Sintesi secondo modulo - Facoltà di Scienze della Comunicazione

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Sintesi secondo modulo - Facoltà di Scienze della Comunicazione
Le altre politiche comuni dell’Unione
europea
Stefano Papa
Università di Teramo
[email protected]
Facoltà di Scienze della
Comunicazione
Entrate della UE
Politiche Europee
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Politica monetaria
Politica fiscale (vincoli: Patto di Stabilità)
Politica valutaria
Mercato (concorrenza e antitrust)
Politica agricola comune
Politica regionale
Politica Ambientale
Strategia di Lisbona (crescita e welfare)
Spesa della UE
Concorrenza e antitrust
• Divieto di aiuti di stato (sussidi alla produzione) che
alterano la struttura del commercio e divieto di dumping;
• Armonizzazione delle leggi dei paesi membri e delle
imposte che posso essere distorsive;
• Divieto di comportamenti anticoncorrenziali come l’abuso
di posizione dominante;
• Liberalizzazione dei beni e servizi, del lavoro, dei capitali
fisici e finanziari.
Politica agricola comune (PAC)
•
1.
2.
3.
4.
•
•
PAC nasce nel ‘62. Obiettivi: finalità redistributive del
reddito a favore dei produttori agricoli.
aumentare i prezzi dei beni agricoli,
sostenere il reddito degli agricoltori,
aumentare la produttività marginale del settore agricolo e
del fattore lavoro,
incrementare le superfici o aree coltivabili;
La redistribuzione avviene in qualche misura attraverso la
fissazione di prezzi minimi (prezzi obiettivo) ben al di
sopra dei prezzi mondiali, ciò che richiede l’introduzione
di dazi protettivi (prelievi minimi variabili) rispetto ai
prodotti agricoli di origine extra-comunitaria.
Diversificazione della struttura produttiva (inefficace);
Politica agricola comune (PAC)
• Critiche alla PAC: ha finanziato la grande produzione.
• PAC è stata una tassa regressiva sui consumi (ceto povero)
• Negli anni ’70 innovazione tecnologica, Eccesso di offerta.
UE divenne esportatore netto e acquirente di ultima istanza,
Immagazzinamento, Rimborso all’esportazione (Dumping),
riduzione del prezzo mondiale per l’eccessiva offerta e la
riduzione di domanda.
• Ripercussioni internazionali GATT e WTO.
• Uruguay e Doha Round: ridotto il prezzo minimo di
intervento, i rimborsi all’esportazione, i prelievi minimi
variabili, il dumping.
• Riforme PAC: prezzo minimo garantito fino ad una certa
quantità, l’introduzione delle quote per ridurre
collettivamente l’offerta UE (monocoltura e sovra utilizzo).
Politica agricola comune
• Per evitare eccessi di produzione, in corrispondenza del
prezzo obiettivo per alcuni prodotti (ad esempio, il latte) si è
fissato un sistema di quote di produzione che ogni paese
assegna ai singoli produttori.
• Compensazione dirette in base agli ettari coltivati (non tutti
sono proprietari delle loro terre, come la grande
distribuzione).
• Contributo unico ad azienda che rispetti normative
ambientali, sicurezza alimentari e protezione degli animali.
• Verso la liberalizzazione del settore agricolo da settore ad
economia pianificata e protetta verso la libera concorrenza.
Ultimo Rapporto UE sull’agricoltura: Intensificazione,
specializzazione,
marginalizzazione,
abbandono
e
deterioramento.
Total CAP cost (mill.euros)
Total CAP cost (mill.euros)
CAP's budget share (right scale)
CAP's budget share (right scale)
€10.0
€9.0
€8.0
€7.0
€6.0
€5.0
€4.0
€3.0
€2.0
€1.0
€0.0
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
€45
€40
€35
M illio n e u r o s
M illio n e uro s
Evoluzione della politica agricola
€30
€25
€20
€15
€10
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
2000
1997
1994
1991
1988
1985
1982
1979
1976
1973
1970
1967
1964
1961
Politica regionale EU
• L’Unione europea mette a disposizione dei paesi membri
fondi strutturali per contribuire a ridurre gli squilibri socioeconomici fra le varie regioni.
• I fondi ammontano a circa 1/3 del bilancio europeo e
possono costituire un complemento notevole agli sforzi dei
singoli paesi. Essi sono:
1. il Fondo europeo di sviluppo regionale (FERS), destinato a
ridurre le ineguaglianze regionali attraverso investimenti
produttivi in infrastrutture, ricerca e sviluppo, strutture
scolastiche e sanitarie, reti transeuropee;
2. il Fondo sociale europeo (FSE), per l’aumento
dell’occupazione, attraverso il finanziamento di sistemi di
formazione e di adeguamento dei lavoratori nelle
trasformazioni industriali;
Politica regionale EU
3. il Fondo europeo di orientamento e garanzia (FEOGA),
che contribuisce al cofinanziamento dei regimi di aiuto
nazionale all’agricoltura e di azioni sulle strutture agricole,
promuove lo sviluppo ambientale delle aree rurali anche
mediante la diversificazione delle attività agricole;
4. lo Strumento finanziario di orientamento per la pesca
(SFOP), destinato al sostegno delle ristrutturazioni nel
settore della pesca, compresa la trasformazione in prodotti
finali e l’acquacoltura.
• Gli obiettivi dei fondi strutturali sono quelli di promuovere
l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di
sviluppo (regioni dell’obiettivo 1), quelle in cui il PIL pro
capite è inferiore al 75% della media europea; (Grecia,
Portogallo, Spagna, Irlanda del Nord, Mezzogiorno).
Reddito pro-capite in Europa
Index, EU-25 = 100
< 30
Canarias (E)
30 - 50
50 - 75
75 - 100
Guadeloupe Martinique
(F)
100 - 125
>= 125
(F)
RÈ
union
(F)
Guyane (F)
AÁ
ores (P)
Madeira
(P)
Kypros
SIG16
Gli obiettivi dei fondi
• Riconvertire parti di regioni gravemente colpite da declino
industriale (regioni ad obiettivo 2), che sono quelle con un
tasso di disoccupazione superiore alla media europea;
• Lottare contro la disoccupazione di lunga durata e facilitare
l’inserimento professionale di giovani e persone minacciate
di esclusione dal mercato del lavoro (obiettivo 3);
• Agevolare l’adattamento dei lavoratori ai mutamenti
industriali e all’evoluzione dei sistemi di produzione;
• Promuovere lo sviluppo rurale, agevolando lo sviluppo e
l’adeguamento strutturale delle aree rurali lungo le linee di
riforma della PAC;
• Promuovere lo sviluppo delle regioni a scarsissima densità
di popolazione dei paesi nordici.
• L’importo del contributo europeo varia ed è spesso deciso
sulla base dei Quadri comunitari di sostegno (QCS).
Gli obiettivi dei fondi
• I QCS sono preparati per ciascun paese dalla Commissione
di concerto con il paese stesso e indicano le linee di priorità
delle misure da adottare, le forme di intervento necessarie
per attuare tali priorità e la dotazione finanziaria per ogni
forma di intervento, suddivisa tra le varie fonti di
finanziamento.
• Ai Fondi strutturali già indicati va aggiunto il Fondo di
coesione, istituito nel 1994, che eroga contributi finanziari
agli Stati membri con un PIL pro capite inferiore al 90%
della media comunitaria (fino al 1999 questi erano Grecia,
Irlanda, Spagna e Portogallo) per l’esecuzione di progetti in
materia di ambiente e reti infrastrutturali europee, senza
aggravio per i bilanci pubblici, con la finalità di agevolare
gli Stati stessi nella partecipazione all’UEM.
Politica Ambientale
• Secondo Intergovernance Panel on Climate
Change, la causa principale del riscaldamento
globale osservato negli ultimi 50 anni è da
ricondursi all’eccessive emissioni dei gas serra.
• Diverse ricerche confermano esiste più del 50% di
probabilità che le temperature mondiali aumentino
di oltre 5°C in questo secolo.
• Il problema del surriscaldamento e, quindi, la sua
soluzione è tuttavia complesso in quanto non sono
univoche le spiegazioni scientifiche del fenomeno.
Riscaldamento terrestre
• Il problema delle emissione è in gran parte un
problema di coordinamento internazionale.
• Ad esempio, in Europa (UE), la mancanza di
coordinamento delle politiche nazionali nel
campo dell’energia e dei trasporti comporterebbe un aumento attorno al 5% delle
emissioni dei gas serra da qui al 2030.
• Analoghe stime possono essere fatte in
riferimento a Stati Uniti e UE o Cina.
Esternalità
• Le emissioni sono inquadrate dalla teoria
economica nelle esternalità negative.
• La presenza di esternalità provoca un divario
tra il costo privato ed il costo sociale, da cui
deriva la loro “non efficienza”• Nel suddetto senso si parla di fallimento del
mercato quando vi sono esternalità.
Diverse soluzioni
1. Pubbliche: attraverso la regolamentazione e
l’imposizione di tasse;
2. Private: con assegnazione dei diritti di
proprietà ad inquinare e la creazione di un
mercato di questi;
Soluzione pubblica
• Con la Direttiva sui trasporti, la 2003/30/CE e
con il d.lgs. n°128/2005 si impone alle flotte
vincolate a tutte le società addette ai trasporti
pubblici su strada, ferrovia e navigazione degli
enti pubblici locali l’utilizzo di biocarburanti nel
limite del 5,25% entro il 2010.
• Effetti: Efficienza tecnologica e IAFR
Efficienza tecnologica e IAFR
Lo Stato emana delle leggi che impongono di
limitare l’emissione di sostanze inquinanti entro
una certo limite o inserire l’obbligo dei
biocarburanti per le flotte vincolate, con il
risultato che le imprese reagiscono migliorando
l’efficienza tecnologica che riducono le
emissioni e offrono risparmio energetico,
oppure devono investire in impianti di
depurazione o impianti alimentati a fonti
rinnovabili (IAFR).
Soluzione privata
• La definizione, l’assegnazione, la tutela e la
commerciabilità dei diritti di proprietà ad
inquinare è il fondamento di un “mercato delle
esternalità”.
• Il teorema di Coase è il presupposto teorico del
protocollo di Kyoto mostra come, a prescindere
da chi detiene il diritto di proprietà se i costi di
transazione sono irrilevanti, l’azione degli agenti
inquinatori e inquinati con la negoziazione dei
diritti permetta di raggiungere l’efficienza.
Strumenti adottati con Kyoto
1. Regolamentazione dei flussi con imposizione
di limiti di emissione per i paesi aderenti
(applicato anche in UE ai diversi settori
industriali attraverso il Piano Nazionale di
Assegnazione);
2. Strumenti di flessibilità per creare un mercato
dell’inquinamento con l’introduzione dei diritti
negoziabili.
Obiettivi di breve/lungo periodo
1. Gli Stati inclusi nella convenzione quadro
del protocollo di Kyoto si sono impegnati a
ridurre entro 2008/2012 le loro emissioni di
gas di almeno del 5,2% rispetto ai livelli del
1990, per l’EU è collettivamente l’8%, e di
almeno il 20% entro il 2020.
2. Il Protocollo ha identificato anche gli
strumenti di flessibilità al fine di ridurre le
emissioni di CO2.
Emission Trading
• Un primo strumento di economia ambientale è
ETS, un sistema Cap and Trade che prevede
un limite di emissioni attraverso l’assegnazione
di unità massime di emissioni che vengono
distribuite ai paesi aderenti secondo criteri e
periodi di temporali prestabiliti.
• Operativo dal 2008, si basa su un rapporto di
scambio di unità di emissioni tra stati nazionali.
Emission Trading
• La commercializzazione, sebbene sia libera tra
i partecipanti, vincola i paesi stessi a restituire a
scadenza un numero di diritti ad inquinare
(permessi) pari alle emissioni in eccesso
registrate nel periodo di riferimento.
• Se i permessi restituiti non fossero sufficienti a
coprire le emissioni in eccesso vi sarebbero
l’applicazione di sanzioni, mentre nel caso di
surplus questi possono essere venduti o
accantonati per gli anni successivi.
CDM e JI
1. Il Clean Development Mechanism permette di
acquisire diritti di emissioni mediante progetti
di riduzione in un paese che non abbia
sottoscritto il protocollo (PVS).
2. Il Joint Implementation che permette di
acquisire diritti di emissioni mediante progetti
per la riduzione delle emissioni in un altro
paese industrializzato che abbia sottoscritto il
protocollo.
CER & ERU
1. Il CDM da realizzare nei PVS permette
l’ottenimento
dei
Certified
Emission
Reductions detraibili dalle emissioni nazionali,
tramite l’attuazione di progetti ed investimenti
che comportino l’efficienza energetica o IAFR;
2. Il JI da realizzare nei paesi industrializzati
permette
l’ottenimento
delle
Emission
Reduction Units da detrarre dal proprio
obiettivo tramite progetti ed investimenti che
comportino l’efficienza energetica o IAFR.
Carbon Sinks
• Un ulteriore strumento è quello dei Carbon
Sinks che ammette al beneficio di crediti
compensabili (Removal Units) con l’obiettivo
della creazione, l’estensione di bacini o pozzi
di assorbimento naturali quali boschi, foreste.
Soluzioni
Al fine del raggiungimento degli obiettivi
ambientali l’Italia e le imprese soggette alla
direttiva ETS hanno diverse tipologie di
soluzioni:
1. Acquistare le unità di emissioni in difetto sul
mercato borsistico (GME);
2. Effettuare interventi di Carbon Sink; realizzare
progetti di efficienza energetica; investire in
IAFR nel suolo nazionale, oppure all’estero
attraverso i meccanismi di flessibilità previsti
dal protocollo.
Politiche bioenergetiche
• Nei paesi OCSE, la crescita della produzione
di biocombustibili è stata finora alimentata
principalmente da misure politiche.
• La crescita della produzione di biocombustili
grava sulla domanda di cereali, semi oleosi e
zucchero, contribuendo così al rialzo dei prezzi
delle derrate alimentari.
• Secondo il rapporto OCSE non è certo che la
sicurezza energetica e gli obiettivi ambientali
ed economici delle politiche ad efficienza
energetica e bioenergetiche saranno raggiunti
con le tecnologie produttive attuali.
Strategia di Lisbona (2007-2013)
• La crescita (Innovazione, ricerca e sviluppo), la coesione
sociale e welfare (Stato sociale)
• L’Unione europea punta a crescere e a diventare entro il
2010 l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e
più dinamica al mondo.
• Stato sociale attivo e dinamico (coesione sociale ed
economica)
• Nuova economia della conoscenza:
– Integrazione economica, finanziaria e monetaria;
– Ricerca dell’innovazione e imprenditorialità.
Politiche sociali
• La politica sociale, consistente di un insieme di norme
tendenti, da un lato, ad armonizzare la protezione dei
lavoratori, al fine di evitare il social dumping, e, dall’altro, a
sancire la parità tra uomo e donna nel trattamento
retributivo, ha avuto anch’essa influenza sulla distribuzione
del reddito nell’ambito dell’Unione.
• Il Fondo sociale europeo assicura la parità anche nella
formazione professionale.