PoLITIchE, LISTE PronTE: E` LA SAGrA dEI SoLITI noTI

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PoLITIchE, LISTE PronTE: E` LA SAGrA dEI SoLITI noTI
Settimanale gratuito di Roma e del Lazio - Anno 2 - Numero 3 - 16 Gennaio 2013
La Lente
Nel nome dei figli,
storie di padri
separati in cerca
del vero affido condiviso
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alle pagg 7, 8 e 9
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PoLITIchE, LISTE PronTE: E’ LA SAGrA dEI SoLITI noTI
Regionali
I sondaggi dicono Storace
Berlusconi: “È lui il candidato
presidente nel Lazio”
La sinistra sceglie giornalisti vip. L’Udc punta sulla cattolica
Binetti. Berlusconi spolvera Travaglio e riprende quota
La Lega vuole Tremonti premier. Per Fini battiquorum con Fli
Incognita Grillo col Movimento 5 Stelle
alle pagg 2 e 3
a pag 5
Con Francesco in campo la forza, la passione e il cuore
dell’uomo che non ha mai smesso di crederci
di Adriano Palozzi*
Alla fine prevale la forza dell’esperienza e Francesco Storace sarà il
candidato unitario del centrodestra
nel Lazio. Portiamo avanti l’uomo
che ha già rappresentato l’istituzione regionale prima del disastro
messo in atto dalla giunta Marrazzo
degli scandali e del terribile piano
sanitario con i ben noti tagli alla
sanità e le chiusure degli ospedali di
cui ancora sul territorio viviamo i
disagi e portiamo le ferite.
Ripartiamo dunque da un uomo
radicato nei valori della destra: il
senso della nazione e dello Stato,
l’individuo, la famiglia, la solidarie-
tà sociale, il buon governo. Tutti
valori che certamente, come del
resto ha già fatto dal 2000 al 2005,
Francesco Storace saprà applicare
in una nuova stagione da “governatore” che noi tutti, con lui, ci auguriamo di condividere come cittadini
del Lazio, militanti nel centrodestra.
Un uomo di cuore, dunque, Storace
che già cinque anni fa aveva dato
questo segnale mettendo proprio il
cuore al centro del palazzo della
Regione Lazio a simboleggiare come
davvero, non solo per motivi geografici, come il nostro territorio rappresenti il cuore autentico dell’Italia.
segue a pag 5
Open Space
Sport
EScLUSIvo
Tunisia, le mamme dei 250
desaparecidos contro
l’ambasciata italiana
alle pagg 16 e 17
L’archistar Mercurio parla
dello Stadio delle Aquile:
“Lo faremo sulla Tiberina”
a pag 27
2
LE CITTA’
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n. 3 - 16 Gennaio 2013
BEPPE GRILLO
Il Cristo dell’antipolitica che vuole rendere
Le Camere (e l’Italia) ingovernabili
Parla di rivoluzione violenta, apre a Casa Pound, litiga e espelle dal Movimento 5 Stelle chi chiede
più democrazia. I sondaggi lo danno in calo ma prenderà molti voti per aprire il Parlamento come una scatola di tonno
di Luca Priori
e nasci tondo, non puoi mori“S
re quadrato” è questo uno dei
tanti detti popolari che è stato
smentito nel corso di questo XXI
secolo e a farlo ci ha pensato un
uomo, tondo, capelli grigi e ricci:
Giuseppe Piero Grillo più semplicemente Beppe Grillo. Nato sul finire
degli anni ’40 a Genova, muove i
suoi primi passi su palcoscenici che
contano, quelli televisivi, al fianco
di uno dei padri della televisione
italiana, Pippo Baudo. Beppone
nazionale appare sul piccolo schermo per la prima volta nel 1977, al
fianco del conduttore siculo nel
quiz “Secondo voi” e da quel momento con la sua esuberanza caratteriale e dialettica non ha lasciato
più spazio a nessuno. Di lì in poi
l’ascesa di Grillo è stata inarrestabile: dalla televisione nazionale sino
ad arrivare al francese Canal Plus
(poi di proprietà del gruppo di
Berlusconi) per giungere infine
all’incoronazione da parte del settimanale statunitense Times fra gli
uomini più illustri del 2005 per
l’impegno e gli sforzi dimostrati nel
campo dell’informazione pubblica,
quella stessa informazione pubbli-
Settimanale gratuito
di Roma e del Lazio
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n. 52/2012 del 15-3-2012
ca alla base della quale è
nata l’idea del V2 - Day,
per esteso “Vaffanculo
day - Seconda edizione”
la cui seconda edizione
ha avuto come titolo
“Libera informazione in
libero Stato”. L’idea del
V-Day nella carriera
assai colorita di Beppe
Grillo ha una funzione
quanto mai fondamentale per spiegare la fattezza del personaggio in questione.
Personaggio largo anche fisicamente, invadente, fastidioso, difficile da sistemare, nel corso degli
anni è sembrato non accontentarsi
mai dello spazio che ha avuto a sua
disposizione. Questa tendenza è
stata un leitmotiv dell’ascesa del
grillo più canterino, o meglio urlatore, d’Italia.
Quando è stato in televisione, la
telecamera che ha avuto davanti ha
iniziato a fargli da ostacolo, quando
ha recitato a teatro lo hanno ostacolato le poltrone che si trovavano
dinnanzi al palcoscenico, così fino
ad arrivare all’aria aperta, nella
piazze dove non ha trovato più
ostacoli ma solo teste da indottrinare. Dove i palatini fini hanno
girato lo sguardo inorriditi dalla
tanta volgaritè del genovese, i netturbini mal pagati, gli operai in
cassa integrazione si sono fermati a
sentire. Storie del 2008, quando
per la prima volta alle amministrative compaiono le liste civiche 5
Stelle. Nel corso del 2009, poi,
prende piede l’idea di dar vita al
Movimento 5 Stelle. Forse il particolare meno grillino di Beppe
Grillo. Che infatti gli procura più (o
meglio) ulteriori incazzature, fuori
canovaccio. Ma del resto l’idea non
dev’essere stata del tutto suo, quanto di più del suo guru-manager
informatico-mecenate Gianroberto
Casaleggio che, manovrando molto
danaro, grazie al sito www.beppegrillo.it deve aver avuto l’intuizione
di canalizzare tanto consenso e trasformarlo compiutamente in voti.
C’è ben riuscito. Basti pensare
all’inusitato miracolo di conquistare Parma, città ben oltre l’orlo del
default, con un sindaco giovane, il
bel Pizzarotti e una giunta monocolore. Storie della scorsa primavera
2012, alla quale è seguita la conferma del voto siciliano in autunno in
cui il M5S ha preso quasi il 15% dei
voti, trovandosi nella fortunata
coincidenza di una vittoria (sia
pure senza maggioranza del “puro”
Crocetta) che si è detto subito d’accordo con la richiesta di abbassare
gli stipendi dei parlamentari dell’Ars (Assemblea regionale siciliana) come pure dei dirigenti regionali fino ad arrivare, cronaca di
questi giorni, al “restitution day”
dove gli eletti di Grillo hanno restituito il 70% delle indennità, secondo atto dopo la restituzione totale
dei rimborsi elettorali, oltre un
milione di euro a novembre. Diversa la vicenda in Emilia Romagna
dove il cuore del potere di sinistra è
meno puro rispetto alla gestione
dell’innovatore Crocetta e dove la
politica è più intramata nel sangue
delle persone, grillini compresi, che
infatti - grazie ai fuori onda su La7,
più o meno voluti, del consigliere
regionale Giovanni Favia che ha
denunciato per primo lo stato delle
cose all’interno del movimento a
suo dire non troppo democratico, si
è aperta la prima grave falla nell’impero grillino. Praticamente una
fronda che, pare, non sia nemmeno
esaurita con la veloce espulsione
del consigliere regionale, oggi candidato con la “Rivoluzione Civile”
di Ingroia. La stessa sorte è toccata
pochi giorni dopo, con tanto di
attributi poco gentili verso il sesso
femminile, alla consigliera comunale di Bologna, Federica Salsi, colpevole, secondo Grillo, di non aver
rispettato il veto messo dal leader
sulle ospitate televisive. La Salsi era
andata a Ballarò. Dura la vita,
insomma, per Grillo in terra emiliana. Infatti lo “tsunami tour” di
apertura della campagna elettorale
per le Politiche, l’ex comico lo farà
tornando in Sicilia. Fatto sta che i
tempi della crisi: politica, economica, sociale che si respirano in Italia
che (pare pure per il 2013) non intenda allentare il cappio al collo
della maggioranza degli italiani,
per Grillo e le sue 5 Stelle resta l’unica vera manna dal cielo. Se, infatti, a Casaleggio rimane il ruolo di
stratega, all’istrionico uomo di teatro spetta ancora il ruolo di mettere
al servizio della causa la sua innata
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LE CITTA’
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Verso le elezioni. Al Viminale si decide sui contrassegni ammessi. Lotta sulle posizioni
Liste, il solito caos coi simboli
Battaglia sui nomi dei candidati
Pd e Monti hanno già chiuso. Confermati in posizione eleggibile tutti i big. La Bindi capolista alla Camera
in Calabria. Mineo alla guida delle liste democratiche in Senato. Berlusconi andrà a Palazzo Madama,
in alto mare il Pdl. Polemiche in Campania su Cosentino e Papa. Carfagna capolista alla Camera.
re frenetiche per la chiusura delle
O
liste dei partiti. Dopo il siparietto
di inizio settimana sulla presentazione dei simboli al Viminale (ne hanno
portati più di duecento tra liste civette, doppioni e simpaticoni), le segreterie dei partiti si sono rimesse in
moto per chiudere le liste dei candidati che, con annesse firme per chi
ne avrà bisogno, quei partiti che non
avevano eletti o che non c’erano alla
precedente tornata elettorale. Decisivo sarà il week end entrante
quando, soprattutto il Popolo della
Libertà dovrà sciogliere le proprie
riserve. Alcuni punti fermi, tuttavia,
ci sono. Il primo: la vera battaglia,
per la governabilità e tra i maggiori
leader sarà a Palazzo Madama dove il
premio di maggioranza scatta su
base regionale. Così troveremo candidati al Senato, per esempio: il presidente del Pdl, Silvio Berlusconii
che, stando a quanto continua a
dichiarare, anche se dovesse vincere
le elezioni non sarebbe il candidato
premier e l’attuale presidente dei
senatori, Maurizio Gasparri. Pluricandidatura nella lista Monti per il
Senato (il listone unico che racchiude Udc, Fli e montiani doc) per il leader Udc, Pierferdinando Casini. Il
segretario dello scudocrociato do-
vrebbe stare alla Camera. Passerà
dalla Camera al Senato il capogruppo dei finiani, Benedetto Della
Vedova, quarto in lista in Lombardia. E correranno per il Senato, tra i
montiani, anche i candidati alla presidenza della Regione Lazio, Giulia
Bongiorno e della Lombardia,
Gabriele Albertini. Nel Pdl si sta trattando per un seggio da attribuire
anche alla presidente uscente della
Regione Lazio, Renata Polverini che
sarebbe pronta, così come il giudice
ed ex capo di gabinetto del Ministro
delle Pari Opportunità, Simonetta
Matone per un seggio al Senato.
Il nodo da sciogliere per il Pdl resta la
Campania. In particolare il collegio
di Napoli dove la lotta sarebbe tra i
candidati indagati o rinviati a giudizio (Casentino e Papa in particolare)
e il governatore della Regione,
Stefano Caldoro che li avrebbe addirittura definiti impresentabili. Stesso
problema, come è noto, ce l’ha l’amico fraterno di Berlusconi, Marcello
Dell’Utri che tuttavia pare abbia passato il giudizio dell’ufficio di presidenza del partito. Della partita in
Camapania sarà anche Alessandra
Mussolini che pare si stia spendendo
nel ruolo di paciere dopo aver addirittura ingoiato e sostenuto la candi-
datura alla Regione Lazio dell’ex nemico giurato, Francesco
Storace.
Capolista alla Camera, invece,
in Campania 2 l’ex ministro
Mara Carfagna. Nel Lazio resistono i nomi di potenti come
Claudio Fazzone che dovrebbe
tornare al Senato. Resta invece
alla Camera il presidente di
Futuro e Libertà, Gianfranco
Fini che avrà fino all’ultimo il
battiquorum essendo il suo partito al
di sotto del 2% che è la soglia per
avere eletti trovandosi, come si trova
Fli, in coalizione. Dietro Fini in più
regioni, soprattutto le roccaforti
meridionali di Fli, Campania, Puglia
e Sicilia, i big uscenti: dal vicepresidente Bocchino, al coordinatore
Menia, passando per i siciliani
Briguglio e Granata. L’ex direttore
del Secolo, Flavia Perina è candidata
nel collegio Lazio 1. Già pronte da
giorni le liste della Scelta Civica di
Mario Monti alla Camera dove, tra
gli altri, correranno l’ex direttore de
Il Tempo, Mario Sechi, la campionessa olimpionica Valentina Vezzali
e la cantante medaglia d’oro alle
paralimpiadi Annalisa Minetti.
Pronti ai nastri di partenza anche gli
uomini del Pd dopo i vari turni di
Primarie. In lizza a sinistra nomi di
famosi giornalisti come Corradino
Mineo, capolista al Senato in Sicilia o
Sandro Ruotolo, candidato con
Ingoia e la sua Rivoluzione Civica. I
big uscenti del Pd sono tutti ben
piazzati. Molti anche i nomi nuovi
ma relativamente arretrati. Così
ricompare l’eterna Rosi Bindi, capolista in Calabria, Fioroni numero 2
nel Lazio 2, il responsabile economico Fascina terzo a Lazio 1, dietro a
Bersani e Gasbarra. Solo undicesima
la giovane Marianna Madia. Tutti
nuovi, ovviamente, gli uomini e le
donne di Beppe Grillo, scelti col
sistema delle “parlamentarie”. Gli
occhi all’inizio della prossima legislatura saranno principalmente su di
loro.
fatto domande, strattona e spruzza
le gole dei giornalisti con lo
Iodosan. È il più impolitico di tutti.
Ha persino un programma ma è
secondario. Prima nei suoi show ne
parlava, svelando marchingegni
diabolici come il crac Parmalat,
anticipando, secondo lui non casualmente, persino la stampa.
Adesso punta solo al Parlamento,
dicendo nello stesso giorno che
l’unica cosa che gli interessa è
entrare lì dentro e aprire Montecitorio come una scatola di tonno,
minacciando però al tempo stesso
anche di ritirare la sua “armata” se
verrà dato spazio alle liste civetta
che gli hanno copiato le sue 5
Stelle. Staremo a vedere. Fatto sta
che ad oggi, di fronte a questo caotico turno elettorale, il consenso
per Grillo c’è e si sente. Ne usciranno un centinaio, forse di più, tra
deputati e senatori che potranno
contribuire a rendere ingovernabile
la legislatura che già si annuncia
pestilenziale. A tutto vantaggio
dello spread e degli eurocrati che,
nonostante i rimandi messianici
per il comico che, secondo Casaleggio, userebbe la stessa tecnica
comunicativa “virale” già appartenuta a Gesù Cristo, continuano a
vedere solo in Mario Monti il salva-
tore della causa italiana in senso
europeo.
Con buona pace di Bersani che,
ammesso che vincerà, non potrà
essere molto di più di un premier
dimezzato: in Italia dal populismo
parlamentare di Grillo, in Europa
dal fantasma costante dell’attuale
capo del governo uscente.
segue dalla pag 2
capacità di fare share in televisione
come in teatro, come nelle piazze,
comiziando e incazzandosi come
un ossesso, urlando fino allo strenuo delle forze.
L’ultima deflagrazione risale a
qualche giorno fa, in piazza del
Viminale, in scena la tragicomica
presentazione delle liste, allorquando l’uomo dal riccio cacio e
pepe ha dato un nome al suo impegno: rivoluzione armata e violenta,
aprendo a Casa Pound e creando
l’ennesimo caso politico, lui che
politico non sarà mai, all’interno
del suo movimento forse al massimo parapolitico. Rimane il fatto
che i sondaggi, per quanto in calo,
continuano ad accreditarlo attorno
al 15%.
Più torna la politica, più cala lui. E
allora è difficile dargli torto quando
straparla sui partiti, ne vuole l’abolizione, caccia via persone dal suo
movimento per il solo fatto di aver
E.PRE
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LE CITTA’
Regione Lazio
n. 3 - 16 Gennaio 2013
L'ordinanza. Così la II sezione del Tribunale amministrativo. Soddisfatta la Polverini: “Il nostro decreto corretto”
Elezioni, il Tar respinge il ricorso: saranno 50 i consiglieri regionali
Respinte le ragioni dei Radicali, dei Verdi e dei Socialisti riformisti. Ora si comincia a guardare avanti
Alle prossime consultazioni del 24 e
25 febbraio nel Lazio si voterà per
eleggere cinquanta consiglieri in
Consiglio regionale. Lo ha deciso il
Tribunale amministrativo regionale
del Lazio che ha respinto le richieste
dei Radicali, Giuseppe Rossodivita e
Rocco Berardo, insieme a Giuseppe
Paliotta (presiedente del Movimento
cittadini e lavoratori) e Donato
Robilotta presidente del Socialisti
riformisti, nonchè i Verdi di Angelo
Bonelli. Costoro sollecitavano la
sospensione del decreto con il quale
la presidente uscente Renata Polverini aveva ridotto da settanta a cinquanta i consiglieri da eleggere
(secondo il pensiero dei ricorrenti la
legge statale in questione pretenderebbe di modificare lo statuto regionale in assenza di una modifica statutaria, violando così l’autonomia
regionale che viene garantita dalla
Costituzione in tema di statuto, ndr).
L'ordinanza è stata emessa nella
mattina di martedì da parte della II
Sezione bis del Tar del Lazio, presieduta da Eduardo Pugliese. Il Tar ha
fissato al 7 marzo prossimo l'udienza
per la discussione nel merito del
ricorso. Sull’ordinanza questo il
commento della Polverini: “Accogliamo con soddisfazione la decisione odierna del Tar del Lazio, di cui
abbiamo sempre accettato e rispettato le indicazioni, che conferma la
correttezza del decreto per l’elezione di 50 consiglieri. Il decreto è
stato emanato in conformità a
quanto stabilito dal governo nazionale in virtù delle esigenze di contenimento della finanza pubblica, e in
osservanza delle regole e della legalità in cui questa amministrazione
ha sempre operato nella gestione
delle procedure di un momento
delicato quale è lo svolgimento delle
consultazioni elettorali”.
L'evento. La presidente della Regione al convegno di Farinetti a Cuneo
Polverini: “Vi racconto la destra che vorrei...”
Renata punta su famiglia, immigrati e lavoro
Sull’Imu: “Si è rivelata una tassa di proprietà. Bisogna guardare alla progressività”
eekend di impegno politico per
W
la presidente della Regione
Lazio, Renata Polverini, che sabato è
intervenuta all'incontro La Destra
che Vorrei promossa a Cuneo dalla
Fondazione Mirafiore di Oscar Farinetti. Un incontro importante
quello svoltosi il 12 gennaio, in cui la
Polverini ha parlato a 360 gradi
delle tematiche sociali, politiche ed
economiche più delicate per il
BelPaese. In primo piano il capitolo
immigrati: “Mi auguro - ha detto
Renata - che il prossimo governo dia
una risposta ai tanti figli di immigrati nati e cresciuti nel nostro paese.
Sono più italiani di noi e ritengo che
si debba applicare lo ius soli, è un
problema non più rinviabile e la
destra potrà considerarsi pienamente evoluta quando accetterà che
siamo in un mondo globalizzato, che
cambia velocemente”. Poi il pensiero sull’Imposta municipale unica:
“La destra sappia riprendere con
determinazione il tema del fisco che
non significa soltanto non far pagare
l'imu, che si è rivelata una tassa di
proprietà non giusta, ma che tipo di
imposizione fiscale. Si deve guardare con più attenzione alla progressività e alla famiglia”.Ossia quel principio del “quoziente familiare” attuato anche nel Lazio: “Nei limiti
delle nostre competenze, in molte
misure, come per l'erogazione del
bonus bebè - ha confermato la Polverini - abbiamo applicato questo
principio tenendo conto del numero
dei figli nel nucleo familiare. In
Francia il quoziente familiare funziona da anni e così il sistema di
welfare ad esso collegato a beneficio anche delle donne che lavorano
in numero maggiore rispetto all'Italia”. La presidente, infine, ha
trattato un altro tema assai attuale:
“Uno dei nodi che la destra deve
sciogliere è quale tipo di federalismo vogliamo altrimenti avremo
un paese ancora più ingessato di
quanto non lo sia oggi. Un federalismo compiuto - ha aggiunto Polverini - non può prescindere da
riforme istituzionali con la previsione di una Camera delle Regioni
che possa concordare i provvedimenti con gli organi centrali. Altrimenti come oggi accade ci troviamo con leggi approvate dai consigli
regionali, poi impugnate dal governo che restano inapplicate”.
Scandalo fondi. L'esponente Idv torna libero dopo 60 giorni
Vincenzo Maruccio esce da Regina Coeli
La Procura aveva richiesto un'ulteriore proroga alla custodia cautelare in carcere
Vincenzo Maruccio, l'ex consigliere
regionale dell'Idv accusato di peculato, è uscito dal carcere di Regina
Coeli a Roma. “Sono stati due mesi
che ho passato con dignità. Sicuramente le condizioni carcerarie
non sono delle migliori: 12 metri
quadri per tre persone, viene calpestata la dignità umana - ha detto l'ex
capogruppo dipietrista in Consiglio
regionale -. Affronteremo il processo e continueremo ad avere fiducia
nella magistratura. Ora comincia
una nuova vita”. Maruccio dunque
torna ad essere un uomo libero do-
po sessanta giorni di prigione. Il
giudice per le indagini preliminari
del Tribunale di Roma infatti non
ha recepito la richiesta della Procura che aveva richiesto una ulteriore proroga, di 30 giorni, alla custodia cautelare in carcere disponendo
invece la scarcerazione di Maruccio.
L’esponente dell’Idv era arrivato a
Regina Coeli il 12 novembre scorso
con l’accusa di peculato per essersi,
secondo i pubblici ministeri capitolini, appropriato di quasi un milione
di euro dei fondi destinati al gruppo
consiliare dell'Italia dei Valori alla
Pisana. Per il gip quindi sono venute meno le esigenze cautelari “non
ravvisandosi più sussistere il concreto ed attuale pericolo di inquinamento probatorio, in considerazione dello stato attuale delle indagini”. Il giudice tuttavia ha sottolineato “la gravità indiziaria”, spiegando
pure come “l’attività investigativa
espletata ha permesso di ulteriormente confermare il quadro indiziario, stanti diversi profili di discrepanza emersi tra la tesi difensiva e
le dichiarazioni rese dagli informatori”.
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Regione Lazio
LE CITTA’
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La decisione. Fatta fuori la concorrenza di Beatrice Lorenzin
Regionali, Berlusconi decide con un tweet
Storace è il candidato per il centrodestra
Il segretario nazionale de La Destra: “Ora va costruita la coalizione. Possiamo vincere”
P
rima corteggiato, poi messo da
parte e alla fine “reclutato”. Il
segretario nazionale de La Destra,
Francesco Storace, è ufficialmente
il candidato di centrodestra a presidente della Regione Lazio. La conferma incontrovertibile è giunta
lunedì sera dal profilo Twitter del
Cavaliere, che finalmente scioglie le
riserve e affida a Storace il testimone. Battuta sul filo di lana la concorrenza della Lorenzin. “Sono
molto soddisfatto”, ha dichiarato il
leader de La Destra, che poi si è
mostrato molto positivista sull'esito del voto, che lo vedrà opposto al
candidato del centrosinistra Zingaretti, alla montiana Bongiorno e
al grillino Barillari. Dunque il centrodestra, dopo settimane di limbo, è pronta a ripartire più forte di
segue dalla prima
Correremo insieme a Francesco
Storace senza perdere nemmeno un
centesimo della passione giovanile
che ha guidato alcune componenti
della coalizione e che, proprio sullo
scorso numero de Le Città avevo
avuto modo di lodare tra le doti dell’amica Beatrice Lorenzin. E un
grande sollievo - anche se in realtà
conoscendone lo stile non ho avuto
dubbi - ho avuto nel leggere il sostegno che proprio Beatrice per prima
ha garantito a Francesco.
D’altra parte è altresì vero, come ho
avuto modo di affermare più volte,
non ultimo nel corso della bella presentazione della piattaforma Oltre,
nel centrodestra non siamo e non
saremo mai, sebbene giovani, esponenti di quella volontà un po’ greve
di “rottamare”. Non si rottamano le
prima. Si ma da
dove? In primis
edificando le alleanze: “Ora va
costruita la coalizione - spiega il
candidato presidente del centrodestra - e ci tufferemo in una entusiasmante campagna elettorale.
Si può avere un
risultato straordinario sovvertendo i pronostici,
come nel 2000”. Questo l'esempio
celebre: “Anche a Palermo è successo con Orlando - ha aggiunto
Storace - non sempre l'esperienza è
qualcosa da buttare, e abbiamo
esempi di giovani non esaltanti.
Ora ci sono cose da mettere a posto
e dobbiamo dire ai cittadini che
faremo cose giuste”. In molti si
sono chiesti in queste ore perchè la
scelta sia finita sul battagliero
Storace piuttosto che sulla giovane
e in gamba Lorenzin. Secondo il
neo candidato alla fine dei giochi la
decisione è andata su di lui perché
“in 40 giorni dobbiamo fare una
campagna elettorale sul territorio
approfittando della notorietà di
una persona, le rilevazioni statistiche dicono che io questa partita la
posso fare. Con Berlusconi - continua Storace - ci siamo sentiti più
volte nelle ultime ore, ma la cosa
più importante è ciò che avverrà
nei prossimi cinque anni: dobbiamo proporre un programma serio e
fattibile a milioni di persone che,
comunque votino, devono individuare i contorni di un futuro”. Tra i
suoi cavalli di battaglia figura il
contrasto alle auto blu: “Mi piacerebbe che, dal presidente della
Regione all'ultimo burocrate, chi
vuole l'auto se la paga”.
Vinceranno il calore e il cuore dell’uomo Storace
persone. Si fa piuttosto in modo che
le diverse generazioni collaborino
al naturale ricambio naturale, anagrafico che veda i più giovani collaborare con i più esperti. E al tempo
stesso abbia come metro di valutazione unico, nel massimo rispetto
umano delle persone, il merito dei
singoli piuttosto delle gerarchie che,
questo sì, troppe volte hanno rallentato il corso della buona politica in
favore di “senatori” che non avevano il fisico per ambire ad alcun
ruolo dirigenziale.
Una linea quest’ultima, la meritocrazia, va detto, che proprio Francesco Storace ha condiviso in pieno,
incoraggiandola anche nei momenti più duri e difficili, nel corso dei
due anni e mezzo di amministrazione della presidente Polverini.
Non posso dimenticare, in tal senso,
la sera delle dimissioni di Renata.
Eravamo tutti in quell’hotel al centro
di Roma. Non mancavano la delusione e la rabbia. C’erano persino
ragazzi e ragazze in lacrime. Di quella triste sera ricordo due cose in particolare: la serenità cosciente, addirittura sorridente per quanto affaticata, della presidente Polverini. E
l’arrabbiatura, il volto irrigidito, di
Francesco Storace.
Lui ci credeva ancora. E non riteneva giusto che a pagare fosse la presidente Polverini per colpe non sue.
Nel Lazio sono stati in molti, moltissimi, a pensarla così. Francesco ha
continuato a dirlo costantemente,
sfidando l’impopolarità in nome
della coerenza e della giustizia.
Capite da voi, dunque, perché in
fondo Storace questa candidatura
l’ha in effetti meritata tutta sul
campo. Sono certo che non saranno
i freddi numeri dei sondaggi, ma il
calore e il cuore dell’uomo a fare la
differenza. Buona campagna elettorale, presidente!
*Sindaco di Marino
e Presidente Cotral S.p.A.
CodiCe di autoregolamentazione
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legislativo (art.2 legge 515/93).
Articolo 3
La richiesta di inserzione elettorale dovrà essere rivolta alla direzione via posta elettronica all'indirizzo [email protected]. Le richieste di
inserzioni elettorali, con specifici dettagli relativi alla data di pubblicazione e le eventuali posizione di rigore dovranno pervenire 72 ore prima
della data richiesta per la pubblicazione. Non sono riconosciute commissioni d'agenzia. Il pagamento dovrà essere effettuato contestualmente
all'accettazione dell'ordine di pubblicazione: assegni bancari o bonifico bancario.
Articolo 4
In osservanza delle regole di cui alla legge 10/12/1993 n. 515 e del regolamento 6/2/1997, al fine di garantire la possibilità di accesso in condizioni
di parità e l'equa distribuzione degli spazi tra tutti i soggetti interessati che ne abbiano fatto richiesta, qualora, per la data prenotata per la pubblicazione, non vi fosse, per esigenze informative o precedente carico pubblicitario di altra natura, spazio sufficiente all'esaurimento delle inserzioni
regolarmente pagate, verrà attuata la seguente procedura: l’Editore comunicherà ai richiedenti l'eventuale mancanza di disponibilità alla pubblicazione per la data e le date indicate. L’Editore concorderà con l'inserzionista i tempi e gli spazi, se diversi da quelli richiesti, per la pubblicazione
in altra data; se ciò non fosse possibile Le Citta procederà ad una riduzione proporzionale degli spazi richiesti onde garantire l'accesso a tutte le
categorie interessate. Analogamente, qualora dovessero verificarsi fenomeni di accaparramento di spazi, l'editore, si riserva, per garantire concretamente la possibilità dell’accesso in condizioni di parità nonché l'equa distribuzione degli spazi tra tutti i soggetti che ne abbiano fattorichiesta, a
ristabilire una pari condizione per i richiedenti, procedendo nel modo indicato nel precedente punto.
Articolo 5
La persona che richiede un'inserzione dovrà essere identificata, con annotazione del documento di identità (carta di identità o altro documento con
fotografia, emesso dall’Amministrazione dello Stato). Nei testi degli avvisi pubblicitari dovrà apparire il “Committente” responsabile (persona fisica) come da art. 3, 2° comma, legge 10/12/1993 n. 115. Gli ordini, come da art. 3 legge 10/12/1993, dovranno essere sottoscritti da: segretari
amministrativi o delegati responsabili della propaganda, previa la loro identificazione ed attestazione della qualifica; candidati o loro mandatari;
organizzazione/associazione di categoria etc., previa autorizzazione, come sopra indica. L'Editore dovrà rifiutare richieste di propaganda elettorale
da parte di enti della Pubblica Amministrazione (come da art. 5 legge 10/12/1993 n. 515).
Il tariffario è pubblico e si può richiedere a
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n. 3 - 16 Gennaio 2013
LE CITTA’
7
AFFIDO CONDIVISO CERCASI
I padri separati, da babbomat a di nuovo papà
La legge lo prevede ma pure i tribunali se ne fregano
Spesso ridotti in miseria, privati dei diritti genitoriali nonostante dal 2006 la legge parli di “bigenitorialità”
Solo nel 18,9% dei casi di separazione è stata messa in pratica la norma. Qualcosa non funziona…
di ElEonora DEl PaDrE
ome recita un’evocativa formula
C
a tutti nota, scritta a caratteri
cubitali in qualsiasi tribunale italiano
e vero cardine ideologico del nostro
ordinamento giuridico da ormai
molti anni, “la Legge è uguale per
tutti”. L’esperienza però ci dimostra
che tra le parole e la realtà concreta
di strada ne passa: succede così che
l’uguaglianza e la parità di trattamento che quelle stesse parole vogliono evocare non sempre trova
reale riscontro. Fra i molteplici casi
che si potrebbero riportare a testimonianza di quanto detto ce n’è uno
che, fra le altre cose, si riconnette ad
un tema recentemente affrontato da
Le Città in occasione dell’ultima protesta dei padri separati a Montecitorio lo scorso mese di dicembre:
l’affidamento condiviso. Abbiamo
visto questi genitori urlare a gran voce i limiti di una legge che, lungi dal
tutelare i loro diritti ed i loro legittimi interessi, ha lasciato che il ruolo
paterno in caso di separazione e/o
divorzio scolorisse progressivamente, nonostante l’entrata in vigore nel
2006 dell’affidamento condiviso. Al
fine di garantire il “sacrosanto diritto” dei figli di avere entrambi i genitori, nella certezza che tanto il padre
quanto la madre siano fondamentali
nella sua crescita e formazione, essi
hanno allora richiesto la reale applicazione di un procedimento la cui
efficacia, a parte pochi casi, continua
a essere estremamente debole e circoscritta. Ma cosa chiedono in fin dei
conti questi genitori? Cos’è, esattamente, l’affidamento condiviso? Vediamolo ripercorrendone in breve la
storia: entrato in vigore per mezzo
della legge 54 dell’anno 2006, il
provvedimento stabilisce sin da subito un principio molto importante e
innovativo, quello della “bigenitorialità”, per cui in caso di separazione la
potestà genitoriale rimane comunque nelle mani di entrambi.
L’importanza di un simile cambiamento è evidente: se con il precedente affidamento esclusivo la potestà
sul figlio veniva affidata ad un solo
coniuge, nel 90% dei casi la madre,
cosa che finiva per porsi quale principale motivo di sofferenza per il
minore e di contenzioso legale per
i due genitori, esso va a ristabilire
quantomeno teoricamente un certo
equilibrio tra le parti. Sin dalle prime
statistiche, tuttavia, è apparso chiaro
un dato sconcertante: l’affidamento
condiviso, per quanto successivo,
non ha davvero sostituito il suo precedente. Nel 2008, ad esempio, esso
è stato applicato solo nel 18,9% circa
dei casi di divorzio: per il resto l’ordinamento ha privilegiato il “classico”
affidamento esclusivo, alimentando
in tal modo l’insofferenza e lo sdegno
di innumerevoli padri, da una parte
tagliati fuori dalla vita dei propri figli
e dall’altra costretti a mantenere economicamente (fenomeno descritto
con l’ironica e amara formula babbomat) una famiglia di cui in realtà non
fanno più parte, riducendosi spesso
in miseria. Si tratta di una situazione,
a ben vedere, alquanto paradossale:
dapprima la legge ha stabilito che,
eccettuati i casi in cui questo possa
ledere la serenità del minore, il figlio
rimanga sotto la potestà dei due
genitori, sottolineando attraverso
l’articolo 155 del Codice civile che egli
“ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con
ciascuno di essi, di ricevere cura,
educazione e istruzione da entrambi”; poi però, in barba a qualsiasi
“parità di trattamenti”, ha continuato a privilegiare la figura materna e a
preferire l’affidamento esclusivo con
tutte le conseguenze già descritte.
Proprio l’anomalia della situazione
ha destato l’interesse di molte associazioni, le quali hanno voluto soste-
nere questi genitori tristemente noti
come “padri separati” in molte delle
loro manifestazioni, si pensi all’Ami
(Associazione Matrimonialisti Italiani), Gesef (Genitori Separati dai
figli), Fe.N.B (Federazione Nazionale
Bi-genitorialità) e così via; il sostegno non basta però a far sì che le
legittime richieste di costoro, dalla
riduzione dei tempi che intercorrono
tra separazione e effettiva cessazione
del vincolo matrimoniale all’introduzione del reato di “mobbing genitoriale” per il coniuge alienante, trovino immediata applicazione.
E allora, contro un ordinamento che
ancora discrimina una parte a favore
dell’altra, non resta che far sentire la
propria voce e, armati di buon senso
e forza di volontà, denunciare situazioni che in un Paese come il nostro
non dovrebbero neppure poter essere pensate. Solo così potrà venire
meno quella diffidenza che da svariati anni, si pensi all’emblematica
espressione del poeta Trilussa per
cui “il caso ci protegge più di qualunque Legge”, ancora in molti nutrono
verso il nostro ordinamento.
8
n. 3 - 16 Gennaio 2013
LE CITTA’
La storia. D.M. sta vivendo una vita fatta di disagio economico, sociale e personale
“Io papà separato senza soldi, senza casa e senza lavoro”
Lontano dal figlio, ora la sua unica compagnia è il cane
di AleSSAndRo BellARdini
Q
uesta è la storia di un uomo
come tanti, un padre separato
come tanti. Un padre che però, da
anni, non può più essere pienamente tale. Vuoi per uno stato di fatti,
vuoi per la legge italiana che non
supporta queste situazioni, vuoi per
scelte personali, oggi D.M. affronta
la vita da papà separato tra mille difficoltà. Ha un figlio ormai grande, se
a vent’anni si può dire così, che ha
lasciato con la madre quando era
poco più che bambino. Viveva a
Pomezia ma con la separazione ha
dovuto cambiare casa e tornare a
vivere, ironia del destino, proprio
con mamma e papà, a 60km di
distanza dal figlio. La separazione
non è stata una passeggiata: non è
stata consensuale ma giudiziale,
quindi ancor più complicata, lunga,
rancorosa. Sono trascorsi 10 anni e il
suo status è sicuramente peggiorato:
“Il giudice ha deciso che il mantenimento per mia moglie e mio figlio
doveva essere di 800 euro mensili,
più la metà del mutuo tuttora acceso
per la casa dove vivono. Insomma, a
conti fatti devo corrispondere 1150
euro mensili - spiega D.M -. La busta
paga che allora percepivo era di
1900 euro al mese, mi rimaneva il
minimo indispensabile per tirare
avanti”. Poi le cose cambiano, peggiorano: un anno fa D.M. perde il
lavoro. Lui a 56 anni suonati è il
primo della lista, non è più “funzionale in questo momento”, gli viene
detto. Così si ritrova senza lavoro,
ma deve comunque corrispondere
alla ex famiglia il mantenimento:
“da un anno non so più come tirare
avanti. Non posso più pagare le rate
della macchina e così me l’hanno
sottoposta a fermo giudiziario. Già
da mesi poi, non pagavo neanche
l’assicurazione. Ora è arrivata l’ennesima ingiunzione di sfratto nella
casa dove vivo in affitto con mia
madre 90enne, dobbiamo lasciarla
entro fine mese. Sto andando avanti con la pensione di mia madre,
con quella paghiamo anche tutte le
altre spese mensili”. L’avvocato
della ex moglie continua a mandargli comunicazioni più o meno
minacciose in cui gli intima il pagamento del mantenimento non più
corrisposto da mesi, da quando ha
perso il lavoro. “Io vorrei dare quello che devo, soprattutto per mio
figlio, per non fargli mancare nulla
ma non so davvero come fare. Ora
non ho neanche più un tetto sulla
testa”. E così, in attesa che la sentenza venga revisionata per quanto
riguarda il mantenimento dovuto e ci vorranno mesi - D.M. va a mangiare a casa delle sorelle che ospitano la mamma anziana. La casa
dove viveva è ormai vuota, spogliata dei mobili che ha venduto prima
di lasciarla definitivamente a breve.
Andrà a dormire chissà dove, solo
con il suo cagnolino spelacchiato e
affamato. L’unica compagnia che
gli resta.
Lorenzo, quel figlioletto con una vita a metà
Francesco: “Non gli manca nulla ma soffre molto questo stato di cose”
non vuole andare via, che è
stanco, che vorrebbe restare
con me. Probabilmente fa le
stesse storie quando devo
prenderlo dalla casa di
Arianna. Probabilmente”.
Un amore mai sbocciato,
una relazione complicatasi
all’arrivo del bimbo: il tentativo di vivere insieme presto naufragato e marcate
differenze di vedute.
Come Ladyhawke, insomma, Francesco e Arianna
non si fanno vedere mai
insieme da Lorenzo destinato a vivere una vità spaccata a
metà: giovanissimo Visconte dimezzato di calviniana memoria,
Lorenzo ha due case, due stanzette
colorate, un milione di giochi e
qualche licenza in più di fare
capricci di chi ha in casa entrambi i
genitori. “Crescendo - racconta
ancora Francesco - il bimbo capisce
ogni giorno in più la propria situa-
Alessandro: “Non vedo m
Ora non ha soldi per la s
Due anni senza vedere il figlio. Una
storia che lo vede coinvolto ingiustamente per violenza domestica e il
sogno infranto di vedere crescere suo
figlio. E’ la storia di Alessandro (nome
fittizio) che ha perso anche la voglia di
lottare. “La mia è una storia come
tanti papà che si vedono negato il
diritto di veder crescere il figlio - dice
Alessandro - con l’unica variante che
mi porto dietro un’accusa assurda e
pesante, quella di violenza”. Alessandro è stato accusato dalla sua ex
compagna di essere un uomo violento,
tanto da portarla dopo 4 anni di matrimonio a chiedere il divorzio e a portarsi via il bambino. Di violenza tuttavia
non c’è traccia, così come i referti
medici hanno assicurato, e l’unico
errore di Alessandro è di aversi fatto
sfuggire un lavoro all’estero ben retribuito e che avrebbe assicurato una vita
migliore a donna e bambino. Alessandro però ha scelto di vedere crescere suo figlio e restare a casa. Scelta non
condivisa dalla sua compagna. Una
NEL NOME
Il caso. È in affido condiviso tra i genitori, che però mantengono buoni rapporti
Lorenzo ha quasi cinque anni: li
compie a metà maggio. E, pur piccolissimo, di ricordi del papà e
della mamma insieme non ne ha.
Neanche uno: magari qualche flash
nei primi mesi di vita, ma per lui
Francesco e Arianna sono due adulti che se c’è uno non c’è l’altro.
Quando avrà l’età per vedere (e
capire) un cult movie come “Ladyhawke” la vicenda del capitano
Navarre e della bellissima Isabeau
gli sembrerà affare vecchio. Già
visto: vissutissimo. Tre giorni di
qua, tre giorni di là: il giudice tutto
sommato è stato clemente, ma solo
perché papà Francesco ha un buon
lavoro e mamma Arianna fa la cassiera in un supermercato e non
arriva a mille euro. Fare il ragazzopadre, a 38 anni, è comunque
pesantissimo. Soprattutto sul piano
degli affetti. “Quando devo riaccompagnare Lorenzo dalla madre dice Francesco - è sempre uno strazio, soprattutto per lui. Dice che
L'intervista. Senza un impiego, c
Il pronunciamento
Sentenza storica de
“Sì all'affido condivi
Un minore può crescere in modo
corretto ed equilibrato anche in una
famiglia gay. Né esistono “certezze
scientifiche o dati di esperienza” che
provino il contrario. È il principio
espresso dalla prima sezione civile
della Cassazione con una sentenza,
che nel respingere il ricorso di un
immigrato musulmano, ha dato l'ok
all'affido condiviso di un bambino a
una coppia formata da due donne,
spiegando che “il mero pregiudizio
che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere
zione. Non gli manca nulla, è vero,
eppure sono convinto che soffra
molto questo stato di cose”. La
quasi totale parità di diritti verso il
figlio, in affido condiviso tra papà e
mamma, non garantisce però una
vita “normale” a Lorenzo. Destinato ad avere per sempre due vite a
metà, una quasi all’oscuro dell’altra.
Marco Caroni
n. 3 - 16 Gennaio 2013
comincia a perdere tutte le speranze
mio figlio da due anni”
sua battaglia legale
caduta della donna dalle scale della
sua casa in un momento di litigio tra i
due e la falsa denuncia di aggressione.
Inizia l’incubo di Alessandro. “Ai
medici ha detto che l’avevo buttata giù
dalle scale, ma non ho mai fatto una
cosa simile e i medici del pronto soccorso non hanno riscontrato ferite o
traumi da aggressione. E’ vero, urlavo,
ma non l’ho spinta. La mia versione
non è servita a nulla. Si è portata via
mio figlio”. I giudici hanno deciso per
l’affido condiviso, ma la realtà è un’altra: sono due anni che Alessandro non
vede il figlio e non ha soldi per portare
avanti la sua battaglia legale. Hai chiesto aiuto a qualche associazione?
“Dove vivo non ci sono associazioni
che operano a sostegno dei genitori
separati. Online ho trovato enti
importanti, ma ora che ho perso lavoro, non ho modo per intraprendere
una battaglia per mio figlio. Ho perso
le speranze”.
Simona Rocchi
LE CITTA’
Il lieto fine. Grazie alla figlia la separazione è ormai un lontano ricordo
Paolo: “Ho vissuto anni bui, l’amore di Alessia
è l'ancora su cui poggiarmi. Finalmente felice”
L’amore, la crisi, l’incubo e il sollievo. Paolo li ha vissuti tutti. Lui ha
39 anni e da 11 è padre di Alessia.
Quattro anni fa il suo matrimonio
si è concluso aprendo di fatto le
porte a un’odissea legale ma soprattutto esistenziale. “La mia
separazione - dice Paolo - da consensuale è finita nelle aule dei tribunali. Il rapporto con la mia ex
divenne via via burrascoso: tra
spese processuali e quelle del mantenimento di mia figlia e della mia
ex non avevo più un soldo nemmeno per pagarmi il barbiere”.
Afferma con fare schietto. “Vivevo e
vivo in un monolocale a Santa
Marinella, due volte alla settimana
andavo a Roma per stare un po con
mia figlia: tutto ciò era estenuante.
Il tempo con la mia Alessia scorreva troppo veloce. Lei cresceva e prosegue Paolo - la mia presenza
DEL FIGLIO
Campidoglio
ella Cassazione:
iso a coppie gay”
in una famiglia incentrata su una
coppia omosessuale” dà “per scontato ciò che invece è da dimostrare,
ossia la dannosità di quel contesto
famigliare". Respinto dunque il
ricorso del padre naturale che si era
rivolto ai Supremi giudici per contestare la decisione con la quale la
Corte d'Appello bresciana, nel luglio
2011, aveva affidato in via esclusiva
il figlio minore, naturale, che lui
aveva avuto dalla sua ex compagna.
La sentenza è stata definita “storica”
dalle associazioni omosessuali.
9
L’esempio di Roma Capitale
Raddoppia la Casa dei Papà
Buone notizie per i padri separati
di Roma: la Casa dei Papà aumenta la disponibilità dei posti.
La struttura, voluta dal Comune
di Roma, è stata realizzata per
ospitare papà separati, che si trovano in difficoltà economiche.
Ora alle 34 abitazioni già esistenti, ne saranno aggiunte altre 28.
Gli appartamenti potranno accogliere anche i figli in affido condiviso e dovrebbero sorgere, se il
Comune darà il via libera alle
autorizzazioni necessarie, in due
aree comunali già destinate al
progetto: all’Infernetto saranno
disponibili altri 14 posti, idem al
Parco dell’Appia Antica.
I mini appartamenti hanno un
costo di 35mila euro cadauno, denaro che sarà raccolto con donazioni e contributi.
I padri che vi dimoreranno dovranno corrispondere una quota
simbolica di 200 euro al mese e
potranno permanervi temporaneamente, mentre il Comune
pagherà tutte le utenze domestiche.
A. B.
era quasi nulla”. Poi un giorno, 8
mesi fa, la logica del buonsenso,
come d’incanto, prevalse sul dissapore. “Mia moglie ormai ha un
posto stabile, i rapporti sono
migliorati e io riesco a andare sia
dal barbiere - sorride - che al cinema. Il merito ha solo un nome:
Alessia”. Una bambina sensibile la
quale, una sera, mentre l’accompagnavo a casa, ha preteso salissi e
davanti alla madre disse: io vorrei
stare ancora con lui!”. Si commuove Paolo, il gesto di sua figlia ha
rappresentato la carezza più dolce
in una fase di schiaffi. “Ho vissuto
anni bui, l’amore di e verso mia
figlia è stata l’ancora su cui poggiarmi”. La vicenda di Paolo è
comune a molti padri, una figura,
quella paterna, specialmente
durante la separazione, sempre
delicata. “Mai quanto quella dei
figli - afferma Paolo - loro ne risentono terribilmente soprattutto se i
genitori non hanno buoni rapporti.
La legge sull’affido condiviso è un
procedimento dietro cui si nascondono problemi, in primis la sofferenza dei figli. Vedere un figlio ogni
15 gg è triste”. Oggi, però, per Paolo
quei momenti di tristezza sono solo
un ricordo.
Raffaele Caldarelli
Guidonia Montecelio
L’analisi
Una “casa” per i padri in difficoltà
Il sindaco Rubeis: “Si potrebbe fare”
I padri senza diritti chiedono
un sostegno agli enti pubblici
Guidonia, è sempre più vicina la
nascita della “casa dei papà”. In
tempi non sospetti l’organo esecutivo del Comune aveva pubblicato una delibera nella quale si
dava via libera alla ristrutturazione di un immobile a Montecelio,
proprio sotto la Rocca, da destinare a residenza per i papà separati in difficoltà. Le spese erano
state quantificate in 500mila euro
da finanziare in parte con mutuo.
Uno dei problemi era quello di
accertarne la proprietà. Grazie a
Maria Sperandio del Gruppo
Archeologico Latino Latium
Vetus era venuto fuori che l’immobile è proprio del Comune: è
l’ex casa delle suore devote al
Preziosissimo sangue, ora abbandonata. È sarà proprio il “Preziosissimo sangue” a diventare centro di accoglienza per i papà separati. “Il progetto - spiegava allora
il sindaco - partecipa anche a un
bando regionale per proposte di
interventi di carattere edilizio
finalizzati al recupero di strutture
esistenti per adeguarle all'erogazione di servizi sociali”. Ora sembrerebbe che i finanziamenti siano in arrivo.
Mi. Ma.
Sempre più papà separati senza
casa, senza soldi, con affetti negati e poche possibilità di avere assistenza dalle istituzioni. Al di là
delle associazioni nazionali che
garantiscono assistenza legale e
psicologica, sono poche le strutture in provincia per affrontare in
maniera più serena questa piaga
moderna. Ed è proprio l’assistenza legale quella che preme di più,
soprattutto se si considera che
tanti non hanno la possibilità di
pagarsi le spese e non riescono a
far prevalere le proprie ragioni.
Le spese maggiori, infatti, sono
indirizzate al mantenimento dei
figli e dell’ex compagna. Ad ascoltare le storie di questi uomini,
emerge quanto sia difficile restare
a galla in un contesto dove hanno
perso tutto e dove sono costretti a
lottare contro un sistema che li
emargina e che, nonostante dal
2006 in Italia è in vigore la legge
sull’affido condiviso, si vedono
negati un diritto senza poter
avere un sostegno da parte delle
istituzioni locali.
Si. Ro.
10
LE CITTA’
Roma Capitale
Istituzioni. Quattro ore al giorno di navigazione gratuita
Roma Capitale rende presente il futuro
Ecco 700 punti di free internet in città
Con smartphone, tablet o notebook si accede al portale di accesso Digit Roma
di RiccaRdo Manai
Q
uattro ore al giorno di navigazione internet gratuita, grazie
alla rete di hotspot attivati da Roma
Capitale, oltre settecento punti di
accesso Wi-Fi pubblici in 170 luoghi della città. Al momento del collegamento con la rete wi-fi da
smartphone, tablet o notebook al
portale di accesso Digit Roma, si
accede a una pagina, il captive portal, che permette la navigazione
web dopo essersi registrati come
utenti e, contemporaneamente, di
avere accesso a numerosi servizi
per i quali, invece, non è richiesta la
registrazione e dove la navigazione
è libera. Tra questi servizi “Roma
sul web” offre la possibilità di navigare senza limiti su portali e siti
istituzionali di Roma Capitale
(come ad esempio il sito delle
Biblioteche, quello della Polizia
Roma Capitale, di Zètema, Ama e
Agenzia Mobilità), anche senza
registrarsi come utente e dove chi
naviga potrà avere un contatto
diretto con i servizi dell'Amministrazione comunale: oltre cinquanta
mila informazioni dalla
mobilità, all'anagrafe,
agli eventi, agli orari
delle Ztl, al servizio bike sharing.
“Intorno a te” è l'altro servizio cui si
accede dal captive portal in modo
libero, senza bisogno di registrazione. Qui servizi ed eventi che la città
offre, con mappe e suggerimenti su
musei, hotel, ristoranti più vicini,
attraverso la geolocalizzazione di
chi accede e consulta i dati. Musei,
biblioteche, sedi municipali e di
dipartimenti capitolini, scuole,
piazze (piazza San Silvestro,
Colosseo, Torre Argentina e altre),
luoghi dello shopping, punti di
aggregazione del litorale romano
sono i luoghi con gli hot spot di
Roma Capitale nei quali è visualizzabile la rete Wi-Fi DigitRoma. Per
maggiori informazioni su Digit
Roma e per conoscere i punti di
accesso hotspot è consigliato visita
le pagine dedicate sul portale istituzionale, raggiungibili anche dal
banner posizionato sull'homepage
in alto a destra e riconoscibile dal
logo Digit Roma.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Ipab Sacra Famiglia,
lavoratori in protesta
Sono giorni di passione per l'Ipab
Sacra Famiglia di Roma. Nei giorni
scorsi una decina di lavoratori dell'ente pubblico di assistenza e
beneficenza per l’accoglienza dei
minori si sono asserragliati nella
stanza del direttore della sede legale di via Francesco Severi 24 (in
zona Casal Lumbroso) “dopo sono
essere stati letteralmente messi
alla porta dal primo gennaio 2013.
I lavoratori – ha denunciato l'8
gennaio Roberto Betti del sindacato Usb Pubblico Impiego - a suo
tempo sono stati inseriti in piani di
stabilizzazione, che però non sono
stati completamente onorati anche
in virtù di un cambiamento di
gestione politica e amministrativa”. Nel momento in cui andiamo
in stampa i lavoratori hanno
sospeso il presidio di protesta in
attesa di capire le notizie che giungeranno dalla dirigenza. Tuttavia
gli stessi hanno confermato la
volontà di mantenere lo stato di
agitazione fintanto che non verranno realizzate le preesistenti condizioni di occupazione per tutto il
personale licenziato di fatto.
Marco Montini
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Roma Capitale
LE CITTA’
11
LA GIUNGLA DEI MANIFESTI ABUSIVI
Le elezioni si avvicinano e sta per iniziare la guerra contro il decoro urbano
Cartelloni abusivi e pubbliche affissioni: Roma si prepara ad esser invasa e coperta
in ogni suo centimetro. Il problema grande è che moltissimi non rispettano le regole
A rimetterci sono soprattutto le casse del Comune: sconcertanti i dati
di RiccaRdo Manai
artelloni, manifesti, pubbliche
C
affissioni. Chiamateli come vi
pare anche se, l’unica cosa certa, è
quello di muoversi dentro una vera e
propria giungla. La recente condanna di Massimiliano Tonelli, blogger
di Cartellopoli, ha portato alla ribalta della cronaca il mondo delle affissioni abusive. A Roma e dintorni,
quella denunciata dal blogger, è
ormai una piaga arcinota come
dimostrano anche i tanti messaggi
di solidarietà arrivati a Tonelli attraverso il web e i vari social. Una giungla, appunto, e come tale governata
dal più forte, o dal più furbo scegliete voi, con meccanismi che non sempre seguono vere e proprie regole.
Ovviamente il periodo delle elezioni,
con il relativo bisogno di visibilità
dei vari politici, rappresenta un terreno fertile per l’abusivismo che
così, sfruttando vere e proprie legioni di “attacchini”, tappezza qualsiasi
superficie libera della capitale.
Roma diventa un enorme album
fotografico, tappezzata da facce di
politici che, di destra o sinistra non
fa differenza, sfruttano sino all’ultimo centimetro libero per sfoggiare il
loro sorriso migliore. Le affissioni
abusive non rappresentano però un
problema esclusivamente per il
decoro della città ma sono un danno
economiche per le casse dello stesso
Comune. Rifacendoci ai dati pubblicati in uno studio effettuato durante
il biennio 2008-2009 dall’Agenzia
per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del Comune di
Roma, la capitale è una delle città
che trae meno giovamento dalle
pubbliche affissioni. La valutazione
in chiave comparativa degli introiti
al metro quadro conferma la minore
redditività del servizio nella capitale
che, con 19 euro a metro quadro
(nell’anno 2009), è del tutto insoddisfacente se paragonato a quello di
Torino (37 euro), Genova (48 euro)
e Milano (78 euro). Numeri che,
seppur non recentissimi, servono a
chiarire qual è la tendenza di un
simile fenomeno. A completare il
quadro un dossier redatto dai
Radicali Italiani che dichiara come
la perdita di incasso dovuta all’abusivismo sia tra 30mila e 40mila euro
al mese, per un totale che spazia tra
330mila e 470mila euro l'anno. Le
prossime elezioni si avvicinano, la
guerra è aperta.
Il caso. Per lui nove mesi di reclusione e ventimila euro di risarcimento
X Municipio. Molte denunce di commercianti e cittadini
Non chiedeva certo un premio ma,
probabilmente, non si aspettava
nemmeno una condanna penale.
Parliamo di Massimiliano Tonelli,
coordinatore del blog “Cartellopoli”
che ormai da anni è uno dei protagonisti nella lotta alle affissioni
abusive. Centinaia, se non migliaia,
le segnalazioni arrivate sulla pagina
del sito attraverso le “indagini” di
semplici cittadini ormai stufi di
veder deturpato il loro quartiere da
montagne di cartelloni e manifesti.
Giorni fa, per Tonelli e il suo blog, è
però arrivata una vera e propria
stangata. Condanna a nove mesi di
reclusione e ventimila euro di risarcimento alla società che l’ha tirato
in tribunale con l’accusa di istigazione a delinquere. Ma cos’è stato a
scatenare l’ira della ditta? “Qualche
tempo fa vennero pubblicate sul
blog delle foto spedite da un lettore
che era intervenuto smontando e
segnalando come abusivi alcuni
cartelloni a suo avviso non regolari
- scrive Tonelli sul suo blog -. Una
delle ditte interessate a questa azione di resistenza civica ha pensato
bene di chiedere il sequestro del
blog Cartellopoli perché si è sentita
danneggiata in prima persona”. Da
qui in avanti partirà poi un procedimento legale nei confronti di
Tonelli che poi aggiunge: “Durante
il dibattimento nulla è emerso contro di me - e ancora - ciò nonostante il giudice ha preferito dare ascolto alla appassionata arringa dell'av-
Il X Municipio è sicuramente uno dei
territori più problematici da gestire.
Ultimamente, a complicare ulteriormente le cose, ci stanno pensando i
cosiddetti “bancarellari” che ormai
impazzano per tutto il territorio. Ogni
giorno aumentano infatti le denunce
dei negozianti e i rimbrotti dei cittadini che sono letteralmente assediati dal
sempre crescente numero di bancarelle più o meno regolari che affollano
le principali arterie del municipio. Un
esempio sono quelle presenti sulla
Tuscolana dove i tanti passanti sono
costretti a fare lo slalom tra gli abusivi
o, forse in maniera ancora più evidente, in via Marco Fulvio Nobiliore. Qui
la situazione sfiora il paradosso. Il
marciapiede risulta infatti impossibile
da percorrere per due persone insieme visto che, su numerosi tratti, le
bancarelle si spingono talmente tanto
a ridosso dei negozi da trasformare
Condannato Tonelli, il blogger di Cartellopoli
vocato della società che, dopo aver
richiesto il sequestro del blog, una
volta partito il procedimento si è
costituita parte civile richiedendomi la somma di 20mila euro”. Oltre
il danno anche la beffa visto che la
sentenza costerà ora a Tonelli oltre
che i ventimila euro, più altri due di
spese legali, ben nove mesi di reclusione. Il blogger, in attesa della
pubblicazione delle motivazioni,
già si prepara al ricorso.
Ri.Ma.
Negozianti assediati dai bancarellari
il normale passaggio in poco più di
un’angusta strettoia. A peggiorare
ulteriormente la situazione ci sono poi
i furgoni che, questi abusivi, utilizzano. Sono parcheggiati a filo del marciapiede ingombrando in maniera
consistente la carreggiata che così,
durante le ore di punta, non può far
altro che collassare dando vita a inevitabili ingorghi stradali. Le denunce
non mancano, , così come le proteste
dei negozianti che, interpellati, spesso
commentano: “Per noi lavorare così è
difficile” o ancora. Si piazzano davanti alla vetrina o in mezzo al marciapiede, la gente fa fatica a passare e questo
certo non aiuta gli affari”. Blog e gruppi sui social network si fanno sempre
più numerosi ma chissà quando, da
piazza di Cinecittà, si decideranno ad
ascoltarli.
Ri.Ma.
12
LE CITTA’
Metropoli nord
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Roma Nord. Anguillara, Formello e Bracciano cercano di risolvere il problema
Emergenza arsenico, acque agitate in molti Comuni
Intanto la Ue attende dall’Italia una relazione dettagliata sulla concentrazione del minerale
di Sara Scatena
opo quasi tre anni dalla dichiaraD
zione delle stato di emergenza, la
concentrazione dell’arsenico nelle
acque del Lazio non ha ancora raggiunto i limiti fissati dalla normativa
europea. Dal 1 gennaio del nuovo
anno sono 300 mila le persone,
soprattutto nelle province di Roma,
Viterbo e Latina, che non possono
utilizzare le acque domestiche. In
particolare, lo scorso 28 dicembre, il
Consiglio comunale di Anguillara
Sabazia ha votato all’unanimità una
mozione straordinaria sul problema
dell’arsenico nell’acqua. Con un’ordinanza, poi, il Sindaco Pizzorno ha
dichiarato non potabili le acque che
servono metà della popolazione.
Quattro gli acquedotti interessati:
Arsial 1, che serve la località
Quarticciolo, e Arsial 2, che provvede al fabbisogno idrico della stessa
località e di Via Casal di Spanora,
che non sono, però, di competenza
del Comune, e Ponton dell’Elce e
Colle Baiardo, che servono le aree
comprese tra l’incrocio tra Via
Anguillarese e Via di Ponte Valle
Trave, Ponton dell’Elce, Residenza
Claudia, Colle Baiardo, Campo
Marinaro e la zona della stazione. Le
acque nei territori indicati, quindi,
non possono essere bevute, né utilizzate per cucinare o per l’igiene personale. Sdegnati i cittadini che si
vedono privati di un servizio già
carente non erogato con regolarità,
le cui bollette, però, continuano a
essere molto salate. Hanno rassicurato i propri concittadini preoccupati, invece, i sindaci di Bracciano e
Formello. Seconda una nota diffusa
dal comune sulle sponde del lago, le
acque che servono le abitazioni della
popolazione sono sicure. La concentrazione del minerale, considerato
pericoloso per la salute umana
dall’Oms, rientra nei limiti previsti
dalla normativa europea. A stabilirlo, ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente di Bracciano Lucci, le costanti analisi “effettuate sia dalla Asl
attraverso l'Arpa che dal Comune
stesso presso laboratori di analisi”.
Prevista, inoltre, la realizzazione di
due nuovi pozzi. “Con responsabilità
e sensibilità al fenomeno - conclude
l’Assessore - il Comune di Bracciano
dal 2008 sta affrontando il problema. Il tutto è stato programmato
con risorse economiche esclusivamente di bilancio comunale. Queste
attenzioni ci hanno permesso di
arrivare al 1 gennaio 2013 senza
dover emanare ordinanze di non
potabilità delle acque”. Anche il sindaco di Formello Celestino ha fatto
sapere che l’acqua proveniente dall’acquedotto Peschiera è potabile e
che a breve inizieranno i lavori per
l’adeguamento dell’acquedotto Camuccini, che serve la località Perazzeta, le cui acque sono, invece,
state dichiarate non potabili nel
2008. E mentre Legambiente Lazio
lancia l’allarme e il Codacons ricorre
al Tar affinché i cittadini coinvolti
siano risarciti, da Bruxelles fanno
sapere che l’Ue attende dall’Italia
una relazione dettagliata in merito
alla concentrazione dell’arsenico
nell’acqua entro il 28 febbraio.
Guidonia. Dopo petizioni e interrogazioni il sindaco prende posizione
Rubeis: “No alle antenne nel campo da calcio”
Dopo l'ordinanza comunale adesso i lavori sono fermi e quindi in attesa di nuove verifiche
Oltre un anno di lotte contro le
antenne di telefonia mobile che sono
spuntate come funghi: bloccata la
realizzazione di quella in via Missori
a Villanova e le due previste all’interno del campo di calcio Attilio
Ferraris a Villanova. Inattiva, dopo
la sua realizzazione lampo, quella di
via Missori, contro la quale è stata
promossa una raccolta di firme ed
un’interrogazione da due consiglieri,
Guglielmo (Pd) e Messa (La Destra).
La struttura dista dalle case pochi
metri e confina con un’area a verde
pubblico, che recentemente è stata
anche messa a bando dal Comune di
Guidonia per la sua gestione a opera
di privati con l’intento di valorizzarla. A poche centinaia di metri, poi, ci
sono le scuole. E di antenne, sempre
vicino alle scuole, proprio all’interno
del campo da calcio, ne dovrebbero
sorgere due. Ma il sindaco Rubeis,
ha detto “no”, un diniego che si va ad
aggiungere ad una raccolta di firme
ed altre interrogazioni.
La realizzazione dell’impianto di due
antenne è stato bloccato con un’ordinanza “perché - dice una nota del
sindaco - eccessivamente vicino ad
una scuola materna, ma anche ai
tralicci dell’alta tensione già di per sé
produttori di campi elettromagnetici e dunque di elettrosmog”.
“L’area all’interno della quale ubicare l’apparecchiatura - si legge ancora
- era stata individuata dal piano
comunale delle antenne, votato e
approvato il 28 marzo del 2006
dalla maggioranza dell’allora sinda-
co del Pd Filippo Lippiello.
Un regolamento i cui effetti di legge
hanno vincolato l’amministrazione
municipale, nel 2012, alla stipula del
contratto di locazione a beneficio
della Spa delle comunicazioni che ne
faceva richiesta”. Lavori fermi, quindi, in attesa di nuove verifiche.
Michela Maggiani
Fiano Romano. I Carabinieri chiudono il cerchio magico
Sgominata una banda italo-albanese di falsari
Si erano fatti passare per gli autori
del furto e per i possessori delle
opere d’arte rubategli e gli chiedevano il riscatto per riaverle indietro: in manette una banda italoalbanese ora ospite nel nuovo carcere di Rieti. Sono stati i carabinieri di Monterotondo, sotto la
direzione della procura del tribunale di Rieti, che hanno chiuso il
cerchio attorno alla banda. Per i
sei, tre italiani e tre albanesi sono
scattate le ordinanze di custodia
cautelare per “ricettazione di
opere d'arte ed estorsione”. La
banda, composta da malviventi
ben noti alle forze dell’ordine, con
alle spalle reati contro il patrimonio e per violazioni alle leggi speciali sulle armi e gli stupefacenti,
stava ricattando un noto mercante
d'arte, un gallerista italiano che
vive tra la Svizzera gli Stati Uniti.
L’uomo lo scorso maggio aveva
subito il furto di un’intera collezione di quadri, gioielli ed argenti
preziosi, del valore complessivo di
1,2 milioni di euro. Il gallerista è
stato contattato dai sei che sono
riusciti a farsi consegnare, in più
trance, un riscatto totale di 60mila
euro. Se il gallerista non avesse
pagato non avrebbe più rivisto i
suoi preziosi. Ma loro il bottino
non l’avevano. “E’ stato proprio in
occasione delle operazioni di ricerca dei preziosi oggetti di furto dicono dall’Arma - che i militari
hanno innescato complesse attività di indagine, anche tecniche, ed
eseguito servizi di controllo, pedinamento e osservazione che
hanno delineato un quadro indiziario sufficiente a far emettere al
Tribunale di Rieti un'ordinanza di
custodia cautelare nei confronti
dei sei soggetti”.
Mi.Ma.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Metropoli sud
Rocca di Papa. I dipendenti attendono ancora tre mensilità
LE CITTA’
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Monteporzio Catone. Acque agitate in sede distaccata
Non si ferma l'agonia del San Raffaele Cambia l'appalto per i servizi al Miur
L'attenzione dei lavoratori rimane alta Sei dipendenti restano senza lavoro
di Marco caroni
er il San Raffaele di Rocca di
P
Papa restano momenti complicati. Quella prossima potrebbe
essere la settimana buona per vedere sbloccata una situazione congelata da mesi. I 170 lavoratori della
struttura roccheggiana sono in
attesa, al pari di tutti gli altri dipendenti delle cliniche appartenenti al
gruppo Tosinvest, del pagamento
degli stipendi da ottobre in poi.
Compresa la tredicesima dicembrina. Dopo l’annuncio dell’imminente chiusura, il San Raffaele ha fatto
marcia indietro annullando quella
che sembrava una decisione ormai
presa ma - insomma - il quadro
resta molto complicato. La minaccia di chiusura per tutte le 13 case
di cura della regione, insomma,
non è ancora disinnescata. Nel frattempo lavoratori ed istituzioni continuano nella loro civile protesta.
Martedì scorso l’ennesima manifestazione presso la rotatoria di via
dei Laghi, sito che sta diventando
un vero simbolo della protesta.
“Nonostante gli appelli più volte
mossi al Prefetto di Roma e al
Commissario per la Sanità, poco o
nulla è cambiato - dice il sindaco di
Rocca di Papa, Pasquale Boccia -.
Ora più che mai non possiamo e
non dobbiamo abbassare la guardia
sulla questione che sta portando
allo stremo gli operatori, tanto da
mettere a rischio l’ordine sociale e
una struttura sanitaria presente da
più di 40 anni sul territorio, che
eroga cure specializzate e assistenza sanitaria di qualità per oltre 200
pazienti”. Sventato l’imminente
rischio chiusura, insomma, ora i
lavoratori vogliono legittimamente
i loro stipendi.
Cambia l’appalto per i servizi alla
sede distaccata del Miur di
Monteporzio Catone e sei dipendenti
restano senza lavoro. Inizio d’anno
terribile per alcuni lavoratori che si
ritrovano, dunque, senza stipendio e
senza contratto. “Il 31 dicembre è
scaduto il contratto della multiservizi Esi Plus, che si occupava delle pulizie e della portineria - spiega
Sebastiano Morelli, segretario della
Filcams Roma Sud-Pomezia-Castelli
- ed è subentrata la Almaviva, che ha
subappaltato il lavoro alla Sis.
Quest’ultima azienda non rispettando le leggi che regolano i Contratti
Nazionali del Lavoro ha licenziato gli
operai addetti alla portineria e ha ridotto fino a
un 50% le ore e lo stipendio del personale addetto
alle pulizie, ci sono
dipendenti che lavoravano in questa sede da circa
33 anni, hanno visto
molte società di multiservizi avvicendarsi e sempre sono stati riassorbiti”. Qualche giorno fa i
dipendenti hanno mani-
festato davanti alla sede del Miur:
con loro anche il sindaco di
Monteporzio, Luciano Gori. “La
nostra solidarietà - spiega Gori - è
massima nei confronti di questi lavoratori e del dramma che stanno
vivendo: la speranza è che si possa
giungere ad un ripensamento da
parte della nuova società di servizi e
ad un riassorbimento di tutti i lavoratori. Per tale motivo abbiamo proposto un incontro in questi giorni in
aula consiliare con la società Sis, i
lavoratori interessati e i loro rappresentanti sindacali”. Ma la situazione
resta complicata.
Ma. ca.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Litorale
LE CITTA’
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Anzio. La scoperta è stata fatta dal personale addetto alla preparazione. È polemica
Escrementi di topo nella mensa della scuola
Genitori e famiglie a dir poco infuriati, il vicesindaco Patrizio Placidi tenta di difendersi
di AlessAndro BellArdini
opo le vacanze natalizie, il rienD
tro a scuola è sempre traumatico. Figuriamoci se poi nella propria
aula o peggio nella mensa dove si
mangia, si trovano escrementi di
topo. E’ successo ad Anzio, nel plesso scolastico di Via Severiano, facente parte del IV comprensorio. Il personale addetto alla preparazione
della sala mensa, nel corso delle
ordinarie pulizie, ha fatto la disgustosa scoperta: spazzando sotto i
tavoli, sono stati avvistati gli escrementi. Dopo aver informato la dirigenza scolastica, sono stati convoca-
ti gli operatori competenti della
commissione mensa che lì per lì
hanno chiesto di far pranzare i bambini nelle aule. Prontamente si è
decisa la chiusura della scuola, per
un paio di giorni, proprio per consentire gli interventi di derattizzazione. L’ordinanza è stata repentinamente emanata dal vicesindaco
Patrizio Placidi e prevede anche la
bonifica dell’area esterna.
Ovviamente non sono mancate feroci reazioni da parte dei genitori che,
il giorno seguente, hanno invaso
l’istituto per protestare con la dirigenza. Alcune mamme hanno affisso
cartelli fuori ai cancelli in cui si sot-
Pomezia. Sempre più aspre le polemiche tra i sindacati e i lavoratori
tolineava la non ammissibilità di tali
episodi. “È a dir poco increscioso”,
grida un genitore “pensiamo di stare
tranquilli quando mandiamo i bambini a scuola e invece è assurdo che
proprio lì corrano pericoli per la
salute!”. Molti genitori, difatti, si
lamentano delle generali condizioni
degli istituti, alcuni al limite della
agibilità. “Le istituzioni devono
attuare misure preventive, non è
possibile che bisogna sempre attendere che accada il fattaccio o la tragedia perché le cose cambino”, si
sfoga una mamma. E dal Comune
precisano “in data 27 dicembre è
stato regolarmente effettuato l’inter-
vento di disinfestazione in tutti plessi scolastici del territorio comunale
mentre, per quello di Viale Severiano, in data 28 dicembre si è
effettuata anche la derattizzazione.
Gli escrementi rinvenuti nel plesso
scolastico, dopo essere stati trattati
con prodotto disinfettante in data
28 dicembre, dovevano essere
rimossi dalla Ditta che gestisce il
servizio di refezione scolastica. Non
conosciamo le ragioni per le quali
questo non è avvenuto, ma l’Amministrazione si farà carico di ripetere l’intervento completo e di effettuare la bonifica e la pulizia dell’area
esterna all’edificio”.
Anzio. Rinuncia sin da subito all’incarico di parlamentare
Sigma Tau, 128 dipendenti in cassa integrazione Il senatore De Angelis si candida a sindaco
Un anno fa erano stati in 232 in Cigs. In questi giorni
è stato dato il nuovo triste annuncio al personale
Ancora cassa integrazione alla Sigma
Tau di Pomezia per altri 128 lavoratori. Un anno fa, erano già stati collocati in Cigs 232 unità e in questi giorni, nel corso delle ultime assemblee
convocate dalle rappresentanze sindacali e alle quali hanno preso parte
tutti i lavoratori, inclusi coloro già
collocati in cassa, è stato dato il triste
annuncio. L’azienda continua ad
avere grosse difficoltà, questo il
motivo che ha portato a prendere
decisioni di tale portata, contro le
quali i sindacati non si sono opposti,
ritenendo anzi una vittoria l’aver
ottenuto la cassa integrazione, piuttosto che il licenziamento di molti
dipendenti come si era paventato inizialmente. “Tra azienda e sindacati è
stato raggiunto l’accordo che prevede la Cigs per 128 lavoratori invece
che per i 146 di cui inizialmente di
parlava. Anche se parliamo di grossi
numeri, è comunque il risultato
migliore che si potesse ottenere,
visto l’intenzione iniziale dell’azienda era il licenziamento coatto.
Abbiamo ottenuto che la cassa integrazione sia per 24 mesi e non per 12
rinnovabili. Crediamo che i lavoratori abbiano capito che non era possi-
bile fare di più, in queste condizioni”,
hanno dichiarato all’unisono le sigle
sindacali. I lavoratori non sembrano
però essere del medesimo avviso,
tanto che annunciano nuove manifestazioni dinanzi la sede della Regione
Lazio, per protestare contro l’accordo non ritenuto valido poiché non
discusso dalle attuali Rsu il cui mandato è scaduto da tempo e mai rinnovato: “sono state prese decisioni
importanti da parte di chi non aveva
la competenza e l’autorità per farlo”,
spiegano alcuni dipendenti al termine delle assemblee.
Ale.Be
Il senatore Candido De Angelis ha
annunciato la candidatura a sindaco
di Anzio, rinunciando da subito all’incarico parlamentare. La notizia, dopo
mesi di voci e indiscrezioni, è stata
ufficializzata da De Angelis stesso:
“Sono pronto e orgoglioso di ricandidarmi come sindaco di Anzio e rinuncio per questo a presentarmi in
Parlamento”. Alla base della decisione, la volontà di rinnovare il proprio
impegno per la città, come era avvenuto nei dieci anni in cui aveva già
amministrato da primo cittadino: “È
una scelta civica che voglio perseguire per ridare slancio alla mia città e
senza il paracadute di una candidatura nazionale. Potrei mettermi in lista,
vedere come va alle politiche e poi
eventualmente scegliere, ma sono
logiche che non mi appartengono”. Il
Senatore ex Fli - in procinto di aderire a Fratelli d’ Italia - non si fa scappare l’occasione per biasimare alcuni
colleghi che “sono maestri nel parlare
di doppi incarichi e incompatibilità,
ma poi si tengono tutto o piazzano
mogli, figli e capi segreteria. Io ho
fatto una scelta radicale e saranno i
miei concittadini a giudicarla”. Parole
positive, infine, per l’esperienza finora vissuta in Parlamento: “È stata una
difficile, ma bella esperienza che ho
affrontato con impegno e senso del
dovere anche in momenti decisivi, da
ultimo relazionare sulla legge di
Bilancio”. Nessun accenno, almeno
per ora, al sindaco uscente Bruschini,
che nei prossimi giorni dovrebbe
indire una conferenza stampa per
chiarire la sua posizione in vista delle
prossime elezioni.
A. B.
16
Open Space
LE CITTA’
LE CITTA’
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ESCLUSIVO. Ancora nessuna notizia dei 250 tunisini spariti in Italia. Scoppia la rabbia delle mamme
“RIDATECI I NOSTRI FIGLI”
Manifestazione sotto l’ambasciata italiana a Tunisi. I genitori sono sicuri: i ragazzi sono vivi in Italia. Segretato l’accordo tra i ministri degli Interni
delle due nazioni. Perché? Le testimonianze raccolte sul posto dal cronista de Le Città, l’unica testata italiana presente
di EnriCo oLiari - da Tunisi
foto di roCCo SEdona
U
n misto di rabbia, di delusione e
di speranza ha spinto oltre 200
persone, per lo più donne, a esprimere con forza la loro protesta venerdì
scorso nei pressi dell’ambasciata italiana a Tunisi: già alle 10 del mattino
i manifestanti si erano raccolti presso
un piccolo parco antistante la rappresentanza diplomatica di rue Jamel
Abdelnaceur, per poi dirigersi in
massa verso l’entrata degli uffici attigui, in rue de Russie, scandendo slogan e tenendo bene in vista le fotografie di giovani, spesso neanche maggiorenni. “Portano le immagini dei
“tunisini scomparsi” - spiega Myriam Mnaouar, un’esile ma energica
giovane che presiede il Parti Tunisien - cioè di quei 250 che sono stati
dati per dispersi nella traversata
verso l’Italia, ma che, a differenza di
molti altri spariti nel mare, sono
stati visti sbarcare sulle coste siciliane dalle immagini dei telegiornali
italiani, o ancora che hanno fatto
sporadiche telefonate ai loro cari, o
che in qualche modo hanno dato un
segnale di essere in vita”.
In passato avevamo già dato notizia
del caso dei giovani di cui non si sa
più nulla da quasi due anni, ma che
i parenti giurano essere arrivati in
Italia a bordo di quelle che da noi si
chiamano “carrette del mare”, ma
che nel Nordafrica prendono il sinistro nome di ‘barche della morte’.
Le mamme, i papà ne sono certi: i
loro figli sono in Italia o quanto
meno in Europa, cioè hanno superato quel braccio di mare che separa la sicura miseria da un sogno
forse utopico, tuttavia migliore di
un futuro a casa loro fatto di povertà e di disoccupazione.
“Noi non ci rassegniamo - riprende
Mnaouar fra le grida della donne
avvolte nei veli ed i colpi sul portone
dell’ambasciata, a stento protetto da
un cordone di polizia tunisina -.
Oggi siamo qui a manifestare perché i conti non tornano, perché le
risposte che arrivano sia da Roma
che da Tunisi sono confuse, quasi
ci sia un muro di omertà istituzionalizzato o qualcosa da nascondere. La Tunisia, per esempio, ha fornito all’Italia quelle che sarebbero
dovute essere le impronte digitali
degli scomparsi ebbene, risalivano
al 1998, quando molti dei giovani
erano ancora bambini, tanto che lo
stesso ministro Cancellieri ha detto
di tenerne in considerazione solo …
due 250! E poi ancora, l’intesa firmata dal ministro Roberto Maroni
e dal collega tunisino Habib Essid
il 6 aprile 2011, un mese dopo le
sparizioni: è tutt’ora rimasta
un segreto, di cui è trapelato
pochissimo, cioè una marea di
soldi e di mezzi dati dall’Italia
alla Tunisia per bloccare le
partenze”.
Gli immigrati che avevano
attraversato il mare nel 2011
erano oltre 60mila; era l’epoca delle “primavere arabe”,
delle fughe dalla guerra della Libia;
in quasi 2000 erano stati inghiottiti dalle acque del canale di Sicilia,
Lampedusa era divenuta improvvisamente teatro di un’emergenza
umanitaria senza precedenti. Si era
pensato a interventi per alleggerire
la pressione sull’isola italiana, come un permesso di soggiorno valido per sei mesi, prontamente rifiutato dalla Francia, che aveva chiuso
il valico di Ventimiglia.
Tuttavia, se è facile reperire in rete
il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, datato 5 aprile
2011 che stabiliva le misure urgenti
per far fronte alla situazione dei
nordafricani sbarcati, altrettanto
non lo è per l’intesa firmata dai due
ministri degli interni, lo stesso
girono, per impedire le partenze:
nel resoconto stenografico dell’audizione del ministro Maroni davanti alle Commissioni riunite di Affari
costituzionali, Presidenza del Consiglio, Interni e Affari esteri e comunitari del 12 aprile 2011 si legge
di quattro motovedette, autoveicoli
e fuoristrada, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro,
oltre all’invio di personale per la
formazione delle forze di polizia;
tuttavia le notizie trapelate hanno
riportato anche della fornitura di
apparecchiature elettroniche e soprattutto dell’impegno da parte
dell’Italia di farsi promotrice in
Europa di un piano di crediti allo
sviluppo per 4 miliardi e mezzo di
euro a favore della Tunisia.
A distanza di quasi due anni si
fanno sempre più forti le proteste
dei famigliari dei 250, rimasti impigliati, nonostante gli accordi e le
intese, chissà dove.
In Rue de Russie si sfiorano i momenti di tensione, tutti vogliono
entrare, spingono, qualcuno viene
anche alle mani. Gli slogan sono
contro l’Italia, contro la Tunisia,
“Dove sono i nostri figli? Ridateci i
nostri figli!”.
Le mamme si fanno fotografare con
le immagini dei ragazzi: “Magari
qualcuno che conosce mio figlio
vede la foto in Italia grazie al
vostro giornale, così ci fa sapere
qualcosa”, dice una di loro, mentre
a stento trattiene le lacrime.
“Non ci basta essere stati ricevuti
dal Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano - riprende
l’esponente del Parti Tunisien - o aver incontrato rappresentanti del Parlamento:
a due anni dalle sparizioni
vogliamo risposte precise.
Possibile che le istituzioni
italiane ed europee non riescano a trovare 250 persone? E’ stata fatta un’interrogazione parlamentare, alcuni famigliari dormono da
mesi per strada o in alloggi
di fortuna a Roma, perché
non vogliono tornare a casa
senza qualcosa che sia più di
una risposta vaga, di uno
scrollamento di spalle. E colpe ce ne
sono anche da parte della Tunisia:
perché, ammesso che alcuni possano essere in carcere, il consolato di
Milano non ha dato il via libera a
che eventuali detenuti possano contattare le loro famiglie a casa?”.
“Mio figlio mi ha chiamato un
mese fa, dopo due anni - urla un
uomo sulla quarantina, in un italiano stentato - la telefonata è durata
solo pochi secondi, non sono riuscito a sapere dove si trova”. “Il mio…
guardi sul mio cellulare… mi è
arrivato un paio di mesi fa questo
mms: è su un molo a Pantelleria, fra due poliziotti”, spiega
una donna che fatica a tenersi in
piedi nella calca.
Bussiamo anche noi al portone dell’ambasciata, lasciano passare solo
i giornalisti italiani, in fondo è
anche casa nostra.
“Purtroppo non possiamo fare
nulla in quanto ambasciata - spiega Andrea della Nebbia, responsabile della Cancelleria politica e dei
rapporti con la stampa - perché il
caso dei tunisini scomparsi, o presunti tali, è in mano ai rispettivi
ministeri degli Interni. L’ambasciatore ha già ricevuto in più
occasioni le delegazioni dei parenti ed ha trasmesso le informazioni
all’organismo centrale. La manifestazione di oggi, con le grida, i
colpi sulla porta, non ha molto
senso, in quanto da parte nostra
c’è stata la massima disponibilità a
collaborare, per quanto possibile e
di nostra competenza”.
Usciamo, ci rituffiamo nel marasma della folla che urla, che scalcia,
che vuole fare arrivare a Roma un
messaggio di non arrendevolezza e
magari un saluto, a uno di quei giovani spariti nel nulla. Tutti vogliono dire la loro a Le Città, l’unica
testata italiana presente insieme
alle moltissime della Tunisia e di
altri paesi, segno che dare voce al
dramma umano o incarnare la speranza di centinaia di genitori al di là
del mare paga meno degli interessanti dibattiti che stanno colorando
la campagna elettorale appena iniziata. Ma questa è tutta un’altra
storia.
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LE CITTA’
PENSIERI
3P
n. 3 - 16 Gennaio 2013
PERSONE
P A R O L E
MARCELLO SEMERARO
Io credo in te, le riflessioni del vescovo di Albano in un libro
sulla fede al tempo della crisi economica
di Aldo onorAti
editrice Mither Thev ha pubbliL’
cato la Lettera Pastorale per
l’anno della fede “Io credo in Te”,
scritta dal Vescovo di Albano monsignor Marcello Semeraro, Presidente della Commissione Episcopale Cei per la Dottrina della Fede,
l’Annuncio e la Catechesi.
È un testo breve ma denso e attualissimo. Affronta un nodo gordiano
delle problematiche d’oggi: la Fede,
proprio nell’anno dedicato ad essa,
che il Papa ha voluto far coincidere
con il cinquantesimo anniversario
dell’inizio del Vaticano II e con il
ventesimo della promulgazione del
Catechismo della Chiesa Cattolica.
La decisione, però - sottolinea il
Vescovo - non è legata ad un’intenzione unicamente celebrativa, ma
alla constatazione che la quaestio
fidei è ora la sfida pastorale prioritaria. Scrive monsignor Semeraro:
“Dio è il grande esiliato della nostra
cultura contemporanea. La sua
stessa ‘ipotesi’ sembra scartata”. E
aggiunge una riflessione del Papa
all’Assemblea dei Vescovi italiani il
24 maggio 2012: “Il patrimonio spirituale e morale in cui l’Occidente
affonda le sue radici e che costituisce la sua linfa vitale, oggi non è più
compreso nel suo valore profondo,
al punto che più non se ne coglie
l’istanza di verità”. Sono parole che
fanno pensare, in un tempo in cui si
pensa poco, sempre di meno,
distratti come siamo dal rumore
ovunque, un rumore interiore oltre
che esterno, alimentato da troppe
informazioni dolorose che sembrano cercare il male per reclamizzarlo
onde confondere gli animi e togliere la speranza. Ma, se si procede
nella lettura, ci si accorge che l’au-
grottaferrata
tore scandaglia la Fede nelle sue
sfaccettature reali, vedendola nel
suo stesso cammino, in divenire, a
guisa della visione di Dante che
giunge ad essa attraverso l’itinerarium mentis in Deum. Su un versante più misterioso (fu così per
Charles de Foucauld), Dio irrompe
prepotentemente nella vita di una
persona e allora non è più possibile
nascondersi. Ma la Fede è un dono
della Grazia? È il risultato di un
procedimento intellettivo, filosofico? È entrambe le possibilità? È un
itinerario del cuore e della mente,
scrive monsignor Semeraro. Credere è dire “Amen” a Dio, anzi: è
ripetere le parole di Gesù sulla
croce: “Padre, nelle tue mani io
consegno tutto me stesso”. Ma ora
esaminiamo quante sono le modalità di credere nella vita degli uomini. L’autore le snocciola col suo fare
nitido e agglutinante, frutto di
riflessioni della sapientia cordis e
della cogitatio mentis, e noi lettori,
almeno il sottoscritto, ossessionato
dal riscrivere a margine un proprio
libro a matita, per entrare dentro
gli stessi spazi eloquenti del discorso, ha segnato in numeri ordinali i
punti salienti di queste modalità.
Per intenderci: primo, la Fede
inquieta (“l’essere cristiano è l’inquietudine più alta dello spirito”);
secondo, la Fede che nasce improvvisa (Paul Clodel, e Manzoni quando Enrichetta Blondel si smarrì nel
tumulto di Parigi…); terzo: la Fede
che, messa alla prova, è dapprima
perplessa (“Andiamo incontro a
un’epoca completamente non religiosa”, scriveva D. Bonhoeffer);
quarto: la Fede che torva Dio nel
buio del dramma (“come Hetty
Hillesum, ebrea morta ad Aushwitz… Senza essere cristiana, Het-
AFH
ty diventò una donna eucaristica”);
quinto: la Fede degli altri, che aiuta
i dubbiosi; sesto: Quella che restituisce e trasmette quanto ha già
ricevuto; settimo: la Fede che
ascolta il silenzio di Dio: e questa è
una questione enorme! La persona
credente non sperimenta l’assenza, ma l’abbandono. Come Gesù, ella (la persona in genere) continua a
credere nonostante l’abbandono.
Un capitolo ampio e potente è dedicato al carattere adorante della
Fede: e l’ho distinto col numero
ordinale ottavo; segue il nono: la
Fede itinerante, la quale è un valore escatologico come la speranza,
aperta a una crescente maturazione. Al punto decimo, ho sottolineato questo pensiero: la Fede nasce
sempre da un incontro: dei nostri
simili, di un particolare significativo, da un dramma, da una gioia, da
una rivelazione, da una scommessa
(ma questo sintagma è mio, e me ne
assumo tutta la responsabilità: chi
ha parlato, prima di me, di “scommessa su Dio”?). E poi la conclusione, bellissima, nel capitolo undice-
simo (ripeto: la numerazione è
esemplificazione del lettore) “Io
credo-Noi crediamo”. Dio è imprevedibile. Nessuno si è dato la Fede
da sé, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Da qui il
“noi della Fede”, cioè la Chiesa. Il
duplice nesso del “tu” e del “noi” è
il collegamento dell’uomo a Dio,
perché - leggendo Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”- “Dio
vuol giungere all’uomo solo tramite
l’uomo; egli non cerca l’uomo fuorché nella fraternità degli altri uomini”. Ma la conclusione è sublime e
amata specie da chi ha il peso del
dubbio fecondo: “Bisogna mettersi
in cammino per trovare Colui che
non cercheremmo se non ci fosse
già venuto incontro”.
Ho tirato a stringere il già sintetico
e serrato procedimento logico-interiore del Vescovo Semeraro. Chiarezza e cultura, dottrina, incisività e
tatto nel porgere a tutti un sicuro
‘antidoto’ alla opaca inquietudine
odierna, fanno di questa lettera
pastorale un punto inequivocabile
di riflessione e - a me sembra- di
preghiera.
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n. 3 - 16 Gennaio 2013
PENSIERI
3P
LE CITTA’
19
PERSONE
P A R O L E
DISINFORMATION? NO, GRAZIE…
Mussolini, la stampa inglese, gli italiani. L’icona del Duce
è goffa, la democrazia imperfetta ma vera. Persino in Italia
Risposta al cronista del The Guardian che ha ironizzato sugli italiani presunti nostalgici
del fascismo: ma cosa dice? La dittatura è stata la tragedia che ha portato alla guerra
Un evento che troppi italiani come me ancora ricordano in maniera nitida
I
l giornale di Londra The Guardian scrive che in Italia ci sono
molti nostalgici del Duce anche fra i
giovani, i quali lo eleggono a icona
comprando calendari con la sua
immagine, etc.
A parte che è sempre imbarazzante
parlare - in Italia almeno - del
Fascismo e del suo fondatore (basta,
infatti, dire una parola non in linea
con la moda e si è giudicati reazionari), ma qui occorre qualche considerazione ad hoc.
Sono nato nel 1939, in tempo per
conoscere la follia d’una guerra
degenerata in lotta civile e in disastrosa sconfitta; in tempo per sentire dal vivo le sofferenze date dalla
paura, dalla morte improvvisa di
tante persone con cui si era spartito
il tozzo di pane un’ora avanti! Ho
toccato con mano la fatica del rientro dallo sfollamento, pur ringraziando la sorte di averci scampati
dalle bombe che piovevano da ogni
dove e ammazzavano buoni e cattivi,
fascisti e comunisti, preti e bestemmiatori, uomini donne bambini: il
ricordo orribile di un mio coetaneo
spellato come l’abbacchio pasquale,
steso ai miei piedi (zia copriva gli
occhi con la mano a mia madre
incinta), e lui, con le orbite aperte al
cielo nuvoloso di polvere dalle mine
esplose… Non posso essere un nostalgico: è ovvio e incontestabile.
Ciò premesso, e proprio perché il
fascismo ha coinvolto in pieno un
ventennio che mio padre ha vissuto
da combattente “contro”, e alla fine
del quale ventennio sono venuto alla
luce per “godermi” le fughe nei grottoni al riparo dagli aerei, la fame, le
paure diffuse, l’incertezza non dico
del domani, ma dell’oggi, del minuto
dopo: proprio per questo, ho voluto
approfondire quel periodo attraverso le testimonianze dei vecchi, le letture più antitetiche (fino agli otto
volumoni di Renzo de Felice editi da
Einaudi, i diari di Ciano e di Claretta, di Bottai e cento biografie italiane e straniere su Mussolini,
Hitler, studi psichiatrici sui criminali del nazifascismo - si leggano
Fromm, J.A. Vallejo Nàgera, Walter
L. Langer): insomma una vasta parete del mio studio è zeppa di libri
sull’argomento). Perché mai tanta
attenzione ostinata da parte mia?
Sono per questo un nostalgico? La
storia la scrive chi vince, non chi
perde. Ecco perché siamo ancora
prigionieri di passioni che non ci
fanno vedere chiaro in quelle nebbie
di odio, risentimenti, speranze deluse, opere importanti e leggi distruttive, il tutto con l’epilogo di una guerra totale che il Duce avrebbe potuto
benissimo risparmiare all’Italia, come hanno fatto i suoi colleghi Franco alla Spagna e Salazar al Portogallo. Ma il Duce era ai confini con
la follia nazista: l’Austria era stata
inclusa al Reich: Stavamo spalla a
spalla con uno dei più spietati criminali della storia: Hitler. Ma - se
guardiamo bene - il primo Novecento ha prodotto i mostri più spaventosi degli ultimi secoli dopo
Robespierre. Non do un parere storico su Mussolini: la passione è
ancora troppo viva per un giudizio
sereno in campo politico. E noi sappiamo, dopo Tacito e dopo Machiavelli, che la politica è una branca a
sé, il più delle volte staccata dalla
morale, in contrasto con essa (il fine
giustifica i mezzi) o in camaleontica
osmosi con il suo falso sembiante.
Sono stato invitato dal direttore
Daniele Priori a esprimermi su
quanto dice il The Guardian, secon-
do cui Mussolini è un’icona pop in
Italia. Personalmente non lo credo
affatto. Che la gente, e i giovani
soprattutto, comprino i calendari
con la sua goffa immagine ficcata
dentro a un elmetto che lo schiaccia,
di profilo, o “lievitato” da terra nel
suo suggestivo saluto romano, non
significa granché. Mentre noi ammiriamo sempre le cose che gli stranieri fanno, essi, invece, trovano il neo
comunque a ogni nostra manifestazione. Mussolini è stato un protagonista della storia, anche se dal 1936,
proprio dal momento in cui era salito all’apice della sua parabola, Hitler
lo ha agganciato alla sua carretta di
morte, mettendolo in una condizione
di estremo disagio alternato a un non
meglio spiegabile entusiasmo d’una
vittoria finale. La cosa più vergognosa sono state le leggi della razza: la
sudditanza al nazismo è grave quanto la guerra stessa. Dunque, scegliere
un personaggio storico per farne una
curiosità esterna (c’è pure chi porta
ancora nella tasca la foto di Baffone,
e forse nemmeno è al corrente delle
rivelazioni di Kruscev!), non significa
eleggere un esempio da seguire.
Quanta gente va a visitare la “Tana
del lupo” del Fuhrer, e quanta la
tomba di Lenin, la casa natale del
Duce, per curiosità? Alcuni turisti
sono andati anche a vedere il luogo
in cui è stata uccisa Sara Scazzi, ma
non credo che ciò significhi l’elezione
d’un esempio da seguire. D’altronde,
come dice Dostoesvskij, la massa
vuole tre cose da chi la governa: l’autorità, il miracolo e il mistero, elementi che le democrazie non possono dare, perché le opposizioni (e la
libertà di critica) non lo permettono.
La dittatura elimina anche fisicamente (Stalin, Pol Pot, Mao, Gheddafi, i dittatori dell’America Latina
etc.) i suoi avversari, per cui l’autoritarismo viene propagandato quale
autorità e questa dà sicurezza a chi si
fa adescare (e sono i più); il miracolo
segue di conseguenza perché uno
solo comanda e uno solo dispone; il
mistero si confonde con il culto della
personalità (Hitler si dichiarava la
“voce clamante nel deserto” e “colui
che recava i mandati della provvidenza”, Mao, col suo libretto, faceva
“camminare i treni”, Stalin ha “alleggerito” il problema demografico). Ma
la pubblicità battente crea il mito, il
quale è difficile da distruggere, anche
perché - alla fine: e non mi si fraintenda - il tempo addolcisce i dolori e
spallidisce gli sbagli, per cui - se non
vengono fuori dei De Gasperi, degli
Adenauer, dei Roosevelt, dei Cavour
etc.- l’uomo qualunque stravolge le
proporzioni e rimpiange il passato.
Consiglio a tutti la lettura di
“Psicopatologia del potere politico”
del grande psichiatra Juan Antonio
Vallejo Nàgera e “Psicanalisi di
Hitler” di Langer. Ridimensionino il
fenomeno dell’icona pop di Mussolini gli stranieri: ora siamo in
democrazia. La democrazia sarà pure
una forma imperfetta di governo, ma
la dittatura è disumana e quando l’individuo non può esprimere il suo
pensiero, perché vive in un paese
dove tutti la pensano alla stessa
maniera (o la debbono pensare alla
stessa maniera), che senso ha la vita?
A. O.
20
LE CITTA’
Play Time
n. 3 - 16 Gennaio 2013
ARMANDO BENEDETTI
“Presto un mio libro sui papà separati. Io sono uno
di loro e dico: basta lasciare tutto in mano ai giudici
A perdere sono sempre i bambini”
di Carol Verde
A
rmando Benedetti è un giornalista romano. Dopo diversi anni
in Mediaset è stato accolto definitivamente in Sky, dove lavora ormai
da quasi dieci anni. Per amore quello verso le sue figlie - ha lasciato la Capitale e si è trasferito a
Milano: fa parte, infatti, di quella
schiera numerosissima di padri
separati che sono disposti a cambiar vita (e città) per seguire i propri figli. A marzo uscirà il suo
romanzo sull’argomento, che trae
spunto dalla sua vicenda.
Quali sono i problemi principali che ci si ritrova ad affrontare?
“Al primo posto ci sono sicuramente dalle difficoltà economiche.
Quasi sempre i giudici stabliscono
somme per il mantenimento dei
figli superiori alle reali possibilità
dell’obbligato, anche fino a metà
stipendio. Ma non solo. Talvolta le
madri lasciano che il nuovo compagno rivesta un ruolo del padre de
facto. Questo crea nei minori una
progressiva confusione, tale da portarli a avere rapporti inibiti e poco
naturali con il mondo degli adulti.
In ogni caso non bisogna mai generalizzare: io sto parlando di padri
che vogliono esserlo, non di delinquenti che mettono al mondo dei
figli e poi se ne fregano del loro futuro”.
Quanta tutela c’è da parte
della legislazione italiana?
“Il diritto della famiglia va riformato perché è palesemente iniquo e
non tutela i padri. La legislazione
italiana è lacunosa, ha creato dispa-
rità insostenibili e ha causato danni
ai bambini, quelli che andavano
tutelati per primi...”
Ci sono associazioni che, effettivamente, vi sostengono?
“Si, ce ne sono tante. Ti cito la
Gesef e Adiantum, ma basta fare
una breve ricerca per trovarne
tante altre, come “L’armata dei
Padri” e “Figli per sempre Onlus”.
A breve uscirà il tuo romanzo.
Cosa puoi anticiparci?
“Purtroppo non posso dirti qual è il
titolo del libro, perchè verrà registrato con un codice solo il mese
prossimo. In generale, comunque,
parlerà del ruolo delle madri nella
psicologia dei figli, nel loro destino.
Mi auguro che diverse persone si
ritrovino nelle vicende del protagonista, affinchè comprendano che le
lotte infinite non portano a nulla,
che il cosiddetto tribunalificio va
progressivamente combattuto, e
che chi davvero ci rimette nei contrasti sono i minori. Bisogna cercare di attraversare una propria evoluzione, fino ad arrivare a perdonare chi ci ha fatto del male. Ma è
anche un romanzo che denuncia
situazioni, squilibri giuridici che
vanno risolti. Spero che, nel suo
piccolo, sia utile per sensibilizzare
chi ha le leve del potere a fare davvero qualcosa: troppe lobbies professionali sfruttano il dolore delle
famiglie”.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Play Time
LE CITTA’
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mariangela melato
l’ultimo cambio scena di un’attrice immortale
A 71 anni la scomparsa a Roma della grande interprete del cinema e del teatro italiano,
la diva che tutti i più grandi attori del nostro Paese hanno voluto avere a fianco sul palcoscenico o sul set
Testi e foto di Marco Piraccini
siste qualcosa di immortale al
eriangela
mondo, l’Arte, e certamente MaMelato ne incarna lo spirito, le caratteristiche, l’unicità di
una dimensione destinata a
non scomparire ma, anzi, ad
influenzare il futuro grazie ai
segni indelebili lasciati nel
corso di una vita sul palcoscenico. Mariangela Melato ha rappresentato, nel
corso della sua ineguagliabile carriera, l’essenza stessa
del talento convogliando su
di sé le idee, le aspettative, le
contraddizioni e le speranze
di un intero Paese che, negli
anni, ha avuto la fortuna di
rispecchiarsi nei memorabili personaggi che solo
un’Artista che vive e rispetta
l’arte può essere in grado di
fare: alternando la comicità
al dramma, la spensieratezza alla riflessione, Mariangela Melato è stata, ed è,
dolce ma severa, spietata ma sottomessa, ironica ma riflessiva.
Non è un caso, dunque, se ogni nome scolpito nell’olimpo del cinema e del teatro ha voluto, preteso,
almeno una volta nella vita, di
poter lavorare Lei: “In genere riesco ad instaurare bei rapporti con
le persone con cui lavoro” ricordava Mariangela Melato pochi mesi
fa, ripercorrendo le tappe salienti
del so percorso artistico. “Non mi
viene in mente una persona che
abbia detestato anche perché se ci
fosse qualcosa che non ha funzionato non replicherei un altro film
o un’altra opera teatrale con lo
stesso regista: cerco di lavorare
con la stima verso chi lavora con
me perché ne ho bisogno, perché
mi consegno totalmente nelle
mani di un regista. Le mie esperienze lavorative sono infatti
quasi tutte ripetute: da Monicelli
a Vetri”. La forza di Mariangela
Melato è sempre stata nel suo
essere persona sopra e sotto un
palco, nel saper rispettare il lavo-
ro curando il talento messo a
disposizione del pubblico: lontana
dal grande schermo da diversi
anni, l’Attrice giustificava la sua
scelta come segno di rispetto
verso il tessuto sociale e culturale
attraverso il quale era cresciuta.
“È ovvio che per una persona che
può fare teatro ai massimi livelli, e
lo dico senza falsa modestia, è difficile accettare i ruoli che ora
come ora il cinema mi offre: qualche nonna, qualche zia, istitutrice
del protagonista in film che onestamente non ricordano neanche
lontanamente l’epoca del cinema
che ho vissuto. Sarei una cretina
se accettassi di farlo”, raccontava
l’artista a poche ore dal suo debutto teatrale con l’opera “Nora alla
prova”. In questi giorni, all’età di
71 anni, Mariangela Melato ci ha
salutati: tuttavia sono certo che
per lei si sia semplicemente chiuso un altro scenario. Noi tutti rimarremo qui, estasiati dal suo talento, arricchiti da quello che ci ha
regalato grazie alla passione,
pronti a respirare e coltivare l’immortale eredità lasciataci da chi di
Arte si è nutrito. Come ogni volta
che l’abbiamo ammirata a teatro o
a quel cinema che lei ha reso grande nel mondo.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Play Time
LE CITTA’
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NERINA E PANELA
Le maialine vietnamite che vivono a Trastevere
Hanno 5 e 2 anni e sono “residenti” in una casetta del popolare quartiere
del centro storico di Roma. La padroncina Ada racconta a Le Città
“Sono pulite, igieniche e mangiano vegetariano. Alla faccia dei soliti pregiudizi”
di Marco Montini
“V
ivo con mamma e nonna in un
appartamento a Trastevere.
Con noi ci sono Panela e Nerina,
due bellissime maialine che si sono
abituate subito allo spazio domestico”. Inizia così la chiacchierata con
la solare Ada, giovane padroncina
delle sue “bestioline casalinghe”.
Una storia di amore e complicità,
quella delle inquiline a quattrozampe, che mira a scardinare lo stereotipo del maialino quale animale
sudicio, sporco e mangione. Una
storia, quella di Panela e Nerina,
altrettanto tenera e commovente.
Pronta ad essere compresa solo da
chi ha cuore e cervello sgombri da
superficialità e luoghi comuni.
Ada, ci racconti qualcosa in
più di Nerina e Panela?
“Panela compirà cinque anni a febbraio e Nerina ha circa un anno e
mezzo. La grande l'abbiamo comprata in una fattoria, mentre la piccolina l'abbiamo trovata abbandonata a Roma Nord: una mia amica
infatti l'ha scovata casualmente nel
giardino di casa sua e sapendo di
Panela, mi ha chiamato chiedendomi se potevo prenderla. Altrimenti
sarebbe finita al mattatoio...”
E da lì è entrata a far parte
della tua famiglia.
“Assolutamente si. Quando nonna
l'ha vista si è praticamente innamorata”.
Vogliamo sfatare la diceria
che non si tratta di porcellini
d'India ma di maialini davvero in salute...
“Eh si sfatamiola! Si tratta di due
femminucce vietnamite, razza dalla
taglia media. Panela pesa sui 70
chilogrammi mentre Nerina ne
pesa una trentina”.
Torniamo un po’ indietro e
viaggiamo sulla strada dei
ricordi: ci racconti come è
nata l'idea di prendere in casa
Panela?
“La cosa è nata dal fatto che all'epoca mio padre stava poco bene e
abbiamo preso Panela per uno
scopo diciamo così terapeutico,
essendo un animale pulito, igienico
e con il pelo che non raccoglie lo
sporco. Lei era grande, anzi piccola,
come un iphone... ora misura oltre
un metro e venti. Si è ricavata subito un posto nel cuore di tutta la
famiglia. Vorrei comunque sottolineare che prima vivevamo in campagna, non è che siamo diventati
pazzi e abbiamo deciso di avere in
casa un maiale. Poi per vari motivi
ci siamo trasferiti e Panela è divenuta un “condomino” come noi in
quel di Roma”.
Le porcelline hanno avuto difficolta di adattamento?
“Panela sin da subito ha imparato a
fare i bisogni sul tappetino: questo
per iniziare ad abituarla. E poi non
ha avuto difficolta a ripetersi sulla
lettiera. È un animale casalingo
perchè si è abituato totalmente ai
ritmi della casa. Tuttavia è un po’
permaloso e a volte la fa fuori per
dispetto. Il maiale infatti è un po'
come noi, si sente come l'essere
umano, non si sottomette come il
cane, ha un rapporto più diretto
con l'uomo. Nel nostro caso Panela
si sente libera di aprire il frigo, di
salire sul divano (ride, ndr). Per noi
diventa difficile falle capire il ruolo
che poi realmente ha”.
E Nerina è come Panela? Che
rapporto hanno?
“No, lei è un po’ come un cane, un
po’ più rispettosa. Il loro rapporto
non è così facile. Bisticciano moltissimo, dunque cerchiamo di non
farle incrociare troppo spesso.
Nerina è sulla difensiva essendo
arrivata dopo in casa, mentre
Panela si è sentita screditata e invasa nelle attenzioni e negli spazi”.
Le altre persone cosa dicono
di Panela?
“C'è chi la adora e
chi la, odia. Lei è un
po' lo specchio delle persone. Ho notato che coloro che
sono interessate a lei, sono persone
estremamente belle nell'animo,
ecco. C'è chiaramente chi ci scherza
sopra dicendo “Quando è che metti
Panela e Nerina in forno” oppure
“Ce le mangiamo a Natale o a
Pasqua”, e ancora c'è chi si schifa
come se il maiale fosse un qualcosa
di inconcepibile e sporco”.
Questo luogo comune del
maiale animale sporco e
“poco” domestico ti infastidisce?
“Ecco hai detto bene: è un luogo
comune, una superficialità, un pregiudizio. Queste accezioni rappresentano uno dei rari motivi che mi
portano a rilasciare interviste. A
confermare, al contrario, che il
maiale è un animale molto pulito,
amante del bagno, che mangia
poco. Non a caso Panela ha una
dieta molto equilibrata mentre
Nerina ha bisogno di un supporto
calorico e proteico maggiore visto
che sta ancora crescendo. Tendenziamente mangiano verdure, finocchi bolliti, crusca e non è vero che si
abbuffano di tutto. Ah dimenticavo,
Nerina mangia il mandarino ma
sputa i semi”.
Altre curiosità sulle due
bestioline?
Sono entrambe due pigrone, dormono tanto. La piccola russa, la
grande no”.
Ultima domandina: le porti in
giro a prendere un po' d'aria?
“Certo, mettiamo loro la pettorina e
via in giro per il quartiere. Anche se
per fare 100 metri ci si mettono due
ore visto che la gente quando le
vede si ferma e mi comincia a chiedere di loro. Siamo andati una volta
al parco e si è fermata una volante
della Polizia, incuriosita da Panela
e Nerina. Subito dopo si è fermata
una altra volante pensando che
quella fosse ferma per qualche problema. Alla fine dei giochi ci siamo
ritrovati con quattro macchine
delle forze dell'ordine e con tutti gli
agenti che si sono fatti la foto di
gruppo con i due maialini. Una
scena fantastica”.
ci su
lta
Asco
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n. 3 - 16 Gennaio 2013
LE CITTA’
L’Italia e il fashion
spendaccione
di Valentina Carboni
l contintente europeo è attualIMade
mente in crisi ma il paese del
in Italy, dell’eleganza e
del buon gusto non può rinunciare assolutamente a vestire
alla moda e ad arredare le
case. Si perchè l'Italia risulta
essere, secondo l'ultima pubblicazione di Eurostat, il paese
europeo più spendaccione per
quanto riguarda abbigliamento, accessori, calzature e arredamento. È il paese che più di
tutti gli altri europei ha “investito” in vestiti e mobili, rispettivamente il 7,7% e il 7,1%
della loro spesa complessiva,
contro una media dell'Unione Europea del 5,3% e del 5,7%. Ma gli
italiani dopo aver speso tutto nel
mercato del fashion dovranno pur
contenersi in qualcosa, infatti per
risparmiare hanno scelto di ridurre
le cene nei ristoranti e a qualche
week end fuori porta. La spesa per
ristoranti e hotel, è pari al 9,8%,
anche se superiore alla media
dell'Unione Europea dell'8,5%. Ma
a godersi di più la vita, tra cibi,
bevande e soggiorni fuori casa sono
gli spagnoli, seguiti dai maltesi
(14,6%) e dai ciprioti (14,5%), poi
dagli irlandesi (13,5%), dagli au-
striaci (11,8%), dai portoghesi
(11,0%) e dai greci (10,1%). Ma
dove gli italiani hanno deciso di
tagliare completamente le loro
spese è purtroppo nella cultura e
nel tempo libero, dedicando a questo settore solo il 7,2% delle
loro uscite complessive, quindi meno
che per i vestiti, e
inferiori alla media
Ue, che è pari all'8,9%.
Qui a primeggiare sono
invece i paesi del Nord Europa, i finlandesi (11,5%), i danesi e gli svedesi (entrambi 11,1%),
senza contare i norvegesi che arrivano al 12,6%.
Link: valemood.blogspot.com
Armani Junior
apre nella Capitale
Anche i piccoli romani potranno verstirsi Armani.
Finalmente Re Giorgio ha
deciso di aprire un monomarca Junior anche a Roma. È
stato inaugurato il 10 ottobre
il primo store Armani Junior:
180 metri quadrati, in via
Frattina 34/A, che ospiteranno le collezioni baby, junior e
teenager in tre diversi spazi.
L’ambiente espositivo è stato progettato interamente da Giorgio Armani
ovviamente con l’aiuto di esperi
architetti e il tema principale scelto è: la natura. Infatti il
punto vendita è totalmente caratterizzato
da colori neutri e
mobilio minimal.
Un’apertura perfetta
per i clienti romani
che proprio in questo
periodo di saldi potranno approfittare per
vedere il nuovo store e acquiatare qualcosa a prezzi scontatissimi. Ma il grande stilista italiano non
si ferma qui, ha previsto infatti un
fitto programma di aperture Armani
Junior che è iniziato gia a metà set-
tembre 2011 con l’inaugurazione di
shop in shop a Taiwan e Manchester,
nonché di un monomarca in Kuwait.
Altri store sono seguiti in ottobre in
Armenia e in Cina, mentre shop in
shop hanno poi aperto a Londra, da
Harrods, Sydney, Chengdu, Qingdao
e Bangkok.
L'ultima inaugurazione italiana in
ordine di tempo è stata quella di
Firenze, lo scorso giugno. Con le trenta nuove aperture annunciate per
Armani Junior entro il 2012, il brand
arriverà ad avere centoventuno punti
vendita nel mondo (32 monomarca e
89 corner in “department store”). Nei
nuovi punti vendita è disponibile l’intera gamma di prodotti, che predilige
le fibre naturali per contribuire anche
alla salvaguardia dell’ambiente.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Sport
LE CITTA’
25
Calcio a 5. Sabato è stato un giorno pazzesco, un vortice di emozioni contrastanti
Cogianco Genzano, prima la sofferenza e poi la gioia
Arriva lo storico accesso alla Final Eight di Coppa Italia
I castellani pareggiano a Montesilvano e entrano nel desiderato “G8” del calcetto italiano
L
a Cogianco ha sancito quel suo
accesso alla Final Eight di Coppa
Italia guadagnato nell’arco di tutte
le prime 13 giornate, in un vortice
di emozioni contrastanti che più
d’una volta hanno fatto il giro tra
Montesilvano e Cercola, teatri delle
sfide dove si è decisa la rosa del
“G8” del futsal italiano, oltre al
campo del Venezia, su cui però la
Marca ha subito fatto capire di non
voler partecipare al gioco avvincente quanto rischioso dei calcoli, conducendo dall’inizio alla fine. Sabato
la Cogianco si presentava al PalaRoma con due risultati a disposizione ma intenzionata a non rischiare e cercare il bottino pieno, di
contro, il Montesilvano doveva vincere per entrare in Coppa dalla
porta principale. Un pareggio avrebbe qualificato entrambe solo se
il Napoli avesse perso con il Kaos.
La tensione al fischio d’inizio si
sente, le squadre si prendono le
misure, poi inizia la vera battaglia.
Il primo acuto dopo 4 minuti è
della Cogianco, Mauricio libera
Rescia che cerca l’angolo alla sinistra di Mammarella, ma il portiere
del Montesilvano para. I primi tentativi del Montesilvano vanno sul
fondo, finché Velazquez trova una
deviazione che però non inganna
Diogo. Poi si arriva al 15’ quando da
calcio piazzato Cuzzolino sfodera
una botta di sinistro che sibila sulle
teste della barriera e gonfia la rete:
Montesilvano sull’1-0, la Marca ha
già preso il largo a Venezia e il
Napoli conduce sul Kaos, così la
Cogianco è fuori. Si va al riposo e al
rientro la tensione è più fitta. Arrivano altre ammonizioni mentre a
tre e mezzo dal termine la Cogianco
raggiunge il quinto fallo ma nel
frattempo, il Montesilvano ha cercato di affondare il colpo, trovando
sulla sua strada un Diogo provvidenziale. Le notizie da Venezia e da
Cercola intanto si rincorrono, la
Marca chiude i giochi sul 5-0 e si
qualifica, mentre il Kaos, prima
sotto 3-1, ha trovato il pari, delineando una classifica che vede Monte-silvano e Napoli dentro, Co-
gianco fuori di un
punto con il Kaos
ancora lontano.
Così Musti si gioca
la carta del portiere di movimento a
poco più di 2
minuti dalla fine e
l’incombenza tocca
a Grana.
Nemmeno un giro
d’orologio, che tutto si capovolge: da
Cercola arriva la
notizia del vantaggio del Kaos e è
come un segnale, pochi secondi
dopo, Mammarella respinge corto
il tiro di Mauricio e Rescia segna il
tap-in, riportando dentro la Cogianco e al momento, lasciando
intatta la qualificazione anche del
Montesilvano, quando resta da giocare poco più d’un minuto. Per la
squadra di Ricci il tempo per riportarsi sopra sarebbe pochissimo, ma
di lì a poco arriva da Cercola l’aggiornamento più atteso: Kaos batte
Napoli 4-3 quando al PalaRoma
manca mezzo minuto e sia Cogianco che Montesilvano sono qualificate.
E proprio al suono della sirena, la
Cogianco festeggia, oltre che l’ennesimo ottimo risultato in casa di
una grande, un altro storico traguardo raggiunto. Al primo anno in
Serie A parteciperà alla sua prima
Final Eight di Coppa Italia del massimo campionato.
26
LE CITTA’
Sport
Serie A. Entusiamo alle stelle a Formello dopo la vittoria contro l'Atalanta
Lazio seconda, Petko prova a entrare nella storia
Giallorossi contro l'Inter per ritrovare Zemanlandia
A Trigoria si cerca la forma giusta. Totti e Osvaldo sono sempre più indispensabili
di Silvia Panizza
omenica ore 20.45 big match per
D
i giallorossi: Roma-Inter. Il gruppo di Zeman dovrà impegnarsi
parecchio per bissare il risultato
della gara di andata, quando superò
Stramaccioni per 3-1. La vittoria di
San Siro entusiasmò i tifosi, i quali
già vedevano quella famosa “Zemanlandia” di cui si parlava in estate, una
Roma che poteva battere chiunque,
dal gol semplice con un gioco divertente. Con i mesi le cose non sono
andate così, il sesto posto attuale la
dice lunga. La Roma continua a
alternare prestazioni entusiastiche a
altre poco edificanti, che palesano la
mancanza di un equilibrio. Riguardando Inter-Roma di pochi mesi fa
un dato è certo. Totti e Osvaldo
appaiono indispensabili in questa
squadra, il Capitano è il giocatore che
ha avuto più continuità da quando
c’è Zeman: attento, preciso, è lui la
fantasia e quel tocco in più. Capitolo
Osvaldo, non si sa bene se la Roma lo
rimpianga in queste ultime gare per
le sue capacità o per le scarse qualità
del suo sostituto Destro. Fatto sta
che tutti i tifosi romanisti si augura-
no di vedere entrambi in campo domenica per rosicchiare qualche
punto prezioso al gruppo di Moratti.
In casa Lazio l’entusiasmo è alle stelle: Petkovic ha eguagliato il record
proprio di Zeman, quando era nelle
fila biancocelesti nella stagione
1994/1995, di quattordici risultati
utili consecutivi tra campionato e
coppe. Quell’anno il boemo chiuse al
secondo posto in classifica e arrivò ai
quarti in Coppa Uefa. Il tecnico di
Sarajevo però afferma che lo scudetto “dipende solo dalla Juve”, ma continua a spronare i suoi, a studiare
migliorie per il gruppo. Petko entra
però di diritto nella storia biancoceleste, sperando di vedere ben presto
eguagliato anche il record di Rossi
(15 vittorie consecutive stagione
2006/2007) e, perché no, quello dei
24 risultati utili consecutivi di
Eriksson nell’anno dello scudetto.
Sognare non costa nulla, in attesa di
Palermo-Lazio prevista per sabato
alle ore 18, il tifoso biancoceleste può
continuare a godersi i 42 punti, a sole
3 lunghezze dalla Juve e a +10 sui
giallorossi.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Coppa Italia
Fiorentina-Roma, la sfida
delle polemiche
Dopo le polemiche questa sera al
Franchi di Firenze si disputerà la
gara valevole per l’accesso alle
semifinali di Coppa Italia tra
Fiorentina e Roma. Polemiche che
hanno portato la Roma a fare tutti
i ricorsi possibili, ma la Corte Federale ha ritenuto tale ricorso
improponibile per varie motivazioni. Il regolamento parlava chiaro,
in caso di contemporaneità di
quarti avrebbe giocato in casa chi
era la testa di serie, in questo caso
la Lazio, anche se in realtà per i
diritti televisivi questa contemporaneità non esiste. Fatto sta che la
Roma dovrà giocare fuori casa
questi quarti, sicuramente con
ancora più voglia di vincere e più
determinazione a battere l’ex
Montella (il quale ha anche polemizzato sulla vicenda, affermando
che la Roma ha fatto ricorso solo
per acquisire un po’ di visibilità).
Ad arbitrare sarà Rizzoli, in campo
ci si aspetta di vedere schierata da
Zeman una delle formazioni migliori, ma forse senza Totti né
Osvaldo. Potrebbe essere l’occasione giusta per Destro.
Si.Pa.
n. 3 - 16 Gennaio 2013
LE CITTA’
Sport
27
S.S. Lazio. Intervista esclusiva all'architetto di fede biancoazzurra
ALFONSO MERCURIO
E' l'ideatore del progetto dello Stadio delle Aquile
“L’impianto sorgerà sulla Tiberina e avrà un costo di 250 mln di euro.
“Siamo molto più avanti dei Cugini...”. La prima ipotesi di Valmontone?
“Una provocazione mediatica, un modo per creare interesse intorno ai biancocelesti”
di Luca Priori
proprio vero, chi non muore si
Èanche
rivede. Questo detto sembra valere
per l’annosa questione riguar-
dante gli stadi di proprietà delle squadre di calcio. A ravvivare un tema che
sembrava non essere più d’attualità,
ci ha pensato James Pallota affermando che la sua Roma avrà uno stadio e per l’appunto nella zona di Tor
di Valle. Le dichiarazioni del numero
uno giallorosso hanno dato vita ad un
“tam tam” mediatico a cui ha preso
parte anche il presidente dell’altra
squadra romana, la Lazio. Lotito dal
canto suo ha tuonato durante la festa
per i 113 anni laziali: “Alla famiglia
laziale manca una casa dove poter
ospitare i suoi 10mila atleti.” Le Città,
con l’intenzione di indagare da vicino
riguardo a questa spinosa questione,
è andata ad intervistare l’ideatore del
progetto dello “Stadio delle Aquile”,
l’architetto Alfonso Mercurio.
Quali le origini e gli sviluppi di
questo progetto?
“Premetto innanzitutto che sono di
fede laziale. Noi abbiamo iniziato
questo progetto quando la Lazio
stava fallendo intorno al 2002, prima
che venisse Lotito. Inizialmente ci fu
l’allora sindaco di Valmontone, Miele, che offrì un terreno dove far sorgere lo stadio della Lazio, così iniziammo il progetto, era anche un modo
per creare interesse intorno alla squadra in modo tale da attirare investitori per far risollevare la Lazio salvandola dal fallimento. In seguito venne
Lotito che cavalcò questo progetto.
Chiaramente lo stadio non sarebbe
mai sorto a Valmontone, l’ipotesi di
farlo sorgere in quel posto era più una
provocazione mediatica e inoltre
sarebbe stata una diminutio capitis
con i cugini della Roma. In questo
modo Lotito optò immediatamente
per terreni di proprietà della sua
famiglia sulla Tiberina. Il terreno di
cui stiamo parlando è vasto 500 ettari, in parte è limitrofo e confinante
con l’autostrada e con la ferrovia ad
alta velocità, Roma-Firenze. È una
zona toccata anche dal fiume Tevere e
per questo motivo c’è una diatriba sul
fatto che è una zona soggetta ad esondazioni. In ogni caso a questo problema si possono trovare delle soluzioni.
Ci tengo a precisare che la zona dello
stadio non si troverebbe nella fascia a
rischio esondazioni. Lo stadio che
avevamo progettato a Valmontone
era un modello che in seguito abbiamo ingrandito in maniera sostanziale
fino a farlo diventare di 55mila posti quando in partenza era di circa
30mila. Il progetto che noi avevamo
realizzato non è costituito semplicemente da uno stadio su cui si giocano
partite di calcio una volta ogni quindici giorni, è piuttosto un progetto di
un impianto sportivo costituito da
piscine, ristoranti, negozi e un albergo utilizzabili 365 giorni l’anno.
Lotito vorrebbe fare anche un’operazione immobiliare, nella parte alta,
quella collinare. Noi a suo tempo
abbiamo fatto un’ipotesi preliminare
per questo ulteriore progetto. Personalmente ritengo poco saggia a
livello urbanistico un’operazione
immobiliare così cospicua da affiancare contemporaneamente ai lavori
per gli impianti sportivi. Quella della
Tiberina è una zona che ha numerosi
vantaggi a livello logistico: ha l’autostrada, ha la ferrovia con binari utilizzabili anche per un’eventuale passaggio della metropolitana e ha la possibilità da Castel Giubileo di un Tevere
navigabile. Quest’ultimo particolare
renderebbe ancor più affascinante e
divertente l’arrivo allo stadio attraverso delle piccole navi mediante un
porticciolo. Questo progetto è stato
presentato ai tempi di Veltroni sindaco di Roma, il progetto poi non è
andato avanti per gli intoppi burocratici”.
La famosa legge sugli stadi che avrebbe permesso la risoluzione di questi
intoppi burocratici è stata definitivamente bocciata in Parlamento e etichettata da alcuni parlamentari come
una manovra che avrebbe favorito le
speculazioni edilizie…
“Non sono d’accordo con questa definizione. L’Italia è in una crisi che a
tratti appare irreversibile, il calcio è
rimasta una delle attività che fa circolare denaro e la costruzione di impianti sportivi di proprietà sarebbe
anche un grosso incentivo all’economia. E’ chiaro le procedure devono
essere eseguite correttamente, se si
consentisse una cementificazione
indiscriminata un’eventuale legge
sugli stadi diverrebbe un fattore
negativo”.
Dando una sguardo da Nord a
Sud vediamo che ciò che qui
appare irrealizzabile, a Torino
è stato realizzato, stiamo parlando dello Juventus Stadium.
Com’è possibile?
“Non lo so, tuttavia ho una mia personale opinione. Ritengo sia un fatto
puramente economico. La Juventus
ha avuto la capacità economica necessaria per attuare un simile progetto. Presumo che il motivo sia questo
anche perché una volta superati gli
ostacoli urbanistici, chiunque può
costruire uno stadio, purché abbia la
capacità economica di farlo”.
La Roma è più avanti nella faccenda stadio?
“Sicuramente c’è un processo mediatico attorno alla faccenda Roma-stadio e
sappiamo che la Roma a livello mediatico è più forte della Lazio. In ogni caso
non penso che la Roma sia così avanti
nei lavori per l’esecuzione dello stadio
anzi ritengo che noi con gli studi che
abbiamo portato avanti negli anni
siamo molto più avanti di loro”.
Un progetto di questo tipo che
sforzo economico richiede?
“La costruzione dello stadio di per sé
si aggira intorno ai 230, 250 milioni
di euro”.
La particolarità dello “Stadio
delle Aquile”?
“Non è il solito stadio a forma di
canotto. Ormai tutti gli architetti tendono a copiare l’Allianz Arena di
Monaco di Baviera”.
Lei ha uffici in tutto il mondo:
Tripoli, Singapore… Nessun’altra squadra all’estero le ha chiesto questo progetto che in Italia
non riesce a decollare?
“Mi è stato richiesto nei Paesi arabi.
E’ chiaro, ho partorito questo progetto per la Lazio e prima di venderlo ad
Abu Dhabi o in Cina vorrei vederlo
attuato per la squadra per cui è nato”.
A.S. Roma. I lavori per lo stadio dureranno 24 mesi. L'annuncio è di Alemanno
La casa sportiva dei giallorossi sorgerà a Tor di Valle
Sarà costruita su un terreno del costruttore Parnasi
Dopo queste festività natalizie possiamo dirlo tranquillamente, il regalo più
bello l’hanno ricevuto i tifosi della Roma. Alla fine dell’anno 2012 è stato
annunciato infatti che la squadra giallorossa avrà a sua disposizione uno
stadio di proprietà. La “location” della nuova costruzione è stata annunciata dal primo cittadino romano, Gianni Alemanno, che ha confessato come
la Roma avrà la propria casa a Tor di Valle su un terreno del costruttore
Luca Parnasi che con la sua impresa sarà anche responsabile della costruzione del nuovo impianto. Ora l’augurio di tutti è che dal nuovo stadio
nascano incentivi a favore di un’economia, quella italiana a livello macroscopico, quella romana spostandoci nel micro, in grave difficoltà.
Innanzitutto in 24 mesi soltanto per la costruzione del nuovo stadio, saranno impiegate oltre mille unità lavorative che andranno quindi a dar vita a
“importanti risvolti professionali”, ha confessato Parnasi.
Lu. Pri.
28
n. 3 - 16 Gennaio 2013
LE CITTA’
L’agenda
Festival delle scienze
all'Auditorium
La felicità è il tema dell’ottava edizione del Festival delle scienze, in
programma dal 17 al 20 gennaio
all’Auditorium Parco della Musica
di Roma. La ricerca della felicità è
un viaggio misterioso attraverso
neuroscienze, psicologia, religione,
antropologia, sociologia. Esiste una
formula della felicità? Cercheranno
di dare risposta i tanti ospiti. Il festival propone eventi ogni giorno:
incontri, dibattiti, caffè scientifici,
eventi per le scuole, mostre, spettacoli con i grandi nomi della ricerca
scientifica. Ma anche con filosofi,
storici, scrittori, esperti, che indagheranno il significato della più
urgente domanda personale che
ogni essere umano deve affrontare.
Quali i comportamenti che portano
alla felicità? Quali le sue basi nel cervello? Come varia attraverso le culture? Esiste per gli animali? Ad
inaugurare il Festival giovedì 17 alle
18 in sala Petrassi saranno Mark
Williamson, direttore di Action for
Happiness, e Sonam Phuntsho del
Centre for Bhutan Studies.
IL DUALISMO CORPO E ANIMA DI RENATO COSTRINI
Un farmaceutico romano che da
40 anni è anche un grande artista:
Renato Costrini. Si dedica con
molta attenzione al disegno e alla
pittura dal vero... Le sue opere
nascono da un largo studio sui
classici italiani e francesi come i
macchiaioli e gli impressionisti da
cui prende tutta la sua ipirazione.
Dagli anni Novanta non si è più
fermato, ha partecipato a numerevoli mostre e concorsi d’arte
di tutta Italia, ma soprattuto a
Roma, la sua tanto amata città.
Infatti lo ritroviamo fino al 19
gennaio all’Artespazio la Vaccarella di Roma con una mostra
personale che si intitola: Black
and Whyte. Dove continua il
suo viaggio di esplorazione e
ricostruzione della realtà, abbandonando la natura morta e
avvicindosi “al corpo”, tema
centrale dell’esposizione.
Argomento che purtroppo nell'arte contemporanea, è ben
poco trattato ma Renato vuole
distinguersi avvicinandosi ai
duelli al doppio Corpo e Anima,
metafora di nascita e morte, di
creazione e di distruzione, dell'equilibrio tra microcosmo e macrocosmo e il caos nascosto dentro
di noi. Dualità che Renato in questa mostra esprime con i colori
primigeni come il bianco e il nero,
la luce e l’ombra...
La sfida del Frascati Docg
“Presentazione Frascati Docg, una
nuova sfida per il territorio laziale”.
Questo il titolo dell'interessante
appuntamento, che si svolgerà il 20
gennaio 2013, dalle 18 alle 22 presso il Casale dei Pini via Tuscolana
1633. L'incontro, atteso nel comprensorio castellano, vedrà tanti
ospiti e personaggi di settore:
Dario Cappello, presidente della
associazione “Castelli e Torri
Romane”, che darà il saluto di ben
venuto; Erder Mazzocchi, presidente Arsial), che esporrà la
Presentazione dell’Arsial; Fulvio
Comandini, delegato Onav Colli
Romani che spiegherà “le caratteristiche che rendono i Castelli
Romani un territorio ad alta vocazione vitivinicola”; Mauro De Angelis, presidente del Consorzio
Tutela Frascati), che tratterà del
Docg, le prospettive e le speranze.
Moderatore dell'incontro sarà Claudio Cerroni, giornalista e segretario associazione “Castelli e Torri
Romane”. Per l'occasione andrà in
scena Degustazione e buffet ore
20/22nonché una degustazione di
vini del Consorzio e cena a buffet.
Ingresso libero.
Comuni da scoprire: Frascati
Frascati è un comune italiano di
21.285 abitanti della provincia di
Roma e è situato nella piacevole
area dei Castelli Romani. I ritrovamenti archeologici più significativi
risalgono all'epoca romana e appartengono alla villa patrizia di
Lucullo (117 a.C.-57 a.C.) e poi alla
dinastia imperiale dei Flavi (69
d.C. - 96 d.C.). Il nome della città
secondo la tradizione è legato alla
freschezza delle sue acque.
Secondo un’altra ipotesi il nome
deriva da frasca o da frascata, che
si riferisce o al diritto per gli abitanti di tagliare la legna nei boschi
circostanti utilizzando le “frasche”
come legname o dall'utilizzo delle
stesse per costruire ripari di fortu-
na dopo la distruzione di Tuscolo.
Frascati è famosa per le ville tuscolane, costruite dalla nobiltà papale
fin dal XVI secolo, esse erano uno
“status symbol” dell'aristocrazia
romana ed erano destinate ad attività di rappresentanza e al soggiorno estivo della corte pontificia. Le
ville tuscolane, da iniziali “case di
campagna”, circondate da terre
coltivate e da boschi, divennero
veri e propri palazzi signorili, i
castelli, frutto dell'impegno dei più
valenti architetti ed artisti dei secoli XVI e XVII. Esse si legano all'impostazione della villa romana
d'epoca imperiale come luogo di
ritrovo e meditazione, con l'utilizzo
del “ninfeo” come apparato deco-
rativo dell'assetto del
giardino del castello.
L'intuizione che l'acqua poteva essere
fonte di divertimento, unita alla scultura
ed alla scenografia
architettonica, propose nuovi atteggiamenti e tendenze stilistiche realizzate attraverso svariate tipologie costruttive.
La scuola classicista, cortonesca e
barocca, sia in pittura che in scultura, ebbero nelle Ville Tuscolane il
luogo per la loro espressione sia
all'interno del palazzo-castello che
all'esterno, nel circostante giar-
dino. Attualmente le ville sono in
buone condizioni strutturali, pur
avendo in molti casi subito danni
durante la seconda guerra mondiale.
Daniela Mei
n. 3 - 16 Gennaio 2013
nti
e
Agenda Ev
LE CITTA’
29
Vita sul pianeta con Lilies on Mars
Un pezzo di Caravaggio illumina Frascati
Esiste la vita sul pianeta Marte? Forse sì forse no. Chi lo sa. Ancora non
è dato sapere quasi nulla della risposta nonostante l’avanzamento continuo della scienza, ma intanto qui sulla Terra c’è
chi, in carne e ossa, del pianeta rosso ne ha preso il
nome e forse anche le atmosfere e le influenze del
cosiddetto Terzo Tipo. Le
protagoniste in questione
sono le Lilies on Mars, un
gruppo che sembra arrivare direttamente dallo spazio, presentandosi al primo
ascolto molto più che alternativo e indipendente. In
realtà non si tratta di una band formata dai canonici quattro elementi,
ma si tratta di un duo italo-americano, tutto in rosa, composto da Lisa
Masia e Marina Cristofalo che, unendosi cinque anni fa, hanno dato
vita a questo progetto altamente sperimentale, sicuramente fuori dai
consueti binari indie rock fatto di insistenti schitarrate e ritmi veloci.
La musica delle Lilies on Mars è una creazione di atmosfere surreali, a
volte aliene per l’appunto e a volte soffici, calde e armoniose. Non a
caso sono state scoperte da un’artista abbastanza quotato, un certo
Franco Battiato. Non è un azzardo, inoltre, poter dire che nelle composizioni delle Lilies on Mars sembrino echeggiare le melodie dei
Radiohead, i migliori Thom Yorke & Co., quelli di Ok Computer del
1997 per intenderci. Le premesse per un interessantissimo live ci sono
tutte. Per averne la conferma basta andare, nella serata di sabato 19
gennaio, all’Angelo Mai di via delle Terme di Caracalla nel cuore della
Capitale.
Jacopo Paoletti
Un Caravaggio a Frascati. E’ arrivato nei giorni scorsi e sarà esposto
fino al 3 marzo prossimo il “San Giovanni Battista” di Michelangelo
Merisi, realizzato
nel 1606 dal famosissimo artista lombardo. Un tocco di
magia per il genio
del chiaro-scuro e
del realismo secentesco: un’opera che
dà enorme lustro
ad una mostra, “About Caravaggio”, di
già grande fascino.
Ad ospitare l’ennesimo grande momento di arte è quella che rappresenta da anni una delle più suggestive location espositive dei Castelli
romani, il museo delle Scuderie Aldobrandini. Venticinque artisti contemporanei - pittura, fotografia, scultura ma anche architettura e arte
a 360° - riuniti insieme proprio sotto le insegne della reinterpretazione dei temi cari al Caravaggio. Innegabilmente una mostra di forte
impatto. “Un momento di eccezionale importanza - dice il sindaco
Stefano Di Tommaso - che al di là della straordinarietà dell’opera in
mostra, per la quale ringraziamo la Galleria Corsini di Roma, conferma l’altissimo livello di collaborazioni, sinergie e relazioni tra Frascati
e le più alte istituzioni artistiche a livello nazionale ed internazionale”.
“Ospitare un’opera del Merisi è per Frascati un sicuro titolo di vanto e
denota come la nostra città goda della considerazione di quelle importanti istituzioni nazionali che hanno contribuito all’allestimento dell’intera mostra”, aggiunge l’assessore Gianpaolo Senzacqua. Presso il
“Frascati Point”, inoltre, uno spazio ludico per i piccoli con ricostruite
le atmosfere dell’atellier del Caravaggio.
Marco Caroni
Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale Redazionale
Villa Stuart: Servizio di Chirurgia Refrattiva
ADDIO AD OCCHIALI E LENTI A CONTATTO
La chirurgia refrattiva offre una soluzione alternativa all’uso di occhiali e lenti a contatto.
Correggere ed eliminare vizi refrattivi come miopia, astigmatismo ed ipermetropia
di Paolo Brandimarte
Milioni di interventi di chirurgia refrattiva eseguiti in tutto il
mondo. Un dato che certifica la
bontà della ricerca ed insieme,
la fiducia che i pazienti nutrono
per i moderni sistemi adoperati
in seno all’oftalmologia.
Il trattamento, per una cospicua parte dei pazienti, ha ripristinato la visione naturale mentre per altri, notevoli migliorie.
Eliminare la dipendenza da
occhiali e lenti a contatto, rivalutare l’aspetto estetico e la fiducia in se stessi: la chirurgia
refrattiva con laser ad eccimeri,
permette di contrastare e ridurre patologie come miopia, astigmatismo ed ipermetropia.
L’utilizzo di una serie di impulsi
laser consente di asportare il tessuto corneale, rimodellandone
la superficie.
Affidabilità, sicurezza e precisione. Le tecnologie più recenti
sono in grado di controllare
anche i movimenti minimi eseguiti dall’occhio, mediante un
dispositivo all’infrarosso: il trattamento laser è indolore.
In ambito diagnostico è possibile
eseguire diversi esami quali misu-
ra della refrazione, dello spessore
corneale e del diametro pupillare,
analisi della superficie corneale,
della pressione oculare ed esame
della funzionalità lacrimare.
Il trattamento chirurgico, invece, è particolarmente indicato
nei casi di sbilanciamento tra un
occhio e l’altro ed intolleranza
alle lenti a contatto. In genere,
l’intervento è definitivo, anche
se, può rendersi necessario un
ulteriore trattamento di minore
entità, per eventuali residui
refrattivi. Chirurgia refrattiva,
da oggi l’occhio ha un nuovo
alleato.
Casa di Cura Villa Stuart
Via Trionfale, 5952 – 00136 Roma
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LE CITTA’
La stilista
di tutte le spose
di Maria Celli
(ha collaborato Simone Bocci)
ono lieta di poter ancora una
S
volta confermare che a metà
gennaio, precisamente nei giorni
che stanno arrivando, dal 17 al 21,
si terrà la venticinquesima fiera
“Roma Sposa” a Parco Leonardo,
zona Fiumicino. Questa tradizione, se così vogliamo chiamarla,
nacque nel 1989 e vide allora solo
pochi stilisti, tra i quali chi scrive,
ad essere tra i primi a fondare e a
rappresentare ovviamente. Tutto
si creò per poter mostrare a tutta
Italia come al mondo intero, affac-
n. 3 - 16 Gennaio 2013
Arriva Roma Sposa, l’evento che ha reso
l’Urbe capitale dei matrimoni
ciato su Roma, uno degli aspetti
più affascinanti della moda capitolina. E così, nonostante gli anni
siano passati, sono di nuovo qui,
con grande orgoglio, a comunicare
l’evento che si terrà a breve. La
fiera ha come scopo la presentazione di quelli che diverranno poi
gli abiti dei sogni di ogni coppia di
sposi, soprattutto di quelli che
desiderano più di qualsiasi altra
cosa che il giorno più speciale
della loro vita risulti davvero straordinario. Una grande esposizione
di capi, suddivisi in decine di linee
pregiate ed eleganti, saranno a
disposizione degli occhi di chiunque voglia venire a trovarci, e sicuramente nessuno rimarrà deluso.
Mi piace vantare che lo spazio del
mio stand è da anni il più grande,
di tutti gli altri, e questo non lo
dico per megalomania, ma lo dico
per certificare la scelta sempre
ampia e sicura che riesco a garantire ai miei clienti. Detto ciò, invito voi, giovani coppie di sposini, a
fare visita al nostro stand alla fiera
“Roma Sposa”. Non serve cercare
l’abito dei vostri sogni: io l’ho già
realizzato, e aspetta solo voi per
essere utilizzato.
La stilista Maria Celli
Riceviamo e pubblichiamo
Fuga di cervelli: coazione a ripetere?
di Giovanni italiano
relativamente recente la definiÈinnovatore”
zione di “paese moderatamente
attribuita, in maniera
perlomeno eufemistica, all’Italia
dall’attuale Commissario Europeo
alla Ricerca ed alla Innovazione:
Máire Geoghegan-Quinn.
Tale considerazione si basa su un
dato puntuale, spietatamente esaustivo ed inopinabile: occupiamo
il sedicesimo posto (in compagnia
di Grecia, Polonia e Portogallo) di
una classifica che annovera
tutti i paesi della Ue, graduandoli
per la mole di investimenti in
Ricerca e Sviluppo, sulla scorta di
vari indicatori, quali, ad esempio, il
numero brevetti, le pubblicazioni di
rilevanza internazionale...
L’Italia devolve alla innovazione
solo un misero 1,3% del suo prodotto interno lordo, aliquota
troppo distante dall’obiettivo “3%
del Pil negli investimenti in ricerca”, già raggiunto dalla solita
“elite virtuosa”, composta da Danimarca, Germania e Finlandia, e
sancito nel piano strategico
“Europa 2020” sottoscritto da tutti
gli stati membri.
Partendo da questa semplice analisi, è immediato comprendere quale
sia (e continuerà ad essere)
l’impatto del nostro ennesimo ritardo nell’attività scientifica, che
dovrebbe caratterizzarci.
E’ una storia che si ripete, ribadendosi, inesorabilmente: disponiamo,
ceteris paribus, di uno
sterminato potenziale, e lasciamo
che siano “terzi” a sfruttarlo per
renderlo effettivo.
“Vantiamo” un passato gremito di
menti eccelse costrette a recarsi
altrove, per i più svariati motivi
- talvolta razziali, sovente “politichesi, al fine di materiare il loro
desidero di pensatori dediti allo
sviluppo dell’umanità; Rita Levi
Montalcini, Renato Dulbecco, Salvatore Lauria, Enrico Fermi,
Giuseppe Levi, Carlo Rubbia, Federico Faggin, sono solo alcuni, più
o meno celebri, scienziati
appartenenti alla cerchia degli
“schiaffeggiati dal modo di vedere e
gestire la ricerca in Italia”,
gruppo alquanto nutrito e destinato
ad accrescersi ed espandersi, perchè da noi la ricerca si tratta
alla nostra maniera: si prende a ceffoni; e allora ci consoleremo con
una sempre più folta collezione
di nomi di personaggi, di ricercatori che avranno lavorato, magari con
l’Italia, ma lontano dall’Italia
medesima.
Stiamo, seppure in maniera inconscia, veementemente alimentando
un “senno del poi nazionale”.