giornalino dicembre 2008 - Associazione Italiana Acquerellisti

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giornalino dicembre 2008 - Associazione Italiana Acquerellisti
TACCUINO DI VITA ARTISTICA PER I SOCI DELL’ ASSOCIAZIONE ITALIANA ACQUERELLISTI
Alcuni momenti
dell’inaugurazione
della Mostra di Cremona con la consegna
delle targhe ai fondatori dell’ E.C.W.S.
Piet Van Leuven e
Angelo Gorlini in
occasione del decennale dalla fondazione
— L’Acquerello Dicembre 2008 —
Dicembre 2008
Alcune fasi delle dimostrazioni di pittura tenute da Angelo Gorlini e Swa Claes nel corso della manifestazione della di Cremona.
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Dicembre 2008
L’AIA e quali scelte fare
E
’
trascorso
circa
un
anno
dall’insediamento del nuovo Direttivo e il
bilancio di questo primo periodo lo lascio a
tutti i soci, da parte mia, posso sicuramente
affermare che il direttivo eletto si è impegnato
a perseguire gli obbiettivi che si era posto prima dell’elezione e che ha reso noto sulla prima
circolare.
Il nostro lavoro, non particolarmente impegnativo, contrariamente a come spesso si
suppone, si svolge in un clima di sereno confronto delle differenti idee e sempre pacato e
costruttivo e, per quanto mi riguarda, sono
particolarmente attento a mantenere questa
proficua situazione.
Consapevoli che non sia possibile essere
esenti da critiche e da rimproveri, solo chi lavora può sbagliare, ritengo che le critiche se
fatte in modo costruttivo, nella sede e alle persone delegate, portino un valore aggiunto e
vitale all’associazione; permettendo al direttivo di capire le esigenze, di valutarle e di decidere.
A tale proposito dal prossimo anno organizzeremo in sede, oltre alle serate di presentazione delle opere dei soci che lo desiderano,
anche serate di libera discussione dove chi desiderasse puntualizzare il proprio punto di vista su uno specifico argomento è invitato a farlo e per quanti impossibilitati ad essere presenti a scriverci, abbandonate reticenze e falsi
pudori, a tutti, ovviamente, assicuriamo la
massima attenzione alle idee o proposte che
verranno esposte.
Sinceramente, mi auguro e attendo critiche e idee propositive, non mi stancherò mai
di ricordarvi che sono i soci a dettare le scelte e
la strada da seguire e il direttivo dovrà operare per seguirla, in assenza di idee, è ovvio, riterremo che il direttivo stia procedendo nella
giusta direzione.
Criticare e mugugnare solo tra soci e, a
volte purtroppo anche con estranei, è uno
sport diffuso ma, come tutti sanno o dovrebbero sapere, non porta da nessuna parte anzi,
danneggia il nome dell’AIA che dovrebbe essere il bene massimo a cui ogni associato deve
tenere, per cui, sono assolutamente severo verso tale atteggiamento tra l’altro contrario allo
statuto.
Richiamo ancora l’attenzione sulle circolari a volte, neppure vengono lette o se frettolosamente lette sono sottovalutate o perse, tutto questo genera un consistente numero di telefonate in segreteria per informazioni e questo mi sembra quasi follia. La segreteria che le
produce svolge un attento e impegnativo lavoro e non dovrebbe averne uno ulteriore per
risolvere una vostra leggerezza, si dovrebbe
meglio gratificare il lavoro svolto prestando
maggiore attenzione alle informazioni contenute.
Per terminare, anche se non meno importante, voglio qui ricordare la grande disponibilità dimostrata da alcuni soci nei confronti del
Direttivo come Francesco Baini e Angelo Gilardoni, mi auguro per il futuro che altri possano spendere una piccola parte del loro prezioso tempo per la nostra AIA.
A tutti un sincero augurio per un felice e
proficuo anno.
Giovanni Carabelli
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E CHI VI DICE CHE SIA UNA DISGRAZIA?
C
’era una volta un contadino cinese al quale era scappato un cavallo. Tutti i vicini cercarono di consolarlo, ma il vecchio cinese, calmissimo, rispose: “E chi vi
dice che sia una disgrazia?”. Accadde infatti che, il giorno dopo, proprio il cavallo
che era fuggito ritornasse spontaneamente alla fattoria, portandosi dietro altri cinque cavalli selvaggi. I vicini, allora, si precipitarono dal vecchio cinese per congratularsi con lui, ma questi li fermò dicendo: “E chi vi dice che sia una fortuna?”. Alcuni
giorni dopo il figlio del contadino, cavalcando uno di questi cavalli selvaggi, cadde e si ruppe una gamba. Nuove frasi di cordoglio dei vicini e solito commento del vecchio cinese: “E chi vi dice che sia una
disgrazia?”. Manco a farlo apposta, infatti, scoppiò una guerra e l’unico a salvarsi fu proprio il figlio del
contadino che, essendosi rotto una gamba, non era potuto partire per il fronte.
La parabola non ha fine ma noi potremmo usarla per commentare il turnover di metà consiglio direttivo della nostra associazione. Ragioniamo con calma: i consiglieri uscenti erano bravi e molto
efficienti ragion per cui i sostituti hanno dovuto e dovranno anche in futuro spremersi le meningi e finiranno, magari, con l’inventarsi qualcosa di nuovo.
Il paragone non suoni offensivo ma tutto questo mi ricorda, chissà perché, i racconti di mio
nonno sulle case di tolleranza (sono state chiuse nel 58 ed io, solo dodicenne, me le sono perse). Ogni
quindici giorni le “lavoratrici” delle case cambiavano posto di lavoro. Quelle di Bari andavano a Torino, quelle di Torino a Venezia e così via. L’arrivo della nuova “quindicina” era un vero e proprio avvenimento: si cantava, si ballava, si beveva e tutti erano contenti: la tenutaria, i clienti e le ragazze. Insomma il cambiamento è sempre benvenuto.
Sono convinto che a seguito del rinnovamento nel direttivo dell’ A.I.A., tutti (o quasi) ne
trarremo giovamento. Se poi, invece, dovessi sbagliarmi, cosa volete che vi dica: molti di noi saranno
delusi, abbandoneranno l’associazione, questa sarà destinata a morire e tutti avremo più tempo da dedicare a noi stessi.
E chi vi dice che sia una disgrazia?
Tiziano Cavaletto
Per dare voce alle vostre idee scrivere a: [email protected]
Oppure telefonare al n° 348.7107411
TAKE A LOOK
Lunedì 15 dicembre, presso la nostra sede, si è tenuta la consueta serata dedicata allo scambio di auguri e
non solo.
Un grazie di cuore da parte di tutti va a Iliana Bacchilega e Rosanna Rossi che, pur non potendo intervenire personalmente hanno dato un segno della loro presenza inviando, per la gioia dei presenti, viveri e bevande.
Grazie e, da parte del direttivo, auguri di felice 2009 a tutti.
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Emozioni sulla Biennale 2008, Cremona 25 Ot- Di seguito il maestro Gorlini e Xavier Swolfs , in rappresentanza della Associazione Belga, si sono esibiti in una
tobre-03 Novembre.
dimostrazione davanti ad una folla di persone.
L’attenzione dei presenti era evidente dal silenzio che regnava, ognuno cercava di cogliere ogni movimento dei
pennelli sulla carta, ogni combinazione di colore, ogni
strumento usato per realizzare effetti speciali, sino
all’applauso finale, quasi liberatorio, che esprimeva ammirazione
soddisfazione per le opere realizzate.
L’evento di grande livello era atteso da tutti i soci e come
la passata edizione ha confermato le aspettative.
Già dall’ingresso della mostra è palpabile l’emozione di
Per questa seconda edizione
è stata invitata trovarsi a diretto contatto con opere ottenute con procel’Associazione degli Acquerellisti Belgi che ha partecipato dimenti nuovi, con affascinanti effetti cromatici e seducenti atmosfere create magicamente dall’acqua e dal colore.
con le opere di 22 artisti.
Cari amici,
da poco terminata la Biennale 2008 “ Note
d’acquerello” tenutasi a Cremona desidero narrarvi le
mie impressioni ed emozioni.
Larga enfasi è stata data dai giornali locali grazie anche La Biennale 2008 è stata un’altra grande occasione che ha
alla conferenza stampa tenutasi il giorno prima permesso ai soci AIA sia di riunirsi fra di loro che di accogliere artisti stranieri.
dell’inaugurazione.
La giornata del 25 Ottobre è stata ricca di eventi importanti che hanno portato l’acquerello all’attenzione del
pubblico e delle autorità : dal mattino per l’inaugurazione
della Biennale al pomeriggio per l’apertura di una Collaterale di acquerellisti cremonesi.
Anche in questa occasione ho molto apprezzato lo sforzo
organizzativo della nostra Associazione e mi auguro che ci
saranno altre manifestazioni che permettano ai soci di
ritrovarsi ed interpretare le opere esposte.
Ida Tentolini.
SOMMARIO
Cronaca di un successo
La nostra copertina
Articolo di fondo
di Giovanni Carabelli
Pag. 1,2
Pag. 3
Redazionale
di Tiziano Cavaletto
Pag. 4
Emozioni sulla biennale di Cremona
di Ida Tentolini
Pag.5
Le parole che non ho detto
di Piet Van Leuven
Pag. 6
Note d’acquerello
di Simone Fappanni
Pag. 7
Le mie impressioni sulla mostra di Cremona
di Laura Colombo
Pag. 8
Una giornata a Maccagno
di Tiziano Cavaletto
Pag.9
Incontro con il G.A.R.
di Cristina Bracaloni
Pag.10
Zaragoza
di Rosella Montrasi
Pag.11
Acquerello sì…no
di Carla Chiaberta
Pag.12
Acquerello puro oppure no
di Luigi Onofri
Pag.13
Acquerello… chi era costui
di Renato Giananti
Pag.14
Sliding doors
di Michelangelo Canzi
Pag.16
Lettera al direttivo
di Giuliana valli
Pag .18
Cremona…
di Davide Parenti
Pag.18
Lettera da una nuova socia
di Anna Ravera
Pag.19
Mostra e mostra
di Fernando Cavalieri
Pag.20
Cos’è un’opera d’arte
di Cristina Bracaloni
Pag.22
Da Cremona a Lari
Pag.23
Giornata Mondiale dell’acquerello
Pag.24
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A proposito della manifestazione di Cremona
coincidente con il decimo anniversario della confederazione europea ECWS, PIET VAN LEUVEN ci scrive l’articolo sotto riportato.
Come sapete festeggiamo, quest’anno, il decimo anniversario della confederazione europea.
Infatti eravamo in due, l’A.I.A. e l’ A.I.B., nel 1998 ad intraprendere
l’avventura di riunire le principali associazioni d’acquerellisti in Europa.
Non voglio fare qui la valutazione dei risultati di un decennio ma posso
comunque concludere, in modo lapidario, che “il bilancio è positivo”.
Forse è il momento giusto per rendere omaggio a tutti coloro che hanno
contribuito alla nascita e la crescita della confederazione, particolarmente
i diversi presidenti e il loro direttivo.
Perciò ci ha fatto tanto piacere di scoprire che l’A.I.A. abbia pensato a
mettere in rilievo, con la mostra a Cremona, il fatto che siamo stati noi,
cioè, tutti i soci delle nostre due associazioni a promuovere la nostra bella
arte dell’acquerello con i nostri quadri, i nostri viaggi, insomma, con la
nostra energia.
Piet Van Leuven
Bassa marea - cm. 55x75
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NOTE D’ACQUERELLO A CREMONA: CRONACA DI UN SUCCESSO
C
REMONA. Dal 25 ottobre al 3 novembre, presso l’ex Chiesa di San Vitale, in Piazza Sant’Angelo 1, si è tenuta la Rassegna “Note d’acquerello.
Biennale 2008”. Organizzata dall’Aia, in collaborazione con il Comune e la
Provincia della “città di Stradivari”, ha visto la partecipazione di ben 73
artisti, di cui 51 italiani, appartenenti alla nostra Associazione e 22 belgi,
membri dell’AIB, Aquarel Instituut Belgie. Al taglio del nastro, la mattina del
25 ottobre, era presente un pubblico davvero numeroso, come peraltro ha sottolineato la stampa, che ha seguito costantemente la rassegna, tanto che sono ben
una ventina gli articoli pubblicati a commento dell’iniziativa, sono intervenuti il
Professor Gianfranco Berneri, Assessore alla Cultura del Comune di Cremona,
che ha portato i saluti del Sindaco, Professor Gian Carlo Corada, e la Professoressa Denis Spingardi, Assessore alla Cultura della Provincia di Cremona, che
ha rivolto un saluto anche a nome del Presidente, Onorevole Giuseppe Torchio,
mentre il critico d’arte Dottor Simone Fappanni, curatore dell’evento, ha offerto una presentazione dei lavori esposti. Lo studioso ha fatto osservare che «il termine “musicale” indica, in pittura, una composizione armonica ed
equilibrata nella scelta dei colori e nei passaggi chiaroscurali. L’acquerello è una tecnica che si fonda su questo
concetto: nelle opere figurative come in quelle astratte, seppure con qualche rarissima eccezione, l’artista tende a
pervenire, una volta ultimato il lavoro, a una euritmia data da una scelta precisa, sia nell’impaginazione del pezzo, sia, più specificamente, nella scelta delle tinte, declinate sulla carta secondo una sequenza di velature, segni,
lavature e tocchi che ricordano da vicino uno spartito, dove ogni nota e ogni accordo seguono un ordine preciso.
Non è quindi meramente casuale che il tema prevalente di questa seconda edizione della rassegna muova attorno
al concetto di musicalità del dipinto, creando melodie visive. Troviamo quindi opere figurative di carattere schiettamente musicale, in cui cioè vengono rappresentati musicisti e strumenti, direttori d’orchestra e liutai. Opere
astratte che raffigurano l’essenza della musica, col movimento ritmico e costante della pennellata e della luce;
opere che sono musicali in senso armonico, in cui cioè la musicalità è data dalla perfetta armonia delle parti e
dall’equilibrio visivo, e in cui non mancano scorci di Cremona, oppure opere dove viene colta l’essenza musicale
della natura – come in un dipinto dove viene rappresentata una cascata o il lento scorrere di un torrente fino a
rappresentare il silenzio, parte essenziale della musica: le pause, come sappiamo, hanno un’importanza fondamentale in una partitura; oppure a rappresentare persino il rumore, attraverso il disordine ordinato di certe situazioni che troviamo quotidianamente. E infine una pittura d’atmosfera, come una serata musicale in una via desolata, o il concerto, allegro e coinvolgente, di un complesso jazz per le vie del centro di New Orleans, o una sonata
dinanzi a un bicchiere di vino, per giungere, con l’opera di Giuliana Vitali, che chiude il catalogo, a un “Concerto
di soli bicchieri”». A seguire, il Presidente dell’Aia, Giovanni Carabelli, e il Vicepresidente, Luigi Zucchero –
che con Fappanni ha ideato la “Biennale” cremonese nel 2006 – hanno consegnato, a nome dell’associazione, una
targa di benemerenza ai maestri Angelo Gorlini e Piet Van Leuven per ricordare il decennale della nascita
dell’Ecws, European Confederation of Watercolour Societies, di cui gli artisti sono da annoverare tra i fondatori.
Nel primo pomeriggio è stata inaugurata, nella Sala del Borsino, la mostra collaterale “Acquerello a Cremona”,
con quadri realizzati da artisti locali. È stata una proficua occasione di scambio con i pittori che operano
“all’ombra del Torrazzo”, la splendida torre campanaria che domina la città lombarda, e di reciproca conoscenza.
Verso le 16.30 si è tornati a San Vitale, per l’applaudita dimostrazione di acquerello di Angelo Gorlini e Swa
Claes. Da non dimenticare è la conferenza “La poesia dell’acquerello”, che si è tenuta al Museo Civico “Ala Ponzone” di Cremona venerdì 31 ottobre alle ore 17.30, che ha visto come relatore Simone Fappanni e la dimostrazione di acquerello curata dalla nostra socia Ida Tentolini. In occasione della “Biennale” è stato stampato anche
un elegante catalogo che ha riscosso, come la mostra, grande interesse da parte del pubblico e della critica.
Simone Fappanni
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…. le mie impressioni attorno alla mostra di Cremona
O
gni volta che rivedo Cremona mi sento piacevolmente coinvolta dalla sua atmosfera carica
di bellezze che mi rammentano uno storico salotto
lombardo.
L’ormai tradizionale spazio espositivo scelto, la
chiesa di San Vitale, ha donato alle opere una cornice di antico splendore che le ha valorizzate ed ha
evidenziato la capacità interpretativa di ciascun artista.
“Note di acquerello”.
Il tema proposto mi ha inizialmente condizionata nella scelta del soggetto da comporre, ma, strada facendo, mi sono ritrovata a considerare che l’acquerello stesso è già espressione di musica, poesia e colore.
La presenza degli amici belgi e la ricorrenza del decimo anniversario di fondazione dell’ ECWS mi hanno riportato ai primi congressi cui ho partecipato e a quanto allora questi pittori stranieri mi sembravano
irraggiungibili.
Questa manifestazione, che ha esposto le opere di Belgi e Italiani alternate ed unite, mi ha spinto a notare la considerevole crescita qualitativa ed il significativo percorso artistico svolto dalla nostra associazione. Tutto ciò a riconoscimento della lungimiranza e della giusta scelta effettuata dai fondatori
dell’Associazione Europea dell’Acquerello.
Colgo l’occasione per esprimere la mia riconoscenza ed ammirazione per chi ha “lavorato e lavora attualmente” per l’AIA.
Cordialmente
Laura Colombo
Milano, Ottobre 2008
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14 luglio 2008
M
UNA GIORNATA A MACCAGNO
entre i nostri cugini d’oltralpe festeggiano l’anniversario della “presa della Bastiglia”, un manipolo di eroici acquerellisti affronta le ire del tempo per raggiungere Maccagno, dove, nei locali del Posto di Ristoro, alle ore 17, verranno premiate
le prime tre opere più votate tra quelle realizzate nel corso dell’estemporanea del 7 giugno 2008.
Diamo l’elenco degli intrepidi che, incuranti del maltempo, si sono messi in marcia alla volta della località sopra
citata:
Rosella Montrasi con il marito Luigi Lodi;
Gabriella Farinatti Campari;
Fernando Cavalieri;
Tiziano Cavaletto con la moglie Anna Negroni.
Fuori elenco perché domiciliati in loco: Paola Luini e Giovanni Carabelli.
A consegnare l’ambito alloro, una stupenda “vela in cristallo” stilizzata, il sindaco di Maccagno sig. Passera ed
altre autorità locali.
Per dovere di cronaca la classifica finale è stata la seguente:
1° - Mariangela Pintus
2° - Tiziano Cavaletto
3° - Rosella Montrasi.
Dopo la premiazione e vista l’inclemenza del tempo, fatta eccezione per Fernando Cavalieri chiamato altrove da
precedenti impegni, tutti a casa Carabelli per una piacevole conversazione e un po’ di “gossip”. A seguire “pizza,
birra e gelato” accompagnati da altre disquisizioni con un unico filo conduttore: l’acquerello e il suo futuro senza
rinnegare il passato.
Il tempo è corso veloce e per il manipolo di eroi è venuto il momento di ritornare a Milano. Il clima, intanto, da
inclemente è diventato abominevole. Il rientro non sarà facile, ma vale la pena superare questi piccoli disagi per
trascorrere una giornata come questa tra amici così.
A proposito, ma dopo averla “presa” la Bastiglia i nostri cugini dove l’hanno nascosta?
Tiziano Cavaletto
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Nel mese di ottobre si è svolta una piacevole serata organizzata dal G.A.R. (Gruppo Artistico Rosetum)
nel corso della quale sono stati presentati gli acquerelli di diversi nostri soci. Vorrei esprimere un ringraziamento alle persone che hanno reso possibile la realizzazione dell’incontro che si inquadra in un più
ampio progetto di collaborazione con il G.A.R. e con altre associazioni culturali al fine di sviluppare una
visione comune e di massimizzare le sinergie.
Cristina Bracaloni
Nelle foto:
In alto a sinistra Giovanni Carabelli, presidente A.I.A. nel discorso d’apertura.
In basso a destra Pietro Fornari, presidente G.A.R. presenta gli
ospiti.
Nelle foto centrali il pubblico interessato.
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IX ESPOSICION INTERNACIONAL DE ACUARELA
ZARAGOZA
I
l giorno 6 dicembre una rappresentanza di diciotto italiani era presente all’inaugurazione della IX Esposicion Internacional de Acuarela che si è tenuta a Saragoza dal 3 al 20 dicembre 2008 presso la
fundacion CAI - ASC, dove erano in mostra diciassette associazioni di vari paesi e gli italiani erano ben
rappresentati.
Abbiamo così avuto modo di apprezzare varie opere e gradire il rinfresco che ci è stato offerto.
Inoltre si è visitato lo splendido centro storico (tirato a lustro in occasione dell’ EXPO tenuto
quest’anno), la Chiasa della Madonna del Pilar, molto venerata dagli spagnoli, la splendida Cattedrale, il
palazzo della Aljaferia, patrimonio dell’umanità che esternamente è una fortezza e all’interno di stile
moresco, monumenti, piazze, scavi romani e tutta la nuova zona supermoderna oltre il fiume Ebro.
Il tempo e la temperatura sono stati clementi e nell’insieme abbiamo passato gradevoli giorni alla
scoperta di una nuova città.
Rosella Montrasi
1
1)
Discorso Inaugurale
2, 3, 4) Alcune vedute di Zaragoza
5) Giovanni Carabelli e Piet Van Leuven con le rispettive consorti
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ACQUERELLO, SI… NO….
Tutto parte dal ritrovamento di un vecchio baule di mio padre (maestro di musica, compositore…, musicista come tutta la sua famiglia), colmo, anzi stracolmo, di vecchi spartiti musicali sia stampati che manoscritti… partiture per orchestra e altro.
La sorpresa di tutto questo materiale, mi fa nascere il desiderio di fare rivivere…, di rendere letteralmente “vivo” tutto questo.
Perché non utilizzarlo come base per un acquerello… ispirandomi ad esso?
Ed ecco che da quel momento si apre davanti a me un mondo nuovo da esplorare dove la musica diventa
colore ed il colore diventa musica… Un acquerello su carta a mano, entra nello spartito, oppure è lo
spartito stesso ad entrare nell’acquerello in un ritmo che mi fa andare “oltre”, mi fa sentire come è più
forte e significativo quello che riesco a dipingere e, parlando con l’unico linguaggio che conosco, cerco
di esprimere quello che vedo, quello che sento.
E così nascono questi miei nuovi acquerelli… per me acquerelli veri!
Forse che la base cartacea può togliere qualcosa ad un acquerello?
Rigidi canoni devono togliere spazio alla creatività?
Acquerello sì, acquerello no… per me questo è semplicemente esprimere le mie emozioni; ed è proprio
la trasparenza, la limpidezza e la magia dell’acquerello che me lo permettono.
Descrivendo un quadro di John Constable Il mulino di Flatford, Flavio Caroli dice:
“… il pennello accarezza zolle madide di muschio e umidità, sente un’acqua tersa e densa come vetro,…
sintetizza la macchia smeraldina di un albero, la fa dialogare con il verde pastoso di un pioppo… vede
biaccose nuvole di gesso nel cielo limpido… Un passo più avanti e si toccherebbero i duri sentimenti
realistici dei pittori di Barbizon. Un passo “più su” e risuonerebbero le note allegre e disperate di una
pagina primaverile di Schumann”.
…Io, pur parlando con la modestia dovuta, le pagine di Schumann le dono, immergendole nel mio lavoro.
Carla Chiaberta
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Acquerello puro, oppure no
è il dibattito non solo all’interno della Associazione, ma anche argomento di frequente discusQ uesto
sione tra artisti e tra quanti sono vicini all’arte.
Molti ritengono che porre dei limiti ai mezzi che un artista usa per esprimersi possa condizionare la sua
creatività, un bavaglio con il quale obbligare il pittore a rispettare regole limitatrici della sua espressività
con la conseguenza di pregiudicare il risultato delle sue opere.
Può essere vero e nulla vieta all’artista di potersi esprimere come meglio desidera, utilizzando tutti i
mezzi che la tecnica e la fantasia mettono a sua disposizione, realizzando opere che saranno anche meravigliose, benedette dalla critica ed ammirate e comprate dal pubblico più esigente, ma non saranno però
acquerelli, se non realizzate con la tecnica pura dell’acquerello a cui l’AIA si è data delle regole.
Io mi sono associato all’AIA, oltre che per il grande prestigio che ciò rappresenta, perché amo questa
tecnica e desidererei che trovasse nel mondo dell’arte uno spazio più adeguato alla difficoltà ed alla bellezza delle cose che si possono fare.
L’acquerello è poco considerato per diverse ragioni e tra le più importanti perché è poco “materico”,
permette con difficoltà la realizzazione di grandi opere, i colori non sono lucidi e brillanti, perché è poco
conosciuto e non si vedono frequentemente mostre di acquerello e quelle che ci sono non sono spesso di
qualità.
E’ spesso snobbato dalla critica, forse anche per ignoranza, dai concorsi, che quando prevedono anche
l’acquerello, gli danno un valore molto basso, sia nel numero che nell’entità dei premi.
Ecco che allora, per avere una maggiore considerazione, si è tentati di fare qualcosa di diverso, magari
abbinando all’acquerello altri materiali e tecniche, pensando di avvicinarsi a quello che critica e mercato
chiedono.
A questo punto diventerebbe difficile dire cosa è possibile ammettere e cosa no e finiremmo per chiamarci sempre AIA ma più esattamente Associazione Italiana Artisti, come le tante che si trovano nel territorio.
Io credo che dobbiamo mantenere le regole e l’identità che abbiamo e fare ciò che è nelle nostre possibilità per promuovere la tecnica dell’acquerello puro attraverso le molte iniziative che il direttivo della Associazione saprà intraprendere, all’occorrenza anche con la collaborazione dei soci disponibili.
Luigi Onofri
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ACQUERELLO……CHI ERA COSTUI?
Dialogo tra un pittore che usa differenti tecniche e un pittore acquerellista
Per semplicità chiameremo P il pittore che usa tecniche differenti e A il pittore specializzato in acquerello. Dialogo e personaggi sono inventati dall’autore dell’articolo, ogni eventuale collegamento a eventi e personaggi reali
è casuale.
P – Faccio parte dell’AIA da un po’ ma ultimamente mi sento discriminato perché inquino i miei acquerelli con
interventi a china, pastello a olio e a volte uso anche il collage di carta e materiali diversi, se pur in piccole percentuali rispetto alla dimensione del foglio.
A – Perché ti senti discriminato? E’ solo un’applicazione dello statuto dell’associazione che prevede l’utilizzo
dell’acquerello puro. Se fai parte dell’AIA devi rispettare i regolamenti, d’altra parte si chiama Associazione Italiana Acquerellisti, non associazione dei pittori che usano tecniche miste.
P – Hai ragione, infatti si chiama Associazione Italiana Acquerellisti e non Associazione Italiana Acquerellisti
Puri. L’acquerello è una tecnica che uso con grande soddisfazione, mi è congeniale ma spesso uso complementi di
altre tecniche perché mi consentono maggiore possibilità di esprimermi. Mi spiacerebbe trovarmi fuori dalla maggiore associazione italiana dell’acquerello per una mera diatriba sulla purezza, rispetto alla quale mi viene subito
la domanda: “Cui Prodest?”.
Infatti alla fine le opere pittoriche hanno una classificazione principe che supera tutte le altre: belle, meno belle,
etc.. tralasciando la discussione su chi e come dà il giudizio, perché è un capitolo a parte. Dice wikipedia che “
l'acquerello è una tecnica popolare per la sua rapidità e per la trasportabilità facile dei materiali, che lo hanno
reso la tecnica per eccellenza di chi dipinge viaggiando e all'aria aperta”. Secondo me questa definizione ci deve
far pensare: non è che la gente associa la parola acquarellista all’ hobbista della domenica che dipinge durante la
scampagnata?
E il termine “acquerellista puro” aggiunge qualcosa di positivo all’immagine? Stiamo attenti a non farci del male!
A – Secondo me sì, . “acquerellista puro” aggiunge qualcosa di positivo. Non ho nulla contro il dipingere
all’aperto, anzi mi piace, vorrei sottolineare che ci sono illustri colleghi che hanno usato l’acquerello e non sono
stati scambiati per pittori della domenica: ad esempio Durer, Canaletto, Turner, Cezanne, Sargent etc.. No, essere
acquerellista puro non mi dispiace affatto.
P – Certo, rispetto questa tua opinione, ma stiamo parlando del fatto che chi aggiunge altre tecniche in misura moderata non può far parte dell’associazione. Ho fatto un sogno: il Comitato Direttivo dell’AIA si riuniva e decideva
di invitare alle dimissioni da socio alcuni acquerellisti “impuri”. Non posso fare i nomi ma si tratta di: Giananti,
Klee, Guttuso, Marchesi, Grosz, Picasso. Mi sono svegliato con quella sensazione di beatitudine che si ha dopo
aver fatto un bel sogno. Il dispiacere di uscire dall’AIA era ampiamente compensato dalla compagnia di tali nomi.
A – Senti, non si può continuare a fare polemiche. Io faccio solo acquerelli e per di più “puri”. Non ho nessuna
intenzione di discriminare altri colleghi perché non fanno acquerelli puri o perché l’acquerello e solo una delle
tecniche che usano. Proponi qualcosa che salvi “capra e cavoli” . Io voglio che l’associazione sia tutelata nel suo
nome ma non ho nessuna paura di confrontarmi con acquerelli inquinati. Hai ragione tu: o sono belli o sono meno
belli .. ma ci chiamiamo Associazione Italiana Acquerellisti e in questo ambito ci dobbiamo muovere. Definisci
tu cosa intendi per acquerello.
P – Grazie dell’apertura. Forse non è il caso di scomodare Platone e allora mi chiedo direttamente: si può definire
un tavolo? Lo immagino di legno, quattro gambe, altezza novanta centimetri, dimensioni, varie. Subito mi chiedo
se con tre gambe, altezza cinquanta centimetri e di pietra si può ancora chiamare tavolo. Pensandoci il comune
denominatore è la funzione di tavolo, l’idea di tavolo.
L’idea di acquerello è una pittura trasparente, fluida, imprevedibile nell’esito finale, che crea macchie e sfumature
difficilmente riproducibili con altre tecniche. I pigmenti inoltre sono molto fini e particolari, con colori che definirei entusiasmanti. Queste sono alcune grandi qualità dell’acquerello.
Ma mentre mi dilungo in queste diatribe il mondo artistico là fuori si pone altre domande e crea nuove risposte.
Ad esempio la pittura non è confinata nella tela, i materiali utilizzati si estendono al multimediale (installazioni), i
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pittori dipingono con il proprio sangue come pigmento, molte opere sono eventi unici, sono intrasportabili etc..
sembra che anche qui rimanga l’dea dell’arte, indipendente da mezzi e materiali utilizzati.
Però dobbiamo a questo punto definire delle regole che vadano bene per l’associazione. Ci provo. .
L’idea mi viene dalla Spagna dove quando prendi un caffè al bar devi chiedere un “cafè solo” altrimenti te lo
correggono per default. Definiamo le categorie di acquerello nel seguente modo:
ACQUERELLO PURO (100% acquerello)
In tutte le altre forme di acquerello dovrà essere specificato l’uso di altre tecniche che è ammesso purché non
snaturi quella che abbiamo chiamato “idea di acquerello”. Si può anche definire una percentuale limite, ad esmpio: 80% acquerello 20% altro.
Esempi di definizione di opere non pure.
ACQUERELLO E CHINA,
ACQUERELLO E PASTELLO,
ACQUERELLO E CHINA E PASTELLO,
ACQUERELLO E COLLAGE,
ACQUERELLO E TECNICA MISTA
Che ne pensi?
A – Per me va bene, vedi di fartelo approvare, così la finiamo!
P- Grazie per la tua disponibilità e pazienza!
Renato Giananti
Socio AIA
William Turner - Studio di un cielo nuvoloso al tramonto
John Singer Sargent - Beduini
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Dicembre 2008
“SLIDING DOORS”
(porte scorrevoli)
T
utti abbiamo avuto e avremo momenti nella nostra vita in cui il nostro destino muta drasticamente in funzione di fatti
apparentemente banali.
Un bel film di alcuni anni fa immaginava come può cambiare il corso di una vita se si riesce ad entrare oppure no in
un vagone della metropolitana la cui porta scorrevole si sta chiudendo.
Non sapremo mai, come nel film, come la nostra vita e quella delle persone attorno a noi sarebbe cambiata, però ci
sono stati per tutti dei momenti in cui una scelta è stata determinante, come la conoscenza del tutto casuale di una persona,
un programma cambiato all’ultimo momento o altri simili normali fatti della vita.
A me è successa una cosa abbastanza curiosa relativamente al mondo che ci accomuna: l’acquerello.
Ho lavorato per oltre quaranta anni per una multinazionale operante nel campo dell’ ingegneria impiantistica e, avendo raggiunto un età che mi consentiva di “andare in pensione” non mi sono posto ,come capita più o meno a tutti, il problema di come avrei pensato di passare il mio tempo libero in quanto, essendo da anni un appassionato praticante del golf, avrei
potuto finalmente dedicare più tempo a questo sport.
Un giorno però mi capitò una cosa inaspettata, durante una riunione di lavoro nell’ufficio di un mio collega fui attratto
da due immagini appese alla parete.
Forse la cosa ora è un po’ cambiata, l’uso dei personal computer ha quasi completamente eliminato la presenza di
armadi , raccoglitori, tavoli di lavoro, calendari ma, a quei tempi, quasi tutti usavano personalizzare in qualche modo il proprio posto di lavoro con fotografie, poster o altri oggetti che in fondo davano un immagine del carattere della persona che vi
lavorava: dalle foto delle “pin-up-girls” o della squadra di calcio, in sala disegnatori, a quelle di Richard Gere delle segretarie
romantiche alla spiaggia incontaminata tropicale per gli ecologisti alle foto dei bambini, con secchiello e paletta, per i genitori impeccabili alle foto di impianti petroliferi per i “work-alchoolics”, anche se nessuno ,tranne i proprietari prestava,in fondo, troppa attenzione a queste immagini..
Nel mio ufficio avevo appeso alle pareti alcune foto della vecchia Milano, forse pensandoci adesso , inconsciamente
volevo dare prova della mia “Milanesità” in un ambiente quanto mai multi-etnico.
Questo mio collega aveva appeso alla parete due acquerelli, incorniciati in semplici cornici “ a giorno”; io non ero
certo in grado di valutarne la qualità ma mi ricordo che restai praticamente “fulminato sulla via di Damasco” tanto che passai il resto della riunione distratto dalla bellezza di quelle opere da cui non riuscivo a staccare gli occhi pensando a come mi
sarebbe piaciuto cercare di capire qualcosa di più di quei dipinti e quanto mi sarebbe piaciuto poter, almeno provare, a fare
qualcosa di simile anche senza , ovviamente, poter raggiungere quei livelli.
Dopo quel giorno passai spesso nell’ufficio del mio collega per vedere ancora quelle opere e cercare di scoprire qualcosa di più.
Il mio collega non ne sapeva molto in quanto erano state lasciate dal suo predecessore il quale,appassionato di pittura,
essendo partito alcuni anni prima per un lungo trasferimento all’estero, se ne era probabilmente dimenticato.
Raggiunta finalmente nel Dicembre 2001 la tanto agognata pensione mi attivai per cercare dove e come andare a cercare di dipingere ad acqua, trovai i corsi di Milano Sport al Lido però mi dissero che non facevano il corso per principianti in
quanto non avevano raggiunto il numero minimo , c’era solo il corso avanzato e che avrei dovuto parlarne con il Maestro
Sergio Campari all’inizio del prossimo corso, a metà Gennaio.
Convinto da sempre che se si vuole veramente una cosa spesso si riesce ad ottenerla, passai le vacanze di Natale e
Capodanno a studiare l’acquerello per presentarmi in Gennaio al corso avanzato.
In un’edicola trovai un libro di un certo Aurelio Pedrazzini e cercai di capire e di fare gli esercizi proposti con i pochi
colori e pennelli che avevo acquistato.
Presentatomi all’inizio del corso al Maestro Campari il quale , credo, capì il mio entusiasmo e fui accettato al corso.
E li con l’indimenticabile Sergio iniziai a dipingere con alterno successo ma con grande interesse per il mondo
dell’acquerello e dell’AIA e durante la breve camminata ,a fine lezione attraverso il parco del lido, mi facevo raccontare le
storie e le “leggende” di questo mondo affascinante.
Spesso ricorrevano i nomi dei fondatori Zecca, Raimondi e Anna Pavesi, scomparsa, purtroppo, da qualche anno e
moglie del Maestro Pedrazzini che mi aveva indirettamente aiutato ad entrare in questo mondo.
Negli anni successivi durante i corsi con Angelo Gorlini a durante le varie mostre e manifestazioni ebbi modo di conoscere più a fondo il mondo dell’acquerello Italiano ma il nome che più di tutti ricorreva era quello di Anna Pavesi anche per-
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ché per un breve periodo ho avuto l’onore di fare parte del Consiglio Direttivo dell’AIA per cui non c’era riunione che il nome di Anna Pavesi non venisse ricordato a proposito di avvenimenti o di regolamenti e procedure.
Varie volte mi sono trovato a parlare casualmente di Anna Pavesi anche con persone al di fuori di questo mondo, dal
tabaccaio di fronte a casa mia in Via Montegani ,che conosceva Anna Pavesi e l’AIA perché la prima sede era in una trattoria
della vicina Via De Sanctis all’impiegata dell’ufficio postale di Via Medeghino la quale , avendomi sentito parlare al cellulare di acquerello, mentre ero in coda allo sportello, mi disse con orgoglio che possedeva un acquerello di Anna Pavesi che
aveva conosciuto personalmente.
Insomma il nome di Anna Pavesi ricorre molto spesso ora che ormai l’acquerello è diventato parte integrante della mia
vita, con alterno successo, con momenti di entusiasmo e depressione artistica ma non rimpiango certo di essere rimasto
“fulminato” quel lontano giorno nell’ufficio del mio collega.
Un po’ di tempo fa , così come faccio ogni tanto, sono andato a trovare gli ex colleghi e sono voluto andare
nell’ufficio dove era avvenuto l’incantesimo per vedere se sarei stato in grado di valutare meglio le opere che mi avevano
colpito , avendo acquisito , credo, un po’ più di conoscenza specifica.
Li ho trovati ancora più belli ora che sono in grado di apprezzane meglio la pulizia e la trasparenza dei colori
l’‘equilibrio della composizione e la semplice efficacia del disegno.
Stranamente non mi ha sorpreso per nulla, come se me lo aspettassi, il riconoscere la firma grande e chiara: Anna Pavesi !
Allego foto delle due opere di cui non conosco il titolo ma che sicuramente ricorderà l’amico Aurelio Pedrazzini se
leggerà questo articolo, nel caso che venga pubblicato.
Purtroppo queste foto non rendono giustizia alle opere in quanto fatte col telefonino e senza togliere gli acquerelli dal
vetro, testimonianza comunque di questa piccola strana storia di “sliding door” che questa volta , fortunatamente , non si sono
chiuse.
Michelangelo Canzi
24 Nov.2008
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Como, 21 novembre 2008
Al Direttivo e ai soci
A.I.A.
Grazie per avere aperto l’angolo della posta.
Effettivamente l’essere lontana da Milano mi rende difficile la possibilità di vivere da vicino la vita
dell’associazione.
Ora, pertanto, colgo l’occasione per intervenire nella interessante discussione aperta da F. Cavalieri.
Al di là del fatto che un acquerello possa essere di facile o di difficile esecuzione, ritengo che l’acquisizione
della sola tecnica non possa bastare per fare un buon lavoro.
Frequentare questo o quel pittore, leggere, visitare mostre, viaggiare via internet: tutto può servire per ampliare
la nostra visuale, ma fondamentale, per me, rimane la capacità di tradurre in modo coerente e personale il nostro sentire più
intimo.
Mi ha colpita questa frase letta tempo fa (e forse appartenente a Schopenhauer): lo stile è la rappresentazione di
un uomo.
In effetti ciò che caratterizza un artista è proprio la sua capacità interpretativa, il suo stile personale unico e
irripetibile.
E per artista penso non solo a un pittore, ma anche a un musicista, a uno scrittore, a un ballerino, a un creatore
di moda o di design.
Penso proprio che la tecnica da sola non basti e che stile e talento siano il binomio vincente.
Cordiali saluti.
Giuliana Valli
C
remona, ore 11.00, entro in S.Vitale per l’inaugurazione della mostra; ritiro il catalogo fatto per l’occasione ma non ho il
tempo di sfogliarlo, la curiosità e l’emozione mi prendono mentre ammiro i quadri. Facendo un rapido giro formulo
mentalmente delle considerazioni.
L’impatto generale è molto buono e anche se non sono un critico, mi pare che i risultati delle nostre fatiche siano
all’altezza dell’importante occasione. Quindi ripercorro gli spazi espositivi cercando di capire il grado di difficoltà o il grado
di divertimento che ogni autore avrà provato nel preparare il suo foglio. Il colore è il divertimento, la forma è la sofferenza.
Rivedo i lavori degli amici belgi e sono attratto dalle tante varianti del colore, delle carte, delle idee. Poi c’è la parte più seria
della manifestazione, i discorsi ufficiali del critico, delle personalità che rappresentano il Comune e la Provincia di Cremona
e del nostro presidente. Da tutti parole importanti, di soddisfazione e di ringraziamento. Ormai l’atmosfera intensa è diventata palpabile, i lavori sembrano ancora più carichi di emozioni rapite anche in qualche quadro un poco più nascosto.
Nel pomeriggio sono previste due dimostrazioni. La prima è proposta magistralmente dall’amico Angelo Gorlini. Noi
vecchi dell’associazione abbiamo avuto già tante occasioni per ammirare le “estemporanee” di Angelo ma per i nuovi e ce ne
sono parecchi, lo stupore nel veder nascere un lavoro in un battere d’ali è veramente una grandissima sorpresa. Il silenzio è
profondo, oserei dire religioso.
La seconda dimostrazione è fatta dall’amico belga Swa Claes. A lui un grosso ringraziamento per aver lavorato in condizioni più difficili.
Nel tornare a casa, stanco ma contento e carico per nuove sfide personali, un pensiero di gratitudine va a tutti coloro
che ci hanno permesso di fare pittura, di poter vivere un’esperienza veramente fantastica che ci permette di toccare orizzonti
sempre più lontani.
Davide Parenti
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Carissimi soci
Sono da poco entrata a far parte della Vostra Associazione e mi sento molto onorata, per
questo, ho pensato di scrivere anch’io poche righe…
Insegno da trent’anni nella scuola dell’infanzia e dirigo un laboratorio di pittura per i
bambini di 4 e 5 anni, ma ogni momento libero lo dedico da sempre alla pittura.
Non ho frequentato Accademie e Scuole d’arte (sono nata e cresciuta a Molare (AL),
un paesino sperduto tra boschi e vigneti) ma ho letto e studiato da sola tutto quello che
ho trovato sull’Arte, ho molto dipinto e molto sbagliato! Ho sperimentato tante tecniche e metologie in un continuo rinnovamento interiore, sino ad approdare all’acquerello.
Ho sciupato interi e costosi fogli fatti a mano e colori e colori… perché la pittura è sempre stata il mio modo di esprimere e ricercare con tanta dedizione e tanta sofferenza poiché creare è soffrire, dipingere è amare…
Sono convinta comunque che la scelta consapevole di questa tecnica non sia mai un caso, chi desidera ardentemente diventare un buon acquerellista ha deciso consapevolmente di intraprendere un cammino non facile che lo porterà via via a un nuovo fare , un
nuovo agire a 360°.
Quando, due anni fa, sono venuta all’ARS ITALICA per “caso” la vostra associazione
celebrava proprio quel giorno “La Giornata Mondiale dell’ Acquerello.” E’ stata per me
una folgorazione! Ho visto alcuni di “voi” dipingere per “noi” e mi sono commossa
per la tenerezza e l’ardore che traspariva dalle persone e dai gesti e mi sono venute in
mente le parole di Socrate: “….è più vicino a Dio colui che necessita del minor numero
di cose….” E chi dipinge ad acquerello ha bisogno solo di un bicchiere d’ acqua, pochi
colori e un cuore grande per filtrare ciò che l’occhio vede.
Da allora vi ho sempre seguito, ed oggi sto imparando a “leggere” i diversi stili che vi
contraddistinguono ed essere nel vostro gruppo è per me forte stimolo a proseguire e
migliorare.
La mia gratitudine va a Tino Cedro che mi ha sostenuto in questi due anni con affettuosa sollecitudine e a tutti i soci che nelle dimostrazioni sanno dare sempre il meglio di sé
a piene mani.
Un augurio a tutti per un nuovo anno fecondo di “frutti” e di amore.
Anna Ravera
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MOSTRA e MOSTRA
di Fernando Cavalieri
I
l titolo non induca in errore; non voglio fare confronti tra due mostre completamente diverse, specialmente sul piano della qualità: quella fatta dal sottoscritto con Anna Lapenna, Giuseppina Tartagni e
Nadia Tognazzo e quella fatta dal grande Lars Lerin.
Voglio solo accennare alla coincidenza della data di apertura, avvenuta per entrambe il giorno 11 Ottobre scorso in Stoccolma.
Ovviamente, ripeto, la nostra mostra non ha avuto la risonanza della seconda, anche se
l’inaugurazione è stata onorata dalla presenza dell’Ambasciatore italiano in Svezia, Sig.ra Anna Della
Croce Brigante Colonna, la quale si è complimentata, oltre che gli acquerelli, per la presenza della bandiera italiana per l’occasione issata nel giardino dell’Akvarellcenter che ci ha ospitato.
Desidero invece soffermarmi sulla mostra di Lars Lerin, ritenuto oggi il più importante acquerellista contemporaneo scandinavo.
Ancora, non racconterò della magnificenza dei lavori esposti, perché l’unico modo di rendere loro giustizia sarebbe quello di poterli mostrare, cosa che in questa sede non è possibile.
Ricordo solo che trattasi principalmente di paesaggi scandinavi notturni, di ricordi di viaggi e comunque di opere figurative.
Mi soffermerò invece su alcune caratteristiche offerte dal luogo e dalle modalità espositive.
La mostra era alloggiata nella villa del principe Eugenio Waldemarsudde, situata in un bellissimo bosco
nelle immediate vicinanze di Stoccolma, di fronte al mare ove nel 1628 naufragò, nel giorno del varo,
dopo solo 1300 metri di navigazione, il vascello Vasa, allora vanto ed orgoglio della marina svedese.
Detto avvenimento, considerato allora una sciagura nazionale ed un’onta per la marina svedese, in realtà si è dimostrato uno dei migliori affari della Svezia perché il relitto, recuperato nel 1961 dopo 333
anni di permanenza sul fondo marino, è ora esposto in un bellissimo museo, situato vicino alla suddetta
villa, meta di numerosi turisti che hanno già superato i 20 milioni.
Tornando alla mostra di Lars Lerin, ricordo che la villa ospita normalmente opere di pittori consacrati
dal tempo e dalla storia; è la prima volta che presenta opere di un pittore vivente.
La mostra si articola sui tre piani della villa e le opere esposte colpiscono oltre che per le grandi dimensioni, per la modalità con cui vengono esposte.
A parte alcuni casi, tutte le opere sono presentate senza cornice, senza passepartout ed ovviamente
senza vetro di protezione, ossia a nudo.
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Esse sono fissate alle pareti con chiodi piantati direttamente sul muro, e, guardando bene, i chiodi
sembrano recuperati dalla cassetta dei ferri perchè sono uno diverso dagli altri, ed a volte anche arrugginiti.
Ovviamente il foglio dell’acquerello, anche se di elevata grammatura, non è sempre perfettamente
spianato; l’opera è talvolta composta da due o più fogli affiancati che spesso superano i 3 metri di
dimensione.
Dico spesso perché ricordo un piccolo acquerello della dimensione di una cartolina, raffigurante un
topolino, che sistemato a filo pavimento, dava un tocco di ironia alla maestosità della esposizione.
Ho parlato di come le opere sono fissate alle pareti. C’è di più: oltre a detta pratica certamente inusuale talvolta qualche opera di grandi dimensioni è rattoppata.
Mi spiego meglio: probabilmente, per correggere o modificare qualcosa, una porzione di acquerello
è rattoppata con un ulteriore pezzo di carta malamente strappato ( della dimensione di circa 1 metro
quadro) fissato al foglio principale con la comune pinzatrice normalmente usata negli uffici, ridipinto
e talvolta corredato di una seconda toppa, di minori dimensioni, sempre composta da un pezzo di
carta irregolarmente strappato e sovrapposta alla prima toppa con le stesse modalità.
Gli acquerelli, visti da vicino, oltre alle suddette singolarità, presentano numerose fioriture, colature
di colore od acqua, ed altri “difetti” che farebbero inorridire alcuni nostri maestri.
Vi posso comunque assicurare che la visione di dette opere, (io ho avuto la fortunata occasione,
qualche anno fa, di visitare lo studio di Lars Lerin, a Varmland, nel cuore della Svezia) è una delle
più grandi emozioni che un acquerellista possa ricevere.
Indimenticabile.
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Cos’è un’opera d’arte?
Domanda delle più difficili. Molti hanno cercato di dare una risposta, ma il concetto di arte è mutevole
ed è soggetto alle mode ed agli interessi economici.
Ognuno di noi ha sviluppato un proprio senso artistico che applica ai propri lavori ed a quelli degli altri e
le differenze di valutazione possono essere notevoli. Succede poi che, tutto ad un tratto, di fronte ad
un’opera si pervenga ad un giudizio quasi unanime: questa è un’opera d’arte!
Vi rientra in questo giudizio un po’ tutto: la bellezza, l’armonia delle sensazioni e del tecnicismo la
grandiosità dell’opera, la maestria del colore.
Ecco, questo è un po’ quello che mi è capitato alla mostra di Lars Lerin, acquerellista svedese ad alcuni
di noi ben noto. Ho avuto la fortuna di essere a Stoccolma il giorno dell’inaugurazione nel mese di ottobre scorso e sono rimasta estasiata: mini-acquerelli a fianco di acquerelli giganti (tre metri per due).
L’impatto emotivo è stato molto forte e quello che mi piace dell’artista è l’equilibrio tra la modernità dei
soggetti e della composizione e la morbidezza delle sfumature dell’acquerello, condita da note intense e
scure di colore. Il risultato di questa miscela esplosiva è la rappresentazione dell’anima di certi paesaggi
nordici.
Spero di potervi trasmettere un po’ delle mie emozioni con queste foto tratte dal suo catalogo.
Cristina Bracaloni
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15 novembre 2008 - 6 gennaio 2009 Castello dei Vicari - LARI
DA CREMONA A LARI
Gli acquerelli esposti a Cremona si
spostano nella splendida cornice del
Castello dei Vicari di Lari, cittadina
immersa tra le colline pisane.
Il successo delle opere continua e si
conferma.
Nelle foto in senso orario: Il castello di Lari; discorso inaugurale; alcune delle opere in mostra; visitatori; non si vive
solo di pittura.
Non si vive di sola pittura
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22 / 23 NOVEMBRE 2008. Dimostrazioni di pittura all’acqua .
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