Capitolo 6°

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Capitolo 6°
CAPITOLO 6
Il mare
6.1 Il mare ed i corsi d’acqua
Questo paragrafo prende in considerazione lo stato di salute ed
eventuali fattori di inquinamento delle acque superficiali, iniziando dalla
principale risorsa dell’economia castiglionese, ovvero dal mare.
Il mare
6.10.A –Veduta aerea della costa alta che dalla punta dalle Rocchette
arriva fino a Punta Ala
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Lungo la costa del Comune di Castiglione della Pescaia sono dislocate
22 stazioni di campionamento relative al controllo della qualità delle
acque destinate alla balneazione (la prima situata alla foce del Torrente
Alma e l’ultima in prossimità del Campeggio Etruria). I punti di
campionamento situati ai lati del Fiume Bruna vengono controllati due
volte al mese gli altri una sola volta al mese avvalendosi della facoltà di
ridurre la frequenza dei campionamenti, ai sensi dell’art. 4 lettera f del
DPR n°470/82, perché le analisi effettuate negli ultimi due anni hanno
dato costantemente risultati favorevoli per tutti i parametri.
Nella stagione balneare 1999, tutti i controlli analitici hanno dato esito
favorevole, solo nel punto di campionamento n. 236 (Lato Nord foce
Fiume Bruna) si è verificato un fuori norma per motivi microbiologici
senza però determinare un divieto temporaneo. Dal 1997 le acque
marine costiere prospicienti il Comune vengono sottoposte
periodicamente a controlli con rilevamento di dati oceanografici, chimici,
biologici e microbiologici al fine di conoscere lo stato degli ecosistemi
marini e per il controllo dell’eutrofizzazione. Sono presenti due punti di
campionamento, uno situato in prossimità di Torre Hidalgo (in loc. Punta
Ala) e l’altro alla foce del Fiume Bruna. Da ogni punto è stato tracciato
un transetto, normale alla linea di costa, sul quale vengono effettuati tre
campionamenti rispettivamente a metri 500, 1000 e 3000.
Si conclude facendo presente che dall’anno 2000 ad oggi il Comune di
Castiglione della Pescaia è stato insignito di due importanti
riconoscimenti per ciò che concerne lo stato di salute delle acque
balneabili, ha ottenuto, infatti, sia la “Bandiera Blu” da parte degli
organismi istituzionali che le “cinque vele” da parte dell’Associazione
Legambiente.
Il Fiume Bruna
6.10.B – Veduta aerea dell’ ultimo tratto del Fiume Bruna
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Il Fiume Bruna nasce dal lago dell’Accesa, nel Comune di Massa
Marittima, centro e capoluogo del comprensorio delle Colline Metallifere.
Come esplicitamente richiamato dalla toponomastica, si tratta di una
vasta area inserita in un territorio più esteso, che va dall’isola d’Elba al
Monte Amiata, dalla Val di Cornia all’Argentario, caratterizzato da una
profonda anomalia geochimica, con una presenza di mineralizzazioni
negli strati superficiali della crosta terrestre di diversi metalli pesanti
(Ferro, Zinco, Antimonio, Mercurio, Rame, ecc.) tale da rendere questo
territorio luogo di attività estrattiva e di lavorazione del minerale fin
dall’antichità.
Il territorio delle Colline Metallifere è oggi segnato dalla presenza di un
numero notevole di siti interessati dalla pregressa attività mineraria; tali
localizzazioni interessano gli impianti di estrazione con le annesse
strutture industriali necessarie alla lavorazione del minerale, i bacini di
decantazione dei fanghi provenienti dai processi di lavaggio e di
flottazione, le discariche di sterili e di altro materiale non commerciale e
le gallerie di scolo delle miniere; la quantità di territorio impegnata dalla
presenza dei residui dell’attività mineraria risulta essere notevole e le
evidenze analitiche indicano, oltre ad alti tenori di ferro nei suoli,
concentrazioni rilevanti soprattutto per quanto attiene arsenico, piombo
e zinco.
Sul bacino del Bruna insistono le zone minerarie ricadenti nel Comune
di Massa Marittima:
• l’area di Niccioleta grava sul torrente Zanca, affluente del fosso dei
Noni che, a sua volta, si immette nel Fiume Bruna; inoltre su di un
altro affluente del Fiume Bruna, il torr. Carsia, sversa la galleria di
scolo della miniera di Niccioleta che, negli anni di attività della stessa,
ha recapitato sul reticolo idrico superficiali notevoli quantità di metalli
pesanti;
• l’area di Fenice Capanne insiste direttamente sul f.so dei Noni,
affluente del Fiume Bruna;
• l’area mineraria della Pesta interessa, o direttamente (Forni
dell’Accesa) o attraverso corpi idrici minori, il Fiume Bruna: nella zona
dei Forni dell’Accesa sbocca la galleria di scolo della miniera di Fenice
Capanne.
La presenza delle emergenze minerarie associate all’anomalia
geochimica dei suoli determina, attraverso il trasporto solido, inconsuete
concentrazioni di metalli pesanti nel bacino del Fiume Bruna,
particolarmente significativa sui sedimenti.
La zona umida della Diaccia Botrona
Le zone umide costituiscono ambienti di altissimo interesse ecologico,
paesaggistico e territoriale, ma anche culturale, educativo ed economico.
La ricchezza biologica di forme animali e vegetali e la fertilità naturale
che contraddistinguono la fascia di transizione tra acqua e terra (e quella
tra mare e terra in particolare) rendono le zone umide gli ambienti con
più elevata biodiversità e produttività biologica, vere e proprie banche
genetiche.
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La varietà di flora e di fauna, ma anche di ambienti, fa sì che le zone
umide siano fra i territori paesaggisticamente più suggestivi per la
fruizione turistico-ecologica (in alternativa alla banalità delle
monoculture, degli ambienti rettilinei, ma anche del turismo balneare) e
costituiscano un'opportunità rilevante per la didattica ambientale. In
questo contesto si inserisce la problematica della gestione della Diaccia
Botrona, area riconosciuta con decreto del Ministero
6.10.C – Veduta aerea della Diaccia Botrona delimitata dai rilievi a nord e
dal tombolo costiero di Castiglione della Pescaia a sud
dell'Ambiente area di importanza internazionale ai sensi della
Convenzione di Ramsar. Se da un lato, infatti, il Padule della Diaccia
Botrona è, fra quelle presenti in Maremma, la zona umida meno
conosciuta e meno studiata, forse perché meno reclamizzata ma non
certamente perché meno importante, dall'altro numerosi sono i
riconoscimenti, legati soprattutto a trattati internazionali e ad azioni
comunitarie, di area di rilevante interesse naturalistico.
Essa appartiene a quel tipo di habitat che ha subito profondissime
alterazioni in conseguenza delle bonifiche che hanno eliminato gran parte
delle estesissime paludi toscane, delle quali rappresenta il residuo di
maggiore estensione.
In assenza di studi che non riguardassero solamente gli aspetti
naturalistici dell'area, l’ARPAT (allora Servizio Multizonale di Prevenzione
Ambientale dell'USL di Grosseto) effettuò un monitoraggio della durata di
2 anni (1991-1993) finalizzato alla comprensione dell'idrodinamica e ad
una prima conoscenza della qualità delle acque della zona umida. Seppur
i risultati appaiono interlocutori dal punto di vista dell'analisi chimica, essi
rendono preminente l'ipotesi di una salinizzazione dell'area; Infatti, pur in
presenza di un ambiente profondamente trasformato nei secoli di cui si è
perso qualunque riferimento di naturalità, è certo che la Diaccia, nella
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sua sistemazione al termine degli interventi di bonifica, si configurasse
come una cassa di colmata e per questo isolata dalle acque superficiali
marine circolanti sia nel canale Collettore che nel fosso Tanaro. Gli
interventi antropici degli ultimi 30 anni hanno messo in collegamento il
corpo del Padule con le acque superficiali di origine marina: esso è quindi
evoluto da zona umida di acque prevalentemente dolci (acque
meteoriche e provenienti dal reticolo idrico superficiale a monte) a
sistema prevalentemente salato.
A sostegno della tesi di una progressiva salificazione dell'area,
concorrono le apprezzabili variazioni della vegetazione verso facies alofile
registrate da diversi studiosi e queste modificazioni hanno sicure
ripercussioni nelle popolazioni di uccelli in particolare, dato che a mutate
composizioni saline corrispondono diversi ecosistemi.
Quello della salinità delle acque, oltre alla necessità del reperimento di
acqua per il mantenimento della zona umida, costituisce il problema che
maggiormente viene tenuto presente negli interventi studiati
dall'Amministrazione Provinciale di Grosseto per la salvaguardia del
sistema palustre.
6.2 Qualità delle acque di balneazione
La qualità delle acque di balneazione del Comune di Castiglione della
Pescaia è ottima. La Regione Toscana, sulla base di quanto previsto dal
D.P.R. 470/82 ogni anno, sulla base dei dati analitici relativi alla
precedente stagione balneare, individua con Decreto quelle che sono le
zone idonee alla Balneazione.
Per l’anno 2003 sono state individuate come idonee alla balneazione
quelle corrispondenti ai seguenti punti di campionamento, indicate a
partire dal confine nord del territorio comunale:
314 Foce Torrente Alma
221 Campeggio Punta Ala
222 Campeggio Baia Verde
223 Casetta Civinini
390 Val di Piastrone
224 Zona Balneare
225 Hotel Weltring
226 Spiaggetta a Sud del Porto
227 Scoglio Rocchette
228 Parco Rocchette
229 Campeggio Santa Pomata
391 Foce Fosso Tonfone
230 Campeggio Sans Souci
232 Parco Riva del Sole
233 Nord Punta Capezzolo
235 Davanti Bar Ciro
236 Lato Nord foce fiume Bruna
237 Lato Sud foce fiume Bruna
238 La Pinetina
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239 Campeggio Etruria.
La Regione ha inoltre individuato come zone permanentemente vietate
alla balneazione quelle corrispondenti ai due porti di Punta Ala e
Castiglione ed aventi la seguente estensione:
- da 01° 42’ 46” – 42° 48’ 31” a 01° 43’ 09” – 42° 48’ 14” (Porto di
Punta Ala);
- da 01° 34’ 26” – 42° 45’ 45” a 01° 34’ 12” – 42° 45’ 37” (Porto di
Castiglione).
La qualità delle acque di balneazione viene controllata dal
Dipartimento ARPAT di Grosseto ogni anno nel periodo da aprile a
settembre. Le analisi sono ripetute, su richiesta dell’Amministrazione
Comunale. Questo consente di monitorare in maniera continua e sicura la
qualità delle acque, in modo da poter ambire alla Bandiera Blu.
La pubblicazione del Ministero della Salute, “Qualità delle acque di
balneazione” redatta nel marzo 2002 sulla base dei controlli analitici
eseguiti nella stagione estiva 2001, mostra infatti come buone tutte le
acque del litorale comunale, ad esclusione della zona compresa tra Punta
Ala e lo scoglio delle Rocchette. Questo perché la linea di riva non è
accessibile da terra e l’ARPAT, non essendo dotata di idoneo mezzo di
navigazione, non è in grado di effettuare i prelievi di acqua di mare in
quel tratto di costa. Si ritiene però ragionevole pensare che la qualità
delle acque di quel tratto di costa sia sostanzialmente buona, atteso che
non vi è traccia di scarichi, né foci di corsi d’acqua di una certa rilevanza.
Dati aggiornati in merito all’argomento trattato sono riportati nell’Allegato
V “V.E.A. valutazione effetti ambientali”.
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