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SETTEMBRE 2014 OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI JULIE TANTAU, AuD FABIAN MORANT, MS SPECIALISTA IN MICROINGEGNERIA Da quando esistono gli apparecchi acustici, una delle lamentele più comuni dei pazienti ipoacusici riguarda i suoni forti, quelli che sembrano avere un’intensità eccessiva, tale da provocare fastidio. Questa insoddisfazione, a tutt’oggi attuale, contrasta, in un certo senso, con i notevoli progressi tecnologici compiuti nel nostro settore. Del resto, sappiamo che ogni applicazione audioprotesica è fatta di due elementi fondamentali: la tecnologia ed il suo corretto utilizzo. Per quanto riguarda il comfort nella percezione dei suoni forti, la tecnologia è in grado di fornire un livello di uscita massima adeguato (MPO), ma la soddisfazione dell’utente, in realtà, dipende sia dalle verifiche audioprotesiche che dalle regolazioni individuali oltre, ovviamente, ad una accurata misurazione del livello di sconforto (UCL) del paziente. Con questo articolo desideriamo fornire nuovi spunti e consolidare le competenze degli Audioprotesisti in tema di verifica delle misurazioni MPO e UCL, fornendo linee guida pratiche e approfondimenti. Inoltre, spiegheremo come il software di fitting Oasis agevoli i Professionisti, guidandoli nelle procedure che permettono di determinare, partendo dai valori UCL medi o misurati, quelli dell’MPO. COMFORT NELL’ASCOLTO DEI SUONI FORTI: UNA SFIDA CONTINUA Nonostante i progressi compiuti dalla tecnologia digitale, le persone che indossano gli apparecchi acustici si lamentano spesso di avere difficoltà con i suoni forti. Da un sondaggio condotto tra i consumatori (“Consumer satisfaction with hearing aids is slowly increasing” – Kochkin, 2010) è emerso che l’elaborazione del segnale e la qualità del suono sono le aree considerate in modo più negativo, ovvero quelle che hanno ottenuto i punteggi peggiori. Tra le cinque condizioni più critiche e peggiormente valutate dai consumatori troviamo l’impiego degli apparecchi acustici nelle situazioni rumorose e lo scarso comfort di ascolto con i suoni forti. A questo punto è legittimo porsi una domanda: come possiamo aumentare la soddisfazione degli utenti proprio in queste due aree? 2 | OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI Negli apparecchi acustici moderni sono state ideate varie funzioni, come, ad esempio, i microfoni direzionali ed i sistemi di riduzione del rumore, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni nel rumore. Entrambi migliorano il comfort, ma potrebbero distogliere la nostra attenzione da un elemento del fitting ancora più fondamentale: l’uscita massima, ovvero l’MPO. L’MPO limita il livello di pressione sonora al quale il paziente è sottoposto, un fattore molto importante per la soddisfazione complessiva. Quando l’utente, infatti, si lamenta circa l’eccessivo volume di alcuni suoni, la ragione potrebbe essere proprio nel fatto che l’uscita massima del suo apparecchio è troppo alta. Per contrastare questo problema, però, spesso si rischia di regolare l’MPO su un livello troppo basso con la conseguenza di compromettere il parlato, il cui suono tende a diventare poco chiaro e di difficile comprensione (Bentler & Cooley, 2001). I software di fitting prevedono procedure ben consolidate, in grado di fornire previsioni piuttosto accurate dell’MPO, in almeno quattro casi su cinque (Dillon, 2012). Ne consegue, che i valori di UCL misurati non costituiscono più un prerequisito per la sessione di fitting. Ogni qual volta l’MPO è troppo alto o troppo basso, va comunque regolato. In un caso su cinque, se necessario, è opportuno iniziare misurando il livello di sconforto (UCL), oppure il suo equivalente, il cosiddetto LDL (loudness discomfort level). IL DIBATTITO SULL’USO DEI LIVELLI UCL NELLA PROCEDURA DI FITTING In passato gli esperti consideravano necessario eseguire la misurazione dell’UCL prima del fitting, mentre oggi si preferisce misurarlo dopo, a scopo di verifica e validazione. Le metodologie di fitting – e le opinioni degli esperti a riguardo – sono cambiate nel corso del tempo. In passato, gli esperti ritenevano necessario misurare l’UCL prima del fitting. Oggi, invece, prevale l’opinione che sia più appropriato eseguire questa misurazione dopo il fitting, a scopo di verifica e di validazione. In effetti, nel prendere in esame le procedure di misurazione dell’LDL, Hawkins et al. (1987) affermavano la necessità di misurarlo, per poter determinare l’uscita massima dell’apparecchio acustico. Le loro indicazioni, ovviamente, rispecchiavano le procedure in auge all’epoca, ovvero prima dell’avvento degli apparecchi acustici digitali e dei software di fitting. Fu intorno al 2005, che le opinioni a riguardo iniziarono a cambiare. Mueller e Bentler valutarono l’efficacia delle misurazioni UCL, esaminando circa 200 report scientifici. Arrivarono così alla conclusione che l’evidenza clinica “tende a supportare l’uso dei valori UCL misurati e specifici per le diverse frequenze” (p. 470). Gli autori, tuttavia, si astennero dal rendere questa raccomandazione vincolante ai fini del fitting. Sette anni più tardi Dillon (2012) ha affermato che “se si utilizzano le soglie prescritte, le misurazioni individuali dell’UCL non migliorano l’accuratezza del fitting in modo significativo” (p. 328). Per questo è giunto alla conclusione che il tempo risparmiato può essere meglio impiegato eseguendo le valutazioni successive. Nonostante la diversità di opinioni su quando sia più opportuno eseguire le misurazioni UCL, una cosa è certa: esse costituiscono realmente un momento importante della procedura di fitting. Alla luce di questo, nelle prossime pagine, analizzeremo le misurazioni dell’UCL, in particolare rispetto al software di fitting Oasis e alla sua procedura di verifica e validazione dell’MPO. 3 | OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI COME MISURARE IL LIVELLO DI SCONFORTO? La misurazione UCL può portare a risultati incoerenti per vari motivi: il comportamento individuale del paziente, la diversità di procedure e di interpretazione delle istruzioni. L’UCL indica il livello di ascolto con cui i suoni appaiono fastidiosi, ma non ancora dolorosi. Nonostante questa definizione sia piuttosto chiara, va detto che le misurazioni UCL possono portare a risultati poco coerenti, per una serie di ragioni: il comportamento individuale del paziente, la diversità di procedure e di interpretazione delle istruzioni. Nel tentativo di ridurre al minimo queste problematiche, consigliamo di fare affidamento sul Test Cox Contour (Cox et al., 1997), ritenuto una “procedura scientificamente ragionevole e, allo stesso tempo, clinicamente praticabile” (p. 389). Quando parliamo di comportamenti individuali dei pazienti, ci riferiamo all’umore ed alle emozioni associate ad alcuni suoni specifici. Entrambi esercitano un impatto considerevole sul livello di loudness che siamo disposti a tollerare. Un buon esempio per illustrare tale individualità percettiva, è il volume con cui apprezziamo la musica durante una festa, di solito molto più elevato rispetto a quello con cui ci piace svegliarci al mattino. Pensiamo anche al frastuono dei tifosi allo stadio. In quella situazione ci entusiasma, ci esalta. Ma se sentissimo allo stesso livello sonoro il rumore del gesso sulla lavagna, probabilmente saremmo molto meno entusiasti (Mueller, 2011). Il discorso non è molto diverso, quando si parla dei toni puri adottati per le misurazioni frequenziali specifiche nell’ambito della valutazione UCL. La maggior parte dei pazienti li percepisce come meno piacevoli rispetto ai suoni del mondo reale, fatto, questo, che introduce un giudizio interpretativo potenziale. Rispetto alle altre procedure di misurazione, il Test Cox Contour (Cox et al., 1997) aiuta i pazienti a giudicare il livello di loudness in base a sette categorie, come mostrato nella Tabella 1. Tabella 1. Elementi descrittivi della loudness, per la misurazione dell’UCL in base al Test Contour (Cox et al., 1997) Categorie di Loudness 7. Troppo forte, fastidioso 6. Forte, ma ok 5. Confortevole, appena un po’ forte 4. Confortevole 3. Confortevole, ma leggermente debole 2. Debole 1. Molto debole Come illustrato nella Tabella 1, la prima categoria si riferisce ai suoni molto deboli, mentre la categoria 7 indica quelli fastidiosi e troppo elevati. Gli autori consigliano di presentare questo schema ai pazienti e di tenerlo presente anche durante il test. Al fine di evitare interpretazioni basate su pregiudizi, si raccomanda, inoltre, di leggere al paziente le seguenti istruzioni: 4 | OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI L’obiettivo di questo test è individuare come lei percepisce il volume dei diversi suoni. Sentirà dei toni che aumentano e diminuiscono di volume. Lei dovrebbe esprimere il suo giudizio e dire quanto le sembrano forti. Immagini di sentire la radio a quel volume. Sarebbe esagerato per lei? Dopo ogni suono la preghiamo di indicare a quale di queste sette categorie appartiene. Consideri che un suono forte al punto tale da essere fastidioso, certamente è più elevato di quello che lei sceglierebbe mai per ascoltare la radio, indipendentemente dal suo stato d’animo. (Cox et al., 1997) Stabilendo un protocollo per il test di questo tipo, si creano le condizioni migliori per ottenere risultati significativi e riproducibili. DAL LIVELLO DI SCONFORTO ALL’USCITA MASSIMA CON OASIS Oasis non impone un metodo specifico, ma supporta tutte le opzioni fornendo agli Audioprotesisti tutti gli strumenti più appropriati. Una volta completate le misurazioni UCL, qual è il prossimo passo? Come descritto in precedenza, con il progredire della tecnologia, il ruolo dell’UCL nel determinare l’MPO è decisamente cambiato. Le diverse opinioni degli esperti a riguardo, hanno ovviamente reso più complicato decidere se includere oppure no l’UCL nel calcolo dell’MPO. In definitiva, possiamo dire che non esiste una metodologia specifica per selezionare le regolazioni MPO, in quanto ci troviamo di fronte alla coesistenza di metodi e pratiche piuttosto diversi tra loro. Di conseguenza, il software di fitting Oasis non privilegia, né tanto meno impone, un metodo particolare, ma supporta tutte le opzioni così da fornire agli Audioprotesisti tutti gli strumenti più appropriati. Per vedere come assolve a questo compito, abbiamo voluto rispondere ai seguenti quesiti: ·· In che modo Oasis trasforma i valori UCL in regolazioni MPO? ·· Quale procedura adotta Oasis quando i valori UCL misurati non sono disponibili? ·· Perché le regolazioni MPO possono sembrare troppo deboli? ·· Quali opzioni offre Oasis per regolare l’MPO? Come trasformare i valori UCL in regolazioni MPO Per trasformare i valori UCL nelle regolazioni dell’uscita massima MPO sono necessari tre passi: individuare l’RETSPL (Reference Equivalent Threshold Sound Pressure Level) ovvero la soglia di riferimento equivalente al livello di pressione sonora, e l’RECD (Real Ear to Coupler Difference) vale a dire la differenza accoppiatore-orecchio reale, nonché convertire la NBBB (Narrow Band to Broadband) da banda stretta a larga. Nella Fig. 1 sono riportati tutti e tre i passaggi. UCL RETSPL RECD NBBB MPO Figura 1. Diagramma a blocchi che raffigura la trasformazione dell’UCL in MPO. 5 | OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI Quando si misura l’UCL, di solito si utilizzano dei toni puri presentati tramite le cuffie a inserti o sovraurali. I valori sono espressi in dB HL. Come prima cosa Oasis li converte in valori con accoppiatore 2cc. Questo compito viene svolto aggiungendo l’RETSLP ai valori HL. L’RETSLP equivale alla soglia uditiva media con accoppiatore, relativa ad un trasduttore specifico. A fornire questi valori RETSPL, specifici per il trasduttore, è lo standard ISO 389 -1 (1998). Il prossimo passo consiste nel convertire i valori con l’accoppiatore 2cc in quelli relativi alla pressione SPL presente nel condotto uditivo. Ciò viene effettuato aggiungendo i valori RECD. A tal scopo Oasis applica la media dei valori RECD, in base all’età del paziente. Se disponibili, ovviamente, utilizza i valori individuali misurati. Per i bambini e per tutte le persone che hanno una fisiologia dell’orecchio fuori dalla norma, si consiglia vivamente di misurare sempre i valori RECD. L’ultimo passo richiede una leggera riduzione dell’SPL, utile a bilanciare la modifica da banda stretta a larga, oppure verso un segnale complesso. I toni puri sono segnali a banda stretta, mentre il parlato, ad esempio, costituisce un segnale complesso. I segnali complessi producono un’uscita complessiva maggiore, rispetto a quella di qualsiasi singolo componente, o a quella prodotta dai toni puri. I segnali a banda larga, inoltre, vengono percepiti in modo più forte. Una volta che Oasis ha eseguito questi tre passaggi, si ottiene come risultato il valore dell’MPO. Tutto il processo, espresso in una formula, può essere riassunto così: UCL (dB HL) + RETSPL + RECD - NBBB = MPO. Procedura senza i valori UCL misurati Come spiegato in precedenza, con Oasis, è possibile utilizzare fin dall’inizio i valori UCL misurati. Ma cosa accade se non si fa così? In simili situazioni Oasis applica alcune procedure convalidate (Storey et al., 1998) che, per determinare le regolazioni MPO fondamentali, utilizzano le soglie uditive misurate. Dillion (2012) ha scoperto che, con questo metodo, circa l’80 % dei pazienti si colloca in un range di livelli MPO di +/- 5 dB, valore considerato del tutto accettabile dai pazienti stessi. Soltanto le persone con un condotto uditivo particolarmente stretto, oppure quelle con una gamma dinamica particolarmente limitata, hanno necessità di ulteriori misurazioni. Regolazioni MPO apparentemente basse Una volta apportate queste modifiche, Oasis visualizza sullo schermo la curva MPO. Spesso compaiono valori MPO intorno a 110 oppure 115 dB SPL. In apparenza, potrebbe sembrare che tali valori tendano a limitare la curva del guadagno in ingresso sugli 80 dB, con il pericolo di applicare un taglio dei picchi al parlato. Tuttavia, questa situazione è molto meno problematica di quanto sembri. La spiegazione sta nella differenza tra i segnali visualizzati sullo schermo e quelli elaborati dagli apparecchi acustici nella vita reale. Tale differenza è illustrata nella Fig. 2. 6 | OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI Toni puri Parlato Livello di pressione sonora in dBSPL 120 100 120 100 MPO Uscita Guadagno 80 80 Uscita Ingresso 60 60 40 40 100 MPO 1000 10000 100 Guadagno Ingresso 1000 10000 Frequency in Hz MPO fissa per i toni puri a banda Frequency in confrontati Hz Figura 2. Importanza della curva stretta con quelli a banda larga del parlato. Il parlato in ingresso a 75 dB mantiene tra uscita e MPO una riserva “buffer” di 20 dB. Il lato sinistro della Fig. 2 mostra la situazione riguardo ai suoni puri. Con un guadagno di 35 dB sui 3000 Hz, un tono puro di 75 dB in ingresso raggiunge l’MPO a 110 dB SPL. Nel pannello destro della Fig. 2, sebbene il livello del guadagno e dell’ingresso siano gli stessi, possiamo notare un risultato diverso. L’ingresso del parlato a 75 dB mantiene tra uscita e MPO una riserva di 20 dB. Questa differenza ha una duplice spiegazione. La prima è che l’energia di un tono puro si concentra su una frequenza specifica, mentre nel caso dei toni complessi si spande sulla gamma frequenziale. Nel caso del parlato, ciò produce livelli spettrali più bassi. Come si può notare nel grafico a destra, il parlato in ingresso (curva verde) è sempre inferiore rispetto a quello dei toni puri. Questo principio vale fin tanto che entrambi i segnali hanno la stessa intensità complessiva. La seconda spiegazione di questo fenomeno è la pendenza spettrale del parlato. Lo spettro medio del parlato si estende anche sulle frequenze più alte, riducendo così ulteriormente i livelli in uscita, rispetto a quanto invece accade con i toni puri. Questi due effetti sono ben rappresentati dal segnale del parlato a 75 dB che vediamo riportato a destra, nella Fig. 2. In entrambi i grafici i livelli di guadagno e di ingresso sono gli stessi. Tuttavia, a causa del parlato in ingresso più basso e dei suoi livelli più bassi, sulle frequenze alte che lo riguardano, si ottiene come risultato un’uscita inferiore rispetto a quella dei toni puri. Opzioni per le regolazioni MPO Sia immettendo i valori UCL misurati, che affidandosi alle medie UCL fornite da Oasis, una cosa è certa: vi saranno comunque occasioni in cui potrebbe essere necessario apportare ulteriori regolazioni all’MPO. Per fare questo Oasis mette a disposizione agli Audioprotesisti tre opzioni. La prima sono i cursori che, in Oasis, permettono di regolare i valori MPO tramite la schermata di amplificazione. In questo caso bisogna aumentare o diminuire manualmente l’MPO, così come si fa in genere con il guadagno e la regolazione fine. 7 | OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI La seconda opzione entra in gioco quando, pur affidandoci alla media dei valori UCL calcolata da Oasis, ci troviamo di fronte ad uno di quei cinque pazienti per i quali i valori medi sembrano non essere adatti. Questo si verifica, ad esempio, nei pazienti con una gamma dinamica particolarmente ristretta. In situazioni simili bisogna misurare ed immettere nell’audiogramma i valori UCL individuali effettivi ed eseguire nuovamente il fitting. Un’alternativa più semplice consiste nell’uso dell’Audiometria In Situ di Oasis, che consente di misurare i valori UCL direttamente tramite gli apparecchi acustici. Questa è la base su cui, successivamente, Oasis ricalcolerà l’MPO. La terza opzione si applica nel caso in cui l’Audioprotesista, pur avendo inserito i valori misurati, non concorda con i valori MPO risultanti. In questo caso, è lecito attendersi risultati migliori eliminando i valori UCL dall’audiogramma e ripetendo di nuovo il fitting, scegliendo di adottare i valori UCL medi forniti da Oasis. VERIFICA E CONVALIDA DELL’USCITA MASSIMA MPO Il test della loudness in condizione protesica rivela anche le eventuali regolazioni MPO troppo basse. A questo punto, è giunto il momento di verificare l’MPO ottenuto. Vari studi hanno dimostrato che la verifica delle regolazioni dell’apparecchio acustico è indispensabile per ottenere la soddisfazione del paziente (Kochkin et al, 2010). Oltre al guadagno, la verifica dovrebbe comprendere anche l’MPO (Valente et al., 2007). Un metodo corretto per verificare l’MPO è quello di incorporare i valori nella misurazione con orecchio reale, utilizzando uno sweep di toni puri a 85 dB e facendo attenzione a verificare che l’uscita massima non ecceda i valori UCL misurati. Un metodo alternativo è quello di condurre un test della loudness, in particolar modo il Test Cox Contour (Cox et al, 1997), mentre il paziente indossa gli apparecchi acustici (Mueller, 2009). Il vantaggio di questa procedura è che rivela anche le regolazioni potenzialmente basse dell’MPO. Le misurazioni cliniche aggiuntive, come i questionari di auto-valutazione, vi aiuteranno a scoprire eventuali problemi causati da un valore MPO troppo elevato. Integrare queste valutazioni nel corso della visita di controllo consente di far emergere tutti i problemi relativi alla loudness che il paziente si trova a dover affrontare nella vita quotidiana. SUONI FORTI … MA NON TROPPO! La procedura di fitting di un apparecchio acustico richiede equilibrio e azioni di bilanciamento. Le persone che indossano gli apparecchi acustici, per poter sentire il parlato in modo chiaro e definito, hanno bisogno di ricevere guadagno e MPO adeguati. Ciò nonostante, se i valori UCL sono troppo elevati, il più delle volte provocano fastidio e insoddisfazione. Come dimostra l’esperienza, l’MPO è un aspetto del fitting spesso ingiustamente sottovalutato, ma che, invece, influenza moltissimo il grado di soddisfazione complessiva del paziente. Per questo, vi incoraggiamo ad adottarlo con fiducia nella procedura di fitting, così da aumentare la vostra percentuale di pazienti soddisfatti. Riferimenti American National Standards Institute. (2009). American National Standard Specification of Hearing Aid Characteristics, ANSI S3.22. New York: ANSI. Informazione tecnica destinata all‘uso esclusivo degli specialisti del settore audioprotesico Informazione tecnica destinata all‘uso esclusivo degli specialisti del settore audioprotesico. 8 | OTTENERE PIÙ COMFORT DI ASCOLTO ANCHE CON I SUONI FORTI Bentler, R.A. and Cooley, L.J. (2001). An examination of several characteristics 35_IT - 16.07.2014 FLE that affect the prediction of OSPL90 in hearing aids. Ear & Hearing, 22, 58–64. Bentler, R.A. and Nelson, J.A. (2001). Effect of spectral shaping and content on loudness discomfort. J AM Acad Audiol., 12, 462–470. Bentler, R.A. and Pavlovic, C.V. (1989). Comparison of discomfort levels obtained with pure tones and multitone complexes. J. Acoust. Soc. Am., 86 (1), 126–132. Dal 1946, mettiamo tutta la nostra passione nello G.C.; sviluppo di apparecchi acustici di qualità, per consentire Cox, R.M.; Alexander, Taylor, I.M.; and Gray, G.A. (1997). The contour test Ear di & ascolto Hearing,autentiche. 18 (5), 388–400. alle persone con problemi uditiviofdiloudness godere perception. di esperienze Grazie alla precisione e all’ingegneria svizzera, alla dedizione allo spirito diAids. servizio incentrati sulle persone, impegniamo ogni Dillon, H.ed (2012). Hearing Chapter 10. Prescribing hearingciaid amplification. giorno per superare le aspettative dei nostri clienti. Il nostro obiettivo è quello di offrire ai nostri partner In Hearing Aids. New York: Thieme. valore aggiunto tangibile e concreto. grazie alB.E.; prezioso contributo Audioprotesisti e Collaboratori Hawkins,Oggi, D.B; Walden, Montgomery, A.;di and Prosek, R.A. (1987). presenti in oltre 70 paesi del mondo, portiamo avanti la nostra visione, per aiutare le to persone ipoacusiche Description and validation of an LDL procedure designed select SSPL90. a comunicare senza barriere. Ear & Hearing, 8 (3), 162–169. International Organization for Standardization. (1998). 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