Oltre la gabbia_dossier
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Oltre la Gabbia / Beyond the Grid Una introduzione Perché la società occidentale ha eletto il lavoro a occupazione primaria e qualificante della vita? Perché il lavoro è concepito come trascorrere il proprio tempo nello stesso posto per otto ore al giorno? Perché tempo libero significa tempo fuori dal lavoro? Le professioni intellettuali possono suggerire una interpretazione diversa della temporalità? Mossa da queste e altre domande, Oltre la Gabbia è una indagine sul tema del tempo in relazione al lavoro, e in particolare alle professioni intellettuali. Alla base si colloca il presupposto che la società contemporanea celi in sé numerosi retaggi del metodo di lavoro di stampo fordista, tuttora applicati indiscriminatamente ai diversi ambiti lavorativi, professioni intellettuali comprese, nonostante queste ultime risultino caratterizzate da esigenze temporali peculiari, cui l’epoca presente non sa ancora rispondere adeguatamente. L’autrice opera una analisi e una critica dell’attuale organizzazione del lavoro e del tempo nella società occidentale in relazione alle professioni creative, attraversando i territori del design, della sociologia e della filosofia. Oltre la Gabbia include interviste a progettisti di fama internazionale e rinomati studiosi italiani quali: Domenico De Masi, Pierenrico Andreoni, Giovanni Anceschi, Anthony Burrill, Andrea Branzi, Erik Kessels, Eike König, Elliott Earls, Daniel Eatock, Gilberto Corretti, Stefan Sagmeister. «Tutti gli uomini, di tutte le epoche, e ancora oggi, si dividono in schiavi e liberi perché chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo, qualunque cosa sia per il resto: uomo di stato, commerciante, impiegato statale, studioso» — Friedrich Nietzsche Per cominciare estratto dal capitolo introduttivo della tesi Nel corso della mia formazione come designer sono giunta alla consapevolezza che è molto più divertente porre domande che dare risposte. Nel porre una domanda – più che semplicemente nel farla – c’è insita una proposta; c’è l’intento di questionare l’oggetto, di metterlo in discussione: e questa credo sia l’essenza del lavoro del designer, la sua espressione più autentica e critica. Anche quando si arriva a dare risposte e soluzioni, è prima di tutto la domanda a guidare il percorso. Questa tesi può essere considerata come una grande domanda, una volontà di questionare il tempo della quotidianità e dell’esistenza in relazione alla nostra vita e al contesto in cui siamo immersi. rappresentato per me motivo d’interesse, a partire dalla frenesia di un mondo in corsa dietro all’orologio, alle prese con una vita divisa tra giorno (attività), quando si lavora, e notte (riposo), quando si dorme; tra settimana e “weekend”, tra lavoro e “ferie”, o tra scuola e “vacanze”. Tendenzialmente, si odia il primo periodo, e si ama il secondo: si vive nel primo periodo, percepito di solito come poco sopportabile, in attesa del secondo, generalmente eccezione rispetto alla regola. All’interno dei “primi periodi” abbiamo solitamente qualcuno che ci dice quando svegliarci, quando mangiare, e quando riposarci, mentre l’esistenza viene vissuta rincorrendo i “secondi periodi” in una ciclicità senza fine. Perché il tempo? Per quanto io ricordi, la dimensione temporale con le sue ricadute ha sempre Molte sono le questioni che hanno suscitato la mia curiosità: per quale ragione ad esempio la vita debba trovare il proprio principale scopo nel lavoro, e perché questo debba occupare prepotentemente un certo numero di ore ogni giorno: ore scandite precisamente da precisissimi strumenti che misurano, quantificano e mercificano il tempo. Mi sono chiesta 4 5 * Per cominciare Per cominciare come mai le pause e il riposo vengano percepite come qualcosa di negativo o penalizzante; e per quale motivo tutto debba essere in ogni momento veloce e produttivo, a discapito del riposo, della contemplazione e di qualsiasi attività che non riguardi strettamente il “lavoro”. La propria abitudine di ricorrere a periodi sabbatici viene così spiegata dal designer: “Sostanzialmente, ho pensato che sarebbe stato utile sottrarre cinque anni alla pensione, e distribuirli negli anni lavorativi.” Il grafico mostra dei piccoli rettangoli rappresentanti un anno che si spostano dall’area “pensione” e si accomodano nell’area “lavoro”. Scrosci di applausi. In questa direzione ho trovato molto interessante una conferenza dal titolo “Il potere del tempo libero” (“The power of time off”) organizzata nel luglio 2009 da TED e avente come relatore il designer newyorkese Stefan Sagmeister. Chi lavora in questo campo sa che Sagmeister, tra le superstar del design a livello globale, è solito prendersi un anno sabbatico ogni tanto, chiudendo completamente lo studio – operazione pressoché impensabile per gran parte dei professionisti del settore. Nel corso della conferenza Sagmeister espone la propria interpretazione del tempo, mostrando un grafico riportante le fasi dell’esistenza così come da lui percepite: una prima fase di circa venticinque anni destinati all’apprendimento, quindi quaranta dedicati al lavoro, seguiti infine da quindici anni di pensionamento e riposo. 6 Non mi era mai capitato di sentire parlare in un modo simile del tempo a disposizione: ho trovato illuminante quel grafico nel suo movimento, quella manipolazione del tutto consapevole del proprio tempo. Si è trattato di una specie di colpo di fulmine da cui sono scaturite ulteriori domande: in che modo altri designer rappresenterebbero il tempo? Quali visioni e quali modalità di vita potrebbero emergere? Sono possibili dei modelli alternativi ai contesti socialmente condivisi? E, non ultimo, il fatto di svolgere una professione basata sulla creatività e sulla messa in discussione dello status quo, può spingere verso la ricerca di altri modelli? Ho avuto la fortuna di essere allieva di Daniel Eatock, il quale mi ha insegnato a progettare partendo da quello che mi crea 7 Per cominciare disagio, o che non capisco (un approccio che spesso consente di risolvere il proprio problema e, con un po’ di fortuna, anche il problema di altri); memore dei suoi insegnamenti ho deciso di riflettere tramite la mia tesi sulla non facile problematica della temporalità contemporanea, partendo dal mio approccio di designer, per esplorare poi come altri designer percepiscono e si percepiscono attraverso il fattore tempo, ampliando quindi la prospettiva alle professioni di tipo intellettuale. I miei interrogativi si sono trasformati ed evoluti nel procedere dell’esplorazione del tema fino a dare vita a questo libro che è un po’ un insieme di contaminazioni, osservazioni, riflessioni e aperture, più che di definizioni e conclusioni. Per questa stessa ragione la mia indagine non prevede un punto di arrivo; ciò che fin dall’inizio ha mosso la mia motivazione è stato, piuttosto, quello che avrei potuto conoscere e comprendere durante il percorso. Note sul tempo Il tempo è una componente fondamentale dell’esistenza che tutti noi siamo chiamati ad interpretare. Una entità sfuggente, stratificata, la cui caratteristica fondante è la soggettività, la dimensione intima: pur non avendo un “senso” ad esso dedicato, il tempo è un fattore profondamente interiore, che coinvolge l’essere umano a più livelli e con cui ognuno di noi deve confrontarsi dal momento della nascita a quello della morte. Le società del mondo si sono relazionate in modi differenti all’oggetto tempo nel corso della storia, arrivando ad attribuirgli forme, caratteristiche, valenza e significati via via differenti: questa indagine si concentra in particolare sul contesto della società occidentale contemporanea, tentando di sviscerare e comprendere le interpretazioni del tempo su cui essa si basa. È proprio in questo contesto che il tempo è diventato protagonista dell’esistenza e della quotidianità non solo nella sua dimensione intima e soggettiva, ma – prima di tutto – 8 9 Note sul tempo Note sul tempo nel suo ruolo sociale e collettivo, nella sua dimensione in qualche modo “oggettivata”. e quindi di agire facendo propri modelli socialmente condivisi, e il bisogno di mantenere margini di soggettività e di autonomia da parte del singolo.” A partire dalla Rivoluzione industriale il rapporto con il tempo è cambiato in maniera radicale, arrivando a coordinare le economie – e le vite – a livello globale grazie a strumenti di misurazione di tale precisione da sfuggire persino alla comprensione umana, così come il tempo stesso, con il suo incessante incedere, sfugge nel suo significato. L’uomo occidentale si trova fin dalla nascita catapultato in un sistema di precisione estrema: costruite intorno a lui esistono norme, vincoli, fasi già ben definite; una vera e propria griglia, spaziale e temporale, ridisegnata ogni istante dall’incessante incedere delle lancette dell’orologio, che pone l’uomo contemporaneo nel mezzo di una continua tensione tra la propria interiorità e il proprio “essere sociale”. Lontano anni luce da una visione del tempo condivisa a lungo con altri popoli, e reduce dall’esperienza fordista, l’uomo occidentale mangia, dorme, lavora, ama, si sente utile o non utile in accordo con schemi collettivi consolidati nel corso di un periodo storico drammaticamente breve, la cui enorme eredità, tuttavia, sfugge – di nuovo – ad una piena comprensione. Come l’acrobata si innalza sul trapezio, o ad esso si appiglia, tutti gli strati dell’esistenza umana vanno posti in equilibrio precario, non senza disagio e fatica, sulla griglia consolidata negli anni recenti; essa è il substrato fondamentale delle vite umane, la struttura su cui tutto il resto deve, o può, essere costruito. Maria Carmen Belloni, nel suo Tempo vincolato e tempo liberato, sottolinea: “Nel rapporto tra individui e tempo si riscontra […] la inevitabile tensione tra determinatezza e indeterminatezza, cioè tra il bisogno di appartenere alla collettività 10 11 Per cominciare 12 Per cominciare Tempo ciclico. Il frattale detto ‘triangolo di Sierpinski’ può essere considerato come una efficace rappresentazione del tempo circolare o ciclico. 13 Struttura e Contenuti “Oltre la Gabbia” esplora i temi del design, della sociologia e della filosofia mettendo in evidenza come l’uomo contemporaneo abbia costruito e definito attorno a sè una "griglia" temporale non del tutto adeguata alla propria natura, e di come le professioni intellettuali — futuro dell’economia moderna — suggeriscano la necessità urgente di rivedere tale assetto. All’interno delle quattro parti che la compongono, la tesi presenta una analisi delle professioni intellettuali, o creative, in relazione all’organizzazione del lavoro nella società occidentale contemporanea: da un lato esplora il ruolo di tali professioni nel contesto del lavoro e dell’economia, e dall’altro ne individua alcune esigenze peculiari dal punto di vista temporale e organizzativo, arrivando a delinare una riflessione su come esse possano contribuire a individuare modelli alternativi di interpretazione e gestione del tempo. post-fordismo e “post-fordismo apparente”; la natura e il ruolo del lavoro nella società occidentale contemporanea, e le peculiari connotazioni temporali (la concezione quantitativa del tempo; la programmazione temporale; il dominio della velocità; la specializzazione e sincronizzazione dei luoghi), tempo oggettivo e soggettivo, tempo qualitativo e quantitativo, tempo cronologico e cairologico, tempo libero e tempo “liberato”; differenze, relazioni e connotazioni delle professioni intellettuali e delle professioni operative, e il concetto di design come “disciplina ibrida”; la distinzione tra “attività di sussistenza” e “attività creativa”; i concetti di “ozio creativo”, di gioco e di creatività stessa; l’idea di “economia della conoscenza” e di “società creativa”. All’interno del percorso si analizzano diversi complessi temi, come fordismo, Le interviste ai designer, d’altro canto, entrano maggiormente nel merito delle scelte personali, concrete, di ogni giorno. Ai progettisti vengono rivolte diverse domande riguardanti il rapporto con il proprio tempo e il proprio lavoro; l’equilibrio tra i due; i propri luoghi di lavoro; la propria organizzazione del tempo e il significato del lavoro in relazione alle proprie vite. 14 15 Struttura e Contenuti Struttura e Contenuti In circa 200 pagine, riflessioni teoriche, interviste e immagini si intervallano con l’intento di dare vita a un volume coinvolgente, stimolante e curato che attraversa più campi disciplinari. C’è da sottolineare, tuttavia, che una bibliografia esaustiva sul tema nel suo complesso non è ancora stata prodotta, se non per qualche sporadico intervento in alcuni testi dedicati all’organizzazione del design. È stato quindi un percorso di per sé in evoluzione che, se da una parte ha dato conferma alle mie intuizioni, dall’altro ha generato nuovi interrogativi e nuove strade da percorrere. * La fase di scrittura e strutturazione del testo ha richiesto non poche riflessioni nel tentativo di dare vita a una trattazione esaustiva e al tempo stesso centrata su argomenti di tale ampiezza e complessità. Il lavoro di preparazione ha avuto inizio con il reperimento e la lettura di una bibliografia sostanziosa, in particolare di testi che affrontassero le tematiche attinenti il ruolo del design nella contemporaneità, la sociologia del tempo e più in generale la sociologia del lavoro. Gli autori cui si è fatto riferimento sono studiosi quali Domenico De Masi, Zygmunt Bauman, Jeremy Rifkin, Giovanni Gasparini e Angela Perulli, ma anche autori quali Karl Marx, Jacques Le Goff, Paul Virilio, Manuel Castells. Per quanto riguarda la parte più vicina al tema del design, oltre ai protagonisti delle interviste è stato fondamentale l’aiuto di Giovanni Anceschi. 16 Il testo finale è suddiviso in quattro parti che possono essere riassunte come segue: la prima parte introduce il tema attraverso una riflessione sugli sviluppi storici a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; per comprendere l’assetto presente, infatti, è necessario tornare alla Rivoluzione industriale e al suo ruolo rispetto alla temporalità nelle epoche successive, fino ad oggi. Non manca comunque una analisi del fattore tempo così come veniva interpretato prima dell’avvento dell’industria, a dimostrazione di come l’assetto contemporaneo non sia l’unico possibile. La trattazione giunge quindi alla temporalità contemporanea, identificandone le caratteristiche, le principali problematiche e le evoluzioni recenti. 17 Struttura e Contenuti Struttura e Contenuti La parte seconda si sofferma sulla società contemporanea in quanto basata sul lavoro e sul significato e le risultanti di tale assetto. Viene inoltre analizzato l’oggetto del tempo libero quale indicatore di una logica consumistica predominante in tutti gli scomparti temporali dell’esistenza. * La parte terza giunge al cuore del problema, arrivando al tema della professioni intellettuali; oltre ad analizzarne le caratteristiche chiave, ne individua il ruolo nel contesto sociale e le necessità peculiari in termini di temporalità. La trattazione entra quindi nel merito del design, del suo ruolo in quanto professione intellettuale e del suo rapporto con l’assetto industriale contemporaneo. Seguono considerazioni sulle interviste rivolte ai designer, attraverso una riflessione sui temi chiave emersi in relazione a quanto esposto con l’approfondimento di approcci, direzioni e criticità. L’ultima parte riunisce quanto trattato in una serie di riflessioni sugli scenari e le speranze future, attraverso anche l’analisi del concetto di tempo liberato e di società creativa come prospettive a venire. 18 Con l’intento di esplorare una possibile varietà di approcci e idee rispetto alla temporalità, fin dall’inizio si è voluto coinvolgere una serie di figure professionali legate all’ambito del design e dell’architettura — ed in particolare del graphic design — attraverso lo strumento dell’intervista. La lettura della bibliografia è stata seguita dalla selezione dei designer e dalla preparazione delle domande ad essi dedicate, con l’intento di indagare la loro interpretazione di certi aspetti della temporalità in relazione alla loro vita e al loro lavoro. I professionisti coinvolti sono stati scelti secondo diversi criteri, tra cui il loro precedente coinvolgimento in tematiche riguardanti la temporalità, la volontà di mostrare una varietà di approcci e metodi, e la loro provenienza (essendo l’indagine rivolta alla società contemporanea occidentale, la selezione si è limitata a designer operanti nei contesti europeo e nordamericano). A completamento del confronto con i designer intervistati, il tema è stato affrontato in maniera più approfondita 19 Struttura e Contenuti Struttura e Contenuti attraverso il coinvolgimento di alcuni esperti, mediante conversazioni svolte di persona. Con l’intento di fornire una varietà di visioni adeguata, la scelta si è orientata su un sociologo, uno psicologo del lavoro e un critico del design. La lettura della bibliografia ha costituito il punto di partenza, permettendo di identificare le prime due figure in Domenico De Masi e Pierenrico Andreoni: il primo in quanto scelta irrinunciabile per i suoi autorevoli studi sulla creatività, il secondo considerati gli interessanti punti di vista riportati nei suoi testi. Giovanni Anceschi è stato invece coinvolto in veste di critico del design. Il libro che riunisce questa varietà di materiali non è stato oggetto di minori riflessioni: lo scopo è sempre stato quello di dare vita a un impaginato a un certo livello destrutturato. La definizione della “de-struttura” è stata guidata dall’intento di non separare nettamente le parti di diversa origine — riflessioni teoriche, conversazioni, interviste, immagini —, ma di renderle complementari Le relative conversazioni sono state strutturate sulla base della bibliografia e degli studi degli esperti, in modo da far emergere diversi punti di vista, considerati i differenti ambiti di competenza. Il materiale raccolto consta infine di tre conversazioni con gli esperti e di otto interviste ai designer. Ciascuna intervista risulta diversa dalle altre, in quanto pensata su ogni progettista e sulla sua esperienza professionale passata e presente. 20 * Nonostante io sia una designer – o forse proprio per questo – alla fine dei lavori mi trovo a presentare un progetto di laurea che tratta di tempo, design e società. È stato un viaggio affascinante che mi ha aiutato a rafforzare la convinzione che il graphic design sia una chiave di accesso privilegiata ad una serie di argomenti pressochè infinita. Fin dall’inizio il mio obiettivo è stato quello di affacciarmi su mondi diversi dal mio e mettere in discussione dei sistemi... e questa credo sia l’essenza del lavoro del designer, la sua espressione più autentica e critica. 21 Per cominciare 22 Per cominciare Kairos. Rappresentazione di Kairos, il concetto greco di tempo ‘qualitativo’ contrapposto a 23Kronos, il tempo di natura ‘quantitativa’. Persone designer e studiosi intervistati Giovanni Anceschi artista, designer, storico e teorico del design, si occupa di cultura della visibilità e della ricerca nel campo del design. Laureato alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, ha insegnato presso varie istituzioni. Professore ordinario di Design della comunicazione, information design e basic design, è coordinatore del Dottorato di ricerca di Scienze del Design presso l’Università Iuav di Venezia. Anceschi lavora a una revisione della disciplina del design della comunicazione in direzione di una “registica multimodale”. «Però lo sfondo teorico che differenzia la nostra arte dal cubo-futurismo o anche dall’arte cinetica delle avanguardie, è che il nostro non è solo il tempo del divenire bergsoniano o lo è solo inizialmente. Il nostro tempo è il tempo dell’esperienza del tempo. Oggi si sente tanto parlare dell’experience design, non a caso in un’epoca, la nostra, intrisa di temporalità.» 24 Pierenrico Andreoni è docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso la Facoltà di Lettere e Filosofia e di Medicina e Chirurgia dell’Università di Ferrara. Fra le sue pubblicazioni: Libertà di andare (Franco Angeli, Milano 2001); Tempo e lavoro (Mondadori, Milano 2005). «Io posso pensare di essere libero? Sì, certo, è la cosa più bella del mondo. Ma al contrario sei obbligato a certe ore, certi tempi, certe modalità dell’esistere e dell’essere presente a te stesso e alla vita; il tempo ci costringe a essere legati a una in-determinatezza che non è sempre legata alla libertà individuale.» 25 Persone Andrea Branzi architetto e designer, si è laureato a Firenze nel 1966, e dal 1973 vive e lavora a Milano. Ha fatto parte di Archizoom Associati, primo gruppo di avanguardia noto in campo internazionale. Co-fondatore di Domus Academy, prima scuola internazionale post-laurea di design, e autore di molti libri sulla storia e la teoria del design, ha curato numerose mostre in questo settore in Italia e all’estero. Nel 1987 ha ricevuto il Compasso d’Oro alla carriera. «C’è bisogno continuamente di aggiornare l’offerta. In questo contesto, quindi, il design cambia completamente il suo ruolo: non ha più solo la funzione di occuparsi dell’aspetto estetico dei prodotti di serie, ma assume una funzione strategica nell’economica globalizzata. Questo spiega l’enorme crescita del numero delle università e delle scuole in tutto il mondo che si occupano di design e moda. In sintesi, si tratta di innovazione. Il lavoro intellettuale e creativo è il nuovo lavoro post-fordista.» 26 Persone Anthony Burrill è un graphic designer e illustratore britannico. Dopo aver studiato al Politecnico di Leeds, ha conseguito un master in graphic design al Royal College of Art di Londra. Nei suoi lavori utilizza una vasta gamma di media, tra cui manifesti, immagini in movimento e design tridimensionale. I suoi committenti sono associazioni culturali e sociali e aziende di tutto il mondo. «[...] Ho sempre lavorato come freelance, non sono mai stato un lavoratore dipendente. A volte mi chiedo cosa potrebbe essere di me in futuro, dove andranno il mio lavoro e la mia carriera, ma ho sempre una certa fiducia nel fatto che qualcosa di buono accadrà. Fino ad ora, ogni anno della mia vita è stato migliore, più appagante e felice del precedente. Penso di essere appagato e felice, ora più che mai.» 27 Persone Persone Gilberto Corretti architetto e designer, è nato a Firenze dove vive e lavora. È tra i fondatori di Archizoom Associati. Si è occupato di disegno industriale, di ricerca e sviluppo del prodotto industriale, di editoria e giochi per l’infanzia, di promozione culturale. Ha disegnato prodotti per AEP, Adica Pongo, B & B, Cassina, Logitron, Knoll, Poltronova, Prènatal, Toyota. Ha scritto libri per ragazzi, saggi e articoli sull’architettura e il design. Insegna progettazione all’ISIA di Firenze e Roma. Domenico De Masi è professore ordinario, titolare della Cattedra di Sociologia del Lavoro presso l’Università di Roma “La Sapienza”. È Socio Fondatore e Direttore Scientifico della S3.Studium. Dal 1980 si dedica esclusivamente all’insegnamento universitario, alla formazione e alla ricerca socio-organizzativa nelle maggiori imprese italiane. «[...] La nostra vita è essenzialmente orientata verso il futuro: per questo mettiamo i soldi in banca, facciamo crediti, accendiamo mutui, versiamo i contributi. È un tempo orientato: la “freccia del tempo” è un vettore che ha una direzione ed un verso [...]. Questo vettore si traduce nella vita delle persone in una successione irreversibile d’eventi: infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità, vecchiaia. Gli antichi prendevano in considerazione solo le ultime tre, a indicare che bambini e adolescenti non avevano né considerazione né ruoli sociali da svolgere.» 28 «[...] Per questo terzo che fa lavoro creativo, proprio lì dividere il tempo di lavoro dal tempo libero è quasi impossibile; perché il nostro cervello è tutt’uno, quindi se io ho da immaginare una tesi di laurea, o uno slogan pubblicitario, o il design di una caffettiera, il mio cervello ci pensa sia quando vado al cinema, sia quando dormo, sia se sto in ufficio. Qui entra in gioco quello che io chiamo “ozio creativo”: cioè un insieme di studio, lavoro e gioco per cui non si capisce se uno sta lavorando, se non sta lavorando, non si capisce cosa stia facendo.» 29 Persone Elliott Earls è un graphic designer e Artistin-Residence presso la Cranbrook Academy of Art di Bloomfield Hills, nel Michigan. Lo scrittore Rick Poynor ha scritto di lui: “Se è mai esistito un designer veramente originale che segue una traiettoria tutta sua, molto lontana da quella degli obblighi istituzionali, è Elliott Earls. È uno di quei fiori inclassificabili, mutanti, spuntati nel paesaggio frammentato del graphic design degli anni novanta”. «Ritengo di lavorare in un luogo salutare e molto bello (uno studio). Per me è importante che sia esteticamente gradevole, tranquillo e circondato dai colleghi. Il mio studio è fisicamente molto vicino agli spazi dei miei studenti laureati. Posso mandarli via quando ne ho bisogno, ma posso anche attingere alla loro energia. È meraviglioso.» 30 Persone Daniel Eatock è un artista con base a Londra che usa i metodi e i linguaggi del graphic design per fornire soluzioni obiettive e razionali a problemi che non possono essere formulati prima di essere stati risolti. Laureato al Royal College of Art di Londra nel 1998, ha fatto parte dello staff di design del Walker Art Center di Minneapolis. Nel 1999 è tornato in Gran Bretagna, dove ha aperto uno studio multidisciplinare di design, Foundation 33. Dal 2004 Eatock ha uno studio in proprio. «Vivere la vita e lavorare sono una cosa sola.» 31 Persone Erik Kessels è socio fondatore e direttore creativo di KesselsKramer, agenzia di comunicazione con sede ad Amsterdam. Kessels è un avido collezionista di fotografie e ha pubblicato molti libri di immagini prese dalla realtà quotidiana con KesselsKramer Publishing, in particolare la serie “In Almost Every Picture”. Dal 2000 è uno dei redattori della rivista alternativa di fotografia “Useful Photography”. Ha curato varie mostre tra cui recentemente Use me Abuse me, durante il New York Photo Festival nel 2010. «Non c’è una organizzazione del tempo in ufficio. L’unico momento stabilito è una riunione generale il lunedì mattina. A parte questo, ognuno è responsabile individualmente del proprio tempo e della propria organizzazione. Mi riferisco anche alle riunioni con i clienti e alle scadenze. Questa auto-responsabilizzazione permette il crearsi di una generale sensazione di appartenenza e libertà.» 32 Persone Eike König nel 1994 fonda a Francoforte Hort, studio di design multidisciplinare, sotto il nome di Eikes Grafischer Hort. In precedenza lavora come art director per la Logic Records. Nel 2007 Hort si sposta a Berlino nel quartiere di Kreuzberg. Oltre alla sua attività come designer, König è docente presso diverse istituzioni in Germania. «Tempo libero? Penso che ogni minuto che le persone spendono per se stesse sia tempo libero. Ma ogni secondo è tempo libero. Siamo liberi di decidere cosa fare in ogni singolo istante. È nostra responsabilità cambiare le cose che non ci rendono o non ci fanno sentire liberi.» 33 Persone Stefan Sagmeister è graphic designer con base a New York. Ha studiato graphic design al’Università di Arti applicate di Vienna, per poi approfondire i suoi studi al Pratt Institut di Brooklyn. Nel 1993 collabora con Tibor Kalman alla M&Co design. Nello stesso anno fonda la Sagmeister Inc. a New York. Le sue collaborazioni di lunga data includono l’AIGA e artisti quali Lou Reed e David Byrne. «[...] Siamo abbastanza lenti. Ci tengo a fare le cose per bene. Detto questo, come esercizio, ogni tanto mi do delle scadenze fittizie, per esempio: quella tal cosa deve essere fatta in due ore, per vedere come un tempo limitato può influenzare il mio metodo di lavoro, il processo e il risultato.» 34 Benedetta Crippa graphic designer freelance, è laureata in Design della Comunicazione presso il Politecnico di Milano. Tra il 2008 e il 2011 ha fatto parte di Studio Camuffo (Venezia). Oltre la Gabbia è il suo progetto di laurea specialistica in Comunicazioni Visive e Multimediali presso l’Università Iuav di Venezia (2011). 35 Link www.benecrippa.com/oltre-la-gabbia il progetto http://oltrelagabbia.tumblr.com blog della tesi