“In tutti i sensi” laboratorio sul linguaggio dell`animazione
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“In tutti i sensi” laboratorio sul linguaggio dell`animazione
Luglio 2004 S.Marino Master sul disagio “In tutti i sensi” Paola Sarti Master per operatori nel campo della prevenzione e della riduzione del disagio scolastico ed extrascolastico nelle età preadolescenziali 2003/2004 Sarti Paola “In tutti i sensi” laboratorio sul linguaggio dell’animazione per comunicazioni rivolgersi a Sarti Paola [email protected] Materiale necessario per il laboratorio “In tutti i sensi” a cura di Smarino 1 aula lavagna luminosa, proiettore diapo, schermo bianco registratore e lettore cd lavagna Ogni partecipante deve avere la possibilità di appoggiarsi ad un piano per disegnare Bibliografia dell’animazione: Giulio Mezzetti "La natura e la scienza" La Nuova Italia "Che senso!" percorsi di educazione sensoriale a cura de “La Testa per Pensare” Bologna Rossano Nistri "Dire fare gustare" Slow food editore L. Pignotti "I sensi delle arti" Dedalo Piero Angela "La macchina meravigliosa" De Agostini Camporesi “Le officine dei sensi” Calvino “Se una notte d’inverno un viaggiatore” Einaudi G.Ma ntovano “L’avventura del cibo” Enciclopedia Einaudi volume 12 voce “Sensi” Umberto Galimberti “Psiche e tecne” Feltrinelli 1999 Francesco Sofia “L’atto epifanico” da Nuovo albero a elica n.°4 1991 Quaderni di letteratura per l’infanzia diretti da Emy Beseghi “Adolescenza” Mondadori La sacra Bibbia versione ufficiale C.E.I. Fabbrini Melucci “L’età dell’oro” Feltrinelli 1992 Mario Pollo “L’animazione culturale dei giovani” Editrice elle DICI Raffaele Simone “La terza fase “ Laterza 2000 Martin Jelf “Tecniche di animazione” Elle DICI 1986 1 GLI ADOLESCENTI E IL SENSO DI SE’ Lo sfondo che abbiamo scelto per i laboratori ci pare in sintonia con l’argomento di questo master poiché l’identità è, nell’adolescenza più che mai, la grande protagonista dell’intervento educativo. Attraverso un continuo processo di trasformazione che coinvolge il corpo e gli oggetti del mondo, le parole,i pensieri, i segni e i simboli i ragazzi costruiscono una propria unica e originale rappresentazione di sé che li accompagnerà per tutta la vita. Noi crediamo che gli stessi giochi, le stesse esperienze, le stesse emozioni che vivremo durante il tempo dei laboratori, potranno essere riproposte, adattandoli a gruppi di ragazze e ragazzi, accettando la scommessa che, in fondo, quello che emoziona noi adulti è capace di toccare profondamente anche i ragazzi. “Le parti adolescenti sopravvivono utilmente in ogni adulto, non come residui irrisolti di crescite mal digerite, ma come risorse vive, attive e utili ad ogni presente. Ciò che cambia nel tempo è certamente la capacità di contenimento, di comprensione e di gioco di cui l’adulto può disporre, cioè la diversa capacità di governare i processi. Con consapevolezza, con l’abilità via via appresa, ma mai definita, di rispondere ai mutamenti. Questa è la vera, forse l’unica, conquista del crescere. “ Fabbrini e Melucci IDENTITA’/SENSI “In tutti i sensi” Dove per senso non intendiamo solo la capacità biologica di percepire o il significato di ciò che accade, ma piuttosto “la possibilità della significazione come tale,ossia la possibilità di porre uomini e cose in relazione a un orizzonte di significato a cui fare riferimento per la comprensione di sé e del mondo”(U. Galimberti). Il corpo è il luogo nel quale si rende manifesto il cambiamento, ma è anche uno strano ospite nelle pareti dell’aula scolastica dove spesso sembra esserci completamente scollegato dalla mente e dal cuore. “L’idea stessa che si possa parlare di un corpo come teatro di fatti altri da quelli della mente,ci allontana dalla possibilità di comprendere l’esperienza che l’adolescente vive col mutamento globale della sua persona,della forma e del senso:mutamento straordinario della presenza. Proprio perché la crisi ruota intorno ad un vissuto di scollamento del mondo interno da quello esterno,intorno alla tensione fra essere e apparire,tra fare e pensare,la comprensione dei fatti e, di conseguenza, l’aiuto all’adolescente non può nascere da un pensiero diviso. In questa età più che in altre, comprendere quello che accade nel corpo non riguarda mai i fatti fisici come tali,ma il senso che questi hanno per la persona che li esperisce,il loro permanente rapporto con la costruzione dei significati. Il corpo non è un oggetto rispetto al soggetto che lo guarda, che lo osserva analiticamente ed integra così elementi conoscitivi nuovi. 2 I fatti del corpo sono tutt’uno con lo sguardo di chi li osserva e le trasformazioni fisiologiche sono orientate dal senso e dal carico affettivo che viene loro attribuito. Per comprendere l’adolescente nel suo modo di essere - al – mondo, occorre partire da un corpo non come cosa posseduta, ma come campo di esperienza che coincide con la presenza stessa del soggetto. La vera novità degli eventi adolescenziali che riguardano il corpo non è data soltanto dalla particolare intensità e velocità dei mutamenti,ma dal fatto che l’adolescente è per la prima volta spettatore consapevole del mutamento che lo riguarda ed è dunque impegnanto in un processo di controllo, contenimento, attribuzione di senso a ciò che gli accade. Le tensioni che si vengono a creare anche nel campo relazionale e sociale sono dovute al fatto che adulto e ragazzo stanno rinegoziando un senso comune da attribuire alle loro rispettive presenze ed alla relazione che li lega. La salvaguardia della diversità,la differenza e la specificità dei ruoli,l’indipendenza e la libertà personale di autodefinirsi,coabitano con la necessità di mantenere il legame affettivo che sostiene l’autoriconoscimento e il senso di permanenza e di continuità.” Fabbrini e Melucci Per molti anni la scuola ha cercato di convincerci che per imparare è sufficiente stare seduti fermi sul banco, usare la mente per ascoltare e capire nuovi concetti e immagazzinarli dentro al nostro cervello; come se fossimo un quaderno bianco che giorno dopo giorno si riempie di parole e concetti. Così, quando nell'aula dove stavamo ascoltando le parole dell'insegnante, entrava una mosca, o se, per caso, esplodeva improvvisa una musica o un rumore da fuori, immediatamente eravamo richiamati all'attenzione e al controllo delle emozioni: cioè eravamo costretti a dimenticarci di avere un corpo che vede immagini, che sente i suoni, che percepisce il freddo e il caldo, che annusa gli odori, costretti a non lasciarci "affascinare" dalle cose che potevano per un attimo rompere la monotonia della lezione. Così siamo cresciuti pensando che da un lato esista il pensiero, razionale, serio, utile e dall'altra esista l'emozione ,il divertimento, bello ma inutile o addirittura pericoloso perché distrae; da una parte c'è la mente dall'altra il corpo che essendo facile preda di diversi tipi di debolezze è spesso considerato un ostacolo da tenere sotto controllo. Ma non possiamo dimenticare o persino gettare via una parte di noi, bollandola come inutile; considerarla estranea significa negarla e perdere tutte le sue possibilità creative e in alcuni casi addirittura rendercela nemica, farla rivoltare contro di noi, perché il nostro corpo è forte e, se si ribella alla nostra mente, sono guai seri. E' il nostro corpo infatti che permette al cervello di ricevere informazioni, il cervello è chiuso dentro alla scatola cranica, al buio, isolato dal mondo, dai suoi oggetti e dalle sue parole; è il nostro corpo che gli apre, se vuole, se ne è capace e come ne è capace, delle finestre sul mondo che gli permettono di immagazzinare un enorme flusso di informazioni dal mondo esterno: odori rumori sapori- contatti- immagini. Sono i cinque organi di senso che permettono al cervello di "fare esperienza" e quindi di apprendere La fantasia e l'apprendimento nascono nel momento in cui il cervello riesce a mettere insieme "pezzi" di cose viste- sentite -annusate davvero nella realtà, costruendo da questa unione una nuova idea, originale e creativa: crea così un legame, una associazione che nella realtà non esiste, esiste solo nella nostra mente, ma è nata solo grazie all'esperienza sensoriale della realtà. 3 Ogni volta che il nostro cervello crea un’ associazione, una idea, ne viene per sempre modificato aggiungendola al suo patrimonio, quindi la capacità creativa dell'uomo consiste nel mettere in relazione due o più cose che fino a quel momento erano separate e questo avviene attraverso le finestre dei sensi. Ma sappiamo che ci sono due sensi fra questi cinque che sono sicuramente privilegiati nella nostra storia scolastica e anche nella nostra vita quotidiana, pensiamo solo al tempo che passiamo davanti al televisore: la vista e l'udito. Da sempre gli uomini hanno inventato una grammatica, dei codici precisi per regolare questi due sensi, dando loro un carattere di cultura e una facile trasmissibilità: l'arte della pittura, della scultura, della grafia, dell'architettura, dell'estetica e l'arte del linguaggio e dei suoni con le sette note e con le regole matematiche che ne stanno alla base. “Ci sentiamo domani....ci vediamo presto ....” preludono a incontri anche di contatto, di odore “Diamo un'occhiata a questo paziente...” sicuramente il medico lo toccherà e ne sentirà l'odore “Vediamo un po' chi interroghiamo oggi....” non è certo una valutazione estetica. Si sono persino inventati strumenti sofisticati per ampliare la gamma delle possibilità percettive di questi due sensi dal microscopio alla lente degli occhiali, agli occhiali a raggi infrarossi, dal cornetto acustico agli strumenti che emettono ultrasuoni o che captano i rumori dello spazio, non altrettanto per gli altri sensi Evidentemente gli altri tre sensi sono difficili da raccontare, non si sono trovati codici comuni, non sono oggettivi C'è un posto, (anzi due ,ma il secondo è un po' troppo intimo) nel quale l'uomo, o ancor meglio la donna, ha cercato di unire tutti i sensi, di utilizzare nel rapporto con gli oggetti, tutte le possibilità del corpo: la cucina come luogo dove si mescolano oggetti con i loro sapori i loro odori i rumori i colori e le forme le sensazioni tattili, ma soprattutto luogo dove tutto questo diventa comunicazione e messaggio, proposta e offerta, apprendimento e insegnamento. E' trasmissione linguistica innanzitutto orale, ma anche scritta nei ricettari familiari e dotti. Il rapporto fra scrittura e gastronomia si intravede già in un quadro mitologico: è tramandato infatti che la scrittura sia stata portata in Grecia da Cadmo che era stato cuoco del re di Sidone. "Riferiamo" scrive Barthes" questo tratto mitologico come apologo del rapporto che unisce linguaggio e gastronomia. Queste due facoltà non hanno forse lo stesso organo e più in generale lo stesso apparato di produzione e percezione? Si tratta delle guance del palato e della cavità nasale di cui Brillat Savarin ricorda il ruolo nella degustazione e da cui nasce il bel canto. “Mangiare, parlare, cantare (è necessario aggiungere baciare?) sono operazioni nate nello stesso luogo del corpo: se si taglia via la lingua, non c'è più nè gusto né parola" Nelle nostre cucine si uniscono con regole precise tutti questi sensi; queste regole sono fissate da tempo immemorabile e costituiscono la nostra identità di gruppo e personale. Nella cucina c'è la storia di un popolo e la nostra. La cucina è il luogo dove la natura si trasforma in cultura dove il cibo e le sue regole si riempiono di storie e di storia. A cura di Paola Sarti 4