D E L L A D I O C E S I D I C O M O

Transcript

D E L L A D I O C E S I D I C O M O
DELLA
ANNO XXXIV
14 FEBBRAIO 2009
E 1,00
S
iamo tutti più soli: Eluana non c’è più. La frase
non è di circostanza, perché in questi anni questa ragazza era divenuta un po’ nostra sorella. E, come
tutti abbiamo seguito con apprensione la sua vicenda, così ora
tutti siamo nel dolore. Mai come
per la morte di Eluana il dolore
è un fatto privato. A lei diciamo:
“Ti accolga il Padre buono nel suo
abbraccio di amore”. E, ancora:
“Non avere più paura”.
Naturalmente, il caso non si può
considerare chiuso. S’impone per
tutti una riflessione grave e pacata. Intanto, occorre dire che
Eluana non è morta da sola: è
stata uccisa da chi l’ha privata
del cibo e dell’acqua; la sua non
è stata, certo, una morte naturale. Per questo chi ha compiuto o
favorito questa fine ha una responsabilità grave davanti a Dio
e alla società. Le stesse circostanze in cui è avvenuta la sua morte non possono essere messe sotto silenzio.
Tutto questo è avvenuto in nome
di una sentenza: occorre che lo
Stato prenda posizione per evitare il ripetersi di situazioni analoghe. Dopo la morte di Eluana
c’è un’aria di insicurezza in Italia: la provano i genitori dei ragazzi nella sua stessa condizione; chi garantisce loro che un
giorno, quando non ci saranno
più, i loro figli non subiscano la
stessa sorte, perché soli? È scesa un’ombra, perché per una sentenza si può negare ad un cittadino il cibo e l’acqua.
S’impone una riflessione seria
per capire quali fattori siano stati determinanti. Si è invocata la
libertà individuale, l’autonomia
delle scelte. Ora, questa non può
essere esercitata nei confronti
della vita, al punto da giungere
alla sua soppressione. La vita
precede la libertà e senza di essa
non si esercita. E, poi, come è possibile che uno muoia, perché l’ha
deciso un altro? In secondo luogo, la qualità di una vita non si
giudica dal fatto che è fragile o
incapace di esprimersi. I parametri di efficienza e di godibilità
non possono essere quelli che stabiliscono chi deve vivere.
Autonomia assoluta e giudizio su
una vita che sembrava non più
degna di essere vissuta, per il
fatto che non poteva “godere”,
hanno inciso notevolmente sulla
emotività, al punto da ritenere
che la scelta di far vivere o morire Eluana fosse una questione
della famiglia. Chi ha pensato in
questo modo, è venuto meno ad
un dovere sociale: quello della responsabilità nei confronti della
vita in quanto tale. Ci sono, infatti, dei beni che domandano a
tutti una precisa responsabilità:
lo impone l’appartenenza alla
stessa famiglia umana.
Ma, un primo bilancio di quello
che è accaduto sarebbe incompleto se si dimenticasse il forte ruolo che ha avuto il popolo della
vita. Ovunque Eluana ha suscitato persone che le hanno voluto
bene: a cominciare dalle suore,
che si sono prese cura di lei in
tutti questi anni, sino a chi ha
lottato, affinché, Eluana, dopo essere stata vittima di un incidente, non fosse anche vittima di
un’ingiustizia.
Proprio la presenza del popolo
della vita, che vede nella Chiesa
un’alleata sincera, rende meno
difficile questo momento.
MARCO DOLDI
6
DIOCESI
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
P A G I N A
2
SOCIETÀ
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
RIFLESSIONI DAL SILENZIO DI UN MONASTERO LA SUA MORTE E LE NOSTRE DOMANDE
ELUANA, UNA TRACCIA FECONDA
I
l tessuto della vita umana
si è lacerato, definitivamente, il punto di non ritorno non è stato raggiunto con esperimenti scientifici o in base a protocolli legali,
Eluana ha dimostrato di essere persona e persona viva, con
decisione propria. Ha riconosciuto il suo momento.
Attraversare quella linea che
separa il tempo dal non tempo
è inscritto già nel nostro nascere, non saremmo persone umane se così non fosse. Tutto il creato conosce questo moto che
procede inesorabile.
Non è però da tutti poterlo
attraversare facendolo proprio,
non con un’eutanasia indotta o
provocata, ma con il gesto di
colui che lancia in mare, per
l’ultima volta, la sua barca e poi
la segue, iniziando così l’ultimo
grande viaggio. Solenne perché
la partenza è nota, è nostra,
l’arrivo desiderato e amato, se
si è vissuti nella fede, perché è
il Volto del Padre, ma pur sempre con un margine di non conoscenza che scuote la nostra
natura umana.
Mentre scoccavano le sue ultime ore, riandavo ad una
xilografia antica, conservata in
un’abbazia, in cui il Padre abbraccia il Figlio inchiodato sulla Croce, mentre lo Spirito
aleggia sopra di loro. Un abbraccio che sostiene, che dona
forza nella paura attanagliante
della prospettiva di un deserto
in cui mancano cibo e acqua,
non perché non ci sono o sono
esauriti, ma perché, consapevolmente, ti sono stati negati e
sottratti.
Questo è l’oltraggio più tagliente: chi con te cammina e
condivide l’esistenza, proprio
questi ti costringe nella trappola di un deserto che non conosce oasi. Da qui, la grande ma-
ASS. PAPA
GIOVANNI
XXIII,
“ELUANA
CONTINUA
A VIVERE”
“Diciamo grazie ad Eluana
per tutti il tempo che è stata
con noi e sentiamo Eluana
una martire dei tempi moderni, vittima di un accanimento contro la vita senza precedenti”. E’ quanto dichiara
Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell’associazione
Papa Giovanni XXIII, a proposito della morte di Eluana
Englaro. “Siamo pieni di sofferenza, di dolore e profondamente amareggiati – si legge
in una nota - per la morte a
causa di un’imposizione che
resterà nella nostra storia: il
divieto di nutrirsi come ogni
persona umana ha il diritto
di ricevere e come ogni stato
ha il diritto di garantire”. La
speranza espressa dall’associazione è quella “che Eluana
continui a vivere nelle tante
persone che si trovano nella
sua stesa condizione e che
sorridono alla bellezza della
vita”.
rea montante e impetuosa del
panico che avvinghia e che conosce una sola uscita: lasciarsi
travolgere.
Nell’abbraccio del Padre però
Eluana non è stata travolta ma
accolta, fin da quando l’amore
dei genitori l’ha immessa nella
storia, un grembo che stringe
sempre generando e ricomponendo, quando gli eventi del
quotidiano ammaccano.
Per i credenti, tutta la Chiesa, non in una massa anonima
ma in una comunità di volti conosciuti, è sempre stata pulsante intorno a lei e con lei, tutti
con l’empatia dettata dall’appartenere alla grande schiera
di coloro che sono stati in cammino verso il Padre, ciascuno a
suo tempo e nel suo proprio segmento di storia.
Il silenzio della lastra di marmo che la copriva ora si è rotto,
ma rimane il nostro, forse finalmente non ribollente, privo del
rumore delle parole polemiche
e degli interventi di schieramento, ma ricco della nostra
umanità condivisa e partecipata dinanzi ad una realtà che
sempre ci supera e ci interpella.
Il bozzolo di pietra si è scisso
e si è schiuso, non verso la pianura degli asfodeli del mondo
greco, ma verso quel giardino in
cui il Creatore passeggia alla
brezza della sera e parla con gli
uomini e con le donne, guardandoli in volto.
Non si percepisce estraneità
e tristezza in questo lasciare noi
ancora viandanti, perché
Eluana ha impresso una traccia feconda che ha suscitato le
grandi interrogazioni, sempre
micidialmente senza esiti, ma
simultaneamente lo slancio delle risposte concrete, intrise di
dedizione, di amore, per mesi e
anni di prossimità gratuita.
La sua debolezza non parlò il
linguaggio dell’inefficienza, dell’inutilità ma quello della fragilità della nostra argilla che,
improvvisamente, può cedere
nella sua struttura e ridursi ad
un ammasso informe.
Nessuno nella vita è forte
oppure ha acceso un contratto
di garanzia di riuscita, di vigore, di potenza; tutti se non sono
deboli, possono diventarlo domani. Tutti, solo se coesi e solidali possiamo arginare la nostra argilla, ridarle forma con
qualche colpo di pollice amico.
Chi è debole diventa quella
leva che aziona i pensieri segreti trattenuti nel più intimo del
cuore, che emergono senza steccati e rivelano la verità del sentire.
Una fecondità nuova può venire a noi proprio da Eluana,
una presa di coscienza verso gli
inermi, verso chi non può neppure tendere la mano ma ha
bisogno che sia afferrata per
resistere. Nessun secolo è stato indenne dalla sofferenza fisica o mentale, dalle malattie o
dai disastri ecologici, la vita
però non ha mai perso la speranza.
Margherite Yourcenar chiamava il transito “morire a occhi aperti”, Eluana vissuta ad
occhi aperti, ha deciso lei stessa che il suo soffio avrebbe trovato il riposo, si sarebbe potuto
adagiare nel grande Soffio dello Spirito.
Il respiro donatole in quel soffio creatore non si è spento o si
è esaurito, il Creatore stesso lo
ha raccolto nell’abbandono del
primitivo gesto di amore, in
quel bacio che suggella il ritorno a casa, soffio nel Soffio.
CRISTIANA DOBNER
carmelitana scalza
LETTERE AL DIRETTORE SUL CASO ELUANA ENGLARO
UNA NUOVA
«NOTTE DEI CRISTALLI»
Ho letto il suo editoriale del
numero 5 del 7 febbraio 2009.
Grazie. Io, se non fosse esagerato, aggiungerei questo.
Data la temperie culturale
consimile, da poco lucidamente descritta dal Ruini in un suo
recente intevento, siamo ad una
nuova “notte dei cristalli” l’inizio di una nuova “lotta razziale”, una “shoa” dei più deboli.
Chi griderà, chi si opporrà?
Ed una nota a margine: il Papa
alza la sua voce, quanti nella
Chiesa e fuori d’essa gli danno
l’eco che merita? Quando la
nuova barbarie che inizia, sarà
finita col suo inevitabile tragico carico, ancora si troverà chi
dira: ma il papa ha taciuto, ma
il papa ha parlato flebilmente,
ma la chiesa doveva fare di più?
Pio XI e Pio XII parlarono sempre, ma pochi li ascoltarono... e
la infamante menzogna continua.
don EMANUELE BORRONI
IL DONO DELLA VITA
Caro direttore, purtroppo, mai
come ora le varie culture - anche la nostra - rischiano di non
tenere più conto di certi valori
e quindi di vagare nel troppo o
nel nulla, dove tutto è lecito,
tutto appare scontato. Dunque,
parlare di fede sembra un semplice tabù. Il caso di Eluana,
messa sotto torchio da tutta
l’opinione pubblica, dà certamente atto di quanto la società
attuale sia pronta a considerare la vita come se fosse il solito
spettacolo, senza per nulla tener conto che il dono della vita
va vissuto secondo la volontà di
Dio, nostro Padre. La vita dell’uomo va rispettata in qualunque condizione essa si venga a
trovare.
GIANNI NOLI, Fino Mornasco
MOLTA CONFUSIONE, E
TUTTA IN BUONA FEDE?
Per non dilungarmi e per evitare di ripetere quanto detto e
scritto da molti vorrei stigmatizzare alcuni semplici punti:
1 - gli ospedali e le cliniche sono
luoghi di cura e non di morte;
ricordo che la cura purtroppo
non sempre coincide con la guarigione
2 - gli ospedali e le cliniche non
sono prigioni: ogni paziente, o
familiare se il paziente è minore o non in grado di intendere e
volere, può in ogni momento
chiedere la dimissione.
3 - l’alimentazione è una necessità fisiologica e non un atto
medico; inoltre non deve essere
definita con l’aggettivo artificiale solo per il fatto che non può
essere assunta volontariamente ma deve essere somministrata da altri. Anche un bambino
è alimentato da altri.
4 - sospendere l’alimentazione
equivale a far morire di fame
una persona; in questo caso,
seguendo la stessa logica, si
potrebbe decidere di non alimentare un bimbo down.
Fatte queste premesse, che spero chiare e condivisibili, mi domando:
• perché il padre chiede con insistenza ad altri un supporto
per porre fine alla vita, pur
vegetativa, ma sempre vita,
della figlia?
• perché il padre chiede con altrettanta insistenza che sia un
medico in una struttura sanitaria ad interrompere l’alimentazione e quindi a far morire di
fame la figlia?
• perché il padre non ha richiesto la dimissione dall’ospedale?
A casa sua, nel segreto della
sua coscienza, avrebbe potuto
in silenzio fare quello che lui
ritiene giusto.
Personalmente, come medico
che cerca di curare i pazienti e
di confortare i familiari di quelli
che non ce la fanno, sono infastidito e stanco di tutta la confusione che si è costruita (o è stata costruita?) sul caso Eluana.
Penso che avrebbe dovuto meritare rispetto e silenzio, come
tanti casi simili.
Ma purtroppo è diventato un
caso pubblico con le inevitabili
e deprimenti conseguenze dell’essere pubblico, che comprendono la strumentalizzazione
politica, l’ingerenza della magistratura e le sentenze vacue dei
tuttologi televisivi.
La vicenda è ormai fuggita pericolosamente di mano.
Mi sembra che si sia creato un
gran calderone, tipicamente italiano, nel quale si mischiano e
si confondono, in buona fede o
per opportunità, valori e problemi diversi, parlando, il più delle volte a vanvera, di vita, eutanasia, cura, alimentazione
artificiale, accanimento terapeutico, stato vegetativo, diritti del malato, ingerenza della
Chiesa, stato laico, libertà di
scelta …
Una tristezza profonda. Spero
che Eluana ci possa perdonare.
dott. GIORGIO BARATELLI
SOCIETÀ
P A G I N A
3
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
UNA DOMANDA DOPO L’EPILOGO:
PERCHÈ ELUANA DOVEVA MORIRE?
C’È UN TEMPO
PER PARLARE E UN
TEMPO PER TACERE
indomani della
tragica vicenda di
Eluana Englaro.
“C’è un tempo per
parlare e un tempo per tacere”, dice il saggio Qoelet. C’è un tempo in
cui la parola suona impudica e lacerante. Ma c’è
anche un tempo in cui il
silenzio diventa omertosa
complicità. Proviamo perciò a rileggere la parola del
Vescovo sulla drammatica
vicenda. Parole sobrie e forti. Ci aiutano a frugare nel
tumulto dei pensieri e degli stati d’animo alla ricerca di una risposta al quesito tranciante: ma perché
Eluana doveva morire?
L
’
Prima risposta: perché
quello che si stava facendo su di lei era un accanimento terapeutico.
Ma è accanirsi dare da
mangiare e da bere a una
persona al massimo grado
di disabilità? O è adempiere al più elementare dovere di restare umani? Su
questo punto bisogna essere assolutamente chiari.
Non passa differenza alcuna fra dare veleno e togliere cibo e acqua a una persona viva. Nell’uno e nell’altro caso è eutanasia:
morte procurata. L’immagine usata dal Vescovo è
terribilmente chiara: “non
c’è vera differenza fra segare un tronco e togliere tutt’intorno la terra”. Nel futuro dibattito l’allerta su
questo punto dovrà essere
massima. C’è il rischio atroce che la sospensione di
cibo e acqua diventi il cavallo di Troia per sdoganare silenziosamente l’eutanasia. (Naturalmente dando insieme gli antidolorifici: non sia mai che si abbia a soffrire…). I malati di
Alzheimer e tutti i disabili
in stato di incoscienza sono
avvisati: o re-imparano a
mangiare e bere da soli
oppure – chissà – qualcuno potrebbe dimenticarsi
di caricare il sondino…
Seconda risposta: perché non si poteva continuare a dare cibo e acqua contro la libera volontà della paziente.
Ovviamente la domanda è:
ma era davvero quella la
volontà di Eluana? La ricostruzione della presunta
volontà, fatta dalla Corte
d’Appello di Milano, lascia
a dir poco perplessi. Frammenti, flash, frasi carpite
occasionalmente…Nessuno
dubita sulla buona fede del
padre e di alcune amiche
della ragazza ascoltate dalla Corte (non tutte, però:
perché non si è avuto cura
di acquisire agli atti anche
le testimonianze che asserivano il contrario?). Ma è
abnorme fondare una decisione così importante, che
implica nientemeno che il
bene della vita, su indizi
tanto esili. Ma ammettiamo pure che la libera volontà di Eluana di sospen-
LA SCORSA SETTIMANA, UNA RIFLESSIONE
DEL VESCOVO, SULLA STAMPA LOCALE, SU ELUANA
«Abbiamo assistito in questa settimana a quella che potremmo definire, a buon
diritto, la “esposizione mediatica” – cioè la quasi esclusiva presentazione attraverso i canali della comunicazione sociale televisiva e giornalistica – di un caso
così delicato e complesso come quello di Eluana Englaro, della sua sofferenza,
della sua vita, del comprensibile dolore dei suoi congiunti e del dovere di
accudimento e di cura nei suoi confronti… un dovere “in bilico” lungo lo stretto
sentiero che esiste tra “accanimento terapeutico” da un lato e “abbandono
terapeutico” dall’altro.
Non pretendo, quindi, di affrontare il problema sotto tutti i suoi aspetti dalle
ospitali righe di questo giornale. Solo mi pare possa essere di qualche utilità
offrire a tutti coloro che amano riflettere e considerare seriamente le conseguenze delle scelte personali e sociali una breve serie di considerazioni, che ci aiutino
ad uscire da un modo di affrontare il problema nel quale, l’emotività da un lato,
e pregiudiziali e irrazionali schieramenti ideologici dall’altro, abbiano il
sopravvento.
In primo luogo nutrire e idratare una persona al massimo grado di disabilità non
è certo un accanimento terapeutico, ma la più elementare forma di cura e di
vicinanza dovuta a un malato. Desistere dal farlo è rinunciare al bene della vita
e troncare una relazione: una sconfitta della speranza e una resa alla logica della
solitudine e della lontananza.
Ciò che si prospetta ora è perciò un vero e proprio abbandono terapeutico. Eluana
non viene “lasciata morire”, ma muore per abbandono. Non c’è vera differenza fra
segare un tronco e togliere tutt’intorno la terra: ugualmente la pianta muore,
mentre prima viveva.
Si può parlare di coma “irreversibile”? La scienza neurologica non sa spiegare
perché ci si risveglia, o meno, da uno stato vegetativo persistente (che sarebbe
quindi già errato definire “permanente”). La letteratura medica contempla diversi casi di “risveglio” a distanza anche di anni. Se, nel caso di Eluana, cristianamente c’è lo spazio per la fede in un miracolo, laicamente c’è tutto il dovere di non
sopprimere la pur tenue probabilità di risveglio.
Fra l’altro non è neanche del tutto certo lo stato di completa incoscienza di un
paziente in stato vegetativo persistente. Al di là di alcuni riflessi bio-fisici (come
il ritmo sonno-veglia, la motilità delle pupille, la capacità di deglutire), studi
recenti (come quelli condotti da A. Damasio) ipotizzano che la sede dello stato di
coscienza sia da individuare non solo nella corteccia cerebrale, ma anche in alcune strutture neurologiche periferiche, che risultano perfettamente attive – a differenza della corteccia cerebrale – nei pazienti in stato vegetativo.
dersi cibo e acqua fosse
acclarata al di là di ogni
ragionevole dubbio: sarebbe sufficiente? Giustamente il Vescovo osserva che, in
futuro, sarà questo il nodo
cruciale di tutto il dibattito sui trattamenti di finevita: libertà o obbligatorietà della cura? Occorrerà
trovare un punto di equilibrio. L’esaltazione della libertà di cura (cavallo di
battaglia della cultura radicale) spalanca le porte all’abbandono terapeutico,
così come una smodata insistenza sull’obbligatorietà
della cura ci espone al rischio opposto dell’accanimento terapeutico.
Se non si vuole che, come
afferma il Vescovo, la sacralità della vita venga
rimpiazzata dalla sacralità
della libertà individuale,
dovremo impegnarci tutti
a tentare di definire con la
massima precisione possibile il concetto di proporzionalità della cura. Con
questa avvertenza: che se
un trattamento risulta oggettivamente proporzionato, è anche moralmente
obbligatorio. Rifiutarlo equivale a un suicidio. Scelta legittima (non è un reato) sul piano giuridico – “è
legittimo affermare la non
coercibilità dei trattamenti attraverso la forza della
legge (Costituzione art. 32
comma 2°)” – ma non sul
piano etico, in quanto urta
il senso dell’uomo e il bene
indisponibile della vita
(che pure è un principio
costituzionale). “Solo una
civiltà disumana e disperata potrebbe legittimare un
‘diritto a morire’ “.
Terza risposta: perché
quella di Eluana era una non-vita, pura sopravvivenza senza coscienza.
Ecco un secondo nodo cruciale: la questione della
qualità della vita. Qui il
ragionamento si attorciglia, si increspa e sembra
inabissarsi nel gorgo del
dolore. “Qualità della vita”,
infatti, è concetto che si
mischia con l’odore degli
ospedali, il lamento del sofferente, l’umiliazione dei
corpi, la tentazione di dire
“basta!”. Ma la domanda è:
dove e come fisseremo l’asticella del “controllo di
qualità” sul bene della vita? Questione di sguardo,
a questo punto, di “occhi”.
Lo sguardo credente (se
davvero lo è) non può avere dubbi: quanto più una
vita è povera e disadorna,
tanto più assomiglia a Cristo crocifisso. E quanto più
gli assomiglia, tanto più va
accudita e amata, come
Cristo stesso non si è mai
stancato di fare e di insegnare. Ma chi non ce l’ha,
quello sguardo, quegli occhi della fede? Certo sarà
più difficile, ma non impossibile – afferma il Vescovo
– cogliere comunque, anche
in quella vita così povera,
“un fondo inalienabile di
bontà, di bellezza, di relazione”. Anche perché il contrario sarebbe terribilmente disumano: primato dell’avere e del fare sull’essere, la vita come una patente a punti, e dietro l’angolo
il darwinismo sociale (da
Sparta ad Auschwitz). Certo – si dirà –: eutanasia
sempre e solo se è l’individuo, in tutta coscienza e libertà, a scegliere di congedarsi da questo mondo. Ma
l’apologia del suicidio – lo
abbiamo già detto – è uno
schiaffo alla vita, alla speranza, alla relazione. Lacera quanto abbiamo di più
prezioso: la vita, la solidarietà, la vicinanza. Ciò che
da senso all’impegno medico. Ciò che tiene unita la comunità civile. Non sia che,
un giorno, abbiamo a svegliarci e dire: un Nemico ha
fatto questo…
Alla fine, ci ritroviamo con
la nostra domanda senza
una vera risposta. Perché
Eluana doveva morire? In
fondo c’è un solo modo di
rispondere: Eluana doveva
vivere. Come me, come te,
come tutti quelli non anco-
Qualcuno evoca il doveroso rispetto della volontà libera di Eluana. Ma tale volontà libera risulta ricostruita in maniera frammentaria e a distanza di gran
tempo: davvero troppo poco per una civiltà giuridica e medica come la nostra che
da anni insiste sul principio del “consenso informato”. Secondo alcuni spetterebbe al padre di Eluana supplire, in qualità di tutore o curatore di persona disabile,
alla mancanza di competenza della figlia: ma così si dimentica che il rapporto di
tutela e curatela può esercitarsi solo a vantaggio, non a danno della persona
disabile.
È legittimo affermare la non coercibilità dei trattamenti terapeutici attraverso
la forza cogente della legge civile (come fa la nostra Costituzione, art. 32 comma
2°, e la Convenzione di Oviedo). Tutt’altra cosa è asserire l’esistenza di un
fantomatico “diritto a morire”. Si parlerà giustamente di un “diritto a morire con
dignità” – ossia nell’esclusione di ogni forma di accanimento terapeutico e nella
palliazione compassionevole del dolore –, ma solo una civiltà disumana e disperata potrebbe legittimare il “diritto a morire”. E solo una civiltà di solitudine e di
indifferenza potrebbe legittimare il correlativo dovere di “dare la morte”. Non a
caso, anche sul piano giuridico, esiste il reato di “omicidio del consenziente”.
È certamente questa, oggi, una delle questioni culturalmente più rilevanti. Il
principio (laico) della sacralità della vita sta per essere rimpiazzato dal principio
della sacralità della libertà individuale, con conseguenze disastrose per la vera
dignità della persona umana.
Una seconda questione culturalmente rilevante concerne il principio della qualità della vita. Si tratta di un principio importante quando si tratta di definire il
concetto di accanimento terapeutico. Ma non si può ascrivere totalmente il bene
e il valore della vita alla somma delle sue qualità o abilità. Anche la vita gravemente disabile – a cui siano state progressivamente chiuse tutte le “finestre”
sulla realtà: la mobilità, l’espressività, la coscienza – conserva un “fondo”
inalienabile di bontà, di bellezza, di relazione. Asserire il contrario significa cadere inevitabilmente nella trappola dell’eutanasia e del razzismo eugenetico.
Dalla rupe Tarpea ai campi di sterminio, questa concezione qualitativa della vita
umana ha sempre avuto i suoi assertori. Ma l’idea di un “controllo di qualità”
(quale?) a cui assoggettare il bene sommo della vita – una sorta di “patente a
punti” dove a un certo momento la patente viene ritirata – calpesta la dignità
dell’uomo. E il livello di una civiltà umana degna di questo nome si giudica propria dalla sua capacità di cura e di vicinanza alle persone più deboli, più povere,
più sfortunate.
C’è, infine, da segnalare il rischio che il caso Englaro inneschi una deriva
incontrollabile verso la pratica eutanasiaca, di cui del resto è episodio il caso
stesso. Si può legittimamente temere per la sorte delle migliaia di persone che
versano in condizioni di incoscienza o semi-coscienza simili a quelli di Eluana
(pazienti in stato vegetativo, pazienti oncologici in fase terminale, malati di
Alzheimer…). Cosa trattiene – una volta “appurata” la loro presunta volontà in
tal senso – dall’estendere al loro caso la sospensione di alimentazione e idratazione
appena legittimata? E cosa ci tratterrà dal scivolare dall’incerto “diritto a morire” (stabilito-da-loro) al certo (ed economicamente conveniente) “dovere di morire” (stabilito-da-noi)?».
+ DIEGO COLETTI, vescovo
ra visitati dall’Ora della
morte. Amata, accudita,
accarezzata come per tanti anni hanno fatto i suoi
familiari – prima di cedere alla disperazione – e le
meravigliose suore di Lecco. Da oggi, senza di lei, sia-
mo tutti un po’ più soli e
tristi. La Quiete – il nome
della clinica della morte –
la troverà lei, ora, in Paradiso, ma non noi. La memoria della sua morte si inciderà come cicatrice indelebile nella nostra coscienza,
come ombra che ovunque ti
insegue, trovando refrigerio soltanto, per chi ne avrà
il coraggio, nel perdono di
Dio.
a cura di
mons. ANGELO RIVA
P A G I N A
4
NON VENGA
MENO
LA PASSIONE
PER LA VITA
Eluana Englaro è morta
lunedì 9 febbraio alle ore
20.10 nella clinica
“La Quiete” di Udine dove
si trovava da una settimana.
Pubblichiamo i testi integrali
del comunicato
della presidenza Cei,
della preghiera
di mons. Brollo e della nota
di padre Lombardi
Comunicato
della presidenza Cei
In questo momento di grandissimo dolore, affidiamo al
Dio della vita Eluana Englaro.
Le preghiere e gli appelli di
tanti uomini di buona volontà non sono bastati a preservare la sua fragile esistenza,
bisognosa solo di amorevole
cura. Siamo affranti in questa
grave circostanza, ma non viene meno la speranza, che nasce dalla fede e consegna alla
misericordia del Padre Eluana, la sua anima e il suo corpo.
E’ questa speranza a renderci
una cosa sola, accomunando
quanti credono nella dignità
della persona e nel valore indisponibile della vita, soprattutto quando è indifesa. Facciamo
appello a tutti perché non venga meno questa passione per
la vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale.
La preghiera
dell’arcivescovo di Udine
mons. Pietro Brollo
“Carissima Eluana, ieri in
molti abbiamo pregato per te
nella basilica della Beata Vergine delle Grazie, chiedendo al
Signore che ti prendesse per
mano, come Gesù fece con la
suocera di Pietro era a letto
con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò
e la fece alzare prendendola
per mano; la febbre la lasciò
(Mt. 1,29). Ora la tua mano è
diventata fredda, ma il Signore della vita la sta stringendo
ancora con amore di Padre per
condurti nella sua casa, perché
tu possa godere la pienezza
della vita. Vita che è suo dono
di pace, di serenità, di felicità
eterna. Lo stesso Signore conceda a noi un cuore capace di
amare sempre la vita, di perdonare e di ritrovare la forza
di vivere da fratelli”.
La nota di padre Federico
Lombardi, direttore della
Radio Vaticana
Di fronte alla morte il credente si raccoglie in preghiera e
affida a Dio l’anima di Eluana, una persona a cui abbiamo voluto bene e che negli ultimi mesi è diventata parte
della nostra vita. Ora che
Eluana è nella pace, ci auguriamo che la sua vicenda, dopo
tante discussioni, sia motivo
per tutti di riflessione pacata
e di ricerca responsabile delle
vie migliori per accompagnare nel dovuto rispetto del diritto alla vita, nell’amore e
nella cura attenta le persone
più deboli. Quelle che – come
ricordava il Papa all’Angelus
di domenica – non possono in
alcun modo provvedere a se
stesse, ma sono totalmente
dipendenti dalle cure altrui.
La morte di Eluana non può
non lasciarci un’ombra di tristezza per le circostanze in cui
è avvenuta, ma la morte fisica non è mai, per il cristiano,
l’ultima parola. Anche in
nome di Eluana continueremo, dunque, a cercare le vie
più efficaci per servire la vita.
SOCIETÀ
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
LA GRAVE RESPONSABILITÀ MORALE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Napolitano e la Costituzione
U
n’ombra si allunga sul
Quirinale. E’ l’ombra
della grave responsabilità morale che il
Presidente della Repubblica si è assunto, rifiutando di firmare il decreto legge
“salva Eluana”. La morte della
Englaro – che da alcuni giorni
era stata scientemente privata
del cibo e dell’acqua sottoforma
di alimentazione e idratazione
– ha se possibile acuito l’amarezza di milioni di cittadini italiani che non hanno condiviso
il “gran rifiuto” di Napolitano.
Il rispetto dovuto alla prima
carica dello Stato non può esimerci da una seria e razionale
valutazione della sua condotta.
Del resto, il nostro è uno “stato
di diritto”, e proprio per questo
nessun uomo può essere considerato “legibus solutus”, o collocato in una sorta di zona franca al di là del bene e del male.
Se poi, oltre alle considerazioni
di stretto diritto, mettiamo in
conto anche il riferimento a
quelle norme non scritte che
compongono la cosiddetta “legge naturale”, un giudizio sulla
condotta del Capo dello stato
diviene non solo possibile ma
doverosa. Coloro che – in queste ore – pretenderebbero un
totale silenzio sull’operato del
Presidente della Repubblica,
stanno solo giocando una maldestra carta politico ideologica
alla quale ogni coscienza libera – tanto più se cristiana – non
può che ribellarsi.
Il Presidente ha avuto torto
innanzitutto sul piano tecnicogiuridico: è una tipica prerogativa del Governo – disciplinata
dall’articolo 77 della Costituzione – delineare l’esistenza di una
situazione eccezionale di urgenza, e utilizzare lo strumento del
decreto legge. Che qui vi fossero gli elementi dell’urgenza, lo
hanno confermato i fatti. Ma la
logica elementare lo dimostrava, visto che a Udine si stava
facendo morire di fame e di sete
una persona che per 17 anni era
vissuta curata e amata in maniera impeccabile. Non solo: è
il governo che “si gioca la faccia” con la decretazione d’urgenza, e sarà casomai il Parlamento – eletto dal popolo italiano –
a decidere se convertire il decreto in legge oppure no. E –
come ha ben spiegato un costituzionalista di vaglia come Antonio Baldassarre – sarà poi la
Corte costituzionale a verificare
la costituzionalità del decreto.
Il secondo comportamento
irrituale del Quirinale è consistito nella lettera fatta pervenire a Berlusconi mentre ancora il decreto non era stato licenziato dal Governo: una condotta “politica” che aveva tutto il
sapore della “dissuasione preventiva”. E bene ha fatto il
premier ha proseguire con convinzione per la strada della preferenza “per la vita”.
Il terzo errore – quello giuridicamente forse più clamoroso
– è la motivazione del rifiuto da
parte del Presidente: il governo – si è detto dal Quirinale –
non può legiferare su una materia oggetto di sentenza definitiva. Ma le decisioni che hanno dato il via alla eliminazione
di Eluana Englaro sono – in
gergo tecnico - di “volontaria
giurisdizione”. Ma sulla volontaria giurisdizione non si forma
giudicato. Anche perché tutta la
vicenda giudiziaria della Englaro si è svolta senza effettivo contraddittorio delle parti. Fatto,
questo, sconcertante e ignorato
dal grande pubblico.
Quarto errore: il riferimento
del Quirinale all’articolo 32 della Costituzione, in base al quale si potrebbe dire di no all’accanimento terapeutico. Ma - a
prescindere da un lungo discorso che occorrerebbe fare sulla
vera “ratio” dell’articolo 32 - la
Englaro non era una paziente
terminale, alimentazione e
idratazione non sono terapie, e
dunque non si ravvisava nei suoi
confronti alcun accanimento.
Le valutazioni appena riportate sono condivise dai più autorevoli costituzionalisti, secondo i quali il decreto del Governo Berlusconi – varato fra l’altro all’unanimità – era ineccepibile e doveva essere senz’altro
firmato dal Capo dello Stato.
Sono di questo avviso alcuni
presidenti emeriti della Corte
costituzionale, come il già citato Antonio Baldassarre, Cesare Mirabelli, l’ex vicepresidente
della Corte Massimo Vari.
Secondo Marco Olivetti, docente di diritto costituzionale
all’Università di Foggia, il Presidente Napolitano “ha mancato a un suo dovere costituzionale”. Sulla base del diritto vigente, e della giurisprudenza
costituzionale, appare evidente
che il Quirinale, in questa vicenda tragica, ha torto.
Ma se poi ci si sposta su un
terreno ancora più decisivo –
che è quello della verità e della
giustizia, quello del “bene comune”; quello per cui un governante deve agire per il bene e fuggire il male, anche andando oltre le prescrizioni della norma
positiva; ecco, se ci si pone su
questo doveroso piano metagiuridico, allora la responsabilità di Giorgio Napolitano appare ancora più rilevante. La
sua firma avrebbe bloccato la
deliberata sospensione di alimentazione e idratazione, e con
ogni probabilità salvato letteralmente Eluana Englaro da
una morte atroce. Decidendo di
non firmare, il Capo dello Stato sapeva – o doveva sapere –
che “accettava” di assistere al
destino terribile di una morte
provocata per fame e per sete.
E’ impensabile che questa
decisione sia ora rimossa con
un colpo di spugna o con una
cortina fumogena di circostanza. Essa apre una grave crepa
nel rapporto di fiducia fra cittadini e massima carica dello
stato. Ed è legittimo – anzi: doveroso – che ogni persona di
buona volontà, ma soprattutto
i cattolici, denuncino l’arbitrio
che è stato compiuto e protestino il loro dissenso pubblicamente. Così come il vescovo Ambrogio a Milano ebbe modo di denunciare pubblicamente le iniquità compiute dall’imperatore
del suo tempo. Essendo per noi
legge suprema l’obbedienza a
Dio piuttosto che agli uomini, o
alle convenienze, o al conformismo del momento.
MARIO PALMARO
docente di Filosofia del diritto,
Università Europea di Roma
UNA TESTIMONIANZA SIGNIFICATIVA DA NOVARA
Stefano: se la vita è prima di tutto!
«
È
da tempo che voglio
alzare la voce su
questi ragazzi che
sono dimenticati un
po’ da tutti, anche
dagli amici di una volta. Vorrei
che si sappia che ce ne sono altri, anche qui nel nostro territorio».
Mamma Maria Carla alla fine non trattiene le lacrime e
mette in difficoltà anche il giornalista che sa di avere violato
una riservatezza vissuta con
tenacia e dignità per oltre dieci
anni. Una riservatezza che è
fatta di amore per il suo Stefano, tornato “bambino” da accudire come nei suoi primi giorni
di vita.
Già, di vita. Perché di vita si
tratta. E mamma Maria Carla
che ormai convive con questa
situazione che ha letteralmente messo sulla croce una famiglia, non ha dubbi. Forse è stato apprendere dell’ultimo viaggio di Eluana Englaro verso la
morte a Udine che l’ha mossa a
vincere una comprensibile
ritrosia e a scrivere al settimanale diocesano di Novara una
lettera che ruota attorno a una
domanda stringente: “Chi ha diritto di decidere se dare o togliere la vita?” E ad una certezza:
“Mai e poi mai potrei togliere il
nutrimento e l’acqua a mio figlio”.
«Mio figlio è nelle stesse condizioni di Eluana, è alimentato
con il sondino da cui riceve un
latte speciale per nutrirsi. E poi
acqua. Non penserei mai di toglierglielo. Io non voglio - spiega Maria Carla quando acconsente volentieri ad essere intervistata - un accanimento
terapeutico: se avrà dei problemi gravi allora verrà la sua ora,
ma questo non lo è. Non si può
togliere il nutrimento, questo no!
È mio figlio».
Parole addolorate e, nel
contempo, serene. Anche quando ci racconta della sua famiglia, composta dal marito Paolo e dai due figli, Elisabetta e
Stefano. Vivono a Mergozzo,
paese sul lago omonimo, in provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Stefano oggi ha 30 anni. Aveva finito il servizio militare da
quindici giorni quella sera del
24 ottobre 1998 quando la macchina su cui viaggiava sul sedile posteriore andò a sbattere,
lungo la statale del Lago Maggiore, a Baveno, quasi di fronte
all’hotel Dino. Due suoi compagni morirono, uno alla fine si
salvò, lui battè violentemente il
capo e da allora iniziò il calvario. Suo e della famiglia.
«Fu trasportato all’ospedale
di Pallanza – racconta ancora
la mamma – e vi restò 40 giorni, poi un anno tra Novara e
Veruno. Qui mi dissero: non ci
sono speranze, se lo riporti a
casa. Io lo feci ma mi dissi: non
posso non dargli un’altra
chance. E ho lottato per lui».
Ecco allora iniziare il lungo iter
a Milano presso l’Associazione
Comatosi della professoressa
Morosini, poi in Svizzera, infine ad Innsbruk, in centri specializzati. Un cammino sempre
evitando ricoveri prolungati ma
utilizzando il più possibile appartamenti in cui mamma e figlio hanno vissuto insieme. Un
cammino che non ha dato speranze di ripresa, ma che ha consentito di apprendere come si
assiste una persona in quelle
condizioni critiche.
«Questi ragazzi – dice la
mamma – hanno percezioni e
bisogna aiutarli. Loro sentono,
avvertono la presenza, hanno
anche dolore: ci sono atteggiamenti che lo fanno capire». Per
questo Maria Carla e il marito
hanno fatto la scelta di tenere
Stefano in casa, ristrutturando
l’abitazione per questa nuova
esigenza. «Pensi – afferma ancora la mamma – che quando
lo portavo in ospedale, come entrava chiudeva gli occhi. Poi li
riapriva quando ritornavamo in
casa».
Da dieci anni la vita di questa famiglia è evidentemente
cambiata. «La nostra vita gira
intorno a lui. Noi facciamo le
nostre cose in base al suo ritmo,
viviamo per agevolare il suo stato 24 ore al giorno. Con l’aiuto
di una badante e con la grande
e indispensabile collaborazione
di mio marito e di mia figlia per
dare a Stefano una compagnia
costante. Con lui ci deve essere
sempre qualcuno. Lui non si
muove, ma va lavato ogni giorno, accudito, fatto scendere da
letto, accompagnato fuori, fa fisioterapia, tutte le notti deve
essere girato più volte per evitare il decubito». Mamma Maria Carla si entusiasma anche,
raccontando del suo Stefano.
«Guardi che è ben accudito, è
ben nutrito, l’abbiamo anche più
volte portato al mare per fargli
percepire quella sensazione».
Non parla di sacrifici economici che pure sono immaginabili. Ma quello che più la fa
soffrire è la solitudine in cui la
società sta lasciando i ragazzi
come il suo Stefano. «Voglio che
si sappia di loro. Ci sono altri
ragazzi in questa zona e tra genitori siamo in contatto. Con gli
anni che passano – conclude
Maria Carla con la voce rotta
dalla commozione - mi si rafforza il dolore e viene la rabbia
per l’indifferenza che avverto.
Ma la vita di Stefano e di questi ragazzi viene sopra a tutto».
ANTONIO MAIO
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
GIORNATA DEL RICORDO
Perso per sempre?
«
C
os’è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso
sempre?”. Non paia
dissacrante partire
da uno dei più noti aforismi di
Woody Allen per cercare di comprendere il senso della “Giornata del ricordo” che si celebra in
tutta Italia il 10 febbraio. Istituita con la legge 92 del 30 marzo 2004, questa ricorrenza nasce
con l’intento “di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle
loro terre degli istriani, fiumani
e dalmati nel secondo dopoguerra e dalla più complessa vicenda del confine orientale”.
In questa parte d’Europa, negli anni del secondo conflitto
mondiale e dell’immediato dopoguerra, nel nome delle ideologie
che volevano cambiare il mondo
parlando come unico linguaggio
quello della violenza, si commisero atti la cui barbarie contro
l’uomo raggiunse vette inimmaginabili. Dando così vita ad
una catena d’odio in cui ciascuno giustificava la propria sete di
sangue invocando l’atavico diritto alla legge del taglione, al sangue che lava il sangue. Uomini e
donne, giovani e anziani colpiti
due volte: una prima da chi si
fece giudice della loro vita e una
seconda, altrettanto terribile, da
chi impose per decenni il silenzio sulle loro storie, quasi che ad
essere colpevoli fossero le vittime e non i persecutori.
Esemplare, in tal senso, quello che avvenne nelle foibe del
Carso riempite con i corpi di
militari e civili sloveni, italiani,
serbi, croati, tedeschi ma anche
delle decine e decine di religiosi
cattolici la cui “colpa” era di non
essere fuggiti dinanzi alla minaccia, ma di essere rimasti accanto alle proprie comunità per
cercare, in qualche modo, di difenderle, e, soprattutto, per non
privarle del conforto della Parola e del Sacramento.
Di tanti di loro neppure si sa
il luogo della sepoltura: la terra
ne ha inghiottito i corpi ma non
è riuscita a cancellarne il ricordo. Per giorni, per mesi, per anni
padri e madri, mogli e mariti, figli e nipoti hanno atteso il ritorno a casa dei propri cari; oggi chi
sopravvive (e i loro discendenti)
rimane aggrappato alla speranza di scoprire, almeno, su quale
zolla divenuta tomba inginocchiarsi per recitare una preghiera. Ma troppi archivi rimangono ancora ermeticamente chiusi analogamente alle bocche di
chi sapeva e non ha voluto raccontare.
E cosa dire dell’esodo di
istriani, fiumani e dalmati dalle
loro terre? Un dramma di proporzioni bibliche con uomini e
donne costretti a lasciare non
soltanto i propri beni materiali
ma, soprattutto, il proprio passato e, quindi, la propria Storia.
Obbligati a fuggire in posti dove,
spesso, vennero accolti con sospetto e dove non fu certo facile
ricominciare a costruirsi un’esistenza diversa. Si trattò veramente di pulizia etnica perché
l’ideologia comunista titina voleva cancellare, in questo modo,
ogni traccia di una presenza le
cui radici affondavano nei secoli
e che aveva contribuito a rendere davvero unica – religiosamente, storicamente e culturalmen-
te – questa parte d’Europa.
Ma la grandezza del dramma
personale vissuto ha reso ancora più significativo il percorso di
riconciliazione intrapreso in questi anni da tanti singoli credenti e da Chiese sorelle. Un cammino certamente non facile ma
che ha come obiettivo la concordia e la pace fra gli uomini in un
territorio che per secoli ha saputo essere luogo di incontro e confronto fra culture diverse, in un
arricchimento reciproco sempre
rispettoso dell’altrui diversità.
Concordia e pace che sole possono costituire le basi per una pace
duratura.
Dopo la caduta dei confini fra
Italia e Slovenia e la probabile
entrata della Croazia nell’Unione europea, la “Giornata del ricordo” assume, allora, una valenza - se possibile - ancora ulteriore. Non vuole essere un’occasione per alimentare violenze
e dare adito ad inutili rivendicazioni nazionalistiche: essa si
pone come occasione per una
memoria condivisa di fatti e avvenimenti che devono far parte
del patrimonio comune del nostro Paese. È il doveroso e rispettoso omaggio alla sofferenza di migliaia di uomini e di donne, di chi
fu ucciso e di chi rimase; di chi divenne profugo lontano dalla propria terra. Un omaggio non sterile ma che ha senso se diviene motivo di educazione alle nuove generazioni perché questi fatti non
abbiano più a ripetersi. Da nessuna parte. È un fare memoria di
qualcosa che si è perso per sempre ma il cui ricordo, proprio per
questo, non si potrà perdere mai.
MAURO UNGARO
direttore “Voce Isontina” – Gorizia
Non sprechiamo
le parole
E
ntri in sala insegnanti e trovi il quotidiano
La Provincia (5.02.09)
aperto a pagina 20.
Alcune frasi sono evidenziate e colpiscono
immediatamente l’incauto
lettore: “Resistenza, resistenza, resistenza contro chi sta
rovinando l’Italia, a prescindere che sia di destra o di sinistra...”. Ancora: “Regalano
soldi a Gheddafi, all’Alitalia
e alla Fiat, ma nelle scuole
non ce ne sono abbastanza
per pagare i supplenti”. E’ in
gioco, dunque, la gestione
della scuola da cui si sente il
dovere di prendere le distanze: “Io non voglio rendermi
loro complice”. Ma non è finita: “Io non voglio rendermi
loro complice. Se no anche
tutti quelli che mettevano nei
forni gli ebrei potevano dire
di essere parte di un’istituzione, di avere solo eseguito un
ordine. Ma per me era colpevole Hitler, era colpevole
Goring e lo erano anche i soldati che eseguivano le fucilazioni”. Infine un paragone
davvero impegnativo: “Io dovrei essere il soldatino che
spara, ma non sparo. Piuttosto esco dall’esercito”. Ci vuole davvero coraggio ad esprimersi in modo così fiero, così
categorico. Affermazioni degne di chi deve aver davvero
combattuto fieramente e rischiando ogni giorno la propria pelle, fino al giorno in
cui si deve essere trovato di
fronte ad una scelta radicale: o disertare o combattere
contro i propri simili. E con
estremo coraggio, il
nostro,
sente il dovere in coscienza di
disertare
per non diventare
c o m p l i c e.
L’ i n c a u t o
lettore si
sofferma
poi su chi le
ha pronunciate: il dirigente dell’Ufficio
scolastico provinciale di
Como, Benedetto Scaglione,
che dal 1° marzo andrà in
pensione. Ma come si fa - si
chiede l’incauto lettore - ad
accostare la Resistenza, le
fucilazioni, i forni in cui furono uccisi milioni di ebrei
alla vicenda burocratica di
una dirigenza scolastica?
Dai campi di concentramento non sono tornati uomini
con pensione assicurata e
cospicuo assegno di fine rapporto di lavoro! Non ci vuole
molto coraggio ad andarsene
gridando quando la pensione è prossima! Almeno si
abbia rispetto per chi davvero patì ingiustizia e non poté
fare nulla. Dai campi di concentramento non ci si poteva dimettere. Da un incarico
che si accetta, ci si può sempre dimettere per esprimere
il proprio dissenso. Possibilmente prima della pensione
assicurata!
QUALE
?
scuola
ARCANGELO BAGNI
LA PAROLA DI BENEDETTO XVI
Gli uomini, la sofferenza e la malattia
D
i fronte alla sofferenza, al dolore, alla
morte, quante volte
abbiamo sentito dire
che vane sono state le
preghiere. L’angoscia e il dubbio lentamente trovano spazio
e ci domandiamo: perché Dio ha
voluto questo? È davvero questa la sua volontà?
Domande, interrogativi che
papa Benedetto mette in evidenza nella sua riflessione domenicale, dedicata alla Giornata mondiale del malato, 11 febbraio. E questo perché nella
cultura del nostro tempo, il tema della sofferenza e della morte è praticamente rimosso: se ne
parla solo occasionalmente. Gli
ultimi giorni dell’esistenza terrena si consumano quasi sempre in ospedale, certo per dare
migliori cure alla persona cara.
Ma è indubbio che essendo “lontano” da casa il malato, la malattia diventa un qualcosa di
“lontano da noi”. E poi la medicina con le sue sempre nuove
capacità ci porta a considerare
la malattia un incidente di facile soluzione, prospettandoci
quasi una sorta di immortalità
fisica. Salvo poi accorgerci che
non è sempre così. Per questo
la civiltà di una società si misura anche dalla sua capacità
di salvaguardare, accompagnare e proteggere colui che ha bisogno di cure e di assistenza, so-
prattutto le persone più deboli
e coloro che sono maggiormente in difficoltà.
Nell’Angelus domenicale papa Benedetto ricorda come nei
Vangeli ci viene presentata
l’esperienza della guarigione di
molti malati da parte di Cristo.
Ed è proprio attraverso queste
guarigioni che Cristo ci invita
a riflettere sul senso e sul valore della malattia, in ogni situazione in cui l’essere umano può
trovarsi.
“Nonostante che la malattia
faccia parte dell’esperienza
umana, ad essa non riusciamo
ad abituarci, non solo perché a
volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente
perché siamo fatti per la vita,
per la vita completa”. Così
quando ci troviamo di fronte
alla morte o alla sofferenza non
troviamo quasi le parole e non
ci basta pensare a Dio come pie-
nezza di vita. Ma Gesù non lascia dubbi, dice il Papa: Dio “è
il Dio della vita, che ci libera da
ogni male. I segni di questa sua
potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimostra così
che il Regno di Dio è vicino restituendo uomini e donne alla
loro piena integrità di spirito e
di corpo”. Ma queste guarigioni sono segni da interpretare;
segni che ci guidano verso Dio
“e ci fanno capire che la vera e
più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte di verità e di amore. E solo
la riconciliazione con Dio può
donarci la vera guarigione, la
vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non
sarebbe vita”.
Dietro la sofferenza c’è sempre un volto di uomo e di donna, un volto segnato dal dolore,
rigato dalle lacrime; il volto di
un padre, di una madre, di un
marito, di una moglie, di un figlio, di un amico.
Ma la morte resta, esiste.
Tutti gli esseri umani devono
morire. “Perché Dio lo vuole?”
si chiede il cardinale Carlo
Maria Martini nelle sue “Conversazioni notturne a Gerusalemme”. E spiega: “Con la
morte di suo figlio avrebbe potuto risparmiare la morte agli
altri uomini. Soltanto in seguito un concetto teologico mi è
stato di aiuto nel mio travaglio:
senza la morte non saremmo in
grado di dedicarci completamente a Dio. Terremmo aperte
delle uscite di sicurezza, non
sarebbe vera dedizione. Nella
morte, invece, siamo costretti a
riporre la nostra speranza in
Dio e a credere in lui. Nella
morte spero di riuscire a dire
questo sì a Dio”.
La morte, la sofferenza. Le
cronache di questi giorni ci portano storie di vite spezzate, violate; ci dicono di uomini che per
gioco bruciano un altro uomo;
ci raccontano, infine, della lotta silenziosa di una donna che,
da 17 anni in coma, ha continuato a dare piccoli segni di
vita, sino alla fine. Dice il Papa:
“Preghiamo per tutti i malati,
specialmente per quelli più gravi, che non possono in alcun
modo provvedere a se stessi, ma
sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di
loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli è accanto, la
potenza dell’amore di Dio e la
ricchezza della sua grazia che
ci salva”.
Angelus, dicevamo, che ricorda la Giornata del malato, e
quest’anno, nel messaggio, il
Papa mette in primo piano i
bambini, le creature più deboli
e indifese. Piccoli esseri umani
malati e sofferenti, “che portano nel corpo le conseguenze di
malattie invalidanti” e che lot-
tano con mali ancora inguaribili. Bambini feriti nel corpo e
nell’anima “a seguito di conflitti
e guerre”, vittime innocenti dell’odio di insensate persone adulte. I ragazzi di strada, “privati
del calore di una famiglia e abbandonati a se stessi”; bambini violati nella loro innocenza
“da gente abietta”; bambini, ancora, “che muoiono a causa della sete, della fame, della carenza di assistenza sanitaria, come
pure i piccoli esuli e profughi
dalla propria terra”.
Se Dio è il Dio della vita che
ci libera da ogni male, questo
significa che non abbandona
mai i suoi figli nella prova, “ma
sempre li rifornisce di mirabili
risorse di cuore e di intelligenza per essere in grado di fronteggiare adeguatamente le difficoltà della vita”. Allora è importante affermare con forza
“l’assoluta e suprema dignità di
ogni vita umana”.
Di qui, infine, la preghiera del
Papa, all’Angelus, per “tutti i
malati, specialmente per quelli più gravi, che non possono in
alcun modo provvedere a se
stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli
è accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua
grazia che salva”.
FABIO ZAVATTARO
P A G I N A
6
CHIESA
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
AGENDA
del
VESCOVO
DA MERCOLEDÌ 11
A DOMENICA 22
In Bangladesh, predicazione esercizi spirituali ai
missionari che operano nel
Paese.
DALLA
Curia
NOMINE E
PROVVEDIMENTI
PROVVISTA
DI PARROCCHIE
Don Carlo Basci è nominato parroco di Loveno e
Nobiallo
UN INTERESSANTE INCONTRO A NUOVA OLONIO
Vita consacrata e... santità
L
a “Pastorale della Santità” non ha delegato sede, scadenze, programmi. E’ trasversale a tutte le altre, che senza di
questa, non avrebbe senso. Ecco
perché è molto importante. In
modo originale se la sono presa
a carico, i membri della Vita
consacrata diocesana, cioè religiosi, religiose, secolari, che raccogliendo le sollecitazioni del
precedente “incontro sinodale”
di settembre, si sono ancora
dati appuntamento a Nuova
Olonio, nella Casa don Guanella, sabato 31 gennaio, per approfondirne le qualità, le difficoltà, anche il fascino, dato che
risulta argomento molto gettonato. Dopo la preghiera e il
saluto di mons. Gaetano Gatti,
il delegato diocesano, don
Attilio Mazzola, rivolgendosi ad
un’assemblea davvero numerosamente consistente, ha introdotto il tema ripercorrendo le
tappe dell’anno appena passato, invitando ad osservazioni
riguardo il lavoro condotto insieme. E per rendere più comunitaria, più immediata la relazione delle impressioni, che in
tutta sincerità non sono poi
mancate, ha lanciato quello
“scambio di idee in cinque minuti con i vicini, le vicine di posto”. Riuscito.
Attesa, eccellente, la lezione
su “Vita Consacrata e Pastorale della Santità” di padre Luigi
Guccini, il quale subito ha detto ch “una sua nuova visione
deve essere da capo contestualizzata”. Così la Pastorale
della Santità l’ha fotografata in
bianco e nero con le sue carenze, e in colore con le sue nuove
possibilità; perché anche oggi
c’è una inconsapevole domanda
che interpella tutta la prassi
cristiana, per cui i fattori di crisi vanno capovolti in fattori di
crescita; i passati di gloria, pur
opera di Dio, hanno adesso domande e risorse diverse. Allora
bisogna puntare su una autentica ascesi, e viverla con tutti i
mezzi possibili. E “verso-fuori”?
come padre Guccini ha chiamato con nome nuovo il piano di
evangelizzazione dei consacrati. Il “verso-fuori” è compito di
pura testimonianza, di accompagnamento spirituale, di servizi di mediazione, di qualificazione di autentici maestri anche in dimensione femminile, di
LA FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO AL SALESIANUM
Don Bosco e i diritti umani
L
e cronache dei giornali
sono piene di fatti riguardanti il comportamento dei giovani; fatti
che noi adulti condanniamo come bravate, razzismo,
devianze. Si dice spesso male
dei giovani; ma dobbiamo pensare anche alle loro difficoltà,
dobbiamo ammettere che gli
adulti non si impegnano per
loro, dobbiamo porci la domanda: cosa abbiamo fatto noi per
loro?
Con questi pensieri è iniziata la riflessione di don Paolo
Borroni, direttore del “Salesianum”, proposta ai Salesiani
Cooperatori ed amici che si sono
dati appuntamento a Tavernola
domenica 1° febbraio per la festa di S. Giovanni Bosco. Don
Borroni ha sviluppato il tema
“Don Bosco e i diritti umani”
mettendo in evidenza la situazione dei giovani ai tempi del
santo, tempi sicuramente più
difficili e critici dei nostri. Vi era
carestia e miseria e le famiglie
non riuscivano a sfamare i figli, per cui tanti ragazzi lasciavano la loro casa per arrangiarsi e vivere di espedienti, finendo facilmente in bande che si
organizzavano per rubare e
delinquere. Molti venivano arrestati e le condanne potevano
arrivare anche alla pena di
morte. Don Bosco, pregato di
sostituire il suo maestro don
Cafasso all’impiccagione di un
giovane, sviene. Il santo capisce che i giovani sono privi di
diritti e che bisogna rimboccarsi le maniche: invita alcuni giovani senza casa a venire in casa
sua, gli dà da mangiare, gli in-
segna un mestiere e alla sera li
istruisce; a chi trova lavoro
come dipendente redige un contratto in forma giuridica per il
rispetto dei diritti del lavoratore, da far firmare al datore dì
lavoro: erano i primi contratti
di lavoro!
Il relatore ha invitato tutti a
seguire l’esempio del nostro fondatore aiutando i giovani, volendo bene ai giovani che avviciniamo e che conosciamo, cercando di capire i loro bisogni,
scoprendo chi soffre di solitudine ed aiutandoli.
L’incontro è proseguito con
l’intervento di Ferdinando
Marchini, responsabile per i
rapporti con la diocesi, che ha
presentato il programma dei
prossimi incontri con particolare attenzione alla Giornata del
Cooperatore che si terrà a Chia-
ri (BS) il 29 marzo e la festa
della Famiglia Salesiana a
Caravaggio il 26 aprile; Marchini ha anche relazionato sull’incontro del Consiglio Pastorale Zonale di Como Centro ove
è stato dato l’annuncio della
visita pastorale di mons. vescovo alla diocesi. Il coordinatore
locale, Antonio Cocco, ha poi
parlato del prossimo pellegrinaggio che l’associazione ha in
programma per il mese di giugno e che, probabilmente, avrà
come meta il Santuario della
Madonna della Guardia a Genova.
La prima parte della giornata si è conclusa con la S. Messa
celebrata da don Borroni che è
anche il delegato dei Cooperatori.
Nel pomeriggio, dopo la recita del S. Rosario, l’intrattenimento musicale proposto dal
fisarmonicista Nespoli e dal
Coro “La Nigritella” di Monte
Olimpino è stata l’occasione per
dare alla giornata la connotazione di festa secondo lo stile
salesiano. A questi momenti di
svago hanno partecipato tutti,
giovani e anziani: che importa
l’età? Anche i nonni e le nonne
ballano. Ricordiamo, infine, che
per tutta la giornata ha funzionato la pesca di beneficenza a
favore dell’associazione. Grazie
al molto lavoro ed all’impegno
di due giovani consiglieri, Luca
Nespoli e Flavia Di Pasquale,
la Pesca è risultata ricca di premi e molto frequentata: un
buon raccolto che aiuterà le
opere e la solidarietà dei
Salesiani Cooperatori.
ANTONIO NEGRINI
santità vissuta in profondità,
proclamata in larghezza. Quel
richiamo alla “comunità aperta” come riferimento, se ha suscitato qualche interrogativo,
ha però saldato il concetto di
missionari età all’impegno di
santità. Che non esclusivo dei
consacrati, a loro chiede più trasparenza. Tanti gli interventi
per chiarificazioni, considerazioni, ipotesi, proposte; ma un
incontro così “può esser data
storica se fa incominciare un
nuovo cammino di santità”, ha
dichiarato don Attilio Mazzola,
che, soprattutto “lo stile di
sinodalità” ha consegnato ai
membri della Vita Consacrata
comense, come prezioso talento da far fruttificare, proprio
insieme, per essere segno, dono,
profezia. In continuità di
condivisione, anche la festività
del 2 febbraio, giornata voluta
solenne dal Papa per la Vita
Consacrata, ha avuto fedelmente la sua consueta celebrazione. Probabilmente riecheggiando le parole di san Paolo:
“Chi ci separerà dall’amore di
Cristo? Forse le tribolazioni, le
difficoltà, i pericoli…?, pur con
un tempaccio di neve, di pioggia sia a Sondrio che a Como,
consacrati e consacrate sono
arrivati alla celebrazione dell’Eucaristia.
A Sondrio, in Collegiata con
la presenza del vescovo, mons.
Diego Coletti; a Como, quest’anno nella Basilica del Crocifisso
per meglio sottolineare la singolarità della vocazione, con la
presenza del vicario generale,
mons. Giuliano Zanotta. Certo:
in un mondo di precarietà diffusa, come è quello attuale, è
bello sapere, vedere che c’è anche un mondo di fedeltà a tempo indeterminato, infinito. E’
quello della Vita Consacrata a
Dio, che è in ricerca della pastorale della santità; forse può
essere il segreto di una spiritualità nuova.
CIA MARAZZI
UCID COMO
ANGELO
MONCINI:
DA COMO
AL PERÙ
PER FABBRICARE
LA CARTA
L’U.C.I.D. - Unione Cristiana
Imprenditori e Dirigenti - di
Como comunica che la prossima riunione conviviale si
terrà martedì 24 febbraio
alle ore 19.30 presso l’Albergo Ristorante “Palace Hotel”
di Como in viale Lungo Lario
Trieste n° 16. Sarà presente
il rag. Angelo Moncini, imprenditore fondatore del progetto Chimbote – Carta a
Mano nelle Ande, che tratterrà il tema: Da Como al Perù
per fabbricare la carta. Il racconto dell’esperienza di questo imprenditore, che ha ceduto la sua proficua attività
comasca per impiantare nel
Perù una cartiera artigianale, allo scopo di formare i giovani ad una attività lavorativa, è avvincente ed interessante.
CHIESA
CHIESALOCALE
P A G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
DAL 3 AL 10 SETTEMBRE LA DIOCESI PELLEGRINA
CON IL VESCOVO IN TERRA SANTA
INSIEME, SUI PASSI
DI GESÙ...
L
a fede non è l’adesione a
un’idea, tanto meno ad
una ideologia. Noi crediamo in Gesù nato, morto e
risorto per la salvezza di
tutti gli uomini. Crediamo che la
sua presenza di Risorto in mezzo a noi è il dono per cui la nostra vita è trasformata e santificata, in particolare attraverso i
sacramenti. Crediamo che Gesù
continua a parlarci nella Chiesa
e attraverso la Chiesa fondata
sugli Apostoli e sulla loro testimonianza. Crediamo che tutte le
scritture della Prima Alleanza
trovano in lui pienezza e compimento. Crediamo che egli ci parla attraverso il suo vangelo e che
Egli stesso è il vangelo della salvezza proclamato a tutti gli uomini.
Questa fede è quella che ci viene
trasmessa e confermata dai luoghi che hanno visto svolgersi la
parabola storica del rabbi galileo,
figlio di Maria e figlio di Dio, Signore risorto e vincitore della
morte.
La Terra Santa ancora ai nostri
giorni è quasi “sacramento” della nostra fede, luoghi che dicono
da duemila anni il farsi vicino di
Dio, la presenza di quel Figlio
“che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza
della sua parola” (Eb 1,3).
Un pellegrinaggio in Terra Santa ci regala il gusto di ritornare
alle sorgenti della nostra fede, ci
offre la possibilità di riscoprire
le nostre origini. La nostra Chiesa diocesana, che si prepara ad
accogliere la visita del suo Pastore, si mette sui passi di Gesù
buon pastore: ripercorrere le
strade del Signore, cogliere i segni del suo passare sia preludio
e impegno per i passi che il nostro Vescovo viene a percorrere
sulle nostre strade per assicurarci l’amore del Signore e confermarci nel cammino di fede.
I passi del nostro pellegrinaggio
in Terra Santa sono stati pensati sia come approfondimento per
chi possiede una conoscenza dei
luoghi, sia come introduzione e
prima conoscenza per chi non ha
mai vissuto il pellegrinaggio.
L’essere numerosi ci ha portato
a organizzarci così da non perdere l’essenziale e nello stesso tempo poter condividere la gioia e la
bellezza dell’essere insieme pellegrini sulle strade di Gesù.
Il primo giorno ci vedrà in viaggio con tempi inevitabilmente
1° GIORNO (GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE)
Ritrovo dei pellegrini nei luoghi stabiliti e trasferimento agli
aeroporti. Operazioni d’imbarco e partenza per Tel Aviv. Proseguimento in pullman attraverso la pianura di Sharon e arrivo a
Nazareth. Sistemazione in albergo, cena e pernottamento.
2° GIORNO (VENERDÌ 4 SETTEMBRE)
Cana – Monte Tabor – Nazareth
3° GIORNO (SABATO 5 SETTEMBRE)
Si raggiunge Tiberiade per l’attraversata del Lago
Cafarnao (visita degli scavi dell’antica città con la sinagoga e
la casa di Pietro)
Tabga (“chiesa del Primato” e luogo della “Moltiplicazione dei
pani e dei pesci”).
Monte delle Beatitudini tempo per la preghiera, le confessioni e la liturgia presieduta dal nostro Vescovo.
Rientro a Nazareth e partecipazione, dopo cena, alla Processione Mariana presso la Basilica dell’Annunciazione
4° GIORNO (DOMENICA 6 SETTEMBRE)
Lasciata la Galilea, percorrendo la valle del Giordano, si visitano Qumran – (Betania di Transgiordania) - Gerico.
Nel pomeriggio Liturgia presso la parrocchia di Gerico e poi,
salendo verso Gerusalemme, sosta a Wadi el Qelt/Nabi Musa
dove il panorama sul deserto è particolarmente suggestivo.
A sera, arrivo a Gerusalemme, panoramica sulla città: sistemazione, cena e pernottamento.
5° GIORNO (LUNEDÌ 7 SETTEMBRE)
Partenza per Betlemme.
Campo dei Pastori - Grotta della Natività - Basilica della Natività: Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo.
differenti ma avendo come meta
Nazareth in Galilea. Li vivremo
il primo giorno di pellegrinaggio
accogliendo la manifestazione
del Signore a Nazareth, a Cana
e sul monte Tabor. Culmine della giornata sarà la celebrazione
eucaristica che il Vescovo presiederà per tutti noi nella basilica
dell’Annunciazione.
Sempre in Galilea trascorreremo
il terzo giorno per metterci in
ascolto dell’annuncio del Regno
e fare nostro lo Spirito del Vangelo. Sul lago tante volte attraversato da Gesù, a Cafarnao, a
Tabga e infine sul monte delle
Beatitudini per un tempo più
prolungato di preghiera e per la
celebrazione dell’Eucaristia con
il nostro Vescovo. Nella serata
saremo a Nazareth per partecipare alla celebrazione mariana
serale.
Il quarto giorno percorreremo la
valle del Giordano, l’antica via
del pellegrinaggio, riscoprendo
l’inizio del nostro pellegrinaggio
con il dono del Battesimo. Un
cammino che dobbiamo vivere
nell’ascolto della Parola e nell’impegno della conversione. La presenza del Signore nell’Eucaristia,
Pane del cammino, è forza e so-
stegno del nostro andare. Visiteremo così il luogo del Battesimo
di Gesù, il sito di Qumran e la
città di Gerico dove vivremo l’Eucaristia con il nostro Vescovo e la
comunità parrocchiale di Gerico.
Il culmine del nostro pellegrinaggio sarà Gerusalemme.
Nel quinto giorno saremo a
Betlemme per celebrare il Verbo
fatto carne per la nostra salvezza. Dalla basilica della Natività,
dove vivremo insieme al Vescovo
l’Eucaristia, al campo dei Pastori ad Ain Karim per cantare con
Maria il Magnificat, che riconosce e accoglie il dono del Dio fatto uomo, ritorneremo a Gerusalemme transitando per la città
nuova.
Gli ultimi due giorni di permanenza a Gerusalemme ci immergeranno nel mistero pasquale.
Rivivremo il cammino di Gesù
nella sua passione, morte e risurrezione. Se ne avremo possibilità celebreremo insieme l’Eucaristia nell’ultimo giorno del nostro
pellegrinaggio. Aver camminato
sui passi di Gesù ci renderà più
decisi e fedeli nella sequela di Lui
nel grande pellegrinaggio della
vita.
don GIOVANNI ILLIA
Chiesa pellegrina sulle orme di San Paolo
G
IL PROGRAMMA
DEL PELLEGRINAGGIO
Liturgia serale nella Basilica dell’Annunciazione presieduta dal
nostro Vescovo.
DAL 12 AL 19 GIUGNO VIAGGIO IN TURCHIA
li Uffici Pastorali di
Curia per la Catechesi e per il Dialogo interreligioso propongono, in occasione dell’Anno Paolino che si concluderà alla fine di giugno, un pellegrinaggio Sui passi di Paolo,
in Turchia. Lo scopo del viaggio-pellegrinaggio è quello di
offrire a tutti gli operatori pastorali della Diocesi (catechisti, educatori, componenti consigli pastorali, ministri straordinari dell’eucarestia, coppie
impegnate nei vari persorsi…),
ma anche a tutti gli altri, un’occasione per conoscere la storia
e la teologia paolina a partire
da alcuni luoghi visitati dall’Apostolo. Il pellegrinaggio sa-
7
rà guidato da don Battista Rinaldi e accompagnato da un
Vicario episcopale; per gli aspetti turistici dipenderemo da
guide locali. Il periodo è fissato nei giorni dal 12 al 19 giugno 2009; il costo a persona
è di 1.200,00 euro.
Le iscrizioni si possono fare telefonando direttamente all’Agenzia organizzatrice: I Viaggi di Oscar, via Pretorio, Como:
numero telefonico 031.304.524.
L’agenzia fornirà anche tutte le
indicazioni logistiche necessarie
e potrà inviare programma dettagliato. Termine ultimo per
le iscrizioni 15 aprile 2009.
La proposta intende visitare
per scoprire e conoscere le città
della Turchia interessate dalla
storia di Paolo: Antiochia, Tarso,
Iconio, Perge, Efeso... Ma non
mancheremo di fermarci a Istanbul, Ankara, la Cappadocia,
Smirne e altri fantastici luoghi
interessanti dal punto di vista
storico, geografico e culturale.
Sarà l’occasione anche per incontrare alcune comunità cristiane
che vivono attualmente in quelle regioni e per riflettere su alcune convinzioni importanti dell’esperienza cristiana così come
sono vissute e illustrate da Paolo. Ma sarà interessante il confronto con altri operatori pastorali della diocesi che condividono il nostro medesimo impegno.
Il farlo ‘camminando’ come i pellegrini di sempre ci permetterà
di dare alle cose il giusto valore.
Nel pomeriggio a Ain Karem per la visita al luogo della nascita
di san Giovanni Battista ed al Santuario del Magnificat.
Rientro a Gerusalemme transitando dalla Città Nuova.
6° E 7° GIORNO
(MARTEDÌ 8 E MERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE)
Gerusalemme
Spianata del Tempio – Piscina Probatica – Sant’Anna – via Dolorosa - Basilica della Risurrezione – Monte Sion con il Cenacolo,
la Basilica della Dormizione di Maria e la “gradinata” vicino
alla chiesa di S. Pietro in Gallicantu – Monte degli Ulivi con
Betfage, Edicola dell’Ascensione, Padre Nostro, Dominus Flevit,
Tomba di Maria, Grotta dell’Arresto e Basilica del Getzemani.
Nella serata di martedì 8 settembre: adorazione al Getzemani
presieduta dal Vescovo.
8° GIORNO (GIOVEDÌ 10 SETTEMBRE)
Gerusalemme / Tel Aviv - Italia
Piccola colazione e Santa Messa conclusiva del pellegrinaggio
presieduta dal Vescovo. Indi proseguimento per l’aeroporto di
Tel Aviv: operazioni d’imbarco e partenza per l’Italia. Trasferimento in pullman ai luoghi di partenza.
Quota: euro 1.200,00 a persona
Supplemento camera singola euro 300,00
La quota comprende:
Passaggio aereo in classe turistica tasse aeroportuali; trasferimenti in pullman da/per l’aeroporto in Israele; alloggio
in alberghi di prima categoria in camere a due letti con bagno o
doccia; vitto dalla cena del 1° giorno alla colazione dell’8° giorno
(bevande escluse); tour in pullman, visite, escursioni e ingressi come da programma; guida biblica abilitata dalla Commissione dei Pellegrinaggi in Terra Santa; assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento viaggio.
La quota NON comprende:
Il trasferimento per gli aeroporti (vedi nota), le bevande, le mance, gli ingressi non in programma, gli extra in genere e tutto
quanto non specificato alla voce “la quota comprende”.
Trasferimenti
In base alle iscrizioni pervenute, si provvederà ad organizzare il
trasferimento all’aeroporto di Milano / Bergamo.
Quando iscriversi
Le iscrizione vanno effettuate entro la Santa Pasqua. All’atto
della prenotazione dovrà essere compilato l’apposito modulo d’iscrizione e corrisposto un acconto pari al 25% della quota di partecipazione (euro 250,00). Il saldo dovrà essere versato 30
giorni prima della partenza. Tutte le informazioni saranno
diffuse al più presto: come referenti tenere il proprio parroco e i Viaggi di Oscar, telefono 031.304524.
Documenti
Ogni partecipante dovrà essere in possesso di passaporto individuale con una validità almeno fino al 31 marzo 2010.
P A G I N A
8
CHIESA
CARIT
AS
CARITAS
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
ASCOLTARE, OSSERVARE, DISCERNERE
Caritas Italiana
ha organizzato
un convegno
nazionale
per i membri
degli Osservatori
delle Povertà
e delle Risorse,
i Centri di Ascolto
e i Laboratori
di promozione
delle Caritas
Diocesane sul tema
dell’animare
e del discernimento.
(Qui sotto riportiamo
lo stralcio di un
intervento di don
Giancarlo Perego
dal titolo Animazione
e discernimento: una
Chiesa che incontra,
ricerca, decide)
A CHE
PUNTO
SIAMO?
pagina a cura
della CARITAS DIOCESANA
a fede cristiana ha certo una dimensione interiore, cioè prende forma
dal cuore o dall’anima,
guidata dalla preghiera, dal “fare la volontà di Dio” come diciamo nel Padre nostro.
Ma al tempo stesso l’atto di fede
si esprime dentro un tempo e
un luogo nel quale, attraverso i
segni dello Spirito, che sono i
segni esteriori, pubblici, sociali, siamo condotti a Dio. La mediazione esteriore è necessaria
ed è per questo che il Concilio,
nella Gaudium et Spes (l’unico
documento che usa la parola discernere), ricorda che “è dovere
di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi,
con l’aiuto dello Spirito santo,
ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e saperli giudicare alla luce della
Parola di Dio, perché la verità
rivelata sia capita sempre più
a fondo, sia meglio compresa e
possa venir presentata in forma più adatta” (n44).
Comprendiamo allora che
l’altra dimensione della fede,
del sensus fidei, è quella sociale, che ricorda come nella relazione, che sa interpretare i se-
L
Ma chiediamoci, allora, quale sarà il criterio del discernimento sociale? La Pentecoste
non isola, non richiude, apre,
inizia una storia sociale nuova:
inizia una straordinaria storia
di prossimità fondata sulla permanente compagnia di Gesù
nei suoi gesti e nelle sue parole, ma anche nel suo amore a
tutti, anche all’estraneo, al diverso, al lontano, al peccatore,
al nemico. Un amore radicato
sulla povertà e su uno stile di
vita di condivisione, che va oltre la stessa giustizia. La diaconia è il segno/simbolo di questo amore preferenziale, la “regola d’oro” che accompagnerà la
storia e la dottrina sociale della Chiesa. Bene esprime questo
il proemio di Gaudium et spes:
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono,
sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei
discepoli di Cristo, e nulla vi è
di genuinamente umano (mondano) che non trovi eco nel loro
cuore”.
Nel messaggio della Giornata della Pace di quest’anno
2009 al n.15, il papa Benedetto
XVI ricorda questo amore preferenziale per i poveri come
scelta teologica e non sociologi-
PROSPETTIVE DI LAVORO
SCEGLIERE DI ANIMARE
I
l convegno su “Il valore dei
Centri di Ascolto, degli Osservatori e dei Laboratori”
ha permesso di ribadire la
centralità del metodo ascoltare, osservare e discernere come
fondamentale nella proposta di
animazione alle parrocchie e al
territorio, anche se è la presenza del Centro di Ascolto, dell’Osservatorio Povertà e Risorse e
del Laboratorio promozione e
accompagnamento delle Caritas parrocchiali (inteso come
stile più che come gruppo di lavoro specifico) a rendere possibile l’assunzione del metodo - e
quindi la realizzazione di processi di animazione - in altri
ambiti di lavoro della Caritas
diocesana non strettamente riconducibili alla promozione delle Caritas parrocchiali.
Emerge, tuttavia, con fatica
la scelta di sperimentare il metodo e ad integrare il lavoro dei
Centri di Ascolto, Osservatorio
e Laboratorio per un efficace
discernimento.
Complessivamente si nota
ancora la poca consapevolezza
sulle reali potenzialità di far
crescere le Caritas parrocchiali.
Il convegno ha fatto emergere alcune possibili strade che
permettono il discernimento e
l’animazione e che andranno
riprese anche a livello diocesano.
1. Il ritorno e lo sviluppo del
discernimento sociale, forti anche della dottrina sociale della
Chiesa che non è una “terza
via”, ma una teologia della carità su cui orientare le nostre
scelte sociali.
2. La centralità dei poveri,
come banco di prova di un discernimento sociale che non
può essere in funzione di una
conservazione, ma di una “rivoluzione cristiana” che sa agire
anche sulle strutture oltre che
sugli stili di vita: “Nessuno cuce
una toppa di panno grezzo su
un vestito vecchio; altrimenti il
rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino
nuovo in otri vecchi, altrimenti
il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo
in otri nuovi” (Mc 2,21-22).
3. La strada del dialogo culturale e religioso come prima
strada per costruire la non violenza e la pace.
4. La fraternità, la casa come
il modo con cui “immaginare la
Chiesa”, ma anche “immaginare il mondo” oggi, sia a livello
locale (parrocchia, casa tra le
case), ma anche globale (l’Europa, il mondo come casa comune).
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
gni dello Spirito e i segni del
tempo, come eventi che strutturano la vita della persona
dentro la comunità e dentro la
città, s’impara a discernere, si
decide. E uscendo fuori, “uscendo dal tempio”, la fede si confronta: con la relazione e il suo
opposto, la distanza, con l’amore e il suo opposto, l’odio, con la
grazia e il peccato. L’antropologia cristiana è costruita su queste relazioni estreme, dinamiche, dentro le quali ogni cristiano è chiamato a costruire le sue
scelte di vita, scelte virtuose
orientate da prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, per
usare le virtù classiche …
ca nella Chiesa. Questo amore
preferenziale dei poveri nasce
e cresce solo dentro una scelta
di povertà, dentro uno stile di
vita non solo personale, ma sociale, che struttura in maniera
originale la comunità e le sue
strutture: solo dentro la scelta
delle Beatitudini. La povertà
non addormenta, non disimpegna, ma spinge a nuove realizzazioni: è alternativa, “condotti per mano” da Dio, è essere figli, essere creature; dare il primato dell’amore. “Quanto più
uno è introdotto nell’intimità
con Dio, - dice Edith Stein - tanto più deve uscire da se stesso
anche in questo senso, cioè entrare nel mondo, per portare la
vita di Dio”.
Ascoltare, Osservare, Discernere: diventa, allora, il metodo
per rinnovare l’agire pastorale,
per dare qualità alle relazioni,
facendole uscire dall’individualismo, dall’improvvisazione e
dall’estemporaneità, dalla ripetitività, da una logica semplicemente di aiuto per renderle
fortemente promozionale. È il
metodo che aiuta a non dimenticare la scelta preferenziale
per i poveri nella comunità cristiana: valutando la povertà
come limite, debolezza, fragilità; ma anche valutando il povero come scelta, come ricchezza e dono. È il metodo che dà
qualità alla nostra spiritualità,
ancorandola alla quotidianità,
alla storia, agli ambienti e alla
vita delle persone, riscoprendo
il valore della vocazione cristiana. È il luogo dove dare valore
al discernimento ecclesiale, che
assume anche la vita, le problematiche sociali, evitando individualismi e chiusure.
P A G I N A
10
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2008
FRONTE COMPATTO CONTRO L’EMENDAMENTO VOLUTO DALLA LEGA
«Clandestino
e malato? Non
ti denuncio!»
nche il Masci,
Movimento
Adulti Scout
Cattolici Italiani, si è unito al
coro di proteste scaturito
dal via libera, concesso al
Senato, all’emendamento
leghista che cancella la
norma secondo la quale il
medico non deve denunciare l’immigrato irregolare che si rivolge alle
strutture sanitarie pubbliche.
“Consideriamo l’emendamento presentato dalla
Lega Nord ed approvato
in Senato - si legge nella
nota diramata dal Masci
- in termini pratici, inutile e dannoso, perché si rivelerà un incentivo per gli
ambulatori etnici clandestini e per una sanità parallela. In termini sanitari, un vero e proprio
boomerang per la salute
di tutti, cittadini italiani
compresi, poiché gli stranieri, evitando di farsi curare per paura, diventeranno “potenziali diffusori di malattie”. In termini giuridici, un vulnus
a un diritto fondamentale che, come tale, a nulla
può essere subordinato. In
termini etici, direttamente contrario alla solidarietà verso i socialmente deboli”.
Si allunga così l’elenco
di enti, associazioni, real-
A
Ferma la posizione del dott. Gianluigi
Spata, presidente dell’Ordine
dei Medici di Como. Si rafforza
il fronte del “no” al provvedimento
di MARCO GATTI
[email protected]
tà del privato sociale che
non hanno mancato di levare alta la loro voce contro un provvedimento le
cui possibili conseguenze
appaiono ben sintetizzate nel comunicato del Masci.
Dura e ferma anche la
posizione dell’Associazione medici cattolici italiani dopo l’ok del Senato
all’articolo 39 del disegno
di legge sulla sicurezza.
“L’emendamento approvato - ha dichiarato Vincenzo Saraceni, presidente dell’Amci - introduce per il medico la facoltà
di denuncia di un immigrato clandestino. Sono
certo che i medici non ricorreranno a questa facoltà, tranne i casi in cui si
imbattono in persone che
hanno commesso reati
gravi, ma in questo caso
non è la condizione di
clandestinità che può far
scattare l’obbligo della
denuncia. Rimane la preoccupazione che alcuni
immigrati clandestini siano dissuasi dal rivolgersi alle strutture sanitarie,
a motivo della preoccupazione di essere denunciati. Il pensiero va in particolare alle partorienti immigrate senza permesso
di soggiorno, e in questo
caso potrebbe essere in
gioco anche la salute dei
bambini”.
Non meno tenero il presidente degli ordini dei
Medici (Fnomceo) Angelo Bianco che, la scorsa
settimana, in una dichiarazione rilasciata all’Ansa ribadiva essere: «…un
provvedimento sbagliato per la tutela della salute
pubblica, con il rischio
della comparsa di una
sanità clandestina, e perché rischia di danneggiare l’immagine e la tradizione italiane di accoglienza e vicinanza”.
Non si discosta da questa linea la posizione del
mondo sanitario comasco.
A confermarcelo è il dott.
Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei Medici di Como. «L’auspicio
è che questo provvedimento non apporti alcun
cambiamento all’attuale
stato delle cose. Per quanto mi riguarda ribadisco
la mia ferma contrarietà
ad una disposizione di
questo genere. Provvedimento di cui va ribadita
la grave pericolosità a livello di salute pubblica.
Non credo ci sia peggior
cosa per un clandestino il
non potersi rivolgere ad
un medico per il timore di
essere denunciato. Proviamo a immaginare le
conseguenze… un caso di
tubercolosi, per esempio,
che non trova le repentine cure e rimane una pericolosa fonte di contagio.... In ogni caso, al di là
di queste doverose puntualizzazioni, credo debba
essere ben chiaro che noi
siamo chiamati a svolgere il nostro compito di
medici, e null’altro. È no-
stro dovere etico e deontologico, curare tutti.
Indipendentemente dalla
razza, dalla provenienza,
dalla religione. L’auspicio,
dunque, è che il provvedimento non abbia il suo ulteriore corso e che si fermi».
Nel caso dovesse completare il suo normale
iter? «Va detta una cosa,
a scanso di qualsiasi equivoco, anche e soprattutto
per gli stranieri. Nel disegno di legge non è prevista l’obbligatorietà alla
denuncia del clandestino
da parte del medico curante. A lui è dunque lasciata discrezione di comportarsi come meglio crede. Per quanto mi riguarda io sicuramente non
denuncerò nessuno, a meno che, ovviamente, mi
trovi di fronte ad una situazione che potrei sospettare legata ad un evento criminoso. Ma in
questo caso si tratterebbe di tutta un’altra questione. E credo di poter
parlare a nome di tutti i
miei colleghi. Lo confermano le numerose attestazioni che mi sono giunte all’Ordine sin dall’approvazione dell’emendamento al Senato, anche
da parte di presidenti di
altri Ordini. Una sola
voce nel ribadire il nostro
“no” a questa iniziativa. E
nel caso il disegno di legge andasse fino in fondo
auspico, quanto meno, sia
prevista l’obiezione di coscienza, perché è soprattutto secondo coscienza
che continueremo ad agire».
COMUNE DI COMO E FONDAZIONE CARIPLO
Restauro conservativo per tre gioielli comaschi
F
inalmente la fontana di piazza
Camerlata, uno
dei monumenti
simbolo del razionalismo comasco, tornerà
nuovamente a splendere.
E con questo anche il Monumento ai Caduti, oggetto a più riprese di interventi di restauro negli ultimi anni, e l’asilo Sant’Elia. Il Comune di Como
ha infatti in programma
un intervento denominato di “restauro conservativo” per questi tre esempi di arte moderna cittadina del valore di 500.000
euro.
Un grande investimento, finalizzato questa volta a prevenire eventuali
erosioni o danni delle
strutture, e non, come accade di sovente, ad intervenire quando ormai il
danno è fatto. Inoltre il
55% della spesa non sarà
sostenuta da fondi del-
l’Amministrazione comunale bensì da un contributo devoluto dalla Fondazione Cariplo di Milano nell’ambito del bando
“Diffondere le tecnologie
innovative per la conservazione programmata del
patrimonio storico-architettonico”. Si tratta di ben
275.000 euro.
Il secondo semestre del
2009, quando i lavori entreranno nel vivo perché
prima vanno inseriti nel
bilancio comunale che sarà votato da Palazzo Cernezzi a partire dalla fine
del mese di marzo, sarà
quindi caratterizzato da
un’attenzione particolare
alle testimonianze di arte
moderna cittadina anche
perché i diversi cantieri
saranno affiancati anche
da una parte formativa
per i tecnici comunali e da
un convegno di alto livello di natura scientifica/
specialistica. Il corso di
formazione, che sarà tenuto dal prof. Della Torre
del Politecnico di Milano,
coinvolgerà sei tecnici del
Comune di Como e verterà sulle tematiche della
manutenzione e della conservazione programmata
dei monumenti. L’Amministrazione cittadina ha
infatti costituito un gruppo di responsabili, con a
capo l’attuale direttore
dell’Area Edilizia Pubblica, ing. Antonio Ferro, che
hanno il compito di seguire la programmazione e
l’esecuzione di interventi
manutentivi nonché la
valorizzazione degli edifici vincolati.
E’ tuttora allo studio, da
parte comunale, la possibilità di estendere tale
proposta formativa anche
a rappresentanti di altre
istituzioni. Con la collaborazione dell’associazione
per la “Documentazione e
la Conservazione degli
edifici e dei complessi urbani moderni” (Do.co.mo.
mo.) sarà invece organizzata una giornata di studi internazionale sul tema della conservazione
preventiva di architetture del movimento moderno. «E’ la prima volta che
a Como, come Comune,
viene perseguito un progetto finalizzato a prevenire le situazioni di degrado dei monumenti
pubblici - ha sottolineato
l’assessore con delega all’Edilizia Pubblica, Francesco Scopelliti -. Solitamente, infatti, ci si trovava ad intervenire solo in
seguito ad un danno dovuto al tempo oppure allo
smog.
Questa volta invece si
vuole, quindi, prevenire.
Ed è una prevenzione non
solo materiale grazie anche al contributo della
Fondazione Cariplo, bensì anche teorico/formativa
visto che alcuni tecnici
comunali parteciperanno
ad un corso di formazione sulla manutenzione
programmata. E non è un
discorso destinato a concludersi così, visto che
stiamo già lavorando per
partecipare ad un secondo bando della Fondazione Cariplo che riguarda
sempre la conservazione
di altri monumenti cittadini”.
Gli interventi
Nel dettaglio, per la fontana di Camerlata, verrà
eseguita una verifica del
livello di ossidazione della struttura metallica interna agli anelli e dello
stato di consistenza del rivestimento. In base ai risultati di queste analisi
verrà deciso come procedere alla manutenzione.
Per il Monumento ai Caduti si procederà a valutare l’attuale stato di protezione anche perché è
esposto a forti venti in
condizione di notevole
umidità proveniente dal
vicino lago. Coerentemente con i risultati della diagnostica e del monito-raggio verranno decisi gli interventi.
Infine, per ciò che concerne l’asilo Sant’Elia, si
vuole innanzitutto focalizzare le problematiche
di alcuni elementi in calcestruzzo armato della
parete esterna della zona
cucina (dove sono state
rilevate fessure) ed eseguire ulteriori stratigrafie sugli intonaci. Il monitoraggio è destinato a controllare lo stato di conservazione sia degli elementi strutturali, sia delle
strutture esili in calcestruzzo esterne, sia l’efficienza di murature, tinteggiature, serramenti e
stato di impermeabilizzazione.
L.Cl.
CRONACA
P A G I N A
Como
11
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
UN PLAFOND PER LE REALTÀ ASSOCIATE ALL’UNIONE INDUSTRIALI COMO E ALL’ANCE COMO
Cinquanta
milioni di euro
per le aziende
comasche
L’accordo sottoscritto prevede
lo stanziamento da parte di Intesa
Sanpaolo per favorire l’accesso
al credito delle imprese del territorio
di GIUSEPPE CORTI
S
dere al credito e per pagare tassi di interesse abbordabili all’impresa in
crisi.
Lunedì 9 febbraio nella
sede dell’Unione Industriali di Como è stato firmato dal presidente dell’Unione Industriali, Ambrogio Taborelli, dal presidente dell’ANCE, Valentino Carboncini, dal vicepresidente Confidi Lombardia, Enrico Monti, dal
direttore regionale Lombardia Intesa SanPaolo e
dal direttore dell’Area
Lombardia Nord Intesa
Sanpaolo, Fausto Luotti
un accordo per un piano
di finanziamento alle imprese comasche di un plafond di 50 milioni di euro.
L’obiettivo dell’accordo
è quello di avviare al più
presto il rilancio del territorio, che sia data la
possibilità di applicare un
tasso agevolato sul credito deliberato e di prevedere finanziamenti per la
ricapitalizzazione delle
aziende, per investimenti e per venire incontro
alle esigenze di liquidità.
In sintesi. Lo spread
applicato ai finanziamenti sarà ulteriormente agevolato rispetto a quanto
già accordato attualmente ai soci di Confidi Lombardia. Questo è possibile grazie alla creazione di
un fondo da parte dei soggetti che hanno firmato
l’accordo lunedì 9 febbraio. La Confidi Lombardia
si farà garante presso la
banca Intesa SanPaolo
del 50% del finanziamento erogato.
Esso serve per la ricapitalizzazione finalizzata
all’aumento del capitale
sociale sarà possibile un
finanziamento fino a
500.000 euro per 3 anni,
come pure per gli investimenti finalizzati a sostenere lo sviluppo delle imprese, mentre per le esi-
SOTTOSCRITTA IMPORTANTE CONVENZIONE
Pessina, tra scuola e lavoro
stata firmata la
convenzione tra i
rappresentanti
della Camera di
Commercio di Como, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e dell’Istituto G. Pessina per la
realizzazione di percorsi
formativi in alternanza
scuola-lavoro.
Il progetto è giunto alla
sua quarta annualità e
può contare sulla fattiva
collaborazione di otto associazioni di categoria
presenti sul territorio
provinciale: Unione Industriale, U.P.C.T.S., Api,
Cna, Confartigianato Imprese Como, Confcooperative, Legacoop e
Alsea Como.
Nei prossimi mesi si
svolgeranno percorsi formativi articolati rivolti a
studenti provenienti dagli indirizzi “aziendale” e
turistico”, secondo questa
suddivisione:
seconda annualità percorso prettamente orientativo, finalizzato ad una maggiore conoscenza
del mercato del lavoro, sia
in chiave di lavoro dipendente che di lavoro autonomo ed imprenditoriale;
terza e quarta annualità - percorso volto a
È
Firmata un’intesa
con Camera di
Commercio e
Ordine dei Dottori
Commercialisti per
la realizzazione di
percorsi formativi
in alternanza
favorire l’acquisizione di
competenze tecnico - operative, facilmente spendibili nel mercato del lavoro, attraverso l’esperienza diretta di tirocinio in
contesti lavorativi.
In analogia a quanto
avvenuto lo scorso anno,
due percorsi formativi si
svolgeranno presso gli uffici amministrativi-contabili della Camera di Commercio.
L’Istituto Pessina di Como non è nuovo a iniziative del genere. La proposta di percorsi formativi,
realizzati attraverso la
metodologia didattica dell’alternanza scuola-lavoro
ha, infatti, ha preso il via
a partire dall’anno scolastico 2005/2006. Una
strada intrapresa allo
scopo di superare la tradizionale separazione tra
momento formativo e mo-
mento applicativo, secondo la logica dell’“imparare
facendo”, contrastare l’abbandono e la dispersione
scolastica, far conoscere il
lavoro come momento
fondamentale per la possibile realizzazione di sé
attraverso l’integrazione
e la valorizzazione di conoscenze teoriche ed apprendimento pratico.
Il progetto di alternanza scuola-lavoro dell’istituto “G. Pessina”, ideato
e realizzato con la collaborazione della Camera
di Commercio, si sviluppa a partire dal secondo
anno fino al quarto, è parte integrante dell’attività
curricolare e coinvolge
studenti provenienti dagli indirizzi aziendale e
turistico.
La prima annualità
ha un valore prettamente
orientativo ed è finalizzata ad una maggiore conoscenza del mercato del
lavoro. La seconda e la
terza annualità - che
coincidono, rispettivamente, col terzo e col
quarto anno di scuola - sono invece volte a favorire
l’acquisizione di competenze tecnico-operative,
facilmente spendibili nel
mercato del lavoro, attraverso l’esperienza diretta
di tirocinio in contesti lavorativi.
Nel corso del terzo anno
scolastico, l’esperienza
in azienda di ciascun allievo ha una durata complessiva di 80 ore (due
settimane consecutive).
Nel quarto anno, il tirocinio è invece di 160 ore totali (quattro settimane:
due periodi di due settimane ciascuno).
genze di liquidità è previsto un finanziamento
massimo di 300.000 eu-ro
per una durata di 12
mesi.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
iamo ormai nel
pieno della crisi
economica. Dicendo questo non
si dice nulla di
nuovo, come nulla di nuovo è affermare che i vari
attori del sistema economico non mostrano per
niente la voglia di arrendersi. Se le radici della
crisi sono di natura finanziaria e ha portato aziende e consumatori ad avere meno liquidità monetaria è ovvio che per uscirne bisogna immettere sul
mercato quella liquidità
monetaria utile per dare
ossigeno alle aziende in
modo che possano investire in nuove tecnologie e rimettere in moto un ciclo
positivo. Di conseguenza
la preoccupazione principale per le aziende è quello di trovare le modalità
più convenienti per acce-
Cara
Daniela
in queste ore di dolore
ringraziamo il Signore
per la tua generosità, il
tuo entusiasmo, la tua
testimonianza. Imploriamo per te la felicità
senza fine e la consolazione della fede per i
tuoi cari, che sono nel
pianto.
Don Francesco, i catechisti,
i giovani dell’oratorio,
i tuoi ragazzi di catechismo.
Dongo, 8 marzo 2008
PAOLO, APOSTOLO
DEI GENTILI
AL COLLEGIO GALLIO
LUNEDÌ
16 FEBBRAIO
Lunedì 16 febbraio
alle ore 21.00, presso
l’Aula Magna del Collegio Gallio (ingresso da
via Barelli), il gruppo di
cultura “ascolto”, propone - nell’ambito del
corso biblico 2008/2009
dedicato a “Paolo di
Tarso. Un percorso sull’uomo d’oggi in occasione dell’Anno Paolino” il tema: “Paolo, l’apostolo dei gentili”, che sarà
tenuto dal prof. Arcangelo Bagni.
Le aziende associate
potranno accedere a queste opportunità già a partire dai primi giorni di
febbraio.
Il rettore, con tutta la
comunità del Seminario, è vicino ad Andrea
e a tutta la sua famiglia
in questo momento di
dolore e di grande prova della fede per l’improvvisa scomparsa
della
mamma Daniela
Con lui la affidiamo
alla misericordia di Dio
e dal cielo invochiamo
sui suoi cari la protezione di Maria.
“Ti avevamo pregato, Signore, di
prolungare il suo
soggiorno tra noi,
Tu l’hai voluta vicina a Te e le hai
dato la vita eterna”. (S. Ambrogio)
La comunità parrocchiale di Dongo si unisce al dolore di Andrea
e familiari per l’improvvisa morte della cara
Daniela Mombelli
e con loro la affidano
alla misericordia di
Dio.
Dongo, 8 marzo 2009
CRONACA
P A G I N A
12
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
CRESCONO I RITARDI DEI CONVOGLI IN SERVIZIO TRA L’ITALIA E LA SVIZZERA
Cisalpino:
una puntualità
sempre più...
italiana
a puntualità dei
treni svizzeri è
proverbiale. Una
verità quasi dogmatica. Eppure,
da un po’ di tempo a questa parte, tale certezza
incrollabile sta franando
sotto la valanga di minuti di ritardo - sempre che
il treno arrivi e non arresti il suo cammino perché
non più in grado di proseguire, oppure non sia
stato soppresso… - accumulati dai convogli
Cisalpino in servizio
fra l’Italia e la Svizzera. Dal 2007 al 2008 risulterebbe che i ritardi
sono stati in media di 28
minuti, hanno interessato l’11,2% degli oltre 6
mila convogli, di cui sono
stati soppressi 83. I ritardi maggiori si verificano,
ahinoi, quando i treni arrivano dall’Italia. A questo si aggiunga il fastidio
per la qualità dei vagoni:
spesso sporchi, con i servizi igienici fuori uso o le
porte rotte. Le tratte del
Cisalpino sono due: quella che da Basilea entra in
Italia attraverso il Sempione e quella che parte
da Zurigo e attraversa il
San Gottardo. Tante le
destinazioni: innanzitutto Milano, poi Venezia,
Bologna, Firenze. Particolarmente soggetta a problemi la linea ZurigoChiasso-Como-Milano.
La società Cisalpino
SA, che gestisce l’ETR
470 - il cosiddetto “pendolino ad assetto variabile” - è una joint-venture,
L
’
REFERENDUM
Dal 2007
al 2008 risulta
che i minuti
persi sono stati
in media 28
e hanno
interessato
l’11,2%
degli oltre 6 mila
convogli,
di cui sono stati
soppressi 83.
I problemi
maggiori
si verificano,
guarda caso,
quando i treni
arrivano dal
nostro Paese...
di ENRICA LATTANZI
ovvero una partecipata
sia di Trenitalia sia delle
Ferrovie federali svizzere,
che la detengono in parti
uguali: 50% l’una, 50%
l’altra. «Ma la sensazione
- è la denuncia unanime
sia al di qua sia al di là
del confine - è che anziché
elevarsi allo standard
svizzero, ci si sia appiattiti su quello italiano».
A dire il vero, alle nostre latitudini, la “querelle-Cisalpino” non ha destato troppa preoccupazione. Purtroppo, da noi,
utenti più o meno assidui
delle ferrovie e pendolari
sono abituati a questo tipo di disagi: con l’entrata
La Svizzera
conferma
gli accordi
bilaterali.
Il Ticino no
in vigore del nuovo orario
2009 soppressioni e cancellazioni sono state pane
quotidiano, mentre ritardi fino a 15-20 minuti non
fanno più scandalizzare
nessuno. Ma oltre “ramina” (così gli elvetici definiscono abitualmente il
confine), dove le coincidenze fra treni viaggiano
anche fra i 4 e i 15 minuti
(mentre in Italia non è raro riuscire a perdere le coincidenze a 25-35 minuti!), ogni minuto ritardo è
uno smacco bruciante per
l’orgoglio delle Ferrovie
federali. E così il Cisalpino ha scomodato politici,
consigli cantonali e nazionali, mass-media, opinione pubblica animando un
dibattito serio, con l’unico intento di denunciare
il profondo malcontento
per un servizio affatto efficace, economico ed efficiente (i tre obiettivi di
base di ogni attività di interesse pubblico), che sta
mettendo a repentaglio il
resto del sistema, perché,
in caso di “intoppo”, i disagi si ripercuotono a cascata su tutta la rete. Per il
momento il Sindacato
svizzero del personale dei
trasporti, che sul finire
del 2008 aveva chiesto di
bandire dall’intera rete
ferroviaria nazionale il
Cisalpino «fino a che non
avrà raggiunto uno “standard di qualità svizzero”»,
è riuscito ad ottenere un
parziale accoglimento
delle proprie richieste.
Dallo scorso 8 gennaio il
Cisalpino - dopo il blocco
di due ore di un treno con
200 passeggeri sotto la
galleria di base del Loetschberg - non viaggia più
lungo l’asse del Sempione.
«I viaggiatori e il personale - si legge in una nota sono incomodati dagli inconvenienti: hanno perso
la fiducia nel treno Cisalpino. È molto meglio dover cambiare una volta in
una stazione, che rimanere bloccati in aperta campagna o addirittura in una galleria».
Per risolvere, invece, almeno in parte, gli annosi
problemi dell’ETR 470
sulla linea del Gottardo,
le Ferrovie federali hanno deciso di mettere a disposizione convogli di sostituzione nel caso in cui
il Cisalpino giungesse in
Svizzera con oltre dieci
minuti di ritardo. Da Lugano sono pronti a partire treni d’emergenza, nell’attesa che il nuovo mo-
dello ETR 610 del produttore francese Alstom (che
nel 2000 ha rilevato l’attività del ramo dal gruppo Fiat) faccia finalmente la sua apparizione, restituendo serenità e buon nome al servizio e alla
Cisalpino.
Ma quali sono le origini di tutte queste disfunzioni? «Il ritardo nella
consegna dei nuovi pendolini da parte della ditta produttrice - spiega
Renzo Cicillini, portavoce della Cisalpino comporta considerevoli
problemi. Al momento si
deve operare con materiale rotabile esistente preso a noleggio da Trenitalia e da FFS. La situazione attuale - continua - è
il risultato di un insieme
di fattori. Il nuovo orario
ferroviario in Italia, con la
messa in servizio dell’Alta Velocità e le modifiche
al traffico regionale, pongono grosse sfide». Non
secondario il fatto che da
Milano i treni che partono con destinazioni europee arrivano per ultimi.
Fonti elvetiche affermano
che «in base alle priorità
della Stazione Centrale
nella gestione del traffico
ferroviario e dei ritardi,
I cittadini svizzeri hanno deciso di proseguire la loro strada parallela all’Unione
Europea. La scorsa settimana, tra nevicate ed allarme slavine, la Svizzera si è infatti
pronunciata per proseguire nel segno degli “accordi bilaterali” con l’Unione Europea.
Quasi il 60% degli aventi diritto, infatti, hanno deciso di proseguire con una politica di
apertura nei confronti del resto del continente e non di tornare a una politica più
protezionista, senza accordi bilaterali, come invece auspicavano i ticinesi. In una consultazione dove si è recato alle urne il 52% degli elettori, dato decisamente positivo visto che, normalmente, la percentuale di votanti in Svizzera si aggira addirittura
sul 30%, infatti solo Ticino, insieme ai piccoli cantoni di montagna dell’Appenzello
Interno, del Glarona e dello Schwitz, ha invece chiesto di abbandonare la strada di
una progressiva integrazione se non ufficiale, almeno di fatto con l’UE. Un voto che
testimonia la evidente differenza di opinione tra il cantone italofono ed il resto del
Paese dove, soprattutto a Zurigo, Berna, Basilea e Ginevra si ha ben presente che
l’Europa non è più quella di un tempo e che la strada dell’isolamento non è più percorribile.
Il voto, di fatto, conferma rinnovo dell’accordo per la libera circolazione delle persone, che verrà presto esteso anche ai cittadini di Romania e Bulgaria, ultimi Paesi
entrati nell’UE. Per quanto riguarda le aree di confine, come la nostra, il risultato del
referendum conferma i numerosi vantaggi derivanti dagli Accordi bilaterali come l’abolizione dei 20 chilometri dal confine quale “zona di frontiera”; la decadenza dell’obbligo del rientro quotidiano (basta quello settimanale); ed il fatto che ai lavoratori italiani non è più richiesto il cosiddetto “permesso preventivo” e la subordinazione dell’assunzione nei confronti degli svizzeri.
L.Cl.
partono prima i treni diretti a Roma, poi quelli
regionali e, da ultimo,
quelli in direzione della
Svizzera». Altro aspetto
che sta incidendo sull’organizzazione del servizio,
il trasferimento da Milano Martesana a Milano
Greco dell’officina per la
manutenzione. Tra le misure già prese, il potenziamento del personale, per
garantire controlli supplementari sulla qualità.
Una piccola appendice,
infine, sui collegamenti
ferroviari Lombardia-Ticino (i cosiddetti convogli
TiLo), utilissimi, strategici, per un territorio congestionato e nevralgico come il comasco. Dovrebbero essere la spesso
citata “metropolitana leggera” che abbatte le frontiere (Schengen non può
limitarsi ad essere un
Trattato delle buone intenzioni…) e favorisce collegamenti, traffici, spostamenti in quella che
tutti gli urbanisti e i sociologi definiscono la ormai unica area “megametropolitana” MilanoLugano. Sono in parte risolti i problemi di compatibilità del materiale rotabile fra tecnologia italiana e quella svizzera.
Un potenziamento del
servizio (che permette di
raggiungere da Milano,
passando per Como, l’Alto Ticino e viceversa) è
senza dubbio auspicabile.
Ma, sempre secondo fonti
svizzere, sembra che da
parte italiana ci sia un
progressivo disinteressamento nei confronti del
servizio TiLo. Nessuno
nasconde le difficoltà finanziarie contingenti, e
sul tavolo, specie per l’Italia e la Lombardia, ci sono
altre questioni cruciali,
come l’alta velocità che
fra 5 anni sarà pronta
sull’asse del Gottardo e
altri collegamenti pedemontani paralleli a Milano, ma una riflessione
sulle conseguenze economiche, e sull’impatto ambientale e sull’organizzazione dei tempi di famiglie e pendolari di alcune
scelte dovrebbe imporsi a
tutti.
CRONACA
P A G I N A
Como
13
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
LINEA COMO-MOLTENO-LECCO
Nascerà la
Pedemontana
ferroviaria?
U
no degli obiettivi di ampio respiro fissati in
occasione di
Expo 2015, che
sarà ospitata da Milano e
dedicata allo sviluppo sostenibile, è quello di valorizzare maggiormente il
trasporto ferroviario in
Lombardia. Per Como,
considerando che la linea
in arrivo da Chiasso sarà
destinata presto all’alta
velocità e grazie ad Alptransit (imprevisti permettendo) dal 2014 permetterà di essere in contatto con il nord Europa
in poche ore, l’attenzione
è circoscritta alle linee
regionali. In particolare
ad un collegamento per
tanti anni, e ancora oggi,
bistrattata da tutti: la linea Como-Molteno-Lecco.
Una linea dalle alte potenzialità (visto che, disagi delle nevicate a parte,
per esperienza personale
in auto per percorrere circa 35 chilometri ci si impiega almeno un’ora) ed a
cui è stato dedicato un
convegno in quel di Merone che ha visto la partecipazione dei rappresentanti regionali, con in prima fila il consigliere comasco del Pd, Luca Gaffuri, i sindaci del territorio ed una folta delegazione della Provincia di Lecco. A Como, invece, si dovevano sbrigare magari
altre faccende.
Inaugurata nel 1888, la
Como-Molteno-Lecco si
colloca, come tempi di
Una linea dalle
alte potenzialità,
ancora oggi
bistrattata
da tutti, ed a cui
è stato dedicato
un convegno
a Merone
di LUIGI CLERICI
percorrenza, nella media
dei transiti locali della nostra regione: 1 ora e 13
minuti alla velocità media di 34,5 chilometri orari. Poco più di quanto ci
si impiega con le FNM a
raggiungere Milano Cadorna. Stiamo parlando
di media italiana, però.
Perché se prendiamo in
considerazione quali collegamenti si effettuano in
nord Europa con una sola
ora di viaggio c’è da restare allibiti. Ad esempio da
Bruxelles in 60 minuti si
raggiunge Bruges, sul
mare del Nord, oppure
Parigi. Ed occorrono solo
80 minuti per arrivare ad
Amsterdam. E si tratta di
tre località che non si trovano ad una distanza variabile tra i 30 ed i 40 chilometri dalla capitale belga! Ma questa situazione
drammatica del trasporto su rotaia è uno specchio
di quella Lombardia che
emerge soltanto nelle croniche lamentele dei pendolari e che non hanno
tanto effetto sull’opinione
pubblica, soprattutto in
questi mesi dove l’attenzione (o la presunta attenzione) è rivolta agli ef-
fetti della crisi economica.
Il convegno di Merone,
dedicato appunto al tema
dei disagi vissuti lungo la
linea Como-Molteno-Lecco, ha riservato ampio
spazio alle possibilità di
realizzare la cosiddetta
“Pedemontana ferroviaria”. Nei loro interventi i
consiglieri regionali Gaffuri e Spreafico hanno
spiegato che l’iniziativa
rappresenta una prima
mossa per arrivare a porre al centro delle infrastrutture, che devono essere potenziate da Regione Lombardia, la pedemontana ferroviaria. L’opera dovrà servire territori come quello della Brianza lecchese, comasca e
monzese, tra i più densamente produttivi e sviluppati di tutta Europa, ma
nettamente carenti dal
punto di vista infrastrutturale come abbiamo notato in precedenza facendo qualche esempio. La
proposta è quella di realizzare immediatamente
uno studio di fattibilità
per fare ciò che gli svizzeri oltralpe hanno già fatto: affiancare alla pedemontana stradale quella
ferroviaria che metta in
rete e sotto un unico gestore il trasporto ferroviario delle reti locali come
la Lecco-Molteno-Monza,
la Lecco-Molteno-Como e
la Seregno-Bergamo.
Questo creerebbe un bacino di utenza che diventerebbe competitivo dal
Foto Andrea Selva
punto di vista della redditività gestionale per volumi di passeggeri e merci trasportabili. Compito
della Regione Lombardia
è quindi quello di verificare con Rete Ferroviaria
Italiana e Ferrovie Nord
Milano l’interesse a realizzare un contratto che
vada in questa direzione,
trovando le necessarie intese. In alternativa diventerebbe obbligatorio, in
caso di risposta negativa,
tentare di coinvolgere operatori stranieri a partire dalle Ferrovie svizzere.
Queste proposte sono state condivise dai presenti
e l’incontro si è concluso
con la decisione di costituire uno snello Comitato di promozione di questa necessaria messa in
rete delle linee, con l’obiettivo di verificare l’interesse degli operatori economici, a partire dalle
due Camere di Commercio e della stessa Regione.
«Vale la pena di ricordare a questo ultimo proposito - hanno detto i consiglieri Gaffuri e Spreafico
- che la realizzazione della pedemontana ferroviaria è un impegno già votato dal Consiglio regio-
COMO-LECCO UN PO’ DI STORIA
1888: Inaugurazione del tragitto.
1998: Un odg della Camera rilevava: «è assolutamente necessario potenziare ed integrare l’asse
trasversale ferroviario pedemontano BresciaBergamo-Lecco-Como-Varese-Malpensa».
1999: La Legge 472 autorizzata la spesa di Lit.
1.000.000.000 dal ’99 al 2001 per un urgente studio di fattibilità della linea. «La Lecco-Como deve
essere vista nell’ ottica internazionale: con la realizzazione del tunnel del Gottardo il trasporto internazionale sarà sempre più sull’asse LuganoComo-Milano e Lecco rischierebbe di rimanere isolata» (dichiarazione del senatore lecchese leghista
Roberto Castelli).
2004: Regione Lombardia lancia la proposta di un
convoglio all’ora sulle due direttrici.
2009: I nuovi orari penalizzano ulteriormente la
linea; l’unica direttrice competitiva è la MilanoAsso (FNM) ma costantemente oltre i limiti di ritardo bonus.
2014: prevista conclusione Alptransit. Il rischio è
che il sistema ferroviario lombardo, oggi imperniato tutto su Milano, s’intasi (allontandoci, anziché avvicinarci, dall’Europa e dal resto d’Italia).
Obiettivi: Raggiungimento di un bacino d’utenza
adeguato ad attirare l’intervento di operatori TPL
con maggiori servizi. Possibile coinvolgimento di
Ferrovie Svizzere (oggi attestate ad Albate-Camerlata).
nale in un apposito ordine del giorno nel 2008 e
richiamato anche dallo
stesso presidente Formi-
goni in una relazione alla
Giunta regionale sul sistema dei trasporti ferroviari lombardo».
FINESTRA SUL CAMPIONATO
A Varese va in scena
il futuro del Como
IL PERCORSO ADOTTIVO. IL PARERE DELL’AVVOCATO
n match fondamentale per la stagione del Calcio Como. E’ quello che andrà in scena domenica, e senza la presenza dei supporter lariani, all’Ossola
di Masnago tra il Varese ed il Como. Di scena, infatti, c’è la sorprendente
formazione biancorossa che proprio contro il Como, all’andata, ha conosciuto la sua ultima sconfitta (poi costata la panchina all’allenatore Carmignani, già giocatore del Como negli anni ’60) e che da allora ha inanellato una
serie di risultati positivi che l’hanno proiettata in vetta al girone. Contro il Varese
ecco invece un Como che, dal mercato di riparazione, non ha ottenuto quel nuovo
attaccante di cui tanto si parlava e che è reduce da una brutta sconfitta contro la
Canavese. Brutta non per il risultato, ma perché credo che sia la dimostrazione di
come gli azzurri possano magari anche raggiungere la promozione in I Divisione,
ma non sono quello squadrone dipinto anche dagli addetti ai lavori al termine del
girone di andata. Il primo squarcio del ritorno ha infatti portato con sé già due
sconfitte, bilanciate sì da altrettante vittorie, il che rende il Como una formazione
di primo piano ma non certo “ammazza-campionato”. Definizione che, invece, potrebbe calzare a pennello per il Varese che, in caso di successo, ipotecherebbe non
tanto la promozione ma eliminerebbe il Como dalla lotta per il primo posto (gli
azzurri, infatti, andrebbero a ben otto punti dalla vetta) che, a questo punto, sarebbe circoscritta tra i biancorossi, il sorprendente Rodengo Saiano e l’Alessandria.
Anche per queste premesse non è facile fare delle previsioni per questo match e la
tripla è sicuramente d’obbligo. Osservato speciale di questa giornata che sancisce
la ripresa del campionato di II Divisione dopo la sosta dovuta al “Torneo di Viareggio”
sarà anche l’Olbia che ha compiuto una vera e propria rivoluzione di organico nel
mercato di gennaio. Se questo sarà sufficiente ai sardi per dire la loro sul discorso
promozione lo scopriremo subito.
U
L. Cl.
Lunedì 16 febbraio, alle ore 20.45,
presso la sala Arcobaleno della Casa
Divina Provvidenza in via Tommaso
Grossi 18 a Como (ampio parcheggio),
il Centro Servizi alla Famiglia “La
Grande Corte” dell’Opera Don Guanella
e l’Associazione “Genitori si diventa”, in
collaborazione con la Cooperativa Parsifal e con il patrocinio dell’Asl della
Provincia di Como, propongono un incontro sul tema “Aspetti legali e giuridici del percorso adottivo - Il parere dell’avvocato”. Relatrice sarà la dott.ssa
Angela Maria Serpico, madre adottiva,
avvocato, esperta in diritto di famiglia
e diritto minorile.
La serata fa parte di un ciclo di incontri sul tema dell’adozione dal titolo “Insieme… prendiamoci per mano” con lo
scopo di esplorare la realtà del percorso adottivo, iniziato lo scorso ottobre e
che proseguirà mensilmente fino a maggio. L’ingresso è libero.
Per informazioni: tel. 031-296752749; cell. 348-0119671 (ore serali); email [email protected];
[email protected].
CRONACA
P A G I N A
Como
15
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
RIVOLUZIONE A RAGGI X
Dal S. Anna
addio alle
vecchie lastre
In arrivo il Pacs, un nuovo sistema
di elaborazione e gestione delle
immagini. Dal prossimo autunno
tutti i pazienti che si sottoporranno
ad esami diagnostici non riceveranno
più le tradizionali pellicole bensì
un cd o un dvd contenente
le immagini dell’esame
di MICHELE LUPPI
L
Azienda Ospedaliera S.Anna
dice addio alle lastre e apre le porte all’innnovazione digitale.
Grazie all’introduzione di
un nuovo sistema di elaborazione e gestione delle immagini, il Pacs, dal
prossimo autunno tutti i
pazienti che si sottoporranno ad esami diagnostici (radiografie, ecografie, tac, risonanze magnetiche) non riceveranno
più le tradizionali pellicole bensì un cd o un dvd
contenente le immagini
dell’esame.
Un cambiamento importante se consideriamo
l’elevato numero di esami
che beneficeranno del
Pacs: 270mila nel solo
2008.
Questa è però solamen-
’
te la parte più visibile,
sotto gli occhi di tutti i pazienti, di una rivoluzione
tecnologica che, a detta di
dirigenti e medici, permetterà di ridurre notevolmente i tempi della
diagnostica, migliorandone, al contempo, la qualità.
Il sistema, realizzato
dalla società giapponese
Fujifilm, metterà in rete
i radiologi con i reparti e
le sale operatorie di ogni
singolo ospedale, permettendo allo stesso tempo lo
scambio, in tempo reale,
di analisi, esami e referti
tra i sette presidi sparsi
sul territorio, poliambulatori compresi.
«Grazie a questa innovazione - ha spiegato il
direttore generale Andrea
Mentasti, alla presentazione del Pacs - un’imma-
gine potrà essere inviata
da un presidio ad un altro in modo da avere sempre a disposizione uno
specialista per i referti o,
nel caso fosse necessario,
un ulteriore consulto. Un
sistema che in futuro sarà
integrato con la rete Sis
che legherà tutti gli ospedali della Lombardia».
In questo modo non capiterà più di dover aspettare ore o giorni in attesa
del referto dello specialista, perché, anche i presidi più piccoli, saranno
sempre in collegamento
con l’intera struttura.
Per permettere l’elaborazione delle immagini e
la loro visualizzazione saranno create nei reparti
di analisi e in
tutti i reparti
collegati apposite postazioni
con computer e
monitor speciali.
Il costo complessivo del
sistema e delle nuove
apparecchiature è di 4,5
milioni di euro.
«La parola più importante oggi - ha spiegato il
dott. Gino Gozzi, primario
di radiologia del S. Anna
- è comunicazione. Nella
medicina non vi è solo un
problema di apparecchiature, perché oggi la nostra
azienda può contare su i
migliori macchinari esistenti, a mancare è invece la comunicazione tra
specialisti e tra settori.
L’avvento del digitale non
porterà soltanto ad un risparmio, pari al 60-70%,
e ad una maggior tutela
dell’ambiente (il materiale di cui sono composte le
pellicole è inquinante
ndr), ma a miglioramenti
considerevoli in tre ambiti: elaborazione delle informazioni, gestione dei
dati e comunicazione».
L’archiviazione delle
immagini digitali permetterà una più facile e veloce fruizione degli esami in
archivio, oltre a permettere la creazione di una
banca dati unificata di
tutta l’azienda, che renderà possibile accedere a
dati, esami e referti, anche passati, da ogni presidio territoriale. Avendo
così a disposizione la storia clinica del paziente in
ogni momento.
Un esempio pratico sull’applicabilità del Pacs è
stato indicato dalla direttrice sanitaria, Laura
Chiappa: «Pensiamo ai
colleghi di Menaggio e ai
problemi logistici e di viabilità con cui si devono
confrontare. Fino ad oggi
per un consulto su una lastra o un’ecografia erano
costretti a ore di macchina fino agli altri presidi.
Quando entrerà in funzione il nuovo sistema potranno, invece, dialogare
tra colleghi via telefono
avendo però sotto gli occhi la stessa immagine».
Un capitolo nuovo si apre entrando nel campo
dell’elaborazione delle
immagini. Software specifici permetteranno, infatti, di elaborare gli esami di cardiologia, medicina nucleare, cad mammografico, post 3D, ortopedia
e endoscopie. Grandi potenzialità che hanno però
bisogno di personale appositamente formato: per
questo nei prossimi mesi
i tecnici della Fujifilm effettueranno alcuni corsi
di formazione per tutte le
persone, che a più livelli,
saranno chiamate ad usufruire della rete.
VENERDÌ 20 FEBBRAIO PRESSO IL TEATRO NUOVO DI REBBIO
Dal Canton Ticino per sostenere l’Aism
D
irettamente dal
Canton Ticino
per sostenere
l’Aism. Venerdì
20 febbraio alle ore 20.45 presso il Teatro Nuovo di Rebbio il
Gruppo Teatrale di Mezzovico (Canton Ticino)
metterà in scena la prima
italiana di Na scumessa
periculusa, commedia dialettale in due atti di Serenalla Gabutti Talleri.
Dopo il grande successo riscosso nella stagione
2007/2008, il Gruppo Teatrale Mezzovico sceglie
Como per debuttare in Italia con il loro nuovo lavoro. La compagnia non è
nuova a spettacoli di beneficenza a favore dell’Aism, da alcuni anni,
infatti, mette a disposizione dell’associazione le sue
competenze e professionalità, dimostrando in
questo modo grande sensibilità nei confronti della lotta alla sclerosi multipla.
Frutto di una felice contaminazione, Na scumessa periculusa, ultima produzione del Gruppo Tea-
Il Gruppo Teatrale
di Mezzovico
(Canton Ticino)
metterà in scena
la prima italiana
di Na scumessa
periculusa,
commedia
dialettale in due
atti di Serenella
Gabutti Talleri.
trale di Mezzovico, è allo
stesso tempo farsa e commedia. Di costume. Dove
c’è posto per l’umorismo
(di parola) e per l’ironia in
tutte le sue gradazioni:
dall’allusione al sarcasmo. Un esempio di teatro engagé, come si diceva un tempo, contrassegnato dall’impegno nella
critica sul presente, che si
manifesta ora pesando
sulle persone ora sull’ambiente. La pièce dialettale,
ideata e scritta da Serenella Gabutti Talleri, si
distingue, soprattutto,
per l’uso di un linguaggio
d’irresistibile e contagiosa comicità. Grazie al fatto che la nostra lingua di
tutti giorni, il dialetto, si
fa mezzo di comunicazione internazionale, senza
complesso alcuno, per
bocca di un riuscitissimo
personaggio, la signora
Melania (suocera di Alberto). Na scumessa periculusa, che si sostanzia
quindi di una forte e condivisibile comicità di parola (oltre che di situazio-
ne), porta però poi ad affrontare temi ricorrenti
della commedia dialettale, come per esempio il
canonico e insanabile conflitto maschile-femminile,
che qui si risolve con l’invenzione di una sorta di
misoginia rovesciata. Non
vogliamo qui entrare nel
dettaglio dell’intreccio,
che lasciamo scoprire allo
spettatore. Ci sia invece
concesso di tornare sui
pregi e cioè sul valore speculativo dello spettacolo.
Che riesce a imporre all’attenzione dello spettatore, in modo divertente e
leggero, alcuni temi sociali di un’attualità sconcertante. Insomma, un quadro sociale affrontato con
ironia (e autoironia) molto realistico e più che credibile. Sicché, quella che
ab initio poteva sembrare una scontata seppur
abile tresca femminile,
diventa via via una piccola pagina di storia sociale, sia detto senza enfasi,
che aiuta a capire meglio
il presente, unendo sapientemente divertimento e
riflessione, riso e pianto,
leggerezza e serietà d’intenti.
L’incasso della serata
sarà devoluto a favore
della gestione del Centro
Aism di Como che offre
alle persone con Sm del
territorio, in un’unica sede, tutta la gamma di interventi socio sanitari che
la patologia stessa richiede e diventa un luogo di
aggregazione in cui rafforzare le autonomie ed
instaurare nuove relazioni sociali.
I biglietti potranno essere acquistati in prevendita con un’offerta minima di dieci euro.
La serata è organizzata in collaborazione la
Classe del ’49 e la Classe del ’52, aderenti a La
Stecca di Como.
Le informazioni riguardo a questo spettacolo si posso avere contattando direttamente la
sede Aism di Como (031523358 / 336-354002 /
[email protected]).
CRONACA
P A G I N A
16
uovi appuntamenti, nuove
iniziative, nuovi progetti per
l’Unione Italia
na Ciechi di Como, che
continua a confermare
una vitalità invidiabile.
Archiviate le recenti manifestazioni: dall’inaugurazione di piazzale Louis
Braille, alla serata di Villa Erba allietata dalla
presenza del presidente
nazionale, al concerto di
Alberto Colombo e alla
successiva vera e propria
Giornata del Cieco del 14
dicembre prossimo si
guarda ora all’appuntamento più prossimo, che
porta la data del 14 febbraio. In questa data, alle
ore 9.30, presso la sede
associativa avrà luogo
l’incontro con il dott. Giorgio Osculati della Società
Voice Systems di Milano
per la presentazione di
due apparecchi: FarView,
un innovativo videoingranditore portatile per la
visione da vicino, da lontano e per la lettura di documenti memorizzati e la
nuova versione di VoiceBox, macchina di lettura che ora include anche
la consultazione gratuita
dei quotidiani, compresa
“La Provincia di Como”,
con un semplice collegamento alla rete telefonica e senza entrare in Internet. La tecnologia al
servizio dell’uomo…
A seguire, nuova data
da appuntare in calendario sarà quella del 7 marzo. Per celebrare la festa
della donna la sezione
comasca ha promosso un
pomeriggio di festa, con la
presenza di uno showman, a partire dalle ore
15 in sede. Tanta allegria,
piacevoli sorprese, audio
quiz, racconti, poesie e
presentazione di esperienze e testimonianze
personali, oltre alla possibilità di nuove proposte,
considerazioni, commenti
N
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
UNIONE ITALIANA CIECHI DI COMO
Quando
la cecità
non è un freno
alla vita
da parte dei presenti.
Questo ed altro per un pomeriggio insieme che si
preannuncia effervescente! Per chiudere, come ben
si addice ad ogni festa che
si rispetti, con torte, bibite e spumante per tutti.
Il 3 maggio da non perdere la celebrazione della prima “Giornata Nazionale dei Cammini”, voluta da tutte le associazioni che si occupano, come
Iubilantes, di recuperare
la storia e la bellezza naturalistica ed artistica
dei percorsi della Via
Francigena, che portava
nei secoli scorsi i pellegrini dalla lontana Inghilterra e dalla Francia fino a
Roma. La sezione Uici di
Como ha dato disponibilità alla partecipazione,
se la collaborazione, anche a livello regionale, sarà confermata, con i propri iscritti alla manifestazione artistico-culturalepodistica che dovrebbe
presumibilmente svolgersi nella zona di Pavia sulle sponde del Po.
Non solo svago, com’è
ovvio, nei programmi dell’Unione, ma grande impegno anche sul campo
preventivo e di sensibiliz-
Sempre ricco,
come al solito,
il calendario
delle iniziative
che accompagnerà
la sezione
comasca per
i prosssimi mesi.
Non solo svago,
anche assistenza e
sensibilizzazione
zazione ai problemi inerenti la cecità. L’appuntamento più vicino porta la
data degli inizi di maggio.
La sezione comasca, aderendo ad un invito della
Sezione Italiana della
Agenzia Internazionale
per la Prevenzione della
Cecità, organizzerà dal 4
al 15 maggio una campagna di prevenzione rivolta ai bambini delle scuole materne della provincia, con il supporto di medici oculisti e di altre figure professionali: il camper della I.A.P.B., con a
bordo tutta l’attrezzatura
necessaria, raggiungerà
almeno una decina di
LO SCORSO 5 FEBBRAIO
Concerto preghiera
a S. Agata
I
l giorno 5 febbraio,
nella parrocchia di S.
Agata, è stata rispettata la tradizione:
Messe molto frequentate, e devozioni nella
cappella dove spicca la
tela della santa, anche da
parte di fedeli di altre parrocchie. Domenica 8 febbraio, poi, nella Messa
solenne si è festeggiato
don Guido Calvi, già giovane vicario a S. Agata,
nel suo 25° di sacerdozio:
un ritorno graditissimo e
caloroso, ed una esemplare omelia, in cui don Guido ha ricordato che la verginità e il martirio di
Agata trovano spiegazione nell’amore più grande
per Cristo. Sabato sera 7
febbraio, inoltre, nella
chiesa si è assistito ad un
evento di grande impatto
emotivo. Dentro una cornice sacra e ben calibrata
di preghiera, si è sviluppata, per un’ora e mezza,
un’intensa esecuzione
musicale di violini, viole
e violoncelli, con motivi
celebri del Seicento e del
Settecento. I giovani amici, anche santagatesi, della giovane orchestra “Sontuoso Ensemble”, hanno
commosso il folto pubblico presente, con ritmi e
accordi, deliziosi e coinvolgenti, di sonate, duetti
e sinfonie di Pachelbel,
Marini, Mozart, von Dit-
tersdorf e Corelli. Lunghissimi e meritati applausi hanno connotato una
serata esemplare, che dovrebbe diventare una tradizione a S. Agata, come
ha detto il parroco don
Giorgio: una serata d’arte, affidata a giovani, in
onore di una santa giovane, che ha esaltato col
martirio la bellezza della
fede.
plessi scolastici per effettuare uno screening e raggiungere almeno 250 bimbi, così da poter individuare eventuali difetti o patologie oculari su cui intervenire prontamente.
Scorrendo ancora il calendario degli appuntamenti si arriva alla gita
sociale che l’Unione propone nelle Puglie, una
settimana attorno a metà
maggio. Il programma è
tutto da definire, in linea
di massima la quota dovrebbe aggirarsi sui 600
euro. Le adesioni di massima sono attese entro il
28 febbraio.
Ce n’è abbastanza? Certo che no. A questi appuntamenti da annotare in
calendario si aggiunge
l’attività quotidiana della Sezione di via Raschi
6, fatta di assistenza, informazione, e sostegno ai
soci. Tra i progetti in dive-
nire, da segnalare la “Promozione del cieco e dell’ipovedente” in ambito
socio-sanitario. Iniziativa
che si prefigge l’obiettivo
di far conoscere le abilità, le potenzialità, le vere
difficoltà e le problematiche del non vedente agli
operatori sanitari: allievi
infermieri, assistenti sociali e volontari ospedalieri. Lo scopo è quello di facilitare il rapporto operatore sanitario - paziente
disabile visivo, nel momento difficile di un ricovero ospedaliero o in una
casa di riposo, Residenza
Sanitaria Assistenziale.
Si vorrebbero così creare
le condizioni affinché il
disabile visivo possa trovare un ambiente più preparato ad accoglierlo e
capirlo, un linguaggio comune che faciliti il rapporto con il personale incaricato, favorendo così
un suo migliore inserimento nell’ambiente stesso.
Un’ultima nota, per
chiudere a riguardo della
più tradizionale delle attività: la spesa. Prassi
consueta per tutti, comporta, come ovvio, pratiche difficoltà per un non
vedente. Un supporto prezioso in questo senso viene offerto presso la Coop
di via Giussani dove il Comitato Soci Coop si è reso
disponibile a fornire il
servizio di assistenza alla
spesa con la presenza di
volontari ogni primo e il
terzo martedì del mese
alle ore 15 e alle ore 17.
Chi volesse usufruire del
servizio deve prendere
appuntamento, almeno
tre giorni prima, telefonando al numero 031526843 (Coop Rebbio), indicando con precisione
data e ora desiderata.
MISS CARNIVAL E LE MASCHERE VENEZIANE
IN MOSTRA A COMO
“Miss Carnival e
le maschere veneziane”. Verrà inaugurata domenica 15 febbraio, presso lo Spazio Momi, ultimo piano dell’edificio Coin
di via Boldoni 3 a
Como, la mostra di
Stampe Fine-Art di
Fabrizio Capsoni dedicata al Carnevale
di Venezia.
L’inaugurazione
ufficiale della rassegna, con la presenza
dell’autore, è prevista mercoledì 18 febbraio, dalle ore 18 alle 22.
La magia ed i colori del carnevale
sono catturati dallo
sguardo attento del fotografo che, grazie ai suoi scatti, riesce a trasmettere tutto l’entusiasmo e l’energia, ma anche il mistero e le emozioni di
una festa italiana tra le più conosciute al mondo.
“Il carnevale - spiega Capsoni - è una festa internazionale e viene
vissuta in modo più o meno personalizzato in ogni luogo.
In Italia, Venezia rappresenta il simbolo per eccellenza e qui mi sono
recato per un reportage, dal quale ho tratto una serie di immagini tradotte in splendide Stampe Fine-Art. Fra le tante foto scattate mi sono
soffermato su questa Miss Carnival, una stupenda signorina giapponese venuta da così lontano per rendere onore alla fama del Carnevale di
Venezia”.
PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
L’annuncio della Buona Novella
1
Il senso della vita:
non cose di cui vantarsi,
ma cose grandi da fare...
LA LECTIO DEL VESCOVO SU SAN PAOLO
Che cosa vuol dire
essere un giovane
cristiano oggi?
1Cor 9, 16-23
Fratelli, non è infatti per me un
vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di
mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di
mia iniziativa, è un incarico che
mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di
predicare gratuitamente il vangelo
senza usare del diritto conferitomi
dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per
guadagnarne il maggior numero:
mi sono fatto Giudeo con i Giudei,
per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge,
allo scopo di guadagnare coloro che
sono sotto la legge. Con coloro che
non hanno legge sono diventato
come uno che è senza legge, pur non
essendo senza la legge di Dio, anzi
essendo nella legge di Cristo, per
guadagnare coloro che sono senza
legge. Mi sono fatto debole con i
deboli, per guadagnare i deboli; mi
sono fatto tutto a tutti, per salvare
ad ogni costo qualcuno. Tutto io
faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro.
Paolo, che ha scritto questo
testo, è uno che ha fatto l’esperienza di una buona notizia che gli ha cambiato la vita!
Non illudiamoci che tutto
questo sia successo solo e unicamente sulla via di Damasco, un certo giorno, quando
ebbe una determinata esperienza. Quando Paolo ne parla, infatti, racconta che dopo
quell’episodio ci sono state
tante vicende, persino un lungo periodo passato in Arabia
a riflettere e meditare e poi
l’incontro con i fratelli, con
Giacomo e Pietro a Gerusalemme per non correre invano. La buona notizia non la si
incontra in un’unica esperienza, in quella determinata occasione e poi mai più: ci sono
momenti importanti, di apertura, scaturigine di una fonte,
ma poi bisogna abbeverasi,
nutrirsi, riflettere, assimilare e
far penetrare in profondità.
Quando Paolo, nelle sue lettere usa il termine Vangelo
(frequentissimamente), si riferisce a questa cosa qui: a quell’esperienza che per lui è stata sconvolgente e che progressivamente e lentamente
gli ha cambiato la vita. Non
c’è cristianesimo al di fuori di
questa esperienza. Ciò che
resta al di fuori di questa esperienza è una rifrittura indige-
sta di atteggiamenti banalmente superstiziosi, magici, se vogliamo religiosi.
Per fare una verifica su questo punto dobbiamo chiederci: che significato ha per noi
la parola Vangelo?… se dovessimo spiegarlo a un amico
improvvisamente catapultato
qui dalle foreste della Thailandia. “Tu sei un cristiano?
Ma cos’è il Vangelo di cui sento parlare?” Cosa risponderemmo? Vangelo è Buona Notizia. Cosa vuol dire. Paolo ha
vissuto e sperimentato l’incontro con la Buona Notizia.
Le prime parole importanti
del testo che abbiamo ascoltato sono vanto e dovere. Si può
passare tutta la vita a cercare
di vantarsi, si può passare la
vita mirando, progettando e
costruendo motivi di vanto.
C’è persino chi affronta un’esperienza così travolgente e
bella come lo studio solo per
potersi vantare. Attenti: questo gonfia come un rospo. C’è
un’altra esperienza dell’uomo
che invece edifica. Il vanto ha
come alternativa il senso del
dovere, che non è una cosa
che ci casca addosso. È bello
quando nasce dall’interno e ti
fa sentire la vita con senso di
responsabilità. Il senso della
vita non è avere delle cose di
cui vantarsi, ma avere delle
cose importanti da fare, da vivere, sulle quali noi poi dobbiamo rispondere. Questo è
un senso maturo del dovere.
prosegue
nella pagina successiva
PA G I N A
2
Altre due parole: ricompensa e incarico.
Si può passare tutta la vita
a cercare le ricompense. Come a dire “i miei conti devono tornare”. Prendiamo ad
esempio l’amicizia e l’amore:
anche questa esperienza è
sottoposta a scelta. Coltivi
un’amicizia per cercarne una
ricompensa, un vantaggio?
Così tutto diventa iniziativa
di conquista del ragazzo, della ragazza, dell’amico, dell’amica: diventa un prendere, anche se in maniera educata. Oppure ci sentiamo incaricati di una gratuità. Paolo mette subito dopo un gratuitamente. Un’impresa certamente difficile, ma veramente entusiasmante è quella che
ci aiuta a liberarci di noi stessi, dei nostri interessi e delle
nostre ricompense.
Cosa domina la nostra
vita? Quale criterio mi fa
dire che una cosa va bene
o non va bene? È ciò che tu
senti come l’incarico ricevuto dall’incontro con la Buona Notizia, oppure il criterio
delle scelte è il preciso conto
delle proprie ricompense: Se
mi serve è buono, se non mi
serve non mi interessa o è addirittura negativa.
A cosa serve la libertà?
Pur essendo libero da tutti mi sono fatto servo di
tutti.
Non avrei timore a dire, in
maniera paradossale, che la
libertà ci è stata data perché
noi possiamo liberamente
metterci a servizio gratuito
per amore delle persone che
hanno bisogno di noi. E che
ogni altra concezione di libertà è una trappola, è una
fonte di delusione! Il nome
Kafka dice qualcosa? Era
uno scrittore piuttosto disperato. Diceva: “Vivendo in un
certo modo arriveremo a una
certa età e avremo solo da
guardarci nello specchio per
scoprire che abbiamo una
fronte sulla quale battere il
palmo della nostra mano”. È
la delusione! La delusione di
una libertà tutta e solo e sempre giocata nella ricerca di
una ricompensa e del proprio
interesse. Una libertà che
non ha mai trovato la strada
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
SentinelledelMattino
di uscita, la piena espansione
di quel potenziale enorme di
vita, di gioia e di bellezza che
ha dentro di sé, spendendosi
per il servizio agli altri. Paolo
nella lettera ai Galati dice: “Noi
siamo stati liberati dalla libertà
di Cristo, perché restassimo liberi”. Perché la tentazione di
venderci anche a Dio è fortissima… al quale mi vendo per
avere la mia ricompensa. Cristo ci ha liberati purché questa
libertà non sia cercata per i
nostri gusti, ma per metterci liberamente al servizio degli altri. Se un servizio, infatti, non
è scelto liberamente, è schiavitù. E uno schiavo non serve a
nessuno! Certamente non serve all’unico e vero Dio, a quel
Dio che è venuto a darci una
buona notizia, che Paolo ha
scoperto lasciandosi sconvolgere la vita.
Quando Paolo dice che non è
sotto la legge, sta parlando dell’Antico Testamento. La Legge dell’AT da sé sola è diventata spazzatura. Ma lui si è sottomesso alla legge di Cristo, il
suo Nuovo Comandamento –
amatevi gli uni gli altri come io ho
amato voi - non abolisce la vecchia legge, ma senza questo
compimento la dichiara spazzatura, da buttar via. Tutte le
osservanze e i doveri, i divieti,
gli obblighi e tutto il resto del
ciarpame religioso, se non viene rigorosamente orientato a
correre verso Gesù e a lasciarsi liberare da Lui, è spazzatura!
Con i Giudei ho camminato insieme perché bisognava condividere con loro la Legge (sapendo il perché non gli costava poi molto)… e con quelli che
non erano sotto la Legge, intesa appunto come Legge dell’antico
patto, mi sono mostrato come
uno che si era distaccato dall’interpretazione schiavistica e
interessata dell’Antica Legge
per liberarsi alla Legge di Cristo, dentro la quale si possono
rispettare anche i 10 comandamenti, ma finalmente sapendo
il perché: perché abilita a vivere in modo coerente e a testimoniare agli altri la Buona
Notizia. Se dovessi descrivere
la mia vita nel suo insieme, dice
Paolo, potrei dire che tutto faccio per il Vangelo, per questa
Buona Notizia.
Vale la pena spendere qualche minuto per chiarire una
cosa importante: qual è il contenuto di questa Buona Notizia? È necessario un lungo
cammino e mai va considerata cosa scontata. Il processo
di liberazione da una visione
schiavistica - impaurita dai castighi e interessata ai vantaggi
- verso una visione della vita
sciolta e gratuita è mai finito:
è un processo continuamente in atto dentro di noi. Il fatto che esista un Dio che
non so cosa pensa e che mi
tiene “in bilico fra il paradiso e il mandarmi all’inferno” è una buona notizia? Si
potrebbe quasi dire che, da
questo punto di vista, è possibile condividere il pensiero
della UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti): non
dico che questo Dio, probabilmente, non esiste… ne sono sicuro! Perché è arrivato un
certo Gesù di Nazareth a dirmi che Dio è un’altra cosa!
Non è un arbitro per vedere
come me la cavo e per definire se sono uno che si è meritato la pedata eterna nel sedere oppure se si è meritato la
sua nuvoletta in paradiso…”
Questa è una buona notizia?
Paolo sulla via di Damasco,
legatissimo all’Antico Patto,
pieno di zelo nei confronti di
quei quattro stupidi che seguivano Gesù di Nazareth, religiosissimo con le idee in testa
ben chiare… Una voce gli ha
detto: “Saulo guarda che tu
stai toccando il cuore di Dio
che ti vuole bene…”. E Paolo: “Chi sei Signore?”. “Quello che tu stai andando a perseguitare!”. “Cosa devo fare?”. “Ti sarà detto quello che
devi fare! Ci sarà uno che sapendo bene chi sei, ti chiamerà fratello! E ti dirà che il Signore lo ha mandato a farti
riacquistare la vista. E scoprirai, nel momento in cui eri un
dannato persecutore, Dio stava dalla tua parte!”. E questa
cosa non è bastato sentirsela
dire sulla via di Damasco, ma
anche da Anania, dal Signore
tante altre volte (nell’esperienza mistica della preghiera non delle “preghierine”), da
coloro che sono alla guida di
Gerusalem-me e di Roma, gli
apostoli. E questo ha creato
in Paolo e continua a creare
in noi le condizioni per un incontro profondo con questa
Buona Notizia che cambia la
vita. Perché se ci crediamo che
Dio è così, se facciamo l’ipotesi che la piena manifestazione di Dio sia dentro l’interpretazione giusta di un cadavere
attaccato a una forca (perché
questo è il crocifisso…), se
facciamo questa scommessa e
rimaniamo dentro a questa
fede per mesi e per anni, la vita
ne rimane radicalmente trasformata. I progetti, i desideri, le prospettive, i criteri sul
giusto e lo sbagliato, su ciò cha
fa bene o male, che costruisce e distrugge, diventano diversi! Questa è l’esperienza di
Paolo: ha incontrato Gesù e
in Lui ha capito che la vita era
un’altra cosa. Ha incontrato
così la gioia e la felicità, quella
che tutti cercano e che molti
pretendono di avere individuato nell’accumulo, il più alto
possibile, del proprio individuale benessere, dove non c’è
una gioia vera!
Qual è la prima risposta,
presente sul testo che stiamo
meditando? La gratuità. Molte
persone hanno iniziato dalla
gratuità. Fare le cose anche se
nulla ci viene in contraccambio, perché sono vere, buone
e belle per altri, perché edifica e costruisce. Mi sono fatto
tutto a tutti e servo di tutti pur
essendo libero! Nessuno m’ha
costretto o ricattato o pagato! Qualcuno mi ha fatto sentire il profumo e il gusto di
questa novità di vita e da lì in
avanti non ho capito più niente (direbbe S. Agostino), oppure ho cominciato finalmente a capire qualcosa.
Al termine della riflessione il
Vescovo ha posto alcune domande.
1. Se dovessi spiegare
cosa intendi per Vangelo, ti
viene in mente soprattutto
un libro? Ti viene in mente
una cosa da leggere? Ma
che Buona Notizia abbiamo mai sentito?
2. Un’alternativa… Pensatela riguardo soprattutto
ai giovani vostri coetanei
che non sono qui e che
stanno cercando di essere
felici… Cosa vuol dire essere cristiani? Ecco l’alternativa: è un modo un po’ fuori
di moda, noioso e pesante,
pieno di divieti e di obblighi
per essere una persona perbene (se può interessare), per assicurarsi la salvezza dell’anima
(se c’è), per far contenti i genitori che rompono, per tener
buono anche Dio e per non
perdere alcuni amici; oppure
vuol dire essere stati sfolgorati da un amore sconvolgente e gratuito (ha amato me e ha
dato se stesso per me, dice Paolo)
che cambia la vita e la trasforma in una voglia matta di condividere con altri questa stessa esperienza che libera e fa
scoprire la bontà e la bellezza
del vivere… dove sono i cristiani?
3. Come mi sono abituato a considerare gli altri?
Per Paolo sono coloro di cui
si fa servo e con i quali ha
imparato a condividere tutto
quello che può condividere…
Mi sono fatto tutto a tutti. Ad alcuni, gli altri potrebbero apparire soprattutto come occasione positiva di incremento
del proprio benessere: “Ti
amo vuol dire che tu fai star
bene me!”, “Siamo amici vuol
dire che stare con te mi conviene”… oppure gli altri sono
concorrenti, ingombri fastidiosi, più spazio hanno loro e
meno c’è per me, sono avversari… li divido rigorosamente non in gente che ha bisogno e che posso servire e in
gente che non ha bisogno e
deve essere invitata a servire
con me, ma come simpatici e
antipatici, utili e dannosi, buoni o cattivi perché sono buoni per me o cattivi con me…
come considero gli altri?
Quando e dove e come e perché ho cominciato a fare qualcosa per gli altri gratis? Non
per farmi vedere o concorrere, ma neanche per andare in
paradiso o salvarmi l’anima…
4. Quale idea mi sono fatto di Dio, sia che lo penso
come esistente sia che lo
nego? Domanda da fare anche ai compagni agnostici, atei
o razionalisti… E scoprirete
in molte occasioni di essere
atei anche voi, grazie a Dio…
Mi rendo conto di quanto
questa scelta influisca sulla
mia visione del mondo? Dimmi chi è il Dio in cui credi o
non credi e io ti dirò chi sei!
PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
3
SentinelledelMattino
Un giovane racconta la sua esperienza in India
ALLA SCOPERTA DI UN MONDO
MOLTO DIVERSO DAL NOSTRO
abriele, 22 anni, di
Sondrio, studente
universitario presso la Bocconi di Milano, ha compiuto
negli scorsi mesi un viaggio in
India, ospite di una fondazione non-governativa che promuove lo sviluppo locale. Al suo
ritorno ci ha raccontato la sua
esperienza.
G
«Questo viaggio è nato dalla
curiosità di uno studente ventiduenne che non riusciva a
contenere il suo desiderio di
vedere nuove culture, nuove
religioni, nuove persone e nuovi sogni. Quasi senza consapevolezza indicò le sue preferenze geografiche alla sua Università per un’esperienza lavorativa, convinto che ogni scambio lo avrebbe arricchito molto. Pochi mesi dopo, zuppo di
entusiasmo arriva a Calcutta.
Meraviglia e timidezza. Appena uscito dall’aeroporto riscopre gli occhi che aveva da bambino, come allora si sorprende
per ogni cosa gli appaia davanti. Fa un caldo terribile e l’umidità non fa quasi respirare.
Dopo qualche contrattazione
trova un taxi e si fa portare nel
dormitorio dell’organizzazione
dove avrebbe lavorato. Gli
sembra quasi impossibile vedere tante persone tutte insieme sulla stessa strada, ognuna
indaffarata a trasportare qualcosa, ognuna con un mezzo diverso e originale. Intanto che
si addormenta sul taxi ride
perché non aveva mai pensato che in una strada dove i clacson non smettono mai di suonare per più di qualche secondo, la gente in transito potesse essere così paziente l’una
con l’altra.
Questo studente di economia
è andato in India per lavorare
in un’organizzazione non-governativa che promuove lo sviluppo locale: l’Istituto per le
Madri e i Bambini Indiani,
nato per placare la sofferenza
a cui le malattie più facilmente curabili soggiogavano i bimbi e le loro madri. In seguito
per rendere maggiormente
consapevoli i potenziali pazienti dell’importanza della
prevenzione, grazie ai fondi dei
benefattori europei, furono
aperte delle scuole. Mancava
solo lo strumento per cambia-
re definitivamente i loro miseri stili di vita: il credito. Pertanto l’organizzazione aprì
anche delle piccole banche dove le donne locali (più affidabili degli uomini) potevano prendere a prestito piccole somme
per finanziare i propri mezzi
di lavoro, spezzando così quel
circolo vizioso che impediva
loro di risparmiare e di fare
crescere la propria famiglia. Il
nostro studente, già consapevole dei progressi che il microcredito riesce a creare anche
tra le comunità maggiormente povere, si è sbalordito ancora di più di fronte all’evidenza
di migliaia di donne che, grazie alla fiducia data loro con
un prestito minuscolo, ora possono permettersi tre pasti al
giorno e persino di fare studiare i loro bambini. Non è necessaria nessuna garanzia per
questi prestiti: in primo luogo
i poveri non possono fornirne
alcune, inoltre perché, essendo l’unica occasione per uscire
dalla miseria, nessun povero
si fa scappare questo dono preziosissimo che è la fiducia.
Lo studente svolge il suo lavoro con passione e inventa con i
suoi colleghi nuovi progetti che
possano migliorare anche la
condizione sociale delle madri,
così organizza spettacoli teatrali sulla violenza domestica.
Anche se ci vorranno anni prima che le violenze (diffusissime in tutta l’India) diminuiscano, lui è convinto che il solo
parlarne, mettendo tutti come
di fronte ad uno specchio, possa fare molto.
Spesso, però, quando si reca in
centro, rimane confuso e si
pone mille domande attraversando le strade di Calcutta. È
una città sporca, dall’aria quasi irrespirabile, letteralmente
assordante eppure così impetuosamente vitale da sembrargli bella.
I marciapiedi brulicano di
quelli che alcuni - ancora troppi - indiani chiamano “intoccabili” o “fuori casta”, sono un
quarto di tutta la popolazione.
Sono considerati reietti, miserabili, fanno i lavori più riprovevoli e, se per sbaglio toccano e mettono il piede nell’ombra di un bramino componente della casta più alta, sarà
peggio per loro. Per molti indiani gli intoccabili sono peg-
gio della spazzatura, inquinano solamente la loro società.
Queste persone hanno generalmente degli occhi dolcissimi e un modo disperatissimo
di chiedere l’elemosina. A
Calcutta, dove la miseria e la
povertà più impensabili hanno deciso di stabilirsi, qualche
intoccabile perde addirittura
la forza di domandare ai mille
passanti del denaro. Così si
lascia morire al lato della strada dove scorre l’acqua della
fogna e dall’altra parte un
cane morto da giorni viene
mezzo divorato da topi e insetti. Questa è la faccia più brutta dell’India, una paese così
duro da permettere che i neonati vengano abbandonati sui
marciapiedi finché la madre
non si ricordi di andarli a prendere; un paese in cui i bambini piangono perché hanno
fame e poi una mattina si svegliano e non hanno neanche
più la forza di piangere e allora dormono, dormono così a
lungo che non vedranno più
l’inferno in cui hanno avuto la
sventura di nascere. Lo studente non riesce a darsi una
risposta, non capisce come sia
possibile che esista tanto dolore, tanto male. Allora cerca
tra i suoi ricordi di filosofia come la sua religione cristiana
possa giustificare la presenza
del male: san Tommaso paragonava il male ai silenzi che
fanno parte di una melodia e
contribuiscono alla sua armonia. Ma non lo può accettare.
Perché quel bambino abbandonato e moribondo non sono io?
– dice tra sé e sé. Decide di
chiederlo ad un amico buddhista, religione che, in quanto
cristiano, lo studente trova
utile conoscere per migliorare
il proprio amore verso il prossimo. Non c’è niente da fare.
La risposta è semplice: la legge karmica che domina la natura fa in modo che ad ogni
azione positiva segua una conseguenza positiva, viceversa
ad ogni azione negativa segua
una conseguenza negativa.
Così per i buddhisti quei bambini scontano comportamenti
negativi di vite passate.
Dal momento che lo studente
non riesce a trovare una risposta che abbia senso, decide che
nel frattempo l’unica cosa da
fare sia investire tutte le pro-
prie risorse per alleviare le
sofferenze degli altri, cosa su
cui entrambe le religioni citate sono notevolmente in sintonia. Le settimane passano e lo
studente si sente sempre più
a casa. Nonostante gli manchino i suoi affetti, le bambine del
centro che vivono sotto di lui
riempiono di gioia i suoi risvegli e le sue serate. La più grande Rekha ha bisogno delle
braccia per camminare e nonostante i tormentosi dolori
muscolari ha degli occhi entusiasti e brillanti. Tusi si vergogna sempre di quella mano
che si è dimenticata di crescere. Rani sconta le colpe di un
padre che, oltre ad essere assente, l’ha privata della madre
contagiandola con l’Aids. Molte altre bimbe accolgono i
“buongiorno” e le “buonanotte”
dello studente con i loro visi
bellissimi, con i loro sorrisi e i
loro scherzetti per non lasciarlo mai andare via. Bimbe apparentemente sfortunate per i
nostri occhi occidentali un po’
miopi, ma fortunate per la gioia interiore e l’ambiente in cui
sono nate.
Tutti i pomeriggi che non deve
lavorare con le donne del
microcredito o con le donne del
teatro, lo studente corre a
prendere uno dei popolarissimi aquiloni che tutti i giovani
fanno volare in India e va sul
tetto insieme alle bimbe che
ormai sente come delle sorelline. Non riesce mai a far volare l’aquilone, finché un bimbo viene e timidamente gli
chiede se può mostrargli come
far volare quel bellissimo pezzo di carta velina. Piano e con
ampi ma graziosi strattoni fa
prendere quota a quel quadratino rosso. “Come un sogno,
ci vuole tempo e impegno prima che si realizzi” – pensa lo
studente. Così l’aquilone sale
sempre più in alto dove il vento forte lo fa volare fiero. Che
meraviglia tutti gli occhi dei
bambini rivolti al cielo, le nuvole al tramonto sullo sfondo
e il loro sogno che si libra tra
tanti aquiloni sul cielo di
Calcutta. I loro sorrisi stupendi, insieme ai loro occhi neri
enormi e profondi, sono uno
degli spettacoli più emozionanti che lo studente no ha
mai visto.
Con un po’ d’amarezza la data
del volo di rientro si avvicina.
Lo studente è felice di rivede-
re le persone che ama ma è
triste di lasciare quelle che
sono diventate la sua famiglia
per tre mesi. Quelle che gli
hanno insegnato a mangiare il
riso di tutti i giorni con le
mani, quelle che hanno soddisfatto tutte le sue domande sugli indiani, la loro politica e la
loro lingua, ed anche quelle
che lo curano quando sta male.
Una parte dello studente non
vuole partire intimorito dalla
perdita di quella ricchezza che
sente ancora di poter accrescere dentro di sé. Non può più
ammirare i colori sgargianti
che irradiano di gioia i volti
delle donne indiane nei loro
semplici sari. Dove sono finiti
i mille vedri luminosi dei campi di riso a mezzogiorno? Chi
gli avrebbe raccontato delle
leggende Hindù o illuminato
sulla pazienza e la comprensione dell’altro? Gli mancano
ancora troppe città del sub
continente da visitare, ognuna
delle quali rappresenta un diverso insegnamento. Una su
tutte gli lascia una forte eredità: Varanasi. In sanscrito significa “la città che attira tutti”. Infatti è il sogno di ogni indiano morire nella loro città
più sacra, essere cremati per
purificare i propri peccati e
sapere che i parenti gettano le
proprie ceneri nel fiume sacro,
il Gange. Mentre lo studente
richiama alla mente quell’ora
passata a fissare corpi bruciare tra parenti quasi gioiosi, ricorda che dopo un iniziale
smarrimento quel rituale, all’inizio così terribile e crudo,
inizia ad ispirargli tranquillità e pace per la sicurezza con
cui gli indiani accompagnano
i loro cari nella loro prossima
vita.
Decide così di accettare la fine
di quell’esperienza preziosissima, certo che ne sarebbe nata
un’altra molto presto. Quante
cose ci sono da imparare a
casa, e poi la cosa più importante è condividere con gli altri le ricchezze trovate in quel
Paese così diverso. Le magie
del viaggio e le scoperte che lo
accompagnano sarebbero nuovamente tornate con altri viaggi in terre lontane e vicine.
Atterrato, lo studente trova la
persona amata aspettarlo fuori dall’aeroporto e incomincia
proprio da lei a raccontare
quella inestimabile esperienza».
PA G I N A
4
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
SentinelledelMattino
GIOVANE,
DIVENTA CIÒ CHE SEI!
A COMO E A SONDRIO, PROMOSSA ANCHE DALLA
COMMISSIONE GIOVANILE: MOSTRA SU SAN PAOLO
La prima sezione, a carattere
archeologico, mostra i luoghi della
vita di san Paolo, da Gerusalemme (martirio di santo Stefano) a Roma (martirio di san Paolo), contestualizzando attraverso tempi e luoghi il suo insegnamento e il respiro universale che
caratterizza il suo apostolato.
La seconda sezione sottolinea la vocazione come sorgente di un
uomo nuovo e di una vita nuova.
Lo Spirito, infatti, investe l’intimo dell’uomo e lo trasforma: di
qui nascono la comunione e la
missione e si origina la civiltà della verità e dell’amore.
Como presso la chiesa di San Giacomo
dall’11 al 24 marzo e
poi a Sondrio, presso la sala Ligari della Provincia dal 4 al 21 aprile (promossa in primis dall’Istituto Pio XII),
si svolgerà la mostra Sulla via
di Damasco, l’inizio di una
vita nuova. Si tratta di una mostra interamente dedicata, nell’anno paolino, proprio alla figu-
A
C
he ci fa un’anguria blu su un manifesto che pubblicizza il
convegno Giovani di AC? Le angurie, si sa, sono rosse, e allora? Lo slogan - Diventa ciò che sei - ne è la chiave di lettura.
Un’anguria può essere più o meno rossa, certo, più o meno
acerba o matura, ma non blu. L’invito per i giovani di Azione cattolica accorsi a Talamona in bassa Valtellina sabato
7 e domenica 8 è stato proprio questo, riscoprire la propria
identità di giovani in cammino nell’Azione Cattolica e nella
Chiesa. La prima tappa è stata una veloce riflessione su ciò che conta nella nostra vita, su ciò che è importante. Se mettiamo sassi, sassolini e sabbia in un contenitore di vetro, bisogna fare il tutto in
quest’ordine, altrimenti sarà difficile, dopo aver occupato spazio con
la sabbia densa, aggiungere sassi più grandi. Quindi, si tratta prima
di pensare a ciò che è importante, e poi di passare ad altro. La domanda da porsi allora è: che cosa è importante per un giovane per…
diventare ciò che è? Un primo aspetto è stato analizzato immediatamente con un gioco di ruolo: uno di quei giochi in cui ognuno di noi è
chiamato ad interpretare un personaggio in una situazione particolare; purtroppo niente stregoni o cavalieri, come solitamente si fa,
ma un’azienda in una situazione drammatica. C’è una consegna da
effettuare a breve ed il tempo è ormai agli sgoccioli… si ritrovano il
capo ufficio, un carrierista, un polemico, un mediatore, l’ultimo arrivato e una persona propositiva ma taciturna per risolvere la complicata situazione. La tensione è alle stelle, i sei personaggi entrano in
relazione tra loro, ciascuno con le proprie caratteristiche per cercare
di raggiungere l’obiettivo ma non è subito fatto. Gli individualismi
ed i timori entrano in gioco e il lavoro di squadra si complica.
Con questa semplice ma efficace tecnica, i giovani hanno riflettuto
sul modo di comportarsi tra loro, non solo quando ci si trova in oratorio, ma anche a casa, oppure con i propri amici. Quante maschere ci
facciamo affiggere dagli altri?! Quanti “ruoli” siamo costretti a giocare volenti o nolenti? Ci si è soffermati anche sulla propria identità:
chiamati ad essere ciò che siamo bisogna stare attenti a chi si è. Non
si può essere una persona in oratorio, ed un’altra il sabato sera; comportarsi in un modo in famiglia ed altrimenti a scuola.
Dopo tante riflessioni, un’ottima cena, una birra e due tiri a bowling
sono state le cose migliori per rilassarsi. La domenica, dopo una sveglia abbastanza mattutina, la parrocchia di Talamona ha accolto i
nostri baldi giovani - una trentina - alla messa parrocchiale.
Grandi ospiti hanno animato la giornata: il presidente diocesano
dell’Azione Cattolica, Francesco Mazza, e il vicepresidente diocesano
per il Settore Adulti, Fabrizio Alippi. La riflessione è proseguita sul
ruolo dell’AC a servizio della diocesi: il paragone migliore è quello di
una band in cui sono necessari una batteria, un basso ed un piano;
rispettivamente la pastorale, che dà il ritmo; l’Azione Cattolica, necessaria (provate voi a togliere i bassi al vostro stereo!) ma con un
lavoro a volte nascosto di rinforzo alla batteria; ed il vescovo, che
sviluppa la melodia creatasi.
Infine, la giornata si è conclusa con un dibattito sul proprio essere
AC, su ciò che distingue un associato dagli altri giovani che vogliono
vivere la sequela di Cristo. Una prima conclusione a cui si è giunti,
anche grazie all’assistente giovani don Emanuele Corti ed al Settore
Giovani di AC che ha organizzato la due giorni, è che un giovane
sceglie l’Azione Cattolica come strumento per essere a servizio della
pienezza della vita cristiana degli altri; come strumento per formarsi, per capire e approfondire il proprio essere cristiani a servizio della gioia di tutti nell’essere cristiani. Aderire è dunque rispondere ad
una chiamata con senso di responsabilità per aprirsi a quella
corresponsabilità necessaria nella Chiesa di oggi.
DA
VIDE DEL NERO
AVIDE
ra dell’apostolo delle genti: Paolo di Tarso.
La mostra, costituita da pannelli fotografici, è suddivisa in
due sezioni principali:
1. I luoghi della vita e della
predicazione di san Paolo.
2. Dall’incontro con Cristo
nasce l’uomo nuovo.
I testi sono arricchiti da immagini sui luoghi di san Paolo e
sulla raffigurazione di Paolo nella tradizione artistica e sul suo
legame con Pietro. Pietro e Paolo infatti “con carismi diversi
operarono per un’unica causa: la
costruzione della Chiesa di Cristo… iniziatori di una nuova città, come concretizzazione di un
modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal
Vangelo di Gesù Cristo” (Benedetto XVI).
CRONACA
P A G I N A
21
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
COMOCUORE
Vesti il tuo
cuore di rosso
esti il tuo
cuore di
rosso”. È
questo lo
slogan che
accompagna la Giornata
europea del cuore, programmata per sabato 14
febbraio. Simbolo della
giornata sarà il cioccolato, tradizionale alleato del
cuore. Il cioccolato infatti, in special modo fondente, contiene flavonoidi,
potenti antiossidanti che
contribuiscono a difendere la salute di arterie e
cuore, favorendo la circolazione sanguigna e riducendo il rischio di coaguli
del sangue. Il cioccolato
riduce l’infarto miocardico aumentando, se assunto in quantità limitata, i livelli di colesterolo
buono. Tra gli altri alimenti che stanno dimostrando preziose qualità
antiossidanti spiccano
anche la papaia e il melograno.
In campo per celebrare
questa giornata, con una
serie di iniziative, non
poteva mancare l’associazione comasca Comocuore, da ormai un ventennio
in prima linea per la lotta contro l’infarto.
La settimana di Comocuore è iniziata martedì
10 febbraio, con la presentazione, presso il Kiwanis
International Club di Como, del progetto “Sai salvare una vita MiniAnne”,
finalizzato ad istruire i
ragazzi delle superiori
V
“
Una settimana
di inizitive
promosse
dall’associazione
in vista della
Giornata europea
del cuore,
programmata
per il 14 febbraio
sull’apprendimento delle
tecniche per un corretto
massaggio cardiaco. «Il
progetto MiniAnne - spiega Giovanni Ferrari, presidente di Comocuore che rappresenta il maggiore impegno oggi per la
nostra organizzazione,
sta procedendo molto bene. Quasi 3000 ragazzi sono stati addestrati alle
tecniche della rianimazione cardio-polmonare e
molti di loro verranno a
breve richiamati per una
verifica relativa al grado
di apprendimento di tale
tecnica. A loro è stato distribuito un manichino
che hanno portato a casa,
sperando che rendano
partecipi di questa tecnica anche i loro familiari.
Quanto prima il progetto
proseguirà anche presso
l’Istituto Fermi di Cantù
e l’Istituto Ripamonti di
Como. In due classi dell’Istituto Magistri Cumacini si è inoltre deciso diventerà materia d’esame».
A seguire, giovedì 12
febbraio, il dott. Giovanni Ferrari ha dedicato u-
na serata, a Gironico, al
tema della “Prevenzione
dell’infarto miocardico”.
Particolarmente densa
la giornata di venerdì 13
febbraio. Presso il Teatro
Sociale di Como, dalle ore
9 alle 13, prevista una
mattinata di valutazione
dei fattori di rischio cardiovascolare globale, con
il controllo della pressione arteriosa, colesterolo,
glicemia, intima carotidea, indice di massa corporea. I tutto reso possibile grazie alla presenza
di infermiere volontarie
della Croce Rossa, che effettueranno i tradizionali controlli (misurazione
della pressione arteriosa,
colesterolo), e di cardiologi, a disposizione di quanti desiderino conoscere i
fattori di rischio d’infarto
e delle malattie che colpiscono l’apparato cardiocircolatorio. Agli interessati sarà anche fornita la
‘Carta del rischio’, un utile vademecum per scoprire se il proprio stile di vita
rappresenti l’anticamera
ai problemi del cuore.
Il 13 e 14 febbraio sarà
anche allestito un banchetto in piazza Cavour
dove i volontari di Comocuore distribuiranno tavolette di cioccolato e biglietti della lotteria “Parole di cuore” e forniranno informazioni ai cittadini.
Momento clou della
giornata, “Omaggio a
Fred Astaire e Ginger Ro-
gers”, con Raffaele Paganini, presso il Teatro Sociale di Como, venerdì 13
alle ore 21. L’intero ricavato della serata sarà devoluto all’associazione
Comocuore (38 euro platea, 25 galleria, biglietteria Teatro Sociale).
A chiudere la settimana dedicata al cuore l’estrazione dei biglietti della lotteria “Parole di Cuore”, sabato 14 febbraio,
alle ore 18, in via Lambertenghi 3 a Como, e il torneo di burraco a coppie
“Cuori in fiore” di domenica 15 febbraio, alle ore
20, presso le serre Ratti
di via Borgovico.
«Una serie di iniziative
importanti - spiega la vice
presidente di Comocuore
Elena Colombo - per tutelare al meglio il nostro
cuore attraverso la prevenzione, l’assunzione di
un adeguato stile di vita,
ma anche per predisporre un adeguata rete di in-
tervento in caso di emergenza. Per rispondere a
quest’ultimo aspetto prosegue l’operazione salvagente».
L’ “Operazione salvagente”, avviata nel 1990,
si prefigge lo scopo di diffondere, nel Comasco, l’acquisto di defibrillatori,
strumento prezioso in
grado di intervenire tempestivamente in caso di
infarto, ed evitare complicazioni irreparabili. Dal
1990 ad oggi, grazie all’impegno di Comocuore
sono stati 110 i defibrillatori distribuiti sul territorio, in luoghi di emergenza, ambienti di lavori,
alberghi, supermercati, e
la campagna prosegue.
Attualmente tutte le Croci legate al 118, che sul
territorio intervengono in
caso di emergenza sono
dotate di un defibrillatore, elemento che annovera il servizio 118 di Como
tra i migliori d’Italia in
ELEVAZIONI MUSICALI
IN S. FEDELE
DAL 16 FEBBRAIO AL 1° MARZO
La caccia in cucina
T
orna anche quest’anno,
dopo il positivo risultato
ottenuto nell’edizione del
febbraio 2008 sui territori
di Milano, Bergamo, Como,
Brescia, Pavia e relative province,
la manifestazione regionale “Caccia
in cucina”, giunta alla sua settima
edizione, in programma dal 16 febbraio al 1° marzo. Lo scopo è quello
di promuovere la tradizione culinaria a base di selvaggina, elemento
presente nella cucina regionale di
tutta Italia, nonché catalizzare l’attenzione di un vasto pubblico nei
confronti dell’attività venatoria,
tramite gli elementi unificatori della tavola e della convivialità, che
sono da sempre parte integrante
della caccia ed alla sua stessa origine rimontano. Il vettore primario
finalizzato al coinvolgimento ed alla
divulgazione della cultura gastronomica venatoria del nostro territorio, è rappresentato dai 63 ristoranti della Provincia di Como che
hanno scelto di aderire alla rassegna.
L’edizione 2009 sarà inoltre caratterizzata da un “gemellaggio gastronomico” Italia-Svizzera, reso possibile grazie ai contatti intercorsi fra
l’Assessorato alla Caccia della Provincia di Como, l’avvocato Giovanni Bana, presidente dell’Anuu Migratoristi nonché capo della delegazione italiana al Consiglio internazionale della Caccia, ed il presidente dei Cacciatori ticinesi, Marco
Mondada.
«Sono lieto di promuovere ed ospitare un evento di simile caratura,
consapevole della necessità di una
giusta ed adeguata comunicazione
di tutti gli aspetti inerenti il mondo venatorio - spiega l’assessore
provinciale alla Caccia e Grandi
eventi, Dario Bianchi - “Caccia in
cucina” si conferma, ancora una volta, un appuntamento importantissimo per la divulgazione e la promozione dei prodotti tipici locali, in
particolar modo legati al mondo della selvaggina, solitamente poco conosciuti all’esterno di circuiti ristretti. L’elevato livello dei prelievi
venatori di selvaggina stanziale
raggiunto negli ultimi anni in provincia di Como consente oggi di proporre una simile iniziativa: si pensi che le sole carni di cinghiali e cervi che finiscono in un anno sulle tavole comasche ammontano a oltre
10 tonnellate».
relazione alla casistica di
salvataggio dei pazienti
colpiti da infarto.
Parallelamente ad un
fitta campagna di sensibilizzazione da parte degli operatori del settore
rispetto all’assunzione di
adeguati stili di vita, proseguono anche gli sforzi
della medicina per comprendere quanto eventuali fattori generici o di lavoro influenzino eventuali problemi al cuore. In
questo senso Comocuore
sta collaborando a una
ricerca, condotta a livello
nazionale, monitorando i
dipendenti di alcune aziende per verificare la
presenza di eventuali
condizioni di rischio di
insorgenza di malattie
cardiovascolari.
Fino al 15 febbraio, chi
desiderasse finanziare la
ricerca scientifica a difesa del cuore può donare
due euro inviando un sms
al numero 48545.
CON IUBILANTES A
PIEDI IN TERRA SANTA
Camminare da Tiberiade a
Gerusalemme, su percorsi escursionistici, in ambienti di
grande interesse storico e ambientale: è questo il pellegrinaggio che l’associazione comasca Iubilantes propone a
quanti amano il gusto antico e
sempre nuovo del camminare
insieme su antichi passi. Il
cammino si svolgerà dal 23
marzo al 6 aprile; si articolerà
in dieci giorni di escursione e
in cinque giorni di visita ai luoghi storici e ai luoghi santi; si
concluderà a Gerusalemme con
la solenne festa della Domenica delle Palme, in occasione della quale verrà portata in processione la bella icona donata
due anni fa da Iubilantes alla
Custodia della Terra Santa. Per
ogni informazione ci si può rivolgere a Iubilantes, via Vittorio Emanuele II 45, Como; tel.
031- 279684; e-mail iubilantes
@iubilantes.it; oppure consultare il sito www.iubilantes.eu.
Dal 28 febbraio in S. Fedele, a Como,
dalle ore 17.30 alle ore 18.00 riprendono le elevazioni musicali con musiche organistiche intonate al periodo di Quaresima come oramai da una tradizione consolidata negli anni.
Si avvicenderanno all’organo Mascioni vari organisti:
28 febbraio ore 17.30: organista m°
Alessandro Milesi (organista professionista nel lecchese).
7 marzo ore 17.30: organista Stefano Gorla (titolare nella chiesa parrocchiale di Parè).
14 marzo ore 17.30: organista Elena Donegani, titolare nella chiesa
parrocchiale di Olgiate Comasco e
del coro parrocchiale di Gironico
1937.
21 marzo ore 17.30: organista Bruno Mazzola (organista nella parrocchiale di Breccia e nella Basilica del
S. Crocifisso in Como)
28 marzo ore 17.30: organista Mattia Marelli (titolare nella chiersa di
Capiago e di S. Andrea in Brunate).
4 aprile ore 17.30: organista Stefano Venturini (titolare nella chiesa
parrocchiale di Carate Urio).
A
CRONACA
P A G I N A
22
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
L’INCONTRO TENUTOSI AL COLLEGIO GALLIO
Educazione:
condivisione
della vita
A
nche la sofferenza fa parte della verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenere al
riparo i più giovani da
ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di
far crescere, nonostante le
nostre buone intenzioni,
persone fragili e poco generose”. Con queste parole di Benedetto XVI,
tratte dalla Lettera sul
compito urgente dell’educazione, ha preso avvio il
secondo incontro del ciclo
sull’educazione, promosso
dal Centro Culturale Paolo VI in collaborazione
con “Medicina e Persona”
e “Agesc”, presso l’Auditorium del Collegio Gallio
di Como, lo scorso 3 febbraio, sul tema: “Educazione: condivisione della
vita”. Sono intervenuti
Massimo Galli, medico
cardiologo dell’associazione “Medicina e Persona”,
che ha moderato l’incontro; Sylvie Menard, oncologa presso l’Istituto
Nazionale Tumori di Milano, e Giovanni Guizzetti, responsabile del
reparto Stato Vegetativo
del Centro Don Orione di
Bergamo.
Di grande interesse, oltre al tema che ha toccato questioni di stringente
attualità come la qualità
della vita, l’autodeterminazione dell’uomo, il testamento biologico e l’eutanasia, sono state le testimonianze dei relatori.
Una vita, la loro, dedicata alla medicina, alla ricerca e alla cura dei malati, in prima linea su uno
dei fronti più impervi della sofferenza umana. Di
forte impatto emotivo è
stato l’intervento di Sylvie Menard, oncologa parigina di fama internazionale, ex allieva di Umberto Veronesi, impegnata da 40 anni nella ricerca sul cancro presso il Dipartimento di Oncologia
sperimentale dell’Istituto
Tumori di Milano. Da
quando nel 2005 le è stato diagnosticato un mieloma multiplo, un tumore
del midollo osseo, la sua
lotta contro la malattia la
vede protagonista come
paziente, coraggiosa e tenace, con un forte attaccamento alla vita che
spesso solo la sofferenza
fa amare in pienezza.
“
SYLVIE MENARD:
LA ‘MIA’
DIAGNOSI
DI CANCRO
“In 40 anni di ricerca ho
parlato di cancro tutti i
giorni della mia vita. Pen-
A promuovere l’iniziativa il Centro
Culturale Paolo VI in collaborazione
con “Medicina e Persona” e “Agesc”.
Di grande profondità le tematiche
affrontate
di MANUELA GIANI
savo di sapere tutto su
questa malattia: come si
forma, come si cura, le nuove prospettive per i pazienti. Ho accompagnato
nel loro percorso tanti parenti, amici, conoscenti.
Poi, più di tre anni fa, il
cancro è stato diagnosticato a me.
E’ stata una batosta. Il
mio è un mieloma, una
forma di cancro del midollo osseo, che chiamano ‘inguaribile’, anche se questa parola, come cercherò
di mostrare fra poco, trova il tempo che trova.
Ho fatto io la diagnosi.
Di fronte a un esame del
sangue che rilevava un
picco di immunoglobulina, la prima reazione è
stata di incredulità: non
è possibile! Visto che stavo benissimo, ho pensato
che fosse sbagliato l’esame o che fosse stato invertito con quello di un’altra
persona. Poi ho rifatto l’esame: non era sbagliato.
Era proprio il mio!”
DALL’INCREDULITÀ
ALLA RABBIA
“La seconda reazione è
stata la rabbia. Perché
proprio a me? Che ho fatto di male? Non pensavo
a tutti i pazienti che avevo visto nella mia vita: loro di male non avevano
fatto niente! Il fatto è che
nessuno è immune a queste malattie, quindi non
c’era nessun motivo che
non potesse accadere anche a me”.
Sylvie Menard ha conosciuto tutti i vissuti e le
emozioni che accompagnano la malattia, lo
sconforto, la rassegnazione. Anche la sfiducia nelle possibilità terapeutiche
e la tentazione di rifiutarle. Lei che aveva curato
migliaia di pazienti, ora,
di fronte alla sua malattia si chiedeva perché mai
avrebbe dovuto sottoporsi a terapie molto pesanti
che, nel caso del mieloma,
hanno una tossicità elevata. Poi, pian piano, altri vissuti hanno preso il
sopravvento su quelli negativi, permettendole di
ritrovare ragioni di speranza e di ricostruire una
vita che sembrava fatta a
pezzi. Era l’inizio della
rinascita.
IL CANCRO NON
È INCURABILE!
“Ho incominciato a fare
dei ragionamenti. Inguaribili in realtà lo siamo
tutti: un giorno dovremo
morire. Non è dunque
importante che la malattia lo sia. Ci sono molte
malattie inguaribili che
possono benissimo essere
curate. ‘Inguaribile’ non
vuol dire ‘incurabile’.
Questo è molto più grave.
Significa che non si può
sopravvivere perché non
ci sono cure. Se c’è una
malattia che è estremamente curabile, oggi è
proprio il cancro. Ci sono
in studio più di 500 nuove molecole per le diverse
forme di cancro. Ve lo dico
con certezza perché le ho
studiate di persona. E finché ci saranno nuovi farmaci, per il paziente ci saranno nuove prospettive
di poter vivere anche con
questa malattia. Il fatto
di essere curabile permette di avere un futuro e di
avere una possibilità di
guardare avanti. Melazzini, mio grande amico,
dice che di inguaribile ha
solo la grande voglia di
vivere. E’ questa che anima tantissimi pazienti”.
LA SOFFERENZA,
“LUCE” SUL SENSO
DELLA VITA
La malattia, insegna
Sylvie Menard, può far
luce sul senso vero del vivere. Costringe a guardare in faccia alla morte,
non quella di un nostro
caro e di un amico - che è
sempre per chi rimane
dolorosa e tragica -, ma la
propria morte. “Per 57 anni ho vissuto come se fossi immortale. Non avevo
mai pensato di poter morire. Posso quasi dire di
non aver vissuto appieno
la mia vita; ogni tanto l’ho
buttata via perché non
era così preziosa come
ora. Se sono qui, è perché
ho accettato di affrontare
terapie pesanti e faticose
che richiedono pazienza e
coraggio. E come tutte le
cose che ci dobbiamo guadagnare con uno sforzo,
anche la vita, che abbiamo lottato con fatica per
riavere, diventa estremamente preziosa. Per questo la voglio vivere fino in
fondo. E’ una nuova vita
con una nuova scala di
valori, nuove priorità. Oggi non posso più permettermi di buttare via il
tempo in cose che non
hanno veramente valore.
Ci sono nuove priorità. Ho
una nuova visione della
vita, una nuova consapevolezza della bellezza di
questa vita che mi è stata data dalla ricerca e dal
fatto che oggi questo tumore non è più così letale
come poteva esserlo qualche anno fa. E’ proprio di
questa meraviglia della
vita che io vorrei parlarvi. Non aspettate di passare da un’esperienza così, per capire che cos’è la
vita”.
IL BISOGNO
DI UNA MEDICINA
PIÙ UMANA
Sylvie Menard sa bene
che una cosa è conoscere
il cancro da medico e
un’altra da paziente.
“Questo evento mi ha insegnato molto di più di
quello che avevo imparato nei primi 40 anni di ricerca. L’esperienza personale è una cosa diversa
dalla teoria”.
Le ha insegnato molto
anche sul rapporto medico-paziente. Ora conosce
bene le ragioni per cui il
paziente è detto così. Sa
quanta pazienza è necessaria per attendere il proprio turno per una visita,
per ripetere un esame o
ritirare un referto, per
sottoporsi alla terapia.
Uno stillicidio di minuti
che diventano lentamente ore, scandite da un
tempo che sembra non
scorrere mai. Sylvie Menard sa bene che la qualità della vita del paziente non dipende solo dai
nuovi farmaci, “intelligenti” e meno tossici, ma soprattutto dall’umanità
della medicina che, oltre
a curare la malattia, si
prende cura del paziente,
lo aiuta a superare il trauma terribile della diagnosi. “L’annuncio di una
malattia grave ti colpisce
come una botta in testa.
Ci sono pazienti che non
sono riusciti a superare
il trauma e a riprendere
in mano la loro vita - ha
detto citando un libro di
Tiziano Terzano, L’ultimo
libro di giostra. Altri invece, affrontano la vita
nella malattia in modo
migliore di prima perché
hanno capito cos’è la vita
e che il tempo rimasto è
vita da vivere al cento per
cento”. Con intensità e
speranza.
SENZA SPERANZA
NON C’È
POSSIBILITÀ
DI VITA
“Quando ho visto la diagnosi, sono corsa nel mio
studio a consultare tutti
i manuali di oncologia. Il
primo che ho trovato mi
dava sopravvivenza a tre
anni. Era un libro vecchio,
pubblicato in tempi in cui
non c’erano trapianti né
terapie come quelle odierne. Ve lo giuro: la possibilità di avere tre anni di
vita toglie il respiro. Io
che avevo previsto attività per i prossimi 50 anni,
che cosa potevo fare ora
se mi rimaneva solo così
poco tempo?”
E’ così che Sylvie Menard ha avvertito forte il
bisogno di una medicina
più umana che lasci al
paziente uno spazio per il
futuro. Senza speranza
non c’è possibilità di vita.
Senza la possibilità di vedere al di là, è come correre contro un muro. Il
paziente non riesce a vivere, se non gli si dà un
po’ di futuro e lo si aiuta
a vederlo.
MORIRE NON È
UN DIRITTO!
Attraverso la malattia
Sylvie Menard ha imparato a distinguere i veri
dai falsi diritti del malato, le vere dalle false risposte della società.
E’ forte il suo no a chi
rivendica come “diritti”
per i pazienti l’eutanasia
e il testamento biologico.
Lei che da sana era favorevole alla possibilità di
decidere della propria
morte, ora da malata è determinata a contrastarla
con motivazioni forti e solide sul piano razionale.
“Anch’io, da allieva del
professor Veronesi, ero
per il testamento biologico. Confesso di averlo
scritto da sana, anche se
adesso l’ho buttato.
Quando mi sono ammalata, in questa mia nuova
vita, ho capito che il testamento biologico è inutile
perché nessuno di noi da
sano può sapere come reagirà da malato. Tutti da
sani abbiamo pensato che
in condizioni gravi di malattia, paralisi, demenza
o in stato vegetativo, se
capitasse a noi sarebbe
meglio morire. In realtà
chi si trova a vivere queste condizioni, spesso le
accetta con enorme coraggio”.
C’è un’altra ragione per
cui, secondo Sylvie Menard, da sani non si può
decidere della propria
morte. “I sani non hanno
capito completamente il
valore della vita perché
questo lo si capisce di più
quando si sperimenta e si
accetta la morte”.
Più di una motivazione
sostiene il suo deciso no
all’eutanasia.
Primo. L’espressione
“morte degna” non ha ragion d’essere perché implica che si metta fine a
una “vita indegna”. Ma
nei malati non c’è nessuna vita indegna.
Secondo. Se si riconosce
il diritto all’eutanasia, la
società intorno al malato
terminale spinge il paziente a chiedere di morire.
Terzo. La risposta del
sistema sanitario alla paura di morire o di veder
morire una persona cara
tra atroci sofferenze, non
è la “dolce morte”, ma la
terapia del dolore che la
medicina è obbligata ad
assicurare, l’assistenza
alla non autosufficienza,
la terapia della depressione.
C’è un dato infine su cui
vale la pena riflettere. In
Olanda 1 malato su 4 chiede l’eutanasia, in Italia
su 40.000 terminali di
cancro che sono stati curati all’Istituto Tumori di
Milano solo due hanno
chiesto la morte. Dati,
questi, che, secondo Sylvie Menard, confermano
che l’eutanasia risponde
non ad un effettivo bisogno del paziente né a un
suo desiderio, ma a una
pressione della società.
Una pressione esercitata
sotto la maschera della
pietà o in nome di una falsa idea della libertà da
parte di una società che,
anziché rispondere alla
sofferenza con la solidarietà e l’amore incondizionato per la vita, dà come
alternativa l’interruzione
dell’alimentazione e della idratazione o un’iniezione letale. “Non vorrei
passare gli ultimi anni
della mia vita in un paese dove mi spingeranno a
chiedere di morire. Rivendico il diritto a una ‘vita
degna’ più che a una ‘morte degna’. Il paziente ha
diritto ad essere accompagnato fino all’ultimo giorno con le terapie del dolore, con un’assistenza adeguata e con una medicina umana - non solo farmacologica e tecnologica
- che si prenda cura della
malattia senza dimenticarsi del paziente”.
CRONACA
P A G I N A
Como
23
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
CAMNAGO VOLTA
“Giocolandia”
a Camnago Volta
IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI
Ecco il calendario degli incontri in programma:
- sabato
28 febbraio
- sabato
14 e 21 marzo
- sabato
4 e 18 aprile
- sabato
16 e 30 maggio
- sabato
6 e 13 giugno
- sabato
19 e 26 settembre
- sabato
3 e 10 ottobre.
Una proposta
rivolta ai bambini
dal 6 ai 12 anni
coinvolgendoli
in diverse attività
sportive per dare
loro la possibilità
di esprimersi
al meglio,
valorizzando
in pieno le
capacità fisiche
e relazionali
di ognuno
Fine ottobre “Festa
dei Nonni 2009” presso il Palazzetto Palasampietro di Casnate
con Bernate
di SILVIA FASANA
G
iocolandia”
è il titolo
della nuova
iniziativa
didatticoricreativa per bambini da
6 a 12 anni proposta dalla Circoscrizione 4 di
Camnago Volta, in collaborazione con la società
sportiva Pool Comense
1872. La proposta è stata
presentata la scorsa settimana presso la sala civica del parlamentino di
Camnago Volta, alla presenza della presidente
Franca Ronchetti, del presidente della Commissione Cultura, Sport, Scuola, Spettacolo, Roberto
Todeschini, del presidente del Pool Comense, Antonio Pennestrì, della dirigente del Gruppo Giovanile Ritmico Pattinaggio
su ghiaccio Casate, Grazia Rossi e dello psicologo dello sport e responsabile del Centro Servizi
alla Famiglia “La Grande
Corte” dell’Opera Don
Guanella, Samuele Robbioni. L’iniziativa segue di
“
un anno il corso di recitazione per bambini e ragazzi realizzato dalla Circoscrizione 4 in collaborazione con il “Teatro arte
Orizzonti Inclinati” di
Como (che ha portato alla
messa in scena dello spettacolo “Il sogno di Pinocchio” per i nonni del quartiere e, in replica, per gli
ospiti della RSA “Don
Guanella” di Como), e si
affianca ai percorsi attualmente in corso “Giocare per crescere” e “Genitori efficaci nella comunicazione. Passo dopo
passo… sulla via della
comprensione reciproca”,
proposti in collaborazione
con il CIF Provinciale di
Como e lo Sportello Scuola & Volontariato, e rivolti sempre ai bimbi e ai
loro genitori. In un quartiere “giovane”, che registra la più alta percentuale di bambini tra 6 e 12
anni rispetto alle altre
zone della città di Como
«Siamo consapevoli dell’importanza di rivolgere
una particolare attenzione ai più piccoli e alle loro
famiglie - hanno spiegato
Franca Ronchetti e Roberto Todeschini - con pro-
poste ricreative, educative, di solidarietà, in stretta sinergia prima di tutto con la nostra parrocchia di S. Cecilia, l’oratorio, il Centro Sociale Anziani e poi con altre agenzie educative del territorio. Lavorare con i bambini ci permette inoltre di
creare un’aggregazione
tra le famiglie e con l’intero tessuto sociale del
quartiere, e di aprirci anche all’esterno, coinvolgendo persone anche non
provenienti da Camnago». Il partner di questa
iniziativa è la prestigiosa
GARABOMBO E OASI INSIEME
PER IL MERCATO EQUO
Dopo una collaborazione di diversi anni, la Cooperativa di commercio equo Garabombo di Como e la Cooperativa sociale Oasi Mosaico 2000 hanno deciso di unire le proprie forze e competenze per creare una linea
di prodotti originali rispettando i requisiti fissati nella Carta dei Criteri Agices per poter essere definiti di
commercio equo e solidale.
Le materie prime, provenienti dal sud del Mondo e dalle
terre espropriate alla mafia, fornite dalla cooperativa
Garabombo, la tecnica e la bravura artigianale di Oasi
Mosaico assieme alla costanza e alla passione di tantissime persone, hanno creato una linea di 3 conserve
di frutta e chutney.
Per questa occasione sabato 21 febbraio, dalle ore 16,
presso la Bottega Garabombo, in via Bianchi Giovini
35, a Como, avverrà la presentazione e degustazione
di “L’Oasi di Garabombo”, prodotti ideati e realizzati
da Garabombo e Oasi Mosaico 2000.
Si ricorda che il commercio equo e solidale, che Garabombo promuove in Como da oltre dieci anni, è un
approccio alternativo al commercio convenzionale. Esso
si basa sul presupposto di una relazione paritaria fra
tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: lavoratori, produttori, importatori e consumatori.
Il commercio equo e solidale promuove equità e solidarietà con l’obiettivo di creare un accesso diretto e sostenibile al mercato ai piccoli produttori (prevalentemente nel Sud del mondo), al fine di favorire il passaggio dalla precarietà a una situazione di
autosufficienza economica e di rispetto dei diritti umani. In tal modo i produttori e i lavoratori possono diventare i primi beneficiari delle proprie attività commerciali,mentre ai consumatori il commercio equo offre la possibilità di conoscere la provenienza e la storia del prodotto che acquistano e di
pagare un prezzo trasparente.
società comasca Pool Comense 1872, il cui presidente, Antonio Pennestrì,
esprimendo la sua grande soddisfazione per questo progetto, ha evidenziato il ruolo fondamentale dello sport come mezzo
educativo in stretta collaborazione con le famiglie,
per proporre ai bambini
modelli di vita sani ed equilibrati e prevenire fenomeni di bullismo, alcolismo, tossicodipendenze.
Ma veniamo ai contenuti. Il progetto si svilupperà da marzo ad ottobre
2009 (con un’interruzione
nei mesi di luglio e agosto) e prevede un corso di
ginnastica rivolto a bambini dai 6 ai 12 anni, con
esercizi a corpo libero, atletica, giochi, accoppiati
con suggestioni musicali
e teatrali, proprio per dare la possibilità ai bambini di esprimersi al meglio, valorizzando in pieno le capacità fisiche e
relazionali di ognuno. Gli
incontri si terranno due
volte al mese, presso la
Palestra Centro Sociale
Camnago Volta (via Clerici 1), in due turni: dalle
I MERCOLEDÌ
DEL SAPERE
AD ALBESE
CON CASSANO
Per la rassegna “I mercoledì
del sapere - Serate di aggiornamento culturale”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Albese con
Cassano, in collaborazione con
la Biblioteca Comunale e il
Museo Etnografico e dell’acqua
“Lavandee”, i prossimi incontri saranno dedicati alle tradizioni popolari della Brianza.
Mercoledì 11 febbraio è il turno di “Tradizioni e feste dell’inverno nella Brianza contadina”
a cura di Natale Perego, mentre mercoledì 18 febbraio spazio a “Il carnevale di Schignano”, a cura di Serena Diviggiano; saranno presenti anche alcuni personaggi in maschera
della Pro Loco di Schignano.
Gli incontri, tutti ad ingresso libero, si terranno presso il
Centro Civico “F. Casartelli”, in
via Roma, 21, con inizio alle ore
21.00.
ore 14.30 alle 15.30 e dalle 15.30 alle 16.30, che vedranno coinvolti 35-40
bambini e saranno tenuti dall’istruttrice sportiva
Sara Morelli, atleta del
Pool Comense, coadiuvata
dalle giovani camnaghesi
Alice Cappelletti e Sabrina Pusterla.
È richiesto un contributo di 10 euro per la copertura assicurativa, oltre ad
un certificato medico per
attività sportive, ad una
tuta e scarpe da ginnastica. Le attrezzature necessarie saranno fornite dal
Pool Comense.
La conclusione del percorso vedrà i bambini presentare uno spettacolo
nel mese di ottobre in occasione della “Festa dei
Nonni 2009” presso il Palasampietro di Casnate
con Bernate, insieme alle
giocatrici della prima
squadra del Pool Comense, ad altri grandi nomi
dello sport quali Alberto
Cova, Maurizio Margaglio, Dino Meneghin e
anche ad una Associazione di disabili. Un momento che, nelle intenzioni
degli organizzatori, vuole
essere una grande festa
dello sport, dei bambini e
delle famiglie.
Per informazioni ed adesioni: Circoscrizione 4
di Camnago Volta, tel.
031-302337; Franca Ronchetti, tel. 333.1947496;
e-mail: francaronchetti@
tele2.it; Roberto Todeschini tel. 347.8452378; email: todeschini.roberto
@hotmail.it.
I soci del MAC, insieme all’assistente, don
Giorgio Pusterla, pregano per l’anima buona
di
Salvatore
Ricupero
che per tanti anni è
stato collaboratore del
Movimento, puntuale e
fedele nella presenza
alle funzioni liturgiche
e all’ora di adorazione
in S.Cecilia. Ai familiari porgono sentite condoglianze, sentendosi a
loro vicini nella Fede e
nella Speranza.
CRONACA
P A G I N A
Como
24
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/197
Mons. Diego
Coletti è stato
accolto presso
la sede di
Confcooperative
di via Martino
Anzi lo scorso
venerdì 6
febbraio.
Sono state
due ore
di colloquio
intenso
e cordiale
Il vescovo
incontra la
cooperazione
comasca
pagina a cura
del Consorzio Eureka
Ser vizi alla Cooperazione
e al Terzo Settore
www.eurekacomo.it
I
l vescovo monsignor
Diego Coletti ha incontrato il mondo della cooperazione comasca. Due ore di colloquio intenso e cordiale
presso la sede Confcooperative di via Martino Anzi. «La nostra realtà - ha
esordito nella presentazione di accoglienza il presidente Mauro Frangi affonda le sue radici nella Dottrina Sociale della
Chiesa e nell’idea di mutualismo che caratterizzò
il movimento cattolico del
XIX secolo. Vogliamo valorizzare le “persone”,
specie le più umili, rendendole protagoniste».
Nel ricordare che le cooperative oggi attive in
provincia di Como sono
180, cui fanno capo oltre
28mila associati, Frangi
ha anche messo in luce
tre criteri ispiratori dell’azione cooperativistica:
la cittadinanza attiva,
l’economia democratica e l’imprenditorialità partecipata. In questo momento di crisi, in
cui la comunità si interroga su cosa fare per il
futuro, «le cooperative
comasche - ha concluso
Frangi -, pur consapevoli
dei propri limiti, vogliono
impegnarsi per la costruzione di un’economia diversa. Vogliamo stare nei
luoghi importanti dei bisogni delle persone. E, per
quel che riguarda lo specifico del credito cooperativo, crediamo in una finanza che non sia fine a
se stessa ma sappia valorizzare il lavoro e le potenzialità del territorio».
Esprimendo felicità e
apprezzamento per l’incontro, il vescovo ha aperto il suo intervento mettendo in luce il suo desiderio di voler «riflettere,
ascoltare e tacere perché
ho molto da imparare dalla vostra esperienza. Ho
una grande considerazione per il vostro lavoro,
poiché siete a presidio di
“luoghi importanti” per la
vita delle persone, per cui
tutti dovrebbero esprimere stima, gratitudine, affetto. È vero - ha aggiun-
to monsignor Coletti quello della cooperazione
può sembrare un mondo
“piccolo”. Siete 28mila
operatori nel comasco, ma
mezzo milione in Italia, il
che significa mezzo milione di famiglie». Ripercorrendo le tappe della storia della cooperazione il
vescovo ha sottolineato
l’importanza di mettere
al centro la persona:
«Nella Dottrina Sociale
della Chiesa - ha spiegato - il richiamo alla persona è costante e tenace.
Se non c’è un protagoni-
smo ampio e diffuso lo sviluppo rischia di essere
controproducente per l’uomo, perché il progresso
non può basarsi solo sul
mero profitto e sull’incremento del Pil: è un atteggiamento che, sul lungo
termine, rischia di non
portare alcun risultato».
Sottolineando la forte carica innovativa del fenomeno cooperativo, che iniziò il suo lungo cammino
nel lontano 1835, monsignor Coletti ha anche apprezzato il ruolo sociale,
culturale e antropologico
delle cooperative, nel senso che hanno introdotto
un modo sussidiario e solidale di concepire l’economia e il lavoro. «Nella cooperazione - ha precisato
- non c’è conflitto fra logica imprenditoriale e logica solidale, si riesce a superare l’alternativa secca
fra tornaconto personale
e altruismo caritatevole.
Poiché ci si sostiene vicendevolmente, reciprocità e
impegno civile, economia
e solidarietà riescono a
convivere e a completarsi, visto che il lavoro stes-
so diviene azione solidale. La cooperazione è senza dubbio una risorsa
strategica: soddisfa i bisogni, attiva il protagonismo e rappresenta un’alternativa al vecchio e al
nuovo assistenzialismo,
che non è sviluppo autenticamente umano. In un
contesto di mondo del lavoro profondamente cambiato - ha chiosato monsignor Coletti - è necessaria una rinnovata attenzione alla realtà della cooperazione».
Il momento del dibatti-
to e del confronto con gli
operatori è stato molto vivace e stimolante. Il ventaglio degli argomenti affrontato è stato davvero
ampio: dalla questione
educazione, all’impegno
delle cooperative edilizie
in settori economicamente meno appetibili ma di
grande interesse pubblico; dalla valorizzazione
dei soggetti lavorativamente deboli (disabili, ex
detenuti, disoccupati…),
alla promozione del commercio equo e solidale, fino a una riflessione sui
fondi di solidarietà accesi da alcune diocesi e che,
da fine marzo, saranno
attivati anche dalla Conferenza Episcopale Italiana. «Ci sono aree, ambiti
- ha riconosciuto il vescovo - in cui molto si è fatto,
ma ancora di più si potrebbe fare. Per questo ritengo importante lo stimolo reciproco che può
derivare dalla collaborazione e dal dialogo fra cooperative e Chiesa. È necessaria una progettazione di alto livello che sia
veramente al servizio del
Bene comune. La ricchezza, infatti, non è la sommatoria dei beni disponibili, ma è espressione di
una gestione che permetta al maggior numero
possibile di persone di esprimere al massimo grado le proprie potenzialità. Utilizziamo questo
momento di crisi per riscoprire la dimensione
della solidarietà che è alla
base della vita civile. Sarebbe ingenuo pensare di
risolvere facilmente i gravi problemi che ci si stanno presentando: in parte
questa onda va affrontata in apnea, aspettando
che passi. Ma, senza dubbio, occorrono segnali forti, idee e suggerimenti,
che possono maturare solo dall’ascolto del territorio, stando vicini alla gente». L’incontro si è concluso - come in occasione di
precedenti colloqui con
rappresentanti sindacali,
imprenditoriali, finanziari e delle Acli - con la promessa che anche altri ne
seguiranno, per proseguire, ciascuno con competenze sue proprie, il confronto su temi così importanti per la vita di tante
famiglie.
ENRICA LATTANZI
CRONACA
P A G I N A
25
Lago&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
L’INGRESSO DEL NUOVO SACERDOTE
Schignano
saluta
don Renzo
Gabuzzi
La cerimonia d’accoglienza è iniziata
nei pressi della chiesa parrocchiale
di S. Maria Assunta, dove la presenza
del Prefetto di Como, il sindaco
di Schignano e i sindaci di Argegno
e Cadorago, ha rilevato l’importanza
dell’avvenimento
Da Schignano riceviamo
e, volentieri, pubblichiamo
F
ebbraio per la parrocchia di Schignano sembra essere il mese di avvenimenti speciali, nel 2008 abbiamo salutato don Giovanni Quadranti che, dopo ventitré
anni di permanenza, ha
preso la guida di San Siro,
quest’anno abbiamo festeggiato l’arrivo del nostro nuovo parroco don
Renzo Gabuzzi.
Tutte le associazioni, le
autorità e soprattutto i
parrocchiani si sono prodigati a preparare una
calda ed affettuosa festa
per don Renzo, anche il
tempo ha reso suggestiva
la cerimonia con una leggera nevicata, ma la partecipazione è stata ugualmente intensa.
La cerimonia d’accoglienza è iniziata nei
pressi della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, dove la presenza del
Prefetto di Como, il sindaco di Schignano e i sindaci di Argegno e Cadorago, ha rilevato l’importanza dell’avvenimento. Schi-
gnano è una parrocchia
prepositurale e come simbolo di autorità pastorale
don Paolo Barocco (vicario foraneo) ha evidenziato questa carica ecclesia-
le consegnando la “ferula” a don Renzo.
Il corteo, accompagnato
dalla banda, è arrivato
sul sagrato della chiesa
dove un membro del Con-
LOMAZZO: LA CAMPAGNA ADESIONI 2009 DELLA CROCE ROSSA
Ha avuto inizio nelle scorse settimane la Campagna Adesioni 2009, l'annuale raccolta fondi finalizzata al sostegno delle attività e dei progetti del Comitato Locale CRI di Lomazzo e del Distaccamento
di Turate. Per poter costantemente incrementare e
migliorare i servizi offerti alla collettività rivolgiamo alla cittadinanza un caloroso invito per:
- una collaborazione attiva da parte di quanti abbiano la disponibilità di una minima parte di tempo
libero, ricordando che i volontari operanti nei soli
servizi socio-assistenziali (con esclusione pertanto
di quelli di emergenza), sono soggetti ad un iter
formativo limitato alle nozioni di base;
- un sostegno economico che, per i privati, trova
riscontro nel rinnovo o nella sottoscrizione di una
“tessera servizi” che, oltre a testimoniare sensibilità nei confronti di rilevanti problemi di comune interesse, garantisce tariffe di favore agli intestatari
che non rientrino nelle fasce di agevolazione per le
quali il Comune assume a proprio carico il relativo
onere. Per il 2009 il contributo minimo richiesto
per il rilascio o il rinnovo della tessera servizi è di
20 euro.
I banchetti per le adesioni saranno presenti le domeniche e i giorni festivi nelle piazze di Lomazzo e
dei comuni limitrofi.
Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il
sito internet www.crilomazzo.it oppure contattare
la Segreteria di CRI Lomazzo (tel. 0296370880) tutte
le sere dopo le ore 18.30.
Nelle settimane scorse la Cri di Lomazzo ha anche tracciato un bilancio dell’attività svolta nel corso del 2008. Ecco, di seguito, un breve sunto dell’attività in numeri: 1.487 servizi urgenza ed emergenza 118; 970 servizi di trasporto su prenotazione per
visite, ricoveri, dimissioni; 5.184 servizi di trasporto soggetti nefropatici; 18.480 servizi di trasporto
di minori disabili ai centri socio educativi; 378.545
km percorsi complessivamente dagli automezzi CRI;
102 assistenza sanitaria a manifestazioni sportive;
53 assistenze domenicali e festive presso la Casa
Albergo di Lomazzo; 2 interventi di Protezione Civile (sul territorio locale e provinciale); 1.710 prestazioni erogate in ambulatori infermieristici CRI.
siglio Pastorale ha avuto
calorose parole di benvenuto in nome di tutti i
parrocchiani.
La partecipazione all’Eucaristia, il pregare tutti
insieme, ascoltare la corale che in ogni avvenimento significativo ci regala
canti e musiche sublimi,
il vivere il momento della
S. Messa come ciò che unisce la comunità intorno al
suo parroco, questi sono
stati i momenti salienti e
più sentiti nei nostri cuori e vogliamo che don Renzo percepisca il nostro bisogno di un ministro di
Dio che ci guidi, che ci aiuti e che ci sostenga in ogni
momento.
Non dobbiamo comunque dimenticare che in
questo difficile anno ci
siamo trovati a dover condividere la necessità di un
sacerdote con gli altri paesi della Valle, dobbiamo
ringraziare don Paolo che
ha saputo egregiamente
sopperire ai nostri desideri.
Carissimo don Renzo
sappiamo che il suo ministero lo dovrà esercitare
anche nella parrocchia di
Argegno dove abiterà, e
che la condivisione del
suo operato in due comunità le porterà maggior
impegno e organizzazione, Dio la guiderà con
amore a questo suo nuovo apostolato e tutti noi
vogliamo esprimerle i nostri più cari auguri certi
che troverà in noi l’aiuto
e la voglia di costruire con
lei il percorso di cristiani.
UN CORSO DI DEGUSTAZIONE
DEL VINO IN VAL D’INTELVI
L’assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di San Fedele Intelvi e il Centro Studi Thalia, in collaborazione con la Cantina Landi propongono “Vino: Conoscere Capire Amare 2”,
la seconda serie di incontri dedicati al mondo del
vino per promuoverne un consumo ragionato e
ragionevole.
Il programma prevede:
Giovedì 5 marzo “Il vino”
Giovedì 12 marzo “Geografia del vino”
Giovedì 19 Marzo “La degustazione”
Giovedì 26 Marzo “L’abbinamento cibo-vino”.
Le serate si svolgeranno presso la sala
consiliare della Comunità Montana dalle ore
20.45. In ogni serata verranno proposti 2 vini in
degustazione.
Il costo di partecipazione è di 15,00 euro. La
prenotazione è obbligatoria: i posti disponibili fino
ad esaurimento saranno 30.
Per info e iscrizioni: Giuliano 347.9309952;
[email protected]; www.polentaelatte.word
press.com
GRIANTE: LA MAGLIETTA DELLE MERLETTAIE PER LE MISSIONI FRANCESCANE
I sacerdoti, il Consiglio pastorale zonale e
i fedeli tutti della zona
pastorale Tre Pievi
sono vicini nella preghiera a don Sergio
Mazzina per la perdita
del
caro papà
Nuova iniziativa del Gruppo ‘Amici del Tombolo’ di Griante: la ‘maglietta delle merlettaie’. Non una ‘divisa’ ma un capo simpatico
che rivela il giusto orgoglio delle artigiane per il loro delicato e prezioso lavoro.
La maglietta, ideata da Gigliola Foglia e realizzata da una ditta specializzata del Comasco, è una T-shirt a mezza manica di colore
verde bottiglia come il rivestimento del tombolo (il cuscino cilindrico su cui viene lavorato il picco); sul davanti in colore bianco sono
elencati 25 tra i principali punti, rigorosamente in dialetto brianzolo, mentre sul retro sempre in bianco abbiamo la parola ‘pizzatta’
cioè in dialetto ‘merlettaia’, dove però le due T sono state sostituite graficamente da altrettanti fuselli (i rocchetti in legno dove si
avvolge il filo da intrecciare).
La maglietta è stata proposta a tutte le scuole di merletto del Comasco (e alcune del milanese e del varesotto), ne sono ancora
disponibili alcune in varie taglie (esclusa la misura bambino); è richiesta un’offerta minima di 10 euro, il ricavato sarà destinato alle
Missioni Francescane. Chi volesse richiederla chiami al tel. 0344.40288.
CRONACA
P A G I N A
26
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
LO SCORSO 3 FEBBRAIO
Musso in festa per s. Biagio
A
nche quest’anno, lo scorso 3
febbraio, la comunità parrocchiale di Musso
ha festeggiato solennemente la ricorrenza del
santo patrono Biagio, vescovo e martire. La S.
Messa solenne delle ore
10.30, celebrata quest’anno da don Francesco Saccomani, arciprete della
Pieve di Dongo, unitamente a numerosi sacerdoti della zona pastorale
Tre Pievi e dai frati del
convento francescano di
Dongo, ha visto una grandissima partecipazione di
popolo attento, raccolto in
preghiera e desideroso di
ricevere la benedizione
dal santo vescovo martire. Di profondo significato sono state le parole di
don Francesco nell’omelia
dove ha descritto la figura di san Biagio come persona che amava a ragion
di vita Dio difendendo la
sua fede fino alla morte.
Ha chiaramente spiegato
che la vita dei santi non
Festeggiato
solennemente
il santo patrono
della comunità
deve essere un racconto di
storia da leggere sui libri
ma deve essere presa di
spunto per praticare e vivere una fede in comunione con Cristo. Al termine
della celebrazione eucaristica non sono mancati
poi i ringraziamenti del
prevosto di Musso, don
Giampaolo Cozzi, (al suo
primo “San Biagio”) rivolti a tutti coloro che hanno dato una mano concreta ed in qualsiasi modo
per la buona riuscita della festa: da chi si è occupato della preparazione e
pulizia della chiesa, chi
ha preparato l’animazione liturgica inserendo
nuovi e bellissimi canti
del m° Frisina, chi ha allestito la pesca di beneficenza, le tante persone
che si sono impegnate in
oratorio per preparare la
cena ed il pranzo. Tutta
gente che, con costanza,
fede ed impegno nel silenzio dell’umiltà è sempre al
servizio della Chiesa durante tutto l’anno. Anche
in un paese piccolo come
il nostro è davvero bello
vedere quante persone
hanno cara la vita della
parrocchia ma, ancor di
più, ciò che riempie il cuore è toccare con mano il
grande spirito di collaborazione con cui si lavora
per ottenere frutti di grazia e misericordia da quel
Cristo che ci ha dato e deve essere la nostra vita.
Mai come oggi Musso è
stata una grande famiglia. Non son mancati
sentimenti di gratitudine
a don Francesco Saccomani, arciprete di Dongo,
che ha presieduto la solenne concelebrazione, a
don Oreste Salice, unico
sacerdote nativo di Musso
sempre presente e dispo-
nibile a dare una mano, a
don Giorgio, prevosto di
Musso per 27 anni ed al
numeroso gruppo di sacerdoti concelebranti con
i quali c’è una vasta intesa e collaborazione con un
forte spirito di unione ed
amicizia. Presenti anche
il sindaco di Musso, Ugo
Bertera, a rappresentare
il Consiglio comunale e la
cittadinanza, rappresentanze del Gruppo Alpini,
della Pro Loco e del Cor-
po Musicale. Tra le righe
sia permesso, un ringraziamento sincero anche a
don Giampaolo che ha
davvero donato anima e
corpo per la buona riuscita della festa. La giornata è poi proseguita con la
tradizionale benedizione
della gola (che ha visto un
pellegrinaggio continuo
ed ininterrotto di numerosi fedeli sino a sera) ed
il pranzo comunitario in
oratorio.
PELLIO INFERIORE
Madonna della Candelora
n questo fine settimana si sono svolte le solenni celebrazioni per
la Madonna venerata
a Pellio Inferiore, già
iniziate il lunedì precedente - giorno specifico
della festa liturgica - con
la Santa Messa e la benedizione delle candele.
Sabato 7 alle ore 18,00
è stata celebrata un Santa Messa per tutti i confratelli e consorelle viventi e defunti, durante la
quale il parroco don Franco, riprendendo anche un
verbale del 1934, ha rinnovato alla confraternita
il proprio mandato fondativo che oggi - periodo in
cui la fede è decaduta nelle coscienze - è più che
mai importante: ecco
quindi che oltre ai servizi
di decoro alle funzioni
essa deve essere un esempio vivo per stimolare con
entusiasmo all’interno
della comunità una vita
cristiana più autentica.
Nella giornata di domenica 8 febbraio la comunità di Pellio ha quindi
festeggiato la propria
Madonna con una solenne Santa Messa alle ore
11.00 durante la quale il
parroco ha incentrato il
suo messaggio pastorale
sulla figura delle Madonna mediatrice.
Nel pomeriggio la processione durante la quale il simulacro della Vergine - una bellissima settecentesca statua lignea
della Vergine con Bambino dedicata alla Candelora - è stato portato per le
strade del paese: la processione è stata guidata
da don Bruno Biotto (parroco di Pellio Superiore) il
I
quale durante l’omelia ha
focalizzato il momento
della Presentazione di
Gesù al Tempio ed il messaggio di dolore di Simeone rivolto alla Madonna
“una spada ti trafiggerà il
cuore”; nell’occasione don
Bruno ha anche salutato
i fedeli di Pellio Inferiore,
in quanto tra alcuni mesi
lascerà la Valle essendo
destinato quale parroco di
Cernobbio.
La secolare devozione
dei pelliesi alla Madonna
della Candelora è altresì
visibile nella stupenda
pala d’altare raffigurante
la Presentazione al Tempio, opera di Carlo Innocenzo Carloni (famoso pittore intelvese di Scaria).
Le varie celebrazioni
sono state condecorate
dalla locale cantoria e
dalla attiva Confraternita del SS. Sacramento
guidata dai Priori; alla solenne processione del pomeriggio erano presenti
anche i confratelli di Pellio Superiore ed il corpo
musicale di San Fedele,
nonché il sindaco ed altre
autorità civili e militari,
oltre agli Alpini del paese.
Con la festa della Candelora di Pellio si avvicina alla conclusione (sarà
domenica prossima con
la Madonna di Laino) il
ciclo invernale (iniziato
l’8 dicembre a Blessagno
e a Ponna Inferiore) delle
giornate dedicate appunto alle “proprie Madonne”
nei vari paesi della Valle,
arricchite quest’anno dalla partecipazione del nostro vescovo mons. Coletti
alla grandiosa festa di
Lanzo a fine gennaio.
Come il santo patrono
di Pellio Inferiore san Michele Arcangelo, anche il
parroco della piccola comunità parrocchiale intelvese don Franco Bernasconi - sua guida pastorale da 53 anni - è sempre molto attivo e battagliero: infatti già venerdì
prossimo ha convocato
una assemblea parrocchiale aperta a tutti per
impostare le diverse azioni pastorali e celebrative
in occasione del cinquantesimo della consacrazione delle famiglie del paese alla Madonna di Fatima che ha preceduto di
qualche anno l’inizio della costruzione della Casa
di Spiritualità, fortemente voluta da don Franco
il quale per il passato santo Natale ha pubblicato
un secondo libro di “storia e memoria” in merito,
facendone dono a tutti i
suoi parrocchiani.
COSTANTINO CANEVALI
DONGO E I SUOI... “SANTI”
Da Dongo riceviamo e, volentieri, pubblichiamo. “La festa patronale di Dongo,
quest’anno, è stata anticipata con la notizia sul foglio della parrocchia “In famiglia” con la scritta: “Monsignor vescovo tra noi…”, e questo non tanto per onorare il patrono santo Stefano-protomartire, quanto invece, a conclusione dei lavori eseguiti negli anni ‘80/90, per porre il sigillo vescovile su alcune preziose
reliquie di santi, che poste nell’apposito sacrario e visibili nella contro facciata
dell’altare renderanno la Plebana maggiormente vicina al popolo di Dio in quanto
come dalla tradizione risalente ai primi secoli del cristianesimo il Sacrificio
Eucaristico si celebrava proprio sui corpi dei Santi. E le reliquie dei santi che ci
accompagneranno ogni volta che parteciparemo alle sacre funzioni sono quelle
di: a) Sant’Abbondio, patrono della Diocesi; b) Santi Carpoforo e compagni, protomartiri della Chiesa di Como; c) San Gottardo, compatrono della parrocchia e
tanto venerato nel suo santuario il 4 maggio e da 65 anni patrono della Ferriera
che vede confluire la domenica dopo il 4 maggio, sua festa votiva, una folta
schiera di lavoratori, operanti in zona, nel dovuto ringraziamento in quanto il
temuto annunciato bombardamento della Ferriera in quell’anno così tragico
per la nostra Nazione è stato scongiurato per la protezione della Madonna e di
san Gottardo. E poi i nostri “santi” don Luigi Guanella, suor Chiara Bosatta e
padre Enrico Rebuschini. Nel periodo in cui don Luigi Guanella era parroco a
Pianello del Lario, suffraganea della nostra Plebana, ha partecipato più volte
alle funzioni religiose in santo Stefano e sappiamo dai nostri avi di un suo ‘quaresimale’ specialmente contro chi tentava di ostacolare il precetto festivo alla
gioventù. In convento era quasi di casa perché iscritto al TOF-Fraternità di
Dongo..
Suor Chiara Bosatta è ancora ricordata, prima perché ha ricevuto la cresima
in Santo Stefano il 14 settembre 1868, e poi per essere stata la prima maestra
(1884-85) per le fanciulle del popolo nella scuola voluta dalla nobile famiglia
Manzi in alcuni locali attigui alla loro casa patrizia. Anche suor Chiara era
iscritta al TOF.
Padre Enrico Rebuschini è il primo concittadino assurto agli onori degli altari
ed ha trascorso lunghi periodi della sua infanzia e gioventù nella casa di famiglia a Barbignano e frequentando il Santuario della Madonna delle Lacrime
nascerà in lui i proposito di farsi religioso ed entrerà nell’Ordine di san Camillo
(Camilliani), trascorrendo gran parte della sua vita come cappellano dell’ospedale a Cremona. Ci sono ancora persone che lo ricordano quando nel periodo
estivo trascorreva i suoi giorni di riposo a Barbignano e la sua Santa Messa era
un momento del tutto particolare in quanto sembrava fosse in estasi, a tu per tu
con il Signore. Inoltre in Santo Stefano nei giorni festivi celebrava la ‘Messa
cantata’, ospite dell’arciprete mons. Prospero Bellesini, di venerata memoria.
Nella chiesetta di famiglia si conserva una pregevole statua della Madonna
venerata con il titolo di “Nostra Signora del Sacro Cuore” da lui voluta e benedetta, ed in occasione della sua beatificazione, avvenuta il 4 maggio 1997, i
Camilliani hanno donato a Dongo una sua preziosissima reliquia (di prima classe), conservata in una apposita teca nella stessa chiesetta e la cui festa votiva
viene ricordata il 30 settembre di ogni anno.
Commovente il momento in cui mons. Vescovo ha alzato il cofanetto con la
reliquia, preparato dalle suore della Visitazione di Como, e mostrato la pergamena di attestato con le previste firme in calce al documento poi sigillato.
Nel canto delle Litanie dei santi sono stati ricordati per la prima volta questi
nostri fratelli maggiori e con la benedizione del vescovo mons. Diego Coletti si è
chiusa una giornata che possiamo definire veramente “storica” per l’alto significato che ha rappresentato per la nostra Chiesa.
La collaudata corale “Aurora surgens” ha accompagnato tutta la liturgia con
alcuni dei suoi canti migliori, scelti proprio per esaltare le virtù di questi nostri
fratelli presi a modello per la vita di comunità e sarà ricordato come il momento “clou” per il 40° anniversario del suo lungo e proficuo servizio ecclesiale”.
GIANNI MORALLI
CRONACA
P A G I N A
28
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
CITTIGLIO UN CICLO DI INCONTRI SULLA COMUNICAZIONE OGGI
Famiglia e tecnologia
È
iniziato lunedì 9
febbraio, negli ambienti di “Casa
Fraschini”, in via
Provinciale 64 a
Cittiglio, il primo ciclo di
incontri organizzati dal
Servizio Socio Educativo
dall’I.S.PE. della Comunità Montana della Valcuvia sul tema: “cellulari e
sms, zapping e messenger,
disciplina e trasgressione”. ed è dedicato e rivolto ai genitori. L’iniziativa
presenta un ricco e articolato calendario di serate con incontri ad ingresso libero e gratuito, finanziati dal Piano di Zona dei
26 Comuni del Distretto
di Cittiglio. Gli incontri
sono differenziati in funzione dell’età dei ragazzi
e trattano i problemi in
maniera adeguata alla
fascia d’età di riferimento. Gli incontri per i genitori dei bambini della
scuola primaria affronteranno, infatti, tematiche
legate al ruolo di genito-
Casa Fraschini a Cittiglio
(Zona Ospedale) e avranno una durata di due ore.
Primo a partire è stato
proprio il ciclo dedicato ai
genitori di ragazzi delle
scuole secondarie, mentre
il ciclo riferito alle elementari inizierà il prossimo venerdì 20 marzo. Per
eventuali informazioni è
possibile contattare Lia
Iannello al numero 0332658.518; mail: l.iannell
ocmvalcuvia.it. Il calendario completo degli incontri e degli argomenti
trattati è questo.
re, alle piccole e grandi
trasgressioni giovanili e
all’importanza della disciplina. Relatore delle tre
serata sarà la psicologa
IMPRESSIONI MARIANE,
DI RITORNO DALLA SPAGNA
Ritornare a Saragozza per incontrare la città spagnola capitale dell’Aragona e per visitare con spirito filiale “Nostra Signora del Pilar”, la
Madonnina posta sopra una leggera colonnina e
inserita in un santuario tanto enorme quanto prezioso, meta di numerosi pellegrinaggi e storicamente considerato il più antico dedicato a Maria... era
da tempo un mio desiderio. Così eccomi nel grande piazzale antistante la chiesa, considerata una
seconda cattedrale, dopo la storica e famosa “Seo”,
di stile gotico con influenze architettoniche ibride,
dedicata a San Salvador, collocata proprio all’estremità della piazza che si allunga a pochi metri dal
fiume Ebro. Certo, il valore artistico di questa chiesa è assai superiore a quello del nostro santuario,
eppure, in questo, nel suo vasto interno se si alzano gli occhi verso le pitture che decorano cupole e
volte, ci si scontra con opere di Goya, Velazquez e
Bayeu... Sono i grandi piloni ed imponenti cappelle laterali ad accompagnarci presso la cappella
della Vergine. Qui è tutto un barocchismo. Così,
tra profusioni di marmi, argenti e statue svolazzanti si cade in ginocchio accanto alla piccola
statuetta trecentesca in alabastro della Madonna,
rivestita di preziosi tessuti e posta sopra una
colonnina. Quanta storia e quanta fede… Secondo
la tradizione, fu S. Giacomo apostolo che nell’anno
40 diede inizio al culto della Madonna a lui apparsa proprio sopra un pilastro, lì a Saragozza,
allora romana e centro commerciale di notevole importanza. Ancora oggi imponenti mura, poco distanti dal santuario, lo ricordano. All’esterno sono
i quattro campanili e le piccole cupole, dieci per
correttezza a magnificarne la struttura e a renderla visibile da ogni parte della città. Nella piazza
antistante ecco un grande presepe, il Belen principale di Saragozza. Si entra da un portale, l’ingresso
fantasioso nella città di Betlemme, e si percorre
una via sulla quale si aprono botteghe artigianali,
locande, orti, mulini e vegetazioni tipiche della Palestina. Ad accompagnare i nostri passi i caratteristici rumori dei mestieri i belare delle pecore il
muggire dei bovini e il canto degli angeli mentre
ci si avvicina alla capanna della natività. I pastori stanno arrivando portando doni al bambino
Gesù. Tutto naturalmente artificiale, come i
personaggi...ma suggestivo, perché anche noi ci troviamo inseriti nel presepe, protagonisti veri di questa recita gioiosa e non solo osservatori. L’ultimo
dell’anno trasforma la piazza di un vero carnaio. I
botti artificiali accompagnano il battito delle 12
ore scandite da campanili e torri a tra i chicchi
d’uva, uno per ogni mese dell’anno velocemente
ingeriti, ligi alla tradizione iberica e non solo e
l’euforia generale, viene salutato il 2009. Una nebbia pungente sale dall’Ebro. Il santuario appare
più maestoso che mai. Qualcuno in ginocchio prega addossato alla parete della chiesa, incurante
del mondo che festeggia alle sue spalle.
SERGIO TODESCHINI
Marisa Brunella. A coloro che hanno figli in età
adolescenziale sono, invece, dedicate le serate tenute dalle psicologhe e
psicoterapeute Anna
Fezzardi e Chiara Odobez
che affronteranno le
problematiche dell’essere
genitore oggi. In modo
particolare saranno oggetto della discussione la
diffusione e l’utilizzo di
nuovi sistemi di comunicazione tra gli adolescenti: telefono cellulare, sms,
chat e zapping televisivo.
Gli incontri - come detto si terranno tutti presso
Per i genitori dei ragazzi delle scuole primarie:
- venerdì 20 febbraio,
ore 20.45: Il ruolo dei genitori nell’epoca moderna: nuovi elementi e valori;
- venerdì 6 marzo,
ore 20.45: Né con le buone né con le cattive: il dibattito sulla disciplina;
- venerdì 20 marzo,
ore 20.45: “Trasgressioni
piccole e grandi: segnali di
sofferenza.
Per i genitori dei ragazzi delle scuole secondarie:
- lunedì 16 febbraio,
ore 20.30: Genitori oggi:
istruzioni per l’uso;
martedì 24 febbraio ,
ore 20.30: Zapping: adolescenti di ieri/adolescenti di oggi.
AFRICALENDARIO/13
UNA SETTIMANA
DI LUTTO SERVIRÀ
A FFAR
AR CAPIRE
IL V
ALORE
VALORE
DELLA VIT
A?
VITA?
Due incredibili tragedie hanno scosso il
Kenya in un pochi
giorni. Martedì scorso
un incendio in uno dei
principali supermercati del centro di Nairobi.
Oltre 30 morti. Sabato un’autocisterna che si è
ribaltata a nord di Nakuru, radunando centinaia di persone attratte dai 42.000 litri di carburante da poter rivendere al dettaglio. 120
morti e 230 feriti, molti gravissimi. Il governo
ha dichiarato una settimana di lutto nazionale
e tutte le più alte cariche del paese si stanno
prodigando nel visitare i feriti e le famiglie delle vittime, senza concentrarsi troppo su alcuni
aspetti sconvolgenti dei due incidenti. Per esempio non sottolineano il fatto che il supermercato di Moi Avenue si trova a meno di duecento
metri dalla principale caserma dei vigili del fuoco ma i camion erano senz’acqua, molti estintori fuori uso e l’edificio senza uscite di sicurezza.
A maggior ragione i potenti non commentano le
testimonianze di molti sopravvissuti all’inferno dell’autocisterna che riferiscono del comportamento dei poliziotti presenti sul teatro dell’incidente. Anziché avvertire dell’enorme pericolo ed allontanare la massa di disperati accorsi nella speranza di poter raccogliere qualche
litro di benzina, gli agenti si sono messi a chiedere 50 scellini per ogni tanica riempita. Nessuna settimana di lutto porterà niente se prima non ci si renderà conto che il valore della
vita di ogni persona è inestimabile, e non si agirà di conseguenza.
Per seguire Martino e dialogare con lui: http://
martinkenya.splinder.com
MARTINO GHIELMI
TERRITORIO UNA PANORAMICA
Notizie in breve
AFRICALENDARIO/14
BANDO RIFIUTI
A CHI DARE
FIDUCIA?
La Comunità Montana della Valcuvia (CMV) continua il suo lavoro in attesa di passare le consegne al
nuovo ente che si formerà dalla fusione con la comunità montana Valli del Luinese. È stato, infatti, pubblicato in questi ultimi giorni il bando di gara per l’affidamento del servizio di raccolta, trasporto e
smaltimento dei rifiuti solidi urbani ed assimilati sul
territorio dei 17 comuni (Azzio, Brenta, Brinzio,
Caravate, Casalzuigno, Cassano Valcuvia, Castello
Cabiaglio, Cittiglio, Cuveglio, Cuvio, Duno, Ferrera di
Varese, Gemonio, Laveno Mombello, Masciago Primo,
Rancio Valcuvia e Orino) che hanno delegato questo
servizio a CMV. Chi risulterà vincitore della gara gestirà il servizio nel periodo dal 1° maggio 2009 al 31
dicembre 2012. Il termine per la presentazione delle
offerte è fissato per il prossimo 6 aprile 2009.
INCONTRI DI STORIA DELL’ARTE
La sezione di Besozzo dell’Associazione Italiana
Maestri Cattolici, promuove anche per quest’anno un
ciclo di incontri di storia dell’arte. Da oltre quindici
anni l’Aimc propone approfondimenti legati all’arte e
alla storia. «Storia e arte del mondo antico: proposte
didattiche di lettura delle immagini» è il titolo dei quattro incontri promossi per il 2009, che si svolgeranno
nei sabati di marzo dalle ore 15.00 alle ore 17.30,
secondo il seguente calendario:
7 marzo - L’arte egizia. Documentare la vita quotidiana, immaginare la vita oltre la morte;
14 marzo - Il mondo mediterraneo: dai Cretesi ai
Fenici, navigatori, mercanti, costruttori;
21 marzo - I Greci: l’esperimento della perfezione;
28 marzo - I Romani: l’arte, il potere, la comunicazione.
A queste date andrà aggiunta anche quella del 19
aprile, destinata ad una visita guidata ad una meta
ancora da definire. Relatrice del corso sarà la prof.sa
Paola Viotto, apprezzata docente ed esperta di storia
dell’arte. Gli incontri si svolgeranno all’Oratorio di
Bogno di Besozzo e sono aperti oltre che agli insegnanti
di tutti i tipi di scuole, anche agli studenti (accesso
gratuito) e a tutti gli interessati. Al termine sarà rilasciato un attestato di frequenza. Per informazioni
telefonare allo 0332-970761.
A.C.
“L’inferno dei viventi
non è qualcosa che
sarà; se ce n’è uno, è
quello che è già qui,
l’inferno che abitiamo
tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo
riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il
secondo è rischioso ed esige attenzione a apprendimento continui: cercare e saper riconoscere
chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Dopo due
mesi e mezzo di permanenza in Kenya ho trovato in queste parole di Italo Calvino una sintesi della mia quotidianità. Nairobi è una città
per certi versi infernale, dove l’ingiustizia è evidente a qualsiasi sguardo non accecato dall’indifferenza. Le persone che incontriamo ogni giorno, vittime di questo contesto, mi vedono spesso, in quanto occidentale, come possibile via
d’uscita da situazioni di sofferenza e degrado.
Richieste di prestiti per avviare un’attività in
proprio, sponsorizzazioni per la scuola, aiuti per
spese impreviste sono pressoché continue. Contando che si può contribuire significativamente
ad alleviare un problema con poche decine di
euro, la questione difficile è scegliere. A chi dare
fiducia e quindi credito, distinguendolo da chi
ti abborda soltanto perché vede in te muzungu
(bianco) una cassaforte che cammina? Prendere una decisione è sempre doloroso, perché la
scelta implica esclusione. Per ogni persona che
aiuti ce ne sono dieci a cui non hai riposto. La
speranza è che i semi di fiducia gettati in questo abisso di dolore diano frutti al di là della
nostra limitatezza, senza esserne inghiottiti.
Per seguire Martino e dialogare con lui: http://
martinkenya.splinder.com
MARTINO GHIELMI
P A G I N A
29
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
PRESENTATI I RISULTATI DELL’ARPA DUE LE CAMPAGNE DI INDAGINE PER CONOSCERE LA SITUAZIONE
La qualità dell’aria in Valtellina
G
li studi recenti
sulla qualità
dell’aria stano
facendo crollare alcune convinzioni alle quali eravamo
fortemente ancorati. Chi
non ha mai pensato, ad
esempio, che l’aria della
Valtellina non sia nemmeno paragonabile a quella di
una metropoli nebbiosa e
inquinata come Milano? E
invece i dati sulla concentrazione di gas e di particelle sottili nell’atmosfera
del nostro fondovalle ci dicono che non solo in inverno superiamo i limiti di allarme, ma che ci trasformiamo in un «grande lago
di PM10». Chi non ha mai
ritenuto che il tepore prodotto dalla fiamma di un
camino sia la forma più naturale e più pulita di riscaldamento? Niente affatto: il
fuoco di legna è di gran
lunga il maggior responsabile delle famigerate polveri sottili nell’aria. È una
scoperta devastante, ma…
procediamo con ordine. Il
tema della qualità dell’aria
è stato oggetto di un interessante convegno che si è
tenuto a Sondrio venerdì 6
febbraio, presso la Sala
Consiliare della Provincia.
Scopo dell’incontro, come
hanno sottolineato l’Assessore provinciale Severino
De Stefani, il Sindaco di
Sondrio Alcide Molteni,
l’Assessore Alfio Sciaresa
e il Dirigente regionale Felice Mandelli, è stato quello di illustrare il monitoraggio compiuto nella media Valtellina per verificare la qualità dell’atmosfera. I dati scientifici offerti
dalla ricerca sono fondamentali per gli ammini-
stratori, perché consentono
loro di individuare i fattori di rischio e di intervenire poi, non in base a semplici impressioni personali, ma sulla scorta di elementi oggettivi. Nella prima relazione, tenuta da
Fabrizio Piccarolo ed
Antonio Ballarin, sono
stati illustrati gli scopi, le
metodologie ed i risultati
dello studio condotto dalla
Fondazione Lombardia per
l’Ambiente, un ente regionale al quale appartengono cinque Rettori di università lombarde che si occupano di problemi ecologici. La ricerca ha voluto
indagare i fattori di rischio
determinati dalla qualità
dell’aria, in particolare dalla presenza delle polveri
sottili (PM10, PM2,5), nel
territorio di Sondrio e dei
Comuni vicini. Sono stati
esaminati i «fattori di pressione», cioè tutti gli elementi che provocano emissioni o concentrazioni nell’atmosfera e i «fattori di rischio», cioè la presenza di
scuole, ospedali, case di riposo, in cui sono presenti
le persone più vulnerabili.
Dal punto di vista grafico
sono state elaborate delle
mappe, con un reticolo di
quadratini che corrispondono ad una superficie di
150 metri, ciascuno colorato in base ai valori riscontrati nelle analisi e calcolati con una precisa formula matematica. Dall’incrocio della «mappa della
pressione» con la «mappa
di vulnerabilità» si è ottenuto un quadro del rischio
potenziale nel territorio interessato. Sono state compiute due campagne di indagine: una estiva, di un
mese e una invernale, di
due mesi. Ebbene, quali
sono i principali dati emersi? Le mappe evidenziano
anzitutto i centri abitati,
dove si riscontrano le più
alte concentrazioni. In
estate l’ozono raggiunge livelli critici, soprattutto nei
versanti esposti al sole; la
presenza di biossido di
azoto si registra soprattutto in inverno, perché è dovuta alle emissioni degli
impianti di riscaldamento
e delle automobili; lo stesso avviene per le particelle sottili (PM); anche la
presenza di benzene (una
sostanza cancerogena dovuta ai carburanti) raggiunge i livelli critici. La ricerca si conclude con alcune proposte per gli amministratori: migliorare il
trasporto pubblico, rendere più fluido il traffico, applicare i filtri antiparticolato e fare un censimento
degli impianti termici. Anche lo studio condotto dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Sondrio e presentato da Claudio Belis
si è occupato di queste famigerate particelle sottili,
cercando di individuarne le
cause. L’indagine ha dato
anzitutto veste scientifica
a quelle semplici osservazioni che ciascuno di noi
può fare, cioè che l’andamento tutto particolare
della Valtellina, da Est a
Ovest, impedisce la circolazione atmosferica; che il
vento da Nord azzera le
concentrazioni nell’aria e,
viceversa, quando le correnti spirano da SudOvest, portano fino a noi le
masse d’aria della pianura carica di sostanze; che
la pioggia favorisce molto
OPPORTUNITÀ DALLO SPORTELLO ENERGIA
PER LE IMPRESE DI VALTELLINA E VALCHIAVENNA
Quasi dieci mesi di vita e un’intensa attività di informazione e di sensibilizzazione
riguardo le opportunità di finanziamento in materia di sviluppo sostenibile, risparmio energetico, energie rinnovabili e ambiente. Lo Sportello Energia è stato
attivato dalla Società di Sviluppo Locale nell’ambito della realizzazione del Piano Provinciale per lo Sviluppo Sostenibile quale azione forte e concreta nella
direzione indicata dai soci che avevano ravvisato l’interesse crescente dei diversi
attori frenato dalla difficoltà ad accedere alle informazioni e, soprattutto, dalla
carenza di risorse. «Disinformazione e scarse possibilità economiche sono ostacoli che si possono agevolmente superare con un punto informativo qual è lo Sportello Energia – spiega l’amministratore delegato Sergio Schena –, perché vi
sono diverse opportunità di finanziamento che consentono a enti pubblici e aziende
private di innovare e di risparmiare. Bastano intraprendenza, lungimiranza e
una progettualità seria e mirata, e i fondi si possono trovare”. Un cambiamento
di mentalità e la volontà di progredire sorreggono le ambizioni di amministratori
pubblici e operatori privati che possono usufruire di strumenti ad hoc predisposti
dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione Lombardia. Milioni e milioni di
euro per attività di ricerca e di sviluppo, azioni di informazione e di sensibilizzazione, mobilità sostenibile, realizzazione di impianti a basso impatto ambientale,
oltre alle agevolazioni e ai bonus fiscali. Ma la materia è tutt’alto che semplice e
per affrontarla servono competenze e preparazione che la Società di Sviluppo
Locale ha maturato e che mette gratuitamente a disposizione del territorio. Non
si tratta, infatti, soltanto di venire a conoscenza delle opportunità di finanziamento, è necessario anche capire qual è lo strumento più adatto e come muoversi
tra modulistica e tempistica. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato Schena
ha inviato una lettera ai sindaci e ai dirigenti scolastici per informarli dell’uscita
di un Bando per l’installazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici che ospitano
scuole materne, elementari e medie, pubbliche e private, offrendo la consulenza
dello Sportello Energia. La Regione Lombardia mette a disposizione 4,3 milioni
di euro per i nuovi impianti con un contributo a fondo perduto che copre fino al
50% dei costi per un massimo di 500mila euro. «Con questa comunicazione, alla
quale è allegata una scheda sintetica del bando – spiega Schena –, abbiamo inteso divulgare agli enti e organismi direttamente interessati questa nuova opportunità di finanziamento specifica per gli edifici scolastici, molti dei quali sappiamo necessitare di interventi di adeguamento strutturale e di contenimento dei
costi energetici. Ci mettiamo a disposizione di tutti gli interessati offrendo consulenza e assistenza nella predisposizione delle domande gratuitamente. Lo consideriamo un modo per sensibilizzare il territorio nei confronti di queste tematiche,
ma anche un incentivo ad usufruire di questi canali di finanziamento».
la pulizia dell’aria… Quando si è passati ad analizzare la composizione chimica del particolato per
individuarne l’origine, si è
riscontrato che la fonte
maggiore è la combustione
delle biomasse (in parole
semplici il fuoco di legna),
come dimostrano alcuni
marcatori tipici, come i nitrati, il potassio e una sostanza derivata dalla cellulosa chiamata levoglucosan. La legna quindi sarebbe responsabile dell’inquinamento da PM per il 42%,
il traffico per il 36%. Istintivamente viene da osservare che alcune cose non
quadrano, perché, se l’allarme fosse stato lanciato
una cinquantina d’anni fa,
quando ancora la maggior
parte delle abitazioni ave-
vano riscaldamento e cucina a legna, quando in tutti
i campi e gli orti si bruciavano le stoppie… si sarebbe potuto capire, ma oggi
che anche nei paesi è molto diffuso il riscaldamento
a gasolio e a gas… additare quegli ultimi contadini
che ancora lavorano la terra come principali responsabili dell’inquinamento
sembra francamente eccessivo. I dati scientifici non
sono contestabili, è vero,
ma, come minimo, possiamo chiedere un supplemento di studio, di indagine e di verifica. Soprattutto, visto che per scaldarci
dovremo pur sempre bruciare qualcosa e che il petrolio non sarà eterno, sarà
opportuno approfondire gli
studi anche sulla corretta
combustione della legna,
su eventuali sistemi di
filtraggio, in modo da abbattere i fattori di rischio,
visto che ridurli a zero non
potremo mai. L’ultima interessante relazione è stata svolta da Annalisa Pola, una giovane ricercatrice che ha elaborato una tesi di laurea sull’evoluzione
dell’inquinamento negli ultimi dieci anni attraverso
lo studio dei licheni. I lavori sono stati conclusi da Severino De Stefani, che ha
ricordato come l’indagine
sulla qualità dell’aria sarà
ora estesa alla bassa e all’alta Valtellina, dove si potrà verificare con dati precisi anche l’influsso portato dall’introduzione del
teleriscaldamento.
C.R.
MORBEGNO INIZIATIVE IL 13 FEBBRAIO
E mi illumino di meno...
P
er il quinto anno
consecutivo Caterpillar, il noto programma di Radio2, lancia per il
13 febbraio 2009 M’illumino di meno, una grande giornata di mobilitazione internazionale in nome
del risparmio energetico. E,
per la seconda volta, Morbegno 2020 risponde dando vita ad un serie di iniziative che intendono ribadire come proprio le piccole attenzioni quotidiane,
come ad esempio spegnere
le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili,
possono fare molto per migliorare la vita di ognuno,
in più aiutandoci a risparmiare. A muoversi per prime le istituzioni: il Comune di Morbegno ridurrà
al minimo indispensabile l’illuminazione cittadina, in modo particolare
quella di piazze e monumenti. L’Unione Commercio di Morbegno proporrà invece ai suoi aderenti di ridurre al minimo le luci degli esercizi
e di spegnere le vetrine
dopo l’orario di chiusura. Quindi tocca alle scuole: l’ONU ha dichiarato il
2009 “Anno Internazionale dell’Astronomia”. Morbegno 2020, in collaborazione con il Gruppo Astrofili Lecchesi, invita - nella
mattinata di venerdì 13
febbraio - le scuole elementari, medie e superiori alla presentazione
di “Alla scoperta del cielo”, una visita guidata ai
misteri della volta celeste
che si terrà presso il Museo Civico di Morbegno.
Sempre venerdì 13, dalle ore 20.30, presso i
Giardini Cortivacci (Biblioteca Civica) a Morbegno, la “scoperta del cie-
lo” continua. Il Gruppo Astrofili di Lecco mette a disposizione 4 telescopi per
scrutare le meraviglie del
cielo cittadino, sempre
meno visibile a causa dell’inquinamento luminoso.
Nelle sale della Biblioteca
Civica gli artisti dell’Associazione Otip-So propongono una performance di lettura di poesie e musica e
nelle sale del Museo di Storia Naturale bambini e genitori sono invitati a partecipare ad una insolita
visita notturna alle sale
del museo dal titolo: “Con
la luce a manovella l’avventura è ancor più bella…”. Saranno allestite
due casette in legno dove verranno distribuite
gratuitamente bevande
calde a cura della Bottega della Solidarietà
(Commercio Equo e Solidale) di Sondrio e della Cooperativa Agricola Erba
Dorada. Inoltre un gruppo di volontari si occuperà
della distribuzione di
lampadine a basso consumo gentilmente fornite dal comune di Morbegno. La manifestazione si
terrà anche in caso di brutto tempo.
P A G I N A
30
CRONACA
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
UN’INTERA VALLE IN LUTTO DOPO LA SCOMPARSA DELLE DUE MAMME DI CHIAVENNA
Riflettere dopo l’ultimo incidente
L
a gente di Valchiavenna, a quasi un
anno dalla scomparsa di tre ragazzi in un tragico incidente, si è di nuovo fermata attonita e angosciata per la notizia che si è
sparsa fulmineamente
nella serata di domenica
1° febbraio. Un’auto con
due mamme che accompagnavano tre ragazzi dopo una partita di un torneo di basket a Olginate,
è sbandata sulla statale
36 poco dopo il ponte sull’Adda e all’imbocco del
rettilineo per Nuova Olonio andando a schiantarsi contro un’altra vettura
proveniente in senso opposto e poi sul guardrail
che delimita la carreggiata. Terribile il bilancio dell’incidente. Morte la conducente e la signora che
le stava a fianco, un ragazzo dei tre che viaggiava sul sedile posteriore
trasportato a Lecco in
condizioni serie e ricoverato in neurorianimazione, e i due altri ragazzi
tredicenni (figli delle due
donne decedute) estratti
dall’auto con ferite leggere. La scomparsa di Raffaella Succetti, e Loredana Miranda, entrambe residenti a Chiavenna, ha
destato grandissima emozione e commozione.
Grande apprensione per
Simone, il ragazzo ricoverato a Lecco, mentre veramente straziante per i
ragazzi Gioele e Giacomo
la percezione della morte
delle loro mamme che
viaggiavano a pochi centimetri da loro.
Venerdì 6 febbraio si
sono svolti i funerali delle due donne. Nella mattinata a Borgonuovo di
Piuro moltissime persone
vallata. «Di fronte alla
morte sembra che tutto
vada perduto - ha aggiunto don Paggi -. Non è così:
nel caso di Raffaella
l’esempio di impegno e
dedizione nel lavoro all’ospedale, oltre allo straordinario affetto, all’attenzione per Gioele, non
verranno dimenticati dal
figlio e dai tanti convalligiani che l’hanno conosciuta». Nella parte finale della celebrazione è
stato letto un messaggio
scritto dagli amici del
Basket Chiavenna, la società sportiva per la quale è tesserato il figlio
Gioele che, anche ieri, ha
ricevuto tante manifestazioni di cordoglio dagli
amici e dai compagni.
«Tutti noi amici del
basket, dai più piccoli alla
prima squadra, esprimiamo il nostro cordoglio a
Gioele e sui tuoi cari hanno detto -. Sappiamo,
cara Raffaella, che dall’alto continuerai a vegliare
con i tuoi occhi di amorevole madre su tuo figlio e
sugli altri ragazzi. Grazie
di cuore, Raffaella, per la
grande mano che ci hai
dato in tutti questi anni».
hanno seguito il feretro di
Raffaella Succetti. Insieme ai parenti, gli amici, i
colleghi dell’Ospedale di
Chiavenna dove svolgeva
in modo molto scrupoloso
e prezioso il lavoro di tecnico di radiologia.
«Cara Raffaella, non
dimenticheremo il tuo insegnamento: sei stata
una mamma premurosa e
una persona capace di farsi apprezzare sul lavoro»
«È stata una settimana
d’intenso dolore per tutta
la comunità valchiavennasca - ha detto don Giu-
seppe Paggi, parroco di
San Fedele in Chiavenna
ed ex sacerdote di Borgonuovo -. Sono arrivate
tante manifestazioni d’affetto e di stima dal mondo della scuola, della sanità, della parrocchia, per
queste nostre mamme
che hanno perso la vita
mentre accompagnavano
i figli». Parole toccanti,
pronunciate con la voce
rotta dalla tristezza da un
prete che ha conosciuto
Raffaella Succetti sin dall’infanzia e ieri ha espresso il dolore di un’intera
A Chiavenna, nel pomeriggio, le esequie di Loredana Miranda a cui ha
voluto essere presente
anche il figlio Giacomo. A
don Ambrogio Balatti,
arciprete della città del
Mera, è toccato il compito di esprimere il cordoglio della comunità. «Preghiamo per le persone
coinvolte in questa tragica vicenda e perché non
venga meno la fiducia nella vita - ha detto il sacerdote -. Ricorderemo Loredana per la sua bontà
d’animo, la sua generosa
disponibilità e il suo mettersi a disposizione dei
ragazzi del basket aiutando il prossimo con spirito
di servizio, seguendo
l’esempio di Gesù. Tutte
queste qualità si riflettevano nel suo sorriso e nei
suoi occhi splendenti nei
quali sapeva stemperare
le amarezze della vita: noi
non la dimenticheremo».
Nella parte finale della
funzione, alcuni dei presenti hanno voluto esprimere la propria solidarietà ai familiari e l’affetto
nei confronti della quarantottenne scomparsa. I
compagni di classe di Giacomo, un gruppo di amici, del Basket Chiavenna.
UN LIBRO IMPORTANTE
SULLE VITTIME DELLA STRADA
Pochi giorni prima del terribile incidente della scorsa settimana, il 23 gennaio, si era svolto un incontro
con al centro il tema degli incidenti stradali, quelli
in cui perdono la vita dei giovani. L’incontro ha ricordato idealmente i tre ragazzi, Elia, Giacomo.
Michel, che il 19 febbraio dello scorso anno hanno
perso la vita a Prata.
Dopo le due serate promosse dai giovani di Tremenda XXL a maggio e a ottobre, in collaborazione con i
genitori di Giacomo Martinucci, una delle tre vittime, l’incontro del 23 gennaio ha visto la sala della
Banca Popolare di Chiavenna affollata, di giovani
in particolare. A condurre la conversazione molto
coinvolgente Elena Valdini, giornalista e autrice del
libro “Strage continua”.
Per la giovane autrice di fronte alle stragi sulle strade, dalle proporzioni sempre più inquietanti serve
una reazione, servono anche interventi pubblici di
informazione, di educazione.
Ma i temi trattati dal libro, suscitato proprio da una
personale esperienza a 16 anni seguendo il funerale
di una compagna di scuola, sono molteplici e stimolanti. Sono i temi che l’autrice ha offerto quasi a contribuire a suscitare una mobilitazione. Ed una mobilitazione certo c’è in Italia, basta scorrere in appendice del volume le innumerevoli associazioni di
parenti di vittime della strada e di persone che in
tutte le province del paese si battono per
sensibilizzare la società civile e politica sulla
tematica. Ma il libro che non è una semplice inchiesta, entra nel vivo dei problemi: quello del dolore
della sua cognizione e della sua realtà. Della giustizia per le vittime, ma anche dell’assetto normativo e
del meccanismo delle leggi in materia che spesso
escludono proprio le ragioni delle vittime, tanto che
si arriva a parlare di “omicidi stradali” e perfino di
“Strage di Stato” quando si parla di soldi stanziati e
mai spesi per la prevenzione.
Un libro per qualche verso amaro e crudo quanto
sono amare e crude le stragi sulle strade.
G.Z.
CHIAVENNA CRESCE IL NUMERO DEI TURISTI
DICIANNOVE PALAZZI
AVRANNO LA TARGA PER LE DIMORE STORICHE
Adesioni al 40% per il progetto varato dal comune di Chiavenna di posizionare
sui palazzi storici della città una targa metallica che ne illustri, in due lingue, le
caratteristiche principali a beneficio dei turisti. Sono 19 su un totale di 54 i proprietari degli edifici di particolare pregio storico e architettonico che hanno risposto positivamente all’appello lanciato dall’assessore al turismo Gaetano Faldarini
nei mesi scorsi. «Abbiamo dato mandato alla ditta incaricata di realizzare le targhe - spiega l’assessore - di procedere con le prime in base ai modelli e ai testi
preparati dal Centro Studi Storici Valchiavennaschi. Con altri proprietari abbiamo già un accordo di massima, che deve essere ancora formalizzato dall’accettazione scritta. Ovviamente non possiamo procedere con l’affissione delle targhe
senza il consenso della proprietà degli immobili». Nessuno, comunque, per il momento ha negato il proprio assenso. D’altronde l’iniziativa non ha costi per i privati e, comunque, avere la propria abitazione indicata come dimora di pregio
della città non dovrebbe scontentare proprio nessuno. Il primo cartello è già stato
posizionato, a titolo dimostrativo, vicino al portale di palazzo Pretorio già alcune
settimane or sono: «Riteniamo - conclude Faldarini - di essere in grado di completare il progetto nel giro di pochi mesi».
Visita al Museo del Tesoro
CONVEGNO SU REPERTI E SCAVI DI PIAZZA CASTELLO
Il ritrovamento, durante l’attuazione di un piano integrato di intervento, dei resti di un piccolo quartiere di età romanica in pieno centro a Chiavenna ha destato
nei mesi scorsi molto scalpore. Mura perimetrali, pareti interne, monili, monete e
altri oggetti in grande quantità sono emersi dopo l’intervento della Soprintendenza ai Beni Architettonici. Ora tutto questo viene presentato in un convegno
organizzato dalla stessa Soprintendenza e dal comune di Chiavenna in programma venerdì 13 febbraio. Un incontro informativo che costituirà anche l’occasione
per riflettere sulla tutela dei centri archeologici, tra analisi del costruito e gestione del rischio archeologico. L’incontro avrà inizio alle 15 presso la sala convegni
del Convento dei Cappuccini. Il programma prevede la presentazione e i saluti
del sindaco di Chiavenna Giampaolo Pozzoli e di Umberto Spigo, Soprintendente
per i Beni Archeologici della Lombardia. Il caso Chiavenna sarà il primo intervento tecnico che proporrà l’analisi del centro storico per una valutazione del
rischio archeologicoe che sarà curato da Stefano Della Torre del Politecnico di
Milano. Lo scavo di piazza Castello sarà analizzato e approfondito da Valeria
Mariotti della Soprintendenza ai beni archeologici. “Clavenna: problemi di urbanistica vicinale” sarà l’intervento conclusivo di Massimiliano David dell’Università di Bologna.
D.PRA.
C
ome ogni anno la
parrocchia di San
Lorenzo a Chiavenna, ha diffuso il
bilancio dei visitatori che hanno solcato la
soglia del Museo del Tesoro e del Battistero. Per il
primo, gli ospiti sono stati
3511 mentre il fonte è stato ammirato da ben 12.790
persone. La differenza dei
due risultati è da attribuire al fatto che il battistero
è fruibile gratuitamente.
Per la parrocchia, l’annata
dunque conferma i dati
prodotti lo scorso anno.
Crescono i gruppi di alunni - in tutto una ventina che hanno usufruito della
convenzione promossa dalla Provincia per le scuole
dell’Infanzia e le Primarie.
La promozione - battezzata con il titolo di “Laboratorio didattico” - propone
“L’incastro perfetto” al Tesoro, dove i bambini devono riproporre con il polistirolo la rappresentazione
della Pace - l’evangeliario
in oro custodito nel museo
-, mentre gli alunni della
primaria devono comporre
un collage sempre ispirato
alla preziosa copertina.
L’iniziativa varata dall’amministrazione di Sondrio
ha raccolto il plauso della
parrocchia, che ha lodato il
proposito di far conoscere
ai più piccoli, opere belle e
preziose come appunto la
Pace, utilizzando metodi di
osservazione adeguati alla
loro età, secondo un programma che li ha impegnati per circa tre ore. Il risultato riferito dalla parrocchia conforta gli estimatori
delle risorse culturali e artistiche nella collegiata.
Pochi mesi fa i responsabili del Tesoro avevano lanciato l’appello per cercare
volontari che coadiuvassero nell’attività di gestione del museo, che attualmente è affidato alla parrocchia. Con l’aumentare
degli impegni pastorali, è
diventato più difficile prendersi cura di questa missione. Da qui l’esigenza di
allargare la rosa di coloro
che si occupano del museo.
Il corso per volontari è iniziato, con una dozzina di
persone.
G.L.P.
CRONACA
P A G I N A
31
SondrioScuola
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
SONDRIO LA PANORAMICA PRESENTATA DAL CENTRO “IL QUADRIVIO”
Orientamento risorsa importante
Ci sono percorsi e proposte
differenziate per età: dall’indagine
risulta un quadro interessante di
peculiarità e inclinazioni del territorio
di CIRILLO RUFFONI
D
a alcuni anni il
centro di orientamento il Quadrivio, della Fondazione Credito
Valtellinese, svolge nelle
scuole della Provincia di
Sondrio un prezioso lavoro
per aiutare i giovani a scegliere l’indirizzo scolastico,
sia a livello di scuola media, sia in ambito universitario. In particolare, sono
stati attivati tre progetti,
chiamati rispettivamente
Cometa, Argo e Teseo, dei
quali Il Settimanale ha già
avuto modo di parlare in
varie occasioni. Nell’ambito di tali iniziative sono
state svolte presso gli studenti delle indagini, che
hanno permesso di raccogliere un gran numero di
dati sulle loro tendenze e
sui loro orientamenti; il
tutto è stato presentato ufficialmente a Sondrio, in
un incontro che si è svolto
presso la sala Vitali martedì 3 febbraio. La riunione si è aperta con un commosso ricordo di Renato
Bartesaghi, recentemente scomparso, che ha lavorato molto per dare un futuro ai nostri giovani, soprattutto con il progetto
del Polo Tecnologico, al
quale si era dedicato molto negli ultimi tempi. Perché organizzare un convegno e non inviare direttamente alle scuole o pubblicare sul sito internet i risultati delle indagini? - si
sono chieste le responsabili
del Quadrivio Tiziana Colombera e Cinzia Franchetti. Perché si è preferito illustrare direttamente
agli insegnanti e ai dirigenti scolastici i dati emersi, che diversamente avrebbero potuto essere oggetto
di interpretazioni non corrette. Nelle intenzioni delle promotrici, poi, c’era anche quella di favorire uno
scambio di opinioni fra gli
operatori della scuola, per
avere utili indicazioni sui
lavori svolti. Peccato che la
partecipazione del pubblico sia risultata veramente
scarsa. D’altra parte (credo), ai poveri insegnanti,
già oberati da riunioni e da
rientri pomeridiani, per di
più in un periodo di scrutini, proprio a cavallo dei due
quadrimestri, non si potevano chiedere miracoli.
L’intervento di Emidia
Rota, che sostituiva il Dirigente Scolastico Provinciale, è risultato piuttosto
tecnico, in quanto ha mirato a illustrate le normative
scolastiche sull’orientamento. Il dibattito che si è
sviluppato nella scuola negli ultimi anni, ha affermato la relatrice, pur passando attraverso le varie proposte di riforma formulate
dai Ministri che si sono
succeduti, presenta i caratteri della continuità (diversamente da quanto spesso
è stato presentato dagli
organi di stampa) ed è per-
fettamente in linea con i
principi affermati a livello
europeo. La parte centrale
dell’incontro è stata naturalmente dedicata alla presentazione dei dati emersi
dalle indagini svolte nell’abito dei tre progetti.
Come avviene in questi
casi, ci troviamo di fronte
ad una vera selva di tabelle, grafici e sintesi, che
hanno bisogno di essere
letti ed analizzati con calma. Qui ci limiteremo ad
indicare alcuni elementi
che ci sembrano particolarmente rilevanti. Il progetto Cometa, come ha ricordato il coordinatore Diego
Boerchi dell’Università
Cattolica, è rivolto ai ragazzi della terza media
(come si diceva un tempo)
e vuole accompagnarli alla
scelta di un percorso scolastico e professionale che
sia strettamente correlato
alle sue inclinazioni, capacità e ai suoi interessi. Da
quattro anni vi aderiscono
tutte le scuole della Provincia. Il dato più rilevante
che emerge è la diversità
che si verifica tra i grandi
centri (Chiavenna, Morbegno, Sondrio, Tirano e
Bormio) e le zone dei comuni più piccoli, per quanto riguarda le capacità linguistiche, gli interessi e il metodo di studio. Se poi si effettua un confronto con i
dati emersi negli anni precedenti, si nota un aumento di interesse per i settori
musicale, economico, del
tessile e della moda; si registra un miglioramento
nelle attitudini, in particolare nell’ambito maschile;
il metodo di studio rimane
stabile; si riscontrano alcuni miglioramenti anche
nella percezione che i giovani hanno di sé e delle
proprie capacità. Il progetto Argo, come ha illustrato
bene Emanuela Bonelli,
anche lei dell’Università
Cattolica, è invece rivolto
ai ragazzi delle quarte
classi delle superiori e
mira soprattutto a verificare la corrispondenza fra gli
interessi e le abilità degli
studenti e l’indirizzo di
scuola da loro scelto. In
questo ambito si trova una
sostanziale correlazione e
non ci sono grosse sorprese, nel senso che le abilità
verbali sono migliori in chi
ha scelto i licei, gli interessi economici sono più alti
a ragioneria, quelli tecnici
all’ITIS e così via. Si pone
caso mai il problema della
profonda differenza che si
registra tra licei, ITIS e
geometri, dove gli studenti ottengono i punteggi più
alti nelle prove di abilità
cognitive e gli istituti professionali, dove invece si
registrano i livelli i più
bassi in tutti gli ambiti, ma
anche questo è un problema ben conosciuto a chi
opera nella scuola. Il progetto Teseo, infine, si rivolge ai ragazzi dell’ultimo
anno delle superiori ed è
già tutto proiettato verso la
scelta dell’indirizzo universitario. Anche qui l’indagine ha registrato gli interessi degli studenti e il loro
variare nel corso degli anni. Se guardiamo i dati dei
singoli istituti, vediamo
naturalmente un prevalere di interessi corrispondenti all’indirizzo della
scuola stessa. Fanno un po’
eccezione i licei psico-pedagogico e linguistico, in cui i
ragazzi distribuiscono i
loro interessi su vari ambiti. Significativo il caso del
liceo classico, in cui solo 5
studenti esprimono interesse per lettere (come il liceo scientifico), mentre otto
indicano economia e ben 15
medicina. Evidentemente
gli studenti non seguono
solo le inclinazioni personali, ma guardano con molto realismo anche agli
sbocchi professionali che la
scuola offre.
LA CULTURA DELLA DONAZIONE SI IMPARA A SCUOLA
L’INTEGRAZIONE DEGLI STUDENTI STRANIERI
Avis provinciale di Sondrio e Ufficio scolastico provinciale promuovono giovedì
19 febbraio dalle ore 9.00 alle ore 13.00 presso la sala riunioni dell’I.T.I.
“E. Mattei” di Sondrio il convegno La scuola e l’Avis per la promozione
della cultura della solidarietà tra i giovani. L’incontro, rivolto a dirigenti
scolastici, docenti, genitori, studenti interessati, operatori del territorio e del mondo del volontariato, soggetti portatori di interesse, vuole contribuire ad una comune diffusione della cultura del dono, della solidarietà e alla promozione/prevenzione della salute, in una situazione sociale e normativa integrata, delineata anche
dalle indicazioni europee. Il convegno sondriese del 19 febbraio si aprirà con l’introduzione del docente universitario Piero Cattaneo sul tema “Uno sguardo alla
scuola italiana quale agenzia formativa ed educativa nel contesto europeo: “competenze” di cittadinanza e “traguardi” di apprendimento nei curricoli per la promozione della solidarietà e del “ben-essere” sarà seguito dagli interventi di Maria
Donati, referente L.A.Vo.P.S. per Scuola e Volontariato su “L’impegno del Centro
di Servizio per il Volontariato di Sondrio per una cultura della Cittadinanza attiva”, Lorella Cecconami, responsabile servizio di medicina preventiva Asl Sondrio
e direttore sanitario Avis sul tema “Educazione sanitaria ed educazione alla salute: istituzioni, mondo del volontariato, famiglie e giovani per la promozione del
ben-essere”, il sindaco di Sondrio Alcide Molteni su “Le collaborazioni tra enti
locali e volontariato per attivare azioni di cittadinanza attiva”, Francesco Taddeo,
presidente della consulta provinciale degli studenti su “Le richieste provenienti
dal mondo dei giovani per “star-bene-con-sé”, con gli altri e nella società”, Nicola
Montrone, dirigente Ufficio scolastico provinciale sugli “Strumenti culturali e
normativi per l’interazione tra scuola e mondo del volontariato”. Prima del dibattito sarà presentato e distribuito il Book della solidarietà dell’Avis nazionale,
supporto didattico-educativo per orientare studentesse e studenti a valori condivisi di cittadinanza attiva, responsabile e solidale.
Vicini di banco. L’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole: esperienze, problemi e prospettive. È il tema dell’incontro pubblico promosso dall’Unione Migranti della provincia di Sondrio in collaborazione con Agenzia per la
Pace, Arci, Caritas provinciale, Cgil, Cisl, Punto Pace-Pax Christi Sondrio e Il richiamo del Jobèl sabato 14 febbraio dalle ore 15.00 alle 17.30 presso la sala
Vitali del Credito Valtellinese (via delle Pergole) a Sondrio. «Come conseguenza dei flussi migratori che soprattutto negli ultimi anni hanno interessato la
realtà locale, anche nelle scuole della nostra provincia ha assunto una certa consistenza la presenza di alunni figli di immigrati - spiegano i componenti dell’Unione
Migranti - siamo convinti che la scuola sia uno dei luoghi principali dove si possono costruire positivi processi di interazione e di integrazione tra culture e stili di
vita diversi. Abbiamo intitolato questo incontro “vicini di banco” per rappresentare quello spirito di amicizia che nasce a scuola. Uno spirito che poco si concilia con
il clima di intolleranza e di razzismo più o meno esplicitato che si respira oggi nel
paese». Il compito di stimolare il confronto sul tema è affidato a Giulia Rainoldi
e Annarita Fumarola, rispettivamente dirigente e coordinatrice delle “Scuole in
Rete di Sondrio” (ovvero i tre circoli didattici delle scuole primarie insieme alle
scuole secondarie di primo grado “Ligari” e “Sassi-Torelli), presenteranno il quadro della situazione locale informando sulla consistenza quantitativa del fenomeno nella nostra provincia, sulle risposte che il sistema scolastico provinciale ha
cercato di dare alla nuova composizione della popolazione scolastica, sui problemi
che sono emersi e che emergono quotidianamente, sulle esperienze e sui risultati
ottenuti. Alle esperienze maturate a livello locale si unirà una riflessione di ordine più generale guardando al contesto italiano ed europeo come un imprescindibile punto di riferimento con la relazione di Chiara Cavagnini, che segue da anni
il problema per conto della Fondazione ISMU e che ha maturato un’esperienza
diretta collaborando con l’Università Cattolica di Brescia in attività di ricerca.
Suo il compito di fornire un approccio “multidisciplinare” intrecciando tra loro le
problematiche di ordine pedagogico, politico e culturale che si annodano attorno al
tema dell’integrazione scolastica. Un livello di ragionamento più legato all’attualità sarà offerto dalla relazione di Marco Donati della Rete Scuole di Milano che
proporrà elementi di informazione e di riflessione sulla proposta delle classi di
inserimento, previste da una mozione approvata dalla Camera lo scorso autunno.
Queste classi saranno riservate agli alunni stranieri che non supereranno i test
previsti per le classi ordinarie. Che relazioni esistono tra questa proposta e le
politiche governative in campo scolastico e quelle nel campo dell’immigrazione?
In provincia di Sondrio si sfiorano le 7.500 presenze straniere. In diminuzione la quota di irregolarità e in aumento la presenza di minori, in seguito, soprattutto, ai ricongiungimenti familiari. Cresce, dunque, il numero dei bambini e
dei ragazzi immigrati nelle aule delle classi della provincia di Sondrio. Una circostanza che fa capire quanto sia importante parlare di integrazione a partire dai
banchi di scuola, tanto che l’Osservatorio provinciale immigrazioni ha anche dato
avvio al progetto “L’Italiano? Facile! Percorsi di facilitazione linguistica
per alunni stranieri in provincia di Sondrio”.
Per quanto riguarda l’Avis della provincia di Sondrio, attualmente si contano 5194 soci, di cui attivi in 1422 (i nuovi iscritti, nel 2008, sono stati
circa 160). Lo scorso anno sono state effettuate poco meno di 2700 donazioni. Tante le iniziative promosse dall’Avis provinciale. Fra queste il progetto di
solidarietà internazionale “Il fiume della vita” che coinvolge, insieme all’Avis e
all’omologa associazione russa, il dipartimento di Medicina trasfusionale e Patologia clinica del nosocomio di Sondrio e il suo diretto corrispondente dell’ospedale
Semashko di Niznhij Novgorod. Tanti i progressi registrati in dieci anno di lavoro
e di impegno per sollecitare e sensibilizzare sulla pratica della donazione anche in
Russia. Prossimi obiettivi dell’iniziativa di solidarietà saranno quelli di favorire
la promozione della donazione non remunerata nella regione di Niznhij Novgorod
(la sola città contra 1.311.000 abitanti), lo sviluppo della donazione di plasma da
avviare alla lavorazione industriale in loco (l’industria italiana Kedrion sta avviando la costruzione di due realtà a Mosca e a Kiev) e l’ampliamento delle conoscenze circa le malattie trasmissibili attraverso la donazione di sangue. Oggi a
Niznhij Novgorod si contano meno di 2000 donatori.
CRONACA
P A G I N A
32
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
TIRANO-POSCHIAVO IL CONVEGNO INTERNAZIONALE IN PROGRAMMA DAL 12 AL 14 FEBBRAIO
Alpi, un patrimonio per l’umanità
D
ue eventi di carattere internazionale e transfrontaliero a Tirano e a Poschiavo il 12, 13 e 14 febbraio, nell’ambito della
Convenzione delle Alpi,
promossi dal ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare italiano, in collabo-
razione con il Comune di
Tirano, la Provincia di
Sondrio, il Comune di
Poschiavo e la Regione
Valposchiavo, il Gruppo
Credito Valtellinese, ed il
supporto di Politec Valtellina, Polo Poschiavo,
Ferrovia Retica e altri
enti e istituzioni locali. Il
primo evento si svolge
giovedì 12 febbraio e ri-
IL CONCERTO DI BIAGIO
ANTONACCI SOSTIENE
L’ASSOCIAZIONE CHICCA RAINA
L’11 marzo tornerà al Polo Fieristico di
Morbegno Biagio Antonacci per la prova generale del suo tour “Il cielo ha una porta sola”.
Su ogni biglietto venduto, 1 euro sarà devoluto all’organizzazione di volontariato
Chicca Raina. La onlus si prende cura delle
persone malate gravemente di cancro, a domicilio, per la qualità della loro vita, per alleviarne le sofferenze, non solo fisiche. Con la presenza del suo personale sanitario e dei suoi volontari dà un’assistenza qualificata, ricca di calore
umano, continua, tutti i giorni della settimana,
24 ore su 24. Accompagna i familiari, offrendo
sostegno, dando sollievo, trovando insieme risposte ai loro bisogni; collabora con i medici di
famiglia e con l’Asl per l’assistenza domiciliare
integrata delle cure palliative; promuove la formazione degli operatori sanitari e dei volontari
Per l’esperienza del servizio prestato dall’associazione dal 1992 ad oggi e per i suoi legami con
il territorio, la Chicca Raina è stata chiamata
nel 2005 alla costituzione del Tavolo provinciale del Terzo Settore sanitario e sociosanitario
presso l’Asl, come unica rappresentante provinciale a portare la voce dei malati e dei familiari
in detta sede. Dallo stesso anno l’associazione
fa parte del Dipo (Dipartimento Interaziendale
Provinciale Oncologico) costituito da Aovv e Asl
con l’obiettivo di collaborare per l’integrazione
tra ospedale e territorio per garantire ai malati
oncologici cure e assistenza appropriate. Anche
in questi contesti la Chicca Raina è stata ed è
parte attiva nell’affrontare le problematiche e
nel sostenere soluzioni e bisogni. L’associazione ha sede a Sondrio in lungo Mallero Diaz, 18,
telefax 0342.216060; e-mail [email protected];
sito internet www.chiccaraina.it. Il concerto di
Biagio Antonacci è promosso da Eventi Valtellinesi con la collaborazione delle Comunità
montane di Morbegno e di Sondrio. È già attiva
la prevendita dei biglietti presso i vari centri
convenzionati: Musica a Chiavenna; Vanradio
a Morbegno, La Pianola e il Consorzio turistico Porte di Valtellina a Sondrio, La Pianola a Tirano, l’Ufficio turistico a Colico e
Disco Shop a Lecco. Il costo è di 27 euro più 4
euro per la prevendita: un euro, come detto, sarà
devoluto in beneficenza.
A DELEBIO UNA SERATA
DI INCONTRO PER LE FAMIGLIE
CHE HANNO SUBITO UN LUTTO
Alcuni genitori della bassa Valle che hanno perso i figli in età giovanile hanno deciso di incontrarsi e costituirsi come gruppo per riuscire a
convivere con questa drammatica perdita e a
dare di nuovo un senso a vite colpite così profondamente. Il gruppo “il cammino” si riunisce
ogni 15 giorni il giovedì presso l’oratorio “Giovanni Paolo II” di Delebio (il prossimo incontro è fissato per il 19 febbraio alle ore 21.00)
e il martedì presso la casa parrocchiale di
Prata Camportaccio (prossimo incontro il 17
febbraio alle ore 20.30), guidati dal parroco
di Delebio, don Amedeo Folladori. «La finalità degli incontri - spiegano i genitori coinvolti
- è condividere le esperienze di lutto che ci hanno accomunato attraverso un percorso di fede e
di aiuto reciproco, in cammino per ritrovare la
gioia di vivere. Se sei un genitore che ha perso
il bene più prezioso sappi che c’è una speranza
di ritrovarti in un confronto di vita». Chi non se
la sentisse di entrare a far parte del gruppo,
ma volesse comunque sentire questi genitori per
uno scambio di idee, li può contattare ai seguenti
numeri: don Amedeo 334-3237070; Cinzia
338-6268292; Marina 333-8917066; Virginia
349-3127121; Milena 340-6500028. È attivo
anche l’indirizzo mail gruppoilcammino@
tiscali.it.
guarda solo Tirano: la terza riunione del Gruppo
di lavoro Patrimonio
Mondiale Unesco della
Convenzione delle Alpi. Alle sue sessioni partecipano rappresentanti
di tutti i Paesi alpini e
degli osservatori ufficiali.
La riunione non prevede
la partecipazione del pubblico, ma un incontro al
termine dei lavori per una
relazione sull’esperienza
della candidatura della
Ferrovia Retica e sulle sfide che la futura gestione
del sito Unesco presenta.
In questo ambito sarà riservato anche uno spazio
adeguato ad una comunicazione relativa alla candidatura in corso dei
terrazzamenti per la viticoltura valtellinesi.
Poi, il 13 ed il 14, ci saranno le due giornate dedicate alla promozione locale della Dichiarazione
“Popolazione e cultura” della Convenzione
delle Alpi. Tale Convenzione è il primo accordo
quadro internazionale
per lo sviluppo sostenibile di una regione di montagna transnazionale e
transfrontaliera. Dal novembre 2006, la Convenzione delle Alpi dispone di
un nuovo strumento di
attuazione - un compendio di principi, obiettivi e
misure comuni ai Paesi
firmatari, adottato dai
ministri in occasione della IX Conferenza delle
Alpi - dedicato specificamente alla promozione e
LA TERZA SETTIMANA DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO
Ecco gli appuntamenti di Unitre di Sondrio nella terza settimana di febbraio: lunedì 16, Paolo Della Torre, medico responsabile del servizio di pronto
soccorso dell’Asl della provincia di Sondrio, con immagini in power-point illustrerà L’organizzazione del soccorso in provincia: il ruolo del 118; mercoledì
18, Giacomo Andreola, insegnante di musica, parlerà de La famiglia dei
flauti dolci; giovedì 19 alle 20.45 presso la sede di Unitre della Garberia (con
prenotazioni entro venerdì 13 e con accesso da Largo Padrini con scala mobile,
o da piazzetta Teresina Tua con ascensore) ci sarà la Serata di Carnevale,
dopocena con Franco Vitali & Company; venerdì 20, Luciano Suss,
entomologo presso l’Università degli Studi di Milano, Ettore Leali, comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, Cinzia Leusciatti della CM
di Sondrio, Fabio Antonioli della CM di Tirano, Umberto Clementi della
CM di Bormio, daranno vita alla tavola rotonda La moria dei boschi in
Valtellina: cosa fare?; lunedì 23, il presidente della SEV (Società Economica
Valtellinese), Claudio Snider, e il vicepresidente Giorgio Scaramellini presenteranno Lo statuto comunitario per la Valtellina - Un progetto della
sussidiarietà. Tutti gli incontri avranno luogo presso la sala del Cinema
Excelsior a partire dalle 15.30. Intanto si stanno raccogliendo le adesioni alla
gita sul lago di Como, che si terrà il 29 marzo (prenotazioni entro il 20 marzo)
con visita guidata al Sacro Monte di Ossuccio, uno dei nove Sacri Monti
prealpini inseriti nel 2003 dall’Unesco nel patrimonio dell’umanità, al palazzo Manzi, al santuario della Madonna della Lacrime, alla parrocchiale
di Santo Stefano a Dongo, una delle pievi più antiche della diocesi di Como.
Lezione di diritto invece martedì 17 alle 15.00 a Tirano presso la sala del
Credito Valtellinese in piazza Marinoni, dove il Prefetto di Sondrio, Chiara
Marolla interverrà per presentare Il consiglio d’Europa; mercoledì 18 alle
15.00, presso la sede di Unitre in Lungo Adda Ortigara 10, Barbara Trestini
Trimarchi guiderà il filo caffè sul tema del ricamare.
PI. ME.
LIVIA POMODORO A SONDRIO
La Banca Popolare di Sondrio organizza per venerdì 20 febbraio alle ore
18.00, presso la sala “Fabio Besta” della Banca in Sondrio – con ingresso
da piazza Garibaldi 16 -, una pubblica conferenza tenuta dalla dott.ssa Livia
Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano. Sarà discusso il tema: Le
difficoltà attuali dell’arte di giudicare: nuove progettualità al servizio dei cittadini.
alla tutela delle identità
e delle diversità culturali
delle comunità alpine,
alla loro reciproca collaborazione e allo sviluppo di
condizioni insediative ed
economiche compatibili
con l’ambiente: la Dichiarazione “Popolazione e
cultura”. I temi della Dichiarazione sono molteplici: coscienza di comunità e cooperazione, diversità culturale, qualità della vita e pari opportunità, spazio economico, ruolo delle città e dei territori rurali. Entro il 2011 i
ministri delle parti contraenti dovranno decidere se convertire la Dichiarazione in un Protocollo
alla Convenzione delle
Alpi, sulla base dei risultati della verifica della
sua attuazione in questa
prima fase. Le parti contraenti e gli osservatori
della Convenzione delle
Alpi sono chiamati a intraprendere, in collaborazione con Comuni, Province e Regioni, iniziative di promozione dell’attuazione locale della Dichiarazione. Il convegno
di Tirano-Poschiavo si
inserisce proprio nel quadro di una strategia di
promozione dell’attuazione della Dichiarazione,
promossa dall’Italia e
sarà dedicato in particolare all’approfondimento
del tema “Spazio economico” della Dichiarazione,
in relazione alla cura dei
territori e dei paesaggi.
Tale approfondimento
sarà declinato secondo le
specificità locali, in una
modalità interattiva che
privilegi il confronto tra le
esperienze dei luoghi e i
principi e gli obiettivi della Dichiarazione. Indubbio valore aggiunto del
convegno di Tirano e Poschiavo è il carattere
transfrontaliero dell’iniziativa. Il convegno si
svolgerà infatti in due diverse sedi, raccordate tra
loro dalla linea ferroviaria retica. In questo contesto il collegamento tra
le due sedi dell’evento,
attraverso il Trenino Rosso, recentemente inserito
nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, intende costituire
un’esperienza integrante
dell’iniziativa e rappresentare un elemento di
unità e continuità simbolica tra la prima e la seconda sessione dei lavori.
L’appuntamento di Tirano si svolgerà a partire dalle ore 9.00 di venerdì 13 febbraio presso la sala riunioni del
Creval, il moderatore sarà l’assessore alla Cultura del Comune di Tirano
Bruno Ciapponi Landi.
L’appuntamento di Poschiavo si svolgerà invece sabato 14 febbraio a
partire dalla ore 9.30
nel salone conferenze
del Centro parrocchiale cattolico, il moderatore sarà il direttore del
Polo Poschiavo Cassiano
Luminati. In questa occasione a chiudere i lavori ci sarà Alberto Quadrio Curzio.
CRONACA
SondrioEconomia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
P A G I N A
33
SONDRIO EMANUELE BERTOLINI IN OCCASIONE DELLA MINI-CONFERENZA DEL VITTORIA
Prospettive dell’economia locale
C
ome sta l’economia valtellinese,
soprattutto in
questo momento
in cui le notizie
allarmanti provengono da
ogni parte del mondo?
Alla domanda ha risposto
Emanuele Bertolini,
parlando dal suo osservatorio privilegiato che è la
presidenza della Camera
di Commercio di Sondrio,
giovedì 5 febbraio, nell’ambito delle miniconferenze che periodicamente
si tengono presso l’Hotel
Victoria di Sondrio. L’incontro, condotto da Alberto Frizziero e Nello
Colombo, oltre al pubblico presente in sala ha
avuto una platea ben più
vasta, perché è stato trasmesso via internet, sia in
audio sia in video, ed ha
quindi permesso a molte
persone di seguire la relazione e il dibattito in
ogni parte dell’Italia e del
mondo. Il relatore ha fornito anzitutto alcuni dati.
In Provincia di Sondrio sono registrate
16.687 imprese, che,
nell’ultimo anno, hanno fatto registrare una
flessione del 2,5%. Ciò è
avvenuto soprattutto nell’ambito delle piccole e piccolissime imprese, quelle
formate dal solo titolare,
dove si registra continuamente una grande mobilità. Bisogna segnalare
che circa il 3% di queste è
formato da extracomunitari, impegnati soprattut-
Il numero di aziende e imprese è in
calo di circa il 2,5%: ma, nonostante
il periodo di crisi, non mancano
spiragli positivi a favore del mercato
valtellinese e valchiavennasco,
che deve puntare sicuro allo sviluppo
di CIRILLO RUFFONI
to nel campo del commercio e dell’edilizia. La presenza di micro-imprese
costituisce comunque una
caratteristica del territorio; solo 10 (fra quelle
iscritte alla nostra Camera di Commercio) hanno
più di 250 dipendenti.
I dati recentissimi del
mese di gennaio, ha affermato il relatore, fanno registrare anche da noi un
preoccupante aumento
della cassa integrazione,
perché, in alcuni comparti, gli ordini sono calati
drasticamente. Ciò è dovuto soprattutto alla reazione psicologica di tutti
noi, che, avvertendo la crisi, diminuiamo i consumi
e rimandiamo gli acquisti, influendo così sull’andamento dell’economia
generale. Emanuele Bertolini ha poi sviluppato
una serie di considerazioni, che contribuiscono a
introdurre vari motivi di
speranza e di fiducia sull’economia della Provincia. Il comparto turistico,
quello più rilevante, sembra andare in parallelo
con le abbondanti nevicate della stagione invernale e sta facendo registra-
re un andamento molto
positivo, che si prevede
buono anche per i prossimi mesi, in base alle prenotazioni. Ciò avrà sicuramente delle ricadute
positive anche per le piccole imprese che sono indirettamente legate al
turismo. Un altro dato di
speranza viene dall’agricoltura ed è ancora legato alle precipitazioni nevose della stagione, seguendo l’antico proverbio
che dice: «sotto la neve,
pane…». Il comparto più
in difficoltà sembra quello edile, che ha già fatto
registrare un rallentamento fin dallo scorso
anno, ma, anche qui,
l’apertura dei cantieri per
la costruzione della nuova Statale 38 porterà sicuramente lavoro e vantaggi alle nostre imprese.
Un’altra infrastruttura,
nascosta ma fondamentale, sarà costituita dalla
banda larga per le comunicazioni. Secondo Emanuele Bertolini ci sono poi
altri fattori che possono
risultare importanti per
l’economia della Provincia nel prossimo futuro.
Quest’anno giungono a
scadenza le concessioni
storiche per lo sfruttamento idrico delle nostre
valli: è un’occasione importante per «riportare
sul territorio il governo
delle acque». Gli operatori, inoltre, guardano con
molto interesse all’Expo
di Milano del 2015. Ci saranno grandi investimenti e molti lavori da fare. È
importante che da subito
le nostre ditte creino dei
consorzi e si aggreghino
con quelle di Milano, per
contribuire ai lavori, soprattutto fornendo i materiali come il legno e le
pietre, settori nei quali ci
troviamo in posizione di
PROVINCIA INVESTIMENTI IN APPRENDISTATO, TIROCINI, AMMORTIZZATORI
vantaggio. Se poi riusciremo ad «intercettare» anche solo una piccola parte dei milioni di visitatori dell’Esposizione, per far
conoscere le nostre valli e
i nostri prodotti, avremo
un ritorno economico molto significativo. A differenza con quanto consigliavano alcuni soloni, ha
concluso Bertolini, la Provincia di Sondrio non ha
concentrato la propria
economia su un solo settore, ma l’ha diversificata e ciò le consente ora di
affrontare meglio l’attuale grave crisi che investe
tutto il mondo. Il succes-
sivo dibattito ha poi consentito di focalizzare altri
aspetti della situazione
provinciale, come gli ottimi rapporti con le banche
locali, che facilitano
l’erogazione del credito e
il progetto di valorizzare
le risorse boschive. Le
nostre segherie lavorano
il 12% di tutto il legname
nazionale, che paradossalmente non è di produzione locale. Si dovrebbe
creare «un’azienda forestale di valle» in grado di
gestire al meglio questo
enorme patrimonio storico, che oggi rimane pressoché inutilizzato.
Nello sviluppo conta la formazione
LA VALTELLINA ALLA CONQUISTA
DEL MERCATO
TURISTICO STATUNITENSE
A
Un’importante conferma della sempre crescente
collaborazione tra turismo e prodotti tipici, questo uno dei motivi alla base del successo della giornata che un gruppo di giornalisti e tour operator
americani hanno trascorso in Valtellina la scorsa
settimana. Lo spunto è venuto dall’Associazione
Strade del Vino di Lombardia. Dalla Valchiavenna
all’alta Valle sono state proposte diverse soluzioni, visti però i tempi ristretti l’uscita valtellinese
si è concentrato in una sola giornata, gravitando
sul tiranese considerato l’arrivo degli ospiti statunitensi dal Lago d’Iseo e dovendo il gruppo tornare la sera stessa in Valcamonica. Il programma, alla luce degli interessi espressi dai partecipanti, a metà tra enogastronomia e turismo, ha
rispecchiato fedelmente quanto richiesto. La parte turistica avrebbe dovuto contemplare un viaggio su un tratto del Trenino Rosso del Bernina,
ma le pessime condizioni meteo che hanno causato ritardi nell’arrivo del gruppo ed uno slittamento
del programma, hanno reso necessario variare la
proposta, così dopo il pranzo accompagnati dal personale del Consorzio Turistico Provinciale sono
stati visitati la Basilica di Madonna di Tirano e il
centro storico della cittadina. Un piccolo assaggio
di Valtellina che ha comunque coinvolto e incuriosito gli ospiti americani che non hanno fatto mancare le domande e le richieste di approfondimento. Un mercato turistico, quello americano,
ancora molto limitato per la Valtellina che
nel 2007 ha accolto circa 3000 turisti statunitensi per un totale di circa 12000 pernottamenti in hotel, tredicesimo mercato per
importanza. La visita in Valtellina di giornalisti
e tour operator, seppure breve, è un segnale del
costante impegno profuso dal Consorzio Turistico
Provinciale di Sondrio, in collaborazione con gli
altri soggetti del “Sistema Valtellina”, dalla Provincia alla Camera di Commercio, dai Consorzi
turistici a quelli di Tutela fino ai privati, per la
promozione del territorio inteso nei suoi aspetti
più variegati. La Valtellina è un’isola nel cuore
delle Alpi che merita di essere conosciuta meglio,
come hanno confermato anche i partecipanti al
tour.
pprendistato,
tirocini e ammortizzatori sociali in deroga:
ecco i nuovi
strumenti a cui guarda
l’amministrazione provinciale di Sondrio per sostenere il mercato del lavoro. C’è piena condivisione a livello istituzionale:
via libera della Commissione Provinciale Lavoro
e Formazione al programma degli interventi. la
Commissione Provinciale
Lavoro e Formazione, presieduta dall’assessore
alla Formazione e Mercato del Lavoro Laura Carabini, riunitasi a inizio
settimana a Palazzo Muzio, ha dato il via libera a
tre provvedimenti molto
importanti che passeranno ora al vaglio della
Giunta Provinciale. Sulla
formazione per l’apprendistato, sui tirocini e sugli ammortizzatori sociali in deroga, Provincia, sindacati e associazioni di
categoria hanno trovato
una piena condivisione.
Attraverso la dote apprendistato, le risorse assegnate ad apprendisti e
imprese, la Provincia
metterà a disposizione
oltre 420mila euro per
attività di formazione
che coinvolgeranno gli
oltre duemila apprendisti occupati in Val-
tellina e in Valchiavenna. Condividendo le modalità di attuazione dei tirocini formativi e di orientamento, frutto del lavoro di tutti i suoi componenti, la Commissione
Provinciale Lavoro e Formazione ha dato il via libera a un documento che
definisce che cosa si intende per tirocinio, visto
quale iniziativa finalizzata a individuare momenti di alternanza tra scuola e lavoro aumentando le
conoscenze degli studenti e agevolandone dunque
le scelte. L’intento è quello di ottimizzare le potenzialità di uno strumento
in passato poco sfruttato
che coinvolge sia studenti delle superiori e universitari che disoccupati,
soggetti svantaggiati e
portatori di handicap. I
tempi variano a seconda
dei soggetti coinvolti da
un minimo di 4 mesi ad
un massimo di due anni.
Viene inoltre ribadita la
centralità del tutoraggio
attivato attraverso due
figure: un tutor aziendale
e un tutor indicato dal
soggetto promotore che
ha il compito di controllare periodicamente il corretto svolgimento dei tirocini incorso. Il documento cita espressamente la
necessità di una «prudente valutazione dei casi, al
fine di non incoraggiare
usi strumentali dell’esperienza formativa da parte dei datori di lavoro che
mirino esclusivamente a
soddisfare, attraverso il
tirocinio, esigenze organizzative dell’azienda».
Sul fronte degli ammortizzatori sociali in deroga,
la Commissione, a seguito dei precedenti accordi
territoriali relativi prima
all’estensione a tutti i settori quindi agli apprendisti della possibilità di
usufruire di questo strumento, ha affermato con
chiarezza che essi possono essere concessi a tutti
i dipendenti di tutte le
aziende che già non siano beneficiari di aiuti analoghi. Si è inoltre proceduto ad uno snellimento delle procedure e ad una più puntuale definizione delle competenze. Alla
Provincia spettano i compiti di raccogliere le istan-
ze, istruirle verificando la
correttezza della documentazione, convocare il
tavolo tecnico previsto
dalla Commissione Provinciale Formazione e
Lavoro chiamato a valutare le richieste di cassa
integrazione in deroga. «Il
lavoro svolto in questi mesi, in pieno accordo con
sindacati e associazioni, è
stato più che proficuo spiega l’assessore Carabini -. Il confronto e l’analisi delle diverse problematiche ci hanno consentito di intervenire con
puntualità nei diversi
provvedimenti per renderli ancora più efficaci.
La Provincia mette a disposizione del territorio
importanti strumenti che
consentiranno di intervenire a sostegno dell’occupazione e che diventano
particolarmente utili in
momenti di crisi come è
quello attuale».
P A G I N A
34
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
SONDRIO RIFLESSIONE NELL’ANNO DEL 150° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DELLA FAMIGLIA DI DON BOSCO
Il valore del messaggio salesiano
I
parti del mondo, con esempi di santità e di missionarietà davvero eroica.
Anche nella cara diocesi
di Como, in particolare in
Valtellina e Valchiavenna, è visibile l’attaccamento a questo “santo dei
giovani”, attraverso il
nome dato a molti oratori
e centri giovanili, la cura
dei momenti formativi
con lo specifico del “sistema preventivo”, l’allestimento di Musical e spettacoli (penso soprattutto
al nuovo allestimento dei
giovani del nostro oratorio “San Rocco”) e, soprattutto, l’amore e la preghiera di intercessione
per i cammini educativi,
pastorali e vocazionali.
La “Famiglia Salesiana” è
davvero una grande fami-
l regno dei cieli si può
paragonare a un granellino di senapa, che
un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli
altri legumi e diventa un
albero, tanto che vengono
gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami.
(Mt 13, 31-32)
Due sono gli avvenimenti che giustificano la
scelta della tematica della Strenna per il 2009: il
150º anniversario di fondazione della Congregazione Salesiana e la preparazione del bicentenario della nascita di don
Bosco (1815-2015). Ricordando il 150° anniversario di fondazione della
Congregazione Salesiana
iniziamo la preparazione
al bicentenario della nascita di don Bosco; un cammino che significherà fedeltà rinnovata a don Bosco, alla sua spiritualità,
alla sua missione. Sarà
davvero un Anno Santo
“salesiano”.
Dice il Rettor Maggiore, nella presentazione
della strenna che questi
avvenimenti diventano
per noi «occasione per riflettere sull’idea originaria di don Bosco circa il
“movimento salesiano”,
con la fondazione dei primi gruppi: Salesiani di
don Bosco, Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiani
Cooperatori e Associazione dei devoti di Maria
Ausiliatrice. Prendendo
spunto dalla parabola
usata da Gesù per spiegare il dinamismo del Regno
di Dio, mi azzardo a dire
che il seme piantato da
don Bosco è cresciuto fino
a diventare un albero frondoso e robusto».
Questa immagine suggestiva del “bosco” è ripresa anche dal Movimento
Giovanile Salesiano dell’
Ispettoria salesiana lombardo-emiliana, che lo ha
scelto per impostare tutto il cammino formativo
di quest’anno pastorale: Il
Seme è diventato un albero, e l’albero un bosco.
Se pensiamo alla presenza dei salesiani nel mondo, non possiamo non vedere i frutti portati da
quel seme di santità gettato con abbondanza in
diverse terre particolarmente feconde.
simpatizzanti di don Bosco sono riusciti a vivere
in profondità lo specifico
del carisma salesiano, che
è amore di predilezione
per i giovani con l’impegno serio e costante per la
loro educazione, ed a trasmettere questo “seme” in
tutto il mondo.
Frutti di bontà, frutti di
impegno e laboriosità,
frutti di santità.
Vi confido che, pur essendo direttore solo da
poco più di un anno, mi è
capitato sovente di incontrare amici di don Bosco
nei luoghi più diversi ed
impensati e nelle località
più lontane, senza parlare dell’amore a don Bosco
che ha contagiato diverse
Da allora, fino ad oggi,
i Salesiani, i Cooperatori,
allievi ed ex allievi, le suore Figlie di Maria Ausiliatrice, i sacerdoti della diocesi, gli amici tutti ed i
SONDRIO IN UN ANNO DI ATTIVITÀ AUMENTATI I CONTROLLI E LE MULTE
La polizia locale stila il bilancio
«
ono orgoglioso
del
lavoro
svolto nell’ultimo anno dalla polizia locale, che porta questo nome
perché si occupa in maniera egregia di settori
che un tempo non erano
prettamente compito dei
vigili urbani». Con queste
parole il sindaco di Sondrio Alcide Molteni ha
aperto la commissione
consiliare di giovedì scorso in cui il comandante
della polizia locale Mauro Bradanini ha presentato la relazione dell’attività svolta dai suoi uomini nel 2008. «La vera vocazione della polizia locale – ha spiegato il comandante – è stata declinata
recentemente a livello
normativo attraverso il
concetto di sicurezza urbana, da intendersi quale bene primario e valore
fondante di una collettività che voglia costruire
il proprio sviluppo sul
presupposto della libera
estrinsecazione dei valori sociali e individuali all’interno di un sistema di
regole condivise che permettano di preservare il
bene comune». Così nel
2008 gli uomini del comando di Sondrio sono
stati impegnati in 900
servizi di polizia di pros-
S
simità con l’intervento dei
vigili di quartiere, 730
servizi di pattuglia automontata per il presidio
del territorio e il pronto
intervento in casi di emergenza. Nel dettaglio sono
stati 273 i posti di controllo di veicoli, 80 i servizi di
presidio a pubbliche manifestazioni, 140 quelli di
ufficio mobile o di quartiere per il disbrigo di pratiche comunali. I vigili urbani sono stati poi impegnati per 350 ore, in collaborazione con gli istituti scolastici del capoluogo,
nell’educazione alla legalità e al codice della strada. Inoltre sono state circa 1400 le ore impiegate
per controlli sugli esercizi commerciali e sull’attività edilizia, sulla tutela
ambientale e sull’osser-
vanza dei regolamenti di
polizia urbana e di igiene
del comune. Ancora, per
effetto dei compiti affidati alla polizia locale dalla
legge regionale n. 4/2003,
ammontano a circa 700 le
ore impegnate per attività di polizia giudiziaria
nell’ambito di indagini
delegate dalla procura
della repubblica. «Per
questo servizio – ha spiegato il comandante Bradanini – abbiamo impiegato due agenti in borghese, ma è sempre più difficile gestire l’organico con
le nuove funzioni che ci
vengono affidate dalla
legge. Possiamo disporre
solamente di 18 uomini,
mentre nel 1985, quando
le competenze erano minori, i vigili nella nostra
città erano 25». Bisogna
poi rilevare che gli uomini del comando di Sondrio
aderiscono alla convenzione stipulata con l’unione dei comuni della Valmalenco e col comune di
Berbenno. I vigili del capoluogo nello scorso
anno sono stati impegnati per 1144 ore sul territorio degli altri comuni
convenzionati, mentre
l’agente di Berbenno ha
prestato 270 ore sul territorio di Sondrio e quelli
della Valmalenco 365. «È
comprensibile – ha proseguito Bradanini – che nella convenzione sia il comune di Sondrio a fornire il maggior numero di
ore di servizio, tuttavia
sarebbe necessario un
aumento di organico per
poter svolgere tutti i servizi che ci sono deputati.
Coi sindaci dei 22 comuni del mandamento stiamo valutando di stipulare un’unica convenzione
di polizia locale che permetta una presenza
capillare e organizzata
degli agenti su tutto il territorio». Tra le contravvenzioni elevate nel corso del 2008, delle quali
solo il 71 per cento vengono pagate mentre il restante 29 per cento corrisponde ai ricorsi, spicca
l’incremento di tre violazioni al codice della stra-
glia! Eccoci ancora una
volta tutti interpellati
perché don Bosco non sia
solo un bel ricordo, ma
piuttosto una presenza viva e vera, attraverso l’impegno serio, paziente e
gioioso di ciascuno di noi.
Possa continuare, quel
seme originario, a portare frutto in noi e attraverso noi diventare un bosco
sempre più vivo e sempre
più fresco.
Auguri di cuore a tutti
per questo anno 2009; che
l’abbraccio paterno di don
Bosco possa raggiungerci
tutti
don MARCO CREMONESI
Direttore del Collegio
Salesiano di Sondrio
APPROVATI I CONTRIBUTI
DI SOLIDARIETÀ DELL’ALER
Aler approva i contributi di solidarietà per il Comune di Sondrio. Nei giorni 28 e 30 gennaio si è
riunita la Commissione appositamente costituita
presso Aler per l’esame delle domande presentate
dagli inquilini di edilizia residenziale pubblica
residenti a Sondrio. I componenti della Commissione Sondrio sono per l’Aler il vicepresidente Silvano Passamonti ed il direttore Walter Songini e
per il Comune di Sondrio l’assessore alle Politiche Sociali e Giovanili Carlo Ruina. Agli incontri
sono intervenuti anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali degli inquilini SICET e
UNIAT. Erano presenti inoltre il responsabile settore Utenza e Patrimonio dell’Aler Barbara
Bordoni ed il responsabile del settore Servizi alla
Persona del Comune di Sondrio Luca Verri.
I componenti della Commissione hanno elaborato
i criteri per l’erogazione dei contributi di solidarietà 2008 a carico di Aler (in quanto il Comune
di Sondrio nell’anno 2008 aveva già provveduto
ad erogare somme assimilabili al contributo stesso) ponendo particolare attenzione alle famiglie
in grave difficoltà e sottoposte ad azioni giudiziarie
per morosità oltre a quelle al cui interno sono presenti portatori di handicap con invalidità superiore al 66%, persone anziane ultra sessantacinquenni e minori di 18 anni. La Commissione ha accolto 205 domande e deliberato
l’erogazione di un contributo sull’anno 2008,
a carico Aler, da oltre 55mila euro. Nello stesso anno il Comune di Sondrio aveva erogato
la somma di oltre 61mila euro. «È stato un lavoro abbastanza complesso - commenta l’assessore Carlo Ruina - perché abbiamo deciso criteri
comuni che servono a intervenire su varie componenti effettuando anche azioni di tipo straordinario per casi specifici, analizzati uno per uno. L’impegno su questo tema è stato portato avanti in
modo concorde fra Aler e Comune». «Abbiamo effettuato diversi incontri - dice il vicepresidente
Aler Silvano Passamonti - con i rappresentanti
delle amministrazioni locali e siamo intervenuti
a favore delle famiglie più in difficoltà. Col Comune di Sondrio in particolare abbiamo lavorato bene
con l’obiettivo di dare una mano a chi è in difficoltà. Voglio ringraziare chi ha collaborato per la
grande disponibilità dimostrata». Gli altri Comuni per i quali le Commissioni hanno deliberato
l’erogazione dei contributi sono Tirano, Lanzada,
Valdidentro e Albosaggia. Sono state accolte 20
domande deliberando l’erogazione di un contributo pari a 3.550 euro. Al 20 gennaio scorso sono
state convocate 18 Commissioni con un totale erogato di più di 74mila euro. Mancano all’appello 9
Comuni che non hanno ancora provveduto o a sottoscrivere la convenzione o a nominare i rappresentanti: Andalo, Bormio, Colorina, Dazio, Forcola,
Fusine, Morbegno, Novate, Prata.
da. Il ripristino delle piste ciclabili, voluto dall’amministrazione Molteni, ha portato l’accertamento delle violazioni per
le soste su di esse dalle 50
del 2007 alle 195 del
2008. Maggior attenzione
poi anche per chi si mette
al volante senza allaccia-
re le cinture di sicurezza:
le contravvenzioni sono
passate da 42 a 116. Da
68 a 193 infine le contravvenzioni elevate agli automobilisti sorpresi alla
guida mentre utilizzavano il telefono cellulare.
ALBERTO GIANOLI
P A G I N A
35
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009
punto di DOMANDA
Il
Ho la fede di Abramo?
a cura di MONS. FRANCO FESTORAZZI,
vescovo emerito di Ancona-Osimo
(ROM 4,1-25)
Continuiamo le nostre domande guidati da S. Paolo. Non
meravigliamoci se c’è qualche ripetizione: sarà un modo di
approfondire la nostra conoscenza, basata su sempre nuove
esperienze di vita cristiana.
Abramo è in rapporto di comunicazione con Dio e diventa padre di molti popoli, “in virtù della giustizia che viene dalla fede”
(Rom 4,13).
Questa fede di Abramo si manifestò in tutta la sua vita, con
una totale accoglienza della volontà di Dio, incominciando dalla
risposta alla chiamata divina (Gen 12,1-4).
Anche nei momenti più difficili della sua esistenza “egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rom 4,18).
Il Signore gli promette una discendenza: “Di fronte alle promesse di Dio” (v.20) “egli non vacillò nella fede, pur vedendo
già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e
morto il seno di Sara” (v.19).
La storia di Abramo continua con tanta fede, che raggiunge il
vertice quando, fraintendendo la volontà di Dio, è pronto a
sacrificare il proprio figlio Isacco (Gen 22). La risposta del Signore di fronte alla disponibilità di Abramo è singolare: “Io ti
colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul
lido del mare…”(Gen 22,17)
La promessa di Dio di questa straordinaria discendenza di
Abramo raggiunge il vertice nella venuta del Messia Salvatore dell’umanità. Lo dice Gesù, rivolgendosi ai “giudei” (nel
vangelo di Giovanni sono spesso gli avversari), esclamando:
“Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio
giorno; lo vide e fu pieno di gioia” (Gv 8,56).
Perciò S. Paolo può affermare con decisione e con forza che “i
figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede” (Gal 3,7). “
Di conseguenza - aggiunge l’Apostolo - quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette” (Gal
3,9).
Il centro di questa fede - conclude S. Paolo - è il disegno salvifico
di Dio Padre “che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre
colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Rom
5,24-25).
A questo punto ritorna la domanda fondamentale: anche noi
abbiamo la fede come Abramo? Questo è un interrogativo base
della nostra vita cristiana, che, come diremo, si manifesta
concretamente in un’esistenza condotta con le grandi virtù
della carità e della speranza.
Per ora limitiamoci alla nostra fede. Come la sviluppiamo e la
testimoniamo nella vita di ogni giorno? Sappiamo che la fede
è un dono di Dio: quante volte domandiamo al Signore, attraverso la preghiera costante, che aumenti la nostra fede? Al
tempo stesso la fede cresce con la meditazione assidua della
Parola di Dio: in quest’anno “paolino” stiamo conoscendo le
lettere di S. Paolo, anche partecipando a ogni iniziativa che ci
aiuta a percorrere questa via?
Spesse volte ho chiesto di proporre ogni domanda, che proviene da questi nostri scritti: questo vale sempre e in modo particolare sulla lettere di S. Paolo, non certo facili per una conoscenza sempre più approfondita, sia personale che comunitaria. Siamo sempre in attesa per conoscere e vivere in comunione con il Signore e con tutti i fratelli nel mondo intero.
PAROLE, PAROLE, PAROLE (32)
Paccottiglia,
cianfrusaglie
In francese pacotille, piccolo pacco. L’uso della parola risale
alla navigazione della navi a remi o a vela. Marinai e rematori
di navi commerciali, cariche di merci preziose, erano autorizzati, come nella Repubblica di Venezia, a portare con sé
piccoli pacchi di merce di poco valore, per esercitare un commercio personale. Era una integrazione “in natura” della
paga, come avviene anche oggi in numerose imprese (salumifici, ad esempio).
Da lì la parola oggi significa genericamente “un mucchietto
di cose di poco valore”, cioè “cianfrusaglie”.
ATTILIO SANGIANI
LETTERE
AL DIRETTORE
POSTA:
V.le Cesare Battisti 8
22100 COMO
FAX:
031.3109325
✉
E-MAIL:
[email protected]
DALLA ZONA TRE PIEVI
GIORNATA PER LA VITA A DONGO
L
a Zona Pastorale Tre
Pievi ha iniziato l’Anno
Liturgico post natalizio
2008 con tre ‘incontri’,
aperti a tutto il popolo
di Dio e che hanno sempre avuto una significativa presenza
partecipativa di fedeli delle circa venti parrocchie lacuali e
montane.
Il primo incontro “Natale in
canto” del 5 gennaio ha visto esibirsi le 10 corali parrocchiali nella plebana di Santo Stefano in
Dongo con grande concorso di
pubblico, accorso per applaudire, sfidando il freddo, i propri ‘artisti’ del canto e della musica.
Per il secondo incontro del 20
gennaio “Essere riuniti nella
Tua mano” in concomitanza con
la ‘Settimana per l’unità dei cristiani’ è stato scelto il Santuario della Madonna delle Lacrime, patrona delle Tre Pievi, con
i padri francescani sempre disponibili, specie nel sacramento penitenziale, ad ascoltare le
nostre tante difficoltà e con l’aiuto della Madonna riprendere,
rinfrancati nella grazia, il proprio cammino.
Il nuovo parroco di Gera
Lario/Trezzone/Vercana, don
Rocco Acquistapace, nella sua
pacata riflessione ha ricordato
come sia necessario in questo
nostro travagliato percorso, arrivare a superare i tanti ‘distinguo’ nell’arcipelago delle confessioni cristiane e che bisogna
lavorare senza mai stancarci e
pregare intensamente la Madonna, Madre della Chiesa, per
la vera ‘unità’ e che i forti segnali di apertura manifestati in più
occasioni dal Santo Padre siano
visti proprio perché questo
‘scandalo’ abbia a finire ed arrivare a quel ‘Ut unum sint’ che
faccia dire: “Guarda come si vogliono bene i discepoli di Cristo”.
E sempre presso il Santuario
mariano zonale, il 31 gennaio si
è svolto il terzo incontro, o meglio la veglia di preghiera per la
Giornata della Vita, imperniata
sul tema “La forza della vita
nella sofferenza”. A presiedere
l’assemblea è stato l’arciprete di
Dongo, don Francesco Saccomani, che ha ricordato come la
sofferenza sia meritevole davanti al Signore se affrontata ed
accettata con quella forza d’animo e di fede, vissuta da tanti
nostri fratelli e sorelle.
E’ seguita quindi la lettura
della testimonianza, intima e
coinvolgente, della dottoressa
Annatalia Pavesi, già medico
primario di Pediatria e direttore Laboratorio Analisi dell’Ospedale di zona ‘Moriggia/Pelascini’ di Gravedona, e che non
ha potuto essere presente come
avrebbe voluto.
Questo inestimabile “dono”
della nostra dottoressa vogliamo sia conosciuto anche da chi
non era presente alla ‘veglia’ in
Santuario perché il ‘bene’ che ha
profusa la nostra ‘martire vivente’ nella vasta comunità
altolariana ed oltre, sia l’occasione per allargare e sostenere
il nobile “Progetto Gemma”,
ovvero per adottare una mamma in attesa, ma che versa in
una situazione di tale difficoltà
che, senza questo aiuto, sceglierebbe di abortire.
Cara dottoressa, la ringraziamo e lei sa che tutti le vogliamo
bene.
GIANNI MORALLI
TESTIMONIANZA DI ANNATALIA PAVESI
ALLA GIORNATA PER LA VITA A DONGO
Carissimi, mi è stato chiesto di raccontare il mio approccio con la
sofferenza.
Mi esprimo dicendo questo: ho subito, a circa 2 anni, una grave
poliomielite che ha interessato l’arto superiore e inferiore destro
bloccandomi la possibilità di muovermi e, per migliorare il tutto,
ho subito vari interventi sino all’età di 21 anni.
A 39 anni, in seguito a problemi ginecologici, altro intervento; poi
in quello stesso anno devo registrare frattura per incidente stradale ad entrambi i femori con le successive cure adeguate.
A 49 anni un ictus mi ha colpito l’arto superiore e inferiore sinistro portandomi alla tetraplegia (paralisi quindi in entrambe le
braccia e le gambe).
A 65 anni ho subito un tumore al seno e quindi asportato.
A 74 anni, la mia attuale età, è comparso un tumore all’altro
seno, anch’esso appena asportato.
Attualmente devo fare i conti con una colecistite calcolosa che si
accende d’infezioni e che dovrà essere asportata a giorni.
E in più aggiungo che sono diabetica da circa 20 anni. Malgrado
ciò ho potuto vivere una vita serena e felice per questi motivi:
- il grande e profondo amore dei miei familiari
- il mio carattere duttile di fronte ad ogni avvento anch’esso sfavorevole
- la mia magnifica amicizia con Anna Palo detta Cici, ora defunta,
donna di grosso spessore morale e piena di fede in Dio
Oltre a questo ho provato l’abbandono fiducioso nel Padre che con
me ha mantenuto veramente le sue promesse scritte nei libri
sacri: vedi i gigli del prato e gli uccelli del cielo; anche in questo
momento un po’ duro per quello che ho affrontato e ciò che dovrò
affrontare, mi piace sentirmi un uccellino nella Sua mano.
Un’altra esperienza fondamentale è stata per me la conoscenza e
lo studio della Sacra Sindone.
Studiandola attraverso libri e cassette ho preso conoscenza, soprattutto dal punto di vista medico, della grande dolorosa Passione di Gesù Cristo sopportata da Lui per vincere la morte del
peccato e ridarci il Paradiso perduto dal padre Adamo. Meditando profondamente le efferatezze subite da Gesù Cristo per tutti
noi mi è parso poca cosa potergli offrire gli eventi dolorosi della
mia vita con serenità e partecipazioni alle Sue sofferenze.
Il mio messaggio attuale è questo: dobbiamo fidarci della Provvidenza del Padre che anche nei momenti dolorosi della nostra vita
ci aiuta, ci sorregge e non viene meno alle sue promesse.
Amiamolo sempre e comunque questo grande Dio e nostro Padre
perché nei momenti più dolorosi non ci abbandona, non ci lascia
soli, ci assiste con profonda tenerezza.
Termino augurandovi tante cose belle e buone e dicendovi: abbiate fiducia e credete che Dio aiuta sempre perché è pieno di misericordia e Provvidenza e ci ama.
Vi saluto con affetto dicendovi che avrei voluto essere tra voi per
parlare a tu per tu, ma mi è stato impossibile.
Vi abbraccio nel Signore.
Annatalia Pavesi
INFORMATIVA PER GLI ABBONATI
La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como,
titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per
ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al
D.Lgs. 196/2003.
Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.)
e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi
al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533.
I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere
comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e
per l’invio di materiale promozionale.
DELLA DIOCESI DI COMO
il settimanale
Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI
Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r
.l.
Coop.r.l.
• Sede (direzione, redazione e amministrazione):
V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. TELEFONO 031-26.35.33
FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325
E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226
intestato a
a: Il Settimanale della Diocesi di Como
• Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio.
TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected]
Stampa: A. G. Bellavite S.r
.l. - Missaglia (Lc)
S.r.l.
Registrazione TTribunale
ribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21
22100 Como - telefono: 031-58.22.11 fax: 031-52.64.50
tariffe: euro 31 a modulo commerciale
Prezzo abbonamenti 2009: Annuale euro 48
Europeo ed extraeuropeo euro 48 più spese postali
La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei
contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana
USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)
Settimanali Cattolici) e all’USPI