D E L L A D I O C E S I D I C O M O
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D E L L A D I O C E S I D I C O M O
DELLA ANNO XXXIV 14 FEBBRAIO 2009 E 1,00 S iamo tutti più soli: Eluana non c’è più. La frase non è di circostanza, perché in questi anni questa ragazza era divenuta un po’ nostra sorella. E, come tutti abbiamo seguito con apprensione la sua vicenda, così ora tutti siamo nel dolore. Mai come per la morte di Eluana il dolore è un fatto privato. A lei diciamo: “Ti accolga il Padre buono nel suo abbraccio di amore”. E, ancora: “Non avere più paura”. Naturalmente, il caso non si può considerare chiuso. S’impone per tutti una riflessione grave e pacata. Intanto, occorre dire che Eluana non è morta da sola: è stata uccisa da chi l’ha privata del cibo e dell’acqua; la sua non è stata, certo, una morte naturale. Per questo chi ha compiuto o favorito questa fine ha una responsabilità grave davanti a Dio e alla società. Le stesse circostanze in cui è avvenuta la sua morte non possono essere messe sotto silenzio. Tutto questo è avvenuto in nome di una sentenza: occorre che lo Stato prenda posizione per evitare il ripetersi di situazioni analoghe. Dopo la morte di Eluana c’è un’aria di insicurezza in Italia: la provano i genitori dei ragazzi nella sua stessa condizione; chi garantisce loro che un giorno, quando non ci saranno più, i loro figli non subiscano la stessa sorte, perché soli? È scesa un’ombra, perché per una sentenza si può negare ad un cittadino il cibo e l’acqua. S’impone una riflessione seria per capire quali fattori siano stati determinanti. Si è invocata la libertà individuale, l’autonomia delle scelte. Ora, questa non può essere esercitata nei confronti della vita, al punto da giungere alla sua soppressione. La vita precede la libertà e senza di essa non si esercita. E, poi, come è possibile che uno muoia, perché l’ha deciso un altro? In secondo luogo, la qualità di una vita non si giudica dal fatto che è fragile o incapace di esprimersi. I parametri di efficienza e di godibilità non possono essere quelli che stabiliscono chi deve vivere. Autonomia assoluta e giudizio su una vita che sembrava non più degna di essere vissuta, per il fatto che non poteva “godere”, hanno inciso notevolmente sulla emotività, al punto da ritenere che la scelta di far vivere o morire Eluana fosse una questione della famiglia. Chi ha pensato in questo modo, è venuto meno ad un dovere sociale: quello della responsabilità nei confronti della vita in quanto tale. Ci sono, infatti, dei beni che domandano a tutti una precisa responsabilità: lo impone l’appartenenza alla stessa famiglia umana. Ma, un primo bilancio di quello che è accaduto sarebbe incompleto se si dimenticasse il forte ruolo che ha avuto il popolo della vita. Ovunque Eluana ha suscitato persone che le hanno voluto bene: a cominciare dalle suore, che si sono prese cura di lei in tutti questi anni, sino a chi ha lottato, affinché, Eluana, dopo essere stata vittima di un incidente, non fosse anche vittima di un’ingiustizia. Proprio la presenza del popolo della vita, che vede nella Chiesa un’alleata sincera, rende meno difficile questo momento. MARCO DOLDI 6 DIOCESI DI COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO P A G I N A 2 SOCIETÀ PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 RIFLESSIONI DAL SILENZIO DI UN MONASTERO LA SUA MORTE E LE NOSTRE DOMANDE ELUANA, UNA TRACCIA FECONDA I l tessuto della vita umana si è lacerato, definitivamente, il punto di non ritorno non è stato raggiunto con esperimenti scientifici o in base a protocolli legali, Eluana ha dimostrato di essere persona e persona viva, con decisione propria. Ha riconosciuto il suo momento. Attraversare quella linea che separa il tempo dal non tempo è inscritto già nel nostro nascere, non saremmo persone umane se così non fosse. Tutto il creato conosce questo moto che procede inesorabile. Non è però da tutti poterlo attraversare facendolo proprio, non con un’eutanasia indotta o provocata, ma con il gesto di colui che lancia in mare, per l’ultima volta, la sua barca e poi la segue, iniziando così l’ultimo grande viaggio. Solenne perché la partenza è nota, è nostra, l’arrivo desiderato e amato, se si è vissuti nella fede, perché è il Volto del Padre, ma pur sempre con un margine di non conoscenza che scuote la nostra natura umana. Mentre scoccavano le sue ultime ore, riandavo ad una xilografia antica, conservata in un’abbazia, in cui il Padre abbraccia il Figlio inchiodato sulla Croce, mentre lo Spirito aleggia sopra di loro. Un abbraccio che sostiene, che dona forza nella paura attanagliante della prospettiva di un deserto in cui mancano cibo e acqua, non perché non ci sono o sono esauriti, ma perché, consapevolmente, ti sono stati negati e sottratti. Questo è l’oltraggio più tagliente: chi con te cammina e condivide l’esistenza, proprio questi ti costringe nella trappola di un deserto che non conosce oasi. Da qui, la grande ma- ASS. PAPA GIOVANNI XXIII, “ELUANA CONTINUA A VIVERE” “Diciamo grazie ad Eluana per tutti il tempo che è stata con noi e sentiamo Eluana una martire dei tempi moderni, vittima di un accanimento contro la vita senza precedenti”. E’ quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell’associazione Papa Giovanni XXIII, a proposito della morte di Eluana Englaro. “Siamo pieni di sofferenza, di dolore e profondamente amareggiati – si legge in una nota - per la morte a causa di un’imposizione che resterà nella nostra storia: il divieto di nutrirsi come ogni persona umana ha il diritto di ricevere e come ogni stato ha il diritto di garantire”. La speranza espressa dall’associazione è quella “che Eluana continui a vivere nelle tante persone che si trovano nella sua stesa condizione e che sorridono alla bellezza della vita”. rea montante e impetuosa del panico che avvinghia e che conosce una sola uscita: lasciarsi travolgere. Nell’abbraccio del Padre però Eluana non è stata travolta ma accolta, fin da quando l’amore dei genitori l’ha immessa nella storia, un grembo che stringe sempre generando e ricomponendo, quando gli eventi del quotidiano ammaccano. Per i credenti, tutta la Chiesa, non in una massa anonima ma in una comunità di volti conosciuti, è sempre stata pulsante intorno a lei e con lei, tutti con l’empatia dettata dall’appartenere alla grande schiera di coloro che sono stati in cammino verso il Padre, ciascuno a suo tempo e nel suo proprio segmento di storia. Il silenzio della lastra di marmo che la copriva ora si è rotto, ma rimane il nostro, forse finalmente non ribollente, privo del rumore delle parole polemiche e degli interventi di schieramento, ma ricco della nostra umanità condivisa e partecipata dinanzi ad una realtà che sempre ci supera e ci interpella. Il bozzolo di pietra si è scisso e si è schiuso, non verso la pianura degli asfodeli del mondo greco, ma verso quel giardino in cui il Creatore passeggia alla brezza della sera e parla con gli uomini e con le donne, guardandoli in volto. Non si percepisce estraneità e tristezza in questo lasciare noi ancora viandanti, perché Eluana ha impresso una traccia feconda che ha suscitato le grandi interrogazioni, sempre micidialmente senza esiti, ma simultaneamente lo slancio delle risposte concrete, intrise di dedizione, di amore, per mesi e anni di prossimità gratuita. La sua debolezza non parlò il linguaggio dell’inefficienza, dell’inutilità ma quello della fragilità della nostra argilla che, improvvisamente, può cedere nella sua struttura e ridursi ad un ammasso informe. Nessuno nella vita è forte oppure ha acceso un contratto di garanzia di riuscita, di vigore, di potenza; tutti se non sono deboli, possono diventarlo domani. Tutti, solo se coesi e solidali possiamo arginare la nostra argilla, ridarle forma con qualche colpo di pollice amico. Chi è debole diventa quella leva che aziona i pensieri segreti trattenuti nel più intimo del cuore, che emergono senza steccati e rivelano la verità del sentire. Una fecondità nuova può venire a noi proprio da Eluana, una presa di coscienza verso gli inermi, verso chi non può neppure tendere la mano ma ha bisogno che sia afferrata per resistere. Nessun secolo è stato indenne dalla sofferenza fisica o mentale, dalle malattie o dai disastri ecologici, la vita però non ha mai perso la speranza. Margherite Yourcenar chiamava il transito “morire a occhi aperti”, Eluana vissuta ad occhi aperti, ha deciso lei stessa che il suo soffio avrebbe trovato il riposo, si sarebbe potuto adagiare nel grande Soffio dello Spirito. Il respiro donatole in quel soffio creatore non si è spento o si è esaurito, il Creatore stesso lo ha raccolto nell’abbandono del primitivo gesto di amore, in quel bacio che suggella il ritorno a casa, soffio nel Soffio. CRISTIANA DOBNER carmelitana scalza LETTERE AL DIRETTORE SUL CASO ELUANA ENGLARO UNA NUOVA «NOTTE DEI CRISTALLI» Ho letto il suo editoriale del numero 5 del 7 febbraio 2009. Grazie. Io, se non fosse esagerato, aggiungerei questo. Data la temperie culturale consimile, da poco lucidamente descritta dal Ruini in un suo recente intevento, siamo ad una nuova “notte dei cristalli” l’inizio di una nuova “lotta razziale”, una “shoa” dei più deboli. Chi griderà, chi si opporrà? Ed una nota a margine: il Papa alza la sua voce, quanti nella Chiesa e fuori d’essa gli danno l’eco che merita? Quando la nuova barbarie che inizia, sarà finita col suo inevitabile tragico carico, ancora si troverà chi dira: ma il papa ha taciuto, ma il papa ha parlato flebilmente, ma la chiesa doveva fare di più? Pio XI e Pio XII parlarono sempre, ma pochi li ascoltarono... e la infamante menzogna continua. don EMANUELE BORRONI IL DONO DELLA VITA Caro direttore, purtroppo, mai come ora le varie culture - anche la nostra - rischiano di non tenere più conto di certi valori e quindi di vagare nel troppo o nel nulla, dove tutto è lecito, tutto appare scontato. Dunque, parlare di fede sembra un semplice tabù. Il caso di Eluana, messa sotto torchio da tutta l’opinione pubblica, dà certamente atto di quanto la società attuale sia pronta a considerare la vita come se fosse il solito spettacolo, senza per nulla tener conto che il dono della vita va vissuto secondo la volontà di Dio, nostro Padre. La vita dell’uomo va rispettata in qualunque condizione essa si venga a trovare. GIANNI NOLI, Fino Mornasco MOLTA CONFUSIONE, E TUTTA IN BUONA FEDE? Per non dilungarmi e per evitare di ripetere quanto detto e scritto da molti vorrei stigmatizzare alcuni semplici punti: 1 - gli ospedali e le cliniche sono luoghi di cura e non di morte; ricordo che la cura purtroppo non sempre coincide con la guarigione 2 - gli ospedali e le cliniche non sono prigioni: ogni paziente, o familiare se il paziente è minore o non in grado di intendere e volere, può in ogni momento chiedere la dimissione. 3 - l’alimentazione è una necessità fisiologica e non un atto medico; inoltre non deve essere definita con l’aggettivo artificiale solo per il fatto che non può essere assunta volontariamente ma deve essere somministrata da altri. Anche un bambino è alimentato da altri. 4 - sospendere l’alimentazione equivale a far morire di fame una persona; in questo caso, seguendo la stessa logica, si potrebbe decidere di non alimentare un bimbo down. Fatte queste premesse, che spero chiare e condivisibili, mi domando: • perché il padre chiede con insistenza ad altri un supporto per porre fine alla vita, pur vegetativa, ma sempre vita, della figlia? • perché il padre chiede con altrettanta insistenza che sia un medico in una struttura sanitaria ad interrompere l’alimentazione e quindi a far morire di fame la figlia? • perché il padre non ha richiesto la dimissione dall’ospedale? A casa sua, nel segreto della sua coscienza, avrebbe potuto in silenzio fare quello che lui ritiene giusto. Personalmente, come medico che cerca di curare i pazienti e di confortare i familiari di quelli che non ce la fanno, sono infastidito e stanco di tutta la confusione che si è costruita (o è stata costruita?) sul caso Eluana. Penso che avrebbe dovuto meritare rispetto e silenzio, come tanti casi simili. Ma purtroppo è diventato un caso pubblico con le inevitabili e deprimenti conseguenze dell’essere pubblico, che comprendono la strumentalizzazione politica, l’ingerenza della magistratura e le sentenze vacue dei tuttologi televisivi. La vicenda è ormai fuggita pericolosamente di mano. Mi sembra che si sia creato un gran calderone, tipicamente italiano, nel quale si mischiano e si confondono, in buona fede o per opportunità, valori e problemi diversi, parlando, il più delle volte a vanvera, di vita, eutanasia, cura, alimentazione artificiale, accanimento terapeutico, stato vegetativo, diritti del malato, ingerenza della Chiesa, stato laico, libertà di scelta … Una tristezza profonda. Spero che Eluana ci possa perdonare. dott. GIORGIO BARATELLI SOCIETÀ P A G I N A 3 PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 UNA DOMANDA DOPO L’EPILOGO: PERCHÈ ELUANA DOVEVA MORIRE? C’È UN TEMPO PER PARLARE E UN TEMPO PER TACERE indomani della tragica vicenda di Eluana Englaro. “C’è un tempo per parlare e un tempo per tacere”, dice il saggio Qoelet. C’è un tempo in cui la parola suona impudica e lacerante. Ma c’è anche un tempo in cui il silenzio diventa omertosa complicità. Proviamo perciò a rileggere la parola del Vescovo sulla drammatica vicenda. Parole sobrie e forti. Ci aiutano a frugare nel tumulto dei pensieri e degli stati d’animo alla ricerca di una risposta al quesito tranciante: ma perché Eluana doveva morire? L ’ Prima risposta: perché quello che si stava facendo su di lei era un accanimento terapeutico. Ma è accanirsi dare da mangiare e da bere a una persona al massimo grado di disabilità? O è adempiere al più elementare dovere di restare umani? Su questo punto bisogna essere assolutamente chiari. Non passa differenza alcuna fra dare veleno e togliere cibo e acqua a una persona viva. Nell’uno e nell’altro caso è eutanasia: morte procurata. L’immagine usata dal Vescovo è terribilmente chiara: “non c’è vera differenza fra segare un tronco e togliere tutt’intorno la terra”. Nel futuro dibattito l’allerta su questo punto dovrà essere massima. C’è il rischio atroce che la sospensione di cibo e acqua diventi il cavallo di Troia per sdoganare silenziosamente l’eutanasia. (Naturalmente dando insieme gli antidolorifici: non sia mai che si abbia a soffrire…). I malati di Alzheimer e tutti i disabili in stato di incoscienza sono avvisati: o re-imparano a mangiare e bere da soli oppure – chissà – qualcuno potrebbe dimenticarsi di caricare il sondino… Seconda risposta: perché non si poteva continuare a dare cibo e acqua contro la libera volontà della paziente. Ovviamente la domanda è: ma era davvero quella la volontà di Eluana? La ricostruzione della presunta volontà, fatta dalla Corte d’Appello di Milano, lascia a dir poco perplessi. Frammenti, flash, frasi carpite occasionalmente…Nessuno dubita sulla buona fede del padre e di alcune amiche della ragazza ascoltate dalla Corte (non tutte, però: perché non si è avuto cura di acquisire agli atti anche le testimonianze che asserivano il contrario?). Ma è abnorme fondare una decisione così importante, che implica nientemeno che il bene della vita, su indizi tanto esili. Ma ammettiamo pure che la libera volontà di Eluana di sospen- LA SCORSA SETTIMANA, UNA RIFLESSIONE DEL VESCOVO, SULLA STAMPA LOCALE, SU ELUANA «Abbiamo assistito in questa settimana a quella che potremmo definire, a buon diritto, la “esposizione mediatica” – cioè la quasi esclusiva presentazione attraverso i canali della comunicazione sociale televisiva e giornalistica – di un caso così delicato e complesso come quello di Eluana Englaro, della sua sofferenza, della sua vita, del comprensibile dolore dei suoi congiunti e del dovere di accudimento e di cura nei suoi confronti… un dovere “in bilico” lungo lo stretto sentiero che esiste tra “accanimento terapeutico” da un lato e “abbandono terapeutico” dall’altro. Non pretendo, quindi, di affrontare il problema sotto tutti i suoi aspetti dalle ospitali righe di questo giornale. Solo mi pare possa essere di qualche utilità offrire a tutti coloro che amano riflettere e considerare seriamente le conseguenze delle scelte personali e sociali una breve serie di considerazioni, che ci aiutino ad uscire da un modo di affrontare il problema nel quale, l’emotività da un lato, e pregiudiziali e irrazionali schieramenti ideologici dall’altro, abbiano il sopravvento. In primo luogo nutrire e idratare una persona al massimo grado di disabilità non è certo un accanimento terapeutico, ma la più elementare forma di cura e di vicinanza dovuta a un malato. Desistere dal farlo è rinunciare al bene della vita e troncare una relazione: una sconfitta della speranza e una resa alla logica della solitudine e della lontananza. Ciò che si prospetta ora è perciò un vero e proprio abbandono terapeutico. Eluana non viene “lasciata morire”, ma muore per abbandono. Non c’è vera differenza fra segare un tronco e togliere tutt’intorno la terra: ugualmente la pianta muore, mentre prima viveva. Si può parlare di coma “irreversibile”? La scienza neurologica non sa spiegare perché ci si risveglia, o meno, da uno stato vegetativo persistente (che sarebbe quindi già errato definire “permanente”). La letteratura medica contempla diversi casi di “risveglio” a distanza anche di anni. Se, nel caso di Eluana, cristianamente c’è lo spazio per la fede in un miracolo, laicamente c’è tutto il dovere di non sopprimere la pur tenue probabilità di risveglio. Fra l’altro non è neanche del tutto certo lo stato di completa incoscienza di un paziente in stato vegetativo persistente. Al di là di alcuni riflessi bio-fisici (come il ritmo sonno-veglia, la motilità delle pupille, la capacità di deglutire), studi recenti (come quelli condotti da A. Damasio) ipotizzano che la sede dello stato di coscienza sia da individuare non solo nella corteccia cerebrale, ma anche in alcune strutture neurologiche periferiche, che risultano perfettamente attive – a differenza della corteccia cerebrale – nei pazienti in stato vegetativo. dersi cibo e acqua fosse acclarata al di là di ogni ragionevole dubbio: sarebbe sufficiente? Giustamente il Vescovo osserva che, in futuro, sarà questo il nodo cruciale di tutto il dibattito sui trattamenti di finevita: libertà o obbligatorietà della cura? Occorrerà trovare un punto di equilibrio. L’esaltazione della libertà di cura (cavallo di battaglia della cultura radicale) spalanca le porte all’abbandono terapeutico, così come una smodata insistenza sull’obbligatorietà della cura ci espone al rischio opposto dell’accanimento terapeutico. Se non si vuole che, come afferma il Vescovo, la sacralità della vita venga rimpiazzata dalla sacralità della libertà individuale, dovremo impegnarci tutti a tentare di definire con la massima precisione possibile il concetto di proporzionalità della cura. Con questa avvertenza: che se un trattamento risulta oggettivamente proporzionato, è anche moralmente obbligatorio. Rifiutarlo equivale a un suicidio. Scelta legittima (non è un reato) sul piano giuridico – “è legittimo affermare la non coercibilità dei trattamenti attraverso la forza della legge (Costituzione art. 32 comma 2°)” – ma non sul piano etico, in quanto urta il senso dell’uomo e il bene indisponibile della vita (che pure è un principio costituzionale). “Solo una civiltà disumana e disperata potrebbe legittimare un ‘diritto a morire’ “. Terza risposta: perché quella di Eluana era una non-vita, pura sopravvivenza senza coscienza. Ecco un secondo nodo cruciale: la questione della qualità della vita. Qui il ragionamento si attorciglia, si increspa e sembra inabissarsi nel gorgo del dolore. “Qualità della vita”, infatti, è concetto che si mischia con l’odore degli ospedali, il lamento del sofferente, l’umiliazione dei corpi, la tentazione di dire “basta!”. Ma la domanda è: dove e come fisseremo l’asticella del “controllo di qualità” sul bene della vita? Questione di sguardo, a questo punto, di “occhi”. Lo sguardo credente (se davvero lo è) non può avere dubbi: quanto più una vita è povera e disadorna, tanto più assomiglia a Cristo crocifisso. E quanto più gli assomiglia, tanto più va accudita e amata, come Cristo stesso non si è mai stancato di fare e di insegnare. Ma chi non ce l’ha, quello sguardo, quegli occhi della fede? Certo sarà più difficile, ma non impossibile – afferma il Vescovo – cogliere comunque, anche in quella vita così povera, “un fondo inalienabile di bontà, di bellezza, di relazione”. Anche perché il contrario sarebbe terribilmente disumano: primato dell’avere e del fare sull’essere, la vita come una patente a punti, e dietro l’angolo il darwinismo sociale (da Sparta ad Auschwitz). Certo – si dirà –: eutanasia sempre e solo se è l’individuo, in tutta coscienza e libertà, a scegliere di congedarsi da questo mondo. Ma l’apologia del suicidio – lo abbiamo già detto – è uno schiaffo alla vita, alla speranza, alla relazione. Lacera quanto abbiamo di più prezioso: la vita, la solidarietà, la vicinanza. Ciò che da senso all’impegno medico. Ciò che tiene unita la comunità civile. Non sia che, un giorno, abbiamo a svegliarci e dire: un Nemico ha fatto questo… Alla fine, ci ritroviamo con la nostra domanda senza una vera risposta. Perché Eluana doveva morire? In fondo c’è un solo modo di rispondere: Eluana doveva vivere. Come me, come te, come tutti quelli non anco- Qualcuno evoca il doveroso rispetto della volontà libera di Eluana. Ma tale volontà libera risulta ricostruita in maniera frammentaria e a distanza di gran tempo: davvero troppo poco per una civiltà giuridica e medica come la nostra che da anni insiste sul principio del “consenso informato”. Secondo alcuni spetterebbe al padre di Eluana supplire, in qualità di tutore o curatore di persona disabile, alla mancanza di competenza della figlia: ma così si dimentica che il rapporto di tutela e curatela può esercitarsi solo a vantaggio, non a danno della persona disabile. È legittimo affermare la non coercibilità dei trattamenti terapeutici attraverso la forza cogente della legge civile (come fa la nostra Costituzione, art. 32 comma 2°, e la Convenzione di Oviedo). Tutt’altra cosa è asserire l’esistenza di un fantomatico “diritto a morire”. Si parlerà giustamente di un “diritto a morire con dignità” – ossia nell’esclusione di ogni forma di accanimento terapeutico e nella palliazione compassionevole del dolore –, ma solo una civiltà disumana e disperata potrebbe legittimare il “diritto a morire”. E solo una civiltà di solitudine e di indifferenza potrebbe legittimare il correlativo dovere di “dare la morte”. Non a caso, anche sul piano giuridico, esiste il reato di “omicidio del consenziente”. È certamente questa, oggi, una delle questioni culturalmente più rilevanti. Il principio (laico) della sacralità della vita sta per essere rimpiazzato dal principio della sacralità della libertà individuale, con conseguenze disastrose per la vera dignità della persona umana. Una seconda questione culturalmente rilevante concerne il principio della qualità della vita. Si tratta di un principio importante quando si tratta di definire il concetto di accanimento terapeutico. Ma non si può ascrivere totalmente il bene e il valore della vita alla somma delle sue qualità o abilità. Anche la vita gravemente disabile – a cui siano state progressivamente chiuse tutte le “finestre” sulla realtà: la mobilità, l’espressività, la coscienza – conserva un “fondo” inalienabile di bontà, di bellezza, di relazione. Asserire il contrario significa cadere inevitabilmente nella trappola dell’eutanasia e del razzismo eugenetico. Dalla rupe Tarpea ai campi di sterminio, questa concezione qualitativa della vita umana ha sempre avuto i suoi assertori. Ma l’idea di un “controllo di qualità” (quale?) a cui assoggettare il bene sommo della vita – una sorta di “patente a punti” dove a un certo momento la patente viene ritirata – calpesta la dignità dell’uomo. E il livello di una civiltà umana degna di questo nome si giudica propria dalla sua capacità di cura e di vicinanza alle persone più deboli, più povere, più sfortunate. C’è, infine, da segnalare il rischio che il caso Englaro inneschi una deriva incontrollabile verso la pratica eutanasiaca, di cui del resto è episodio il caso stesso. Si può legittimamente temere per la sorte delle migliaia di persone che versano in condizioni di incoscienza o semi-coscienza simili a quelli di Eluana (pazienti in stato vegetativo, pazienti oncologici in fase terminale, malati di Alzheimer…). Cosa trattiene – una volta “appurata” la loro presunta volontà in tal senso – dall’estendere al loro caso la sospensione di alimentazione e idratazione appena legittimata? E cosa ci tratterrà dal scivolare dall’incerto “diritto a morire” (stabilito-da-loro) al certo (ed economicamente conveniente) “dovere di morire” (stabilito-da-noi)?». + DIEGO COLETTI, vescovo ra visitati dall’Ora della morte. Amata, accudita, accarezzata come per tanti anni hanno fatto i suoi familiari – prima di cedere alla disperazione – e le meravigliose suore di Lecco. Da oggi, senza di lei, sia- mo tutti un po’ più soli e tristi. La Quiete – il nome della clinica della morte – la troverà lei, ora, in Paradiso, ma non noi. La memoria della sua morte si inciderà come cicatrice indelebile nella nostra coscienza, come ombra che ovunque ti insegue, trovando refrigerio soltanto, per chi ne avrà il coraggio, nel perdono di Dio. a cura di mons. ANGELO RIVA P A G I N A 4 NON VENGA MENO LA PASSIONE PER LA VITA Eluana Englaro è morta lunedì 9 febbraio alle ore 20.10 nella clinica “La Quiete” di Udine dove si trovava da una settimana. Pubblichiamo i testi integrali del comunicato della presidenza Cei, della preghiera di mons. Brollo e della nota di padre Lombardi Comunicato della presidenza Cei In questo momento di grandissimo dolore, affidiamo al Dio della vita Eluana Englaro. Le preghiere e gli appelli di tanti uomini di buona volontà non sono bastati a preservare la sua fragile esistenza, bisognosa solo di amorevole cura. Siamo affranti in questa grave circostanza, ma non viene meno la speranza, che nasce dalla fede e consegna alla misericordia del Padre Eluana, la sua anima e il suo corpo. E’ questa speranza a renderci una cosa sola, accomunando quanti credono nella dignità della persona e nel valore indisponibile della vita, soprattutto quando è indifesa. Facciamo appello a tutti perché non venga meno questa passione per la vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale. La preghiera dell’arcivescovo di Udine mons. Pietro Brollo “Carissima Eluana, ieri in molti abbiamo pregato per te nella basilica della Beata Vergine delle Grazie, chiedendo al Signore che ti prendesse per mano, come Gesù fece con la suocera di Pietro era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò (Mt. 1,29). Ora la tua mano è diventata fredda, ma il Signore della vita la sta stringendo ancora con amore di Padre per condurti nella sua casa, perché tu possa godere la pienezza della vita. Vita che è suo dono di pace, di serenità, di felicità eterna. Lo stesso Signore conceda a noi un cuore capace di amare sempre la vita, di perdonare e di ritrovare la forza di vivere da fratelli”. La nota di padre Federico Lombardi, direttore della Radio Vaticana Di fronte alla morte il credente si raccoglie in preghiera e affida a Dio l’anima di Eluana, una persona a cui abbiamo voluto bene e che negli ultimi mesi è diventata parte della nostra vita. Ora che Eluana è nella pace, ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile delle vie migliori per accompagnare nel dovuto rispetto del diritto alla vita, nell’amore e nella cura attenta le persone più deboli. Quelle che – come ricordava il Papa all’Angelus di domenica – non possono in alcun modo provvedere a se stesse, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui. La morte di Eluana non può non lasciarci un’ombra di tristezza per le circostanze in cui è avvenuta, ma la morte fisica non è mai, per il cristiano, l’ultima parola. Anche in nome di Eluana continueremo, dunque, a cercare le vie più efficaci per servire la vita. SOCIETÀ PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 LA GRAVE RESPONSABILITÀ MORALE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Napolitano e la Costituzione U n’ombra si allunga sul Quirinale. E’ l’ombra della grave responsabilità morale che il Presidente della Repubblica si è assunto, rifiutando di firmare il decreto legge “salva Eluana”. La morte della Englaro – che da alcuni giorni era stata scientemente privata del cibo e dell’acqua sottoforma di alimentazione e idratazione – ha se possibile acuito l’amarezza di milioni di cittadini italiani che non hanno condiviso il “gran rifiuto” di Napolitano. Il rispetto dovuto alla prima carica dello Stato non può esimerci da una seria e razionale valutazione della sua condotta. Del resto, il nostro è uno “stato di diritto”, e proprio per questo nessun uomo può essere considerato “legibus solutus”, o collocato in una sorta di zona franca al di là del bene e del male. Se poi, oltre alle considerazioni di stretto diritto, mettiamo in conto anche il riferimento a quelle norme non scritte che compongono la cosiddetta “legge naturale”, un giudizio sulla condotta del Capo dello stato diviene non solo possibile ma doverosa. Coloro che – in queste ore – pretenderebbero un totale silenzio sull’operato del Presidente della Repubblica, stanno solo giocando una maldestra carta politico ideologica alla quale ogni coscienza libera – tanto più se cristiana – non può che ribellarsi. Il Presidente ha avuto torto innanzitutto sul piano tecnicogiuridico: è una tipica prerogativa del Governo – disciplinata dall’articolo 77 della Costituzione – delineare l’esistenza di una situazione eccezionale di urgenza, e utilizzare lo strumento del decreto legge. Che qui vi fossero gli elementi dell’urgenza, lo hanno confermato i fatti. Ma la logica elementare lo dimostrava, visto che a Udine si stava facendo morire di fame e di sete una persona che per 17 anni era vissuta curata e amata in maniera impeccabile. Non solo: è il governo che “si gioca la faccia” con la decretazione d’urgenza, e sarà casomai il Parlamento – eletto dal popolo italiano – a decidere se convertire il decreto in legge oppure no. E – come ha ben spiegato un costituzionalista di vaglia come Antonio Baldassarre – sarà poi la Corte costituzionale a verificare la costituzionalità del decreto. Il secondo comportamento irrituale del Quirinale è consistito nella lettera fatta pervenire a Berlusconi mentre ancora il decreto non era stato licenziato dal Governo: una condotta “politica” che aveva tutto il sapore della “dissuasione preventiva”. E bene ha fatto il premier ha proseguire con convinzione per la strada della preferenza “per la vita”. Il terzo errore – quello giuridicamente forse più clamoroso – è la motivazione del rifiuto da parte del Presidente: il governo – si è detto dal Quirinale – non può legiferare su una materia oggetto di sentenza definitiva. Ma le decisioni che hanno dato il via alla eliminazione di Eluana Englaro sono – in gergo tecnico - di “volontaria giurisdizione”. Ma sulla volontaria giurisdizione non si forma giudicato. Anche perché tutta la vicenda giudiziaria della Englaro si è svolta senza effettivo contraddittorio delle parti. Fatto, questo, sconcertante e ignorato dal grande pubblico. Quarto errore: il riferimento del Quirinale all’articolo 32 della Costituzione, in base al quale si potrebbe dire di no all’accanimento terapeutico. Ma - a prescindere da un lungo discorso che occorrerebbe fare sulla vera “ratio” dell’articolo 32 - la Englaro non era una paziente terminale, alimentazione e idratazione non sono terapie, e dunque non si ravvisava nei suoi confronti alcun accanimento. Le valutazioni appena riportate sono condivise dai più autorevoli costituzionalisti, secondo i quali il decreto del Governo Berlusconi – varato fra l’altro all’unanimità – era ineccepibile e doveva essere senz’altro firmato dal Capo dello Stato. Sono di questo avviso alcuni presidenti emeriti della Corte costituzionale, come il già citato Antonio Baldassarre, Cesare Mirabelli, l’ex vicepresidente della Corte Massimo Vari. Secondo Marco Olivetti, docente di diritto costituzionale all’Università di Foggia, il Presidente Napolitano “ha mancato a un suo dovere costituzionale”. Sulla base del diritto vigente, e della giurisprudenza costituzionale, appare evidente che il Quirinale, in questa vicenda tragica, ha torto. Ma se poi ci si sposta su un terreno ancora più decisivo – che è quello della verità e della giustizia, quello del “bene comune”; quello per cui un governante deve agire per il bene e fuggire il male, anche andando oltre le prescrizioni della norma positiva; ecco, se ci si pone su questo doveroso piano metagiuridico, allora la responsabilità di Giorgio Napolitano appare ancora più rilevante. La sua firma avrebbe bloccato la deliberata sospensione di alimentazione e idratazione, e con ogni probabilità salvato letteralmente Eluana Englaro da una morte atroce. Decidendo di non firmare, il Capo dello Stato sapeva – o doveva sapere – che “accettava” di assistere al destino terribile di una morte provocata per fame e per sete. E’ impensabile che questa decisione sia ora rimossa con un colpo di spugna o con una cortina fumogena di circostanza. Essa apre una grave crepa nel rapporto di fiducia fra cittadini e massima carica dello stato. Ed è legittimo – anzi: doveroso – che ogni persona di buona volontà, ma soprattutto i cattolici, denuncino l’arbitrio che è stato compiuto e protestino il loro dissenso pubblicamente. Così come il vescovo Ambrogio a Milano ebbe modo di denunciare pubblicamente le iniquità compiute dall’imperatore del suo tempo. Essendo per noi legge suprema l’obbedienza a Dio piuttosto che agli uomini, o alle convenienze, o al conformismo del momento. MARIO PALMARO docente di Filosofia del diritto, Università Europea di Roma UNA TESTIMONIANZA SIGNIFICATIVA DA NOVARA Stefano: se la vita è prima di tutto! « È da tempo che voglio alzare la voce su questi ragazzi che sono dimenticati un po’ da tutti, anche dagli amici di una volta. Vorrei che si sappia che ce ne sono altri, anche qui nel nostro territorio». Mamma Maria Carla alla fine non trattiene le lacrime e mette in difficoltà anche il giornalista che sa di avere violato una riservatezza vissuta con tenacia e dignità per oltre dieci anni. Una riservatezza che è fatta di amore per il suo Stefano, tornato “bambino” da accudire come nei suoi primi giorni di vita. Già, di vita. Perché di vita si tratta. E mamma Maria Carla che ormai convive con questa situazione che ha letteralmente messo sulla croce una famiglia, non ha dubbi. Forse è stato apprendere dell’ultimo viaggio di Eluana Englaro verso la morte a Udine che l’ha mossa a vincere una comprensibile ritrosia e a scrivere al settimanale diocesano di Novara una lettera che ruota attorno a una domanda stringente: “Chi ha diritto di decidere se dare o togliere la vita?” E ad una certezza: “Mai e poi mai potrei togliere il nutrimento e l’acqua a mio figlio”. «Mio figlio è nelle stesse condizioni di Eluana, è alimentato con il sondino da cui riceve un latte speciale per nutrirsi. E poi acqua. Non penserei mai di toglierglielo. Io non voglio - spiega Maria Carla quando acconsente volentieri ad essere intervistata - un accanimento terapeutico: se avrà dei problemi gravi allora verrà la sua ora, ma questo non lo è. Non si può togliere il nutrimento, questo no! È mio figlio». Parole addolorate e, nel contempo, serene. Anche quando ci racconta della sua famiglia, composta dal marito Paolo e dai due figli, Elisabetta e Stefano. Vivono a Mergozzo, paese sul lago omonimo, in provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Stefano oggi ha 30 anni. Aveva finito il servizio militare da quindici giorni quella sera del 24 ottobre 1998 quando la macchina su cui viaggiava sul sedile posteriore andò a sbattere, lungo la statale del Lago Maggiore, a Baveno, quasi di fronte all’hotel Dino. Due suoi compagni morirono, uno alla fine si salvò, lui battè violentemente il capo e da allora iniziò il calvario. Suo e della famiglia. «Fu trasportato all’ospedale di Pallanza – racconta ancora la mamma – e vi restò 40 giorni, poi un anno tra Novara e Veruno. Qui mi dissero: non ci sono speranze, se lo riporti a casa. Io lo feci ma mi dissi: non posso non dargli un’altra chance. E ho lottato per lui». Ecco allora iniziare il lungo iter a Milano presso l’Associazione Comatosi della professoressa Morosini, poi in Svizzera, infine ad Innsbruk, in centri specializzati. Un cammino sempre evitando ricoveri prolungati ma utilizzando il più possibile appartamenti in cui mamma e figlio hanno vissuto insieme. Un cammino che non ha dato speranze di ripresa, ma che ha consentito di apprendere come si assiste una persona in quelle condizioni critiche. «Questi ragazzi – dice la mamma – hanno percezioni e bisogna aiutarli. Loro sentono, avvertono la presenza, hanno anche dolore: ci sono atteggiamenti che lo fanno capire». Per questo Maria Carla e il marito hanno fatto la scelta di tenere Stefano in casa, ristrutturando l’abitazione per questa nuova esigenza. «Pensi – afferma ancora la mamma – che quando lo portavo in ospedale, come entrava chiudeva gli occhi. Poi li riapriva quando ritornavamo in casa». Da dieci anni la vita di questa famiglia è evidentemente cambiata. «La nostra vita gira intorno a lui. Noi facciamo le nostre cose in base al suo ritmo, viviamo per agevolare il suo stato 24 ore al giorno. Con l’aiuto di una badante e con la grande e indispensabile collaborazione di mio marito e di mia figlia per dare a Stefano una compagnia costante. Con lui ci deve essere sempre qualcuno. Lui non si muove, ma va lavato ogni giorno, accudito, fatto scendere da letto, accompagnato fuori, fa fisioterapia, tutte le notti deve essere girato più volte per evitare il decubito». Mamma Maria Carla si entusiasma anche, raccontando del suo Stefano. «Guardi che è ben accudito, è ben nutrito, l’abbiamo anche più volte portato al mare per fargli percepire quella sensazione». Non parla di sacrifici economici che pure sono immaginabili. Ma quello che più la fa soffrire è la solitudine in cui la società sta lasciando i ragazzi come il suo Stefano. «Voglio che si sappia di loro. Ci sono altri ragazzi in questa zona e tra genitori siamo in contatto. Con gli anni che passano – conclude Maria Carla con la voce rotta dalla commozione - mi si rafforza il dolore e viene la rabbia per l’indifferenza che avverto. Ma la vita di Stefano e di questi ragazzi viene sopra a tutto». ANTONIO MAIO SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 GIORNATA DEL RICORDO Perso per sempre? « C os’è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso sempre?”. Non paia dissacrante partire da uno dei più noti aforismi di Woody Allen per cercare di comprendere il senso della “Giornata del ricordo” che si celebra in tutta Italia il 10 febbraio. Istituita con la legge 92 del 30 marzo 2004, questa ricorrenza nasce con l’intento “di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e dalla più complessa vicenda del confine orientale”. In questa parte d’Europa, negli anni del secondo conflitto mondiale e dell’immediato dopoguerra, nel nome delle ideologie che volevano cambiare il mondo parlando come unico linguaggio quello della violenza, si commisero atti la cui barbarie contro l’uomo raggiunse vette inimmaginabili. Dando così vita ad una catena d’odio in cui ciascuno giustificava la propria sete di sangue invocando l’atavico diritto alla legge del taglione, al sangue che lava il sangue. Uomini e donne, giovani e anziani colpiti due volte: una prima da chi si fece giudice della loro vita e una seconda, altrettanto terribile, da chi impose per decenni il silenzio sulle loro storie, quasi che ad essere colpevoli fossero le vittime e non i persecutori. Esemplare, in tal senso, quello che avvenne nelle foibe del Carso riempite con i corpi di militari e civili sloveni, italiani, serbi, croati, tedeschi ma anche delle decine e decine di religiosi cattolici la cui “colpa” era di non essere fuggiti dinanzi alla minaccia, ma di essere rimasti accanto alle proprie comunità per cercare, in qualche modo, di difenderle, e, soprattutto, per non privarle del conforto della Parola e del Sacramento. Di tanti di loro neppure si sa il luogo della sepoltura: la terra ne ha inghiottito i corpi ma non è riuscita a cancellarne il ricordo. Per giorni, per mesi, per anni padri e madri, mogli e mariti, figli e nipoti hanno atteso il ritorno a casa dei propri cari; oggi chi sopravvive (e i loro discendenti) rimane aggrappato alla speranza di scoprire, almeno, su quale zolla divenuta tomba inginocchiarsi per recitare una preghiera. Ma troppi archivi rimangono ancora ermeticamente chiusi analogamente alle bocche di chi sapeva e non ha voluto raccontare. E cosa dire dell’esodo di istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre? Un dramma di proporzioni bibliche con uomini e donne costretti a lasciare non soltanto i propri beni materiali ma, soprattutto, il proprio passato e, quindi, la propria Storia. Obbligati a fuggire in posti dove, spesso, vennero accolti con sospetto e dove non fu certo facile ricominciare a costruirsi un’esistenza diversa. Si trattò veramente di pulizia etnica perché l’ideologia comunista titina voleva cancellare, in questo modo, ogni traccia di una presenza le cui radici affondavano nei secoli e che aveva contribuito a rendere davvero unica – religiosamente, storicamente e culturalmen- te – questa parte d’Europa. Ma la grandezza del dramma personale vissuto ha reso ancora più significativo il percorso di riconciliazione intrapreso in questi anni da tanti singoli credenti e da Chiese sorelle. Un cammino certamente non facile ma che ha come obiettivo la concordia e la pace fra gli uomini in un territorio che per secoli ha saputo essere luogo di incontro e confronto fra culture diverse, in un arricchimento reciproco sempre rispettoso dell’altrui diversità. Concordia e pace che sole possono costituire le basi per una pace duratura. Dopo la caduta dei confini fra Italia e Slovenia e la probabile entrata della Croazia nell’Unione europea, la “Giornata del ricordo” assume, allora, una valenza - se possibile - ancora ulteriore. Non vuole essere un’occasione per alimentare violenze e dare adito ad inutili rivendicazioni nazionalistiche: essa si pone come occasione per una memoria condivisa di fatti e avvenimenti che devono far parte del patrimonio comune del nostro Paese. È il doveroso e rispettoso omaggio alla sofferenza di migliaia di uomini e di donne, di chi fu ucciso e di chi rimase; di chi divenne profugo lontano dalla propria terra. Un omaggio non sterile ma che ha senso se diviene motivo di educazione alle nuove generazioni perché questi fatti non abbiano più a ripetersi. Da nessuna parte. È un fare memoria di qualcosa che si è perso per sempre ma il cui ricordo, proprio per questo, non si potrà perdere mai. MAURO UNGARO direttore “Voce Isontina” – Gorizia Non sprechiamo le parole E ntri in sala insegnanti e trovi il quotidiano La Provincia (5.02.09) aperto a pagina 20. Alcune frasi sono evidenziate e colpiscono immediatamente l’incauto lettore: “Resistenza, resistenza, resistenza contro chi sta rovinando l’Italia, a prescindere che sia di destra o di sinistra...”. Ancora: “Regalano soldi a Gheddafi, all’Alitalia e alla Fiat, ma nelle scuole non ce ne sono abbastanza per pagare i supplenti”. E’ in gioco, dunque, la gestione della scuola da cui si sente il dovere di prendere le distanze: “Io non voglio rendermi loro complice”. Ma non è finita: “Io non voglio rendermi loro complice. Se no anche tutti quelli che mettevano nei forni gli ebrei potevano dire di essere parte di un’istituzione, di avere solo eseguito un ordine. Ma per me era colpevole Hitler, era colpevole Goring e lo erano anche i soldati che eseguivano le fucilazioni”. Infine un paragone davvero impegnativo: “Io dovrei essere il soldatino che spara, ma non sparo. Piuttosto esco dall’esercito”. Ci vuole davvero coraggio ad esprimersi in modo così fiero, così categorico. Affermazioni degne di chi deve aver davvero combattuto fieramente e rischiando ogni giorno la propria pelle, fino al giorno in cui si deve essere trovato di fronte ad una scelta radicale: o disertare o combattere contro i propri simili. E con estremo coraggio, il nostro, sente il dovere in coscienza di disertare per non diventare c o m p l i c e. L’ i n c a u t o lettore si sofferma poi su chi le ha pronunciate: il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Como, Benedetto Scaglione, che dal 1° marzo andrà in pensione. Ma come si fa - si chiede l’incauto lettore - ad accostare la Resistenza, le fucilazioni, i forni in cui furono uccisi milioni di ebrei alla vicenda burocratica di una dirigenza scolastica? Dai campi di concentramento non sono tornati uomini con pensione assicurata e cospicuo assegno di fine rapporto di lavoro! Non ci vuole molto coraggio ad andarsene gridando quando la pensione è prossima! Almeno si abbia rispetto per chi davvero patì ingiustizia e non poté fare nulla. Dai campi di concentramento non ci si poteva dimettere. Da un incarico che si accetta, ci si può sempre dimettere per esprimere il proprio dissenso. Possibilmente prima della pensione assicurata! QUALE ? scuola ARCANGELO BAGNI LA PAROLA DI BENEDETTO XVI Gli uomini, la sofferenza e la malattia D i fronte alla sofferenza, al dolore, alla morte, quante volte abbiamo sentito dire che vane sono state le preghiere. L’angoscia e il dubbio lentamente trovano spazio e ci domandiamo: perché Dio ha voluto questo? È davvero questa la sua volontà? Domande, interrogativi che papa Benedetto mette in evidenza nella sua riflessione domenicale, dedicata alla Giornata mondiale del malato, 11 febbraio. E questo perché nella cultura del nostro tempo, il tema della sofferenza e della morte è praticamente rimosso: se ne parla solo occasionalmente. Gli ultimi giorni dell’esistenza terrena si consumano quasi sempre in ospedale, certo per dare migliori cure alla persona cara. Ma è indubbio che essendo “lontano” da casa il malato, la malattia diventa un qualcosa di “lontano da noi”. E poi la medicina con le sue sempre nuove capacità ci porta a considerare la malattia un incidente di facile soluzione, prospettandoci quasi una sorta di immortalità fisica. Salvo poi accorgerci che non è sempre così. Per questo la civiltà di una società si misura anche dalla sua capacità di salvaguardare, accompagnare e proteggere colui che ha bisogno di cure e di assistenza, so- prattutto le persone più deboli e coloro che sono maggiormente in difficoltà. Nell’Angelus domenicale papa Benedetto ricorda come nei Vangeli ci viene presentata l’esperienza della guarigione di molti malati da parte di Cristo. Ed è proprio attraverso queste guarigioni che Cristo ci invita a riflettere sul senso e sul valore della malattia, in ogni situazione in cui l’essere umano può trovarsi. “Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, per la vita completa”. Così quando ci troviamo di fronte alla morte o alla sofferenza non troviamo quasi le parole e non ci basta pensare a Dio come pie- nezza di vita. Ma Gesù non lascia dubbi, dice il Papa: Dio “è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimostra così che il Regno di Dio è vicino restituendo uomini e donne alla loro piena integrità di spirito e di corpo”. Ma queste guarigioni sono segni da interpretare; segni che ci guidano verso Dio “e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte di verità e di amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita”. Dietro la sofferenza c’è sempre un volto di uomo e di donna, un volto segnato dal dolore, rigato dalle lacrime; il volto di un padre, di una madre, di un marito, di una moglie, di un figlio, di un amico. Ma la morte resta, esiste. Tutti gli esseri umani devono morire. “Perché Dio lo vuole?” si chiede il cardinale Carlo Maria Martini nelle sue “Conversazioni notturne a Gerusalemme”. E spiega: “Con la morte di suo figlio avrebbe potuto risparmiare la morte agli altri uomini. Soltanto in seguito un concetto teologico mi è stato di aiuto nel mio travaglio: senza la morte non saremmo in grado di dedicarci completamente a Dio. Terremmo aperte delle uscite di sicurezza, non sarebbe vera dedizione. Nella morte, invece, siamo costretti a riporre la nostra speranza in Dio e a credere in lui. Nella morte spero di riuscire a dire questo sì a Dio”. La morte, la sofferenza. Le cronache di questi giorni ci portano storie di vite spezzate, violate; ci dicono di uomini che per gioco bruciano un altro uomo; ci raccontano, infine, della lotta silenziosa di una donna che, da 17 anni in coma, ha continuato a dare piccoli segni di vita, sino alla fine. Dice il Papa: “Preghiamo per tutti i malati, specialmente per quelli più gravi, che non possono in alcun modo provvedere a se stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli è accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che ci salva”. Angelus, dicevamo, che ricorda la Giornata del malato, e quest’anno, nel messaggio, il Papa mette in primo piano i bambini, le creature più deboli e indifese. Piccoli esseri umani malati e sofferenti, “che portano nel corpo le conseguenze di malattie invalidanti” e che lot- tano con mali ancora inguaribili. Bambini feriti nel corpo e nell’anima “a seguito di conflitti e guerre”, vittime innocenti dell’odio di insensate persone adulte. I ragazzi di strada, “privati del calore di una famiglia e abbandonati a se stessi”; bambini violati nella loro innocenza “da gente abietta”; bambini, ancora, “che muoiono a causa della sete, della fame, della carenza di assistenza sanitaria, come pure i piccoli esuli e profughi dalla propria terra”. Se Dio è il Dio della vita che ci libera da ogni male, questo significa che non abbandona mai i suoi figli nella prova, “ma sempre li rifornisce di mirabili risorse di cuore e di intelligenza per essere in grado di fronteggiare adeguatamente le difficoltà della vita”. Allora è importante affermare con forza “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”. Di qui, infine, la preghiera del Papa, all’Angelus, per “tutti i malati, specialmente per quelli più gravi, che non possono in alcun modo provvedere a se stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli è accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che salva”. FABIO ZAVATTARO P A G I N A 6 CHIESA CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 AGENDA del VESCOVO DA MERCOLEDÌ 11 A DOMENICA 22 In Bangladesh, predicazione esercizi spirituali ai missionari che operano nel Paese. DALLA Curia NOMINE E PROVVEDIMENTI PROVVISTA DI PARROCCHIE Don Carlo Basci è nominato parroco di Loveno e Nobiallo UN INTERESSANTE INCONTRO A NUOVA OLONIO Vita consacrata e... santità L a “Pastorale della Santità” non ha delegato sede, scadenze, programmi. E’ trasversale a tutte le altre, che senza di questa, non avrebbe senso. Ecco perché è molto importante. In modo originale se la sono presa a carico, i membri della Vita consacrata diocesana, cioè religiosi, religiose, secolari, che raccogliendo le sollecitazioni del precedente “incontro sinodale” di settembre, si sono ancora dati appuntamento a Nuova Olonio, nella Casa don Guanella, sabato 31 gennaio, per approfondirne le qualità, le difficoltà, anche il fascino, dato che risulta argomento molto gettonato. Dopo la preghiera e il saluto di mons. Gaetano Gatti, il delegato diocesano, don Attilio Mazzola, rivolgendosi ad un’assemblea davvero numerosamente consistente, ha introdotto il tema ripercorrendo le tappe dell’anno appena passato, invitando ad osservazioni riguardo il lavoro condotto insieme. E per rendere più comunitaria, più immediata la relazione delle impressioni, che in tutta sincerità non sono poi mancate, ha lanciato quello “scambio di idee in cinque minuti con i vicini, le vicine di posto”. Riuscito. Attesa, eccellente, la lezione su “Vita Consacrata e Pastorale della Santità” di padre Luigi Guccini, il quale subito ha detto ch “una sua nuova visione deve essere da capo contestualizzata”. Così la Pastorale della Santità l’ha fotografata in bianco e nero con le sue carenze, e in colore con le sue nuove possibilità; perché anche oggi c’è una inconsapevole domanda che interpella tutta la prassi cristiana, per cui i fattori di crisi vanno capovolti in fattori di crescita; i passati di gloria, pur opera di Dio, hanno adesso domande e risorse diverse. Allora bisogna puntare su una autentica ascesi, e viverla con tutti i mezzi possibili. E “verso-fuori”? come padre Guccini ha chiamato con nome nuovo il piano di evangelizzazione dei consacrati. Il “verso-fuori” è compito di pura testimonianza, di accompagnamento spirituale, di servizi di mediazione, di qualificazione di autentici maestri anche in dimensione femminile, di LA FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO AL SALESIANUM Don Bosco e i diritti umani L e cronache dei giornali sono piene di fatti riguardanti il comportamento dei giovani; fatti che noi adulti condanniamo come bravate, razzismo, devianze. Si dice spesso male dei giovani; ma dobbiamo pensare anche alle loro difficoltà, dobbiamo ammettere che gli adulti non si impegnano per loro, dobbiamo porci la domanda: cosa abbiamo fatto noi per loro? Con questi pensieri è iniziata la riflessione di don Paolo Borroni, direttore del “Salesianum”, proposta ai Salesiani Cooperatori ed amici che si sono dati appuntamento a Tavernola domenica 1° febbraio per la festa di S. Giovanni Bosco. Don Borroni ha sviluppato il tema “Don Bosco e i diritti umani” mettendo in evidenza la situazione dei giovani ai tempi del santo, tempi sicuramente più difficili e critici dei nostri. Vi era carestia e miseria e le famiglie non riuscivano a sfamare i figli, per cui tanti ragazzi lasciavano la loro casa per arrangiarsi e vivere di espedienti, finendo facilmente in bande che si organizzavano per rubare e delinquere. Molti venivano arrestati e le condanne potevano arrivare anche alla pena di morte. Don Bosco, pregato di sostituire il suo maestro don Cafasso all’impiccagione di un giovane, sviene. Il santo capisce che i giovani sono privi di diritti e che bisogna rimboccarsi le maniche: invita alcuni giovani senza casa a venire in casa sua, gli dà da mangiare, gli in- segna un mestiere e alla sera li istruisce; a chi trova lavoro come dipendente redige un contratto in forma giuridica per il rispetto dei diritti del lavoratore, da far firmare al datore dì lavoro: erano i primi contratti di lavoro! Il relatore ha invitato tutti a seguire l’esempio del nostro fondatore aiutando i giovani, volendo bene ai giovani che avviciniamo e che conosciamo, cercando di capire i loro bisogni, scoprendo chi soffre di solitudine ed aiutandoli. L’incontro è proseguito con l’intervento di Ferdinando Marchini, responsabile per i rapporti con la diocesi, che ha presentato il programma dei prossimi incontri con particolare attenzione alla Giornata del Cooperatore che si terrà a Chia- ri (BS) il 29 marzo e la festa della Famiglia Salesiana a Caravaggio il 26 aprile; Marchini ha anche relazionato sull’incontro del Consiglio Pastorale Zonale di Como Centro ove è stato dato l’annuncio della visita pastorale di mons. vescovo alla diocesi. Il coordinatore locale, Antonio Cocco, ha poi parlato del prossimo pellegrinaggio che l’associazione ha in programma per il mese di giugno e che, probabilmente, avrà come meta il Santuario della Madonna della Guardia a Genova. La prima parte della giornata si è conclusa con la S. Messa celebrata da don Borroni che è anche il delegato dei Cooperatori. Nel pomeriggio, dopo la recita del S. Rosario, l’intrattenimento musicale proposto dal fisarmonicista Nespoli e dal Coro “La Nigritella” di Monte Olimpino è stata l’occasione per dare alla giornata la connotazione di festa secondo lo stile salesiano. A questi momenti di svago hanno partecipato tutti, giovani e anziani: che importa l’età? Anche i nonni e le nonne ballano. Ricordiamo, infine, che per tutta la giornata ha funzionato la pesca di beneficenza a favore dell’associazione. Grazie al molto lavoro ed all’impegno di due giovani consiglieri, Luca Nespoli e Flavia Di Pasquale, la Pesca è risultata ricca di premi e molto frequentata: un buon raccolto che aiuterà le opere e la solidarietà dei Salesiani Cooperatori. ANTONIO NEGRINI santità vissuta in profondità, proclamata in larghezza. Quel richiamo alla “comunità aperta” come riferimento, se ha suscitato qualche interrogativo, ha però saldato il concetto di missionari età all’impegno di santità. Che non esclusivo dei consacrati, a loro chiede più trasparenza. Tanti gli interventi per chiarificazioni, considerazioni, ipotesi, proposte; ma un incontro così “può esser data storica se fa incominciare un nuovo cammino di santità”, ha dichiarato don Attilio Mazzola, che, soprattutto “lo stile di sinodalità” ha consegnato ai membri della Vita Consacrata comense, come prezioso talento da far fruttificare, proprio insieme, per essere segno, dono, profezia. In continuità di condivisione, anche la festività del 2 febbraio, giornata voluta solenne dal Papa per la Vita Consacrata, ha avuto fedelmente la sua consueta celebrazione. Probabilmente riecheggiando le parole di san Paolo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse le tribolazioni, le difficoltà, i pericoli…?, pur con un tempaccio di neve, di pioggia sia a Sondrio che a Como, consacrati e consacrate sono arrivati alla celebrazione dell’Eucaristia. A Sondrio, in Collegiata con la presenza del vescovo, mons. Diego Coletti; a Como, quest’anno nella Basilica del Crocifisso per meglio sottolineare la singolarità della vocazione, con la presenza del vicario generale, mons. Giuliano Zanotta. Certo: in un mondo di precarietà diffusa, come è quello attuale, è bello sapere, vedere che c’è anche un mondo di fedeltà a tempo indeterminato, infinito. E’ quello della Vita Consacrata a Dio, che è in ricerca della pastorale della santità; forse può essere il segreto di una spiritualità nuova. CIA MARAZZI UCID COMO ANGELO MONCINI: DA COMO AL PERÙ PER FABBRICARE LA CARTA L’U.C.I.D. - Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti - di Como comunica che la prossima riunione conviviale si terrà martedì 24 febbraio alle ore 19.30 presso l’Albergo Ristorante “Palace Hotel” di Como in viale Lungo Lario Trieste n° 16. Sarà presente il rag. Angelo Moncini, imprenditore fondatore del progetto Chimbote – Carta a Mano nelle Ande, che tratterrà il tema: Da Como al Perù per fabbricare la carta. Il racconto dell’esperienza di questo imprenditore, che ha ceduto la sua proficua attività comasca per impiantare nel Perù una cartiera artigianale, allo scopo di formare i giovani ad una attività lavorativa, è avvincente ed interessante. CHIESA CHIESALOCALE P A G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 DAL 3 AL 10 SETTEMBRE LA DIOCESI PELLEGRINA CON IL VESCOVO IN TERRA SANTA INSIEME, SUI PASSI DI GESÙ... L a fede non è l’adesione a un’idea, tanto meno ad una ideologia. Noi crediamo in Gesù nato, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini. Crediamo che la sua presenza di Risorto in mezzo a noi è il dono per cui la nostra vita è trasformata e santificata, in particolare attraverso i sacramenti. Crediamo che Gesù continua a parlarci nella Chiesa e attraverso la Chiesa fondata sugli Apostoli e sulla loro testimonianza. Crediamo che tutte le scritture della Prima Alleanza trovano in lui pienezza e compimento. Crediamo che egli ci parla attraverso il suo vangelo e che Egli stesso è il vangelo della salvezza proclamato a tutti gli uomini. Questa fede è quella che ci viene trasmessa e confermata dai luoghi che hanno visto svolgersi la parabola storica del rabbi galileo, figlio di Maria e figlio di Dio, Signore risorto e vincitore della morte. La Terra Santa ancora ai nostri giorni è quasi “sacramento” della nostra fede, luoghi che dicono da duemila anni il farsi vicino di Dio, la presenza di quel Figlio “che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola” (Eb 1,3). Un pellegrinaggio in Terra Santa ci regala il gusto di ritornare alle sorgenti della nostra fede, ci offre la possibilità di riscoprire le nostre origini. La nostra Chiesa diocesana, che si prepara ad accogliere la visita del suo Pastore, si mette sui passi di Gesù buon pastore: ripercorrere le strade del Signore, cogliere i segni del suo passare sia preludio e impegno per i passi che il nostro Vescovo viene a percorrere sulle nostre strade per assicurarci l’amore del Signore e confermarci nel cammino di fede. I passi del nostro pellegrinaggio in Terra Santa sono stati pensati sia come approfondimento per chi possiede una conoscenza dei luoghi, sia come introduzione e prima conoscenza per chi non ha mai vissuto il pellegrinaggio. L’essere numerosi ci ha portato a organizzarci così da non perdere l’essenziale e nello stesso tempo poter condividere la gioia e la bellezza dell’essere insieme pellegrini sulle strade di Gesù. Il primo giorno ci vedrà in viaggio con tempi inevitabilmente 1° GIORNO (GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE) Ritrovo dei pellegrini nei luoghi stabiliti e trasferimento agli aeroporti. Operazioni d’imbarco e partenza per Tel Aviv. Proseguimento in pullman attraverso la pianura di Sharon e arrivo a Nazareth. Sistemazione in albergo, cena e pernottamento. 2° GIORNO (VENERDÌ 4 SETTEMBRE) Cana – Monte Tabor – Nazareth 3° GIORNO (SABATO 5 SETTEMBRE) Si raggiunge Tiberiade per l’attraversata del Lago Cafarnao (visita degli scavi dell’antica città con la sinagoga e la casa di Pietro) Tabga (“chiesa del Primato” e luogo della “Moltiplicazione dei pani e dei pesci”). Monte delle Beatitudini tempo per la preghiera, le confessioni e la liturgia presieduta dal nostro Vescovo. Rientro a Nazareth e partecipazione, dopo cena, alla Processione Mariana presso la Basilica dell’Annunciazione 4° GIORNO (DOMENICA 6 SETTEMBRE) Lasciata la Galilea, percorrendo la valle del Giordano, si visitano Qumran – (Betania di Transgiordania) - Gerico. Nel pomeriggio Liturgia presso la parrocchia di Gerico e poi, salendo verso Gerusalemme, sosta a Wadi el Qelt/Nabi Musa dove il panorama sul deserto è particolarmente suggestivo. A sera, arrivo a Gerusalemme, panoramica sulla città: sistemazione, cena e pernottamento. 5° GIORNO (LUNEDÌ 7 SETTEMBRE) Partenza per Betlemme. Campo dei Pastori - Grotta della Natività - Basilica della Natività: Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo. differenti ma avendo come meta Nazareth in Galilea. Li vivremo il primo giorno di pellegrinaggio accogliendo la manifestazione del Signore a Nazareth, a Cana e sul monte Tabor. Culmine della giornata sarà la celebrazione eucaristica che il Vescovo presiederà per tutti noi nella basilica dell’Annunciazione. Sempre in Galilea trascorreremo il terzo giorno per metterci in ascolto dell’annuncio del Regno e fare nostro lo Spirito del Vangelo. Sul lago tante volte attraversato da Gesù, a Cafarnao, a Tabga e infine sul monte delle Beatitudini per un tempo più prolungato di preghiera e per la celebrazione dell’Eucaristia con il nostro Vescovo. Nella serata saremo a Nazareth per partecipare alla celebrazione mariana serale. Il quarto giorno percorreremo la valle del Giordano, l’antica via del pellegrinaggio, riscoprendo l’inizio del nostro pellegrinaggio con il dono del Battesimo. Un cammino che dobbiamo vivere nell’ascolto della Parola e nell’impegno della conversione. La presenza del Signore nell’Eucaristia, Pane del cammino, è forza e so- stegno del nostro andare. Visiteremo così il luogo del Battesimo di Gesù, il sito di Qumran e la città di Gerico dove vivremo l’Eucaristia con il nostro Vescovo e la comunità parrocchiale di Gerico. Il culmine del nostro pellegrinaggio sarà Gerusalemme. Nel quinto giorno saremo a Betlemme per celebrare il Verbo fatto carne per la nostra salvezza. Dalla basilica della Natività, dove vivremo insieme al Vescovo l’Eucaristia, al campo dei Pastori ad Ain Karim per cantare con Maria il Magnificat, che riconosce e accoglie il dono del Dio fatto uomo, ritorneremo a Gerusalemme transitando per la città nuova. Gli ultimi due giorni di permanenza a Gerusalemme ci immergeranno nel mistero pasquale. Rivivremo il cammino di Gesù nella sua passione, morte e risurrezione. Se ne avremo possibilità celebreremo insieme l’Eucaristia nell’ultimo giorno del nostro pellegrinaggio. Aver camminato sui passi di Gesù ci renderà più decisi e fedeli nella sequela di Lui nel grande pellegrinaggio della vita. don GIOVANNI ILLIA Chiesa pellegrina sulle orme di San Paolo G IL PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO Liturgia serale nella Basilica dell’Annunciazione presieduta dal nostro Vescovo. DAL 12 AL 19 GIUGNO VIAGGIO IN TURCHIA li Uffici Pastorali di Curia per la Catechesi e per il Dialogo interreligioso propongono, in occasione dell’Anno Paolino che si concluderà alla fine di giugno, un pellegrinaggio Sui passi di Paolo, in Turchia. Lo scopo del viaggio-pellegrinaggio è quello di offrire a tutti gli operatori pastorali della Diocesi (catechisti, educatori, componenti consigli pastorali, ministri straordinari dell’eucarestia, coppie impegnate nei vari persorsi…), ma anche a tutti gli altri, un’occasione per conoscere la storia e la teologia paolina a partire da alcuni luoghi visitati dall’Apostolo. Il pellegrinaggio sa- 7 rà guidato da don Battista Rinaldi e accompagnato da un Vicario episcopale; per gli aspetti turistici dipenderemo da guide locali. Il periodo è fissato nei giorni dal 12 al 19 giugno 2009; il costo a persona è di 1.200,00 euro. Le iscrizioni si possono fare telefonando direttamente all’Agenzia organizzatrice: I Viaggi di Oscar, via Pretorio, Como: numero telefonico 031.304.524. L’agenzia fornirà anche tutte le indicazioni logistiche necessarie e potrà inviare programma dettagliato. Termine ultimo per le iscrizioni 15 aprile 2009. La proposta intende visitare per scoprire e conoscere le città della Turchia interessate dalla storia di Paolo: Antiochia, Tarso, Iconio, Perge, Efeso... Ma non mancheremo di fermarci a Istanbul, Ankara, la Cappadocia, Smirne e altri fantastici luoghi interessanti dal punto di vista storico, geografico e culturale. Sarà l’occasione anche per incontrare alcune comunità cristiane che vivono attualmente in quelle regioni e per riflettere su alcune convinzioni importanti dell’esperienza cristiana così come sono vissute e illustrate da Paolo. Ma sarà interessante il confronto con altri operatori pastorali della diocesi che condividono il nostro medesimo impegno. Il farlo ‘camminando’ come i pellegrini di sempre ci permetterà di dare alle cose il giusto valore. Nel pomeriggio a Ain Karem per la visita al luogo della nascita di san Giovanni Battista ed al Santuario del Magnificat. Rientro a Gerusalemme transitando dalla Città Nuova. 6° E 7° GIORNO (MARTEDÌ 8 E MERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE) Gerusalemme Spianata del Tempio – Piscina Probatica – Sant’Anna – via Dolorosa - Basilica della Risurrezione – Monte Sion con il Cenacolo, la Basilica della Dormizione di Maria e la “gradinata” vicino alla chiesa di S. Pietro in Gallicantu – Monte degli Ulivi con Betfage, Edicola dell’Ascensione, Padre Nostro, Dominus Flevit, Tomba di Maria, Grotta dell’Arresto e Basilica del Getzemani. Nella serata di martedì 8 settembre: adorazione al Getzemani presieduta dal Vescovo. 8° GIORNO (GIOVEDÌ 10 SETTEMBRE) Gerusalemme / Tel Aviv - Italia Piccola colazione e Santa Messa conclusiva del pellegrinaggio presieduta dal Vescovo. Indi proseguimento per l’aeroporto di Tel Aviv: operazioni d’imbarco e partenza per l’Italia. Trasferimento in pullman ai luoghi di partenza. Quota: euro 1.200,00 a persona Supplemento camera singola euro 300,00 La quota comprende: Passaggio aereo in classe turistica tasse aeroportuali; trasferimenti in pullman da/per l’aeroporto in Israele; alloggio in alberghi di prima categoria in camere a due letti con bagno o doccia; vitto dalla cena del 1° giorno alla colazione dell’8° giorno (bevande escluse); tour in pullman, visite, escursioni e ingressi come da programma; guida biblica abilitata dalla Commissione dei Pellegrinaggi in Terra Santa; assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento viaggio. La quota NON comprende: Il trasferimento per gli aeroporti (vedi nota), le bevande, le mance, gli ingressi non in programma, gli extra in genere e tutto quanto non specificato alla voce “la quota comprende”. Trasferimenti In base alle iscrizioni pervenute, si provvederà ad organizzare il trasferimento all’aeroporto di Milano / Bergamo. Quando iscriversi Le iscrizione vanno effettuate entro la Santa Pasqua. All’atto della prenotazione dovrà essere compilato l’apposito modulo d’iscrizione e corrisposto un acconto pari al 25% della quota di partecipazione (euro 250,00). Il saldo dovrà essere versato 30 giorni prima della partenza. Tutte le informazioni saranno diffuse al più presto: come referenti tenere il proprio parroco e i Viaggi di Oscar, telefono 031.304524. Documenti Ogni partecipante dovrà essere in possesso di passaporto individuale con una validità almeno fino al 31 marzo 2010. P A G I N A 8 CHIESA CARIT AS CARITAS IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 ASCOLTARE, OSSERVARE, DISCERNERE Caritas Italiana ha organizzato un convegno nazionale per i membri degli Osservatori delle Povertà e delle Risorse, i Centri di Ascolto e i Laboratori di promozione delle Caritas Diocesane sul tema dell’animare e del discernimento. (Qui sotto riportiamo lo stralcio di un intervento di don Giancarlo Perego dal titolo Animazione e discernimento: una Chiesa che incontra, ricerca, decide) A CHE PUNTO SIAMO? pagina a cura della CARITAS DIOCESANA a fede cristiana ha certo una dimensione interiore, cioè prende forma dal cuore o dall’anima, guidata dalla preghiera, dal “fare la volontà di Dio” come diciamo nel Padre nostro. Ma al tempo stesso l’atto di fede si esprime dentro un tempo e un luogo nel quale, attraverso i segni dello Spirito, che sono i segni esteriori, pubblici, sociali, siamo condotti a Dio. La mediazione esteriore è necessaria ed è per questo che il Concilio, nella Gaudium et Spes (l’unico documento che usa la parola discernere), ricorda che “è dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l’aiuto dello Spirito santo, ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e saperli giudicare alla luce della Parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta” (n44). Comprendiamo allora che l’altra dimensione della fede, del sensus fidei, è quella sociale, che ricorda come nella relazione, che sa interpretare i se- L Ma chiediamoci, allora, quale sarà il criterio del discernimento sociale? La Pentecoste non isola, non richiude, apre, inizia una storia sociale nuova: inizia una straordinaria storia di prossimità fondata sulla permanente compagnia di Gesù nei suoi gesti e nelle sue parole, ma anche nel suo amore a tutti, anche all’estraneo, al diverso, al lontano, al peccatore, al nemico. Un amore radicato sulla povertà e su uno stile di vita di condivisione, che va oltre la stessa giustizia. La diaconia è il segno/simbolo di questo amore preferenziale, la “regola d’oro” che accompagnerà la storia e la dottrina sociale della Chiesa. Bene esprime questo il proemio di Gaudium et spes: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano (mondano) che non trovi eco nel loro cuore”. Nel messaggio della Giornata della Pace di quest’anno 2009 al n.15, il papa Benedetto XVI ricorda questo amore preferenziale per i poveri come scelta teologica e non sociologi- PROSPETTIVE DI LAVORO SCEGLIERE DI ANIMARE I l convegno su “Il valore dei Centri di Ascolto, degli Osservatori e dei Laboratori” ha permesso di ribadire la centralità del metodo ascoltare, osservare e discernere come fondamentale nella proposta di animazione alle parrocchie e al territorio, anche se è la presenza del Centro di Ascolto, dell’Osservatorio Povertà e Risorse e del Laboratorio promozione e accompagnamento delle Caritas parrocchiali (inteso come stile più che come gruppo di lavoro specifico) a rendere possibile l’assunzione del metodo - e quindi la realizzazione di processi di animazione - in altri ambiti di lavoro della Caritas diocesana non strettamente riconducibili alla promozione delle Caritas parrocchiali. Emerge, tuttavia, con fatica la scelta di sperimentare il metodo e ad integrare il lavoro dei Centri di Ascolto, Osservatorio e Laboratorio per un efficace discernimento. Complessivamente si nota ancora la poca consapevolezza sulle reali potenzialità di far crescere le Caritas parrocchiali. Il convegno ha fatto emergere alcune possibili strade che permettono il discernimento e l’animazione e che andranno riprese anche a livello diocesano. 1. Il ritorno e lo sviluppo del discernimento sociale, forti anche della dottrina sociale della Chiesa che non è una “terza via”, ma una teologia della carità su cui orientare le nostre scelte sociali. 2. La centralità dei poveri, come banco di prova di un discernimento sociale che non può essere in funzione di una conservazione, ma di una “rivoluzione cristiana” che sa agire anche sulle strutture oltre che sugli stili di vita: “Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi” (Mc 2,21-22). 3. La strada del dialogo culturale e religioso come prima strada per costruire la non violenza e la pace. 4. La fraternità, la casa come il modo con cui “immaginare la Chiesa”, ma anche “immaginare il mondo” oggi, sia a livello locale (parrocchia, casa tra le case), ma anche globale (l’Europa, il mondo come casa comune). ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ gni dello Spirito e i segni del tempo, come eventi che strutturano la vita della persona dentro la comunità e dentro la città, s’impara a discernere, si decide. E uscendo fuori, “uscendo dal tempio”, la fede si confronta: con la relazione e il suo opposto, la distanza, con l’amore e il suo opposto, l’odio, con la grazia e il peccato. L’antropologia cristiana è costruita su queste relazioni estreme, dinamiche, dentro le quali ogni cristiano è chiamato a costruire le sue scelte di vita, scelte virtuose orientate da prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, per usare le virtù classiche … ca nella Chiesa. Questo amore preferenziale dei poveri nasce e cresce solo dentro una scelta di povertà, dentro uno stile di vita non solo personale, ma sociale, che struttura in maniera originale la comunità e le sue strutture: solo dentro la scelta delle Beatitudini. La povertà non addormenta, non disimpegna, ma spinge a nuove realizzazioni: è alternativa, “condotti per mano” da Dio, è essere figli, essere creature; dare il primato dell’amore. “Quanto più uno è introdotto nell’intimità con Dio, - dice Edith Stein - tanto più deve uscire da se stesso anche in questo senso, cioè entrare nel mondo, per portare la vita di Dio”. Ascoltare, Osservare, Discernere: diventa, allora, il metodo per rinnovare l’agire pastorale, per dare qualità alle relazioni, facendole uscire dall’individualismo, dall’improvvisazione e dall’estemporaneità, dalla ripetitività, da una logica semplicemente di aiuto per renderle fortemente promozionale. È il metodo che aiuta a non dimenticare la scelta preferenziale per i poveri nella comunità cristiana: valutando la povertà come limite, debolezza, fragilità; ma anche valutando il povero come scelta, come ricchezza e dono. È il metodo che dà qualità alla nostra spiritualità, ancorandola alla quotidianità, alla storia, agli ambienti e alla vita delle persone, riscoprendo il valore della vocazione cristiana. È il luogo dove dare valore al discernimento ecclesiale, che assume anche la vita, le problematiche sociali, evitando individualismi e chiusure. P A G I N A 10 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2008 FRONTE COMPATTO CONTRO L’EMENDAMENTO VOLUTO DALLA LEGA «Clandestino e malato? Non ti denuncio!» nche il Masci, Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani, si è unito al coro di proteste scaturito dal via libera, concesso al Senato, all’emendamento leghista che cancella la norma secondo la quale il medico non deve denunciare l’immigrato irregolare che si rivolge alle strutture sanitarie pubbliche. “Consideriamo l’emendamento presentato dalla Lega Nord ed approvato in Senato - si legge nella nota diramata dal Masci - in termini pratici, inutile e dannoso, perché si rivelerà un incentivo per gli ambulatori etnici clandestini e per una sanità parallela. In termini sanitari, un vero e proprio boomerang per la salute di tutti, cittadini italiani compresi, poiché gli stranieri, evitando di farsi curare per paura, diventeranno “potenziali diffusori di malattie”. In termini giuridici, un vulnus a un diritto fondamentale che, come tale, a nulla può essere subordinato. In termini etici, direttamente contrario alla solidarietà verso i socialmente deboli”. Si allunga così l’elenco di enti, associazioni, real- A Ferma la posizione del dott. Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei Medici di Como. Si rafforza il fronte del “no” al provvedimento di MARCO GATTI [email protected] tà del privato sociale che non hanno mancato di levare alta la loro voce contro un provvedimento le cui possibili conseguenze appaiono ben sintetizzate nel comunicato del Masci. Dura e ferma anche la posizione dell’Associazione medici cattolici italiani dopo l’ok del Senato all’articolo 39 del disegno di legge sulla sicurezza. “L’emendamento approvato - ha dichiarato Vincenzo Saraceni, presidente dell’Amci - introduce per il medico la facoltà di denuncia di un immigrato clandestino. Sono certo che i medici non ricorreranno a questa facoltà, tranne i casi in cui si imbattono in persone che hanno commesso reati gravi, ma in questo caso non è la condizione di clandestinità che può far scattare l’obbligo della denuncia. Rimane la preoccupazione che alcuni immigrati clandestini siano dissuasi dal rivolgersi alle strutture sanitarie, a motivo della preoccupazione di essere denunciati. Il pensiero va in particolare alle partorienti immigrate senza permesso di soggiorno, e in questo caso potrebbe essere in gioco anche la salute dei bambini”. Non meno tenero il presidente degli ordini dei Medici (Fnomceo) Angelo Bianco che, la scorsa settimana, in una dichiarazione rilasciata all’Ansa ribadiva essere: «…un provvedimento sbagliato per la tutela della salute pubblica, con il rischio della comparsa di una sanità clandestina, e perché rischia di danneggiare l’immagine e la tradizione italiane di accoglienza e vicinanza”. Non si discosta da questa linea la posizione del mondo sanitario comasco. A confermarcelo è il dott. Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei Medici di Como. «L’auspicio è che questo provvedimento non apporti alcun cambiamento all’attuale stato delle cose. Per quanto mi riguarda ribadisco la mia ferma contrarietà ad una disposizione di questo genere. Provvedimento di cui va ribadita la grave pericolosità a livello di salute pubblica. Non credo ci sia peggior cosa per un clandestino il non potersi rivolgere ad un medico per il timore di essere denunciato. Proviamo a immaginare le conseguenze… un caso di tubercolosi, per esempio, che non trova le repentine cure e rimane una pericolosa fonte di contagio.... In ogni caso, al di là di queste doverose puntualizzazioni, credo debba essere ben chiaro che noi siamo chiamati a svolgere il nostro compito di medici, e null’altro. È no- stro dovere etico e deontologico, curare tutti. Indipendentemente dalla razza, dalla provenienza, dalla religione. L’auspicio, dunque, è che il provvedimento non abbia il suo ulteriore corso e che si fermi». Nel caso dovesse completare il suo normale iter? «Va detta una cosa, a scanso di qualsiasi equivoco, anche e soprattutto per gli stranieri. Nel disegno di legge non è prevista l’obbligatorietà alla denuncia del clandestino da parte del medico curante. A lui è dunque lasciata discrezione di comportarsi come meglio crede. Per quanto mi riguarda io sicuramente non denuncerò nessuno, a meno che, ovviamente, mi trovi di fronte ad una situazione che potrei sospettare legata ad un evento criminoso. Ma in questo caso si tratterebbe di tutta un’altra questione. E credo di poter parlare a nome di tutti i miei colleghi. Lo confermano le numerose attestazioni che mi sono giunte all’Ordine sin dall’approvazione dell’emendamento al Senato, anche da parte di presidenti di altri Ordini. Una sola voce nel ribadire il nostro “no” a questa iniziativa. E nel caso il disegno di legge andasse fino in fondo auspico, quanto meno, sia prevista l’obiezione di coscienza, perché è soprattutto secondo coscienza che continueremo ad agire». COMUNE DI COMO E FONDAZIONE CARIPLO Restauro conservativo per tre gioielli comaschi F inalmente la fontana di piazza Camerlata, uno dei monumenti simbolo del razionalismo comasco, tornerà nuovamente a splendere. E con questo anche il Monumento ai Caduti, oggetto a più riprese di interventi di restauro negli ultimi anni, e l’asilo Sant’Elia. Il Comune di Como ha infatti in programma un intervento denominato di “restauro conservativo” per questi tre esempi di arte moderna cittadina del valore di 500.000 euro. Un grande investimento, finalizzato questa volta a prevenire eventuali erosioni o danni delle strutture, e non, come accade di sovente, ad intervenire quando ormai il danno è fatto. Inoltre il 55% della spesa non sarà sostenuta da fondi del- l’Amministrazione comunale bensì da un contributo devoluto dalla Fondazione Cariplo di Milano nell’ambito del bando “Diffondere le tecnologie innovative per la conservazione programmata del patrimonio storico-architettonico”. Si tratta di ben 275.000 euro. Il secondo semestre del 2009, quando i lavori entreranno nel vivo perché prima vanno inseriti nel bilancio comunale che sarà votato da Palazzo Cernezzi a partire dalla fine del mese di marzo, sarà quindi caratterizzato da un’attenzione particolare alle testimonianze di arte moderna cittadina anche perché i diversi cantieri saranno affiancati anche da una parte formativa per i tecnici comunali e da un convegno di alto livello di natura scientifica/ specialistica. Il corso di formazione, che sarà tenuto dal prof. Della Torre del Politecnico di Milano, coinvolgerà sei tecnici del Comune di Como e verterà sulle tematiche della manutenzione e della conservazione programmata dei monumenti. L’Amministrazione cittadina ha infatti costituito un gruppo di responsabili, con a capo l’attuale direttore dell’Area Edilizia Pubblica, ing. Antonio Ferro, che hanno il compito di seguire la programmazione e l’esecuzione di interventi manutentivi nonché la valorizzazione degli edifici vincolati. E’ tuttora allo studio, da parte comunale, la possibilità di estendere tale proposta formativa anche a rappresentanti di altre istituzioni. Con la collaborazione dell’associazione per la “Documentazione e la Conservazione degli edifici e dei complessi urbani moderni” (Do.co.mo. mo.) sarà invece organizzata una giornata di studi internazionale sul tema della conservazione preventiva di architetture del movimento moderno. «E’ la prima volta che a Como, come Comune, viene perseguito un progetto finalizzato a prevenire le situazioni di degrado dei monumenti pubblici - ha sottolineato l’assessore con delega all’Edilizia Pubblica, Francesco Scopelliti -. Solitamente, infatti, ci si trovava ad intervenire solo in seguito ad un danno dovuto al tempo oppure allo smog. Questa volta invece si vuole, quindi, prevenire. Ed è una prevenzione non solo materiale grazie anche al contributo della Fondazione Cariplo, bensì anche teorico/formativa visto che alcuni tecnici comunali parteciperanno ad un corso di formazione sulla manutenzione programmata. E non è un discorso destinato a concludersi così, visto che stiamo già lavorando per partecipare ad un secondo bando della Fondazione Cariplo che riguarda sempre la conservazione di altri monumenti cittadini”. Gli interventi Nel dettaglio, per la fontana di Camerlata, verrà eseguita una verifica del livello di ossidazione della struttura metallica interna agli anelli e dello stato di consistenza del rivestimento. In base ai risultati di queste analisi verrà deciso come procedere alla manutenzione. Per il Monumento ai Caduti si procederà a valutare l’attuale stato di protezione anche perché è esposto a forti venti in condizione di notevole umidità proveniente dal vicino lago. Coerentemente con i risultati della diagnostica e del monito-raggio verranno decisi gli interventi. Infine, per ciò che concerne l’asilo Sant’Elia, si vuole innanzitutto focalizzare le problematiche di alcuni elementi in calcestruzzo armato della parete esterna della zona cucina (dove sono state rilevate fessure) ed eseguire ulteriori stratigrafie sugli intonaci. Il monitoraggio è destinato a controllare lo stato di conservazione sia degli elementi strutturali, sia delle strutture esili in calcestruzzo esterne, sia l’efficienza di murature, tinteggiature, serramenti e stato di impermeabilizzazione. L.Cl. CRONACA P A G I N A Como 11 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 UN PLAFOND PER LE REALTÀ ASSOCIATE ALL’UNIONE INDUSTRIALI COMO E ALL’ANCE COMO Cinquanta milioni di euro per le aziende comasche L’accordo sottoscritto prevede lo stanziamento da parte di Intesa Sanpaolo per favorire l’accesso al credito delle imprese del territorio di GIUSEPPE CORTI S dere al credito e per pagare tassi di interesse abbordabili all’impresa in crisi. Lunedì 9 febbraio nella sede dell’Unione Industriali di Como è stato firmato dal presidente dell’Unione Industriali, Ambrogio Taborelli, dal presidente dell’ANCE, Valentino Carboncini, dal vicepresidente Confidi Lombardia, Enrico Monti, dal direttore regionale Lombardia Intesa SanPaolo e dal direttore dell’Area Lombardia Nord Intesa Sanpaolo, Fausto Luotti un accordo per un piano di finanziamento alle imprese comasche di un plafond di 50 milioni di euro. L’obiettivo dell’accordo è quello di avviare al più presto il rilancio del territorio, che sia data la possibilità di applicare un tasso agevolato sul credito deliberato e di prevedere finanziamenti per la ricapitalizzazione delle aziende, per investimenti e per venire incontro alle esigenze di liquidità. In sintesi. Lo spread applicato ai finanziamenti sarà ulteriormente agevolato rispetto a quanto già accordato attualmente ai soci di Confidi Lombardia. Questo è possibile grazie alla creazione di un fondo da parte dei soggetti che hanno firmato l’accordo lunedì 9 febbraio. La Confidi Lombardia si farà garante presso la banca Intesa SanPaolo del 50% del finanziamento erogato. Esso serve per la ricapitalizzazione finalizzata all’aumento del capitale sociale sarà possibile un finanziamento fino a 500.000 euro per 3 anni, come pure per gli investimenti finalizzati a sostenere lo sviluppo delle imprese, mentre per le esi- SOTTOSCRITTA IMPORTANTE CONVENZIONE Pessina, tra scuola e lavoro stata firmata la convenzione tra i rappresentanti della Camera di Commercio di Como, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e dell’Istituto G. Pessina per la realizzazione di percorsi formativi in alternanza scuola-lavoro. Il progetto è giunto alla sua quarta annualità e può contare sulla fattiva collaborazione di otto associazioni di categoria presenti sul territorio provinciale: Unione Industriale, U.P.C.T.S., Api, Cna, Confartigianato Imprese Como, Confcooperative, Legacoop e Alsea Como. Nei prossimi mesi si svolgeranno percorsi formativi articolati rivolti a studenti provenienti dagli indirizzi “aziendale” e turistico”, secondo questa suddivisione: seconda annualità percorso prettamente orientativo, finalizzato ad una maggiore conoscenza del mercato del lavoro, sia in chiave di lavoro dipendente che di lavoro autonomo ed imprenditoriale; terza e quarta annualità - percorso volto a È Firmata un’intesa con Camera di Commercio e Ordine dei Dottori Commercialisti per la realizzazione di percorsi formativi in alternanza favorire l’acquisizione di competenze tecnico - operative, facilmente spendibili nel mercato del lavoro, attraverso l’esperienza diretta di tirocinio in contesti lavorativi. In analogia a quanto avvenuto lo scorso anno, due percorsi formativi si svolgeranno presso gli uffici amministrativi-contabili della Camera di Commercio. L’Istituto Pessina di Como non è nuovo a iniziative del genere. La proposta di percorsi formativi, realizzati attraverso la metodologia didattica dell’alternanza scuola-lavoro ha, infatti, ha preso il via a partire dall’anno scolastico 2005/2006. Una strada intrapresa allo scopo di superare la tradizionale separazione tra momento formativo e mo- mento applicativo, secondo la logica dell’“imparare facendo”, contrastare l’abbandono e la dispersione scolastica, far conoscere il lavoro come momento fondamentale per la possibile realizzazione di sé attraverso l’integrazione e la valorizzazione di conoscenze teoriche ed apprendimento pratico. Il progetto di alternanza scuola-lavoro dell’istituto “G. Pessina”, ideato e realizzato con la collaborazione della Camera di Commercio, si sviluppa a partire dal secondo anno fino al quarto, è parte integrante dell’attività curricolare e coinvolge studenti provenienti dagli indirizzi aziendale e turistico. La prima annualità ha un valore prettamente orientativo ed è finalizzata ad una maggiore conoscenza del mercato del lavoro. La seconda e la terza annualità - che coincidono, rispettivamente, col terzo e col quarto anno di scuola - sono invece volte a favorire l’acquisizione di competenze tecnico-operative, facilmente spendibili nel mercato del lavoro, attraverso l’esperienza diretta di tirocinio in contesti lavorativi. Nel corso del terzo anno scolastico, l’esperienza in azienda di ciascun allievo ha una durata complessiva di 80 ore (due settimane consecutive). Nel quarto anno, il tirocinio è invece di 160 ore totali (quattro settimane: due periodi di due settimane ciascuno). genze di liquidità è previsto un finanziamento massimo di 300.000 eu-ro per una durata di 12 mesi. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ iamo ormai nel pieno della crisi economica. Dicendo questo non si dice nulla di nuovo, come nulla di nuovo è affermare che i vari attori del sistema economico non mostrano per niente la voglia di arrendersi. Se le radici della crisi sono di natura finanziaria e ha portato aziende e consumatori ad avere meno liquidità monetaria è ovvio che per uscirne bisogna immettere sul mercato quella liquidità monetaria utile per dare ossigeno alle aziende in modo che possano investire in nuove tecnologie e rimettere in moto un ciclo positivo. Di conseguenza la preoccupazione principale per le aziende è quello di trovare le modalità più convenienti per acce- Cara Daniela in queste ore di dolore ringraziamo il Signore per la tua generosità, il tuo entusiasmo, la tua testimonianza. Imploriamo per te la felicità senza fine e la consolazione della fede per i tuoi cari, che sono nel pianto. Don Francesco, i catechisti, i giovani dell’oratorio, i tuoi ragazzi di catechismo. Dongo, 8 marzo 2008 PAOLO, APOSTOLO DEI GENTILI AL COLLEGIO GALLIO LUNEDÌ 16 FEBBRAIO Lunedì 16 febbraio alle ore 21.00, presso l’Aula Magna del Collegio Gallio (ingresso da via Barelli), il gruppo di cultura “ascolto”, propone - nell’ambito del corso biblico 2008/2009 dedicato a “Paolo di Tarso. Un percorso sull’uomo d’oggi in occasione dell’Anno Paolino” il tema: “Paolo, l’apostolo dei gentili”, che sarà tenuto dal prof. Arcangelo Bagni. Le aziende associate potranno accedere a queste opportunità già a partire dai primi giorni di febbraio. Il rettore, con tutta la comunità del Seminario, è vicino ad Andrea e a tutta la sua famiglia in questo momento di dolore e di grande prova della fede per l’improvvisa scomparsa della mamma Daniela Con lui la affidiamo alla misericordia di Dio e dal cielo invochiamo sui suoi cari la protezione di Maria. “Ti avevamo pregato, Signore, di prolungare il suo soggiorno tra noi, Tu l’hai voluta vicina a Te e le hai dato la vita eterna”. (S. Ambrogio) La comunità parrocchiale di Dongo si unisce al dolore di Andrea e familiari per l’improvvisa morte della cara Daniela Mombelli e con loro la affidano alla misericordia di Dio. Dongo, 8 marzo 2009 CRONACA P A G I N A 12 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 CRESCONO I RITARDI DEI CONVOGLI IN SERVIZIO TRA L’ITALIA E LA SVIZZERA Cisalpino: una puntualità sempre più... italiana a puntualità dei treni svizzeri è proverbiale. Una verità quasi dogmatica. Eppure, da un po’ di tempo a questa parte, tale certezza incrollabile sta franando sotto la valanga di minuti di ritardo - sempre che il treno arrivi e non arresti il suo cammino perché non più in grado di proseguire, oppure non sia stato soppresso… - accumulati dai convogli Cisalpino in servizio fra l’Italia e la Svizzera. Dal 2007 al 2008 risulterebbe che i ritardi sono stati in media di 28 minuti, hanno interessato l’11,2% degli oltre 6 mila convogli, di cui sono stati soppressi 83. I ritardi maggiori si verificano, ahinoi, quando i treni arrivano dall’Italia. A questo si aggiunga il fastidio per la qualità dei vagoni: spesso sporchi, con i servizi igienici fuori uso o le porte rotte. Le tratte del Cisalpino sono due: quella che da Basilea entra in Italia attraverso il Sempione e quella che parte da Zurigo e attraversa il San Gottardo. Tante le destinazioni: innanzitutto Milano, poi Venezia, Bologna, Firenze. Particolarmente soggetta a problemi la linea ZurigoChiasso-Como-Milano. La società Cisalpino SA, che gestisce l’ETR 470 - il cosiddetto “pendolino ad assetto variabile” - è una joint-venture, L ’ REFERENDUM Dal 2007 al 2008 risulta che i minuti persi sono stati in media 28 e hanno interessato l’11,2% degli oltre 6 mila convogli, di cui sono stati soppressi 83. I problemi maggiori si verificano, guarda caso, quando i treni arrivano dal nostro Paese... di ENRICA LATTANZI ovvero una partecipata sia di Trenitalia sia delle Ferrovie federali svizzere, che la detengono in parti uguali: 50% l’una, 50% l’altra. «Ma la sensazione - è la denuncia unanime sia al di qua sia al di là del confine - è che anziché elevarsi allo standard svizzero, ci si sia appiattiti su quello italiano». A dire il vero, alle nostre latitudini, la “querelle-Cisalpino” non ha destato troppa preoccupazione. Purtroppo, da noi, utenti più o meno assidui delle ferrovie e pendolari sono abituati a questo tipo di disagi: con l’entrata La Svizzera conferma gli accordi bilaterali. Il Ticino no in vigore del nuovo orario 2009 soppressioni e cancellazioni sono state pane quotidiano, mentre ritardi fino a 15-20 minuti non fanno più scandalizzare nessuno. Ma oltre “ramina” (così gli elvetici definiscono abitualmente il confine), dove le coincidenze fra treni viaggiano anche fra i 4 e i 15 minuti (mentre in Italia non è raro riuscire a perdere le coincidenze a 25-35 minuti!), ogni minuto ritardo è uno smacco bruciante per l’orgoglio delle Ferrovie federali. E così il Cisalpino ha scomodato politici, consigli cantonali e nazionali, mass-media, opinione pubblica animando un dibattito serio, con l’unico intento di denunciare il profondo malcontento per un servizio affatto efficace, economico ed efficiente (i tre obiettivi di base di ogni attività di interesse pubblico), che sta mettendo a repentaglio il resto del sistema, perché, in caso di “intoppo”, i disagi si ripercuotono a cascata su tutta la rete. Per il momento il Sindacato svizzero del personale dei trasporti, che sul finire del 2008 aveva chiesto di bandire dall’intera rete ferroviaria nazionale il Cisalpino «fino a che non avrà raggiunto uno “standard di qualità svizzero”», è riuscito ad ottenere un parziale accoglimento delle proprie richieste. Dallo scorso 8 gennaio il Cisalpino - dopo il blocco di due ore di un treno con 200 passeggeri sotto la galleria di base del Loetschberg - non viaggia più lungo l’asse del Sempione. «I viaggiatori e il personale - si legge in una nota sono incomodati dagli inconvenienti: hanno perso la fiducia nel treno Cisalpino. È molto meglio dover cambiare una volta in una stazione, che rimanere bloccati in aperta campagna o addirittura in una galleria». Per risolvere, invece, almeno in parte, gli annosi problemi dell’ETR 470 sulla linea del Gottardo, le Ferrovie federali hanno deciso di mettere a disposizione convogli di sostituzione nel caso in cui il Cisalpino giungesse in Svizzera con oltre dieci minuti di ritardo. Da Lugano sono pronti a partire treni d’emergenza, nell’attesa che il nuovo mo- dello ETR 610 del produttore francese Alstom (che nel 2000 ha rilevato l’attività del ramo dal gruppo Fiat) faccia finalmente la sua apparizione, restituendo serenità e buon nome al servizio e alla Cisalpino. Ma quali sono le origini di tutte queste disfunzioni? «Il ritardo nella consegna dei nuovi pendolini da parte della ditta produttrice - spiega Renzo Cicillini, portavoce della Cisalpino comporta considerevoli problemi. Al momento si deve operare con materiale rotabile esistente preso a noleggio da Trenitalia e da FFS. La situazione attuale - continua - è il risultato di un insieme di fattori. Il nuovo orario ferroviario in Italia, con la messa in servizio dell’Alta Velocità e le modifiche al traffico regionale, pongono grosse sfide». Non secondario il fatto che da Milano i treni che partono con destinazioni europee arrivano per ultimi. Fonti elvetiche affermano che «in base alle priorità della Stazione Centrale nella gestione del traffico ferroviario e dei ritardi, I cittadini svizzeri hanno deciso di proseguire la loro strada parallela all’Unione Europea. La scorsa settimana, tra nevicate ed allarme slavine, la Svizzera si è infatti pronunciata per proseguire nel segno degli “accordi bilaterali” con l’Unione Europea. Quasi il 60% degli aventi diritto, infatti, hanno deciso di proseguire con una politica di apertura nei confronti del resto del continente e non di tornare a una politica più protezionista, senza accordi bilaterali, come invece auspicavano i ticinesi. In una consultazione dove si è recato alle urne il 52% degli elettori, dato decisamente positivo visto che, normalmente, la percentuale di votanti in Svizzera si aggira addirittura sul 30%, infatti solo Ticino, insieme ai piccoli cantoni di montagna dell’Appenzello Interno, del Glarona e dello Schwitz, ha invece chiesto di abbandonare la strada di una progressiva integrazione se non ufficiale, almeno di fatto con l’UE. Un voto che testimonia la evidente differenza di opinione tra il cantone italofono ed il resto del Paese dove, soprattutto a Zurigo, Berna, Basilea e Ginevra si ha ben presente che l’Europa non è più quella di un tempo e che la strada dell’isolamento non è più percorribile. Il voto, di fatto, conferma rinnovo dell’accordo per la libera circolazione delle persone, che verrà presto esteso anche ai cittadini di Romania e Bulgaria, ultimi Paesi entrati nell’UE. Per quanto riguarda le aree di confine, come la nostra, il risultato del referendum conferma i numerosi vantaggi derivanti dagli Accordi bilaterali come l’abolizione dei 20 chilometri dal confine quale “zona di frontiera”; la decadenza dell’obbligo del rientro quotidiano (basta quello settimanale); ed il fatto che ai lavoratori italiani non è più richiesto il cosiddetto “permesso preventivo” e la subordinazione dell’assunzione nei confronti degli svizzeri. L.Cl. partono prima i treni diretti a Roma, poi quelli regionali e, da ultimo, quelli in direzione della Svizzera». Altro aspetto che sta incidendo sull’organizzazione del servizio, il trasferimento da Milano Martesana a Milano Greco dell’officina per la manutenzione. Tra le misure già prese, il potenziamento del personale, per garantire controlli supplementari sulla qualità. Una piccola appendice, infine, sui collegamenti ferroviari Lombardia-Ticino (i cosiddetti convogli TiLo), utilissimi, strategici, per un territorio congestionato e nevralgico come il comasco. Dovrebbero essere la spesso citata “metropolitana leggera” che abbatte le frontiere (Schengen non può limitarsi ad essere un Trattato delle buone intenzioni…) e favorisce collegamenti, traffici, spostamenti in quella che tutti gli urbanisti e i sociologi definiscono la ormai unica area “megametropolitana” MilanoLugano. Sono in parte risolti i problemi di compatibilità del materiale rotabile fra tecnologia italiana e quella svizzera. Un potenziamento del servizio (che permette di raggiungere da Milano, passando per Como, l’Alto Ticino e viceversa) è senza dubbio auspicabile. Ma, sempre secondo fonti svizzere, sembra che da parte italiana ci sia un progressivo disinteressamento nei confronti del servizio TiLo. Nessuno nasconde le difficoltà finanziarie contingenti, e sul tavolo, specie per l’Italia e la Lombardia, ci sono altre questioni cruciali, come l’alta velocità che fra 5 anni sarà pronta sull’asse del Gottardo e altri collegamenti pedemontani paralleli a Milano, ma una riflessione sulle conseguenze economiche, e sull’impatto ambientale e sull’organizzazione dei tempi di famiglie e pendolari di alcune scelte dovrebbe imporsi a tutti. CRONACA P A G I N A Como 13 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 LINEA COMO-MOLTENO-LECCO Nascerà la Pedemontana ferroviaria? U no degli obiettivi di ampio respiro fissati in occasione di Expo 2015, che sarà ospitata da Milano e dedicata allo sviluppo sostenibile, è quello di valorizzare maggiormente il trasporto ferroviario in Lombardia. Per Como, considerando che la linea in arrivo da Chiasso sarà destinata presto all’alta velocità e grazie ad Alptransit (imprevisti permettendo) dal 2014 permetterà di essere in contatto con il nord Europa in poche ore, l’attenzione è circoscritta alle linee regionali. In particolare ad un collegamento per tanti anni, e ancora oggi, bistrattata da tutti: la linea Como-Molteno-Lecco. Una linea dalle alte potenzialità (visto che, disagi delle nevicate a parte, per esperienza personale in auto per percorrere circa 35 chilometri ci si impiega almeno un’ora) ed a cui è stato dedicato un convegno in quel di Merone che ha visto la partecipazione dei rappresentanti regionali, con in prima fila il consigliere comasco del Pd, Luca Gaffuri, i sindaci del territorio ed una folta delegazione della Provincia di Lecco. A Como, invece, si dovevano sbrigare magari altre faccende. Inaugurata nel 1888, la Como-Molteno-Lecco si colloca, come tempi di Una linea dalle alte potenzialità, ancora oggi bistrattata da tutti, ed a cui è stato dedicato un convegno a Merone di LUIGI CLERICI percorrenza, nella media dei transiti locali della nostra regione: 1 ora e 13 minuti alla velocità media di 34,5 chilometri orari. Poco più di quanto ci si impiega con le FNM a raggiungere Milano Cadorna. Stiamo parlando di media italiana, però. Perché se prendiamo in considerazione quali collegamenti si effettuano in nord Europa con una sola ora di viaggio c’è da restare allibiti. Ad esempio da Bruxelles in 60 minuti si raggiunge Bruges, sul mare del Nord, oppure Parigi. Ed occorrono solo 80 minuti per arrivare ad Amsterdam. E si tratta di tre località che non si trovano ad una distanza variabile tra i 30 ed i 40 chilometri dalla capitale belga! Ma questa situazione drammatica del trasporto su rotaia è uno specchio di quella Lombardia che emerge soltanto nelle croniche lamentele dei pendolari e che non hanno tanto effetto sull’opinione pubblica, soprattutto in questi mesi dove l’attenzione (o la presunta attenzione) è rivolta agli ef- fetti della crisi economica. Il convegno di Merone, dedicato appunto al tema dei disagi vissuti lungo la linea Como-Molteno-Lecco, ha riservato ampio spazio alle possibilità di realizzare la cosiddetta “Pedemontana ferroviaria”. Nei loro interventi i consiglieri regionali Gaffuri e Spreafico hanno spiegato che l’iniziativa rappresenta una prima mossa per arrivare a porre al centro delle infrastrutture, che devono essere potenziate da Regione Lombardia, la pedemontana ferroviaria. L’opera dovrà servire territori come quello della Brianza lecchese, comasca e monzese, tra i più densamente produttivi e sviluppati di tutta Europa, ma nettamente carenti dal punto di vista infrastrutturale come abbiamo notato in precedenza facendo qualche esempio. La proposta è quella di realizzare immediatamente uno studio di fattibilità per fare ciò che gli svizzeri oltralpe hanno già fatto: affiancare alla pedemontana stradale quella ferroviaria che metta in rete e sotto un unico gestore il trasporto ferroviario delle reti locali come la Lecco-Molteno-Monza, la Lecco-Molteno-Como e la Seregno-Bergamo. Questo creerebbe un bacino di utenza che diventerebbe competitivo dal Foto Andrea Selva punto di vista della redditività gestionale per volumi di passeggeri e merci trasportabili. Compito della Regione Lombardia è quindi quello di verificare con Rete Ferroviaria Italiana e Ferrovie Nord Milano l’interesse a realizzare un contratto che vada in questa direzione, trovando le necessarie intese. In alternativa diventerebbe obbligatorio, in caso di risposta negativa, tentare di coinvolgere operatori stranieri a partire dalle Ferrovie svizzere. Queste proposte sono state condivise dai presenti e l’incontro si è concluso con la decisione di costituire uno snello Comitato di promozione di questa necessaria messa in rete delle linee, con l’obiettivo di verificare l’interesse degli operatori economici, a partire dalle due Camere di Commercio e della stessa Regione. «Vale la pena di ricordare a questo ultimo proposito - hanno detto i consiglieri Gaffuri e Spreafico - che la realizzazione della pedemontana ferroviaria è un impegno già votato dal Consiglio regio- COMO-LECCO UN PO’ DI STORIA 1888: Inaugurazione del tragitto. 1998: Un odg della Camera rilevava: «è assolutamente necessario potenziare ed integrare l’asse trasversale ferroviario pedemontano BresciaBergamo-Lecco-Como-Varese-Malpensa». 1999: La Legge 472 autorizzata la spesa di Lit. 1.000.000.000 dal ’99 al 2001 per un urgente studio di fattibilità della linea. «La Lecco-Como deve essere vista nell’ ottica internazionale: con la realizzazione del tunnel del Gottardo il trasporto internazionale sarà sempre più sull’asse LuganoComo-Milano e Lecco rischierebbe di rimanere isolata» (dichiarazione del senatore lecchese leghista Roberto Castelli). 2004: Regione Lombardia lancia la proposta di un convoglio all’ora sulle due direttrici. 2009: I nuovi orari penalizzano ulteriormente la linea; l’unica direttrice competitiva è la MilanoAsso (FNM) ma costantemente oltre i limiti di ritardo bonus. 2014: prevista conclusione Alptransit. Il rischio è che il sistema ferroviario lombardo, oggi imperniato tutto su Milano, s’intasi (allontandoci, anziché avvicinarci, dall’Europa e dal resto d’Italia). Obiettivi: Raggiungimento di un bacino d’utenza adeguato ad attirare l’intervento di operatori TPL con maggiori servizi. Possibile coinvolgimento di Ferrovie Svizzere (oggi attestate ad Albate-Camerlata). nale in un apposito ordine del giorno nel 2008 e richiamato anche dallo stesso presidente Formi- goni in una relazione alla Giunta regionale sul sistema dei trasporti ferroviari lombardo». FINESTRA SUL CAMPIONATO A Varese va in scena il futuro del Como IL PERCORSO ADOTTIVO. IL PARERE DELL’AVVOCATO n match fondamentale per la stagione del Calcio Como. E’ quello che andrà in scena domenica, e senza la presenza dei supporter lariani, all’Ossola di Masnago tra il Varese ed il Como. Di scena, infatti, c’è la sorprendente formazione biancorossa che proprio contro il Como, all’andata, ha conosciuto la sua ultima sconfitta (poi costata la panchina all’allenatore Carmignani, già giocatore del Como negli anni ’60) e che da allora ha inanellato una serie di risultati positivi che l’hanno proiettata in vetta al girone. Contro il Varese ecco invece un Como che, dal mercato di riparazione, non ha ottenuto quel nuovo attaccante di cui tanto si parlava e che è reduce da una brutta sconfitta contro la Canavese. Brutta non per il risultato, ma perché credo che sia la dimostrazione di come gli azzurri possano magari anche raggiungere la promozione in I Divisione, ma non sono quello squadrone dipinto anche dagli addetti ai lavori al termine del girone di andata. Il primo squarcio del ritorno ha infatti portato con sé già due sconfitte, bilanciate sì da altrettante vittorie, il che rende il Como una formazione di primo piano ma non certo “ammazza-campionato”. Definizione che, invece, potrebbe calzare a pennello per il Varese che, in caso di successo, ipotecherebbe non tanto la promozione ma eliminerebbe il Como dalla lotta per il primo posto (gli azzurri, infatti, andrebbero a ben otto punti dalla vetta) che, a questo punto, sarebbe circoscritta tra i biancorossi, il sorprendente Rodengo Saiano e l’Alessandria. Anche per queste premesse non è facile fare delle previsioni per questo match e la tripla è sicuramente d’obbligo. Osservato speciale di questa giornata che sancisce la ripresa del campionato di II Divisione dopo la sosta dovuta al “Torneo di Viareggio” sarà anche l’Olbia che ha compiuto una vera e propria rivoluzione di organico nel mercato di gennaio. Se questo sarà sufficiente ai sardi per dire la loro sul discorso promozione lo scopriremo subito. U L. Cl. Lunedì 16 febbraio, alle ore 20.45, presso la sala Arcobaleno della Casa Divina Provvidenza in via Tommaso Grossi 18 a Como (ampio parcheggio), il Centro Servizi alla Famiglia “La Grande Corte” dell’Opera Don Guanella e l’Associazione “Genitori si diventa”, in collaborazione con la Cooperativa Parsifal e con il patrocinio dell’Asl della Provincia di Como, propongono un incontro sul tema “Aspetti legali e giuridici del percorso adottivo - Il parere dell’avvocato”. Relatrice sarà la dott.ssa Angela Maria Serpico, madre adottiva, avvocato, esperta in diritto di famiglia e diritto minorile. La serata fa parte di un ciclo di incontri sul tema dell’adozione dal titolo “Insieme… prendiamoci per mano” con lo scopo di esplorare la realtà del percorso adottivo, iniziato lo scorso ottobre e che proseguirà mensilmente fino a maggio. L’ingresso è libero. Per informazioni: tel. 031-296752749; cell. 348-0119671 (ore serali); email [email protected]; [email protected]. CRONACA P A G I N A Como 15 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 RIVOLUZIONE A RAGGI X Dal S. Anna addio alle vecchie lastre In arrivo il Pacs, un nuovo sistema di elaborazione e gestione delle immagini. Dal prossimo autunno tutti i pazienti che si sottoporranno ad esami diagnostici non riceveranno più le tradizionali pellicole bensì un cd o un dvd contenente le immagini dell’esame di MICHELE LUPPI L Azienda Ospedaliera S.Anna dice addio alle lastre e apre le porte all’innnovazione digitale. Grazie all’introduzione di un nuovo sistema di elaborazione e gestione delle immagini, il Pacs, dal prossimo autunno tutti i pazienti che si sottoporranno ad esami diagnostici (radiografie, ecografie, tac, risonanze magnetiche) non riceveranno più le tradizionali pellicole bensì un cd o un dvd contenente le immagini dell’esame. Un cambiamento importante se consideriamo l’elevato numero di esami che beneficeranno del Pacs: 270mila nel solo 2008. Questa è però solamen- ’ te la parte più visibile, sotto gli occhi di tutti i pazienti, di una rivoluzione tecnologica che, a detta di dirigenti e medici, permetterà di ridurre notevolmente i tempi della diagnostica, migliorandone, al contempo, la qualità. Il sistema, realizzato dalla società giapponese Fujifilm, metterà in rete i radiologi con i reparti e le sale operatorie di ogni singolo ospedale, permettendo allo stesso tempo lo scambio, in tempo reale, di analisi, esami e referti tra i sette presidi sparsi sul territorio, poliambulatori compresi. «Grazie a questa innovazione - ha spiegato il direttore generale Andrea Mentasti, alla presentazione del Pacs - un’imma- gine potrà essere inviata da un presidio ad un altro in modo da avere sempre a disposizione uno specialista per i referti o, nel caso fosse necessario, un ulteriore consulto. Un sistema che in futuro sarà integrato con la rete Sis che legherà tutti gli ospedali della Lombardia». In questo modo non capiterà più di dover aspettare ore o giorni in attesa del referto dello specialista, perché, anche i presidi più piccoli, saranno sempre in collegamento con l’intera struttura. Per permettere l’elaborazione delle immagini e la loro visualizzazione saranno create nei reparti di analisi e in tutti i reparti collegati apposite postazioni con computer e monitor speciali. Il costo complessivo del sistema e delle nuove apparecchiature è di 4,5 milioni di euro. «La parola più importante oggi - ha spiegato il dott. Gino Gozzi, primario di radiologia del S. Anna - è comunicazione. Nella medicina non vi è solo un problema di apparecchiature, perché oggi la nostra azienda può contare su i migliori macchinari esistenti, a mancare è invece la comunicazione tra specialisti e tra settori. L’avvento del digitale non porterà soltanto ad un risparmio, pari al 60-70%, e ad una maggior tutela dell’ambiente (il materiale di cui sono composte le pellicole è inquinante ndr), ma a miglioramenti considerevoli in tre ambiti: elaborazione delle informazioni, gestione dei dati e comunicazione». L’archiviazione delle immagini digitali permetterà una più facile e veloce fruizione degli esami in archivio, oltre a permettere la creazione di una banca dati unificata di tutta l’azienda, che renderà possibile accedere a dati, esami e referti, anche passati, da ogni presidio territoriale. Avendo così a disposizione la storia clinica del paziente in ogni momento. Un esempio pratico sull’applicabilità del Pacs è stato indicato dalla direttrice sanitaria, Laura Chiappa: «Pensiamo ai colleghi di Menaggio e ai problemi logistici e di viabilità con cui si devono confrontare. Fino ad oggi per un consulto su una lastra o un’ecografia erano costretti a ore di macchina fino agli altri presidi. Quando entrerà in funzione il nuovo sistema potranno, invece, dialogare tra colleghi via telefono avendo però sotto gli occhi la stessa immagine». Un capitolo nuovo si apre entrando nel campo dell’elaborazione delle immagini. Software specifici permetteranno, infatti, di elaborare gli esami di cardiologia, medicina nucleare, cad mammografico, post 3D, ortopedia e endoscopie. Grandi potenzialità che hanno però bisogno di personale appositamente formato: per questo nei prossimi mesi i tecnici della Fujifilm effettueranno alcuni corsi di formazione per tutte le persone, che a più livelli, saranno chiamate ad usufruire della rete. VENERDÌ 20 FEBBRAIO PRESSO IL TEATRO NUOVO DI REBBIO Dal Canton Ticino per sostenere l’Aism D irettamente dal Canton Ticino per sostenere l’Aism. Venerdì 20 febbraio alle ore 20.45 presso il Teatro Nuovo di Rebbio il Gruppo Teatrale di Mezzovico (Canton Ticino) metterà in scena la prima italiana di Na scumessa periculusa, commedia dialettale in due atti di Serenalla Gabutti Talleri. Dopo il grande successo riscosso nella stagione 2007/2008, il Gruppo Teatrale Mezzovico sceglie Como per debuttare in Italia con il loro nuovo lavoro. La compagnia non è nuova a spettacoli di beneficenza a favore dell’Aism, da alcuni anni, infatti, mette a disposizione dell’associazione le sue competenze e professionalità, dimostrando in questo modo grande sensibilità nei confronti della lotta alla sclerosi multipla. Frutto di una felice contaminazione, Na scumessa periculusa, ultima produzione del Gruppo Tea- Il Gruppo Teatrale di Mezzovico (Canton Ticino) metterà in scena la prima italiana di Na scumessa periculusa, commedia dialettale in due atti di Serenella Gabutti Talleri. trale di Mezzovico, è allo stesso tempo farsa e commedia. Di costume. Dove c’è posto per l’umorismo (di parola) e per l’ironia in tutte le sue gradazioni: dall’allusione al sarcasmo. Un esempio di teatro engagé, come si diceva un tempo, contrassegnato dall’impegno nella critica sul presente, che si manifesta ora pesando sulle persone ora sull’ambiente. La pièce dialettale, ideata e scritta da Serenella Gabutti Talleri, si distingue, soprattutto, per l’uso di un linguaggio d’irresistibile e contagiosa comicità. Grazie al fatto che la nostra lingua di tutti giorni, il dialetto, si fa mezzo di comunicazione internazionale, senza complesso alcuno, per bocca di un riuscitissimo personaggio, la signora Melania (suocera di Alberto). Na scumessa periculusa, che si sostanzia quindi di una forte e condivisibile comicità di parola (oltre che di situazio- ne), porta però poi ad affrontare temi ricorrenti della commedia dialettale, come per esempio il canonico e insanabile conflitto maschile-femminile, che qui si risolve con l’invenzione di una sorta di misoginia rovesciata. Non vogliamo qui entrare nel dettaglio dell’intreccio, che lasciamo scoprire allo spettatore. Ci sia invece concesso di tornare sui pregi e cioè sul valore speculativo dello spettacolo. Che riesce a imporre all’attenzione dello spettatore, in modo divertente e leggero, alcuni temi sociali di un’attualità sconcertante. Insomma, un quadro sociale affrontato con ironia (e autoironia) molto realistico e più che credibile. Sicché, quella che ab initio poteva sembrare una scontata seppur abile tresca femminile, diventa via via una piccola pagina di storia sociale, sia detto senza enfasi, che aiuta a capire meglio il presente, unendo sapientemente divertimento e riflessione, riso e pianto, leggerezza e serietà d’intenti. L’incasso della serata sarà devoluto a favore della gestione del Centro Aism di Como che offre alle persone con Sm del territorio, in un’unica sede, tutta la gamma di interventi socio sanitari che la patologia stessa richiede e diventa un luogo di aggregazione in cui rafforzare le autonomie ed instaurare nuove relazioni sociali. I biglietti potranno essere acquistati in prevendita con un’offerta minima di dieci euro. La serata è organizzata in collaborazione la Classe del ’49 e la Classe del ’52, aderenti a La Stecca di Como. Le informazioni riguardo a questo spettacolo si posso avere contattando direttamente la sede Aism di Como (031523358 / 336-354002 / [email protected]). CRONACA P A G I N A 16 uovi appuntamenti, nuove iniziative, nuovi progetti per l’Unione Italia na Ciechi di Como, che continua a confermare una vitalità invidiabile. Archiviate le recenti manifestazioni: dall’inaugurazione di piazzale Louis Braille, alla serata di Villa Erba allietata dalla presenza del presidente nazionale, al concerto di Alberto Colombo e alla successiva vera e propria Giornata del Cieco del 14 dicembre prossimo si guarda ora all’appuntamento più prossimo, che porta la data del 14 febbraio. In questa data, alle ore 9.30, presso la sede associativa avrà luogo l’incontro con il dott. Giorgio Osculati della Società Voice Systems di Milano per la presentazione di due apparecchi: FarView, un innovativo videoingranditore portatile per la visione da vicino, da lontano e per la lettura di documenti memorizzati e la nuova versione di VoiceBox, macchina di lettura che ora include anche la consultazione gratuita dei quotidiani, compresa “La Provincia di Como”, con un semplice collegamento alla rete telefonica e senza entrare in Internet. La tecnologia al servizio dell’uomo… A seguire, nuova data da appuntare in calendario sarà quella del 7 marzo. Per celebrare la festa della donna la sezione comasca ha promosso un pomeriggio di festa, con la presenza di uno showman, a partire dalle ore 15 in sede. Tanta allegria, piacevoli sorprese, audio quiz, racconti, poesie e presentazione di esperienze e testimonianze personali, oltre alla possibilità di nuove proposte, considerazioni, commenti N Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 UNIONE ITALIANA CIECHI DI COMO Quando la cecità non è un freno alla vita da parte dei presenti. Questo ed altro per un pomeriggio insieme che si preannuncia effervescente! Per chiudere, come ben si addice ad ogni festa che si rispetti, con torte, bibite e spumante per tutti. Il 3 maggio da non perdere la celebrazione della prima “Giornata Nazionale dei Cammini”, voluta da tutte le associazioni che si occupano, come Iubilantes, di recuperare la storia e la bellezza naturalistica ed artistica dei percorsi della Via Francigena, che portava nei secoli scorsi i pellegrini dalla lontana Inghilterra e dalla Francia fino a Roma. La sezione Uici di Como ha dato disponibilità alla partecipazione, se la collaborazione, anche a livello regionale, sarà confermata, con i propri iscritti alla manifestazione artistico-culturalepodistica che dovrebbe presumibilmente svolgersi nella zona di Pavia sulle sponde del Po. Non solo svago, com’è ovvio, nei programmi dell’Unione, ma grande impegno anche sul campo preventivo e di sensibiliz- Sempre ricco, come al solito, il calendario delle iniziative che accompagnerà la sezione comasca per i prosssimi mesi. Non solo svago, anche assistenza e sensibilizzazione zazione ai problemi inerenti la cecità. L’appuntamento più vicino porta la data degli inizi di maggio. La sezione comasca, aderendo ad un invito della Sezione Italiana della Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, organizzerà dal 4 al 15 maggio una campagna di prevenzione rivolta ai bambini delle scuole materne della provincia, con il supporto di medici oculisti e di altre figure professionali: il camper della I.A.P.B., con a bordo tutta l’attrezzatura necessaria, raggiungerà almeno una decina di LO SCORSO 5 FEBBRAIO Concerto preghiera a S. Agata I l giorno 5 febbraio, nella parrocchia di S. Agata, è stata rispettata la tradizione: Messe molto frequentate, e devozioni nella cappella dove spicca la tela della santa, anche da parte di fedeli di altre parrocchie. Domenica 8 febbraio, poi, nella Messa solenne si è festeggiato don Guido Calvi, già giovane vicario a S. Agata, nel suo 25° di sacerdozio: un ritorno graditissimo e caloroso, ed una esemplare omelia, in cui don Guido ha ricordato che la verginità e il martirio di Agata trovano spiegazione nell’amore più grande per Cristo. Sabato sera 7 febbraio, inoltre, nella chiesa si è assistito ad un evento di grande impatto emotivo. Dentro una cornice sacra e ben calibrata di preghiera, si è sviluppata, per un’ora e mezza, un’intensa esecuzione musicale di violini, viole e violoncelli, con motivi celebri del Seicento e del Settecento. I giovani amici, anche santagatesi, della giovane orchestra “Sontuoso Ensemble”, hanno commosso il folto pubblico presente, con ritmi e accordi, deliziosi e coinvolgenti, di sonate, duetti e sinfonie di Pachelbel, Marini, Mozart, von Dit- tersdorf e Corelli. Lunghissimi e meritati applausi hanno connotato una serata esemplare, che dovrebbe diventare una tradizione a S. Agata, come ha detto il parroco don Giorgio: una serata d’arte, affidata a giovani, in onore di una santa giovane, che ha esaltato col martirio la bellezza della fede. plessi scolastici per effettuare uno screening e raggiungere almeno 250 bimbi, così da poter individuare eventuali difetti o patologie oculari su cui intervenire prontamente. Scorrendo ancora il calendario degli appuntamenti si arriva alla gita sociale che l’Unione propone nelle Puglie, una settimana attorno a metà maggio. Il programma è tutto da definire, in linea di massima la quota dovrebbe aggirarsi sui 600 euro. Le adesioni di massima sono attese entro il 28 febbraio. Ce n’è abbastanza? Certo che no. A questi appuntamenti da annotare in calendario si aggiunge l’attività quotidiana della Sezione di via Raschi 6, fatta di assistenza, informazione, e sostegno ai soci. Tra i progetti in dive- nire, da segnalare la “Promozione del cieco e dell’ipovedente” in ambito socio-sanitario. Iniziativa che si prefigge l’obiettivo di far conoscere le abilità, le potenzialità, le vere difficoltà e le problematiche del non vedente agli operatori sanitari: allievi infermieri, assistenti sociali e volontari ospedalieri. Lo scopo è quello di facilitare il rapporto operatore sanitario - paziente disabile visivo, nel momento difficile di un ricovero ospedaliero o in una casa di riposo, Residenza Sanitaria Assistenziale. Si vorrebbero così creare le condizioni affinché il disabile visivo possa trovare un ambiente più preparato ad accoglierlo e capirlo, un linguaggio comune che faciliti il rapporto con il personale incaricato, favorendo così un suo migliore inserimento nell’ambiente stesso. Un’ultima nota, per chiudere a riguardo della più tradizionale delle attività: la spesa. Prassi consueta per tutti, comporta, come ovvio, pratiche difficoltà per un non vedente. Un supporto prezioso in questo senso viene offerto presso la Coop di via Giussani dove il Comitato Soci Coop si è reso disponibile a fornire il servizio di assistenza alla spesa con la presenza di volontari ogni primo e il terzo martedì del mese alle ore 15 e alle ore 17. Chi volesse usufruire del servizio deve prendere appuntamento, almeno tre giorni prima, telefonando al numero 031526843 (Coop Rebbio), indicando con precisione data e ora desiderata. MISS CARNIVAL E LE MASCHERE VENEZIANE IN MOSTRA A COMO “Miss Carnival e le maschere veneziane”. Verrà inaugurata domenica 15 febbraio, presso lo Spazio Momi, ultimo piano dell’edificio Coin di via Boldoni 3 a Como, la mostra di Stampe Fine-Art di Fabrizio Capsoni dedicata al Carnevale di Venezia. L’inaugurazione ufficiale della rassegna, con la presenza dell’autore, è prevista mercoledì 18 febbraio, dalle ore 18 alle 22. La magia ed i colori del carnevale sono catturati dallo sguardo attento del fotografo che, grazie ai suoi scatti, riesce a trasmettere tutto l’entusiasmo e l’energia, ma anche il mistero e le emozioni di una festa italiana tra le più conosciute al mondo. “Il carnevale - spiega Capsoni - è una festa internazionale e viene vissuta in modo più o meno personalizzato in ogni luogo. In Italia, Venezia rappresenta il simbolo per eccellenza e qui mi sono recato per un reportage, dal quale ho tratto una serie di immagini tradotte in splendide Stampe Fine-Art. Fra le tante foto scattate mi sono soffermato su questa Miss Carnival, una stupenda signorina giapponese venuta da così lontano per rendere onore alla fama del Carnevale di Venezia”. PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 L’annuncio della Buona Novella 1 Il senso della vita: non cose di cui vantarsi, ma cose grandi da fare... LA LECTIO DEL VESCOVO SU SAN PAOLO Che cosa vuol dire essere un giovane cristiano oggi? 1Cor 9, 16-23 Fratelli, non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal Vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro. Paolo, che ha scritto questo testo, è uno che ha fatto l’esperienza di una buona notizia che gli ha cambiato la vita! Non illudiamoci che tutto questo sia successo solo e unicamente sulla via di Damasco, un certo giorno, quando ebbe una determinata esperienza. Quando Paolo ne parla, infatti, racconta che dopo quell’episodio ci sono state tante vicende, persino un lungo periodo passato in Arabia a riflettere e meditare e poi l’incontro con i fratelli, con Giacomo e Pietro a Gerusalemme per non correre invano. La buona notizia non la si incontra in un’unica esperienza, in quella determinata occasione e poi mai più: ci sono momenti importanti, di apertura, scaturigine di una fonte, ma poi bisogna abbeverasi, nutrirsi, riflettere, assimilare e far penetrare in profondità. Quando Paolo, nelle sue lettere usa il termine Vangelo (frequentissimamente), si riferisce a questa cosa qui: a quell’esperienza che per lui è stata sconvolgente e che progressivamente e lentamente gli ha cambiato la vita. Non c’è cristianesimo al di fuori di questa esperienza. Ciò che resta al di fuori di questa esperienza è una rifrittura indige- sta di atteggiamenti banalmente superstiziosi, magici, se vogliamo religiosi. Per fare una verifica su questo punto dobbiamo chiederci: che significato ha per noi la parola Vangelo?… se dovessimo spiegarlo a un amico improvvisamente catapultato qui dalle foreste della Thailandia. “Tu sei un cristiano? Ma cos’è il Vangelo di cui sento parlare?” Cosa risponderemmo? Vangelo è Buona Notizia. Cosa vuol dire. Paolo ha vissuto e sperimentato l’incontro con la Buona Notizia. Le prime parole importanti del testo che abbiamo ascoltato sono vanto e dovere. Si può passare tutta la vita a cercare di vantarsi, si può passare la vita mirando, progettando e costruendo motivi di vanto. C’è persino chi affronta un’esperienza così travolgente e bella come lo studio solo per potersi vantare. Attenti: questo gonfia come un rospo. C’è un’altra esperienza dell’uomo che invece edifica. Il vanto ha come alternativa il senso del dovere, che non è una cosa che ci casca addosso. È bello quando nasce dall’interno e ti fa sentire la vita con senso di responsabilità. Il senso della vita non è avere delle cose di cui vantarsi, ma avere delle cose importanti da fare, da vivere, sulle quali noi poi dobbiamo rispondere. Questo è un senso maturo del dovere. prosegue nella pagina successiva PA G I N A 2 Altre due parole: ricompensa e incarico. Si può passare tutta la vita a cercare le ricompense. Come a dire “i miei conti devono tornare”. Prendiamo ad esempio l’amicizia e l’amore: anche questa esperienza è sottoposta a scelta. Coltivi un’amicizia per cercarne una ricompensa, un vantaggio? Così tutto diventa iniziativa di conquista del ragazzo, della ragazza, dell’amico, dell’amica: diventa un prendere, anche se in maniera educata. Oppure ci sentiamo incaricati di una gratuità. Paolo mette subito dopo un gratuitamente. Un’impresa certamente difficile, ma veramente entusiasmante è quella che ci aiuta a liberarci di noi stessi, dei nostri interessi e delle nostre ricompense. Cosa domina la nostra vita? Quale criterio mi fa dire che una cosa va bene o non va bene? È ciò che tu senti come l’incarico ricevuto dall’incontro con la Buona Notizia, oppure il criterio delle scelte è il preciso conto delle proprie ricompense: Se mi serve è buono, se non mi serve non mi interessa o è addirittura negativa. A cosa serve la libertà? Pur essendo libero da tutti mi sono fatto servo di tutti. Non avrei timore a dire, in maniera paradossale, che la libertà ci è stata data perché noi possiamo liberamente metterci a servizio gratuito per amore delle persone che hanno bisogno di noi. E che ogni altra concezione di libertà è una trappola, è una fonte di delusione! Il nome Kafka dice qualcosa? Era uno scrittore piuttosto disperato. Diceva: “Vivendo in un certo modo arriveremo a una certa età e avremo solo da guardarci nello specchio per scoprire che abbiamo una fronte sulla quale battere il palmo della nostra mano”. È la delusione! La delusione di una libertà tutta e solo e sempre giocata nella ricerca di una ricompensa e del proprio interesse. Una libertà che non ha mai trovato la strada IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 SentinelledelMattino di uscita, la piena espansione di quel potenziale enorme di vita, di gioia e di bellezza che ha dentro di sé, spendendosi per il servizio agli altri. Paolo nella lettera ai Galati dice: “Noi siamo stati liberati dalla libertà di Cristo, perché restassimo liberi”. Perché la tentazione di venderci anche a Dio è fortissima… al quale mi vendo per avere la mia ricompensa. Cristo ci ha liberati purché questa libertà non sia cercata per i nostri gusti, ma per metterci liberamente al servizio degli altri. Se un servizio, infatti, non è scelto liberamente, è schiavitù. E uno schiavo non serve a nessuno! Certamente non serve all’unico e vero Dio, a quel Dio che è venuto a darci una buona notizia, che Paolo ha scoperto lasciandosi sconvolgere la vita. Quando Paolo dice che non è sotto la legge, sta parlando dell’Antico Testamento. La Legge dell’AT da sé sola è diventata spazzatura. Ma lui si è sottomesso alla legge di Cristo, il suo Nuovo Comandamento – amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi - non abolisce la vecchia legge, ma senza questo compimento la dichiara spazzatura, da buttar via. Tutte le osservanze e i doveri, i divieti, gli obblighi e tutto il resto del ciarpame religioso, se non viene rigorosamente orientato a correre verso Gesù e a lasciarsi liberare da Lui, è spazzatura! Con i Giudei ho camminato insieme perché bisognava condividere con loro la Legge (sapendo il perché non gli costava poi molto)… e con quelli che non erano sotto la Legge, intesa appunto come Legge dell’antico patto, mi sono mostrato come uno che si era distaccato dall’interpretazione schiavistica e interessata dell’Antica Legge per liberarsi alla Legge di Cristo, dentro la quale si possono rispettare anche i 10 comandamenti, ma finalmente sapendo il perché: perché abilita a vivere in modo coerente e a testimoniare agli altri la Buona Notizia. Se dovessi descrivere la mia vita nel suo insieme, dice Paolo, potrei dire che tutto faccio per il Vangelo, per questa Buona Notizia. Vale la pena spendere qualche minuto per chiarire una cosa importante: qual è il contenuto di questa Buona Notizia? È necessario un lungo cammino e mai va considerata cosa scontata. Il processo di liberazione da una visione schiavistica - impaurita dai castighi e interessata ai vantaggi - verso una visione della vita sciolta e gratuita è mai finito: è un processo continuamente in atto dentro di noi. Il fatto che esista un Dio che non so cosa pensa e che mi tiene “in bilico fra il paradiso e il mandarmi all’inferno” è una buona notizia? Si potrebbe quasi dire che, da questo punto di vista, è possibile condividere il pensiero della UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti): non dico che questo Dio, probabilmente, non esiste… ne sono sicuro! Perché è arrivato un certo Gesù di Nazareth a dirmi che Dio è un’altra cosa! Non è un arbitro per vedere come me la cavo e per definire se sono uno che si è meritato la pedata eterna nel sedere oppure se si è meritato la sua nuvoletta in paradiso…” Questa è una buona notizia? Paolo sulla via di Damasco, legatissimo all’Antico Patto, pieno di zelo nei confronti di quei quattro stupidi che seguivano Gesù di Nazareth, religiosissimo con le idee in testa ben chiare… Una voce gli ha detto: “Saulo guarda che tu stai toccando il cuore di Dio che ti vuole bene…”. E Paolo: “Chi sei Signore?”. “Quello che tu stai andando a perseguitare!”. “Cosa devo fare?”. “Ti sarà detto quello che devi fare! Ci sarà uno che sapendo bene chi sei, ti chiamerà fratello! E ti dirà che il Signore lo ha mandato a farti riacquistare la vista. E scoprirai, nel momento in cui eri un dannato persecutore, Dio stava dalla tua parte!”. E questa cosa non è bastato sentirsela dire sulla via di Damasco, ma anche da Anania, dal Signore tante altre volte (nell’esperienza mistica della preghiera non delle “preghierine”), da coloro che sono alla guida di Gerusalem-me e di Roma, gli apostoli. E questo ha creato in Paolo e continua a creare in noi le condizioni per un incontro profondo con questa Buona Notizia che cambia la vita. Perché se ci crediamo che Dio è così, se facciamo l’ipotesi che la piena manifestazione di Dio sia dentro l’interpretazione giusta di un cadavere attaccato a una forca (perché questo è il crocifisso…), se facciamo questa scommessa e rimaniamo dentro a questa fede per mesi e per anni, la vita ne rimane radicalmente trasformata. I progetti, i desideri, le prospettive, i criteri sul giusto e lo sbagliato, su ciò cha fa bene o male, che costruisce e distrugge, diventano diversi! Questa è l’esperienza di Paolo: ha incontrato Gesù e in Lui ha capito che la vita era un’altra cosa. Ha incontrato così la gioia e la felicità, quella che tutti cercano e che molti pretendono di avere individuato nell’accumulo, il più alto possibile, del proprio individuale benessere, dove non c’è una gioia vera! Qual è la prima risposta, presente sul testo che stiamo meditando? La gratuità. Molte persone hanno iniziato dalla gratuità. Fare le cose anche se nulla ci viene in contraccambio, perché sono vere, buone e belle per altri, perché edifica e costruisce. Mi sono fatto tutto a tutti e servo di tutti pur essendo libero! Nessuno m’ha costretto o ricattato o pagato! Qualcuno mi ha fatto sentire il profumo e il gusto di questa novità di vita e da lì in avanti non ho capito più niente (direbbe S. Agostino), oppure ho cominciato finalmente a capire qualcosa. Al termine della riflessione il Vescovo ha posto alcune domande. 1. Se dovessi spiegare cosa intendi per Vangelo, ti viene in mente soprattutto un libro? Ti viene in mente una cosa da leggere? Ma che Buona Notizia abbiamo mai sentito? 2. Un’alternativa… Pensatela riguardo soprattutto ai giovani vostri coetanei che non sono qui e che stanno cercando di essere felici… Cosa vuol dire essere cristiani? Ecco l’alternativa: è un modo un po’ fuori di moda, noioso e pesante, pieno di divieti e di obblighi per essere una persona perbene (se può interessare), per assicurarsi la salvezza dell’anima (se c’è), per far contenti i genitori che rompono, per tener buono anche Dio e per non perdere alcuni amici; oppure vuol dire essere stati sfolgorati da un amore sconvolgente e gratuito (ha amato me e ha dato se stesso per me, dice Paolo) che cambia la vita e la trasforma in una voglia matta di condividere con altri questa stessa esperienza che libera e fa scoprire la bontà e la bellezza del vivere… dove sono i cristiani? 3. Come mi sono abituato a considerare gli altri? Per Paolo sono coloro di cui si fa servo e con i quali ha imparato a condividere tutto quello che può condividere… Mi sono fatto tutto a tutti. Ad alcuni, gli altri potrebbero apparire soprattutto come occasione positiva di incremento del proprio benessere: “Ti amo vuol dire che tu fai star bene me!”, “Siamo amici vuol dire che stare con te mi conviene”… oppure gli altri sono concorrenti, ingombri fastidiosi, più spazio hanno loro e meno c’è per me, sono avversari… li divido rigorosamente non in gente che ha bisogno e che posso servire e in gente che non ha bisogno e deve essere invitata a servire con me, ma come simpatici e antipatici, utili e dannosi, buoni o cattivi perché sono buoni per me o cattivi con me… come considero gli altri? Quando e dove e come e perché ho cominciato a fare qualcosa per gli altri gratis? Non per farmi vedere o concorrere, ma neanche per andare in paradiso o salvarmi l’anima… 4. Quale idea mi sono fatto di Dio, sia che lo penso come esistente sia che lo nego? Domanda da fare anche ai compagni agnostici, atei o razionalisti… E scoprirete in molte occasioni di essere atei anche voi, grazie a Dio… Mi rendo conto di quanto questa scelta influisca sulla mia visione del mondo? Dimmi chi è il Dio in cui credi o non credi e io ti dirò chi sei! PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 3 SentinelledelMattino Un giovane racconta la sua esperienza in India ALLA SCOPERTA DI UN MONDO MOLTO DIVERSO DAL NOSTRO abriele, 22 anni, di Sondrio, studente universitario presso la Bocconi di Milano, ha compiuto negli scorsi mesi un viaggio in India, ospite di una fondazione non-governativa che promuove lo sviluppo locale. Al suo ritorno ci ha raccontato la sua esperienza. G «Questo viaggio è nato dalla curiosità di uno studente ventiduenne che non riusciva a contenere il suo desiderio di vedere nuove culture, nuove religioni, nuove persone e nuovi sogni. Quasi senza consapevolezza indicò le sue preferenze geografiche alla sua Università per un’esperienza lavorativa, convinto che ogni scambio lo avrebbe arricchito molto. Pochi mesi dopo, zuppo di entusiasmo arriva a Calcutta. Meraviglia e timidezza. Appena uscito dall’aeroporto riscopre gli occhi che aveva da bambino, come allora si sorprende per ogni cosa gli appaia davanti. Fa un caldo terribile e l’umidità non fa quasi respirare. Dopo qualche contrattazione trova un taxi e si fa portare nel dormitorio dell’organizzazione dove avrebbe lavorato. Gli sembra quasi impossibile vedere tante persone tutte insieme sulla stessa strada, ognuna indaffarata a trasportare qualcosa, ognuna con un mezzo diverso e originale. Intanto che si addormenta sul taxi ride perché non aveva mai pensato che in una strada dove i clacson non smettono mai di suonare per più di qualche secondo, la gente in transito potesse essere così paziente l’una con l’altra. Questo studente di economia è andato in India per lavorare in un’organizzazione non-governativa che promuove lo sviluppo locale: l’Istituto per le Madri e i Bambini Indiani, nato per placare la sofferenza a cui le malattie più facilmente curabili soggiogavano i bimbi e le loro madri. In seguito per rendere maggiormente consapevoli i potenziali pazienti dell’importanza della prevenzione, grazie ai fondi dei benefattori europei, furono aperte delle scuole. Mancava solo lo strumento per cambia- re definitivamente i loro miseri stili di vita: il credito. Pertanto l’organizzazione aprì anche delle piccole banche dove le donne locali (più affidabili degli uomini) potevano prendere a prestito piccole somme per finanziare i propri mezzi di lavoro, spezzando così quel circolo vizioso che impediva loro di risparmiare e di fare crescere la propria famiglia. Il nostro studente, già consapevole dei progressi che il microcredito riesce a creare anche tra le comunità maggiormente povere, si è sbalordito ancora di più di fronte all’evidenza di migliaia di donne che, grazie alla fiducia data loro con un prestito minuscolo, ora possono permettersi tre pasti al giorno e persino di fare studiare i loro bambini. Non è necessaria nessuna garanzia per questi prestiti: in primo luogo i poveri non possono fornirne alcune, inoltre perché, essendo l’unica occasione per uscire dalla miseria, nessun povero si fa scappare questo dono preziosissimo che è la fiducia. Lo studente svolge il suo lavoro con passione e inventa con i suoi colleghi nuovi progetti che possano migliorare anche la condizione sociale delle madri, così organizza spettacoli teatrali sulla violenza domestica. Anche se ci vorranno anni prima che le violenze (diffusissime in tutta l’India) diminuiscano, lui è convinto che il solo parlarne, mettendo tutti come di fronte ad uno specchio, possa fare molto. Spesso, però, quando si reca in centro, rimane confuso e si pone mille domande attraversando le strade di Calcutta. È una città sporca, dall’aria quasi irrespirabile, letteralmente assordante eppure così impetuosamente vitale da sembrargli bella. I marciapiedi brulicano di quelli che alcuni - ancora troppi - indiani chiamano “intoccabili” o “fuori casta”, sono un quarto di tutta la popolazione. Sono considerati reietti, miserabili, fanno i lavori più riprovevoli e, se per sbaglio toccano e mettono il piede nell’ombra di un bramino componente della casta più alta, sarà peggio per loro. Per molti indiani gli intoccabili sono peg- gio della spazzatura, inquinano solamente la loro società. Queste persone hanno generalmente degli occhi dolcissimi e un modo disperatissimo di chiedere l’elemosina. A Calcutta, dove la miseria e la povertà più impensabili hanno deciso di stabilirsi, qualche intoccabile perde addirittura la forza di domandare ai mille passanti del denaro. Così si lascia morire al lato della strada dove scorre l’acqua della fogna e dall’altra parte un cane morto da giorni viene mezzo divorato da topi e insetti. Questa è la faccia più brutta dell’India, una paese così duro da permettere che i neonati vengano abbandonati sui marciapiedi finché la madre non si ricordi di andarli a prendere; un paese in cui i bambini piangono perché hanno fame e poi una mattina si svegliano e non hanno neanche più la forza di piangere e allora dormono, dormono così a lungo che non vedranno più l’inferno in cui hanno avuto la sventura di nascere. Lo studente non riesce a darsi una risposta, non capisce come sia possibile che esista tanto dolore, tanto male. Allora cerca tra i suoi ricordi di filosofia come la sua religione cristiana possa giustificare la presenza del male: san Tommaso paragonava il male ai silenzi che fanno parte di una melodia e contribuiscono alla sua armonia. Ma non lo può accettare. Perché quel bambino abbandonato e moribondo non sono io? – dice tra sé e sé. Decide di chiederlo ad un amico buddhista, religione che, in quanto cristiano, lo studente trova utile conoscere per migliorare il proprio amore verso il prossimo. Non c’è niente da fare. La risposta è semplice: la legge karmica che domina la natura fa in modo che ad ogni azione positiva segua una conseguenza positiva, viceversa ad ogni azione negativa segua una conseguenza negativa. Così per i buddhisti quei bambini scontano comportamenti negativi di vite passate. Dal momento che lo studente non riesce a trovare una risposta che abbia senso, decide che nel frattempo l’unica cosa da fare sia investire tutte le pro- prie risorse per alleviare le sofferenze degli altri, cosa su cui entrambe le religioni citate sono notevolmente in sintonia. Le settimane passano e lo studente si sente sempre più a casa. Nonostante gli manchino i suoi affetti, le bambine del centro che vivono sotto di lui riempiono di gioia i suoi risvegli e le sue serate. La più grande Rekha ha bisogno delle braccia per camminare e nonostante i tormentosi dolori muscolari ha degli occhi entusiasti e brillanti. Tusi si vergogna sempre di quella mano che si è dimenticata di crescere. Rani sconta le colpe di un padre che, oltre ad essere assente, l’ha privata della madre contagiandola con l’Aids. Molte altre bimbe accolgono i “buongiorno” e le “buonanotte” dello studente con i loro visi bellissimi, con i loro sorrisi e i loro scherzetti per non lasciarlo mai andare via. Bimbe apparentemente sfortunate per i nostri occhi occidentali un po’ miopi, ma fortunate per la gioia interiore e l’ambiente in cui sono nate. Tutti i pomeriggi che non deve lavorare con le donne del microcredito o con le donne del teatro, lo studente corre a prendere uno dei popolarissimi aquiloni che tutti i giovani fanno volare in India e va sul tetto insieme alle bimbe che ormai sente come delle sorelline. Non riesce mai a far volare l’aquilone, finché un bimbo viene e timidamente gli chiede se può mostrargli come far volare quel bellissimo pezzo di carta velina. Piano e con ampi ma graziosi strattoni fa prendere quota a quel quadratino rosso. “Come un sogno, ci vuole tempo e impegno prima che si realizzi” – pensa lo studente. Così l’aquilone sale sempre più in alto dove il vento forte lo fa volare fiero. Che meraviglia tutti gli occhi dei bambini rivolti al cielo, le nuvole al tramonto sullo sfondo e il loro sogno che si libra tra tanti aquiloni sul cielo di Calcutta. I loro sorrisi stupendi, insieme ai loro occhi neri enormi e profondi, sono uno degli spettacoli più emozionanti che lo studente no ha mai visto. Con un po’ d’amarezza la data del volo di rientro si avvicina. Lo studente è felice di rivede- re le persone che ama ma è triste di lasciare quelle che sono diventate la sua famiglia per tre mesi. Quelle che gli hanno insegnato a mangiare il riso di tutti i giorni con le mani, quelle che hanno soddisfatto tutte le sue domande sugli indiani, la loro politica e la loro lingua, ed anche quelle che lo curano quando sta male. Una parte dello studente non vuole partire intimorito dalla perdita di quella ricchezza che sente ancora di poter accrescere dentro di sé. Non può più ammirare i colori sgargianti che irradiano di gioia i volti delle donne indiane nei loro semplici sari. Dove sono finiti i mille vedri luminosi dei campi di riso a mezzogiorno? Chi gli avrebbe raccontato delle leggende Hindù o illuminato sulla pazienza e la comprensione dell’altro? Gli mancano ancora troppe città del sub continente da visitare, ognuna delle quali rappresenta un diverso insegnamento. Una su tutte gli lascia una forte eredità: Varanasi. In sanscrito significa “la città che attira tutti”. Infatti è il sogno di ogni indiano morire nella loro città più sacra, essere cremati per purificare i propri peccati e sapere che i parenti gettano le proprie ceneri nel fiume sacro, il Gange. Mentre lo studente richiama alla mente quell’ora passata a fissare corpi bruciare tra parenti quasi gioiosi, ricorda che dopo un iniziale smarrimento quel rituale, all’inizio così terribile e crudo, inizia ad ispirargli tranquillità e pace per la sicurezza con cui gli indiani accompagnano i loro cari nella loro prossima vita. Decide così di accettare la fine di quell’esperienza preziosissima, certo che ne sarebbe nata un’altra molto presto. Quante cose ci sono da imparare a casa, e poi la cosa più importante è condividere con gli altri le ricchezze trovate in quel Paese così diverso. Le magie del viaggio e le scoperte che lo accompagnano sarebbero nuovamente tornate con altri viaggi in terre lontane e vicine. Atterrato, lo studente trova la persona amata aspettarlo fuori dall’aeroporto e incomincia proprio da lei a raccontare quella inestimabile esperienza». PA G I N A 4 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 SentinelledelMattino GIOVANE, DIVENTA CIÒ CHE SEI! A COMO E A SONDRIO, PROMOSSA ANCHE DALLA COMMISSIONE GIOVANILE: MOSTRA SU SAN PAOLO La prima sezione, a carattere archeologico, mostra i luoghi della vita di san Paolo, da Gerusalemme (martirio di santo Stefano) a Roma (martirio di san Paolo), contestualizzando attraverso tempi e luoghi il suo insegnamento e il respiro universale che caratterizza il suo apostolato. La seconda sezione sottolinea la vocazione come sorgente di un uomo nuovo e di una vita nuova. Lo Spirito, infatti, investe l’intimo dell’uomo e lo trasforma: di qui nascono la comunione e la missione e si origina la civiltà della verità e dell’amore. Como presso la chiesa di San Giacomo dall’11 al 24 marzo e poi a Sondrio, presso la sala Ligari della Provincia dal 4 al 21 aprile (promossa in primis dall’Istituto Pio XII), si svolgerà la mostra Sulla via di Damasco, l’inizio di una vita nuova. Si tratta di una mostra interamente dedicata, nell’anno paolino, proprio alla figu- A C he ci fa un’anguria blu su un manifesto che pubblicizza il convegno Giovani di AC? Le angurie, si sa, sono rosse, e allora? Lo slogan - Diventa ciò che sei - ne è la chiave di lettura. Un’anguria può essere più o meno rossa, certo, più o meno acerba o matura, ma non blu. L’invito per i giovani di Azione cattolica accorsi a Talamona in bassa Valtellina sabato 7 e domenica 8 è stato proprio questo, riscoprire la propria identità di giovani in cammino nell’Azione Cattolica e nella Chiesa. La prima tappa è stata una veloce riflessione su ciò che conta nella nostra vita, su ciò che è importante. Se mettiamo sassi, sassolini e sabbia in un contenitore di vetro, bisogna fare il tutto in quest’ordine, altrimenti sarà difficile, dopo aver occupato spazio con la sabbia densa, aggiungere sassi più grandi. Quindi, si tratta prima di pensare a ciò che è importante, e poi di passare ad altro. La domanda da porsi allora è: che cosa è importante per un giovane per… diventare ciò che è? Un primo aspetto è stato analizzato immediatamente con un gioco di ruolo: uno di quei giochi in cui ognuno di noi è chiamato ad interpretare un personaggio in una situazione particolare; purtroppo niente stregoni o cavalieri, come solitamente si fa, ma un’azienda in una situazione drammatica. C’è una consegna da effettuare a breve ed il tempo è ormai agli sgoccioli… si ritrovano il capo ufficio, un carrierista, un polemico, un mediatore, l’ultimo arrivato e una persona propositiva ma taciturna per risolvere la complicata situazione. La tensione è alle stelle, i sei personaggi entrano in relazione tra loro, ciascuno con le proprie caratteristiche per cercare di raggiungere l’obiettivo ma non è subito fatto. Gli individualismi ed i timori entrano in gioco e il lavoro di squadra si complica. Con questa semplice ma efficace tecnica, i giovani hanno riflettuto sul modo di comportarsi tra loro, non solo quando ci si trova in oratorio, ma anche a casa, oppure con i propri amici. Quante maschere ci facciamo affiggere dagli altri?! Quanti “ruoli” siamo costretti a giocare volenti o nolenti? Ci si è soffermati anche sulla propria identità: chiamati ad essere ciò che siamo bisogna stare attenti a chi si è. Non si può essere una persona in oratorio, ed un’altra il sabato sera; comportarsi in un modo in famiglia ed altrimenti a scuola. Dopo tante riflessioni, un’ottima cena, una birra e due tiri a bowling sono state le cose migliori per rilassarsi. La domenica, dopo una sveglia abbastanza mattutina, la parrocchia di Talamona ha accolto i nostri baldi giovani - una trentina - alla messa parrocchiale. Grandi ospiti hanno animato la giornata: il presidente diocesano dell’Azione Cattolica, Francesco Mazza, e il vicepresidente diocesano per il Settore Adulti, Fabrizio Alippi. La riflessione è proseguita sul ruolo dell’AC a servizio della diocesi: il paragone migliore è quello di una band in cui sono necessari una batteria, un basso ed un piano; rispettivamente la pastorale, che dà il ritmo; l’Azione Cattolica, necessaria (provate voi a togliere i bassi al vostro stereo!) ma con un lavoro a volte nascosto di rinforzo alla batteria; ed il vescovo, che sviluppa la melodia creatasi. Infine, la giornata si è conclusa con un dibattito sul proprio essere AC, su ciò che distingue un associato dagli altri giovani che vogliono vivere la sequela di Cristo. Una prima conclusione a cui si è giunti, anche grazie all’assistente giovani don Emanuele Corti ed al Settore Giovani di AC che ha organizzato la due giorni, è che un giovane sceglie l’Azione Cattolica come strumento per essere a servizio della pienezza della vita cristiana degli altri; come strumento per formarsi, per capire e approfondire il proprio essere cristiani a servizio della gioia di tutti nell’essere cristiani. Aderire è dunque rispondere ad una chiamata con senso di responsabilità per aprirsi a quella corresponsabilità necessaria nella Chiesa di oggi. DA VIDE DEL NERO AVIDE ra dell’apostolo delle genti: Paolo di Tarso. La mostra, costituita da pannelli fotografici, è suddivisa in due sezioni principali: 1. I luoghi della vita e della predicazione di san Paolo. 2. Dall’incontro con Cristo nasce l’uomo nuovo. I testi sono arricchiti da immagini sui luoghi di san Paolo e sulla raffigurazione di Paolo nella tradizione artistica e sul suo legame con Pietro. Pietro e Paolo infatti “con carismi diversi operarono per un’unica causa: la costruzione della Chiesa di Cristo… iniziatori di una nuova città, come concretizzazione di un modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal Vangelo di Gesù Cristo” (Benedetto XVI). CRONACA P A G I N A 21 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 COMOCUORE Vesti il tuo cuore di rosso esti il tuo cuore di rosso”. È questo lo slogan che accompagna la Giornata europea del cuore, programmata per sabato 14 febbraio. Simbolo della giornata sarà il cioccolato, tradizionale alleato del cuore. Il cioccolato infatti, in special modo fondente, contiene flavonoidi, potenti antiossidanti che contribuiscono a difendere la salute di arterie e cuore, favorendo la circolazione sanguigna e riducendo il rischio di coaguli del sangue. Il cioccolato riduce l’infarto miocardico aumentando, se assunto in quantità limitata, i livelli di colesterolo buono. Tra gli altri alimenti che stanno dimostrando preziose qualità antiossidanti spiccano anche la papaia e il melograno. In campo per celebrare questa giornata, con una serie di iniziative, non poteva mancare l’associazione comasca Comocuore, da ormai un ventennio in prima linea per la lotta contro l’infarto. La settimana di Comocuore è iniziata martedì 10 febbraio, con la presentazione, presso il Kiwanis International Club di Como, del progetto “Sai salvare una vita MiniAnne”, finalizzato ad istruire i ragazzi delle superiori V “ Una settimana di inizitive promosse dall’associazione in vista della Giornata europea del cuore, programmata per il 14 febbraio sull’apprendimento delle tecniche per un corretto massaggio cardiaco. «Il progetto MiniAnne - spiega Giovanni Ferrari, presidente di Comocuore che rappresenta il maggiore impegno oggi per la nostra organizzazione, sta procedendo molto bene. Quasi 3000 ragazzi sono stati addestrati alle tecniche della rianimazione cardio-polmonare e molti di loro verranno a breve richiamati per una verifica relativa al grado di apprendimento di tale tecnica. A loro è stato distribuito un manichino che hanno portato a casa, sperando che rendano partecipi di questa tecnica anche i loro familiari. Quanto prima il progetto proseguirà anche presso l’Istituto Fermi di Cantù e l’Istituto Ripamonti di Como. In due classi dell’Istituto Magistri Cumacini si è inoltre deciso diventerà materia d’esame». A seguire, giovedì 12 febbraio, il dott. Giovanni Ferrari ha dedicato u- na serata, a Gironico, al tema della “Prevenzione dell’infarto miocardico”. Particolarmente densa la giornata di venerdì 13 febbraio. Presso il Teatro Sociale di Como, dalle ore 9 alle 13, prevista una mattinata di valutazione dei fattori di rischio cardiovascolare globale, con il controllo della pressione arteriosa, colesterolo, glicemia, intima carotidea, indice di massa corporea. I tutto reso possibile grazie alla presenza di infermiere volontarie della Croce Rossa, che effettueranno i tradizionali controlli (misurazione della pressione arteriosa, colesterolo), e di cardiologi, a disposizione di quanti desiderino conoscere i fattori di rischio d’infarto e delle malattie che colpiscono l’apparato cardiocircolatorio. Agli interessati sarà anche fornita la ‘Carta del rischio’, un utile vademecum per scoprire se il proprio stile di vita rappresenti l’anticamera ai problemi del cuore. Il 13 e 14 febbraio sarà anche allestito un banchetto in piazza Cavour dove i volontari di Comocuore distribuiranno tavolette di cioccolato e biglietti della lotteria “Parole di cuore” e forniranno informazioni ai cittadini. Momento clou della giornata, “Omaggio a Fred Astaire e Ginger Ro- gers”, con Raffaele Paganini, presso il Teatro Sociale di Como, venerdì 13 alle ore 21. L’intero ricavato della serata sarà devoluto all’associazione Comocuore (38 euro platea, 25 galleria, biglietteria Teatro Sociale). A chiudere la settimana dedicata al cuore l’estrazione dei biglietti della lotteria “Parole di Cuore”, sabato 14 febbraio, alle ore 18, in via Lambertenghi 3 a Como, e il torneo di burraco a coppie “Cuori in fiore” di domenica 15 febbraio, alle ore 20, presso le serre Ratti di via Borgovico. «Una serie di iniziative importanti - spiega la vice presidente di Comocuore Elena Colombo - per tutelare al meglio il nostro cuore attraverso la prevenzione, l’assunzione di un adeguato stile di vita, ma anche per predisporre un adeguata rete di in- tervento in caso di emergenza. Per rispondere a quest’ultimo aspetto prosegue l’operazione salvagente». L’ “Operazione salvagente”, avviata nel 1990, si prefigge lo scopo di diffondere, nel Comasco, l’acquisto di defibrillatori, strumento prezioso in grado di intervenire tempestivamente in caso di infarto, ed evitare complicazioni irreparabili. Dal 1990 ad oggi, grazie all’impegno di Comocuore sono stati 110 i defibrillatori distribuiti sul territorio, in luoghi di emergenza, ambienti di lavori, alberghi, supermercati, e la campagna prosegue. Attualmente tutte le Croci legate al 118, che sul territorio intervengono in caso di emergenza sono dotate di un defibrillatore, elemento che annovera il servizio 118 di Como tra i migliori d’Italia in ELEVAZIONI MUSICALI IN S. FEDELE DAL 16 FEBBRAIO AL 1° MARZO La caccia in cucina T orna anche quest’anno, dopo il positivo risultato ottenuto nell’edizione del febbraio 2008 sui territori di Milano, Bergamo, Como, Brescia, Pavia e relative province, la manifestazione regionale “Caccia in cucina”, giunta alla sua settima edizione, in programma dal 16 febbraio al 1° marzo. Lo scopo è quello di promuovere la tradizione culinaria a base di selvaggina, elemento presente nella cucina regionale di tutta Italia, nonché catalizzare l’attenzione di un vasto pubblico nei confronti dell’attività venatoria, tramite gli elementi unificatori della tavola e della convivialità, che sono da sempre parte integrante della caccia ed alla sua stessa origine rimontano. Il vettore primario finalizzato al coinvolgimento ed alla divulgazione della cultura gastronomica venatoria del nostro territorio, è rappresentato dai 63 ristoranti della Provincia di Como che hanno scelto di aderire alla rassegna. L’edizione 2009 sarà inoltre caratterizzata da un “gemellaggio gastronomico” Italia-Svizzera, reso possibile grazie ai contatti intercorsi fra l’Assessorato alla Caccia della Provincia di Como, l’avvocato Giovanni Bana, presidente dell’Anuu Migratoristi nonché capo della delegazione italiana al Consiglio internazionale della Caccia, ed il presidente dei Cacciatori ticinesi, Marco Mondada. «Sono lieto di promuovere ed ospitare un evento di simile caratura, consapevole della necessità di una giusta ed adeguata comunicazione di tutti gli aspetti inerenti il mondo venatorio - spiega l’assessore provinciale alla Caccia e Grandi eventi, Dario Bianchi - “Caccia in cucina” si conferma, ancora una volta, un appuntamento importantissimo per la divulgazione e la promozione dei prodotti tipici locali, in particolar modo legati al mondo della selvaggina, solitamente poco conosciuti all’esterno di circuiti ristretti. L’elevato livello dei prelievi venatori di selvaggina stanziale raggiunto negli ultimi anni in provincia di Como consente oggi di proporre una simile iniziativa: si pensi che le sole carni di cinghiali e cervi che finiscono in un anno sulle tavole comasche ammontano a oltre 10 tonnellate». relazione alla casistica di salvataggio dei pazienti colpiti da infarto. Parallelamente ad un fitta campagna di sensibilizzazione da parte degli operatori del settore rispetto all’assunzione di adeguati stili di vita, proseguono anche gli sforzi della medicina per comprendere quanto eventuali fattori generici o di lavoro influenzino eventuali problemi al cuore. In questo senso Comocuore sta collaborando a una ricerca, condotta a livello nazionale, monitorando i dipendenti di alcune aziende per verificare la presenza di eventuali condizioni di rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari. Fino al 15 febbraio, chi desiderasse finanziare la ricerca scientifica a difesa del cuore può donare due euro inviando un sms al numero 48545. CON IUBILANTES A PIEDI IN TERRA SANTA Camminare da Tiberiade a Gerusalemme, su percorsi escursionistici, in ambienti di grande interesse storico e ambientale: è questo il pellegrinaggio che l’associazione comasca Iubilantes propone a quanti amano il gusto antico e sempre nuovo del camminare insieme su antichi passi. Il cammino si svolgerà dal 23 marzo al 6 aprile; si articolerà in dieci giorni di escursione e in cinque giorni di visita ai luoghi storici e ai luoghi santi; si concluderà a Gerusalemme con la solenne festa della Domenica delle Palme, in occasione della quale verrà portata in processione la bella icona donata due anni fa da Iubilantes alla Custodia della Terra Santa. Per ogni informazione ci si può rivolgere a Iubilantes, via Vittorio Emanuele II 45, Como; tel. 031- 279684; e-mail iubilantes @iubilantes.it; oppure consultare il sito www.iubilantes.eu. Dal 28 febbraio in S. Fedele, a Como, dalle ore 17.30 alle ore 18.00 riprendono le elevazioni musicali con musiche organistiche intonate al periodo di Quaresima come oramai da una tradizione consolidata negli anni. Si avvicenderanno all’organo Mascioni vari organisti: 28 febbraio ore 17.30: organista m° Alessandro Milesi (organista professionista nel lecchese). 7 marzo ore 17.30: organista Stefano Gorla (titolare nella chiesa parrocchiale di Parè). 14 marzo ore 17.30: organista Elena Donegani, titolare nella chiesa parrocchiale di Olgiate Comasco e del coro parrocchiale di Gironico 1937. 21 marzo ore 17.30: organista Bruno Mazzola (organista nella parrocchiale di Breccia e nella Basilica del S. Crocifisso in Como) 28 marzo ore 17.30: organista Mattia Marelli (titolare nella chiersa di Capiago e di S. Andrea in Brunate). 4 aprile ore 17.30: organista Stefano Venturini (titolare nella chiesa parrocchiale di Carate Urio). A CRONACA P A G I N A 22 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 L’INCONTRO TENUTOSI AL COLLEGIO GALLIO Educazione: condivisione della vita A nche la sofferenza fa parte della verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenere al riparo i più giovani da ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di far crescere, nonostante le nostre buone intenzioni, persone fragili e poco generose”. Con queste parole di Benedetto XVI, tratte dalla Lettera sul compito urgente dell’educazione, ha preso avvio il secondo incontro del ciclo sull’educazione, promosso dal Centro Culturale Paolo VI in collaborazione con “Medicina e Persona” e “Agesc”, presso l’Auditorium del Collegio Gallio di Como, lo scorso 3 febbraio, sul tema: “Educazione: condivisione della vita”. Sono intervenuti Massimo Galli, medico cardiologo dell’associazione “Medicina e Persona”, che ha moderato l’incontro; Sylvie Menard, oncologa presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, e Giovanni Guizzetti, responsabile del reparto Stato Vegetativo del Centro Don Orione di Bergamo. Di grande interesse, oltre al tema che ha toccato questioni di stringente attualità come la qualità della vita, l’autodeterminazione dell’uomo, il testamento biologico e l’eutanasia, sono state le testimonianze dei relatori. Una vita, la loro, dedicata alla medicina, alla ricerca e alla cura dei malati, in prima linea su uno dei fronti più impervi della sofferenza umana. Di forte impatto emotivo è stato l’intervento di Sylvie Menard, oncologa parigina di fama internazionale, ex allieva di Umberto Veronesi, impegnata da 40 anni nella ricerca sul cancro presso il Dipartimento di Oncologia sperimentale dell’Istituto Tumori di Milano. Da quando nel 2005 le è stato diagnosticato un mieloma multiplo, un tumore del midollo osseo, la sua lotta contro la malattia la vede protagonista come paziente, coraggiosa e tenace, con un forte attaccamento alla vita che spesso solo la sofferenza fa amare in pienezza. “ SYLVIE MENARD: LA ‘MIA’ DIAGNOSI DI CANCRO “In 40 anni di ricerca ho parlato di cancro tutti i giorni della mia vita. Pen- A promuovere l’iniziativa il Centro Culturale Paolo VI in collaborazione con “Medicina e Persona” e “Agesc”. Di grande profondità le tematiche affrontate di MANUELA GIANI savo di sapere tutto su questa malattia: come si forma, come si cura, le nuove prospettive per i pazienti. Ho accompagnato nel loro percorso tanti parenti, amici, conoscenti. Poi, più di tre anni fa, il cancro è stato diagnosticato a me. E’ stata una batosta. Il mio è un mieloma, una forma di cancro del midollo osseo, che chiamano ‘inguaribile’, anche se questa parola, come cercherò di mostrare fra poco, trova il tempo che trova. Ho fatto io la diagnosi. Di fronte a un esame del sangue che rilevava un picco di immunoglobulina, la prima reazione è stata di incredulità: non è possibile! Visto che stavo benissimo, ho pensato che fosse sbagliato l’esame o che fosse stato invertito con quello di un’altra persona. Poi ho rifatto l’esame: non era sbagliato. Era proprio il mio!” DALL’INCREDULITÀ ALLA RABBIA “La seconda reazione è stata la rabbia. Perché proprio a me? Che ho fatto di male? Non pensavo a tutti i pazienti che avevo visto nella mia vita: loro di male non avevano fatto niente! Il fatto è che nessuno è immune a queste malattie, quindi non c’era nessun motivo che non potesse accadere anche a me”. Sylvie Menard ha conosciuto tutti i vissuti e le emozioni che accompagnano la malattia, lo sconforto, la rassegnazione. Anche la sfiducia nelle possibilità terapeutiche e la tentazione di rifiutarle. Lei che aveva curato migliaia di pazienti, ora, di fronte alla sua malattia si chiedeva perché mai avrebbe dovuto sottoporsi a terapie molto pesanti che, nel caso del mieloma, hanno una tossicità elevata. Poi, pian piano, altri vissuti hanno preso il sopravvento su quelli negativi, permettendole di ritrovare ragioni di speranza e di ricostruire una vita che sembrava fatta a pezzi. Era l’inizio della rinascita. IL CANCRO NON È INCURABILE! “Ho incominciato a fare dei ragionamenti. Inguaribili in realtà lo siamo tutti: un giorno dovremo morire. Non è dunque importante che la malattia lo sia. Ci sono molte malattie inguaribili che possono benissimo essere curate. ‘Inguaribile’ non vuol dire ‘incurabile’. Questo è molto più grave. Significa che non si può sopravvivere perché non ci sono cure. Se c’è una malattia che è estremamente curabile, oggi è proprio il cancro. Ci sono in studio più di 500 nuove molecole per le diverse forme di cancro. Ve lo dico con certezza perché le ho studiate di persona. E finché ci saranno nuovi farmaci, per il paziente ci saranno nuove prospettive di poter vivere anche con questa malattia. Il fatto di essere curabile permette di avere un futuro e di avere una possibilità di guardare avanti. Melazzini, mio grande amico, dice che di inguaribile ha solo la grande voglia di vivere. E’ questa che anima tantissimi pazienti”. LA SOFFERENZA, “LUCE” SUL SENSO DELLA VITA La malattia, insegna Sylvie Menard, può far luce sul senso vero del vivere. Costringe a guardare in faccia alla morte, non quella di un nostro caro e di un amico - che è sempre per chi rimane dolorosa e tragica -, ma la propria morte. “Per 57 anni ho vissuto come se fossi immortale. Non avevo mai pensato di poter morire. Posso quasi dire di non aver vissuto appieno la mia vita; ogni tanto l’ho buttata via perché non era così preziosa come ora. Se sono qui, è perché ho accettato di affrontare terapie pesanti e faticose che richiedono pazienza e coraggio. E come tutte le cose che ci dobbiamo guadagnare con uno sforzo, anche la vita, che abbiamo lottato con fatica per riavere, diventa estremamente preziosa. Per questo la voglio vivere fino in fondo. E’ una nuova vita con una nuova scala di valori, nuove priorità. Oggi non posso più permettermi di buttare via il tempo in cose che non hanno veramente valore. Ci sono nuove priorità. Ho una nuova visione della vita, una nuova consapevolezza della bellezza di questa vita che mi è stata data dalla ricerca e dal fatto che oggi questo tumore non è più così letale come poteva esserlo qualche anno fa. E’ proprio di questa meraviglia della vita che io vorrei parlarvi. Non aspettate di passare da un’esperienza così, per capire che cos’è la vita”. IL BISOGNO DI UNA MEDICINA PIÙ UMANA Sylvie Menard sa bene che una cosa è conoscere il cancro da medico e un’altra da paziente. “Questo evento mi ha insegnato molto di più di quello che avevo imparato nei primi 40 anni di ricerca. L’esperienza personale è una cosa diversa dalla teoria”. Le ha insegnato molto anche sul rapporto medico-paziente. Ora conosce bene le ragioni per cui il paziente è detto così. Sa quanta pazienza è necessaria per attendere il proprio turno per una visita, per ripetere un esame o ritirare un referto, per sottoporsi alla terapia. Uno stillicidio di minuti che diventano lentamente ore, scandite da un tempo che sembra non scorrere mai. Sylvie Menard sa bene che la qualità della vita del paziente non dipende solo dai nuovi farmaci, “intelligenti” e meno tossici, ma soprattutto dall’umanità della medicina che, oltre a curare la malattia, si prende cura del paziente, lo aiuta a superare il trauma terribile della diagnosi. “L’annuncio di una malattia grave ti colpisce come una botta in testa. Ci sono pazienti che non sono riusciti a superare il trauma e a riprendere in mano la loro vita - ha detto citando un libro di Tiziano Terzano, L’ultimo libro di giostra. Altri invece, affrontano la vita nella malattia in modo migliore di prima perché hanno capito cos’è la vita e che il tempo rimasto è vita da vivere al cento per cento”. Con intensità e speranza. SENZA SPERANZA NON C’È POSSIBILITÀ DI VITA “Quando ho visto la diagnosi, sono corsa nel mio studio a consultare tutti i manuali di oncologia. Il primo che ho trovato mi dava sopravvivenza a tre anni. Era un libro vecchio, pubblicato in tempi in cui non c’erano trapianti né terapie come quelle odierne. Ve lo giuro: la possibilità di avere tre anni di vita toglie il respiro. Io che avevo previsto attività per i prossimi 50 anni, che cosa potevo fare ora se mi rimaneva solo così poco tempo?” E’ così che Sylvie Menard ha avvertito forte il bisogno di una medicina più umana che lasci al paziente uno spazio per il futuro. Senza speranza non c’è possibilità di vita. Senza la possibilità di vedere al di là, è come correre contro un muro. Il paziente non riesce a vivere, se non gli si dà un po’ di futuro e lo si aiuta a vederlo. MORIRE NON È UN DIRITTO! Attraverso la malattia Sylvie Menard ha imparato a distinguere i veri dai falsi diritti del malato, le vere dalle false risposte della società. E’ forte il suo no a chi rivendica come “diritti” per i pazienti l’eutanasia e il testamento biologico. Lei che da sana era favorevole alla possibilità di decidere della propria morte, ora da malata è determinata a contrastarla con motivazioni forti e solide sul piano razionale. “Anch’io, da allieva del professor Veronesi, ero per il testamento biologico. Confesso di averlo scritto da sana, anche se adesso l’ho buttato. Quando mi sono ammalata, in questa mia nuova vita, ho capito che il testamento biologico è inutile perché nessuno di noi da sano può sapere come reagirà da malato. Tutti da sani abbiamo pensato che in condizioni gravi di malattia, paralisi, demenza o in stato vegetativo, se capitasse a noi sarebbe meglio morire. In realtà chi si trova a vivere queste condizioni, spesso le accetta con enorme coraggio”. C’è un’altra ragione per cui, secondo Sylvie Menard, da sani non si può decidere della propria morte. “I sani non hanno capito completamente il valore della vita perché questo lo si capisce di più quando si sperimenta e si accetta la morte”. Più di una motivazione sostiene il suo deciso no all’eutanasia. Primo. L’espressione “morte degna” non ha ragion d’essere perché implica che si metta fine a una “vita indegna”. Ma nei malati non c’è nessuna vita indegna. Secondo. Se si riconosce il diritto all’eutanasia, la società intorno al malato terminale spinge il paziente a chiedere di morire. Terzo. La risposta del sistema sanitario alla paura di morire o di veder morire una persona cara tra atroci sofferenze, non è la “dolce morte”, ma la terapia del dolore che la medicina è obbligata ad assicurare, l’assistenza alla non autosufficienza, la terapia della depressione. C’è un dato infine su cui vale la pena riflettere. In Olanda 1 malato su 4 chiede l’eutanasia, in Italia su 40.000 terminali di cancro che sono stati curati all’Istituto Tumori di Milano solo due hanno chiesto la morte. Dati, questi, che, secondo Sylvie Menard, confermano che l’eutanasia risponde non ad un effettivo bisogno del paziente né a un suo desiderio, ma a una pressione della società. Una pressione esercitata sotto la maschera della pietà o in nome di una falsa idea della libertà da parte di una società che, anziché rispondere alla sofferenza con la solidarietà e l’amore incondizionato per la vita, dà come alternativa l’interruzione dell’alimentazione e della idratazione o un’iniezione letale. “Non vorrei passare gli ultimi anni della mia vita in un paese dove mi spingeranno a chiedere di morire. Rivendico il diritto a una ‘vita degna’ più che a una ‘morte degna’. Il paziente ha diritto ad essere accompagnato fino all’ultimo giorno con le terapie del dolore, con un’assistenza adeguata e con una medicina umana - non solo farmacologica e tecnologica - che si prenda cura della malattia senza dimenticarsi del paziente”. CRONACA P A G I N A Como 23 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 CAMNAGO VOLTA “Giocolandia” a Camnago Volta IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI Ecco il calendario degli incontri in programma: - sabato 28 febbraio - sabato 14 e 21 marzo - sabato 4 e 18 aprile - sabato 16 e 30 maggio - sabato 6 e 13 giugno - sabato 19 e 26 settembre - sabato 3 e 10 ottobre. Una proposta rivolta ai bambini dal 6 ai 12 anni coinvolgendoli in diverse attività sportive per dare loro la possibilità di esprimersi al meglio, valorizzando in pieno le capacità fisiche e relazionali di ognuno Fine ottobre “Festa dei Nonni 2009” presso il Palazzetto Palasampietro di Casnate con Bernate di SILVIA FASANA G iocolandia” è il titolo della nuova iniziativa didatticoricreativa per bambini da 6 a 12 anni proposta dalla Circoscrizione 4 di Camnago Volta, in collaborazione con la società sportiva Pool Comense 1872. La proposta è stata presentata la scorsa settimana presso la sala civica del parlamentino di Camnago Volta, alla presenza della presidente Franca Ronchetti, del presidente della Commissione Cultura, Sport, Scuola, Spettacolo, Roberto Todeschini, del presidente del Pool Comense, Antonio Pennestrì, della dirigente del Gruppo Giovanile Ritmico Pattinaggio su ghiaccio Casate, Grazia Rossi e dello psicologo dello sport e responsabile del Centro Servizi alla Famiglia “La Grande Corte” dell’Opera Don Guanella, Samuele Robbioni. L’iniziativa segue di “ un anno il corso di recitazione per bambini e ragazzi realizzato dalla Circoscrizione 4 in collaborazione con il “Teatro arte Orizzonti Inclinati” di Como (che ha portato alla messa in scena dello spettacolo “Il sogno di Pinocchio” per i nonni del quartiere e, in replica, per gli ospiti della RSA “Don Guanella” di Como), e si affianca ai percorsi attualmente in corso “Giocare per crescere” e “Genitori efficaci nella comunicazione. Passo dopo passo… sulla via della comprensione reciproca”, proposti in collaborazione con il CIF Provinciale di Como e lo Sportello Scuola & Volontariato, e rivolti sempre ai bimbi e ai loro genitori. In un quartiere “giovane”, che registra la più alta percentuale di bambini tra 6 e 12 anni rispetto alle altre zone della città di Como «Siamo consapevoli dell’importanza di rivolgere una particolare attenzione ai più piccoli e alle loro famiglie - hanno spiegato Franca Ronchetti e Roberto Todeschini - con pro- poste ricreative, educative, di solidarietà, in stretta sinergia prima di tutto con la nostra parrocchia di S. Cecilia, l’oratorio, il Centro Sociale Anziani e poi con altre agenzie educative del territorio. Lavorare con i bambini ci permette inoltre di creare un’aggregazione tra le famiglie e con l’intero tessuto sociale del quartiere, e di aprirci anche all’esterno, coinvolgendo persone anche non provenienti da Camnago». Il partner di questa iniziativa è la prestigiosa GARABOMBO E OASI INSIEME PER IL MERCATO EQUO Dopo una collaborazione di diversi anni, la Cooperativa di commercio equo Garabombo di Como e la Cooperativa sociale Oasi Mosaico 2000 hanno deciso di unire le proprie forze e competenze per creare una linea di prodotti originali rispettando i requisiti fissati nella Carta dei Criteri Agices per poter essere definiti di commercio equo e solidale. Le materie prime, provenienti dal sud del Mondo e dalle terre espropriate alla mafia, fornite dalla cooperativa Garabombo, la tecnica e la bravura artigianale di Oasi Mosaico assieme alla costanza e alla passione di tantissime persone, hanno creato una linea di 3 conserve di frutta e chutney. Per questa occasione sabato 21 febbraio, dalle ore 16, presso la Bottega Garabombo, in via Bianchi Giovini 35, a Como, avverrà la presentazione e degustazione di “L’Oasi di Garabombo”, prodotti ideati e realizzati da Garabombo e Oasi Mosaico 2000. Si ricorda che il commercio equo e solidale, che Garabombo promuove in Como da oltre dieci anni, è un approccio alternativo al commercio convenzionale. Esso si basa sul presupposto di una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: lavoratori, produttori, importatori e consumatori. Il commercio equo e solidale promuove equità e solidarietà con l’obiettivo di creare un accesso diretto e sostenibile al mercato ai piccoli produttori (prevalentemente nel Sud del mondo), al fine di favorire il passaggio dalla precarietà a una situazione di autosufficienza economica e di rispetto dei diritti umani. In tal modo i produttori e i lavoratori possono diventare i primi beneficiari delle proprie attività commerciali,mentre ai consumatori il commercio equo offre la possibilità di conoscere la provenienza e la storia del prodotto che acquistano e di pagare un prezzo trasparente. società comasca Pool Comense 1872, il cui presidente, Antonio Pennestrì, esprimendo la sua grande soddisfazione per questo progetto, ha evidenziato il ruolo fondamentale dello sport come mezzo educativo in stretta collaborazione con le famiglie, per proporre ai bambini modelli di vita sani ed equilibrati e prevenire fenomeni di bullismo, alcolismo, tossicodipendenze. Ma veniamo ai contenuti. Il progetto si svilupperà da marzo ad ottobre 2009 (con un’interruzione nei mesi di luglio e agosto) e prevede un corso di ginnastica rivolto a bambini dai 6 ai 12 anni, con esercizi a corpo libero, atletica, giochi, accoppiati con suggestioni musicali e teatrali, proprio per dare la possibilità ai bambini di esprimersi al meglio, valorizzando in pieno le capacità fisiche e relazionali di ognuno. Gli incontri si terranno due volte al mese, presso la Palestra Centro Sociale Camnago Volta (via Clerici 1), in due turni: dalle I MERCOLEDÌ DEL SAPERE AD ALBESE CON CASSANO Per la rassegna “I mercoledì del sapere - Serate di aggiornamento culturale”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Albese con Cassano, in collaborazione con la Biblioteca Comunale e il Museo Etnografico e dell’acqua “Lavandee”, i prossimi incontri saranno dedicati alle tradizioni popolari della Brianza. Mercoledì 11 febbraio è il turno di “Tradizioni e feste dell’inverno nella Brianza contadina” a cura di Natale Perego, mentre mercoledì 18 febbraio spazio a “Il carnevale di Schignano”, a cura di Serena Diviggiano; saranno presenti anche alcuni personaggi in maschera della Pro Loco di Schignano. Gli incontri, tutti ad ingresso libero, si terranno presso il Centro Civico “F. Casartelli”, in via Roma, 21, con inizio alle ore 21.00. ore 14.30 alle 15.30 e dalle 15.30 alle 16.30, che vedranno coinvolti 35-40 bambini e saranno tenuti dall’istruttrice sportiva Sara Morelli, atleta del Pool Comense, coadiuvata dalle giovani camnaghesi Alice Cappelletti e Sabrina Pusterla. È richiesto un contributo di 10 euro per la copertura assicurativa, oltre ad un certificato medico per attività sportive, ad una tuta e scarpe da ginnastica. Le attrezzature necessarie saranno fornite dal Pool Comense. La conclusione del percorso vedrà i bambini presentare uno spettacolo nel mese di ottobre in occasione della “Festa dei Nonni 2009” presso il Palasampietro di Casnate con Bernate, insieme alle giocatrici della prima squadra del Pool Comense, ad altri grandi nomi dello sport quali Alberto Cova, Maurizio Margaglio, Dino Meneghin e anche ad una Associazione di disabili. Un momento che, nelle intenzioni degli organizzatori, vuole essere una grande festa dello sport, dei bambini e delle famiglie. Per informazioni ed adesioni: Circoscrizione 4 di Camnago Volta, tel. 031-302337; Franca Ronchetti, tel. 333.1947496; e-mail: francaronchetti@ tele2.it; Roberto Todeschini tel. 347.8452378; email: todeschini.roberto @hotmail.it. I soci del MAC, insieme all’assistente, don Giorgio Pusterla, pregano per l’anima buona di Salvatore Ricupero che per tanti anni è stato collaboratore del Movimento, puntuale e fedele nella presenza alle funzioni liturgiche e all’ora di adorazione in S.Cecilia. Ai familiari porgono sentite condoglianze, sentendosi a loro vicini nella Fede e nella Speranza. CRONACA P A G I N A Como 24 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/197 Mons. Diego Coletti è stato accolto presso la sede di Confcooperative di via Martino Anzi lo scorso venerdì 6 febbraio. Sono state due ore di colloquio intenso e cordiale Il vescovo incontra la cooperazione comasca pagina a cura del Consorzio Eureka Ser vizi alla Cooperazione e al Terzo Settore www.eurekacomo.it I l vescovo monsignor Diego Coletti ha incontrato il mondo della cooperazione comasca. Due ore di colloquio intenso e cordiale presso la sede Confcooperative di via Martino Anzi. «La nostra realtà - ha esordito nella presentazione di accoglienza il presidente Mauro Frangi affonda le sue radici nella Dottrina Sociale della Chiesa e nell’idea di mutualismo che caratterizzò il movimento cattolico del XIX secolo. Vogliamo valorizzare le “persone”, specie le più umili, rendendole protagoniste». Nel ricordare che le cooperative oggi attive in provincia di Como sono 180, cui fanno capo oltre 28mila associati, Frangi ha anche messo in luce tre criteri ispiratori dell’azione cooperativistica: la cittadinanza attiva, l’economia democratica e l’imprenditorialità partecipata. In questo momento di crisi, in cui la comunità si interroga su cosa fare per il futuro, «le cooperative comasche - ha concluso Frangi -, pur consapevoli dei propri limiti, vogliono impegnarsi per la costruzione di un’economia diversa. Vogliamo stare nei luoghi importanti dei bisogni delle persone. E, per quel che riguarda lo specifico del credito cooperativo, crediamo in una finanza che non sia fine a se stessa ma sappia valorizzare il lavoro e le potenzialità del territorio». Esprimendo felicità e apprezzamento per l’incontro, il vescovo ha aperto il suo intervento mettendo in luce il suo desiderio di voler «riflettere, ascoltare e tacere perché ho molto da imparare dalla vostra esperienza. Ho una grande considerazione per il vostro lavoro, poiché siete a presidio di “luoghi importanti” per la vita delle persone, per cui tutti dovrebbero esprimere stima, gratitudine, affetto. È vero - ha aggiun- to monsignor Coletti quello della cooperazione può sembrare un mondo “piccolo”. Siete 28mila operatori nel comasco, ma mezzo milione in Italia, il che significa mezzo milione di famiglie». Ripercorrendo le tappe della storia della cooperazione il vescovo ha sottolineato l’importanza di mettere al centro la persona: «Nella Dottrina Sociale della Chiesa - ha spiegato - il richiamo alla persona è costante e tenace. Se non c’è un protagoni- smo ampio e diffuso lo sviluppo rischia di essere controproducente per l’uomo, perché il progresso non può basarsi solo sul mero profitto e sull’incremento del Pil: è un atteggiamento che, sul lungo termine, rischia di non portare alcun risultato». Sottolineando la forte carica innovativa del fenomeno cooperativo, che iniziò il suo lungo cammino nel lontano 1835, monsignor Coletti ha anche apprezzato il ruolo sociale, culturale e antropologico delle cooperative, nel senso che hanno introdotto un modo sussidiario e solidale di concepire l’economia e il lavoro. «Nella cooperazione - ha precisato - non c’è conflitto fra logica imprenditoriale e logica solidale, si riesce a superare l’alternativa secca fra tornaconto personale e altruismo caritatevole. Poiché ci si sostiene vicendevolmente, reciprocità e impegno civile, economia e solidarietà riescono a convivere e a completarsi, visto che il lavoro stes- so diviene azione solidale. La cooperazione è senza dubbio una risorsa strategica: soddisfa i bisogni, attiva il protagonismo e rappresenta un’alternativa al vecchio e al nuovo assistenzialismo, che non è sviluppo autenticamente umano. In un contesto di mondo del lavoro profondamente cambiato - ha chiosato monsignor Coletti - è necessaria una rinnovata attenzione alla realtà della cooperazione». Il momento del dibatti- to e del confronto con gli operatori è stato molto vivace e stimolante. Il ventaglio degli argomenti affrontato è stato davvero ampio: dalla questione educazione, all’impegno delle cooperative edilizie in settori economicamente meno appetibili ma di grande interesse pubblico; dalla valorizzazione dei soggetti lavorativamente deboli (disabili, ex detenuti, disoccupati…), alla promozione del commercio equo e solidale, fino a una riflessione sui fondi di solidarietà accesi da alcune diocesi e che, da fine marzo, saranno attivati anche dalla Conferenza Episcopale Italiana. «Ci sono aree, ambiti - ha riconosciuto il vescovo - in cui molto si è fatto, ma ancora di più si potrebbe fare. Per questo ritengo importante lo stimolo reciproco che può derivare dalla collaborazione e dal dialogo fra cooperative e Chiesa. È necessaria una progettazione di alto livello che sia veramente al servizio del Bene comune. La ricchezza, infatti, non è la sommatoria dei beni disponibili, ma è espressione di una gestione che permetta al maggior numero possibile di persone di esprimere al massimo grado le proprie potenzialità. Utilizziamo questo momento di crisi per riscoprire la dimensione della solidarietà che è alla base della vita civile. Sarebbe ingenuo pensare di risolvere facilmente i gravi problemi che ci si stanno presentando: in parte questa onda va affrontata in apnea, aspettando che passi. Ma, senza dubbio, occorrono segnali forti, idee e suggerimenti, che possono maturare solo dall’ascolto del territorio, stando vicini alla gente». L’incontro si è concluso - come in occasione di precedenti colloqui con rappresentanti sindacali, imprenditoriali, finanziari e delle Acli - con la promessa che anche altri ne seguiranno, per proseguire, ciascuno con competenze sue proprie, il confronto su temi così importanti per la vita di tante famiglie. ENRICA LATTANZI CRONACA P A G I N A 25 Lago&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 L’INGRESSO DEL NUOVO SACERDOTE Schignano saluta don Renzo Gabuzzi La cerimonia d’accoglienza è iniziata nei pressi della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, dove la presenza del Prefetto di Como, il sindaco di Schignano e i sindaci di Argegno e Cadorago, ha rilevato l’importanza dell’avvenimento Da Schignano riceviamo e, volentieri, pubblichiamo F ebbraio per la parrocchia di Schignano sembra essere il mese di avvenimenti speciali, nel 2008 abbiamo salutato don Giovanni Quadranti che, dopo ventitré anni di permanenza, ha preso la guida di San Siro, quest’anno abbiamo festeggiato l’arrivo del nostro nuovo parroco don Renzo Gabuzzi. Tutte le associazioni, le autorità e soprattutto i parrocchiani si sono prodigati a preparare una calda ed affettuosa festa per don Renzo, anche il tempo ha reso suggestiva la cerimonia con una leggera nevicata, ma la partecipazione è stata ugualmente intensa. La cerimonia d’accoglienza è iniziata nei pressi della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, dove la presenza del Prefetto di Como, il sindaco di Schignano e i sindaci di Argegno e Cadorago, ha rilevato l’importanza dell’avvenimento. Schi- gnano è una parrocchia prepositurale e come simbolo di autorità pastorale don Paolo Barocco (vicario foraneo) ha evidenziato questa carica ecclesia- le consegnando la “ferula” a don Renzo. Il corteo, accompagnato dalla banda, è arrivato sul sagrato della chiesa dove un membro del Con- LOMAZZO: LA CAMPAGNA ADESIONI 2009 DELLA CROCE ROSSA Ha avuto inizio nelle scorse settimane la Campagna Adesioni 2009, l'annuale raccolta fondi finalizzata al sostegno delle attività e dei progetti del Comitato Locale CRI di Lomazzo e del Distaccamento di Turate. Per poter costantemente incrementare e migliorare i servizi offerti alla collettività rivolgiamo alla cittadinanza un caloroso invito per: - una collaborazione attiva da parte di quanti abbiano la disponibilità di una minima parte di tempo libero, ricordando che i volontari operanti nei soli servizi socio-assistenziali (con esclusione pertanto di quelli di emergenza), sono soggetti ad un iter formativo limitato alle nozioni di base; - un sostegno economico che, per i privati, trova riscontro nel rinnovo o nella sottoscrizione di una “tessera servizi” che, oltre a testimoniare sensibilità nei confronti di rilevanti problemi di comune interesse, garantisce tariffe di favore agli intestatari che non rientrino nelle fasce di agevolazione per le quali il Comune assume a proprio carico il relativo onere. Per il 2009 il contributo minimo richiesto per il rilascio o il rinnovo della tessera servizi è di 20 euro. I banchetti per le adesioni saranno presenti le domeniche e i giorni festivi nelle piazze di Lomazzo e dei comuni limitrofi. Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito internet www.crilomazzo.it oppure contattare la Segreteria di CRI Lomazzo (tel. 0296370880) tutte le sere dopo le ore 18.30. Nelle settimane scorse la Cri di Lomazzo ha anche tracciato un bilancio dell’attività svolta nel corso del 2008. Ecco, di seguito, un breve sunto dell’attività in numeri: 1.487 servizi urgenza ed emergenza 118; 970 servizi di trasporto su prenotazione per visite, ricoveri, dimissioni; 5.184 servizi di trasporto soggetti nefropatici; 18.480 servizi di trasporto di minori disabili ai centri socio educativi; 378.545 km percorsi complessivamente dagli automezzi CRI; 102 assistenza sanitaria a manifestazioni sportive; 53 assistenze domenicali e festive presso la Casa Albergo di Lomazzo; 2 interventi di Protezione Civile (sul territorio locale e provinciale); 1.710 prestazioni erogate in ambulatori infermieristici CRI. siglio Pastorale ha avuto calorose parole di benvenuto in nome di tutti i parrocchiani. La partecipazione all’Eucaristia, il pregare tutti insieme, ascoltare la corale che in ogni avvenimento significativo ci regala canti e musiche sublimi, il vivere il momento della S. Messa come ciò che unisce la comunità intorno al suo parroco, questi sono stati i momenti salienti e più sentiti nei nostri cuori e vogliamo che don Renzo percepisca il nostro bisogno di un ministro di Dio che ci guidi, che ci aiuti e che ci sostenga in ogni momento. Non dobbiamo comunque dimenticare che in questo difficile anno ci siamo trovati a dover condividere la necessità di un sacerdote con gli altri paesi della Valle, dobbiamo ringraziare don Paolo che ha saputo egregiamente sopperire ai nostri desideri. Carissimo don Renzo sappiamo che il suo ministero lo dovrà esercitare anche nella parrocchia di Argegno dove abiterà, e che la condivisione del suo operato in due comunità le porterà maggior impegno e organizzazione, Dio la guiderà con amore a questo suo nuovo apostolato e tutti noi vogliamo esprimerle i nostri più cari auguri certi che troverà in noi l’aiuto e la voglia di costruire con lei il percorso di cristiani. UN CORSO DI DEGUSTAZIONE DEL VINO IN VAL D’INTELVI L’assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di San Fedele Intelvi e il Centro Studi Thalia, in collaborazione con la Cantina Landi propongono “Vino: Conoscere Capire Amare 2”, la seconda serie di incontri dedicati al mondo del vino per promuoverne un consumo ragionato e ragionevole. Il programma prevede: Giovedì 5 marzo “Il vino” Giovedì 12 marzo “Geografia del vino” Giovedì 19 Marzo “La degustazione” Giovedì 26 Marzo “L’abbinamento cibo-vino”. Le serate si svolgeranno presso la sala consiliare della Comunità Montana dalle ore 20.45. In ogni serata verranno proposti 2 vini in degustazione. Il costo di partecipazione è di 15,00 euro. La prenotazione è obbligatoria: i posti disponibili fino ad esaurimento saranno 30. Per info e iscrizioni: Giuliano 347.9309952; [email protected]; www.polentaelatte.word press.com GRIANTE: LA MAGLIETTA DELLE MERLETTAIE PER LE MISSIONI FRANCESCANE I sacerdoti, il Consiglio pastorale zonale e i fedeli tutti della zona pastorale Tre Pievi sono vicini nella preghiera a don Sergio Mazzina per la perdita del caro papà Nuova iniziativa del Gruppo ‘Amici del Tombolo’ di Griante: la ‘maglietta delle merlettaie’. Non una ‘divisa’ ma un capo simpatico che rivela il giusto orgoglio delle artigiane per il loro delicato e prezioso lavoro. La maglietta, ideata da Gigliola Foglia e realizzata da una ditta specializzata del Comasco, è una T-shirt a mezza manica di colore verde bottiglia come il rivestimento del tombolo (il cuscino cilindrico su cui viene lavorato il picco); sul davanti in colore bianco sono elencati 25 tra i principali punti, rigorosamente in dialetto brianzolo, mentre sul retro sempre in bianco abbiamo la parola ‘pizzatta’ cioè in dialetto ‘merlettaia’, dove però le due T sono state sostituite graficamente da altrettanti fuselli (i rocchetti in legno dove si avvolge il filo da intrecciare). La maglietta è stata proposta a tutte le scuole di merletto del Comasco (e alcune del milanese e del varesotto), ne sono ancora disponibili alcune in varie taglie (esclusa la misura bambino); è richiesta un’offerta minima di 10 euro, il ricavato sarà destinato alle Missioni Francescane. Chi volesse richiederla chiami al tel. 0344.40288. CRONACA P A G I N A 26 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 LO SCORSO 3 FEBBRAIO Musso in festa per s. Biagio A nche quest’anno, lo scorso 3 febbraio, la comunità parrocchiale di Musso ha festeggiato solennemente la ricorrenza del santo patrono Biagio, vescovo e martire. La S. Messa solenne delle ore 10.30, celebrata quest’anno da don Francesco Saccomani, arciprete della Pieve di Dongo, unitamente a numerosi sacerdoti della zona pastorale Tre Pievi e dai frati del convento francescano di Dongo, ha visto una grandissima partecipazione di popolo attento, raccolto in preghiera e desideroso di ricevere la benedizione dal santo vescovo martire. Di profondo significato sono state le parole di don Francesco nell’omelia dove ha descritto la figura di san Biagio come persona che amava a ragion di vita Dio difendendo la sua fede fino alla morte. Ha chiaramente spiegato che la vita dei santi non Festeggiato solennemente il santo patrono della comunità deve essere un racconto di storia da leggere sui libri ma deve essere presa di spunto per praticare e vivere una fede in comunione con Cristo. Al termine della celebrazione eucaristica non sono mancati poi i ringraziamenti del prevosto di Musso, don Giampaolo Cozzi, (al suo primo “San Biagio”) rivolti a tutti coloro che hanno dato una mano concreta ed in qualsiasi modo per la buona riuscita della festa: da chi si è occupato della preparazione e pulizia della chiesa, chi ha preparato l’animazione liturgica inserendo nuovi e bellissimi canti del m° Frisina, chi ha allestito la pesca di beneficenza, le tante persone che si sono impegnate in oratorio per preparare la cena ed il pranzo. Tutta gente che, con costanza, fede ed impegno nel silenzio dell’umiltà è sempre al servizio della Chiesa durante tutto l’anno. Anche in un paese piccolo come il nostro è davvero bello vedere quante persone hanno cara la vita della parrocchia ma, ancor di più, ciò che riempie il cuore è toccare con mano il grande spirito di collaborazione con cui si lavora per ottenere frutti di grazia e misericordia da quel Cristo che ci ha dato e deve essere la nostra vita. Mai come oggi Musso è stata una grande famiglia. Non son mancati sentimenti di gratitudine a don Francesco Saccomani, arciprete di Dongo, che ha presieduto la solenne concelebrazione, a don Oreste Salice, unico sacerdote nativo di Musso sempre presente e dispo- nibile a dare una mano, a don Giorgio, prevosto di Musso per 27 anni ed al numeroso gruppo di sacerdoti concelebranti con i quali c’è una vasta intesa e collaborazione con un forte spirito di unione ed amicizia. Presenti anche il sindaco di Musso, Ugo Bertera, a rappresentare il Consiglio comunale e la cittadinanza, rappresentanze del Gruppo Alpini, della Pro Loco e del Cor- po Musicale. Tra le righe sia permesso, un ringraziamento sincero anche a don Giampaolo che ha davvero donato anima e corpo per la buona riuscita della festa. La giornata è poi proseguita con la tradizionale benedizione della gola (che ha visto un pellegrinaggio continuo ed ininterrotto di numerosi fedeli sino a sera) ed il pranzo comunitario in oratorio. PELLIO INFERIORE Madonna della Candelora n questo fine settimana si sono svolte le solenni celebrazioni per la Madonna venerata a Pellio Inferiore, già iniziate il lunedì precedente - giorno specifico della festa liturgica - con la Santa Messa e la benedizione delle candele. Sabato 7 alle ore 18,00 è stata celebrata un Santa Messa per tutti i confratelli e consorelle viventi e defunti, durante la quale il parroco don Franco, riprendendo anche un verbale del 1934, ha rinnovato alla confraternita il proprio mandato fondativo che oggi - periodo in cui la fede è decaduta nelle coscienze - è più che mai importante: ecco quindi che oltre ai servizi di decoro alle funzioni essa deve essere un esempio vivo per stimolare con entusiasmo all’interno della comunità una vita cristiana più autentica. Nella giornata di domenica 8 febbraio la comunità di Pellio ha quindi festeggiato la propria Madonna con una solenne Santa Messa alle ore 11.00 durante la quale il parroco ha incentrato il suo messaggio pastorale sulla figura delle Madonna mediatrice. Nel pomeriggio la processione durante la quale il simulacro della Vergine - una bellissima settecentesca statua lignea della Vergine con Bambino dedicata alla Candelora - è stato portato per le strade del paese: la processione è stata guidata da don Bruno Biotto (parroco di Pellio Superiore) il I quale durante l’omelia ha focalizzato il momento della Presentazione di Gesù al Tempio ed il messaggio di dolore di Simeone rivolto alla Madonna “una spada ti trafiggerà il cuore”; nell’occasione don Bruno ha anche salutato i fedeli di Pellio Inferiore, in quanto tra alcuni mesi lascerà la Valle essendo destinato quale parroco di Cernobbio. La secolare devozione dei pelliesi alla Madonna della Candelora è altresì visibile nella stupenda pala d’altare raffigurante la Presentazione al Tempio, opera di Carlo Innocenzo Carloni (famoso pittore intelvese di Scaria). Le varie celebrazioni sono state condecorate dalla locale cantoria e dalla attiva Confraternita del SS. Sacramento guidata dai Priori; alla solenne processione del pomeriggio erano presenti anche i confratelli di Pellio Superiore ed il corpo musicale di San Fedele, nonché il sindaco ed altre autorità civili e militari, oltre agli Alpini del paese. Con la festa della Candelora di Pellio si avvicina alla conclusione (sarà domenica prossima con la Madonna di Laino) il ciclo invernale (iniziato l’8 dicembre a Blessagno e a Ponna Inferiore) delle giornate dedicate appunto alle “proprie Madonne” nei vari paesi della Valle, arricchite quest’anno dalla partecipazione del nostro vescovo mons. Coletti alla grandiosa festa di Lanzo a fine gennaio. Come il santo patrono di Pellio Inferiore san Michele Arcangelo, anche il parroco della piccola comunità parrocchiale intelvese don Franco Bernasconi - sua guida pastorale da 53 anni - è sempre molto attivo e battagliero: infatti già venerdì prossimo ha convocato una assemblea parrocchiale aperta a tutti per impostare le diverse azioni pastorali e celebrative in occasione del cinquantesimo della consacrazione delle famiglie del paese alla Madonna di Fatima che ha preceduto di qualche anno l’inizio della costruzione della Casa di Spiritualità, fortemente voluta da don Franco il quale per il passato santo Natale ha pubblicato un secondo libro di “storia e memoria” in merito, facendone dono a tutti i suoi parrocchiani. COSTANTINO CANEVALI DONGO E I SUOI... “SANTI” Da Dongo riceviamo e, volentieri, pubblichiamo. “La festa patronale di Dongo, quest’anno, è stata anticipata con la notizia sul foglio della parrocchia “In famiglia” con la scritta: “Monsignor vescovo tra noi…”, e questo non tanto per onorare il patrono santo Stefano-protomartire, quanto invece, a conclusione dei lavori eseguiti negli anni ‘80/90, per porre il sigillo vescovile su alcune preziose reliquie di santi, che poste nell’apposito sacrario e visibili nella contro facciata dell’altare renderanno la Plebana maggiormente vicina al popolo di Dio in quanto come dalla tradizione risalente ai primi secoli del cristianesimo il Sacrificio Eucaristico si celebrava proprio sui corpi dei Santi. E le reliquie dei santi che ci accompagneranno ogni volta che parteciparemo alle sacre funzioni sono quelle di: a) Sant’Abbondio, patrono della Diocesi; b) Santi Carpoforo e compagni, protomartiri della Chiesa di Como; c) San Gottardo, compatrono della parrocchia e tanto venerato nel suo santuario il 4 maggio e da 65 anni patrono della Ferriera che vede confluire la domenica dopo il 4 maggio, sua festa votiva, una folta schiera di lavoratori, operanti in zona, nel dovuto ringraziamento in quanto il temuto annunciato bombardamento della Ferriera in quell’anno così tragico per la nostra Nazione è stato scongiurato per la protezione della Madonna e di san Gottardo. E poi i nostri “santi” don Luigi Guanella, suor Chiara Bosatta e padre Enrico Rebuschini. Nel periodo in cui don Luigi Guanella era parroco a Pianello del Lario, suffraganea della nostra Plebana, ha partecipato più volte alle funzioni religiose in santo Stefano e sappiamo dai nostri avi di un suo ‘quaresimale’ specialmente contro chi tentava di ostacolare il precetto festivo alla gioventù. In convento era quasi di casa perché iscritto al TOF-Fraternità di Dongo.. Suor Chiara Bosatta è ancora ricordata, prima perché ha ricevuto la cresima in Santo Stefano il 14 settembre 1868, e poi per essere stata la prima maestra (1884-85) per le fanciulle del popolo nella scuola voluta dalla nobile famiglia Manzi in alcuni locali attigui alla loro casa patrizia. Anche suor Chiara era iscritta al TOF. Padre Enrico Rebuschini è il primo concittadino assurto agli onori degli altari ed ha trascorso lunghi periodi della sua infanzia e gioventù nella casa di famiglia a Barbignano e frequentando il Santuario della Madonna delle Lacrime nascerà in lui i proposito di farsi religioso ed entrerà nell’Ordine di san Camillo (Camilliani), trascorrendo gran parte della sua vita come cappellano dell’ospedale a Cremona. Ci sono ancora persone che lo ricordano quando nel periodo estivo trascorreva i suoi giorni di riposo a Barbignano e la sua Santa Messa era un momento del tutto particolare in quanto sembrava fosse in estasi, a tu per tu con il Signore. Inoltre in Santo Stefano nei giorni festivi celebrava la ‘Messa cantata’, ospite dell’arciprete mons. Prospero Bellesini, di venerata memoria. Nella chiesetta di famiglia si conserva una pregevole statua della Madonna venerata con il titolo di “Nostra Signora del Sacro Cuore” da lui voluta e benedetta, ed in occasione della sua beatificazione, avvenuta il 4 maggio 1997, i Camilliani hanno donato a Dongo una sua preziosissima reliquia (di prima classe), conservata in una apposita teca nella stessa chiesetta e la cui festa votiva viene ricordata il 30 settembre di ogni anno. Commovente il momento in cui mons. Vescovo ha alzato il cofanetto con la reliquia, preparato dalle suore della Visitazione di Como, e mostrato la pergamena di attestato con le previste firme in calce al documento poi sigillato. Nel canto delle Litanie dei santi sono stati ricordati per la prima volta questi nostri fratelli maggiori e con la benedizione del vescovo mons. Diego Coletti si è chiusa una giornata che possiamo definire veramente “storica” per l’alto significato che ha rappresentato per la nostra Chiesa. La collaudata corale “Aurora surgens” ha accompagnato tutta la liturgia con alcuni dei suoi canti migliori, scelti proprio per esaltare le virtù di questi nostri fratelli presi a modello per la vita di comunità e sarà ricordato come il momento “clou” per il 40° anniversario del suo lungo e proficuo servizio ecclesiale”. GIANNI MORALLI CRONACA P A G I N A 28 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 CITTIGLIO UN CICLO DI INCONTRI SULLA COMUNICAZIONE OGGI Famiglia e tecnologia È iniziato lunedì 9 febbraio, negli ambienti di “Casa Fraschini”, in via Provinciale 64 a Cittiglio, il primo ciclo di incontri organizzati dal Servizio Socio Educativo dall’I.S.PE. della Comunità Montana della Valcuvia sul tema: “cellulari e sms, zapping e messenger, disciplina e trasgressione”. ed è dedicato e rivolto ai genitori. L’iniziativa presenta un ricco e articolato calendario di serate con incontri ad ingresso libero e gratuito, finanziati dal Piano di Zona dei 26 Comuni del Distretto di Cittiglio. Gli incontri sono differenziati in funzione dell’età dei ragazzi e trattano i problemi in maniera adeguata alla fascia d’età di riferimento. Gli incontri per i genitori dei bambini della scuola primaria affronteranno, infatti, tematiche legate al ruolo di genito- Casa Fraschini a Cittiglio (Zona Ospedale) e avranno una durata di due ore. Primo a partire è stato proprio il ciclo dedicato ai genitori di ragazzi delle scuole secondarie, mentre il ciclo riferito alle elementari inizierà il prossimo venerdì 20 marzo. Per eventuali informazioni è possibile contattare Lia Iannello al numero 0332658.518; mail: l.iannell ocmvalcuvia.it. Il calendario completo degli incontri e degli argomenti trattati è questo. re, alle piccole e grandi trasgressioni giovanili e all’importanza della disciplina. Relatore delle tre serata sarà la psicologa IMPRESSIONI MARIANE, DI RITORNO DALLA SPAGNA Ritornare a Saragozza per incontrare la città spagnola capitale dell’Aragona e per visitare con spirito filiale “Nostra Signora del Pilar”, la Madonnina posta sopra una leggera colonnina e inserita in un santuario tanto enorme quanto prezioso, meta di numerosi pellegrinaggi e storicamente considerato il più antico dedicato a Maria... era da tempo un mio desiderio. Così eccomi nel grande piazzale antistante la chiesa, considerata una seconda cattedrale, dopo la storica e famosa “Seo”, di stile gotico con influenze architettoniche ibride, dedicata a San Salvador, collocata proprio all’estremità della piazza che si allunga a pochi metri dal fiume Ebro. Certo, il valore artistico di questa chiesa è assai superiore a quello del nostro santuario, eppure, in questo, nel suo vasto interno se si alzano gli occhi verso le pitture che decorano cupole e volte, ci si scontra con opere di Goya, Velazquez e Bayeu... Sono i grandi piloni ed imponenti cappelle laterali ad accompagnarci presso la cappella della Vergine. Qui è tutto un barocchismo. Così, tra profusioni di marmi, argenti e statue svolazzanti si cade in ginocchio accanto alla piccola statuetta trecentesca in alabastro della Madonna, rivestita di preziosi tessuti e posta sopra una colonnina. Quanta storia e quanta fede… Secondo la tradizione, fu S. Giacomo apostolo che nell’anno 40 diede inizio al culto della Madonna a lui apparsa proprio sopra un pilastro, lì a Saragozza, allora romana e centro commerciale di notevole importanza. Ancora oggi imponenti mura, poco distanti dal santuario, lo ricordano. All’esterno sono i quattro campanili e le piccole cupole, dieci per correttezza a magnificarne la struttura e a renderla visibile da ogni parte della città. Nella piazza antistante ecco un grande presepe, il Belen principale di Saragozza. Si entra da un portale, l’ingresso fantasioso nella città di Betlemme, e si percorre una via sulla quale si aprono botteghe artigianali, locande, orti, mulini e vegetazioni tipiche della Palestina. Ad accompagnare i nostri passi i caratteristici rumori dei mestieri i belare delle pecore il muggire dei bovini e il canto degli angeli mentre ci si avvicina alla capanna della natività. I pastori stanno arrivando portando doni al bambino Gesù. Tutto naturalmente artificiale, come i personaggi...ma suggestivo, perché anche noi ci troviamo inseriti nel presepe, protagonisti veri di questa recita gioiosa e non solo osservatori. L’ultimo dell’anno trasforma la piazza di un vero carnaio. I botti artificiali accompagnano il battito delle 12 ore scandite da campanili e torri a tra i chicchi d’uva, uno per ogni mese dell’anno velocemente ingeriti, ligi alla tradizione iberica e non solo e l’euforia generale, viene salutato il 2009. Una nebbia pungente sale dall’Ebro. Il santuario appare più maestoso che mai. Qualcuno in ginocchio prega addossato alla parete della chiesa, incurante del mondo che festeggia alle sue spalle. SERGIO TODESCHINI Marisa Brunella. A coloro che hanno figli in età adolescenziale sono, invece, dedicate le serate tenute dalle psicologhe e psicoterapeute Anna Fezzardi e Chiara Odobez che affronteranno le problematiche dell’essere genitore oggi. In modo particolare saranno oggetto della discussione la diffusione e l’utilizzo di nuovi sistemi di comunicazione tra gli adolescenti: telefono cellulare, sms, chat e zapping televisivo. Gli incontri - come detto si terranno tutti presso Per i genitori dei ragazzi delle scuole primarie: - venerdì 20 febbraio, ore 20.45: Il ruolo dei genitori nell’epoca moderna: nuovi elementi e valori; - venerdì 6 marzo, ore 20.45: Né con le buone né con le cattive: il dibattito sulla disciplina; - venerdì 20 marzo, ore 20.45: “Trasgressioni piccole e grandi: segnali di sofferenza. Per i genitori dei ragazzi delle scuole secondarie: - lunedì 16 febbraio, ore 20.30: Genitori oggi: istruzioni per l’uso; martedì 24 febbraio , ore 20.30: Zapping: adolescenti di ieri/adolescenti di oggi. AFRICALENDARIO/13 UNA SETTIMANA DI LUTTO SERVIRÀ A FFAR AR CAPIRE IL V ALORE VALORE DELLA VIT A? VITA? Due incredibili tragedie hanno scosso il Kenya in un pochi giorni. Martedì scorso un incendio in uno dei principali supermercati del centro di Nairobi. Oltre 30 morti. Sabato un’autocisterna che si è ribaltata a nord di Nakuru, radunando centinaia di persone attratte dai 42.000 litri di carburante da poter rivendere al dettaglio. 120 morti e 230 feriti, molti gravissimi. Il governo ha dichiarato una settimana di lutto nazionale e tutte le più alte cariche del paese si stanno prodigando nel visitare i feriti e le famiglie delle vittime, senza concentrarsi troppo su alcuni aspetti sconvolgenti dei due incidenti. Per esempio non sottolineano il fatto che il supermercato di Moi Avenue si trova a meno di duecento metri dalla principale caserma dei vigili del fuoco ma i camion erano senz’acqua, molti estintori fuori uso e l’edificio senza uscite di sicurezza. A maggior ragione i potenti non commentano le testimonianze di molti sopravvissuti all’inferno dell’autocisterna che riferiscono del comportamento dei poliziotti presenti sul teatro dell’incidente. Anziché avvertire dell’enorme pericolo ed allontanare la massa di disperati accorsi nella speranza di poter raccogliere qualche litro di benzina, gli agenti si sono messi a chiedere 50 scellini per ogni tanica riempita. Nessuna settimana di lutto porterà niente se prima non ci si renderà conto che il valore della vita di ogni persona è inestimabile, e non si agirà di conseguenza. Per seguire Martino e dialogare con lui: http:// martinkenya.splinder.com MARTINO GHIELMI TERRITORIO UNA PANORAMICA Notizie in breve AFRICALENDARIO/14 BANDO RIFIUTI A CHI DARE FIDUCIA? La Comunità Montana della Valcuvia (CMV) continua il suo lavoro in attesa di passare le consegne al nuovo ente che si formerà dalla fusione con la comunità montana Valli del Luinese. È stato, infatti, pubblicato in questi ultimi giorni il bando di gara per l’affidamento del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani ed assimilati sul territorio dei 17 comuni (Azzio, Brenta, Brinzio, Caravate, Casalzuigno, Cassano Valcuvia, Castello Cabiaglio, Cittiglio, Cuveglio, Cuvio, Duno, Ferrera di Varese, Gemonio, Laveno Mombello, Masciago Primo, Rancio Valcuvia e Orino) che hanno delegato questo servizio a CMV. Chi risulterà vincitore della gara gestirà il servizio nel periodo dal 1° maggio 2009 al 31 dicembre 2012. Il termine per la presentazione delle offerte è fissato per il prossimo 6 aprile 2009. INCONTRI DI STORIA DELL’ARTE La sezione di Besozzo dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici, promuove anche per quest’anno un ciclo di incontri di storia dell’arte. Da oltre quindici anni l’Aimc propone approfondimenti legati all’arte e alla storia. «Storia e arte del mondo antico: proposte didattiche di lettura delle immagini» è il titolo dei quattro incontri promossi per il 2009, che si svolgeranno nei sabati di marzo dalle ore 15.00 alle ore 17.30, secondo il seguente calendario: 7 marzo - L’arte egizia. Documentare la vita quotidiana, immaginare la vita oltre la morte; 14 marzo - Il mondo mediterraneo: dai Cretesi ai Fenici, navigatori, mercanti, costruttori; 21 marzo - I Greci: l’esperimento della perfezione; 28 marzo - I Romani: l’arte, il potere, la comunicazione. A queste date andrà aggiunta anche quella del 19 aprile, destinata ad una visita guidata ad una meta ancora da definire. Relatrice del corso sarà la prof.sa Paola Viotto, apprezzata docente ed esperta di storia dell’arte. Gli incontri si svolgeranno all’Oratorio di Bogno di Besozzo e sono aperti oltre che agli insegnanti di tutti i tipi di scuole, anche agli studenti (accesso gratuito) e a tutti gli interessati. Al termine sarà rilasciato un attestato di frequenza. Per informazioni telefonare allo 0332-970761. A.C. “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione a apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Dopo due mesi e mezzo di permanenza in Kenya ho trovato in queste parole di Italo Calvino una sintesi della mia quotidianità. Nairobi è una città per certi versi infernale, dove l’ingiustizia è evidente a qualsiasi sguardo non accecato dall’indifferenza. Le persone che incontriamo ogni giorno, vittime di questo contesto, mi vedono spesso, in quanto occidentale, come possibile via d’uscita da situazioni di sofferenza e degrado. Richieste di prestiti per avviare un’attività in proprio, sponsorizzazioni per la scuola, aiuti per spese impreviste sono pressoché continue. Contando che si può contribuire significativamente ad alleviare un problema con poche decine di euro, la questione difficile è scegliere. A chi dare fiducia e quindi credito, distinguendolo da chi ti abborda soltanto perché vede in te muzungu (bianco) una cassaforte che cammina? Prendere una decisione è sempre doloroso, perché la scelta implica esclusione. Per ogni persona che aiuti ce ne sono dieci a cui non hai riposto. La speranza è che i semi di fiducia gettati in questo abisso di dolore diano frutti al di là della nostra limitatezza, senza esserne inghiottiti. Per seguire Martino e dialogare con lui: http:// martinkenya.splinder.com MARTINO GHIELMI P A G I N A 29 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 PRESENTATI I RISULTATI DELL’ARPA DUE LE CAMPAGNE DI INDAGINE PER CONOSCERE LA SITUAZIONE La qualità dell’aria in Valtellina G li studi recenti sulla qualità dell’aria stano facendo crollare alcune convinzioni alle quali eravamo fortemente ancorati. Chi non ha mai pensato, ad esempio, che l’aria della Valtellina non sia nemmeno paragonabile a quella di una metropoli nebbiosa e inquinata come Milano? E invece i dati sulla concentrazione di gas e di particelle sottili nell’atmosfera del nostro fondovalle ci dicono che non solo in inverno superiamo i limiti di allarme, ma che ci trasformiamo in un «grande lago di PM10». Chi non ha mai ritenuto che il tepore prodotto dalla fiamma di un camino sia la forma più naturale e più pulita di riscaldamento? Niente affatto: il fuoco di legna è di gran lunga il maggior responsabile delle famigerate polveri sottili nell’aria. È una scoperta devastante, ma… procediamo con ordine. Il tema della qualità dell’aria è stato oggetto di un interessante convegno che si è tenuto a Sondrio venerdì 6 febbraio, presso la Sala Consiliare della Provincia. Scopo dell’incontro, come hanno sottolineato l’Assessore provinciale Severino De Stefani, il Sindaco di Sondrio Alcide Molteni, l’Assessore Alfio Sciaresa e il Dirigente regionale Felice Mandelli, è stato quello di illustrare il monitoraggio compiuto nella media Valtellina per verificare la qualità dell’atmosfera. I dati scientifici offerti dalla ricerca sono fondamentali per gli ammini- stratori, perché consentono loro di individuare i fattori di rischio e di intervenire poi, non in base a semplici impressioni personali, ma sulla scorta di elementi oggettivi. Nella prima relazione, tenuta da Fabrizio Piccarolo ed Antonio Ballarin, sono stati illustrati gli scopi, le metodologie ed i risultati dello studio condotto dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente, un ente regionale al quale appartengono cinque Rettori di università lombarde che si occupano di problemi ecologici. La ricerca ha voluto indagare i fattori di rischio determinati dalla qualità dell’aria, in particolare dalla presenza delle polveri sottili (PM10, PM2,5), nel territorio di Sondrio e dei Comuni vicini. Sono stati esaminati i «fattori di pressione», cioè tutti gli elementi che provocano emissioni o concentrazioni nell’atmosfera e i «fattori di rischio», cioè la presenza di scuole, ospedali, case di riposo, in cui sono presenti le persone più vulnerabili. Dal punto di vista grafico sono state elaborate delle mappe, con un reticolo di quadratini che corrispondono ad una superficie di 150 metri, ciascuno colorato in base ai valori riscontrati nelle analisi e calcolati con una precisa formula matematica. Dall’incrocio della «mappa della pressione» con la «mappa di vulnerabilità» si è ottenuto un quadro del rischio potenziale nel territorio interessato. Sono state compiute due campagne di indagine: una estiva, di un mese e una invernale, di due mesi. Ebbene, quali sono i principali dati emersi? Le mappe evidenziano anzitutto i centri abitati, dove si riscontrano le più alte concentrazioni. In estate l’ozono raggiunge livelli critici, soprattutto nei versanti esposti al sole; la presenza di biossido di azoto si registra soprattutto in inverno, perché è dovuta alle emissioni degli impianti di riscaldamento e delle automobili; lo stesso avviene per le particelle sottili (PM); anche la presenza di benzene (una sostanza cancerogena dovuta ai carburanti) raggiunge i livelli critici. La ricerca si conclude con alcune proposte per gli amministratori: migliorare il trasporto pubblico, rendere più fluido il traffico, applicare i filtri antiparticolato e fare un censimento degli impianti termici. Anche lo studio condotto dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Sondrio e presentato da Claudio Belis si è occupato di queste famigerate particelle sottili, cercando di individuarne le cause. L’indagine ha dato anzitutto veste scientifica a quelle semplici osservazioni che ciascuno di noi può fare, cioè che l’andamento tutto particolare della Valtellina, da Est a Ovest, impedisce la circolazione atmosferica; che il vento da Nord azzera le concentrazioni nell’aria e, viceversa, quando le correnti spirano da SudOvest, portano fino a noi le masse d’aria della pianura carica di sostanze; che la pioggia favorisce molto OPPORTUNITÀ DALLO SPORTELLO ENERGIA PER LE IMPRESE DI VALTELLINA E VALCHIAVENNA Quasi dieci mesi di vita e un’intensa attività di informazione e di sensibilizzazione riguardo le opportunità di finanziamento in materia di sviluppo sostenibile, risparmio energetico, energie rinnovabili e ambiente. Lo Sportello Energia è stato attivato dalla Società di Sviluppo Locale nell’ambito della realizzazione del Piano Provinciale per lo Sviluppo Sostenibile quale azione forte e concreta nella direzione indicata dai soci che avevano ravvisato l’interesse crescente dei diversi attori frenato dalla difficoltà ad accedere alle informazioni e, soprattutto, dalla carenza di risorse. «Disinformazione e scarse possibilità economiche sono ostacoli che si possono agevolmente superare con un punto informativo qual è lo Sportello Energia – spiega l’amministratore delegato Sergio Schena –, perché vi sono diverse opportunità di finanziamento che consentono a enti pubblici e aziende private di innovare e di risparmiare. Bastano intraprendenza, lungimiranza e una progettualità seria e mirata, e i fondi si possono trovare”. Un cambiamento di mentalità e la volontà di progredire sorreggono le ambizioni di amministratori pubblici e operatori privati che possono usufruire di strumenti ad hoc predisposti dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione Lombardia. Milioni e milioni di euro per attività di ricerca e di sviluppo, azioni di informazione e di sensibilizzazione, mobilità sostenibile, realizzazione di impianti a basso impatto ambientale, oltre alle agevolazioni e ai bonus fiscali. Ma la materia è tutt’alto che semplice e per affrontarla servono competenze e preparazione che la Società di Sviluppo Locale ha maturato e che mette gratuitamente a disposizione del territorio. Non si tratta, infatti, soltanto di venire a conoscenza delle opportunità di finanziamento, è necessario anche capire qual è lo strumento più adatto e come muoversi tra modulistica e tempistica. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato Schena ha inviato una lettera ai sindaci e ai dirigenti scolastici per informarli dell’uscita di un Bando per l’installazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici che ospitano scuole materne, elementari e medie, pubbliche e private, offrendo la consulenza dello Sportello Energia. La Regione Lombardia mette a disposizione 4,3 milioni di euro per i nuovi impianti con un contributo a fondo perduto che copre fino al 50% dei costi per un massimo di 500mila euro. «Con questa comunicazione, alla quale è allegata una scheda sintetica del bando – spiega Schena –, abbiamo inteso divulgare agli enti e organismi direttamente interessati questa nuova opportunità di finanziamento specifica per gli edifici scolastici, molti dei quali sappiamo necessitare di interventi di adeguamento strutturale e di contenimento dei costi energetici. Ci mettiamo a disposizione di tutti gli interessati offrendo consulenza e assistenza nella predisposizione delle domande gratuitamente. Lo consideriamo un modo per sensibilizzare il territorio nei confronti di queste tematiche, ma anche un incentivo ad usufruire di questi canali di finanziamento». la pulizia dell’aria… Quando si è passati ad analizzare la composizione chimica del particolato per individuarne l’origine, si è riscontrato che la fonte maggiore è la combustione delle biomasse (in parole semplici il fuoco di legna), come dimostrano alcuni marcatori tipici, come i nitrati, il potassio e una sostanza derivata dalla cellulosa chiamata levoglucosan. La legna quindi sarebbe responsabile dell’inquinamento da PM per il 42%, il traffico per il 36%. Istintivamente viene da osservare che alcune cose non quadrano, perché, se l’allarme fosse stato lanciato una cinquantina d’anni fa, quando ancora la maggior parte delle abitazioni ave- vano riscaldamento e cucina a legna, quando in tutti i campi e gli orti si bruciavano le stoppie… si sarebbe potuto capire, ma oggi che anche nei paesi è molto diffuso il riscaldamento a gasolio e a gas… additare quegli ultimi contadini che ancora lavorano la terra come principali responsabili dell’inquinamento sembra francamente eccessivo. I dati scientifici non sono contestabili, è vero, ma, come minimo, possiamo chiedere un supplemento di studio, di indagine e di verifica. Soprattutto, visto che per scaldarci dovremo pur sempre bruciare qualcosa e che il petrolio non sarà eterno, sarà opportuno approfondire gli studi anche sulla corretta combustione della legna, su eventuali sistemi di filtraggio, in modo da abbattere i fattori di rischio, visto che ridurli a zero non potremo mai. L’ultima interessante relazione è stata svolta da Annalisa Pola, una giovane ricercatrice che ha elaborato una tesi di laurea sull’evoluzione dell’inquinamento negli ultimi dieci anni attraverso lo studio dei licheni. I lavori sono stati conclusi da Severino De Stefani, che ha ricordato come l’indagine sulla qualità dell’aria sarà ora estesa alla bassa e all’alta Valtellina, dove si potrà verificare con dati precisi anche l’influsso portato dall’introduzione del teleriscaldamento. C.R. MORBEGNO INIZIATIVE IL 13 FEBBRAIO E mi illumino di meno... P er il quinto anno consecutivo Caterpillar, il noto programma di Radio2, lancia per il 13 febbraio 2009 M’illumino di meno, una grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico. E, per la seconda volta, Morbegno 2020 risponde dando vita ad un serie di iniziative che intendono ribadire come proprio le piccole attenzioni quotidiane, come ad esempio spegnere le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili, possono fare molto per migliorare la vita di ognuno, in più aiutandoci a risparmiare. A muoversi per prime le istituzioni: il Comune di Morbegno ridurrà al minimo indispensabile l’illuminazione cittadina, in modo particolare quella di piazze e monumenti. L’Unione Commercio di Morbegno proporrà invece ai suoi aderenti di ridurre al minimo le luci degli esercizi e di spegnere le vetrine dopo l’orario di chiusura. Quindi tocca alle scuole: l’ONU ha dichiarato il 2009 “Anno Internazionale dell’Astronomia”. Morbegno 2020, in collaborazione con il Gruppo Astrofili Lecchesi, invita - nella mattinata di venerdì 13 febbraio - le scuole elementari, medie e superiori alla presentazione di “Alla scoperta del cielo”, una visita guidata ai misteri della volta celeste che si terrà presso il Museo Civico di Morbegno. Sempre venerdì 13, dalle ore 20.30, presso i Giardini Cortivacci (Biblioteca Civica) a Morbegno, la “scoperta del cie- lo” continua. Il Gruppo Astrofili di Lecco mette a disposizione 4 telescopi per scrutare le meraviglie del cielo cittadino, sempre meno visibile a causa dell’inquinamento luminoso. Nelle sale della Biblioteca Civica gli artisti dell’Associazione Otip-So propongono una performance di lettura di poesie e musica e nelle sale del Museo di Storia Naturale bambini e genitori sono invitati a partecipare ad una insolita visita notturna alle sale del museo dal titolo: “Con la luce a manovella l’avventura è ancor più bella…”. Saranno allestite due casette in legno dove verranno distribuite gratuitamente bevande calde a cura della Bottega della Solidarietà (Commercio Equo e Solidale) di Sondrio e della Cooperativa Agricola Erba Dorada. Inoltre un gruppo di volontari si occuperà della distribuzione di lampadine a basso consumo gentilmente fornite dal comune di Morbegno. La manifestazione si terrà anche in caso di brutto tempo. P A G I N A 30 CRONACA Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 UN’INTERA VALLE IN LUTTO DOPO LA SCOMPARSA DELLE DUE MAMME DI CHIAVENNA Riflettere dopo l’ultimo incidente L a gente di Valchiavenna, a quasi un anno dalla scomparsa di tre ragazzi in un tragico incidente, si è di nuovo fermata attonita e angosciata per la notizia che si è sparsa fulmineamente nella serata di domenica 1° febbraio. Un’auto con due mamme che accompagnavano tre ragazzi dopo una partita di un torneo di basket a Olginate, è sbandata sulla statale 36 poco dopo il ponte sull’Adda e all’imbocco del rettilineo per Nuova Olonio andando a schiantarsi contro un’altra vettura proveniente in senso opposto e poi sul guardrail che delimita la carreggiata. Terribile il bilancio dell’incidente. Morte la conducente e la signora che le stava a fianco, un ragazzo dei tre che viaggiava sul sedile posteriore trasportato a Lecco in condizioni serie e ricoverato in neurorianimazione, e i due altri ragazzi tredicenni (figli delle due donne decedute) estratti dall’auto con ferite leggere. La scomparsa di Raffaella Succetti, e Loredana Miranda, entrambe residenti a Chiavenna, ha destato grandissima emozione e commozione. Grande apprensione per Simone, il ragazzo ricoverato a Lecco, mentre veramente straziante per i ragazzi Gioele e Giacomo la percezione della morte delle loro mamme che viaggiavano a pochi centimetri da loro. Venerdì 6 febbraio si sono svolti i funerali delle due donne. Nella mattinata a Borgonuovo di Piuro moltissime persone vallata. «Di fronte alla morte sembra che tutto vada perduto - ha aggiunto don Paggi -. Non è così: nel caso di Raffaella l’esempio di impegno e dedizione nel lavoro all’ospedale, oltre allo straordinario affetto, all’attenzione per Gioele, non verranno dimenticati dal figlio e dai tanti convalligiani che l’hanno conosciuta». Nella parte finale della celebrazione è stato letto un messaggio scritto dagli amici del Basket Chiavenna, la società sportiva per la quale è tesserato il figlio Gioele che, anche ieri, ha ricevuto tante manifestazioni di cordoglio dagli amici e dai compagni. «Tutti noi amici del basket, dai più piccoli alla prima squadra, esprimiamo il nostro cordoglio a Gioele e sui tuoi cari hanno detto -. Sappiamo, cara Raffaella, che dall’alto continuerai a vegliare con i tuoi occhi di amorevole madre su tuo figlio e sugli altri ragazzi. Grazie di cuore, Raffaella, per la grande mano che ci hai dato in tutti questi anni». hanno seguito il feretro di Raffaella Succetti. Insieme ai parenti, gli amici, i colleghi dell’Ospedale di Chiavenna dove svolgeva in modo molto scrupoloso e prezioso il lavoro di tecnico di radiologia. «Cara Raffaella, non dimenticheremo il tuo insegnamento: sei stata una mamma premurosa e una persona capace di farsi apprezzare sul lavoro» «È stata una settimana d’intenso dolore per tutta la comunità valchiavennasca - ha detto don Giu- seppe Paggi, parroco di San Fedele in Chiavenna ed ex sacerdote di Borgonuovo -. Sono arrivate tante manifestazioni d’affetto e di stima dal mondo della scuola, della sanità, della parrocchia, per queste nostre mamme che hanno perso la vita mentre accompagnavano i figli». Parole toccanti, pronunciate con la voce rotta dalla tristezza da un prete che ha conosciuto Raffaella Succetti sin dall’infanzia e ieri ha espresso il dolore di un’intera A Chiavenna, nel pomeriggio, le esequie di Loredana Miranda a cui ha voluto essere presente anche il figlio Giacomo. A don Ambrogio Balatti, arciprete della città del Mera, è toccato il compito di esprimere il cordoglio della comunità. «Preghiamo per le persone coinvolte in questa tragica vicenda e perché non venga meno la fiducia nella vita - ha detto il sacerdote -. Ricorderemo Loredana per la sua bontà d’animo, la sua generosa disponibilità e il suo mettersi a disposizione dei ragazzi del basket aiutando il prossimo con spirito di servizio, seguendo l’esempio di Gesù. Tutte queste qualità si riflettevano nel suo sorriso e nei suoi occhi splendenti nei quali sapeva stemperare le amarezze della vita: noi non la dimenticheremo». Nella parte finale della funzione, alcuni dei presenti hanno voluto esprimere la propria solidarietà ai familiari e l’affetto nei confronti della quarantottenne scomparsa. I compagni di classe di Giacomo, un gruppo di amici, del Basket Chiavenna. UN LIBRO IMPORTANTE SULLE VITTIME DELLA STRADA Pochi giorni prima del terribile incidente della scorsa settimana, il 23 gennaio, si era svolto un incontro con al centro il tema degli incidenti stradali, quelli in cui perdono la vita dei giovani. L’incontro ha ricordato idealmente i tre ragazzi, Elia, Giacomo. Michel, che il 19 febbraio dello scorso anno hanno perso la vita a Prata. Dopo le due serate promosse dai giovani di Tremenda XXL a maggio e a ottobre, in collaborazione con i genitori di Giacomo Martinucci, una delle tre vittime, l’incontro del 23 gennaio ha visto la sala della Banca Popolare di Chiavenna affollata, di giovani in particolare. A condurre la conversazione molto coinvolgente Elena Valdini, giornalista e autrice del libro “Strage continua”. Per la giovane autrice di fronte alle stragi sulle strade, dalle proporzioni sempre più inquietanti serve una reazione, servono anche interventi pubblici di informazione, di educazione. Ma i temi trattati dal libro, suscitato proprio da una personale esperienza a 16 anni seguendo il funerale di una compagna di scuola, sono molteplici e stimolanti. Sono i temi che l’autrice ha offerto quasi a contribuire a suscitare una mobilitazione. Ed una mobilitazione certo c’è in Italia, basta scorrere in appendice del volume le innumerevoli associazioni di parenti di vittime della strada e di persone che in tutte le province del paese si battono per sensibilizzare la società civile e politica sulla tematica. Ma il libro che non è una semplice inchiesta, entra nel vivo dei problemi: quello del dolore della sua cognizione e della sua realtà. Della giustizia per le vittime, ma anche dell’assetto normativo e del meccanismo delle leggi in materia che spesso escludono proprio le ragioni delle vittime, tanto che si arriva a parlare di “omicidi stradali” e perfino di “Strage di Stato” quando si parla di soldi stanziati e mai spesi per la prevenzione. Un libro per qualche verso amaro e crudo quanto sono amare e crude le stragi sulle strade. G.Z. CHIAVENNA CRESCE IL NUMERO DEI TURISTI DICIANNOVE PALAZZI AVRANNO LA TARGA PER LE DIMORE STORICHE Adesioni al 40% per il progetto varato dal comune di Chiavenna di posizionare sui palazzi storici della città una targa metallica che ne illustri, in due lingue, le caratteristiche principali a beneficio dei turisti. Sono 19 su un totale di 54 i proprietari degli edifici di particolare pregio storico e architettonico che hanno risposto positivamente all’appello lanciato dall’assessore al turismo Gaetano Faldarini nei mesi scorsi. «Abbiamo dato mandato alla ditta incaricata di realizzare le targhe - spiega l’assessore - di procedere con le prime in base ai modelli e ai testi preparati dal Centro Studi Storici Valchiavennaschi. Con altri proprietari abbiamo già un accordo di massima, che deve essere ancora formalizzato dall’accettazione scritta. Ovviamente non possiamo procedere con l’affissione delle targhe senza il consenso della proprietà degli immobili». Nessuno, comunque, per il momento ha negato il proprio assenso. D’altronde l’iniziativa non ha costi per i privati e, comunque, avere la propria abitazione indicata come dimora di pregio della città non dovrebbe scontentare proprio nessuno. Il primo cartello è già stato posizionato, a titolo dimostrativo, vicino al portale di palazzo Pretorio già alcune settimane or sono: «Riteniamo - conclude Faldarini - di essere in grado di completare il progetto nel giro di pochi mesi». Visita al Museo del Tesoro CONVEGNO SU REPERTI E SCAVI DI PIAZZA CASTELLO Il ritrovamento, durante l’attuazione di un piano integrato di intervento, dei resti di un piccolo quartiere di età romanica in pieno centro a Chiavenna ha destato nei mesi scorsi molto scalpore. Mura perimetrali, pareti interne, monili, monete e altri oggetti in grande quantità sono emersi dopo l’intervento della Soprintendenza ai Beni Architettonici. Ora tutto questo viene presentato in un convegno organizzato dalla stessa Soprintendenza e dal comune di Chiavenna in programma venerdì 13 febbraio. Un incontro informativo che costituirà anche l’occasione per riflettere sulla tutela dei centri archeologici, tra analisi del costruito e gestione del rischio archeologico. L’incontro avrà inizio alle 15 presso la sala convegni del Convento dei Cappuccini. Il programma prevede la presentazione e i saluti del sindaco di Chiavenna Giampaolo Pozzoli e di Umberto Spigo, Soprintendente per i Beni Archeologici della Lombardia. Il caso Chiavenna sarà il primo intervento tecnico che proporrà l’analisi del centro storico per una valutazione del rischio archeologicoe che sarà curato da Stefano Della Torre del Politecnico di Milano. Lo scavo di piazza Castello sarà analizzato e approfondito da Valeria Mariotti della Soprintendenza ai beni archeologici. “Clavenna: problemi di urbanistica vicinale” sarà l’intervento conclusivo di Massimiliano David dell’Università di Bologna. D.PRA. C ome ogni anno la parrocchia di San Lorenzo a Chiavenna, ha diffuso il bilancio dei visitatori che hanno solcato la soglia del Museo del Tesoro e del Battistero. Per il primo, gli ospiti sono stati 3511 mentre il fonte è stato ammirato da ben 12.790 persone. La differenza dei due risultati è da attribuire al fatto che il battistero è fruibile gratuitamente. Per la parrocchia, l’annata dunque conferma i dati prodotti lo scorso anno. Crescono i gruppi di alunni - in tutto una ventina che hanno usufruito della convenzione promossa dalla Provincia per le scuole dell’Infanzia e le Primarie. La promozione - battezzata con il titolo di “Laboratorio didattico” - propone “L’incastro perfetto” al Tesoro, dove i bambini devono riproporre con il polistirolo la rappresentazione della Pace - l’evangeliario in oro custodito nel museo -, mentre gli alunni della primaria devono comporre un collage sempre ispirato alla preziosa copertina. L’iniziativa varata dall’amministrazione di Sondrio ha raccolto il plauso della parrocchia, che ha lodato il proposito di far conoscere ai più piccoli, opere belle e preziose come appunto la Pace, utilizzando metodi di osservazione adeguati alla loro età, secondo un programma che li ha impegnati per circa tre ore. Il risultato riferito dalla parrocchia conforta gli estimatori delle risorse culturali e artistiche nella collegiata. Pochi mesi fa i responsabili del Tesoro avevano lanciato l’appello per cercare volontari che coadiuvassero nell’attività di gestione del museo, che attualmente è affidato alla parrocchia. Con l’aumentare degli impegni pastorali, è diventato più difficile prendersi cura di questa missione. Da qui l’esigenza di allargare la rosa di coloro che si occupano del museo. Il corso per volontari è iniziato, con una dozzina di persone. G.L.P. CRONACA P A G I N A 31 SondrioScuola IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 SONDRIO LA PANORAMICA PRESENTATA DAL CENTRO “IL QUADRIVIO” Orientamento risorsa importante Ci sono percorsi e proposte differenziate per età: dall’indagine risulta un quadro interessante di peculiarità e inclinazioni del territorio di CIRILLO RUFFONI D a alcuni anni il centro di orientamento il Quadrivio, della Fondazione Credito Valtellinese, svolge nelle scuole della Provincia di Sondrio un prezioso lavoro per aiutare i giovani a scegliere l’indirizzo scolastico, sia a livello di scuola media, sia in ambito universitario. In particolare, sono stati attivati tre progetti, chiamati rispettivamente Cometa, Argo e Teseo, dei quali Il Settimanale ha già avuto modo di parlare in varie occasioni. Nell’ambito di tali iniziative sono state svolte presso gli studenti delle indagini, che hanno permesso di raccogliere un gran numero di dati sulle loro tendenze e sui loro orientamenti; il tutto è stato presentato ufficialmente a Sondrio, in un incontro che si è svolto presso la sala Vitali martedì 3 febbraio. La riunione si è aperta con un commosso ricordo di Renato Bartesaghi, recentemente scomparso, che ha lavorato molto per dare un futuro ai nostri giovani, soprattutto con il progetto del Polo Tecnologico, al quale si era dedicato molto negli ultimi tempi. Perché organizzare un convegno e non inviare direttamente alle scuole o pubblicare sul sito internet i risultati delle indagini? - si sono chieste le responsabili del Quadrivio Tiziana Colombera e Cinzia Franchetti. Perché si è preferito illustrare direttamente agli insegnanti e ai dirigenti scolastici i dati emersi, che diversamente avrebbero potuto essere oggetto di interpretazioni non corrette. Nelle intenzioni delle promotrici, poi, c’era anche quella di favorire uno scambio di opinioni fra gli operatori della scuola, per avere utili indicazioni sui lavori svolti. Peccato che la partecipazione del pubblico sia risultata veramente scarsa. D’altra parte (credo), ai poveri insegnanti, già oberati da riunioni e da rientri pomeridiani, per di più in un periodo di scrutini, proprio a cavallo dei due quadrimestri, non si potevano chiedere miracoli. L’intervento di Emidia Rota, che sostituiva il Dirigente Scolastico Provinciale, è risultato piuttosto tecnico, in quanto ha mirato a illustrate le normative scolastiche sull’orientamento. Il dibattito che si è sviluppato nella scuola negli ultimi anni, ha affermato la relatrice, pur passando attraverso le varie proposte di riforma formulate dai Ministri che si sono succeduti, presenta i caratteri della continuità (diversamente da quanto spesso è stato presentato dagli organi di stampa) ed è per- fettamente in linea con i principi affermati a livello europeo. La parte centrale dell’incontro è stata naturalmente dedicata alla presentazione dei dati emersi dalle indagini svolte nell’abito dei tre progetti. Come avviene in questi casi, ci troviamo di fronte ad una vera selva di tabelle, grafici e sintesi, che hanno bisogno di essere letti ed analizzati con calma. Qui ci limiteremo ad indicare alcuni elementi che ci sembrano particolarmente rilevanti. Il progetto Cometa, come ha ricordato il coordinatore Diego Boerchi dell’Università Cattolica, è rivolto ai ragazzi della terza media (come si diceva un tempo) e vuole accompagnarli alla scelta di un percorso scolastico e professionale che sia strettamente correlato alle sue inclinazioni, capacità e ai suoi interessi. Da quattro anni vi aderiscono tutte le scuole della Provincia. Il dato più rilevante che emerge è la diversità che si verifica tra i grandi centri (Chiavenna, Morbegno, Sondrio, Tirano e Bormio) e le zone dei comuni più piccoli, per quanto riguarda le capacità linguistiche, gli interessi e il metodo di studio. Se poi si effettua un confronto con i dati emersi negli anni precedenti, si nota un aumento di interesse per i settori musicale, economico, del tessile e della moda; si registra un miglioramento nelle attitudini, in particolare nell’ambito maschile; il metodo di studio rimane stabile; si riscontrano alcuni miglioramenti anche nella percezione che i giovani hanno di sé e delle proprie capacità. Il progetto Argo, come ha illustrato bene Emanuela Bonelli, anche lei dell’Università Cattolica, è invece rivolto ai ragazzi delle quarte classi delle superiori e mira soprattutto a verificare la corrispondenza fra gli interessi e le abilità degli studenti e l’indirizzo di scuola da loro scelto. In questo ambito si trova una sostanziale correlazione e non ci sono grosse sorprese, nel senso che le abilità verbali sono migliori in chi ha scelto i licei, gli interessi economici sono più alti a ragioneria, quelli tecnici all’ITIS e così via. Si pone caso mai il problema della profonda differenza che si registra tra licei, ITIS e geometri, dove gli studenti ottengono i punteggi più alti nelle prove di abilità cognitive e gli istituti professionali, dove invece si registrano i livelli i più bassi in tutti gli ambiti, ma anche questo è un problema ben conosciuto a chi opera nella scuola. Il progetto Teseo, infine, si rivolge ai ragazzi dell’ultimo anno delle superiori ed è già tutto proiettato verso la scelta dell’indirizzo universitario. Anche qui l’indagine ha registrato gli interessi degli studenti e il loro variare nel corso degli anni. Se guardiamo i dati dei singoli istituti, vediamo naturalmente un prevalere di interessi corrispondenti all’indirizzo della scuola stessa. Fanno un po’ eccezione i licei psico-pedagogico e linguistico, in cui i ragazzi distribuiscono i loro interessi su vari ambiti. Significativo il caso del liceo classico, in cui solo 5 studenti esprimono interesse per lettere (come il liceo scientifico), mentre otto indicano economia e ben 15 medicina. Evidentemente gli studenti non seguono solo le inclinazioni personali, ma guardano con molto realismo anche agli sbocchi professionali che la scuola offre. LA CULTURA DELLA DONAZIONE SI IMPARA A SCUOLA L’INTEGRAZIONE DEGLI STUDENTI STRANIERI Avis provinciale di Sondrio e Ufficio scolastico provinciale promuovono giovedì 19 febbraio dalle ore 9.00 alle ore 13.00 presso la sala riunioni dell’I.T.I. “E. Mattei” di Sondrio il convegno La scuola e l’Avis per la promozione della cultura della solidarietà tra i giovani. L’incontro, rivolto a dirigenti scolastici, docenti, genitori, studenti interessati, operatori del territorio e del mondo del volontariato, soggetti portatori di interesse, vuole contribuire ad una comune diffusione della cultura del dono, della solidarietà e alla promozione/prevenzione della salute, in una situazione sociale e normativa integrata, delineata anche dalle indicazioni europee. Il convegno sondriese del 19 febbraio si aprirà con l’introduzione del docente universitario Piero Cattaneo sul tema “Uno sguardo alla scuola italiana quale agenzia formativa ed educativa nel contesto europeo: “competenze” di cittadinanza e “traguardi” di apprendimento nei curricoli per la promozione della solidarietà e del “ben-essere” sarà seguito dagli interventi di Maria Donati, referente L.A.Vo.P.S. per Scuola e Volontariato su “L’impegno del Centro di Servizio per il Volontariato di Sondrio per una cultura della Cittadinanza attiva”, Lorella Cecconami, responsabile servizio di medicina preventiva Asl Sondrio e direttore sanitario Avis sul tema “Educazione sanitaria ed educazione alla salute: istituzioni, mondo del volontariato, famiglie e giovani per la promozione del ben-essere”, il sindaco di Sondrio Alcide Molteni su “Le collaborazioni tra enti locali e volontariato per attivare azioni di cittadinanza attiva”, Francesco Taddeo, presidente della consulta provinciale degli studenti su “Le richieste provenienti dal mondo dei giovani per “star-bene-con-sé”, con gli altri e nella società”, Nicola Montrone, dirigente Ufficio scolastico provinciale sugli “Strumenti culturali e normativi per l’interazione tra scuola e mondo del volontariato”. Prima del dibattito sarà presentato e distribuito il Book della solidarietà dell’Avis nazionale, supporto didattico-educativo per orientare studentesse e studenti a valori condivisi di cittadinanza attiva, responsabile e solidale. Vicini di banco. L’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole: esperienze, problemi e prospettive. È il tema dell’incontro pubblico promosso dall’Unione Migranti della provincia di Sondrio in collaborazione con Agenzia per la Pace, Arci, Caritas provinciale, Cgil, Cisl, Punto Pace-Pax Christi Sondrio e Il richiamo del Jobèl sabato 14 febbraio dalle ore 15.00 alle 17.30 presso la sala Vitali del Credito Valtellinese (via delle Pergole) a Sondrio. «Come conseguenza dei flussi migratori che soprattutto negli ultimi anni hanno interessato la realtà locale, anche nelle scuole della nostra provincia ha assunto una certa consistenza la presenza di alunni figli di immigrati - spiegano i componenti dell’Unione Migranti - siamo convinti che la scuola sia uno dei luoghi principali dove si possono costruire positivi processi di interazione e di integrazione tra culture e stili di vita diversi. Abbiamo intitolato questo incontro “vicini di banco” per rappresentare quello spirito di amicizia che nasce a scuola. Uno spirito che poco si concilia con il clima di intolleranza e di razzismo più o meno esplicitato che si respira oggi nel paese». Il compito di stimolare il confronto sul tema è affidato a Giulia Rainoldi e Annarita Fumarola, rispettivamente dirigente e coordinatrice delle “Scuole in Rete di Sondrio” (ovvero i tre circoli didattici delle scuole primarie insieme alle scuole secondarie di primo grado “Ligari” e “Sassi-Torelli), presenteranno il quadro della situazione locale informando sulla consistenza quantitativa del fenomeno nella nostra provincia, sulle risposte che il sistema scolastico provinciale ha cercato di dare alla nuova composizione della popolazione scolastica, sui problemi che sono emersi e che emergono quotidianamente, sulle esperienze e sui risultati ottenuti. Alle esperienze maturate a livello locale si unirà una riflessione di ordine più generale guardando al contesto italiano ed europeo come un imprescindibile punto di riferimento con la relazione di Chiara Cavagnini, che segue da anni il problema per conto della Fondazione ISMU e che ha maturato un’esperienza diretta collaborando con l’Università Cattolica di Brescia in attività di ricerca. Suo il compito di fornire un approccio “multidisciplinare” intrecciando tra loro le problematiche di ordine pedagogico, politico e culturale che si annodano attorno al tema dell’integrazione scolastica. Un livello di ragionamento più legato all’attualità sarà offerto dalla relazione di Marco Donati della Rete Scuole di Milano che proporrà elementi di informazione e di riflessione sulla proposta delle classi di inserimento, previste da una mozione approvata dalla Camera lo scorso autunno. Queste classi saranno riservate agli alunni stranieri che non supereranno i test previsti per le classi ordinarie. Che relazioni esistono tra questa proposta e le politiche governative in campo scolastico e quelle nel campo dell’immigrazione? In provincia di Sondrio si sfiorano le 7.500 presenze straniere. In diminuzione la quota di irregolarità e in aumento la presenza di minori, in seguito, soprattutto, ai ricongiungimenti familiari. Cresce, dunque, il numero dei bambini e dei ragazzi immigrati nelle aule delle classi della provincia di Sondrio. Una circostanza che fa capire quanto sia importante parlare di integrazione a partire dai banchi di scuola, tanto che l’Osservatorio provinciale immigrazioni ha anche dato avvio al progetto “L’Italiano? Facile! Percorsi di facilitazione linguistica per alunni stranieri in provincia di Sondrio”. Per quanto riguarda l’Avis della provincia di Sondrio, attualmente si contano 5194 soci, di cui attivi in 1422 (i nuovi iscritti, nel 2008, sono stati circa 160). Lo scorso anno sono state effettuate poco meno di 2700 donazioni. Tante le iniziative promosse dall’Avis provinciale. Fra queste il progetto di solidarietà internazionale “Il fiume della vita” che coinvolge, insieme all’Avis e all’omologa associazione russa, il dipartimento di Medicina trasfusionale e Patologia clinica del nosocomio di Sondrio e il suo diretto corrispondente dell’ospedale Semashko di Niznhij Novgorod. Tanti i progressi registrati in dieci anno di lavoro e di impegno per sollecitare e sensibilizzare sulla pratica della donazione anche in Russia. Prossimi obiettivi dell’iniziativa di solidarietà saranno quelli di favorire la promozione della donazione non remunerata nella regione di Niznhij Novgorod (la sola città contra 1.311.000 abitanti), lo sviluppo della donazione di plasma da avviare alla lavorazione industriale in loco (l’industria italiana Kedrion sta avviando la costruzione di due realtà a Mosca e a Kiev) e l’ampliamento delle conoscenze circa le malattie trasmissibili attraverso la donazione di sangue. Oggi a Niznhij Novgorod si contano meno di 2000 donatori. CRONACA P A G I N A 32 SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 TIRANO-POSCHIAVO IL CONVEGNO INTERNAZIONALE IN PROGRAMMA DAL 12 AL 14 FEBBRAIO Alpi, un patrimonio per l’umanità D ue eventi di carattere internazionale e transfrontaliero a Tirano e a Poschiavo il 12, 13 e 14 febbraio, nell’ambito della Convenzione delle Alpi, promossi dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare italiano, in collabo- razione con il Comune di Tirano, la Provincia di Sondrio, il Comune di Poschiavo e la Regione Valposchiavo, il Gruppo Credito Valtellinese, ed il supporto di Politec Valtellina, Polo Poschiavo, Ferrovia Retica e altri enti e istituzioni locali. Il primo evento si svolge giovedì 12 febbraio e ri- IL CONCERTO DI BIAGIO ANTONACCI SOSTIENE L’ASSOCIAZIONE CHICCA RAINA L’11 marzo tornerà al Polo Fieristico di Morbegno Biagio Antonacci per la prova generale del suo tour “Il cielo ha una porta sola”. Su ogni biglietto venduto, 1 euro sarà devoluto all’organizzazione di volontariato Chicca Raina. La onlus si prende cura delle persone malate gravemente di cancro, a domicilio, per la qualità della loro vita, per alleviarne le sofferenze, non solo fisiche. Con la presenza del suo personale sanitario e dei suoi volontari dà un’assistenza qualificata, ricca di calore umano, continua, tutti i giorni della settimana, 24 ore su 24. Accompagna i familiari, offrendo sostegno, dando sollievo, trovando insieme risposte ai loro bisogni; collabora con i medici di famiglia e con l’Asl per l’assistenza domiciliare integrata delle cure palliative; promuove la formazione degli operatori sanitari e dei volontari Per l’esperienza del servizio prestato dall’associazione dal 1992 ad oggi e per i suoi legami con il territorio, la Chicca Raina è stata chiamata nel 2005 alla costituzione del Tavolo provinciale del Terzo Settore sanitario e sociosanitario presso l’Asl, come unica rappresentante provinciale a portare la voce dei malati e dei familiari in detta sede. Dallo stesso anno l’associazione fa parte del Dipo (Dipartimento Interaziendale Provinciale Oncologico) costituito da Aovv e Asl con l’obiettivo di collaborare per l’integrazione tra ospedale e territorio per garantire ai malati oncologici cure e assistenza appropriate. Anche in questi contesti la Chicca Raina è stata ed è parte attiva nell’affrontare le problematiche e nel sostenere soluzioni e bisogni. L’associazione ha sede a Sondrio in lungo Mallero Diaz, 18, telefax 0342.216060; e-mail [email protected]; sito internet www.chiccaraina.it. Il concerto di Biagio Antonacci è promosso da Eventi Valtellinesi con la collaborazione delle Comunità montane di Morbegno e di Sondrio. È già attiva la prevendita dei biglietti presso i vari centri convenzionati: Musica a Chiavenna; Vanradio a Morbegno, La Pianola e il Consorzio turistico Porte di Valtellina a Sondrio, La Pianola a Tirano, l’Ufficio turistico a Colico e Disco Shop a Lecco. Il costo è di 27 euro più 4 euro per la prevendita: un euro, come detto, sarà devoluto in beneficenza. A DELEBIO UNA SERATA DI INCONTRO PER LE FAMIGLIE CHE HANNO SUBITO UN LUTTO Alcuni genitori della bassa Valle che hanno perso i figli in età giovanile hanno deciso di incontrarsi e costituirsi come gruppo per riuscire a convivere con questa drammatica perdita e a dare di nuovo un senso a vite colpite così profondamente. Il gruppo “il cammino” si riunisce ogni 15 giorni il giovedì presso l’oratorio “Giovanni Paolo II” di Delebio (il prossimo incontro è fissato per il 19 febbraio alle ore 21.00) e il martedì presso la casa parrocchiale di Prata Camportaccio (prossimo incontro il 17 febbraio alle ore 20.30), guidati dal parroco di Delebio, don Amedeo Folladori. «La finalità degli incontri - spiegano i genitori coinvolti - è condividere le esperienze di lutto che ci hanno accomunato attraverso un percorso di fede e di aiuto reciproco, in cammino per ritrovare la gioia di vivere. Se sei un genitore che ha perso il bene più prezioso sappi che c’è una speranza di ritrovarti in un confronto di vita». Chi non se la sentisse di entrare a far parte del gruppo, ma volesse comunque sentire questi genitori per uno scambio di idee, li può contattare ai seguenti numeri: don Amedeo 334-3237070; Cinzia 338-6268292; Marina 333-8917066; Virginia 349-3127121; Milena 340-6500028. È attivo anche l’indirizzo mail gruppoilcammino@ tiscali.it. guarda solo Tirano: la terza riunione del Gruppo di lavoro Patrimonio Mondiale Unesco della Convenzione delle Alpi. Alle sue sessioni partecipano rappresentanti di tutti i Paesi alpini e degli osservatori ufficiali. La riunione non prevede la partecipazione del pubblico, ma un incontro al termine dei lavori per una relazione sull’esperienza della candidatura della Ferrovia Retica e sulle sfide che la futura gestione del sito Unesco presenta. In questo ambito sarà riservato anche uno spazio adeguato ad una comunicazione relativa alla candidatura in corso dei terrazzamenti per la viticoltura valtellinesi. Poi, il 13 ed il 14, ci saranno le due giornate dedicate alla promozione locale della Dichiarazione “Popolazione e cultura” della Convenzione delle Alpi. Tale Convenzione è il primo accordo quadro internazionale per lo sviluppo sostenibile di una regione di montagna transnazionale e transfrontaliera. Dal novembre 2006, la Convenzione delle Alpi dispone di un nuovo strumento di attuazione - un compendio di principi, obiettivi e misure comuni ai Paesi firmatari, adottato dai ministri in occasione della IX Conferenza delle Alpi - dedicato specificamente alla promozione e LA TERZA SETTIMANA DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO Ecco gli appuntamenti di Unitre di Sondrio nella terza settimana di febbraio: lunedì 16, Paolo Della Torre, medico responsabile del servizio di pronto soccorso dell’Asl della provincia di Sondrio, con immagini in power-point illustrerà L’organizzazione del soccorso in provincia: il ruolo del 118; mercoledì 18, Giacomo Andreola, insegnante di musica, parlerà de La famiglia dei flauti dolci; giovedì 19 alle 20.45 presso la sede di Unitre della Garberia (con prenotazioni entro venerdì 13 e con accesso da Largo Padrini con scala mobile, o da piazzetta Teresina Tua con ascensore) ci sarà la Serata di Carnevale, dopocena con Franco Vitali & Company; venerdì 20, Luciano Suss, entomologo presso l’Università degli Studi di Milano, Ettore Leali, comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, Cinzia Leusciatti della CM di Sondrio, Fabio Antonioli della CM di Tirano, Umberto Clementi della CM di Bormio, daranno vita alla tavola rotonda La moria dei boschi in Valtellina: cosa fare?; lunedì 23, il presidente della SEV (Società Economica Valtellinese), Claudio Snider, e il vicepresidente Giorgio Scaramellini presenteranno Lo statuto comunitario per la Valtellina - Un progetto della sussidiarietà. Tutti gli incontri avranno luogo presso la sala del Cinema Excelsior a partire dalle 15.30. Intanto si stanno raccogliendo le adesioni alla gita sul lago di Como, che si terrà il 29 marzo (prenotazioni entro il 20 marzo) con visita guidata al Sacro Monte di Ossuccio, uno dei nove Sacri Monti prealpini inseriti nel 2003 dall’Unesco nel patrimonio dell’umanità, al palazzo Manzi, al santuario della Madonna della Lacrime, alla parrocchiale di Santo Stefano a Dongo, una delle pievi più antiche della diocesi di Como. Lezione di diritto invece martedì 17 alle 15.00 a Tirano presso la sala del Credito Valtellinese in piazza Marinoni, dove il Prefetto di Sondrio, Chiara Marolla interverrà per presentare Il consiglio d’Europa; mercoledì 18 alle 15.00, presso la sede di Unitre in Lungo Adda Ortigara 10, Barbara Trestini Trimarchi guiderà il filo caffè sul tema del ricamare. PI. ME. LIVIA POMODORO A SONDRIO La Banca Popolare di Sondrio organizza per venerdì 20 febbraio alle ore 18.00, presso la sala “Fabio Besta” della Banca in Sondrio – con ingresso da piazza Garibaldi 16 -, una pubblica conferenza tenuta dalla dott.ssa Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano. Sarà discusso il tema: Le difficoltà attuali dell’arte di giudicare: nuove progettualità al servizio dei cittadini. alla tutela delle identità e delle diversità culturali delle comunità alpine, alla loro reciproca collaborazione e allo sviluppo di condizioni insediative ed economiche compatibili con l’ambiente: la Dichiarazione “Popolazione e cultura”. I temi della Dichiarazione sono molteplici: coscienza di comunità e cooperazione, diversità culturale, qualità della vita e pari opportunità, spazio economico, ruolo delle città e dei territori rurali. Entro il 2011 i ministri delle parti contraenti dovranno decidere se convertire la Dichiarazione in un Protocollo alla Convenzione delle Alpi, sulla base dei risultati della verifica della sua attuazione in questa prima fase. Le parti contraenti e gli osservatori della Convenzione delle Alpi sono chiamati a intraprendere, in collaborazione con Comuni, Province e Regioni, iniziative di promozione dell’attuazione locale della Dichiarazione. Il convegno di Tirano-Poschiavo si inserisce proprio nel quadro di una strategia di promozione dell’attuazione della Dichiarazione, promossa dall’Italia e sarà dedicato in particolare all’approfondimento del tema “Spazio economico” della Dichiarazione, in relazione alla cura dei territori e dei paesaggi. Tale approfondimento sarà declinato secondo le specificità locali, in una modalità interattiva che privilegi il confronto tra le esperienze dei luoghi e i principi e gli obiettivi della Dichiarazione. Indubbio valore aggiunto del convegno di Tirano e Poschiavo è il carattere transfrontaliero dell’iniziativa. Il convegno si svolgerà infatti in due diverse sedi, raccordate tra loro dalla linea ferroviaria retica. In questo contesto il collegamento tra le due sedi dell’evento, attraverso il Trenino Rosso, recentemente inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, intende costituire un’esperienza integrante dell’iniziativa e rappresentare un elemento di unità e continuità simbolica tra la prima e la seconda sessione dei lavori. L’appuntamento di Tirano si svolgerà a partire dalle ore 9.00 di venerdì 13 febbraio presso la sala riunioni del Creval, il moderatore sarà l’assessore alla Cultura del Comune di Tirano Bruno Ciapponi Landi. L’appuntamento di Poschiavo si svolgerà invece sabato 14 febbraio a partire dalla ore 9.30 nel salone conferenze del Centro parrocchiale cattolico, il moderatore sarà il direttore del Polo Poschiavo Cassiano Luminati. In questa occasione a chiudere i lavori ci sarà Alberto Quadrio Curzio. CRONACA SondrioEconomia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 P A G I N A 33 SONDRIO EMANUELE BERTOLINI IN OCCASIONE DELLA MINI-CONFERENZA DEL VITTORIA Prospettive dell’economia locale C ome sta l’economia valtellinese, soprattutto in questo momento in cui le notizie allarmanti provengono da ogni parte del mondo? Alla domanda ha risposto Emanuele Bertolini, parlando dal suo osservatorio privilegiato che è la presidenza della Camera di Commercio di Sondrio, giovedì 5 febbraio, nell’ambito delle miniconferenze che periodicamente si tengono presso l’Hotel Victoria di Sondrio. L’incontro, condotto da Alberto Frizziero e Nello Colombo, oltre al pubblico presente in sala ha avuto una platea ben più vasta, perché è stato trasmesso via internet, sia in audio sia in video, ed ha quindi permesso a molte persone di seguire la relazione e il dibattito in ogni parte dell’Italia e del mondo. Il relatore ha fornito anzitutto alcuni dati. In Provincia di Sondrio sono registrate 16.687 imprese, che, nell’ultimo anno, hanno fatto registrare una flessione del 2,5%. Ciò è avvenuto soprattutto nell’ambito delle piccole e piccolissime imprese, quelle formate dal solo titolare, dove si registra continuamente una grande mobilità. Bisogna segnalare che circa il 3% di queste è formato da extracomunitari, impegnati soprattut- Il numero di aziende e imprese è in calo di circa il 2,5%: ma, nonostante il periodo di crisi, non mancano spiragli positivi a favore del mercato valtellinese e valchiavennasco, che deve puntare sicuro allo sviluppo di CIRILLO RUFFONI to nel campo del commercio e dell’edilizia. La presenza di micro-imprese costituisce comunque una caratteristica del territorio; solo 10 (fra quelle iscritte alla nostra Camera di Commercio) hanno più di 250 dipendenti. I dati recentissimi del mese di gennaio, ha affermato il relatore, fanno registrare anche da noi un preoccupante aumento della cassa integrazione, perché, in alcuni comparti, gli ordini sono calati drasticamente. Ciò è dovuto soprattutto alla reazione psicologica di tutti noi, che, avvertendo la crisi, diminuiamo i consumi e rimandiamo gli acquisti, influendo così sull’andamento dell’economia generale. Emanuele Bertolini ha poi sviluppato una serie di considerazioni, che contribuiscono a introdurre vari motivi di speranza e di fiducia sull’economia della Provincia. Il comparto turistico, quello più rilevante, sembra andare in parallelo con le abbondanti nevicate della stagione invernale e sta facendo registra- re un andamento molto positivo, che si prevede buono anche per i prossimi mesi, in base alle prenotazioni. Ciò avrà sicuramente delle ricadute positive anche per le piccole imprese che sono indirettamente legate al turismo. Un altro dato di speranza viene dall’agricoltura ed è ancora legato alle precipitazioni nevose della stagione, seguendo l’antico proverbio che dice: «sotto la neve, pane…». Il comparto più in difficoltà sembra quello edile, che ha già fatto registrare un rallentamento fin dallo scorso anno, ma, anche qui, l’apertura dei cantieri per la costruzione della nuova Statale 38 porterà sicuramente lavoro e vantaggi alle nostre imprese. Un’altra infrastruttura, nascosta ma fondamentale, sarà costituita dalla banda larga per le comunicazioni. Secondo Emanuele Bertolini ci sono poi altri fattori che possono risultare importanti per l’economia della Provincia nel prossimo futuro. Quest’anno giungono a scadenza le concessioni storiche per lo sfruttamento idrico delle nostre valli: è un’occasione importante per «riportare sul territorio il governo delle acque». Gli operatori, inoltre, guardano con molto interesse all’Expo di Milano del 2015. Ci saranno grandi investimenti e molti lavori da fare. È importante che da subito le nostre ditte creino dei consorzi e si aggreghino con quelle di Milano, per contribuire ai lavori, soprattutto fornendo i materiali come il legno e le pietre, settori nei quali ci troviamo in posizione di PROVINCIA INVESTIMENTI IN APPRENDISTATO, TIROCINI, AMMORTIZZATORI vantaggio. Se poi riusciremo ad «intercettare» anche solo una piccola parte dei milioni di visitatori dell’Esposizione, per far conoscere le nostre valli e i nostri prodotti, avremo un ritorno economico molto significativo. A differenza con quanto consigliavano alcuni soloni, ha concluso Bertolini, la Provincia di Sondrio non ha concentrato la propria economia su un solo settore, ma l’ha diversificata e ciò le consente ora di affrontare meglio l’attuale grave crisi che investe tutto il mondo. Il succes- sivo dibattito ha poi consentito di focalizzare altri aspetti della situazione provinciale, come gli ottimi rapporti con le banche locali, che facilitano l’erogazione del credito e il progetto di valorizzare le risorse boschive. Le nostre segherie lavorano il 12% di tutto il legname nazionale, che paradossalmente non è di produzione locale. Si dovrebbe creare «un’azienda forestale di valle» in grado di gestire al meglio questo enorme patrimonio storico, che oggi rimane pressoché inutilizzato. Nello sviluppo conta la formazione LA VALTELLINA ALLA CONQUISTA DEL MERCATO TURISTICO STATUNITENSE A Un’importante conferma della sempre crescente collaborazione tra turismo e prodotti tipici, questo uno dei motivi alla base del successo della giornata che un gruppo di giornalisti e tour operator americani hanno trascorso in Valtellina la scorsa settimana. Lo spunto è venuto dall’Associazione Strade del Vino di Lombardia. Dalla Valchiavenna all’alta Valle sono state proposte diverse soluzioni, visti però i tempi ristretti l’uscita valtellinese si è concentrato in una sola giornata, gravitando sul tiranese considerato l’arrivo degli ospiti statunitensi dal Lago d’Iseo e dovendo il gruppo tornare la sera stessa in Valcamonica. Il programma, alla luce degli interessi espressi dai partecipanti, a metà tra enogastronomia e turismo, ha rispecchiato fedelmente quanto richiesto. La parte turistica avrebbe dovuto contemplare un viaggio su un tratto del Trenino Rosso del Bernina, ma le pessime condizioni meteo che hanno causato ritardi nell’arrivo del gruppo ed uno slittamento del programma, hanno reso necessario variare la proposta, così dopo il pranzo accompagnati dal personale del Consorzio Turistico Provinciale sono stati visitati la Basilica di Madonna di Tirano e il centro storico della cittadina. Un piccolo assaggio di Valtellina che ha comunque coinvolto e incuriosito gli ospiti americani che non hanno fatto mancare le domande e le richieste di approfondimento. Un mercato turistico, quello americano, ancora molto limitato per la Valtellina che nel 2007 ha accolto circa 3000 turisti statunitensi per un totale di circa 12000 pernottamenti in hotel, tredicesimo mercato per importanza. La visita in Valtellina di giornalisti e tour operator, seppure breve, è un segnale del costante impegno profuso dal Consorzio Turistico Provinciale di Sondrio, in collaborazione con gli altri soggetti del “Sistema Valtellina”, dalla Provincia alla Camera di Commercio, dai Consorzi turistici a quelli di Tutela fino ai privati, per la promozione del territorio inteso nei suoi aspetti più variegati. La Valtellina è un’isola nel cuore delle Alpi che merita di essere conosciuta meglio, come hanno confermato anche i partecipanti al tour. pprendistato, tirocini e ammortizzatori sociali in deroga: ecco i nuovi strumenti a cui guarda l’amministrazione provinciale di Sondrio per sostenere il mercato del lavoro. C’è piena condivisione a livello istituzionale: via libera della Commissione Provinciale Lavoro e Formazione al programma degli interventi. la Commissione Provinciale Lavoro e Formazione, presieduta dall’assessore alla Formazione e Mercato del Lavoro Laura Carabini, riunitasi a inizio settimana a Palazzo Muzio, ha dato il via libera a tre provvedimenti molto importanti che passeranno ora al vaglio della Giunta Provinciale. Sulla formazione per l’apprendistato, sui tirocini e sugli ammortizzatori sociali in deroga, Provincia, sindacati e associazioni di categoria hanno trovato una piena condivisione. Attraverso la dote apprendistato, le risorse assegnate ad apprendisti e imprese, la Provincia metterà a disposizione oltre 420mila euro per attività di formazione che coinvolgeranno gli oltre duemila apprendisti occupati in Val- tellina e in Valchiavenna. Condividendo le modalità di attuazione dei tirocini formativi e di orientamento, frutto del lavoro di tutti i suoi componenti, la Commissione Provinciale Lavoro e Formazione ha dato il via libera a un documento che definisce che cosa si intende per tirocinio, visto quale iniziativa finalizzata a individuare momenti di alternanza tra scuola e lavoro aumentando le conoscenze degli studenti e agevolandone dunque le scelte. L’intento è quello di ottimizzare le potenzialità di uno strumento in passato poco sfruttato che coinvolge sia studenti delle superiori e universitari che disoccupati, soggetti svantaggiati e portatori di handicap. I tempi variano a seconda dei soggetti coinvolti da un minimo di 4 mesi ad un massimo di due anni. Viene inoltre ribadita la centralità del tutoraggio attivato attraverso due figure: un tutor aziendale e un tutor indicato dal soggetto promotore che ha il compito di controllare periodicamente il corretto svolgimento dei tirocini incorso. Il documento cita espressamente la necessità di una «prudente valutazione dei casi, al fine di non incoraggiare usi strumentali dell’esperienza formativa da parte dei datori di lavoro che mirino esclusivamente a soddisfare, attraverso il tirocinio, esigenze organizzative dell’azienda». Sul fronte degli ammortizzatori sociali in deroga, la Commissione, a seguito dei precedenti accordi territoriali relativi prima all’estensione a tutti i settori quindi agli apprendisti della possibilità di usufruire di questo strumento, ha affermato con chiarezza che essi possono essere concessi a tutti i dipendenti di tutte le aziende che già non siano beneficiari di aiuti analoghi. Si è inoltre proceduto ad uno snellimento delle procedure e ad una più puntuale definizione delle competenze. Alla Provincia spettano i compiti di raccogliere le istan- ze, istruirle verificando la correttezza della documentazione, convocare il tavolo tecnico previsto dalla Commissione Provinciale Formazione e Lavoro chiamato a valutare le richieste di cassa integrazione in deroga. «Il lavoro svolto in questi mesi, in pieno accordo con sindacati e associazioni, è stato più che proficuo spiega l’assessore Carabini -. Il confronto e l’analisi delle diverse problematiche ci hanno consentito di intervenire con puntualità nei diversi provvedimenti per renderli ancora più efficaci. La Provincia mette a disposizione del territorio importanti strumenti che consentiranno di intervenire a sostegno dell’occupazione e che diventano particolarmente utili in momenti di crisi come è quello attuale». P A G I N A 34 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 SONDRIO RIFLESSIONE NELL’ANNO DEL 150° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DELLA FAMIGLIA DI DON BOSCO Il valore del messaggio salesiano I parti del mondo, con esempi di santità e di missionarietà davvero eroica. Anche nella cara diocesi di Como, in particolare in Valtellina e Valchiavenna, è visibile l’attaccamento a questo “santo dei giovani”, attraverso il nome dato a molti oratori e centri giovanili, la cura dei momenti formativi con lo specifico del “sistema preventivo”, l’allestimento di Musical e spettacoli (penso soprattutto al nuovo allestimento dei giovani del nostro oratorio “San Rocco”) e, soprattutto, l’amore e la preghiera di intercessione per i cammini educativi, pastorali e vocazionali. La “Famiglia Salesiana” è davvero una grande fami- l regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami. (Mt 13, 31-32) Due sono gli avvenimenti che giustificano la scelta della tematica della Strenna per il 2009: il 150º anniversario di fondazione della Congregazione Salesiana e la preparazione del bicentenario della nascita di don Bosco (1815-2015). Ricordando il 150° anniversario di fondazione della Congregazione Salesiana iniziamo la preparazione al bicentenario della nascita di don Bosco; un cammino che significherà fedeltà rinnovata a don Bosco, alla sua spiritualità, alla sua missione. Sarà davvero un Anno Santo “salesiano”. Dice il Rettor Maggiore, nella presentazione della strenna che questi avvenimenti diventano per noi «occasione per riflettere sull’idea originaria di don Bosco circa il “movimento salesiano”, con la fondazione dei primi gruppi: Salesiani di don Bosco, Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiani Cooperatori e Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice. Prendendo spunto dalla parabola usata da Gesù per spiegare il dinamismo del Regno di Dio, mi azzardo a dire che il seme piantato da don Bosco è cresciuto fino a diventare un albero frondoso e robusto». Questa immagine suggestiva del “bosco” è ripresa anche dal Movimento Giovanile Salesiano dell’ Ispettoria salesiana lombardo-emiliana, che lo ha scelto per impostare tutto il cammino formativo di quest’anno pastorale: Il Seme è diventato un albero, e l’albero un bosco. Se pensiamo alla presenza dei salesiani nel mondo, non possiamo non vedere i frutti portati da quel seme di santità gettato con abbondanza in diverse terre particolarmente feconde. simpatizzanti di don Bosco sono riusciti a vivere in profondità lo specifico del carisma salesiano, che è amore di predilezione per i giovani con l’impegno serio e costante per la loro educazione, ed a trasmettere questo “seme” in tutto il mondo. Frutti di bontà, frutti di impegno e laboriosità, frutti di santità. Vi confido che, pur essendo direttore solo da poco più di un anno, mi è capitato sovente di incontrare amici di don Bosco nei luoghi più diversi ed impensati e nelle località più lontane, senza parlare dell’amore a don Bosco che ha contagiato diverse Da allora, fino ad oggi, i Salesiani, i Cooperatori, allievi ed ex allievi, le suore Figlie di Maria Ausiliatrice, i sacerdoti della diocesi, gli amici tutti ed i SONDRIO IN UN ANNO DI ATTIVITÀ AUMENTATI I CONTROLLI E LE MULTE La polizia locale stila il bilancio « ono orgoglioso del lavoro svolto nell’ultimo anno dalla polizia locale, che porta questo nome perché si occupa in maniera egregia di settori che un tempo non erano prettamente compito dei vigili urbani». Con queste parole il sindaco di Sondrio Alcide Molteni ha aperto la commissione consiliare di giovedì scorso in cui il comandante della polizia locale Mauro Bradanini ha presentato la relazione dell’attività svolta dai suoi uomini nel 2008. «La vera vocazione della polizia locale – ha spiegato il comandante – è stata declinata recentemente a livello normativo attraverso il concetto di sicurezza urbana, da intendersi quale bene primario e valore fondante di una collettività che voglia costruire il proprio sviluppo sul presupposto della libera estrinsecazione dei valori sociali e individuali all’interno di un sistema di regole condivise che permettano di preservare il bene comune». Così nel 2008 gli uomini del comando di Sondrio sono stati impegnati in 900 servizi di polizia di pros- S simità con l’intervento dei vigili di quartiere, 730 servizi di pattuglia automontata per il presidio del territorio e il pronto intervento in casi di emergenza. Nel dettaglio sono stati 273 i posti di controllo di veicoli, 80 i servizi di presidio a pubbliche manifestazioni, 140 quelli di ufficio mobile o di quartiere per il disbrigo di pratiche comunali. I vigili urbani sono stati poi impegnati per 350 ore, in collaborazione con gli istituti scolastici del capoluogo, nell’educazione alla legalità e al codice della strada. Inoltre sono state circa 1400 le ore impiegate per controlli sugli esercizi commerciali e sull’attività edilizia, sulla tutela ambientale e sull’osser- vanza dei regolamenti di polizia urbana e di igiene del comune. Ancora, per effetto dei compiti affidati alla polizia locale dalla legge regionale n. 4/2003, ammontano a circa 700 le ore impegnate per attività di polizia giudiziaria nell’ambito di indagini delegate dalla procura della repubblica. «Per questo servizio – ha spiegato il comandante Bradanini – abbiamo impiegato due agenti in borghese, ma è sempre più difficile gestire l’organico con le nuove funzioni che ci vengono affidate dalla legge. Possiamo disporre solamente di 18 uomini, mentre nel 1985, quando le competenze erano minori, i vigili nella nostra città erano 25». Bisogna poi rilevare che gli uomini del comando di Sondrio aderiscono alla convenzione stipulata con l’unione dei comuni della Valmalenco e col comune di Berbenno. I vigili del capoluogo nello scorso anno sono stati impegnati per 1144 ore sul territorio degli altri comuni convenzionati, mentre l’agente di Berbenno ha prestato 270 ore sul territorio di Sondrio e quelli della Valmalenco 365. «È comprensibile – ha proseguito Bradanini – che nella convenzione sia il comune di Sondrio a fornire il maggior numero di ore di servizio, tuttavia sarebbe necessario un aumento di organico per poter svolgere tutti i servizi che ci sono deputati. Coi sindaci dei 22 comuni del mandamento stiamo valutando di stipulare un’unica convenzione di polizia locale che permetta una presenza capillare e organizzata degli agenti su tutto il territorio». Tra le contravvenzioni elevate nel corso del 2008, delle quali solo il 71 per cento vengono pagate mentre il restante 29 per cento corrisponde ai ricorsi, spicca l’incremento di tre violazioni al codice della stra- glia! Eccoci ancora una volta tutti interpellati perché don Bosco non sia solo un bel ricordo, ma piuttosto una presenza viva e vera, attraverso l’impegno serio, paziente e gioioso di ciascuno di noi. Possa continuare, quel seme originario, a portare frutto in noi e attraverso noi diventare un bosco sempre più vivo e sempre più fresco. Auguri di cuore a tutti per questo anno 2009; che l’abbraccio paterno di don Bosco possa raggiungerci tutti don MARCO CREMONESI Direttore del Collegio Salesiano di Sondrio APPROVATI I CONTRIBUTI DI SOLIDARIETÀ DELL’ALER Aler approva i contributi di solidarietà per il Comune di Sondrio. Nei giorni 28 e 30 gennaio si è riunita la Commissione appositamente costituita presso Aler per l’esame delle domande presentate dagli inquilini di edilizia residenziale pubblica residenti a Sondrio. I componenti della Commissione Sondrio sono per l’Aler il vicepresidente Silvano Passamonti ed il direttore Walter Songini e per il Comune di Sondrio l’assessore alle Politiche Sociali e Giovanili Carlo Ruina. Agli incontri sono intervenuti anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali degli inquilini SICET e UNIAT. Erano presenti inoltre il responsabile settore Utenza e Patrimonio dell’Aler Barbara Bordoni ed il responsabile del settore Servizi alla Persona del Comune di Sondrio Luca Verri. I componenti della Commissione hanno elaborato i criteri per l’erogazione dei contributi di solidarietà 2008 a carico di Aler (in quanto il Comune di Sondrio nell’anno 2008 aveva già provveduto ad erogare somme assimilabili al contributo stesso) ponendo particolare attenzione alle famiglie in grave difficoltà e sottoposte ad azioni giudiziarie per morosità oltre a quelle al cui interno sono presenti portatori di handicap con invalidità superiore al 66%, persone anziane ultra sessantacinquenni e minori di 18 anni. La Commissione ha accolto 205 domande e deliberato l’erogazione di un contributo sull’anno 2008, a carico Aler, da oltre 55mila euro. Nello stesso anno il Comune di Sondrio aveva erogato la somma di oltre 61mila euro. «È stato un lavoro abbastanza complesso - commenta l’assessore Carlo Ruina - perché abbiamo deciso criteri comuni che servono a intervenire su varie componenti effettuando anche azioni di tipo straordinario per casi specifici, analizzati uno per uno. L’impegno su questo tema è stato portato avanti in modo concorde fra Aler e Comune». «Abbiamo effettuato diversi incontri - dice il vicepresidente Aler Silvano Passamonti - con i rappresentanti delle amministrazioni locali e siamo intervenuti a favore delle famiglie più in difficoltà. Col Comune di Sondrio in particolare abbiamo lavorato bene con l’obiettivo di dare una mano a chi è in difficoltà. Voglio ringraziare chi ha collaborato per la grande disponibilità dimostrata». Gli altri Comuni per i quali le Commissioni hanno deliberato l’erogazione dei contributi sono Tirano, Lanzada, Valdidentro e Albosaggia. Sono state accolte 20 domande deliberando l’erogazione di un contributo pari a 3.550 euro. Al 20 gennaio scorso sono state convocate 18 Commissioni con un totale erogato di più di 74mila euro. Mancano all’appello 9 Comuni che non hanno ancora provveduto o a sottoscrivere la convenzione o a nominare i rappresentanti: Andalo, Bormio, Colorina, Dazio, Forcola, Fusine, Morbegno, Novate, Prata. da. Il ripristino delle piste ciclabili, voluto dall’amministrazione Molteni, ha portato l’accertamento delle violazioni per le soste su di esse dalle 50 del 2007 alle 195 del 2008. Maggior attenzione poi anche per chi si mette al volante senza allaccia- re le cinture di sicurezza: le contravvenzioni sono passate da 42 a 116. Da 68 a 193 infine le contravvenzioni elevate agli automobilisti sorpresi alla guida mentre utilizzavano il telefono cellulare. ALBERTO GIANOLI P A G I N A 35 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 14 FEBBRAIO 2009 punto di DOMANDA Il Ho la fede di Abramo? a cura di MONS. FRANCO FESTORAZZI, vescovo emerito di Ancona-Osimo (ROM 4,1-25) Continuiamo le nostre domande guidati da S. Paolo. Non meravigliamoci se c’è qualche ripetizione: sarà un modo di approfondire la nostra conoscenza, basata su sempre nuove esperienze di vita cristiana. Abramo è in rapporto di comunicazione con Dio e diventa padre di molti popoli, “in virtù della giustizia che viene dalla fede” (Rom 4,13). Questa fede di Abramo si manifestò in tutta la sua vita, con una totale accoglienza della volontà di Dio, incominciando dalla risposta alla chiamata divina (Gen 12,1-4). Anche nei momenti più difficili della sua esistenza “egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rom 4,18). Il Signore gli promette una discendenza: “Di fronte alle promesse di Dio” (v.20) “egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara” (v.19). La storia di Abramo continua con tanta fede, che raggiunge il vertice quando, fraintendendo la volontà di Dio, è pronto a sacrificare il proprio figlio Isacco (Gen 22). La risposta del Signore di fronte alla disponibilità di Abramo è singolare: “Io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare…”(Gen 22,17) La promessa di Dio di questa straordinaria discendenza di Abramo raggiunge il vertice nella venuta del Messia Salvatore dell’umanità. Lo dice Gesù, rivolgendosi ai “giudei” (nel vangelo di Giovanni sono spesso gli avversari), esclamando: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia” (Gv 8,56). Perciò S. Paolo può affermare con decisione e con forza che “i figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede” (Gal 3,7). “ Di conseguenza - aggiunge l’Apostolo - quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette” (Gal 3,9). Il centro di questa fede - conclude S. Paolo - è il disegno salvifico di Dio Padre “che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Rom 5,24-25). A questo punto ritorna la domanda fondamentale: anche noi abbiamo la fede come Abramo? Questo è un interrogativo base della nostra vita cristiana, che, come diremo, si manifesta concretamente in un’esistenza condotta con le grandi virtù della carità e della speranza. Per ora limitiamoci alla nostra fede. Come la sviluppiamo e la testimoniamo nella vita di ogni giorno? Sappiamo che la fede è un dono di Dio: quante volte domandiamo al Signore, attraverso la preghiera costante, che aumenti la nostra fede? Al tempo stesso la fede cresce con la meditazione assidua della Parola di Dio: in quest’anno “paolino” stiamo conoscendo le lettere di S. Paolo, anche partecipando a ogni iniziativa che ci aiuta a percorrere questa via? Spesse volte ho chiesto di proporre ogni domanda, che proviene da questi nostri scritti: questo vale sempre e in modo particolare sulla lettere di S. Paolo, non certo facili per una conoscenza sempre più approfondita, sia personale che comunitaria. Siamo sempre in attesa per conoscere e vivere in comunione con il Signore e con tutti i fratelli nel mondo intero. PAROLE, PAROLE, PAROLE (32) Paccottiglia, cianfrusaglie In francese pacotille, piccolo pacco. L’uso della parola risale alla navigazione della navi a remi o a vela. Marinai e rematori di navi commerciali, cariche di merci preziose, erano autorizzati, come nella Repubblica di Venezia, a portare con sé piccoli pacchi di merce di poco valore, per esercitare un commercio personale. Era una integrazione “in natura” della paga, come avviene anche oggi in numerose imprese (salumifici, ad esempio). Da lì la parola oggi significa genericamente “un mucchietto di cose di poco valore”, cioè “cianfrusaglie”. ATTILIO SANGIANI LETTERE AL DIRETTORE POSTA: V.le Cesare Battisti 8 22100 COMO FAX: 031.3109325 ✉ E-MAIL: [email protected] DALLA ZONA TRE PIEVI GIORNATA PER LA VITA A DONGO L a Zona Pastorale Tre Pievi ha iniziato l’Anno Liturgico post natalizio 2008 con tre ‘incontri’, aperti a tutto il popolo di Dio e che hanno sempre avuto una significativa presenza partecipativa di fedeli delle circa venti parrocchie lacuali e montane. Il primo incontro “Natale in canto” del 5 gennaio ha visto esibirsi le 10 corali parrocchiali nella plebana di Santo Stefano in Dongo con grande concorso di pubblico, accorso per applaudire, sfidando il freddo, i propri ‘artisti’ del canto e della musica. Per il secondo incontro del 20 gennaio “Essere riuniti nella Tua mano” in concomitanza con la ‘Settimana per l’unità dei cristiani’ è stato scelto il Santuario della Madonna delle Lacrime, patrona delle Tre Pievi, con i padri francescani sempre disponibili, specie nel sacramento penitenziale, ad ascoltare le nostre tante difficoltà e con l’aiuto della Madonna riprendere, rinfrancati nella grazia, il proprio cammino. Il nuovo parroco di Gera Lario/Trezzone/Vercana, don Rocco Acquistapace, nella sua pacata riflessione ha ricordato come sia necessario in questo nostro travagliato percorso, arrivare a superare i tanti ‘distinguo’ nell’arcipelago delle confessioni cristiane e che bisogna lavorare senza mai stancarci e pregare intensamente la Madonna, Madre della Chiesa, per la vera ‘unità’ e che i forti segnali di apertura manifestati in più occasioni dal Santo Padre siano visti proprio perché questo ‘scandalo’ abbia a finire ed arrivare a quel ‘Ut unum sint’ che faccia dire: “Guarda come si vogliono bene i discepoli di Cristo”. E sempre presso il Santuario mariano zonale, il 31 gennaio si è svolto il terzo incontro, o meglio la veglia di preghiera per la Giornata della Vita, imperniata sul tema “La forza della vita nella sofferenza”. A presiedere l’assemblea è stato l’arciprete di Dongo, don Francesco Saccomani, che ha ricordato come la sofferenza sia meritevole davanti al Signore se affrontata ed accettata con quella forza d’animo e di fede, vissuta da tanti nostri fratelli e sorelle. E’ seguita quindi la lettura della testimonianza, intima e coinvolgente, della dottoressa Annatalia Pavesi, già medico primario di Pediatria e direttore Laboratorio Analisi dell’Ospedale di zona ‘Moriggia/Pelascini’ di Gravedona, e che non ha potuto essere presente come avrebbe voluto. Questo inestimabile “dono” della nostra dottoressa vogliamo sia conosciuto anche da chi non era presente alla ‘veglia’ in Santuario perché il ‘bene’ che ha profusa la nostra ‘martire vivente’ nella vasta comunità altolariana ed oltre, sia l’occasione per allargare e sostenere il nobile “Progetto Gemma”, ovvero per adottare una mamma in attesa, ma che versa in una situazione di tale difficoltà che, senza questo aiuto, sceglierebbe di abortire. Cara dottoressa, la ringraziamo e lei sa che tutti le vogliamo bene. GIANNI MORALLI TESTIMONIANZA DI ANNATALIA PAVESI ALLA GIORNATA PER LA VITA A DONGO Carissimi, mi è stato chiesto di raccontare il mio approccio con la sofferenza. Mi esprimo dicendo questo: ho subito, a circa 2 anni, una grave poliomielite che ha interessato l’arto superiore e inferiore destro bloccandomi la possibilità di muovermi e, per migliorare il tutto, ho subito vari interventi sino all’età di 21 anni. A 39 anni, in seguito a problemi ginecologici, altro intervento; poi in quello stesso anno devo registrare frattura per incidente stradale ad entrambi i femori con le successive cure adeguate. A 49 anni un ictus mi ha colpito l’arto superiore e inferiore sinistro portandomi alla tetraplegia (paralisi quindi in entrambe le braccia e le gambe). A 65 anni ho subito un tumore al seno e quindi asportato. A 74 anni, la mia attuale età, è comparso un tumore all’altro seno, anch’esso appena asportato. Attualmente devo fare i conti con una colecistite calcolosa che si accende d’infezioni e che dovrà essere asportata a giorni. E in più aggiungo che sono diabetica da circa 20 anni. Malgrado ciò ho potuto vivere una vita serena e felice per questi motivi: - il grande e profondo amore dei miei familiari - il mio carattere duttile di fronte ad ogni avvento anch’esso sfavorevole - la mia magnifica amicizia con Anna Palo detta Cici, ora defunta, donna di grosso spessore morale e piena di fede in Dio Oltre a questo ho provato l’abbandono fiducioso nel Padre che con me ha mantenuto veramente le sue promesse scritte nei libri sacri: vedi i gigli del prato e gli uccelli del cielo; anche in questo momento un po’ duro per quello che ho affrontato e ciò che dovrò affrontare, mi piace sentirmi un uccellino nella Sua mano. Un’altra esperienza fondamentale è stata per me la conoscenza e lo studio della Sacra Sindone. Studiandola attraverso libri e cassette ho preso conoscenza, soprattutto dal punto di vista medico, della grande dolorosa Passione di Gesù Cristo sopportata da Lui per vincere la morte del peccato e ridarci il Paradiso perduto dal padre Adamo. Meditando profondamente le efferatezze subite da Gesù Cristo per tutti noi mi è parso poca cosa potergli offrire gli eventi dolorosi della mia vita con serenità e partecipazioni alle Sue sofferenze. Il mio messaggio attuale è questo: dobbiamo fidarci della Provvidenza del Padre che anche nei momenti dolorosi della nostra vita ci aiuta, ci sorregge e non viene meno alle sue promesse. Amiamolo sempre e comunque questo grande Dio e nostro Padre perché nei momenti più dolorosi non ci abbandona, non ci lascia soli, ci assiste con profonda tenerezza. Termino augurandovi tante cose belle e buone e dicendovi: abbiate fiducia e credete che Dio aiuta sempre perché è pieno di misericordia e Provvidenza e ci ama. Vi saluto con affetto dicendovi che avrei voluto essere tra voi per parlare a tu per tu, ma mi è stato impossibile. Vi abbraccio nel Signore. Annatalia Pavesi INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. 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