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febbraio 09 / no. 08
Press
Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane Spa” - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, DCB Milano
Professione Economica e Sistema Sociale
Un ponte
contro la crisi
Faissola: più credito
e meno performance
per le banche
Tantazzi: liquidità
assicurata
nonostante la crisi
Rio de Janeiro,
il Carnevale
abita qui...
Press
Sommario/febbraio 09
DAL PARLAMENTO
29 Focus legislativo
EDITORIALE
3
Maria Luisa Campise
ORDINI
TERRITORIALI
30 Grosseto
PEOPLE
4
6
Corrado Faissola
Angelo Tantazzi
LA PAROLA A...
La professione economica in Olanda
- Pag. 36
34 Paolo Salvadori
L’INTERVENTO
INTERNAZIONALE
“Meno performance e più credito
per le banche italiane”
- Pag. 4
10 Francesco Distefano
12 Marcello Danisi
14 Francesco M. Renne
L’OPINIONE
36 Olanda
So(p)PRESSato
39 Marcello Febert
16 Amedeo Sacrestano
18 Alessandro La Porta
VIAGGI
FUORI CAMPO
40 Rio de Janeiro
20 Giannetti
“Liquidità assicurata al sistema
finanziario nonostante la cristi”
- Pag. 6
TEMPO LIBERO
CNDCEC REPORT
45 I musei della scienza
22 L’attività
di gennaio
LETTI PER VOI
ISTITUTO
DI RICERCA
26 Il nuovo project
financing
47 Professione
e tempo libero
Rio de Janeiro, il Carnevale abita
qui...
- Pag. 40
Editoriale
Etica per la fiducia
e Fiducia nell’etica
Per migliorare le relazioni economiche e sociali
Maria Luisa Campise
Direttore Press
correndo le interviste e gli
interventi nelle pagine di
questo numero di Press,
dedicato al tema del ruolo
del sistema finanziario nell’ottica del
sostegno e dello sviluppo
dell’economia, il concetto che viene
più insistentemente richiamato è
quello della fiducia.
Tra banche, risparmiatori e imprese
deve esserci fiducia.
Per uscire dalla crisi, bisogna avere
fiducia.
È tutto vero, anzi verissimo.
Non si tratta di un vuoto ritornello,
ma dell’irrinunciabile ed
imprescindibile punto di partenza, in
mancanza del quale non può esservi
un punto di arrivo.
I rapporti che vengono instaurati
senza un clima di reciproca fiducia
sono rapporti a perdere, o quanto
meno rapporti destinati a produrre
benefici assai inferiori di quelli che
avrebbero potuto sprigionare ove non
fossero stati accompagnati dal
fardello di una reciproca diffidenza
che rende tutto più complicato e
difficile da raggiungere.
Nelle fasi in cui il ciclo economico è
positivo, il grado di fiducia che
caratterizza le relazioni sociali ed
economiche di un Paese è l’additivo
segreto che può consentire di
crescere più della media degli altri
Paesi.
È dunque qualcosa di importante per
fare meglio di quanto altrimenti non si
riuscirebbe a fare.
Tuttavia è nelle fasi in cui il ciclo
S
economico è fortemente negativo,
come la fase che stiamo purtroppo
attraversando ora, che la fiducia
assurge ad elemento irrinunciabile.
In questo contesto, infatti, il grado di
fiducia che caratterizza le relazioni
economiche e sociali di un Paese
diviene infatti non il “mero” volano
per sfruttare al meglio (e meglio di
altri) le opportunità di crescita, bensì
l’unica possibilità per garantirsi la
sopravvivenza oltre la crisi e, quindi, il
suo superamento.
La fiducia, però, va meritata.
Quello che è emerso in quest’ultimo
anno ha fatto chiaramente percepire
come, soprattutto nel mondo dell’alta
finanza, si è perso di vista il senso
delle cose.
Non avere oggi fiducia nel sistema
bancario non vuol dire essere
forzatamente e strumentalmente
negativi.
Vuol dire semplicemente prendere
atto che c’è qualcosa che non
funziona e che deve essere cambiato,
nelle norme che regolamentano il
settore e, prima ancora, nella
mentalità delle persone che lo
governano e lo compongono.
Perché i settori economici, così come
le Istituzioni, non sono fatte di
statistiche e di palazzi, bensì di
persone, con le loro intelligenze, le
loro pulsioni emotive, le loro
aspirazioni ed il loro senso etico.
Etica.
Questa è la seconda parola che deve
essere recuperata e massa al centro
del dibattito nel mondo finanziario,
assieme a quella della fiducia.
Hai tutto il diritto di ricordarmi che
senza fiducia reciproca non andremo
da nessuna parte, ma hai anche il
dovere di dimostrarmi che, al centro
delle tue scelte future, intendi porre
l’etica dei comportamenti, piuttosto
che la performance degli indici
borsistico.
Etica e fiducia.
Due facce di una stessa medaglia,
senza rovesci.
Due stati dell’animo che si alimentano
l’uno dell’altro e l’uno con l’altro si
rafforzano.
Chi meglio di noi, per eccellenza
professionisti del settore economico,
può trasmettere e comunicare questi
valori, svolgendo in tal senso il ruolo
di vero e proprio collante sociale tra
le diverse componenti del Paese?
Chi meglio di coloro che fondano la
propria attività ed il proprio impegno
quotidiano sul mandato fiduciario che
sanno guadagnarsi giorno per giorno,
esercitandolo nel rispetto di principi
deontologici autoimposti, nel nome
dell’etica professionale?
Non è la rivendicazione di un ruolo.
È l’enunciazione di una precisa
responsabilità a cui non possiamo
sottrarci.
Faissola: più credito
e meno performance
per le banche italiane
“La priorità attuale è recuperare la fiducia - dice a Press il
Presidente dell’Abi - il mondo bancario deve rivedere tutto
ciò che ha finora costruito col sistema produttivo”
di Maria Luisa Campise
In un momento di recessione dell’economia reale come
quello che stiamo attraversando, come scongiurare i rischi
di una contrazione sistemica del credito?
Le banche, nonostante siano gravate dalla crisi, continuano a
sostenere l’economia. Il Governo si sta muovendo con
interventi concreti e mirati; credo sia necessario proseguire
dando un’attenzione particolare alla pressione fiscale sul
sistema bancario. Ci aspettano comunque tempi difficili: i dati
Abi sulle prospettive economiche dimostrano che gli utili sono
in calo, di circa il 30% nel 2008, del 16% nell’anno in corso. Da
parte nostra si dovrà agire valutando caso per caso le richieste
di finanziamento, e con massima attenzione ai rischi e alle
potenzialità. Alle imprese in difficoltà, in grado però di
superare la crisi, non faremo di certo mancare il sostegno.
Qual è la valutazione sull’effetto di prociclicità dei modelli di
rating di Basilea2 preposti alla valutazione delle decisioni
di erogazione del credito?
Qualunque sistema di adeguatezza patrimoniale, sia fondato o
meno sui rating delle banche, è per sua natura prociclico. La
People
politica di credito del sistema bancario è quindi destinata ad
assecondare i cicli economici, ossia ad allargare gli impieghi
nei periodi di crescita nei quali il rischio di mercato e quello di
credito sono abbastanza controllabili; mentre è portata a
contrarre gli stessi in periodi di crisi per assolvere ai requisiti
patrimoniali. Se i rischi di mercato e di credito aumentano a
dismisura, le stesse banche sono infatti obbligate a rivedere al
ribasso i rating assegnati, con conseguente aumento del costo
del denaro e maggiore accantonamento di capitale. Uno dei
punti di forza delle banche italiane è l’aver perseguito una
politica di maggiore robustezza patrimoniale ed evitato così
strette creditizie. Oggi più che mai, è comunque importante che
i nostri istituti affianchino alla valutazione, sulla base dei rating
di Basilea2, quella che deriva della conoscenza diretta del
cliente. Le nostre banche hanno una presenza così capillare e
un rapporto con il territorio così forte che faranno il possibile
per garantire il credito alle aziende, consapevoli del fatto che
il sostegno alle piccole e medie imprese è fondamentale per la
tenuta del sistema produttivo italiano. Ricordiamoci però che
se il sistema bancario italiano ha potuto assorbire meglio i colpi
della crisi è grazie a comportamenti di grande prudenza
rispetto a quelli adottati nel resto del mondo.
Il passaggio d’anno è stato segnato da tagli di personale,
sospensione del piano d’assunzione, crescente ricorso alla
cassa integrazione da parte delle aziende. Come si sta
comportando invece l’industria bancaria?
Anche a fronte dell’andamento difficile, le banche italiane
mantengono la capacità di favorire una tenuta dei livelli
occupazionali. Secondo i dati dell’ultimo rapporto Abi sul
mercato del lavoro nell’industria finanziaria, l’occupazione si
conferma in crescita. Ricordo inoltre che la quasi totalità degli
occupati nel settore è a tempo indeterminato e l’apprendistato,
che riguarda il 2% degli addetti, registra tassi di conferma dei
giovani lavoratori molto elevati. Il settore insomma finora non
presenta in alcun modo una “questione precariato” nonostante,
nella sfida competitiva internazionale, permangano criticità in
relazione ai principali indicatori di costo. Di fronte alla
congiuntura in corso è quindi fondamentale continuare a
conciliare le esigenze di competitività delle imprese bancarie
con quelle dei lavoratori. Per un settore aperto alla
concorrenza internazionale, si tratta di un equilibrio più che
mai necessario. E l’industria bancaria vuole riuscire a farlo
continuando a creare “buona occupazione”.
Quali le previsioni economiche per il prossimo futuro?
L’anno iniziato sarà più difficile rispetto al precedente, per il
5
“Faremo il possibile per
garantire il credito
alle aziende, consapevoli
del fatto che il sostegno
alle pmi è fondamentale
per la tenuta del sistema
produttivo italiano”
settore creditizio così come per il sistema produttivo in
generale. Secondo l’ultimo Financial Outlook elaborato da
Abi, il Pil italiano diminuirà dello 0,8% nel 2009, dopo il -0,3%
stimato nel 2008. Solo dal prossimo anno si segnerebbe
un’inversione di tendenza, con una crescita dello 0,7%, ma
comunque sotto il livello potenziale e sotto il livello previsto
per l'area euro. Dopo il biennio 2008-2009 in negativo, dal 2010
anche gli utili delle banche dovrebbero avere segno positivo e
attestarsi intorno al 10%. In particolare, per il sistema bancario
le difficoltà prossime saranno riuscire a sostenere l’economia
e contenere le perdite in termini accettabili, con una redditività
che, anche se più modesta del passato, non porti a una
disaffezione di soci e azionisti. Nell’anno in corso, speriamo
però di riuscire a gettare le basi per una ripresa forte e
accentuata.
Si va verso “tassi zero”, come cambieranno le strategie
delle banche nei confronti delle imprese? Cosa vi aspettate
dal sistema imprenditoriale?
In uno scenario in cui vengono rimessi in discussione modelli
di business che, estranei al nostro settore, hanno condotto alla
attuale situazione globale, l’industria bancaria italiana si
manterrà fortemente impegnata ad attenuare gli effetti della
crisi sulla produzione e sulle imprese, quindi sulle famiglie.
Soprattutto in questa fase di incertezza economica, la capacità
di valorizzare il legame tradizionale con i clienti e il territorio
si sta rivelando decisiva. Il mondo bancario oggi non può
limitarsi a migliorare le sue performance, ma ha la necessità di
rivedere e continuare ad approfondire tutto ciò che ha
costruito finora col sistema produttivo. La priorità attuale è
recuperare la fiducia.
Tantazzi: liquidità assicurata
al sistema finanziario
nonostante la crisi
“Per cercare di arrestare il crollo della fiducia - dice il
presidente di Borsa Italiana - sono stati messi in campo
interventi straordinari. Ora serve un nuovo inquadramento
per i mercati finanziari”
di Mauro Parracino
People
L’integrazione tra Borsa Italiana e il London Stock Exchange
e il lancio dell’AIM Italia amplia l’offerta di Borsa Italiana,
quali vantaggi per il sistema imprenditoriale e per i
risparmiatori?
L’integrazione di Borsa Italiana con il London Stock
Exchange ha creato il più grande mercato borsistico
europeo. Nel novembre dello scorso anno si è concluso il
trasferimento delle negoziazioni dei titoli azionari italiani
sulla piattaforma TradElect dove vengono già scambiati i
titoli delle società quotate a Londra. Proprio grazie a questa
piattaforma comune anche le imprese italiane potranno
accedere al più grande pool di liquidità europeo.
Un’altra delle opportunità dell’integrazione tra Milano e
Londra è stata la nascita di AIM Italia, il mercato di Borsa
Italiana pensato per le piccole e medie imprese. Questo
mercato offrirà la possibilità di accedere in modo flessibile
ed efficiente alla più selezionata platea di investitori
internazionali. AIM Italia si rivolge infatti alle Pmi più
dinamiche e competitive del nostro Paese, con una formula
che soddisfa le specifiche esigenze del sistema
imprenditoriale italiano. Questo sarà possibile facendo leva
sul know how ottenuto in 14 anni di esperienza dell’AIM, il
mercato inglese dedicato alle small caps, leader mondiale
con 1.600 società quotate provenienti da 40 diverse nazioni.
Grazie al modello inglese, AIM Italia potrà offrire un flusso
addizionale e qualificato di investimenti esteri in capitale di
rischio: Londra ospita infatti una delle comunità finanziarie
più importanti al mondo nel comparto delle Small&Medium
Caps, grazie a fondi specializzati e dedicati alle Pmi per circa
10 miliardi di euro.
Come può Borsa Italiana contribuire a una maggiore fiducia
dei risparmiatori? Servono nuove leggi o maggiori sanzioni
o che altro?
In un momento di difficoltà come quello attuale, per
contribuire a ristabilire la fiducia dei risparmiatori si sono
resi necessari una serie di interventi dei Governi e delle
Autorità monetarie e di vigilanza, in alcune occasioni di
portata mai vista in precedenza.
Queste azioni troveranno ulteriore attuazione e articolazione
nel corso del 2009, anno che sarà dedicato alla messa a punto
di un nuovo inquadramento per gli operatori e i mercati
finanziari in genere.
Nonostante fosse stata ipotizzata una chiusura temporanea
delle Borse per evitare la caduta dei listini, Borsa Italiana,
rimanendo aperta, ha garantito, insieme agli altri exchange e
alle Banche Centrali, liquidità al sistema finanziario. Mentre
7
“In un momento
di difficoltà come quello
attuale, si sono resi
necessari una serie
di interventi dei Governi
e delle Autorità monetarie
e di vigilanza, in alcune
occasioni di portata mai
vista in precedenza”
un’ondata di riscatti si abbatteva sui fondi e le banche
avevano rallentato la concessione di credito e la fiducia
reciproca svaniva, i mercati regolamentati hanno contribuito
a fornire liquidità al sistema attraverso il collaudato modello
basato su sistemi di garanzia in grado di assumersi il rischio
di controparte. La chiusura delle Borse avrebbe provocato
un’ulteriore diminuzione della liquidità, togliendo al mercato
trasparenza, efficienza e fiducia.
L’Italia è in coda alle classifiche internazionali per cultura
finanziaria diffusa: come si può invertire questa tendenza?
Come si può fare “education” nei confronti delle imprese
ma anche del piccolo risparmiatore?
Borsa Italiana è molto sensibile al tema dell’educazione
finanziaria e dall’inizio del 2000 ha creato Academy, una vera
e propria “corporate university”. Attraverso i suoi numerosi
corsi, che nel solo 2008 hanno interessato quasi 2.000 allievi,
Academy ha l’obiettivo di anticipare e interpretare
l’evoluzione del contesto finanziario italiano e internazionale,
attraverso le testimonianze dei professionisti del settore.
Borsa Italiana è anche impegnata costantemente
nell’informazione su tutti i prodotti quotati sui mercati che
gestisce attraverso il proprio sito internet che costituisce un
8
People
valido strumento per rendere gli investitori più consapevoli
e attenti alle scelte di investimento.
Tra l’altro Borsa Italiana organizza la Trading On Line Expo,
la più importante manifestazione dedicata al fenomeno del
trading online che è diventata negli anni un’occasione di
incontro per i trader e per i piccoli investitori che possono
così aggiornarsi e partecipare a corsi gratuiti tenuti da analisti,
esperti finanziari ed esponenti del mondo universitario.
Un altro aspetto delle attività di education di Borsa Italiana
è la costante attività di informazione sulla quotazione in
Borsa. La quotazione è, infatti, riconosciuta come sinonimo
di crescita, competitività, salute e dinamicità del sistema
economico-finanziario e del tessuto industriale.
A questo scopo, Borsa Italiana organizza da diversi anni una
serie di eventi sul territorio per sensibilizzare le imprese
sull’opportunità del ricorso al capitale di rischio e, in
particolare, della quotazione sui mercati organizzati di Borsa
Italiana.
Borsa Italiana sta anche portando avanti una serie di accordi
con associazioni di categoria, come Andaf (Associazione
Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari), Aifi
(Associazione Italiana dei Private Equity e Venture Capital)
e recentemente proprio con il Consiglio Nazionale dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili. Tutti questi accordi
prevedono fra i loro principali obiettivi quello della
promozione della cultura finanziaria.
In particolare, l’accordo con i dottori commercialisti ed
esperti contabili prevede la condivisione di un sistema
integrato di obiettivi legati allo sviluppo del sistema
industriale e finanziario italiano, primo fra tutti quello di
formare e informare gli Ordini territoriali, gli iscritti e gli altri
soggetti interessati su tematiche finanziarie di interesse
comune, collegate in particolare al ricorso al capitale
azionario e quello di fornire servizi di “education” che
possano prevedere l’attribuzione di crediti formativi
attraverso programmi di training. 10
L’etica al centro
di ogni azione
Francesco Distefano - Vicepresidente CNDCEC
L’economia prospera e la società progredisce quando tutti gli attori
coinvolti si adoperano onestamente ed operosamente
a situazione attuale è
caratterizzata dalla più
ampia crisi economica dei
nostri tempi e tutti
concordano che, per far
ripartire l’economia, occorre
innanzitutto ripristinare, nei mercati,
la fiducia.
Ma la sensazione di fiducia non può
essere solo invocata, bisogna che sia
ispirata dagli operatori economici e
dai comportamenti della gente. Essa si
basa infatti sul convincimento di
ciascuno di avere, come controparte,
delle persone oneste. E noi
consideriamo onesto colui che
riteniamo creda in valori morali
dignitosi e che vediamo comportarsi in
coerenza con tali valori. Primo fra tutti
il rispetto per la verità e il disprezzo
della menzogna, motivo per cui non si
può prescindere dalla coerenza tra
valori dichiarati e valori praticati.
Ma quali sono oggi i valori
generalmente condivisi? Bisogna
purtroppo prendere atto di essere
arrivati al punto in cui ormai gli unici
valori diffusamente praticati sono
quelli legati al mito del consumismo e
dell’effimero. Mentre le verità
declamate e sbandierate sono solo
quelle artificiosamente costruite allo
L
scopo di fare sensazione, confidando
di poter lucrare anche sullo scalpore
delle successive smentite.
L’importante è che, al momento, le
proprie affermazioni sortiscano gli
effetti voluti. Basti pensare alle
promesse elettorali, alle frodi in
commercio, alle false informative
finanziarie, agli scandali giudiziari,
per finire alle paventate armi di
distruzione dell’Iraq di Saddam
Hussein.
In questo dissennato prevalere della
cultura del consumo su quella del
risparmio e dell’investimento,
vengono coinvolti non solo i beni
materiali, ma anche i sentimenti e le
relazioni sociali. Accade così che beni
tradizionalmente considerati
d’investimento, come le auto o le
barche di lusso, non vengano più
acquistati, bensì usati sulla base di
contratti periodici e, al tempo stesso,
che fondamentali relazioni sociali
come il matrimonio, la famiglia, la
maternità, gli affetti e le amicizie non
siano più considerate durature,
perché spesso prevale il desiderio di
approfittarne per un breve periodo e
poi sostituirle allacciandone di nuove,
mentre perfino la conoscenza non
viene più conquistata con lo studio ed
i libri, ma presa a prestito dal web.
L’andazzo generale comporta quindi
che non si investe, si consuma; non si
produce, ci si procura quel che si
vuole (non importa con quali mezzi);
non si risparmia, ma si pretende; non
si accetta il sacrificio, ci si vuole solo
divertire; non si coltiva la solidarietà,
ma un esasperato egoismo; si è
sospinti nella carriera non da sana
ambizione, ma da sfrenato arrivismo:
niente doveri, solo diritti. In sostanza
si vorrebbe campare tutti sulle spalle
degli altri e finisce invece che non si
vive, si sopravvive.
È allora indispensabile una netta
inversione di tendenza. Occorre
riacquisire il senso del dovere e la
prospettiva del futuro, perché insieme
con la fiducia è necessario coltivare la
speranza e se questi valori non sono più
predominanti, dobbiamo interrogarci
su come possano essere riconquistati.
Non si vuol essere catastrofisti, ma la
storia ci insegna che i periodi di
decadentismo si concludono in due
soli modi.
La prima via d’uscita sono le
rivoluzioni, che scoppiano quando il
popolo ha mantenuto quei valori che i
potenti dominatori hanno rinnegato,
ovvero quando attecchiscono fermenti
L’intervento
11
“Se gli operatori sociali
vogliono veramente
ripristinare quel clima
di fiducia che può
alimentare la ripresa
economica, debbono
attuare una forte
campagna
di sensibilizzazione etica
da sostenere in primo
luogo con l’esempio
dei loro comportamenti”
filosofici fortemente innovativi e
nuovi valori sovvertono quelli ormai
stantii. Ma nel nostro momento
storico il decadimento è troppo
diffuso ed ha contaminato tutti gli
strati sociali.
La condizione alternativa, affinché si
creino le condizioni per riconciliarsi
con i valori portati dalla propria
cultura e tornare ad aggrapparsi
disperatamente ad essi, è che si
precipiti in un grave stato di bisogno,
di malattia, di indigenza. Solo così si
percepisce la funzione storica, e per
chi ha fede, quella trascendente,
delle guerre, delle epidemie, delle
carestie e della povertà.
Da questa prospettiva, l’incipiente,
grave crisi economica potrebbe
risultare addirittura benefica e
costituire il lavacro in cui ripulirsi dal
vizio del consumismo, che altrimenti
finirà per consumare le nostre
coscienze, le nostre famiglie, la nostra
cultura e il nostro sistema sociale.
Se gli operatori sociali, a partire dai
rappresentati politici e delle
istituzioni giudiziarie, accademiche,
sindacali, imprenditoriali e
professionali, assieme agli organi di
stampa, vogliono veramente
ripristinare quel clima di fiducia che
può alimentare la ripresa economica
ed un’ordinata e civile convivenza,
debbono tempestivamente prendere
coscienza del disastro morale in atto
e, prima di arrivare in fondo al
baratro, in questa fase della crisi,
attuare una forte campagna di
sensibilizzazione etica, da sostenere in
primo luogo con l’esempio dei loro
comportamenti.
Soltanto chi saprà dare inequivocabili
segni di forte rigore e adotterà
comportamenti conseguenti acquisirà
fiducia. Gli altri continueranno ad
essere considerati dei deplorevoli
ciarlatani, ma se li metteremo in
minoranza avremo ristabilito l’ordine
sociale, la voglia di lavorare e
produrre, e ciascun individuo potrà
finalmente operare per la propria
realizzazione, piuttosto che cercare,
a prezzo di qualunque compromesso,
una più o meno transitoria
sistemazione.
Quando tutti perseguono onestamente
ed operosamente la propria
realizzazione, l’economia prospera e
la società progredisce.
12
Il ruolo delle banche
di fronte alla crisi
Marcello Danisi
- Consigliere nazionale CNDCEC con delega alla Finanza aziendale
Professionalità, trasparenza, attenzione estrema ai bisogni del cliente:
sono questi gli imperativi che devono ispirare il comportamento degli
istituti bancari che vogliono risollevarsi dalla crisi economica
L
e banche sono i soggetti
più esposti nella crisi
finanziaria che la comunità
internazionale sta vivendo.
Per questa ragione urge
una riflessione profonda sul loro ruolo
di fronte alla crisi. Un tema
attualissimo e stimolante, che merita
di essere trattato con serietà e rigore.
Negli ultimi quindici anni l’evoluzione
della normativa sulle banche e sui
mercati finanziari ha portato
mutamenti epocali tanto da un punto
di vista prettamente giuridico quanto
nei suoi impatti operativi.
In tema di strategie ed assetti
organizzativi, l’aspetto dimensionale
ha assunto un ruolo centrale a
garanzia della loro permanenza sul
mercato. Sempre più si è andato
affermando lo slogan “banca di
territorio” anziché “banca del
territorio”.
In chiave di orientamenti di business,
a causa di certi indicatori di borsa
(fallibili, in verità come l’attualità
conferma), si è ridotto l’orizzonte dei
piani industriali.
Conseguentemente, si è assistito ad
un mutamento del portafoglio
prodotti e strumenti offerti e si è
spostata l’attenzione verso la ricerca
di commissioni piuttosto che verso
l’efficienza finanziaria e il
soddisfacimento delle esigenze della
clientela.
Nel contempo, tale situazione ha
generato una forte contrapposizione
tra aspettative economiche di risultati
per il mercato e rispetto delle regole.
In tale contesto, per comprendere
come intervenire occorre prima
ricordare alcune questioni di fondo,
sovente dimenticate.
Da un lato, l’interesse generale è
sancito dalla nostra Costituzione nella
tutela del risparmio – che, a ben
vedere, è cosa diversa dalla tutela
degli investimenti tout court, non
essendo eliminabile in finanza la
correlazione rischio-rendimento – e,
dall’altro, il sistema economico, pur
vivendo della correlazione tra
impieghi e investimenti industriali,
non può permettersi – e a maggior
ragione il nostro sistema, così tanto
bancocentrico – di avere banche
fragili per dimensioni, per patrimonio,
per sofferenze nei crediti.
Quindi, il margine d’azione delle
banche non può travalicare questi
limiti: trasparenza e rispetto delle
regole del risparmio, efficienza
nell’allocazione degli attivi creditizi.
Ma, nel contempo, deve rispondere ad
interessi economici difficilmente
coniugabili: reddituali, per i propri
azionisti e socio-economici per il
territorio in cui opera.
Ma allora, qual è il ruolo istituzionale
della banca? Null’altro che
intermediazione! E non solo nell’area
degli investimenti finanziari, ma anche
nell’area degli impieghi creditizi. E’
proprio per questo che la tutela del
risparmio si fa anche e soprattutto
con la regolamentazione specifica per
la concessione dei finanziamenti e con
la regolamentazione dei mercati
(vigilanza indipendente). Unica
eccezione sarebbero interventi una
tantum a seguito di eventi particolari
come quello che il mondo economico
e finanziario attualmente sta vivendo
(grandi default, crisi liquidità, crisi
paese), a condizione che siano
coordinati fra le varie autorità
finanziarie dei vari paesi e che siano
non misure protezionistiche, ma
mirate all’effettiva tutela del
L’intervento
13
foto / Sebastiano Stringola
“Una banca è strumento
per la tutela del risparmio
e per lo sviluppo del suo
territorio, ma tale
strumento è efficace solo
quando agisce
professionalmente nel
proprio ambito senza
arbìtri, nè speculativi né
socialmente utili”
risparmio.
Una banca è strumento per la tutela
del risparmio e per lo sviluppo del suo
territorio, ma tale strumento è
efficace solo quando agisce
professionalmente nel proprio ambito
senza arbìtri, né speculativi né
socialmente utili, e come tale – se
agisce correttamente – va difesa. I
rischi infatti derivano sia da potenziali
interventi con legislazioni
d’emergenza, tese a sanare solo un
aspetto particolare di volta in volta
affiorante piuttosto che a regolare il
quadro d’insieme delle regole del
gioco, sia da derive gestionali antieconomiche per aiuto non
meritocratico al territorio. Si pensi ad
un grande distretto in crisi: non si
risolve il problema continuando a
finanziare quegli attori imprenditoriali
a prescindere dalla loro capacità
singola di reagire alla crisi stessa. Ciò
indebolirebbe le banche, la loro
solvibilità, quindi il sistema
finanziario, quindi lederebbe i
capisaldi della tutela del risparmio.
In fondo, la qualità del credito non è
forse data da singoli crediti di qualità?
Come categoria professionale, che ha
pieno titolo ed esperienza per
intervenire in questo stimolante
dibattito, e, che tra l’altro sta
promuovendo sul territorio una
sempre maggiore cultura finanziaria,
riteniamo che tre debbano essere gli
obiettivi da perseguire.
Banche solide e professionali; quindi
meno attivi speculativi e maggiore
corretta allocazione degli attivi
creditizi, anche tramite affinamento
delle regolamentazioni conosciute
come Basilea2, introducendo il
finanziamento su progetti se certificati
da terzi accreditati (e, sul ruolo del
certificatore di tali piani d’impresa, la
nostra Categoria professionale è in
prima linea), nel contempo riducendo
il peso specifico delle garanzie
patrimoniali, che grava ancora oggi
sul sistema delle pmi.
Strumenti di finanza innovativa; da
forme più semplici, come i prestiti
partecipativi, i bond di distretto, il
ruolo dei confidi come banche di
garanzia, a forme più complesse,
come il private equity, il placement di
obbligazioni corporate, le operazioni
straordinarie d’impresa: tutto
andrebbe rivisitato con una
legislazione che premia tali forme
alternative al credito ordinario e al
servizio di una più efficace crescita
dimensionale e competitiva delle pmi.
Centralità dei bisogni del cliente; se
solo rispettando la correlazione
“rischio-rendimento”, che è una
variabile soggettiva, si può dire di
essere dei bravi gestori di capitale,
proprio o dei clienti, occorre allora
maggiore professionalità, più
trasparenza informativa sui prodotti e
nei comportamenti banca-cliente e,
ancora, evitare conflitti di interesse
tra fabbrica prodotti e rete di
distribuzione.
E, non meno importante, Authorities
di vigilanza – quale che sia il quadro
regolamentare che le riguarderà in un
prossimo futuro – attive ed
indipendenti. 14
Ritornare a sostenere
l’economia reale
Francesco Maria Renne
- Presidente Commissione Finanza innovativa del CNDCEC
Banche e imprese devono riportare l’economia reale al centro delle loro
scelte gestionali, abbandonando gli eccessi di finanza fine a se stessa
e reazioni sui mercati di
questo ultimo periodo
hanno scontato l’effetto
“panico” degli investitori
(anche nei comportamenti
di alcuni gestori finanziari
istituzionali), un effetto amplificatore
dei media, una scarsa trasparenza
sugli attivi delle banche (che
determina crisi di fiducia
generalizzata e dubbia attendibilità sui
dati di bilancio), una carenza di
controlli istituzionali (soprattutto nel
caso USA , meno nell’Eurozona), una
forte incertezza nelle risposte
sistemiche da parte dei Governi (o la
loro presunta inefficacia, in alcuni
casi) e, soprattutto, una marcata
azione speculativa ribassista.
In tale contesto, però, le reazioni
paiono eccessive ed irrazionali:
l’economia reale (pur ormai in
recessione) era già in rallentamento
da oltre un anno ed il fatto era noto ai
mercati, essa non è la causa della crisi
finanziaria – è invero quest’ultima che
ha agito da acceleratore del calo del
ciclo economico già in atto – e appare
minimo il rischio di fallimenti bancari
in Italia.
Uno sguardo razionale ai problemi
derivanti dalla crisi dei mercati
finanziari può consentirci di
individuare alcuni aspetti peculiari
L
con cui il sistema imprenditoriale
italiano, costituito essenzialmente da
Pmi, e con esso la nostra professione,
dovrà confrontarsi nel prossimo
futuro.
Finora è stata una crisi “di carta”;
l’anello di congiunzione con il mondo
reale (quello fuori dalle borse e
diverso dagli speculatori, che già si
confronta con un rallentamento
dell’economia che ci sarebbe stato
comunque) è il rischio di riduzione
delle esposizioni creditizie (in volumi
o tramite innalzamento dei tassi) che,
se effettuato a livello sistemico,
danneggerebbe il sistema
imprenditoriale.
Se le istituzioni finanziarie (alcune a
corto di liquidità, altre per prudenza
eccessiva) drenassero liquidità al
sistema imprese (effetto cd. di credit
crunch) si rischierebbe di generare
problemi all’economia reale e, in
particolar modo, al sistema delle Pmi.
Se occorre dire con molta chiarezza
che, ad oggi, non tutte le banche
stanno agendo verso una riduzione del
tasso degli impieghi e che quindi
l’effetto sistemico è, per ora, solo un
“rischio” futuro, occorre anche dire
che, a ben vedere, è un “rischio”
talmente pericoloso da doverlo
scongiurare in tutti i modi.
Sul tema va detto che solo
apparentemente le banche, riducendo
i volumi, riducono il rischio: in effetti,
riducono sì l’esposizione al danno
(loss given default, per Basilea2) ma,
aggravando le tensioni finanziarie alle
imprese clienti, se tale riduzione fosse
sistemica, ne aumentano il rischio
soggettivo (PD, probability of
default) e non ne beneficierebbe la
qualità degli attivi nei bilanci bancari.
In ogni caso, poiché nei modelli di
rating di accesso al credito bancario la
componente della capacità di
autofinanziamento derivante dal ciclo
aziendale e lo spostamento delle
scadenze a medio termine (anche
tramite operazioni di “consolido” del
debito) danno effetti addirittura
migliori delle componenti reddituali o
patrimoniali classiche, sarebbe ora
essenziale, come risposta da parte delle
imprese, mantenere il più possibile
“liquida” la struttura aziendale.
In un orizzonte strategico, oltre ad
alcuni interventi possibili (e
parzialmente già introdotti) da parte
del legislatore, occorre – da parte di
tutti gli attori del mercato, siano essi
banche, imprese o professionisti –
portare la massima attenzione a temi
quali la trasparenza informativa nei
bilanci, l’attenuazione dei conflitti di
interessi sui mercati finanziari, e,
soprattutto in questo momento,
L’opinione
15
“La ‘finanza innovativa’
deve tornare ad essere
prioritariamente volano
per l’economia e non
una fabbrica di ‘castelli
di carta’: solo così potrà
costruirsi un nuovo
scenario a sostegno
del sistema
imprenditoriale e a tutela
del risparmio”
riportare al centro delle scelte
gestionali (delle banche e delle
imprese) la “finanza per l’economia
reale”, abbandonando taluni eccessi di
“finanza per la finanza”.
Invero, proprio perché l’innovazione
(anche finanziaria) crea sempre
“valore”, occorre ricordare che, per
essere “stabile” nel tempo, la “finanza
innovativa” deve tornare ad essere
prioritariamente volano per
l’economia e non una fabbrica
di “castelli di carta”: solo così potrà
costruirsi un nuovo scenario a
sostegno del sistema imprenditoriale
e a tutela del risparmio.
Ecco perché la professione deve
impegnarsi su questi temi,
accompagnando le imprese alle prese
con Basilea2 ed il mutato clima di
accesso al credito, ponendosi come
“perno” delle scelte di capitalizzazione
e di struttura finanziaria aziendale, e
anche utilizzando strumenti di
accesso ai capitali, diversi al variare
delle dimensioni delle imprese
assistite, come le strutture di garanzia
(Confidi) o l’accesso al mercato
borsistico per le Pmi (opportunità,
questa, scaturita con l’integrazione di
Borsa Italiana con il London Stock
Exchange).
Non meno importante è il ruolo che le
Istituzioni, anche locali, della nostra
Categoria possono svolgere per
stimolare questi “comportamenti
consapevoli” e diffondere cultura
finanziaria sul territorio, anche
esercitando opportuna moral suasion
sulle banche locali (indifferentemente
se piccole realtà o appartenenti a
grandi gruppi: in entrambi i casi sono
interessate al dialogo) al fine di
prevenire la situazione, rendere più
fluido il rapporto banca-impresa e far
emergere la centralità del ruolo del
dottore commercialista in questi
processi. È, in sintesi, il messaggio del
Consiglio Nazionale e anche la linea
guida dell’attività della Commissione
di studio “Finanza innovativa e nuovi
orizzonti professionali”, come
facilmente riscontrabile dal
documento sulla crisi finanziaria
pubblicato sul sito nazionale e
dall’impegno a portare “sul” territorio
questi temi tramite specifiche
iniziative convegnistiche organizzate
congiuntamente agli Ordini
territoriali. 16
Quale destino della
finanza strutturata
dopo la crisi
Amedeo Sacrestano
Consigliere Ordine di Nocera Inferiore e delegato alla Cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti
Ragioni etico giuridiche alla base del disfacimento del sistema
economico mondiale. Ricreare un clima di fiducia
’è ancora spazio per la
finanza “innovativa”
dopo la crisi? È questa
una domanda
ricorrente negli attuali
mesi segnati, più che dalla recessione,
dalla profonda messa in discussione
del modello di sviluppo che ha
guidato l’economia negli ultimi
decenni. Ci può essere ancora utilità
e, soprattutto, praticabilità
nell’utilizzo di forme strutturate di
rapporti giuridico finanziari? È un
modo diverso di porsi la stessa
domanda, che equivale a dire: si porrà
un limite alla ricerca di architetture
contrattuali complesse per il
contemperamento di esigenze
economiche diverse e multiformi?
La risposta può essere più o meno
ardita, a seconda dell’ottica che si
utilizza nel gettare in avanti lo
sguardo ad immaginare il mondo e la
società che verranno. Probabilmente,
una visione equilibrata ci può far
ritenere che si continuerà, anche in
futuro, a perseguire utilità differenti,
eppure convergenti, nell’utilizzo di
forme di finanza strutturata e
innovativa. Lo si farà, forse, con un
C
approccio diverso o, forse, anche
uguale a quello che ha contraddistinto
il governo dei sistemi economici
dell’ultimo decennio: tutto dipenderà
dal livello di maturità culturale col
quale la collettività guarderà e
comprenderà detti fenomeni o,
almeno, i fondamenti dei relativi
istituti giuridico contrattuali.
L’attuale crisi dell’economia è più una
caduta di fiducia generalizzata verso il
futuro e, probabilmente, verso il
prossimo, che una congiuntura
negativa legata al disfacimento di un
determinato paradigma di società
(almeno, nel mondo evoluto). Se così
è, il problema non può che risolversi
con una diversa attenzione alla
legalità ed equità sostanziale nei
rapporti economici. Ritorna, così, al
centro dell’attenzione il tema della
tutela della fede pubblica; quello della
“certificazione” di determinate
situazioni e stati di fatto; il tema
dell’assunzione di responsabilità nella
qualificazione e interpretazione di
rapporti giuridici e fenomeni
economici. Insomma, si riapre con
maggiore forza (deve riaprirsi, con
rinnovato interesse) una discussione
politica e istituzionale sul ruolo del
professionista economico giuridico
nelle società moderne. Sulla figura
che l’ordinamento futuro vorrà (o non
intenderà) darsi per l’interpretazione
univoca (e secondo standard
condivisi) di fatti, relazioni e
dinamiche economiche finanziarie.
Il cammino verso il miglioramento
delle condizioni dell’esistenza umana
non può arrestarsi; la crescita
dell’economia e il perseguimento di
migliori condizioni di benessere
mondiale sono connaturati alla stessa
esistenza dell’uomo. Se così è, appare
evidente che occorre ricreare un
clima di fiducia nella strutturazione e,
soprattutto, nella tenuta dei negozi
giuridici che legano i destini degli
uomini nella realizzazione di imprese
complesse. È fin troppo semplice
affermarlo. Ben diverso perseguirlo e
praticarlo.
In Italia, il decreto legislativo n. 139
del 2005 stabilisce che agli iscritti
nell’Albo dei dottori commercialisti e
degli esperti contabili “è riconosciuta
competenza specifica in economia
aziendale e diritto d’impresa e,
comunque, nelle materie economiche,
L’opinione
finanziarie, tributarie, societarie e
amministrative”. Un’affermazione
probabilmente troppo generica, che
richiederebbe un rafforzamento delle
prerogative, anche agganciato ad un
innalzamento delle responsabilità. Se
l’oggetto della professione comprende
(tra l’altro) la “redazione di perizie e
consulenze tecniche, le ispezioni e le
revisioni amministrative, la
verificazione e ogni altra indagine in
merito all’attendibilità di bilanci,
conti, scritture e ogni altro
documento contabile delle imprese ed
enti pubblici e privati”, ciò deve
avvenire secondo standard ancora più
vincolanti e uniformi, oltre che
attraverso l’impiego di più efficaci
meccanismi di autogoverno della
Categoria, compensati dall’esclusiva
su alcune funzioni da svolgere a piena
(e reale) tutela della fede pubblica.
Alla maggiore assunzione di
responsabilità del professionista
economico giuridico nella
“certificazione” di natura e
dimensione di stati di fatto e
interrelazioni tra soggetti, deve
corrispondere una sempre maggiore
qualificazione tecnica del medesimo
professionista e la necessaria
attribuzione allo stesso,
giuridicamente vincolante in più
fenomeni e situazioni, della funzione
di “interpretazione oggettiva dei
fenomeni”, finalizzata alla tutela della
fede pubblica. Non può che essere
questa la soluzione. Semplice a dirsi
ma difficile a farsi, poiché lunga e
tortuosa è la strada che deve essere
percorsa dalla Categoria e dalla
Collettività per maturare la
consapevolezza che c’è bisogno di un
approccio nuovo alla “revisione e
formulazione di giudizi o attestazioni
“Il cammino verso
il miglioramento
delle condizioni
dell’esistenza umana
non può arrestarsi;
la crescita dell’economia
e il perseguimento
di migliori condizioni
di benessere mondiale
sono connaturati
alla stessa esistenza
dell’uomo”
17
in merito ai bilanci di imprese ed enti”
che il decreto legislativo 139 già
attribuisce al dottore commercialista,
ma in maniera non esclusiva e non per
tutte le situazioni.
Se questo professionista deve operare
“valutazioni d’azienda”; se deve essere
“curatore, commissario giudiziale e
commissario liquidatore nelle
procedure concorsuali, giudiziarie e
amministrative, e nelle procedure di
amministrazione straordinaria”; se
deve essere “ausiliario del giudice” e
“componente di organi di controllo o
di sorveglianza”; se deve poter
“predisporre studi e ricerche di analisi
finanziaria aventi a oggetto titoli” o
valutare la “programmazione
economica negli enti locali; se deve
“asseverare business plan per
l’accesso a finanziamenti pubblici e
monitorarne l’utilizzo” deve poterlo
fare in maniera esclusiva, a tutela
della certezza del diritto e tutela della
fede pubblica.
Assumendosene tutte le
responsabilità, ma facendo
pienamente superare al “non addetto
ai lavori” i tanti aloni d’incertezza e
indeterminazione che troppo spesso
contraddistinguono la
rappresentazione e interpretazione dei
fenomeni economici.
Gli esseri umani, nelle società
moderne, hanno funzioni e
prerogative particolari in ragione della
loro competenza tecnica di base e
della qualificazione giuridica che
viene attribuita alle loro opere e
valutazioni.
Il dottore commercialista ed esperto
contabile ne ha e può averne di
diverse, a patto che la Collettività
intenda attribuirgliele ed Egli stesso
lo voglia. 18
Alleati del territorio
per lo sviluppo
e l’internalizzazione
Alessandro La Porta
- Head of Territorial Relations Department – UniCredit Group S.p.A.
Conoscere il territorio e relazionarsi con gli attori che lo rappresentano
per costruire un processo di sviluppo solido e stabile
a capacità di competere in
un ambito internazionale
ampliando le opportunità
di sviluppo e, al contempo,
la capacità di valorizzare
l’esperienza e i talenti locali
consolidando la propria posizione di
mercato, costituiscono una
condizione importante per affrontare
la mutevolezza degli scenari socio
economici soprattutto in momenti
critici come quello attuale.
In particolare, il territorio diventa un
tassello centrale da cui partire per
costruire un contesto di sviluppo
solido e per cogliere nuove
opportunità di business.
Per contribuire ai processi di sviluppo
è necessario conoscere il territorio,
cogliere le dinamiche di
trasformazione dei fenomeni socioeconomici locali, individuare e
promuovere le potenzialità specifiche.
Per comprendere un territorio è,
inoltre, necessario saper ascoltare e
relazionarsi con gli attori che lo
rappresentano.
L’esperienza mi ha insegnato come le
“libere professioni” siano profonde
conoscitrici delle “pieghe” economico
sociali dei territori nei quali operano.
Tra queste, quella del commercialista
è di sicuro di “riferimento”, essendo
L
caratterizzata, oltre che
evidentemente da una elevata e
specifica competenza professionale,
da una duttilità, un’elasticità
essenziali per leggere, accompagnare
e talvolta disegnare l’evoluzione delle
dinamiche socio-economiche, figlie di
continui mutamenti dei mercati, degli
operatori economici e delle loro
stesse necessità.
È per questo che è da sempre nostro
obiettivo stringere collaborazioni con
le libere professioni così come accade
anche attraverso le attività dei nostri
Comitati Territoriali, organismi
consultivi presenti nelle diverse aree
territoriali che rappresentano l’Italia
da Nord a Sud, a cui partecipano
figure chiave di un determinato
territorio e cioè, oltre ai liberi
professionisti, referenti
dell’imprenditoria,
dell’associazionismo di categoria,
delle autonomie funzionali, della
cultura, del volontariato e della
ricerca.
I Comitati si propongono di
connettere sempre più reti locali e reti
globali, facilitando l’individuazione
di nuove opportunità di business
e costituiscono uno strumento
fondamentale di lettura e
interpretazione di quanto avviene
nelle comunità territoriali. Un vero e
proprio canale di confronto e scambio
tra cultura dell’impresa e cultura del
territorio attraverso un costante e
continuativo rapporto con le
istituzioni e le rappresentanze
economiche.
Uno strumento efficace che, oltre
a supportare l’individuazione delle
opportunità di crescita, costituisce
anche un ponte tra il territorio e le
Banche anche per il finanziamento
dei progetti.
Un esempio concreto di iniziativa
bancaria per lo sviluppo sono i “bond
di distretto” e “di territorio”, veri e
propri strumenti finanziari che,
attraverso la partnership con i
Consorzi Fidi che svolgono un
fondamentale ruolo di garanzia,
mettono a disposizione delle piccole e
medie imprese finanziamenti a medio
e lungo termine contenendo il ricorso
all’indebitamento bancario.
Altre iniziative utili sono per esempio
partnership con Associazioni
di categoria e Consorzi Fidi per
rendere disponibili finanziamenti
destinati alle aziende di piccole
dimensioni che potranno così contare
su crediti sia a breve termine per il
rafforzamento della gestione del
circolante aziendale, sia a medio-
L’opinione
19
“Un accordo tra
CNDCEC e UniCredit
per instaurare una
partnership operativa
sull’internazionalizzazione
mettendo a fattore
comune competenze
tecniche, capacità
organizzative e
radicamento territoriale”
lungo termine per effettuare i propri
investimenti.
Ritengo che tra le diverse aree
progettuali, quella legata allo sviluppo
e all’accompagnamento delle imprese
nei rapporti con e tra operatori
internazionali, è sicuramente una
di quelle cardine.
Proprio per fare un esempio
concreto, quest’anno, dopo l’edizione
pilota del giugno 2008 a Brescia,
proporremo di nuovo un tour a tappe
che interesseranno da Nord a Sud le
diverse realtà aziendali italiane.
L’iniziativa che intende mettere a
disposizione degli imprenditori tutta
l'esperienza che abbiamo maturata in
Centro-Est Europa, si propone come
un aiuto concreto per le piccole e
medie imprese che guardano all’Est
come ad una opportunità di crescita
economica e produttiva.
Ancora, ad ulteriore conferma della
centralità del tema della
internazionalizzazione e della
primaria considerazione nei confronti
della categoria professionale dei
dottori commercialisti e degli esperti
contabili, ricordiamo che lo scorso
mese di luglio è stato firmato un
accordo tra il CNDCEC ed UniCredit
Corporate Banking, al fine di
instaurare una partnership operativa
che realizzi al meglio gli obiettivi
prefissati dalle parti
sull’internazionalizzazione, mettendo
a fattore comune competenze
tecniche, capacità organizzative e
radicamento territoriale.
Le principali attività caratterizzanti la
collaborazione sono:
- organizzazione di eventi (convegni,
workshop, ecc.) da parte
del CNDCEC con la partecipazione
in qualità di partner della Banca,
con particolare riferimento al tema
dell’internazionalizzazione delle Pmi;
- disponibilità da parte della Banca ad
erogare servizi informativi sui paesi
ove il Gruppo UniCredit è presente,
sia direttamente che tramite società
esterne specializzate;
- individuazione di percorsi formativi
da inserire nei programmi di
Formazione Professionale Continua
(FPC) degli iscritti ai quali partecipi
personale specializzato della Banca
che supportino l’attività dei
professionisti impegnati
nell’assistenza ai propri clienti;
- possibilità da parte del personale
specializzato della Banca di
partecipare ad incontri
congiuntamente ai professionisti
interessati con i propri clienti in modo
da migliorare la qualità delle attività di
consulenza fornita dai medesimi
professionisti;
- individuazione di servizi finanziari
per l’internazionalizzazione dedicati,
da proporre alle imprese clienti degli
iscritti del CNDCEC. Fuori Campo
Niente fiducia,
niente finanza
Giannetti
È sul ritorno della fiducia che si gioca la possibilità di ripresa dei mercati borsistici.
Certezza e trasparenza rappresentano due ottimi punti di partenza
a fiducia dei cittadini nel
mondo della finanza è ai
minimi storici. Del resto,
anche a prescindere
dall’esistenza di periodi di
crisi più o meno conclamati e più o
meno gravi, le persone, quando entrano
in banca, sono solite dimostrare una
notevole dose di diffidenza.
Come quando si va al mercato e tutti
cercano di venderti le proprie
mercanzie, con l’aggravante che in
questo contesto i prodotti non li vedi e
ancor meno li capisci.
Figuriamoci dunque quale può essere
l’approccio quando si verificano
eventi su scala planetaria che danno
concretezza ai sospetti più atroci.
È il momento di gloria del
risparmiatore paranoico, il quale
cessa automaticamente di essere tale
per assumere la ben più prestigiosa
qualifica di risparmiatore accorto o, se
si preferisce, avveduto.
Tutti quelli che lo hanno sempre
sbeffeggiato, classificandolo come un
divertente rompi scatole con
parecchio tempo libero,
improvvisamente guardano a lui e
ascoltano il Verbo.
Per fortuna, simili momenti di gloria
sono passeggeri e, nel giro di poco,
torna alla sua giusta dimensione
folkloristica chi vive nella perenne
convinzione che il mondo intero sia
nella sostanza un artifizio assemblato
L
ad arte per cercare di fregarlo, con
l’attiva e carognosa collaborazione di
tutti coloro che lo abitano.
Resta però il fatto che, questa volta, le
banche e tutti coloro che operano nel
mondo della finanza ci hanno messo
davvero del loro per dare ragione a
chi ne pensa tutto il male possibile.
Basti pensare soltanto ai prodotti
derivati e al modo in cui sono stati
propinati ad aziende ed enti pubblici.
Più agli enti pubblici che alle aziende,
per la verità, ma solo perché quando a
pagare il conto è Pantalone c’è,
stranamente, una assai maggiore
serenità nel lasciarsi abbindolare.
Quanto meno a livello di tentativo, è
fuori di dubbio che l’offerta di questi
prodotti finanziari fortemente
speculativi, ove non proposti
realmente per finalità di mera
copertura dei rischi, è stata avanzata
in questi anni, con insistenza ed una
certa capillarità, non soltanto nei
confronti di pubbliche
amministrazioni.
A fronte di questo, tuttavia, è
praticamente impossibile trovare un
soggetto che si ritenga concretamente
responsabile di quanto avvenuto.
Né per quanto concerne la
responsabilità verso gli azionisti di
banche che, a forza di collocare titoli
spazzatura, pur di dare l’illusione
nell’immediato di grandi performance
aziendali, hanno finito per andarci
loro stesse nel cassonetto dei rifiuti.
Né per quanto concerne la
responsabilità verso i sottoscrittori di
prodotti finanziari tanto complessi,
quanto ottimi per le esigenze di chi li
vendeva (il solito budget per calcolare
poi i premi), assai meno per quelle di
chi li sottoscriveva.
Praticamente, la crisi ha chiarito che
nella generalità degli istituti di credito
vi sono anzitutto due ruoli da cui
parrebbe impossibile prescindere in
sede di formalizzazione di un
organigramma.
In primo luogo, i geni del male, ossia
quelli che architettano scientemente
follie finanziarie, quali il sistematico
collocamento di derivati finanziari
vestiti da prodotti di copertura,
costruendoli però con caratteristiche
reali di ben altra natura.
In secondo luogo, i piazzisti di
pentole, ossia quelli che
materialmente propongono e
consigliano operazioni che si rivelano
poi di una rischiosità inaudita e
rispetto alle quali si pongono, a cose
fatte, come i primi ad essere stupefatti
e addolorati per le conseguenze dei
loro brillanti suggerimenti.
Cronache dei giornali alla mano,
sembrerebbe che i piazzisti di pentole
siano assai più numerosi dei geni del
male.
Probabilmente anche perché questi
ultimi, in linea con la denominazione
21
della loro qualifica aziendale, sono
maggiormente abili a defilarsi quando
iniziano i primi seri scricchiolii.
Sta di fatto che, fino a quando non
verrà ricostruito un clima di fiducia,
sarà semplicemente impossibile una
ripresa dei mercati borsistici.
Quando ci si muove in contesti che si
caratterizzano per una complessità
tecnica particolarmente elevata, la
fiducia è il motore immobile che tutto
muove.
Il mondo della finanza è
oggettivamente complesso, non
appena si esce dal recinto del
rendimento previsto a fronte di un
deposito di denaro o di qualche titolo
obbligazionario.
Come si può ricostruire questo clima
di fiducia?
Ad esempio, licenziando tutti quelli
che lavorano in banca, per sostituirli
con il personale delle società che
gestiscono la raccolta dei bagagli negli
aeroporti italiani.
In questo caso, infatti, si cesserebbe
di vivere con l’angoscia di affidare i
propri soldi a chi potrebbe farli
sparire e con il dubbio di affidare le
proprie scelte di investimento a chi
potrebbe veicolarle verso destinazioni
ben diverse da quelle che avresti
voluto che prendessero.
Niente angosce e dubbi: solo certezze.
Altrimenti, si potrebbe pensare di
trasformare le filiali degli istituti di
credito in altrettanti casinò, con tavoli
verdi al posto delle scrivanie e slot
machine al posto dei bancomat.
Anche questa soluzione, infatti,
consentirebbe di porre in essere
un’operazione di vera trasparenza
nella comunicazione alla clientela del
grado di rischio e della volatilità delle
forme di investimento del proprio
denaro, superando in tal modo tutte le
fastidiose ambiguità che spesso
caratterizzano il rapporto tra istituti di
credito e risparmiatori.
Converrete che certezza e
trasparenza, al di là del merito di ciò
che in concreto garantiscono e,
rispettivamente, lasciano trasparire,
sono due ottimi punti di partenza per
ricostruire un clima di fiducia tra le
parti.
In subordine, ma solo se avanza
tempo, si potrebbero fare alcuni
interventi legislativi mirati sui principi
di rendicontazione contabile, sui
criteri di remunerazione dei top
manager degli istituti di credito, sui
modelli di governance societaria e,
non ultimo, sui problemi concernenti
il cumulo degli incarichi.
Proprio una recente indagine
dell’Antitrust ha dimostrato, con
dovizia di numeri, che, soprattutto in
ambito finanziario, esiste un problema
oggettivo in relazione al numero di
incarichi di amministrazione in
diverse società ricoperti da medesimi
soggetti.
Fino a oggi il legislatore ha preferito
fingere che il problema del cumulo
risiede solo negli incarichi di controllo
ed ha il suo presupposto nel tempo
che il singolo professionista può
ragionevolmente dedicare ad
adempiere il suo ruolo nei confronti di
ciascuna società soggetta al suo
controllo.
Forse è tempo che riconosca la
priorità del problema sul fronte degli
incarichi di amministrazione ed il suo
presupposto nell’elevazione del
problema del conflitto di interessi da
anomalia di sistema a vera e propria
regola di vita del sistema Italia. CNDCEC-Report
L’attività
di gennaio
a cura di Francesca Maione - CNDCEC
Antiriciclaggio
Il Consiglio Nazionale ha approvato lo scorso 14 gennaio
2009, le osservazioni al documento dell’Ufficio di
Informazione Finanziaria recante i nuovi indicatori di
anomalia per l’individuazione di operazioni sospette, per i
professionisti e i revisori, sottoposto a consultazione nei
mesi scorsi.
Pur esprimendo apprezzamento per l’avvio del confronto
sul complesso tema dei nuovi indicatori di anomalia, il
Consiglio Nazionale ha però manifestato molteplici
perplessità sui contenuti della bozza di provvedimento
sottoposto a consultazione, con particolare riferimento
all’introduzione, in via interpretativa, di obblighi ulteriori
non previsti dal D.lgs. n. 231/2007 ed alla scarsa
correlazione delle ipotesi individuate dagli indicatori
proposti con lo specifico rischio di riciclaggio e di
finanziamento del terrorismo.
Il Consiglio Nazionale ha, ancora una volta, ribadito la
necessità di una profonda revisione dell’impianto
normativo al fine di realizzare un quadro operativo
conforme alle indicazioni provenienti dal legislatore
comunitario e, al medesimo tempo, realmente coerente
rispetto al contesto professionale al quale tali indicazioni
operative sono destinate.
Il documento è pubblicato sul sito del Consiglio
Nazionale, nella Sezione “Studi e ricerche, Commissioni Antiriciclaggio”.
Mandato professionale
Definito, dal Consiglio Nazionale, un facsimile di lettera
di incarico professionale che disciplina adeguatamente il
rapporto professionale e prevede una serie di accordi
ed obblighi volti a garantire la massima tutela del
professionista e del cliente.
La lettera d’incarico professionale, elaborata con
l’ausilio dei Gruppi di Studio “Tariffa professionale”
e “Tariffa consulenti”, costituisce un ausilio per il
professionista che, in ogni caso, rimane libero di
disciplinare il rapporto con il cliente nei modi ritenuti
più opportuni.
Il facsimile è consultabile sul sito internet www.cndcec.it,
nella sezione “Tariffa professionale e Assicurazione RC”
dell’area “Studi e ricerche – Commissioni”.
Borsa Italiana – CNDCEC
È stato siglato, il 23 gennaio a Roma, presso la sede del
Consiglio Nazionale, l’accordo tra CNDCEC
e Borsa italiana che mira a formare gli iscritti sulle
problematiche relative al ricorso al capitale azionario
e sul ruolo del professionista nel processo di quotazione
in Borsa, sensibilizzando le imprese sull’opportunità
della quotazione sui mercati organizzati e gestiti
da Borsa Italiana.
La collaborazione tra CNDCEC e Borsa Italiana, che
prevede anche la creazione di un apposito tavolo tecnico,
riserva un ruolo strategico alla formazione dei
professionisti, prevedendo per gli Ordini territoriali dei
commercialisti servizi di “education” con l’attribuzione di
crediti formativi grazie a programmi di training sul ruolo
attribuito agli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti
e degli esperti contabili nel processo di preparazione alla
quotazione, nella fase di quotazione e nell’affiancamento
post quotazione. CNDCEC e Borsa Italiana si impegnano
inoltre a promuovere congiuntamente sia la quotazione
CNDCEC Report
nei mercati finanziari, sia il ruolo del commercialista
nell’ambito del processo di quotazione.
L’accordo prevede inoltre la creazione di un apposito
“elenco” di professionisti qualificati nelle materie
finanziarie, iscritti nella sezione A dell’Albo, che possano
garantire, pur nell’assoluta libertà di mercato, adeguati
standard qualitativi e professionali ed essere
punto di riferimento sia nel processo di quotazione e
post-quotazione sia nella governante societaria delle
imprese. Il CNDCEC si occuperà dell’identificazione degli
iscritti all’elenco individuandoli tra i professionisti che
hanno seguito specifici corsi di specializzazione nelle
materie finanziarie in tema di processi di quotazione,
analisi finanziarie, risk management e governance
societaria. Responsabile per il CNDCEC del
coordinamento delle iniziative scaturenti dall’accordo
sarà lo stesso Consigliere Nazionale delegato all’area
finanza aziendale, Marcello Danisi, che ha curato, tra
l’altro, l’intera iniziativa. Il testo dell’accordo è
consultabile sul sito del Consiglio Nazionale.
Relazione sulla gestione
per il bilancio dell’esercizio 2008
Il Consiglio Nazionale ha approvato lo scorso 14 gennaio
2009 il documento Relazione sulla gestione per il
bilancio dell’esercizio 2008 alla luce delle novità
introdotte dal D. Lgs. n. 32/2007 realizzato, con il
supporto tecnico della Commissione nazionale di studio
per le norme e i principi contabili, al fine di fornire
agli interessati un vademecum operativo per
l’adempimento della nuova informativa richiesta dal
legislatore.
Il documento, interpretativo delle novità informative
nella relazione sulla gestione che vede per la prima
volta l’ingresso nell’informativa finanziaria italiana
generale degli indicatori di risultato e
dell’informativa non finanziaria relativa all’ambiente
ed al personale, è in fase di pubblicazione sul portale
del Consiglio Nazionale.
23
Istituto di Ricerca dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
Un’interpretazione quasi autentica del nuovo project financing
L’Autorità di vigilanza chiarisce il significato del correttivo e stabilisce
i requisiti dello studio di fattibilità
Maria Elena Puzzo - IRDCEC
L’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha pubblicato, lo
scorso 15 gennaio, le nuove Linee guida per la finanza di progetto e gli studi di fattibilità.
Un documento (diviso in due parti) molto atteso e di straordinaria rilevanza, non solo per
centrare l’obiettivo di riduzione del deficit infrastrutturale del Paese, ma anche per l’attività
specifica del dottore commercialista ed esperto contabile.
È noto che il cosiddetto “terzo decreto correttivo al codice dei contratti pubblici” – posto in
essere ad opera del D.lgs. n. 152/2008 – ha radicalmente modificato la disciplina del project
financing del Testo unico degli appalti (D.lgs. n. 163/2006). È, ora, del tutto nuova la procedura
per I’affidamento delle concessioni di lavori pubblici con l’utilizzo, totale o parziale, di risorse
private: il novellato testo dell’articolo 153 del Codice introduce, infatti, la necessità, per la
Pubblica amministrazione, di operare una scelta preliminare tra la “classica” procedura di
affidamento delle concessioni di lavori pubblici (articolo 143 del codice) e le due nuove
procedure stabilite dall’art. 153. Confermata, infine, una terza procedura, grazie alla quale i
soggetti privati possono superare l’eventuale inattività dell’ente pubblico.
Sulla scia di tale modifica normativa, l’Autorità ha fornito un proprio contributo, producendo
uno strumento prevalentemente di chiarimento. Con esso - oltre a specificare il significato
concreto di alcuni passaggi delle nuove norme – si è rimarcata la fondamentale importanza
dello studio di fattibilità, per il quale le linee guida prescrivono l’elaborazione “con la massima
cura e completezza, in modo da consentire ai privati di investire in progetti realizzabili in tempi
rapidi e a costi certi”. In tale ambito, il ruolo del professionista economico giuridico può (e
deve) essere di straordinaria rilevanza.
Per l’Autorità, lo studio di fattibilità assume ora la duplice valenza di atto propedeutico
all’inserimento delle iniziative negli strumenti di programmazione e di fondamentale
documento a base di gara, nella nuova procedura ex articolo 153 del Codice. Per esso, il
documento varato lo scorso 15 gennaio prova a individuare i contenuti minimi e indefettibili,
richiamando (e facendo proprio) anche il contenuto della Guida per la certificazione degli
studi di fattibilità, elaborata il 12 giugno 2003 dalla Rete dei Nuclei di Valutazione e Verifica
degli investimenti pubblici. L’intervento è quanto mai opportuno poiché, lo si rammenta, né il
Codice degli appalti né il DPR n. 554/1999 prevedono una disciplina specifica dello Studio di
fattibilità, sia dal punto di vista dei contenuti che del procedimento di elaborazione.
Esso, viene chiarito, deve consentire l’acquisizione delle necessarie autorizzazioni preliminari,
in virtù della completezza e dell’affidabilità dei suoi contenuti, ma deve altresì mantenere uno
spazio per la creatività dei concorrenti nella partecipazione alle successive gare. Un obiettivo
non semplice da centrare, tenuto anche conto che il medesimo documento deve contenere
anche tutte le informazioni essenziali per l’individuazione dei requisiti dei concorrenti nonché
dei criteri di valutazione delle proposte e della loro relativa ponderazione.
27
In aggiunta all’importo presunto dell’intervento (da effettuarsi mediante computo metrico
estimativo di massima), lo studio di fattibilità deve contenere, per l’Autorità, specifici
contenuti tecnico progettuali, giuridico amministrativi (compresi quelli urbanistici) ed
economico finanziari; deve identificare le principali categorie di rischio connesse alla
realizzazione e gestione del progetto e dimostrare il livello di fattibilità amministrativa, tecnica,
economica e finanziaria del progetto. Il documento deve essere in grado di trasformare
l’iniziale idea progetto in una specifica ipotesi di intervento, “attraverso I’identificazione, la
specificazione e la comparazione, ove possibile, di più alternative atte a cogliere modalità
diverse di realizzazione dell’idea originaria e consentire all’autorità politico-amministrativa
competente di assumere una decisione fondata e motivata”. Uno Studio completo e attendibile
assicura - per l’Autorità e per quanto possibile - la sicurezza della bancabilità delle proposte dei
concorrenti, espresse nel piano economico finanziario.
Come noto, la realizzazione delle infrastrutture può avvenire o mediante la formula
dell’appalto con risorse totalmente a carico dell’amministrazione, o mediante una delle
formule di Partenariato Pubblico Privato (PPP). È per tale motivo che, con lo Studio di
fattibilità, è necessario valutare preliminarmente, da parte delle amministrazioni pubbliche, se
sia conveniente procedere ad una forma di PPP oppure, diversamente, ricorrere ad un
contratto di appalto più tradizionale. Se è vero che tale analisi va effettuata in modo
differenziato (in rapporto alle caratteristiche e dimensione dell’intervento che si prevede
debba essere realizzato e alle risorse economiche disponibili) è altrettanto vero - sempre per
l’Autorità - che la verifica del modello più adatto di PPP è una componente essenziale dello
Studio di fattibilità.
L’approccio al Partenariato Pubblico Privato deve avere l’obiettivo di raggiungere la
condizione ottimale dei costi complessivi del progetto e della qualità dei servizi erogati (quello
che gli anglosassoni chiamano, sinteticamente, Value for Money). Essa viene valutata
attraverso le procedure del Public Sector Comparator, che si basa sul confronto del Valore
Attuale Netto (VAN) dei costi e dei ricavi generati nelle due diverse soluzioni di appalto o di
concessione. La differenza tra i valori indicati rappresenta la misura del Value for Money,
ovvero il risparmio sui costi di un’alternativa rispetto all’altra.
In tale scia, per l’Autorità, lo Studio di fattibilità deve accertare la bontà dell’iniziale ideaprogetto, la sua convenienza rispetto agli impieghi alternativi delle risorse e individuare le
modalità di realizzazione dell’idea originaria più realistiche e promettenti. Se ciò è vero, tra gli
altri elementi esso deve contenere:
l’analisi dei costi gestionali in fase di esercizio, nella quale devono essere descritti i costi
monetari ed economici correlati alla gestione del progetto;
l’analisi di fattibilità finanziaria (analisi costi e ricavi), mediante la quale deve essere
individuato il flusso finanziario generato dalla gestione e a valle della quale occorre
elaborare la cd. “matrice dei rischi”, che deve evidenziare l’allocazione del tipo di rischio e
su chi ricade (amministrazione o partner privato);
l’analisi di fattibilità economica e sociale (analisi costi e benefici), con la quale occorre
tenere conto anche dei benefici sociali di alcune delle opere realizzate.
Per tutte queste indagini, il ruolo di un professionista esterno, competente ed autonomo,
rivestono carattere di essenzialità, per semplificare i processi e renderli più trasparenti.
29
Focus legislativo
I provvedimenti in fase di discussione di maggiore interesse per la professione economico-contabile
di Davide Persico, CNDCEC
Atto: Camera n. 1783
Proponente: on. Alberto Fluvi (Partito Democratico) ed altri
Oggetto: Modifiche ai decreti legislativi 31 dicembre 1992, n. 545 e n. 546, per il riordinamento della giustizia tributaria
Iter: assegnato alla Commissione Giustizia della Camera
La proposta di legge è diretta ad apportare alcune novità in materia di giustizia tributaria. In particolare viene
prevista una nuova denominazione degli organi giudiziari tributari di primo grado (Tribunale tributario) e secondo grado (Corte
d'appello tributaria). Dalla proposta si evince che l'accesso alla magistratura tributaria dovrebbe avvenire solo con la nomina a giudice
tributario di soggetti muniti di specifici requisiti, tra i quali gli iscritti agli albi professionali dei dottori commercialisti, che
abbiano esercitato per almeno dieci anni le rispettive professioni oppure che abbiano svolto incarichi in qualità di amministratori,
di sindaci, di dirigenti o di revisori dei conti in società di capitali. Inoltre, nel progetto di legge si prevedono, analogamente a
quanto stabilito per le altre magistrature, concorsi per il trasferimento e l'attribuzione di diverse funzioni e incarichi semidirettivi e direttivi. Tra le diverse novità al d.lgs. 545/1992, che la proposta vorrebbe inserire, si segnala l’introduzione di un
regolamento di amministrazione e contabilità per la gestione delle risorse finanziarie, da adottare da parte del consiglio di
presidenza.
Contenuto:
Atto: Senato n. 1204
Atto: Senato n. 733-bis
Proponente: on. Luigi Compagna (Popolo delle Libertà) ed altri
Oggetto: Modifiche degli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale
Iter: assegnato alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio
Contenuto: La proposta di legge interviene nell’ambito
Proponente: Governo
Oggetto: Modifiche degli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale
Iter: assegnato alla Commissione Giustizia del Senato
Contenuto: Il disegno di legge, risultante dallo stralcio
del sistema di controlli sulla gestione economico-finanziaria
degli enti locali. In particolare, il progetto prevede
la distinzione tra spese obbligatorie e spese facoltative (così
come già stabiliva, del resto, il testo unico della legge
comunale e provinciale, di cui al RD n. 383/1934). Su tale
ambito viene ribadito un importante principio di diritto,
in base al quale esistono spese che devono essere
necessariamente effettuate, perché collegate allo
svolgimento dei compiti istituzionali dei singoli enti e spese
invece che, non rientrando in questa categoria, sono da
considerarsi meramente discrezionali e delle quali pertanto,
ove manchino le risorse, si può senz’altro fare a meno.
L’obiettivo del proponente è di creare una maggiore
responsabilizzazione degli amministratori locali che,
nell’ottica di una sana gestione, non potrebbero non tener
conto della ripartizione tra spese obbligatorie e facoltative.
all’A.S. 733-A recante “Disposizioni in materia di
sicurezza pubblica”, prevede modifiche al codice penale in
materia di riciclaggio (art. 648-bis) e impiego di denaro,
beni o utilità di provenienza illecita (art. 648-ter).
La novellata disciplina renderebbe possibile l'incriminazione
del c.d. autoriciclaggio o autoreimpiego (ossia il riciclaggio
posto in essere dallo stesso autore del reato che genera
l'acquisizione illecita delle disponibilità finanziarie).
Attualmente, l'autore del reato presupposto di quello
di riciclaggio non può essere chiamato a rispondere di tale
successiva attività, poiché essa viene fatta rientrare
nel post-factum non punibile, attraverso la clausola
di riserva introdotta nell'art. 648-bis c.p. ("fuori dei casi
di concorso nel reato").
La proposta in esame, pertanto, eliminando la suddetta
clausola, renderebbe punibile l'autoriciclaggio.
Ordini territoriali
Internazionale è bello
Il ruolo dei commercialisti a fianco delle aziende che guardano oltrefrontiera.
Per le pmi non più solo un’opportunità, ma una necessità dettata dalla crisi.
Anche in realtà locali come quella di Grosseto
di Tiziana Mastrogiacomo, CNDCEC
on solo consulenza fiscale,
ma anche una visone
globale e strategica a
fianco delle imprese che
decidono di intraprendere il percorso
della internazionalizzazione. È questo
il nuovo ruolo del commercialista in
un momento caratterizzato da una
crisi economica che mette a dura
prova le piccole e medie imprese, per
le quali entrare in nuovi mercati non è
più soltanto un’opportunità, ma ormai
anche una necessità.
Se ne è parlato, lo scorso 12 gennaio,
durante il convegno
“L’internazionalizzazione come
opportunità per le imprese: funzione
del Commercialista e aspetti fiscali a
sostegno delle Istituzioni, strumenti
finanziari e ruolo delle banche”,
organizzato dall’Ordine dei dottori
commercialisti e degli esperti
contabili di Grosseto, presso il centro
congressi “Fattoria La Principina”.
Ma cosa significa per un’impresa
internazionalizzare? Non solo
allargare la platea dei propri scambi
commerciali, ma anche intraprendere
un percorso insidioso durante il quale
avrà bisogno di avere accanto un
professionista che sia in grado di
individuare i mercati di riferimento, le
possibilità di sviluppo all'estero e gli
aiuti dal punto di vista fiscale,
attraverso un aggiornamento puntuale
sulle normative straniere e sui
N
Grosseto
sostegni finanziari degli istituti
bancari. Non è dunque un caso che
negli ultimi tre anni sia aumentato il
numero dei consulenti – come
commercialisti e avvocati – che hanno
supportato le piccole e medie imprese
nella loro avventura oltre frontiera.
Una prospettiva, quella
dell’ampliamento delle competenze
dei commercialisti, che riguarda da
vicino anche la realtà grossetana.
“Bisogna aggiornare il nostro ruolo in
funzione della crisi economica –
afferma Mario Morandini, presidente
dell’Ordine di Grosseto –
l'internazionalizzazione è necessaria
per far uscire l'economia della nostra
provincia dal guscio in cui è sempre
stata chiusa, diventando protagonisti
del rilancio produttivo, trovando idee
ed intercettando gli strumenti
finanziari a sostegno delle imprese. È
importante estendere il raggio
d'azione fuori dai localismi e iniziare a
confrontarsi con realtà nazionali ed
internazionali. E se per anni siamo
stati quelli che compilavano le
denunce dei redditi, ora bisogna
diventare propositivi, "suggeritori" e
consulenti per le imprese, oltre che
interlocutori attivi del mondo
istituzionale. Vogliamo rappresentare
un aiuto reale, un punto di riferimento
per gli imprenditori grossetani nelle
scelte che fanno crescere l'economia
e portano benessere alla società”.
I 255 professionisti iscritti all’Ordine,
88 donne e 167 uomini, devono
confrontarsi quotidianamente con un
territorio il cui tessuto economico è
formato quasi esclusivamente da
piccole imprese appartenenti ai settori
del commercio, dell’agricoltura, del
terziario e turistico-alberghiero.
L’assenza di infrastrutture adeguate
non consente però uno sviluppo
significativo del settore industriale, se
non con pochissime realtà
imprenditoriali di rilievo.
La mancanza di un tessuto produttivo
solido e ramificato, limita sicuramente
le aspettative dei giovani che fanno
parte della categoria (sono 51 gli
under 40 e 42 i tirocinanti
appartenenti all’Ordine), i quali
lamentano un difficile inserimento
professionale. In un contesto come
31
questo, in cui l’attività svolta dagli
iscritti è ancora prevalentemente
incentrata sull’assistenza contabile e
fiscale alle imprese e ai professionisti,
l’azione svolta dal Consiglio Nazionale
in materia di cessioni di quote e di
esecuzioni mobiliari ha favorito il
crescere delle prospettive di sviluppo,
soprattutto per i commercialisti più
giovani.
E proprio sul fronte dei rapporti con
le altre professioni e con le istituzioni
locali, l’Ordine di Grosseto collabora
da sempre fattivamente con le altre
categorie – soprattutto con gli Ordini
di avvocati e notai – sia in materia di
Superficie (Kmq)
4.504
Popolazione (01.01.2008)
223.429
Imprese attive (2007)
27.779
Occupati (2007)
95.360
Valore aggiunto* (2006)
4.826
Fallimenti dichiarati (2006)
11
*VALORE AGGIUNTO AI PREZZI BASE AL LORDO SIFIM
– VALORI A PREZZI CORRENTI IN MILIONI DI EURO
formazione, sia per quanto riguarda la
soluzione di problematiche comuni.
Con le Istituzioni locali, quali
Tribunale, Camera di commercio ed
Enti locali, l’Ordine è da sempre
attore principale nell’intrecciare
rapporti, nella convinzione che il
32
Grosseto
Grosseto: veduta aerea delle mure che circondano il centro storico della città
ruolo del commercialista sia
indispensabile per le aziende, i
cittadini e la pubblica
amministrazione. Per questo motivo,
l’Ordine ha organizzato negli anni
numerosi eventi che hanno coinvolto
funzionari pubblici, magistrati,
rappresentanti della Camera di
commercio, dell’Amministrazione
finanziaria, delle Associazioni di
categoria e della politica locale.
Ma i commercialisti grossetani, così
attivi sul piano locale, fanno i conti
con problemi per i quali chiedono
l’impegno diretto del Consiglio
nazionale. La problematica più sentita
riguarda senz’altro gli studi di settore,
poiché il tessuto economico della
provincia di Grosseto è formato
prevalentemente da piccole imprese
soggette a questi parametri
In cifre
Iscritti: 255, di cui 88 donne
Età media: 59 anni
Tirocinanti: 474
Iscritti di età inferiore ai 40 anni: 51
accertativi. L’auspicio espresso dai
rappresentanti dell’Ordine è che il
Consiglio Nazionale faccia sentire la
propria voce nelle opportune sedi
istituzionali affinché non vi sia un uso
distorto di uno strumento che, in
piccole realtà come questa, potrebbe
provocare notevoli squilibri. Discorso
analogo a proposito della normativa
antiriciclaggio: pur non essendo una
problematica strettamente locale,
anche a Grosseto la speranza è che
questo adempimento venga almeno in
parte semplificato, per non
appesantire l’iter burocratico con cui i
commercialisti devono
quotidianamente confrontarsi. La
professione non ha certo bisogno di
ulteriori ostacoli.
Tanto più in realtà locali quali quella
grossetana.
La parola a...
In dubio contra fiscum
Paolo Salvadori (*)
Il brocardo di Modestino esprime un principio di antica civiltà giuridica a cui è possibile
ricollegare tre univoche sentenze della Corte di Cassazione
l tema dell’elusione tributaria
attraversa non solo la storia del
diritto tributario, ma anche
quella della civiltà occidentale,
che ha sempre ritenuto la libertà dal
tributo un connotato essenziale della
libertà del cittadino dallo Stato. Nella
nostra tradizione si fa risalire il tema
dell’elusione al reperto del Modestino:
“Non puto delinquere eius qui in
dubiis questionibus contra fiscum
facile responderit (non penso che
commetta un reato colui che nelle
questioni fiscali dubbie risponda alla
leggera contro il fisco)”.
Modestino difendeva un giureconsulto
dell’epoca imperiale, il quale molto
verosimilmente aveva consigliato
facile forme di evasione e perciò era
stato condotto in catene davanti al
giudice insieme al suo cliente. Il
giureconsulto fu assolto, mentre il
cliente venne, almeno così pare logico
ritenere, condannato. Tuttavia il
frammento del Modestino ebbe poi
vita autonoma e l’in dubio contra
fiscum, avulso dal suo specifico
contesto, divenne una garanzia del
cittadino-suddito di fronte alle pretese
dello Stato-leviatano.
L’in dubio contra fiscum ha subito nel
tempo varie metamorfosi ed alla fine
dell’800 fu veicolato sotto forma di
interpetratio strictu sensu, con la
quale si intendeva dire che non solo la
I
legge tributaria non andava estesa
oltre i casi in essa esplicitamente
previsti, ma, addirittura, andava
interpretata strettamente e, cioè, a
favore del contribuente, perché la
legge tributaria è una lex odiosa.
L’elusione tributaria è l’ultima
frontiera a cui è giunto lo scontro tra
gli apparati statali ed i contribuenti.
Peraltro il principio dell’in dubio
contra fiscum sembra oggi
soccombere di fronte a manovre
elusive sempre più sofisticate e
sostanzialmente confinanti con
l’evasione vera e propria. Eppure,
nonostante ciò, va ribadito che il
fenomeno dell’elusione si distingue
nettamente da quello dell’evasione.
Sotto il profilo squisitamente
giuridico, infatti, si ha evasione
quando essendosi verificato il
presupposto dell’imposta si sottrae
materia imponibile già prodotta,
mentre con l’elusione si impedisce
che sorga e si manifesti il presupposto
stesso dell’imposizione. L’elusione,
poi, si contrappone alla simulazione,
perché gli atti simulati nascondono
l’atto vero, mentre con l’elusione si
vogliono proprio gli effetti di quegli
atti attraverso i quali si evita il sorgere
del presupposto dell’imposta.
L’elusione ha invece una analogia, ed
anzi ne ripete l’intero paradigma, con
il negozio in frode alla legge regolato
dall’art. 1344 del Codice civile. In base
a tale norma un contratto è nullo per
illiceità della causa “quando
costituisce il mezzo per eludere
l’applicazione di una norma
imperativa”.
Il negozio in frode alla legge altro non
è che un negozio volto ad eludere i
precetti normativi, utilizzando una
forma apparentemente lecita, ma
sostanzialmente volta a violare una
norma imperativa. Si può pertanto
dire che il paradigma del negozio in
frode alla legge è lo stesso utilizzato
dalla normativa fiscale in tema di
elusione. Infatti per aversi elusione
fiscale occorre che si verifichino tre
presupposti contemporaneamente: (i)
che vi sia l’aggiramento di un obbligo
o di un divieto, (ii) che questo
comporti un risparmio di imposta ed,
infine, (iii) che ciò avvenga senza
valide ragioni economiche.
È sulla base di questi presupposti che
si distingue l’elusione dal lecito
risparmio di imposta. Quest’ultimo si
verifica tutte le volte in cui la legge
mette a disposizione dei contribuenti
vari strumenti ed essi utilizzano quello
fiscalmente più conveniente. Il
risparmio di imposta resta fuori dal
perimetro dell’elusione tutte le volte
che esso sia conseguito attraverso gli
strumenti che la legge mette a
disposizione del contribuente.
35
Si potrebbe a questo punto obiettare
che anche l’elusione del tributo
avviene utilizzando forme giuridiche
lecite e, quindi, da questo punto di
vista, non si dovrebbero ravvisare
diversità formali con il lecito
risparmio di imposte.
La giurisprudenza più recente, in
specie quella della Sezione tributaria
della Suprema Corte, sia pure tra
evidenti oscillazioni, stava evolvendo
su questo versante molto pericoloso.
Tendeva, cioè, ad affermare che
laddove vi è un risparmio di imposta
vi sono fondati sospetti di abuso del
diritto. In questa estrema prospettiva
si sottovalutava totalmente l’elemento
fraudolento che deve invece
caratterizzare il fenomeno elusivo.
Il risparmio fiscale è una valida
ragione economica in se stesso, solo
che deve essere perseguito con gli
strumenti che la legge mette a
disposizione del contribuente. È
l’aggiramento (cfr. Cass. 21 gennaio
2009, n. 1465) l’elemento
caratterizzante l’abuso del diritto, che
rende esplicita la tensione tra lo
spirito e la lettera della legge,
conferendo la sua inconfondibile
impronta alle convenzioni elusive,
formalmente rispettose del precetto
normativo, ma sostanzialmente
fraudolente. Solo quando si è di fronte
a questo tipo di costruzioni occorre
chiedersi se esse abbiano condotto o
meno ad un risparmio di imposta e
solo in tale ultimo caso si dovrà
valutare se siano dettate da valide
ragioni economiche. Se si esce da
questo schema di ragionamento, il
cittadino vede colpita la certezza del
diritto in uno dei momenti essenziali
del suo rapporto con lo Stato.
È questo il punto cruciale su cui
occorre soffermarsi. La necessità di
motivare i passaggi di fronte a
fenomeni elusivi è imprescindibile,
affinché non si crei artificiosamente
materia imponibile. Il cittadino deve
fare un certo affidamento sul disposto
normativo che non può essere lasciato
aperto a interpretazioni semplicistiche
se non addirittura bizzarre.
Su questo punto essenziale le tre
sentenze del 23 dicembre 2008 n.ri
30055, 30056 e 30057, rese a Sezioni
unite dalla Cassazione, sono
particolarmente puntuali, pur
stabilendo che il divieto di abuso del
diritto costituisce principio
immanente dell’ordinamento
tributario. I giudici della Suprema
Corte traggono questo convincimento
argomentando in base all’art. 53 della
Costituzione e traendone la
conclusione che le manovre abusive
tendono ad eludere l’applicazione
delle norme tributarie, erodendo
artificiosamente la capacità
contributiva e la progressività cui
deve ispirarsi il sistema impositivo.
Chiariscono però, in modo
inequivocabile, che per aversi abuso
del diritto occorre che si verifichino
contestualmente tre circostanze e
cioè che (i) vi sia un uso distorto della
normativa tributaria (ii) che da tale
uso derivino vantaggi tributari e,
infine, (iii) che tali vantaggi non siano
fondati su apprezzabili ragioni
economiche.
Se questi tre momenti sussistono, e si
motiva adeguatamente l’esistenza di
ognuno di essi, si ha abuso del diritto,
di fronte al quale non ha ragione di
essere la garanzia posta dall’art. 23
della Costituzione, in base al quale
“nessuna prestazione personale o
patrimoniale può essere imposta se
non in base alla legge”. Perché questo
baluardo costituzionale possa cadere
è però necessario che i tre passaggi
siano rigorosamente motivati,
altrimenti il rischio è quello di creare
materia imponibile inesistente.
In conclusione la domanda a cui
occorre rispondere è se un atto
sarebbe stato comunque posto in
essere indipendentemente dal
risparmio di imposta. Occorre, in
sintesi, che a fondamento
dell’operazione oltre al risparmio di
imposta vi siano delle apprezzabili
ragioni economiche. La loro
mancanza o la loro marginalità, unite
a comportamenti negoziali artificiosi,
rendono illecito il risparmio di
imposta, che altrimenti non è un atto
criminoso ed anzi talvolta è perfino un
atto dovuto. Quando si dimentica
questa basilare distinzione tra lecito
risparmio di imposta ed elusione (od
abuso), riducendo il primo termine al
secondo, si vanifica il rapporto Statocittadino in uno dei suoi momenti
cruciali. Pertanto, il ritorno a
Modestino, recuperando il senso
autentico dell’in dubio contra fiscum,
costituisce un momento essenziale del
recupero della libertà del cittadino
dallo Stato, che non può essere
lasciata nella zona grigia
dell’interpretazione talvolta
pericolosamente faziosa
dell’Amministrazione finanziaria.
Se lo Stato di diritto viene meno in
questo passaggio, che è alla base della
sua stessa ragione d’essere, è
destinato a soccombere anche in altre
direzioni. Le tre sentenze della
Cassazione mi sembra pongano un
importante punto fermo nei recenti
sviluppi del secolare dibattito lungo
questo delicato crinale.
(*) Ordine di Firenze
La professione contabile in Olanda
Ventiduemila i professionisti, cinque gli istituti nazionali di diritto pubblico che li rappresentano, ma oltre
il 40% sono gli iscritti che svolgono attività in altre aree professionali rispetto a quelle proprie
di Noemi Di Segni, CNDCEC
L
a professione economico-contabile nei Paesi Bassi è
costituita da oltre 22.000 professionisti. Questi sono
iscritti nei registri di cinque istituti nazionali, alcuni dei
quali, peraltro, svolgono attività complementari e collegate
(attraverso particolari rapporti istituzionali), in funzione di
specifiche aree professionali. Inoltre, la maggior parte degli
iscritti agli altri istituti sono professionisti contabili aderenti al
Royal NIVRA. I due principali istituti, Royal NIVRA e NOvAA,
hanno avviato negli ultimi mesi il processo di unificazione.
Le donne rappresentano poco più del 12% degli iscritti, i
praticanti sono circa 8.000.
Esaminando la distribuzione degli iscritti per attività è
interessante notare la differenza rispetto al nostro Paese, in
particolare per quanto concerne il basso numero di iscritti
che esercitano attività di revisione.
Altro dato interessante riguarda la percentuale dei
professionisti, oltre il 40%, che svolgono attività in “altre aree
professionali” rispetto a quelle “proprie” della professione
contabile in Olanda.
È necessario a questo proposito incrociare il dato con quello
relativo a coloro che rientrano nell’area dei cosiddetti
Members in business (oltre il 50% del totale): si tratta dei
professionisti che svolgono la propria attività nell’ambito
della consulenza aziendale, o ricoprendo incarichi
dirigenziali nelle imprese, o nella pubblica amministrazione,
o nell’ambito dell’insegnamento accademico.
A differenza del modello italiano, tuttavia, a tali professionisti
è rivolta gran parte delle risorse generate dalle contribuzioni
annuali degli iscritti, in quanto si tratta anche di un
importante bacino di clienti cui si rivolgono i servizi
professionali erogati dagli istituti (FPC, software gestionali e
di analisi economica, strumenti e checklist per il controllo di
gestione, strumenti per la revisione contabile, manuali per la
revisione e per la qualità ecc.). Ancorché il NIVRA costituisca
Internazionale
un ente di diritto pubblico, infatti, è abilitato a svolgere
attività commerciale rivolta al pubblico e ai propri membri.
Accesso alla professione
Per accedere alla professione contabile in Olanda (in
particolare al registro del NIVRA) occorre conseguire una
formazione accademica e svolgere un tirocinio di 3 anni (con
un minimo di 1.000 ore di formazione annue). Il tirocinio
deve essere svolto in alcune specifiche materie quali:
revisione contabile e asseverazione;
contabilità economica;
sistemi di informativa contabile;
controllo interno.
Le ore di pratica nella revisione contabile devono
rappresentare almeno il 33% (almeno 1000 ore) del totale
delle ore di tirocinio. Non vi sono vincoli relativamente agli
altri contenuti dell’attività formativa.
L’attività di tirocinio può essere svolta negli enti pubblici,
nelle imprese e nelle istituzioni governative.
Ogni sei mesi il tirocinante viene sottoposto a una verifica
delle conoscenze acquisite attraverso quattro tesine e un
esame scritto più complesso. Dopo il periodo triennale, il
tirocinante deve sostenere un esame finale orale, che include
anche l’analisi dei documenti prodotti nei semestri precedenti.
Il tirocinante è sottoposto alla supervisione di un mentor
che, peraltro, non deve avere competenze specifiche purché,
per almeno due dei tre anni del tirocinio, sia persona iscritta
nel registro NIVRA.
Istituti
37
Attività professionale
L’attività esercitata dalla professione olandese riguarda,
soprattutto, le aree della revisione, della contabilità, della
consulenza finanziaria e della governance. In questa
prospettiva, l’attività istituzionale delle organizzazioni cui
sono iscritti i professionisti contabili si focalizzano in
particolare:
nella regolamentazione e nel monitoraggio dell’integrità
e delle competenze;
nella promozione e nello scambio informativo tra
la professione e la società in generale;
nell’erogazione di servizi ai membri nell’ottica
di favorirne l’esercizio della professione.
Con riguardo all’audit, il NIVRA è standard setter e tra i suoi
compiti, oltre alla statuizione dei principi, ha anche quello di
promuovere l’adempimento alle norme statutarie e al codice
che ne disciplina le modalità di applicazione. Nel settore
contabile, il NIVRA svolge un’attività similare a quella del
CNDCEC, fornisce ai regulator pareri nella definizione dei
principi di contabilità da quelli emanati ed elabora a sua volta
per i propri iscritti le linee guida per l’implementazione e
l’applicazione dei principi contabili; riesamina infine i propri
principi di auditing con riguardo alla loro effettiva possibilità
di applicazione in relazione agli standard di contabilità.
Con riguardo alla governance, tutti gli istituti giocano un
ruolo attivo nel fornire specifiche linee guida per
l’applicazione e l’implementazione dei principi di governance
aziendale e per la verifica dell’applicazione dei medesimi nei
processi gestionali.
Iscritti
Il Dutch Institute of Certified Accountants (Royal
NIVRA)
14,148
Dutch AA-Accountant profession (NOvAA) che include
i professionisti che lavorano per le PMI
(complementarità istituzionale con il NIVRA)
ca. 6.500, di cui 3000 iscritti al NIVRA
Institute of Internal Auditors in Netherlands (IIA
Netherlands)
ca. 800, di cui 500 sono iscritti al NIVRA
Controllers Institute (CI)
ca. 5.800, di cui 4.200 sono iscritti al NIVRA
Institute of Certified IT-auditors (NOREA)
(complementarità istituzionale con il NIVRA)
ca. 1.000, di cui 400 sono iscritti al NIVRA
So(p)PRESSato
39
Finché c’è crisi…
Marcello Febert
Ore 6.54 am, puntuale suona
la sveglia! È lunedì mattina, si
riparte. Sono di ottimo umore;
rigenerato da un giorno e
mezzo di vita familiare, da
pranzi succulenti ed infiniti,
da sconfitte della squadra del
cuore; il lunedì si affaccia
come un toccasana. I ratei, i
risconti ed i disaggi su prestiti
profumano di romanticismo.
Sono proprio di ottimo umore!
Doccia, barba, colazione e
accompagno i bambini a
scuola: sono un papà di
ottimo umore. Passaggio
dall’edicola di fiducia: «al
solito dottore?», «sì, signora Patrizia,
Sole 24 Ore, Italia Oggi, Gazzetta del
Sud» sono un commercialista di
ottimo umore.
Arrivo in studio, sono solo, inizio a
sfogliare ed a leggere: la crisi
attanaglia le imprese; risorse per
premi produttività e straordinari per
aiutare le famiglie alle prese con lo
stress della crisi; Iva per cassa e
meno tasse lo prevede il decreto anticrisi; aiutare i paesi arretrati a
reggere l’impatto della crisi; i
comportamenti del mondo
finanziario e bancario sono
all’origine dell’attuale grave crisi
economica; Bush al G20 (ex G8-next
G21): «i capi di Stato sono alla
ricerca di una via d’uscita per una
crisi che non è finita», ma Bush è un
ex, aspetto il primo discorso di Obama:
«vinceremo la crisi, è l’ora della
responsabilità». Il mio umore tende a
vacillare, barcollo ma non mollo: sono
un commercialista di buon umore.
Mi tornano in mente le parole che un
uomo di cultura mi disse qualche
giorno prima «nell’ideogramma cinese
crisi ed opportunità hanno lo stesso
identico significato!». Il mio umore
migliora, penso e ripenso alle mille o
poco meno opportunità che mi
potranno derivare,… anche la parola
crisi, ora, ha un sapore più dolce, ed il
mio umore tende a lievitare.
Arriva il primo cliente: «il credito
bancario, bla bla bla .. la crisi, bla bla
bla…, i miei clienti bla bla bla, la
crisi…, gli studi di settore, bla bla
bla…. la crisi» per lui, per il suo
personale ideogramma, crisi ed alibi
hanno lo stesso significato.
Il mio umore ora comincia ad avere
l’esigenza di essere tirato su. Idea, ma
io sono un giovane commercialista,
andrò sul sito dei giovani
commercialisti, qualche
spunto interessante e
confortante lo troverò:
vigilanza a 360° nel periodo
di crisi, Crisi finanziaria
la ricetta dell’Ungdc; Una
nuova era per l’economia:
dalla crisi alle opportunità
di sviluppo. No, non è
possibile, sono senza
scampo, un commercialista
senza scampo.
Torno a casa, ma prima
voglio andare sul sito del
Consiglio Nazionale, devo,
dico devo, prenotare il mio
posto per il Congresso di
Torino, il primo dopo l’unificazione, la
presenza è dovuta più che voluta, non
oso pensare al tema, tremo al solo
pensiero di sentire o leggere ancora
quella parola che mi tormenta e mi
“ulcerizza”; mi accingo a prenotare, il
mio umore è ormai, sì, ahimè, in piena
crisi. Prenoto ad occhi chiusi, sto per
spegnere tutto, ma la curiosità la fa da
padrona e l’occhio cade sul logo del
congresso: -044. Protagonisti del
cambiamento. Evviva!!! Bello,
protagonisti del cambiamento, essere
protagonista
del cambiamento mi fa tornare ad
essere un commercialista di ottimo
umore, mi fa venire voglia di
preparare le valige ed andare a
Torino… protagonisti del
cambiamento… mi piace …
protagonisti del cambiamento, voglio
essere anch’io… protagonista del
cambiamento!
40
Viaggi
Rio de Janeiro,
il Carnevale
abita qui…
Ci sono mille buone ragioni per visitare Rio de Janeiro:
una città divertente, rutilante, bellissima. Che può diventare
indimenticabile se non ci si ferma alle apparenze e si fa largo
esercizio di curiosità
di Victor / Foto Getty Images
n pochi ricordano che Rio de Janeiro vuol dire in
portoghese “fiume di gennaio”. Ma, al di là di questa
pura e semplice curiosità toponomastica, possiamo
certamente testimoniare che la meravigliosa metropoli
brasiliana risulta essere a ragione una delle più
conosciute località del mondo ed una delle mete più ambite
per i turisti italiani. Una città, insomma, che vale la pena
visitare almeno una volta nella vita. Anche questa è la
stagione giusta. Tra gennaio e febbraio la temperatura media
va da una minima di 23 gradi ad una massima di 29. E, pur
essendoci ancora qualche pioggia di troppo, una vacanza
brasiliana si può sempre organizzare. Anche perché questo è
il periodo del fantasmagorico Carnevale di Rio che si svolge
nel “sambodromo” della città: quattro giorni di assoluta follia
per vedere sfilare le migliori scuole di samba della città. Ma
Rio, naturalmente, non è solo carnevale. Anzi, il carnevale è
solo una espressione di questa città gioiosa e malinconica,
colorata, multiforme, sempre bella ed affascinante. La città
è composta da quattro distretti, nei quali il centro è
sostanzialmente la parte storica della città con la Cattedrale
e diversi musei.
Nella zona sud troviamo la celeberrima linea costiera di Rio
con le stupende spiagge di Ipanema e Copacabana, superata
la quale, dopo il distretto di Urca, si trova il Pan di Zucchero
dal quale si gode una vista seconda soltanto a quella del
Corcovado dove si erge – ad oltre 700 cento metri di altezza
sul livello del mare – la famosissima statua del Cristo
redentore che troneggia dall’alto sull’intera metropoli
I
brasiliana. Una statua benedicente che però, nel comune
sentire della popolazione, è vissuta anche come il simbolo
dell’accoglienza e delle braccia aperte con le quali il popolo
di Rio accoglie turisti e visitatori.
La zona nord della città è famosa per lo stadio più grande del
mondo, il Maracanà, capace di contenere quasi
duecentomila persone. Ed il calcio è un altro ingrediente
fondamentale per conoscere la città. Qui ci sono quattro
gloriosi club calcistici: il Botafogo, il Flamengo, il
Fluminense ed il Vasco. Tutte fucine di talenti calcistici
come Adriano, Ronaldo, Zico. Infine la parte ovest della
città, la più lontana dall’area metropolitana, comprende
Jacarepaguá, Campo Grande, Santa Cruz, Bangu e Barra
da Tijuca. Quest’ultima è un'area di grandissimo sviluppo
che attira principalmente la parte più ricca della
popolazione. Ma tra le luci di questa meravigliosa città si
annidano le cosiddette favelas, le zone più povere di Rio,
dove vivono centinaia di migliaia di persone, rinchiuse in
tremende baraccopoli dove impera la miseria, la violenza, il
traffico della droga. Una vera e propria vergogna mondiale
dalla quale Rio non ha ancora saputo affrancarsi. E le luci ed
ombre della città si riflettono in particolare nel meraviglioso
talento artistico e musicale che pervade interamente questa
metropoli. E che porta il nome di firme immortali come
quella del musicista Vinicius de Moraes, o dello scrittore
Paulo Coelho, del compositore Chico Buarque e tante,
tantissime personalità ancora che sarebbe praticamente
impossibile ricordare tutte.
42
Viaggi
Rio de Janeiro: la statua del "Cristo Redentor", sulla cima del monte Corcovado,
che si affaccia sulla città, è uno dei monumenti più conosciuti al mondo
Dove dormire...
Rio è una città calda ed ospitale. Ma il suo livello di sicurezza
lascia ancora alquanto a desiderare.
Per evitare inconvenienti o spiacevoli soprese, legate
soprattutto all’altalenante stato dell’ordine pubblico, appare
conveniente optare per una ospitalità alberghiera legata alle
grandi catene internazionali o a strutture di elevata
affidabilità. Le soluzioni più spettacolari sono quelle che si
affacciano sulle spiagge di Ipanema e Copacabana. Qui è
possibile godere di una vista mozzafiato sull’Atlantico.
Abbiamo sperimentato, tra gli altri, gli hotel Porto Bay Rio
International, un cinque stelle a Copacabana. Ed anche un
quattro stelle, lo Sheraton Rio Hotel e Resort che si trova ad
Ipanema, nell’area di Leblon.
E per mangiare…
Come in ogni metropoli che si rispetti, la cucina
internazionale è di casa a Rio de Janeiro.
Ci sono numerosissimi ristoranti, spesso abbinati ai grandi
alberghi, dove è possibile mangiare piatti internazionali a
vari prezzi. Non mancano naturalmente ristoranti italiani e
Rio de Janeiro: uno scorcio di Copacabana, il sobborgo sito nella parte meridionale
della città, famosa per la sua spiaggia sabbiosa lunga oltre 4 chilometri
pizzerie. O ristoranti tipici come i giapponesi, gli indiani e di
altre nazionalità. Ma una esperienza che vale la pena fare è
quella delle churrascarie dove si può commettere solo un
errore: quello di non entrare troppo affamati.
Concludendo
Rio de Janeiro è una città speciale. Il posto ideale per
qualunque evento della vita, dal viaggio di nozze alla
celebrazione di un anniversario. O anche semplicemente per
fare una vacanza tranquilla e memorabile. Un consiglio per
tutti: non abbiate paura di sperimentare. Rio è una città che
non si può vivere al chiuso di un albergo o nel lembo di
spiaggia affollata che conquistate sotto l’hotel. È una città
che va vissuta, capita, amata e visitata con la curiosità
dell’esploratore. Così e solo così rimarrà eterna nella vostra
memoria. Link
www.loverio.net/
www.qviaggi.it/brasile/città/rio-de-janeiro/
www.brasilevacanze.net/paese/geografiabrasile.php?citta=riodejaneiro
Tempo libero
45
I musei della scienza:
il fascino della scoperta
Sorti con l’intento di promuovere e divulgare la cultura scientifica e tecnologica, i musei della scienza sono delle vere
e proprie “macchine del tempo”, capaci di riportarci nel passato e di ammirare il lungo ed impegnativo cammino
del progresso umano e dell’evoluzione tecnologica, frutto delle fatiche, delle speranze, della tenacia e dell’ostinata ricerca
dei pionieri della scienza
di Maria Pia Parenti
comune e dietro alle numerose attività
dell’uomo. Quindi un museo interattivo, che si
MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA
E DELLA TECNICA LEONARDO
DA VINCI (MI)
rivolge a spettatori di ogni età e di ogni livello
culturale, un luogo di incontro con le idee più
brillanti e feconde per favorire una vera cultura
Uno dei più grandi musei delle scienze si trova a
matematica.
Milano e si estende su un’area di 40mila mq.. Le
Via San Bartolo a Cintoia, 19/a
50143 Firenze
Tel. 055-7879594 - fax 055-7333504
web.math.unifi.it/archimede/archimede/index.html
sue collezioni testimoniano il complesso
rapporto uomo-macchina, a partire dalla figure e
dalle raffigurazioni tecniche del genio di
Leonardo.
Il museo si distingue più di altri per l’obiettivo
fenomeni scientifici e del loro impiego
MUSEO GIANNI CAPRONI
AERONAUTICA SCIENZA
E INNOVAZIONE (TN)
tecnologico e pratico. Il visitatore è coinvolto in
Per gli appassionati del volo, segnaliamo il
un apprendimento dei processi scientifici,
“Museo G. Caproni aeronautica scienza e
attraverso l’esperienza dei laboratori interattivi,
innovazione” di Trento. Il museo trae origine da
conferenze e work shop, corsi di formazione,
quello fondato nel 1929 da Gianni Caproni,
ecc.. Collezioni e laboratori sono organizzati in
industriale e pioniere dell’aviazione, per
dipartimenti, dedicati ai materiali, ai trasporti,
conservare la memoria dell’azienda e
all’energia, alla comunicazione, alle nuove
dell’aviazione italiana.
frontiere e alle scienze per l’infanzia. Tra questi
Oggi il museo rappresenta una delle maggiori
segnaliamo quello dedicato a “Leonardo, arte e
collezioni aeronautiche a livello mondiale con
scienza”, che contiene le invenzioni del grande
un’ampia selezione di velivoli Caproni e di
educativo e formativo, che vuole guidare il
visitatore nell’interpretazione ed esplorazione dei
apparecchi realizzati da altre ditte italiane ed
genio fiorentino, ricostruite in grande formato,
secondo i manoscritti vinciani.
Via S. Vittore 21 - 20123 Milano
Tel. 02-48.555.1 – fax 02-48.0100.16
www.museoscienza.org/
una e dove finisce l’altra.
Tuttavia, i musei delle scienze dedicati a questa
disciplina sono pochi, anche in ragione
dell’esigente spazio espositivo che richiedono gli
stessi oggetti matematici.
Il Giardino di Archimede di Firenze è il primo
IL GIARDINO DI ARCHIMEDE (FI)
museo completamente dedicato alla
Legata al progresso tecnologico e scientifico è
matematica, concepito e realizzato per
senz’altro la disciplina della matematica. Fisica,
avvicinare la matematica ai cittadini. Il visitatore è
ingegneria, meccanica, astronomia, economia e
accompagnato nel nucleo centrale dei concetti
più tardi la stessa informatica sono materie che
matematici che risiedono all'interno degli oggetti
avrebbe fatto ben poca strada senza il
esposti e che determinano i loro reciproci legami.
contributo della matematica. Tanto che, a volte,
Inoltre, il visitatore è guidato a riconoscere il
appare difficile il limite di demarcazione tra una
ruolo della matematica nell’uso quotidiano della
disciplina scientifica e la matematica, dove inizia
propria vita, insito nei molti oggetti di uso
estere, quasi sempre esemplari unici. La
collezione dei velivoli è affiancata da una
preziosa pinacoteca, che raccoglie documenti e
libri di alcuni rappresentanti del movimento
futurista. Balla, Depero, Ambrosi, solo per fare
qualche nome. Pittori che, una volta ospitati dal
Caproni e affascinati dai velivoli, lasciavano
alcune loro opere.
Oggi il Museo promuove l’organizzazione di
mostre interattive a carattere scientifico, con
particolare attenzione alla didattica, rivolta
soprattutto ai giovani.
via Lidorno, 3 - 38100 Trento
Tel. 0461-944 888 – fax 0461-944 900
www.museocaproni.it/index.html
Letti per Voi
RIFORMA FALLIMENTARE
Lavori preparatori e obiettivi
a cura di Michele Vietti, Francesco Marotta, Fabrizio Di Marzio
(Itaedizioni)
La seconda edizione del presente volume si pone come completamento della prima, raccogliendo in un unico
testo tutti i lavori preparatori man mano succedutesi sino alla pubblicazione del decreto legislativo n. 169 del
12 settembre 2007, ormai noto come il “Correttivo”.
La documentazione, anche in questa seconda edizione, è arricchita da saggi – alcuni nuovi, altri aggiornati a
seguito dell’entrata in vigore del correttivo – redatti da studiosi della materia (professori, avvocati e
magistrati) che costituiscono un valido strumento per comprendere l’evoluzione e gli obiettivi della riforma
della legge fallimentare.
GLI STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI NELL'ECONOMIA DELLE AZIENDE
Risk management, aspetti operativi e principi contabili internazionali
Gianluca Risaliti
(Giuffré)
Il lavoro nasce dall’idea di delineare “la frontiera della conoscenza” relativamente al trattamento contabile dei
derivati secondo i principi contabili internazionali, affrontando anche altri aspetti di carattere propedeutico.
Nella prima parte dell’opera si affrontano le problematiche connesse alla gestione dei rischi aziendali analizzate secondo l'approccio tradizionale e secondo la prospettiva evolutiva dell'enterprise risk management
-, si puntualizza la nozione di rischio finanziario da accogliere e si introduce il processo di financial risk
management. Nella seconda parte si analizzano gli strumenti derivati maggiormente utilizzati nella pratica
aziendale (contratti a termine, futures, forward rate agreements, swaps e opzioni) mettendone in risalto le
principali caratteristiche tecniche, i possibili impieghi operativi e le insidie connesse al loro uso. Nella terza
parte, dopo aver illustrato il quadro normativo di riferimento alla luce del processo di convergenza contabile in
atto da alcuni anni a livello comunitario, sono trattate le problematiche connesse alla rilevazione, alla
valutazione e alla rappresentazione in bilancio degli strumenti finanziari in genere e, in particolare, di quelli
derivati.
LEASING
Barbagelata Giovanni, Traballi Alberto
(Sistemi Editoriali)
Tra le forme di finanziamento cui può ricorrere un’impresa o un professionista, il leasing è, probabilmente, lo
strumento più versatile, poiché riesce a fondere basso rischio (per tutta la durata del contratto la società di
leasing è proprietaria del bene acquistato), impegno monetario limitato al pagamento dei canoni periodici e
trattamento fiscale favorevole. Gli autori analizzano i profili giuridici e le problematiche di natura contabile,
tributaria e concorsuale riguardanti il contratto di leasing nelle sue forme più svariate: leasing operativo,
finanziario, azionario, immobiliare, nautico, internazionale, leasing di beni immateriali, lease-back, leasing
addossé. Inoltre, il lavoro si giova di una nutrita raccolta di interpretazioni giurisprudenziali e ministeriali
relative alle questioni più controverse.
PRIVATE EQUITY E INFRASTRUTTURE
Marco Nicolai
(Mc Graw-Hill)
Gli ingenti investimenti necessari per l’adeguamento infrastrutturale del territorio ripropongono costantemente
il tema dell’intervento pubblico. In questi anni si è potuto assistere all’implementazione di prodotti e tecniche
finanziarie sempre più sofisticati, anche con lo scopo di veicolare risorse a favore di infrastrutture e servizi di
pubblica utilità. Uno dei fenomeni più significativi degli ultimi due anni è stato l’evoluzione dell’offerta dei
fondi di private equity dedicati alle infrastrutture. La ricerca di Finlombarda S.p.A., di cui il presente elaborato
rappresenta una sintesi, ne ha censiti 61 a livello mondiale, riconducibili a 37 operatori, per una dotazione
finanziaria complessiva pari a circa 52 miliardi di euro. L’analisi si sofferma sui più diffusi approcci strategici
perseguiti dagli operatori, evidenziando quanto il mondo dei “veicoli finanziari” per le infrastrutture sia
eterogeneo, ricco di esperienze e modelli di gestione differenti. In tale ambito sono stati rappresentati
numerosi aspetti, quali, a titolo esemplificativo, la dimensione, il mercato di riferimento, il grado di
specializzazione settoriale e territoriale nonché le modalità di intervento. Particolare attenzione è riservata al
contesto italiano per il quale viene stimata un’offerta potenziale pari a 16,5 miliardi di euro, parte della quale
destinata esclusivamente alle nuove opere infrastrutturali.
Tempo libero
Capitalismo:
lusso o risparmio?
Franco Ferrarotti
(Donzelli, 2008)
“Qualcuno ha proposto di
salvare il capitalismo dai
capitalisti. Ma è una cura
omeopatica che nel
migliore dei casi sbocca
in un super o turbocapitalismo. Ad ogni
buon conto, il capitalismo
si salva da sé…”.
Straniera
Hélène Visconti
(Neri Pozza, 2008)
La storia vera di una
bambina straordinaria,
Hélène, che fin da
piccola segue i discorsi
dei grandi, in lingue
diverse e meticce che
apprende con il cuore
e con l’istinto.
Acciai speciali.
Terni, la ThyssenKrupp,
la globalizzazione
Portelli Alessandro
(Donzelli, 2008)
Gennaio 2004: la
ThyssenKrupp annuncia
la chiusura del reparto
magnetico delle
Acciaierie di Terni.
L’Autore racconta quei
giorni, i cambiamenti del
mondo operaio, la
passione politica, le
trasformazioni di una
città industriale nell’era
della globalizzazione.
Cina.
Viaggio nell'Impero
del futuro
Rob Gifford
(Neri Pozza, 2008)
In Cina vi è la lunga Strada
Madre della Cina, la Route
312, che l’Autore ha
percorso per svelarci il
ricco mosaico della
moderna vita cinese e la
realtà di una immensa
nazione. Un paese dove è
in corso un’imponente
avventura, tra grandi
speranze e altrettante
miserie umane.
47
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti
e degli Esperti Contabili
Press
Professione economica e sistema sociale
Direttore Responsabile
Maria Luisa Campise
Presidente
Claudio SICILIOTTI
Vice Presidente
Francesco DISTEFANO
Segretario
Giorgio SGANGA
Tesoriere
Giuliano BOND
Redattori
Gianpaolo Valente
Enrico Zanetti
Segreteria di redazione
Maria Pia Parenti
Editore
Wolters Kluwer Italia Srl
Strada 1, Palazzo F6 – 20090
Milanofiori Assago
Tel 02.824761
Consiglieri
Giancarlo ATTOLINI
Luciano BERZÈ
Claudio BODINI
Giosuè BOLDRINI
Andrea BONECHI
Roberto D’IMPERIO
Marcello DANISI
Flavio DEZZANI
Enricomaria GUERRA
Stefano MARCHESE
Massimo MELLACINA
Paolo MORETTI
Giovanni Gerardo PARENTE
Domenico PICCOLO
Giulia PUSTERLA
Felice RUSCETTA
Emanuele VENEZIANI
Progetto grafico e art direction
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00185 - ROMA
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