Oltre la gabbia_dossier

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Oltre la gabbia_dossier
Oltre la Gabbia / Beyond the Grid
Una introduzione
Perché la società occidentale ha eletto
il lavoro a occupazione primaria
e qualificante della vita?
Perché il lavoro è concepito come
trascorrere il proprio tempo nello
stesso posto per otto ore al giorno?
Perché tempo libero significa tempo
fuori dal lavoro?
Le professioni intellettuali possono
suggerire una interpretazione diversa
della temporalità?
Mossa da queste e altre domande,
Oltre la Gabbia è una indagine
sul tema del tempo in relazione
al lavoro, e in particolare alle
professioni intellettuali.
Alla base si colloca il presupposto che
la società contemporanea celi in sé
numerosi retaggi del metodo di lavoro
di stampo fordista, tuttora applicati
indiscriminatamente ai diversi ambiti
lavorativi, professioni intellettuali
comprese, nonostante queste ultime
risultino caratterizzate da esigenze
temporali peculiari, cui l’epoca presente
non sa ancora rispondere adeguatamente.
L’autrice opera una analisi e una critica
dell’attuale organizzazione del lavoro
e del tempo nella società occidentale
in relazione alle professioni creative,
attraversando i territori del design,
della sociologia e della filosofia.
Oltre la Gabbia include interviste
a progettisti di fama internazionale
e rinomati studiosi italiani quali:
Domenico De Masi, Pierenrico
Andreoni, Giovanni Anceschi, Anthony
Burrill, Andrea Branzi, Erik Kessels,
Eike König, Elliott Earls, Daniel Eatock,
Gilberto Corretti, Stefan Sagmeister.
«Tutti gli uomini, di tutte le epoche,
e ancora oggi, si dividono in schiavi
e liberi perché chi non dispone di due
terzi della sua giornata è uno schiavo,
qualunque cosa sia per il resto:
uomo di stato, commerciante,
impiegato statale, studioso»
— Friedrich Nietzsche
Per cominciare
estratto dal capitolo
introduttivo della tesi
Nel corso della mia formazione come
designer sono giunta alla consapevolezza
che è molto più divertente porre
domande che dare risposte. Nel porre
una domanda – più che semplicemente
nel farla –
c’è insita una proposta;
c’è l’intento di questionare l’oggetto,
di metterlo in discussione: e questa
credo sia l’essenza del lavoro del designer,
la sua espressione più autentica e critica.
Anche quando si arriva a dare risposte
e soluzioni, è prima di tutto la domanda
a guidare il percorso. Questa tesi può
essere considerata come una grande
domanda, una volontà di questionare
il tempo della quotidianità e dell’esistenza
in relazione alla nostra vita e al contesto
in cui siamo immersi.
rappresentato per me motivo d’interesse,
a partire dalla frenesia di un mondo in
corsa dietro all’orologio, alle prese
con
una vita divisa tra giorno (attività),
quando si lavora, e notte (riposo), quando
si dorme; tra settimana e “weekend”, tra lavoro e “ferie”, o tra scuola e
“vacanze”. Tendenzialmente, si odia
il primo periodo, e si ama il secondo:
si vive nel primo periodo, percepito
di solito come poco sopportabile, in attesa
del secondo, generalmente eccezione
rispetto alla regola.
All’interno dei “primi periodi” abbiamo
solitamente qualcuno che ci dice quando
svegliarci, quando mangiare, e quando
riposarci, mentre l’esistenza viene vissuta
rincorrendo i “secondi periodi” in una
ciclicità senza fine.
Perché il tempo?
Per quanto io ricordi, la dimensione
temporale con le sue ricadute ha sempre
Molte sono le questioni che hanno suscitato
la mia curiosità: per quale ragione ad
esempio la vita debba trovare il proprio
principale scopo nel lavoro, e perché
questo debba occupare prepotentemente
un certo numero di ore ogni giorno:
ore scandite precisamente da precisissimi
strumenti che misurano, quantificano
e mercificano il tempo. Mi sono chiesta
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*
Per cominciare
Per cominciare
come mai le pause e il riposo vengano
percepite come qualcosa di negativo
o penalizzante; e per quale motivo tutto
debba essere in ogni momento veloce
e produttivo, a discapito del riposo, della
contemplazione e di qualsiasi attività che
non riguardi
strettamente il “lavoro”.
La propria abitudine di ricorrere a periodi
sabbatici viene così spiegata dal designer:
“Sostanzialmente, ho pensato che sarebbe
stato utile sottrarre cinque anni alla pensione,
e distribuirli negli anni lavorativi.”
Il grafico mostra dei piccoli rettangoli
rappresentanti un anno che si spostano
dall’area “pensione” e si accomodano
nell’area “lavoro”. Scrosci di applausi.
In questa direzione ho trovato molto
interessante una conferenza dal titolo
“Il potere del tempo libero” (“The power
of time off”) organizzata nel luglio 2009
da TED e avente come relatore il designer
newyorkese Stefan Sagmeister.
Chi lavora in questo campo sa che
Sagmeister, tra le superstar del design
a livello globale, è solito prendersi un
anno sabbatico ogni tanto, chiudendo
completamente lo studio – operazione
pressoché impensabile per gran parte
dei professionisti del settore. Nel corso
della conferenza Sagmeister espone
la propria interpretazione del tempo,
mostrando un grafico riportante le fasi
dell’esistenza così come da lui percepite:
una prima fase di circa venticinque anni
destinati all’apprendimento, quindi
quaranta dedicati al lavoro, seguiti infine
da quindici anni di pensionamento e riposo.
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Non mi era mai capitato di sentire parlare
in un modo simile del tempo a disposizione:
ho trovato illuminante quel grafico nel
suo movimento, quella manipolazione
del tutto consapevole del proprio tempo.
Si è trattato di una specie di colpo di
fulmine da cui sono scaturite ulteriori
domande: in che modo altri designer
rappresenterebbero il tempo? Quali visioni
e quali modalità di vita potrebbero
emergere? Sono possibili dei modelli
alternativi ai contesti socialmente condivisi?
E, non ultimo, il fatto
di svolgere una
professione basata sulla creatività e sulla
messa in discussione dello status quo, può
spingere verso
la ricerca di altri modelli?
Ho avuto la fortuna di essere allieva
di Daniel Eatock, il quale mi ha insegnato
a progettare partendo da quello che mi crea
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Per cominciare
disagio, o che non capisco
(un approccio
che spesso consente di risolvere il proprio
problema e, con un po’ di fortuna, anche
il problema di altri); memore dei suoi
insegnamenti ho deciso di riflettere tramite
la mia tesi sulla non facile problematica
della temporalità contemporanea, partendo
dal mio approccio di designer, per esplorare
poi come altri designer percepiscono e si
percepiscono attraverso il fattore tempo,
ampliando quindi la prospettiva alle
professioni di tipo intellettuale.
I miei interrogativi si sono trasformati ed
evoluti nel procedere dell’esplorazione del
tema fino a dare vita a questo libro che
è un po’ un insieme di contaminazioni,
osservazioni, riflessioni e aperture, più
che di definizioni e conclusioni. Per questa
stessa ragione la mia indagine non prevede
un punto di arrivo; ciò che fin dall’inizio
ha mosso la mia motivazione è stato,
piuttosto, quello che avrei potuto conoscere
e comprendere durante il percorso.
Note sul tempo
Il tempo è una componente fondamentale
dell’esistenza che tutti noi siamo chiamati
ad interpretare. Una entità sfuggente,
stratificata, la cui caratteristica fondante
è la soggettività, la dimensione intima:
pur non avendo un “senso” ad
esso dedicato, il tempo è un fattore
profondamente interiore, che coinvolge
l’essere umano a più livelli e con cui
ognuno di noi deve confrontarsi dal
momento della nascita a quello della morte.
Le società del mondo si sono relazionate in
modi differenti all’oggetto tempo nel corso
della storia, arrivando ad attribuirgli forme,
caratteristiche, valenza e significati via via
differenti: questa indagine si concentra
in particolare sul contesto della società
occidentale contemporanea, tentando di
sviscerare e comprendere le interpretazioni
del tempo su cui essa si basa.
È proprio in questo contesto che il tempo è
diventato protagonista dell’esistenza e della
quotidianità non solo nella sua dimensione
intima e soggettiva, ma – prima di tutto –
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Note sul tempo
Note sul tempo
nel suo ruolo sociale e collettivo, nella sua
dimensione in qualche modo “oggettivata”.
e quindi di agire facendo propri modelli
socialmente condivisi, e il bisogno
di mantenere margini di soggettività
e di autonomia da parte del singolo.”
A partire dalla Rivoluzione industriale
il rapporto con il tempo è cambiato in
maniera radicale, arrivando a coordinare
le economie – e le vite – a livello globale
grazie a strumenti di misurazione di
tale precisione
da sfuggire persino alla
comprensione umana, così come il tempo
stesso, con il suo incessante incedere,
sfugge nel suo significato. L’uomo
occidentale si trova fin dalla nascita
catapultato in un sistema di precisione
estrema: costruite intorno a lui esistono
norme, vincoli, fasi già ben definite; una
vera e propria griglia, spaziale e temporale,
ridisegnata ogni istante dall’incessante
incedere delle lancette dell’orologio, che
pone l’uomo contemporaneo nel mezzo
di una continua tensione tra la propria
interiorità e il proprio “essere sociale”.
Lontano anni luce da una visione del tempo
condivisa a lungo con altri popoli, e reduce
dall’esperienza fordista, l’uomo occidentale
mangia, dorme, lavora, ama, si sente utile
o non utile in accordo con schemi collettivi
consolidati nel corso di un periodo storico
drammaticamente breve, la cui enorme
eredità, tuttavia, sfugge
– di nuovo –
ad una piena comprensione.
Come l’acrobata si innalza sul trapezio,
o ad esso si appiglia, tutti gli strati
dell’esistenza umana vanno posti in
equilibrio precario, non senza disagio e
fatica, sulla griglia consolidata negli anni
recenti; essa è il substrato fondamentale
delle vite umane, la struttura su cui tutto il
resto deve, o può, essere costruito.
Maria Carmen Belloni, nel suo Tempo
vincolato e tempo liberato, sottolinea:
“Nel rapporto tra individui e tempo si
riscontra […] la inevitabile tensione tra
determinatezza e indeterminatezza, cioè tra
il bisogno di appartenere alla collettività
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Per cominciare
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Per cominciare
Tempo ciclico. Il frattale detto ‘triangolo di Sierpinski’
può essere considerato come una efficace
rappresentazione
del tempo circolare o ciclico.
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Struttura e Contenuti
“Oltre la Gabbia” esplora i temi del design,
della sociologia e della filosofia mettendo
in evidenza come l’uomo contemporaneo
abbia costruito e definito attorno a sè una
"griglia" temporale non del tutto adeguata
alla propria natura, e di come le professioni
intellettuali — futuro dell’economia
moderna — suggeriscano la necessità
urgente di rivedere tale assetto.
All’interno delle quattro parti che la
compongono, la tesi presenta una analisi
delle professioni intellettuali, o creative,
in relazione all’organizzazione del lavoro
nella società occidentale contemporanea:
da un lato esplora il ruolo di tali professioni
nel contesto del lavoro e dell’economia,
e dall’altro ne individua alcune esigenze
peculiari dal punto di vista temporale
e organizzativo, arrivando a delinare
una riflessione su come esse possano
contribuire a individuare modelli alternativi
di interpretazione e gestione del tempo.
post-fordismo e “post-fordismo apparente”;
la natura e il ruolo del lavoro nella società
occidentale contemporanea, e le peculiari
connotazioni temporali (la concezione
quantitativa del tempo; la programmazione
temporale; il dominio della velocità; la
specializzazione e sincronizzazione dei
luoghi), tempo oggettivo e soggettivo,
tempo qualitativo e quantitativo, tempo
cronologico e cairologico, tempo libero
e tempo “liberato”; differenze, relazioni
e connotazioni delle professioni intellettuali
e delle professioni operative, e il concetto
di design come “disciplina ibrida”;
la distinzione tra “attività di sussistenza”
e “attività creativa”; i concetti di “ozio
creativo”, di gioco e di creatività stessa;
l’idea di “economia della conoscenza”
e di “società creativa”.
All’interno del percorso si analizzano
diversi complessi temi, come fordismo,
Le interviste ai designer, d’altro canto,
entrano maggiormente nel merito delle
scelte personali, concrete, di ogni giorno.
Ai progettisti vengono rivolte diverse
domande riguardanti il rapporto con il
proprio tempo e il proprio lavoro; l’equilibrio
tra i due; i propri luoghi di lavoro; la propria
organizzazione del tempo e il significato del
lavoro in relazione alle proprie vite.
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Struttura e Contenuti
Struttura e Contenuti
In circa 200 pagine, riflessioni teoriche,
interviste e immagini si intervallano
con l’intento di dare vita a un volume
coinvolgente, stimolante e curato che
attraversa più campi disciplinari.
C’è da sottolineare, tuttavia, che una
bibliografia esaustiva sul tema nel suo
complesso non è ancora stata prodotta,
se non per qualche sporadico intervento
in alcuni testi dedicati all’organizzazione
del design. È stato quindi un percorso di
per sé in evoluzione che, se da una parte
ha dato conferma alle mie intuizioni,
dall’altro ha generato nuovi interrogativi
e nuove strade da percorrere.
*
La fase di scrittura e strutturazione
del testo ha richiesto non poche riflessioni
nel tentativo di dare vita a una trattazione
esaustiva e al tempo stesso centrata su
argomenti di tale ampiezza e complessità.
Il lavoro di preparazione ha avuto inizio
con il reperimento e la lettura di una
bibliografia sostanziosa, in particolare di
testi che affrontassero le tematiche attinenti
il ruolo del design nella contemporaneità,
la sociologia del tempo e più in generale
la sociologia del lavoro.
Gli autori cui si è fatto riferimento sono
studiosi quali Domenico De Masi, Zygmunt
Bauman, Jeremy Rifkin, Giovanni Gasparini
e Angela Perulli, ma anche autori quali
Karl Marx, Jacques Le Goff, Paul Virilio,
Manuel Castells. Per quanto riguarda la
parte più vicina al tema del design, oltre
ai protagonisti delle interviste è stato
fondamentale l’aiuto di Giovanni Anceschi.
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Il testo finale è suddiviso in quattro parti
che possono essere riassunte come segue:
la prima parte introduce il tema attraverso
una riflessione sugli sviluppi storici
a partire dalla seconda metà dell’Ottocento;
per comprendere l’assetto presente, infatti,
è necessario tornare alla Rivoluzione industriale
e al suo ruolo
rispetto alla temporalità
nelle epoche successive, fino ad oggi.
Non manca comunque una analisi del fattore
tempo così come veniva interpretato prima
dell’avvento dell’industria, a dimostrazione
di come l’assetto contemporaneo non sia
l’unico possibile. La trattazione giunge quindi
alla temporalità contemporanea,
identificandone le caratteristiche, le principali
problematiche e le evoluzioni recenti.
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Struttura e Contenuti
Struttura e Contenuti
La parte seconda si sofferma sulla società
contemporanea in quanto basata sul
lavoro e sul significato e le risultanti di tale
assetto. Viene inoltre analizzato l’oggetto
del tempo libero quale indicatore di una
logica consumistica predominante in tutti
gli scomparti temporali dell’esistenza.
*
La parte terza giunge al cuore del
problema, arrivando al tema della
professioni intellettuali; oltre ad analizzarne
le caratteristiche chiave, ne individua il
ruolo nel contesto sociale e le necessità
peculiari in termini di temporalità. La
trattazione entra quindi nel merito del
design, del suo ruolo in quanto professione
intellettuale e del suo rapporto con l’assetto
industriale contemporaneo. Seguono
considerazioni sulle interviste rivolte ai
designer, attraverso una riflessione sui temi
chiave emersi in relazione a quanto esposto
con l’approfondimento di approcci,
direzioni e criticità.
L’ultima parte riunisce quanto trattato in
una serie di riflessioni sugli scenari e le
speranze future, attraverso anche l’analisi
del concetto di tempo liberato e di società
creativa come prospettive a venire.
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Con l’intento di esplorare una possibile
varietà di approcci e idee rispetto
alla temporalità, fin dall’inizio si è
voluto coinvolgere una serie di figure
professionali legate all’ambito del design
e dell’architettura — ed in particolare del
graphic design — attraverso lo strumento
dell’intervista. La lettura della bibliografia
è stata seguita dalla selezione dei designer
e dalla preparazione delle domande ad
essi dedicate, con l’intento di indagare la
loro interpretazione di certi aspetti della
temporalità in relazione alla loro vita e
al loro lavoro. I professionisti coinvolti
sono stati scelti secondo diversi criteri,
tra cui il loro precedente coinvolgimento
in tematiche riguardanti la temporalità,
la volontà di mostrare una varietà di
approcci e metodi, e la loro provenienza
(essendo l’indagine rivolta alla società
contemporanea occidentale, la selezione si
è limitata a designer operanti nei contesti
europeo e nordamericano).
A completamento del confronto con
i designer intervistati, il tema è stato
affrontato in maniera più approfondita
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Struttura e Contenuti
Struttura e Contenuti
attraverso il coinvolgimento di alcuni
esperti, mediante conversazioni svolte di
persona. Con l’intento di fornire una varietà
di visioni adeguata, la scelta si è orientata
su un sociologo, uno psicologo del lavoro
e un critico del design. La lettura della
bibliografia ha costituito il punto di
partenza, permettendo di identificare le
prime due figure in Domenico De Masi
e Pierenrico Andreoni: il primo in quanto
scelta irrinunciabile per i suoi autorevoli
studi sulla creatività, il secondo considerati
gli interessanti punti di vista riportati nei
suoi testi. Giovanni Anceschi è stato invece
coinvolto in veste di critico del design.
Il libro che riunisce questa varietà di
materiali non è stato oggetto di minori
riflessioni: lo scopo è sempre stato quello
di dare vita a un impaginato a un certo
livello destrutturato. La definizione della
“de-struttura” è stata guidata dall’intento
di non separare nettamente le parti di
diversa origine — riflessioni teoriche,
conversazioni, interviste, immagini —,
ma di renderle complementari
Le relative conversazioni sono state
strutturate sulla base della bibliografia
e degli studi degli esperti, in modo da far
emergere diversi punti di vista, considerati
i differenti ambiti di competenza.
Il materiale raccolto consta infine di tre
conversazioni con gli esperti e di otto
interviste ai designer. Ciascuna intervista
risulta diversa dalle altre, in quanto pensata
su ogni progettista e sulla sua esperienza
professionale passata e presente.
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*
Nonostante io sia una designer – o forse
proprio per questo – alla fine dei lavori mi
trovo a presentare un progetto di laurea
che tratta di tempo, design e società.
È stato un viaggio affascinante che mi ha
aiutato a rafforzare la convinzione che il
graphic design sia una chiave di accesso
privilegiata ad una serie di argomenti
pressochè infinita. Fin dall’inizio il mio
obiettivo è stato quello di affacciarmi
su mondi diversi dal mio e mettere in
discussione dei sistemi... e questa credo
sia l’essenza del lavoro del designer, la sua
espressione più autentica e critica.
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Per cominciare
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Per cominciare
Kairos. Rappresentazione di Kairos, il concetto
greco di tempo ‘qualitativo’ contrapposto a
23Kronos, il tempo di natura ‘quantitativa’.
Persone
designer e studiosi intervistati
Giovanni Anceschi artista, designer, storico
e teorico del design, si occupa di cultura
della visibilità e della ricerca nel campo
del design. Laureato alla Hochschule für
Gestaltung di Ulm, ha insegnato presso
varie istituzioni. Professore ordinario di
Design della comunicazione, information
design e basic design, è coordinatore
del Dottorato di ricerca di Scienze del
Design presso l’Università Iuav di Venezia.
Anceschi lavora a una revisione della
disciplina del design della comunicazione
in direzione di una “registica multimodale”.
«Però lo sfondo teorico che differenzia la
nostra arte dal cubo-futurismo o anche
dall’arte cinetica delle avanguardie, è che
il nostro non è solo il tempo del divenire
bergsoniano o lo è solo inizialmente.
Il nostro tempo è il tempo dell’esperienza
del tempo. Oggi si sente tanto parlare
dell’experience design, non a caso in
un’epoca, la nostra, intrisa di temporalità.»
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Pierenrico Andreoni è docente di Psicologia
del Lavoro e delle Organizzazioni presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia e di Medicina
e Chirurgia dell’Università di Ferrara.
Fra le sue pubblicazioni: Libertà di andare
(Franco Angeli, Milano 2001); Tempo
e lavoro (Mondadori, Milano 2005).
«Io posso pensare di essere libero?
Sì, certo, è la cosa più bella del mondo.
Ma al contrario sei obbligato a certe ore,
certi tempi, certe modalità dell’esistere e
dell’essere presente a te stesso e alla vita;
il tempo ci costringe a essere legati
a una in-determinatezza che non è
sempre legata alla libertà individuale.»
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Persone
Andrea Branzi architetto e designer,
si è laureato a Firenze nel 1966, e dal 1973
vive e lavora a Milano. Ha fatto parte
di Archizoom Associati, primo gruppo di
avanguardia noto in campo internazionale.
Co-fondatore di Domus Academy, prima
scuola internazionale post-laurea di design,
e autore di molti libri sulla storia e la teoria
del design, ha curato numerose mostre in
questo settore in Italia e all’estero. Nel 1987
ha ricevuto il Compasso d’Oro alla carriera.
«C’è bisogno continuamente di aggiornare
l’offerta. In questo contesto, quindi, il
design cambia completamente il suo ruolo:
non ha più solo la funzione di occuparsi
dell’aspetto estetico dei prodotti di serie,
ma assume una funzione strategica
nell’economica globalizzata. Questo
spiega l’enorme crescita del numero delle
università e delle scuole in tutto il mondo
che si occupano di design e moda.
In sintesi, si tratta di innovazione.
Il lavoro intellettuale e creativo è il
nuovo lavoro post-fordista.»
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Persone
Anthony Burrill è un graphic designer
e illustratore britannico. Dopo aver studiato
al Politecnico di Leeds, ha conseguito
un master in graphic design al Royal
College of Art di Londra. Nei suoi lavori
utilizza una vasta gamma di media, tra cui
manifesti, immagini in movimento e design
tridimensionale. I suoi committenti sono
associazioni culturali e sociali e aziende
di tutto il mondo.
«[...] Ho sempre lavorato come freelance,
non sono mai stato un lavoratore
dipendente. A volte mi chiedo cosa
potrebbe essere di me in futuro, dove
andranno il mio lavoro e la mia carriera,
ma ho sempre una certa fiducia nel fatto
che qualcosa di buono accadrà.
Fino ad ora, ogni anno della mia vita
è stato migliore, più appagante e felice
del precedente. Penso di essere appagato
e felice, ora più che mai.»
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Persone
Persone
Gilberto Corretti architetto e designer,
è nato a Firenze dove vive e lavora.
È tra i fondatori di Archizoom Associati.
Si è occupato di disegno industriale,
di ricerca e sviluppo del prodotto
industriale, di editoria e giochi per
l’infanzia, di promozione culturale.
Ha disegnato prodotti per AEP, Adica
Pongo, B & B, Cassina, Logitron, Knoll,
Poltronova, Prènatal, Toyota. Ha scritto
libri per ragazzi, saggi e articoli
sull’architettura e il design. Insegna
progettazione all’ISIA di Firenze e Roma.
Domenico De Masi è professore ordinario,
titolare della Cattedra di Sociologia
del Lavoro presso l’Università di Roma
“La Sapienza”. È Socio Fondatore e
Direttore Scientifico della S3.Studium.
Dal 1980 si dedica esclusivamente
all’insegnamento universitario, alla
formazione e alla ricerca socio-organizzativa
nelle maggiori imprese italiane.
«[...] La nostra vita è essenzialmente
orientata verso il futuro: per questo
mettiamo i soldi in banca, facciamo crediti,
accendiamo mutui, versiamo i contributi.
È un tempo orientato: la “freccia del
tempo” è un vettore che ha una direzione
ed un verso [...]. Questo vettore si traduce
nella vita delle persone in una successione
irreversibile d’eventi: infanzia, adolescenza,
giovinezza, maturità, vecchiaia. Gli antichi
prendevano in considerazione solo
le ultime tre, a indicare che bambini e
adolescenti non avevano né considerazione
né ruoli sociali da svolgere.»
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«[...] Per questo terzo che fa lavoro
creativo, proprio lì dividere il tempo di
lavoro dal tempo libero è quasi impossibile;
perché il nostro cervello è tutt’uno, quindi
se io ho da immaginare una tesi di laurea,
o uno slogan pubblicitario, o il design di
una caffettiera, il mio cervello ci pensa sia
quando vado al cinema, sia quando dormo,
sia se sto in ufficio. Qui entra in gioco
quello che io chiamo “ozio creativo”:
cioè un insieme di studio, lavoro e gioco
per cui non si capisce se uno sta lavorando,
se non sta lavorando, non si capisce
cosa stia facendo.»
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Persone
Elliott Earls è un graphic designer e Artistin-Residence presso la Cranbrook Academy
of Art di Bloomfield Hills, nel Michigan.
Lo scrittore Rick Poynor ha scritto di lui:
“Se è mai esistito un designer veramente
originale che segue una traiettoria tutta
sua, molto lontana da quella degli obblighi
istituzionali, è Elliott Earls. È uno di quei
fiori inclassificabili, mutanti, spuntati
nel paesaggio frammentato del graphic
design degli anni novanta”.
«Ritengo di lavorare in un luogo
salutare e molto bello (uno studio).
Per me è importante che sia esteticamente
gradevole, tranquillo e circondato dai
colleghi. Il mio studio è fisicamente molto
vicino agli spazi dei miei studenti laureati.
Posso mandarli via quando ne ho bisogno,
ma posso anche attingere alla loro
energia. È meraviglioso.»
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Persone
Daniel Eatock è un artista con base a
Londra che usa i metodi e i linguaggi
del graphic design per fornire soluzioni
obiettive e razionali a problemi che non
possono essere formulati prima di essere
stati risolti. Laureato al Royal College of
Art di Londra nel 1998, ha fatto parte dello
staff di design del Walker Art Center di
Minneapolis. Nel 1999 è tornato in Gran
Bretagna, dove ha aperto uno studio
multidisciplinare di design, Foundation 33.
Dal 2004 Eatock ha uno studio in proprio.
«Vivere la vita e lavorare sono una cosa sola.»
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Persone
Erik Kessels è socio fondatore e direttore
creativo di KesselsKramer, agenzia di
comunicazione con sede ad Amsterdam.
Kessels è un avido collezionista di
fotografie e ha pubblicato molti libri di
immagini prese dalla realtà quotidiana con
KesselsKramer Publishing, in particolare la
serie “In Almost Every Picture”. Dal 2000 è
uno dei redattori della rivista alternativa di
fotografia “Useful Photography”. Ha curato
varie mostre tra cui recentemente Use
me Abuse me, durante il New York Photo
Festival nel 2010.
«Non c’è una organizzazione del tempo
in ufficio. L’unico momento stabilito è
una riunione generale il lunedì mattina.
A parte questo, ognuno è responsabile
individualmente del proprio tempo e della
propria organizzazione. Mi riferisco anche
alle riunioni con i clienti e alle scadenze.
Questa auto-responsabilizzazione permette
il crearsi di una generale sensazione
di appartenenza e libertà.»
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Persone
Eike König nel 1994 fonda a Francoforte
Hort, studio di design multidisciplinare,
sotto il nome di Eikes Grafischer Hort.
In precedenza lavora come art director
per la Logic Records. Nel 2007 Hort si
sposta a Berlino nel quartiere di Kreuzberg.
Oltre alla sua attività come designer,
König è docente presso diverse
istituzioni in Germania.
«Tempo libero? Penso che ogni minuto
che le persone spendono per se stesse sia
tempo libero. Ma ogni secondo è tempo
libero. Siamo liberi di decidere cosa fare
in ogni singolo istante. È nostra
responsabilità cambiare le cose che non
ci rendono o non ci fanno sentire liberi.»
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Persone
Stefan Sagmeister è graphic designer
con base a New York. Ha studiato graphic
design al’Università di Arti applicate di
Vienna, per poi approfondire i suoi studi
al Pratt Institut di Brooklyn. Nel 1993 collabora
con Tibor Kalman alla M&Co design.
Nello stesso anno fonda la Sagmeister Inc.
a New York. Le sue collaborazioni di lunga
data includono l’AIGA e artisti quali
Lou Reed e David Byrne.
«[...] Siamo abbastanza lenti. Ci tengo
a fare le cose per bene. Detto questo, come
esercizio, ogni tanto mi do delle scadenze
fittizie, per esempio: quella tal cosa deve
essere fatta in due ore, per vedere come
un tempo limitato può influenzare il mio
metodo di lavoro, il processo e il risultato.»
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Benedetta Crippa
graphic designer freelance, è laureata
in Design della Comunicazione presso
il Politecnico di Milano. Tra il 2008 e il 2011
ha fatto parte di Studio Camuffo (Venezia).
Oltre la Gabbia è il suo progetto di laurea
specialistica in Comunicazioni Visive
e Multimediali presso l’Università Iuav
di Venezia (2011).
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Link
www.benecrippa.com/oltre-la-gabbia
il progetto
http://oltrelagabbia.tumblr.com
blog della tesi