A sinistra. La Jewer Tower di Dubai, una torre alta 190 m e con 43
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A sinistra. La Jewer Tower di Dubai, una torre alta 190 m e con 43
A sinistra. La Jewer Tower di Dubai, una torre alta 190 m e con 43 piani./ A destra. L’innovativa e tecnologica facciata dell’edificio realizzato al 55 di Baker Street a Londra. UNA CONSULENZA PREZIOSA Progetto Finestra Engineering, per l’adozione e l’implementazione di SolidWorks, si è avvalsa della collaborazione e del supporto di Nuovamacut Friuli, azienda del gruppo NuovamacutTeamsystem. Fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di Progetto Finestra Engineering è stato infatti l’affiancamento dei consulenti Nuovamacut certificati dalla SolidWorks, che hanno messo in condizione i progettisti di sfruttare al meglio tutte le potenzialità di SolidWorks per la progettazione di assiemi complessi, in termini di dimensioni e di complessità geometriche. INCONTRI/PROGETTO FINESTRA ENGINEERING 51 FINESTRA 12/09 AL SERVIZIO DELL’INVOLUCRO SPECIALIZZATO NELLA PROGETTAZIONE DI INVOLUCRI E COPERTURE, LO STUDIO PROGETTO FINESTRA ENGINEERING HA VISSUTO DA PROTAGONISTA LO SVILUPPO DI QUESTO SETTORE. /Edoardo Oldrati OAffiancare gli studi di architettura nel materializzare le idee estetiche per l’involucro e le grande aziende serramentistiche nell’industrializzare i prodotti per facciate. Questa, in sintesi, l’attività che da quasi vent’anni lo studio Progetto Finestra Engineering, con sede a Sacile (PN), ha perfezionato fino ad acquisire un ruolo di riferimento all’interno del panorama internazionale. Ne abbiamo parlato con il fondatore e chairman Egidio D’Ambrosio, approfittando della sua esperienza, per analizzare anche l’evoluzione della progettazione di involucri architettonici tra tecnologia e normative. Negli ultimi anni l’evolversi delle tecnologie, i nuovi prodotti, le architetture sempre più articolate e non ultime le garanzie sempre più elevate richieste all’involucro, ha avvicinato in modo naturale gli studi di architettura verso la nostra attività di consulenza specializzata. Le domande di collaborazione che ci arrivano dagli architetti sono diverse, vanno dallo studio di dettagli particolareggiati alla consulenza di fattibilità, fino alla stesura delle specifiche tecniche che servono a stabilire i requisiti minimi prestazionali e le caratteristiche di ogni componente che costituisce una qualsiasi curtain wall. Come nasce Progetto Finestra Engineering? Lo studio è stato fondato da me a metà degli anni ‘80 ed è stato uno dei primi studi professionali specializzati nella progettazione degli involucri architettonici in Italia. La tecnologia dell’involucro, in particolare le curtain wall, in quel periodo era in forte evoluzione: nascevano infatti le prime realizzazioni di facciate con vetro “strutturale” e venivano importate dagli Stati Uniti le prime tecnologie di facciata a “cellule”, mentre l’architettura, di pari passo, iniziava a coinvolgere l’involucro nel processo progettuale, richiedendo insieme ad esso nuove prestazioni. Fra i servizi che offrite c’è anche lo ‘Studio di fattibilità dell’idea architettonica’. Visto che un’idea architettonica non è sempre fattibile, come gestite i rapporti con gli autori dei progetti? Oggi difficilmente ci fermiamo davanti a progetti non realizzabili, riusciamo quasi sempre infatti a rendere industrializzabili, e quindi fattibili, anche le idee architettoniche apparentemente impossibili. Il problema invece si sposta sulla valutazione dei costi della realizzazione; per questo tutti i nostri studi di fattibilità sono sempre accompagnati da una valutazione dei budget economici. Talvolta i progetti vengono rimodellati più volte per riuscire già nella prima fase a entrare in alcuni parametri di costo rispettando comunque i dettami architettonici. Quali servizi offrite agli studi di architettura? 2 T 1 Parte del vostro ruolo è quello di permettere al cliente un risparmio concreto nella realizzazione del progetto. In che modo ci riuscite? Molte volte, oltre l’architetto, a richiedere i nostri consigli è l’investitore o il general contractor. In questo caso è richiesta una maggiore sensibilità ai costi già nel progetto preliminare. Quando i nostri tecnici disegnano i dettagli di un qualsiasi involucro o curtain wall, sintetizzano sempre tutte le varie fasi di costruzione: dai costi di acquisto dei materiali, ai tempi di produzione fino a studiarne la semplicità e la velocità di posa in cantiere. Una profonda conoscenza delle metodologia di fabbricazione, e più in generale dell’intero processo, si traduce sempre in un minor costo di partenza per un appalto. In altre parole il cliente finale prende consapevolezza che investendo in energia progettuale in anticipo, ha il vantaggio di ritrovare, in una gara di appalto, offerte più concorrenziali, omogenee e soprattutto controllate sotto il profilo qualitativo. Fra i vostri clienti non troviamo solo studi di architettura, ma anche azienda serramentistiche che affiancate nell’industrializzazione dei prodotti. È difficile far coesistere tra due mondi così lontani tradizione e modo di ragionare? I nostri principali clienti sono le aziende serramentistiche. Non troviamo alcuna difficoltà comunque a dialogare con gli studi di architettura, perché siamo sufficientemente allenati nel leggere e interpretare l’idea progettuale; infatti, a nostro parere, un bravo tecnico deve sapersi immedesimare nell’idea architettonica e quindi essere attento alle regole del design, per cercare di impattare il meno possibile con l’architettura, integrando in modo discreto le numerose esigenze tecniche. In passato il prodotto commerciale di un sistema di profili in alluminio era la base di partenza per le progettazioni architettoniche di un involucro, quindi l’architettura era più o meno condizionata e definita dalle dimensioni commerciali del prodotto. Negli ultimi anni il dialogo tra architetto e aziende serramentistiche ha favorito il superamento di questi vincoli che inevitabilmente tendevano ad uniformare l’architettura degli involucri degli edifici. La disponibilità da parte dei produttori a modificare di progetto in progetto la propria tecnologia e i sistemi produttivi, ha consentito alla matita degli architetti di poter trasformare la facciata continua da semplice elemento tecnico di tamponamento a soggetto architettonico di grande design. In quasi trent’anni di attività, il mondo dell’involucro ha vissuto tante evoluzioni e qualche rivoluzione. Anche il modo di lavorare di Progetto Finestra Engineering si è evoluto? In che direzione? Riteniamo che la vera rivoluzione architettonica negli involucri sia stata la disponibilità dei “facciatisti” ad accettare di produrre su misura, rimodellando di volta in volta il proprio apparato produttivo, mentre prima tendevano a vendere un prodotto più o meno finito. Paradossalmente possiamo dire che le grosse aziende serramentistiche sono ritornate, negli ultimi anni, ad essere dei grossi artigiani; oggi infatti le opere architettoniche sono rivestite sempre da involucri unici e irripetibili, le cui forme e volumi caratterizzano fortemente l’architettura. Progetto Finestra Engineering ha contribuito, crediamo, a questa evoluzione, perché ha investito negli ultimi anni in risorse allo scopo di soddisfare il dialogo costruttivo con i grossi studi di progettazione ma anche, recentemente, con i general contractor. Il nostro team è ormai specializzato nel confezionare in breve tempo qualsiasi involucro inventando di volta in volta sistemi altamente tecnologici. All’interno del nostro gruppo esistono team di lavoro diversificati per specializzazione: disegno 3D, progettazione nuovi sistemi, strutture speciali in acciaio, ingegneria, design, topografia, management e logistica di cantiere per citare i principali. Quale progetto, magari a causa di difficoltà particolari, vi ha dato più soddisfazioni? Vi sono diversi progetti che ricordiamo volentieri, perché sono stati occasione di crescita ed esperienze professionali irripetibili, ognuno per motivazioni diverse. Una delle ultime sfide vinte è stato il progetto per il Nuovo Teatro di Astana in Kazakistan: il nostro cliente, in questo caso, non era un produttore di facciate continue, ma bensì un general contractor. Questa situazione di partenza ci gravava di maggiore responsabilità, perché il nostro interlocutore doveva necessariamente fidarsi di ogni scelta da noi fatta. A progetto concluso (l’inaugurazione avverrà a fine anno) 45.000 vetri di forme e dimensioni diverse si sono uniti perfettamente per costituire l’involucro di uno dei teatri più belli al mondo. Il vostro studio è infatti coinvolto in progetti internazionali, come è lavorare al di fuori dell’Italia? Cambia qualcosa nella realizzazione di un progetto? A parte le normative di riferimento, per il nostro studio non c’è particolare differenza tra progetti esteri o italiani, poiché attuiamo ormai da tempo delle procedure di controllo qualità, utilizzando form specifici, sperimentati, che adoperiamo qualunque sia il nostro interlocutore o la qualità richiesta, questo lo facciamo per evitare di disorientare i nostri gruppi di lavoro. Dobbiamo comunque dire che in Italia ci troviamo a lavorare talvolta su progetti regolamentati da specifiche di capitolato praticamente inesistenti - cosa che difficilmente troviamo all’estero - nei quali l’ampio spazio che ci viene concesso nel progettare una fornitura ci costringe paradossalmente a un lavoro più attento e di maggiore responsabilità, poiché non avendo delle linee guida precise né degli interlocutori adeguati, dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi per costruire una proposta dettagliata di fornitura, che garantisca i requisiti minimi prestazionali. Come giudicate il quadro normativo per l’edilizia in Italia? Confrontandolo con le realtà di altri paesi andrebbe modificato? In quali direzioni? Il processo normativo è in continua evoluzione: l’Italia sta cercando di mettersi al passo con l’Europa, basti pensare al concetto di Casaclima e a tutte le attenzioni che si stanno ponendo a termini come “efficienza energetica” ed “emissioni”. Crediamo che tutte le attenzioni volte a un miglioramento della vita e a un aumento del benessere quotidiano siano da valorizzare, con un occhio di riguardo anche verso l’ambiente e l’eredità che lasceremo alle generazioni future. Dal vostro sito scopro che avete un team molto numeroso, come organizzate il lavoro? L’intero nostro gruppo è diviso in team tipici, costituiti da un design manager e circa cinque progettisti. Esistono inoltre dei gruppi di lavoro specializzati che hanno delle competenze superiori (ad esempio, nella progettazione tridimensionale o nella progettazione delle strutture di acciaio, nei calcoli statici e termici). A seconda dell’entità della commessa i vari team vengono aggregati o meno e, nel caso ad esempio di una grossa commessa come può essere la progettazione di una torre, viene costituita ad hoc la seguente organizzazione: un project manager, un assistente project manager, due o tre design manager e dieci/quindici progettisti, a cui si aggiungono in modo puntuale i team specializzati. Uno dei criteri fondamentali che noi adottiamo nell’abbinare i team o i singoli progettisti ad una commessa è quello di cercare di diversificare le loro esperienze in modo tale da accelerare la crescita professionale di ognuno. Così facendo nell’arco di 3 o 4 anni un nostro progettista ha praticamente affrontato la progettazione di tutte le tipologie di involucri esistenti. Di quali software di progettazione vi servite nella vostra attività? Adoperiamo Autocad con i suoi applicativi, un prodotto divenuto uno standard nell’ambito della progettazione tecnica bidimensionale. Per la progettazione tridimensionale utilizziamo il programma Solidworks, con un team di 10 tecnici specializzati nella progettazione avanzata tridimensionale. Per le mutevoli esigenze dei progetti, sempre meno “ortogonali”, questo gruppo di lavoro è in continua implementazione. Per quanto riguarda la progettazione di strutture in acciaio utilizziamo software specifici quali Tecnometal 4D, Tecnoplat e Tecnoin. Per il rilievo topografico e la restituzione degli edifici utilizziamo il software Meridiana e Topcon Link. L’efficienza energetica può diventare una condizione imprescindibile anche per grandi opere architettoniche? Sicuramente è il futuro che tutti auspicano: vivere e lavorare in ambienti energeticamente autonomi. Per quanto riguarda strettamente le grandi opere si contano ancora sulle dita di una mano le realizzazioni che hanno dimostrato una certa sensibilità verso questo argomento. Riteniamo che nei prossimi anni non sarà poi così difficile immaginare il tetto di una qualsiasi attività produttiva ricoperto di pannelli fotovoltaici. Si deve poi porre particolare attenzione ai processi produttivi, l’industria è infatti ai primi posti tra le voci di consumo in termini assoluti di energia. Su cosa siete al lavoro in questo momento? Da due mesi abbiamo iniziato la progettazione di tre torri a Milano, dove stiamo anche completando la progettazione di un edificio commerciale e direzionale. Stiamo inoltre terminando la nuova sede della 3M a Milano, la nuova ABB a Sestri Ponente, un edificio direzionale a S. Pietroburgo ed uno nel centro di Padova. Infine abbiamo appena siglato un contratto per la progettazione dell’involucro di una nota casa farmaceutica. Dal vostro sito: “…abbiamo pensato a Progetto Finestra come ad un luogo dove chi ci lavora deve sentirsi in sfida continua,(...) dove si progetta il futuro…”. Qual è, per voi, il futuro del settore degli involucri tecnologici? Noi immaginiamo nel futuro un involucro permeabile, cioè la linea di separazione tra interno ed esterno non sarà più un’unica parete ermetica, ma un’insieme di ambienti arricchiti da elementi diversi, quali piante, acqua e terra. L’attenzione sarà per noi tutta rivolta alla riduzione dell’inquinamento indoor e al miglioramento del comfort interno e soprattutto della qualità dell’aria che respiriamo. INCONTRI/PROGETTO FINESTRA ENGINEERING 1. La nuova sede di 3M a Milano, uno dei più recenti interventi dello studio. / 2. La Torre Net Center di Padova con la sua caratteristica pianta che muta a seconda del piano. / Nelle foto sotto. uno dei gruppi di lavoro di Progetto Finestra Engineering nella sede di Sacile (PN). / 3. Progettato da Kohn Pedersen Fox Associates PC, Espirito Santo Plaza di Miami (USA) ospita uffici nei suoi 36 piani. 53 FINESTRA 12/09