Visite domiciliari per mamme e bambini: razionale,evidenze, modelli
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Visite domiciliari per mamme e bambini: razionale,evidenze, modelli
Articolo speciale Visite domiciliari per mamme e bambini: razionale, evidenze, modelli e ipotesi di attuazione GIORGIO TAMBURLINI Centro per la Salute del Bambino (CSB) - onlus, Trieste Un programma, realistico nel contesto italiano, di visite domiciliari per mamme in gravidanza e bambini nei primi mesi di vita può produrre risultati importanti e contribuire a ridurre le diseguaglianze. Pensiamoci! L a storia delle visite domiciliari (VD) per donne e bambini inizia nel diciannovesimo secolo in Inghilterra e si espande in tutta l’Europa, sia dell’Ovest che dell’Est, nel corso del secolo successivo. Negli Stati Uniti un primo esempio di programma di VD risale al programma Head Start, esplicitamente finalizzato alla promozione dello sviluppo del bambino e quindi alla preparazione per la scuola1. Pochi anni dopo David Olds inizia il celeberrimo programma di VD per madri a rischio sociale2, poi ulteriormente sviluppato nel programma Family Nurse Partnership, che sarà in seguito adottato progressivamente anche nel Regno Unito, dove è in corso un monitoraggio continuo per valutarne l’efficacia in differenti siti e condizioni di realizzazione3. Nel corso delle ultime due decadi, mentre in alcuni Paesi è proseguita la ricerca e la sperimentazione sulle VD, in altri i processi di riforma e razionalizzazione portano a ridimensionare se non a cancellare tali servizi. È il caso dell’Italia dove i programmi di VD, orientati prevalentemente a obiettivi di tipo igienico-sanitario e spesso affidati alla figura della Assistente Sanitaria Visitatrice (ASV), vengono progressivamente abbandonati, e solo in qualche caso vengono riproposti con contenuti più orientati al sociale. L’emergere di nuovi bisogni nelle attività di promozione e prevenzione ri- Medico e Bambino 8/2014 HOME VISITING FOR MOTHERS AND YOUNG INFANTS: RATIONALE, EVIDENCE, PROPOSED MODELS AND IMPLEMENTATION OPTIONS (Medico e Bambino 2014;33: ) Key words Home visiting, Mothers, Children, Health promotion, Risk approach Summary Home visiting for mothers and children have a great potential to improve health and developmental outcomes and to mitigate disparities, by acting early, working with families and being proactive in reaching out for all. There is substantial evidence about the health and social benefits achieved through home visiting, although contextual factors and the quality of the service, including its connection with the health, social and education services of the community, are crucial factors for success. The currently preferred model of home visiting is a blended model which combines a universal approach with a risk approach. Options for implementing a home visiting program in Italy are discussed, as well as their costs and implications for the selection and training of the home visitors. An experimental approach is recommended. spetto a quelli tradizionali4,5, l’evidenza che il progresso negli esiti di salute è tutt’altro che omogeneo in particolare per i bambini5,6, che gli investimenti nei primi anni di vita sono i più efficaci per ridurre il gap socio-economico7 e i risultati degli studi sulle VD hanno condotto alla rivalutazione di programmi basati sulle VD, che vengono oggi raccomandati da agenzie internazionali, esperti di salute pubblica e da associazioni professionali pediatriche8-10. Nel Regno Unito i programmi di VD sono stati progressivamente ampliati, si è data autonomia culturale e organizzativa al servizio, e si è approvato un importante aumento del numero delle health visitors, da 8000 a 12.000. In Europa, l’UNICEF in particolare ha messo le VD al centro della propria azione sviluppando linee guida e fornendo supporto ai Paesi per rivedere o rilanciare i programmi di VD, proprio allo scopo di contrastare le problematiche sociali e di salute emergenti e le diseguaglianze9. Vengono qui sinteticamente presentati il razionale, le evidenze, i contenuti tecnici e i requisiti culturali e organizzativi di programmi basati su VD per mamme e bambini, con l’intento di proporne una reintroduzione, inizialmente sotto forma sperimentale, nella realtà italiana. 1 Articolo speciale IL RAZIONALE Nati per rispondere all’esigenza di por tare nelle famiglie elementi di prevenzione basica (igiene, alimentazione, cura della gravidanza, vaccinazioni) i programmi di VD sono oggi mirati a rispondere a un razionale molto più complesso, riassumibile in tre punti. 1. L’esigenza di raggiungere tutte le famiglie, superando le barriere socioculturali che a volte impediscono l’accesso ai ser vizi pubblici o comunque lo rendono poco efficace. Anche in Paesi dove il servizio pubblico ha una buona accessibilità, Italia compresa, le evidenze dimostrano come la penetrazione dei messaggi di salute non sia eguale, contribuendo alle diseguaglianze negli esiti di salute per mamme e bambini11. La visita domiciliare consente di adattare tempi, modi e stili comunicativi, di coinvolgere altri membri della famiglia e di “cercare” le persone piuttosto che attenderle nei servizi. 2. L’importanza della precocità dei messaggi di promozione e prevenzione e della tempestività nell’individuazione di eventuali problemi, sia in gravidanza che nel primo anno di vita. Le VD possono essere programmate in momenti chiave, che consentano il coordinamento con la tempistica prevista per i controlli prenatali, per le vaccinazioni e i bilanci di salute, e con le finestre di opportunità per l’individuazione precoce di problemi12, assicurandosi che nessuno resti fuori o arrivi troppo tardi. 3. La centralità del ruolo genitoriale e quindi l’importanza di una conoscenza dell’ambiente familiare, elemento decisivo per dar modo di considerare eventuali fattori di contesto che possono indirizzare il modo di porsi, e della necessità di offrire un supporto alle competenze dei genitori, coinvolgendo, quando necessario, altri servizi e figure professionali, come recentemente raccomandato anche dal Rapporto CRC sull’attuazione della Convenzione per i diritti dell’infanzia in Italia13. 2 BENEFICI A BREVE E LUNGO TERMINE PER I BAMBINI, LE MADRI, LE FAMIGLIE E LA SOCIETÀ Bambini Migliori esiti neonatali (riduzione di basso peso, parto pretermine e di alcune malformazioni congenite) Genitori e famiglie Migliore accesso e utilizzo di cure prenatali, prevenzione di alcune complicanze ostetriche Società Ridotti costi sanitari per cure perinatali Identificazione del percorso nascita più appropriato Preparazione alla nascita e alla genitorialità Migliore stato nutrizionale Migliori conoscenze e pratiche riguardanti la nutrizione del bambino Migliore capitale biologico con implicazioni positive a breve e lungo termine Ridotta morbidità post-neonatale Migliori conoscenze sulla prevenzione delle malattie infettive Migliori coperture vaccinali Ridotti costi sanitari per visite, ricoveri, farmaci Utilizzo più appropriato dei servizi sanitari Migliore sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo Migliore attaccamento e migliori pratiche relative alla promozione dello sviluppo Maggiore fiducia nelle proprie capacità come genitori Migliore capitale umano con implicazioni sia sul rendimento scolastico che a più lungo termine Riduzione della dispersione scolastica e di alcuni disturbi comportamentali Ridotte conseguenze da disabilità, condizioni e malattie croniche Migliore supporto per le famiglie con bambini affetti da disabilità e malattie croniche Ridotti costi per l’assistenza e la disabilità Riduzione dei casi di maltrattamento nelle sue diverse tipologie Riduzione della violenza domestica, della depressione materna, dello stress parentale e delle loro conseguenze Riduzione di costi per la presa in carico sanitaria, sociale e giudiziaria con implicazioni a distanza relative ad abuso di sostanze e microcriminalità giovanile Segnalazione più tempestiva ai servizi Tabella I. Da voci bibliografiche 8, 9, 17-27. Accanto a questo razionale, i programmi di VD si fondano oggi su quadri di riferimento concettuali già affermati da tempo: l’approccio ecologico14 che enfatizza l’importanza del contesto sociale nel determinare lo sviluppo umano; la teoria dell’attaccamento15 che attribuisce molta importanza all’instaurarsi precoce di relazioni sicure tra il bambino e la/le figura/e di riferimento; e la self efficacy theory16 che punta sul potenziamento della capacità dell’individuo di perseguire e raggiungere i suoi obiettivi. Risulta evidente da questa breve ricognizione del razionale e delle basi concettuali delle VD che queste richiedono competenze complesse e una attenta organizzazione. I BENEFICI ATTESI E LE EVIDENZE I benefici che un programma di VD può produrre sono riassunti nella Tabella I. Si tratta di benefici per il bambino, la donna e la famiglia, con ampie ripercussioni sulla società, che si realizzano sia a breve che a lungo termine e su più dimensioni. È evidente che sia la scala di importanza dei diversi effetti che la misura in cui possono essere ottenuti dipendono dal contesto socioculturale e da quello epidemiologico. Ne consegue che qualsiasi ipotesi di programma di VD deve innanzitutto essere basata su una buona analisi della situazione (bisogni, risposte dei servizi, gap esistenti) e sull’individuazione di obiettivi prioritari. Solo in Medico e Bambino 8/2014 Visite domiciliari per mamme e bambini: razionale, evidenze, modelli e ipotesi di attuazione parte può essere basato su modelli già esistenti e sperimentati. Gli studi sull’impatto dei programmi di VD che consentono di indicare i benefici ottenibili sono molti e comprendono anche alcune revisioni sistematiche. I limiti di tali studi stanno nel fatto che i contenuti dei programmi sono diversi, come pure gli effetti misurati, e che sono state utilizzate diverse metodologie di valutazione. Risulta quindi impossibile trarre delle conclusioni che valgano per qualsiasi tipologia di programma e per qualsiasi esito considerato. Inoltre, poiché sia gli interventi che le valutazioni risentono molto dei contesti epidemiologici organizzativi e culturali, non è immediato poter trasferire quanto si è dimostrato efficace negli USA o nel Regno Unito possa valere nello stesso modo in Italia. Ci si limita in questa sede ad una panoramica che possa dare il senso generale dei risultati che si possono ottenere, della loro dimensione, e soprattutto dei fattori che possono influenzare questi effetti. Sul piano degli esiti di salute, sia i singoli studi che le revisioni indicano effetti su un largo spettro di esiti sia materni che neonatali che di salute del bambino, dalla promozione dell’allattamento al seno alla prevenzione del maltrattamento, dalla depressione postparto all’attaccamento, passando per un miglioramento delle conoscenze e dell’autostima delle madri e un migliore supporto sociale17-22. Sono molto noti i risultati ottenuti su mamme ad alto rischio sociale negli Stati Uniti in termini sia di esiti di salute materni e neonatali che di esiti scolastici, comportamentali e sociali dei figli, con un follow up giunto a 20 anni23-25. Va rilevato che molti degli effetti positivi prodotti dalle VD sono sinergici. Ad esempio: l’allattamento al seno ha effetti protettivi su molte infezioni e positivi sullo sviluppo cognitivo, l’instaurarsi di una buona relazione favorisce l’allattamento e lo sviluppo e previene il maltrattamento ecc. Le revisioni sistematiche condotte negli USA, nel Regno Unito e in Australia17-19 sono utili per identificare alcuni requisiti per il successo. Tra questi, vi è ampio consenso sull’inizio prenatale dei programmi di VD, che è as- Medico e Bambino 8/2014 sociato a migliori esiti, compresi quelli riguardanti la salute e lo sviluppo del bambino. Le evidenze di efficacia sono maggiori per famiglie e gruppi di popolazione a rischio, dove gli esiti di salute sono abitualmente peggiori, aspetto che sottolinea la potenzialità delle VD per ridurre le diseguaglianze negli esiti sociali e sanitari19,26-28. Uno studio della London School of Economics sul rapporto costi-benefici delle VD ha evidenziato che questo è più favorevole per interventi condotti su gruppi ad alto rischio, ma che tali programmi sono cost-effective anche quando indirizzati a popolazioni a basso rischio29. Simili indicazioni derivano da un’analisi molto ampia effettuata sull’intera letteratura corredata da stime economiche sui programmi effettuati negli Stati Uniti30 e sugli interventi per gruppi a rischio30,31. I programmi di visite domiciliari offrono un modo per assicurare che le famiglie, in particolare quelle a maggior rischio, ricevano supporto, siano connesse con e utilizzino bene i servizi sanitari, sociali ed educativi della comunità. Quando questi programmi sono integrati in un sistema di cure di alta qualità per il bambino e con le case della salute pediatriche, possono ridurre le diseguaglianze in salute e sviluppo. American Academy of Pediatrics, 20098 MODELLI DI VISITE DOMICILIARI: UNIVERSALI, SELETTIVI, PROGRESSIVI Una delle questioni di fondo nell’impostazione di programmi di VD è se questi debbano essere proposti a tutti (universali) o solo a popolazioni a rischio (selettivi). Laddove considerazioni economiche porterebbero a privilegiare questi ultimi, ci sono diverse considerazioni che rendono un approccio universale più appropriato. In primo luogo, i fattori di rischio, soprattutto quelli che appartengono alla sfera psicosociale, non sono confinati a famiglie o gruppi di popolazione in condizione di svantaggio socio-economico, come tutti gli operatori ben sanno. Secondo, tutti i genitori oggi sentono particolarmente il bisogno di indirizzo e supporto. Terzo, è proprio nella sfera psicosociale e dello sviluppo che sono richiesti un tempo, una modalità di comunicazione e una disponibilità che spesso non possono essere assicurati dai professionisti di area medica che hanno in carico le famiglie. Infine, un servizio offerto a tutti non è percepito come stigmatizzante e quindi è più facilmente accettato dalle famiglie che sono di fatto in una situazione di maggiore vulnerabilità. Questo è tanto più vero se il servizio ha una connotazione sanitaria piuttosto che immediatamente “psicosociale”. D’altra parte non vi sono dubbi che vi sono famiglie e comunità portatrici di rischi e vulnerabilità particolari, per non parlare di donne e bambini con bisogni medici e sociali ben definiti, e che, come abbiamo visto, le VD sono particolarmente efficaci per prevenire e affrontare i problemi di salute in queste famiglie e questi gruppi. Questa è la base concettuale dei programmi selettivi che hanno anche un’ottima evidenza di costo-efficacia. Per superare i limiti di entrambi gli approcci sono stati messi a punto, in particolare nel Regno Unito, i programmi cosiddetti blended, in cui alcune prestazioni essenziali sono offerte a tutti mentre visite più frequenti e prestazioni più complesse sono fornite alle famiglie che, per problemi già noti ai servizi o emersi attraverso le visite, si trovino in situazioni di maggior bisogno. Vi è poi un ulteriore gruppo, limitato, di situazioni multiproblematiche dove la VD è parte, e a volte momento di stimolo e di coordinamento, di un lavoro di rete che comprende altri servizi e operatori. Questo modello viene anche definito come approccio universalistico progressivo. Le caratteristiche generalmente raccomandate per un modello di servizio universalistico progressivo sono quindi9,16,18: 1. numero di VD da definire in base agli obiettivi e a quanto il sistema locale dei servizi sia in grado di offrire in tema di cure prenatali e al bambino; 2. inizio in gravidanza, non appena lo stato di gravidanza è noto, e durata per i primi mesi fino ai due-tre anni di vita del bambino; 3. contenuti di ciascuna visita definiti 3 Articolo speciale in relazione ai tempi della gravidanza e alle fasi di sviluppo del bambino; 4. enfasi sugli aspetti concernenti il benessere sociale e psicologico, l’attaccamento e lo sviluppo del bambino; 5. servizio fornito da personale con competenze elevate e complesse, con una buona autonomia professionale e concepito come parte integrante della rete di servizi. quando necessario. Tale approccio non è limitato alla identificazione di rischi e risorse ma include tutti gli elementi del counselling per poter aiutare la famiglia a sviluppare un piano che attivi le risorse disponibili. Si associa quindi all’azione per ridurre i rischi, promuovere la resilienza e affrontare gli elementi di vulnerabilità. Si tratta di un approccio altamente individualizzato e allo stesso tempo partecipativo e non prescrittivo. CONTENUTI E REQUISITI 2. Collaborazione intra e intersettoriale La VD tipica è basata su un approccio di counselling (ascolta, osserva, chiedi, valuta, incoraggia, consiglia, dimostra). La Tabella II fornisce una visione d’assieme delle diverse componenti e dimensioni della VD. I contenuti delle visite, come si è detto, dipendono dalla situazione e dagli obiettivi che si è dato il programma in ciascuna realtà. Lo stesso numero delle visite proposte per tutte le famiglie può e deve variare in relazione, ad esempio, all’esistenza e alla qualità dei servizi e degli operatori esistenti sul territorio. Ad esempio, non avrebbe senso proporre in Italia il modello inglese, che prevede un numero piuttosto elevato di visite fino ai tre anni di vita proprio per ovviare all’assenza di pediatri e dei consultori familiari. Nel nostro contesto la figura dell’operatore delle visite domiciliari (d’ora in poi definito come OVD) è da intendersi come complementare all’organizzazione dei servizi per donne e bambini. Quanto descritto nella Tabella III va pertanto inteso come una proposta per l’Italia, a sua volta da adattare a ciascuna situazione locale, verosimilmente su base regionale. Il modello descritto richiede che siano soddisfatti alcuni requisiti culturali e organizzativi per raggiungere i suoi obiettivi e rispondere pienamente al suo razionale. 1. Approccio al rischio L’OVD è chiamato ad identificare la presenza dei fattori di rischio, a supportare la famiglia nell’identificazione delle risorse proprie e della comunità e delle modalità per far fronte alle difficoltà e infine a coinvolgere altri servizi 4 Gli OVD devono conoscere i meccanismi e le modalità per attivare altri servizi sia all’interno del sistema sanitario che all’esterno (settore sociale ed educativo e, in qualche caso, delle forze dell’ordine e del giudiziario) ed essere in grado di connettersi efficacemente con tutte le risorse che la comunità può offrire, incluse le realtà del privato sociale. Queste collaborazioni possono richiedere sia la definizione di specifici accordi di programma, sia l’attivazione di reti personali. Un programma di VD può costituire un elemento utile a superare la frammentazione dei servizi che esiste in non poche realtà e assicurare quindi la continuità e l’efficacia della presa in carico, soprattutto in situazioni complesse. Trovandosi all’incrocio tra diverse dimensioni e servizi, è tra l’altro nella posizione ideale per promuovere l’attivazione di interventi sia preventivi che di presa in carico che richiedono la collaborazione di più aree. 3. Approccio proattivo Se è vero che sono proprio le famiglie che hanno maggior bisogno di supporto quelle che meno accedono ai servizi o meno ne ricavano i benefici attesi, allora è evidente che è necessario un approccio proattivo, che non attende cioè nei servizi ma che opera per raggiungere tutti rimuovendo le barriere esistenti, quelle logistiche ed economiche, ma anche quelle di carattere socio-culturale. Queste barriere esistono in tutte le comunità ma non sono necessariamente le stesse ovunque, né sono le stesse le modalità per superarle. 4. Le competenze necessarie Da quanto finora esposto è evidente quanto le competenze richieste siano complesse e di alto livello. La Tabella IV indica le componenti essenziali del curriculum di formazione degli OVD. Nella maggior parte delle esperienze condotte a livello internazionale queste competenze sono identificate in un profilo di infermiere di comunità e ottenute attraverso una formazione generale di tipo socio-sanitario a cui di volta in volta può aggiungersi una “specializzazione” nel settore materno-infantile (o in quello degli anziani), anche se non si può escludere una figura polivalente. In molte esperienze sono stati utilizzati anche operatori di livello inferiore come pure dei volontari (peer counsellors). Una delle evidenze riproposte dagli studi è che questi operatori sono meno efficaci, anche se meno costosi32. Possono tuttavia essere attivati in aggiunta e sotto la supervisione degli operatori più qualificati. Servizi forniti da mamme volontarie non dovrebbero essere proposti se non come complemento a servizi condotti da personale qualificato. Per comunità con caratteristiche culturali ed etnico-linguistiche particolari è spesso il caso di identificare gli OVD all’interno di queste stesse comunità, perché potrebbero essere più capaci di stabilire una relazione positiva con famiglie che condividono le stesse caratteristiche culturali (Box1). INDICAZIONI ORGANIZZATIVE E STIME DI IMPEGNO DI RISORSE PER LA REALTÀ ITALIANA Nella realtà italiana, che peraltro è tutt’altro che uniforme, il contesto è caratterizzato da una buona disponibilità di operatori sanitari dedicati all’infanzia rispetto a molti altri Paesi. Questi operatori, da quelli consultoriali ai pediatri di libera scelta, hanno peraltro la necessità sia di una formazione più adeguata ai nuovi bisogni sia di un supporto per portare “in tutte le case” i contenuti e gli interventi della promozione della salute, della prevenzione, e quelli dell’individuazione precoce dei problemi e dell’intervento coordinato sulle situazione di maggior rischio e vulnerabilità. Medico e Bambino 8/2014 Visite domiciliari per mamme e bambini: razionale, evidenze, modelli e ipotesi di attuazione I CONTENUTI GENERALI DELLA VISITA DOMICILIARE Azioni dell’operatore delle visite domiciliari Contenuti della visita 1. Benessere materno Ascolta, osserva, chiede, informa, consiglia 2. Benessere del bambino Ascolta, osserva, chiede, informa, consiglia 3. Benessere degli altri membri della famiglia e del funzionamento familiare Ascolta, osserva, chiede, informa, consiglia 4. Tematiche discusse durante l’ultima visita Si assicura che sia stato possibile effettuare quanto pianificato durante l’ultima visita 5. Controlli da pianificare Fornisce informazioni e spiegazioni su controlli che devono essere effettuati 6. Valutazione dell’ambiente familiare compresa la sicurezza Ascolta, osserva, chiede, informa, consiglia 7. Revisione del piano di azione Riassume quanto è stato detto, verifica la comprensione e le cose da fare 8. Fornitura di materiali informativi e libri per bambini Fornisce ai genitori materiali informativi e altri materiali utili per l’interazione con il bambino, in particolare i primi libri 9. Supporto per l’invio e i contatti con altri servizi Fornisce informazioni e consiglia su come superare delle barriere che possono esistere per accedere a specifici servizi o benefit di carattere sociale 10. Attivazione diretta per altri servizi In circostanze molto specifiche, quando vi sia un pericolo per la donna o il bambino o per la famiglia nel suo insieme, attiva immediatamente i servizi appropriati Al termine della visita l’operatore ringrazia ed eventualmente preannuncia i tempi, le modalità e i contenuti della prossima visita. Tabella II. Da voci bibliografiche 9 e 18. IPOTESI DI TEMPISTICA E CONTENUTI PER UN PROGRAMMA DI VISITE DOMICILIARI PRE E POSTNATALI Contenuti principali Tempistica Commenti Prenatale (primo trimestre) Valutazione dello stato di salute e di benessere materno Informazione e consigli sulle pratiche preventive e sulle visite prenatali Valutazione dell’ambiente familiare Ulteriori visite prenatali possono essere pianificate basandosi su eventuali rischi identificati, bisogni e richieste specifiche da parte della madre o su indicazione dei servizi Prenatale (>32 settimane) Informazioni sul percorso nascita, incluse le diverse modalità offerte dai servizi presenti sul territorio Consiglio anticipatorio sulle più comuni problematiche post-parto sia materne che neonatali (e anticipazione della visita post-parto) L’opportunità della visita immediatamente pre-parto va valutata a seconda della qualità e copertura dei servizi presenti sul territorio (vedi le due opzioni discusse nella sezione successiva) Postnatale (entro 24-48 ore dalla dimissione) Valutazione della salute e del benessere materno Valutazione del benessere del neonato Informazione e consigli su allattamento, cure essenziali al neonato, segni e sintomi più comuni Valutazione del tipo di supporto offerto dal contesto familiare e identificazione di eventuali problematiche socioeconomiche e psicosociali Ulteriori visite postnatali possono essere pianificate in base alle problematiche identificate o a richieste specifiche da parte della madre o ancora su indicazione dei servizi, in particolare dei punti nascita Postnatali (indicativamente 2°-3° mese, 5°-6° mese, 8°-9° mese) Valutazione della salute e del benessere materno, del bambino, dell’interazione tra madre e bambino e della situazione familiare complessiva Valutazione e promozione dello sviluppo e delle pratiche che favoriscono un buon attaccamento e sviluppo del bambino Informazioni e consiglio anticipatorio con particolare riguardo alla nutrizione, alle vaccinazioni e allo sviluppo Consegna e illustrazione di materiali informativi e di promozione dello sviluppo (es. primi libri) Numero, tempistica e contenuti delle visite postnatali da definirsi in base alle caratteristiche dei servizi locali Ulteriori visite da definirsi in base al bisogno e in raccordo con gli altri servizi sanitari e sociali e con il pediatra di famiglia Tabella III. Da voci bibliografiche 9 e 18. Medico e Bambino 8/2014 5 Articolo speciale Box 1 - MEDICI O INFERMIERI? L’esperienza internazionale indica che personale con le caratteristiche dell’home visitor/community nurse può svolgere i compiti previsti a sostegno di madri, bambini e famiglie con le modalità di contatto e comunicazione più appropriati e che i medici possono non avere o non essere in grado di assicurare. La tendenza attuale a un passaggio dall’utilizzo di medici a quello di infermieri di comunità per molti servizi di cure primarie è giustificata non tanto da ragioni economiche quanto da evidenze di efficacia. Sempre che il personale abbia una formazione adeguata, variabile, che peraltro vale anche per i medici. Nella realtà italiana da tempo si evidenzia come un tale graduale e parziale passaggio sia probabilmente necessario, per le ragioni suddette, alle quali va aggiungendosi anche quella dell’indisponibilità di un adeguato numero di medici. POSSIBILE ARTICOLAZIONE DI CONTENUTI CURRICOLARI E/O DI AGGIORNAMENTO PER UN PROFILO DI OPERATORE DELLE VISITE DOMICILIARI Moduli formativi Componenti principali Salute e benessere della mamma Patologie più comuni della gravidanza e misure preventive Problematiche del postpartum Salute e benessere del bambino Problematiche più comuni nel primo anno di vita e buone pratiche di prevenzione Lo sviluppo neuro-evolutivo: promozione e valutazione Interazioni madre-bambino L’attaccamento: principi, fattori di rischio e segni di attaccamento inadeguato Pratiche che favoriscono un buon attaccamento Segni di sospetto di maltrattamento o abuso Nutrizione Allattamento al seno e sua promozione e supporto Alimentazione responsiva, introduzione cibi solidi ecc. Tematiche di salute pubblica e prevenzione Determinanti di salute in relazione alla gravidanza e ai primi anni di vita Prevenzione di malattie infettive e vaccinazioni Sicurezza e prevenzione degli incidenti Competenze professionali Lavoro in gruppo (cooperazione e condivisione di informazioni) Case management Comunicazione efficace con i genitori e le famiglie Lavoro con gruppi di genitori Problematiche interculturali relative alla salute materna e infantile Confidenzialità e protezione dei dati Raccolta e utilizzo dei dati anche a fini di ricerca applicata Tabella IV. Da voci bibliografiche 9, 17 e 18. Dal punto di vista della definizione organizzativa del ser vizio di VD, gli elementi fondanti sono i seguenti: 1. Il servizio è incardinato nel Distretto di salute (o sociosanitario), nella struttura che sovrintende alle cure primarie (o al materno-infantile), a seconda della organizzazione distrettuale. Mantiene in ogni caso una stretta relazione sia con le strutture dedicate a donne, mamme e bambini (consultori familiari e pediatria di li- 6 bera scelta) sia con i dipartimenti di prevenzione. Dove tali figure possano essere meglio incardinate e con quali relazioni gerarchiche può, e probabilmente deve, essere definito sulla base dell’organizzazione territoriale dei servizi. 2. Il personale potrebbe essere costituito inizialmente da operatori già in servizio che rispondano ai profili professionali di: assistenti sanitarie visitatrici (ASV), ostetriche e infer- mieri di comunità, appositamente aggiornati tramite dei percorsi che ne integrino le rispettive competenze fino a coprire quelle indicate dal profilo professionale dell’OVD. Indicativamente, tale profilo prevede una formazione di tipo universitario (laurea triennale) a cui va aggiunto un percorso aggiuntivo di specializzazione. La figura dell’ infermiere di comunità proposta in diverse regioni italiane è quella che più si avvicina al profilo indicato, al quale potrebbe essere aggiunto un master specifico sul materno-infantile. Idealmente si dovrebbero aprire scuole specifiche per OVD (o rilanciare quelle, poche, ancora esistenti per ASV, rivedendone i curricula). 3. L’entità di risorse necessarie dipende dal numero di nuovi nati, dal numero di visite previste per il programma universale, dalla proporzione di famiglie che si ritiene possano aver bisogno di un programma più intenso o di interventi complessi. Sulla base del modello proposto di 5 visite per il periodo che va dal primo trimestre di gravidanza ai primi nove mesi, per 1000 nascite sarebbero quindi necessarie 5000 visite (programma universale) in un periodo di 18 mesi circa, più ulteriori 5 visite per 100-120 famiglie (programma rinforzato), quindi 500-600 visite, più ulteriori 10-12 visite per 30-40 famiglie (300-480) per le situazioni che richiedono interventi più intensi e multisettoriali), il che produce un totale di 5800-6000 visite in 18 mesi per un totale di circa 4000 in un anno. Sulla base del lavoro che gli health visitor svolgono nel Regno Unito e altrove, si può stimare un carico di 5-6 visite al giorno per 5 giorni, per un totale di 1200-1440 all’anno. Secondo questa ipotesi, e ipotizzando che circa il 30% del tempo settimanale sia dedicato ad attività di raccolta e trasmissione dati, contatti e incontri con altri operatori, aggiornamento ecc., sarebbero necessarie tre unità di personale per 1000 nati, con un costo complessivo per il sistema pubblico di 100.000-120.000 euro/anno, quindi di 100-120 per cop- Medico e Bambino 8/2014 Visite domiciliari per mamme e bambini: razionale, evidenze, modelli e ipotesi di attuazione pia madre-bambino. Un costo che non pare elevato, se comparato con i benefici attesi. Si tratta in fondo di prevedere un “vaccino” psicosociale ad ampio spettro, senza contare che un tale servizio potrebbe consentire di ridurre il carico di lavoro per altri operatori. La Tabella V può dare un’idea della distribuzione di risorse necessaria secondo questa ipotesi. Questa opzione, che prevede un numero di visite molto ridotto rispetto a quanto avviene nel Regno Unito, e con una durata nel tempo limitata ai primi mesi di vita del bambino proprio in considerazione del contesto italiano, consente di restare fedeli all’approccio universalistico, può costituire la base per formulare ipotesi diverse, nel caso si intenda dare al servizio una caratteristica più progressiva o decisamente selettiva. Ad esempio, una opzione più orientata alla selettività potrebbe prevedere un numero inferiore di visite per il programma universale, ad esempio una sola visita prenatale (terzo trimestre) e due post-natali (immediatamente dopo la nascita e a 2-3 mesi) in modo da ridurre il numero delle unità necessarie per 1000 bambini da tre a due, senza sacrificare il lavoro per le famiglie con bisogni maggiori. LE SFIDE: FORMAZIONE, SPERIMENTAZIONE E VALUTAZIONE La sfida maggiore da affrontare per realizzare un programma di VD dedicato a mamme e bambini riguarda la formazione da assicurare a un parco operatori piuttosto vario e con background diversi. Tale formazione dovrà coprire i contenuti essenziali attraverso un percorso di aggiornamento modulare, consentendo ad ogni operatore di partecipare ai moduli dedicati ai contenuti sui quali la sua formazione è incompleta. Anche con una buona formazione, non sarà facile ottenere qualità quali “rispetto, genuinità, umiltà, empatia, integrità, tranquillo entusiasmo, qualità tecniche, abilità di comunicazione e impegno”, considerate essenziali da diversi Autori. Il processo di selezione, così come una buona supervisione, saranno dunque altrettanto importanti. Sulle basi di quanto delineato in precedenza, può essere immaginata una sperimentazione, articolata su più centri, che potrebbero scegliere opzioni organizzative anche diverse. In ogni caso è necessario monitare i benefici su alcuni indicatori (pratiche di salute e di promozione dello sviluppo modificate o introdotte, coperture vaccinali, accessi all’ospedale), ponendo attenzione alle differenze tra gruppi di popola- zione. Il rapporto costo/efficacia potrebbe essere stimato attribuendo un valore anche ai benefici, cosa fattibile con l’aiuto di un esperto in economia della salute. “Gli operatori delle visite domiciliari devono avere le abilità comunicative personali per stabilire buoni rapporti con le famiglie, le capacità organizzative per fornire gli interventi previsti e nello stesso tempo rispondere alle difficoltà e ai problemi che possono emergere, e le conoscenze per svolgere anche il lavoro amministrativo che può rendersi necessario. Non si tratta di competenze da poco, e costituiscono requisiti necessari per assicurare che il programma raggiunga i suoi obiettivi”. Gomby, 200530 Da una tale sperimentazione, se sufficientemente sistematica e con un saldo approccio valutativo, potrebbe derivare una organizzazione dei servizi per mamme e bambini più efficiente, consentendo probabilmente di compensare i maggiori costi del personale OVD con una riduzione - resa necessaria anche dal previsto incompleto ricambio di altre figure professionali - del personale medico in favore di quello non medico. E, soprattutto, con una maggiore capacità di svolgere efficacemente attività di prevenzione, promozione di buone pratiche e di prendersi carico di bisogni speciali e complessi. SCHEMA GENERALE DELLE VISITE DOMICILIARI PER INTENSITÀ E COMPLESSITÀ DI INTERVENTO E RELATIVA DISTRIBUZIONE DI RISORSE IN TERMINI DI PERSONALE DEDICATO ALLE VISITE DOMICILIARI Programma rinforzato (10-12 % delle famiglie, 20-25% delle risorse) Programma intensivo multisettoriale (3-5% delle famiglie, 10-15% delle risorse) Informazioni sui servizi offerti dalla comunità Risposte a bisogni specifici, identificati tramite le visite, segnalati dalla famiglia o dai servizi Raccordo con servizi sanitari, educativi e sociali in rapporto alle problematiche evidenziate Prevenzione e promozione della salute e del benessere della madre e del bambino nel primo anno di vita Identificazione precoce di possibili problematiche e invio a/raccordo con i servizi competenti Facilitazione e coordinamento degli interventi di più servizi Supporto generale alle conoscenze e alle competenze dei genitori Supporto specifico alla genitorialità in base ai bisogni emersi Supporto specifico professionale a situazioni di conclamata vulnerabilità e bisogni Programma universale (85-90% delle famiglie, 60-70% delle risorse) Tabella V Medico e Bambino 8/2014 Relazione presentata al Convegno “Home visiting: uno strumento di promozione della salute e di contrasto precoce delle diseguaglianze”, tenutosi a Verona il 27 settembre 2014. Indirizzo per corrispondenza: Giorgio Tamburlini e-mail: [email protected] 7 Articolo speciale MESSAGGI CHIAVE ❏ I programmi di visite domiciliari per donne in gravidanza e bambini nei primi anni hanno un robusto razionale e una corposa base di evidenze di efficacia e costo/efficacia - in particolare, ma non esclusivamente, per gruppi e famiglie a rischio - e sono raccomandati da agenzie internazionali e associazioni professionali, anche pediatriche. ❏ Il modello raccomandato è quello universale progressivo, che combina un limitato numero di visite pre e postnatali per tutti, con interventi più frequenti e complessi definiti in base all’indicazione dei servizi, ai bisogni e ai problemi emersi durante le visite. ❏ La visita domiciliare richiede un alto livello di professionalità, da assicurarsi tramite una buona base curricolare a cui affiancare moduli specialistici per coprire le diverse competenze richieste, e un’organizzazione che consenta il lavoro in collaborazione con gli altri servizi e operatori, sia del sistema sanitario sia eventualmente di quello sociale ed educativo. ❏ L’implementazione di tale modello in Italia va adattata ai contesti locali e va attuata con un approccio sperimentale che consenta di individuarne le modalità e le condizioni di attuazione più efficaci ed efficienti. 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