa dal contatto con i problemi autentici del loro stesso Paese (v. es. Brigate Rosse). Certo, nella loro società hanno dei sostegni, dei collateralismi, ma si tratta di fasce estremamente marginali della popolazione: non per questo, però, sono meno pericolosi! Il vero problema del terrorismo di matrice fondamentalisa è che ormai i vari gruppi sono estremamente f r amment at ie car at t er i z z at ida un’ enor me aut onomi a si a nel l ’ or gani z z az i one, sia nella definizione dei ber sagl idacol pi r e.I nol t r e,f at t oal t r et t ant ogr av e,nonc’ èunobi et t i v ocomunedef i ni t o,comepot ev aesser e adesempi opermov i ment iqual il ’ I RAol ’ ETA( chepur ehannof at t oanchel or omol t imor t i ! ) :l ’ az i onediquei terroristi aveva una sua logica - perversa, se volete - mentre quale obiettivo concreto può avere un attentato come quel l o del l ’ 11 set t embr e o quest o del l ’ 11 mar z o,se non quel l o pur ament e di st r ut t i vo disemi nar e terrore? Tutto ciò muovendosi in una rete diffusa e spesso autonoma di gruppi difficilmente contenibili con una tattica esclusivamente repressiva, perché, come dimostra il caso della Palestina, quando cerchi di bloccarne uno, subito ne spunta fuori un altro. (Non voglio ora addentrarmi nel ginepraio della situazione israelo-palestinese: certo però che quella situazione dimostra due cose importanti: che due torti non fanno una ragione, e che, appunto, una logica di difesa dal terrorismo essenzialmente repressiva non funziona). Ora diciamo che è Bin Laden a gestire questo terrorismo: certamente lo finanzia, ma se riuscissimo a eliminare Bin Laden avremmo risolto il problema? Io non lo credo. Il terrorismo islamico si è ormai costituito con una sorta di meccanismo seriale molto pericoloso, che non può essere risolto con la repressione, e neancheconl ’ i sol ament o.Vir accont ounf at t ochemihacol pi t omol t opercer car edif ar v icapi r el ami a opi ni one:r ecent ement esonost at oaTelAv i v ,cheèsempr est at al aci t t àpi ù“ goder ecci a”diI sr ael e,l a capitale dei divertimenti, con il lungomare pieno di luci, le discoteche i locali migliori ecc. Arrivandoci questa volta, ho trovato che sul lungomare tutti locali erano chiusi, le luci spente; ho chiesto a un amico ebreo che cosa fosse successo, e lui mi ha risposto che, dopo gli ultimi gravi attentati che hanno colpito quelle di scot eche,hannor i sol t oipr obl emidel l asi cur ezz aconcent r andoi nun’ uni caz onaal l aper i f er i adel l aci t t à, protetta da reticolati elettrificati e da metal detector, tutti i locali e luoghi di divertimento: così si sentono sicuri (ben inteso: dalla rete protettiva viene fatto filtrare anche qualche spacciatore), ma che vita è? Del resto la realtà è che nel mondo globale in cui viviamo, così interdipendente, con questo terrorismo ci dobbiamo convivere! Or ai lpr obl emacheciponi amo,echeponevai ldot t ,Gar av agl i aal l ’ i ni z i oè:possi amocer car edir i sol v er ei problemi interni di quei paesi, così da fare terra bruciata intorno ai terroristi e poterli davvero sconfiggere, esportando il nostro si st emademocr at i co?E’espor t abi l el anost r ademocr az i a?Adi rl aver i t àqual chev ol t a hoqual chedubbi oper f i nosul l ’ aut ent i ci t àdel l anost r aesper i enz ademocr at i ca:chedemocr az i ac’ èse,per es. in alcuni Paesi (v. USA) alle elezioni partecipa, quando va bene, il 40% della popolazione? Ma questi sono“ par t i col ar i ” ,“ f i nez z e” .I lpr obl emacheciponi amoor aè:èespor t abi l ei lnost r omodel l odemocr at i co? La risposta è: dipende! Se lo esportiamo in un contesto sociale dominato da una struttura di tipo ancora tribale, il meccanismo delle elezioni non cambierà assolutamente niente, perché, con o senza pressioni esterne, la gente continuerà a votare il capo tribù (v, Afghanistan o alcune Paesi Africani). In altri Paesi si puòt ent ar eun’ oper az i onediquest ogenere, facendo leva sulla presenza di strutture sociali più evolute su cuiappoggi ar siperf arnascer el ademocr az i adal l ’ i nt er no.Maespor t ar l a?Ciabbi amopr ov at oi nI r aqe, dopo un anno, la situazione è ancora estremamente confusa e non promette nulla di buono. E poi con quale cr i t er i oespor t ar l a?Per chéi nI r aqsìei nUz beki st anno?Eppur eanchel ìc’ èunr egi mev i ol ent ocomequel l o diSaddam,cont ant odigenoci di( per òi lcapodel l ’ Uz beki st anconcedebasimi l i t ar iagl iUSA…)E per ché non in Egitto, dove il regime di Mubarak, oltre ad essere estremamente corrotto, è anche molto violento e r epr essi v o( sì ,ma anche l uisipr esent a come uno deipochiami cidel l ’ Occi dent ei n Medi o Or i ent e) . I nsomma,i lcr i t er i o del l ’ espor t abi l i t à sir i f er i sce sost anz i al ment e al nostro interesse? Ma allora di che democr az i a st i amo par l ando? E ancor a,consi der i amo i lcaso del l ’ I r aq:se r i usci r emo ad or gani z z ar e effettivamente libere elezioni democratiche e il regime liberamente eletto che ne scaturisse fosse anti americano e/o ost i l eal l ’ occi dent e,sar emmodi spost iadaccet t ar l o?Sonot r oppel econt r addi z i oni ! 2 E’ev i dent e,al l af i ne,che una democr az i a può nascer e sol o da un pr ocesso i nt er no,non può esser e imposta. Solo che nei Paesi del Medio Oriente faticano a svilupparsi i meccanismi necessari a questa nascita per via della loro enorme crisi economica. Al cuniannif aiPaesiocci dent al isier anoi mpegnat iadar eaicosi ddet t iPaesisot t osvi l uppat il ’ 1% dell or o PIL, per cercare di risollevarli da questa crisi e poter avviare processi autentici di democratizzazione (N.d.R:: non dimentichiamo che storicamente il regime democratico è espressione degli interessi politici del ceto bor ghese:senonc’ èunabor ghesi aat t i v aei nt r apr endent e,nonnasceunademocr az i a) ;i nr eal t àne diamo solo lo 0,25%! Il problema è che il perdurare di questo squilibrio economico così accentuato tra Paesi sv i l uppat iePaesisot t osvi l uppat inonpuòchest i mol ar el ’ i nst abi l i t ài nt er nadiqueiPaesieaccr escer ei l f l ussomi gr at or i ov er sol ’ occi dent e.St udidelPent agono( f ont enot or i ament e“ unpo’l ont ana”dal l eposi z i oni dei movimenti no-global o degli ecologiasti!) sostengono che nel 2015 –praticamente domani! –l ’ Eur opa sarà pressata da 200 milioni di persone provenienti dal Terzo Mondo, e una simile quantità di gente non la f er mineancheconl ecannonat e!Sel ’ Eur opavuol eev i t ar equest asi t uaz i oneeal l ent ar equest apr essi one deve decidersi ad intervenire realmente per cambiare le cose, non limitarsi a innalzare barriere, ridicole rispetto alla proporzione del fenomeno. Il punto è che questi interventi richiedono un impegno serio e concreto e hanno un costo, anche elevato: ma quale governo attuale può avere il coraggio o la lungimiranza di prendere i provvedimenti necessari? Perché, considerata la consistenza delle cifre in gioco, si tratterebbe di stabilire lo spostamento di fette importanti delle risorse interne o di imporre nuove tasse: immaginatevi la reazione del vostri genitori: Nuove tasse? Per chi? Per i Paesi del Terzo Mondo???? Si tratterebbe di scelte molto impopolari! Eppure il problema non è eludibile e, se vuole attenuare sia la pressione migratoria, sia il problema terrorismo –problemi molto diversi, ma legati a un comune, grave disagio economico - l ’ Eur opa dev e decidersi a cambiare le cose. Il fatto è che con sempre maggiore evidenza appare chiaro che la sola soluzione possibile è quella proposta già da molto tempo dai missionari e dalla Chiesa Cattolica in genere: bi sognachel ’ Occi dent ecambi i l suost i l edivi t ar endendol opi ù sobrio; ma quanto siamo disponibili a farlo? Dott. Garavaglia Peri nt r odur r el ’ i nt er vent o successi v o,par t i r eida un’ esper i enz a che t ut t icol or o che vi si t ano,anche superficialmente i Paesi Islamici. hanno vissuto: in quel mondo si percepisce la manifestazione di una ricchezza culurale, di una magnificenza dei palazzi o dei monumenti paragonabili al nostro Rinascimento, che però adesso convivono con una grande povertà o con situazioni di estrema contraddizione legate al petrolio. Vorrei capire perciò qualèst at al ’ ev ol uz i onediquest omondoeanchese,at t ual ment e,si amogi unt i ad un crocevia importante per quanto riguarda il problema della tolleranza/intolleranza (v. questione del velo in Francia, con la legge sulla laicità) Prof. Branca Vor r eianch’ io partire da una premessa: la realtà è complessa e noi dobbiamo educarci a questa complessità: nei mass-media, che sono spesso il nostro canale informativo principale, prevale la superficialità semplificatoria, inevitabile considerando le caratteristiche specifiche di questo strumento e i tempi assai ristretti che prevede la sua comunicazione. Perr i sponder eal l adomandadeldot t .Gr av agl i a,r i conosci amocheèv er o:l ’ I sl am hadat ov i t aadunacul t ur a splendida che ha lasciato una traccia profonda anche nella nostra cultura: In arabo esiste un solo articolo, “ al ” :quant e sono l e par ol e delnost r ol i nguaggi o,sopr at t ut t o sci ent i f i co,che i ni z i ano con al ? Al bebr a, al gor i t mo,al chi mi a….Pernonpar l ar edeinomidel l est el l e:Al debar an,ecc.Neiper i odipi ùbui del nostro Medi oEv o,l asci enz aer asol oquel l aar aba.Bagdadav ev al ’ i l l umi naz i onepubbl i caeunser vi z i oospedal i er o statale, quando ancora Parigi era ridotta ad un agglomerato di casupole! Il fatto è che la grandezza del l ’ I sl am hai ni z i at oadecl i nar e proprio in corrispondenza con la crescita della nostra cultura. Il periodo tra il 1400ei l 1500èst at oi ll i mi t edi scr i mi nant e:pernoil ’ i ni z i odelr i nasci ment o,perl or ol ’ i ni z i odeldecl i no. Questo fatto quali considerazioni ci suggerisce: semplicemente che ogni civiltà ha i suoi tempi, diversi per ciascuna e che ogni civiltà ha il suo bene e il suo male, i suoi lati positivi e negativi. Gli uomini di cultura europei hanno sempre riconosciuto questo debito rispetto al mondo arabo (N.d.R anche nel tempo dello scontro militare delle crociate). Persino Dante, che notoriamenete non aveva una carattere ” f aci l e”oconci l i ant e( r i esceapi az z ar et r epapii nunost essogi r onedel l ’ I nf er no,duedeiqual iancor ai nv i t a! ) col l ocat r agl i“ spi r i t imagni ”dell i mbo sia i filosofi Avicenna e Averroè sia il Saladino, che pure, a quel tempo, era il personaggio più potente che ss contrapponeva, politicamente e militarmente al mondo cristiano: eppure viene riconosciuto come un modello di saggezza ed equilibrio di governo. In realtà la contrapposizione al mondo islamico caratterizzata dalla paura o (che è lo stesso) dal disprezzo, è un fatto recente, legato alla nostra attuale situazione sociopolitica. Oggi assistiamo al tentativo di chi sta cercando di estendere il giudi z i onegat i v osulf ondament al i smoal l ’ i nt er omondoi sl ami co( “ sonot ut t if anat i ci ” ,“ vogl i ono di st r ugger el ’ Occi dent e” ) ,addi r i t t ur al egandol o al l ’ I sl am i n quant ot al e,comese quelf anat i smo e quel l a 3 v i ol enz af osser oi lf r ut t oov vi odelCor ano( “ l i br ov i ol ent o” )eper ci òf osser opr opr idit ut t iimusul mani ,da sempre (v, in proposito il libro di Baget Bozzo, che, per altro con molte imprecisoni e superficialità, parte esattamente dalla volontà di dimostrare questa tesi). Se le cose stessero così –e ci conviene crederlo? – saremmo nei guai: ci conviene considerare in blocco come nemici 1 miliardo e 300 milioni di persone? Credo che sia più utile cercare di capire meglio e, anzitutto, di distinguere. Par adossal ment el apr i madi f f i col t àcheabbi amonel l ’ appr occi oal l ’ I sl am der i vapr opr i odal l asuasi mi l i t udi ne coni lcr i st i anesi mo:ent r amber el i gi onimonot ei st i che,comedelr est ol ’ ebr ai smo,nat edal l ost essoceppo bi bl i co;i nol t r el ’ I sl am r i conosceCr i st ocomeunodeimas si mipr of et ieMaomet t oi nvi t av aisuoi fedeli a prendere spunto dai cristiani e dagli ebrei per imparare ad essere monoteisti. Le difficoltà però possono nascer epr opr i odaquest apr ossi mi t à( unpo’comedi cei lpr ov er bi odeipar ent i :“ quant opi ùsonost r et t i , t ant opi ùf annomal e” ) ,sopr at tutto perché non ci rendiamo conto che spesso usiamo le stesse parole (per es. profeta, rivelazione o legge) ma per intendere concetti molto diversi: da qui nascono la confusione e l ’ i ncompr ensi one.Ledi f f i col t àpernoisonoul t er i or ment eaggr av at eoggidal l ’ i gnor anz ai ncuil al ai ci z z az i one della nostra cultura ci ha condotto rispetto alle nostre stesse radici religiose e bibliche: oggi ben pochi hanno letto la Bibbia (rimane poi da capire quanto, sulla base di questa ignoranza, possano comprendere della st or i a,del l aci v i l t àedel l ’ ar t eeur opea! ) .Noist i amoper dendol aconsapev ol ez zadel l anost r ast or i a,del l a nostra tradizione e, quindi della nostra stessa identità: ma se non siamo più sicuri di chi siamo, come possiamo confrontarci e dialogare con gli al t r i ?Sopr at t ut t ose,i nv ece,quest i“ al t r i ” ,comeènelcasodei musulmani, la Bibbia la conoscono benissimo! Sarebbe fondamentale imparare a riconoscere e a ritrovare il nostro fondamento biblico, in termini specificamente culturali, anche indipendentemente dalla dimensione religiosa. In genere dobbiamo fare uno sforzo di serietà, su noi stessi anzitutto, per affrontare in modo equilibrato una situazione complessa, difficile e anche pericolosa: Mi ha colpito molto il fatto che i miei amici islamici moder at i( maanchequel l icr i st i anichevi vonoi nquel l est essear ee)nonf osser omol t ot r i st il ’ 11set t embr e del2001;aldil àdel l ’ ovv i or i ncr esci ment operl evi t t i me,i lcomment ogener al er i v ol t oagl iUSAer a:“ Gl ist a bene! ” .Quest or i v el aunsent i ment oantiamericano molto diffuso in tutte quelle zone. Da che cosa nasce questo risentimento? Non direi certo dai libri sacri, perchè la gente, in tutti i popoli, non vive normalmente mettendo in pratica gli insegnamenti dei libri sacri; né loro, né noi. Pensate alle atrocità e alle violenze commessedal l a“ cr i st i ana”Eur opanelcor sodel‘ 900( guer r emondi al i ,campidist er mi ni o,depor t az i oni , pulizie etniche ecc., con un numero di vittime mai visto prima): eppure il nostro libro sacro, il Vangelo, ci invita ad amar ei lpr ossi mo!Le r adi cidiquel l ’ ant i amer i cani smo,o i n gener e del l ’ at t eggi ament o ant i occidentale sono invece di tipo storico. Ripercorriamo perciò la storia di questi Paesi: negli ultimi due secoli, dalla spedizione di Napoleone in Egitto, per intender si ,i lmondoar abosièaper t oal l ’ occi dent e,v ol endosi risvegliare da un torpore che lo aveva assalito del periodo di decadenza. Improvvisamente gli Arabi vogliono conoscer el ’ Occi dent e, non sol o perappr ender ne l et ecnol ogi e mi l i t ar i( con l a cui potenza si sono scontrati), ma anche per accostarne la filosofia e la letteratura. I ceti più elevati parlano francese, studiano a Parigi e si aprono una quantità di scuole italiane e francesi in tutto il mondo arabo. In questo processo si scoprono gli ideal ieur opeidil i ber t àdii ndi pendenz a,checoz z anoper òconl ’ assogget t ament ocol oni al eche nelf r at t empo,conl adi sgr egaz i onedel l ’ I mper oTur co,sit r ovanoasubi r e.Daquinascei lgr andemov i ment o indipendentista, per affrancarsi dal colonialismo. Ma nemmeno l ’ i ndi pendenz a conqui st at ar i sol ver ài problemi di povertà e di disagio economico: si tenta allora in molti Paesi la via del nazionalismo (Nasser in Egi t t o può esser e consi der at ol ’ ” apr i pi st a” ,ma pensi amo anche alPaki st an odi er no) ,ma anche questa sol uz i one del ude,poi ché i lmodel l opol i t i co,ancor a una v ol t a mut uat o dal l ’ Occi dent e,v i ene “ sommer so” dal l a cor r uz i one e dal l ’ i nef f i ci enz a. Che cosa accade al l or a? Quel l o che accade spesso, anche nel l ’ esper i enz adici ascunodinoi :siper del asper anza del futuro e si incomincia a rimpiangere il passato. Daquest oat t eggi ament onascei lr adi cal i smoi sl ami co:ival or i“ i mpor t at i ”dal l ’ occi dent esisonot r adot t ii n cor r uz i one,hannodel uso;èmegl i ot or nar eal l enost r er adi ci ,aquandol ’ I sl am er agr ande ed era grande proprio perché non inseguiva modelli altrui ma era fedele a se stesso, perché seguiva i precetti del Corano. I nmol t iPaesi( peres.i lMar occoe,percer t iver sil ’ Egi t t o)i ldur or i chi amoadunar i gi dai nt er pr et az i onedel l a legge islamicadi vent adi f at t ol ’ uni cost r ument operaf f er mar ei l pr opr i odi saccor doconchidet i enei lpot er ee per esprimere le proprie ragioni: tutto questo in una realtà caratterizzata da una crisi economica e da una svalutazione della moneta tale per cui, per farvi un esempio, in ottobre abbiamo potuto cenare in tre in un r i st or ant ediAl essandr i ad’ Egi t t ospendendoi nt ut t o2eur o( capi t echecosapuòsi gni f i car eperl or oveni r ea lavorare qui da noi e percepire uno stipendio in euro?). La critica religiosa –“ nonsonover imusul mani ”– di v ent aperquest ipopol il ’ uni cost r ument operdel egi t t i mar eipr opr icapi ,sper andodipot er l isost i t ui r edando v i t a a un nuov or egi me,che r i conduca al l ’ ant i ca i nt egr i t à dif ede e,i nsi eme,al l ’ ant i ca gr andez z a.E’ un’ i l l usi one:i lpr oget t oèst at oat t uat oi nI r an,mal ecosenonsoncer t omi gl i or at e!Et ut t av i aèun’ i l l usi onedi grande forza. 4 Checosapossi amof ar enoioggi ?Noioggiabbi amoun’ occasi onest r aor di nar i a,per chéoggil ’ I sl am v i ene qui da noi, tramite il fenomeno del l ami gr az i one.E’maipossi bi l echenoi ,cheabbi amoal l espal l et ut t al a grandezza della cultura greca e giudaica, del diritto romano, della scienza e della democrazia ai musulmani chev engonoquisappi amodi r esol o:” Andat evene,cif at epaur a” ?I lf at t oè che non sappiamo affrontare in modo equilibrato questa situazione perché.invece di gestirla, la stiamo subendo, alternando due atteggiamenti altrettanto negativi: - quello della paura e del rifiuto - quel l odel l ’ accet t az i oneacr i t i ca:“ Nonc’ ènessunpr obl ema,i nf ondosi amot ut t iugual i ” !Emagar i ,i n uno slancio di malintesa accoglienza, rinunciamo alle nostre tradizioni più radicate per non offenderli (v. rinuncia a celebrare la festa per il Natale nelle scuole) in nome di una laicità che finisce per soffocare tutto Dovremmo invece imparare a sfruttare questa vicinanza, per esempio proprio a partire dalla presenza dei loro bambini nelle nostre scuole, per far penetrare anche nel loro mondo valori fondamentali quali il diritto alla libertà o la parità tra gli uomini e le donne. Dott. Garavaglia Introduco la fase del dibattito ponendo io due domande. Alpr of .Redael l ichi edosesir i conoscenel l al ogi casot t esaalt i t ol od’ aper t ur ascel t ooggidaRepubbl i ca ( “ Eccol ecel l ul edel t er r or e” ) ,chevol ut ament eaccentua la dimensione della paura. Al prof Branca chiedo di specificare che cosa dice il Corano sul tema della pace o della morte e di chiarire perché i terroristi dicono di richiamarsi al Corano Domande - Per quello che sono riuscita a capire, studiando l ’ I sl am,mipar echei nquelmondocisi aunagr ande ambi gui t à,per ché non esi st e un’ i nt er pr et az i one uni ca.La st essa par ol aj i had può var i ar e nel significato da lotta contro il peccato a guerra santa. Come fare a capirsi? - Che cosa vogliono di preciso i terroristi islamici? Qual è in concreto il loro obiettivo politico? - Vor r ei3pr eci saz i oni :sulmot i v opercuinonesi st enel l ’ I sl am unr i f er i ment or el i gi osoaut or ev ol ee uni t ar i o; sulpr obl ema del l ’ i nt er pr et az i one del l e ul t i me sur e delCor ano che cont engono le espressioni più violente e, in teoria, dovrebbero prevalere rispetto a quelle precedenti; e sul problema della reciprocità - Come sipuò di r e“ Voiv ol et el a vi t a noiv ogl i amo l a mor t e” ?( v .r i vendi caz i one del l ’ at t ent at o di Madrid) Risposte Prof. Redaelli Checisi anoi nI t al i acel l ul et er r or i st i che“ i nsonno”èv er o;l ’ I t al i ael ’ Occi dent ei ngener el ehannol asci at e proliferare in pace per anni, spesso anche per motivi politici (per es. in chiave anti serba durante la guerra dei Balcani). Ma dobbiamo relativizzare il problema. Non siamo in grado di prevedere le loro azioni, ma nemmeno dobbiamo vivere nel terrore (per es. paura della metropolitana): questa sarebbe la loro vittoria, con la dimostrazione della nostra debolezza! Per quanto riguarda gli obiettivi: una volta anche i movimenti islamici avevano degli obiettivi precisi e una logica conseguente, che però era circoscritta ai Paesi arabi stessi, per esempio al desiderio di alcuni gruppi di prendere il potere: in Algeria i fondamentalisti hanno fatto ben 150.000 vittime negli anni Novanta: le donne venivano sgozzate solo perché usavano il rossetto! Or aper òcisf uggel ’ obi et t i v odiquest enuov ecel l ul et er r or i st i che,pr opr i oper chésonocosìdel ocal i zz at ee imprevedibili. Questo comporta come conseguenza il fatto che con un terrorismo simile non è possibile trattare in alcun modo né scendere a qualche compromesso, perché non hanno un obiettivo positivo ma solo una carica negativa e distruttiva. Questo ovviamente li rende più pericolosi Prof. Branca Premetto che la caratteristica tipica dei fondamentalismi, di tutti i fondamentalismi, anche di quello cristiano, è sempre il formalismo: sembra che chiedano molto di più al credente, invece gli chiedono meno, perché si irrigidiscono sugli aspetti formali (il r i spet t odel l enor meodel l amor al e)t r ascur andol ’ aut ent i cocambi ament o i nt er i or e.I n quest of or mal i s mogl iI sl ami cisono“ f av or i t i ”per chél al or oèuna r el i gi onepr ev al ent ement e f or mal e:seuncat t ol i cochi ede:“ Ser i spet t ot ut t iipr ecet t iav r ògar ant i t oi lPar adi so?” ,l ar i spost aeno.Seun musul mano chi ede “ Se r i spet t o ici nque pi l ast r if ondament al idel l ’ I sl am av r ò gar ant i t oi lPar adi so?” ,l a risposta è sì. Ri spondendoal l adomandasul l af r ase“ Voivol et el av i t a,noiv ogl i amol amor t e” :ècer t ounafrase ad effetto, che però, inserita in una logica totalmente diversa da quella del terrorismo e propriamente religiosa, rivendica la libertà di affermare che ci sono valori così importanti da valere il sacrificio della vita stessa. (era, 5 in questo senso, la posizione dei martiri cristiani). Qui però la frase è inserita in un contesto ben diverso, totalmente ideologico, proprio cioè di chi è convinto di possedere la verità unica e definitiva e di avere il diritto di imporla agli altri. Attenzione però al fatto che questa dimensione ideologica è propria della cultura europea (pensate agli stati etici del secolo scorso) e, quindi, ancora una volta, importata nel mondo arabo. Quel l adeit er r or i st ièunar el i gi one“ i mpaz z i t a” ,i nt r i sadif or z at ur ei deol ogi che,disponibile al sacrificio della v i t a:di quel l aal t r ui ,per ò,pr i machedel l apr opr i a( l ’ oppost odel l ’ at t eggi ament odel mar t i r ecr i st i ano) . Sar ebbebel l ochequest et esi ,ei ngener et ut t el er i vendi caz i oniperun’ i nt er pr et az i onevi ol ent adelCor ano, venissero smentite dalle autorità religiose, ma purtroppo è vero che una autorità universale nel mondo i sl ami cononesi st e,anz il est esseger ar chi esonoquasisempr escel t e( oasser v i t e)alpot er e:unpo’come se da noi fosse il governo a scegliere Vescovi e parroci. Sarebbe bello almeno poterci riferire direttamente al Cor anopersment i r equest eposi z i oni ;mai lCor anoèunt est ocont r addi t t or i o.Per si nonel l ’ ul t i masur a,dov e effettivamente prevalgono espressioni violente, ci sono anche immagini di pace. Certo: il Corano è anche un libro violento, ma lo è in molti passi anche la Bibbia (v. Davide che viene lodato per aver fatto 10 mila morti tra i nemici, mentre Saul ne aveva fatti solo -!?- mille; e moltissimi altri passi). Perfino il Vangelo, che non è certo un testo violento, può essere interpretato in questo senso (e storicamente lo è stato) là dove è scritto “ Chinonèconmeècont r odime” .Ladi f f er enz anel l ’ ambi t oet i co t r amusul maniecr i st i aninonst anel l a nat ur avi ol ent adel l ’ I sl am oi nquel l apacifica del Cristianesimo (quanto storicamente sia poco vera questa di st i nz i oneèpr ov at odal l eper secuz i onichegl iEbr eihannosempr esubi t onel l ’ ar eacr i st i anaenoni nquel l a araba). La differenza di comportamento sta nel fatto che il Corano non chiede maial l ’ uomodisuper ar el a suami sur a:nonc’ èades,l ’ ascesiest r ema,l acast i t à,i lr i f i ut odeipi acer i( sei lcr eat or el ihadonat ial l ’ uomo, sar ebbe st upi do r i f i ut ar l i ) ,non c’ el ’ i dea che “ Di o siè f at t o come noiperf ar cicome Lui ” :quest ef r asi sar ebber o due best emmi e perimusul mani .Non c’ el ’ i dea diamar e anche ipr opr inemi ci( èt r oppo,è i nnat ur al e! )anchesec’ èst or i cament el apr at i cadiunamaggi ort ol l er anz a.[ N. d. R:quest o“ r i maner enel l a mi sur adel l ’ umanoèpoii lf ondament odel l adi mensione formalistica sopra introdotta]. Certo nel Corano ci sonomol t ef r asichepossonoesser est r ument al i z z at e,masit r at t agener al ment edist r ument al i zz az i oni“ ad usoi nt er no” :Lost essoBi nLadeni nf ondov uol esopr at t ut t oabbat t er el adi nast i asaudi t aattualmente al potere in Arabia. Per quanto riguarda il problema della reciprocità, non vorrei ridurlo semplicemente a una contrattazione di pl omat i ca( perunamos c heat ua,unachi esami a) ,mav or r eii nt r odur l oi nun’ ot t i capi ùampi a:l acul t ur a europea ci educaal l acur i osi t àealsensocr i t i co:quest oèpr opr i ounaspet t ospeci f i codel l ’ Eur opa,pi ùche delcr i st i anesi mo,t ant ’ èv er ochenonsir i scont r at r aiCr i st i anichev i v onoi nOr i ent e.Vici t ounesempi oper spiegarmi: da giovane appena laureato viaggi avoi nt r enoperl ’ Egi t t o,v ol endoconoscer edi r et t ament el a cultura araba. Quando incontrai sul treno una donna cristiana copta che scoprì che mi interessavo della cul t ur aar abapuressendocr i st i ano,misent i idi r e.“ Maper chéper det empoast udi ar equelle cose che sono t ut t ef al se,quando gi à possi ede l av er i t à?”La cur i osi t à,l av ogl i a dicapi r e,diconf r ont ar si ,div al ut ar e criticamente è radicato nel nostro mondo europeo, tanto da essere alla base anche della nostra scuola: una assemblea di questo tipo non avrebbe mai potuto svolgersi in una scuola del medio Oriente, neppure in una scuol acr i st i ana,per chésar ebbest at ai nt er pr et at acome un“ t r adi ment o”del l apr opr i af ede.Pensat eche nelle scuole coraniche ci si limita ad insegnare a memoria i verset t ideit est isacr i :l ’ i mpor t ant eeconoscer e, noncapi r e!Perquest odi vent aancor api ùi mpor t ant el ’ occasi onest or i cadiaver eir agazz imusul maniqui nelle nostre scuole, di poterli aprire ad un diverso contatto con il sapere e la tradizione! Solo così possiamo scar di nar edal l ’ i nt er nol al or ochi usur ai nt el l et t ual e,cheèsempr eunf at t opot enz i al ment eper i col oso. Domande - La questione del velo - Perché rispettare chi viene da noi dichiarando di volerci abbattere? - Che cosa possiamo fare concretamente noi per opporci al terrorismo, quando basta una sola persona a provocare tanti morti? - Gr az i eperl ’ or i zz ont ediampi or espi r oespessor ei ncuisonost at ecol l ocat el ear goment az i oni .Per dialogare veramente con qualcuno non dobbiamo mettere tra parentesi la nostra identità, ma, al contrario, dobbiamo prenderla sul serio (v. il rapporto tra S. Tommaso e la filosofia araba). La nostra società però sembra essersene dimenticata. Vengo alla domanda: mi sembra che nel mondo islamico (talvolta però anche nel nostro) non conti più la verità delle proprie affermazioni/posizioni, ma il dominio che ti consentono di acquisire: è così? - Se questi Paesi non sanno scegliersi una democrazia, perché non imporgliela? - C’ èv i ol enz anel l aBi bbi a,manel Vangel osenepr endonol edi stanze: nel Corano invece no! - Differenza tra martiri e attentatori kamikaze - Problema della nostra identità: non potremmo aiutare i musulmani a contestualizzare la nostra cultura per comprenderla meglio? - Lasi ni st r aamal ’ I sl am:per ché? - Problema delle legge islamica in particolare per quanto riguarda le donne. Come si giustifica? - Perché aver tolleranza per chi mi provoca disagio? Perché rispettare certe loro esigenze? 6 Risposte Prof. Redaelli Che cosa fare personalmente contro il terrorismo? Niente, è compito dei servizi di intelligence indagare e i sol ar l i .I lpr obl emav er oèchel ’ I sl am èmol t opi ùper meat odal l adi mensi onedelsacr or i spet t oanoi .Ci st i amosecol ar i z z ando,t ant ochel aPasquaèsempl i cement el ’ uov odici occol at aol ’ ul t i mapossi bi l i t àdel l a stagione per andare a sciare. E questo rende difficile capirsi. Ri spet t oal l ’ at t eggi ament odel l asi ni st r aaf av or edel l ’ I sl am:di r eipi ut t ost ochel asi ni st r aèant i amer i canaesi al l eaconchi unquel osi a.E’pi ut t ost ol adest r api ùest r emaet r adi z i onal i sta quella in cui sono avvenute di v er seconv er si onial l ’ I sl am. Peri l pr obl ema“ i mpor r e/ espor t ar el anost r ademocr az i a” :i lpunt oè: - Chise ne assume l ar esponsabi l i t à? Una sol a pot enz a? L’ ONU? Al t r inon megl i oi dent i f i cat i Organismi Internazionali? - Come sipuò f ar e? Con qual imez z i ? E quant ol ’ Occi dent e è di spost o a pagar e perconsegui r e questo obiettivo, non solo in termini economici, ma anche in termini, di soldati, di morti? - Conqual edi r i t t oi nf i ne?L’ Occi dent ehasudat osangueperar r i var eaf or mul ar ela dichiarazione dei di r i t t idel l ’ uomo e su quest o bi sogna f arl eva.I lpr obl ema r eal e delmondo i sl ami co non è i l terrorismo, che continua ad essere un fatto marginale, ma la non osservanza dei diritti umani: è su quest ochedobbi amol avor ar e.L’ i ncont r oconl ’ al t r odaségener asempr epr obl emi :sar ebbef al so negarlo, così come è falso affermare che non esistono soluzioni (v. per es. le difficoltà che abbiamo incontrato e superato con la nostra immigrazione interna italiana). Le soluzione ci sono, ma vanno cercate perché è su questo terreno quotidiano (che comprende la condizione della donna, il diritto familiare,la patria potestà,la questione del velo) che si gioca effettivamente il nostro incontro/scontro. Prof. Branca. - Differenza martire/Kamikaze: anzitutto il martire cristiano sacrifica se stesso e, salvo rarissime eccezioni, non cerca il martirio, ma lo subisce. In ogni caso il martirio avviene sempre sul modello del sacrificio di Cristo come offerta per amore. Il kamikaze invece disprezza la vita, la sua ma, soprattutto, quella degli altri.Come affrontare questi kamikaze? Certamente per prima cosa dovrò neutralizzarli, ma poi dovrò necessariamente chiedermi: ma perché vuole uccidermi? Altrimenti non arriverò mai a capo di nulla. - Rispetto alle richieste che gli Islamici qui da noi avanzano: alcune sono assolutamente legittime e, comunque poco problematiche (v. moschee o mense senza carne di maiale); la situazione è più scabrosa quando si tratta di rivendicazioni che hanno anche una grande valore simbolico (v. per es. velo, che resta un pr obl ema,per chénel l ast r agr andemaggi or anz adeicasinonèunascel t adel l adonnamaun’ i mposi z i one della sua famiglia). Vi cito un esempio significativo: qualche anno fa gli operai musulmani della Peugeot avevano chiesto di interrompere la catena di montaggio in corrispondenza con i momenti di preghiera. In realtà questa era una richiesta assurda, che non viene esaudita neppure nei paesi islamici, dove si sa benissimo che in realtà il richiamo del muezin alla preghiera non richiede necessariamente di interrompere la pr opr i aat t i vi t àperpr egar e,mar i cor dachel apr eghi er adov r àesser esvol t aent r ol ’ i nt er v al l odit empoche precede la successiva chiamata. Al di là del valore simbolico di certe rivendicazioni, rimane però il fatto che spesso i musulmani da noi tendono a diventare più osservanti di quanto non fossero nella loro terra, sia per il naturale desiderio di rimanere ancorati alle proprie radici, sia per il timore di perdere la propria identità, di essere fagocitati nel nostro modello consumistico ed edonistico che, dobbiamo rendercene conto, a sua v ol t aèmol t oaggr essi v o( unpr et epol accomidi cev at empof a;“ quel l ochequar ant ’ annidicomuni smonon son riusciti a fare per allontanare i fedeli dalla chiesa, lo hanno fatto dieci anni li società consumistica e l i ber al e! ” ) .Pensat echeungi ov anemusul manomaggi or ennepuòt occar el amanodiunadonasol oseèsua sor el l a.Comesisent equest ost essogi ov anequando,accendendol aTV,sit r ovasommer sodi“ l et t er i ne”e “ l et t er onz e” ? - Per quanto riguarda il problema della condizione femminile: è certamente uno dei problemi più gravi (v. quanto detto prima a proposito del rispetto dei diritti umani). Ma è molto più spesso un fatto culturale/sociale che un fatto religioso.Lar eal t àèchei nt ut t aquel l ’ ar eac’ èunar adi cat i ssi mat endenz aat ener el edonnei n un ruolo di sottomissione, legato proprio alla struttura sociale (pensate che nei primi secoli i Vangeli che ci r col avano nel l ’ ar ea copt a non av ev ano l ’ epi sodi o delper dono del l ’ adul t er a,per ché a l or or i sul t ava assolutamente incomprensibile) - Infine, per quanto riguarda la tentazione di isolarli, di non avere rapporti con loro: attenzione che si tratta di un obbiettivo antistorico e irrealizzabile. Viviamo in un mondo sempre più interdipendente, non possiamo permetterci di dire che certe cose non ci riguardano, perché non è vero! Avvenimenti che accadono lontanissimi da noi incidono indelebilmente sulla nostra realtà e non possiamo non tenerne conto. Redaelli Un’ ul t i ma pr ov ocaz i one:ma se i lf enomeno deit er r or i st ikami kaz e è cosìi nsi t o nel l al ogi ca “ vi ol ent a” del l ’ I sl am,per chéperdef i ni r l odobbi amousar eunapar ol agi apponese?Per chénonc’ èneppur el apar ol a araba corrispondente? [Trascrizione degli appunti della prof. L. Galvan, non rivisti dai relatori] 7