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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 1
LA GAZZETTA DI
ARVA
Anno I numero 5 - Periodico dedicato al mondo di Arva
ARVA Neverwinter Social Shard a cura di OckHAM
http://arva.igz.it
EDITORIALE
di OckHAM
Quest’ultimo mese Arva ha
conosciuto due eventi
importanti: il primo torneo
del sever, organizzato nelle
ricche lande del Reame di
Gladstone che vi invitiamo,
a prescindere da tutto, a
visitare con attenzione
avendovi profuso la stessa
quantità
di
dettagli
utilizzata per la realizzazione dell’ abbastanza
(molte zone di esso
rimangono ancora inesplorate)
conosciuto
Granducato e costituendo
Gladstone un centro
“alternativo” per esempio
per coloro che si dilettano
nell’utilizzo delle arti
magiche e che si sentono
in un certo modo vessati
dalla restrittive leggi del
codice glondhalliano in
materie.
Il
secondo
“grande” evento è stato il
primo down della storia del
server IGZ: in questi due
mesi il nostro pinguino,
quando è caduto, si è
rialzato baldanzosamente
riprendendo da solo a
camminare, questa volta ha
deciso di sedersi e di
prendersi un fine settimana
di pausa: grazie ai potenti
mezzi a nostra disposizione
e alla disponibilità dei nostri
utenti e del nostro staff si
sono potuto trovare
soluzioni di ripiego per non
lasciarvi troppo tempo a
digiuno del cazzeggio
arvistico: anzi, questo è
stato un precedente per
potersi organizzare nei
prossimi futuri, rarissimi
Esicuramente, down con un
Speciale
Torneo di Gladstone
Quattro pagine di speciale
con immagini, cronaca e pagelle
Il Pagellone di Zilanius!
Riti nei Boschi
Inquieti rituali vengono effettuati nelle
zone piú nascoste del Granducato
La Conversione di Parn?
Gli interrogativi sulla evoluzione dell’ex
cattivo di Arva
Le Anime di Oster
La tormentata vicenda delle Rovine di
Oster e dei suoi dintorni
Il Templio di Palanmír
La lunga vicenda del templio fuori
la capitale
I Morti di Poniec, Bauli Indistrittubili,
Il Nuoto di Arva e tanto altro ancora
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 2
Avviso: Fuori i Documenti
Primo piccolo avviso riguardante il server: tutti i
personaggi devono avere i propri documenti personali,
che servono ad attivare degli script specifici in
occasione di alcuni avvenimenti (ESEMPIO: Tilesto
salva la vita ad un contadino di Poniec, quel contadino,
quando lo incontrerá, via script, manifesterá a lui tutto
il suo ringraziamento etc.). Coloro che non sono in
possesso ancora di tali documenti sono pregati di
contattare me (l’admin) via ICQ onde riceverli, grazie.
Il Tempo di Arva
Avrete notato che poetici messaggi vi avvisano del
calare delle tenebre e dell’albeggiare sul mondo di Arva:
grazie all’infaticabile Aegon (un elfo un mito) il nostro
mondo puó vantarsi di una feature davvero mirabile e
che non credo altri abbiano: un calendario persistente
che non perde il filo quando si riavvia il server e che
quindi instaura un modo nuovo di computo del tempo: ogni giorno “reale” infatti contiene una
settimana piú o meno di gioco e quindi il computo dello scorrere degli anni dopo la fondazione di
Valle Dorata potrá essere lo scandire ufficiale delle vostre imprese. Lavoreremo ad un modo di
mettere anche sul sito, aggiornato ogni n minuti, il tempo e il giorno del mondo di Arva di modo da
creare un vero e proprio tempo “parallelo” di Arva. In questo modo il tempo di Arva di riferimento
potrá essere a disposizione di tutti per i propri resoconti ruolistici.
EDITORIALE (...continua)
modulo base di Arva comprendente Glondhalla e dintorni, atto a non pregiudicare la vostra
interazione nei periodi di grama. A proposito di interazione giunge quindi necessario ribadire il
nostro intento primario nella realizzazione di questo shard: il mondo di Neverwinter Nights in
Italia, come molti probabilmente già sanno, è letteralmente invaso da server: in base ad un
fenomeno peculiare e senza precedenti, grazie alla facilità d’uso del Toolset in generale, i server
di NwN si sono letteralmente riprodotti come conigli tanto che in pratica se ne fatica a tenere il
conto: chiunque abbia masterizzato almeno una volta si è sentito con NwN chiamato ad edificare
il proprio mondo, salvo poi scoprire, a mio parere, che la realizzazione di un server “compiuto”
necessita una quantità di tempo enorme per poter essere quanto meno accettabile: Arva è nato
due anni prima che facesse la comparsa la prima new del sito (in un tempo ormai remoto che
potete individuare nell’archivio del nostro sito): senza quel noiosissimo lavoro biennale Arva non
sarebbe stato possibile e non sarebbero stati possibili i vari ritocchi che oggi siamo in grado di
inserire; tornando tuttavia al nostro discorso sui server di NwN e sul loro numero esorbitante,
l’idea principale è che il nostro progetto non è di fare l’ennesimo server “gdr” o “fullgdr” come
dicono praticamente tutti, titolari di arene mascherate da mondo compresi, ma di sviluppare un
progetto alternativo alla visione classica del gioco di ruolo online: un progetto, per l’appunto,
sociale: sociale vuol dire che su Arva si viene ad interpretare e ad interagire con gli altri, si viene
a partecipare ad un filo narrativo, senza l’occhio posato sui px, senza le crisi da distruzione del
mondo che attanagliano il powa medio e con la voglia e la possibilità di contribuire attivamente
allo sviluppo qualitativo e narrativo del mondo:
l’impostazione open-source di Arva è un altro dei
suoi caratteri fondanti, è il vostro mondo, fin tanto
chè condividete questa nostra impostazione
narrativa, ruolistica in senso autentico, alternativa
e sociale. Per tutti questi motivi adesso che i
lavori previsti sono stati praticamente ultimati
grazie all’eccellente lavoro del nostro scripter
Aegon degli Evra, dedicheremo senz’altro molto
più tempo al miniquestaggio, al controllo del vostro
gioco e all’interazione, filtrando tutti coloro che
su Arva giocano come se fossero su un server
qualunque. Meglio continuare con 20 giocatori che
“assumerne” 20 nuovi privi del carattere “da Arva”;
il nostro obiettivo reale entro l’autunno è di avere
un server con 40 giocatori temporaneamente
connessi in serale e 10 nelle ore morte: aiutateci
a rendere possibile questo progetto.
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 3
Incantamenti Maledetti fra i Boschi!
Riti fra i Boschi: E’ allarme!
L’inquietante scoperta di oscuri rituali perpetuati nelle profonditá del Granducato
In un periodo difficile per il Granducato, tra l’addensarsi di
presenze spettrali nelle antiche rovine teatro di guerra e
gli attriti fra le istituzioni statali e il Culto dei Valar, un
altro problema sembra affacciarsi alla porta delle terre
degli Hantonhammer: la presenza di taluni maghi
dall’identità ancora non rivelata appieno autori, secondo
quando si riferisce, di blasfemi riti fra i boschi più fitti del
Granducato. Il primo avvistamento di tali fenomeni sembra
si abbia avuto nelle profondità della distesa boschiva della
Selva Nera, cuore selvaggio del Granducato, e da sempre
ritrovo, nelle sue parti più profonde, di maghi e incantatori
intenti a sfuggire al giogo controllore dell’autorità e della
caccia alla stregoneria: il nano Gulin, e insieme a lui, in un
momento successivo, Parn e Kumalo, hanno avvistato
nella parte occidentale del bosco uno sparuto gruppo di
uomini dalle strane vesti rosse intenti a perpetrare strani
ed esotici riti: le testimonianze parlano di evocazioni
compiute in mezzo agli alberi con grande dispendio di
incensi e candele e, sebbene questa voce non sia
direttamente confermata, di evocazioni di essere demoniaci
tramite l’utilizzo di pentacoli di evocazione demonologica.
Questa forma di magia, fra l’altro, non è lecita e studiata
nemmeno nelle più aperte e liberali università magiche
delle terre del nord (Port Bax, Northgate) ed è conosciuta
molto poco, rimanendo un’arte praticata da pochi. In
seguito a questo primo avvistamento si sono verificati
inquietante assassinii di bestiame nel villaggio di Erdrim,
limitrofo ai confini meridionali della Selva Nera. Una voce
non confermata narra che qualcosa si sia risvegliato in
seguito a tale rito effettuato nelle profondità della Selva
fuoriuscendo dal bosco e diffondendo la sua furia proprio
nelle comunità circostante. Dopo questi allarmanti eventi,
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tuttavia, il pericolo sembra rientrato
in quanto la “creatura” non ha più
dato segni di sé. Pochi giorni dopo
quest’avvistamento, tuttavia, un altro
fenomeno analogo si è verificato nelle
profondità delle cripte abbandonate
presso il Monastero dei Valar di
Glondhalla, luogo assai frequentato
per il noto prezzo basso dei
medicamenti in esso praticato: un
manipolo di avventurieri giura di aver
visto ripetersi la stessa scena: uomini
dalle strane vesti rosse, un pentacolo
di evocazione, ed una creatura
demoniaca (la quale sarebbe stata
“debellata” dal manipolo stesso).
Ulteriore indizio analogo è stato
raccolto nelle sue peregrinazioni da
Tum il nano il quale, nei livelli più
profondi delle Rovine Fumanti, sembra
che si sia imbattuto in un analogo
gruppo. Che ci si trovi di fronte
all’azione organizzata di qualche setta
con l’intenzione di penetrare a
Glondhalla? La diversità dei luoghi di
apparizione di questi strani uomini
apparentemente elude un filo
conduttore nelle vicende, e tuttavia
sono in molti a pensare, nel
Granducato, che un piano reale ed
organizzato effettivamente ci sia e
che le terre di Hantonhammer saranno
presto chiamate ad affrontare questi
inquietanti nemici. Le autorità invitano
alla calma e, dopo aver aumentato il
pattugliamento dei confini della Selva
Nera hanno assicurato che la
situazione è sotto controllo: molti
paesani, scettici, hanno tuttavia
abbandonato le dimore nelle
immediate vicinanze della Selva e si
sono trasferiti temporaneamente in
comunità vicine o nella poco distante
capitale. Si dice che il ricco
proprietario terriero Inwald Svatanger,
di Cramenville, comunità limitrofa alla
Selva Nera, stia preparando una lauta
ricompensa
per
debellare
definitivamente il male dalla Selva
Nera: questi avvenimenti, infatti,
intaccano le sue attività agricoloeconomiche riguardanti la raccolta e
il commercio di legname.
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 4
Riti fra i Boschi: i Pensieri Oscuri
Gli eventi dei riti visti con gli occhi di Parn e di Kumalo
Dalle note personali di Kumalo
Dalle note personali di Parn
Ancora non morti dannazione... non voglio più
avere a che fare con loro mi hanno causato già
troppi problemi e perdite...
Ho resistito nel credere alle parole di quello
spettro, ma forse non è stato un bene... Ha
preso Oberon e lo ha torturato, speriamo che
non sia successo quello che penso. Ha parlato
della Legione, ancora questa storia ormai mi
tormenta, ha detto che piò essere ancora
chiamata su Arva... ma io non voglio più averci
nulla a che fare! Merryssa è morta anche per
questo mio folle sogno di conquista...
Ho saputo dell’esistenza di un Demone nelle selva
nera... devo vedere con i miei occhi se è vero.
Ho lasciato Oberon nelle mani di Derea e mi sono
incamminato con Kumalo verso la Selva Nera.
Abbiamo girato in lungo e largo e dopo molto
peregrinare siamo giunti in un luogo piuttosto
strano.
Un mago incappucciato ci si para contro e inizia
a farfugliare cose senza senso... Ci ha intimato
di fare dietro front... sciocco non sapeva chi
aveva di fronte... L’ho decapitato...
Ci siamo inoltrati nel cuore della foresta, ora
sapevo che li si trovava la mia preda... E la vidi...
Il demone era prigioniero in un campo di energia
ed era circondato da due maghi. Il potere della
Bestia non era enorme e se lo dico io ci si può
credere...
Sbaragliammo i maghi con facilità ma poi accadde
l’imprevisto...
Il campo di energia si dissolse e il demone come
un forsennato si scagliò su di noi ululando tutto
il suo odio... caddi in uno stato di torpore e non
ricordo cosa successe...
Quando mi risvegliai il demone era scomparso...
Kumalo era in un angolo, era impaurito lo credo
bene. Mi disse che il demone ora era libero di
vagare per il mondo... libero di portare distruzione!
Che stupido che sono stato! Forse quei cultisti
lo avevano imprigionato di proposito per evitare
catastrofi? Non credo... Ma ora devo solo pensare
a fermarlo! Devo sapere... Non era molto
potente...
E se fosse l’inizio della fine?
Se davvero la Legione può essere ancora
invocata lui può essere una sorta di avanguardia?
Maledetti cultisti... hanno preso la palla al balzo...
Io e solo io rappresento una minaccia per il bene
nel mondo... Non posso avere concorrenti! E
quell’elfo dell’altra sera che parlava di un suo
padrone?
Ma cosa sta succedendo... Devo avvisare più
gente possibile del pericolo io so che distruzione
può attuare un demone... La caccia comincia...
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Non ci posso credere.....non era un essere
vivente.....era un demone....una creatura
enorme....malvagia...avevo solo letto di lui, non
l’avevo mai visto.....era spaventoso ma allo
stesso tempo affascinante....non ho resistito
Arrivati in quella radura solo due stupidissimi
maghi
ci
separavano
dalla
sua
magnificenza.....dovevo vederlo....dovevo
parlargli....io ero a tu per tu con quella bestia
che solo nei libri arcani veniva descritta!
Non so perche’... anche Parn ne era attratto,
uccidemmo quei due maghi senza fargli troppe
domande... non li abbiamo neanche ascoltati
mentre li sgozzavamo... i nostri occhi brillavano
del fuoco che circondava quell’ essere!
Mi avvicinai innanzi a lui... lo sentiii ruggire e
caddi a terra... mi svegliai qualche minuto dopo,
dai miei occhi appannati e affaticati vedevo la
sua ombra allontanarsi e dirigersi fori dalla Selva
Nera... cosa avevamo fatto... l’avevamo
liberato... era ormai troppo tardi...
Mi alzai, le gambe non rispondevano a i miei
comandi, mi sentivo svuotato nell’ anima e nella
forza, dovevo trovare Parn... l’avevo lasciato
in balia di quel mostro... dovevo aiutarlo...
Migliaia di voci entrarono nella mia testa... urla
e sridolii di anime dannate che vagavano in
quel posto portate chissa’ da chi... ero
impaurito... sentivo che la mia vita stava
scivolando via... corsi a piu’ non posso in quel
bosco... mi ranicchiai sotto una roccia tra le
radici di un albero e li rimasi per ore... non so
quanto... mi mossi solo all’arrivo di Parn!
Il resto della serata trascorse come una lenta
agonia... un’immagine fissa rimaneva nella mia
testa... Parn parlava ma non capivo.. Legione
Nera.... ero rimasto fulminato da quell’incontro!
Spero che anche il mio animo non sia stato
danneggiato come la mia mente!
Devo riprendermi... devo rialzarmi e aiutare
Parn... la colpa in definitiva e’ anche la mia...
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 5
Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle
Il
Torneo
di
Gladstone
La cronaca del primo evento ludico della storia di Arva
Il re Frederich III, dopo essersi fatto notare al
principio di quest’anno per la sua controversa
relazione diplomatica con il Granducato, in un
momento delicato che è sembrato dover portare
ad uno scontro fra le due corone apparentate
dallo stesso sangue, ha promosso ed
organizzato nel proprio regno, il primo grande
torneo di Arva che ha richiamato i più grandi
avventurieri delle lande centrali i quali si sono
sfidati in una lunga serie di incontri nelle più
disparate discipline vedendo sancire i migliori
fra i combattenti e i più potenti fra i maghi. Al
di là dell’aspetto puramente “ludico” della
vicenda, appare chiaro l’intento della corona
Gladstoniana: essa è occupata a strutturare e
rafforzare il proprio giovane regno (il più giovane
fra quelli esistenti su Arva), un giovane regno
che sembra simbolicamente e perfettamente
rappresentato dal re Frederich III, appena
diciannovenne e salito al trono praticamente
bambino con tutto l’entusiasmo e l’inaccortezza
di un adolescente: in questo programma di
rafforzamento e strutturazione c’entra senz’altro
l’intento di richiamare nel Regno le personalità
più note di Arva, e il Torneo è stato senz’altro
occasione per una tale promozione e diffusione.
I cittadini di Gladstone hanno dunque potuto
assistere ad uno spettacolo che senz’altro verrà
ricordato a lungo, vedendo impegnati nella pugna
i più grandi guerrieri e avventurieri: il re ha
assistito a tutti gli eventi e a tutti gli scontri
congratulandosi con i partecipanti. Di certo questo
Torneo è soltanto la prima di una serie di iniziative
analoghe e ha potuto mostrare i problemi
organizzativi legati ad un evento del genere
senz’altro suggerendo una migliore e più efficace
conduzione per i prossimi analoghi accadimenti;
in fondo il Torneo può aver suggerito una buona
fonte di guadagno anche per gli avventurieri più
smaliziati: con un finanziamento anche esiguo un
buon organizzatore e pubblicitario può raggiungere
una quota assai ricca nell’organizzare un torneo
con tanto di costo di iscrizione, di certo coloro
che questa volta si sono visti sconfiggere non
rinuncerebbero alla possibilità di una rivincita sul
campo..
La spianata dei tornei di Gladstone, teatro dell’evento ludico che ha avuto luogo nell’ultimo mese.
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 6
Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle
Le Immagini dell’Avvenimento
(sinistra) Tum Heven carica la
sua squadra prima dell’
incontro, Hantor lo guarda
un po’ scettico mentre Gulin
(sull’estrema destra) si liscia
la ricca barba con fare
cagnesco borbottando verso
l’arbitro. Si puó intravedere
Jackal che non riesce piú a
togliersi l’elmo di testa e
vaga disperato.
(sopra) Una delle tribune del
torneo, densamente affollata
di contadini e di partecipanti
al torneo. Si puó notare un
orgogliosissimo ciuffo in
primo piano.
(sotto) La tribuna reale al
gran complesto: re Frederich
III in armatura dorata, la
moglie Lady Enniah
Rosentron con cappello buffo
e guardie varie.
(sopra) Festeggiamenti assortiti
dopo un incontro andato a buon
esito.
(sinistra) Jackal
impegnato nelle
semifinali di lotta
libera. Notara la
coscia leggermente
inguattata (leggasi
sovrappeso).
(destra)
L’entrata alla
spianata dei
tornei con i
contadini che
bivaccano con
panini di
salsiccia
gladstoniana e
strutto.
(sopra) Jackal mentre si prende
imperterrito gli insulti del pubblico
che non vede a causa del ciuffo e
gli tira ogni genere di vegetale; in
primo piano Banedon Grellow che si
aggiusta la cintura della tuta
dorata sfoggiata per l’ennesima
volta. Notare il capello azzurro
birbante svolazzante.
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 7
Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle
Le Immagini dell’Avvenimento
(sinistra) Banedon Grellow, in un’epifania di
fiori gettati dalle tribune, riceve gli onori del re
Frederich III in persona che lo incorona
vincitore della competizione piú attesa
nonchè nobile onorario del Reame di
Gladstone. E’ il momento piú lirico del Torneo.
(sotto) La finale del torneo di tiro con l’arco: si
puó notare e apprezzare Lorderon Skyleaf
tirare ad una velocitá impressionante mentre
Banedon cerca di stargli dietro con il ritmo
delle frecce, nell’immagine il momento in cui
viene scoccata la freccia decisiva che azzoppa
temporaneament Grellow schiudendo a
Lorderon la strada della vittoria finale.
(a fondo pagina) La spianata in tutto il suo
splendore vista dalla tribuna reale. Non resta
che dire: Arrivederci Gladstone!
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 8
Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle
Il Pagellone del Torneo di Zilianius - 1
Jackal Aenarion - 5 Sente l’evento, e si Grellow” li fa impazzire, ed è ragionevole; sin
vede. Inizia teso e forse troppo
concentrato: al torneo di lotta libera sfoggia
un pudico costumo bluastro ma la gente e
le paesane, con assordate boato, lo intimano
a sfoderare tutto il suo fisico maschio e
padrone: arriva alla semifinale dopo un primo
turno sofferto e si fa eliminare da un
Gladstonanio tatuato ed isterico (Mether
Anwaneth); va molto peggio al torneo di
combattimento individuale: butta un paio
di fendenti ma una spadata in piena fronte
dell’odioso ser Unnhavit lo butta giù senza
il tempo di dire “frappa”; al torneo a squadra,
per far vedere che Veluna è in ogni dove,
capitana il Clan della Paura che è bello da
vedersi ma poco efficace: in un disperato
tentativo di salvare la baracca sfodera uno
spadone come non se ne vedevano da
tempo, ma è tardi e va a terra di nuovo.
Coraggio.
Hantor Roen - 7 E’ lui una delle rivelazioni
del torneo: questo signore ben armato ed
elegante, ignoto ai più, si destreggia con
sobrietà e letalità sia nel combattimento
individuale che in quello a squadre deliziando
la platea con qualche colpo da maestro. Alla
fine si merita perfino i complimenti del re ed
un futuro assicurato. Rivelazione.
Athed Skullcrasher - 6.5 Giusto per non
smentirsi arriva tardi al torneo a causa
dell’ennesima sbronza e lascia la sua
squadra a dover arruolare al volo una
donna, muscolosa ma sempre donna, e
rinuncia al torneo di cazzotti; ancora alticcio
deve affrontare niente di meno che la
montagna nanica racchiusa in un metro e
venti di potenza, al secolo Tum la macchina:
tira un paio di fendenti ed inizia la danza.
Alla fine perde ma le cose più belle del
torneo, per quanto riguarda l’uso della
spada, le fa vedere questo monè atipico e
puntualmente sbronzo: va cadere cento
volte la spada di mano a Tum che,
bestemmiando in nanico, mostra come è
abituato a girare sempre con un’armeria
sulle spalle mentre tutti attendono per la
prossima volta una regola che limiti il numero
di armi da portarsi in saccoccia. Eleganza
alcolica.
Banedon Grellow - 8 Quando entra
sull’arena lui i contadinotti gladstoniani
vanno in delirio: sapere che alla capitale c’è
un cartello che dice “qui abita ser Banedon
dall’inizio sembra che arbitri ed organizzatori lo
trattino con un certo rispetto superiore, lui
sfoggia la sua armatura-tuta dorata e la sua
fama da leggenda: un paio di baci alle popolane
ed inizia lo show. Inizia malissimo per Grellow:
Ulf il buono lo butta a terra con un cazzotto
proprio sotto al mento e c’è già qualcuno che
pensa che Grellow sia in fase calante; poi arriva
il torneo a squadre e Banedon abbatte come
fossero alberi gli avversari diretti, giunge il
momento che lui sta aspettando, il
combattimento individuale, e passa sicuro fino
alla finale; con l’arco in mano arriva a sfidare
niente di meno che Lorderon, non proprio pizza
e fichi, e se la gioca per quasi due minuti. In
finale di combattimento individuale è leggenda
lo scontro con Tum: due mondi e due mentalità
a confronto, quel nano non cade mai e Banedon
saltella aspettando che non si rialzi il suo
avversario mentre il barbone blu si insozza
sempre più di sangue; alla fine Tum è al tappeto
e Banedon assurge a nobile di Gladstone in una
pioggia di fiori. Si sente qualcuno dire: te l’avevo
detto io. Conferma.
Ulf il Grosso - 8 Protagonista assoluto della
lotta libera, quest’omone della penisola polare
si presenta buttando al tappeto niente di meno
che Banedon il campione di casa, poi è un’eroica
scalata alla vittoria. Dedica il discorso a tutti i
presenti e strappa un paio di lacrime in un
comune stentato. Stallone.
Tum - 7 Quando cammina sembra che si muova
un carro da guerra: molti si chiedono come le
riesca a tenere tutte quelle spade insieme, e
altri ancora si domandano se ogni tanto si
schiodi quell’elmo dalla testa. Però vederlo
arrivare sull’arena incute un certo timore e
quando si annuncia che ha sostituito Athed negli
Spaccateste gli avversari hanno tutti un brivido.
Sta zitto e mena palate come fossero palle di
fuoco, cambia arma in scioltezza e sta sempre
là fermo come un monte, senza che nessuno lo
abbatta. Fronteggia Athed e, senza battere
ciglio, ad ogni arma gettata a due metri di
distanza ne ha sempre in tasca un’altra. Porta
gli Spaccateste in finale e arriva senza difficoltà
allo scontro dell’anno, in finale del
combattimento individuale con Banedon: cade
tre o quattro volte, e si rialza, come il peggior
incubo di Grellow, alla fine si deve arrendere e,
piccato, va via senza salutare il re. Montagna
suscettibile.
Gulin Heln - 6.5 Anche lui è fra le rivelazioni,
8
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 9
Speciale: Il Torneo di Gladstone, Immagini, Cronaca, Pagelle
Il Pagellone del Torneo di Zilianius - 2
dimostrazione vivente che non c’è niente da
fare: i nani sono tosti e basta. Sfodera una
barba che più bella non si può e una
condizione fisica eccellente: con due cazzotti
butta a terra il nano più volgare dei Kharolis
(Khanar Binisturg) e si deve arrendere solo
al vincitore (Ulf) senza mai prenderlo sopra
la cintola. Nella sua squadra fa faville, duro
come una roccia, e si arriva a giocare la finale
contro i Giostranti del Passato; incassa le
simpatie del re e della platea. Rivelazione
barbuta.
Parn - 5.5 Si cambia il nome per partecipare
al torneo assumendo un suggestivo Hextor,
si presenta col suo codazzo di scagnozzi e
con il tifo di coda: nel suo angolo ci sono i
più rumorosi e indisciplinati; peccato che il
suo incontro con Banedon, resa dei conti e
sfida insieme, sia già ai quarti: ci si attende
di vederlo con la famosa spada rossa, ma le
regole son regole ed il combattimento con
Banedon è bello e tirato; alla lunga sembra
però accusare la stanchezza e l’oppressione
della spianata (leggiamo lag) e cade
sconfitto. E fin qui la sconfitta ci sta: ma
dopo non ci sta a perdere definitivamente, i
nervi saltano e, in barba ad ogni tipo di fairplay agonistico, si chiama Grellow al ponte
cittadino per una resa dei conti con
versamento di sangue fuori dell’arena.
Rissoso.
Lorderon - 8 Quando prende in mano l’arco
lui la gente si fa piccola piccola e sta a
guardare: signori, l’arco più letale di Arva in
azione: butta frecce mai banali con una
velocità impressionante, prende gambi, mano
e qualcuno giura di averlo sentito dire “Ora
ti prendo il mignolo” ed il mignolo zacchete
viene colpito e lascia andare l’arma. Nella sua
squadra è la carta vincente: rallenta gli
avversari che si mettono a rincorrerlo mentre
lui, con una calma tutta nimbrethoniana
svolazza con ondeggiare di capelli azzurri,
sfuggente come un biscione di quelli che
sbucano viscidi dalla melma del Lithabel. Nel
torneo con l’arco non c’è storia, alla fine
mostra come si tiene in mano un arco anche
all’amico/allievo Grellow ed è tripudio.
Mitraglia elfica.
Aegon Evra - 6.5 Non è abituato al glamour
dei tornei e si vede: passa il turno nel torneo
con l’arco ma va ad impattare contro
Lorderon, ci si mette la cattiva sorte e gli
cade l’arco di mano proprio mentre l’arbitro
dà il via. Ma si vede che lui è nato nella parte
più contemplativo dei boschi più antichi, si
guarda intorno con la solita eleganza, si gode
il paesaggio e lo scorrere del tempo, non senza
una certa soddisfazione: in fondo tante cose
succedono grazie a quest’elfo vestito
puntualmente di verde. Scripter al torneo.
Goldye - 5.5 La chiamano all’ultimo minuto,
con quell’asciona grossa così, e si vede subito
che la materia prima c’è, al di là del fisico: mena
mazzate a sinistra e a destra ma si vede che il
lavoro in miniera tempra l’animo ma non la
tattica di combattimento. Fa bella figura e più
di un contadino fa piccanti osservazioni sul
guerriero in gonnella, alla fine però la sua
squadra perde e le si scompigliano i capelli
biondi. Minatrice.
Skender - 7 La parte più ufficiale del torneo si
presenta con l’armatura buona di famiglia,
quella come solo papà le sa fare, capello sciolto
e pregno di balsami, Mellin non sembra il
lavoratore del magazzino stavolta. Quando è il
momento di prendere le botte si fa trovare
pronto e la sua squadra gira alla grande anche
grazie a questo ragazzone biondo che si sta
facendo un nome più come imprenditore che
come ufficiale dell’esercito del Granduca. Alla
fine è decretato all’unisono il più belloccio del
torneo dalle donne di Gladstone. Modello.
Dharin - 6 Il druido più controverso di Arva, il
nano più discusso delle lande centrali, il naso
più grande del multiverso fa nostalgia rivederlo
come ai vecchi tempi, spensierato e ironico:
sembra di nuovo il Dharin delle corse nudi sul
ponte mentre lancia all’unisono con la sua
squadra il suo “Paura Eh?”; poi sul campo, con
poche bende e poco allenamento, fa vedere
che i nani son sempre nani, anche se Dorati, e
se alla fine la sua squadra perde tutti e due gli
incontri non è tanto colpa sua. Nostalgia.
Oberon - 7.5 Zitto zitto, questo mago che
viene dal nord dal controverso carattere, già
fustigato, arrestato, denunciato, odiato,
turpiloquiato, si presenta la torneo come l’unico
mago di un certo spessore di Arva, e alla fine
dei conti non è per niente male: arriva in
scioltezza alla finale dove rischia addirittura di
vincere, poi un mago monè, di quelli tosti, gli
toglie la soddisfazione monetaria. E’ difficile
capire Oberon, a volte sembra un
buontempone, altre volte una carogna, però
stringi stringi a far male fa molto male, specie
se spalleggiato da un buon guerriero. Enigma.
9
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 10
Nuotando in Neverwinter Nights
I programmatori della Bioware annunciano un rivoluzionario cambiamento
Ritorna l’angolo dedicato alle
meravigliose meraviglie che la
comunità di Neverwinter Nights e i
suoi programmatori ci hanno ormai
abituato a creare in continuazione per
migliorare questo gioco dai tanti
difetti ma che tuttavia sembra sposare
perfettamente quell’idea di opensource così cara al progetto di Arva
ed in genere alla maggioranza degli
affezionati ad un gioco. Dopo il turno
dei cavalli cavalcabili, che siamo
ancora tutti in attesa di vedere
all’opera onde inserirli anche sul nostro
sfavillante mondo, è il turno del
nuoto: con una nota degli sviluppatori
riguardanti la patch 1.63 i
programmatori e designer del giocone
bioware più amato dai bimbi di Arva,
fanno sapere che è stata messa a
punto quasi completamente la
possibilità, per i giocatori, di nuotare
in stile paperella nelle acque di
neverwinter, con movimenti fluidi ed
aggraziati e dischiudendo le porte per
un nuovo “approccio” di gioco
sicuramente interessante: già siamo
tutti proiettati sugli incredibili misteri
che può nascondere una grotta
sottomarina, o su come attraversare
a nuoto il lago di Amburg, o anche su
come guadare Lithabel e Bhriltor con
un
impeccabile
scatto
sui
cinquantametri in stile dorso. Oltre a
fornirvi le succulente immagini di
quanto detto vale la pena soffermarsi
sulla constatazione di quanto continui
a crescere questo nostro Neverwinter
nel tempo, grazie a risorse incredibili
come il nwnvault (che spero tutti
conosciate, e a cui è dedicato il breve
box in questa pagina) che sfornano
praticamente giornalmente chicche
da parte di tutta la comunità
allungando mostruosamente la
longevità di questo titolo che, per i
più ritrosi all’acquisto, oramai è
trovabile a prezzi budget di tutto
rispetto (sui 15 euri insomma, una
bevuta di meno un sabato sera non
può che farvi bene): ovviamente vale
la pena comprare questo eccelso nwn
unicamente se volete venire a
cogliere fiori su Arva..
Il Vault
Neverwinter Nights Vault, o, per i più smaliziati
semplicemente “il vault”, è un sito incredibile: zeppo
di ogni tipo di creazione prodotta dall’immensa comunità
di Neverwinter: dai moduli da giocare in singolo, a
centinaia di hak sempre diversi, da script che gli
scripters, in pieno stile open-source condividono, ai
tutorial sul toolset, passando per portraits, personaggi
e mostri importabili, e così via. Sito di riferimento dei
programmatori e dei creatori di neverwinter questo
sito, rigorosamente in inglese, contiene aggiornamenti
giornalieri sul mondo di nwn in generale, con notizie
direttamente dai programmatori ed un database di file
impressionante. Il Vault è senz’altro la testimonianza
migliore di quanto sia viva la comunità di neverwinter
che ha prodotto una quantità di materiale da far
impallidire titoli storici dei modders come Half-Life,
Quake, Unreal e compagnia cantante. Il sito è
rinvenibile all’indirizzo: http://nwvault.ign.com.
10
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 11
L’angolo della scienza arvistica presenta...
Il Bestiario di Arva
a cura del dottor Brestamonius
Questa nuova parte dedicata al bestiario si occupa di
una specie ancora poco conosciuta eppure assai
popolosa in una regione selvaggia di Arva
particolarmente estesa: si tratta della razza orcica
“Khatar” o anche khatari come vengono chiamati dai
soldati glondhalliani che occupano i forti del nord, a
presidio contro questa specie violenta e selvaggia. I
khatari hanno da sempre abitato i Monti del Vento,
insediatesi in queste zone molti secoli di fa ed un tempo
infestavano tutte le terre ai piedi dei monti stessi;
l’occupazione Glondhalliana ha dato un colpo molto duro
a questa popolazione orcica rigettandola sui Monti e
continuando a presidiare ormai da decenni i confini con
i monti stessi. I khatari sono orchi probabilmente nati
dall’incrocio fra razza orcica e goblinoide, poiché
ricordano entrambi come corporatura ed aspetto, vivono
sui Monti del Vento e rispetto agli orchetti ed ogri più
selvaggi hanno sviluppato un primo barlume di
organizzazione sociale e clanica: sui Monti, si dice infatti,
essi hanno veri e propri villaggi organizzati con una
struttura clanica di comando e divisione. Molto
raramente essi si vedono fuori dai Monti del Vento, ed
unicamente per sporadici assalti alle rocche glondhalliane
del Nord o a qualche villaggio che costituisce la
“frontiera” del Granducato. Fisicamente meno possenti
degli orchi normali essi hanno tuttavia una intelligenza
più sviluppata. Particolarmente temibili sono gli stamani
khatari che nel tempo hanno sviluppato riti assai potenti
che, si vocifera, sono particolarmente letali quando
questi si uniscono alle razzie di gruppi di guerrieri.
Il lungo viaggio di Longremm Terigall
Il ritiro del noto druido di origini monè, rifuggiatosi nelle ombre dei boschi
Il druido Longremm Terigall, di origini Monè,
distintosi dopo la sua venuta nel Granducato
come intenditori di boschi e druido di grande
carisma, ha abbandonato temporaneamente
le lande del Granducato per ritirarsi in
meditazione all’interno dei boschi. Taluni
ipotizzano che questo ritiro coincida con il
diffondersi, all’interno del Granducato, delle
dottrine del Culto di Don, strana dottrina
druidica predicata dal noto nano dorato Harn:
non si sa peró se Longremm abbia deciso di
allontanarsi come rifiuto di tale dottrina o per
comprenderla meglio, o forse ancora per
protestare contro le voci diffamanti che girano
intorno ad Harn, o forse, infine, non c’entra
per niente questa storia di Harn con il viaggio
di Longremm. Fatto sta che quest’ultimo è
partito per fare ritorno non si sa quando e
non si sa dove, lasciando nella tristezza i molti
amici guadagnatisi durante la sua breve
permanenza nel Granducato.
L’abbraccio verde del bosco delle ombre si
dischiuse al passaggio del giovane druido: i
corvi si levarono in volo per salutarne il ritorno
mentre la notte dipingeva con i suoi colori
scuri il cielo di Arva. Nell’aria la fragranza delle
erbe e l’odore umido del legno dei boschi
subito dopo la pioggia primaverile, quando la
natura ritorna a mostrare il suo volto,
schermatasi dall’acqua piovana. Longrem
proseguì lentamente nella distesa boschiva,
quasi saggiando i passi sull’erbe umida della
sera: ogni movimento aveva un odore e un
sapore; sarebbe stata una pausa, forse un
punto, di sicuro un lungo periodo di
riflessione. Un gruppo di daini, guardandolo
gli si avvicinò lentamente: bentornato a casa,
sussurrò la natura nelle sue mille lingue. E fu
la notte.
11
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 12
Intorno alle note Rovine di Oster nuove apparizioni di fantasmi
Le Anime Dannate di Oster
Cosa si cela dietro l’apparizione delle ombre nel bosco e nelle Rovine di Oster?
Il risveglio di spettri e anime dannate che è
stato senz’altro l’evento più drammaticamente
importante di quest’ultimo scorcio di storia
glondhalliana ha un suo epicentro: il bosco di
Oster, limitrofo alle note rovine, covo di sparuti
gruppi di bugbear, è diventato luogo di una
vicenda drammatica e cruciale: seguiamo l’ordine
cronologico degli eventi. Le prime avvisaglie
che qualcosa stesse cambiando sono da far
risalire al mese scorso, quando su Arva la
primavera iniziava a recare con sé i propri colori:
fra i boschi di Oster alcuni viaggiatori avevano
infatti avvistato strane presenze di non-morti,
insoliti per numero e qualità in una zona che
tutto sommato si poteva considerare fino ad
allora tranquilla. Tali apparizioni si
accompagnavano ad una innaturale nebbia,
calante con le tenebre notturne su tutta la
zona boschiva in questione. Zombie e zombie
maghi facevano dunque da preambolo a quanto
si sarebbe verificato nel corso di questa
primavera ad Oster. L’ispezione dei meandri delle
rovine rivelava infatti la natura di quelle
comparse: gli avventurieri si rendevano ben
presto conto che quelle che sembravano
semplicemente delle rovine di qualche edificio
antico occupato da gruppi irrequieti di bugbear,
erano in realtà le aule di una antica quanto
famosa accademia di magia della Baronia, prima
della potente invasione glondhalliana: le rovine
di Oster si rivelavano per quello che furono un
tempo: la Grand’Accademia di Oster, ove i maghi
della baronia operavano arditi incantamenti alla
scoperta di nuovi riti. Proprio le anime in pena
di costoro, risvegliate non si ancora bene da
chi o da che cosa, ammonivano i viaggiatori
che Oster sarebbe stata terra di sangue e di
vendetta e che per l’appunto la vendetta di
quei maghi si sarebbe presto consumata
concedendo loro il meritato riposo. Molti
interrogativi si sollevano dunque: chi li aveva
risvegliati? Era ciò parte di un piano più grande?
Come evitare il loro risveglio e verso dove si
dirigeva quella loro vendetta? Non tutti furono in
grado di rispondere a queste domande che
rimasero inevase, fino alla primavera inoltrata,
quando già l’estate faceva il suo capolino ed i
mesi estivi iniziavano a recare il proprio calore:
una di quelle notti estive un contadino di una
delle comunità limitrofe ad Oster andava infatti
in cerca d’aiuto presso la capitale, e mentre
l’esercito, con la consueta lentezza, veniva
allertato, un gruppo di avventurieri si recava in
sede per trovarsi, nelle profondità delle cripte di
Oster, faccia a faccia con uno di quei fantasmi
assetati di vendetta. Ancora è ignoto l’esito che
tali vicende prenderanno, di certo esse danno
assai da pensare dopo che nello scorso anno tutta
la provincia centrale del Granducato fu scossa
dagli avvenimenti di Chatillon: in quest’ultimo
luogo pare che nessuno abbia avuto più il coraggio
di avventurarsi; forse che è da lì, nelle profondità
di quella città maledetta, che tutto si muove? O
semplicemente gli antichi luoghi dei massacri
perpetrati ai danni dei Monè stanno ora
assurgendo a nuova vita, assimilando
misteriosamente energia da qualche fatto o
avvenimento in grado di
suscitarne gli spiriti erranti? Si sa
per certo che anche l’Accademia
di Ichgund, già nota per essersi
occupata degli eventi legati alle
attività dei ribelli nei confini
occidentali, si sta occupando ora
di questa faccenda nella persona
di ser Ledwend, nuovo membro
dell’ordine il quale si sta
distinguendo per la sua frenetica
attività. Si resta dunque con il
fiato sospeso in attesa che tali
avvenimenti trovino il proprio
epilogo, sperando che esso non
sia un epilogo di sangue.
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 13
L’angolo dell’autoquest
Quel dannato, indistruttibile Baule...
Le mirabolanti avventure di un nano, un baule chiuso, e tante comparse
Questo mese prende avvio una nuova iniziativa atta ad incentivare quella che dovrebbe essere una
prerogativa costante dello svolgimento delle vicende di Arva: il famoso “autoquesting”, vale a dire la
capacitá da parte dei giocatori, di farsi da soli promotori di iniziative che possano, per il loro svolgersi,
assumere dimensioni e caratteristiche di “quest”; inutile dire che tutto, data l’impostazione sociale
dello shard, puó essere tramutato in quest: il forum gdristico ha per l’appunto questa utilitá, fra le
altre. In questo caso si tratta di una vicenda mirabile con la quale il sapido Gulin, fondandosi unicamente
sulla presenza di un baule chiuso a chiave, riesce a tirare fuori dal suo nanico cilindro una vicenda
complessa e appassionante. Nel lasciarvi ad un estratto scelto dal forum non posso che incentivare
tutti a seguire strade analoghe: i dm, per quanto possibile, cercheranno poi di assecondare i vostri
istinti questuanti.
U
n vecchio nano racconta ai suoi nipoti una
storia. Sono intorno ad un fuoco. Tutti ascoltano
attenti: “Proprio dopo la prima giornata del torneo
di Gladstone, stavo girellando allegramente per
visitare le amenità del loco... Par Aule, sembro un
druido... (a forza di girarci insieme che mi stiano
contagiando?) Chiaramente ero in cerca di
informazioni utili, tesori o quant’altro un avventiriero
possa desiderare: una bella nana non l’avrei buttata
via tuttavia... con quei bei baffoni... ma va bhe...
non fu questo che trovai.
Entrai in un bosco: lì girellai tranquillamente senza
venire attaccato da nulla, e sottolineo nulla. Era
come se quel posto mi volesse mostrare qualcosa!
Il bosco aveva un sentiero che doveva essere
seguito e io lo percorsi fino alle profondità più celate
agli occhi di ominide... E lì vi trovai “IL” baule.
Pensai subito di farlo a pezzi e di guardare cosa ci
fosse dentro ma non ne voleva prprio sapere di
rompersi o aprirsi. La curiosità saliva... Provai a
chiedere aiuto: Try, dotato di buona manualità,
forse sarebbe riuscito a sbloccare quella maledetta
serratura... ma niente. Calia con le sue abilità
magiche ebbe la grande intuizione: scagliò una
specie di dardo magico addosso al baule che pareva
incrinarsi sotto i colpi della maga... ma era
maledettamente resistente! Chiamammo anche la
bella Derea che insieme a quel cagnolino che ha,
Sele, sembrava fare a pezzi quel dannato
contenitore di legno: ma si sa come sono le donne
umane! Si era stancata ed era andata via
lasciandoci con la curiosità che ci rodeva l’anima...
Fu allora che arrivò Longrem, quel druido, e fu allora
che il bosco si scatenò contro di noi... anzi non il
bosco ma le creature che lo abitano! Orchetti,
scarafaggi giganti, lupi... di tutto, tutto insieme!
Uno spettacolo per la mia spada! Eh eh eh.
Purtroppo ora il baule era irraggiungibile e ancora
intero. Dovevo organizzare una spedizione... la
curiosità mi lacerava! Mi serviva gente che potesse
intaccare il legno di quel baule... chiesi a tutti i
maghi e a Banedon... con la sua spada poteva di
certo aiutarmi!! Ero in attesa di più gente possibile
per partire! Volevo sapere! Mi feci aiutare da tutta
la gente che conoscevo per affiggere manifesti in
tutte le lingue per ricercare compagni di ventura!
Sapevo che il baco della curiosità era il più grande
movente per un avventuriero... ora non c’era che
da aspettare....”
13
Trygotral avanzava piano, mentre nella sua
mente si affacciavano numerosi pensieri,
sovrapponendosi fra di loro in un magma
complesso di sensazioni: “Nel crepuscolo della
notte quel bosco aveva un qualcosa che . . .
mi faceva tornare il ricordo al luogo magico
dal quale venivo, sembrava che avessi
ritrovato quel contatto con la natura che mi
mancava da tanto tempo, il nano Gulin ci
aveva mostrato quel luogo e ci disse che
non c’era nessun pericolo . . . . in effetti non
avevamo incontrato nessuna creatura e
tantomeno ostile, poi ci fece vedere un
forziere , non avevo mai visto un forziere del
genere , provai a scassinare la serratura ma
il baule sembrava essere avvolto da una
strana aurea di magia , le maghe che erano
con noi provarono in tutte le maniere, ma
niente era troppo stancante. . .la cosa strana
successe quando tornammo indietro al calar
della notte e all’avanzar del giorno quando
incontrammo Tomas e l’amico druido Longrem.
Strane creature dall’aspetto orribile
infestavano ora quel bosco durante il giorno...
chissa che fitto mistero si nascondeva...
chissa cosa minaccia nuovamente la natura
di queste terre... e quel forziere cosa
conterrà?”.
Il vecchio nano riprende a raccontere dopo
aver bevuto una buona birra scura da un
boccale d’argento: “Tanti furono coloro che
mi risposero per offrirmi aiuto... Vediamo se
ricordo i nomi... Allora c’era Hantor, Oberon
poi... Trygotral, Derea e... e... Calia. E poi il
mezzuomo... come si chiamava?”, sforzandosi
di ricordare, “...Rugo, sì Rugo.”
Fece una breve pausa, poi continuò :”Decisi
che era il momento di fissare una riunione
per stabilire tutto nel minimi dettagli,
soprattutto quelli economici, se ci fosse stato
da spartire qualcosa... questo ancora non lo
sapevamo ma è sempre meglio mettere le mani
avanti, ricordatevelo!”
“Siccome in quei giorni c’era il Grande Torneo
a Galdstone, mi sembrò giusto invitare i
compagni di allora presso la taverna della città
non appena tutte le gare fossero concluse”
“E venne... vediamo se ricordo...”
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 14
All’appuntamento che avevo fissato eravamo
solo in tre... Io, Hantor e Oberon. Oberon
era molto curioso e voleva misurare la sua
arte magica contro il baule. Fremevamo e così
decidemmo di andare in tre, se agli altri non
interessava...
Al primo tentativo non riuscimmo nemmeno
a vederlo il baule: una miriade di ragni ci
attaccò da ogni direzione e, nonostante
fossimo usciti vincitori dallo scontro e con
qualche ghiandola di aracnide in più nello
zaino, fummo costretti ad uscire per guarire
dai terribili morsi di queste bestie pelose e
malsane.
Al secondo tentativo portammo con noi
anche Derea... la maga guerriera si scusò
per non essersi presentata all’appuntamento
e ci pregò di poter venire con noi.
Acconsentimmo che ci accompagnasse.
Facendoci strada abilmente attraverso i
pericoli della foresta, raggiungemmo presto
il baule. Oberon ci si
avventò con tutta la sua
furia magica, Derea lo
stesso e il risultato fu
che... rimase lì, integro,
aveva solo qualche lieve
scalfittura. Tornammo a
Gladstone a mani vuote.
Intanto in città si faceva
un gran parlare della cosa,
del tesoro racchiuso nel
bosco, era diventato il
pettegolezzo preferito... e
tutti a chiedere se era
vero che dentro ci fosse
un tesoro, la mappa per
un tesoro, le coordinate
astrali della fine del
mondo, l’ubicazione della
terra dei Valar... Noi rispondevamo che non
lo sapevamo e la cosa curiosa è che i
gladstoniani non volevano crederci...
Pensavano che avessimo trovato un tesoro
e usassimo una sorta di omertà per tenercelo
tutto per noi! La cosa più buffa fu un esaltato
che ci corse incontro maledicendoci perché
pensava avessimo aperto il baule...
“Disgraziati maledetti! Non sapevate che ciò
che è custodito non doveva essere liberato?!
Ci trascinerete tutti nell’oscurità. Bruceremo
tutti fra le fiamme di Morgoth!”... Cose da
pazzi! Meno male che a Gladstone sono più
aperti di mentalità...
Dopo le due disfatte il morale era a terra...
Oberon pensava ci volesse una chiave... Io
pensavo ci volesse un buon ladro... Così
chiesi l’aiuto di Rugo...”
quando sentì due contadini cianciare: “Ehi
Mark, hai sentito? pare che un mago sia quasi
riuscito ad aprire il baule maledetto del reame
di Gladstone...”
“Non ci credo Stud quel baule si sa che è
inapribile, chi sono quei pazzi?”. “Ma non so,
dicono un nano con un mago e forse c’era
pure una donna!”. “Puah...pure le donne ora
si mettono a cercare avventure... Zappa Mark,
zappa, che altrimenti le nostre famiglie non
mangiano...”. Rugo comprese tutto e pensò
che tra una settimana si sarebbe presentato
da Gulin il nano per vedere cosa gli offriva...
Era notte e uno stranissimo gruppo formato
da tre ombre si aggirava per le terre intorno a
Gladstone, verso nord. Definirlo strano
comunque è riduttivo! Riuscite ad immaginare
un guerriero nano, un mago umano e un
mezzuomo di mano lesta che girellano tutti
speranzosi di ciò che si
intascheranno?
Gulin, Oberon e Rugo,
questi erano i loro nomi,
si inoltrarono nel bosco e
superarono ogni ostacolo
(leggi orchetti e animalame
vario...) con baldanza e
presunzione. Solo un
ultimo attacco da parte di
un gruppo di orchetti
particolarmente nutrito li
mise in seria difficoltà.
Mezzi morti e con pochi
rimedi per curare le proprie
ferite decisero di sostare
un attimo per riprendere
le forze. Mentre gli altri
dormivano, il nano faceva
la guardia. All’improvviso Gulin sentì la terra
sussultare:
un
terremoto
spaccò
profondamente il suolo e da esso ne emerse
un temibile elementale... Fortuna volle che
Oberon e Rugo si destassero prontamente
per aiutare il nano nell’abbattere quell’essere
mostruoso! E Fortuna volle che ci riuscissero...
Ormai erano ad un passo dal baule. Quando
Rugo lo vide vi si avventò e in un batter di
ciglio, con le sue manine minute, si lavorò la
serratura e il coperchio si spalancò. Si dice
che Oberon, infido nei confronti del mezzuomo,
lanciò su Rugo un incantesimo per
addormentarlo perchè voleva esaminare il
contenuto prima che si potesse intascare
qualcosa di nascosto... E quale sia il contenuto
tanto anelato, beh, questo non ci è dato
saperlo. Ma denaro, oro, gemme o qualsiasi
altra cosa di valore non vale mai quanto una
Rugo passò distrattamente per Amburg buona storia...
14
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 15
La Conversione di Parn?
Cosa accade all’ex uomo piú cattivo di Arva? Forse che ha perso tutta la sua
rabbia? Forse la vecchiaia avanza? Forse la primavera ci rende piú buoni?
Negli scorsi numeri a piú riprese è stato trattato
il tema dell’ “anima nera” di Arva, Parn
dall’armatura nera, dalla spada di fuoco e
quant’altro: questo guerriero di origini
gladstoniane da tempo aveva raggiunto la fama
di “malvagio”, in connessione con i poteri occulti
di Arva e punto di riferimento di tutti i portatori
di una ideologia “altra” rispetto a quella
istituzionale. Ció sembrava avallato da ulteriori
episodi che hanno visto, per esempio il sollevarsi
dei morti di Poniec proprio allorquando lo stesso
Parn era minacciato dalle autoritá, come in una
sorta di nera, mistica e tenebrosa empatia fra di
lui e le forze dell’ombra. Ora le cose sembrano
essere cambiate: probabilmente questo
cambiamento è legato al denso epilogo della
vicende riguardanti le “Quattro Streghe”, come
sono state chiamate, o forse Parn ha subito una
evoluzione interiore di qualche tipo: fatto sta
che non lo si vede piú girare con la sua spada
rossa come l’inferno, nè armato della sua nera
armatura: egli non gira piú di notte sfuggendo
alle autoritá seguito dai suoi fidi servitori della
notte: che Parn si sia convertito? Che abbia deciso
che la strada delle tenebre è troppo difficile? Il
cambiamento di certo deve essere stato sofferto,
se di cambiamento si tratta, ed è difficile
interpretare quale sia l’attuale vocazione di
quest’uomo che, nel bene e nel male, continua
comunque a far parlare di sé.
“Le darò una grande sepoltura... degna di una
strega del suo rango” disse Julia. “No... è compito
mio...” Parn sollevò il corpo di Merryssa mentre
tutti lo guardavano in silenzio... Era cupo, ma le
lacrime che scendevano dagli occhi tradivano le
sue emozioni.
Julia non potè far altro che osservare il giovane
che si allontanava nel folto dei boschi... Aveva
camminato parecchio e per tutto il tempo non
aveva fatto altro che guardare il viso della
strega... Sembrava dormisse se non fosse stato
per quel rivoletto di sangue che dalla bocca
scendeva verso il mento... La sua chioma rossa
ricadeva verso il terreno come fanno i rami di un
salice piangente e i pochi raggi di luna che
filtravano dalla boscaglia li illuminavano rendendoli
di una luminosità incredibile... Era bellissima.
Parn si sentiva in colpa per quello che era
successo e vedere la strega in quel modo lo
addolorava oltremodo. Si era sacrificata per
salvargli la vita. “Che uomo sono se lei ha dovuto
pagare per me!” urlò, in lacrime, verso il cielo
“forse non merito di morire anche io!”. Il giovane
adagiò il corpo vicino ad un grande albero forse il
piu’ grande e bello che avesse mai visto e cominciò
il triste rituale dello scavo. Mentre scavava non
potè far altro che pensare al passato a tutto
quello che lei era stata per lui... lei lo amava
eppure lui aveva dubitato della sua sincerità...
pensava che prima o poi la sua vita sarebbe
terminata per causa sua o di qualcuno dei suoi
scagnozzi e questa mancanza lo lacerava a tal
punto che piu’ e più volte dovette interrompere
lo scavo a causa del pianto...
Finita la fossa, una semplice buca nel terreno,
Parn prese delicatamente il corpo di lei le pulì il
volto, baciò le sue labbra ormai fredde e spente
e l’adagiò sul fondo della fossa. Lentamente
con le proprie mani ricoprì il corpo di lei con la
terra che aveva scavato, che nessuno provi
quello che il giovane stava provando in quel
momento... Rimase li davanti a quel semplice
tumulo fino a che non fece giorno... più e più
volte lupi famelici si erano avvicinati per cibarsi
delle sue carni... ora i corpi delle bestie
giacevano a decine sul terreno del bosco...
“Nessuno toccherà questo luogo... nessuno
deturperà la tua integritá fisica Merryssa” disse
Parn mentre rifoderava la lama. “Questa è la
Valle degli Eroi... la tua valle mia adorata...”.
Così dicendo cadde di nuovo in lacrime davanti
al sepolcro...
Sicuramente Parn non era piu’ lo stesso..
Pensava Kumalo. Questa storia lo aveva
cambiato nell’ anima, nel cuore qualche cosa si
era mosso, quel gesto d’amore di Meryssa aveva
risvegliato qualche cosa in Parn che ormai da
mesi si era assopito!
La vita continuava regolare ma io notavo che
quegli occhi di ghiaccio, si erano piano piano
sciolti, che quel cuore di pietra piano piano
ricominciava a battere... non sapevo che fare,
il dubbio mi lacerava la testa... e se un girno
tornasse a fianco dei suoi amici... non potevo
permetterlo, se lui era tato ridotto in quello
stato era anche colpa loro... Sbattè un pugno
sul tavolo, mentre i suoi pensieri si infittivano..
Mi nausea l’idea di vedere Parn combattere
fianco a fianco a quelle persone... mi nauseano
le parole e i tentativi di Banedon di far
combattere Parn al loro fianco per poi convincerlo
a tornare tra di loro... non sono un ipocrita, ma
quelle persone troppe volte ci hanno puntato
addosso la spada... troppe volte ci hanno
dichiarato guerra... ci hanno relegato ai margini
del mondo senza un giusto motivo e si aspettano
da noi un aiuto? Giammai... preferisco morire e
raggiungere mio padre...
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 16
Nuove apparizioni spettrali nel cuore del Granducato
Comparse a Poniec
Nella piccola comunitá si diffonde il panico per il ritorno dei morti viventi
Fra i molti eventi inquietanti che hanno scandito
questa primavera Glondhalliana, va senz’altro
ricordata la notte di terrore vissuta dalla
popolazione di Poniec, piccolo villaggio della
provincia Glondhalliana che, in una notte senza
luna, ha visto sollevarsi dalle proprie tombe e
chissá da dove le anime dannate di quelli che
furono probabilmente un tempo gli abitanti di
questa zona. Difficile ricostruire con esattezza
la dinamica della vicenda, di certo si sa che alcuni
paesani hanno perso la vita per l’orrendo attacco
delle forze delle tenebre e che, non fosse stato
per l’intervento provvidenziale di taluni eroici
avvunturieri, forse peggiori ancora sarebbero
state le sorti della piccola comunitá. Sono ignote
le cause che hanno portato al risvegliarsi dei
morti in questa pacifica comunitá di contadini
alle porte di Glondhalla, ma in molti, senza tuttavia
averne una prova sicura, hanno collegato quanto
accaduta alla presenza di Parn, il famoso guerriero
dall’armatura nera, nelle vicinanze del villaggio:
è per questo che dopo tali avvenimenti gli abitanti
del villaggio hanno chiesto un intervento deciso
delle autoritá miliziane cittadine a loro difesa,
intervento che è consistito nel sopralluogo della
zona e nell’utilizzo temporaneo di un piccolo
manipolo di guardie. Di fronte ad eventi come
questo nasce spontanea la domanda sulla natura
di questi fenomeni: sono forse essi legati da un
filo conduttore? Una risposta affermativa
getterebe luci piú preoccupanti ancora su episodi
come questo.
Jackal appena vide i due contadini impauriti,
sconvolti, chiedendoci aiuto, cercò di capire che
cosa fosse successo, era notte magari gruppi
di lupi o altre bestie uscite dal letargo...
Ovviamente dovevano difendere quella povera
brava gente, dovevamo capie che cosa stavano
cercando di chiederci pre questo li seguimo nel
paese vicino.. Appena arrivati vicino le
abitazioni, il posto era pieno di zombie che
uscivano dalla terra, zombie servitori chiamati
da chi sa chi, maghi che facevano le loro
maledette magie e uccidevano la gente... A
questa scena Jackal non seppe proprio resistere
gli occhi inisettati di sangue e odio , il disprezzo
e per i non morti era aumentato nei giorni
passati, si sentiva sempre piu forte e sicuro di
sé: doveva eliminarli a costo di perdere la sua
stessa vita... Cominció a colpirli con la sua
lucente spada, difendosi con lo scudo di Veluna
che portava fiero sul braccio, erano molto forti
ma grazie l aiuto di Dharin Mard e Dankan, si
sentiva al sicuro fiero dei suoi amici che
combattevano per una giusta causa... Non...
La tranquilla comunitá di Poniec, alle porte di Glondhalla, teatro degli eventi
16
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 17
Comparse a Poniec (continua)
...capiva proprio che cosa volevano, li vicino a
quelle abitazioni, a perseguitare la popolazione..
Ripulita la zona dopo tuta la nottata di
combattimenti, ci sentivamo fieri e forti, quei
mostri erano stati sconfitti anche per mano mia,
ma tutto ad un tratto da nord, da i nmezzo a
degli alberi si diresse verso di noi qualcosa...
era un’ombra... L’ombra voleva avvertirci di
qualcosa, ci minacciò, ma non sapeva con chi
aveva a che fare, con uomini valorosi pronti a
lottare per aiutare quella gente. Avendo paura
chiamò i suoi servitori ma per loro non ci fu niente
da fare nel giro di qualche minuto.. [Jack]
Nelle locande del Granducato ormai quello era il
tema preferito: da quando era comparso quel
tizio in armatura nera succedevano strani
avvenimenti; la gente della campagna fa presto
ad inviduare nessi e analogie, e ormai sulla bocca
di tutti era che dove passava di notte l’uomo
senz’occhio, il signore della spada dell’inferno, i
morti si alzavano dalle loro tombe e prendevano
a camminare come fossero vivi. Era diventata
ormai una storia da raccontare ai bimbi per
rimanersene chiusi in casa. Quelli di Poniec lo
sapevano e ora quando sopraggiungevano le
tenebre si chiudevano in casa, speranzosi che
quel tempo incerto passasse in fretta. [Ock]
L’oste cominciò a narrare le recenti notizie che
per un piccolo villaggio come quello erano
veramente straordinarie... Gruppi di non morti
usciti dalla terra avevano cominciato a mietere
vittime fra gli abitanti. Pare che un gruppo di
avventurieri avesse rimesso le cose a posto ma
continuavano gli avvistamenti...
E pare che un uomo, abbronzato, sul metro e
ottanta, con un grosso orecchino d’oro fosse
arrivato a Pontiec il giorno stesso dei terribili
omicidi; era vestito con una lunga tunica rosso
porpora e un mantello grigio: cercava un uomo
con un occhio bendato. L’oste non aveva saputo
dirci altro. Ah no! Non era di Glondhalla, il suo
accento era diverso. Uscimmo per vedere se le
parole dell’oste erano solo fantasia dovuta ai fumi
dell’alcool che troppo respirava o cruda realtà. E
la realtà spesso supera la fantasia...
Trovammo tracce di non morti all’entrata del bosco
di Poniec e una volta entrati si scatenò un
pandemonio. Brandelli di carne volavano fra i rami
degli alberi mentre ci facevamo strada fra questi
lenti e disperati morti che camminavano
nell’oscurità contro di noi.
Non senza difficoltà riuscimmo a risanare la zona
ma a cosa sarebbe servito? Quanto ci avrebbero
messo per rialzarsi di nuovo? Ore? Giorni?
Dovevamo trovare l’uomo con l’orecchino per
saperne di più. O Pontiac sarebbe diventato
presto un ricordo, insieme ai suoi abitanti, ai bei
campi coltivati e alle bestie. E’ difficile trovare
un equilibrio nelle cose ma quanto è facile
distruggerlo! [Gulin]
Ero con gli altri in taverna quando l’oste prese a
raccontarci questa strana storia, a dire il vero
ne avevo gia sentito parlare ma credevo che la
situazione fosse chiusa. L’oste comunque
sembrava convinto di quello che diceva e cosi
insieme decidemmo di dare un occhiata al
bosco... Nonostante fosse giorno appena
varcammo la soglia della foresta ci trovammo
assediati da non morti, era incredibile quanti c’e
ne fossero e piu ne abbattevamo piu ne
arrivavano... in mezzo a loro c’erano anche dei
cavalieri non morti, avevo sentito parlare della
loro reputazione in combattimento ma non ne
avevo mai visti in azione sconfiggerli è stata molto
dura ma alla fine ci siamo riusciti, ripulimmo la
zona ma in quor mio sapevo che non avevamo
risolto nulla... La parola fine era ben lungi da
poter essere scritta e comunque ero sicuro che
tutto fosse legato a quell’uomo con la tunica
rossa e a alla persona che stava cercando.
Dovevamo trovarli e in fretta se volevamo salvare
il villaggio e le sue genti. [Hantor]
Contro la Magia
In seguito all’aggressione perpetuata per mano
di un mago non ancora ben identificato ai danni
di un Accademico dell’Accademia di Ichgund
presso le mura della cittá di Glondhalla le autoritá
delle guardie cittadine dei principali centri di
Glondhalla hanno ricevuto istruzioni per rinforzare
e inasprire i controlli sulle attivitá magiche in
territorio cittadino e immediatamente esterno ad
esso: tutti i maghi e i sacerdoti avvistati a
lanciare incantamenti verranno infatti tratti in
arresto e dovranno attendere del tempo per uscire
di cella o pagare (o farsi pagare) una cauzione.
Questo provvedimento, dopo quello dell’anno
scorso sulle attivitá alchemiche, va a limitare
ulteriormente la pratica della magia nel
Granducato.
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 18
Gli Scritti di Landar
La potente lettera del paladino Landar Leah sulla questione di Parn e sul
libero arbitrio
Un giovane paladino, di nome Landar Leah, si è unito al giá nutrito gruppo dei Paladini di Veluna, vera
e propria avanguardia oramai dell’antico regno che si fregia delle sue origini Numenoreane e che,
come ognun sá, è uno stato fortemente clericizzato, con una influenza determinante della Chiesa:
Veluna è senz’altro il punto di riferimento per tutti i fedeli del Culto dei Valar, ed è da questo glorioso
regno dall’antichissima storia che partono le piú decise iniziative volte alla diffusione della parola dei
Valar. Landar si è distinto per alcuni scritti pubblicati su alcune questioni di grande attualitá: grande
interesse nell’ambito degli studiosi di religione hanno infatti suscitato le sue riflessioni sulla vicenda di
Parn (vicenda a tutti nota); tali riflessioni toccano le tematiche del libero arbitrio e sfoggiano una
capacitá retorica di esposizione lucida ed efficace. Riproponiamo tale lettera aperta nella sua versione
integrale.
“Siamo noi in grado di scegliere?” questo pensiero mi
attanaglia la mente dopo ieri notte.
Ero appena uscito da Glondhalla sconfortato per il fatto
di non aver forgiato neanche un pugnale di fattura
miserrima, “Che il lavoro da fabbro non faccia per me?
No non voglio arrendermi, non ne ho la minima
intenzione.”, quando ho udito un parlare agitato e voci
che si sovrapponevano l’un l’altra con toni sempre più
alti. Incuriosito, ho seguito quelle urla e mi son ritrovato
in mezzo a molti uomini, alcuni conosciuti in questi
giorni, altri mai visti.
Qualcuno aveva le proprie armi sguainate, al che ho
pensato che la situazione era già degenerata. Un uomo
era praticamente circondato, vedevo Sir Banedon quasi
fuori di se che agitava la sua lama infuocata di fronte
ad un ragazzo con un’armatura scura. Dopo pochi attimi
capii che quello era Parn il rinnegato, l’assassino, il
demonologo, lo stregone. Lui era calmo, sembrava triste
e rassegnato. Sir Grellow si agitava sempre più, voleva
morto quel criminale ed alla fine l’ha colpito gettandolo
a terra stordito. Tutti accorsero per separare i due e
l’uomo dalla barba blu ormai sembrava fosse uscito di
senno, chiedeva a noi tutti di scegliere “ O ME O LUI”,
ma la risposta era ovvia. Le attenzioni erano tutte
riposte su di lui e Parn piano piano indietreggiava fino
a scomparire, con la coda dell’occhio avevo seguito i
suoi movimenti, così, anche io mi allontanai da quel
posto, sicuro che gli altri avrebbero potuto calmare Sir
Banedon.
Ho cercato intorno all’entrata di Glondhalla ed alla fine
poco dietro uno dei torrioni ho visto Parn. Certo, fermarsi
a due passi dalle guardie non era propriamente saggio
per lui ma non sembrava aver paura di quella situazione.
Mi son avvicinato, non temevo una sua reazione
nonostante tutto quello che raccontavano di lui. Quando
mi ha visto, ha inziato ad intimarmi di andare via, prima
con le parole, poi sguainando quella strana spada
fiammeggiante. Il fuoco magico che ardeva attorno alla
fiamma trepidava violentemente, lo fissai e non solo le
piccole fiamme si contorcevano, ma ero sicuro di vedere
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corpi straziati, battaglie violente. Mi è bastato
chiedere gentilmente di abbassare l’arma e,
meravigliato, ho notato che era stato
sufficiente.
Incuriosito dalle storie che circolavano su di
lui gli ho chiesto di raccontarmi il perchè agiva
in quel modo. Avvertendomi che per me
poteva essere rischioso farmi vedere con lui
ha iniziato a parlarmi. Superlfuo stare ora a
rimembrare ogni sua parola, ma sembrava
triste, solo, affaticato e soprattutto malato.
Continuava a tossire, da sotto l’elmo colava
un rivolo copioso di sangue. Glielo feci togliere
così da poterlo vedere in volto e cadde in
ginocchio
tossendo
ancora
sangue.
Prendendolo sotto il braccio l’ho aiutato ad
alzarsi, ma mi ha scansato dicendo che poteva
farlo da solo, poi una sua frase mi scosse “Io
ho i giorni contati!”. Perchè? Quale malattia
lo aveva colpito? Che la presenza del demone
e la successiva liberazione dello stesso lo
avessero segnato così pesantemente?
E poi... perchè la Strega di nome Merryssa
aveva rapito sua sorella? Perchè lo ricattava?
Forse per via della spada?
Troppe domande a cui dare una risposta,
troppi quesiti da risolvere per condannarlo
frettolosamente a morte. Le guardie erano
la, ad un passo, e ad un tratto fui mosso a
vera Compassione, Parn piangeva... un
momento breve ma non mi era sfiggito. Le
Guardie, finalmente vigili, si erano avvicinate,
portate da un Soldato di Struggen, Friedrich
Von Reichemberg. Il resto è cronaca.
Una domanda ora non mi lascia e non mi ha
fatto dormire. E’ giusto condannare un uomo
che è stato debole per disperazione? E’ giusto
colpevolizzare chi per debolezza ha lasciato
che il male prendesse il sopravvento pur per
nobili propositi ed ha agito inconsciamente?
Sinceramente la mia educazione non mi
permette di capire come una cosa del genere
sia possibile, come si può combattere il male
usando come strumento lo stesso male! Che
Parn abbia messo su una sceneggiata? A che
proposito? Forse voleva colpire un tassello
che conosceva debole dei Paladini di Veluna,
la loro Compassione? A tal punto è arguto
nella sua malvagità? Eppure ai miei occhi non
era l’uomo che veniva descritto. Era solo,
forse per scelta; triste poichè credeva di aver
fallito nel suo proposito; malato, lo scotto da
pagare per aver ospitato il demoniaco?
Tuttavia, era sollevato dal fatto che qualcuno
lo avesse ascoltato.
In nome dei Valar, che la loro Luce ci faccia da
guida.
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 19
I Fiori di Manwe
La storia intensa di Palanmir di Nimbrethon e della roccia dei Valar
Dalle lande di Nimbrethon, ove gli alberi sono antichi
quanto la terra stessa, è giunto nelle terre di coloro
che i Primogeniti chiamano “barbari”, un elfo di nome
Palanmír: bello e luminoso nell’aspetto egli è un
sacerdote dei Valar, in una terra ove i Valar stessi,
si narra, un tempo camminarono insieme ai mortali
raccontando loro la musica di Eru e come fosse
fatto il mondo. Palanmir di Nimbrethon si è
guadagnato in breve tempo, per le sue predicazioni,
una fama di prim’ordine: lo si è visto indefesso, in
questi mesi, camminare instancabilmente per le
strade del Granducato annunciando la novella dei
Valar, spiegando e diffondendo le Virtú e facendosi
autore di una predicazione tale da allertare ed
allarmare al tempo stesso addirittura le autoritá
granducali. Un evento prodigioso, o forse soltanto
un trucco, ha caratterizzato le ultime predicazioni
di Palanmír: in molti sanno che ove sorge il grande
masso innanzi alle mura della capitale Glondhalla, il
sacerdote elfico da tempo medita di costruire un
templio votivo ai Valar, tuttavia, in occasione di un
certo inasprimento delle leggi contro la magia
susseguente a spiacevoli episodi di stregoneria
presso la capitale, le autoritá sembrano aver
rallentato sull’autorizzazione necessaria a Palanmir
per edificare il suo templio; non solo: i nemici del
sacerdote elfico hanno diffuso la voce secondo la
quale la costruzione del templio non sarebbe altro
che il primo passo per una “penetrazione” delle
forze occidentale (l’asse Nimbrethon-Veluna) nei
territori centrali di Arva. In mezzo a tutti questi
tumultuosi eventi un avvenimento dal sapore quasi
miracoloso ha fatto la sua comparsa: sulla tanto
“dibattuta” pietra sono sbocciati infatti dei fiori
bianchi, analoghi a quelli che, in estate sbocciano
a nimbrethon: gigli nimbrethoniani, per l’appunto.
Il gruppo degli uomini dalle purpuree vesti fece la
sua apparizione sul ponte della capitale, passando
lentamente sopra le acque lente e nere del Lithabel
di notte. I tre si avviarono verso le luci presso la
città ove sorgeva la roccia a molti ormai nota come
19
la roccia di Palanmir di Nimbrethon. Dalla sua
venuta quest’ultimo si era distinto per
l’intensità della sua predicazione, ben presto
assurgendo al ruolo della più nota ed efficace
figura del Culto a Glondhalla. In molti
mormoravano tuttavia sulla sua provenienza
notando la costante presenza dei paladini
veluniani nei loro colori, costantemente al
fianco del sacerdote.
Quella era stata una notte di luglio agitata:
le guardie della capitale, rinunciando ad ogni
diplomazia, avevano anticipato le difficoltà che
avrebbe incontrato Palanmir nell’edificare il suo
luogo sacro dinnanzi alla capitale: erano stati
secchi: non distingueremo tra bagliori di
stregoni e quelli di sacerdoti. Era un duro
colpo; e fu quando questo colpo venne
assestato che, forse per caso, forse per un
piano ben studiato, i misteriosi figuri purpurei
giunsero sul luogo con le loro minacce e le
loro parole di fuoco: essi ammonirono le genti
di glondhalla e degli uomini che quello era il
primo capitolo di un’invasione politica
dell’Ovest. Quanti condividevano quei dubbi?
Quanti avrebbero davvero visto una
provocazione in quella semplice roccia? Solo
il futuro avrebbe risposto, per l’intanto, mentre
tutti palesavano i loro dubbi, timidi e potenti
al tempo stesso, germogliarono radi fiori
giallastri sulla superficie della grande roccia.
Non crescono germogli sulla dura pietra, così
come non cresce il ricordo dei Valar nel cuore
avido degli uomini. E fu l’alba.
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 20
Il background del Numero
Samuel Ledwend, Accademico di Ichgund
Questo mese presentiamo il background di Samuel Ledwend, promettetente neo-accademico
dell’Accademia di Ichgund, giá distintosi negli ultimi tempi per la sua alacre attivitá al servizio dello
stato, e (per fortuna dell’Accademia) per il suo acume diplomatico nel trattare con gli abitanti di
Arva.
Sentiva un gran bisogno di pace. Dopo tante
battaglie, tante sofferenze, tante ingiustizie
patite, era giunto il momento della rivincita. O
così credeva. Guardò la spada, quella
appartenuta a suo padre, appoggiata in un
angolo della stanza: pensò che fosse ormai solo
un cimelio, l’ultimo baluardo, infranto da tempo,
delle poche speranze mai avute, un simbolo
violentato nella sua identità. E non potè, sulla
scorta delle sue elucubrazioni, esimersi dal
ricordo di chi quella spada
l’aveva impugnata. Il padre
tanto amato, l’uomo a cui
doveva tutta la sua
formazione, quello che gli
aveva impartito con
inflessibile amore le prime
lezioni militari e lo aveva
sempre preso per mano di
fronte ai mille bivi del
dubbio, ora non c’era più.
Gliel’avevano portato via
dei gladstoniani, una
notte: l’imboscata che gli
avevano teso era stata
forse troppo anche per un
uomo così fiero, così
preparato
ad
ogni
evenienza,
così
cocciutamente risoluto.
Forse avevano fatto uso
di qualche stregoneria,
pensò. Sì, doveva essere
andata proprio così: e si
immaginò il padre, spada
in mano, scagliarsi contro
i suoi assalitori con tutte
le sue forze, menar
fendenti, ferirne qualcuno, cadere sotto i colpi
degli incantamenti, rialzarsi e ruggire, ricadere,
rialzarsi, ricadere... E l’ultima volta non rialzarsi.
Era rimasto disteso per terra, la spada ancora
ben stretta, le vesti strappate in più punti, i
capelli appiccicati dal sangue e dal sudore. Ma
il viso, il viso. La ricordava ancora l’espressione
che gli vide stampata quando accorse sul posto,
appresa la notizia dell’agguato dalle autorità:
l’espressione di chi non si è arreso, di chi non si
arrende nemmeno di fronte all’ineluttabilità della
sconfitta, di chi non ha vinto la battaglia ma è
convinto di poter contribuire a vincere la guerra,
ed è morto per la propria patria, per il proprio
paese, per la difesa delle proprie istituzioni. Le
istituzioni di Grondhalla: le basi del loro sistema
erano diventate fatiscenti, balbettanti,
soggiogate agli striduli capricci dei nobili. Ma
una nuova classe stava nascendo: i politici e i
burocrati avrebbero rimodernato l’ordinamento,
rinnovato lo spirito del Granducato, richiamato
la gente al rispetto ed alla devozione nei confronti
dello Stato. I tempi delle grandi conquiste
sarebbero rifioriti, streghe e
sarebbero stati perseguitati
sempre più senza quartiere.
E Moné e Gladstone
sarebbero piombate nel
terrore, vittime del timore e
dell’incertezza: avrebbero
compreso il caro prezzo dei
proprio sbagli, della propria
intimia ribellione all’Unico stile
di vita accettabile. La loro
anarchia
le
avrebbe
condotte alla dissoluzione e
sarebbero state schiacciate
come cimici. Ma c’era
ancora molto da fare, molto
da lavorare. Doveva essere
prudente: abbandonarsi ai
sogni andava bene, ma quei
sogni dovevano essere
alimentati dalla concretezza
delle azioni.
Non avrebbe fatto parola
con nessuno dei suoi
pensieri, fino a quando non
avesse trovato persone
affidabili, seguaci che gli
obbedissero incodizionatamente, che
preparassero insieme a lui quest’avvenire
splendente. Il proselitismo, il fervore si sarebbero
diffusi tra la gente comune, avrebbero curato il
contagio dell’inettitudine e dell’inerzia causato
dall’attuale inebetita classe dirigente. Doveva
muoversi in fretta, subito. Prima tappa: cercare
di affinare le proprie doti, ritagliarsi una posizione
capace di conferirgli l’alone di autorità di cui
aveva bisogno e gli appoggi politici necessari
alla felice conclusione del suo piano. Prima tappa:
cercare ad ogni costo di entrare a far parte
dell’Accademia Militare di Ichgund. Padre - pensò
- sei orgoglioso di me?
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 21
Le Cronache di Arva I
Primavera-Estate 4d8 d.F.
Con questo numero inizia una sezione dedicata alla storia “in corso” di Arva: a tutto ció che viene
scritto sul grande libro della storia di Arva da voi giocatori e da noi narratori con le quest e anche
semplicemente con le vostre azioni e i vostri post sul forum. Tale sezione prende il nome di
Cronache ed assomma tutti quelli che sono stati gli eventi maggiormente caratterizzanti delle
varie zone di Arva. Tali cronache possono essere rinvenute anche sul nostro forum man mano che
si sviluppano gli eventi del server.
Cronache di Glondhalla
L’estate era giunta anche nelle terre del
Granducato e la primavera aveva portato con sè
i propri frutti maturi e l’abbondanza dei raccolti;
il vento che sferzava le campagne glondhalliane
s’era smorzato diventando una tiepida brezza
ristoratrice: iniziava il lavoro dei campi del
laborioso popolo guerriero, a metà di un anno
intenso e ricco di eventi.
Gli abitanti del Granducato non dormivano da
qualche tempo sonni tranquilli: agitavano la
popolazione le voci sui fantasmi che si levavano
ormai quasi senza sosta dagli antichi luoghi della
guerra: dopo gli eventi di Chatillon dell’anno
passato (il 467) ora nuove ombre si aggiravano
per i posti più selvaggi del Granducato, e a ciò si
univano gli strani riti di cui si mormorava fra le
genti che abitavano vicino ai grandi boschi del
Granducato. La Selva Nera e il Bosco delle Fate
non erano più luoghi selvaggi di confine, ma
sembravano entrati di forza nelle vicende della
terra degli Hantonhammer.
La setta del druido nano Harn, dopo un periodo
di grande clamore, sembrava aver esaurito la
sua spinta apostolica: se ne parlava di rado in
quell’estate, e in molti pensavano che il druido
Dharin Harn si fosse già ritirato dalla sua missione,
probabilmente braccato dalle autorità
ecclesiastiche. Si faceva un gran parlare, in
proposito, nella capitale di Palanmir di Nimbrethon,
venuto dall’Ovest carico di parole intense e liriche
sul Culto, già in contatto con la piccola comunità
glondhalliana e, in molti lo affermavano, con
potenti collegamenti con Veluna e il suo clero:
sovente lo si vedeva girare per le strade della
capitale predicando accompagnato da paladini
veluniani a molti già noti: Jackal Aenarion,
Valdemar Dumas, e il giovane Landar Leah da
poco giunto nelle lande glondhalliane. Il Granduca,
al principio del mese di luglio, aveva dato
autorizzazione al rinforzare delle leggi contro la
magia, sottolineando un decreto dell’anno
precedente volto a limitare l’attività degli alchimisti
nelle grandi città del Granducato.
Dei ribelli che avevano insaguinato l’inizio di
quell’anno 468 ormai si era persa traccia:
l’impalamento degli Accademici in febbraio aveva
forse segnato il drammatico apice e al tempo
stesso la discesa irreversibile di quel
sommovimento di cui si era parlato tanto e che
era sembrato in grado di scuotere il colosso degli
Hantonhammer. Nella città di Struggen l’Ordine
della Spada Argentata presentava in quel tempo
le proprie proteste formali al governo baronale
cittadino per il mancato sovvenzionamento del
proprio ordine mentre si intensificava la presenza
di Sirkassi ai confini nord-occidentali.
Il Lithabel e il Bhriltor, gonfi d’acqua per lo
scioglimento delle radi nevi dei Monti del Vento,
scorrevano poderosi verso sud scandendo il ritmo
di quell’estate del 468 dopo la fondazione di
Valle Dorata. Il Granducato di Glondhalla
seguitava la sua crescita istituzionale e
burocratica, primo e più esteso fra gli stati degli
uomini.
Cronache di Gladstone
Fu dopo l’evento del torneo che una grande
notizia attraversò il Reame di Gladstone
giungendo a tutti gli stati limitrofi delle lande
degli uomini: il vincitore del Torneo di
Combattimento, già dall’inizio favorito dalla folla
del reame e dalla corte stessa, Banedon Grellow,
fu insignito dei titoli nobiliari come Ser Banedon
Grellow, nobile di Gladstone: con quell’atto egli,
famoso fra gli avventurieri di Arva, entrava
ufficialmente nella corte del giovane Reame. Fu
quello soltanto il primo di molti atti che videro la
corona avvicinarsi, in quell’anno 468, alle grandi
personalità delle terre degli uomini, in cerca di
nomi di lustro per irrobustire l’impalcatura del
reame. Il giovane Frederich III proprio in quel
tempo compiva il suo diciannovesimo anno di
età e molti erano i suoi progetti.
Giungeva l’estate a grandi passi nel Reame e
nelle vicinanze della città fervevano lavori di
geometri e costruttori: si mormorava che una
nuova congrega di maghi avrebbe presto preso
alloggiamento nelle vicinanze della capitale con
l’avallo della corona: il proliferare di sette e
associazioni, maggiori e minori, di maghi era fra
i punti principali del programma di Frederich III.
Coloro che erano addentro alle vicende del regno,
tuttavia, mormoravano che la potente
associazione dei Maghi Gladstoniani non avrebbe
gradito dei “concorrenti” così vicini.. Presto ci
sarebbero state animate discussioni fra
incantatori.
21
La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 22
Parn presenta: De Morte, l’Enciclopedia delle Ombre
Il tormento dei viventi: lo Spettro
Gli Spettri sono potenti non morti che infestano
i luoghi più deserti e isolati. Odiano profondamente
la vita e la luce. Gli Spettri sono creature
semitrasparenti, che vengono a volte confuse
con i fantasmi. A differenza di quanto accade
nella maggior parte dei non morti, mantengono
l’aspetto e gli abiti che avevano da vivi e
possono essere riconosciuti dagli amici o da un
ritratto. Nella maggior parte dei casi sono
creature solitarie, ma ci sono luoghi in cui uno
spettro particolarmente potente o fortunato ha
creato molti suoi simili. In tal caso si parla si un
signore degli spettri che resta indubbiamente il
più potente tra i suoi simili. Il signore degli spettri
non si occupa mai direttamente dei suoi avversari,
che vengono affrontati dai suoi servi. Quando il
signore viene ucciso, ciascuno dei suoi sottoposti
è libero di andare dove vuole e può diventare un
signore a sua volta. Dopo che è stato
trasformato in spettro un uomo o donna che sia
non può più ritornare normale, a meno che non
si compia un’apposita missione…
Lo spettro odia la luce e gli esseri viventi, che
gli ricordano la sua vita precedente. Viene quindi
incontrato soltanto in luoghi molto cupi e desolati:
rovine abbandonate da tempo, dungeon e
sotterranei. Contrariamente a quel che dicono
le leggende, gli spettri conservano la loro
intelligenza anche dopo la trasformazione. Si
lamentano continuamente della loro condizione
e sono rosi dall’invidia nei confronti di coloro che
sono tanto fortunati da vivere e morire secondo
le leggi della natura. Gli spettri sono astuti e
tendono ad escogitare piani ingegnosi prima di
attaccare. Come altri non morti, riescono a non
farsi riconoscere dalla normale popolazione
… Gli spettri esistono soprattutto sul Piano
dell’Energia Negativa. Sul Primo Piano Materiale
possono essere colpiti efficacemente solo con
particolari armi. La luce del giorno li indebolisce,
perché allenta il loro legame con il Piano
dell’Energia Negativa. Chi viene colpito
ripetutamente da uno spettro e quindi viene
privato della sua energia diventa uno spettro a
pieno potenziale, agli ordini dello spettro che l’ha
creato. Perde la sua personalità e diventa più o
meno potente di prima, a seconda della sua
precedete persona.
Gli spettri sono immuni agli incantesimi di sonno,
charme e blocco, come anche alla paralisi e al
veleno. Se viene scagliata acquasanta addosso
ad uno spettro, questa gli arrecherà parecchi
danni. L’incantesimo Rianimare Morti ha un effetto
contrario al normale e distrugge lo spettro
all’istante.
Tratto dai Diari del Vescovo di Veluna Extor
Goldcross
“…Nessuno conosce l’identità del primo spettro
o di come lo sia diventato. Le scarse informazioni
che si conoscono su questi abomini possono
essere apprese da qualche chierico…“
Dal X Libro del Gran Mago Fares Spellcraft
La Gazzetta presenta
L’Angolo del Battutone
di Arva
Ossia il premio della stupiditá mensile
Inevitabile arriva anche quest’angolo di
stupiditá dedicato al mondo di Arva,
decretando ogni mese la battuta piú bella
effettuata sul mirabolante pinguino di Arva.
Questo mese, in tutto il suo splendore, il
barbablu Banedon; ecco a voi questa perla
unica di saggezza umoristica:
Avete una gran bella armatura Tilesto
Giá un’armatura coi baffi.
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La Gazzetta di Arva - Anno I numero 5 - pag. 23
I nuovi lavori di Arva
La “riforma” del sistema delle skill lavorative
Grazie al prode Aegon fa il suo avvento sul
mondo di Arva un sistema finalmente
funzionante ed articolato di skill lavorative
e professionali, che permetteranno ai pg di
seguire la propria creativitá nel trovare un
lavoro, svilupparlo secondo percorsi specifici
e scegliere una propria vocazione
professionale. Oltre alla sistemazione delle
skill precedentemente esistenti (con un loro
adeguato arricchimento), vedranno la loro
comparsa e sistemazione Skinning, Tailoring,
Cooking e Jewelcrafting; unitamente a ció
verrá introdotto il famoso CAP che, oltre ad
essere il codice di avviamento postale, è
anche il limite massimo dell’abilitá
raggiungibile dai personaggi: esisteranno
precisamente due vie per i pg “lavoratori”:
coloro che non intendono specializzarsi in
alcunchè potranno coltivare tutte le abilitá
ma il loro limite non permetterá di
raggiungere il livello di eccellenza in nessuna
delle abilitá; gli “specialisti” invece
sceglieranno una strada ben precisa,
opportunamente addestrati da diverse
Corporazioni, sicchè questo sistema sará pensato per incentivare la collaborazione fra pg nello
sviluppo di attivitá economiche. Non si puó non ricordare quella che fino ad ora è la principale
attivitá economica sviluppata su Arva: il famoso Magazzino Skellin dove si alternano nel lavoro
numerosi avventurieri di Arva (nell’immagine sopra).
L’Angolo del Poeta
Siamo Tutti Liutai
I nuovi strumenti musicali di Arva
Con l’avvento delle ultime
modifiche all’Hak hanno
fatto la loro comparsa i
primi strumenti realmente
suonaibili: con essi potete
comporre le vostre melodie
e personalizzare i vostri
brani. Certo, non si tratta
di un programma musicale
completo nè di un
sintetizzatore professionale, ma con tanto
allenamento potete comporre le vostre ballate
accompagnando al canto e
ai
versi
un
suono
appropriato. Gli strumenti
si dividono in due tipi: quelli
da tenere in mano come
modelli e quelli che
suonano (non equipaggiabili): presto tenteremo una unificazione dei
due oggetti. Si trovano
nei Conservatori musicali,
attualmente ce n’è uno ad
Amburg ed uno ad Ovin.
Buona suonata.
23
Con l’avvento dei primi bardi non
potevamo esimerci dal dedicare un
angolo della Gazzetta alla migliore
produzione artistica eseguita nel corso
del mese. Questo mese il premio non puó
che andare a quel geniaccio di Tilior
Felagund, al secolo il Dottor Gonzo; il
brano è chiamato “Vi canto dei quattro
eroi”.
Cantami o
Narrami
Cantami
E del musico
Diva del Basso Guerriero
gesta del Glondhalliano
poi del Veluniano Fiero
che fa suonare dei dardi con
mano
Quattro eran loro messisi’n cammino
in cerca di ventri di ragni immondi
guidati da Kramar della stirpe di Gino
con voci allegre e animi giocondi
le bestie infime ad attenderli stanno
già al di fuori dal buio anfratto
li affrontano indenni senza alcun danno
I quattro amici stretti in un patto
Al grido accademico “PER GLONDHALLA”
le zampe pelose finian all’insù
le urla correan per tutta la valla
ma il buio e la puzza aumentavan di più
E ragni spada in trenta attaccando!
la loro vita volean levàr
ma colpi di lama arrivaron vibrando
mossi da mano dell’eroe Jackàl
e tanti quadrelli colpirono in pieno
tirati dal bardo che vi sta a cantar
e zampe mozzate non era di meno
il valoroso e fiero Kramàr
la notte col suo manto illuminato
portava i nostri eroi al ritorno agognato
la frase più bella è di Samuelle
“E uscimmo fuori a riveder le stelle”