OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE

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OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE
OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO
Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo M., Sabato 2 febbraio 2013
Carissimi consacrati e consacrate, cari fratelli e sorelle nel Signore!
A quaranta giorni di distanza della Solennità del Natale la Chiesa ci fa celebrare insieme nella festa
che noi comunemente chiamiamo “Presentazione al Tempio di Gesù” tre avvenimenti che
appartenevano a questo quarantesimo giorno: la “purificazione” di Maria, il “riscatto” del figlio
primogenito di Giuseppe e di Maria mediante un sacrificio prescritto dalla Legge di Mosè e la
“presentazione” di Gesù al Tempio.
Nel libro del Levitico era stabilito che una donna, dopo il parto di un figlio maschio, fosse da
considerarsi impura (cioè esclusa dagli adempimenti liturgici) per sette giorni; l’ottavo giorno – lo
abbiamo ricordato il 1° gennaio a otto giorni dal Natale – il bambino doveva essere circonciso poi la
donna doveva restare in casa ancora 33 giorni per purificarsi dal sangue sparso durante il parto, il
sangue che per gli ebrei era ed è sede della vita, e successivamente doveva offrire un sacrificio di
purificazione come offerta, olocausto donato a Dio che poteva essere costituito da un agnello e un
colombo o una tortora per espiare il peccato. Per i poveri questa offerta veniva ridotta a soli due
colombi o due tortore.
Maria, come ci dice il Vangelo di Luca, offrì così per Gesù il sacrificio dei poveri ad indicarci come
Gesù si è fatto povero tra i poveri. È venuto ad incontrare l’umanità entrando nella famiglia dei
poveri. La profezia che doveva venire a noi il Messia in quel bambino nato a Betlemme si realizza
in tal modo nella nascita di un povero fra i poveri.
Maria non aveva bisogno di purificazione a seguito del parto di Gesù. Lei non aveva conosciuto il
peccato era rimasta vergine sia prima che durante che dopo il parto. Questa nascita, in realtà, è essa
stessa che porta la purificazione nel mondo. Ma Maria obbedisce alla Legge.
Il secondo episodio di questa festa che celebriamo ci rimanda al “riscatto” del primogenito che ai
tempi di Gesù era proprietà incondizionata di Dio. Occorreva pagare un riscatto di cinque sicli e
poteva essere pagato in tutto il paese – non solo quindi al Tempio di Gerusalemme – ad un qualsiasi
sacerdote. Luca, però, se ci facciamo ben caso, non ci parla del riscatto. Sì, Maria e Giuseppe si
recano al Tempio per la purificazione prescritta dalla Legge – anche se, ripeto, non era certo
necessaria per Maria – dove si sottolinea ancora che Gesù nasce tra i poveri e si “mescola” con i
poveri per salvarli dal di dentro. Ma – è interessante notare – non venne pagato il riscatto per Lui
così che in tal modo sarebbe tornato ad essere della sua famiglia. Gesù non torna di proprietà dei
genitori ma al Tempio viene offerto a Dio, consegnato a Lui, diventa – anche se in realtà lo era già –
anche per chi lo vede ed incontra, totale proprietà di Dio.
Il terzo episodio è quello della “presentazione al Tempio”. Per nessun atto prescritto dalla Legge era
necessario recarsi al Tempio: né per la purificazione, né per il riscatto. E invece Gesù viene portato
al Tempio, viene introdotto nel luogo dell’incontro tra Dio e il suo popolo. Invece di essere ripreso
in possesso dai suoi genitori viene offerto a Dio, suo Padre, pubblicamente, e ciò avviene nel
Tempio, nel luogo dell’incontro tra Dio e il suo popolo.
Qui Gesù viene riconosciuto dai rappresentanti del popolo: Simeone e Anna.
Simeone: un uomo giusto – ossia che vive della e nella Parola di Dio, che di fida di essa e delle sue
promesse che in Gesù vede adempiute e che ha come unico “da fare” nella vita quello di fare la
volontà di Dio –. È un uomo “pio” ossia che vive in intima e costante apertura verso Dio. È
interiormente vicino al Tempio, vive cioè nell’incontro con Dio, proteso alla realtà redentrice, in
attesa di Colui che deve venire per portare “consolazione”. È lo Spirito Santo, in realtà, il paraclito,
il consolatore! E Simeone, da uomo spirituale quale è, da uomo sensibile alle chiamate di Dio, va al
Tempio e riesce a riconoscere in Gesù Colui che è pieno di Spirito Santo, il consolatore che
attendeva tanto che ora che lo ha incontrato ciò gli permette di poter andare in pace, chiudere gli
occhi sulla scena del mondo perché ha visto la luce di Dio che in Gesù si rivela a tutte le genti!
Gesù è così riconosciuto come il servo di YHWH e Simeone profetizza a Maria sua Madre che Egli
porterà nel mondo una grande luce, la luce della redenzione, la luce di Dio per il mondo. Ma anche
che questa missione si compirà nel buio della Croce.
Sì, in Gesù, appare il Dio con noi e per noi che viene a salvare l’uomo dal peccato e dalla morte ma
anche Colui al quale allora come oggi molti si oppongono e si opporranno vedendo in Dio un limite
alla libertà, un limite da eliminare affinché l’uomo possa essere pienamente se stesso. Una mera
illusione … Solo con Dio, infatti, l’uomo trova la sua piena e vera libertà, solo Dio svela
pienamente l’uomo all’uomo e gli rende nota la sua altissima dignità e la sua vocazione. Senza Dio
l’uomo lì per lì si illude di essere libero ma in realtà – lo sappiamo per l’esperienza del peccato in
cui tutti purtroppo cadiamo – nega se stesso, si autocondanna, muore.
Dio è amore e l’amore ci chiede di uscire da noi stessi, di andare verso gli altri, al di là di noi stessi.
E proprio per questo, cari fratelli e sorelle, può essere anche odiato! L’amore non è un romantico
senso di benessere, un bagno nell’autocompiacimento di noi stessi, ma una liberazione dall’essere
compressi nel proprio io. Questa liberazione si è realizzata nella croce di Cristo. La profezia sulla
luce e la parola circa la Croce vanno insieme!
E così Simeone predice a Maria, alla Madre di Gesù, che la Croce del Figlio colpirà e trafiggerà
anche il suo cuore. L’opposizione che l’uomo opporrà all’amore, alla libertà realizzata da Gesù sarà
anche l’opposizione a Lei sua Madre che sarà compartecipe della passione di Gesù e che così
diventa per noi maestra di com-passione nell’accogliere la sofferenza altrui, quella del Figlio, in
questo caso, come se fosse la sua sofferenza.
Vicino a Simeone, infine, nel Vangelo di questa festa, appare la profetessa Anna: una donna di 84
anni che dopo essere rimasta vedova “Non si allontanava mai dal Tempio, servendo Dio notte e
giorno con digiuni e preghiere”. Immagine per eccellenza della persona pia, in atteggiamento di
apertura vera e continua verso Dio, nel Tempio era come di casa: viveva presso Dio e per Dio, con
corpo e anima. Nel Tempio era una vera adoratrice, ricolma di Spirito per cui può essere una vera
profetessa che davanti al bambino annuncia, ossia trasmette la speranza di cui vive lodando Dio e
parlando del Bambino a quanti attendevano la redenzione di Gerusalemme.
Carissimi fratelli e sorelle e soprattutto voi, cari consacrati e consacrate che celebrate oggi una
giornata che la Chiesa da 17 anni dedica a voi! Cosa può dirci la Festa odierna?
Abbiamo detto che la Festa di oggi, a quaranta giorni dopo il Natale, ci dice che Dio in Gesù si è
fatto povero tra i poveri; che non è stato riscattato dai genitori ma tutto offerto a Dio, consacrato e
consegnato a Lui; nel Tempio che è il luogo dell’incontro tra Dio e il suo popolo, tra il popolo di
Dio e Dio stesso. Nel Tempio che è Gesù, che - da ora in poi - comincerà ad essere proprio Lui –
distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere … disse Gesù in riferimento al suo corpo
– ebbene proprio al Tempio, Simeone a Anna riconosceranno in Gesù il Dio a cui costantemente
aprirsi per essere accolto e annunciato.
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Simeone ci insegna così a vivere in costante apertura verso Dio, in costante apertura verso lo Spirito
per riconoscere in Gesù il Dio con noi, il consolatore che è il senso di tutta la vita e ci permette di
chiudere gli occhi in pace perché ormai il Redentore che il mondo attendeva è giunto.
Ci insegna che è un redentore che per salvare l’uomo dal peccato e dalla morte accetta la croce e
indica in Maria la donna che com-patisce con il Figlio l’odio che il mondo esprime in tante forme
verso l’amore, verso il senso da dare alla vita, verso la libertà piena che l’amore di Cristo dona alla
vita quando si rinchiude in sé stessa.
Infine Anna ci insegna cosa voglia dire adorare Dio: stare tutto il giorno e ogni giorno, corpo e
anima, presso di Lui per adorarlo, lasciarci riempire dal suo Spirito e trasmettere con forza profetica
la speranza che quel Bambino, il Dio con noi e per noi sa infondere nei cuori di chi lo accoglie.
Non è forse questo un programma di vita per voi, carissimi consacrati e consacrate? E in modo
diverso non lo è per tutti i battezzati?
Mentre ci incontriamo anche questa sera con Gesù che si vuole incontrare con noi in maniera reale e
trasformante la nostra vita chiediamogli il dono della sua stessa povertà per farci con Lui poveri tra
i poveri; chiediamogli il dono della sua stessa obbedienza così come Lui si è offerto totalmente e
incondizionatamente a Dio, chiediamogli, tramite l’intercessione di Maria sua Madre, la sua
purezza e la sua castità che consiste nell’offrirci non solo con lo spirito ma anche con la nostra
corporeità e tutte le sue dimensioni all’unico che ci consola e riempie di amore. All’unico che è la
meta della nostra vita, per il quale dobbiamo vivere come Simeone: nell’attesa fedele fino al giorno
della nostra morte.
Chiediamo al Signore di vivere come sua Madre la com-passione per il mondo e come Anna in
adorazione costante di Dio, in apertura costante all’azione dello Spirito per essere annunciatori della
speranza e della lode che Lui solo sa suscitare nei cuori.
Cari religiosi e religiose, mentre vi auguro di essere e vivere sempre più in questo modo, aderendo
nella fede – secondo i vostri specifici carismi – ogni giorno di più a Lui prendendo a modello
Maria, sua e nostra Madre, vi ringrazio per la testimonianza che in questo modo rendete a Cristo
nella nostra Chiesa. Abbiamo bisogno di voi! Sì, abbiamo bisogno di voi tanto più quanto più siete
e sarete fedeli a Lui. La gente che cerca più o meno consapevolmente l’incontro con la sua luce
venuta nel mondo, con quella luce rappresentata dalle candele che oggi abbiamo benedetto e portato
per le nostre strade, ha bisogno di voi e della vostra testimonianza di povertà, di castità, di
obbedienza, di preghiera di adorazione e di lode a Dio, ha bisogno di gioia, di speranza, di offerta
totale a Dio e di compassione per il mondo. Ma potrà, lo ripeto, trovare tutto ciò che cerca, tanto più
quanto più rinnoverete non solo a parole ma con la vostra vita, ogni giorno e in ogni istante della
giornata, la vostra consacrazione battesimale e religiosa, il vostro sì a Dio e all’uomo per essere voi
luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio, per essere voi stessi il Tempio, destinato
con Cristo a non essere distrutto e per questo, pieni di gioia e di speranza, capaci di fare incontrare
Dio e l’uomo. Che il Signore vi sostenga in questo vostro gioioso impegno e vi doni di essere per
tutti i cristiani stimolo fecondo per vivere la comune vocazione battesimale. Amen.
 Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli
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