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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 1 LA GAZZETTA DI ARVA Anno I numero 5 - Periodico dedicato al mondo di Arva ARVA Neverwinter Social Shard a cura di OckHAM http://arva.igz.it EDITORIALE di OckHAM Quest’ultimo mese Arva ha conosciuto due eventi importanti: il primo torneo del sever, organizzato nelle ricche lande del Reame di Gladstone che vi invitiamo, a prescindere da tutto, a visitare con attenzione avendovi profuso la stessa quantità di dettagli utilizzata per la realizzazione dell’ abbastanza (molte zone di esso rimangono ancora inesplorate) conosciuto Granducato e costituendo Gladstone un centro “alternativo” per esempio per coloro che si dilettano nell’utilizzo delle arti magiche e che si sentono in un certo modo vessati dalla restrittive leggi del codice glondhalliano in materie. Il secondo “grande” evento è stato il primo down della storia del server IGZ: in questi due mesi il nostro pinguino, quando è caduto, si è rialzato baldanzosamente riprendendo da solo a camminare, questa volta ha deciso di sedersi e di prendersi un fine settimana di pausa: grazie ai potenti mezzi a nostra disposizione e alla disponibilità dei nostri utenti e del nostro staff si sono potuto trovare soluzioni di ripiego per non lasciarvi troppo tempo a digiuno del cazzeggio arvistico: anzi, questo è stato un precedente per potersi organizzare nei prossimi futuri, rarissimi Esicuramente, down con un Speciale Torneo di Gladstone Quattro pagine di speciale con immagini, cronaca e pagelle Il Pagellone di Zilanius! Riti nei Boschi Inquieti rituali vengono effettuati nelle zone piú nascoste del Granducato La Conversione di Parn? Gli interrogativi sulla evoluzione dell’ex cattivo di Arva Le Anime di Oster La tormentata vicenda delle Rovine di Oster e dei suoi dintorni Il Templio di Palanmír La lunga vicenda del templio fuori la capitale I Morti di Poniec, Bauli Indistrittubili, Il Nuoto di Arva e tanto altro ancora 1 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 2 Avviso: Fuori i Documenti Primo piccolo avviso riguardante il server: tutti i personaggi devono avere i propri documenti personali, che servono ad attivare degli script specifici in occasione di alcuni avvenimenti (ESEMPIO: Tilesto salva la vita ad un contadino di Poniec, quel contadino, quando lo incontrerá, via script, manifesterá a lui tutto il suo ringraziamento etc.). Coloro che non sono in possesso ancora di tali documenti sono pregati di contattare me (l’admin) via ICQ onde riceverli, grazie. Il Tempo di Arva Avrete notato che poetici messaggi vi avvisano del calare delle tenebre e dell’albeggiare sul mondo di Arva: grazie all’infaticabile Aegon (un elfo un mito) il nostro mondo puó vantarsi di una feature davvero mirabile e che non credo altri abbiano: un calendario persistente che non perde il filo quando si riavvia il server e che quindi instaura un modo nuovo di computo del tempo: ogni giorno “reale” infatti contiene una settimana piú o meno di gioco e quindi il computo dello scorrere degli anni dopo la fondazione di Valle Dorata potrá essere lo scandire ufficiale delle vostre imprese. Lavoreremo ad un modo di mettere anche sul sito, aggiornato ogni n minuti, il tempo e il giorno del mondo di Arva di modo da creare un vero e proprio tempo “parallelo” di Arva. In questo modo il tempo di Arva di riferimento potrá essere a disposizione di tutti per i propri resoconti ruolistici. EDITORIALE (...continua) modulo base di Arva comprendente Glondhalla e dintorni, atto a non pregiudicare la vostra interazione nei periodi di grama. A proposito di interazione giunge quindi necessario ribadire il nostro intento primario nella realizzazione di questo shard: il mondo di Neverwinter Nights in Italia, come molti probabilmente già sanno, è letteralmente invaso da server: in base ad un fenomeno peculiare e senza precedenti, grazie alla facilità d’uso del Toolset in generale, i server di NwN si sono letteralmente riprodotti come conigli tanto che in pratica se ne fatica a tenere il conto: chiunque abbia masterizzato almeno una volta si è sentito con NwN chiamato ad edificare il proprio mondo, salvo poi scoprire, a mio parere, che la realizzazione di un server “compiuto” necessita una quantità di tempo enorme per poter essere quanto meno accettabile: Arva è nato due anni prima che facesse la comparsa la prima new del sito (in un tempo ormai remoto che potete individuare nell’archivio del nostro sito): senza quel noiosissimo lavoro biennale Arva non sarebbe stato possibile e non sarebbero stati possibili i vari ritocchi che oggi siamo in grado di inserire; tornando tuttavia al nostro discorso sui server di NwN e sul loro numero esorbitante, l’idea principale è che il nostro progetto non è di fare l’ennesimo server “gdr” o “fullgdr” come dicono praticamente tutti, titolari di arene mascherate da mondo compresi, ma di sviluppare un progetto alternativo alla visione classica del gioco di ruolo online: un progetto, per l’appunto, sociale: sociale vuol dire che su Arva si viene ad interpretare e ad interagire con gli altri, si viene a partecipare ad un filo narrativo, senza l’occhio posato sui px, senza le crisi da distruzione del mondo che attanagliano il powa medio e con la voglia e la possibilità di contribuire attivamente allo sviluppo qualitativo e narrativo del mondo: l’impostazione open-source di Arva è un altro dei suoi caratteri fondanti, è il vostro mondo, fin tanto chè condividete questa nostra impostazione narrativa, ruolistica in senso autentico, alternativa e sociale. Per tutti questi motivi adesso che i lavori previsti sono stati praticamente ultimati grazie all’eccellente lavoro del nostro scripter Aegon degli Evra, dedicheremo senz’altro molto più tempo al miniquestaggio, al controllo del vostro gioco e all’interazione, filtrando tutti coloro che su Arva giocano come se fossero su un server qualunque. Meglio continuare con 20 giocatori che “assumerne” 20 nuovi privi del carattere “da Arva”; il nostro obiettivo reale entro l’autunno è di avere un server con 40 giocatori temporaneamente connessi in serale e 10 nelle ore morte: aiutateci a rendere possibile questo progetto. 2 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 3 Incantamenti Maledetti fra i Boschi! Riti fra i Boschi: E’ allarme! L’inquietante scoperta di oscuri rituali perpetuati nelle profonditá del Granducato In un periodo difficile per il Granducato, tra l’addensarsi di presenze spettrali nelle antiche rovine teatro di guerra e gli attriti fra le istituzioni statali e il Culto dei Valar, un altro problema sembra affacciarsi alla porta delle terre degli Hantonhammer: la presenza di taluni maghi dall’identità ancora non rivelata appieno autori, secondo quando si riferisce, di blasfemi riti fra i boschi più fitti del Granducato. Il primo avvistamento di tali fenomeni sembra si abbia avuto nelle profondità della distesa boschiva della Selva Nera, cuore selvaggio del Granducato, e da sempre ritrovo, nelle sue parti più profonde, di maghi e incantatori intenti a sfuggire al giogo controllore dell’autorità e della caccia alla stregoneria: il nano Gulin, e insieme a lui, in un momento successivo, Parn e Kumalo, hanno avvistato nella parte occidentale del bosco uno sparuto gruppo di uomini dalle strane vesti rosse intenti a perpetrare strani ed esotici riti: le testimonianze parlano di evocazioni compiute in mezzo agli alberi con grande dispendio di incensi e candele e, sebbene questa voce non sia direttamente confermata, di evocazioni di essere demoniaci tramite l’utilizzo di pentacoli di evocazione demonologica. Questa forma di magia, fra l’altro, non è lecita e studiata nemmeno nelle più aperte e liberali università magiche delle terre del nord (Port Bax, Northgate) ed è conosciuta molto poco, rimanendo un’arte praticata da pochi. In seguito a questo primo avvistamento si sono verificati inquietante assassinii di bestiame nel villaggio di Erdrim, limitrofo ai confini meridionali della Selva Nera. Una voce non confermata narra che qualcosa si sia risvegliato in seguito a tale rito effettuato nelle profondità della Selva fuoriuscendo dal bosco e diffondendo la sua furia proprio nelle comunità circostante. Dopo questi allarmanti eventi, 3 tuttavia, il pericolo sembra rientrato in quanto la “creatura” non ha più dato segni di sé. Pochi giorni dopo quest’avvistamento, tuttavia, un altro fenomeno analogo si è verificato nelle profondità delle cripte abbandonate presso il Monastero dei Valar di Glondhalla, luogo assai frequentato per il noto prezzo basso dei medicamenti in esso praticato: un manipolo di avventurieri giura di aver visto ripetersi la stessa scena: uomini dalle strane vesti rosse, un pentacolo di evocazione, ed una creatura demoniaca (la quale sarebbe stata “debellata” dal manipolo stesso). Ulteriore indizio analogo è stato raccolto nelle sue peregrinazioni da Tum il nano il quale, nei livelli più profondi delle Rovine Fumanti, sembra che si sia imbattuto in un analogo gruppo. Che ci si trovi di fronte all’azione organizzata di qualche setta con l’intenzione di penetrare a Glondhalla? La diversità dei luoghi di apparizione di questi strani uomini apparentemente elude un filo conduttore nelle vicende, e tuttavia sono in molti a pensare, nel Granducato, che un piano reale ed organizzato effettivamente ci sia e che le terre di Hantonhammer saranno presto chiamate ad affrontare questi inquietanti nemici. Le autorità invitano alla calma e, dopo aver aumentato il pattugliamento dei confini della Selva Nera hanno assicurato che la situazione è sotto controllo: molti paesani, scettici, hanno tuttavia abbandonato le dimore nelle immediate vicinanze della Selva e si sono trasferiti temporaneamente in comunità vicine o nella poco distante capitale. Si dice che il ricco proprietario terriero Inwald Svatanger, di Cramenville, comunità limitrofa alla Selva Nera, stia preparando una lauta ricompensa per debellare definitivamente il male dalla Selva Nera: questi avvenimenti, infatti, intaccano le sue attività agricoloeconomiche riguardanti la raccolta e il commercio di legname. La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 4 Riti fra i Boschi: i Pensieri Oscuri Gli eventi dei riti visti con gli occhi di Parn e di Kumalo Dalle note personali di Kumalo Dalle note personali di Parn Ancora non morti dannazione... non voglio più avere a che fare con loro mi hanno causato già troppi problemi e perdite... Ho resistito nel credere alle parole di quello spettro, ma forse non è stato un bene... Ha preso Oberon e lo ha torturato, speriamo che non sia successo quello che penso. Ha parlato della Legione, ancora questa storia ormai mi tormenta, ha detto che piò essere ancora chiamata su Arva... ma io non voglio più averci nulla a che fare! Merryssa è morta anche per questo mio folle sogno di conquista... Ho saputo dell’esistenza di un Demone nelle selva nera... devo vedere con i miei occhi se è vero. Ho lasciato Oberon nelle mani di Derea e mi sono incamminato con Kumalo verso la Selva Nera. Abbiamo girato in lungo e largo e dopo molto peregrinare siamo giunti in un luogo piuttosto strano. Un mago incappucciato ci si para contro e inizia a farfugliare cose senza senso... Ci ha intimato di fare dietro front... sciocco non sapeva chi aveva di fronte... L’ho decapitato... Ci siamo inoltrati nel cuore della foresta, ora sapevo che li si trovava la mia preda... E la vidi... Il demone era prigioniero in un campo di energia ed era circondato da due maghi. Il potere della Bestia non era enorme e se lo dico io ci si può credere... Sbaragliammo i maghi con facilità ma poi accadde l’imprevisto... Il campo di energia si dissolse e il demone come un forsennato si scagliò su di noi ululando tutto il suo odio... caddi in uno stato di torpore e non ricordo cosa successe... Quando mi risvegliai il demone era scomparso... Kumalo era in un angolo, era impaurito lo credo bene. Mi disse che il demone ora era libero di vagare per il mondo... libero di portare distruzione! Che stupido che sono stato! Forse quei cultisti lo avevano imprigionato di proposito per evitare catastrofi? Non credo... Ma ora devo solo pensare a fermarlo! Devo sapere... Non era molto potente... E se fosse l’inizio della fine? Se davvero la Legione può essere ancora invocata lui può essere una sorta di avanguardia? Maledetti cultisti... hanno preso la palla al balzo... Io e solo io rappresento una minaccia per il bene nel mondo... Non posso avere concorrenti! E quell’elfo dell’altra sera che parlava di un suo padrone? Ma cosa sta succedendo... Devo avvisare più gente possibile del pericolo io so che distruzione può attuare un demone... La caccia comincia... 4 Non ci posso credere.....non era un essere vivente.....era un demone....una creatura enorme....malvagia...avevo solo letto di lui, non l’avevo mai visto.....era spaventoso ma allo stesso tempo affascinante....non ho resistito Arrivati in quella radura solo due stupidissimi maghi ci separavano dalla sua magnificenza.....dovevo vederlo....dovevo parlargli....io ero a tu per tu con quella bestia che solo nei libri arcani veniva descritta! Non so perche’... anche Parn ne era attratto, uccidemmo quei due maghi senza fargli troppe domande... non li abbiamo neanche ascoltati mentre li sgozzavamo... i nostri occhi brillavano del fuoco che circondava quell’ essere! Mi avvicinai innanzi a lui... lo sentiii ruggire e caddi a terra... mi svegliai qualche minuto dopo, dai miei occhi appannati e affaticati vedevo la sua ombra allontanarsi e dirigersi fori dalla Selva Nera... cosa avevamo fatto... l’avevamo liberato... era ormai troppo tardi... Mi alzai, le gambe non rispondevano a i miei comandi, mi sentivo svuotato nell’ anima e nella forza, dovevo trovare Parn... l’avevo lasciato in balia di quel mostro... dovevo aiutarlo... Migliaia di voci entrarono nella mia testa... urla e sridolii di anime dannate che vagavano in quel posto portate chissa’ da chi... ero impaurito... sentivo che la mia vita stava scivolando via... corsi a piu’ non posso in quel bosco... mi ranicchiai sotto una roccia tra le radici di un albero e li rimasi per ore... non so quanto... mi mossi solo all’arrivo di Parn! Il resto della serata trascorse come una lenta agonia... un’immagine fissa rimaneva nella mia testa... Parn parlava ma non capivo.. Legione Nera.... ero rimasto fulminato da quell’incontro! Spero che anche il mio animo non sia stato danneggiato come la mia mente! Devo riprendermi... devo rialzarmi e aiutare Parn... la colpa in definitiva e’ anche la mia... La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 5 Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle Il Torneo di Gladstone La cronaca del primo evento ludico della storia di Arva Il re Frederich III, dopo essersi fatto notare al principio di quest’anno per la sua controversa relazione diplomatica con il Granducato, in un momento delicato che è sembrato dover portare ad uno scontro fra le due corone apparentate dallo stesso sangue, ha promosso ed organizzato nel proprio regno, il primo grande torneo di Arva che ha richiamato i più grandi avventurieri delle lande centrali i quali si sono sfidati in una lunga serie di incontri nelle più disparate discipline vedendo sancire i migliori fra i combattenti e i più potenti fra i maghi. Al di là dell’aspetto puramente “ludico” della vicenda, appare chiaro l’intento della corona Gladstoniana: essa è occupata a strutturare e rafforzare il proprio giovane regno (il più giovane fra quelli esistenti su Arva), un giovane regno che sembra simbolicamente e perfettamente rappresentato dal re Frederich III, appena diciannovenne e salito al trono praticamente bambino con tutto l’entusiasmo e l’inaccortezza di un adolescente: in questo programma di rafforzamento e strutturazione c’entra senz’altro l’intento di richiamare nel Regno le personalità più note di Arva, e il Torneo è stato senz’altro occasione per una tale promozione e diffusione. I cittadini di Gladstone hanno dunque potuto assistere ad uno spettacolo che senz’altro verrà ricordato a lungo, vedendo impegnati nella pugna i più grandi guerrieri e avventurieri: il re ha assistito a tutti gli eventi e a tutti gli scontri congratulandosi con i partecipanti. Di certo questo Torneo è soltanto la prima di una serie di iniziative analoghe e ha potuto mostrare i problemi organizzativi legati ad un evento del genere senz’altro suggerendo una migliore e più efficace conduzione per i prossimi analoghi accadimenti; in fondo il Torneo può aver suggerito una buona fonte di guadagno anche per gli avventurieri più smaliziati: con un finanziamento anche esiguo un buon organizzatore e pubblicitario può raggiungere una quota assai ricca nell’organizzare un torneo con tanto di costo di iscrizione, di certo coloro che questa volta si sono visti sconfiggere non rinuncerebbero alla possibilità di una rivincita sul campo.. La spianata dei tornei di Gladstone, teatro dell’evento ludico che ha avuto luogo nell’ultimo mese. 5 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 6 Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle Le Immagini dell’Avvenimento (sinistra) Tum Heven carica la sua squadra prima dell’ incontro, Hantor lo guarda un po’ scettico mentre Gulin (sull’estrema destra) si liscia la ricca barba con fare cagnesco borbottando verso l’arbitro. Si puó intravedere Jackal che non riesce piú a togliersi l’elmo di testa e vaga disperato. (sopra) Una delle tribune del torneo, densamente affollata di contadini e di partecipanti al torneo. Si puó notare un orgogliosissimo ciuffo in primo piano. (sotto) La tribuna reale al gran complesto: re Frederich III in armatura dorata, la moglie Lady Enniah Rosentron con cappello buffo e guardie varie. (sopra) Festeggiamenti assortiti dopo un incontro andato a buon esito. (sinistra) Jackal impegnato nelle semifinali di lotta libera. Notara la coscia leggermente inguattata (leggasi sovrappeso). (destra) L’entrata alla spianata dei tornei con i contadini che bivaccano con panini di salsiccia gladstoniana e strutto. (sopra) Jackal mentre si prende imperterrito gli insulti del pubblico che non vede a causa del ciuffo e gli tira ogni genere di vegetale; in primo piano Banedon Grellow che si aggiusta la cintura della tuta dorata sfoggiata per l’ennesima volta. Notare il capello azzurro birbante svolazzante. 6 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 7 Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle Le Immagini dell’Avvenimento (sinistra) Banedon Grellow, in un’epifania di fiori gettati dalle tribune, riceve gli onori del re Frederich III in persona che lo incorona vincitore della competizione piú attesa nonchè nobile onorario del Reame di Gladstone. E’ il momento piú lirico del Torneo. (sotto) La finale del torneo di tiro con l’arco: si puó notare e apprezzare Lorderon Skyleaf tirare ad una velocitá impressionante mentre Banedon cerca di stargli dietro con il ritmo delle frecce, nell’immagine il momento in cui viene scoccata la freccia decisiva che azzoppa temporaneament Grellow schiudendo a Lorderon la strada della vittoria finale. (a fondo pagina) La spianata in tutto il suo splendore vista dalla tribuna reale. Non resta che dire: Arrivederci Gladstone! 7 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 8 Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle Il Pagellone del Torneo di Zilianius - 1 Jackal Aenarion - 5 Sente l’evento, e si Grellow” li fa impazzire, ed è ragionevole; sin vede. Inizia teso e forse troppo concentrato: al torneo di lotta libera sfoggia un pudico costumo bluastro ma la gente e le paesane, con assordate boato, lo intimano a sfoderare tutto il suo fisico maschio e padrone: arriva alla semifinale dopo un primo turno sofferto e si fa eliminare da un Gladstonanio tatuato ed isterico (Mether Anwaneth); va molto peggio al torneo di combattimento individuale: butta un paio di fendenti ma una spadata in piena fronte dell’odioso ser Unnhavit lo butta giù senza il tempo di dire “frappa”; al torneo a squadra, per far vedere che Veluna è in ogni dove, capitana il Clan della Paura che è bello da vedersi ma poco efficace: in un disperato tentativo di salvare la baracca sfodera uno spadone come non se ne vedevano da tempo, ma è tardi e va a terra di nuovo. Coraggio. Hantor Roen - 7 E’ lui una delle rivelazioni del torneo: questo signore ben armato ed elegante, ignoto ai più, si destreggia con sobrietà e letalità sia nel combattimento individuale che in quello a squadre deliziando la platea con qualche colpo da maestro. Alla fine si merita perfino i complimenti del re ed un futuro assicurato. Rivelazione. Athed Skullcrasher - 6.5 Giusto per non smentirsi arriva tardi al torneo a causa dell’ennesima sbronza e lascia la sua squadra a dover arruolare al volo una donna, muscolosa ma sempre donna, e rinuncia al torneo di cazzotti; ancora alticcio deve affrontare niente di meno che la montagna nanica racchiusa in un metro e venti di potenza, al secolo Tum la macchina: tira un paio di fendenti ed inizia la danza. Alla fine perde ma le cose più belle del torneo, per quanto riguarda l’uso della spada, le fa vedere questo monè atipico e puntualmente sbronzo: va cadere cento volte la spada di mano a Tum che, bestemmiando in nanico, mostra come è abituato a girare sempre con un’armeria sulle spalle mentre tutti attendono per la prossima volta una regola che limiti il numero di armi da portarsi in saccoccia. Eleganza alcolica. Banedon Grellow - 8 Quando entra sull’arena lui i contadinotti gladstoniani vanno in delirio: sapere che alla capitale c’è un cartello che dice “qui abita ser Banedon dall’inizio sembra che arbitri ed organizzatori lo trattino con un certo rispetto superiore, lui sfoggia la sua armatura-tuta dorata e la sua fama da leggenda: un paio di baci alle popolane ed inizia lo show. Inizia malissimo per Grellow: Ulf il buono lo butta a terra con un cazzotto proprio sotto al mento e c’è già qualcuno che pensa che Grellow sia in fase calante; poi arriva il torneo a squadre e Banedon abbatte come fossero alberi gli avversari diretti, giunge il momento che lui sta aspettando, il combattimento individuale, e passa sicuro fino alla finale; con l’arco in mano arriva a sfidare niente di meno che Lorderon, non proprio pizza e fichi, e se la gioca per quasi due minuti. In finale di combattimento individuale è leggenda lo scontro con Tum: due mondi e due mentalità a confronto, quel nano non cade mai e Banedon saltella aspettando che non si rialzi il suo avversario mentre il barbone blu si insozza sempre più di sangue; alla fine Tum è al tappeto e Banedon assurge a nobile di Gladstone in una pioggia di fiori. Si sente qualcuno dire: te l’avevo detto io. Conferma. Ulf il Grosso - 8 Protagonista assoluto della lotta libera, quest’omone della penisola polare si presenta buttando al tappeto niente di meno che Banedon il campione di casa, poi è un’eroica scalata alla vittoria. Dedica il discorso a tutti i presenti e strappa un paio di lacrime in un comune stentato. Stallone. Tum - 7 Quando cammina sembra che si muova un carro da guerra: molti si chiedono come le riesca a tenere tutte quelle spade insieme, e altri ancora si domandano se ogni tanto si schiodi quell’elmo dalla testa. Però vederlo arrivare sull’arena incute un certo timore e quando si annuncia che ha sostituito Athed negli Spaccateste gli avversari hanno tutti un brivido. Sta zitto e mena palate come fossero palle di fuoco, cambia arma in scioltezza e sta sempre là fermo come un monte, senza che nessuno lo abbatta. Fronteggia Athed e, senza battere ciglio, ad ogni arma gettata a due metri di distanza ne ha sempre in tasca un’altra. Porta gli Spaccateste in finale e arriva senza difficoltà allo scontro dell’anno, in finale del combattimento individuale con Banedon: cade tre o quattro volte, e si rialza, come il peggior incubo di Grellow, alla fine si deve arrendere e, piccato, va via senza salutare il re. Montagna suscettibile. Gulin Heln - 6.5 Anche lui è fra le rivelazioni, 8 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 9 Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle Il Pagellone del Torneo di Zilianius - 2 dimostrazione vivente che non c’è niente da fare: i nani sono tosti e basta. Sfodera una barba che più bella non si può e una condizione fisica eccellente: con due cazzotti butta a terra il nano più volgare dei Kharolis (Khanar Binisturg) e si deve arrendere solo al vincitore (Ulf) senza mai prenderlo sopra la cintola. Nella sua squadra fa faville, duro come una roccia, e si arriva a giocare la finale contro i Giostranti del Passato; incassa le simpatie del re e della platea. Rivelazione barbuta. Parn - 5.5 Si cambia il nome per partecipare al torneo assumendo un suggestivo Hextor, si presenta col suo codazzo di scagnozzi e con il tifo di coda: nel suo angolo ci sono i più rumorosi e indisciplinati; peccato che il suo incontro con Banedon, resa dei conti e sfida insieme, sia già ai quarti: ci si attende di vederlo con la famosa spada rossa, ma le regole son regole ed il combattimento con Banedon è bello e tirato; alla lunga sembra però accusare la stanchezza e l’oppressione della spianata (leggiamo lag) e cade sconfitto. E fin qui la sconfitta ci sta: ma dopo non ci sta a perdere definitivamente, i nervi saltano e, in barba ad ogni tipo di fairplay agonistico, si chiama Grellow al ponte cittadino per una resa dei conti con versamento di sangue fuori dell’arena. Rissoso. Lorderon - 8 Quando prende in mano l’arco lui la gente si fa piccola piccola e sta a guardare: signori, l’arco più letale di Arva in azione: butta frecce mai banali con una velocità impressionante, prende gambi, mano e qualcuno giura di averlo sentito dire “Ora ti prendo il mignolo” ed il mignolo zacchete viene colpito e lascia andare l’arma. Nella sua squadra è la carta vincente: rallenta gli avversari che si mettono a rincorrerlo mentre lui, con una calma tutta nimbrethoniana svolazza con ondeggiare di capelli azzurri, sfuggente come un biscione di quelli che sbucano viscidi dalla melma del Lithabel. Nel torneo con l’arco non c’è storia, alla fine mostra come si tiene in mano un arco anche all’amico/allievo Grellow ed è tripudio. Mitraglia elfica. Aegon Evra - 6.5 Non è abituato al glamour dei tornei e si vede: passa il turno nel torneo con l’arco ma va ad impattare contro Lorderon, ci si mette la cattiva sorte e gli cade l’arco di mano proprio mentre l’arbitro dà il via. Ma si vede che lui è nato nella parte più contemplativo dei boschi più antichi, si guarda intorno con la solita eleganza, si gode il paesaggio e lo scorrere del tempo, non senza una certa soddisfazione: in fondo tante cose succedono grazie a quest’elfo vestito puntualmente di verde. Scripter al torneo. Goldye - 5.5 La chiamano all’ultimo minuto, con quell’asciona grossa così, e si vede subito che la materia prima c’è, al di là del fisico: mena mazzate a sinistra e a destra ma si vede che il lavoro in miniera tempra l’animo ma non la tattica di combattimento. Fa bella figura e più di un contadino fa piccanti osservazioni sul guerriero in gonnella, alla fine però la sua squadra perde e le si scompigliano i capelli biondi. Minatrice. Skender - 7 La parte più ufficiale del torneo si presenta con l’armatura buona di famiglia, quella come solo papà le sa fare, capello sciolto e pregno di balsami, Mellin non sembra il lavoratore del magazzino stavolta. Quando è il momento di prendere le botte si fa trovare pronto e la sua squadra gira alla grande anche grazie a questo ragazzone biondo che si sta facendo un nome più come imprenditore che come ufficiale dell’esercito del Granduca. Alla fine è decretato all’unisono il più belloccio del torneo dalle donne di Gladstone. Modello. Dharin - 6 Il druido più controverso di Arva, il nano più discusso delle lande centrali, il naso più grande del multiverso fa nostalgia rivederlo come ai vecchi tempi, spensierato e ironico: sembra di nuovo il Dharin delle corse nudi sul ponte mentre lancia all’unisono con la sua squadra il suo “Paura Eh?”; poi sul campo, con poche bende e poco allenamento, fa vedere che i nani son sempre nani, anche se Dorati, e se alla fine la sua squadra perde tutti e due gli incontri non è tanto colpa sua. Nostalgia. Oberon - 7.5 Zitto zitto, questo mago che viene dal nord dal controverso carattere, già fustigato, arrestato, denunciato, odiato, turpiloquiato, si presenta la torneo come l’unico mago di un certo spessore di Arva, e alla fine dei conti non è per niente male: arriva in scioltezza alla finale dove rischia addirittura di vincere, poi un mago monè, di quelli tosti, gli toglie la soddisfazione monetaria. E’ difficile capire Oberon, a volte sembra un buontempone, altre volte una carogna, però stringi stringi a far male fa molto male, specie se spalleggiato da un buon guerriero. Enigma. 9 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 10 Nuotando in Neverwinter Nights I programmatori della Bioware annunciano un rivoluzionario cambiamento Ritorna l’angolo dedicato alle meravigliose meraviglie che la comunità di Neverwinter Nights e i suoi programmatori ci hanno ormai abituato a creare in continuazione per migliorare questo gioco dai tanti difetti ma che tuttavia sembra sposare perfettamente quell’idea di opensource così cara al progetto di Arva ed in genere alla maggioranza degli affezionati ad un gioco. Dopo il turno dei cavalli cavalcabili, che siamo ancora tutti in attesa di vedere all’opera onde inserirli anche sul nostro sfavillante mondo, è il turno del nuoto: con una nota degli sviluppatori riguardanti la patch 1.63 i programmatori e designer del giocone bioware più amato dai bimbi di Arva, fanno sapere che è stata messa a punto quasi completamente la possibilità, per i giocatori, di nuotare in stile paperella nelle acque di neverwinter, con movimenti fluidi ed aggraziati e dischiudendo le porte per un nuovo “approccio” di gioco sicuramente interessante: già siamo tutti proiettati sugli incredibili misteri che può nascondere una grotta sottomarina, o su come attraversare a nuoto il lago di Amburg, o anche su come guadare Lithabel e Bhriltor con un impeccabile scatto sui cinquantametri in stile dorso. Oltre a fornirvi le succulente immagini di quanto detto vale la pena soffermarsi sulla constatazione di quanto continui a crescere questo nostro Neverwinter nel tempo, grazie a risorse incredibili come il nwnvault (che spero tutti conosciate, e a cui è dedicato il breve box in questa pagina) che sfornano praticamente giornalmente chicche da parte di tutta la comunità allungando mostruosamente la longevità di questo titolo che, per i più ritrosi all’acquisto, oramai è trovabile a prezzi budget di tutto rispetto (sui 15 euri insomma, una bevuta di meno un sabato sera non può che farvi bene): ovviamente vale la pena comprare questo eccelso nwn unicamente se volete venire a cogliere fiori su Arva.. Il Vault Neverwinter Nights Vault, o, per i più smaliziati semplicemente “il vault”, è un sito incredibile: zeppo di ogni tipo di creazione prodotta dall’immensa comunità di Neverwinter: dai moduli da giocare in singolo, a centinaia di hak sempre diversi, da script che gli scripters, in pieno stile open-source condividono, ai tutorial sul toolset, passando per portraits, personaggi e mostri importabili, e così via. Sito di riferimento dei programmatori e dei creatori di neverwinter questo sito, rigorosamente in inglese, contiene aggiornamenti giornalieri sul mondo di nwn in generale, con notizie direttamente dai programmatori ed un database di file impressionante. Il Vault è senz’altro la testimonianza migliore di quanto sia viva la comunità di neverwinter che ha prodotto una quantità di materiale da far impallidire titoli storici dei modders come Half-Life, Quake, Unreal e compagnia cantante. Il sito è rinvenibile all’indirizzo: http://nwvault.ign.com. 10 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 11 L’angolo della scienza arvistica presenta... Il Bestiario di Arva a cura del dottor Brestamonius Questa nuova parte dedicata al bestiario si occupa di una specie ancora poco conosciuta eppure assai popolosa in una regione selvaggia di Arva particolarmente estesa: si tratta della razza orcica “Khatar” o anche khatari come vengono chiamati dai soldati glondhalliani che occupano i forti del nord, a presidio contro questa specie violenta e selvaggia. I khatari hanno da sempre abitato i Monti del Vento, insediatesi in queste zone molti secoli di fa ed un tempo infestavano tutte le terre ai piedi dei monti stessi; l’occupazione Glondhalliana ha dato un colpo molto duro a questa popolazione orcica rigettandola sui Monti e continuando a presidiare ormai da decenni i confini con i monti stessi. I khatari sono orchi probabilmente nati dall’incrocio fra razza orcica e goblinoide, poiché ricordano entrambi come corporatura ed aspetto, vivono sui Monti del Vento e rispetto agli orchetti ed ogri più selvaggi hanno sviluppato un primo barlume di organizzazione sociale e clanica: sui Monti, si dice infatti, essi hanno veri e propri villaggi organizzati con una struttura clanica di comando e divisione. Molto raramente essi si vedono fuori dai Monti del Vento, ed unicamente per sporadici assalti alle rocche glondhalliane del Nord o a qualche villaggio che costituisce la “frontiera” del Granducato. Fisicamente meno possenti degli orchi normali essi hanno tuttavia una intelligenza più sviluppata. Particolarmente temibili sono gli stamani khatari che nel tempo hanno sviluppato riti assai potenti che, si vocifera, sono particolarmente letali quando questi si uniscono alle razzie di gruppi di guerrieri. Il lungo viaggio di Longremm Terigall Il ritiro del noto druido di origini monè, rifuggiatosi nelle ombre dei boschi Il druido Longremm Terigall, di origini Monè, distintosi dopo la sua venuta nel Granducato come intenditori di boschi e druido di grande carisma, ha abbandonato temporaneamente le lande del Granducato per ritirarsi in meditazione all’interno dei boschi. Taluni ipotizzano che questo ritiro coincida con il diffondersi, all’interno del Granducato, delle dottrine del Culto di Don, strana dottrina druidica predicata dal noto nano dorato Harn: non si sa peró se Longremm abbia deciso di allontanarsi come rifiuto di tale dottrina o per comprenderla meglio, o forse ancora per protestare contro le voci diffamanti che girano intorno ad Harn, o forse, infine, non c’entra per niente questa storia di Harn con il viaggio di Longremm. Fatto sta che quest’ultimo è partito per fare ritorno non si sa quando e non si sa dove, lasciando nella tristezza i molti amici guadagnatisi durante la sua breve permanenza nel Granducato. L’abbraccio verde del bosco delle ombre si dischiuse al passaggio del giovane druido: i corvi si levarono in volo per salutarne il ritorno mentre la notte dipingeva con i suoi colori scuri il cielo di Arva. Nell’aria la fragranza delle erbe e l’odore umido del legno dei boschi subito dopo la pioggia primaverile, quando la natura ritorna a mostrare il suo volto, schermatasi dall’acqua piovana. Longrem proseguì lentamente nella distesa boschiva, quasi saggiando i passi sull’erbe umida della sera: ogni movimento aveva un odore e un sapore; sarebbe stata una pausa, forse un punto, di sicuro un lungo periodo di riflessione. Un gruppo di daini, guardandolo gli si avvicinò lentamente: bentornato a casa, sussurrò la natura nelle sue mille lingue. E fu la notte. 11 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 12 Intorno alle note Rovine di Oster nuove apparizioni di fantasmi Le Anime Dannate di Oster Cosa si cela dietro l’apparizione delle ombre nel bosco e nelle Rovine di Oster? Il risveglio di spettri e anime dannate che è stato senz’altro l’evento più drammaticamente importante di quest’ultimo scorcio di storia glondhalliana ha un suo epicentro: il bosco di Oster, limitrofo alle note rovine, covo di sparuti gruppi di bugbear, è diventato luogo di una vicenda drammatica e cruciale: seguiamo l’ordine cronologico degli eventi. Le prime avvisaglie che qualcosa stesse cambiando sono da far risalire al mese scorso, quando su Arva la primavera iniziava a recare con sé i propri colori: fra i boschi di Oster alcuni viaggiatori avevano infatti avvistato strane presenze di non-morti, insoliti per numero e qualità in una zona che tutto sommato si poteva considerare fino ad allora tranquilla. Tali apparizioni si accompagnavano ad una innaturale nebbia, calante con le tenebre notturne su tutta la zona boschiva in questione. Zombie e zombie maghi facevano dunque da preambolo a quanto si sarebbe verificato nel corso di questa primavera ad Oster. L’ispezione dei meandri delle rovine rivelava infatti la natura di quelle comparse: gli avventurieri si rendevano ben presto conto che quelle che sembravano semplicemente delle rovine di qualche edificio antico occupato da gruppi irrequieti di bugbear, erano in realtà le aule di una antica quanto famosa accademia di magia della Baronia, prima della potente invasione glondhalliana: le rovine di Oster si rivelavano per quello che furono un tempo: la Grand’Accademia di Oster, ove i maghi della baronia operavano arditi incantamenti alla scoperta di nuovi riti. Proprio le anime in pena di costoro, risvegliate non si ancora bene da chi o da che cosa, ammonivano i viaggiatori che Oster sarebbe stata terra di sangue e di vendetta e che per l’appunto la vendetta di quei maghi si sarebbe presto consumata concedendo loro il meritato riposo. Molti interrogativi si sollevano dunque: chi li aveva risvegliati? Era ciò parte di un piano più grande? Come evitare il loro risveglio e verso dove si dirigeva quella loro vendetta? Non tutti furono in grado di rispondere a queste domande che rimasero inevase, fino alla primavera inoltrata, quando già l’estate faceva il suo capolino ed i mesi estivi iniziavano a recare il proprio calore: una di quelle notti estive un contadino di una delle comunità limitrofe ad Oster andava infatti in cerca d’aiuto presso la capitale, e mentre l’esercito, con la consueta lentezza, veniva allertato, un gruppo di avventurieri si recava in sede per trovarsi, nelle profondità delle cripte di Oster, faccia a faccia con uno di quei fantasmi assetati di vendetta. Ancora è ignoto l’esito che tali vicende prenderanno, di certo esse danno assai da pensare dopo che nello scorso anno tutta la provincia centrale del Granducato fu scossa dagli avvenimenti di Chatillon: in quest’ultimo luogo pare che nessuno abbia avuto più il coraggio di avventurarsi; forse che è da lì, nelle profondità di quella città maledetta, che tutto si muove? O semplicemente gli antichi luoghi dei massacri perpetrati ai danni dei Monè stanno ora assurgendo a nuova vita, assimilando misteriosamente energia da qualche fatto o avvenimento in grado di suscitarne gli spiriti erranti? Si sa per certo che anche l’Accademia di Ichgund, già nota per essersi occupata degli eventi legati alle attività dei ribelli nei confini occidentali, si sta occupando ora di questa faccenda nella persona di ser Ledwend, nuovo membro dell’ordine il quale si sta distinguendo per la sua frenetica attività. Si resta dunque con il fiato sospeso in attesa che tali avvenimenti trovino il proprio epilogo, sperando che esso non sia un epilogo di sangue. 12 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 13 L’angolo dell’autoquest Quel dannato, indistruttibile Baule... Le mirabolanti avventure di un nano, un baule chiuso, e tante comparse Questo mese prende avvio una nuova iniziativa atta ad incentivare quella che dovrebbe essere una prerogativa costante dello svolgimento delle vicende di Arva: il famoso “autoquesting”, vale a dire la capacitá da parte dei giocatori, di farsi da soli promotori di iniziative che possano, per il loro svolgersi, assumere dimensioni e caratteristiche di “quest”; inutile dire che tutto, data l’impostazione sociale dello shard, puó essere tramutato in quest: il forum gdristico ha per l’appunto questa utilitá, fra le altre. In questo caso si tratta di una vicenda mirabile con la quale il sapido Gulin, fondandosi unicamente sulla presenza di un baule chiuso a chiave, riesce a tirare fuori dal suo nanico cilindro una vicenda complessa e appassionante. Nel lasciarvi ad un estratto scelto dal forum non posso che incentivare tutti a seguire strade analoghe: i dm, per quanto possibile, cercheranno poi di assecondare i vostri istinti questuanti. U n vecchio nano racconta ai suoi nipoti una storia. Sono intorno ad un fuoco. Tutti ascoltano attenti: “Proprio dopo la prima giornata del torneo di Gladstone, stavo girellando allegramente per visitare le amenità del loco... Par Aule, sembro un druido... (a forza di girarci insieme che mi stiano contagiando?) Chiaramente ero in cerca di informazioni utili, tesori o quant’altro un avventiriero possa desiderare: una bella nana non l’avrei buttata via tuttavia... con quei bei baffoni... ma va bhe... non fu questo che trovai. Entrai in un bosco: lì girellai tranquillamente senza venire attaccato da nulla, e sottolineo nulla. Era come se quel posto mi volesse mostrare qualcosa! Il bosco aveva un sentiero che doveva essere seguito e io lo percorsi fino alle profondità più celate agli occhi di ominide... E lì vi trovai “IL” baule. Pensai subito di farlo a pezzi e di guardare cosa ci fosse dentro ma non ne voleva prprio sapere di rompersi o aprirsi. La curiosità saliva... Provai a chiedere aiuto: Try, dotato di buona manualità, forse sarebbe riuscito a sbloccare quella maledetta serratura... ma niente. Calia con le sue abilità magiche ebbe la grande intuizione: scagliò una specie di dardo magico addosso al baule che pareva incrinarsi sotto i colpi della maga... ma era maledettamente resistente! Chiamammo anche la bella Derea che insieme a quel cagnolino che ha, Sele, sembrava fare a pezzi quel dannato contenitore di legno: ma si sa come sono le donne umane! Si era stancata ed era andata via lasciandoci con la curiosità che ci rodeva l’anima... Fu allora che arrivò Longrem, quel druido, e fu allora che il bosco si scatenò contro di noi... anzi non il bosco ma le creature che lo abitano! Orchetti, scarafaggi giganti, lupi... di tutto, tutto insieme! Uno spettacolo per la mia spada! Eh eh eh. Purtroppo ora il baule era irraggiungibile e ancora intero. Dovevo organizzare una spedizione... la curiosità mi lacerava! Mi serviva gente che potesse intaccare il legno di quel baule... chiesi a tutti i maghi e a Banedon... con la sua spada poteva di certo aiutarmi!! Ero in attesa di più gente possibile per partire! Volevo sapere! Mi feci aiutare da tutta la gente che conoscevo per affiggere manifesti in tutte le lingue per ricercare compagni di ventura! Sapevo che il baco della curiosità era il più grande movente per un avventuriero... ora non c’era che da aspettare....” 13 Trygotral avanzava piano, mentre nella sua mente si affacciavano numerosi pensieri, sovrapponendosi fra di loro in un magma complesso di sensazioni: “Nel crepuscolo della notte quel bosco aveva un qualcosa che . . . mi faceva tornare il ricordo al luogo magico dal quale venivo, sembrava che avessi ritrovato quel contatto con la natura che mi mancava da tanto tempo, il nano Gulin ci aveva mostrato quel luogo e ci disse che non c’era nessun pericolo . . . . in effetti non avevamo incontrato nessuna creatura e tantomeno ostile, poi ci fece vedere un forziere , non avevo mai visto un forziere del genere , provai a scassinare la serratura ma il baule sembrava essere avvolto da una strana aurea di magia , le maghe che erano con noi provarono in tutte le maniere, ma niente era troppo stancante. . .la cosa strana successe quando tornammo indietro al calar della notte e all’avanzar del giorno quando incontrammo Tomas e l’amico druido Longrem. Strane creature dall’aspetto orribile infestavano ora quel bosco durante il giorno... chissa che fitto mistero si nascondeva... chissa cosa minaccia nuovamente la natura di queste terre... e quel forziere cosa conterrà?”. Il vecchio nano riprende a raccontere dopo aver bevuto una buona birra scura da un boccale d’argento: “Tanti furono coloro che mi risposero per offrirmi aiuto... Vediamo se ricordo i nomi... Allora c’era Hantor, Oberon poi... Trygotral, Derea e... e... Calia. E poi il mezzuomo... come si chiamava?”, sforzandosi di ricordare, “...Rugo, sì Rugo.” Fece una breve pausa, poi continuò :”Decisi che era il momento di fissare una riunione per stabilire tutto nel minimi dettagli, soprattutto quelli economici, se ci fosse stato da spartire qualcosa... questo ancora non lo sapevamo ma è sempre meglio mettere le mani avanti, ricordatevelo!” “Siccome in quei giorni c’era il Grande Torneo a Galdstone, mi sembrò giusto invitare i compagni di allora presso la taverna della città non appena tutte le gare fossero concluse” “E venne... vediamo se ricordo...” La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 14 All’appuntamento che avevo fissato eravamo solo in tre... Io, Hantor e Oberon. Oberon era molto curioso e voleva misurare la sua arte magica contro il baule. Fremevamo e così decidemmo di andare in tre, se agli altri non interessava... Al primo tentativo non riuscimmo nemmeno a vederlo il baule: una miriade di ragni ci attaccò da ogni direzione e, nonostante fossimo usciti vincitori dallo scontro e con qualche ghiandola di aracnide in più nello zaino, fummo costretti ad uscire per guarire dai terribili morsi di queste bestie pelose e malsane. Al secondo tentativo portammo con noi anche Derea... la maga guerriera si scusò per non essersi presentata all’appuntamento e ci pregò di poter venire con noi. Acconsentimmo che ci accompagnasse. Facendoci strada abilmente attraverso i pericoli della foresta, raggiungemmo presto il baule. Oberon ci si avventò con tutta la sua furia magica, Derea lo stesso e il risultato fu che... rimase lì, integro, aveva solo qualche lieve scalfittura. Tornammo a Gladstone a mani vuote. Intanto in città si faceva un gran parlare della cosa, del tesoro racchiuso nel bosco, era diventato il pettegolezzo preferito... e tutti a chiedere se era vero che dentro ci fosse un tesoro, la mappa per un tesoro, le coordinate astrali della fine del mondo, l’ubicazione della terra dei Valar... Noi rispondevamo che non lo sapevamo e la cosa curiosa è che i gladstoniani non volevano crederci... Pensavano che avessimo trovato un tesoro e usassimo una sorta di omertà per tenercelo tutto per noi! La cosa più buffa fu un esaltato che ci corse incontro maledicendoci perché pensava avessimo aperto il baule... “Disgraziati maledetti! Non sapevate che ciò che è custodito non doveva essere liberato?! Ci trascinerete tutti nell’oscurità. Bruceremo tutti fra le fiamme di Morgoth!”... Cose da pazzi! Meno male che a Gladstone sono più aperti di mentalità... Dopo le due disfatte il morale era a terra... Oberon pensava ci volesse una chiave... Io pensavo ci volesse un buon ladro... Così chiesi l’aiuto di Rugo...” quando sentì due contadini cianciare: “Ehi Mark, hai sentito? pare che un mago sia quasi riuscito ad aprire il baule maledetto del reame di Gladstone...” “Non ci credo Stud quel baule si sa che è inapribile, chi sono quei pazzi?”. “Ma non so, dicono un nano con un mago e forse c’era pure una donna!”. “Puah...pure le donne ora si mettono a cercare avventure... Zappa Mark, zappa, che altrimenti le nostre famiglie non mangiano...”. Rugo comprese tutto e pensò che tra una settimana si sarebbe presentato da Gulin il nano per vedere cosa gli offriva... Era notte e uno stranissimo gruppo formato da tre ombre si aggirava per le terre intorno a Gladstone, verso nord. Definirlo strano comunque è riduttivo! Riuscite ad immaginare un guerriero nano, un mago umano e un mezzuomo di mano lesta che girellano tutti speranzosi di ciò che si intascheranno? Gulin, Oberon e Rugo, questi erano i loro nomi, si inoltrarono nel bosco e superarono ogni ostacolo (leggi orchetti e animalame vario...) con baldanza e presunzione. Solo un ultimo attacco da parte di un gruppo di orchetti particolarmente nutrito li mise in seria difficoltà. Mezzi morti e con pochi rimedi per curare le proprie ferite decisero di sostare un attimo per riprendere le forze. Mentre gli altri dormivano, il nano faceva la guardia. All’improvviso Gulin sentì la terra sussultare: un terremoto spaccò profondamente il suolo e da esso ne emerse un temibile elementale... Fortuna volle che Oberon e Rugo si destassero prontamente per aiutare il nano nell’abbattere quell’essere mostruoso! E Fortuna volle che ci riuscissero... Ormai erano ad un passo dal baule. Quando Rugo lo vide vi si avventò e in un batter di ciglio, con le sue manine minute, si lavorò la serratura e il coperchio si spalancò. Si dice che Oberon, infido nei confronti del mezzuomo, lanciò su Rugo un incantesimo per addormentarlo perchè voleva esaminare il contenuto prima che si potesse intascare qualcosa di nascosto... E quale sia il contenuto tanto anelato, beh, questo non ci è dato saperlo. Ma denaro, oro, gemme o qualsiasi altra cosa di valore non vale mai quanto una Rugo passò distrattamente per Amburg buona storia... 14 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 15 La Conversione di Parn? Cosa accade all’ex uomo piú cattivo di Arva? Forse che ha perso tutta la sua rabbia? Forse la vecchiaia avanza? Forse la primavera ci rende piú buoni? Negli scorsi numeri a piú riprese è stato trattato il tema dell’ “anima nera” di Arva, Parn dall’armatura nera, dalla spada di fuoco e quant’altro: questo guerriero di origini gladstoniane da tempo aveva raggiunto la fama di “malvagio”, in connessione con i poteri occulti di Arva e punto di riferimento di tutti i portatori di una ideologia “altra” rispetto a quella istituzionale. Ció sembrava avallato da ulteriori episodi che hanno visto, per esempio il sollevarsi dei morti di Poniec proprio allorquando lo stesso Parn era minacciato dalle autoritá, come in una sorta di nera, mistica e tenebrosa empatia fra di lui e le forze dell’ombra. Ora le cose sembrano essere cambiate: probabilmente questo cambiamento è legato al denso epilogo della vicende riguardanti le “Quattro Streghe”, come sono state chiamate, o forse Parn ha subito una evoluzione interiore di qualche tipo: fatto sta che non lo si vede piú girare con la sua spada rossa come l’inferno, nè armato della sua nera armatura: egli non gira piú di notte sfuggendo alle autoritá seguito dai suoi fidi servitori della notte: che Parn si sia convertito? Che abbia deciso che la strada delle tenebre è troppo difficile? Il cambiamento di certo deve essere stato sofferto, se di cambiamento si tratta, ed è difficile interpretare quale sia l’attuale vocazione di quest’uomo che, nel bene e nel male, continua comunque a far parlare di sé. “Le darò una grande sepoltura... degna di una strega del suo rango” disse Julia. “No... è compito mio...” Parn sollevò il corpo di Merryssa mentre tutti lo guardavano in silenzio... Era cupo, ma le lacrime che scendevano dagli occhi tradivano le sue emozioni. Julia non potè far altro che osservare il giovane che si allontanava nel folto dei boschi... Aveva camminato parecchio e per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardare il viso della strega... Sembrava dormisse se non fosse stato per quel rivoletto di sangue che dalla bocca scendeva verso il mento... La sua chioma rossa ricadeva verso il terreno come fanno i rami di un salice piangente e i pochi raggi di luna che filtravano dalla boscaglia li illuminavano rendendoli di una luminosità incredibile... Era bellissima. Parn si sentiva in colpa per quello che era successo e vedere la strega in quel modo lo addolorava oltremodo. Si era sacrificata per salvargli la vita. “Che uomo sono se lei ha dovuto pagare per me!” urlò, in lacrime, verso il cielo “forse non merito di morire anche io!”. Il giovane adagiò il corpo vicino ad un grande albero forse il piu’ grande e bello che avesse mai visto e cominciò il triste rituale dello scavo. Mentre scavava non potè far altro che pensare al passato a tutto quello che lei era stata per lui... lei lo amava eppure lui aveva dubitato della sua sincerità... pensava che prima o poi la sua vita sarebbe terminata per causa sua o di qualcuno dei suoi scagnozzi e questa mancanza lo lacerava a tal punto che piu’ e più volte dovette interrompere lo scavo a causa del pianto... Finita la fossa, una semplice buca nel terreno, Parn prese delicatamente il corpo di lei le pulì il volto, baciò le sue labbra ormai fredde e spente e l’adagiò sul fondo della fossa. Lentamente con le proprie mani ricoprì il corpo di lei con la terra che aveva scavato, che nessuno provi quello che il giovane stava provando in quel momento... Rimase li davanti a quel semplice tumulo fino a che non fece giorno... più e più volte lupi famelici si erano avvicinati per cibarsi delle sue carni... ora i corpi delle bestie giacevano a decine sul terreno del bosco... “Nessuno toccherà questo luogo... nessuno deturperà la tua integritá fisica Merryssa” disse Parn mentre rifoderava la lama. “Questa è la Valle degli Eroi... la tua valle mia adorata...”. Così dicendo cadde di nuovo in lacrime davanti al sepolcro... Sicuramente Parn non era piu’ lo stesso.. Pensava Kumalo. Questa storia lo aveva cambiato nell’ anima, nel cuore qualche cosa si era mosso, quel gesto d’amore di Meryssa aveva risvegliato qualche cosa in Parn che ormai da mesi si era assopito! La vita continuava regolare ma io notavo che quegli occhi di ghiaccio, si erano piano piano sciolti, che quel cuore di pietra piano piano ricominciava a battere... non sapevo che fare, il dubbio mi lacerava la testa... e se un girno tornasse a fianco dei suoi amici... non potevo permetterlo, se lui era tato ridotto in quello stato era anche colpa loro... Sbattè un pugno sul tavolo, mentre i suoi pensieri si infittivano.. Mi nausea l’idea di vedere Parn combattere fianco a fianco a quelle persone... mi nauseano le parole e i tentativi di Banedon di far combattere Parn al loro fianco per poi convincerlo a tornare tra di loro... non sono un ipocrita, ma quelle persone troppe volte ci hanno puntato addosso la spada... troppe volte ci hanno dichiarato guerra... ci hanno relegato ai margini del mondo senza un giusto motivo e si aspettano da noi un aiuto? Giammai... preferisco morire e raggiungere mio padre... 15 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 16 Nuove apparizioni spettrali nel cuore del Granducato Comparse a Poniec Nella piccola comunitá si diffonde il panico per il ritorno dei morti viventi Fra i molti eventi inquietanti che hanno scandito questa primavera Glondhalliana, va senz’altro ricordata la notte di terrore vissuta dalla popolazione di Poniec, piccolo villaggio della provincia Glondhalliana che, in una notte senza luna, ha visto sollevarsi dalle proprie tombe e chissá da dove le anime dannate di quelli che furono probabilmente un tempo gli abitanti di questa zona. Difficile ricostruire con esattezza la dinamica della vicenda, di certo si sa che alcuni paesani hanno perso la vita per l’orrendo attacco delle forze delle tenebre e che, non fosse stato per l’intervento provvidenziale di taluni eroici avvunturieri, forse peggiori ancora sarebbero state le sorti della piccola comunitá. Sono ignote le cause che hanno portato al risvegliarsi dei morti in questa pacifica comunitá di contadini alle porte di Glondhalla, ma in molti, senza tuttavia averne una prova sicura, hanno collegato quanto accaduta alla presenza di Parn, il famoso guerriero dall’armatura nera, nelle vicinanze del villaggio: è per questo che dopo tali avvenimenti gli abitanti del villaggio hanno chiesto un intervento deciso delle autoritá miliziane cittadine a loro difesa, intervento che è consistito nel sopralluogo della zona e nell’utilizzo temporaneo di un piccolo manipolo di guardie. Di fronte ad eventi come questo nasce spontanea la domanda sulla natura di questi fenomeni: sono forse essi legati da un filo conduttore? Una risposta affermativa getterebe luci piú preoccupanti ancora su episodi come questo. Jackal appena vide i due contadini impauriti, sconvolti, chiedendoci aiuto, cercò di capire che cosa fosse successo, era notte magari gruppi di lupi o altre bestie uscite dal letargo... Ovviamente dovevano difendere quella povera brava gente, dovevamo capie che cosa stavano cercando di chiederci pre questo li seguimo nel paese vicino.. Appena arrivati vicino le abitazioni, il posto era pieno di zombie che uscivano dalla terra, zombie servitori chiamati da chi sa chi, maghi che facevano le loro maledette magie e uccidevano la gente... A questa scena Jackal non seppe proprio resistere gli occhi inisettati di sangue e odio , il disprezzo e per i non morti era aumentato nei giorni passati, si sentiva sempre piu forte e sicuro di sé: doveva eliminarli a costo di perdere la sua stessa vita... Cominció a colpirli con la sua lucente spada, difendosi con lo scudo di Veluna che portava fiero sul braccio, erano molto forti ma grazie l aiuto di Dharin Mard e Dankan, si sentiva al sicuro fiero dei suoi amici che combattevano per una giusta causa... Non... La tranquilla comunitá di Poniec, alle porte di Glondhalla, teatro degli eventi 16 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 17 Comparse a Poniec (continua) ...capiva proprio che cosa volevano, li vicino a quelle abitazioni, a perseguitare la popolazione.. Ripulita la zona dopo tuta la nottata di combattimenti, ci sentivamo fieri e forti, quei mostri erano stati sconfitti anche per mano mia, ma tutto ad un tratto da nord, da i nmezzo a degli alberi si diresse verso di noi qualcosa... era un’ombra... L’ombra voleva avvertirci di qualcosa, ci minacciò, ma non sapeva con chi aveva a che fare, con uomini valorosi pronti a lottare per aiutare quella gente. Avendo paura chiamò i suoi servitori ma per loro non ci fu niente da fare nel giro di qualche minuto.. [Jack] Nelle locande del Granducato ormai quello era il tema preferito: da quando era comparso quel tizio in armatura nera succedevano strani avvenimenti; la gente della campagna fa presto ad inviduare nessi e analogie, e ormai sulla bocca di tutti era che dove passava di notte l’uomo senz’occhio, il signore della spada dell’inferno, i morti si alzavano dalle loro tombe e prendevano a camminare come fossero vivi. Era diventata ormai una storia da raccontare ai bimbi per rimanersene chiusi in casa. Quelli di Poniec lo sapevano e ora quando sopraggiungevano le tenebre si chiudevano in casa, speranzosi che quel tempo incerto passasse in fretta. [Ock] L’oste cominciò a narrare le recenti notizie che per un piccolo villaggio come quello erano veramente straordinarie... Gruppi di non morti usciti dalla terra avevano cominciato a mietere vittime fra gli abitanti. Pare che un gruppo di avventurieri avesse rimesso le cose a posto ma continuavano gli avvistamenti... E pare che un uomo, abbronzato, sul metro e ottanta, con un grosso orecchino d’oro fosse arrivato a Pontiec il giorno stesso dei terribili omicidi; era vestito con una lunga tunica rosso porpora e un mantello grigio: cercava un uomo con un occhio bendato. L’oste non aveva saputo dirci altro. Ah no! Non era di Glondhalla, il suo accento era diverso. Uscimmo per vedere se le parole dell’oste erano solo fantasia dovuta ai fumi dell’alcool che troppo respirava o cruda realtà. E la realtà spesso supera la fantasia... Trovammo tracce di non morti all’entrata del bosco di Poniec e una volta entrati si scatenò un pandemonio. Brandelli di carne volavano fra i rami degli alberi mentre ci facevamo strada fra questi lenti e disperati morti che camminavano nell’oscurità contro di noi. Non senza difficoltà riuscimmo a risanare la zona ma a cosa sarebbe servito? Quanto ci avrebbero messo per rialzarsi di nuovo? Ore? Giorni? Dovevamo trovare l’uomo con l’orecchino per saperne di più. O Pontiac sarebbe diventato presto un ricordo, insieme ai suoi abitanti, ai bei campi coltivati e alle bestie. E’ difficile trovare un equilibrio nelle cose ma quanto è facile distruggerlo! [Gulin] Ero con gli altri in taverna quando l’oste prese a raccontarci questa strana storia, a dire il vero ne avevo gia sentito parlare ma credevo che la situazione fosse chiusa. L’oste comunque sembrava convinto di quello che diceva e cosi insieme decidemmo di dare un occhiata al bosco... Nonostante fosse giorno appena varcammo la soglia della foresta ci trovammo assediati da non morti, era incredibile quanti c’e ne fossero e piu ne abbattevamo piu ne arrivavano... in mezzo a loro c’erano anche dei cavalieri non morti, avevo sentito parlare della loro reputazione in combattimento ma non ne avevo mai visti in azione sconfiggerli è stata molto dura ma alla fine ci siamo riusciti, ripulimmo la zona ma in quor mio sapevo che non avevamo risolto nulla... La parola fine era ben lungi da poter essere scritta e comunque ero sicuro che tutto fosse legato a quell’uomo con la tunica rossa e a alla persona che stava cercando. Dovevamo trovarli e in fretta se volevamo salvare il villaggio e le sue genti. [Hantor] Contro la Magia In seguito all’aggressione perpetuata per mano di un mago non ancora ben identificato ai danni di un Accademico dell’Accademia di Ichgund presso le mura della cittá di Glondhalla le autoritá delle guardie cittadine dei principali centri di Glondhalla hanno ricevuto istruzioni per rinforzare e inasprire i controlli sulle attivitá magiche in territorio cittadino e immediatamente esterno ad esso: tutti i maghi e i sacerdoti avvistati a lanciare incantamenti verranno infatti tratti in arresto e dovranno attendere del tempo per uscire di cella o pagare (o farsi pagare) una cauzione. Questo provvedimento, dopo quello dell’anno scorso sulle attivitá alchemiche, va a limitare ulteriormente la pratica della magia nel Granducato. 17 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 18 Gli Scritti di Landar La potente lettera del paladino Landar Leah sulla questione di Parn e sul libero arbitrio Un giovane paladino, di nome Landar Leah, si è unito al giá nutrito gruppo dei Paladini di Veluna, vera e propria avanguardia oramai dell’antico regno che si fregia delle sue origini Numenoreane e che, come ognun sá, è uno stato fortemente clericizzato, con una influenza determinante della Chiesa: Veluna è senz’altro il punto di riferimento per tutti i fedeli del Culto dei Valar, ed è da questo glorioso regno dall’antichissima storia che partono le piú decise iniziative volte alla diffusione della parola dei Valar. Landar si è distinto per alcuni scritti pubblicati su alcune questioni di grande attualitá: grande interesse nell’ambito degli studiosi di religione hanno infatti suscitato le sue riflessioni sulla vicenda di Parn (vicenda a tutti nota); tali riflessioni toccano le tematiche del libero arbitrio e sfoggiano una capacitá retorica di esposizione lucida ed efficace. Riproponiamo tale lettera aperta nella sua versione integrale. “Siamo noi in grado di scegliere?” questo pensiero mi attanaglia la mente dopo ieri notte. Ero appena uscito da Glondhalla sconfortato per il fatto di non aver forgiato neanche un pugnale di fattura miserrima, “Che il lavoro da fabbro non faccia per me? No non voglio arrendermi, non ne ho la minima intenzione.”, quando ho udito un parlare agitato e voci che si sovrapponevano l’un l’altra con toni sempre più alti. Incuriosito, ho seguito quelle urla e mi son ritrovato in mezzo a molti uomini, alcuni conosciuti in questi giorni, altri mai visti. Qualcuno aveva le proprie armi sguainate, al che ho pensato che la situazione era già degenerata. Un uomo era praticamente circondato, vedevo Sir Banedon quasi fuori di se che agitava la sua lama infuocata di fronte ad un ragazzo con un’armatura scura. Dopo pochi attimi capii che quello era Parn il rinnegato, l’assassino, il demonologo, lo stregone. Lui era calmo, sembrava triste e rassegnato. Sir Grellow si agitava sempre più, voleva morto quel criminale ed alla fine l’ha colpito gettandolo a terra stordito. Tutti accorsero per separare i due e l’uomo dalla barba blu ormai sembrava fosse uscito di senno, chiedeva a noi tutti di scegliere “ O ME O LUI”, ma la risposta era ovvia. Le attenzioni erano tutte riposte su di lui e Parn piano piano indietreggiava fino a scomparire, con la coda dell’occhio avevo seguito i suoi movimenti, così, anche io mi allontanai da quel posto, sicuro che gli altri avrebbero potuto calmare Sir Banedon. Ho cercato intorno all’entrata di Glondhalla ed alla fine poco dietro uno dei torrioni ho visto Parn. Certo, fermarsi a due passi dalle guardie non era propriamente saggio per lui ma non sembrava aver paura di quella situazione. Mi son avvicinato, non temevo una sua reazione nonostante tutto quello che raccontavano di lui. Quando mi ha visto, ha inziato ad intimarmi di andare via, prima con le parole, poi sguainando quella strana spada fiammeggiante. Il fuoco magico che ardeva attorno alla fiamma trepidava violentemente, lo fissai e non solo le piccole fiamme si contorcevano, ma ero sicuro di vedere 18 corpi straziati, battaglie violente. Mi è bastato chiedere gentilmente di abbassare l’arma e, meravigliato, ho notato che era stato sufficiente. Incuriosito dalle storie che circolavano su di lui gli ho chiesto di raccontarmi il perchè agiva in quel modo. Avvertendomi che per me poteva essere rischioso farmi vedere con lui ha iniziato a parlarmi. Superlfuo stare ora a rimembrare ogni sua parola, ma sembrava triste, solo, affaticato e soprattutto malato. Continuava a tossire, da sotto l’elmo colava un rivolo copioso di sangue. Glielo feci togliere così da poterlo vedere in volto e cadde in ginocchio tossendo ancora sangue. Prendendolo sotto il braccio l’ho aiutato ad alzarsi, ma mi ha scansato dicendo che poteva farlo da solo, poi una sua frase mi scosse “Io ho i giorni contati!”. Perchè? Quale malattia lo aveva colpito? Che la presenza del demone e la successiva liberazione dello stesso lo avessero segnato così pesantemente? E poi... perchè la Strega di nome Merryssa aveva rapito sua sorella? Perchè lo ricattava? Forse per via della spada? Troppe domande a cui dare una risposta, troppi quesiti da risolvere per condannarlo frettolosamente a morte. Le guardie erano la, ad un passo, e ad un tratto fui mosso a vera Compassione, Parn piangeva... un momento breve ma non mi era sfiggito. Le Guardie, finalmente vigili, si erano avvicinate, portate da un Soldato di Struggen, Friedrich Von Reichemberg. Il resto è cronaca. Una domanda ora non mi lascia e non mi ha fatto dormire. E’ giusto condannare un uomo che è stato debole per disperazione? E’ giusto colpevolizzare chi per debolezza ha lasciato che il male prendesse il sopravvento pur per nobili propositi ed ha agito inconsciamente? Sinceramente la mia educazione non mi permette di capire come una cosa del genere sia possibile, come si può combattere il male usando come strumento lo stesso male! Che Parn abbia messo su una sceneggiata? A che proposito? Forse voleva colpire un tassello che conosceva debole dei Paladini di Veluna, la loro Compassione? A tal punto è arguto nella sua malvagità? Eppure ai miei occhi non era l’uomo che veniva descritto. Era solo, forse per scelta; triste poichè credeva di aver fallito nel suo proposito; malato, lo scotto da pagare per aver ospitato il demoniaco? Tuttavia, era sollevato dal fatto che qualcuno lo avesse ascoltato. In nome dei Valar, che la loro Luce ci faccia da guida. La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 19 I Fiori di Manwe La storia intensa di Palanmir di Nimbrethon e della roccia dei Valar Dalle lande di Nimbrethon, ove gli alberi sono antichi quanto la terra stessa, è giunto nelle terre di coloro che i Primogeniti chiamano “barbari”, un elfo di nome Palanmír: bello e luminoso nell’aspetto egli è un sacerdote dei Valar, in una terra ove i Valar stessi, si narra, un tempo camminarono insieme ai mortali raccontando loro la musica di Eru e come fosse fatto il mondo. Palanmir di Nimbrethon si è guadagnato in breve tempo, per le sue predicazioni, una fama di prim’ordine: lo si è visto indefesso, in questi mesi, camminare instancabilmente per le strade del Granducato annunciando la novella dei Valar, spiegando e diffondendo le Virtú e facendosi autore di una predicazione tale da allertare ed allarmare al tempo stesso addirittura le autoritá granducali. Un evento prodigioso, o forse soltanto un trucco, ha caratterizzato le ultime predicazioni di Palanmír: in molti sanno che ove sorge il grande masso innanzi alle mura della capitale Glondhalla, il sacerdote elfico da tempo medita di costruire un templio votivo ai Valar, tuttavia, in occasione di un certo inasprimento delle leggi contro la magia susseguente a spiacevoli episodi di stregoneria presso la capitale, le autoritá sembrano aver rallentato sull’autorizzazione necessaria a Palanmir per edificare il suo templio; non solo: i nemici del sacerdote elfico hanno diffuso la voce secondo la quale la costruzione del templio non sarebbe altro che il primo passo per una “penetrazione” delle forze occidentale (l’asse Nimbrethon-Veluna) nei territori centrali di Arva. In mezzo a tutti questi tumultuosi eventi un avvenimento dal sapore quasi miracoloso ha fatto la sua comparsa: sulla tanto “dibattuta” pietra sono sbocciati infatti dei fiori bianchi, analoghi a quelli che, in estate sbocciano a nimbrethon: gigli nimbrethoniani, per l’appunto. Il gruppo degli uomini dalle purpuree vesti fece la sua apparizione sul ponte della capitale, passando lentamente sopra le acque lente e nere del Lithabel di notte. I tre si avviarono verso le luci presso la città ove sorgeva la roccia a molti ormai nota come 19 la roccia di Palanmir di Nimbrethon. Dalla sua venuta quest’ultimo si era distinto per l’intensità della sua predicazione, ben presto assurgendo al ruolo della più nota ed efficace figura del Culto a Glondhalla. In molti mormoravano tuttavia sulla sua provenienza notando la costante presenza dei paladini veluniani nei loro colori, costantemente al fianco del sacerdote. Quella era stata una notte di luglio agitata: le guardie della capitale, rinunciando ad ogni diplomazia, avevano anticipato le difficoltà che avrebbe incontrato Palanmir nell’edificare il suo luogo sacro dinnanzi alla capitale: erano stati secchi: non distingueremo tra bagliori di stregoni e quelli di sacerdoti. Era un duro colpo; e fu quando questo colpo venne assestato che, forse per caso, forse per un piano ben studiato, i misteriosi figuri purpurei giunsero sul luogo con le loro minacce e le loro parole di fuoco: essi ammonirono le genti di glondhalla e degli uomini che quello era il primo capitolo di un’invasione politica dell’Ovest. Quanti condividevano quei dubbi? Quanti avrebbero davvero visto una provocazione in quella semplice roccia? Solo il futuro avrebbe risposto, per l’intanto, mentre tutti palesavano i loro dubbi, timidi e potenti al tempo stesso, germogliarono radi fiori giallastri sulla superficie della grande roccia. Non crescono germogli sulla dura pietra, così come non cresce il ricordo dei Valar nel cuore avido degli uomini. E fu l’alba. La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 20 Il background del Numero Samuel Ledwend, Accademico di Ichgund Questo mese presentiamo il background di Samuel Ledwend, promettetente neo-accademico dell’Accademia di Ichgund, giá distintosi negli ultimi tempi per la sua alacre attivitá al servizio dello stato, e (per fortuna dell’Accademia) per il suo acume diplomatico nel trattare con gli abitanti di Arva. Sentiva un gran bisogno di pace. Dopo tante battaglie, tante sofferenze, tante ingiustizie patite, era giunto il momento della rivincita. O così credeva. Guardò la spada, quella appartenuta a suo padre, appoggiata in un angolo della stanza: pensò che fosse ormai solo un cimelio, l’ultimo baluardo, infranto da tempo, delle poche speranze mai avute, un simbolo violentato nella sua identità. E non potè, sulla scorta delle sue elucubrazioni, esimersi dal ricordo di chi quella spada l’aveva impugnata. Il padre tanto amato, l’uomo a cui doveva tutta la sua formazione, quello che gli aveva impartito con inflessibile amore le prime lezioni militari e lo aveva sempre preso per mano di fronte ai mille bivi del dubbio, ora non c’era più. Gliel’avevano portato via dei gladstoniani, una notte: l’imboscata che gli avevano teso era stata forse troppo anche per un uomo così fiero, così preparato ad ogni evenienza, così cocciutamente risoluto. Forse avevano fatto uso di qualche stregoneria, pensò. Sì, doveva essere andata proprio così: e si immaginò il padre, spada in mano, scagliarsi contro i suoi assalitori con tutte le sue forze, menar fendenti, ferirne qualcuno, cadere sotto i colpi degli incantamenti, rialzarsi e ruggire, ricadere, rialzarsi, ricadere... E l’ultima volta non rialzarsi. Era rimasto disteso per terra, la spada ancora ben stretta, le vesti strappate in più punti, i capelli appiccicati dal sangue e dal sudore. Ma il viso, il viso. La ricordava ancora l’espressione che gli vide stampata quando accorse sul posto, appresa la notizia dell’agguato dalle autorità: l’espressione di chi non si è arreso, di chi non si arrende nemmeno di fronte all’ineluttabilità della sconfitta, di chi non ha vinto la battaglia ma è convinto di poter contribuire a vincere la guerra, ed è morto per la propria patria, per il proprio paese, per la difesa delle proprie istituzioni. Le istituzioni di Grondhalla: le basi del loro sistema erano diventate fatiscenti, balbettanti, soggiogate agli striduli capricci dei nobili. Ma una nuova classe stava nascendo: i politici e i burocrati avrebbero rimodernato l’ordinamento, rinnovato lo spirito del Granducato, richiamato la gente al rispetto ed alla devozione nei confronti dello Stato. I tempi delle grandi conquiste sarebbero rifioriti, streghe e sarebbero stati perseguitati sempre più senza quartiere. E Moné e Gladstone sarebbero piombate nel terrore, vittime del timore e dell’incertezza: avrebbero compreso il caro prezzo dei proprio sbagli, della propria intimia ribellione all’Unico stile di vita accettabile. La loro anarchia le avrebbe condotte alla dissoluzione e sarebbero state schiacciate come cimici. Ma c’era ancora molto da fare, molto da lavorare. Doveva essere prudente: abbandonarsi ai sogni andava bene, ma quei sogni dovevano essere alimentati dalla concretezza delle azioni. Non avrebbe fatto parola con nessuno dei suoi pensieri, fino a quando non avesse trovato persone affidabili, seguaci che gli obbedissero incodizionatamente, che preparassero insieme a lui quest’avvenire splendente. Il proselitismo, il fervore si sarebbero diffusi tra la gente comune, avrebbero curato il contagio dell’inettitudine e dell’inerzia causato dall’attuale inebetita classe dirigente. Doveva muoversi in fretta, subito. Prima tappa: cercare di affinare le proprie doti, ritagliarsi una posizione capace di conferirgli l’alone di autorità di cui aveva bisogno e gli appoggi politici necessari alla felice conclusione del suo piano. Prima tappa: cercare ad ogni costo di entrare a far parte dell’Accademia Militare di Ichgund. Padre - pensò - sei orgoglioso di me? 20 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 21 Le Cronache di Arva I Primavera-Estate 4d8 d.F. Con questo numero inizia una sezione dedicata alla storia “in corso” di Arva: a tutto ció che viene scritto sul grande libro della storia di Arva da voi giocatori e da noi narratori con le quest e anche semplicemente con le vostre azioni e i vostri post sul forum. Tale sezione prende il nome di Cronache ed assomma tutti quelli che sono stati gli eventi maggiormente caratterizzanti delle varie zone di Arva. Tali cronache possono essere rinvenute anche sul nostro forum man mano che si sviluppano gli eventi del server. Cronache di Glondhalla L’estate era giunta anche nelle terre del Granducato e la primavera aveva portato con sè i propri frutti maturi e l’abbondanza dei raccolti; il vento che sferzava le campagne glondhalliane s’era smorzato diventando una tiepida brezza ristoratrice: iniziava il lavoro dei campi del laborioso popolo guerriero, a metà di un anno intenso e ricco di eventi. Gli abitanti del Granducato non dormivano da qualche tempo sonni tranquilli: agitavano la popolazione le voci sui fantasmi che si levavano ormai quasi senza sosta dagli antichi luoghi della guerra: dopo gli eventi di Chatillon dell’anno passato (il 467) ora nuove ombre si aggiravano per i posti più selvaggi del Granducato, e a ciò si univano gli strani riti di cui si mormorava fra le genti che abitavano vicino ai grandi boschi del Granducato. La Selva Nera e il Bosco delle Fate non erano più luoghi selvaggi di confine, ma sembravano entrati di forza nelle vicende della terra degli Hantonhammer. La setta del druido nano Harn, dopo un periodo di grande clamore, sembrava aver esaurito la sua spinta apostolica: se ne parlava di rado in quell’estate, e in molti pensavano che il druido Dharin Harn si fosse già ritirato dalla sua missione, probabilmente braccato dalle autorità ecclesiastiche. Si faceva un gran parlare, in proposito, nella capitale di Palanmir di Nimbrethon, venuto dall’Ovest carico di parole intense e liriche sul Culto, già in contatto con la piccola comunità glondhalliana e, in molti lo affermavano, con potenti collegamenti con Veluna e il suo clero: sovente lo si vedeva girare per le strade della capitale predicando accompagnato da paladini veluniani a molti già noti: Jackal Aenarion, Valdemar Dumas, e il giovane Landar Leah da poco giunto nelle lande glondhalliane. Il Granduca, al principio del mese di luglio, aveva dato autorizzazione al rinforzare delle leggi contro la magia, sottolineando un decreto dell’anno precedente volto a limitare l’attività degli alchimisti nelle grandi città del Granducato. Dei ribelli che avevano insaguinato l’inizio di quell’anno 468 ormai si era persa traccia: l’impalamento degli Accademici in febbraio aveva forse segnato il drammatico apice e al tempo stesso la discesa irreversibile di quel sommovimento di cui si era parlato tanto e che era sembrato in grado di scuotere il colosso degli Hantonhammer. Nella città di Struggen l’Ordine della Spada Argentata presentava in quel tempo le proprie proteste formali al governo baronale cittadino per il mancato sovvenzionamento del proprio ordine mentre si intensificava la presenza di Sirkassi ai confini nord-occidentali. Il Lithabel e il Bhriltor, gonfi d’acqua per lo scioglimento delle radi nevi dei Monti del Vento, scorrevano poderosi verso sud scandendo il ritmo di quell’estate del 468 dopo la fondazione di Valle Dorata. Il Granducato di Glondhalla seguitava la sua crescita istituzionale e burocratica, primo e più esteso fra gli stati degli uomini. Cronache di Gladstone Fu dopo l’evento del torneo che una grande notizia attraversò il Reame di Gladstone giungendo a tutti gli stati limitrofi delle lande degli uomini: il vincitore del Torneo di Combattimento, già dall’inizio favorito dalla folla del reame e dalla corte stessa, Banedon Grellow, fu insignito dei titoli nobiliari come Ser Banedon Grellow, nobile di Gladstone: con quell’atto egli, famoso fra gli avventurieri di Arva, entrava ufficialmente nella corte del giovane Reame. Fu quello soltanto il primo di molti atti che videro la corona avvicinarsi, in quell’anno 468, alle grandi personalità delle terre degli uomini, in cerca di nomi di lustro per irrobustire l’impalcatura del reame. Il giovane Frederich III proprio in quel tempo compiva il suo diciannovesimo anno di età e molti erano i suoi progetti. Giungeva l’estate a grandi passi nel Reame e nelle vicinanze della città fervevano lavori di geometri e costruttori: si mormorava che una nuova congrega di maghi avrebbe presto preso alloggiamento nelle vicinanze della capitale con l’avallo della corona: il proliferare di sette e associazioni, maggiori e minori, di maghi era fra i punti principali del programma di Frederich III. Coloro che erano addentro alle vicende del regno, tuttavia, mormoravano che la potente associazione dei Maghi Gladstoniani non avrebbe gradito dei “concorrenti” così vicini.. Presto ci sarebbero state animate discussioni fra incantatori. 21 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 22 Parn presenta: De Morte, l’Enciclopedia delle Ombre Il tormento dei viventi: lo Spettro Gli Spettri sono potenti non morti che infestano i luoghi più deserti e isolati. Odiano profondamente la vita e la luce. Gli Spettri sono creature semitrasparenti, che vengono a volte confuse con i fantasmi. A differenza di quanto accade nella maggior parte dei non morti, mantengono l’aspetto e gli abiti che avevano da vivi e possono essere riconosciuti dagli amici o da un ritratto. Nella maggior parte dei casi sono creature solitarie, ma ci sono luoghi in cui uno spettro particolarmente potente o fortunato ha creato molti suoi simili. In tal caso si parla si un signore degli spettri che resta indubbiamente il più potente tra i suoi simili. Il signore degli spettri non si occupa mai direttamente dei suoi avversari, che vengono affrontati dai suoi servi. Quando il signore viene ucciso, ciascuno dei suoi sottoposti è libero di andare dove vuole e può diventare un signore a sua volta. Dopo che è stato trasformato in spettro un uomo o donna che sia non può più ritornare normale, a meno che non si compia un’apposita missione… Lo spettro odia la luce e gli esseri viventi, che gli ricordano la sua vita precedente. Viene quindi incontrato soltanto in luoghi molto cupi e desolati: rovine abbandonate da tempo, dungeon e sotterranei. Contrariamente a quel che dicono le leggende, gli spettri conservano la loro intelligenza anche dopo la trasformazione. Si lamentano continuamente della loro condizione e sono rosi dall’invidia nei confronti di coloro che sono tanto fortunati da vivere e morire secondo le leggi della natura. Gli spettri sono astuti e tendono ad escogitare piani ingegnosi prima di attaccare. Come altri non morti, riescono a non farsi riconoscere dalla normale popolazione … Gli spettri esistono soprattutto sul Piano dell’Energia Negativa. Sul Primo Piano Materiale possono essere colpiti efficacemente solo con particolari armi. La luce del giorno li indebolisce, perché allenta il loro legame con il Piano dell’Energia Negativa. Chi viene colpito ripetutamente da uno spettro e quindi viene privato della sua energia diventa uno spettro a pieno potenziale, agli ordini dello spettro che l’ha creato. Perde la sua personalità e diventa più o meno potente di prima, a seconda della sua precedete persona. Gli spettri sono immuni agli incantesimi di sonno, charme e blocco, come anche alla paralisi e al veleno. Se viene scagliata acquasanta addosso ad uno spettro, questa gli arrecherà parecchi danni. L’incantesimo Rianimare Morti ha un effetto contrario al normale e distrugge lo spettro all’istante. Tratto dai Diari del Vescovo di Veluna Extor Goldcross “…Nessuno conosce l’identità del primo spettro o di come lo sia diventato. Le scarse informazioni che si conoscono su questi abomini possono essere apprese da qualche chierico…“ Dal X Libro del Gran Mago Fares Spellcraft La Gazzetta presenta L’Angolo del Battutone di Arva Ossia il premio della stupiditá mensile Inevitabile arriva anche quest’angolo di stupiditá dedicato al mondo di Arva, decretando ogni mese la battuta piú bella effettuata sul mirabolante pinguino di Arva. Questo mese, in tutto il suo splendore, il barbablu Banedon; ecco a voi questa perla unica di saggezza umoristica: Avete una gran bella armatura Tilesto Giá un’armatura coi baffi. 22 La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 23 I nuovi lavori di Arva La “riforma” del sistema delle skill lavorative Grazie al prode Aegon fa il suo avvento sul mondo di Arva un sistema finalmente funzionante ed articolato di skill lavorative e professionali, che permetteranno ai pg di seguire la propria creativitá nel trovare un lavoro, svilupparlo secondo percorsi specifici e scegliere una propria vocazione professionale. Oltre alla sistemazione delle skill precedentemente esistenti (con un loro adeguato arricchimento), vedranno la loro comparsa e sistemazione Skinning, Tailoring, Cooking e Jewelcrafting; unitamente a ció verrá introdotto il famoso CAP che, oltre ad essere il codice di avviamento postale, è anche il limite massimo dell’abilitá raggiungibile dai personaggi: esisteranno precisamente due vie per i pg “lavoratori”: coloro che non intendono specializzarsi in alcunchè potranno coltivare tutte le abilitá ma il loro limite non permetterá di raggiungere il livello di eccellenza in nessuna delle abilitá; gli “specialisti” invece sceglieranno una strada ben precisa, opportunamente addestrati da diverse Corporazioni, sicchè questo sistema sará pensato per incentivare la collaborazione fra pg nello sviluppo di attivitá economiche. Non si puó non ricordare quella che fino ad ora è la principale attivitá economica sviluppata su Arva: il famoso Magazzino Skellin dove si alternano nel lavoro numerosi avventurieri di Arva (nell’immagine sopra). L’Angolo del Poeta Siamo Tutti Liutai I nuovi strumenti musicali di Arva Con l’avvento delle ultime modifiche all’Hak hanno fatto la loro comparsa i primi strumenti realmente suonaibili: con essi potete comporre le vostre melodie e personalizzare i vostri brani. Certo, non si tratta di un programma musicale completo nè di un sintetizzatore professionale, ma con tanto allenamento potete comporre le vostre ballate accompagnando al canto e ai versi un suono appropriato. Gli strumenti si dividono in due tipi: quelli da tenere in mano come modelli e quelli che suonano (non equipaggiabili): presto tenteremo una unificazione dei due oggetti. Si trovano nei Conservatori musicali, attualmente ce n’è uno ad Amburg ed uno ad Ovin. Buona suonata. 23 Con l’avvento dei primi bardi non potevamo esimerci dal dedicare un angolo della Gazzetta alla migliore produzione artistica eseguita nel corso del mese. Questo mese il premio non puó che andare a quel geniaccio di Tilior Felagund, al secolo il Dottor Gonzo; il brano è chiamato “Vi canto dei quattro eroi”. Cantami o Narrami Cantami E del musico Diva del Basso Guerriero gesta del Glondhalliano poi del Veluniano Fiero che fa suonare dei dardi con mano Quattro eran loro messisi’n cammino in cerca di ventri di ragni immondi guidati da Kramar della stirpe di Gino con voci allegre e animi giocondi le bestie infime ad attenderli stanno già al di fuori dal buio anfratto li affrontano indenni senza alcun danno I quattro amici stretti in un patto Al grido accademico “PER GLONDHALLA” le zampe pelose finian all’insù le urla correan per tutta la valla ma il buio e la puzza aumentavan di più E ragni spada in trenta attaccando! la loro vita volean levàr ma colpi di lama arrivaron vibrando mossi da mano dell’eroe Jackàl e tanti quadrelli colpirono in pieno tirati dal bardo che vi sta a cantar e zampe mozzate non era di meno il valoroso e fiero Kramàr la notte col suo manto illuminato portava i nostri eroi al ritorno agognato la frase più bella è di Samuelle “E uscimmo fuori a riveder le stelle”