Il Convento dei Cappuccini di Caraglio e il suo Parco di Fabrizio

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Il Convento dei Cappuccini di Caraglio e il suo Parco di Fabrizio
Il Convento dei Cappuccini di Caraglio e il suo Parco
di Fabrizio Pellegrino
Costruito a partire dal 1698, il Convento dei Cappuccini ha ospitato per quasi trecento
anni i frati che, già dal 1607, erano giunti a Caraglio per riportare la fede cattolica: la
popolazione, infatti, aveva aderito in massa al Calvinismo.
L’aspetto attuale della chiesa e del convento non corrisponde a quello originale, ma è il
risultato di una serie di lavori di ampliamento e di ristrutturazione che si sono susseguiti
nel corso di tre secoli. Dalla lettura delle cronache del convento si possono ricostruire,
infatti, almeno quattro interventi che hanno contribuito in modo significativo a
modificare l’impianto primitivo del complesso architettonico: il primo intervento si
colloca negli anni 1778-1783, il secondo, più radicale, tra il 1840 e il 1850, il terzo fra il
1898 e il 1904 e l’ultimo fra il 1925 e il 1928.
Sia la struttura conventuale sia la chiesa rimangono senza dubbio testimonianze molto
interessanti di architettura cappuccina: la chiesa, dedicata a Santa Maria degli Angeli,
conserva altari lignei di grande valore, mentre il Convento ospita dal 1995 la sede
dell’Associazione Culturale Marcovaldo, sorta con l’intento di offrire una proposta
culturale di alto livello.
L’impianto dell’edificio rispetta le forme simboliche e le norme stabilite dall’ordine
francescano, con la caratteristica fondamentale di trasmettere l’idea di povertà e umiltà
che il Santo di Assisi predicava tra la gente. Pareti nude, materiali poveri, nessun
ambiente o arredo superfluo, il convento era diviso in settori funzionali disposti attorno
al chiostro. L’architettura cappuccina si inserisce in una concezione dell’arte volta ad
eliminare formalismi e irrazionalità, in cui ogni elemento deve trovare una sua logica
collocazione spaziale. L’arte veniva quindi utilizzata anche per conquistare i fedeli,
agendo sul cuore con immediatezza. I capisaldi della spiritualità cappuccina
(meditazione,
silenzio,
preghiera
e
raccoglimento
interiore)
si
fondavano
essenzialmente sulla preghiera, sulla povertà e sulla fraternità: interiorità e
raccoglimento venivano valorizzati per meglio contrastare le sollecitazioni esterne.
Nel convento di Caraglio il giardino “interno” era inizialmente in parte circondato
dall’edificio e solo nel 1846, nell’ambito di lavori di restauro divenne un chiostro, con
alcune differenze, però, rispetto all’immagine tradizionale di tale spazio; manca, infatti,
il quadriportico e si trova, invece, un doppio loggiato sul lato Ovest, che serviva
soprattutto per collegare l’ala Nord con l’ala Sud dell’edificio, creando così un percorso
anulare coperto al piano delle celle.
Il Parco, al tempo dei frati, era un vero e proprio settore di lavoro, necessario per la
sussistenza della comunità e per l’espletamento delle mansioni proprie della vita di tutti
i giorni; esso era articolato in una serie di orti e prati. L’“Ortino dei cucinieri” era un
appezzamento riservato ai frati impegnati in cucina ed era fornito di frutteto; l’“Ortino
dei fiori” serviva ad assicurare fiori freschi per la liturgia; l’“Ortino con prospettiva”
presentava una pittura murale rappresentante strutture architettoniche o elementi
paesistici ed era il luogo ideale per le meditazioni. Vi era poi un ampio spazio coltivato
a prato, l’aia, il pollaio, la stalla e vari locali predisposti per l’adempimento di lavori
manuali, in particolare quelli di carpenteria, falegnameria e per il ricovero degli attrezzi.
Da alcuni anni il parco, riportato al passato splendore dopo un periodo di abbandono,
ospita importanti sculture di artisti contemporanei — quali Stephan Balkenhol, Riccardo
Cordero, Flavio Favelli, Dan Graham, Luigi Mainolfi, Vedovamazzei — rientranti nella
mostra “Gartden”. L’idea fondante di questa esposizione all’aperto è che trasportare o
installare un’opera d’arte è come mettere a dimora un albero e la crescita di un giardino
è strettamente legata al tempo e alle stagioni. La natura plasma lentamente, con la
crescita degli arbusti, dell’erba e dei rami, il paesaggio e le opere d’arte, così come le
stagioni trasformano e colorano diversamente i vari elementi. Il luogo, la luce, gli alberi
vicini, il dialogo che si instaura attraverso questi elementi è concepito come una
filiazione spontanea della terra e gli artisti, che di volta in volta sono invitati a porre una
loro opera, incontrando il pubblico sono chiamati a rendere partecipi i visitatori delle
loro scelte e delle loro personali poetiche.
Nata a Caraglio nel 1990, l’Associazione Culturale Marcovaldo fin dall’inizio ha scelto
come sua “specializzazione” la promozione culturale globalmente intesa. Proprio in
questa prospettiva nel 1995 ha trasferito la propria sede nell’incantevole cornice del
seicentesco Convento dei Cappuccini di Caraglio. Il ruolo culturale del Marcovaldo è
venuto, poi, via via affinandosi: la promozione culturale, da una fase creativa
esclusivamente affidata all’entusiasmo e al volontariato, ha finito col fare un vero salto
di qualità, acquisendo gradualmente requisiti professionali che si rivelano vincenti. Dal
1998 l’Associazione è convenzionata con la Regione Piemonte ed organizza eventi
culturali di livello nazionale e internazionale. Al suo interno operano vari settori di
attività, tra i quali si segnalano in particolare il CESAC (Centro Sperimentale per le Arti
Contemporanee) e ARTEA – Sistema Territoriale per i Beni e le Attività Culturali: si
tratta di un Sistema territoriale integrato per la gestione e valorizzazione dei beni
culturali, realizzato con la collaborazione della Regione Piemonte, dell’Unione
Europea, di una cinquantina di Comuni della Provincia di Cuneo e di Fondazioni
Bancarie. Sono previste differenti modalità di azione: gestione diretta di restauri e/o
valorizzazione di Musei e Beni Culturali; gestione diretta di eventi culturali; attività di
supporto per le attività culturali dei Comuni aderenti e iniziative di promozione turistica
attraverso la progettazione di itinerari tematici.