UNA NOTTE IN HOTEL

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UNA NOTTE IN HOTEL
UNA NOTTE IN
HOTEL
di
Martina Cavuoto
Alessia Sardara
U
na notte d’estate tutto era
tranquillo e Elisabeth stava
facendo la guardiana alla
reception. In quei giorni proprio in
quell’hotel risiedeva Hilary Duff, e
nessuno si poteva avvicinare. Solo
familiari e amici potevano andarla a
trovare.
Una notte entrò un ragazzo che
chiese le chiavi della stanza n° 513,
quella di Hilary, affermando di
essere
un
suo
parente,
entrò
e
arraffò i tutti gioielli
possibili, li mise in
alcuni sacchi neri e li
diede al suo complice
che li portò in un
furgone. Quando si
trovò
vicino
alla
reception il ladro vide
Hilary che chiedeva le
chiavi. D’ improvviso
si accorse di aver
dimenticato uno dei
sacchi neri all’interno
della stanza e salì
velocemente le scale
rientrando
nella
camera.
Intanto Hilary stava
prendendo l’ascensore e appena si
aprirono le porte si ritrovò davanti il
ladro che con un colpo di pistola la
uccise.
L’assassino sentì poi dei passi e
delle voci nel corridoio e si affrettò a
portare il cadavere in camera,
chiuse la porta e, preso dal panico,
mise la pistola nelle mani della
povera ragazza. Tutto sudato e
preoccupato l’assassino, che si stava
fingendo un parente, andò alla
reception e raccontò a Elisabeth che
aveva sentito delle grida e uno
sparo provenire dal 2° piano.
La
guardiana
chiamò
molto
velocemente sua figlia e la polizia.
Tutti videro il corpo di Hilary disteso
a terra con la pistola in mano. Le
prime ipotesi furono quelle di un
suicido e la notizia di questo mistero
fece subito il giro del mondo. Tutti,
ma proprio tutti, credevano che si
fosse trattato di un
suicidio,
tranne
Elisabeth, che aveva
intuito che qualcosa
non andava, a causa
della
grossolana
premura
nel
nascondere le prove.
La stanza era troppo in
ordine e poi non si
spiegava il fatto che
mancassero dei gioielli.
Elisabeth notò dietro
una poltrona il sacco
nero dimenticato dal
ladro
contenente
i
gioielli e, avendo la
certezza che non si
fosse trattato di un
suicidio, iniziò a interrogare i
camerieri e tutto il personale
dell’albergo per scoprire l’assassino.
Soltanto uno di loro disse che c’era
un uomo sospetto quel giorno che
indossava occhiali da sole e guanti.
Il giorno seguente nella stanza
trovarono
sulla
moquette
un’impronta di scarpa infangata e
confrontando le impronte di tutti i
camerieri
si
scoprì
che
corrispondeva effettivamente a uno
di loro, ad un ragazzo che però quel
giorno non era in servizio.
Continuando le indagini si trovarono
dei capelli sul letto e sul pavimento.
I primi non appartenevano a Hilary ,
perché erano troppo scuri per essere
i suoi, ma erano di Sophia, una
donna che faceva i letti e che puliva
le stanze, che però disse che quella
sera era a cena con le amiche e
quindi non poteva essere lei
l’assassina. Elisabeth dopo aver
trascorso una nottata con la figlia a
riesaminare tutte le prove, decise
che c’era qualcosa di strano perché
tutti
si
erano
preoccupati
di
interrogare i dipendenti dell’albergo,
ma nessuno si era ricordato
dell’uomo che aveva dato l’allarme il
giorno dell’omicidio.
Dopo aver fatto alcuni esami sul
ragazzo si venne a sapere che lui
era
l’ex
fidanzato
di
Hilary.
Esaminarono la sua scarpa ed
effettivamente
corrispondeva
all’impronta trovata sulla moquette.
Dopo poche ore di interrogatorio il
ragazzo cedette e confessò di aver
ucciso lui la povera Hilary e
sostenne che era troppo geloso e
non riusciva a sopportare il fatto che
lei fosse così famosa. Il giudice lo
condannò
all’ergastolo
e
successivamente morì in carcere.