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IAB ITALIA
Rassegna Stampa del 27/01/2015
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MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto
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INDICE
IAB ITALIA
26/01/2015 Key4Biz
Diritto d'autore, oscurati 124 siti. Coinvolto uno dei fondatori di The Pirate Bay
26/01/2015 Punto Informatico 03:20
Italia, retata sul calcio pirata
9
10
ADVERTISING ONLINE
27/01/2015 La Repubblica - Palermo
Il b&b in tutta Italia con un clic su Modica "Fatturiamo due milioni ma competiamo
con i colossi"
12
27/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
Apple legalizza lo scambio di file musicali
14
27/01/2015 Il Messaggero - Civitavecchia
Apple legalizza lo scambio di file musicali
15
27/01/2015 Brand News Today
Coca-Cola disinnesca gli hater nello spot del Super Bowl, campagna con rilevanza
culturale
16
27/01/2015 Brand News Today
Le gare di comunicazione in corso e i nuovi incarichi
17
27/01/2015 Brand News Today
Franciacorta prepara adv in radio, stampa, web e ooh per la partnership con Expo
2015
19
27/01/2015 DailyMedia
Sanremo: Conad, Suzuki, UniCredit e Wind gli sponsor; Rai Pubblicità mira a una
leggera crescita nel 2015
20
27/01/2015 DailyMedia
Giuso dà ancora fiducia ad Expansion Group
22
27/01/2015 DailyNet
Cookies: reso obbligatorio il consenso attivo degli utenti
23
27/01/2015 DailyNet
GroupM Total Digital Audience, tutti dati relativi al mese di novembre
24
27/01/2015 DailyNet
Incarichi Jusp si affida a Sembox per il planning digital con target B2B
25
27/01/2015 Pubblicom Now
Nescafé rilancia le relazioni a distanza con Publicis
26
27/01/2015 Pubblicom Now
Giuso rinnova la fiducia ad Expansion Group
27
27/01/2015 Pubblicom Now
A Grandangolo media relations e pr di Exclusive Networks Italia
28
26/01/2015 360com
Per I ParTner deL PorTaLe, IL resTyLIng sI Traduce In una massImIzzazIone deI
rIsuLTaTI ProvenIenTI daLLa PubbLIcITà
29
26/01/2015 360com
Migliaia di baci per vincere Copenaghen
30
26/01/2015 360com
Widespace, l'aumento della reach è esplosivo
31
26/01/2015 360com
il linguaggio dei contenuti online a proVa di brand
32
27/01/2015 Giornale della Libreria
C'era una volta la Gdo
34
26/01/2015 ADV Express
Nescafé Cappuccino va in tv e presenta 'The Distant Hello', mini-sito per coppie a
distanza. Firma Publicis
36
26/01/2015 ADV Express
Triboo Media presenta il nuovo Leonardo.it, Vodafone sponsor del lancio
37
26/01/2015 ADV Express
Super Bowl 2015: tra gli advertiser meno auto e più 'debuttanti'
38
26/01/2015 ADV Express
Jusp sceglie Sembox per la pianificazione web con target B2B
39
26/01/2015 Engage.it
Jobmetoo riconferma Reprise Media per la comunicazione online
40
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La tattica dei veti di Berlusconi
42
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Ma Berlino all'opposizione non possiamo permettercela
44
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
«Dopo cinque anni disumani ci ha ridato speranza e dignità Poi digeriremo il
compromesso»
46
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
«Mi fido di lui, è realista Negoziamo ma senza ricatti»
48
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
«Quel che serve è l'affidabilità»
50
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Guerini: mi aspetto coerenza dopo la lezione del 2013
52
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La linea Bersani (che cita Cartesio) per evitare un candidato del Patto
54
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Bergamini: per il Quirinale una figura terza La maggioranza? Non ce n'è più una
stabile
56
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Il museo che custodisce la storia della Sicilia
58
27/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Machado: «Il Venezuela corre verso il collasso La dittatura deve finire»
59
27/01/2015 Il Sole 24 Ore
Sulla flessibilità in Europa attenti ai passi falsi
61
27/01/2015 Il Sole 24 Ore
Ecco chi ci guadagna dai salvataggi greci
62
27/01/2015 Il Sole 24 Ore
Europa e Grecia obbligate all'intesa
63
27/01/2015 Il Sole 24 Ore
Debito, come allungare le scadenze
65
27/01/2015 Il Sole 24 Ore
«La magistratura recuperi autorevolezza»
66
27/01/2015 Il Sole 24 Ore
«Sì ai titoli difensivi e ai bond emergenti»
68
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Ma Atene ha già ottenuto il rinvio
69
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"Un po' di ragionevolezza l'accordo con la Grecia è a portata di mano"
71
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"Con la Grecia pronti al dialogo ma il vero ritardo è sulle riforme"
72
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"Diversi da Syriza ma collaboreremo per salvare la Grecia"
74
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"Cambiamo l'Ue senza cedere al populismo"
75
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Il premier teme di incartarsi: "Ma è inspiegabile non candidare un Pd". I quattro in
corsa
76
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"Non è più tempo di interventisti ecco perché ci serve un tecnico"
78
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"Ci hanno tolto pure le quirinarie"
79
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Generali e Allianz fuori da La Centrale Al fianco di Valori per il rilancio ci sono Toti e
Maffeis
80
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
"È il momento di investire in Italia e in Europa le azioni costano poco"
81
27/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Deficit, missione a Roma di Bce e Commissione Ue niente manovra a marzo
82
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
Le strane alleanze
83
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
Fondi, raccolta ai massimi dal 1999
85
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
"I prezzi dei titoli di Stato sono troppo alti, temo una bolla"
87
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
"Come coalizione è un azzardo ma può funzionare contro l'austerity"
88
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
L'identikit del Presidente "cittadino"
89
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
E il leader di FI ragiona sull'ipotesi Chiamparino
90
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
Ma l'ex comandante protesta "Pena enorme ma non scappo"
91
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
"Kostner bugiarda per amore": così ha evitato la maxi pena
92
27/01/2015 La Stampa - Nazionale
Rimborsopoli, stavolta i pm scelgono la linea dura "Spese ingiustificate"
93
27/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
La trattativa: meno rigore e moratoria sugli interessi
94
27/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
Pressing di Pd e FI per Amato Il premier stoppato su Padoan
96
27/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
Berlusconi vuole garanzie: rischiano anche alla quarta
98
27/01/2015 Il Giornale - Nazionale
Il concordato dimenticato tra ebrei e fascisti
100
27/01/2015 Il Giornale - Nazionale
Berlusconi alla resa dei conti: sul Colle il premier sia leale
101
27/01/2015 Avvenire - Nazionale
«Tsipras attento, non chieda troppo all'Unione»
102
27/01/2015 QN - Il Giorno - Nazionale
Prodi stavolta è fuori dai giochiZampa: «Basta tirarlo in ballo»
103
27/01/2015 Libero - Nazionale
«La Grecia ce la farà È Renzi che porta l'Italia verso il disastro»
104
27/01/2015 ItaliaOggi
Se Craxi avesse avuto questa disoccupazione altro che Hammamet...
106
27/01/2015 ItaliaOggi
Il Patto del Nazareno consentirà a Renzi di tagliare anche le tasse
108
27/01/2015 MF - Nazionale
Ok ai certificati bianchi per Italo A Ntv boccata d'ossigeno da 20 milioni l'anno
109
27/01/2015 MF - Nazionale
Per il Nobel Shiller ora l'Italia è un buon investimento
110
27/01/2015 MF - Nazionale
A Davos l'Italia si è scoperta sexy per gli investitori esteri
111
27/01/2015 MF - Nazionale
Quasi 130 mld ai fondi nel 2014
113
27/01/2015 MF - Nazionale
Il mini-euro spinge Fca in borsa
114
27/01/2015 MF - Nazionale
FONDAZIONI BANCARIE, EVITIAMO CHE DIVENTINO TARTARUGHE SOCIALI
115
27/01/2015 MF - Nazionale
Quella chimica italiana che ha trovato la formula giusta per superare la crisi
116
27/01/2015 MF - Nazionale
Col Nazareno possibile anche tagliare le tasse
118
27/01/2015 Financial Times
Italy's premier tested by effort to find president with gravitas
119
27/01/2015 Financial Times
Rebound in oil prices likely, says Opec chief
120
27/01/2015 International New York Times
Syriza's win emboldens upstarts on left and right
121
27/01/2015 The Times
Italy
123
27/01/2015 La Tribune Quotidien
LES QUATRE DEFIS DE PATRICK DE CASTELBAJAC A LA TETE D'ATR EN 2015**
124
27/01/2015 La Tribune Quotidien
LYON-TURIN, LE TRAFIC DES MARCHANDISES JUSTIFIE-T-IL VRAIMENT LE
PROJET?
126
27/01/2015 Le Monde
En Europe, la gauche de la gauche reprend espoir
128
27/01/2015 Les Echos
« Costa Concordia » : vingt-six ans de prison requis contre l'ex-commandant
130
27/01/2015 Les Echos
Les grands groupes européens doivent recruter 400 administratrices
131
27/01/2015 Liberation
Madrid et Rome se prennent à rêver
132
27/01/2015 Wall Street Journal
Southern Europe Tries Again to Tackle Tax Evasion
133
IAB ITALIA
2 articoli
26/01/2015
Key4Biz
Sito Web
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Media
Diritto d'autore, oscurati 124 siti. Coinvolto uno dei fondatori di The Pirate
Bay
La pirateria online è alle corde. Le autorità di polizia non mollano e per i criminali informatici è sempre più
difficile farla franca.Stavolta a finire nel mirino della Guardia di Finanza sono stati 124 siti web, prontamente
oscurati, che distribuivano illegalmente contenuti audiovisivi protetti da diritto d'autore.L'operazione detta
Match-off è stata avviata dopo la denuncia di Sky Italia.I finanzieri del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche
stanno eseguendo un provvedimento di sequestro del GIP capitolino Gaspare Sturzo nell'ambito
dell'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, Nello Rossi Procuratore Aggiunto ed
Eugenio Albamonte - Sostituto.Le indagini sviluppate con la collaborazione del Nucleo Speciale
Radiodiffusione Editoria, hanno consentito di verificare come i siti in questione trasmettessero numerosi
eventi sportivi ed interi campionati di più discipline sportive, nonché concerti musicali e numerosissime opere
cinematografiche e televisive senza possedere i relativi diritti, appartenenti a molteplici operatori delle Tv a
pagamento e non, nazionali ed estere.In particolare, spiegano le Fiamme Gialle, è stato accertato che
venivano offerti contenuti pirata sia in modalità streaming live che in modalità on-demand. Pubblicità,
principale fonte della pirateria Nella nota si legge che "tutti i siti, posizionati su server all'estero, riportavano
veri e propri palinsesti organizzati per facilitare la scelta del programma preferito. La loro fonte di guadagno
principale è legata ai banner pubblicitari inseriti nel corso delle trasmissioni in percorsi che lo spettatore è
obbligato a seguire".Oggi, in Italia, la pubblicità online vale complessivamente 2 miliardi di euro, il 25%
dell'intero volume d'affari del settore.E proprio per fermare la pubblicità sulle piattaforme illegali che lo scorso
giugno IAB Italia ha siglato un Memorandum of Understanding con FPM (Federazione contro la Pirateria
Musicale e Multimediale) e FAPAV (Federazione per la Tutela dei contenuti Audiovisivi e Multimediali).Una
mossa che permette anche indirettamente di dirottare gli investimenti pubblicitari sui siti che offrono contenuti
legali e nel pieno rispetto del diritto d'autore.Un'azione di contrasto che sta portando avanti egregiamente il
Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l'Editoria della Guardia di Finanza che con l'operazione Publiflm,
gestita dal generale Gennaro Vecchione e dal Comandante Paolo Occhipinti, è intervenuta con forza contro i
brand che sostengono finanziariamente i siti pirata con la pubblicità, contro i quali sono ancora in corso
accertamenti (Slides). Contratti pubblicitari fittizi Nell'operazione del fine settimana, alcuni dei siti oscurati
sono, però, stati predisposti per massimizzare i profitti anche in danno del mercato pubblicitario.Nel corso
delle indagini è stato, infatti, riscontrato che una parte dei contatti pubblicitari è fittizia, poiché sono stati
inseriti degli automatismi fraudolenti che conteggiano periodici click sui banner, in realtà mai avvenuti da
parte dell'utente che fruisce dei programmi televisivi online.Le Fiamme Gialle informano pertanto che sono in
corso attività di analisi informatica per rilevare le concessionarie di pubblicità che hanno consentito a noti
brand, attivi nel settore finanziario, immobiliare, del betting online, della distribuzione al dettaglio e delle
telecomunicazioni, di trasmettere messaggi pubblicitari sui siti oggi in sequestro. Rischio phishing In alcuni
casi, addirittura, è stata individuata la presenza di una malware informatico capace di rubare agli utenti
informazioni personali attraverso la tecnica del phishing.A riprova del fatto che la pirateria audiovisiva è
gestita da "professionisti" della frode, tra i domini sequestrati dal Nucleo Speciali Frodi Tecnologiche ne è
spuntato uno, sportlemon.tv, registrato a nome dello svedese Gottfrid Swartholm, già noto alle cronache
giudiziarie internazionali in quanto cofondatore del famoso sito illegale The Pirate Bay e condannato nel suo
Paese, nel 2009, ad un anno di prigione per violazione del copyright e nel 2013 per frode ed hacking
aggravato."Si tratta, in definitiva, di risultati operativi oggi resi possibili dagli strumenti che la tecnologia mette
a disposizione degli Organi di contrasto alle violazioni in materia di Proprietà Intellettuale", conclude la nota
della Guardia di Finanza.
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 27/01/2015
9
26/01/2015
03:20
Punto Informatico
Sito Web
Italia, retata sul calcio pirata 124 siti sono stati resi inaccessibili dall'Italia: l'Operazione Match Off basterà a
tutelare gli investimenti profusi da Sky per i diritti sulla trasmissione degli eventi sportivi? Roma - Offrivano gli
incontri in diretta streaming e la possibilità di rivedere gli incontri on demand: 124 siti dedicati principalmente
alla trasmissione pirata delle partite di calcio sono stati sequestrati ad opera del Nucleo Speciale Frodi
Tecnologiche della Guardia di Finanza su ordine disposto dal GIP di Roma Gaspare Sturzo. La retata sullo
streaming pirata dell'Operazione Match Off è stata innescata da una denuncia di Sky Italia, che detiene i diritti
per le trasmissioni delle partite su piattaforma satellitare. Le indagini a seguire, parte dell'inchiesta coordinata
dalla Procura della Repubblica di Roma e svoltesi con la collaborazione del Nucleo Speciale Radiodiffusione
Editoria delle Fiamme Gialle, hanno analizzato il sottobosco dei siti dedicati allo streaming calcistico, per
studiarne il modello di business e farne emergere le criticità. Ne emerso un quadro complesso e abbastanza
sofisticato. Tutti i siti individuati e sottoposti a sequestro, uno dei quali, Sportlemon.tv, appare registrato a
nome del Pirata Gottfrid Anakata Svartholm, sono ospitati su server esteri. Si basano sull'offerta di palinsesti
principalmente incentrati sulla programmazione sportiva, fruibile anche in diretta streaming, senza però
disdegnare l'offerta di concerti, film e show televisivi: trovano ragione di esistere nell'advertising, disseminato
nel corso delle trasmissioni e propinato all'utente "in percorsi che lo spettatore è obbligato a seguire", spiega
il comunicato della Guardia di Finanza. In numerosi casi, si è riscontrato nel corso delle indagini, i siti sono
stati "predisposti per massimizzare i profitti anche in danno del mercato pubblicitario", con "automatismi
fraudolenti" e soluzioni per moltiplicare i clic e le visualizzazioni dei banner, per vendere agli inserzionisti
platee più vaste e interessate di quelle che realmente frequentano queste piattaforme. Le indagini
proseguono dunque per individuare le concessionarie di pubblicità che giocano un ruolo di intermediari a
favore dei siti pirata, e abbiano piazzato i marchi di "noti brand, attivi nel settore finanziario, immobiliare, del
betting online, della distribuzione al dettaglio e delle telecomunicazioni" su piattaforme illecite. A partire dagli
scorsi mesi le autorità e gli attori del settore dell'advertising hanno iniziato a dedicare attenzione al business
della pirateria e alle torbide dinamiche che lo animano e che finiscono per coinvolgere inserzionisti spesso
inconsapevoli: cominciando dall'accordo stipulato tra IAB Italia, FPM (Federazione contro la Pirateria
Musicale e Multimediale) e FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) per
fare terra bruciata intorno alle piattaforme pirata, anche la Guardia di Finanza si è progressivamente
interessata ad analizzare e a dare rilevanza a questo aspetto delle attività illegali in Rete, ad esempio con
l'operazione Italian Black Out, che ha reso inaccessibile dall'Italia ddlhits.com con il proprio articolato modello,
e con l'operazione Publifilm, incentrata sulle attività dei siti dedicati allo streaming di contenuti cinematografici
e televisivi. Il lucroso mercato dei diritti per la trasmissione degli eventi sportivi per la pay-tv, sfruttati ora
anche sul versante online dai due principali attori di settore in Italia, Mediaset e Sky, è sempre più spesso al
centro di denunce e operazioni antipirateria: Mediaset ha già ottenuto il sequestro di piattaforme dedicate ai
link allo streaming dei principali eventi sportivi, nonché la rimozione dei link da siti di informazione come Il
Post; Sky, che peraltro ha dimostrato la propria opposizione nei confronti del Regolamento AGCOM, si è
rivolta all'autorità giudiziaria per tentare di abbattere le attività di Futubox, servizio a pagamento che rilancia la
programmazione dei canali satellitari in HD con la mediazione della Rete. Gaia Bottà TAG: Internet, diritto
d'autore, copyright, sport, streaming, advertising, Sky, Italia
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 27/01/2015
10
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Italia, retata sul calcio pirata
ADVERTISING ONLINE
24 articoli
27/01/2015
La Repubblica - Palermo
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il b&b in tutta Italia con un clic su Modica "Fatturiamo due milioni ma
competiamo con i colossi"
Giambattista Scivoletto ora ha dodici dipendenti e 16 mila aziende iscritte
GIORGIO RUTA
C'È un siciliano che sfida i colossi del turismo sul web. Il suo quartier generale è alle porte delle campagne di
Modica, nel Ragusano. Giambattista Scivoletto, 43 anni, è il fondatore del sito bed-and-breakfast.it.
Chi almeno una volta ha prenotato una b&b su internet si è imbattuto in questo portale di booking online:
sedici mila strutture iscritte, dieci milioni di utenti unici ogni anno, dodici dipendenti, due milioni di euro di
fatturato nel 2014. «Abbiamo le spalle larghe ma oggi dobbiamo far fronte alla concorrenza di giganti
internazionali che investono milioni e milioni di euro. È una sfida, ma reggiamo abbastanza bene grazie al
brand che abbiamo costruito pazientemente negli anni», spiega Scivoletto, seduto sulla poltrona del suo
ufficio.
Il meccanismo è semplice: il b&b si iscrive al sito e paga una quota di 150 euro all'anno.
Mette i suoi contatti, la descrizione della struttura, le foto e tutte le informazioni necessarie. Sul sito, l'utente,
tramite una mappa o un motore di ricerca, sceglie la struttura preferita. «Altri portali simili guadagnano dalla
transazione tra l'ospite e il b&b, noi abbiamo deciso di optare sulla tariffa d'iscrizione, che non è mai cambiata
da quando siamo nati», spiega il fondatore del sito.
È la storia di un successo che nasce a metà degli anni '90, agli albori del web. Scivoletto era studente della
facoltà di Informatica di Catania: «Una volta chiesi a un mio professore cosa fosse Internet, mi guardò
smarrito e mi rispose "l'e-mail". Insomma, eravamo all'inizio di un cambiamento epocale e non eravamo
attrezzati». La laurea non la prenderà mai, abbandonando gli studi a pochi esami dalla fine.
Ma il segreto del successo sta nella curiosità, non in un foglio di carta: «Io e un mio amico volevamo saperne
di più, ci informavamo tramite le riviste specializzate, le divoravamo per capire meglio dove stesse andando il
mondo», racconta.
Il primo sito lo mette in piedi nel 1996, si chiamava modicaonline.it, uno dei primi in Italia. «In quel momento
capii che era un settore che poteva essere sfruttato, avevamo cento utenti, all'epoca non erano pochi,
affatto», spiega. Così, Scivoletto crea una serie di siti sulle città turistiche sicilianee sulle feste folcloristiche
dell'Isola.
«Sapevo che presto sarebbe arrivato Google AdSence, il servizio del motore di ricerca che compra la
pubblicità sul web e che ti permette di guadagnare in base agli accessi. Così mi è venuto in mente di creare
siti che portassero accessi. Ho sfruttato la vocazione turistica della Sicilia, è andata bene».
Ma gli inizi non sono stati facili: «Non avevo i soldi necessari per pagare i fotografi per le immagini dei
monumenti da mettere sul web, così quando avevo qualche giorno libero partivo con la mia macchina e
andavo a scattare foto in giro per la Sicilia: da Ragusa a Trapani, dall'Etna a Palermo. Ho ancora scatoloni
pieni di rullini e diapositive», racconta sorridendo pensando a quei lunghi viaggi. Poi tutto cambia nel 2000
quando Scivoletto, senza investimenti, fonda il sito per i bed and breakfast della regione, per poi creare quello
nazionale nel 2003: dopo due anni c'erano già duemila clienti in tutta Italia, di cui un centinaio siciliani.
«Inizialmente abbiamo offerto il servizio in maniera gratuita, poi lo abbiamo messo a pagamento, senza
perdere nessun cliente». Negli anni il successo si è rafforzato, arrivandoa quota sedici mila strutture
registrate nel 2014.
Il sito è anche una comunità, ogni anno ci sono due iniziative attese dagli amanti dell'ospitalità low cost: la
settimana del baratto e il b&b day. «Con il primo, le strutture mettono a disposizione le proprie camere in
cambio di merce o servizi offerti dai clienti, nel secondo, si alloggia gratis per un giorno se si prenotano
almeno due notti.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LA STORIA
27/01/2015
La Repubblica - Palermo
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il prossimo b&b day sarà il 7 marzo. Sono strumenti per fidelizzare che hanno raccolto grande entusiasmo»,
spiega Scivoletto. Progetti per il futuro? «Avevamo pensato di espanderci all'estero, ma non è semplice. Da
un lato bisogna far fronte a colossi che possono permettersi cifre spaventose per gli investimenti e dall'altro
pagare la pubblicità sul web negli altri paesi ci costa molto di più. Non è semplice, al momento continuiamo a
tessere la tela in Italia».
Foto: LA SCHERMATA La copertina del sito gestito da Giambattista Scivoletto che riunisce 16.000 B&B di
tutta Italia
27/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Apple legalizza lo scambio di file musicali
LA NUOVA MOSSA DI CUPERTINO CONTRO LA PIRATERIA ONLINE
Apple vuole combattere la pirateria sfruttando le sue stesse armi. La compagnia di Cupertino ha in mente di
legalizzare il peer-to-peer, cioè la condivisione di file tra utenti che è alla base di servizi per lo scambio di
copie pirata di film e musica come il defunto Napster o BitTorrent. In un brevetto registrato negli Stati Uniti, la
Mela descrive un sistema in cui l'utente può scaricare un album non dal negozio virtuale iTunes, ma da un
amico che lo ha già comprato. L'album è però criptato e per ascoltarlo si deve comprare una licenza, venduta
a prezzo inferiore rispetto al download tradizionale ma comunque utile a fare cassa. COLLETTA VIRTUALE Il
sistema escogitato da Apple presenterebbe alcuni vantaggi rispetto alla distribuzione tradizionale:
consentirebbe a iTunes di risparmiare sulla larghezza di banda necessaria per erogare i contenuti, e più in
generale di tagliare i costi di distribuzione. In sostanza, se un gruppo di amici è intenzionato a comprare lo
stesso album, o la stessa canzone, o il medesimo film, sarà sufficiente che solo uno lo compri direttamente
da iTunes. Gli altri, in una sorta di colletta virtuale, potranno accedere a una copia criptata del contenuto, che
verrà resa fruibile nel momento in cui si comprerà la licenza. Mac, iPhone e iPad possono già condividere
contenuti attraverso Airdrop, ma quelli protetti da copyright (Drm) non possono essere scambiati tra persone
diverse, se non usando strade poco lecite. Complice lo sconto sul listino, il nuovo sistema potrebbe, secondo
Apple, ridurre la condivisione illegale.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL CASO
27/01/2015
Il Messaggero - Civitavecchia
Pag. 23
(diffusione:210842, tiratura:295190)
LA NUOVA MOSSA DI CUPERTINO CONTRO LA PIRATERIA ONLINE
IL CASO
Apple vuole combattere la pirateria sfruttando le sue stesse armi. La compagnia di Cupertino ha in mente di
legalizzare il peer-to-peer, cioè la condivisione di file tra utenti che è alla base di servizi per lo scambio di
copie pirata di film e musica come il defunto Napster o BitTorrent. In un brevetto registrato negli Stati Uniti, la
Mela descrive un sistema in cui l'utente può scaricare un album non dal negozio virtuale iTunes, ma da un
amico che lo ha già comprato. L'album è però criptato e per ascoltarlo si deve comprare una licenza, venduta
a prezzo inferiore rispetto al download tradizionale ma comunque utile a fare cassa.
COLLETTA VIRTUALE
Il sistema escogitato da Apple presenterebbe alcuni vantaggi rispetto alla distribuzione tradizionale:
consentirebbe a iTunes di risparmiare sulla larghezza di banda necessaria per erogare i contenuti, e più in
generale di tagliare i costi di distribuzione. In sostanza, se un gruppo di amici è intenzionato a comprare lo
stesso album, o la stessa canzone, o il medesimo film, sarà sufficiente che solo uno lo compri direttamente
da iTunes. Gli altri, in una sorta di colletta virtuale, potranno accedere a una copia criptata del contenuto, che
verrà resa fruibile nel momento in cui si comprerà la licenza.
Mac, iPhone e iPad possono già condividere contenuti attraverso Airdrop, ma quelli protetti da copyright
(Drm) non possono essere scambiati tra persone diverse, se non usando strade poco lecite. Complice lo
sconto sul listino, il nuovo sistema potrebbe, secondo Apple, ridurre la condivisione illegale.
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Apple legalizza lo scambio di file musicali
27/01/2015
Brand News Today
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Coca-Cola disinnesca gli hater nello spot del Super Bowl, campagna con
rilevanza culturale
La campagna di respiro globale debutta al Super Bowl e vuole ridurre la negatività e l'aggressività che le
persone riversano su internet. Oltre allo spot il coinvolgimento della community DoSomething.org per far
diventare il proposito realtà A pag. 7 In Coca Cola - come a tutti i frequentatori dei social network, chat e degli
spazi dei commenti sui giornali online non è passata inosservata l'aggressività che le persone tirano fuori in
un world wide web ormai intriso di negatività e cattiveria. Contrapporvi ciecamente ottimismo e buonismo a
tutti i costi può essere conotroproducente, se non stupido, meglio affrontare quindi il problema frontalmente.
Nasce dall'osservazione di questo fenomeno la nuova campagna per il Super Bowl di Coca Cola il cui tema è
stato annunciato ieri, mentre lo spot verrà svelato solo durante il big game: fare di internet un mondo migliore
e portare questa attitudine nel mondo reale. Lo spot verrà anticipato da sette video-pillole, di cui quattro già
online, per stimolare interesse e iniziare a far circolare l'hashtag #MakeItHappy. Tre mini-film vedranno
protagonisti testimonial che hanno sperimentato sulla propria pelle l'aggressività degli haters come la pilota
Danica Patrick, il giocatore di football Michael Sam e il ragazzino Kid President. Come spiega Andy McMillin,
VP and GM Coca-Cola Trademark Brands "La marca dà il suo meglio quando esprime un punto di vista che
rinforza i suoi valori (ottimismo, inclusione) e rappresenta la cultura attuale e le comunità in cui vive. Siamo
circondati da storie di negatività online che si espande all'interno della società. Speriamo che questa
campagna ispiri le persone nel paese e globalmente a dimostrare più positività nelle proprie azioni online e di
fermarsi un secondo a pensare prima di postare un commento negativo". La richiesta a Wieden+Kennedy
Portland è stata quindi di una campagna rilevante culturalmente e di respiro globale: lo spot è stato infatti
girato tra Los Angeles, Città del Messico e Shanghai. Lo accompagna una partnership con la community
online di DoSomething.org, che conta 3,3 milioni di persone, invitati a coinvolgere gli utenti nella campagna
facendola diventare un movimento che vada oltre la partita di football.
Foto: Welcome to the Internet The Internet You Know Something Big Is Happening Online Coca-Cola + Kid
President
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BEVERAGE
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Brand News Today
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Le gare di comunicazione in corso e i nuovi incarichi
Alle pagg. 13 e 14 Le gare di comunicazione in corso e i nuovi incarichi CLIENTE INCARICO AGENzIE Aim
(Aziende Industriali Municipali Vicenza) creatività progetti di comunicazione in definizione AMT Genova
gestione degli spazi pubblicitari in definizione Alto Adige Sudtirol creatività e media in definizione Alto Adige
Marketing consulenza strategica e creatività adv in definizione Arexpo comunicazione in definizione Asos
media in Europa in definizione Associazione Nazionale fra le banche popolari campagna istituzionale in
definizione Aviva Italia comunicazione 2015 in definizione Bentley creatività paneuropea in definizione Bmw
Motorrad attività digital globale in definizione British Airways digital globale in definizione Campari creatività
Calendario 2016 in definizione Carismi campagna di riposizionamento Dlv Bbdo e altre due agenzie Città di
Palermo campagna tv e web 2015 domande entro il 30 gennaio Coca Cola creatività paneuropea di Fanta in
definizione Consorzio Bancomat creatività campagna informativa in definizione Diageo creatività globale di
Smirnoff in definizione Ente Nazionale del Turismo Tunisino adv in Europa in definizione Ente Nazionale del
Turismo Tunisino realizzazione stand per fiere in definizione Epson creatività europea in definizione Epson
attività sui social media in definizione Eurospin creatività Publicis, Dlv Bbdo, Grey United e altre Farchioni
strategie corporate per l'estero 3 agenzie Federazione Ordini Farmacisti Italiani comunicazione istituzionale e
ufficio stampa domande entro il 19 febbraio 2015 Ferrero campagna per Bready Pubbliregia, Providence
Ferrovie dello Stato organizzazione eventi in definizione Fiat campagna di 500X Leo Burnett, 515, Kube
Libre, Doner Armando Testa, Independent Ideas, The Greenhouse Gal Peloritani 'Terre dei Miti e della
bellezza' campagna adv in definizione Gal Alto Casertano promozione turistica e marketing in definizione
GlaxoSmithKline pr globali in definizione Glen Grant creatività globale in definizione Intercent Emilia
Romagna comunicazione del Por Fesr 2007-2013/ 2014-2020 in definizione Lamborghini comunicazione per
la nuova Aventador stv Ddb, McCann e un'altra agenzia Leisure Spin gestione media per il lancio in Italia di
Jackpotjoy Starcom, Media Club Mercedes-Benz Italia comunicazione digitale in definizione Paddy Power
creatività europea in definizione Parco dei Monti Picentini attività pubblicitarie in definizione Parmalat
creatività per Santal Saatchi&Saatchi e altre sigle Pirelli creatività per campagna globale 13 agenzie Poste
Italiane attività di below the line in definizione Qatar Airways media europeo in definizione Reckitt Benckiser
attività digital in Europa in definizione continua nella prossima pagina CLIENTE INCARICO AGENzIE
Regione Lombardia (Arca) comunicazione ed eventi in definizione Regione Lombardia (Arca) pianificazione
media e acquisto spazi MEC, Omd, Media Italia, RTI Opportunity Communication & Marketing e Cheil Italia,
Pomilio Blumm, RTI Starcom e Mediaxchange Regione Toscana ufficio stampa e digital pr per Expo 2015 in
definizione Roma Capitale marketing strategico turistico domande entro il 23 febbraio Roma Capitale
ideazione prodotti editoriali turistici domande entro il 24 febbraio Rovagnati creatività per GranBiscotto in
definizione Sagat/Aeroporto di Torino comunicazione in definizione SMG - Alto Adige Marketing rp e
consulenza in comunicazione in definizione Sony Mobile creatività globale in definizione Soprintendenza per i
Beni Archeologici comunicazione in definizione di Pompei, Ercolano e Stabia Sviluppo Lazio spazio
espositivo a Expo 2015 in definizione Trenitalia campagne pubblicitarie sulle Frecce in definizione TUI Group
creatività paneuropea in definizione Unilever attività digital globali in definizione Unilever media planning e
buying globale in definizione Vertu global crm in definizione Nuovi incarichi CLIENTE INCARICO AGENzIE
Agugiaro&Figna comunicazione The AdStore ANCL Lombardia comunicazione Below Public Relations
Giocoplast comunicazione The Cream Heineken creativià globale di Strongbow Apple Cider Serviceplan
I.C.E. video per promozione made in Italy Leo Burnett I.C.E. eventi per Mido 2015 Carpediem Jusp
pianificazione online Sembox Mediaset creatività di Infinity Leo Burnett (riconferma) Pallacanestro Varese
social media marketing Mas Factory PepsiCo Italia rp di Lay's Glebb&Metzger Privalia rp Weber Shandwick
Sial Servizi comunicazione turismo naturalistico Primaidea Sial Servizi comunicazione turismo religioso AB
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NEW BUSINESS
27/01/2015
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Pag. 2
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Comunicazione UnipolSai creatività Leo Burnett (riconferma) ValVerde rp Maybe
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Brand News Today
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Franciacorta prepara adv in radio, stampa, web e ooh per la partnership
con Expo 2015
A pag. 5 Franciacorta prepara adv in radio, stampa, web e ooh per la partnership con Expo 2015
Franciacorta sarà l'Official Sparkling Wine di Expo 2015. Una serie di attività ed eventi, sia a Milano che in
Franciacorta, saranno realizzati per far conoscere ai visitatori il vino e il territorio. Incentivare il turismo e
promuovere una terra ricca di storia, tradizioni ed eccellenze enogastronomiche saranno gli obiettivi principali
di Franciacorta per il semestre della manifestazione. Il Consorzio che tutela la produzione di questo vino
sosterrà la presenza all'Esposizione Universale anche con una campagna di advertising. La pianificazione
coinvolgerà la stampa, l'out of home, la radio e il web. Per la creatività, l'agenzia di riferimento è RBAGroup.
Partner per le attività di comunicazione digitale è invece NT Next, che ha appena curato il restyling del sito
www.franciacorta.net.
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BEVERAGE
27/01/2015
DailyMedia
Pag. 2
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Vittorio Parazzoli
Definiti i media partner del prossimo Festival, con due conferme e altrettante new entry. La concessionaria
guidata da Fabrizio Piscopo ha chiuso il 2014 in linea con il 2013, grazie alla tv a +1% circa e il web a +10%,
che compensano i cali di radio e cinema 11 due conferme e due novità sul fronte degli sponsor dell'edizione
2015 del Festival di Sanremo, che si terrà dal 10 al 14 febbraio. Le prime sono quelle di Conad e Suzuki, che
fanno quindi il bis dopo l'esordio avvenuto nel 2014; le seconde sono quelle di UniCredit e Wind che, per la
loro prima volta in questa veste, subentrano a Procter&Gamble e Findus. In particolare, l'insegna della
grande distribuzione tornerà a coprire gli spazi privilegiati riservati ogni anno a quattro selezionati inserzionisti
presentando l'annunciato nuovo spot istituzionale che allarga il consolidato format di Aldo Biasi
Comunicazione "Persone oltre le cose" a una serie di soci che, in varie location, mostrano come l'insegna sia
omogeneamente radicata su tutto il territorio nazionale, uscendo da casa per recarsi al loro punto vendita,
sempre con la preoccupazione di offrire ai consumatori "la qualità da leader a un prezzo più conveniente".
Regia di Marcello Lucini e produzione di New Avana anche per i billboard dedicati a "Sapori&Dintorni".
Quanto ai nuovi media partner UniCredit e Wind, la prima dovrebbe utilizzare questo palcoscenico per
lanciare pubblicitariamente il suo nuovo conto My Genius, mentre la compagnia di tlc sta studiando nuovi
spot appositamente per l'evento. Come già anticipato da DailyMedia dello scorso 10 dicembre, gli spazi
dedicati agli sponsor sono due, prima e dopo il terzo break. A loro è dedicata un'offerta del valore
complessivo a listino di 4,8 milioni circa, che prevede: uno spot da 45" una volta al giorno per 5 giorni, al
costo di 2,22 milioni di euro; un billboard da 4" in apertura/chiusura anteprima e in apertura/chiusura Festival
da 600mila euro, per 20 passaggi totali nei 5 giorni dell'evento; un promoTail da 7" della campagna di lancio
dell'evento, in onda fino al 14 febbraio per un totale di 100 passaggi al costo di 1,2 milioni di euro;
cartellonistica in sala stampa da 60mila euro, product placement da 250mila euro nell'apertura dell'anteprima
(diario), e un quarto del traffico web disponibile (443mila euro). I listini approntati da Rai Pubblicità sono in
linea con quelli della scorsa edizione, con l'obiettivo, però, di realizzare una raccolta di oltre 20 milioni di euro,
in crescita del 4-5% su quella del 2014, che già rappresentò un ulteriore aumento rispetto a quella del 2013,
anno record per la pubblicità generata dal Festival in tutta la sua storia. Le stime degli ascolti sono state
tenute infatti in linea con quelle iniziali dello scorso anno, nella convinzione che Conti farà meglio di Fabio
Fazio. Intanto, la concessionaria guidata da Fabrizio Piscopo - che presenterà tutte le sue novità in una
convention che si terrà subito dopo Sanremo - conferma di aver chiuso il 2014 in pari per quanto riguarda la
raccolta complessiva, con un incremento tra lo 0,7 e il +1% per la televisione e del 10% per internet, che
compensano le perdite sui fronti della radio (-7\8%) e del cinema (-28\30%). Per entrambi, però, le
prospettive per questi 12 mesi sono migliorative: per la prima, grazie a nuovi prodotti commerciali, per il
secondo con l'avvio, già nelle prossime settimane, della prima joint - che sarà con UCI - del costituendo
Consorzio per rilanciare il mezzo al quale, almeno inizialmente, erano interessate anche The Space e
Moviemedia, con ripartizione delle raccolta in base ai biglietti venduti nei rispettivi circuiti. Per il web ci sono
ottime prospettive anche quest'anno, grazie all'aumento delle visite ai siti Rai nell'ordine del +40\50% dopo il
blocco dei passaggi su Youtube dei contenuti dei canali pubblici, con un obiettivo per questi 12 mesi di un
ulteriore +15% della raccolta, già volata al +20% nel secondo semestre del 2014 proprio grazie all'impennata
del numero delle pagine viste. «Complessivamente - anticipa Piscopo a DailyMedia - per quest'anno abbiamo
un obiettivo di leggera crescita, in un mercato, però, che, al massimo prevediamo flat o peggio ancora in
contrazione di 1-2 punti, e con un gennaio che si sta concludendo ancora con segno negativo». A marzo,
infine, ci sarà la nuova formula di Carosello Reloaded, con un'altrettanto nuova sit-com che, con tutta
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Sanremo: Conad, Suzuki, UniCredit e Wind gli sponsor; Rai Pubblicità
mira a una leggera crescita nel 2015
27/01/2015
DailyMedia
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(diffusione:15000, tiratura:15000)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
probabilità, questa volta, sarà messa a punto internamente.
Foto: Fabrizio Piscopo
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DailyMedia
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(diffusione:15000, tiratura:15000)
Giuso dà ancora fiducia ad Expansion Group
Adv , sponsorizzazioni e campagna web sono tra i progetti del 2015
Giuso spa, azienda operativa nella produzione di ingredienti e semilavorati di qualità destinati al mondo della
gelateria e della pasticceria, ha confermato per il terzo anno consecutivo la fiducia ad Expansion Group
affidandole tutti i suoi progetti di comunicazione per l'anno 2015. Il sostegno di Expansion Group all'azienda
riguarderà interventi ad ampio spettro di competenze: dall'adv classica alla pianificazione media, dalle pr al
web, sino alle attività di sostegno inerenti una nutrita serie di iniziative speciali. Confermata anche la
collaborazione con manifestazioni di rilievo in ambito internazionale, come il World Pastry Stars. L'azienda ha
come obiettivo, oltre al consolidamento delle quote raggiunte, l'allargamento delle proprie posizioni su mercati
di espansione. Giuso è già presente con i propri prodotti in 40 paesi. Al via nel 2015 anche la nuova
campagna web che vedrà Giuso sempre più presente sui presidi online di maggior rilievo e sui social
network.
Foto: Un visual della campagna
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Mercato
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DailyNet
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(diffusione:15000, tiratura:15000)
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Caffeina riassume gli aspetti da Considerare espressi dal garante 15 Cambiano i tempi e, con loro, la ricetta
dei cookies. non gli ingredienti, quanto le regole per la loro preparazione. le specifiche sono state pubblicate
in un video, il 16 gennaio. ma qua non stiamo parlando di cucina, di biscotti e di pasticceria. stiamo parlando,
invece, degli strumenti di profilazione che permettono ai marketer di profilare gli utenti dei siti internet. e la
ricetta non è frutto delle nuove scoperte della novelle cuisine, ma delle considerazioni del garante della
privacy, che ha richiesto adempimenti per la tutela dei diritti e le libertà fondamentali in materia del
trattamento dei dati personali, gli ultimi dei quali raccolti dopo la convocazione della consultazione pubblica e
le relative discussioni che hanno richiesto la mediazione tra le esigenze di tutela della privacy degli utenti e
quelle dei titolari di siti e applicazioni che installano cookie sui device degli utenti, riassunte appunto, nel
video del 16 gennaio (https://www.youtube.com/watch?v=mutYXsexnw). in base a questi, Caffeina ha
sviluppato quattro punti che sintetizzano gli aspetti da tenere in conto per l'installazione di cookie sui siti web
aziendali. LA NOvITà al primo contatto con il sito, l'utente deve essere informato che si fa uso di cookie con
finalità di marketing, anche di terze parti, che è disponibile un'informativa sul tema in una sezione apposita e
che, proseguendo la propria esperienza di navigazione, si autorizza la loro installazione. se poi lo vorrà,
l'utente dovrà poter modificare i propri consensi ai singoli cookie, attraverso una semplice dashboard.
MODALITà INfOrMATIve le informazioni devono essere fornite attraverso un elemento grafico visibile ma
poco invasivo che, citando il garante, "determini una discontinuità, seppur minima, dell'esperienza di
navigazione" e superabile "solo mediante un intervento attivo dell'utente". in pratica, un banner o un elemento
nella pagina, visibile e sufficiente a contenere le informazioni sintetiche descritte prima. il consenso rilasciato
dall'utente con il suo "intervento attivo", per esempio un clic su elementi esterni al banner, deve essere
tracciato dal sito e dimostrabile da parte del titolare. Le INfOrMATIve sono previsti due documenti, cioè le
informative redatte per l'utente: quella breve, appena descritta, con cui si avvisa l'utente all'apertura del sito, e
l'informativa estesa, che elenca tutti i cookie che il sito installa e le relative caratteristiche. Bisogna inoltre
linkare le informative e i moduli di consenso dei cookie di terze parti, cioè installati da servizi terzi tramite il
sito, come per esempio quelli relativi ai social plugin.
Foto: tiziano tassi
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Privacy
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DailyNet
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(diffusione:15000, tiratura:15000)
14 GroupM Total Digital Audience, tutti dati relativi al mese di novembre < il dato della popolazione italiana
online 2-74 cresce anche a novembre secondo i dati audiweb e raggiunge i 28,6 milioni di utenti nel mese e i
21,6 milioni nel giorno medio. gli adulti 1874 che navigano sono 25,5 milioni (il 59% della pop. italiana 18-74)
nel mese e 21 milioni nel giorno . < sono 20 milioni gli utenti internet 18-74 da smartphone e tablet nel mese (
23 milioni da pc ), nel giorno medio il mobile raggiunge i 17 milioni e supera il pc ( 12 milioni ). < a novembre
crescono del +13% (vs gen'14) gli italiani online solo da Mobile nel giorno medio e raggiungono i 9,0 milioni ,
mentre calano di oltre il -30% quelli che accedono solo da pc ( 3,7 mio ). in crescita chi utilizza entrambi i
device , fissi e mobili, per navigare: 8,4 mio vs i 6,4 di gennaio. < nel mondo applicazioni : calano le audience
e il tempo speso sulle app da pC. in crescita , invece, l'utilizzo di app da Mobile che sviluppano audience
sempre più qualificate: +19% utenti unici; +5% time per persone (vs gen'14). tra i top player risiedono i big
dell'instant massaging, i protagonisti del mondo social e quelli dell'entertainment (video e musicale).
TREND TOTAL DIGITAL AUDIENCE 2 Source: *roupM elabora0ons on Audiweb View & Mobile data Adults
18 74 owners of Android & iOS devices MONTHLY AUDIENCE (.000) Nota : il target Mobile è quello dei 18
74 anni , l'elaborazione considera quindi target omogenei anche per Pc Audience e Total Digital Audience
TOP APPLICATIONS DA SMARTPHONE E TABLET Source: GroupM elabora0ons on Audiweb View &
Mobile data - Nov 2014 - Only mobile App target: Adults 18 74 owners of Android & iOS devices 16.752
15.230 14.459 13.727 11.900 10.939 10.885 10.859 7.131 5.461 5.439 5.139 4.739 4.518 4.281 4.231 4.161
4.145 4.030 3.758 WhatsApp Messenger Facebook Google Play Google Search Facebook Messenger
YouTube Google Maps Gmail Google+ Yahoo Mobile Applica0ons Instagram Clean Master (Speed Booster)
Shazam Skype Mobile Applica0ons il Meteo Google Drive Adobe Reader S Suggest Google Play Music
Dropbox Var.% Vs Jan'14 App Audience (.000) Time per person hh:mm:ss 08.41.32 11.36.26 00.31.18
00.58.42 01.06.52 01.20.54 00.31.00 00.54.28 00.18.51 01.17.27 02.38.59 00.24.02 00.07.03 00.50.08
00.15.09 00.12.16 00.23.34 00.02.33 00.12.57 00.30.52 Var.% Vs Jan'14 27% 16% 27% 26% 116% 23%
27% 20% 19% n.a. 44% n.a. 7% n.a. 7% 247% 11% n.a. 36% 14% 22% 34% 7% 19% 62% 30% 24% 12%
23% n.a. 44% n.a. 51% n.a. 1% 70% 1% n.a. 12% 6%
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GroupM Total Digital Audience, tutti dati relativi al mese di novembre
27/01/2015
DailyNet
Pag. 1
(diffusione:15000, tiratura:15000)
11 Incarichi Jusp si affida a Sembox per il planning digital con target B2B Jusp, la startup fondata nel 2011
che propone soluzioni innovative, semplici e sicure per l'incasso con carta di credito e bancomat in mobilità,
ha scelto sembox per la pianificazione delle attività online. la pianificazione web avrà come finalità principale
l'ampliamento del portafoglio clienti nel settore delle piccole e medie realtà che hanno quotidianamente
necessità di gestire transazioni con carte di credito. il target di riferimento è quindi molto variegato, dal
medico all'artigiano, dalla grande azienda al piccolo bed & breakfast. la pianificazione web, affidata a
sembox, è stata ideata secondo i criteri della massima efficienza nell'allocazione del budget, focalizzandosi
su canali ed editori verticali capaci di dare visibilità e performance in linea con gli obiettivi. il progetto prevede,
oltre alla search, l'applicazione di logiche capaci di mappare gli utenti in cluster (da raggiungere con
comunicazioni one to one) mediante pianificazioni dem, display in programmatic buying e accordi con editori
settoriali. "siamo molto contenti di essere stati selezionati da una realtà importante e in rapida crescita come
Jusp, - afferma salvatore Cariello, ceo di sembox -. le pianificazioni web in ambito b2b rappresentano
un'importante sfida. negli anni ci siamo costruiti un'importante expertise in merito: curando la pianificazione
media per sorgenia (che dal 2014 è attiva solo con offerte b2b) e avendo seguito la promozione delle offerte
business di importanti operatori telefonici. Questo ci permette di partire da un know how molto solido sia sulle
strategie da adottare sia sulle logiche di attribution modeling e sul processo di conversione che caratterizza
questa tipologia di target (naturalmente con le dovute differenze dei diversi prodotti)".
Foto: jusp, startup fondata nel 2011 Oltre alla search, prevista l'applicazione di specifiche logiche capaci di
mappare gli utenti in cluster mediante pianificazioni dem, display in programmatic buying e accordi con editori
settoriali
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Incarichi Jusp si affida a Sembox per il planning digital con target B2B
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Pubblicom Now
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Nescafé rilancia le relazioni a distanza con Publicis
Dall'America all'Italia, quello delle coppie a distanza è un vero e proprio fenomeno che riguarda milioni di
persone che, per scelta o per forza, vivono in luoghi distanti l'uno dall'altra. È questa particolare situazione al
centro della nuova campagna tv e della piattaforma web TheDistantHello.it, ideate da Publicis Italia per
Nescafé Cappuccino. pagina 3 Dall'America al Regno Unito all'Italia, quello delle coppie a distanza è un vero
e proprio fenomeno che riguarda milioni di persone che, per scelta o per forza, vivono in luoghi distanti l'uno
dall'altra. È questa particolare situazione al centro della nuova campagna tv e della piattaforma web
TheDistantHello.it, ideate da Publicis Italia. Lanciato in contemporanea il 25 gennaio, il minisito, che si pone
nel più ampio progetto internazionale RedVolution concentrato sulle relazioni reali, consente alle coppie di
condividere i momenti della propria storia a distanza. Per sei settimane, infatti, le coppie distanti sparse per il
mondo potranno registrarsi, raccontare con un video la loro relazione a distanza e promuoverla con sempre
nuovi contenuti sempre nuovi. Attraverso la connessione con i social network, usando anche il trend
#TheDistantHello, potranno coinvolgere i loro amici e chi è sensibile a un simile argomento, per farsi votare e
ridurre sempre più la distanza virtuale che li separa. On air per cinque settimane il nuovo spot è invece
costruito sulle immagini di una tazza di Nescafé Cappuccino che sta per essere preparata mentre la voce
fuoricampo della protagonista racconta la sua relazione a distanza, e quanto sia ogni volta speciale rivedere
l'uomo che ama. Le immagini finali dello spot riprendono i due partner insieme nel momento di consumare un
Nescafé Cappuccino divenuto l'icona di quell'incontro, nell'intimità di un'unica casa. Hanno collaborato i
direttori creativi esecutivi Bruno Bertelli e Cristiana Boccassini, i creative supervisor Paolo Bartalucci e
Alessandro Candito, i creative supervisor digital Martino Lapini e Azeglio Bozzardi, anche copy e art.
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creatività e marketing
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Pubblicom Now
Pag. 6
Giuso rinnova la fiducia ad Expansion Group
Giuso, una delle aziende leader nella produzione di ingredienti e semilavorati di qualità destinati al mondo
della gelateria e della pasticceria, ha confermato la sua fiducia ad Expansion Group affidandole tutti i suoi
progetti di comunicazione per l'anno 2015. Il sostegno di Expansion Group all'azienda riguarderà interventi ad
ampio spettro di competenze: dall'adv classica alla pianificazione media, dalle pr al web, alle attività di
sostegno inerenti una nutrita serie di iniziative speciali. Confermata anche la collaborazione con
manifestazioni di grande rilievo in ambito internazionale come il World Pastry Stars. L'azienda ha come
obiettivo, oltre al consolidamento delle quote raggiunte, l'allargamento delle proprie posizioni su mercati di
espansione. Giuso è già presente con i propri prodotti in 40 paesi. Un esempio vir tuoso di Made in Italy
attestato di recente anche da uno speciale servizio che Mediaset ha voluto dedicare all'azienda nell'ambito
della trasmissione "Mela Verde". Al via nel 2015 anche la nuova campagna web che vedrà Giuso sempre più
presente sui presidi on line di maggior rilievo e sui social network.
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budget in movimento
27/01/2015
Pubblicom Now
Pag. 15
A Grandangolo media relations e pr di Exclusive Networks Italia
Exclusive Networks Italia, distributore paneuropeo a valore e specializzato in sicurezza informatica e nuove
tecnologie, ha affidato a Grandangolo Communications i propri servizi di media relations e relazioni
pubbliche. Per il nuovo cliente Grandangolo svilupperà azioni finalizzate a sottolineare l'eccellenza e la
qualità delle soluzioni informatiche distribuite in Italia, rafforzarne la brand awareness con l'ampia gamma di
servizi e supporto professionale erogati. Exclusive Networks Italia, è la filiale, con sede a Milano, di Exclusive
Networks SAS, società paneuropea con headquarter in Francia e presente in oltre 20 Paesi in Europa, Medio
Oriente e Africa.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
budget in movimento
26/01/2015
360com
Pag. 4
Per I ParTner deL PorTaLe, IL resTyLIng sI Traduce In una
massImIzzazIone deI rIsuLTaTI ProvenIenTI daLLa PubbLIcITà
A sette anni dalla nascita, la piattaforma creata da De Nadai e Nazari Fusetti continua a crescere sia sul
versante social, sia a livello di radicamento territoriale in Italia ed Europa, con un calendario ricco di eventi
Il nuovo layout del sito ScuolaZoo.com supera a pieni voti i test di usabilità, dichiarandosi responsive al
100%, offrendo alla community una navigazione ottimale. Per i partner di ScuolaZoo questo cambiamento si
traduce in una massimizzazione dei risultati provenienti dall'advertising online che, grazie a una maggiore
stabilità del server e velocità del sito, registreranno performance migliori. In seguito a queste modifiche sono
già in rialzo i dati riferiti ai parametri di frequenza di rimbalzo, permanenza sul sito, utenti unici e
visualizzazioni di pagina. La navigazione snella, ottenuta grazie a un menù più intuitivo e user oriented,
garantisce la fruizione delle informazioni pubblicate sulla testata giornalistica da ogni device ponendo, inoltre,
maggiore visibilità ai contenuti dedicati al mondo scuola. Il sito aveva chiuso l'anno con il raggiungimento di
un obiettivo prestigioso, ovvero il superamento dei 2 milioni di fan su Facebook. Presente con forza sui social,
online con un sito frequentatissimo, attiva sul territorio con un ricco calendario di eventi e in giro per l'Europa
grazie ai ragazzi pronti a far le valigie per partecipare ai Viaggi Evento, ScuolaZoo, la creatura di Paolo De
Nadai e Francesco Nazari Fusetti, a sette anni dalla sua nascita, prosegue così imperterrita sulla strada
dell'affermazione. i fondatori di scuolazoo . com paolo de nadai e francesco nazari fusetti sono i creatori di
uno dei siti per ragazzi più conosciuti, che conta oltre 2 milioni di fan su facebook
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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nuovo LayouT Per IL sITo scuoLazoo
26/01/2015
360com
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Migliaia di baci per vincere Copenaghen
paesionline, interflora young e Visitdenmark cercano un ambasciatore per raccontare l'amore dalla capitale
danese
Quasi 200 le foto di baci inviate da coppie di innamorati che si propongono come ambasciatori di viaggio per
"Interora Experience Tours: Destinazione Copenaghen", l'iniziativa di marketing non convenzionale proposta
da PaesiOnLine, Interora Young e VisitDenmark, nell'ambito del progetto Vita da Turista. Gli utenti che hanno
partecipato inviando materiale o, semplicemente, votando, sono già circa 1.100, con un totale di 1.600 voti
registrati. Decine le coppie che hanno già aderito inviando istantanee che immortalano romantici baci in
diverse capitali del mondo, al mare, al tramonto, ma anche in occasioni importanti, come matrimoni o lauree.
Per partecipare, basta andare sul sito vitada turista.it entro il 13 febbraio 2015, iscriversi o accedere con il
proprio account Facebook o Google+, e caricare da una a dieci foto che ritraggano il "concorrente" mentre
scambia un bacio romantico e suggestivo, accompagnando ogni immagine con una breve frase. I selezionati
voleranno nella romantica capitale danese e per cinque giorni saranno "ambasciatori di viaggio", raccontando
la città in diretta web attraverso video, foto e post sugli ambienti social dei partner promotori. Inoltre, da
Copenaghen, i due innamorati sceglieranno un fiore, elemento centrale del viaggio, che reputino
rappresentativo del loro viaggio e lo spediranno in Italia ad una persona cara. La coppia verrà selezionata tra
le dieci le cui foto riceveranno il maggior numero di like a seguito di un colloquio conoscitivo con i partner
promotori dell'iniziativa. I due fortunati, sottoscriveranno un contratto a progetto della durata di quindici giorni,
500 euro netti di rimborso spese, un soggiorno di quattro notti presso l'Hotel e Square a Copenaghen (4
stelle), volo andata e ritorno da Milano o Roma per Copenaghen e dotazione di abiti Rum Jungle, partner
tecnico del viaggio.
who's who
I protagonisti dell'iniziativa Vita da Turista (www.vitadaturista) è il progetto di PaesiOnLine per la
promozione non convenzionale di destinazioni turistiche, attrazioni e prodotti. Vita da Turista utilizza linguaggi
innovativi e multimediali, sfruttando gli strumenti del native advertising. PaesiOnLine (www.paesionline.it) è
una società leader nel settore del travel online che ha ideato Il portale d'informazione turistica alimentato da
una community di viaggiatori in continua crescita è visitato ogni anno da oltre 30 milioni di utenti. Interora
Young (www.interorayoung. it) è il nuovo concept di Interora Italia nato per proporre ai giovani un modo smart
per regalare fiori. Perché con un fiore si pu amare, sedurre, stupire. VisitDenmark (www.visitdenmark.it) è
l'organizzazione turistica ufficiale della Danimarca e ha tra i suoi obiettivi quello di ispirare i viaggiatori a
scoprire e visitare la Danimarca.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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già oltre mille i partecipanti a "interflora experience tours"
26/01/2015
360com
Pag. 11
Widespace, l'aumento della reach è esplosivo
gli accordi siglati con nuoVi editori durante l'autunno e l'aumento del traffico mobile con i partner esistenti
sono i fattori che hanno determinato la noteVole crescita
Accordi siglati con nuovi editori durante l'autunno e aumento del traco mobile con i partner esistenti, sono i
fattori che hanno determinato il rapido aumento della reach di Widespace, azienda leader in Europa nel
premium mobile advertising. «In Widespace abbiamo da sempre considerato il mobile un reach medium.
Abbiamo inaugurato il 2015 con molti nuovi media publisher: oggi siamo quindi in grado di raggiungere oltre il
50% di tutti gli utenti di smartphone in 11 paesi europei, consolidando la nostra posizione di azienda leader
nel premium mobile advertising in Europa» aerma Christophe Joyau, Chief Partnerships Ocer di Widespace.
Durante l'autunno del 2014 Widespace ha raorzato la sua posizione su molti grandi mercati. In Francia,
secondo le statistiche Nielsen, Widespace è oggi uno dei principali protagonisti nel panorama media. In Italia,
dove Widespace ha aperto il suo primo ucio a Milano nel mese di giugno, sono stati siglati accordi con un
gran numero di media house e Widespace è oggi considerata uno dei più accreditati esperti di mobile
advertising nel mercato italiano. «Siamo prontissimi per arontare le sfide del 2015, un anno molto importante
per noi. Grazie alla fiducia e agli ottimi rapporti di collaborazione instaurati con i tutti nostri premium partner,
siamo certi di poter offrire al mercato soluzioni tecnologiche all'avanguardia e una reach multi target di
primissimo livello» commenta Filippo Gramigna, Head of Partnership South Europe. Widespace conta sedi in
nove paesi europei e, attraverso la collaborazione con gli editori partner, è in grado di orire opportunità di
advertising che raggiungono un'ampia reach anche in mercati dove non è direttamente presente. Widespace
ad oggi annovera, infatti, più di 500 partner in 11 paesi e ore oltre 100 milioni di impression al giorno.
Widespace è un'azienda internazionale specializzata esclusivamente in mobile advertising che mette in
contatto editori e inserzionisti premium. Grazie ad una piattaforma innovativa e a tecnologie digitali
all'avanguardia, Widespace ore le più ecaci soluzioni di mobile advertising consentendo ai brand di interagire
con il proprio target di riferimento. Ogni giorno Widespace raggiunge milioni di persone attraverso le app e i
siti mobile più diusi. Orendo un'esperienza coinvolgente per l'utente, Widespace raorza la relazione tra i
brand e la propria audience garantendo maggiori ritorni economici per i propri partner. Fondata in Svezia nel
2007, Widespace è ora operativa in diversi paesi d'Europa.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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risultati importanti per l'azienda leader nel premium mobile adV
26/01/2015
360com
Pag. 25
il linguaggio dei contenuti online a proVa di brand
l'agenzia um ha pubblicato un report dal titolo "the language of content", realizzato attraVerso il suo social
media tracker globale WaVe, per scoprire tutti i segreti dell' online sharing
Perché i consumatori/ utenti della "digital era" visualizzano e condividono alcuni contenuti piuttosto che altri?
La domanda è di quelle da un milione di dollari per molti brand che sembrano non capire le dinamiche
profonde del successo o insuccesso dei contenuti online, trovandosi a perdere l'opportunità di costruire vitali
relazioni con nuovi customer. Lo scorso novembre l'agenzia UM ha pubblicato un report dal titolo "The
Language of Content", realizzato attraverso il suo social media tracker globale Wave, con un lavoro di ricerca
sviluppato attraverso otto anni di supervisione dei social, il più lungo studio di questo genere mai attuato
finora. "The Language of Content" identifica il potenziale dei contenuti online come nuovo linguaggio
"shorthand", intrinsecamente proprio della generazione dei selfie e rivela quali sono le vere motivazioni che
spingono i consumatori a diventare dei "content sharers". Il messaggio di fondo della ricerca è chiaro: meno
sono i brand che comprendono le dinamiche digitali, meno quell'espressione così tanto amata nel mondo del
marketing che è "buzzing" sarà all'altezza del suo significato. La prima lezione che le aziende devono
imparare è che non basta creare contenuti divertenti o puntare all'entertaining dell'audience. I consumatori
interagiscono con i contenuti con l'obiettivo sostanziale di costruire una idealizzata versione online di se
stessi; essi sono una "social commodity", ed è su questo concetto che devono essere costruite le strategie
social. UM's Wave è di particolare importanza non solo per essere il primo studio di questo tipo mai
realizzato, ma anche perché offre ai brand tre intuizioni fondamentali, che dovranno guidare il cambiamento
nella produzione degli online content. • La fonte del successo di un contenuto è nel suo essere customizzato
rispetto all'audience. Tenendo presente che le motivazioni che portano all'azione della condivisione variano
enormemente al mutare delle categorie socio-economiche, dei mercati e dei gruppi demografici di riferimento.
• C'è una notevole differenza tra il valore intrinseco di un contenuto, il tipo di contenuto che otterrà un sacco
di visualizzazioni su YouTube e il contenuto che l'utente deciderà di condividere. Solo l'11% degli utenti
considera "qualcosa che sappia esprimere il mio punto di vista" come un contenuto veramente interessante e
di valore, ma il doppio degli utenti afferma che avrebbe condiviso un certo contenuto se condiviso da altri. • I
consumatori investono emotivamente nei contenuti. Quando condividiamo qualcosa in realtà stiamo dicendo
qualcosa riguardo noi stessi, e l'immagine, il video o il testo condivisi contribuiscono a delineare la nostra
online reputation. Questo elemento particolare è quello che pu essere definito come il fattore trainante per i
brand, quello sul quale devono puntare. Queste tre "regole d'oro" dell'online content vanno calate in un
mondo dove, grazie alla proliferazione di smartphone e tablet, la mole di contenuti che ogni giorno sono
visualizzati e condivisi è in aumento. E in maniera trasversale rispetto alle ripartizioni generazionali: mentre
nella fascia 25-34 anni gli utenti sono più propensi a condividere qualcosa che deriva dal mondo della
televisione, circa il 68% degli over 45, a livello globale, condivide una foto o un video su base mensile. Glen
Parker, head of IPG Mediabrand Marketing Sciences G14 e autore del report, si è detto, in un'intervista
rilasciata a M&M Global, «fortemente motivato a scoprire la verità dietro la crescente marea di "shared online
content". Tutti pensano di dover produrre contenuti perché altri lo stanno facendo. Questa è ormai la parola
d'ordine del mondo dei social media. Il contenuto digitale è diventato una parte naturale della nostra lingua e
un modo di comunicare con gli altri». Ma non è tutto. Dietro un'analisi quantitativa, secondo Parker, è il valore
socioculturale del comportamento degli utenti che pu creare vero valore per i brand. «Dopo otto anni di
ricerca siamo arrivati a capire che sono solo cinque i bisogni fondamentali che gli utenti stanno cercando di
soddisfare attraverso il web: ovvero educazione, costruzione di relazioni, distinzione (di sé dagli altri),
aumento delle capacità, riconoscimento. Quindi, nel sovraffollato spazio online, non solo i brand, ma anche i
consumatori sono alla ricerca di un modo per distinguersi. E i contenuti rappresentano una social commodity
in grado di soddisfare queste esigenze personali, professionali e sociali. Questo è il motivo per cui cercare di
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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cosa spinge gli utenti alla condivisione?
26/01/2015
360com
Pag. 25
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
portare qualcuno a condivide un contenuto è più importante che indurlo soltanto a visualizzarlo». Il report
suggerisce una serie di metodi attraverso cui gli inserzionisti possono sfruttare queste nuove informazioni
acquisite sull'online content per strutturare nuove strategie di engagement per i brand. In un'utile
semplificazione, "The Language of Content" afferma che i contenuti di intrattenimento sono i più funzionali
per far apparire i propri prodotti come desiderabili, mentre contenuti "educativi", che cercano di aumentare le
conoscenze dei consumatori, sono i migliori per incoraggiare processi partecipativi. Dalle firme del settore del
lusso gli user si aspettano contenuti ispirazionali, mentre nella categoria dei beni di largo consumo, i
contenuti più "pratici" sono maggiormente apprezzati. Ben un quarto dei consumatori desidera che i brand di
video games condividano insight e preview sui loro videogiochi preferiti, mentre manager e dirigenti cercano
contenuti che li aiutino a esplorare le loro passioni. Glen Parker ha scelto come esempio di un contenuto
coinvolgente, ma che sappia anche rispondere al bisogno cruciale dei consumatori di promuovere se stessi e
modellare la propria online reputation: l'ALS Ice Bucket Challenge. «Se si pensa a all'Ice Bucket Challenge, è
in realtà la semplice promozione di un ente di beneficienza. Ma nella realtà tutti quelli che vi hanno
partecipato lo hanno fatto perché quel video avrebbe promosso la loro immagine. Lì ci sei tu che aiuti una
causa benefica, ma in modo divertente, dinamico e ispirazionale. Uno user non vuole solo aiutare; vuole
anche il riconoscimento per il suo atto di aiuto». Il modello tradizionale per l'online content dei brand, che
prevede il lancio di una sequenza di contenuti su siti come YouTube e Facebook, promossi attraverso 30
secondi di spot televisivo, deve essere superato non perché non funzioni a livello assoluto, ma perché non
tiene conto delle ragioni reali per cui un consumatore è spinto a concedere il proprio "share". «Il contenuto
online è conversazione, la sfida è fare in modo che i brand entrino a far parte del dialogo formato dagli utenti.
Non è dicendo "Ecco la nostra sfida: guideremo una nuova auto attraverso l'Africa, qui potete vedere 20
secondi del filmato realizzato in questo spot televisivo; se volete vedere il resto andate su Facebook". Questa
è l'antitesi delle opportunità dell'online - ha concluso Parker -. L'interesse si accende quando crei un
contenuto che non solo intrattiene i consumatori, ma permette loro di condividere il tuo punto di vista. Il
segreto è il coinvolgimento emotivo».
i contenuti come social commodity con valore distintivo nell'online non solo i brand, ma anche i consumatori
sono alla ricerca di un modo per distinguersi. e i contenuti sono una social commodity in grado di soddisfare
queste esigenze personali, professionali e sociali
27/01/2015
Giornale della Libreria - N.1 - gennaio 2015
Pag. 26
C'era una volta la Gdo
Quello che era stato il principale concorrente delle librerie deve oggi, a sua volta, fare i conti con gli store on
line . Ma siamo sicuri che la Gdo abbia esaurito tutte le proprie potenzialità?
Giovanni Peresson
C'era una volta la Grande distribuzione che anno dopo anno erodeva, quote di mercato alle care vecchie
librerie. Potrebbe cominciare così una riflessione sulla Gdo oggi. Non ci riferiamo naturalmente alle librerie
aperte nelle gallerie dei centri commerciali che sono arrivate ben dopo l'inizio della nostra storia, ma piuttosto
al «banco libri» presente all'interno di supermercati e grandi magazzini. Se fino a qualche tempo fa era
proprio la Grande distribuzione a mettere paura alle librerie, oggi a destare preoccupazione è piuttosto
l'impetuosa crescita dell'e-commerce fisico e digitale che impone agli spazi tradizionali di ripensarsi e trovare
benefit nuovi per i propri clienti, individuando nuove nicchie da cui ricavare i fatturati e le marginalità perdute.
Il libro entra nella grande distribuzione nel 1975 (con un tentativo di Coop), ma sarà solo con la metà degli
anni Ottanta - e con la nascita di piattaforme logistiche e di servizio dedicate - che inizierà la vera e propria
travolgente ascesa del canale. Traducendo in euro i valori di mercato di allora, la Gdo valeva nel 1986 circa
5,2 milioni di euro che nel 1989 crescevano a 44,4 fino a raggiungere, nel 1990, quota 51,6 milioni. Una
crescita esponenziale, in poco meno di cinque anni, sia in termini di venduto che di punti vendita aperti. Si
passa cioè da una quota di canale dell'I,5% del 1986 all'8,8% del 1990 (Fonte: Demoskopea). Quote di
canale sottratte soprattutto alla libreria e, parzialmente, ai club del libro. Da allora la quota di mercato della
Gdo è continuata a crescere. Nel 2007 rappresentava il 17,5% delle vendite di libri nei canali trade per salire
al 18,0% nel 2009, valore che resta il picco massimo raggiunto fino ad oggi: nel 2013 la Gdo rappresentava il
15,5% delle vendite e le stime che vengono proposte a chiusura del 2014 la collocano tra un 14,3%14,5% per
l'anno appena trascorso. Nella nostra storia è entrato un nuovo personaggio: l'e-commerce. Prima in sordina
(nel 2007-2009 valeva ancora tra il 3,5% e il 3,8% delie vendite trade), poi con accelerazioni crescenti tanto
che nel 2013 eravamo al 12,0% e la chiusura 2014 lo da a quota 14,7%-15,0%. Se queste previsioni
dovessero concretizzarsi le vendite on line supererebbero dunque quelle (a prezzo di copertina) della Gdo. E
senza considerare un 4,7%-5,0% di mercato composto da e-book! Cosa è successo dunque all'intreccio della
nostra storia? Perché, si sa, nelle storie i personaggi - si chiamino Gdo o e-commerce - non si muovono da
soli. Innanzitutto va detto che il grande merito del nostro protagonista, la Gdo, è stato quello di aver
avvicinato all'acquisto del libro e della lettura fasce di popolazione che prima non entravano in libreria. Tutte
le indagini condotte tra anni Ottanta e Novanta erano su questo punto (seppur con numeri diversi) nette: chi
comprava un libro in un supermercato aveva un titolo di studio e un reddito più basso di chi compiva in
libreria i propri acquisti. Grazie al banco libri della Gdo non era necessario recarsi appositamente in una
libreria - molto diversa, lo ricordiamo, da come appare oggi - per «incontrare» il bestseller (e la differenza non
è da poco), ma bastava andare a fare la spesa. Assieme al libro, la famiglia acquistava lo sconto che talvolta
era assai importante, visto che si poteva collocare tra il 20% e il 30% del prezzo di copertina. Proprio questa
politica di prezzo aggressiva ha imposto alle librerie di rivedere il loro approccio al mercato - layout,
formazione, assortimento, servizio, offerta di benefit tangibili alla clientela, ecc. - e le ha spinte a cercare
posizionamenti diversi rispetto al banco libri di un grande magazzino fatto di poche decine di bestseller (con
sconto), un centinaio di titoli «alto vendenti» e da albi a basso prezzo per bambini. Questa politica di prezzo
non lascia indifferenti gli operatori di mercato e nel 2001 arriva la Legge n.62 «Disciplina del prezzo dei libri»
(ben prima dunque della Legge Levi del 2010 a cui tutti oggi fanno riferimento) con una Gdo che valeva allora
il 15,5% (l'on line pesava invece per lo 0,6%) mentre nel frattempo - per chi se lo fosse dimenticato imperversavano i libri allegati ai quotidiani (93,5 milioni di copie nel 2001, 157,7 nel 2003, ecc; Fonte: Fieg).
Cosa stava avvenendo lo aveva ben compreso nel 2003 Claudio Saporiti (allora direttore generale di
Mach2libri): «A una diminuzione di pezzi venduti (a causa del minor sconto) ha corrisposto un aumento del
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Grande distribuzione
27/01/2015
Giornale della Libreria - N.1 - gennaio 2015
Pag. 26
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
fatturato a causa del maggior prezzo di vendita. [...] Bisogna però stare attenti [...] perché se la Gdo non si
organizza per offrire ai clienti del banco libri, servizi migliori - una migliore collocazione, servizi di consulenza,
un'offerta più ampia e profonda, ecc. - sul lungo termine la perdita del vantaggio competitivo dovuta alla leva
prezzo potrebbe realmente farsi sentire». Per dirla con altre parole, tra 2001 e 2003, la Gdo per mantenere la
sua quota di mercato ha puntato tutto sulla riorganizzazione dell'assortimento riuscendo così ad accrescere il
proprio peso che progressivamente si è allargato negli anni successivi fino a raggiungere quota 18,0% nel
2009. Si tratta di una vetta mai più raggiunta cui, in anni più recenti, si è sostituito un calo progressivo. La
nuova funzione, per dirla alla Propp, che entra in scena e si mette ben salda al centro del palcoscenico si
chiama in anni più recenti «riorganizzazione del carrello della spesa». È chiaro che in uno spazio
commerciale frequentato essenzialmente per l'acquisto di prodotti di prima necessità alimentari e per la casa
(a settembre di quest'anno la Gdo fa registrare un -0,8%!) e con tassi di lettura nella popolazione bassi come
quelli degli ultimi anni (nel 2013 il 43,0% degli italiani non ha letto nemmeno un libro in 12 mesi), i risultati non
possono che essere quelli a cui assistiamo. Ma ci sono anche altri personaggi che entrano in scena. 0
meglio: ne escono. Sono i bestseller e quella particolare categoria che era stata soprannominata «super
bestseller». I nomi noti degli anni Novanta e del decennio successivo non vengono sostituiti da nomi e
fenomeni analoghi nel secondo decennio del XXI secolo, o lo sono in misura decisamente minore. E questo
per il banco libri, dove l'acquisto ha forti componenti di impulso, vuoi dire non poco. Quando la pratica dell'ecommerce riguardava poco meno del 30% della popolazione (2011), il banco libri della Gdo poteva vivere
ancora anni tranquilli, ma quando è salito al 55% (2013) l'effetto osmosi che porta il consumatore a curiosare
anche nelle librerie on line diventa un fattore con cui è impossibile non fare i conti: sono aperte h24,
competitive rispetto alle politiche di prezzo, possono contare su un assortimento «n» volte più ampio di quello
del banco libri, consegnano il libro a casa, dispensano consigli e suggerimenti di lettura, permetto di scegliere
se acquistare la novità in formato cartaceo o in e-book, ecc. Tutte cose che il banco libri della Gdo non offre.
0 meglio: non offre per quel 53,4% di italiani che sono «utenti unici» di Internet nel mese (AudiWeb, ottobre
2014). Non crediamo sia un caso che calo della lettura di libri inizi a manifestarsi quasi in coincidenza con il
calo del mercato della Gdo. Ma se c'è una relazione tra utenti di Internet e acquisto on line, abbiamo anche
un 46,6% di italiani che non navigano e un 45% che non compra in ambiente virtuale. Forse dovremmo
ricordarci di quello che diceva in un'intervista di qualche anno fa Amanda Hocking, la prima milionaria in
dollari nella categoria e-book, a chi, dopo il successo nato in rete, si meravigliava della sua decisione di
pubblicare anche in edizione cartacea: «Ci sono milioni di americani che fanno la spesa da Wall Mart e non
comprano on line, lo con i miei libri voglio raggiungere anche loro».
Foto: Quando l'è commerce valeva il 3,5% la Gdo toccava il picco del 18%"
Foto: 14,5% LA STIMA PER IL 2014
26/01/2015
ADV Express
Sito Web
Il progetto si inserisce nel più ampio progetto internazionale RedVolution. Per 6 settimane, le coppie distanti
sparse per il mondo potranno registrarsi, raccontare con un video la loro relazione a distanza e promuoverla
con sempre nuovi contenuti. Attraverso la connessione con i social network potranno coinvolgere i loro amici
per farsi votare. La coppia che si avvicinerà di più, grazie ai like degli utenti, sarà la protagonista di un
incontro indimenticabile. Da domenica 25 gennaio on air per 5 settimane anche il nuovo spot di Nescafé
Cappuccino. Dall'America al Regno Unito all'Italia, quello delle coppie a distanza è un vero e proprio
fenomeno che riguarda milioni di persone che, per scelta o per forza, vivono in luoghi distanti l'uno dall'altra.
Nescafé Cappuccino che rappresenta, con la sua occasione di consumo, un momento di grande intimità e
vicinanza tra le persone vuole aiutare queste coppie ad accorciare le distanze regalandogli un momento di
incontro speciale. TheDistantHello.it, che si pone nel più ampio progetto internazionale RedVolution volto a
concentrarsi sulle relazioni reali, è la piattaforma web ideata da Publicis Italia che consente alle coppie di
condividere i momenti della propria storia a distanza. Per chi vive una relazione a distanza dirsi 'ciao' ogni
giorno è ancora più importante. Per questo, per Nescafé Cappuccino il 'ciao' diventa espressione di unione e
'The Distant Hello' è la risposta a un bisogno reale della gente. Per 6 settimane, le coppie distanti sparse per
il mondo potranno registrarsi, raccontare con un video la loro relazione a distanza e promuoverla con sempre
nuovi contenuti. Attraverso la connessione con i social network, usando anche il trend #TheDistantHello,
potranno coinvolgere i loro amici e chi è sensibile a un simile argomento, per farsi votare e ridurre sempre più
la distanza virtuale che li separa. La coppia che si avvicinerà di più, grazie ai like degli utenti, sarà la
protagonista di un incontro indimenticabile, che avrà luogo in una località a metà strada l'uno dall'altra.
Questo incontro sarà ripreso per diventare la video-case che racconta, in modo altamente emozionale, la
riunione della coppia. "The Distant Hello - afferma Carlo Oldani, Marketing Manager Nescafé - nasce
dall'osservazione di un fenomeno di carattere sociale esploso in tutto il mondo. Per questo abbiamo voluto
'adottare' le coppie a distanza facendogli vivere un'esperienza indimenticabile, unendoli grazie a Nescafé.
L'obiettivo è quello di offrire ai nostri consumatori un'esperienza emozionale vissuta attraverso il prodotto.
Nescafé è da sempre un brand che porta nel suo DNA una grande forza creativa, innovativa, socializzante e
ottimistica; ecco perché questo progetto si sposa con la nuova global big idea il cui pay off è It all Starts With
a Nescafé. Il rilancio mondiale coinvolge il restyling del logo, delle grafiche e della stessa Red Mug, icona del
marchio, con un posizionamento che evidenzia come Nescafé sia l'alleato per attivare possibilità inaspettate,
approfondire le relazioni, trovare sempre nuove idee da condividere e connettersi con gli altri". In
contemporanea al lancio del mini-sito 'The Distant Hello', da domenica 25 gennaio sarà on air per 5 settimane
il nuovo spot di Nescafé Cappuccino. Lo spot è costruito sulle immagini di una cremosa tazza di Nescafé
Cappuccino che sta per essere preparata mentre la voce fuoricampo della protagonista racconta la sua
relazione a distanza, e quanto sia ogni volta speciale rivedere l'uomo che ama. Le immagini finali dello spot
riprendono i due partner insieme nel momento di consumo di Nescafé Cappuccino che diventa l'icona di
quell'incontro, nell'intimità di un'unica casa. Guarda lo spot SP
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nescafé Cappuccino va in tv e presenta 'The Distant Hello', mini-sito per
coppie a distanza. Firma Publicis
26/01/2015
ADV Express
Sito Web
Il sito è caratterizzato da un nuovo layout, sono state adottate soluzioni di flat design per migliorarne la
leggibilità dei contenuti ed è stata resa ancora più efficace l'integrazione con i social network. Grazie alla
versione fully responsive i contenuti sono agilmente visionabili da qualsiasi dispositivo. Alberto Zilli, Ad Triboo
Media: "Abbiamo potenziato le caratteristiche tecnologiche del magazine, grazie a miglioramenti della
Viewability in termini di performance dei banner, delle campagne desktop e del sito stesso e al team dei
professionisti in redazione". Triboo Media - una delle principali aziende italiane indipendenti specializzate
nella pubblicità online di ultima generazione, quotata sul mercato AIM Italia - ha presentato la nuova versione
di Leonardo.it, il magazine multimediale che racconta le passioni degli italiani a 360 gradi, attraverso nove
canali tematici che spaziano dalle news allo sport, dalla tecnologia ai viaggi, dai motori al benessere, alla
moda e al food, coinvolgendo audience di qualità ben distinte e riconoscibili. Il team di Triboo Media ha
lavorato al nuovo layout del magazine, adottando soluzioni di flat design per migliorarne la leggibilità dei
contenuti, creando un design più moderno e pulito che combina scelte tipografiche e iconografiche,
posizionamento degli elementi e colorazioni minimaliste che fanno emergere in primo piano i contenuti.
Massima integrazione con i social network, grazie anche al supporto dei più importanti influencer della rete, e
ampio spazio agli elementi multimediali - con ogni canale che ha la sua parte di video dedicati - per offrire al
lettore un'esperienza di navigazione più coinvolgente. Creato, inoltre, il format delle Storie - che sarà
operativo a febbraio - con articoli, video e foto dedicate a uno specifico tema di forte attualità, con la
possibilità per gli utenti di seguire una storia (ex. Expo 2015 o Calciomercato), ricevere aggiornamenti via
email ogni qual volta viene pubblicato un nuovo contenuto e seguire, direttamente sul sito, l'evoluzione di un
argomento da un'unica pagina. Lato comerciale, i contenuti possono così diventare oggetto di vera e propria
sponsorizzazione, senza che si perda di vista la qualità degli stessi. Potenziata anche la redazione, con circa
80 autori che quotidianamente lavorano all'aggiornamento del magazine per ampliare costantemente l'offerta
editoriale in target con le diverse tipologie di utenti, attraverso contenuti di qualità sempre attuali e i migliori
contenuti selezionati dal network di partner editoriali rappresentati da Triboo Media, sotto la guida esperta del
Responsabile Editoriale Matteo Campofiorito. "A partire da oggi, Leonardo.it è ancora di più il magazine per
chi vive in modo appassionato, che sa cosa sceglie e vuole farlo con gusto e competenza e offre agli
inserzionisti prodotti innovativi e opportunità di pianificazione di nuova generazione - ha dichiarato Alberto
Zilli, Amministratore Delegato di Triboo Media - . Abbiamo potenziato le caratteristiche tecnologiche del
magazine, grazie a miglioramenti della Viewability in termini di performance dei banner, delle campagne
desktop e del sito stesso e al team dei professionisti in redazione, coadiuvato da figure con forti competenze
in ambito Seo, social e di web publishing". "Inoltre - continua Zilli - Leonardo.it offre una versione fully
responsive per conferire un'esperienza di visione e navigazione ottimale su ogni dispositivo, in ottica sia di
usabilità utente sia di ottimizzazione delle pianificazioni mobile, con un duplice obiettivo, sia editoriale che
commerciale. Ricordo che Leonardo.it è stato il primo magazine verticale italiano ad aver adottato la
tecnologia responsive, e, ad oggi, l'audience che naviga il magazine da mobile ha già raggiunto il 50% degli
accessi". Vodafone Italia sarà lo Sponsor ufficiale del lancio, con una presenza esclusiva in HP e nei canali a
target del nuovo Magazine. SP
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Triboo Media presenta il nuovo Leonardo.it, Vodafone sponsor del lancio
26/01/2015
ADV Express
Sito Web
Come riporta oggi, 26 gennaio, Ad Age, sono almeno quattro le tendenze che saltano all'occhio osservando
gli spot pianificati al Super Bowl di quest'anno, in programma l'1 febbraio: minor numero di spot di case
automobilistiche (tra i rinunciatari Honda, Volkswagen e General Motors), presenza di numerosi 'debuttanti'
tra gli investitori (tra questi Loctite e Carnival), presenza di numerosi spot legati alla figura del 'papà', mercato
pubblicitario più debole. Manca ormai poco al Super Bowl, in programma l'1 febbraio, dunque si possono già
identificare i principali trend che caratterizzano gli spot pianificati quest'anno durante l'evento. Come riporta
oggi, 26 gennaio, Ad Age, sono almeno quattro le tendenze che saltano all'occhio. 1- Minor numero di spot
delle case automobilistiche Quest'anno gli spot legati a brand dell'automotive saranno meno rispetto agli anni
scorsi. Tra coloro che quest'anno hanno rinunciato a pianificare al Super Bowl ci sono grandi player come
Honda, Volkswagen e General Motors, che tuttavia sarà comunque presente poiché premierà con una
Chevolet Colorado il 'Most Valuable Player' (leggi news). Nel 2014, stando ai dati di Kantar Media, 11 marchi
di automotive hanno speso ben 113 milioni di dollari per aggiudicarsi spazi duranti la diretta, ma quest'anno
saranno soltanto sei i nomi sul piatto: Mercedes, Toyota, Nissan, BMW, Kia e Lexus. In parte ciò è dovuto al
fatto che si sono ridotti i lanci di nuovi modelli e le case automobilistiche che non hanno nuove vetture da
presentare hanno deciso di disertare l'evento. 2 - Presenza di numerosi 'debuttanti' tra gli investitori
L'edizione 2015 del Super Bowl sarà caratterrizata da almeno 15 marchi che quest'anno pianificano per la
prima volta durante l'evento. Tra questi figurano ad esempio Mophie, azienda produttrice di accessori per
smartphone, Carnival, compagnia di crociere, il colosso della colla Loctite, la piattaforma wix.com. Si tratta
per lo più di brand che comunicano generalmente poco ma che hanno deciso di investire nell'evento
contando sull'enorme reach potenziale per potenziare la brand awareness. D'altra parte, sono noti a tutti gli
ottimi risultati che brand come SodaStream, Wonderful Pistachios e Oreo hanno ottenuto proprio grazie al
loro debutto al Super Bowl. 3 - Presenza di numerosi spot legati alla figura del 'papà' Il Super Bowl 2015 si
preannuncia essere un 'Daddy Bowl'. Nissan, Dove e Toyota hanno infatti ingaggiato papà più o meno celebri
per le loro campagn, con la volontà di cavalcare l'onda della sempre maggiore attenzione che suscita il tema
del ruolo del padre all'interno della famiglia. In particolare, Nissan ha dato vita a brevi video online che
celebrano il modo in cui i papà rendono la vita migliore ai loro famigliari; Unilever per Dove Men+Care ha
lanciato un film di 60 secondi che mostra scene di vita tra padri e figli, e Toyota ha presentato uno spot della
campagna 'One Bold Choice Leads to Another' che mostra calciatori famosi del presente e del passato e i
loro figli che riflettono sul rapporto padre-figlio (guarda il video). 4 - Mercato pubblicitario più debole Come
sempre gli spazi pubblicitari del Super Bowl su NBC saranno sold out, tuttavia qualche segnale della crisi che
interessa il mercato dell'advertising televisivo non è mancato. All'inizio del mese NBC aveva comunicato di
aver venduto il 95% degli spazi: una dimostrazione di come le aziende tendano sempre più a posticipare gli
investimenti in comunicazione. Inoltre, nonostante l'enorme audience del Super Bowl, la tv si trova sempre
più a competere con altre piattaforme, che consentono una targettizzazione più mirata. SP
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Super Bowl 2015: tra gli advertiser meno auto e più 'debuttanti'
26/01/2015
ADV Express
Sito Web
Il progetto a cura dell'agenzia prevede, oltre alla Search, l'applicazione di specifiche logiche capaci di
mappare gli utenti in cluster (da raggiungere con comunicazioni one to one) mediante pianificazioni DEM,
Display in programmatic buying e accordi con editori settoriali. JUSP, società che propone soluzioni per
l'incasso con carta di credito e bancomat in mobilità, ha scelto Sembox per la pianificazione delle attività on
line con l'obiettivo di incrementare la propria visibilità nei confronti di piccole e grandi aziende. Gli obiettivi di
Jusp per il 2015 sono ambiziosi e prevedono una crescita significativa del volume di affari. La pianificazione
web avrà come finalità principale l'ampliamento del portafoglio clienti nel settore delle piccole e medie realtà
che hanno quotidianamente necessità di gestire transazioni con carte di credito. Il target di riferimento è
quindi molto variegato, dal medico all'artigiano, dal classico negozio al ristorante, dalla grande azienda al
piccolo bed & breakfast. La pianificazione web, affidata a Sembox, è stata ideata secondo i criteri della
massima efficienza nell'allocazione del budget, focalizzandosi sui canali ed editori verticali capaci di
assicurare visibilità e performance in linea con gli obiettivi. Il progetto prevede quindi, oltre alla Search,
l'applicazione di specifiche logiche capaci di mappare gli utenti in cluster (da raggiungere con comunicazioni
one to one) mediante pianificazioni DEM, Display in programmatic buying e accordi con editori settoriali.
"L'accordo di collaborazione con Sembox rientra nella strategia di crescita dell'ambizioso piano industriale di
Jusp - ha dichiarato Stefano Calderano, CEO di Jusp - che punta ad ampliare la propria quota di mercato fra
le pmi, il mondo delle professioni e le attività commerciali tradizionali, sempre più alla ricerca di soluzioni
smart di mobile payment. Siamo certi che Sembox ci saprà supportare al meglio su questo mercato ". "Siamo
molto contenti di essere stati selezionati da una realtà importante e in rapida crescita come Jusp, - afferma
Salvatore Cariello, CEO di Sembox - le pianificazioni web in ambito b2b rappresentano un'importante sfida.
Nel corso degli anni ci siamo costruiti un'importante expertise in merito: curando la pianificazione media per
Sorgenia (che dal 2014 è attiva solo con offerte b2b) e avendo seguito in passato la promozione delle offerte
business di importanti operatori telefonici. Questo ci permette di partire già da un know how molto solido sia
sulle strategie da adottare che sulle logiche di attribution modeling e sul processo di conversione che
caratterizza questa tipologia di target (naturalmente con le dovute differenze legate ai diversi prodotti) ". Jusp,
fondata nel 2011 da Jacopo Vanetti e Giuseppe Saponaro, grazie all'ingresso dei fondi Principia SGR e
Vertis SGR diventa la startup più finanziata del 2013. Attualmente guidata da Stefano Calderano
(precedentemente a capo della divisione Retail e Private Banking di BNL e prima ancora Marketing Director
di Banca Intesa), la società ha ricevuto diversi riconoscimenti per l'eccellenza raggiunta nel produrre
innovazione, conquistando i titoli di "Champions of European Innovation" al Bully Award Winner sia nel 2013
sia nel 2014 e di "Transaction Services Innovation Awards" al Florin Award Winner 2013.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Jusp sceglie Sembox per la pianificazione web con target B2B
26/01/2015
Engage.it
Sito Web
Jobmetoo riconferma Reprise Media per la comunicazione online
L'agenzia di IPG Mediabrands ha curato una strategia digital a 360 gradi, con il duplice obiettivo di generare
lead e aumentare la brand awareness dell'agenzia per il lavoro. Per il 2015 il focus è sul b2b
Continua la collaborazione tra Jobmetoo, agenzia per il lavoro che opera online dedicata esclusivamente alle
persone con disabilità e appartenenti alle Categorie Protette, e Reprise Media, l'agenzia digital appartenente
al gruppo IPG Mediabrands.Reprise Media, guidata in Italia da Luca Carrozza, ha curato per Jobmetoo una
strategia digital B2C in grado di integrare differenti attività media digitali, con il duplice obiettivo di generare
lead, ampliando il database di curricula di Jobmetoo, e aumentare la brand awareness. In meno di otto mesi
sono stati raggiunti risultati più che soddisfacenti, con migliaia di curriculum raccolti.La collaborazione con
Jobmetoo nasce da una serie di attività preliminari alla pianificazione pubblicitaria. Partendo dal lavoro di
configurazione della piattaforma Google Analytics, Reprise Media ha supportato l'agenzia nella migrazione
dal vecchio al nuovo sito web in un'ottica SEO friendly. Successivamente a questa prima fase, è stata
pianificata una campagna digital su più piattaforme, con l'obiettivo di generare lead, aumentando le
registrazioni al sito Jobmetoo. A una campagna search, che ha coinvolto Google Adwords e Bing - Yahoo,
con ottimi risultati in termini di costo conversioni, è stata poi affiancata una campagna Facebook, indirizzata a
un target potenzialmente interessato ai temi inerenti al mondo della disabilità.Al fine di poter ampliare
l'audience è stata inoltre attivata una campagna in programmatic buying, sfruttando le potenzialità della
piattaforma proprietaria del gruppo IPG Mediabrands, Cadreon. A tale proposito sono state attuate due
differenti strategie: la prima contestual, sfruttando i contenuti del sito web visualizzato dall'utente per
associare il messaggio pubblicitario strettamente a essi affine, la seconda di retargeting, allo scopo di
intercettare quella fascia di utenti già interessati ai servizi offerti da Jobmetoo, che non avevano ancora
portato a termine la registrazione online.Per accrescere la brand awareness di Jobmetoo, infine, la
pianificazione ha previsto l'attivazione di una campagna display sui siti target gestiti da Mediamond.«Siamo
molto fieri di essere stati scelti da Jobmetoo come partner per il conseguimento di importanti obiettivi di
business - ha dichiarato Luca Carrozza -. La realtà di Jobmetoo è, infatti, un esempio virtuoso di come sia
possibile per una startup in Italia, diventare in poco tempo un'agenzia solida e affermata. Ritengo che il
grande lavoro fatto insieme dimostri come Reprise Media possa essere un consulente strategico importante
per muoversi con competenza su diversi fronti. Il nostro know-how ci permette di comprendere appieno le
esigenze dei nostri clienti e individuare le giuste soluzioni per i loro bisogni».«Per la nostra attività digital e di
acquisition - dichiara Matteo Venturi, responsabile marketing di Jobmetoo - abbiamo scelto di rinnovare la
collaborazione con Reprise Media che ha saputo rispondere alle diverse esigenze dell'azienda. Il nostro
target di riferimento è molto specifico e la customer base che stiamo costruendo è di assoluta qualità. Il
mercato dove opera Jobmetoo necessità di idee innovative perfettamente in linea con la nostra vision e brand
personality con una alta velociltà di esecuzione».«La nostra mission - continua Daniele Regolo, fondatore di
Jobmetoo - è quella di far diventare protagoniste della propria vita la persona con disabilità. Per questo i
candidati sono accompagnati nella creazione di un profilo dettagliato per arrivare all'incontro con le aziende
non solo preparati ma coscienti delle loro reali potenzialità. Tra i nostri clienti abbiamo grandi multinazionali
come KPMG o Reply o Moncler. Ogni progetto di inserimento è altamente stimolante perchè siamo in grado
di coinvolgere in maniera diretta i clienti, facendo diventare tutte le assunzioni tanti casi di successo».Per il
2015, la conferma dell'accordo con Jobmetoo porterà Reprise Media a lavorare su due fronti. Da una parte si
proseguirà con le attività del 2014, allo scopo di ottenere un miglioramento dei numeri lato b2c, dall'altra la
strategia digital si focalizzerà sullo sviluppo del b2b, lavorando dunque in particolar modo su un target
"aziende" con l'obiettivo di colpire quelle che hanno necessità di connettersi con i migliori candidati.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Campagne
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO
65 articoli
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La tattica dei veti di Berlusconi
Francesco Verderami
Deciso a far valere, nella corsa al Colle, i suoi molti voti, Berlusconi sta ponendo a Renzi altrettanti veti. a
pagina 12
ROMA Fidarsi o non fidarsi? Questo è il dilemma dei tanti kingmaker impegnati nelle mediazioni alla vigilia
della corsa per il Colle. E nelle ultime ore le trattative sul prossimo capo dello Stato sembrano ricalcare per un
verso certi canovacci delle opere shakespeariane, per un altro il copione del film La stangata . Perciò ogni
considerazione e ogni espressione del volto dei protagonisti può significare una cosa e il suo opposto. Per
esempio, cosa voleva davvero dire Renzi ieri, quando - nei suoi contatti riservati - ha previsto che «il nuovo
presidente lo avremo tra la quarta e la quinta chiama»? E il dettaglio gli è sfuggito o è stato offerto di
proposito ai suoi interlocutori?
Far scivolare l'elezione anche solo di una votazione, può far trasparire da parte del premier un segno
d'incertezza, a sostegno della tesi che sia in difficoltà nella vertenza. Oppure il leader del Pd vuole far capire
che non dispera di riuscire a convincere Berlusconi, deciso al momento a far valere i suoi tanti voti con
altrettanti veti: su Padoan, su Mattarella, su Finocchiaro e su tutti gli ex segretari del Pci-Pds-Ds-Pd,
compreso Fassino. Guarda caso proprio i nomi che stanno nella Renzi's list.
Dall'altro lato della barricata, Bersani osserva lo sviluppo della situazione, e al pari del Cavaliere sembra per
ora intenzionato a non offrire sponde: «Non si era mai visto un premier che avoca a sé le trattative per il
Quirinale. Ma visto che ha deciso così, tocca a lui la soluzione». E Renzi dovrà trovarla prima di incontrare
proprio Berlusconi e Bersani, gli unici che vedrà al riparo delle formali consultazioni con i partiti, e che guarda caso - hanno un nome in comune nelle loro liste: quello di Amato, a favore del quale si sta
esercitando sul premier una forte pressione.
Scartando l'opzione della «rosa di candidati», Renzi sta tentando di rompere l'assedio. Ma ci sarà un motivo
se ieri la forzista Mariarosaria Rossi - fedelissima del Cavaliere - ha detto che «se si trovasse l'intesa su un
nome condiviso, si potrebbe eleggere il capo dello Stato al primo voto»: era un chiaro «sì» ad Amato e un
indiretto «no» alle proposte finora avanzate dal leader dem. Che nel frattempo ha cambiato (ancora) la sua
road map. Se la scorsa settimana aveva anticipato di voler rendere pubblico il nome del prescelto «prima
dell'inizio delle votazioni», adesso medita uno slittamento, «tra venerdì sera e sabato mattina», cioè a cavallo
tra la prima e la seconda chiama, per evitare un'esposizione di quarantott'ore che rischierebbe di bruciare il
suo candidato.
Anche questo sembra un segno di difficoltà se legato all'atteggiamento del Cavaliere, che non sembra dar
segni di cedimento dinnanzi alle pressioni del premier su Delrio e soprattutto su Padoan. La versione di
Berlusconi è che - dopo aver sostenuto le riforme e la legge elettorale - non può dare i suoi voti per il Colle a
un ministro di un governo a cui non ha dato la fiducia. Men che meno al titolare dell'Economia. Ora il capo
forzista si aspetta un dividendo, non vuole acconciarsi a una svendita che lo esporrebbe all'attacco interno di
Fitto.
Ma la versione di Renzi è un'altra, almeno così è stato interpretato quel lampo sul suo volto mentre
incontrava alcuni compagni di partito, che gli chiedevano lumi sui suoi pronostici, sul cambio di road map,
sull'idea di tenere la carta coperta fino all'ultimo, sulla sua insistenza a puntare su Padoan. Un lampo, nulla
più. Ma quel lampo ha fatto rammentare ai presenti cos'è accaduto solo due settimane fa: se sulla legge
elettorale Renzi è riuscito a «convincere» il Cavaliere sul premio alla lista, perché non potrebbe riuscirci sul
nome del futuro capo dello Stato?
D'un tratto ai dirigenti del Pd i tanti veti di Berlusconi sono parsi troppi perché il premier non riesca a scalfirne
uno e giungere così all'obiettivo. Magari con il sostegno degli ex grillini, un drappello che alla vigilia del voto
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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il retroscena
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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per il Colle si è trasformato in un piccolo esercito, e che Renzi coltiva e incontra, com'è accaduto con il
deputato Rizzetti: se così fosse, grazie (anche) a loro potrebbe neutralizzare il veto dei bersaniani sul
«tecnico» Padoan e ottenere il voto dei dalemiani. Ma Renzi è disposto a rischiare? Perché Berlusconi (per
ora) non demorde, e l'asse con gli alfaniani di Area popolare regge, al punto che ieri il ministro Lupi ha posto
pubblicamente il veto sui tecnici: «È stato Renzi a dire che la loro stagione è finita. E ora dovremmo
eleggerne uno alla massima carica del Paese?». «Tra la quarta e la quinta votazione», ripete il premier: come
avere a tennis due palle per il match-point, sapendo quanto è esile il confine tra un ace e un doppio fallo.
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I rapporti
Il 18 gennaio 2014 il leader di Forza Italia Berlusconi
sigla con il segretario del Pd Renzi, non ancora premier, il patto del Nazareno
nella sede romana dei democratici: l'accordo prevede una nuova legge elettorale
e le riforme
di Senato e Titolo V Dal momento dell'accordo i due leader si incontrano con una certa regolarità: 8 volte in
tutto. L'ultima, prima di oggi, lo scorso 20 gennaio a Palazzo Chigi In quasi tutti i faccia a faccia si è discusso
di variazioni alle riforme, in particolare di correzioni all'Italicum. Oggi invece al centro del dibattito ci sarà la
scelta del nuovo capo dello Stato
Foto: Luca Lotti,
32 anni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ieri in Aula
al Senato
per la riforma della legge elettorale.
Lotti, insieme a Denis Verdini,
è uno dei mediatori nella trattativa tra democratici e Forza Italia per la scelta del successore di Napolitano (
Benvegnù/
Guaitoli )
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Ma Berlino all'opposizione non possiamo permettercela
Lucrezia Reichlin
La decisione assunta giovedì scorso dalla Banca centrale europea è stata coraggiosa. Ed è una buona
notizia. Ce n'è anche una cattiva, però: ed è che il coraggio della Bce non sembra, per ora, essere
accompagnato da un'azione altrettanto decisa da parte di Bruxelles e dei governi nazionali su debito,
investimenti e politica fiscale: azione che invece è un indispensabile complemento della politica monetaria.
Se l'economia dovesse deludere anche nel 2015 e la Bce fosse lasciata sola a fornire gli stimoli necessari, le
tensioni all'interno del Consiglio dell'istituto sarebbero difficilmente gestibili e l'Unione non sopravvivrebbe ad
un governo della politica monetaria che vede la Germania in sistematica opposizione.
Acquistare titoli sovrani (il cosiddetto Quantitative easing ) fino al raggiungimento dell'obiettivo di inflazione cioè finché i prezzi non torneranno a crescere ad un passo al di sotto, ma vicino al 2 per cento annuo - resta
un avvenimento di rilevanza storica, con importanti conseguenze per il futuro del governo economico
dell'Unione.
L'avvenimento è storico perché il Qe combina, sempre, aspetti di pura politica monetaria (l'iniezione di
liquidità sostiene i prezzi e spinge quindi al consumo) a aspetti cosiddetti fiscali. Metterlo in atto nell'eurozona,
dove la moneta è comune ma l'autorità di bilancio (il «ministero del Tesoro») non è condivisa, è un
esperienza per quanto necessaria, potenzialmente divisiva.
L'acquisto, da parte della Bce, di titoli di debito sovrano diminuisce infatti il costo di rifinanziamento dello
Stato e potenzialmente limita la disciplina esercitata dal mercato nei confronti dei Paesi con alto debito
pubblico. Il problema - al centro delle preoccupazioni tedesche - è particolarmente rilevante nella situazione
di oggi, in cui molti Paesi non solo della periferia dell'Unione, ma anche del suo «nocciolo» come la Francia,
hanno un debito pubblico che continua a crescere in rapporto al prodotto interno lordo.
Se il debito di questi Paesi dovesse continuare ad espandersi, in quella che viene definita una «dinamica
negativa», gli scenari possibili sarebbero due. Nel primo, la Bce continuerebbe ad acquistare titoli,
sostituendosi così al mercato: questo genererebbe però un aumento incontrollato dell'inflazione e la perdita di
credibilità della Banca centrale. Nel secondo scenario, invece, la Bce interromperebbe gli acquisti per non
violare il suo obiettivo di inflazione e permetterebbe il default dei Paesi a rischio. In questo secondo caso,
però, la Bce si troverebbe a pagare un prezzo elevato, particolarmente difficile da digerire per chi, tra i suoi
azionisti, si trova nella condizione di creditore.
Il primo scenario è improbabile, date le attuali condizioni macroeconomiche e il vincolo posto dai Trattati sul
limite dell'inflazione. Il secondo, cioè il caso di bancarotta di un Paese dell'Unione, pur essendo estremo, non
è da escludere. Il problema è stato già sperimentato con la Grecia in passato, e una nuova discussione sulla
rinegoziazione del debito e sullo stato della Bce come creditore ufficiale ritornerà sicuramente sul tavolo dopo
la vittoria di Tsipras.
Proprio per rispondere al problema posto dal secondo scenario, il Qe della Bce prevede che le banche
centrali nazionali assumano una gran parte del rischio relativo agli acquisti. In altre parole, se uno Stato
fallisse, il bilancio della sua banca centrale sarebbe colpito; e nel caso estremo in cui il capitale non fosse
sufficiente, lo Stato dovrebbe intervenire, mettendo dunque i suoi cittadini nella condizione, di fatto, di
«pagare il conto».
Questo aspetto del programma è stato criticato perché, limitando la condivisione del rischio, potrebbe far
sorgere dubbi sull'impegno di tutti gli Stati a salvaguardare l'Unione. Ma in realtà questa è una discussione
molto astratta. Il problema è un altro. Se a dover ristrutturare fossero più Paesi (o anche uno solo, ma con un
grande debito) la sopravvivenza stessa dell'euro sarebbe a rischio e Francoforte dovrebbe intervenire per
evitare il peggio. In caso contrario i costi sarebbero enormi: molto maggiori di quelli di cui si parla in relazione
al Qe. La crisi ci ha insegnato che i Trattati portano a un paradosso: da una parte pongono molti limiti
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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LA BANCA CENTRALE
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
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all'azione della Bce per evitare la monetizzazione del debito; dall'altra, quando l'euro è in pericolo, rendono
inevitabile il suo intervento per assicurarne la sopravvivenza, rendendola implicitamente garante del debito di
tutti e generando dunque un irrealistico appiattimento dello spread .
La Bce può uscire da questa alternanza tra bastone e carota solo chiedendo agli Stati a rischio un impegno
su programmi di riforma. Ma la Grecia insegna che questa via è percorribile solo se le misure non sono
eccessivamente punitive e si combinano con altre che favoriscano la crescita. Per questo il Qe è una buona
notizia: una politica monetaria fortemente espansiva potrebbe facilitare e non inibire un percorso riformatore.
Purché al coraggio della Bce si associ l'azione decisa di Bruxelles. Altrimenti si scaricherebbero sull'istituto di
Francoforte le tensioni di una Germania all'opposizione, mettendo a rischio la sopravvivenza della stessa
Unione.
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27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Dopo cinque anni disumani ci ha ridato speranza e dignità Poi digeriremo
il compromesso»
Lo scrittore Vassilikos: è un bel giorno per l'Europa Storia «A Berlino forse non sanno bene cos'è stata
l'Europa dalla fine della guerra agli Anni 90»
Andrea Nicastro
ATENE Alla fine dell'intervista Vassilis Vassilikos scrive una dedica sul suo romanzo capolavoro Z, l'orgia del
potere . Si legge: «nella prima giornata di speranza». È il messaggio che vuole arrivi all'Italia e all'Europa.
«Speranza come il sole che splende inaspettatamente oggi su Atene». «Ci sarà tempo per sentire il sapore
amaro del compromesso, ma per un giorno, almeno un giorno, fateci pensare di poterci rialzare». Non è così
semplice però non vedere i nuvoloni in arrivo. «C'è una guerra in corso. Una guerra anomala, senza scoppi e
crolli, ma capace comunque di uccidere. Una guerra tra Nord e Sud, come ai miei tempi era una guerra EstOvest. All'inizio degli Anni 60 ho visto una luce come questa, una primavera culturale, una mobilitazione
intellettuale e sociale che faceva immaginare un cambiamento. Poi arrivarono i colonnelli».
Il suo libro segnò un'epoca. Parlava del conflitto destra-sinistra, della repressione militare in un piccolo Paese
del Mediterraneo. Il regista Costa Gavras, anche lui greco, ne ricavò un film di successo.
Davvero vede un pericolo fascista?
«Nelle elezioni di domenica il partito Alba Dorata ha più o meno mantenuto gli stessi voti di due anni fa. Solo
che nel 2012 non si sapeva che la sua dirigenza era un'associazione a delinquere, che replicava la struttura
organizzativa hitleriana, che teorizzavano razzismo e peggio. Eppure ha ripreso voti».
Come se lo spiega?
«La Grecia non aveva un'estrema destra, ma questa terribile, disumana crisi economica ha distrutto qualcosa
nelle menti».
Cosa?
«Mentre voi vivevate il vostro Rinascimento, la Grecia era sotto la dominazione Ottomana, l'Islam, l'Oriente.
Ma abbiamo resistito. La cultura greca è sopravvissuta e ha cercato di riprendere il treno dell'Europa. Ho
avuto paura che 5 anni di crisi ci facessero perdere l'ancoraggio. Ma ora no, ora Tsipras e la sua Syriza sono
come i dottori che stanno per scrivere la ricetta per un malato. Voglio credere possa funzionare».
Ma qual è la malattia?
«La mancanza di memoria. Chi, come la signora Merkel, non sa cos'è stata l'Europa dalla fine della Seconda
guerra mondiale agli anni 90. Un sogno di pace, un tentativo unico di creare cultura, superare barriere. Lei
non lo sa perché viveva nella Germania Est, non respirava la stessa aria».
E poi cos'è successo?
«C'è stato il Trattato di Maastricht. Ancora non mi capacito di come uno come Mitterrand possa averlo fatto
passare così com'è. In tutto il trattato non c'è mai la parola cultura».
Europa schiava della Finanza?
«La metamorfosi dell'Europa è in quel testo. Non nell'euro. E l'energia per metterlo in pratica è arrivato dai
nuovi Stati membri, tutti gli ex Paesi del patto di Varsavia. Durante il comunismo, loro sognavano le lattine di
Coca Cola, non i bicchieri di Chianti. Non avevano idea della solidarietà, dello sforzo fatto per superare
sangue, confini e dolore. Sono entrati con la caduta del Muro e pensavano di essere negli Usa o in Australia.
Una corsa all'oro individualistica. L'Europa dei fondatori era diversa».
Sarà Tsipras a riportare il continente sulla retta via?
«Ci hanno detto di essere parassiti inefficienti. Ma per curarci hanno creato povertà e recessione. Non so
cosa riuscirà a fare Tsipras. Il futuro è una moltitudine di possibilità. Credo ci proverà. Di sicuro, oggi, ha
restituito orgoglio, dignità, speranza».
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'intervista
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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@andrea_nicastro
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Chi è
Vassilis Vassilikos, nato nel 1934, venne esiliato durante il regime dei colonnelli per via della sua attività
politica. Trascorse anche un periodo in Italia Tra i suoi numerosi libri,
il più celebre
è «Z - L'orgia
del potere », pubblicato nel 1969, tradotto in 32 lingue,
da cui Costa Gavras trasse un film
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 6
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«Mi fido di lui, è realista Negoziamo ma senza ricatti»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Luigi Offeddu
Bruxelles Presidente Martin Schulz, il giornale tedesco «Bild» avverte: in Grecia, «ha vinto lo spauracchio
dell'euro». Lei giuda il Parlamento europeo, condivide?
«Così come non dobbiamo avere paura delle espressioni colorite della Bild , non dovremmo avere paura di
Alexis Tsipras e della sua Syriza. Conosco Tsipras ormai da tempo. Abbiamo una relazione franca, diretta. Le
nostre posizioni sono diverse, ma non è un anti-europeo: con lui si può discutere. È in primo luogo un politico
pragmatico, e carismatico».
Dunque questa vittoria è una buona notizia per la Grecia e l'eurozona, per tutta l'Unione Europea?
«Questo potremmo dirlo solo alla fine del mandato. La risposta dipenderà soprattutto da Tsipras, se saprà
dimostrare leadership, visione, strategia e spirito di compromesso, nel Paese e fuori».
Come valuta il rischio di instabilità dentro e fuori la Grecia, se questa lascerà l'euro?
«La Grecia non abbandonerà l'euro. Non sarebbe nel suo interesse, né in quello della zona euro. Tsipras è
ben consapevole della necessità di arrivare a compromessi con altre forze politiche in Grecia, e con i partner
internazionali nell'eurozona e nell'Ue. Quanto ai rischi di instabilità, sono molto più contenuti oggi che alla fine
del 2009».
Perché?
«Perché la Grecia ha ora un avanzo primario al netto degli interessi, un debito detenuto all'80% da creditori
istituzionali, una prospettiva di crescita del 2,9% nel 2015 e una disoccupazione alta, ma in calo. Insieme,
Grecia e Ue devono accelerare queste dinamiche, garantire la sostenibilità del debito greco e far sì che i
cittadini vedano migliorare il livello di vita anche attraverso una maggiore equità».
Che cosa potrebbe offrire Tsipras all'Ue, e viceversa?
«Credo che sia prematuro parlare già ora dei prossimi passi, ma l'iniziativa dovrà arrivare dal nuovo governo
greco. È chiaro però che il dibattito dev'esserci: e dev'essere una negoziazione fondata su responsabilità e
realismo, non ricatti, accuse e ultimatum».
Per esempio?
«Per esempio, ho detto a Tsipras che incentrare il dibattito sul taglio - piuttosto che dilazione - del debito,
potrebbe incontrare forti resistenze tra i leader Ue. Molto lavoro dev'essere fatto in Grecia per assicurarsi una
maggiore equità negli sforzi richiesti al Paese. E occorre una vera lotta all'evasione, a livello nazionale ed
europeo. Ma oggi dovremmo lasciare aperta ogni porta, a un dibattito senza animosità».
La Grecia è la più antica democrazia del mondo, ha avuto il primo Parlamento della storia: come vede il suo
ruolo futuro nell'Europarlamento, nei delicati equilibri fra il ricco Nord e il Sud Europa?
«In molti parlano della vittoria di Syriza come di una loro vittoria. Ho letto di commenti giubilanti di Marine Le
Pen o Nigel Farage, che non hanno nulla a che fare con la sinistra europea, o con la Grecia. Credo che
nell'Ue si stia vivendo una nuova fase, dopo duri anni di sola austerità. Molti ormai capiscono che il rigore,
senza investimenti e riforme strutturali, non può portare alla crescita. I piani Juncker e Draghi si inseriscono in
un quadro più ampio che pone nuovamente la crescita al centro della governance dell'Unione. A questo
tentativo - non facile, ma necessario - di sintesi tra diverse forze politiche e diversi Stati, Atene può dare un
contributo. Come ogni altro Paese dell'eurozona e dell'Ue».
E diversamente?
«Se invece - e non ho ragioni per pensare che così sarà - quello di Tsipras sarà un governo del "no",
rischierà di portare la Grecia in un vicolo cieco».
Possiamo dire che, paradossalmente, con le sue richieste di austerità, Angela Merkel ha spinto la Grecia
verso la rivolta anti-rigore?
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'intervista Martin Schulz
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«Ovviamente il voto a favore di Syriza è un voto anti-austerity. Questo è chiaro a tutti. Ma è anche un voto
contro la gestione del governo precedente. Se guardiamo all'inizio della crisi, credo che in molti avrebbero
cercato di agire diversamente, sia in Grecia, sia nell'Ue. Degli errori sono stati forse commessi. L'Ue ha
dovuto costruire le risposte e gli strumenti per contrastare la crisi nel mezzo della tempesta finanziaria ed
economica che ha colpito l'eurozona».
E il ruolo del Parlamento europeo?
«Il Parlamento europeo, con varie relazioni, ha criticato e offerto alternative alla struttura e al funzionamento
della troika. Juncker stesso si è detto favorevole a una sua riforma. Ma certo, con il senno di poi siamo tutti
più saggi. E sappiamo che molti degli strumenti a disposizione oggi non esistevano nel 2010».
Che cosa ha detto ieri a Tsipras, dopo la conferma dell'esito del voto?
«Mi sono complimentato per una vittoria indiscussa. E ho aggiunto che la parte difficile inizia ora: se lui vorrà
contribuire al rafforzamento del progetto europeo, troverà in me e nell'Europarlamento un interlocutore
sempre disponibile».
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Se insisterà sui no, porterà la Grecia in un vicolo cieco: non credo che lo farà
Nella Ue si sta vivendo una nuova fase,
dopo anni di sola austerità
Foto: Europarlamento Martin Schulz, 59 anni, socialista tedesco. Il 1° luglio dello scorso anno è stato
riconfermato presidente del Parlamento europeo
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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«Quel che serve è l'affidabilità»
Mazzucchelli (Julius Bär): «Ai mercati piace il realismo, ora servono i fatti» I capitali nelle banche Ci sono
state due settimane di perdite di depositi che ora per la prima volta rientrano
Maria Serena Natale
DALLA NOSTRA INVIATA
Atene «Nessuno vuole l'Armageddon, l'apocalisse politica, neanche Tsipras. La vittoria di Syriza è un'ottima
notizia, da oggi la Grecia fa meno paura». Parola di banchiere. Marco Mazzucchelli, managing director della
banca svizzera di gestione patrimoniale Julius Bär, è di ritorno dal Medio Oriente e prima di passare in
Portogallo si è fermato ad Atene, itinerario geopolitico e finanziario dell'anno che verrà.
La sinistra radicale al potere piace alla finanza?
«Piacciono il realismo e l'affidabilità che un incarico di governo comporta. L'istituzionalizzazione di movimenti
politici alternativi come Syriza impone di neutralizzare o quantomeno mitigare gli aspetti più radicali della loro
piattaforma ideologica. Inoltre alcune proposte avanzate da Tsipras non sono così anarchiche, penso alla
redistribuzione degli oneri fiscali o alla rimodulazione delle scadenze per il rimborso del debito che per ora si
concentrano nel 2015-16: rinviarle di 7-10 anni è una strada percorribile. Sono già in atto dinamiche virtuose,
la spesa per interessi sul debito pubblico è più bassa oggi di quando il rapporto con il Prodotto interno lordo
era inferiore al 100% (adesso è al 175%). Conta anche il dato generazionale, l'ascesa dei quarantenni. Non
dimentichiamo che tra i candidati c'erano leader espressi dal vecchio sistema come l'ex premier socialista
George Papandreou. Tutti questi segnali di novità ispirano fiducia».
Un ragionamento molto politico, quanto tempo impiegheranno i mercati per elaborarlo?
«Lo stanno già facendo. Dopo le turbolenze, euro e borse sono stabili. Per le banche ci sono state nelle
ultime due settimane perdite di depositi che sono rientrati ieri per la prima volta. In proporzione è stato molto
più traumatico lo sganciamento del franco svizzero, che ha pesantemente danneggiato la competitività
elvetica e cambierà i rapporti di lungo periodo tra la Confederazione e l'Europa, per me è l'inizio di un
percorso inconscio di avvicinamento della Svizzera all'Ue»
Da Francoforte, con il programma di Quantitative easing appena lanciato dalla Bce, ad Atene, cambio di rotta
verso politiche economiche più espansive. Cosa si aspetta per il 2015?
«La parola d'ordine sarà "volatilità" perché con la fine dell'azione di sostegno delle banche centrali i mercati
restano senza rete e la politica ritrova il suo primato. Un contesto in cui bisognerà saper osare ma avere la
solidità per poterselo permettere. Insomma saranno scosse di assestamento. Il caso greco insegna che è
l'ignoto a spaventare. La fine della paura può incidere sul cambiamento molto più di qualsiasi programma di
salvataggio internazionale. Ad Atene con il governo si dissipano anche timori e incertezze».
Sempre che la coalizione Syriza-Greci Indipendenti regga.
«Il fatto che i due partiti siano accomunati solo dall'opposizione a Bruxelles è l'unico fattore negativo. Mi sarei
augurato un'alleanza con una forza più moderata e "omogenea" o anche un esecutivo di minoranza con
l'appoggio esterno di To Potami, il nuovo partito anti-corruzione. Per ora quel che conta è il ritorno degli
"spiriti animali", la carica vitale della quale parlava Keynes. Lo avverti incontrando le persone, si sorride di
nuovo e si pensa al lavoro da fare».
Partendo da cosa?
«I greci parlano più lingue straniere, hanno una mentalità più aperta al servizio, uno Stato di diritto che
funziona. È un Paese che ha ferite profonde ma anche la forza di rinascere e recuperare competitività».
Con povertà e disoccupazione a livelli record, non rischia di trasformarsi in un serbatoio di mano d'opera a
buon mercato per investitori stranieri?
«La priorità è restituire alle persone l'equilibrio sociale e la dignità del fare, rimettere in moto il sistema anche
con una maggiore richiesta di lavori manuali. Se questo diventa il bacino logistico per il traffico marittimo
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Intervista
27/01/2015
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cinese nel Mediterraneo, si moltiplicheranno anche le opportunità per mettere a frutto la competenze, la
cultura, la tradizione che nessuno potrà mai portare via ai greci. A dispetto dei luoghi comuni, questo è un
popolo dotato di forte spirito imprenditoriale e commerciale, sono cittadini del mondo, da sempre».
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Foto: Marco Mazzucchelli, managing director della banca svizzera di gestione patrimoniale Julius Bär
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Guerini: mi aspetto coerenza dopo la lezione del 2013
Il vicesegretario pd: il patto del Nazareno non c'entra con il Colle ma spero in un largo consenso Valutazioni
Ottimismo dopo la riunione del partito: possiamo convergere su un nome
Daria Gorodisky
ROMA Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito democratico, racconta di essere molto soddisfatto per
come sono andate le riunioni di ieri con i gruppi parlamentari pd per parlare di Quirinale. «Dagli interventi
sono emerse grande responsabilità e piena disponibilità a trovare una soluzione ampiamente condivisa.
Perciò credo che ci siano le condizioni perché il partito converga su una candidatura. Naturalmente, va anche
costruito il consenso con le altre forze politiche».
Può affermare che è stata raggiunta un'unanimità sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica?
«Direi che sul metodo e sul clima generale c'è ampia condivisione. Poi, certo, ciascuno ha le proprie opinioni,
le proprie preferenze».
Quindi sono stati proposti nomi diversi?
«In verità, non si è parlato molto di nomi. Ci siamo concentrati più che altro a tracciare un identikit, a definire
le caratteristiche della persona che vorremmo al Colle».
Qual è il tratto del profilo che ritenete più determinante?
«Deve essere un presidente di garanzia per tutti, autonomo. E, naturalmente, deve essere dotato di capacità
e autorevolezza».
E l'elemento «internazionalità» è una priorità?
«Questo è emerso di meno».
Il fattore «donna» ha un valore particolare?
«La questione è stata toccata in alcuni interventi. Come dicevo, è tutto ancora aperto. Personalmente credo
che la qualità venga prima del genere».
Qualcuno ha dichiarato che il vostro candidato è presente nella rosa dei nomi ipotizzati in questi giorni.
«Non so. Comunque i nomi che stanno circolando appartengono tutti a personalità di elevata statura».
Alle prime tre votazioni il Pd intende votare scheda bianca. Si aspetta che i conti torneranno, che tutti i vostri
si comporteranno secondo le indicazioni?
«La prospettiva di poter eleggere il capo dello Stato alla quarta votazione, sabato, mi sembra probabile. E, se
la decisione finale del Pd sarà quella di non indicare nomi fino a quel momento, mi aspetto che i
comportamenti siano conseguenti. Perché la coerenza dei parlamentari sarà frutto di riflessione, di un
ragionamento più ampio».
Eppure Matteo Renzi dice che riconosce il diritto al dissenso.
«Ha enunciato un pensiero più complesso. È evidente che per l'elezione del presidente della Repubblica non
si può invocare la disciplina di partito. Ma abbiamo la responsabilità di dimostrare la nostra maturità. Quello
che è accaduto nel 2013 è una ferita ancora aperta per noi».
Già, il 2013 al cinema Capranica di Roma: un candidato, Franco Marini, bocciato platealmente; un altro,
Romano Prodi, acclamato pubblicamente e poi abbattuto in Parlamento dai franchi tiratori.
«Appunto. Quella è stata una lezione per tutti, e credo che sia stata capita. Per questo adesso stiamo
procedendo in maniera trasparente».
Senza nomi, però. E con indiscrezioni su trattative in stanze chiuse.
«C'è un confronto aperto, facciamo le consultazioni. Un percorso assolutamente trasparente».
Il vostro candidato sarà annunciato sabato stesso?
«Come Pd abbiamo un'assemblea dei grandi elettori giovedì mattina, a meno che non si decida di anticiparla
a domani sera. Se sarà necessario, ne convocheremo un'altra fra venerdì e sabato».
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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INTERVISTA
27/01/2015
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Nella vostra discussione, che peso ha avuto il Patto del Nazareno? La vostra minoranza non ha mai digerito
l'accordo che avete stretto con Silvio Berlusconi, e non sembrerebbe disponibile a farlo in questa occasione.
«Ha pesato poco. Il Patto del Nazareno è l'espressione che indica un'intesa fra maggioranza e Forza Italia
per portare a compimento una nuova legge elettorale e le riforme costituzionali. È ben distinto dal tema
Quirinale. Anche se, ovviamente, si auspica che il futuro presidente della Repubblica raccolga il più ampio
consenso possibile».
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Foto: Quella è una ferita ancora aperta per noi. Stavolta la prospettiva di eleggere il nuovo capo dello Stato
alla quarta votazione mi sembra probabile
27/01/2015
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La linea Bersani (che cita Cartesio) per evitare un candidato del Patto
La lealtà L'ex segretario vuole arrivare in Aula con un accordo pieno e dunque offre lealtà
Monica Guerzoni
ROMA «Basta con le bazzecole, parliamo di Tsipras piuttosto...». Quando approda in Transatlantico, Pier
Luigi Bersani vuole discutere di Grecia e schiva le domande sul Quirinale. Perché ha disertato l'assemblea
con Renzi? «Sono rimasto bloccato a Linate». Di più l'ex segretario non dice, perché alla vigilia del voto
l'esperienza consiglia di tenersi alla larga dai boatos parlamentari.
Con i suoi, però, Bersani ha ribadito la linea: «Non poniamo veti, ma in quarta votazione non ci portino un
nome scelto nel chiuso del Nazareno». Il secondo tema che sta a cuore al leader della minoranza è una
questione che lui chiama di «cultura politica e democratica». Il fatto cioè che, per la prima volta, è il premier
che si trova a indicare il capo dello Stato e non viceversa. «Ecco perché bisogna allargare il campo - è il suo
chiodo fisso -. Altrimenti nascono i problemi».
Votare tre volte scheda bianca e poi puntare alla quarta su un nome secco non lo convince e Bersani lo
lascia capire, citando ironicamente il «Discorso sul metodo» di Cartesio. Miguel Gotor è più esplicito: «Così si
pongono le condizioni perché il candidato sia scelto dal Patto del Nazareno». Il timore è che dal cilindro di
Renzi spunti un uomo (o una donna) dal profilo basso, magari un ex ds al quale sarebbe difficile voltare le
spalle. Per questo Bersani si sta mostrando, nei contatti con Renzi, responsabile e dialogante. Come Matteo
scommette sull'intelligenza del predecessore, Pier Luigi scommette sull'intelligenza di Renzi. E quando si
troveranno finalmente faccia a faccia - incontro che sembrava imminente e che invece potrebbe slittare a
domani - gli chiederà di trovare l'intesa con la minoranza e, soltanto dopo, cercare il via libera di Berlusconi.
In aula Bersani vuole arrivarci con un accordo pieno e dunque offre lealtà, sperando di essere ricambiato con
la stessa moneta. Alla buvette l'hanno visto in diversi richiamare all'ordine il fedelissimo Zoggia per
quell'uscita all'assemblea del gruppo, che aveva fatto imbufalire i renziani: «Fare il nome sabato mattina è
tardi, se poi la quarta votazione va male non ci si può lamentare...». Una formula che espone Bersani al
sospetto di nascondere nella propria compagine potenziali traditori e costringe Stefano Fassina a chiarire:
«Non saremo franchi tiratori, ma franchi interlocutori».
Sui nomi Bersani si tiene cauto e aspetta la proposta di Renzi. Ma l'identikit è chiaro: «Una personalità
politica autorevole e soprattutto autonoma, anche dal governo». Una figura che venisse dal ristretto giro
renziano non sarebbe ritenuta potabile, «il Quirinale non può essere un prolungamento di Palazzo Chigi». È il
punto chiave, sul quale convergono i 140 parlamentari che si sono contati nella sala Berlinguer.
Inutile dire che, dopo i nove anni di Napolitano, agli ex ds piacerebbe molto se sul Quirinale continuasse
(metaforicamente) a sventolare il vessillo della «ditta». Ma qui Bersani non si impunta, un uomo della statura
di Giuliano Amato gli andrebbe benissimo. L'ostacolo è che nessuno ha voglia di intestarsi un nome poco
gradito dall'opinione pubblica... Su Finocchiaro e Mattarella non ci sono preclusioni e nemmeno su Fassino, il
quale però non sembra convincere l'ala più barricadera dei Pierluigi Boys.
Ieri a Montecitorio girava voce di un incontro con Walter Veltroni, che gli uomini vicini a Bersani hanno però
smentito. Attorno al già sindaco di Roma i bersaniani si muovono con diverse gradazioni di entusiasmo. Ugo
Sposetti è stato visto scherzare con il veltroniano Martella: «Andrea, ti dico io a chi dare il tuo pacchetto di
voti se Walter non ce la fa...». Ma è un altro il personaggio che, paradossalmente, rischia di spaccare la
sinistra e mettere in seria difficoltà Bersani: il fondatore dell'Ulivo. Pippo Civati lo ha lanciato con tanto di
lettera ai parlamentari e Zoggia si è subito incaricato di stoppare l'operazione: «Noi siamo completamente
contrari a usare il nome di Prodi in modo strumentale, per poi bocciarlo in quarta votazione. Se lo mettiamo in
pista, deve andare a segno». Parole che confermano come una parte dei bersaniani medita di confluire su
Prodi già dal primo voto. «Come Bersani, io riparto da lì - sembra tentato Miguel Gotor -. Autonomia e lealtà
vanno insieme, mentre la fedeltà va col tradimento» .
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Il retroscena
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Come si elegge un presidente L'assemblea La chiama La votazione Lo spoglio Le preferenze Il risultato Il
calendario 1 2 4 5 6 3 Laura Boldrini, presidente della Camera Valeria Fedeli, sostituisce alla guida del
Senato Pietro Grasso (capo dello Stato supplente) Due le chiame per scrutinio, nel seguente ordine 321
senatori 630 deputati delegati 58 regionali PRIMO SCRUTINIO Quorum 2/3 SECONDO E TERZO
SCRUTINIO DAL QUARTO SCRUTINIO IN POI Maggioranza assoluta Se si raggiunge il quorum, lo scrutinio
termina con la proclamazione (il settennato inizia dopo il giuramento) La presidente della Camera legge
all'Aula i nomi: a tenere il conto delle schede sono i funzionari Un candidato deve ottenere di Montecitorio
almeno due preferenze perché queste siano messe a verbale La scheda, consegnata da un commesso, è
timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio La scheda, ripiegata in quattro, è depositata
nell'urna, detta «insalatiera», di vimini e raso verde I grandi elettori entrano nel «catafalco» allestito per
garantire la segretezza del voto e scrivono il nome prescelto sulla scheda 673 Quorum 2/3 673 505 Giovedì
29 Venerdì 30 Sabato 31 Il banco della presidenza Corriere della Sera
Il filosofo
Il Discorso sul metodo
è stato pubblicato
da Cartesio
nel 1637 a Leida come premessa metodologica ai saggi scientifici Diottrica , Meteore e Geometria . Nella
quarta parte, il celebre cogito («penso dunque sono»)
I rapporti
Pier Luigi Bersani (foto sotto) e Matteo Renzi sono rivali alle primarie per le Politiche 2013. Bersani, già
segretario del Pd dal 2009, vince con il 61% e diventa candidato del centrosinistra Dopo il confronto, i due si
riavvicinano in campagna elettorale: nei comizi di chiusura, in diverse piazze, tra cui Firenze, Renzi sostiene
la corsa di Bersani Alle Politiche 2013 il centrosinistra non vince, pur arrivando primo. E si riaffacciano le
divisioni tra Bersani, che non riesce a formare un governo, e Renzi Ad acuire le tensioni, il voto per il Colle ad
aprile 2013. Renzi si oppone a Marini. Dopo il caso Prodi, Bersani si dimette da segretario pd:
i suoi accusano i renziani, che negano ogni responsabilità Renzi diventa segretario del Pd alle primarie di
dicembre 2013 con il 68%. Il 22 febbraio 2014 assume la guida del governo. Con lui si schiera la
maggioranza del partito. Bersani, pur non ricoprendo incarichi nel Pd, resta un punto di riferimento della
minoranza
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 13
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Bergamini: per il Quirinale una figura terza La maggioranza? Non ce n'è
più una stabile
Non dobbiamo acconten-tarci di una mediazione su un tecnico L'agibilità politica di Berlusconi non è merce di
scambio, gli serve giustizia
Paola Di Caro
ROMA Mai come un questo momento «serve essere grandiosi». È più che un auspicio: è una richiesta ferma
e chiara quella di Deborah Bergamini, portavoce di Forza Italia.
Grandioso deve essere il presidente o lo spirito di chi lo elegge?
«Direi che l'uno è consequenziale all'altro. Se verrà anteposto il bene del Paese all'interesse di parte, se la
politica si riapproprierà del suo ruolo, allora il prossimo presidente sarà adeguato al ruolo che deve ricoprire.
Perché risulterà una sintesi di diverse aspettative ed interpreterà il suo mandato con spirito "super partes".
Cosa che, negli ultimi anni, purtroppo non è avvenuta».
Avete concesso molto a Renzi, vi aspettate altrettanta generosità?
«Parlare di generosità vorrebbe dire appellarsi al "buon cuore" di qualcuno, ma il rispetto dei patti e il
riconoscimento dei reciproci ruoli non sono variabili emotive. L'accordo del Nazareno ha introdotto un
elemento di assoluta novità, cioè il dialogo tra forze politiche schierate su fronti diversi per modernizzare e
rendere governabile il Paese. Alla base, quindi, c'è la cultura del confronto, qualcosa di molto diverso dalla
generosità».
Ma c'è un veto su alcuni nomi, come gli ex segretari Pd?
«Il veto, se di questo vogliamo parlare, c'è nel metodo: è necessaria la condivisione nella scelta. C'è una
lunga tradizione di presidenti della Repubblica riferibili al centrosinistra, senza dimenticare che tutte le altre
più alte cariche dello Stato provengono dalla stessa area. Per questo, stavolta si dovrebbe individuare una
personalità che sia, se non di centrodestra, almeno manifestamente terza. In ogni caso, le nostre valutazioni
verteranno più sulle persone che sulla loro storia, perché ognuno può interpretare lo stesso ruolo in modi
diversi».
Tecnici come Padoan possono essere una mediazione?
«Non mi indurrà a pronunciarmi sui singoli nomi. Ma una cosa voglio dirla: non dobbiamo accontentarci di
cercare una mediazione, ma arrivare ad un punto di incontro che sia ambizioso, che ci sfidi, tutti, a quel
cambiamento di approccio che stiamo adottando per le riforme».
La minoranza di FI vi imputa capriole autolesionistiche. Siete prigionieri della necessità di Berlusconi di
essere riabilitato politicamente?
«Berlusconi non ha bisogno di alcuna riabilitazione politica: è il leader dei moderati italiani e il protagonista
delle riforme. D'altra parte, è incontestabile che senza FI questo percorso non arriverebbe a compimento.
Questa centralità è merito di Berlusconi, e non ci vedo nulla di autolesionistico. Quando eravamo al governo,
abbiamo lamentato la mancanza di un'opposizione capace di confrontarsi sul merito dei provvedimenti, a
cominciare proprio dalle riforme per il Paese. Oggi restiamo coerenti e da movimento liberale e riformista
stiamo collaborando per cambiare l'Italia. Nessun prigioniero dunque, solo la libera determinazione di voler
rimanere fedeli ai valori e ai programmi che abbiamo sempre enunciato e all'impegno per cui siamo in
campo».
Cosa chiedete a Fitto, e cosa gli offrite?
«Non c'è nulla da chiedere e nulla da offrire. Non c'è alcun baratto, sarebbe offensivo per tutti far credere
questo. Raffaele rappresenta un punto di vista legittimo ma minoritario nel partito e nei gruppi: il mio augurio
è che si possa continuare a lavorare insieme con lealtà e spirito di squadra, nel rispetto della nostra comune
appartenenza».
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Ncd al governo, voi opposizione: è credibile l'alleanza?
«Noi siamo all'opposizione in termini e su temi tutt'altro che formali. Contestiamo radicalmente la politica
economica del governo Renzi. I voti che abbiamo espresso ed esprimiamo ogni giorno in Parlamento non
lasciano adito a dubbi. Un dato è innegabile, tuttavia, e cioè che non esiste più una maggioranza stabile
intorno al governo. Quanto a Ncd, abbiamo ripreso a dialogare e l'elezione del nuovo presidente sarà un
banco di prova importante. L'obiettivo è la ricomposizione dell'alleanza tra le forze del centrodestra, vedremo
se avremo tutti la maturità per realizzarla».
Volete il «perdono» per Berlusconi dal nuovo presidente? O da Renzi una soluzione per l'agibilità politica?
«Berlusconi non ha bisogno di alcun perdono. A lui e a milioni di italiani che si riconoscono in lui, serve
soltanto giustizia. Su questo non si fanno accordi né compromessi. L'agibilità politica di Berlusconi non è
merce di scambio, e comunque non dipende né da Renzi né da nessun altro. Deriva dalla sua assoluta
innocenza, dal consenso che raccoglie e dalla sua capacità di essere protagonista del cambiamento. Per
questo la sentenza di Strasburgo è importante: da là emergerà con chiarezza il danno che l'uso politico della
giustizia ha arrecato al Paese».
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Foto: Chi è Deborah Bergamini, 47 anni, Forza Italia, alla Camera
dal 2008, rieletta nel 2013
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 49
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Il museo che custodisce la storia della Sicilia
Dacia Maraini
La Sicilia è piena di contraddizioni, che esprimono macroscopicamente quelle di tutto il nostro Paese. L'isola
che ospita le più antiche città della storia del Mediterraneo, dove si conservano i templi e i teatri greci tenuti
meglio che nella stessa Grecia, l'isola dei più grandi mosaici romani, delle necropoli fenicie, delle chiese
normanne dagli affreschi splendenti, l'isola delle ville del Settecento, purtroppo ridotte a monconi, private
come sono dei loro parchi e giardini, l'isola delle armoniose ville liberty, in gran parte fatte fuori dalla
disastrosa amministrazione di un mafioso come Ciancimino. L'isola che tutto il mondo vorrebbe conoscere e
ammirare si è ottusamente chiusa dentro il mito dell'industria pesante e delle città d'affari, finendo per fare
fuggire i suoi figli migliori e abbandonando le fertilissime campagne all'incuria e al degrado.
A pochi chilometri dall'aeroporto di Palermo, per esempio, esiste un museo singolare, che ha ricreato un
itinerario molto ben organizzato,che va dalla preistoria (vasi e anfore, monete e oggetti ritrovati in mare) al
Settecento e Ottocento, con pezzi di navi affondate nelle acque vicine, a una raccolta di carretti
magistralmente dipinti che raccontano le antiche storie del ciclo carolingio, per finire con la ricostruzione
suggestiva di un angolo del Bosco dell'Arciera di Ficuzza, e un brulichio di animali impagliati nascosti fra i
rami, mentre un cd riproduce i loro versi struggenti.
Il museo D'Aumale nasce come magazzino per la conservazione del vino prodotto nelle campagne di
Montelepre, e viene acquistato dal figlio di Luigi Filippo re di Francia e di Maria Amelia di Borbone, il duca
D'Aumale per l'appunto, che trasforma il magazzino in una grande cantina enologica da cui partono i vini
preziosi per tutta l'Europa.
Questo suggestivo e bellissimo museo, che è costato molti milioni, è praticamente sconosciuto. I turisti che
arrivano all'aeroporto vicino non ne conoscono l'esistenza ed è continuamente minacciato di chiusura.
Purtroppo, lo sappiamo, questi abbandoni appartengono a tutta l'Italia. Abbiamo puntato, seguendo le
ingordigie della mafia, e i falsi miti della industrializzazione facile, sui grandi impianti che ora sono tutti
abbandonati, lasciando rifiuti tossici e territori sconvolti. Possibile che le lezioni della storia non servono mai a
farci rinsavire?
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Il sale sulla coda
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 17
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Machado: «Il Venezuela corre verso il collasso La dittatura deve finire»
La transizione è iniziata Anche tra gli eredi di Chavez si inizia a parlare di un governo d'unità nazionale
Sara Gandolfi e Carlo Davide Lodolini
Migliaia di chavisti hanno sfilato ieri a Caracas per festeggiare il 57esimo anniversario della democrazia in
Venezuela. La «marcia degli invincibili», come l'ha definita il regime, non riesce però a nascondere i guai del
presidente Nicolás Maduro. Il prezzo del petrolio e il Pil in caduta libera, le code bibliche fuori da negozi con
gli scaffali sempre più vuoti, la rabbia della gente.
«L'80 per cento dei venezuelani vuole il cambiamento. Sanno che Maduro è il responsabile del dramma che
stiamo vivendo. Il suo regime ha fatto cadere la maschera: è una dittatura militarista», dice al Corriere la
leader dell'opposizione María Corina Machado. Da un decennio questa «pasionaria liberale» è la spina nel
fianco del chavismo. Deputata deposta lo scorso anno per aver osato criticare pubblicamente il governo, in
dicembre è stata accusata di una «cospirazione» per assassinare Maduro.
Un reato punibile con sedici anni di carcere, ha paura?
«In questo momento tutti noi venezuelani possiamo essere vittima della repressione. Ma più del carcere,
dove sono già rinchiusi molti politici e giornalisti, temo che questo sistema resti al potere».
Maduro ha annunciato nuove misure economiche...
«Mente. Dal suo viaggio in Cina, Iran e Russia è tornato a mani vuote. E ora cosa promette? Più corruzione
perché mantenere un tasso di cambio preferenziale con il dollaro, assolutamente artificiale, significa
alimentare le mafie del cambio, e più inflazione. La scarsità dei beni di prima necessità peggiorerà e lui ha già
preannunciato una repressione brutale contro chiunque protesti».
Tornerete in piazza?
«La gente è già in strada, a fare ore di coda fuori dai negozi. C'è una vera emergenza nazionale. Ci sono
madri che non riescono a comprare il latte, in nessun luogo e a nessuna ora. Altre che vedono assassinare i
propri figli e non possono fare nulla perché l'impunità è superiore al 95%».
Maduro ha denunciato il «terrorismo economico» contro di lui...
«Dopo aver vissuto dieci anni di prosperità petrolifera - con il prezzo del petrolio anche oltre i 150 dollari al
barile - ora il regime accusa produttori e commercianti di fare speculazione e i consumatori di mangiare
troppo. Questi sono gli argomenti che usa per non rispondere delle espropriazioni che hanno distrutto il
settore produttivo. Hanno occupato più di 50 milioni di ettari agricoli (equivalente della Spagna, ndr ) dei quali
oggi meno del 5 per cento è produttivo».
Maduro sarà spodestato dalla crisi economica?
«No, sarà spodestato dal popolo. Democraticamente».
A fine anno ci sono le elezioni parlamentari ...
«Sì, ma non è ancora stata fissata alcuna data. Questo Paese sta correndo verso il collasso. Il nostro
obbiettivo è un cambio rapido, pacifico e costituzionale. Se Maduro rinuncia, saranno convocate nuove
elezioni presidenziali. E si potrà formare un governo di unità e di ricostruzione nazionale dove tutte le parti
sociali del Paese saranno rappresentate. Anche all'interno dell'"oficialismo" alcune voci iniziano a parlare
della necessità di un cambio».
Cina, Russia e Iran continueranno a essere i partner privilegiati del Venezuela?
«Noi vogliamo mantenere relazioni mutualmente rispettose, sia con gli anteriori e tradizionali partner
commerciali del Venezuela, sia con quelli nuovi. Però chi vorrà investire qui in futuro, perché ci saranno
grandi opportunità in questo Paese, vuole un governo serio».
Il chavismo l'accusa di essere pagata dagli Usa...
«Chiunque protesti viene accusato di essere complice di un complotto straniero. Questo regime ha infangato
perfino un cardinale».
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'intervista
27/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 17
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Il riavvicinamento fra Cuba e Stati Uniti cambierà qualcosa anche in Venezuela ?
«E' già cambiato qualcosa. Cuba è sopravvissuta in questi anni grazie ai 12 miliardi di dollari all'anno che il
chavismo trasferiva all'isola direttamente, sotto forma di petrolio o in contanti. Quando il Venezuela è rimasto
senza soldi, l'Avana ha girato le spalle a Maduro e si è avvicinata agli Usa. I cubani sanno che la transizione
è già cominciata. Ed è irreversibile».
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La crisi
Secondo il Fondo monetario internazionale il Pil del Venezuela
nel 2015 crollerà del 7% L'inflazione nel 2014
ha toccato
il 64% Il prezzo del greggio dai 96 dollari al barile (media) del 2014 è sceso sotto i 50 dollari Le esportazioni
(90% petrolio) sono calate nel terzo trimestre 2014 del 14% La carenza
di generi di consumo
è arrivata all'80% Produzione di petrolio: 2,8 milioni di barile al giorno (- 1 milione rispetto a prima delle
riforme chaviste)
Chi è
María Corina Machado, 47 anni, è una dei leader della coalizione d'opposizione, «Mesa de Unidad
democratica» Il 3 dicembre è stata accusata di cospirazione in un complotto per uccidere Maduro
27/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
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Dino Pesole pagina 7
La «nuova flessibilità» europea sui conti pubblici non è un assegno in bianco che si concede «a
prescindere». Come ha ribadito ieri il vicepresidente della Commissione europea, Jirkyi Katainen, sia la
«clausola sugli investimenti» che i margini sul fronte del deficit strutturale si aprono solo se comunque non si
è in procedura per disavanzo eccessivo. Che è un po' quel che sostengono Eurogruppo e Commissione Ue
quando parlano di impegni che comunque vanno rispettati. Ecco perchè la soluzione alla crisi del debito
greco, di cui si è cominciato a discutere ieri in sede di Eurogruppo a Bruxelles, va calibrata con grande
attenzione. Per l'Italia, alle prese con una complessa partita in previsione del nuovo giudizio della
Commissione atteso in marzo, gli spazi di manovra potrebbero non allargarsi ma restringersi nel caso in cui si
ingenerasse nei mercati la percezione che si vada verso un sostanziale, ancorchè mascherato, haircut del
debito greco. Èvero che siamo fuori dalla procedura per disavanzo eccessivo, così come probabilmente la
spunteremo nella trattativa in corso sull'entità della riduzione del deficit strutturale per l'anno in corso. Non
siamo però affatto fuori da una possibile e non certo auspicabile apertura di infrazione per squilibri
macroeconomici eccessivi, a causa di un debito pubblico che non rispetta la traiettoria di riduzione prevista
dalle regole europee.
Massima attenzione e prudenza, dunque, nella trattativa politica in corso, come del resto ha lasciato
intendere il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan: «Stiamo ragionando sulle ipotesi che la nuova
comunicazione sulla flessibilità offre all'Italia». L'intenzione è «sfruttarla al meglio», nella consapevolezza che
i compromessi politici vanno giocati sul filo del rispetto degli equilibri tra i diversi attori in gioco. Sulla carta, il
combinato della manovra di quantitative easing della Bce, il deprezzamento dell'euro e il calo del prezzo del
petrolio, offre margini ai conti italiani grazie al potenziale "boost" sulla crescita. Lo scenario è decisamente più
favorevole rispetto a qualche mese fa, ma come ha ricordato ieri il numero uno della Bce, Mario Draghi nel
corso della riunione dell'Eurogruppo il quantitative easing non avrà un impatto duraturo e non andrà molto
lontano, se la risposta dei governi dell'eurozona non convergerà da subito in direzione delle riforme strutturali
(soprattutto le azioni di politica economica in rado di accrescere il potenziale di crescita dell'economia).
Discorso che vale per l'eurozona, come per l'Italia.
Ecco allora che più che ipotecare ex ante i frutti attesi dalla nuova flessibilità europee, occorrerebbe
concentrarsi sull'effettiva realizzazione delle riforme. Dopo le comunicazioni inviate la scorsa settimana, e in
previsione delle nuove stime che verranno diffuse il 5 febbraio, Bruxelles attende ora non a caso un puntuale
rendiconto con lo stato di avanzamento di ogni singola riforma approvata dal Parlamento (è il caso del "jobs
act" e della delega fiscale), ma anche un focus specifico sull'iter delle riforme in progress (è il caso della
nuova legge elettorale). Dettagliato check che da ieri e per tre giorni viene condotto direttamente a Roma
dalla task force di tecnici Ue e Bce.
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Sulla flessibilità in Europa attenti ai passi falsi
27/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
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Ecco chi ci guadagna dai salvataggi greci
Morya Longo pagina 5
Tutti sanno (a partire dal popolo tedesco) che la Grecia è stata salvata due volte da Europa e Fondo
monetario, e che la Bce negli anni della crisi ha sostenuto tutti i Paesi del Sud comprando i loro titoli di Stato.
Ma non tutti sanno (a partire sempre dal popolo tedesco) che questi salvataggi non hanno affatto pesato sulle
tasche dei contribuenti, come la retorica nordica spesso racconta: anzi, fino ad oggi si sono rivelati ottimi
investimenti. Insomma: i tedeschi (e tutti gli altri) con i salvataggi ci stanno guadagnando.
La Bce tra il 2011 e il 2013 (ultimo bilancio disponibile) ha infatti distribuito pro-quota alle banche centrali
nazionali utili per un totale di 3,1 miliardi di euro: il 17,99% dei quali (567 milioni) sono finiti in Germania, nelle
"tasche" dell'ortodossa Bundesbank. Solo il programma Smp (quello con cui Mario Draghi comprava titoli di
Stato dei Paesi in difficoltà durante la crisi dello spread) ha fatto guadagnare alla Bce tra 2012 e 2013 ben 2
miliardi di euro di interessi attivi netti: la metà di questi profitti sono stati realizzati grazie ai titoli greci. Senza
parlare degli utili che la Bce realizzerà quando i titoli, comprati a prezzi stracciati durante la crisi, andranno
piano piano in scadenza.
E anche i due "salvagenti" lanciati dall'Europa ad Atene producono interessi: seppur ribassato e posticipato
nel tempo, il tasso che la Grecia paga al fondo salva-Stati (che le ha erogato 141,9 miliardi di euro) e ai vari
Governi europei (esposti direttamente per circa 80 miliardi) rappresenta un loro guadagno. Idem per l'Fmi.
Se in Europa ci fosse meno retorica, si potrebbe partire proprio da questi "utili" per rinegoziare il debito della
Grecia. Certo che non basta cancellare questi profitti, o restituirli alla Grecia, per risolvere il problema di
Atene: calcola Rbs che per rendere sostenibile il debito greco (ormai quasi tutto in mano agli Stati europei, al
Fondo salva-Stati, alla Bce e all'Fmi) bisognerebbe tagliarlo di 64 miliardi di euro, pari al 33% del totale.
Altrimenti alla Grecia basterebbe una nuova tenue recessione, per tornare in ginocchio.
Ma, seppur insufficienti, si potrebbe comunque partire proprio dai guadagni realizzati dalla Bce e dagli Stati
"salvatori" per negoziare con la nuova Grecia di Alexis Tsipras. E se anche si concedesse di più a fronte di
precise condizioni, sostiene Alberto Gallo di Rbs, le perdite potrebbero comunque essere sostenibili per i
Paesi europei. Forse non si arriverà mai a questo punto. Forse tanti in Europa temono che poi altri Paesi
possano seguire la strada di Atene. Ma almeno sarebbe utile porsi la questione: è giusto che la Bce e gli Stati
realizzino utili dalle disgrazie greche? Ed è normale che la maggior parte dei contribuenti europei, a causa
della retorica politica che getta fumo negli occhi, pensi l'esatto opposto?
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LE ANALISI DEL SOLE
27/01/2015
Il Sole 24 Ore
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Europa e Grecia obbligate all'intesa
Adriana Cerretelli
L'Europa deve cambiare marcia: il rigore tout court si è rivelato un'arma contundente che produce troppi
danni collaterali a molti livelli. Lo si sa da mesi ma i segnali della svolta hanno cominciato a diventare concreti
solo nelle ultime settimane. Con il nuovo codice Juncker per un patto di stabilità più flessibile, pur nel rispetto
delle regole, e con il piano di investimenti Ue di oltre 300 miliardi (tutti da reperire). Poi con il generoso
quantative easing sovrano della Bce di Mario Draghi, malgrado l'esplicita opposizione tedesca.
Mancava ancora la verifica politica diretta sul campo. È avvenuta domenica ad Atene. Lo schiaffo che la
democrazia greca ha inflitto all'Europa, tributando il trionfo all'estrema sinistra di Syriza e liquidando un'intera
classe dirigente colpevole anche di averne sottoscritto gli eccessi e tramortito così economia e lavoro,
conferma che dalla strada del cambiamento non si può tornare indietro.
Lo status quo è indifendibile semplicemente perché rischia di fare strage di altri governi in altri Paesi "difficili",
dove le forze anti-sistema crescono. Nell'eurozona quest'anno ci saranno sette elezioni. La Spagna potrebbe
essere la seconda pedina a cadere.
Non stupisce dunque che ieri a Bruxelles dai ministri dell'Eurogruppo come dai presidenti di Bce,
Commissione e Consiglio europei sia arrivata una chiarissima apertura di credito al nuovo governo di
coalizione di Alexis Tsipras: niente cancellazione e neanche dimezzamento del debito greco, meno che mai
conferenze europee mirate a un'eventuale operazione collettiva.
Disponibilità invece a discutere di una ristrutturazione soft: un nuovo allungamento delle scadenze con
magari una nuova riduzione dei tassi di interesse. Fermo restando che non si toccano né gli impegni di
ripagamento né le condizioni legate al programma di aiuti Ue, in fatto di austerità e riforme.
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Continua da pagina 1
Il che non toglie che, all'interno di questi paletti, possano essere ridiscussi i contenuti, la scelta delle misure
da prendere e dei tagli da fare. A richieste serie e realistiche, insomma, saranno date risposte non (del tutto)
deludenti.
Potrà Tsipras accettare l'offerta europea senza perdere la faccia tradendo le molte promesse fatte ai suoi
elettori?
Il sentiero dell'accordo è molto stretto ma entrambe le parti sono costrette a percorrerlo, perché non possono
permettersi il lusso di una rottura: sarebbe molto più costosa per tutti.
Se non sarà prorogato, a fine febbraio scadrà il programma di aiuti Ue: la Grecia da sola non sarà in grado di
far fronte alle scadenze del debito, un suo ricorso ai mercati avrebbe prezzi proibitivi. Come l'uscita dall'euro
e dall'Unione , che peraltro l'80% dei greci non vuole e Tsipras lo sa.
L'Eurozona non può precipitare il default o l'uscita di Atene perché inevitabilmente i suoi contribuenti
sarebbero chiamati a pagarne il conto. Salatissimo. Il grosso dell'assistenza è stata assicurata non con cash
ma con garanzie che, in quei casi, dovrebbero essere coperte con denaro sonante.
Non può nemmeno, d'altra parte, fare alla Grecia troppi sconti e concessioni fuori dagli schemi fin qui seguiti
con tutti gli altri paesi, altrimenti scatenerebbe una corsa contagiosa alle rivendicazioni a catena. Sbaglia in
Italia chi spera nell'alibi greco per ottenere boccate d'ossigeno in più o addirittura sognare di tirare i remi in
barca: qualsiasi accordo con Atene sarà infatti costruito in modo da evitare accuse di doppiopesismo che
prestino il fianco a simili pretese.
Senza contare che un ammorbidimento eccessivo, scambiato per puro lassismo, diventerebbe invendibile
all'opinione pubblica di paesi come la Germania e i nordici, allergici a qualsiasi forma di eccessiva
benevolenza immeritata.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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AUSTERITÀ E RIFORME
27/01/2015
Il Sole 24 Ore
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Sia pure limitati gli spazi di manovra però ci sono. Bisognerà ora verificare fin dove vorrà spingersi la volontà
politica di usarli mostrando una nuova capacità di leadership europea che scoraggi i mercati dalla tentazione
di saggiare i soliti sospetti di disunione e contraddizioni insiti in tutte le dinamiche negoziali europee.
Finora Tsipras ha detto tutto e il contrario di tutto sulle sue ambizioni europee, compreso il rifiuto dell'austerità
che ora pare molto meno netto. Pur avendo un partito a dir poco composito, oggi ne è il padrone assoluto:
può quindi permettersi anche più di una giravolta. La rapidità con la quale ha formato il Governo, che si
insedierà oggi, sulla carta depone bene per la nuova Grecia in Europa.
La ripresa dell'euro dopo la vittoria di Syriza è del resto un termometro eloquente. Il problema vero sono i
tempi per approdare a un'intesa: se arriverà presto e in piena luna di miele di Tsipras con il paese, anche se
non esaltante nei contenuti, sarà più facile da far digerire al paese. Di sicuro infatti, nonostante lo scontro
frontale con la realtà della politica e dell'economia la costringa a mutare passo, l'Europa tenterà di ridurre al
minimo i bei gesti. E le sterzate.
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27/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
di Alessandro Merli
La compassata risposta dei mercati finanziari al risultato delle elezioni in Grecia risponde a due ragioni: la
vittoria di Syriza era ampiamente scontata e il voto è caduto tre giorni dopo l'annuncio da parte della Banca
centrale europea dell'avvio di un programma di acquisto di titoli di Stato, che funge in qualche modo da rete
di salvataggio.
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È possibile che ci siano nelle prossime settimane sufficienti convulsioni nella formazione del governo greco,
nel ruolo dei partner minori di Syriza, gli ultra anti-austerità Greci indipendenti, nelle trattative con l'Europa, da
generare turbolenze di mercato che si possono diffondere agli altri Paesi considerati più vulnerabili. Il
programma elettorale di Syriza è certamente inconciliabile con l'aspettativa da parte europea che la Grecia
continui a rispettare gli impegni presi dal precedenti governi. Concessioni importanti saranno necessarie da
entrambe le parti, scriveva ieri in una nota Deutsche Bank.
Al momento, tuttavia, ancor più della possibilità di contagio di mercato, la preoccupazione maggiore sembra
essere quella di un contagio politico, che poi si rifletta a sua volta sui mercati finanziari. La vittoria di un partito
dichiaratamente anti-austerità dà fiato a istanze analoghe in altri Paesi. Il primo candidato è la Spagna, dove
un movimento gemello di Syriza, Podemos, vola alto nei sondaggi e dove si vota quest'anno. La Spagna è un
altro dei Paesi dove la crisi ha morso di più e dove la disoccupazione è più alta, anche se è ora una delle
economie che danno i segnali meno timidi di ripresa. C'è poi il caso del Portogallo, dove pure si vota nel 2015
e dove non è per ora nato alcun movimento di protesta comparabile a Syriza o Podemos, ma dove l'opinione
pubblica e lo stesso governo potrebbero reagire a eventuali concessioni alla Grecia, avendo invece dovuto
rispettare alla lettera il programma concordato con la troika. In ambienti del governo portoghese non è
passato inosservato che l'Europa, inflessibile con Antonis Samaras ad Atene (un membro della stessa
famiglia politica del cancelliere tedesco e del premier lusitano Pedro Passos Coelho), potrebbe predisporsi a
condizioni meno rigide per chi invece lo ha estromesso dal potere con la bandiera dell'anti-austerità. Lo
stesso discorso, seppur non negli stessi termini, si propone in Irlanda.
Si rischia allora un corto circuito fra politica e mercati che, a differenza degli ultimi anni, non parte da questi
ultimi per diffondersi alla prima, ma viceversa. Le concessioni a Syriza, per quanto difficilmente evitabili,
rischiano di aprire nuovi fronti altrove. Anche per questo finora, da Berlino come da altre capitali, come
l'ortodossa Helsinki, l'unica apertura è su un possibile allungamento delle scadenze del debito greco, già
promesso nel novembre 2012 quando Atene avesse raggiunto un surplus primario nei conti pubblici (cosa
che è avvenuta circa un anno fa), e che potrebbe servire al nuovo governo greco per cantare vittoria, ma non
su un taglio del debito stesso o su un allentamento del rigore.
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Debito, come allungare le scadenze
27/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 11
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«La magistratura recuperi autorevolezza»
«Sbagliata la frase di Maddalena su Renzi e ferie, i magistrati possono criticare ma il legislatore ha deciso»
Giovanni Minoli
Onorevole Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, dichiarazioni violentissime quelle che abbiamo
sentito. Siamo di nuovo alla guerra tra politica e magistratura?
Spero proprio di no. La giustizia italiana di tutto ha bisogno fuorché di una nuova stagione di scontro, che
rischia di distogliere i decisori politici ma anche la magistratura, gli operatori del diritto e i cittadini, dai
problemi veri.
Come fa un cittadino normale a sentirsi garantito da una giustizia così conflittuale al suo interno?
Infatti occorre recuperare urgentemente quell'autorevolezza, quel prestigio della magistratura, con fatti e
comportamenti concreti, e con politiche che pongano il tema giustizia finalmente tra le grandi priorità
nazionali.
Onorevole, mentre tutte le categorie pubbliche hanno il blocco degli scatti di stipendio solo i
magistrati no; è giusto?
Anche per i magistrati ci fu il blocco degli stipendi, a seguito del ricorso ci fu un pronunciamento della Corte
Costituzionale qualche anno fa, che dichiarò illegittimo quel blocco. Dopodiché io penso che è ingiusto anche
per le altre categorie professionali, nel pubblico. Per i magistrati tutto si può dire fuorché che siano privilegiati
sotto il profilo economico.
L'eccesso di visibilità dei Pm a lungo andare ha creato protagonismi ingestibili?
Che si siano provocati fenomeni di eccesso di visibilità è fuori discussione. Dopodiché c'è un grande tema:
quello del rapporto tra la comunicazione e l'amministrazione della giustizia, che è molto importante.
Nel mondo dominato dai mass media, mi sembra quasi una priorità .
Assolutamente. Io penso che bisogna arrivare, e noi avvieremo un lavoro nelle prossime settimane, a una
sorta di protocollo di comportamento.
Vincolante per tutti?
Io penso che bisognerà arrivare a una condivisa autoregolamentazione.
Di fronte ai 5 milioni e mezzo di pratiche inevase nei processi civili, è stato un errore iniziare la
riforma da lì, come ha fatto il governo, oppure era una necessità?
Era ed è una necessità. Il processo civile per troppo tempo è stato considerato una Cenerentola, e invece è
l'aspetto dell'amministrazione, dell'esercizio dell'attività giurisdizionale che impatta di più sui cittadini.
Il procuratore Maddalena, a proposito del taglio delle ferie voluto dal governo, ha detto testualmente
che «Renzi vuol far crepare di fatica i magistrati come il maiale Napoleone della fattoria di Orwell». Lei
come giudica questa dichiarazione?
La giudico sbagliata, perché questo tema delle ferie è stato enfatizzato. È noto che quei 15 giorni in più sono
serviti, servono ai magistrati, come agli avvocati, per smaltire il lavoro pregresso, per completare gli
adempimenti, per depositare le sentenze. Dopodiché il legislatore ha deciso. Si può giudicare più o meno
giusta quella decisione, ma il legislatore ha deciso. Continuare a parlare di ferie significa produrre una
situazione di sviamento dai reali problemi della giustizia.
Infatti il premier Renzi ha commentato: «Accusarci di far crepare magistrati per una settimana di ferie
in meno o è un disegno o significa che i magistrati hanno perso il contatto con gli italiani che
lavorano». Quindi la guerra è una guerra veramente alzo zero.
Guardi noi eviteremo che questa guerra continui a combattersi, perché non serve ai cittadini. Il Parlamento ha
deciso che i giorni di ferie effettivi devono essere 30. Punto. Dopo di che è giusto che i magistrati critichino
ma bisogna rispettare quella norma.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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INTERVISTA A MIX 24 GIOVANNI LEGNINI VICEPRESIDENTE DEL CSM
27/01/2015
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A proposito degli organici, il ministro Madia propone di assegnare una quota dei 20mila esuberi delle
province ai tribunali. Una strada semplice e chiara. È giusto secondo lei?
Secondo me è giusto e io stesso l'ho sollecitata. Il ministro Madia va nella giusta direzione, ma anche qui,
non bisogna solo dirlo ma bisogna farlo. E ricordo anche che negli uffici giudiziari italiani lavorano circa 2mila
precari che non si sa che fine faranno e bisogna decidere anche sulla sorte di questi lavoratori.
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LO SCONTRO
L'attacco a Renzi
Il procuratore Maddalena, a proposito del taglio delle ferie voluto dal governo, ha detto che «Renzi vuol far
crepare di fatica i magistrati come il maiale Napoleone della fattoria di Orwell». Una dichiarazione che Legnini
giudica «sbagliata, perché questo tema delle ferie è stato enfatizzato».
La risposta del premier
Matteo Renzi ha commentato, in risposta alle parole di Maddalena: «Accusarci di far crepare magistrati per
una settimana di ferie in meno o è un disegno o significa che i magistrati hanno perso il contatto con gli
italiani che lavorano». Legnini vuole evitare uno scontro: «Il Parlamento ha deciso che i giorni di ferie effettivi
devono essere 30»
Foto:
Csm. Il vicepresidente Giovanni Legnini all'inaugurazione dell'anno giudiziario
27/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 25
(diffusione:334076, tiratura:405061)
«Sì ai titoli difensivi e ai bond emergenti»
Marco Moussanet
PARIGI
«Tra il Qe della Bce, la decisione della Banca centrale svizzera sull'abbandono della parità del franco, le
tensioni con la Russia sull'Ucraina, il prezzo del petrolio, gli attentati in Francia e il risultato delle elezioni in
Grecia, il meno che si possa dire è che questo 2015 è iniziato in maniera molto intensa e complicata». Didier
Saint-Georges, braccio destro di Edouard Carmignac e managing director della società francese di gestione
patrimoniale (presente da 12 anni anche in Italia), sottolinea tutta la difficoltà e l'incertezza di un simile
scenario.
«Rispetto al consensus degli economisti - aggiunge - noi siamo più pessimisti sulla ripresa economica
mondiale. Anche per quanto riguarda gli Stati Uniti, crediamo che la crescita quest'anno sarà inferiore a
quella immaginata da molti. Mentre le pressioni deflazionistiche stanno ormai diventando globali. Alcuni sono
portati a pensare che il quantitative easing di Mario Draghi sia una sorta di pozione magica. E l'impatto sui
mercati finanziari è effettivamente evidente. In realtà non è un modo per risolvere il problema ma per
spostarlo. Com'era accaduto con gli Stati Uniti e il Giappone, quand'era stata l'Europa a subire le
conseguenze del loro Qe. Oggi è l'Europa a esportare il problema, creando le premesse per una guerra dei
cambi che porterà ulteriore volatilità sui mercati».
Qual è allora la vostra politica d'investimento?
Di tipo conservativo. Non crediamo alle opportunità che sembrano offrire investimenti ad alto rischio.
Resteremo posizionati su titoli difensivi, poco ciclici, di settori a basso indebitamento che offrono garanzie sul
fronte del cash flow. Per esempio i farmaceutici. Investiremo sul dollaro, tradizionalmente forte in momenti di
debolezza generale. Proprio negli Stati Uniti ci sembra interessante il settore petrolifero. Pensiamo che il
prezzo sia destinato a stabilizzarsi sui valori attuali per poi riprendere a salire verso i 60-70 dollari. Quanto
alle obbligazioni, abbiamo ancora un pacchetto consistente di bond dei Paesi periferici - circa il 17% del
fondo Patrimoine, con l'Italia al 5,6% - ma continuiamo ad alleggerirci. Guardiamo piuttosto ai titoli del Tesoro
americano e al debito degli emergenti, che sta tornando a essere interessante. Oltre ovviamente ai corporate.
Siete preoccupati per le conseguenze del voto greco?
Non particolarmente. Credo che assisteremo a un duro confronto tra Tsipras e la Merkel, che giustamente
devono rispondere al loro elettorato. Ma alla fine si mostreranno entrambi pragmatici perché una rottura non
è nell'interesse di nessuno dei due. Entro marzo si troverà una soluzione.
E l'Italia?
In Italia, come peraltro in Francia, mi sembra che il capo del Governo abbia davvero voglia di fare le riforme.
Si tratta di capire se riuscirà a costruire sempre la maggioranza che gli serve. La risposta non c'è ancora,
direi che bisogna aspettare qualche mese. Ma sono ottimista. Non penso, per esempio, che la decisione della
Bce faccia diminuire gli sforzi. Mi pare che ci sia una vera comprensione dell'urgenza e del fatto che non è
Draghi ad avere gli strumenti per modificare il potenziale di crescita. Il QE serve solo a dare un po' di tempo
per fare quello che va fatto.
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C LA PAROLA CHIAVE
Titoli anticiclici
I titoli anticiclici sono quelli che appartengono a comparti meno vincolati ai trend dell'economia e che quindi
risentono meno sia dei cicli espansivi che delle recessioni: i titoli dei consumi non discrezionali, del comparto
farmaceutico, delle materie prime e delle utility.Vengono invece definiti ciclici i titoli azionari che si muovono in
linea con le oscillazioni generali dell'economia.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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INTERVISTA DIDIER SAINT-GEORGES CARMIGNAC
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
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Ma Atene ha già ottenuto il rinvio
FEDERICO FUBINI
NEGLI anni '30 Franklin Delano Roosevelt prese una decisione che cercò di far passare inosservata fra i suoi
elettori. A PAGINA 2 NEGLI anni '30 Franklin Delano Roosevelt prese una decisione che cercò di far passare
inosservata frai suoi elettori: peri debiti della Gran Bretagna verso gli Stati Uniti non c'era fretta, Londra
poteva finire di pagare nel 1991. Avanti veloce a novembre scorso e l'Europa strappa una pagina dai libri di
storia della Grande depressione e la infila in quella che prima o poi dovrà essere scritta su questi anni. I
grandi creditori della Grecia, la Germania e gli altri governi dell'area euro, seguono l'esempio di Roosevelt.
Decidono (in silenzio) che Atene può finire di pagare 245 miliardi di debiti tra un po'. Nel 2057. Non mancano
anche altre facilitazioni, in quella decisione del novembre scorso presa con tanta discrezione per non irritare il
pubblico tedesco. Fino al 2020 la Grecia non dovrà versare un solo centesimo ai Paesi del club dell'euro,
quelli che hanno tenuto il Paese a galla con i loro fondi da quando nel 2009 è emerso che i suoi conti pubblici
erano un colossale inganno. Quanto ai tassi d'interesse, quelli sui 53 miliardi di prestiti concessi ad Atene da
ciascun governo del club sono stato ridotti a un livello pari al tasso interbancario a tre mesi più 50 punti: in
sostanza, ad oggi, la Grecia paga lo 0,53% annuo. I tassi sul fondo salva-Stati (Efsf), il grosso del pacchetto
finanziario offerto ad Atene, attualmente sono di appena lo 0,21%. I pagamenti all'Efsf da parte della Grecia
dovranno iniziare solo nel 2023 e finire appunto fra 42 anni. Le fasi più impegnative arriveranno nel 2032, dal
2034 al 2039 e soprattutto nel 2054. Prima, a partire da subito e fino alla fine di questo decennio, Atene dovrà
saldare solo i propri debiti verso il Fondo monetario internazionale. Se dunque il neo-premier Alexis Tsipras
intende ottenere una sforbiciata sugli oneri che il suo governo è chiamato a sostenere, dovrà chiederla ai
rappresentanti di Cina, Stati Uniti, Brasile, India, Sudafrica, Cile o Vietnam nell'organismo di Washington.
È anche chiaro chi sarebbe l'uomo teoricamente chiamato a presentare l'eventuale richiesta al consiglio del
Fmi: Carlo Cottarelli, ex zar della spending review a Roma, ora direttore della circoscrizione del Fmi che
comprende Grecia e Italia e, in anni passati, corresponsabile del piano di prestiti ad Atene in quanto capo del
dipartimento fiscale del Fondo monetario quando quel pacchetto venne deliberato.
Nasce così uno degli equivoci più surreali nella tragedia sociale e politica che da anni si consuma dentro e
intorno alla Grecia. Ha appena vinto le elezioni un partito cresciuto nei consensi grazie alla richiesta di una
revisione del debito verso le nazioni creditrici. Ma a nessuno degli elettori è mai stato spiegato che quella
revisione c'era stata due mesi prima del voto. Non lo ha detto la cancelliera Angela Merkel, per non
confessare ai contribuenti tedeschi l'ovvia verità che i loro soldi non torneranno a casa molto presto.
Non lo hanno ricordato Matteo Renzi da Roma o François Hollande da Parigi, presi senz'altro da altre
priorità. Non lo ha fatto neppure Antonis Samaras, il premier greco uscente, perché voleva competere con
Tsipras sulla base di una piattaforma molto simile a quella del suo giovane avversario: la richiesta di un taglio
al debito.
Spiegare che c'era appena stata una revisione su oltre quattro decenni avrebbe complicato e confuso il
messaggio.
La vicenda tra debitori e creditori riparte dunque da qui. Quella spalmatura delle scadenze con cancellazione
dei pagamenti di questo decennio fa sì che la Germania, al solito, ora sia riluttante a fare di più. In realtà
sarebbe possibile: per esempio una riduzione di 0,5% dei tassi sui prestiti bilaterali nei decenni futuri
porterebbe un sollievo enorme. Ma come spesso nel gioco degli specchi fra Atene, Bruxelles e Berlino, il
fuoco del negoziato non è dove tutti guardano. È altrove, nelle politiche di bilancio dei prossimi mesi.
Se il governo Tsipras accetterà di restare nei programmi della troika, enormi pagamenti dall'Europa lo
aspettano fra due mesi: riceverebbe 15 miliardi dall'ultima tranche del piano di assistenza, dai profitti della
Bce sui titoli di Stato greci che ha comprato e dalla gestione dei salvataggi delle banche. In contropartita però
Bruxelles e Berlino chiedono a Tsipras di impegnarsi a una riduzione del deficit da quasi il 2% del Pil,
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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IL RETROSCENA
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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rinunciando alle promesse di spesa che gli hanno fatto vincere le elezioni. Queste ultime valgono il 7% del
Pil, come se l'Italia lanciasse un'espansione di bilancio da 120 miliardi o la Germania da 250 miliardi senza
spiegare dove trovano le risorse.
Se Tsipras si piegherà alle pressioni tedesche, rischia di perdere qualunque credibilità di fronte ai greci. Se
rifiuta, il suo governo può collassare per mancanza di fondi fra pochi mesi ed essere costretto all'opzione
nucleare: l'uscita dall'euro. Un accordo arriverà solo all'ultimo, probabilmente fra cinque o sei mesi. Sempre
che a forza di nascondere la verità ai loro elettori, i governi europei non finiscano per perderne
completamente il controllo.
MERCATI Le piazze finanziarie non hanno praticamente reagito all'esito del voto greco e mostrano di credere
in un accordo finale ALLUNGAMENTO Il terreno su cui la Troika è disposta a discutere è quello
dell'allungamento delle scadenze del debito greco NIENTE TAGLIO No alla richiesta di Tsipras di una
conferenza sul debito in vista di una sua riduzione o cancellazione RIFORME Europa, Bce e Fmi chiedono
che vengano rispettati gli impegni sulle riforme presi dal governo precedente I PUNTI
La classiÞca europea del debito pubblico
174,1 GRECIA 135,6 ITALIA 132,9 PORTOGALLO 112,2 CIPRO 105,1 BELGIO 96,8 SPAGNA 96,6
FRANCIA 93,9 EUROZONA 91,1 REGNO UNITO 88,0 UE 28 77,3 GERMANIA 75,1 AUSTRIA 58,6
FINLANDIA 44,3 DANIMARCA 40,4 SVEZIA 22,8 LUSSEMBURGO 10,0 ESTONIA FONTE EUROSTAT In
% del Pil, primo trimestre 2014
PER SAPERNE DI PIÙ ec.europa.eu www.ecb.europa.eu
IL LIVEBLOG DA ATENE Su Repubblica.it dai nostri inviati ad Atene, il liveblog, i video, le foto e tutti gli
aggiornamenti dal post elezioni legislative in Grecia e sul nascente governo di coalizione Syriza-Anel
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2009 Pil Regno Unito 2010 2011 2012 2013 2014 2015 110 100 90
80 70 4 2 Economia ellenica lontana dal ritorno alla normalità Il Pil greco riparte (trimestri) Pil Area Euro Pil
Grecia
Foto: AL TIMONE Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ieri ha avuto un incontro con l'ex presidente
francese, Nicolas Sarkozy
27/01/2015
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Pag. 3
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"Un po' di ragionevolezza l'accordo con la Grecia è a portata di mano"
EUGENIO OCCORSIO ROMA.
«Il governo Tsipras rappresenta una grande occasione per la Grecia. Per la novità del personaggio, perché
dopo 40 anni non sono al governo né i conservatori né il Pasok, al Paese viene data un'opportunità irripetibile
di liberarsi delle vecchie sovrastrutture, dei clientelismi e degli oligarchie familiari che ne hanno compromesso
lo sviluppo. Certo, non bisogna fare passi falsi».
Daniel Gros, economista tedesco sostenitore del dialogo contro gli "opposti feticismi" (austerity-espansione),
ieri è volato a Berlino da Bruxelles dove dirige il Centre for European Policy Studies, per sondare dal vivo gli
umori della Cancelleria. «Finora la Merkel è stata pacata. Meno parlano, i più alti dirigenti, meglio è.
Inevitabilmente dalle seconde linee partono colpi severi. Anche in Grecia c'è chi parla troppo».
I passi falsi di cui parlava da dove potrebbero venire? «Da chi non conosce la situazione, meno drammatica
di quanto si vuole far apparire. Ora Tsipras alzerà il tiro delle sue richieste e l'Europa proverà a fare la voce
grossa, si farà un po' di teatro, ma con ragionevolezza l'accordo è a portata di mano.
Già da quest'anno da Atene possono venire grosse novità positive. La recessione sta finendo, ci sono segni
di ripresa, con determinazione possono ripartire redditi e occupazione».
Sul debito qual è lo scenario verosimile ? «Per quanto dovuto alla Bce c'è poco da negoziare perché un
mancato pagamento fa scattare la procedura di cessazione della tutela, esclusione dal quantitative easing ,
uscita dall'euro. Fuori discussione. Ma per la scadenza mancano cinque mesie c'è tempo per riorganizzarsi,
anche perché la Bce ha detto che vuole uscire dalla Troika ora che c'è l'unione bancaria. Per l'Fmi, una
trattativa con Washington la Grecia non la tenterà neppure. Ma il 60% è in mano ai Paesi europei, e qui si
può lavorare molto per allungare i termini, aprire nuove linee di credito, ridurre ulteriormente gli interessi».
Fitussi, Galbraith Jr. e altri economisti liberal fanno appello alle istituzioni perché considerino Tsipras un
partner costruttivo e fermino le speculazioni. Sottoscrive? «Bisogna essere solidali con i Paesi che fanno
sforzi. La Grecia ne ha fatto qualcuno, ma deve fare il salto di qualità. La nuova classe dirigente di Tsipras
può riuscirci e ridare fiato all'economia». L'ANALISI L'economista Daniel Gros Ora Atene alzerà il tiro e
l'Europa proverà a fare la voce grossa ma poi arriveranno novità positive
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'INTERVISTA/ L'ECONOMISTA TEDESCO DANIEL GROS
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 4
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"Con la Grecia pronti al dialogo ma il vero ritardo è sulle riforme"
SYLVIE KAUFFMANN E CÉDRIC PIETRALUNGA
DIRETTRICE generale del Fondo monetario internazionale dal 2011 e frequentatrice abituale del Forum
economico mondiale di Davos, che si è concluso lo scorso fine settimana, Christine Lagarde lo dice con
chiarezza: accettare una cancellazione del debito greco è fuori questione, malgrado la vittoria di Syriza alle
elezioni di domenica scorsa. È una questione di equità tra Paesi europei, secondo lei. Tuttavia, sono sul
tavolo «diverse ipotesi», spiega l'ex ministra dell'economia di Nicolas Sarkozy senza voler dare ulteriori
dettagli, ma facendo eco alle dichiarazioni di numerosi dirigenti europei che si sono espressi in questo senso
a Davos. Secondo una fonte ben informata sul caso greco, le trattative potrebbero incentrarsi sul volume, il
tasso di interesse o la durata del rimborso del debito.
Christine Lagarde mette anche in guardia la zona euro: il programma di acquisto di titoli annunciato il 22
gennaio dalla Banca centrale europea (Bce), che lei giudica «necessario», non è sufficiente a rilanciare la
crescita nel vecchio continente se non verranno realizzate riforme strutturali, in particolare la riforma del
mercato del lavoro in Francia. Syriza ha appena vinto le elezioni in Grecia grazie alla promessa di
ristrutturare il debito del Paese. È un'ipotesi che si può prendere in considerazione? «Innanzitutto voglio dire
che riavvieremo il dialogo con le autorità greche, in particolare sul programma di riforme strutturali. C'è molto
ritardo da recuperare. In particolare va messa in moto la riforma dell'apparato statale e del sistema di raccolta
fiscale, l'accorciamento dei ritardi giudiziari... Queste non sono misure di austerità, sono riforme fondamentali
che ancora non sono state realizzate».
Sta dicendo che l'Fmi rifiuta preventivamente di ridurre l'ammontare dei suoi crediti con la Grecia? «L'Fmi è
un creditore privilegiato da settant'anni, non vedo perché la Grecia dovrebbe cambiare le cose. Peraltro, ci
sono diverse ipotesi di cui discuteremo con le autorità greche e i nostri partner europei. Ma ci sono delle
regole interne alla zona euro che bisogna rispettare.
Non si possono creare categorie speciali per questo o quel Paese».
Quali potrebbero essere queste ipotesi? «Per il momento non voglio dire niente di più».
Il programma di acquisto di titoli annunciato giovedì 22 gennaio dalla Bce può cambiare la situazione
economica della Ue? «Noi eravamo favorevoli a una misura di questo tipo. Ci sembra molto soddisfacente
perché è andata al di là di quelle che erano le aspettative dei mercati, perchéè stata comunicata in modo
efficace e perché, in un certo senso, non ha un limite temporale, dal momento che la Bce ha detto che
proseguirà su questa strada fintanto che l'inflazione non avrà ripreso un ritmo normale.
Era una misura necessaria».
Ma è sufficiente per riuscire a far cambiare rotta all'Europa? «Non sarà sufficiente a rilanciare la crescita e a
creare i posti di lavoro di cui c'è bisogno. La politica monetaria è solo uno degli elementi di una politica più
generale. Bisogna avviare anche delle riforme strutturali, per facilitare l'attività economica e migliorare la
competitività,e non soltanto discutere di riforme strutturali! Certi Stati membri, in particolare la Germania,
devono anche mettere in campo la loro capacità di spesa per rilanciare gli investimenti. L'Fmi lo auspica e
siamo felici di constatare la determinazione collettiva a sostenere il piano Juncker da 315 miliardi di euro: e
sarebbe davvero utile attuarlo rapidamente, intorno a progetti efficaci. Infine,è necessario che le banche
europee svolgano il loro compito di trasmissione della politica monetaria all'economia.
Essendosi alleggerite di una certa quantità di titoli, che la Bce si è ripresa, e potendo beneficiare
nuovamente di flussi finanziari, devono instradarli verso l'economia realee non servirsene soltanto per
migliorare i loro bilanci. Rilanciare la crescita è una ricetta complicata». Riesce a comprendere le reticenze
della Germania? «Non ho sentito, né da parte di Angela Merkel, né da parte di Wolfgang Schäuble, nessuna
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'intervista Christine Lagarde La direttrice del Fondo monetario: "Gli impegni presi non si cancellano sul
debito più di un progetto, ma non parliamo solo di tagli, aspettiamo che si metta mano all'apparato statale, al
fisco e alla magistratura"
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 4
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
critica nei confronti delle misure annunciate da Mario Draghi. La Germania ribadisce spesso il suo
attaccamento all'indipendenza della Bce, e la cosa è reciproca».
Quest'anno la Francia non ha più fatto la figura dello studente indisciplinato a Davos: si è avuta la
sensazione di un atteggiamento più positivo. Lei come lo spiega? «Quello che fa la Francia ci sembra una
tappa in un percorso che va nella giusta direzione, ma è soltanto una tappa. Le riforme fondamentali, che
faranno cambiare lo sguardo degli investitori sulla Francia, sono le riforme del mercato del lavoro, e per
quelle c'è ancora strada da percorrere».
Teme la possibilità di un tracollo economico della Russia? «La Russia è in una situazione economica difficile,
con una recessione seria quest'anno e un'inflazione che sta accelerando. Il Paese ha riserve valutarie
importanti, ma l'equilibrio è rimesso in discussione dal calo del prezzo del petrolioe dalle sanzioni, che sono
state applicate in particolare al sistema finanziario russo e gli impediscono di avere accesso a fonti di
finanziamento. Stiamo assistendo a un riaggiustamento al ribasso dell'economia russa, ma per il momento
solo i Paesi vicini o quelli che commerciano con la Russia ne sono colpiti. Non ci sono, almeno per il
momento, conseguenze importanti per le economie più lontane».
Copyright Le Monde (Traduzione di Fabio Galimberti) PER SAPERNE DI PIÙ www.imf.org
www.ecb.europa.eu
I NUMERI
320 mld
240 mld DEBITO TOTALE L'esposizione totale della Grecia ammonta a 320 miliardi di euro CON LA TROIKA
Di quei 320 miliardi, 240 miliardi sono in portafoglio alla Troika: Fmi, Ue e Bce
"L'acquisto di titoli annunciato dalla Bce è necessario ma non sufficiente a rilanciare la crescita in
Europa
"In questi giorni non ho sentito critiche al quantitative easing da parte né della Merkel né di Schaeuble
Foto: AL TIMONE Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
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"Diversi da Syriza ma collaboreremo per salvare la Grecia"
(e.l.)
«Destra o sinistra è una distinzione vecchia. Al di là delle ideologie siamo greci. E adesso è il momento di
mettere assieme le forze. Per noi vuol dire lavorare con Syriza per dare un futuro al nostro popolo». Nikos
Nokolopoulos, neo deputato di Anel (Indipendenti greci) si stupisce che gli altri si stupiscano. «Si guardi
intorno. Dia un'occhiata alle cifre dell'economia ellenica. Cinque anni di austerità hanno fatto più danni di una
guerra. E in queste condizioni bisogna mettere da parte le differenze e pensare a cosa ci unisce».
E cosa vi unisce al partito di Alexis Tsipras? «Il no ai sacrifici unilaterali. Il salvataggio della Grecia non deve
essere la morte della mio paese. Siamo d'accordo dunque a chiedere all'Europa un piano più equo e i mezzi
per iniziare a ricostruire da subito lo stato sociale. E vogliamo costruire una pubblica amministrazione più
efficiente che gestisca meglio i fondi statali».
Ma su diritti civilie immigrati, per dire, come farete ad andare d'accordo? «È ovvio che i primi passi del
governo saranno concentrati solo sulla soluzione del dramma economico in cui vivono le famiglie.
La povertà e la disoccupazione non hanno ideologie. E trovo che sia un grande passo avanti per la Grecia
vedere due partiti diversi che invece che accentuare le differenze provano a valorizzare i punti in comune
nell'interesse del paese».
Provi a raccontarci cosa farete per i migranti... «Noie Syriza vogliamo una nazione che sia in primo luogo
sicuro per i suoi residenti e poi in grado di accogliere chi arriva da zone di guerra solo per sfuggire agli orrori
dei conflitti. Quello che non vogliamo è trasformare la Grecia in un "parcheggio" di anime, affidandoci compiti
e oneri che vanno oltre le nostre possibilità. E anche su temi come questi dovremo trovare una soluzione
europea».
Cosa chiederete alla Troika? «Di aiutarci a cancellare le ingiustizie che si sono create nel nostro paese negli
ultimi cinque anni. Subito dopo la nascita del governo delineeremo le priorità. Noi siamo pronti a fare la nostra
parte. Ma anche i creditori devono fare la loro».
Non teme che il vostro asse con Syriza possa durare poco? «No. La Grecia ha bisogno di un'alleanza
politica che rifletta una più larga intesa sociale. Sono convinto che la consapevolezza della fragilità della
nostra alleanza sarà un'arma che, invece che indebolirci, ci rafforzerà. Dandoci così l'energia per trattare al
meglio in una partita in cui, lo sappiamo bene, non abbiamo il coltello dalla parte del manico. In futuro,
magari, torneremo a confrontarci con Syriza da posizioni opposte. Ma adesso è il momento di pensare a
cancellare, assieme, l'austerità».
Foto: "Destra e sinistra è una distinzione vecchia. La lotta alla povertà non ha ideologie"
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'INTERVISTA. NIKOS NOKOLOPOULOS DI ANEL
27/01/2015
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Pag. 9
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"Cambiamo l'Ue senza cedere al populismo"
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI
BERLINO. «Il voto greco mostra che nella Ue è anche possibile un'inversione di tendenza rispetto allo
svuotamento della democrazia da parte dei poteri finanziari e delle politiche d'austerità». Lo dice Bodo
Ramelow, astro nascente della Linke, che in Turingia è il primo governatore postcomunista della Germania
unita.
A caldo cosa dice del voto greco? «Sono felicissimo del successo di Syriza: è l'inizio di un processo che
porta a formulare posizioni chiare dal punto di vista del popolo, della gente, del Paese reale».
Ma adesso quali spazi di negoziato ha Tsipras, è possibile un compromesso con la Troika o no? «Io sono
prima di tutto ottimista perché in Grecia vince una politica orientata prima di tutto secondo le necessità
primarie della gente greca. Dobbiamo pensare a un'altra architettura dei piani di risanamento. Finora abbiamo
risanato solo le grandi banche europee, ora persino la Bce pompa liquidità per le banche, non in Grecia:è un
errore capitale, salvarei titoli sovranie le banche senza programmi di calo del debito».
Berlino sembra reagire duramente, che significa? «Le minacce tedesche non hanno impeditoa Syriza di
vincere le elezioni. Spero che Tsipras presenti al più presto posizioni negoziali chiare. Impegnandosi certo
anche a scovare i ricchi evasori ellenici».
Possibile, senza benevolenza di Berlino e Bruxelles? «Ha vinto le elezioni, formulerà le sue posizioni
negoziali, e devono smetterla di sparargli cannonate mentre tacciono sull'autocrate Orbàn».
La vittoria di Tsipras è una svolta per l'Europa? «Stanno per votare in Spagna, Podemos ha grandi
speranze. Questi movimenti liberal di sinistra non settari hanno adesso una nuova chance: non neutralizzare
la voglia di cambiamento come invece ha fatto Grillo. I nuovi movimenti devono vincere sottolineando
differenze costitutive dalla destra populista: Tsipras si batte per tutti, migranti compresi, Marine Le Pen e
Salvini vogliono spaccare le società. Tsipras dà coraggio dicendo che nessun giovane può essere
disoccupato e nessun bimbo può avere fame. Gli Stati nazionali devono rafforzarsi a fronte di politiche
asociali, l'Europa deve fornire solo i minimi standard comuni».
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'INTERVISTA / BODO RAMELOW DELLA LINKE
27/01/2015
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Pag. 10
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Il premier teme di incartarsi: "Ma è inspiegabile non candidare un Pd". I
quattro in corsa
Il segretario dem vuole il successore di Napolitano entro domenica, prima che riaprano le borse
FRANCESCO BEI
ROMA. «La situazione s'è incartata». La constatazione, amara e preoccupata, va per la maggiorea palazzo
Chigi tra i pochi che hanno accesso davvero alle informazioni. L'ottimismo di maniera del premier ha lasciato
il postoa un'analisi disincantata della partita in corso, dove le certezze sono poche e i sospetti aumentano.
Renzi è stato costretto a prendere in mano il gioco in prima persona e diversi parlamentari del Pd sono stati
svegliati in questi giorni da sms mandati di buon mattino dal capo del governo per chiedere nomi, rose,
suggerimenti.
Da questa nebbia emergono quattro personaggi, ormai sufficientemente consolidati. Anzitutto c'è un braccio
di ferro in corso su Giuliano Amato, una candidatura che al capo del governo non fa fare salti di gioia.
Soprattutto perché siè convinto che, dietro Berlusconi (che ripete in ogni occasione privata quanto sia
favorevole all'ex premier socialista), in realtà si muovano nell'oscurità alcuni suoi avversari interni. Dalemiani,
lettiani e bersaniani. E proprio Enrico Letta, per dire dei rapporti ancora gelidi nel Pd, ieri alla Camera ha
cambiato strada quando ha saputo che in un corridoio avrebbe potuto incrociare il premier. In ogni caso il
caos delle correnti dentro al Pd, sottraendo potere negoziale al segretario, ha avuto l'effetto di ringalluzzire
Berlusconi. Che si è potuto giovare dell'ulteriore iniezione di forza datagli dalla rinnovata alleanza con
Angelino Alfano e l'Udc. Tanto che Renzi, nell'ultima telefonata avuta con l'ex Cavaliere, ha dovuto alzare i
toni.
«Insieme ad Angelino abbiamo 200 voti», ha scandito Berlusconi.
Una prova muscolare a cui Renzi ha risposto così: «Bravi, ma non vi dimenticate che noi siamo in 460, più
del doppio di voi». Successivamente, in un colloquio con Gianni Letta, ha ribadito il punto: «Non pensiate di
approfittare di una mia debolezza perché sull'Italicum ho già ottenuto quanto volevo». Per la verità, se
Amatoè il preferito dall'ex Cavaliere, l'altro uomo in pista per i moderati è Pier Ferdinando Casini. L'opinione
del capo del governo sull'ex presidente della Camera non è negativa, anzi. Ma ai suoi ha posto questo
quesito: «Perché il Pd dovrebbe rinunciarea esprimere una sua candidatura? Ci dovrebbero essere validi
motivi che non vedo».
Tolto Amato, restano in campo altri tre nomi. Sergio Mattarella, giudice costituzionale, profilo istituzionale
adatto. A Berlusconi tuttavia non piace, Renzi ha già preso nota sul suo taccuino del «no» del capo forzista.
Anche se proprio il veto del leader di Forza Italia potrebbe servire strumentalmente a Renzi per togliere da
Mattarella l'ombra oscura del patto del Nazareno e presentarlo alla minoranza Pd come il personaggio che
può raccogliere i voti di tutto il partito.
C'è poi Piero Fassino, un altro candidato che potrebbe unire le varie anime del Pd in nome della Ditta. «Io
vedo bene per il Quirinale - scherza Cesare Damiano una personalità di profilo alto...e magro. L'unico
problemaè che sarebbe più alto lui dei corazzieri».
Veltroni invece,a giudizio dei renziani, non raccoglierebbe sufficienti suffragi nel Pd.
E arriviamo a Pier Carlo Padoan, l'ultimo petalo della rosa.
Benché gli stessi renziani mettano in guardia il premier dal possibile accentramento di potere nella saldatura
tra il Quirinale e la tecnostruttura del Ministero dell'Economia, al capo del governo sembra una buona scelta.
Specie in un periodo non semplice sui mercati per via della Grecia.
Quanto il capo del governo tenga in conto la situazione internazionale e le ripercussioni dell'elezione del
capo dello Stato sulla stabilità italiana è provato dall'indicazione impartita ieri ai suoi collaboratori: se anche il
quarto scrutinio a maggioranza semplice dov e s s e p a s s a r e i n v a n o , i l presidente della Repubblica
andrà «tassativamente» eletto domenica. «Prima che lunedì riaprano le borse». Un imperativo in nome del
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IL RETROSCENA
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 10
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quale, se la situazione dovesse davvero incartarsi di brutto, Renzi sarebbe pronto a «tirare fuori una
sorpresa». Fuori dal circuito di nomi su cui finora si è discusso. Se questi sono i ragionamenti a favore
dell'economista Padoan, sul ministro ci sarebbe però una diffidenza di Berlusconi, tanto che a qualcuno ha
confidato: «Se Renzi tira fuori Padoan noi gli facciamo il nome di un altro tecnico». Finito l'elenco dei papabili,
a palazzo Chigi circola anche l'altra lista. Quella dei sommersi. Un rosario di candidature sparite dai radar,
forse definitivamente. Sabino Cassese out, così come Ugo De Siervo. Fuori anche Sergio Chiamparino e
Paolo Gentiloni. Il ministro degli Esteri, sostiene il premier, «è stato nominato da troppo poco tempo» per
poter fare il gran salto. Lontani dal podio, come s'è detto, anche Walter Veltroni e Anna Finocchiaro. E tutti
quei candidati che, anche nel lontano passato, anche a causa di famigliari a loro più vicini, siano finiti nelle
pagine di cronaca giudiziaria. I collaboratori del capo del governo fanno notare che, quando ieri la deputata
Ileana Argentin, nell'assemblea mattutina del gruppo, ha chiesto a gran voce che non sia scelto «nessuno
che sia stato anche indirettamente sfiorato da vicende giudiziarie», Renzi annuisce vistosamente. LE
DIMISSIONI LANZETTA TORNA IN CALABRIA Maria Carmela Lanzetta ieri ha rassegnato ieri le dimissioni
da ministro degli Affari Regionali.
Tornerà nella sua Calabria, dov'era stata sindaco, per fare l'assessore in Regione.
"Voglio dare alla mia terra - ha detto la Lanzetta - un contributo in un momento di rilancio politico e civile"
SERGIO MATTARELLA Giudice della Corte Costituzionale, cattolico, una lunga esperienza politica alle
spalle. Più volte ministro, per protestare contro la legge tv di Mammì, si dimise dal governo Andreotti insieme
ad altri 4 ministri della sinistra dc GIULIANO AMATO Anche il "dottor Sottile" è giudice costituzionale. Un
lungo passato socialista, fra i leader del partito ma poi in polemica con le ultime scelte di Craxi. E' stato
ministro e due volte presidente del Consiglio PIER CARLO PADOAN Un tecnico. Con Renzi entra al governo
come ministro dell'Economia. Alle spalle ha una lunga esperienza tutta nel mondo della finanza. E' stato
direttore del Fondo monetario internazionale e capo economista dell'Ocse PIERO FASSINO Attualmente è il
sindaco di Torino. In passato ha ricoperto tra l'altro il ruolo di ministro della Giustizia e di segretario dei
Democratici di sinistra. Nel partito si è occupato a lungo del settore degli esteri I CANDIDATI
PER SAPERNE DI PIÙ www.quirinale.it www.camera.it
IL TWEET
Trame, segreti, finti scoop, balle spaziali e retropensieri: basta una sera alla Tv e finalmente capisci la
crisi dei talk show in Italia
Matteo Renzi
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 11
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"Non è più tempo di interventisti ecco perché ci serve un tecnico"
TOMMASO CIRIACO ROMA.
«Per il nuovo Presidente sono possibili due strade: un politico o un tecnico. Preferisco la seconda, ma posso
accettare anche la prima. È meglio comunque decidere subito, piuttosto che cambiare percorso
bruscamente». È il senatore del Pd Walter Tocci a immaginare l'identikit di un tecnico per il Colle. Un "non
politico" al Quirinale. Qual è il percorso? «Dovrebbe essere il segretario a fare una proposta».
L'era dei tecnici, dopo Monti, sembra però tramontata.
«Abbiamo già dato. Il tecnico non deve essere un economista. Piuttosto, un costituzionalista o uno studioso
dello Stato».
Chi corrisponde a questo profilo? Vengono in mente Amato, Cassese, De Siervo.
«Il Paese dispone in questo campo di tante personalità prestigiose. È giunto il tempo di raffreddare
l'interventismo politico del Quirinale, magari necessario quando la politica ha dato segni di disorientamento.
Ora la politica rivendica piena autonomia di scelta ed è il momento di un contrappeso di natura istituzionale.
In questo schema un Presidente di garanzia costituzionale potrebbe contrastare la tendenza all'elusione delle
regole (troppi decreti e deleghe governative) e indirizzare il Parlamento a scrivere poche leggi, ma chiare».
L'altro percorso prevede un Presidente politico.
«Per costruire un ampio consenso si potrebbe organizzare una vera consultazione. Ciascun parlamentare
del Pd esprime la propria preferenza col voto segreto. Si forma una rosa di nomi dalla quale il segretario
sceglie il candidato da proporre agli altri partiti. C'è un precedente storico: Aldo Moro fece votare a scrutinio
segreto i suoi parlamentari».
E come finì? «Scelsero Antonio Segni, che fu poi eletto al Quirinale. Certo, non fu un buon Presidente, ma la
procedura decisionale era molto innovativa. Furono i democristiani a inventare le primarie per il Colle...».
Foto: Walter Tocci
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L'INTERVISTA/WALTER TOCCI
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 13
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"Ci hanno tolto pure le quirinarie"
(a.cuz.)
ROMA. Il senatore Francesco Molinari non ha mai nascosto di esserea disagio. Non ha condiviso molte delle
ultime scelte di Grillo e Casaleggio. È stato protagonista - in Calabria - di una battaglia tra meet up che lo
vede contrapposto all'ex capogruppo, e superortodosso, Nicola Morra. Risponde al telefono di malavoglia,
mentre sta per entrare in aula. Ma non bluffa come i suoi colleghi a Montecitorio. Chi ha fatto la "soffiata" su
di lui dice che è già uscito da tutte le chat interne su WhatsApp: ormai - dopo il caso di Tommaso Currò - un
segnale inequivocabile di fuga dai 5 stelle.
Dicono che sia stanco, che ha deciso di mollare. È così? «Sono stanco sicuramente della situazione, piano
piano stiamo mandando a quel paese le poche cose che davamo per certe: per ultimo le quirinarie, la
possibilità per i nostri attivisti di dire chi vogliono avere come presidente della Repubblica». Non c'è stata
neanche un'assemblea congiunta. È questo il motivo? «Ormai è un continuo smentire l'orizzontalità e la
democrazia diretta che avevamo scelto come pietre fondanti del nostro Movimento, un continuo sconfessare
quello che siamo».
Ha posto la questione ufficialmente? «E a chi la pongo la questione? All'assemblea dei senatori che non
conta niente e viene di continuo sconfessata? Alla congiunta che non convocano più? Il punto è proprio
questo: non saprei neanche più a chi porre la questione».
Usciranno anche altri? «È una riflessione che stiamo facendo in tanti. Aspetti domani (oggi, ndr ) e vediamo
cosa succede. Penso che alla Camera ci sarà una conferenza stampa, so che si stanno organizzando».
Orizzontalità e democrazia del Movimento non ci sono più ma non saprei nemmeno a chi porre il problema
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'INTERVISTA/ FRANCESCO MOLINARI, SENATORE M5S IN USCITA
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
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Generali e Allianz fuori da La Centrale Al fianco di Valori per il rilancio ci
sono Toti e Maffeis
Il riassetto nell'assemblea di dicembre approvato il bilancio 2013 nonostante l'opposizione della famiglia
Amenduni
CARLOTTA SCOZZARI
MILANO. Le Generali si chiamano fuori dalla Centrale Finanziaria presieduta da Giancarlo Elia Valori e
passano il testimone all'immobiliarista Pierluigi Toti, lasciando così da sola la famiglia Amenduni. Le novità
emergono dal verbale dell'assemblea dei soci del 18 dicembre, che ha approvato il bilancio del 2013 dopo la
bocciatura dei conti dell'assise di giugno.
All'appuntamento del mese scorso, con una partecipazione del 18,6%, ha preso parte una new entry
nell'azionariato, la Silvano Toti Holding. Mentre non c'è traccia delle Generali, accreditate di un 18,7% e già
date in uscita alla fine del 2014.
Tutto dunque farebbe pensare che le Generali, in coerenza con la strategia di concentrazione nelle
assicurazioni avviata dall'ad Mario Greco, abbiano girato la quota a Toti. Ma dall'assemblea emerge anche
un'altra novità: l'ingresso nel capitale, con il 9,34%, della Somar della famiglia Maffeis. Quest'ultima, tra le
altre cose, controlla all'80% la società di credito al consumo Centax, a sua volta partecipata al 20% proprio
dalla Centrale Finanziaria Generale. I Maffeis potrebbero avere comprato le azioni dai tedeschi di Allianz, che
come le Generali hanno venduto il loro 7,8%, da Bper, accreditata di un 6,5% e non presente all'assemblea,
o, ancora, da un'altra assente, la Partners & Partecipations srl, società che in passato aveva già fatto causa
alla finanziaria capitanata da Valori impugnando alcune delibere assembleari. A dare battaglia, all'assise di
dicembre, è rimasta così da sola la famiglia degli Amenduni, con il suo 17,99%, che però questa volta - a
differenza di quanto accaduto a giugno - non è è riuscita a bocciare il bilancio del 2013. E non sono servite
nemmeno le rinnovate criticità, sollevate dal rappresentante della famiglia vicentina tra l'altro socia delle
Generali, sul credito da 4 milioni verso l'uomo d'affari dell'Arabia Saudita Adnan Khashoggi, non ancora
incassato dalla Centrale.
Perché sia Toti sia i Maffeis hanno detto «sì» al bilancio, contribuendo in maniera determinante
all'approvazione dei conti del 2013, chiusi con una perdita di esercizio di 9,45 milioni.
Foto: IL SOCIO Il costruttore Pierluigi Toti ha preso il posto del gruppo Generali in Centrale Finanziaria
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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IL PUNTO
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"È il momento di investire in Italia e in Europa le azioni costano poco"
ADRIANO BONAFEDE
« IN Europa i prezzi delle azioni sono eccezionalmente bassi, e in Italia ancora di più. Io penso che prima o
poi gli investitori si accorgeranno di questo fatto e coglieranno le grandi opportunità che ci sono. É un buon
momento per investire». Un segnale di grande ottimismo per il vecchio continente arriva dall'americano
Robert J. Shiller, premio Nobel per l'economia nel 2013. Ospite a un convegno organizzato a Milano da
Kairos Julius Baer, Shiller ha avuto parole d'incoraggiamento per il nostro paese e di elogio diretto per Matteo
Renzi. Considerato il padre della cosiddetta finanza comportamentale, Shiller diventò famoso alcuni anni fa
coniando l'espressione "esuberanza irrazionale" dei mercati in un suo libro dallo stesso titolo uscito nel 2000,
durante la bolla della new economy.
Professor Shiller, sarà il quantitative easing lanciato dalla Bcea dare un nuovo slancio alle Borse europee?
«Il Qe avrà bisogno di un periodo di aggiustamento perché possa rilanciare l'economia, non credo possa
avere un effetto immediato. Ci vuole tempo perché si affaccino nuovi imprenditori, nuovi business, nuovi
investimenti. Io credo invece che, semplicemente, i prezzi delle azioni europee siano oggettivamente troppo
bassi, soprattutto in relazione a quelle americane». Lo deduce da dati oggettivi? «Assolutamente sì. Se si
prende il Cape ratio (Cyclical adjusted price to earnings ratio), si vede che in Europa è sotto i 40 punti, in
Italia è ancora più basso, mentre negli Stati Uniti è molto più alto».
Ma perché allora gli investitori non sono ancora tornati a investire massicciamente in Europa? «Io credo che i
mercati reagiscano troppo in base a pregiudizi e poco in base ai numeri.
Prendiamo ad esempio il vostro presidente del Consiglio. A Davos Renzi ha fatto la figura dell'uomo
dell'anno, è sicuramente l'uomo più interessante in Europa in questo momento. E l'Italia è un grande Paese».
C'è qualcosa nell'attuale scenario internazionale che la preoccupa? «C'è qualcosa di molto strano: i tassi
d'interesse sono bassissimi ovunque, praticamente vicini allo zero, non soltanto in Europa (in Italia il bond
governativo a 10 anni è all'1,5 per cento), ma anche negli Stati Unitie in altre parti del mondo. Non sarei
meravigliato se fossero bassi soltanto i tassi a breve, il fatto che è lo sono anche quelli a lungo termine».
E questo che significa? «Se io vedo anche nel futuro lontano tassi così bassi, vuol dire che immagino un
avvenire sostanzialmente stagnante. Non è un caso che oggi si riparli di stagnazione secolare a proposito
dell'Europa. Questa espressione era popolare negli Usa nel 1936 edè tornata di nuovo in auge.
Evidentemente c'è un diffuso pessimismo sulle capacità dell'economia di riprendersi».
e non ci sono ancora acquisti è perché c'è un diffuso pessimismo "PREMIO NOBEL PER L'ECONOMIA
NEL 2013 ROBERT SHILLER
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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IL COLLOQUIO/ IL NOBEL ROBERT SHILLER
27/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
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Pressing sull'Italia: attuare Jobs Act e liberalizzazioni Se ritardiamo via a procedura per squilibri
macroeconomici
ROBERTO PETRINI
ROMA. La Commissione europea fa pressing sull'Italia per le riforme strutturali ma sembra ormai convinta a
promuovere la legge di Stabilità 2015 nell'esame previsto per il marzo prossimo. Dopo la «svolta» sulle
politiche di austerità segnata dal «Qe» di Draghi, dalla nuova flessibilità varata da Juncker sui conti pubblicie
nel clima post-Tsipras, Bruxelles pretende riscontri sul calendario degli interventi su liberalizzazionie mercato
del lavoro ma sembra orientata a considerare valido il rafforzamento della manovra di novembre pari allo 0,3
per cento del Pil.
É questo il quadro che emerge dalla megamissione svolta ieria Roma da 38 tecnici delle istituzioni europee
(31 della Commissione e 7 della Bce). Uno scrutinio molto scrupoloso, che ha interessato il Tesoro e molti
ministeri, guidato dal capo del dipartimento economico e finanziario di Bruxelles, l'ungherese, ex Fmi, Istvan
Szekely che ha dovuto prendere le misure con i nuovi tecnici di Via Venti Settembre dopo l'uscita di Lorenzo
Codogno, il funzionario che solitamente teneva i rapporti con la Commissione. «Sfrutteremo al meglio la
nuova flessibilità», ha detto ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan impegnato a Bruxelles per
l'Eurogruppo. Con le nuove regole risulta sufficiente un intervento strutturale rafforzativo sui conti italiani del
2015 dello 0,25 per cento vistii «very bad times» in cui versa l'economia, senonché fino ad oggi la
Commissione ha valutato gli effetti dell'intervento in questione del solo 0,1 per cento. Nei giorni scorsi però gli
uomini di Padoan hanno inviato a Bruxelles un dossier sugli incassi fiscali dei giochi, la posta ritenuta in bilico
e sull'output gap (il discusso impatto del ciclo economico sui conti): l'intesa di massima ci sarebbe e le
distanze tra Roma e Bruxelles rimarrebbero circoscritte a 500-700 milioni. Ciò permetterà a marzo, con tutta
probabilità, di chiudere la partita in sede politica senza ulteriori problemi.
Resterebbe aperta la questione della «regola del debito» del Fiscal compact: la moratoria stabilita nel 2013,
al momento dell'uscita dalla precedente procedura di infrazione per molti paesi, prevedeva una riduzione
triennale di circa il 2 per cento del deficit strutturale (0,6-0,7 per cento all'anno). Questa riduzione - di cui si
farà un bilancio definitivo nel 2016 - è stata fatta nel 2013, vanno invece valutati gli impatti sul 2014 e il 2015.
La Commissione non dovrebbe comunque andare oltre la preparazione di un «rapporto» sull'Italia che nel
2014 non ha effettuato la riduzione. Si tratterebbe tuttavia di un atto dovuto che si trasformerebbe in
procedura d'infrazione solo in sede politica e considerando l'effetto della pessima congiuntura.
La partita sulla quale l'Italia rischia invece una raccomandazione e una procedura d'infrazione è quella degli
squilibri macroeconomici. Il nuovo esame è stato introdotto con il «Six pack» nel 2011 e riguarda
competitività, liberalizzazioni e mercato del lavoro. Su questo punto Bruxelles non transige, tanto più che
Roma ha spinto per l'introduzione della clausola che scambia riforme con deficit. E l'occhio della
Commissione è caduto soprattutto sulle liberalizzazioni (oggetto del decreto «investment compact» varato la
settimana scorsa) e il jobs act (con provvedimenti attuativi ancora in transito in Parlamento). I PUNTI
QULIBRI MACRO Se l'Italia non porterà a termine il processo di riforme su liberalizzazioni e mercato dl lavoro
rischierà la procedura per squilibri macroeconomici REGOLA DEL DEBITO La moratoria triennale sulla
regola del debito prevede un rientro del 2% in tre anni. Sono da valutare i risultati 2014 e 2015 ma la
recessione gioca a favore dell'Italia STABILITA' 2015 Con le nuove regole sulla flessibilità l'Italia potrà evitare
a marzo un rafforzamento della manovra
Foto: IL MINISTRO Pier Carlo Padoan ministro del Tesoro.
Ieri è arrivata a Roma una missione della Ue e della Bce
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Deficit, missione a Roma di Bce e Commissione Ue niente manovra a
marzo
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Le strane alleanze
Marco Zatterin
Così la scelta di Syriza spariglia le carte A PAGINA 3 «È saltato il centrocampo», suggerisce un diplomatico
di lungo corso. Si è convinto che Alexis Tsipras ha deciso di giocare la sua partita sulle ali della politica, su
tutte e due, per accerchiare il potere consolidato intorno a Frau Merkel e imporre un nuovo modulo. Vero. Per
questo è un tonico e una minaccia, un cocktail che dà da pensare a chi governa (o vuole governare) dal
centro. Le onde distruttive «Sulle fasce incrocerà anche i populismi di destra e sinistra, ecco il problema».
Così il possibile lieto fine di questa storia dipenderà dalla capacità del leader greco di affrancarsi dagli umori
più distruttivi nei confronti dei patti che animano l'Europa. Oltre che da quella dell'Unione di cambiare ancora,
per diventare più forte, inclusiva e solidale. La prima mossa di Tsipras ha sorpreso l'Europa e sparigliato le
carte. Ci si attendeva che formasse il governo con il partito a sinistra del centro a lui più affine, To Potami.
Invece il pendolo si è fermato sull'altro lato dell'arco costituzionale, su Anel, che sta a destra, è euroscettico e
vorrebbe pasteggiare a immigrati. Vuol dire che il leader di Syriza si propone come il fantasma nella
macchina europea, per far saltare il consenso «alla tedesca», disinnescare gli eccessi di rigore e riportare la
barra verso una crescita che rispetti le differenti taglie dei Paesi. Se riuscirà negli intenti, il che è da vedere,
sarà prova che esiste un'alternativa a quanto fatto sinora a Bruxelles. Per questo spaventa e attira, allo
stesso modo. Equilibri più precari Il voto di domenica ha fatto diventare più precari molti equilibri. A Londra,
dove ci si prepara a una apertissima tornata elettorale di primavera, le immagini Tsipras esultante in piazza a
Atene hanno fatto venire il sangue agli occhi dei conservatori che hanno denunciato «la crescente incertezza
in Europa», ma per gli indipendentisti dell'Ukip sono state lacrime di gioia: Nigel Farage è stato fulmineo nel
prendere le distanze dal greco, ma anche a cavalcare «la grande svolta» che, a loro avviso, adesso attende
l'Unione. In campagna elettorale potrà dire «si può fare!» e promettere l'azzeramento del moloch comunitario.
Il premier Cameron, costretto a difendere Bruxelles senza farsi dare dell'«europeista», è una bella zeppa
nell'ingranaggio. Lo ha capito François Hollande che ha subito invitato Tsipras all'Eliseo. Il presidente
francese lo vuole tirare dalla sua parte e farlo ragionare, il piano consiste nell'usare la dinamica positiva del
«si può cambiare!» per far capire a Berlino che bisogna lasciare margini anticiclici a chi fatica a crescere e a
creare occupazione. L'alternativa è Viagra per i populismi, tanto che Marine Le Pen si «rallegra per lo s c h i a
f fo d e m o c rat i co m o struoso che il popolo greco ha dato all'Unione europea». A Palazzo Chigi è facile
allinearsi con Hollande, le tematiche che interessano Roma sono simili a quelle che si osservano a Parigi. Il
ministro degli Esteri Gentiloni definisce il gioco greco come una «sfida tra vecchio e nuovo, burocrazia
europea o investimenti, in cui Renzi e Tsipras possono avere un dialogo». Con Hollande a fare da secondo
padre sulla fascia di sinistra a cercare di ispirarlo e per contaminare l'Europa con la novità. Effetti a lungo
termine In Spagna è come a Londra, al contrario. Il premier Rajoy teme di doppiare il destino di Samaras e
invita la Spagna a «non giocare con la roulette russa di Podemos», sapendo che Pablo Iglesias e Alex
Tsipras stanno diventando parenti stretti. Dopo la cura dimagrante post crisi, Madrid ha adottato una
posizione popolar-merkeliana. Rischia d'essere spiazzata, evenienza che riguarda la cancelliera solo nella
prospettiva europea, perché la scettica Alternative für Deutschland in casa non la impensierisce. Non ancora,
almeno. Se Tsipras fallisse, o se - peggio - dovesse fallire l'Ue nell'attirarlo a sé, allora le cose cambierebbero
anche in Germania. Il presidente della Commissione Juncker pensa questo quando ripete che l'Europa è alla
«sua ultima chance». Una svolta populista sarebbe la fine dell'inizio del fragile rilancio continentale. Forse
anche l'inizio della fine.
Foto: Gli xenofobi olandesi Il partito della Libertà ha due capisaldi: l'islamofobia e l'uscita dall'Europa Oggi
sarebbe il primo partito con il 20% ALVARO BARRIENTOS/REUTERS Una manifestazione di lavoratori
spagnoli contro l'austerity con lo striscione «Fuori la Troika dalla nostra vita» L'ascesa dell'Ukip Continua a
crescere il partito euroscettico di Nigel Farage: l'esito delle elezioni del 7 maggio è imprevedibile ma se si
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27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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votasse oggi prenderebbe il 25% dei voti Marine sfida Parigi Secondo gli ultimi sondaggi il Front National
anitieuropeista di Le Pen supererebbe il 28% La sinistra anti Unione In Spagna Podemos è al 28,3% Lotta
contro la «tecnocrazia continentale» e per un nuova idea di Eu. Le elezioni a dicembre
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Fondi, raccolta ai massimi dal 1999
Dietro l'exploit i bassi rendimenti dei titoli di Stato e la crisi dell'immobiliare
FRANCESCO SPINI MILANO
I fondi comuni hanno fatto boom. Nel 2014 la raccolta netta è stata pari a 86,79 miliardi di euro, ai massimi
dal 1999 a questa parte, la terza miglior performance di sempre. Ed è record per il patrimonio, che a
dicembre è balzato oltre i 681 miliardi di euro, contribuendo ai 1.579 miliardi globali degli attivi di tutto il
risparmio gestito: Generali, Intesa Sanpaolo e Unicredit guidano la classifica. Includendo portafogli chiusi e le
gestioni di portafoglio la differenza tra sottoscrizioni e riscatti, nel 2014, è stata positiva per 128,65 miliardi. La
spinta delle banche Per leggere questo exploit che cade nel trentesimo anniversario dei fondi italiani, Pietro
Giuliani, presidente e ad di Azimut holding invita a considerare due fattori. Da un lato «la necessità da parte
delle banche, da cui passa il 90% del sistema distributivo dei prodotti finanziari e assicurativi, di fare soldi con
le commissioni». E le banche nel convincere la clientela a rivolgersi ai gestori come mai nell'ultimo decennio
«hanno gioco facile - dice Giuliani, illustrando il secondo fattore trainante - con i conti correnti che non
rendono niente o, nei casi migliori, poco più dell'1%. Lo stesso vale per i Btp e per il reddito fisso in genere,
dove i tassi sono molto bassi». Per i fondi una «congiunzione astrale perfetta», come la definisce Fabio Galli,
direttore generale di Assogestioni, l'associazione del risparmio gestito. «Il fai da te mostra le corde - spiega -,
anche il settore immobiliare non è più quel tipico veicolo di investimento che era fino a qualche tempo fa». Né
la ricerca del rendimento porta a rivolgersi al trading on line in maniera importante «come invece accadeva
tra la fine degli Anni 90 e l'inizio dei 2000: è finita l'illusione dell'arricchimento facile». E allora si scelgono i
fondi, nonostante l'annuale ricerca di Mediobanca - assai indigesta ai gestori - segnali come siano ben più
cari rispetto a quelli americani. Investimenti diversificati Il settore, però, in trent'anni è maturato. Quella dei
fondi «è l'industria finanziaria più integrata a livello europeo. È transfrontaliera, diversificata, ampia», ricorda
Galli. Il quale sottolinea come le buone performance abbiano aiutato non solo a far lievitare il patrimonio ma
pure la percezione dei risparmiatori. La raccolta, in particolare, premia i flessibili (41,62 miliardi di raccolta
netta), seguiti da obbligazionari (28,12 miliardi), bilanciati (10,76 miliardi) e azionari (8,3 miliardi). Male i
monetari, con i riscatti che hanno superato le adesioni per 2,9 miliardi di euro. «Tradizionalmente l'Italia è
sempre stata il Paese dei fondi flessibili, un prodotto poco correlato all'andamento dei mercati ma con una
stabilità di rendimento», dice Galli. Secondo il direttore di Assogestioni lo scenario, condizionato dalle mosse
della Bce, «anche nel 2015 favorirà i fondi». Il patron di Azimut Giuliani avverte che per gli operatori si
annuncia, presto o tardi, una selezione. «Per una Sgr - spiega - non basta più lavorare come 30 anni fa,
investendo in azioni o obbligazioni italiane. Non basta nemmeno espandere le competenze all'Europa, serve
una presenza capillare soprattutto nelle nuove economie, come quella che stiamo sviluppando noi. Il rischio,
per chi non lo fa, è sparire nel giro di pochi anni».
Mappa del risparmio
8.953 9.168 128.652 12 5.446 129 752 2.626 913 709 Anno 2014 TOTALE Retail Dicembre 2014 5.574
3.379 5.331 5.319 3.837 2.924 9.421 31.725 41.146 Fondi aperte Fondi chiusi Istituzionali - LA STAMPA
Novembre 2014 DATI IN MILIONI DI EURO GESTIONI COLLETTIVE RACCOLTA NETTA GESTIONI DI
PORTAFOGLIO
FTSE/MIB +1,15% FTSE Italia All Share +1,23%
Cambio 1,1278
dollaro/barile 45,15
Il punto della settimana
Italia
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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NEL 2014 LE SOTTOSCRIZIONI SUPERANO I RISCATTI DI 86,8 MILIARDI, IL TERZO RISULTATO
MIGLIORE DI SEMPRE
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 21
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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EuroDollaro
Petrolio
All'estero
Oro Dow Jones (NewYork) +0,03% Nasdaq (New York) +0,29% Dax (Francoforte) +1,40% Ftse(Londra)
+0,29% Euro/grammo 36,9168
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 21
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"I prezzi dei titoli di Stato sono troppo alti, temo una bolla"
Il Nobel Shiller: non c'è euforia, piuttosto paura Ma sui mercati bisogna puntare su Europa e Italia
SANDRA RICCIO MILANO
Robert J. Shiller in tema di bolle speculative è una vera autorità. Premio Nobel per l'economia nel 2013 per le
sue analisi empiriche sui prezzi delle attività finanziarie e attualmente Sterling Professor presso l'Università di
Yale, ha anticipato lo scoppio delle ultime due bolle finanziarie: quella del 2000, sulla new economy, e quella
del 2008, sui mutui sub-prime. Oggi il suo sguardo è rivolto al mercato dei titoli di Stato. Il suo nuovo libro (la
terza edizione del suo best seller Irrational Exuberance) affronta proprio questo tema. «Sono preoccupato da
un eventuale bolla sui bond» dice in un incontro per la stampa organizzato ieri a Milano da Kairos, una delle
principali realtà italiane indipendenti nel settore del risparmio gestito. «I prezzi sono molto alti attualmente, in
America ma anche in Italia, ho già visto questo fenomeno in passato. Tuttavia ci sono delle anomalie e
questa volta non si tratta di una bolla in senso classico» ci dice Shiller. A che cosa si riferisce esattamente?
«Questa condizione sul mercato dei bond di tassi molto bassi, in alcuni casi addirittura negativi, potrebbe
andare avanti per chissà quanto tempo. C'è un trend verso tassi negativi in molti paesi e riflette il pessimismo
che c'è nell'aria in gran parte del mondo oggi. Non c'è euforia come nel 2000. Ci sono diversi motivi per
questo pessimismo, uno di questi è la crisi finanziaria». Non è l'unica paura dei nostri tempi «Molti timori
riguardano, in questi anni, la perdita del posto di lavoro. La gente vive ormai "terrorizzata" dai cambiamenti
che porteranno le nuove tecnologie. Negli ultimi quattro anni ci sono state delle trasformazioni fenomenali che
hanno distrutto posti di lavoro e il timore è che le tecnologie creino sempre più disoccupazione. Nessuno può
sapere dove ci porterà tutta questa rivoluzione. L'effetto immediato però è che la gente non spende più come
una volta e l'economia va a rilento. In più i risparmi delle famiglie vanno di più su asset sicuri come i bond
governativi. È diverso dagli anni della new economy, allora stava nascendo un nuovo mondo e c'era euforia.
Oggi siamo nel New Normal e io nel mio libro parlo di boom del New Normal». Lei è di ritorno da Davos dove
si è svolto il World Economic Forum. Si è parlato anche d'Italia, qual è la sua impressione? «Si è parlato
molto del primo ministro, Matteo Renzi. Direi che è risultato "l'uomo dell'anno" a Davos. E' giovane e
intraprendente. Perciò credo che l'Italia sia tra i paesi con le maggior opportunità, per le riforme che verranno
fatte e perché cambieranno molte cose in positivo nei prossimi anni. Tutta l'Europa è una buona occasione
d'acquisto sui mercati ma in particolar modo l'Italia».
1,5% I rendimenti del Btp I titoli a 10 anni hanno registrato rendimenti in calo dopo il rialzo in mattinata per i
risultati del voto greco
Foto: Analisi Robert J. Shiller (nella foto) ha vinto il Nobel per l'economia nel 2013 per sue analisi sui prezzi
dei prodotti finanziari. Insegna a Yale
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Intervista
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 3
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"Come coalizione è un azzardo ma può funzionare contro l'austerity"
Civati: paragone difficile, è come se il Pd si alleasse con i 5 Stelle
ROBERTO GIOVANNINI ROMA
Filippo Civati, la sua gioia per la vittoria di Alexis Tsipras non è guastata dall'alleanza tra Syriza e i
conservatori destrissimi del partito dei «Greci Indipendenti»? «È una scelta che è un azzardo, ritengo. Dopo
di che, in parte è anche fondata: la sfida di Tsipras è sulla lotta all' austerity , e da quel che capisco quel
partito era l'unico partner che non avrebbe creato problemi. Ho visto che Formigoni, con molta ironia, fa
confronti con le larghe intese italiane...» Appunto: anche Renzi per fare le riforme, giustamente, fa il Patto del
Nazareno. Tsipras sì, Matteo no? «Intanto Tsipras ha vinto le elezioni, a differenza di Renzi. Che peraltro ha
recuperato le larghe intese che c'erano con chi ha perso le elezioni, e deciso di farle durare per cinque anni.
Sono paragoni del tutto inappropriati. Proprio volendo trovare una similitudine tra Grecia e Italia, se noi del Pd
riuscissimo a trovare una forza politica disponibile a fare con noi una battaglia in una alleanza spuria, si
dovrebbe pensare al M5S. Detto questo, ripeto, quello di Tsipras è un azzardo. Mi chiedo come farà a far
marciare il governo su temi come l'immigrazione o i diritti civili. Ma in ogni caso quella tra Tsipras e Anel è
un'alleanza programmatica limitata; da noi si è fatto un patto di legislatura per varare leggi e riforme su cui noi
non siamo peraltro d'accordo». Ci si chiede: in Italia si può ripetere l'operazione politica riuscita ad Alexis
Tsipras? «Non credo alle imitazioni. Oggi c'è ancora chi cerca di imitare Blair vent'anni dopo; prima si imitava
Zapatero, ci si "obamizzava", si confidava in Hollande... I suoi segreti sono stati un fortissimo radicamento
sociale, e la capacità di unificare su una linea di nuova socialdemocrazia radicale un campo molto diviso». E
da noi? Serve una Syriza più moderata? «Da noi bisogna ricostruire un centrosinistra che oggi non c'è,
innanzitutto per indisponibilità del Pd e per la divisione della sinistra». Ma lei è interessato a un nuovo
soggetto politico? «Io sono interessato a un progetto di governo per cambiare le cose in modo radicale in
Italia e in Europa. Con questo governo non credo che sia possibile riuscirci. Serve un progetto di governo e
un progetto di coesione sociale. C'è un lavoro politico da fare, prima ancora di trovare un ipotetico candidato
premier o individuare un progetto di organizzazione. Chiusa la vicenda del Quirinale, lavoreremo a questo
programma di governo da sottoporre al Pd e alle forze di sinistra e centrosinistra. Siamo in tanti ad avere
dubbi rispetto alle scelte del governo, ma l'elaborazione non si è ancora completata». Il Quirinale, diceva. Lei
propone Prodi. «Io ho fatto una proposta altissima - Romano Prodi - solo i maliziosi possono leggere come un
attacco al Partito Democratico. Mi pare la persona più autorevole per rappresentare il Pd e il Paese.
Secondo, Prodi è anche quel centrosinistra di cui parlavo, e che non c'è. E in Europa sarebbe un
interlocutore molto scomodo per certe impostazioni di iperausterity».
Foto: Pippo Civati Rappresenta l'area più critica, all'interno del Pd, verso Renzi
Foto: In Italia Per il leader dissidente del Pd «da noi bisogna ricostruire un centro sinistra che oggi non c'è» e
non si può paragonare l'alleanza di Syriza con i Greci Indipendenti col patto del Nazareno
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Intervista
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 7
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L'identikit del Presidente "cittadino"
MARCELLO SORGI
All'assemblea dei parlamentari del Pd, convocata per discutere del Quirinale, Matteo Renzi non ha fatto nomi
e ha detto che preferisce far votare scheda bianca nelle prime tre votazioni, che richiedono la maggioranza
qualificata di 672 voti per l'elezione del Presidente. Se ne ricava che il premier non ha ancora in mano un
candidato su cui sia possibile una larga convergenza, del suo partito e del centrodestra, tutto o in parte. E
non ha alcuna voglia di puntare su un profilo tipo «padre della patria», alla Giuliano Amato, che sulla carta
avrebbe consensi tali da poter essere proposto anche alla prima votazione. In realtà Renzi, che ha fatto un
grande appello all'unità a deputati e senatori Democrat, ha in testa un identikit del candidato che non intende
scoprire prima del tempo; e uno scadenzario, che invece ha già comunicato a tutti gli interlocutori con cui ha
parlato, e si prepara a ripetere oggi nella giornata di consultazioni con le delegazioni degli altri partiti, che
prevede di eleggere il nuovo Capo dello Stato entro domenica, per evitare che lunedì, alla riapertura dei
mercati, l'Italia appaia un Paese non in grado di individuare rapidamente e ragionevolmente il successore di
Napolitano. Un auspicio a risolvere la questione in pochi giorni è venuto ieri anche dalla Conferenza dei
Vescovi: se gli ultimi due Conclavi per la scelta del Papa sono stati brevi, d'altra parte, non si capisce perché
dovrebbe prolungarsi troppo la seduta delle Camere riunite. Anche oggi, davanti ai rappresentanti dei partiti
con cui dovrebbe cercare di costruire un'intesa, Renzi si limiterà ad ascoltare. Chi si aspetta che faccia un
nome o una rosa di nomi, resterà deluso. Il premier vuole solo capire se c'è disponibilità e apertura, e solo in
un secondo momento calerà le sue carte. Corre voce che soltanto con Berlusconi si sia sbilanciato,
invitandolo a ragionare su un candidato che metta insieme le seguenti caratteristiche: non troppo anziano,
sindaco, ex-sindaco o comunque eletto direttamente dal popolo, non inserito nella nomenklatura romana, non
parlamentare, o almeno non in carica nelle attuali Camere. Insomma un cittadino, o comunque uno che
possa essere presentato come tale. A Berlusconi queste caratteristiche, che escludono Amato e Casini, i suoi
due candidati preferiti, ma anche una gran parte della lunga schiera di aspiranti del Pd, non sono piaciute del
tutto. E non perché non sia in grado di risolvere il quiz proposto da Renzi. Ma, al contrario, perché ha
cominciato a capire che unendo i puntini numerati, per restare nell'enigmistica, il Presidente a cui il premier
sta pensando non sarà proprio un suo amico.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Taccuino
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 7
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E il leader di FI ragiona sull'ipotesi Chiamparino
Il nome del governatore al centro del pranzo tra Lotti e Verdini
AMEDEO LA MATTINA ROMA
«Renzi ci sorprenderà». In questi giorni Berlusconi ha continuato a ripetere questa sensazione e i suoi
interlocutori l'hanno interpretato come la preoccupazioni di chi teme di essere beffato. Ha quindi messo a
lavorare sodo Verdini per sapere quale nome per il Colle abbia veramente in testa «il giovanotto». Il Cav non
vuole rose da sfogliare e, soprattutto, non vuole essere informato la sera prima della quarta votazione (ovvero
venerdì sera). Insomma, il nome, quello vero, deve saltare fuori subito, prima dell'incontro tra Renzi e la
delegazione di Forza Italia composta dai capigruppo Romani e Brunetta e da Giovanni Toti. Ci dovrebbe
essere anche l'ex premier, che per la seconda volta nella sua vita oggi pomeriggio entrerebbe nella sede del
Pd a Largo del Nazareno. Ma gira voce che il Cav voglia incontrare a quattr'occhi Renzi, sempre nella
giornata di oggi, per discutere del nome che gli è stato comunicato, quello di Sergio Chiamparino. Ma in giro
Renzi di nomi ne ha fatti altri. L'incontro Verdini-Lotti Sollecitato dal capo, domenica Verdini ha chiamato Lotti,
il collaboratore più stretto di Renzi: gli ha chiesto un appuntamento e ieri i due sono andati a pranzo in un
ristorante romano. Davanti a un piatto di spaghetti Lotti gli ha svelato la candidatura che sta accarezzando il
premier. Chiamparino, appunto. Finito il pranzo Verdini ha riferito a Berlusconi. Non c'è conferma di una
telefonata diretta tra il premier e l'ex premier. Il colloquio ci sarà sicuramente oggi: Silvio dovrà dare una
risposta a Matteo. Berlusconi «freddo» Berlusconi ha ricevuto la telefonata di Verdini mentre si stava
occupando del «disastro Milan» e di cosa fare di Inzaghi (non pensa di esonerarlo). La notizia sul fronte
quirinalizio non lo ha messo di buon umore. Il nome di Chiamparino era circolato, ma il premier era riuscito a
mescolarlo e continua abilmente a mescolarlo tra i tanti altri. Ora che il gradimento a Palazzo Chigi si è stretto
a poche candidature e quella di Chiamparino cresce, il Cav è rimasto «freddo». Non ha detto di no, ma i
pochissimi berlusconiani al corrente della trattativa si sono chiesti perché Renzi abbia anticipato questa
candidatura sapendo che «il presidente non si tiene un cecio in bocca». Per farla girare e bruciarla? E poi,
Chiamparino garantisce il Cav sulla grazia? «Lo vedremo alla prova dei fatti. Renzi è il garante del patto:
spetta a lui fare un nome di garanzia», dicono dalle parti di Arcore. Non siamo al via libera al presidente
piemontese, ma Berlusconi non vuole che il prescelto vada al Colle senza i suoi voti. Incontro Renzi-Alfano Il
nome di Chiamparino non è l'unico che Renzi ha fatto girare nel centrodestra. Diverso è quello che ha fatto
ieri mattina ad Angelino Alfano. I due si sono visti e il premier ha insistito sul ministro dell'Economia Padoan.
Ma il leader di Ncd non vede di buon occhio l'idea di sfilare dal governo una casella così importante. Nessun
problema personale con Padoan: il problema è un altro. Il ministro per gli Affari Regionali Lanzetta è andata
in Calabria a fare l'assessore alla Cultura: se Padoan venisse destinato a più alto incarico, si aprirebbe un
rimpasto pericoloso. Renzi magari non arriverebbe a imbarcare esponenti di Fi, ma aprire le danze di un
cambiamento è sempre pericolo.
27 gennaio Oggi Renzi avvierà le consultazioni, incontrando i leader degli altri partiti (escluso il M5S) nella
sede del Pd
29 gennaio Si riunisce il Parlamento in seduta comune: nei primi tre scrutini servirà la maggioranza qualificata
31 gennaio Ipotizzando una votazione il 29 e due il 30, il 31 ci sarà il quarto scrutinio: basterà la maggioranza
semplice
Foto: FABIO CIMAGLIA /LAPRESSE
Foto: Silvio Berlusconi Il leader di Forza Italia oggi sarà nella sede del Pd per le consultazioni con Renzi, ma i
due potrebbero vedersi prima dell'incontro ufficiale
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Retroscena
27/01/2015
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Pag. 9
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Ma l'ex comandante protesta "Pena enorme ma non scappo"
Assente in aula: "Io non sono un assassino"
[GRA. LON.]
ROMA Incassa il colpo con apparente nonchalance ma è evidentemente turbato. «Ma che pensano? Che me
ne voglio scappà? Io qua sono, se mi vogliono arrestare sanno dove sono. Io sono una persona onesta e non
ho niente da nascondere». L'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino - 55 anni, fascino da
latin lover che l'ha messo nei guai con la ballerina moldava Domnica Cemortan - è sorpreso e amareggiato
per «l'enormità della pena che vogliono per me, non sono mica un assassino!». Ma l'aspetto che più fatica a
digerire è l'istanza per rispedirlo in carcere per il pericolo di fuga. «Io non sono mai scappato, perché dovrei
farlo ora?». Lo ripete anche il suo avvocato, Donato Laino, allibito «di fronte all'accanimento della procura
che è certa che la giuria emetterà un verdetto di condanna tanto da sostenere in aula che proprio per questo
occorre arrestare il comandante che altrimenti potrebbe fuggire all'estero in attesa della Cassazione. Pura
follia». Sempre presente alle precedenti 62 udienze, Schettino ieri non era in aula. «Volevamo evitare
atmosfere melodrammatiche», lo giustifica l'avvocato Laino. E così si è risparmiato la botta dei 26 anni
ventilati che potrebbero ridursi a 16 se venissero accolte le attenuanti. Ma i tre pm non hanno dubbi: «Non le
merita». Punto. E al di là delle contestazioni - precise, rigorose e documentate - sulle inadempienze di quella
notte del 13 gennaio 2012, nelle pieghe della requisitoria emerge il ritratto di un uomo «narciso, incauto,
concentrato sempre e solo su stesso e mai sui passeggeri o sugli altri membri dell'equipaggio». A partire
dall'abbandono della nave, «mentre sarebbe dovuto scendere per ultimo, alla fine delle operazioni di
salvataggio delle 4.234 persone tra passeggeri ed equipaggio». Ma l'ex comandante rifiuta la patente di
vigliacco in preda al panico e insiste: «Sono scivolato sulla scialuppa per effetto della forza di gravità e
comunque ho diretto tutta l'attività di salvataggio dagli scogli». Peccato che i testimoni - a partire dagli altri
ufficiali della plancia, prima intercettati e poi interrogati - abbiano raccontato un'altra versione. E peccato pure
che il rifiuto a risalire sulla Concordia per coordinare le operazioni abbia fatto il giro del mondo con quel
«salga a bordo c...» ordinato invano al telefono dal capitano Gregorio De Falco. Schettino è fatto così. Anche
di fronte all'evidenza preferisce svicolare e infilarsi in situazioni imbarazzanti. Come quando andò
all'Università La Sapienza di Roma per tenere una lezione sulla «gestione del panico». Lo ha stigmatizzato in
aula ancora ieri mattina la pm Maria Navarro. Ma Schettino era a casa sua e si è risparmiato queste
considerazioni. Non ha potuto evitare, invece, venerdì scorso il video del recupero dei poveri resti della
piccola Dayana Arlotti, 5 anni, la più giovane delle 32 vittime. Dicono che abbia abbassato lo sguardo. Era
troppo anche per lui.
16 anni È la condanna che potrebbero infliggergli nel caso venissero riconosciute le attenuanti generiche
Per il «collega» coreano 36 anni di carcere n Per la «grave negligenza» della condotta, che provocò la
morte di 304 dei 476 passeggeri a bordo del traghetto Sewol, immortalata nell'immaginario collettivo dalle
immagini della fuga con indumenti intimi su una delle prime unità di soccorso giunte sul punto del naufragio,
lo scorso novembre il comandante della nave, Lee Jun-seok, venne condannato a 36 anni di carcere. Lee, 69
anni, immobile sul banco degli imputati con lo sguardo perso nel vuoto, insieme agli altri componenti
dell'equipaggio con indosso la divisa verdognola da galeotto e il numero di serie cucito, fu invece prosciolto
dall'accusa di omicidio mossa dalla procura che, se accolta, avrebbe potuto costargli la pena di morte. Il
naufragio avvenne il 16 aprile 2014 lungo la rotta per l'isola di Jeju, vicino alle coste meridionali della Corea
del Sud.
Foto: Sfida ai giudici Francesco Schettino ha preferito affrontare il dibattimento rifiutando la possibilità di
chiedere il rito abbreviato
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Retroscena
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 37
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"Kostner bugiarda per amore": così ha evitato la maxi pena
Le motivazioni: "Ma non sapeva del doping di Schwazer"
GUGLIELMO BUCCHERI ROMA
Carolina Kostner ha mentito per amore. A dirlo, oggi, è anche una sentenza della giustizia sportiva, la stessa
che ha squalificato la stella del pattinaggio azzurro per un anno e quattro mesi dieci giorni fa. La bugia di
Carolina è spiegata lungo sei punti racchiusi nelle 55 pagine di motivazioni del Tribunale nazionale antidoping
del Coni consegnate in queste ore. Una bugia per permettere all'allora fidanzato Alex Schwazer di eludere il
controllo dell'ispettore inviato dal Cio ad Oberstdorf, in Germania, il 30 luglio del 2012 per effettuare, a
sorpresa, il prelievo al marciatore. Bugiarda per amore, dunque. E l'amore è una delle attenuanti che hanno
permesso alla Kostner di evitare una squalifica più pesante. Fermata 1 anno e 4 mesi «...il Tna - si legge - ha
ritenuto che sul comportamento di Carolina Kostner abbiano influito svariati fattori, attenuando il grado di sua
colpevolezza. Tra tali elementi scrivono i giudici del tribunale antidoping del Coni - ha dato rilievo il fatto che
l'atleta ha agito sulla base di una richiesta della persona che amava, al carattere subitaneo della richiesta,
che esigeva una risposta nel giro di pochi secondi, all'assenza di elementi che facciano ritenere che il
comportamento dell'atleta fosse premeditato...». Carolina, inoltre, per la corte «...non sapeva che per sua
stessa ammissione. Schwazer faceva uso di sostanze dopanti...». L'esibizione in Giappone Carolina è ancora
in Giappone per un'esibizione non ufficiale visto che la squalifica le impedirà, per sedici mesi, di prendere
parte a gare organizzate dalla federazione, italiana o internazionale. Al ritorno in Italia dovrà definire le
prossime mosse, compreso il possibile ricorso al Tas di Losanna da presentare entro un mese a partire da
oggi. Le motivazioni del Tna raccontano di un fatto oggettivo: la Kostner, la mattina del 30 luglio di tre anni fa,
mentì all'ispettore, Ci sarà ricorso al Tas? Nei sei punti che ricostruiscono i passaggi in esame, la corte
specifica anche come Carolina abbia affermato che la macchina parcheggiata davanti a casa non fosse
quella del fidanzato. Al Tas potrebbero ricorrere la stessa procura antidoping del Coni che, per la pattinatrice,
aveva richiesto due anni e tre mesi, o la Wada: in questo caso, per l'atleta azzurra potrebbe esserci il rischio
di una «reformatio in peius» della sentenza e, quindi, di una pena di otto mesi più pesante. Bronzo Vinto alle
Olimpiadi di Sochi da Carolina Kostner L'altoatesina ha vinto anche 1 oro ai Mondiali, 2 medaglie d'argento e
tre di bronzo
L'EX RE DEL TOUR Armstrong alla Bbc «Oggi non lo rifarei, non servirebbe: ma se tornassi al 1995, quando
il doping era invasivo, allora sì, mi doperei ancora»
Foto: Passato Alex Schwazer, 30 anni, e Carolina Kostner 27, ai tempi della loro relazione
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Retroscena
27/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 38
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Rimborsopoli, stavolta i pm scelgono la linea dura "Spese ingiustificate"
CLAUDIO LAUGERI ALESSANDRO MONDO
Alcuni hanno riaperto lo studio da avvocato. Altri si sono messi a studiare da avvocato. Tutti sono tornati alle
loro professioni, o lavorano per costruirsene una, mantenendo un rapporto defilato con la politica. L'unica
eccezione è rappresentata da Roberto Cota. «La passione per la politica mi è rimasta, certo che continuo commentava ieri mattina mentre sorseggiava un caffè -. E sarò presente a tutte le sedute: ho sempre agito in
buona fede, io non scappo». L'accusa rilancia Un punto, quello della buona fede, che non sembra toccare le
corde dell'accusa. Fa fede l'intervento del pm Giancarlo Avenati Bassi: obiettando agli appunti della difesa, ha
ribadito nettamente «l'incompatibilità delle spese contestate con l'attività istituzionale» rimarcando i soldi
spesi per cene, trattamenti estetici, multe. Un punto a sfavore di quanti contavano su un ammorbidimento
dell'impianto accusatorio dopo le ultime assoluzioni dei colleghi del centrosinistra. Regione parte civile Non
solo: la Regione si è costituita parte civile contro chi non ha risarcito i danni all'amministrazione. Si tratta di
Michele Giovine, Angelo Burzi, Giovanni Negro, Michele Formagnana, Maurizio e la figlia (collaboratrice)
Sara Lupi, Alberto Cortopassi, Angiolino Mastrullo, Massimiliano Motta, Alfredo Tentoni e Rosanna Valle. Gli
imputati Cota è uno dei sette imputati, su 24, che ieri si sono presentati in Tribunale: era il giorno di
«Rimborsopoli», con gli ex consiglieri regionali accanto ai propri difensori. Sono gli stessi ex consiglieri
proiettati dai corridoi della giunta e del Consiglio a quello che introduce alla «maxi-aula» del Tribunale.
Rabbia, delusione, stanchezza, persino commozione. E la convinzione di non aver sbagliato o di averlo fatto,
per l'appunto, in buona fede. «La cosa peggiore ? La sovraesposizione mediatica, e soprattutto i tempi lunghi
- si sfoga Angelo Mastrullo mentre gli occhi gli diventano lucidi -. Ho una certa età: cosa resterà quando tutto
sarà finito?». A fronte di un Michele Giovine imperturbabile, «questa situazione si spiega da sola», fa da
contraltare l'amarezza di Roberto Tentoni: «L'amarezza è doppia perché ho la consapevolezza di non avere
fatto nulla... in più siamo stati messi alla berlina». C'è anche chi, come Augusta Montaruli, reagisce con
grinta: «Se ho sbagliato, ho sbagliato a fidarmi. No, nessun rapporto conflittuale con i giudici, fanno solo il
loro dovere. Anzi: quasi quasi li ringrazio». Scusi? «Cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose: ho
ripreso a studiare da avvocato, penalista». I difensori hanno sollevato varie eccezioni sulla costituzione di
parte civile della Regione e del Codacons. Il tribunale si è riservato di decidere il 2 febbraio.
1,7
11
25 milioni Le cifre contestate dal 2010 al 2012 ai consiglieri regionali coinvolti nell'inchiesta sui rimborsi
consiglieri Hanno scelto di non rimborsare gli importi contestati. La Regione si è costituita parte civile imputati
Coinvolti nell'inchiesta sui rimborsi che hanno deciso di affrontare il processo fino in fondo senza imboccare
strade alternative Assolti Si tratta dei consiglieri, cinque del centrosinistra, che nei giorni scorsi sono stati
assolti dall'accusa di peculato
hanno detto
«Sono sereno e mi presenterò a tutte le udienze: sono in buona fede, io non scappo»
«La cosa peggiore di questa storia sono i tempi lunghi: cosa resterà quando sarà finita?»
«Sono convinto di avere agito correttamente, ingiusto metterci alla berlina» Roberto Cota ex- presidente
Regione Angelo Mastrullo Ex-consigliere regionale Roberto Tentoni Ex-consigliere regionale
Foto: Tutti in aula Entra nel vivo il processo contro gli ex-consiglieri regionali della legislatura guidata da Cota
accusati di aver speso illecitamente i fondi erogati dalla Regione ai gruppi politici dal 2010 al 2012 per
sostenere i costi dell'attività politica
Foto: REPORTERS
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Retroscena Al via il processo contro Cota e gli ex consiglieri
27/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 3
(diffusione:210842, tiratura:295190)
La trattativa: meno rigore e moratoria sugli interessi
UN ACCORDO CON L'EUROPA PREVEDE LA RIDEFINIZIONE DELLA TROIKA E PIÙ TEMPO PER
RIPAGARE IL DEBITO
D. Car.
«Tutto, tranne una cancellazione del debito della Grecia». Un alto responsabile europeo sintetizza così il
negoziato che potrebbe aprirsi nelle prossime settimane, dopo l'arrivo al potere in Grecia del leader di Syriza,
Alexis Tsipras. La zona euro non è disposta a cedere su una cancellazione nemmeno parziale dei 320
miliardi del debito di Atene, la principale richiesta avanzata a Bruxelles dal nuovo primo ministro greco
durante la campagna elettorale. Ma i margini per alcune concessioni ci sono, a condizione di non mettere in
discussione le principali regole che reggono l'unione monetaria. Ridefinizione della Troika, allentamento
dell'austerità, ri-calendarizzazione delle scadenze sul debito, moratoria sugli interessi: sono questi alcuni
degli scenari che vengono tratteggiati nei corridoi europei. Una sorta di sconto sull'austerità, accompagnata
da una ristrutturazione mascherata del debito. Il primo passo dovrebbe essere compiuto con una "estensione
tecnica" del programma di assistenza finanziaria, in scadenza il 28 febbraio. La Troika e il nuovo governo di
Atene hanno bisogno di tempo per raggiungere un accordo sulle riforme da realizzare prima di sbloccare
l'ultima tranche del programma da 1,8 miliardi. L'esecutivo di Tsipras dovrà farne richiesta formale. I ministri
delle Finanze della zona euro sono pronti ad acconsentire. Ma per Tsipras significherebbe cedere ad alcune
condizioni della Troika. Il passaggio è considerato essenziale dall'Eurogruppo perché sarà indicativo delle
reali intenzioni di Tsipras. Solo poi, infatti, si aprirà la partita più difficile, che potrebbe portare a uno scontro
maggiore e, in caso di mancato accordo, a un'uscita della Grecia dall'euro: le trattative per una linea di credito
precauzionale che permetta ad Atene di affrontare le prossime scadenze sul debito senza dover temere una
tempesta sui mercati. La prima scadenza maggiore che la Grecia deve affrontare sul debito è attesa per
l'estate. Il 20 luglio, Atene deve rimborsare 3,5 miliardi di titoli acquistati dalla Banca Centrale Europea nel
2010, all'apice della crisi greca. Il 20 agosto, Atene dovrà restituire altri 3,2 miliardi all'istituzione presieduta
da Mario Draghi. «Non possiamo dare un consenso a uno sconto sul debito che includa titoli greci che sono
detenuti dalla Bce», ha ricordato ieri Benoit Coeure, membro del board della Bce. In vista della scadenza
estiva, l'Eurogruppo ritiene che, per evitare turbolenze sui mercati, Atene abbia bisogno di una "linea di
credito rafforzata". «A differenza di Portogallo e Irlanda, la Grecia non ha un cuscinetto finanziario» per
fronteggiare eventuali crisi, dice una fonte dell'Eurogruppo: Tsipras «ha bisogno di un ombrello per
proteggersi da eventuali piogge». LE APERTURE Alcuni ministri si sono detti disponibili a rivedere il
calendario dei rimborsi dei crediti che gli altri paesi della zona euro vantano nei confronti della Grecia. Già nel
2012, dopo l'arrivo al potere dell'ex premier Antonis Samaras, l'Eurogruppo aveva dato il suo accordo a
concessioni maggiori: riduzione dei tassi di interesse, rinvio dei primi pagamenti al 2020, scadenze sul debito
prolungate ben oltre i 30 anni. Complessivamente il risparmio annuale per il bilancio greco è «di 8,7 miliardi
l'anno», ha ricordato ieri Klaus Regling, direttore del fondo salva-stati ESM: «In termini reali il debito è stato
ridotto del 40%». La Commissione, invece, potrebbe ripetere l'operazione condotta lo scorso anno quando,
alla vigilia delle elezioni europee, diede a Samaras più spazio di manovra per misure sociali, giustificando la
flessibilità con l'avanzo primario realizzato dal suo governo. Quanto alla Troika, la sua fine appare scontata:
l'avvocato generale della Corte di Giustizia dell'UE ha chiesto che la Bce sia esclusa.
Foto: Jean-Claude Juncker
I detentori (317 miliardi di euro stimati a fine 2014)
Chi p ossiede il debito greco
10%
8%
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3%
317 mld
62%
60
46
40
27
17% Italia Germania Francia Spagna Fonte Bloomberg Settore privato Fondo monetario internazionale
Banca centrale europea Banca centrale greca Area euro (attraverso Efsf e Esm, più prestiti bilaterali) I Paesi
più esposti (valori assoluti, miliardi di euro)
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Il Messaggero - Ed. nazionale
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Pressing di Pd e FI per Amato Il premier stoppato su Padoan
Sul ministro del Tesoro e Mattarella veti da Berlusconi. Su Finocchiaro il no dei deputati Palazzo Chigi fa
sapere di non avere obiezioni sull'ex esponente socialista TRA OGGI E DOMANI, DOPO IL GIRO DI
CONSULTAZIONI, IL FACCIA A FACCIA TRA IL LEADER E BERSANI
Alberto Gentili
ROMA Soltanto sabato mattina Matteo Renzi scoprirà le carte. «Se facessi uscire prima il nome vero», ha
confidato, «verrebbe impallinato in un batter d'occhio, meglio aspettare la mattina della quarta votazione».
Quella a maggioranza assoluta. Quando, per eleggere il nuovo capo dello Stato, basteranno 505 voti.
Dunque il premier-segretario potrà infischiarsene dei franchi tiratori, solo se nel frattempo avrà ottenuto il
gradimento di Silvio Berlusconi e di Angelino Alfano sul suo candidato. «Uno nostro», ha garantito ai
parlamentari democratici riuniti in mattinata. L'aria che tira nel Pd è meno tesa dei giorni scorsi. Tutta la
minoranza, da Pier Luigi Bersani a Massimo D'Alema, passando per Stefano Fassina, è intenzionata a
entrare in gioco e dunque non si sottrae alla trattativa. Anche se il momento della verità scatterà tra questa
sera e domani, quando il premier-segretario (al termine delle consultazioni formali) incontrerà vis à vis prima
Berlusconi e poi Bersani. Ma già non mancano le sorprese. La prima è la caduta delle quotazioni del nome
fortemente voluto da Matteo Renzi: il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Contro l'ipotesi di un tecnico
al Quirinale, si schiera proprio gran parte del Pd, che il premier-segretario ha il disperato bisogno di
ricompattare in vista del voto decisivo di sabato. «E poi non è del tutto irragionevole che i parlamentari
preferiscano un politico a un tecnico», ha confidato Renzi allargando le braccia. Anche Berlusconi ha
scandito riservatamente un niet all'ipotesi Padoan: «Come faccio a votare il ministro dell'Economia, quando
faccio opposizione ai provvedimenti economici del governo?». E tanto per gradire Bersani, sempre
riservatamente, ha mostrato il disco rosso: «Matteo ha detto che il prossimo presidente deve essere uno di
noi e allora chiedo: Padoan ci rappresenta? E' uno dei nostri? Non mi sembra proprio». La seconda sorpresa
è che la candidatura di Giuliano Amato, data praticamente in caduta nei giorni scorsi, torna prepotentemente
a galla. Stavolta per il fortissimo pressing su Palazzo Chigi, che nega di coltivare obiezioni, scatenato stavolta
da settori ben più ampi della sinistra del Pd, oltre che da Berlusconi. «Lo schieramento a favore di Amato in
Parlamento è più ampio di quanto credessimo», sospira uno strettissimo collaboratore del premier. Zoppica
invece la candidatura di Sergio Mattarella, un altro nome quotatissimo fino a ieri. L'ex Cavaliere è freddo, se
non ostile, visto che l'attuale giudice costituzionale da ministro si dimise nel '90 per provare a bloccare la
legge Mammì sulle tv. A palazzo Chigi però non escludono che alla fine il capo di Forza Italia rinunci ad
alzare barricate. E l'ex esponente dc, con un elevato know how politico-istituzionale, al contrario di Padoan
ha l'appoggio convinto di parte del Pd (l'ex Margherita, Franceschini in testa). Ma non della componente ex
Pci-Ds. IL NODO DEGLI EX Ancora più impervia la strada che può portare a un candidato espressamente
della Ditta. Walter Veltroni, che ieri ha incontrato Bersani, è molto forte tra i grandi elettori. Ma se dovesse
puntare su un ex segretario, gettandosi nel Vietnam dei veti incrociati dem, Renzi vedrebbe bene il sindaco di
Torino Piero Fassino: «Uno in grado di compattare il partito, in più quando fece il Guardasigilli ottenne il
placet di Berlusconi», ha fatto sapere domenica. Oppure, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
Graziano Delrio. Qualche passo indietro ci sono Sergio Chiamparino e Paolo Gentiloni. In picchiata a questo
punto, ma fino a sabato può succedere di tutto, le quotazioni di Anna Finocchiaro. Dalla sua c'è che è donna,
è un'ex Pci e piace a Forza Italia e Lega. In più, ieri il suo emendamento sulla legge elettorale è passato in
Senato a larga maggioranza. Ma l'ex capogruppo Pd non avrebbe il sostegno dei deputati democratici. Le
alternative: il presidente di palazzo Madama, Pietro Grasso, e Pier Ferdinando Casini, candidato trasversale
in grado di saldare due fronti. Si vedrà. Per ora l'imperativo di Renzi è pacificare il partito per non risultare
debole con Berlusconi, dubbioso sulla tenuta del Pd. E dunque pronto ad alzare il prezzo. Così, con l'aiuto
del "confessionale" stile Grande fratello, da oggi verranno concessi due minuti «di ascolto» a ogni grande
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elettori democratici. E sono 446.
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Berlusconi vuole garanzie: rischiano anche alla quarta
I dubbi dell'ex Cavaliere sui numeri per i vari scrutini: «Renzi ha bisogno di noi» Oggi in delegazione dal
premier fissato un faccia a faccia per domani L'ASSE DI SILVIO CON ALFANO GLI PERMETTE DI AVERE
PIÙ PESO NELLA TRATTATIVA VERDINI TIENE IL PALLOTTOLIERE PURE SULLA LEGGE
ELETTORALE: NEL PD C'È CHI VUOLE FARLO BALLARE...
Marco Conti
Alternative non ne vede, ma i dubbi restano e chissà se stasera Matteo Renzi sarà in grado di dare a Silvio
Berlusconi tutte le risposte alle domande che da qualche giorno frullano nella testa dell'ex presidente del
Consiglio. La prima riguarda la tenuta del Pd. «Anche sull'Italicum diceva di avere i voti e poi senza di noi non
ce l'avrebbe fatta!», sosteneva ieri l'ex Cavaliere dall'umore scuro e non solo per la situazione del Milan. La
cortina fumogena eretta da palazzo Chigi in questi giorni sul profilo del candidato al Colle ha infatti innervosito
anche Berlusconi che nella partita del Quirinale ha un interesse tutto suo: «Non avere un presidente contro».
Quando Berlusconi e Renzi si vedranno, questa sera al Nazareno in compagnia delle rispettive delegazioni, è
probabile che ci sia già stato il voto definitivo sull'Italicum e sarà quindi nota l'entità del dissenso esistente nei
partiti che hanno sottoscritto il patto del Nazareno. E' probabile che i "no" non arrivino a quaranta, ma il
pallottoliere di Verdini - che ovviamente tiene conto del voto segreto vigente sul Quirinale - non fa sconti e
arriva ad individuare nel Pd sino a 120-140 possibili franchi tiratori. Raccontano che il senatore toscano di
Forza Italia è convinto che nel Pd ci sia «chi vuol far ballare Renzi. Almeno per un po'». Come dire che non è
detto che il premier abbia la soddisfazione di veder uscire il presidente della Repubblica alla quarta
votazione. Lo scenario interno al partito del Nazareno preoccupa non poco il leader azzurro che a sua volta
teme che ciò possa «allargare» la dissidenza che ha in casa e che Raffaele Fitto guida senza temere
ritorsioni. Resta il fatto che Berlusconi, forte anche dell'intesa raggiunta al centro con Angelino Alfano, è
convinto che Renzi abbia bisogno «di noi più di quello che sostiene» e stasera, con il pallottoliere di Verdini,
cercherà di provarlo. Magari sfidandolo ad accettare che Forza Italia, nelle prime tre votazioni, indichi il nome
dell'ex ministro Antonio Martino. Una sorta di conta tra "pattisti" che varrà a futura memoria. Il coordinamento
con l'area di centro guidata da Alfano permette all'ex premier non solo di aver più peso nella trattativa, ma
anche di poter avere quel "piede" nel governo che un paio d'anni fa tirò indietro con tutte le conseguenze che
seguirono. SONDA L'abilità con la quale in questi giorni Renzi ha indirettamente sondato questa o quella
candidatura, non sorprende l'ex Cavaliere che questa sera in delegazione si recherà al Nazareno per cercare
di capire sino a che punto il premier intende spingersi per recuperare la sinistra del suo partito. L'incontro non
sarà però decisivo. Al punto che è in agenda un faccia a faccia per l'indomani. I tu per tu, ultimo quello a
Firenze con Angela Merkel, sono ormai un must della strategia renziana che prima sonda e poi stringe.
Questa sera difficilmente si andrà oltre la conta dei voti sicuri che verrà effettata alla luce del consenso che
potrebbero raccogliere nel Pd, nella maggioranza e dentro Forza Italia. All'incontro serale con Renzi e la
delegazione del Pd, Berlusconi si presenterà con i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani e il
consigliere politico Giovanni Toti. Prima dell'appuntamento l'ex Cavaliere riunirà a pranzo a palazzo Grazioli i
suoi più stretti collaboratori anche in vista della riunione che avrà il giorno dopo con i grandi elettori di Forza
Italia. L'unico paletto che Berlusconi ha sempre tenuto bene in vista negli incontri con Renzi è stato del
candidato «non ostile» e ieri, quando ai suoi deputati ha spiegato che non si può eleggere «un presidente che
sia contro qualcuno», probabilmente si riferiva proprio a questo elemento che forse sarebbe ovvio in molte
democrazie. In sostanza l'ex Cavaliere è più attento alle garanzie che al nome o al sesso del futuro
presidente della Repubblica. I due nomi su cui punta il centrodestra sono Giuliano Amato e Pier Ferdinando
Casini. Paolo Romani, capogruppo azzurro al Senato, anche ieri ha informato l'ex Cavaliere delle pressioni
che la sinistra del Pd - guidata da Pier Luigi Bersani - sta facendo su Forza Italia per votare l'attuale giudice
costituzionale. Berlusconi cerca di tenersi alla larga dalle beghe interne al Pd, avendone già molte in casa.
Un «presidente non ostile» è per Berlusconi un capo dello Stato che lo riconosca leader di una forza di
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opposizione all'attuale maggioranza e che non ostacoli la richiesta di riabilitazione che intende proporre una
volta espiata la pena e trascorsi i tre anni previsti dal codice penale.
Foto: Angelino Alfano
Foto: Silvio Berlusconi
Forza Italia
Totale
143
Le forze in camp o e i numeri
445
13
15
36
39
77
321
34
32
58
630
1.009
137
31
672 su 1.009
23
445
505 su 1.009
11
1.009
40 Pd Gal Sel voti Lega M5S Ex M5S Altri deputati I numeri del Pd La platea dei grandi elettori senatori
delegati regionali Per l'Italia Scelta civica AutonomieEstero-Psi-Pil Area Popolare (Ucd+Ncd) Le minoranze di
sinistra del Pd Dissidenti FI gennaio 2015 Fratelli Italia I QUORUM NECESSARI (tra deputati, senatori,
delegati regionali) i consensi che ser vono nei primi 3 scrutini (i due terzi) LO SCHEMA DEI PARTITI i voti
che bastano dal quar to scrutinio in poi (la maggioranza assoluta) I VOTI NECESSARI E QUELLI CHE HA IL
PD
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Il concordato dimenticato tra ebrei e fascisti
Marcello Veneziani
Se questa è la Giornata della Memoria, è giusto ricordare oltre le sciagurate leggi razziali e gli orrori della
Shoah, un evento positivo e obliato che riguardò gli ebrei e lo Stato italiano, nel 1930. Fu il Concordato tra
Stato fascista ed ebrei. Lo Stato pontificio e poi lo Stato laico e liberale non avevano riconosciuto
giuridicamente la comunità israelitica in Italia; lo fece il regime di Mussolini. Fu insediata una commissione
paritaria, tre rappresentanti ebrei e tre giuristi per lo Stato italiano. In particolare se ne occupò un giurista
cattolico liberale, Nicola Consiglio, che aveva avuto un ruolo importante nei Patti Lateranensi (è stato
pubblicato il suo diario a cura di Luca de Ceglia). Consiglio elaborò la legge che portò al pieno
riconoscimento delle comunità israelitiche. Scrive Renzo De Felice: «Il governo fascista accettò pressoché in
toto il punto di vista ebraico». A legge varata, il presidente del consorzio ebraico, Angelo Sereni, telegrafò a
Mussolini «la vivissima riconoscenza degli ebrei italiani» e sulla rivista Israel Angelo Sacerdoti definì la nuova
legge "la migliore" fra quelle emanate dagli stati. Consiglio ricevette una medaglia d'oro dalla Comunità
ebraica. Poi arrivarono le sanzioni economiche per l'impresa d'Etiopia, quindi l'alleanza con Hitler e le infami
leggi razziali. Poi nell'Italia antifascista, il presidente del nefasto tribunale della razza, Gaetano Azzariti,
diventò collaboratore di Togliatti e presidente della Corte Costituzionale... Gli assurdi testacoda della storia.
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Cucù
27/01/2015
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Pag. 8
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Berlusconi alla resa dei conti: sul Colle il premier sia leale
Oggi il Cavaliere torna al Nazareno per l'atteso incontro sul nuovo capo dello Stato, forte dei patti fin qui
rispettati da Forza Italia. Toti assicura: «Renzi non avvelenerà il clima delle riforme» IL TIMORE DEGLI
AZZURRI I fittiani: «Con lo spauracchio di Prodi, Matteo ci imporrà un nome indigeribile»
Francesco Cramer
Roma Carte coperte, copertissime. E in Transatlantico si giura che il nome del jolly non salterà fuori neppure
stasera, quando Berlusconi varcherà nuovamente le porte del Nazareno per l'ennesimo faccia a faccia col
premier. Tutto coperto fino a sabato, il possibile momento clou della quarta votazione; quella che Renzi spera
essere risolutiva sparando un solo e preciso colpo. D'altronde ieri l'ha annunciato lo stesso premier: scheda
bianca alle prime tre. Perché mai? E qui le letture sono duplici. La prima: Berlusconi e Renzi, attraverso i loro
fidati Verdini e Lotti, un accordo l'hanno già trovato; ma per il premier è fondamentale tenere sigillata la busta
per evitare bruciature. In fondo sa bene che nel suo partito sono in troppi a sognare la vendetta e sono pronti
a rendere pan per focaccia impallinando il «suo» candidato. È la lettura dei «nazareni»: quelli secondo cui i
due, Berlusconi e Renzi, hanno bisogno l'uno dell'altro; e che il secondo manterrà fede al patto, senza il quale
il suo governo è destinato a ballare. I franchi tiratori del Pd sembrano intenti a oliare i propri archibugi e il
premier potrebbe disarmarli solo alla fine, proponendo un nome - d'accordo con il Cavaliere - difficilmente
mitragliabile dalla sinistra dem. La seconda lettura, molto meno favorevole a Berlusconi, racconta invece di
una situazione ancora in alto mare. «Secondo me Renzi non ha ancora in testa il nome giusto - ammette un
big forzista -. È ancora presto, occorre aspettare». Questa tesi trova conferma nell'agitazione di molti azzurri condivisa dagli alfaniani - percepita ieri in Transatlantico. I più freddi e lucidi la prendono con filosofia:
«Staremo a vedere». I più pessimisti si spingono oltre: «Questo (Renzi, ndr ) ci frega tutti quanti: butta sul
tavolo un nome per noi indigeribile dicendo "Ah non vi piace? Allora beccatevi Prodi". E noi che facciamo?
Saremmo costretti a dire di sì al male per non ritrovarci il pessimo Romano». Pensiero catastrofista, questo;
che però si sente spesso nei capannelli del Transatlantico. Per non parlare di chi, tra gli azzurri, il patto del
Nazareno l'ha sempre osteggiato: «Che errore dire sì all'Italicum confessa un fittiano -. Renzi incasserà un
presidente della Repubblica amico o privo di spina dorsale. Poi, incamerata la legge elettorale fatta a sua
misura, chiederà lo scioglimento delle Camere lamentando di non riuscire a governare». L'obiezione: ma c'è
una clausola di salvaguardia che rende inutilizzabile l'Italicum prima del 2017. Risata dell'onorevole
interlocutore: «Ma col decreto con cui il governo disegna i collegi il premier può benissimo mettere una norma
che dice che l'articolo della fantomatica salvaguardia è soppresso. E noi siamo tutti fritti, sinistra dem
inclusa». Insomma, una salvaguardia che non salvaguarda nessuno. Al di là dei sospetti che attraversano
Forza Italia resta quindi da capire quale sia il nome giusto e nella totale incertezza rimbalzano ancora tutti i
nomi fatti nelle ultime ore: tecnici, politici, donne, uomini dall'alto profilo istituzionale e new entry. Tutti in corsa
e quindi nessuno in pole. Ma con un Berlusconi che questa sera ripeterà a Renzi: «Noi abbiamo rispettato i
patti. Adesso tocca a te». E Toti sintetizza così: «Che interesse avrebbe Renzi a far saltare il Nazareno?
Nessuno. Mi chiedo: gli conviene avvelenare il clima delle riforme e terremotare tutto?».
L'ULTIMA RILEVAZIONE L'EGO Fonte: Ixè per Agorà Valori in % 3,9 0,2 13,5 13,4 3,7 3,1 0,3 19,0
Centrosinistra Centrodestra L'andamento per coalizione La fiducia nel governo Scelta civica Lega Nord Pd
Altri destra Altri Sel Fratelli d'Italia - An Ncd-Udc Fi M5s M5S Politiche 2013 Europee 2014 12 dic 19 dic 9
gen 16 gen 23 gen 21 nov 28 nov 5 dic 12 dic 19 dic 9 gen 16 gen 23 gen 37,8 45,5 41,8 41,6 41,1 41,6 41,0
41 39 38 38 37 33 32 31 30,4 31,1 32,1 32,4 32,8 33,1 34,0 Centrosinistra Centrodestra 36,9
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il retroscena
27/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Tsipras attento, non chieda troppo all'Unione»
Per il politologo Nikos Malkoutzis «il premier deve evitare un rischioso muro contro muro»
MARTA OTTAVIANI
Tsipras vince, adesso deve anche convincere non solo l'Europa, ma un Paese che lo ha votato in massa,
senza garantirgli però la maggioranza assoluta. Il rischio non è solo quello di una nuova era di turbolenza
economica per la Grecia, ma anche di pericolosa destabilizzazione interna. Nikos Malkoutzis, vicedirettore
del quotidiano Kathimerini e direttore dell'Osservatorio politico Macropolis ha spiegato ad Avvenire perché la
sfida di Tsipras è ancora più difficile del previsto. Malkoutzis, Syriza sfiora il 37%, la piazza è galvanizzata.
Che lettura dà del voto? Ha vinto, ma non è in grado di fare il governo da solo. I greci gli hanno riposto la loro
fiducia, ma non una cambiale in bianco. Tsipras lo sa bene e per questo sta cercando di fare un governo il più
solido possibile. Se da una parte entusiasma, dall'altra lascia scettici e non poco. Come vede l'alleanza con i
Greci Indipendenti di Anel? Davanti all'Europa entusiasta non fa una bella figura. Il partito con cui si è alleato
è di destra, ha posizioni molto, ma molto discutibili sugli immigrati, e in passato ha accusato la comunità
ebraica di non pagare le tasse. Dal punto di vista interno sono quelli che gli possono garantire la maggiore
fedeltà. Anel è contro la troika e il memorandum: con loro dietro può andare in sede di contrattazione con una
piattaforma compatta. Si tratta della cosa che gli interessa di più in questo momento. Parliamo di Europa:
quale strategia adotterà Tsipras? Io credo che debba evitare il muro contro muro. Deve chiedere l'estensione
del memorandum, e nello stesso tempo usufruire della liquidità messa a disposizione della Banca centrale
europea con il QE. Solo in un secondo momento possono rinegoziare le condizioni. Se si presentano al
tavolo parlando di crisi umanitaria, accampando solo richieste, non potrà ottenere grandi risultati. Torniamo
alle elezioni. Che Grecia è quella che è uscita dalle urne? Si tratta di un Paese carico di tensioni e Tsipras
farebbe bene a osservarlo con grande attenzione. Ci sono due dati fondamentali. Il primo è che è
praticamente scomparso il centro: Pasok, un tempo grande partito socialista, ormai è sotto il 5% e
Papandreou non è nemmeno riuscito a entrare in Parlamento. L'unico partito che sembra comunque aver
tenuto sono i conservatori di Nea Dimokratia. Quello che preoccupa è la frammentazione, che ha
conseguenza sulla potenziale ingovernabilità del Paese e dove Alba Dorata con un 6,2% risulta terzo partito.
Ma anche la polarizzazione non va sottovalutata. Il Partito comunista KKE ha ottenuto un ottimo 5,4%. La
società greca assume sempre di più una posizione netta: bisogna che una forza di centro credibile si faccia
avanti sulla scena politica per riequilibrare i pesi. I conservatori di Nea Dimokratia, fino a ieri al governo
sembrano i grandi sconfitti... Penso che siano stati sconfitti fino a un certo punto e che adesso adotteranno
una strategia di attesa e opposizione relativamente silenziosa, pronti a tornare alla ribalta politica al primo
segno di cedimento di Tsipras.
Foto: Nikos Malkoutzis
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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L'intervista.
27/01/2015
QN - Il Giorno - Ed. nazionale
Pag. 3
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Prodi stavolta è fuori dai giochiZampa: «Basta tirarlo in ballo»
Elena G. Polidori ROMA «È INUTILE, Prodi ha già detto che si è tirato fuori...». È vero, onorevole Sandra
Zampa, ma Civati lo chiama ancora in causa. Non solo lui...» «È vero, ma in Pippo affetto e stima
prevalgono». L'ex portavoce del Professore e vicepresidente del Pd non lo dice ma si capisce che Romano
Prodi stavolta davvero non è in corsa. E se poi la minoranza si mettesse d'accordo con i 5 Stelle proprio su
Prodi per mettere con le spalle al muro Renzi? «Guardi, questa strategia non è nell'aria. Stavolta cerchiamo
un nome condiviso da tutto il Pd, non si deve presentare uno schema come quello del 2013, quando arrivò un
nome da votare, senza che fosse stato minimamente discusso...». E scattò la 'rivolta' dei 101... «Esatto. C'era
un segretario indebolito dalla prova delle urne e c'erano correnti interne contrapposte, si consumarono
vendette. Non si dovrà ripetere». Lei ci crede davvero che Renzi discuterà con tutto il partito fino all'ultimo
minuto utile, ovvero allo scoccare della quarta chiama? «Non è una questione di crederci. Dovrà essere così.
Non potremo mai accettare un nome anche abilmente calato dall'alto». Sta dicendo che non accetterà un
nome del patto del Nazareno? «Sto dicendo esattamente questo. Che il presidente della Repubblica non può
essere l'espressione di qualsivoglia patto, dei nazareni o degli ulivi. Sarebbe inaccettabile che a un certo
punto Renzi dicesse il nome è questo, votatelo', perché una parte del partito lo rifiuterebbe». Dall'incontro che
avete avuto con Renzi (ieri, ndr) sembra che il partito sia uscito più compatto... «Abbiamo solo cominciato un
percorso parlando di identikit di personalità che possano trovare assenso da gran parte delle forze
politiche...». Anche Prodi, in fondo, lo sarebbe... «Ovviamente sì». Cosa vi aspettate ora da Renzi? «È al
lavoro un gruppo del Pd per arrivare a una sintesi». Che, ovviamente, dovrà piacere anche a Berlusconi. Il Pd
da solo non può farcela. «Certo, ma non solo a Berlusconi, come è ovvio». È una strategia delicata, Renzi
rischia di trovarsi con 300 voti per Prodi nelle prime chiame... «Ho già risposto su questo. Se il nome risulterà
condiviso, non correremo questo rischio. Che, peraltro, nessuno vuole correre davvero». Image:
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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INTERVISTA «NO A UN CANDIDATO FRUTTO DEL PATTO DEL NAZARENO»
27/01/2015
Libero - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:125215, tiratura:224026)
«La Grecia ce la farà È Renzi che porta l'Italia verso il disastro»
Passera lancia Italia Unica: «Atene farà un accordo. Noi abbiamo sprecato il semestre Ue e annunciato false
riforme. Serve una vera rivoluzione liberale»
SANDRO IACOMETTI
La Grecia non lo preoccupa più di tanto. «Credo che alla fine ci sarà un accordo con l'Europa, se poi Atene
deciderà di uscire dall'euro sarà un problema gestibile. Ma i patti vanno onorati. Abbiamo prestato alla Grecia
40 miliardi. Sono soldi dei contribuenti che vanno restituiti». Tutt'altra la previsione sull'Italia, dove secondo
Corrado Passera «i quattro populismi» che occupano la scena politica stanno portando il Paese al «disastro».
Un semestre Ue buttato alle ortiche, riforme fasulle, imprese in ginocchio: l'analisi è impietosa. Ma guai ad
accusare l'ex banchiere di pessimismo. Dopo un anno di sperimentazione sul campo Passera ha deciso di
fare sul serio. Sabato prossimo Italia Unica diventerà un partito vero e proprio, con statuto, organi sociali e
tutti gli orpelli previsti dalla Costituzione. Nella sede della nuova formazione, un grande appartamento nel
quartiere Pinciano di Roma dove balza agli occhi la mancanza di manifesti, icone e simboli che
tradizionalmente tappezzano le pareti, si respira l'entusiasmo della start up: computer che sfrigolano, tanti
giovani. Ma il più impaziente è lui, Passera, che dopo l'esperienza da tecnico allo Sviluppo economico si
prepara a confrontarsi col nuovo mestiere con una carica di ottimismo da fare invidia, considerato lo stato di
salute della politica nazionale. «Io dico», ci spiega, «che c'è una bella fetta di italiani che non ragiona soltanto
per slogan, che vuole sentirsi dire come stanno le cose, come si può cambiare. Bisogna dare una concreta
prospettiva di sviluppo». Anche Renzi dice di credere nello sviluppo... «Poi, però, come gli altri ha alzato le
tasse, aumentato la spesa pubblica e vissuto giorno per giorno. Basta guardare il Def, dove c'è candidamente
scritto che l'effetto delle manovre e delle riforme sarà dello 0,1% del pil. Cioè nulla». Meglio della
recessione... «Se di fronte a 10 milioni di disoccupati il governo ci dice che tutto quello che propone non avrà
effetto sulla crescita, la risposta può essere una sola: cambiate mestiere». In Europa, però, il premier si è
battuto per la flessibilità... «Se la situazione non è precipitata dobbiamo ringraziare Draghi che ha fatto la sua
parte con i tassi bassi e la svalutazione dell'euro. Ma il semestre è stato un fallimento totale. Abbiamo
sprecato l'occasione per fare una grande battaglia sugli eurobond che potrebbero finanziare un piano di
investimenti da 1.000 miliardi». Però abbiamo il piano Juncker... «Che al massimo metterà in movimento 21
miliardi divisi per 28 Paesi per tre anni. Irrilevante». Il cambio della guardia in Grecia potrebbe portare
benefici all'Italia nel duello con la Ue? «La Grecia deve mettere a posto se stessa prima di ridiscutere i vincoli
con l'Europa. È stato uno dei Paesi peggio gestito al mondo negli ultimi anni». Quindi non esiste un problema
Germania? «La Germania fa parte di un gruppo di Paesi forte in Europa perché ha spinto la crescita
attraverso gli investimenti e le riforme. L'Europa può essere qualcosa di meglio, anche da subito, ma per
poterlo pretendere dobbiamo noi per primi fare la nostra parte». Sta dicendo che Renzi non ha fatto le
riforme? «Non so, mi dica lei, non c'è niente». No, mi dica lei: il jobs act? «Quando ero al governo è stato
fatto un primo passo, quello successivo doveva riguardare il demansionamento, la rappresentanza,
l'apprendistato, la riduzione dell'articolo 18 ai soli discriminatori. Invece si è creata una nuova categoria di
licenziabili, ma non tanto e non sempre». Era meglio lasciar perdere? «Sì. In un momento come l'attuale in
cui servono grandi cambiamenti, fare piccole modifiche è peggio di non far niente. Adesso per chissà quanti
anni non si parlerà più di questo». E le riforme costituzionali? «Lasciare il Senato in mano ai consigli regionali
è un crimine politico». Insomma, cosa bisognerebbe fare? «Ridurre le tasse, tagliare la spesa e, soprattutto,
smantellare questa macchina pazzesca del mondo pubblico che rende impossibile fare ogni cosa». La
rivoluzione liberale del 1994? «Esatto, quella mai fatta». Ma per aggredire il moloch della Pa ci vuole un
consenso che nessuno ha mai avuto... «E che noi ci andremo a prendere. Alle Poste ho dimostrato che la Pa
si può cambiare. Mi sono beccato subito 30 giorni di sciopero. Poi, però, con i sindacati abbiamo trovato
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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INTERVISTA terremoto in Europa PREMIER BOCCIATO «Oggi servono grandi scosse e fare piccole
modifiche è peggio di non far niente. Il Jobs Act ha creato una nuova categoria di licenziabili»
27/01/2015
Libero - Ed. nazionale
Pag. 9
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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l'accordo. In cinque anni, grazie a profonde ristrutturazioni, abbiamo trasformato le Poste dalle peggiori
d'Europa ad una delle realtà migliori. Gliel'ho detto, sono ottimista».
Foto: L'ex ministro della Sviluppo Economico Passera [Ansa]
27/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 1
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Se Craxi avesse avuto questa disoccupazione altro che Hammamet...
GOFFREDO PISTELLI
Pistelli a pag. 7 Se Craxi avesse avuto questa disoccupazione altro che Hammamet... La passione socialista
non la cela di certo, Margherita Boniver, a lungo parlamentare e poi anche ministro col Psi craxiano. «Moriva
15 anni fa in esilio in Tunisia. Ciao Bettino», ha tuittato il 19 gennaio, ricordando la morte del leader socialista
ad Hammamet. Boniver fa parte di quel pezzo di famiglia socialista che ha trovato un approdo in Silvio
Berlusconi e in Forza Italia. Con gli azzurri fu nuovamente in Parlamento e alla Farnesina, come
sottosegretario. E la politica estera è rimasta in cima ai suoi interessi. Domanda. Boniver, domenica sera, via
Twitter ha spiegato che, con la vittoria di Alexis Tsipras, «i Greci hanno detto basta ai sacrifi ci umani. Si volta
pagina ma rimanendo nell'euro». Risposta. Sì, ora spero si dia per scontato che quel tipo di sacrifi ci non
potrà più essere chiesto. Quello che è stato fatto a quel popolo è stato allucinante. Così come quello che è
successo a Spagna e Portogallo, anche se ne parla meno. E ora tocca a Matteo Renzi fare la sua parte. D. In
che senso? R. Nel senso che dovrebbe essere meno timido, aggettivo peraltro che non gli si attaglia
particolarmente, in Europa. Deve pretendere maggiore essibilità alle norme troppo severe in voga. Con
questo risultato, d'altra parte, la stessa Unione europea non sarà più come prima e non lo dico solo io. D. Chi
lo dice? R. Da giorni, anche sul Financial Times, Joseph Stiglitz e altri economisti, in modo molto pacato, lo
spiegavano: ci sarà almeno una moratoria sul debito pubblico, non una sconfessione di tutto l'impianto della
Troika, è evidente, ma certo la possibilità di termini più essibili. D. E poi, nel frattempo, anche il bazooka di
Mario Draghi ha sparato... R. Ha sparato, accidenti se ha sparato. Draghi ha avuto coraggio e
determinazione, lo si capisce dal coro di critiche tedesche che sta ancora ricevendo. Per questo è il momento
buono per Renzi, ma anche per Manuel Valls o Mariano Rajoy, per ricontrattare le condizioni generali. D. Lei
ha citato il premier. Molti insistono nel vedere in Renzi l'erede politico di Craxi. Ma in genere il parallelo non
piace a voi socialisti... R. Beh, certamente una buona parte del piglio decisionista del giovane Renzi ricorda il
modo di fare il politica, di Berlusconi, ehm di Craxi. Che lapsus! D. Mica poi tanto, essendo la tesi del libro di
Giuliano Ferrara, The Royal Baby: Renzi «fi glio» del Cav. R. Che condivido anche io, in qualche modo, pur
non avendo letto il libro, ancora. Le dicevo che il decisionismo, che non abbandona mai il giovane premier,
ricorda un analogo aspetto della personalità di Bettino, e anche il suo ottimismo. Ma direi che il parallelo fi
nisce qui. D. Non molto, diciamo... R. Non ho l'entusiasmo renziano di Ferrara, anche se riconosco al premier
un certo coraggio. Ma d'altra parte sul palcoscenico c'è solo lui: il capo dell'opposizione ha le mani legate
dietro la schiena, essendo costretto ai servizi sociali e a rientrare a casa, la sera, alle 23. Come Alexander
Dubceck che, dopo la defenestrazione sovietica del 1969, fu mandato a fare lo spazzino. E comunque... D.
Comunque? R. Sono anche periodi difficilmente comparabili. L'agenda era necessariamente diversa. L'Italia,
ai tempi di Craxi, cresceva, si diceva allora, «a ritmi giapponesi». Altro che «Milano da bere», l'Italia ha
vissuto in un paradiso terrestre, se vogliamo. In una democrazia redistributiva oggi impensabile. E il
disprezzo continuamente manifestato verso i politici deriva sostanzialmente dal fatto che, da tempo, non
fanno altro che aumentare le tasse, varare provvedimenti di austerità, tagliare i benefi t. D. Allora, da questo
punto di vista, andava meglio... R. Ah certo. Oggi siamo alla catastrofe, se questi dati sulla disoccupazione ci
fossero stati con i governi Craxi, altro che Hammamet gli sarebbe toccata... D. Oggi siamo un po' più fatalisti,
parrebbe... R. Oggi i governi curiosamente galleggiano su questa indifferenza. D. Siamo però a uno snodo
importante, quello delle elezioni del Quirinale: secondo molti qui si gioca il futuro politico di Renzi. A
proposito, lei, anche se non vota, è «nazarena» o sta con Raffaele Fitto? D. Sto con Berlusconi e non con
improvvisati dissenzienti, come Fitto, anche se capisco i motivi dello scontento di chi, come lui, ha centinaia
di migliaia di voti, e che può trovare singolare la linea politica di Forza Italia in questo momento. Ma oggi è
tutto singolare nella politica italiana. D. Per esempio? R. Beh, le ho già detto dell'anomalia del capo
dell'opposizione costretto ai servizi sociali, ma che il partito di maggioranza relativa si debba affi dare al voto
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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INTERVISTA MARGHERITA BONIVER
27/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 1
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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costruttivo dell'opposizione per far passare il «canguro» salta emendamenti del senatore Stefano Esposito,
come lo defi niamo? Se non è anomalo questo. D. È il Nazareno appunto... R. Infatti è il risultato di una linea
molto saggia e generosa di parte di Berlusconi che poteva anche essere un paziente e formidabile oppositore
per lunghi anni, come lo è stato di Romano Prodi e Massimo D'Alema,e invece ha scelto con Renzi di
svolgere un'opposizione costruttiva. Eppure Berlusconi avrebbe avuto tutte le ragioni per non collaborare
istituzionalmente: è questo il terzo governo non eletto degli ultimi quattro anni. D. Avrà i suoi vantaggi,
dicono... R. Si insiste sul fatto delle aziende:a me pare onestamente incongruo. Vedo piuttosto una grande
responsabilità nel dare una mano su una piattaforma di riforme che erano non più rimandabile. Craxi lo
diceva già 30 anni fa, quando parlava della «Grande Riforma». Indispensabili poi per non offrire ai rigoristi
europei la testa dell'Italia su un piatto d'argento. D'altronde lo stesso Draghi, varando il quantitative easing, ha
ribadito l'urgenza delle riforme. D. Senta, chi manderebbe al Quirinale, Margherita Boniver? R. Ci vuole un
profi lo di assoluta garanzia e di grandi capacità, anche per contrastare lo spettacolo di una community
politica in via di polverizzazione... D. A che cosa si riferisce? R. Alle espulsioni del M5s, all'uno contro tutti del
Pd, alle divisioni dolorose all'interno di Forza Italia, tanto per citare i più grandi partiti. D. Ai socialisti chi
potrebbe piacere? R. Intende se vorrei Giuliano Amato sul Colle? D. Sì, per esempio, anche se in passato vi
ha fatto arrabbiare un po'... R. Beh sì verso Craxi ebbe un comportamento allucinante ma questo non infi cia
le sua qualità di statista. E, certo, se fosse Giuliano ne sarei lieta, ma a me pare che siamo davvero alla
lettura dei fondi di caffè, ancora. D. Vede un quadro così nebuloso? R. Sì, anche perché Renzi è davvero
poco prevedibile. Quando continua dire, che farà un nome all'ultimo minuto, prima del quarto scrutinio, sono
convinta che sarà così davvero. Vedremo quale coniglio tira fuori dal cilindro (ride)... D. Un coniglio,
onorevole, nel senso di personaggio mansueto? R. Ma no, non è per essere irriverente, era un modo di dire.
Speriamo allora in un coniglio mannaro. Mi auguro solo che si arrivi presto e non ci si infi li in una serie
estenuante di scrutini, terreno buono per i franchi tiratori, o che si decida su un'onda emotiva, come accadde
con Oscar Luigi Scalfaro... D. Una presidenza che, a voi socialisti, non piacque particolarmente. R. Per
niente, fu assolutamente pessimo. D. Ricordandolo da vivo. E, fatto il nuovo presidente, se fosse «renziano»
per così dire, si andrebbe al voto? R. Mi sembra nell'ordine delle cose, anche perché è comprensibile che il
presidente del consiglio voglia governare con una maggioranza stabile e non sotto il ricatto di un gruppo
parlamentare, il suo, talvolta ostile, pur avendo egli vinto il congresso. Secondo me si voterà presto, ne sono
convinta. Anzi ho fatto proprio una scommessa... D. E con chi? R. Con Fausto Bertinotti, incontrato di
recente. D. Ah, e che dice l'expresidente della Camera? R. Lui è convinto che la legislatura durerà sino alla
fine, quale che sia il nuovo capo dello Stato. Io del contrario. D. La posta? Una cena? R. No, cinque euro per
la verità. twitter @pistelligoffr © Riproduzione riservata
Foto: Margherita Boniver
27/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 2
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Il Patto del Nazareno consentirà a Renzi di tagliare anche le tasse
Emarginata la sinistra Pd fi lo-Cgil
EDOARDO NARDUZZI
La scorsa settimana la politica italiana è rientrata nella dimensione dei governi di larghe intese. Con una
originalità, però, di non poco conto: il patto di governo riguarda l'intera area aderente al Partito popolare
europeo più la maggioranza del Pd. Fuori dal cuore politico dell'esecutivo, quindi, la minoranza welfarista e di
sinistra del partito guidato da Matteo Renzi. Quella da sempre collaterale alla Cgil che fin dalla sua nascita
aveva sempre condizionato il partito e, conseguentemente, le sue scelte di politica economica. La novità,
dunque, esiste ed è molto signifi cativa, perché per la prima volta nella sua storia le scelte economiche
possono contare su una maggioranza ampia di voti parlamentari protetta dal ricatto della parte più
conservatrice del Pd. Signifi ca che il cosiddetto Patto del Nazareno ora può pensare in maniera ambiziosa e
fare una politica economica davvero riformista. Liberalizzare per decreto legge, ad esempio, la foresta pietrifi
cata delle municipalizzate dando una spallata analoga a un'altra mano morta dell'economia del Belpaese
sulla falsariga di quanto fatto qualche giorno fa con le banche popolari. Soprattutto può pensare in grande
alla politica fiscale. Silvio Berlusconi, che come ha scritto Pierluigi Magnaschi sabato scorso su questo
giornale, è colui che ha segnato un gol nel sette calciando da metà campo, può ora conferire i voti del suo
partito per consentire a Renzi una riforma fi scale vera. Quella che lui ha sempre promesso in ogni campagna
elettorale dal 1994 in poi, ma che poi, una volta andato al governo, non è mai riuscito a realizzare. Troppi
alleati riottosi per fare la at tax; un Tremonti frenatore sull'Irap e giocatore su più tavoli; Casini di traverso sui
tagli generalizzati Irpef e così via. Morale: la riduzione liberale delle tasse il Cavaliere l'ha sempre solo
promessa, mai l'ha mantenuta. Oggi il nascente Partito della Nazione può farcela. Renzi sa benissimo che il
suo potenziale decennio al potere si intreccia fi no a confondersi con la ripresa dell'economia e che per far
ripartire il pil serve un vero e profondo taglio della pressione fi scale: sforbiciare le aliquote sulle imprese e i
consumatori come mai nessuno ha saputo fare prima. Ora il premier può osare, perché i voti di Berlusconi
sono già suoi e perché l'opposizione dei Civati e degli ex comunisti sarà solo un inconcludente karaoke
parlamentar-mediatico. Renzi ha davvero a portata di mano la possibilità di tagliare le tasse per liberare l'Italia
dalle catene della troppa pressione fi scale, quella che allontana gli investimenti e i capitali e che rende
stagnante l'economia. Ecco spiegato perché il Patto del Nazareno, oltre all'Italicum, può regalare agli italiani
anche meno tasse e più spending review. © Riproduzione riservata
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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IL PUNTO
27/01/2015
MF - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Ok ai certificati bianchi per Italo A Ntv boccata d'ossigeno da 20 milioni
l'anno
Luisa Leone
(Leone a pagina 9) Ok ai certifi cati bianchi per Italo A Ntv boccata d'ossigeno da 20 milioni l'anno Certificati
bianchi per Italo. Il nuovo treno veloce della Alstom, che compone la flotta di Nuovo Trasporto Viaggiatori,
varrà per il gruppo ferroviario privato fino a 20 milioni l'anno, grazie alle prestazioni in fatto di efficienza
energetica e di ridotte emissioni inquinanti. Dopo un anno circa dall'avvio dell'istruttoria i ministeri dello
Sviluppo Economico e dell'Ambiente hanno dato il via libera alla richiesta avanzata dal gruppo per ottenere i
titoli pensati per favorire l'efficienza energetica. Un calcolo preciso su quanto potrebbero fruttare a Ntv non è
possibile, visto che i certificati bianchi vengono negoziati sul mercato e il loro valore è quindi legato alle
oscillazioni derivanti da domanda e offerta. Quello che si sa per ora è che dovrebbero essere erogati a Italo
per almeno quattro anni. Al netto dell'alea sulla somma precisa, si tratta di un punto importante per Ntv, che
peraltro arriva solo pochi mesi dopo l'ok a un'altra richiesta avanzata da tempo dalla compagnia ferroviaria
privata, cioè il taglio del pedaggio per l'utilizzo dei binari di Rete Ferroviaria Italiana (gruppo Ferrovie dello
Stato), che permetterà al gruppo di risparmiare 30 milioni l'anno. In realtà però dal dossier sui certificati
bianchi la compagnia ferroviaria privata ha spuntato meno di quanto si aspettasse. In particolare, dalla
documentazione relativa all'istruttoria del Gestore dei Servizi Energetici (Gse) emerge che per Italo era stato
richiesto un «coefficiente moltiplicativo dei certificati rilasciabili» pari al 40%, mentre il governo ha deciso di
fissare l'asticella molto più in basso, al 5%. Non solo. Il decreto prevede che la quantificazione dei risparmi
elaborata da Ntv valga solo per «la prima rendicontazione», mentre per le successive sarà necessario sia un
aggiornamento dei criteri di calcolo sia un calcolo dei consumi ex post. In pratica Italo dovrà installare su
quattro dei suoi treni «idonea strumentazione di bordo per la misurazione del consumo di energia elettrica».
Se i risultati saranno diversi da quelli inizialmente immaginati, il Gse potrà effettuare il conguaglio sulle
erogazioni successive. Pur con tutte le incertezze legate al meccanismo di calcolo della quantità di titoli cui
Ntv avrà diritto e quelle relative al prezzo dello strumento, questo, assieme alla sforbiciata dei pedaggi, può
essere considerato una boccata di ossigeno per il gruppo, ancora alle prese con un impegnativo programma
di ristrutturazione. In ballo c'è un aumento di capitale, che potrebbe aggirarsi sui ai 50 milioni e anche il nodo
dell'indebitamento, visto che la moratoria concessa dai creditori scadrà a marzo. Guardando al fronte
industriale, invece, in cima all'agenda c'è probabilmente la necessità di ridare a Ntv una guida operativa,
dopo che Giuseppe Sciarrone ha lasciato la carica di amministratore delegato lo scorso ottobre, sostituito con
il presidente Antonello Perricone, che ha preso ad interim le deleghe. Come anticipato da MF-Milano
Finanza, l'ex amministratore delegato di Terna Flavio Cattaneo, cooptato nel cda di Ntv a inizio dicembre, è a
un passo dall'accettare l'incarico, ma di ufficiale ancora non c'è ancora niente. Intanto dagli incontri con i
sindacati emerge che se il mercato ferroviario italiano non dovesse riprendersi nel 2015, dall'anno successivo
Ntv potrebbe abbandonare la dorsale veneta per concentrarsi su quella Torino-Salerno. (riproduzione
riservata)
Foto: Antonello Perricone Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/ntv
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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TRENI
27/01/2015
MF - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Roberta Castellarin
«In questo momento i mercati europei offrono buone opportunità agli investitori e l'Italia guidata da Renzi
rappresenta una storia interessante». Parola di Robert Shiller, Nobel per l'economia 2013 per le analisi
empiriche sui prezzi delle attività finanziarie e professore all'Università di Yale. Che parte proprio
dall'indicatore Cape (Cyclically Adjusted Price-Earnings), da lui sviluppato e conosciuto anche come «Shiller
ratio», per dimostrare che oggi l'Europa è a buon mercato: il rapporto Cape medio negli Stati Uniti si attesta a
26 volte, in Europa a 13. «L'analisi dell'indicatore dimostra che c'è un ampio margine di recupero per i prezzi
europei», sottolinea Shiller. Per le borse l'allentamento quantitativo annunciato giovedì dalla Bce è una buona
notizia, ma ora è necessario che la politica in Italia proceda con le riforme in modo che, oltre alla ripresa dei
listini, si avvii una ripresa dell'economia. Come ha ricordato Paolo Basilico, presidente e amministratore
delegato di Kairos in occasione dell'appuntamento annuale Scenari e proposte di investimento che si è tenuto
ieri a Milano e che ha visto Shiller come guest speaker. «L'Italia deve approfittare di questa congiunzione
astrale favorevole per proseguire nel piano di riforme, indispensabile affinché arrivino non solo gli investimenti
finanziari dall'estero, ma quelli industriali», ha sottolineato Basilico, partendo proprio dall'esperienza di Kairos.
«Noi di fatto siamo una media azienda italiana e sperimentiamo quanto è importante che cambi questo
Paese. Oltre alla riforma del lavoro, ci vuole un ripensamento della giustizia, del Fisco e un quadro
regolamentare semplificato affinché l'Italia diventi un luogo appetibile in cui insediare le imprese». L'effetto
combinato del basso costo dell'energia grazie al crollo del petrolio, dell'euro indebolito e dei tassi reali
negativi creano le condizioni affinché ci sia una maggiore crescita. In termini di pil il beneficio che può
derivare dal prezzo basso del petrolio, dal risparmio sul costo del debito e dal deprezzamento della valuta
può anche tradursi in una crescita del pil nei prossimi 12 mesi del 2-2,5% per l'Europa, Italia compresa.
Questa visione macroeconomica si traduce in scelte di asset allocation che prevedono un 40% investito in
bond, un 40% in azioni e un 20% in investimenti alternativi. Con un'esposizione agli asset denominati in
dollari di circa il 20%. «Crediamo che il basso prezzo del petrolio e l'indebolimento dell'euro rappresentino un
cambiamento strutturale e che quindi sia importante sovrappesare i Paesi che importano energia e che
possono beneficiare di un aumento delle esportazioni, tra cui l'Italia», ha aggiunto Basilico, ricordando che
quando gli Usa rialzeranno i tassi la strategia andrà rivista. Va segnalato infine che nel 2014 i risultati delle
gestioni patrimoniali di Kairos hanno registrato in media un +8% e un +26% complessivo negli ultimi tre anni.
Negli ultimi due anni la raccolta di Kairos è cresciuta del 50% portando le masse gestite a 6,5 miliardi di euro.
(riproduzione riservata)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Per il Nobel Shiller ora l'Italia è un buon investimento
27/01/2015
MF - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Giovanni Bossi*
Il World Economic Forum ha aperto un sipario sull'Italia in parte nuovo. L'immagine del nostro Paese
proiettata a Davos ci vede un po' meno «campanilisti» ed è più vicina a ciò che serve all'Italia per attirare
investimenti e attenzione internazionale. I leader dell'economia e della politica mondiale riuniti per l'occasione
hanno vissuto una serata inaugurale diversa da quella delle ultimi edizioni. Il fatto che sia stata proprio l'Italia
ad aprire i lavori del Forum deve far riflettere. È un segnale, forte, non solo agli italiani ma anche all'Europa,
dato alla vigilia delle azioni attese della Banca Centrale Europea e delle parole di Mario Draghi. Il risultato è
stato un'iniezione di fiducia importante, in un momento storico significativo. Ottimismo, senso di
responsabilità, volontà di condivisione e collaborazione. A Davos l'Italia non ha rimarcato le divisioni del
Paese, note a tutti, bensì le visioni che la politica e l'economia hanno per esso. Futuro, innovazione,
investimenti: nonostante alcuni scenari instabili (Francia, Svizzera, Grecia, solo per nominare alcuni esempi
lampanti), nella corsa a un posto internazionale in prima fila l'Italia di Davos ha ribadito il diritto a partecipare
attivamente a un ecosistema finanziario inclusivo. Se anche vogliamo pensare che la vasta presenza
dell'Italia al World Economic Forum sia stata un'operazione di marketing e di visibilità, dobbiamo riconoscere
che è stata declinata nel giusto linguaggio, ossia quello dei mercati internazionali. È questo che gli investitori
vogliono sentirsi dire ed è per questo che Davos quest'anno si è trasformata in un volano perfetto per il
tricolore. L'ha rimarcato anche il premier Renzi davanti a una platea ristretta di investitori: tassi giù, dollaro su
e petrolio giù rappresentano un carburante potente per un motore che potrebbe avere la forza e la voglia di
rimettersi a girare. Ad aiutare, in parte, questa spinta ottimistica anche la Banca Centrale Europea, che
giovedì scorso ha dato la scossa che i mercati attendevano. L'annuncio del Quantitative Easing, cioè
l'acquisto da parte della Banca Centrale Europea di titoli per 60 miliardi di euro al mese fino a fine settembre
2016 (e comunque fino a quando non vedrà un deciso miglioramento nell'andamento dell'inflazione) ha fatto
salire tutti i titoli governativi europei e, di conseguenza, calare i rendimenti, assieme alle quotazioni dell'euro.
Si è trattato di una misura che - nelle intenzioni della Bce - dovrebbe portare tra l'altro gli istituti bancari
indirettamente a concedere più credito a imprese e famiglie, con l'obiettivo primario di far tornare l'inflazione
vicina al 2%. Se sarà per effetto di una ripresa dei consumi oppure, come appare molto più immediato, per
ragioni monetarie e di cambio con le altre valute, si vedrà tra qualche mese. Ciò che ancora non va è la
mutualizzazione soltanto parziale del rischio di perdite sugli acquisti derivanti dal Quantitative Easing. La
Germania è terrorizzata dal doversi raccontare che può perdere soldi per il fatto che i Paesi del Sud (l'Italia,
diciamolo) non fanno i sacrifici che Berlino ritiene di aver già fatto. Abbiamo già visto, in altri contesti, che
spesso queste paure sono «autoavveranti»: ma l'opinione pubblica tedesca ragiona così e la politica non
sembra molto incline a orientarne gli umori. Accontentiamoci del prudente silenzio del cancelliere e del
ministro delle Finanze. A Davos serpeggiava un senso di irrilevanza: la tesi è che ciò che non mutualizzi ora
potresti dover mutualizzare domani, se le cose si mettono male e vuoi salvare l'euro. E che anzi dare il senso
di dubbio serve solo a tenere più aperti gli spread e quindi a peggiorare il rischio. La Bce, in questo senso,
non ha potuto non tener conto dell'influenza del suo primo azionista. I mercati per ora hanno fatto spallucce:
tra mutualizzazione e dimensione del Quantitative easing ha vinto la seconda. Ne esce male l'immagine
dell'euro nella visione dei Paesi che l'hanno adottato. Ha ragione, presumo, chi ritiene opportuno intervenire
sulle regole iniziali: manca ancora qualche mattone al completamento della casa comune. Il processo sarà
pure lungo ma serve cominciare. Un'ottima decisione a Francoforte è stata invece quella di abbassare i tassi
delle prossime Tltro al tasso di rifinanziamento: questo rende più conveniente, per le banche che, come
Banca Ifis, hanno aumentato gli impieghi da aprile 2014, accedere ai finanziamenti Bce quadriennali a tasso
fisso. Le Tltro nella seconda fase dovevano essere un incentivo per le banche che incrementano gli impieghi
a favore dell'economia reale. Ora lo è di più e, se la Bce avrà ragione del rischio deflazione, il vantaggio del
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A Davos l'Italia si è scoperta sexy per gli investitori esteri
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tasso fisso per quattro anni diventerà prezioso per quegli istituti che potranno accedervi.A Davos si facevano
conti e non sembrava cosa da poco, se i tassi sapranno ripartire nel medio termine. Premesse positive quindi
per banche e imprese in una Davos meno fredda nei confronti di un'Italia più presente e più rappresentata.
Con investitori internazionali pronti a salire sul vascello di una ripresa economica che potrebbe timidamente
farsi sentire nei prossimi trimestri. Una ripresa necessaria e che ha bisogno di banche disponibili e del loro
credito per manifestarsi nei confronti di imprese, famiglie, risparmiatori e clienti. Che rimangono, ogni giorno,
l'obiettivo del nostro lavoro. (riproduzione riservata) *amministratore delegato di Banca Ifis
27/01/2015
MF - Ed. nazionale
Pag. 11
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Quasi 130 mld ai fondi nel 2014
Assogestioni: è il dato più alto dal record di 167 miliardi del 1998. Vicino a 1.580 mld il patrimonio gestito.
Vanno ancora forte i flessibili, ma torna l'interesse sugli obbligazionari. Tra le sgr spicca Eurizon
Roberta Castellarin
La raccolta del risparmio gestito in tutto il 2014 ha sfiorato quota 129 miliardi di euro. In base ai dati
Assogestioni, i flussi di dicembre sono stati pari a 8,9 miliardi, portando il totale dei 12 mesi dell'anno a 128,7
miliardi, più del doppio rispetto ai 62,5 miliardi di tutto il 2013. Per trovare un dato più elevato bisogna tornare
indietro al 1998 quando la raccolta dei soli fondi comuni era stata di 167 miliardi, il massimo storico. A
trainare la raccolta sono proprio i fondi aperti che nel mese hanno messo a segno afflussi per 5,4 miliardi, il
che porta il dato da inizio anno a 86,8 miliardi, a fronte dei 46,5 miliardi del 2013. Per le gestioni di portafoglio
le sottoscrizioni ammontano a quasi 3,4 miliardi (quelle istituzionali a 2,6 miliardi, quelle da clienti privati a
752 milioni). Dall'inizio dell'anno i mandati hanno messo a segno una raccolta di 41 miliardi di euro. Grazie
all'effetto raccolta e alle performance ottenute, il patrimonio gestito è salito al record di 1.579 miliardi. Il 54%
degli asset, 855 miliardi, è investito nei mandati, mentre il restante 46%, circa 725 miliardi di euro, è
impiegato nelle gestioni collettive. Quanto ai fondi aperti, gli investitori continuano a puntare su quelli flessibili.
Questi comparti che danno carta bianca al gestore di spaziare tra le varie asset class hanno realizzato in
dicembre una raccolta di 2,47 miliardi, ovvero 41,6 miliardi da gennaio. Ma nel mese di dicembre si è
confermato anche un ritorno d'interesse sui prodotti obbligazionari, che con 1,5 miliardi sono stati la categoria
che ha raccolto di più nel mese dopo i flessibili. Da inizio 2014 questa categoria di fondi ha attirato 28,12
miliardi. Debole invece la raccolta negli azionari che ancora non riescono a decollare davvero. In dicembre
hanno visto i flussi fermarsi a 116 milioni il che porta il totale da gennaio a 8,3 miliardi. Un po' più forte il ritmo
di crescita dei fondi bilanciati, che hanno chiuso il mese con 920 milioni (10,76 miliardi da gennaio), mentre
continuano a soffrire i fondi hedge che in novembre hanno registrato un rosso di raccolta pari a 55 milioni e
da inizio anno hanno registrato flussi per 763 milioni. Quanto alla nazionalità dei fondi aperti, i prodotti di
diritto italiano hanno ottenuto 720 milioni, i fondi e le sicav di diritto estero 4,7 miliardi. Anche nel periodo che
va da gennaio a fine novembre si è confermata la supremazia della raccolta dei fondi esteri (54,6 miliardi)
rispetto a quelli di diritto italiano (32,2 miliardi). Passando alle singole società di gestione, nel mese di
novembre si conferma il brillante andamento della raccolta di Eurizon Capital che è prima in termini di flussi
netti con 2,3 miliardi. Aggiungendo i fondi raccolti da Banca Fideuram (539 milioni) il gruppo Intesa Sanpaolo
ha ottenuto una raccolta di 2,9 miliardi. Segue a breve distanza il gruppo Generali, che ha registrato afflussi
per 1,8 miliardi, mentre Pioneer è terza con 877,7 milioni di euro. (riproduzione riservata)
LA RACCOLTA NETTA DEL RISPARMIO GESTITO IN ITALIA GRAFICA MF-MILANO FINANZA Set Ott
Nov Dic Gen '14 Feb Mar Apr Lug Ago Mag Giu Flussi netti di risorse ai prodotti italiani e agli esteri che
comunicano i dati mensili - In milioni di euro Fonte: Assogestioni 12.688 8.573 12.437 9.168 8.953 7.145
13.835 15.252 -1.516 11.816 18.804 7.068 -5000 0 5000 10000 15000 20000
Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/fondi
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PIÙ CHE RADDOPPIATA LA RACCOLTA NETTA RISPETTO AI 62,5 MILIARDI DELL'ANNO
PRECEDENTE
27/01/2015
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Pag. 14
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Il mini-euro spinge Fca in borsa
Il bilancio beneficerà del dollaro forte visto che Fiat lo redige in euro ma fa il 70% dei ricavi negli Stati Uniti
Luciano Mondellini
Il titolo Fca ha brillato ieri in borsa, dove ha chiuso le contrattazioni sui livelli massimi dalla quotazione del
nuovo gruppo (13 ottobre 2013). L'azione ha chiuso infatti a 11,9 euro, in rialzo del 3,74%, registrando
l'ottava seduta consecutiva in positivo. Il focus degli investitori è puntato sul consiglio di amministrazione del
gruppo automobilistico italoamericano di domani che sarà chiamato a esaminare i conti del quarto trimestre e
il bilancio dell'intero esercizio 2014. L'amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne nelle sue ultime
uscite ha confermato gli obiettivi annunciati nel corso del 2014, che prevedono ricavi superiori a 93 miliardi di
euro, un ebit compreso nella finestra tra 3,6 e 4 miliardi, un utile netto tra 600 e 800 milioni e un
indebitamento netto industriale tra 9,8 e 10,3 miliardi. Bisogna tuttavia notare che il consensus dei broker
raccolto da Thomson Reuters durante la settimana scorsa indica stime leggermente inferiori. Se infatti i ricavi
vengono visti oltre 94 miliardi (importo superiore a quello indicato da Marchionne), l'ebit è stimato in 3,3
miliardi, ovvero al di sotto della forchetta fissata da Fca, così come l'utile netto stimato nel consensus (537
milioni) è inferiore all'intervallo indicato nelle note Fca (600-800 milioni). Infine i broker vedono l'indebitamento
netto industriale in 10,7 miliardi, mentre sarà compreso tra 9,8 e 10,3 miliardi secondo le note di Fca. In
questo quadro il mercati valutari potrebbero rappresentare una spinta ai conti. Con circa il 70% dei ricavi
prodotti in Nord America e con il bilancio redatto in euro, il forte deprezzamento della valuta comunitaria
contro quella statunitense (circa il 30% nell'ultimo semestre) potrebbe consentire a Marchionne si presentare
numeri superiori a quelli del consensus, hanno spiegato ieri due report di Banca Akros e Morgan Stanley. Di
qui anche il rialzo di ieri in borsa. Sempre ieri intanto il ceo di Peugeot, Maxime Picat, ha spiegato che il
gruppo francese Psa potrebbe collaborare con Fca nel settore dei pick up, cioè dei veicoli commerciali leggeri
cassonati. «Ci sono aree in cui potremmo collaborare con Fca», ha spiegato Picat, «e una di queste è quella
dei pick up». Ciò potrebbe significare l'inserimento di Psa nella joint venture tra Fca e Mitsubishi per il lancio
di un nuovo modello di questo tipo di veicoli sui mercati internazionali. (riproduzione riservata)
FIAT CHRYSLER 27 ott '14 26 gen '15 6 10 12 quotazioni Italia in euro 11,9 € +3,74% IERI
Foto: Sergio Marchionne
Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/fca
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L'AZIONE DEL LINGOTTO HA CHIUSO IN RIALZO DEL 3,7% A 11,9 EURO. DOMANI I CONTI 2014
27/01/2015
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FONDAZIONI BANCARIE, EVITIAMO CHE DIVENTINO TARTARUGHE
SOCIALI
Contrario al Contrarian del 23 gennaio? Chi scrive se ne dispiace, ha una lunga consuetudine di consenso a
quella colonnina, ma ora bisogna spronare le fondazioni di origine bancaria, senza indulgenza ma portandole
a una presa di coscienza del loro valore e del loro ruolo nella società. Partiamo dall'incipit: la necessità di un
atto negoziale per rafforzare l'autonomia? Le 88 fondazioni hanno piuttosto bisogno di riflettere su se stesse,
non di appaltare la misura del loro futuro ad altri, fosse anche il ministero fondatore. L'autonomia c'è già, per
di più sotto il fondamentale scudo delle sentenze costituzionali, per affrontare davvero i problemi della società
italiana. Lavorando con competenza e passione potrebbero passare da oggetti delle pagine economiche a
soggetti delle pagine sociali e culturali, associandosi magari ad altre fondazioni italiane o straniere con
comunanza operativa. Nei 25 anni trascorsi dalla legge fondativa le fondazioni di origine bancaria ne hanno
viste di tutti i colori, ma nella sostanza sono state guidate dall'esterno: leggi, decreti legge, decreti ministeriali,
atti di indirizzo, direttive, circolari e lettere ministeriali, una cinquantina di atti di natura legislativa che hanno
tessuto intorno alle fondazioni una rete di contenimento per dipanare la quale sono poi stati necessari atti
giudiziari dedicati: risoluzioni tributarie, ordinanze e sentenze di Tar, pareri del Consiglio di Stato, sentenze
della Corte di Cassazione (anche a sezioni unite) e della Corte di Giustizia Europea oltre a quattro sentenze
della Corte Costituzionale, due delle quali anch'esse con valore costitutivo. Questo percorso tortuoso ha
impegnato migliaia di amministratori a ricorreggere continuamente il loro lavoro e neanche tanto male se non
vi sono state, che si sappia, clamorose bocciature dalla Autorità di Vigilanza al Mef. Tuttavia era lavoro sotto
padrone, guidato dalle norme e dalle loro interpretazioni. Una vera autonomia di decisione nei consigli delle
fondazioni si è vista poco, rendendoli più interpreti che imprenditori, più analisti che creativi. Certo vi sono
state alcune cadute patrimoniali, soprattutto negli ultimi tempi, ma nessun vero default finale, se non anni fa
in Sicilia, prontamente risolto nella fusione con un vicino più prestante. Oggi una dozzina di fondazioni ha
problemi patrimoniali e così inizierà una stagione di fusioni in grado di ripetere quanto accadde nel mondo
della Casse di risparmio e Banche del Monte, costituite in Italia dai primi anni del 1800 con una forte
proliferazione successiva, ma giunte alla riforma del 1990 in appena 90. In questo composito corpo
fondazionale di 88 soggetti, su circa 6 mila fondazioni italiane, deve farsi largo una capacità strategica
autonoma, senza un ulteriore accompagnamento normativo, anche se concordato. Pertanto la stesura
dell'atto negoziale sollecitato da Contrarian può aspettare fino a che le fondazioni, o almeno le più consce e
vispe, non avranno da sole rafforzata la loro strada ora che sono giunte alla maggiore età. Altrimenti ancora
una volta le fondazioni si ritrarranno nel loro guscio, costruito per tenere fuori le riforme, che ne farà delle
tartarughe sociali, ritardando la loro presenza nelle imprese del secondo welfare che le può rendere davvero
protagoniste nel Paese. Giuliano Segre presidente Fondazione di Venezia
Foto: Giuliano Segre
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CONTRARIAN
27/01/2015
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Quella chimica italiana che ha trovato la formula giusta per superare la
crisi
Tiziano Rivolta e Paolo Albini*
Un settore in declino, asfittico e vetusto, ad alto impatto sociale e ambientale. Questaè l'industria chimica
italiana nell'immaginario di molti italiani. La realtà per fortuna è ben diversa: la chimica è un settore dinamico
che ha saputo reggere alla crisi mediamente meglio di altri, investendo su innovazione, efficienza, tutela
dell'ambiente e della salute e sicurezza dei propri addetti. Questo settore è un gioiello dell'Italia, continua a
investire e riesce a competere in tutto il mondo con prodotti all'avanguardia, esplorando nuovi ambiti a
elevata innovazione. Deve anche affrontare una serie di sfide per mantenersi competitivo: ricerca continua
della massima efficienza, processi di innovazione più integrati e di lungo periodo, un'ulteriore crescita in
ambito internazionale. I piccoli grandi campioni italiani primeggiano per esempio nel settore della chimica
verde, sono leader nella produzione di polimeri, plastiche e bio-plastiche, nei materiali avanzati per l'edilizia e,
grazie alla forte integrazione con i distretti italiani, riescono a sviluppare prodotti innovativi in tanti settori
bandiera del made in Italy. Non tutti sanno che la più grande bio-raffineria al mondo sarà costruita in Cina da
una joint venture tra una società cinese e un importante gruppo italiano, oppure che uno dei processi per lo
sviluppo di importanti biopolimeri è stato interamente sviluppato da una piccola realtà italiana. Le aziende
nazionali stanno anche riuscendo a effettuare acquisizioni all'estero, sono state esse stesse oggetto di
acquisizione da parte di importanti gruppi internazionali e attirano sempre di più l'attenzione dei fondi di
private equity. Snocciolando alcuni semplici dati ci si rende conto di quanta rilevanza abbia questa industria:
con 52 miliardi di euro di fatturato, la chimica Italiana rappresenta il terzo produttore in Europa, conta 3 mila
imprese e 110 mila addetti molto qualificati (circa il 30% sono laureati). L'export è molto significativo e
rappresenta il 48% della produzione. Inoltre 130 aziende hanno anche siti produttivi all'estero. Si tratta però di
una realtà molto ampia e diversificata, al punto che non tutti i segmenti presentano andamenti omogenei.
Rispetto alla contrazione complessiva dell'economia italiana (l'indice di produzione industriale tra il 2010 e il
2013 è calato dell'8%), la chimica italiana come detto ha saputo reggere e nel suo complesso è riuscita a
mantenere costante il suo fatturato complessivo e prevede di chiudere il 2014 con una crescita dell'1,6%
rispetto all'anno precedente, trainata principalmente dall'export (salito del 3%). La chimica di base ha però
risentito di più della crisi (guardando i principali operatori, la redditività ante imposte è passata da circa il 5
all'1,5%), complice anche la grande concorrenza internazionale, la forte incidenza dei fattori di scala e
l'intensità degli investimenti richiesti. Queste aziende devono cercare di differenziarsi e muoversi verso la
chimica di specialità. Quest'ultima infatti, a dispetto della crisi e grazie a una forte internazionalizzazione, ha
fatto meglio del mercato sia in termini di fatturato che di redditività, con margini di profitto operativo a doppia
cifra: si tratta di aziende operanti per esempio nella chimica fine (margini industriali prossimi al 10% anche
negli ultimi anni), nei gas tecnici (dove i margini erano del 15% anche nel recente passato), nei prodotti
avanzati per l'edilizia (con profitti operativi fra il 10 ed il 20%, a seconda dei prodotti), detergenti, profumi e
cosmetici. Gli elementi di questo scenario sono comunque legati da un filo rosso, rappresentato dalle sfide
che il comparto nel suo complesso deve fronteggiare nonostante le diversità. La prima è la ricerca della
massima efficienza: non è un mistero che in Italia i fattori produttivi, in primis l'energia, siano molto costosi
anche solo a confronto con altre realtà europee, ed è quindi necessario assicurare che le aziende
perseguano quasi ossessivamente il miglioramento dei processi produttivi, adoperandosi anche per fare
sistema ove possibile. La seconda consiste nel continuare a innovare, malgrado le dimensioni mediamente
inferiori rispetto ai competitor internazionali, definendo in modo efficace le priorità della ricerca, non per
piccole innovazioni incrementali ma con un'ottica integrata e di lungo periodo, con maggiore interazione tra
imprese ed istituzioni, e anche facendo leva su nuovi approcci quali per esempio l'open innovation. La terza è
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COMMENTI & ANALISI
27/01/2015
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investire senza timore nella crescita internazionale, eventualmente anche con acquisizioni mirate. Per avere
successo servono tuttavia chiare strategie, priorità dei target e competenze manageriali, spesso non presenti
in aziende di stampo imprenditoriale, che devono quindi essere pronte all'inserimento di profili e competenze
e ad azioni di discontinuità. In altri termini, mostrarsi aperte a eventuali partnership con altri operatori, che
possono essere industriali, finanziari, o di private equity. (riproduzione riservata) * rispettivamente partner e
principal, Bain & Co.
27/01/2015
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Pag. 18
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Col Nazareno possibile anche tagliare le tasse
Edoardo Narduzzi
La scorsa settimana la politica italiana è rientrata nella dimensione dei governi di larghe intese. Con una
originalità, però, di non poco conto: il patto di governo riguarda l'intera area aderente al Partito popolare
europeo più la maggioranza del Pd. Fuori dal cuore politico dell'esecutivo, quindi, c'è la minoranza welfarista
e di sinistra del partito guidato da Matteo Renzi. Quella da sempre collaterale alla Cgil che fin dalla nascita
aveva sempre condizionato il partito e, conseguentemente, le sue scelte di politica economica. La novità,
dunque, esiste ed è molto significativa, perché per la prima volta nella sua storia le scelte economiche
possono contare su una maggioranza ampia di voti parlamentari protetta dal ricatto della parte più
conservatrice del Pd. Significa che il cosiddetto Patto del Nazareno ora può pensare in maniera ambiziosa e
fare una politica economica davvero riformista. Liberalizzare per decreto legge, ad esempio, la foresta
pietrificata delle municipalizzate dando una spallata analoga a un'altra mano morta dell'economia italiana
sulla falsariga di quanto fatto qualche giorno fa con le banche popolari. Soprattutto può pensare in grande
alla politica fiscale. Silvio Berlusconi, che come ha scritto Pierluigi Magnaschi sabato scorso su ItaliaOggi, è
colui che ha segnato un gol nel sette calciando da metà campo, può ora conferire i voti del suo partito per
consentire a Renzi una riforma fiscale vera. Quella che Berlusconi ha sempre promesso in ogni campagna
elettorale dal 1994, ma che poi, una volta andato al governo, non è mai riuscito a realizzare. Troppi alleati
riottosi per fare la flat tax; un Tremonti frenatore sull'Irap e giocatore su più tavoli; Casini di traverso sui tagli
generalizzati Irpef e così via. Morale: la riduzione liberale delle tasse il Cavaliere l'ha sempre e solo
promessa, ma mai realizzata. Oggi il nascente Partito della Nazione può farcela. Renzi sa benissimo che il
suo potenziale decennio al potere si intreccia fino a confondersi con la ripresa dell'economia, e che per far
ripartire il pil serve una consistente riduzione della pressione fiscale: sforbiciare le aliquote su imprese e
consumatori come mai nessuno ha saputo fare prima. Ora il premier può osare, perché i voti di Berlusconi
sono già suoi e perché l'opposizione dei Civati e degli ex comunisti sarà solo un inconcludente karaoke
parlamentarmediatico. Renzi ha davvero a portata di mano la possibilità di tagliare le tasse per liberare l'Italia
dalle catene dell'eccessiva pressione fiscale, quella che allontana gli investimenti e i capitali e che rende
stagnante l'economia. Ecco spiegato perché il Patto del Nazareno, oltre all'Italicum, può regalare agli italiani
tasse più leggere e maggiore controllo sulla spesa. (riproduzione riservata)
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COMMENTI & ANALISI
27/01/2015
Financial Times
Pag. 2
(diffusione:265676, tiratura:903298)
Matteo Renzi
JAMES POLITI - ROME
Matteo Renzi is facing the biggest test of his political power and acumen since taking over as Italy's prime
minister 11 months ago as he tries to rally the country's lawmakers towards the election of a president to
replace 89-year-old Giorgio Napolitano, who resigned this month. In a process that is reminiscent of a papal
conclave, more than 1,000 Italian lawmakers and regional representatives will gather this week in Rome for a
special session of parliament to pick their new head of state. There are expected to be multiple rounds of
voting - by secret ballot - which can sometimes lead to the most amusing results. Giovanni Trapattoni, the
former Italian and Irish national football team coach, Sophia Loren, the actress, and even Rocco Siffredi, the
porn star, have each garnered votes in the early sessions of previous polls. But for all the theatrics, the
political manoeuvring ahead of the election has intensified sharply in recent days, particularly because there
is no clear frontrunner for the post - to the point that one Italian newscaster last week said the contest was
shrouded in "thick fog". "It could go very smoothly or it could be very problematic," said Roberto d'Alimonte, a
political-science professor at the Luiss University in Rome, who said there was an "equal chance" for both
outcomes. "This is a very delicate moment for Renzi," he said. Italian presidents have performed mostly
ceremonial roles in calm political times, but in moments of instability, such as the eurozone sovereign debt
crisis, they can wield great power and influence, reshaping governments and calling for new elections. For
this reason, finding a strong successor to Mr Napolitano, who was seen as a trusted referee of Italian politics
for nine years, is considered essential not just in Rome but among Italy's allies. Mr Renzi stepped up his
efforts to craft a compromise over the vacant position, beginning with talks to patch up differences with the
leftwing of his own Democratic party. His backbenchers have grown increasingly unhappy with Mr Renzi's
labour market reforms and a tax bill that was approved, and then withdrawn just before Christmas because it
was seen as too lenient on wealthy tax evaders. Mr Renzi is conscious that any agreement on a new
president will have to be supported at some level by Silvio Berlusconi, the former premier and leader of the
Forza Italia party who still controls a solid chunk of centre-right lawmakers. Mr Berlusconi and Mr Renzi have
already forged an unusual alliance on constitutional reforms, including a bill to change electoral law that is set
for a final vote in the Italian Senate this week. But Mr Renzi's ties with Mr Berlusconi have angered the left
even more. If he had his way, Mr Renzi, whose approval ratings have dropped in recent months, would
probably pick a presidential candidate with a relatively low profile, from the moderate, centrist wing of his
party who would not overshadow or overpower him. His favoured candidate would also be aligned with his
views on when to dissolve parliament and call for new elections. But that may not be possible, and Mr Renzi
may have to settle for a more independent, high-profile candidate who could garner a broader following.
"Renzi started off wanting to win this match [for president], now his goal is not to lose it," Ezio Mauro, the
editor of La Repubblica, one of Italy's leading newspapers, said last week. Many names have been floated in
the Italian press as plausible presidents. Some are former Italian prime ministers - such as Giuliano Amato
and Romano Prodi - and others are high-ranking Italian economic policy makers - from Pier Carlo Padoan,
the finance minister, to Ignazio Visco, governor of the Bank of Italy. Mario Draghi, European Central Bank
president, is sometimes mentioned, but he has repeatedly denied interest and may be more useful to Italy in
Frankfurt than in Rome. Italian PM Matteo Renzi, right, with Giorgio Napolitano last year
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Italy's premier tested by effort to find president with gravitas
27/01/2015
Financial Times
Pag. 24
(diffusione:265676, tiratura:903298)
Commodities
ANJLI RAVAL AND NEIL HUME
Oil prices may have hit a floor and could soon rebound, said the secretary-general of Opec, the oil producing
cartel. After hovering in the $45-$50 a barrel range, Abdalla El-Badri yesterday said, "maybe prices have
reached a bottom". Speaking on the sidelines of a Chatham House conference in London, Mr El-Badri told
the Financial Times: "How long will it last? I don't know . . . but I am sure the price will rebound." Opec, along
with the world's biggest companies, has warned of much higher prices to come if investment falls significantly
because of the recent drop in prices. Last week, Claudio Descalzi, chief executive of Eni, the Rome-based oil
and gas company, said oil could hit $200 a barrel by the end of the decade if the energy industry continued to
cut investment and capital expenditure. Crude has dropped almost 60 per cent since mid-June due to a
combination of strong US supply growth, sustained Opec output and weak global demand. The sell-off
accelerated in November after the cartel decided to hold production at 30m barrels a day, rather than cut it to
shore up prices. Led by its largest producer and de facto leader Saudi Arabia, Opec - which pumps a third of
the world's crude oil - said market forces should determine oil prices. Mr Badri reaffirmed the cartel's stance
that it would not give up its market share to non-Opec producers. "We know the market is oversupplied but it
is not because of Opec. For the last 10 years we have been producing 30m barrels a day. Non-Opec has
increased by 7.5m barrels a day," said Mr Badri. "We are not the cause of the oversupply, so we are not
cutting." Even so, Mr Badri said the door was always "open" should non-Opec producers want to speak with
the cartel about production. "It's always beneficial for both of us to have a dialogue." In November, Opec
members Saudi Arabia and Venezuela held talks with Russia and Mexico about potential supply cuts, but
they did not reach any agreement. A month later, Saudi Arabia's oil minister said talks with non-Opec
members had not been fruitful, just as in the past, when producers outside the cartel failed to deliver on
pledges for cuts. Ali Majedi, Iran's deputy oil minister from 2013 to 2014, said the November Opec meeting
was a failure. "Opec as a regulatory body is not quite up to the job," he said at the same conference. Mr
Majedi blamed the lower oil price on Saudi Arabia, which he said was using oil as a political tool, an allegation
denied by both the Saudis and the head of Opec. "The oil price is being used to serve the strategic interest of
a major oil producer," said Mr Majedi. "Political factors should not be employed." Oil prices briefly turned
higher after Mr Badri's comments, having earlier hit a low of $47.57. ICE March Brent was down 15 cents at
$48.66 a barrel. Prices rose on Friday after the death of Saudi Arabia's King Abdullah and speculation on the
kingdom's oil policy.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Rebound in oil prices likely, says Opec chief
27/01/2015
International New York Times
Pag. 1,3
(diffusione:222930, tiratura:500000)
Anti-austerity message is vehicle to challenge status quo in Europe
BY JIM YARDLEY
''The new Greek government will convince people that this is not a catastrophe for the country. Catastrophe is
not imminent.''Days before his emphatic victory in the Greek elections, Alexis Tsipras appeared at the final
campaign rally of his left-wing Syriza Party with a ponytailed Spaniard named Pablo Iglesias, whose own farleft political movement is now shaking up Spain.The two men embraced like fellow insurgents, as speakers
blasted the edgy lyrics of Leonard Cohen: ''First we take Manhattan, then we take Berlin.''''The wind of
democratic change is blowing in Europe,'' declared Mr. Iglesias, leader of the Spanish party Podemos, who
spoke in Greek to a flagwaving throng of Syriza supporters. ''Change in Greece is called Syriza. And change
in Spain is called Podemos. Hope is on the way.''No doubt Berlin is paying close attention, and Brussels, too.
Foremost, the rise of Syriza is a challenge to Europe's German-led economic policies of austerity, as Mr.
Tsipras has vowed to renegotiate the punishing terms of Greece's financial bailout with its creditors.But it is
also a pointed threat to the European Union's political status quo, as a new generation of leaders - including
Prime Minister Matteo Renzi of Italy - is emerging and anti-establishment parties on the right and left gather
strength.Indeed, while Syriza and Podemos share a leftist ideology, many anti-establishment leaders on the
far right also embraced Syriza's victory as a triumph against European elites, including Marine Le Pen of the
National Front in France and Nigel Farage of U.K. Independence Party in Great Britain.If this reflected a
healthy dose of political opportunism, the far-right support also underscored how the anti-austerity movement
provides a huge tent where political lines are easily blurred. To form a government, Mr. Tsipras allied on
Monday with a small centerright party, Independent Greeks.''Make no mistake, it is a huge ideological
compromise,'' said Nick Malkoutzis, a political analyst in Athens, but ''they have similar positions on how to
approach the bailout. So although they disagree on everything else, this is the key to Syriza's being right
now.''The Syriza victory comes as Germany's dominance over European decision-making seems to be
weakening, if only slightly. Despite the reported unhappiness of Chancellor Angela Merkel of Germany, the
European Central Bank last week announced a trillion-euro programto buy government bonds in hopes of
staving off deflation and stirring economic growth.At the same time, leaders in France and Italy have been
demanding for months that the budgetary constraints of austerity be eased.Much attention will now be
focused on Mr. Tsipras, 40, who was sworn in on Monday as the new Greek prime ministerhroughout the
campaign, opponents depicted him as an inexperienced radical whose demand to renegotiate the bailout
terms could backfire and wreck the country - a critique he confronted directly in his acceptance speech on
Sunday night, when he declared that his party would prove it could govern responsibly and well.''The new
Greek government will convince people that this is not a catastrophe for the country,'' he said. ''Catastrophe is
not imminent.''If so, many analysts say other upstart European parties will be beneficiaries, too. ''It will make
clear that these parties can come to power without destroying the country,'' said Manuel Arias Maldonado, a
professor of politics at Málaga University in Spain. ''We are paying a lot of attention to Greece.''In Spain, the
emergence of Podemos has been swift and unexpected. Founded only early last year, Podemos, or We Can,
won almost 8 percent of the vote in European parliamentary elections last May, denying the governing
conservative Popular Party and the opposition Socialists a majority of votes for the first time since Spain's
return to democracy in the late 1970s.Polls show that Podemos continues to gain ground as national
elections approach in November, even as party leaders are hurriedly trying to build a nationwide political
organization.Like Syriza, Podemos has pushed an anti-austerity message and called for debt renegotiation
with creditors, even as Spain's traditional parties have echoed their Greek counterparts by warning that
Podemos is a dangerous threat to the country's tentative economic recovery.Meanwhile, Mr. Iglesias, a
college lecturer, has been attacking the Socialists and arguing that only Podemos can provide a true
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Syriza's win emboldens upstarts on left and right
27/01/2015
International New York Times
Pag. 1,3
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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alternative to the Popular Party.''It is clear that now there is a rift on the European question, between
Euroskeptics, whether they are on the left or the right, and those who believe that Europe needs to continue
its political and economic construction,'' said Pascal Perrineau, a political scientist at the Institut d'Études
Politiques de Paris.''This rift has nothing to do with the left-right split,'' he added. ''That is why both Ms. Le Pen
and the left-of-the-left are delighted by what happened in Greece.''It is this broader political trend that perhaps
explains why Ms. Merkel has praised and worked to develop a rapport with Mr. Renzi, even as he has
regularly spoken out against austerity polices and praised the European Central Bank's stimulus plan.Mr.
Renzi remains popular with Italian voters and has positioned himself as a rebel inside the system as he
pushes his own left-wing Democratic Party further to the right - while challenging Brussels to allow Italy more
flexibility in meeting budgetary requirements.Even if Mr. Renzi has not endorsed a renegotiation of bailout
agreements, whether for Italy or any other country, analysts say he will inevitably benefit from the hard-line
anti-austerity push by Mr. Tsipras in Greece and Podemos in Spain.''Renzi believes that European policy of
fiscal austerity is excessive and wrong, which is similar to Tsipras,'' said Guido Tabellini, professor of
economics at Bocconi University in Milan. ''But that is about it. Their economic policies don't have much more
in common.''In Italy, the main anti-establishment party has been the Five Star Movement, led by the
comedian Beppe Grillo. But Mr. Grillo has seen his popularity dip as Mr. Renzi has steadily become the
central figure in Italian politics. His relationship with Mr. Tsipras will be closely watched.''Tsipras might help
Renzi to convince the E.U. to have fiscal policy less obsessed with balanced budget constraints,'' Mr.
Tabellini said, ''while Italy can push Greece to start and boost reforms.''Mr. Tsipras needs no reminder that he
is unloved by the Greek political establishment that he thrashed. In a break with custom, the departing prime
minister, Antonis Samaras of the conservative New Democracy Party, did not attend the swearing-in
ceremony for Mr. Tsipras.According to a Syriza official, Mr. Tsipras found that his new prime ministerial office
was completely empty, with the safe open. A political jab, no doubt, but also a reminder of the challenges
ahead.
27/01/2015
The Times
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The Times
Five Star Movement 19.7% Democratic party (in power) 36.3%The anti-establishment Five Star Movement is
pushing for a referendum on leaving the euro.Beppe Grillo, the tousle-haired comedian who founded the
party, has criticised Alexis Tsipras for wanting to keep Greece in the eurozone while battling diktats on
austerity.The right-wing, anti-immigrant Northern League did not hesitate to claim common ground with the
Greek victor. Matteo Salvini, the young head of the party, called the election result "a lovely slap for the
European Soviet Union of the euro, of unemployment and of the banks".
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Italy
27/01/2015
La Tribune Quotidien
Pag. 81
MICHEL CABIROL
Après une année 2014 record, le PDG de la filiale franco-italienne entre Airbus Group et Alenia (groupe
Finmeccanica) va devoir prendre en 2015 des décisions cruciales pour accompagner la croissance d'ATR.
Pour Patrick de Castelbajac, le plus dur commence à la tête de l'avionneur régional ATR. Non pas qu'il ait fini
de manger son pain blanc après une année 2014 "exceptionnelle", selon ses propres termes, mais plusieurs
défis, qu'ils soient anciens et donc découverts à son arrivée (gouvernance notamment) ou nouveaux (prix du
pétrole), devront trouver des réponses, voire un épilogue, en 2015.1/ LA BAISSE DU PRIX DU PÉTROLE
EST-ELLEUNE MENACE POUR ATR?Comment les clients d'ATR, qui n'a dû sa survie au début des années
2000 qu'à une hausse vertigineuse de l'or noir face aux jets alors dominants, réagissent-ils à sa baisse ?
Selon Patrick de Castelbajac, qui a rencontré quelques PDG de compagnies aériennes depuis la chute des
prix du kérosène, ils se montrent aujourd'hui "attentistes". Et de préciser que certaines compagnies ont mis
en attente des commandes d'appareils. Le prix actuel du pétrole, qui pourrait perdurer sur toute l'année 2015
selon lui, pèsera bien sur les ventes de l'avionneur régional, qui a engrangé un record de commandes (160
avions) en 2014. Loin, très loin des 10 commandes réalisées seulement en 2003 quand ATR était très proche
du clap de fin. Sur dix ans, le prix du pétrole a été multiplié par huit avant sa chute ces dernières semaines.
"Dans le contexte actuel, personne n'a envie de faire cet effort", indique-t-on. Notamment en France, qui
devrait renoncer à une recette fiscale. Et pour quelle raison? Clairement, cela veut dire que le fisc français va
aider une entreprise à payer moins d'impôts pour permettre à l'actionnaire italien de gagner plus. "Ce qui
n'est pas aujourd'hui la tendance dans le contexte économique actuel", souligne-t-on. En outre, en Italie, des
exemptions fiscales pourraient être levées si ATR devenait une SAS. L'avionneur demande aux autorités
fiscales italiennes d'y renoncer. Du coup, ce dossier est loin d'être gagné pour ATR.3/ LA SUPPLY CHAIN
VA-T-ELLE TENIR LAMONTÉE EN CADENCE?A l'image de tous les avionneurs, ATR scrute jour après jour
l'état de la supply chain. D'autant que la priorité numéro une de Patrick de Castelbajac est la montée en
cadence de la production. "Nous sommes en bonne voie pour livrer plus de 90 appareils en 2015... et franchir
le cap des 100 avions en 2016", a-t-il expliqué. Contre 83 appareils en 2014 et 74 en 2013. Le bon niveau de
livraisons pour ATR se situe autour de 100 avions par an dans le marché tel qu'il est configuré aujourd'hui.
"Au-delà, il faut également prendre en compte les fragilités de la supply chain et détecter d'éventuels maillons
faibles", avait-il expliqué à La Tribune en septembre. ATR travaille sur ce dossier. D'autant que les
compagnies aériennes ne supportent pas d'attendre de trop leurs livraisons. Plus spécifiquement, "le
challenge pour ATR est de faire partie des priorités de nos fournisseurs. Il ne faut pas qu'ils se disent : j'ai de
tels volumes avec Airbus que je vais faire mon augmentation de capacités uniquement avec lui. Il faut qu'ils
le fassent également pour nous", avait-il également expliqué. Et de rappeler qu'il y a "une vraie mise sous
tension de toute la supply chain car beaucoup de nos sous-traitants travaillent également pour Boeing,
Embraer et d'autres". D'autant que l'augmentation générale de la production met tout le monde sous
pression. "En tout cas, je n'ai pas vu de problème de rupture de chaîne de production nous concernant",
avait-il expliqué.4/ ATR VA-T-IL LANCER LA REMOTORISATIONDE L'ATR 72-600?Que va faire ATR pour
améliorer la performance de ses avions et donc de diminuer les coûts d'exploitation des compagnies? Patrick
de Castelbajac a lancé l'an dernier toute une série de pistes, dont l'une d'elle est une éventuelle
remotorisation des ATR pour gagner en performances économiques. En 2015, ce sera donc l'heure des
choix. D'autant que ATR étudie également une densification de la cabine pour la faire passer de 70-72 à 7678 places. L'avionneur pourra-t-il monter à 80 places ? Il regarde. Tout comme il étudie comment améliorer
les performances de nos avions sur pistes courtes par exemple. Cette réflexion sur une éventuelle
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LES QUATRE DEFIS DE PATRICK DE CASTELBAJAC A LA TETE D'ATR
EN 2015**
27/01/2015
La Tribune Quotidien
Pag. 81
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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remotorisation passe d'abord par une étude pour évaluer notamment son impact sur la voilure. Elle passe
aussi sur une évaluation des gains obtenus. "Endessous de 10%, cela n'a aucun intérêt. Nous visons 15% de
gain, voire plus", avait expliqué en septembre Patrick de Castelbajac à La Tribune. D'autant que ATR a un
coût par siège qui est le meilleur du marché et que l'avionneur tient absolument à garder cet avantage. "Il est
évident que lorsqu'on voit les gains moteurs réalisés sur les nouvelles générations de jets, je n'imagine pas
qu'une partie importante de ces gains ne puisse pas se retrouver chez nous", avait-il précisé.
27/01/2015
La Tribune Quotidien
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MAXIME HANSSEN
L'explosion présumée des flux de marchandises est depuis longtemps une des justifications avancées pour la
construction de la nouvelle liaison ferroviaire entre Lyon et Turin. Pourtant, entre l'analyse des statistiques et
l'évolution de la rhétorique des politiques, cet argument apparaît contestable. "Les échanges de
marchandises justifient la réalisation de la nouvelle ligne", justifie Lyon Turin Ferroviaire, la société francoitalienne en charge de ce grand projet, dans une plaquette décrivant les cinq raisons essentielles pour la
réalisation du projet. Mais derrière cette communication, l'analyse des statistiques des flux de marchandises,
et l'évolution du discours des politiques sur la question, remet en cause cet argument phare. Celui-ci est basé
depuis de nombreuses années sur l'augmentation estimée du fret de marchandises entre la France et l'Italie
puis, entre l'Europe de l'Est et de l'Ouest, et depuis peu, par le dynamisme du commerce mondial.>>
Visualiser. Le Lyon-Turin, un projet vieux de 25 ans (frise chronologique) Selon les données transmises par
les promoteurs, l'échange de marchandises passerait d'environ 150 millions de tonnes par an en 2010, à
environ 275 millions de tonnes en 2035, sur l'ensemble de l'arc Alpin. Des données globales, de Vintimille à
Tarvisio, à la frontière Autricho-slovène, qui ne donnent pas l'évolution précise sur la zone alpine francoitalienne, pour laquelle le projet était initialement destiné.RENFORCER LE PARTENARIAT
ÉCONOMIQUEFRANCO-ITALIEN A l'origine, bien que définie dans un cadre européen, via le programme
réseau de transport transeuropéen (RTE-T), l'initiative s'inscrivait dans une logique d'augmentation des flux
de marchandises entre les deux pays transalpins. "L'Italie est l'un de nous tous premiers partenaires
économiques", défendait, en septembre dernier, le président de la région Rhône-Alpes, Jean-Jack
Queyranne, en marge d'un déplacement à Turin à l'occasion d'une rencontre avec son homologue
Piémontais. Longtemps, l'argument des 70 milliards d'euros annuels d'échanges entre les deux pays a été
avancé pour défendre l'intérêt du projet. Dans le dossier relatif au débat sur le projet de liaison ferroviaire
Lyon-Turin, lors de l'Assemblée plénière du Conseil régional Rhône-Alpes en date du 11 juillet 2013, il est
écrit que "l'objectif du projet est de faciliter les relations économiques entre la France et l'Italie, l'une pour
l'autre deuxième partenaire commercial". Il faut noter, en outre, qu'une partie de ces échanges commerciaux
ne sont pas "physiques" et résultent du secteur tertiaire, comme la banque, la finance ou les assurances. Et
qu'environ 40 % des échanges représentent du fret de transit et non pas d'un échange "pur" entre les deux
pays transalpins. Cette logique visant à défendre l'augmentation des flux de... ... marchandises entre la
France et l'Italie pose question, à l'étude des données statistiques.http://cf.datawrapper.de/T9bzq/2/ En 1984,
l'échange de biens entre la France et l'Italie représentait 26 millions de tonnes. Jusqu'en 1991, l'augmentation
du trafic est soutenue, atteignant rapidement 39,5 millions de tonnes. Puis, il connaît une progression ralentie
jusqu'en 1999 à 49 millions de tonnes. À partir de cette année, le trafic stagne, puis décroît, chutant jusqu'à
39,4 millions de tonnes en 2009.CONJONCTURE ÉCONOMIQUE DIFFICILE...Dans un référé de la Cour des
comptes sur le projet de liaison ferroviaire, à l'intention du Premier ministre de l'époque Jean-Marc Ayrault, en
date du 1er août 2012, l'organe de contrôle étatique faisait également par de ses doutes concernant les
prévisions de trafic, estimant qu'elles devaient être "revues à la baisse". Les prévisions de tra?c de fret
établies dans le cadre des études d'avant-projet sommaire du projet de liaison Lyon-Turin ferroviaire sur les
accès français à la partie commune font apparaître une forte sensibilité des tra?cs aux hypothèses
concernant la structure des échanges, la conjoncture économique et les politiques de transport. Pour les
partisans de ce projet ferroviaire, cette stagnation puis la réduction des flux sont dues à différents facteurs.
Parmi ceux régulièrement évoqués, les accidents du tunnel du Mont-Blanc (1999) et de celui du Fréjus (2005)
auraient entraîné un report des échanges vers d'autres itinéraires, notamment celui de la Suisse. Également,
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LYON-TURIN, LE TRAFIC DES MARCHANDISES JUSTIFIE-T-IL VRAIMENT
LE PROJET?
27/01/2015
La Tribune Quotidien
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la crise économique mondiale, déclenchée en 2008, aurait engendré une diminution des
flux.http://cf.datawrapper.de/ikgw2/3/Les principaux points de passage routiers à la frontière francoitalienneParmi les neuf projets de corridors de fret prioritaires reliant les principales régions d'Europe, trois
traversent la France, dont celui n°6 absorbant de Lyon-Turin. Ainsi, face aux doutes que suscite l'évolution de
flux de marchandise à travers les Alpes francoitalienne, le discours initial semble s'atténuer au profit de cette
"opportunité" commerciale européenne que représente l'élargissement de l'UE vers l'Europe centrale, depuis
l'entrée des anciens "PECO" dans la communauté européenne. "Le projet a évolué ces dernières années.
Avant, c'était d'abord le projet de LGV (Ligne grande vitesse, Ndrl) entre la France et l'Italie. Aujourd'hui, ce
n'est plus l'essentiel. Désormais nous sommes davantage sur le fret de marchandises. Pour le commerce
européen, la barrière des Alpes est une frontière qu'il faut franchir. Il y aura une croissance en Europe, avec
l'élargissement de l'Union, de la péninsule ibérique à la partie Est du continent", estime JeanJack Queyranne,
le président de la région Rhône-Alpes.Yves Crozet, enseignant-chercheur à Sciences-Po Lyon, réfute cet
argument : "Quelle est la réalité du trafic de Lisbonne à Kiev ? C'est ridicule. Ce grand projet d'infrastructure
résulte de grands schémas sans réels fondements. Les flux Est-Ouest en Europe sont et resteront faibles par
rapport aux flux Nord-Sud, le long de la banane bleue" Michel Destot, ancien maire (PS) de Grenoble et
actuel député de l'Isère, rapporteur du projet de la loi à l'Assemblée nationale, estime, pour sa part, que la
conjoncture n'est pas une fatalité. "L'appareil productif français a décliné depuis 20 ans. Mais cela doit être
compensé en le reconstituant. Nous pouvons améliorer le commerce extérieur de la France, sa production
industrielle, et maintenir ou améliorer les échanges avec Italie. La liaison ferroviaire Lyon-Turin peut répondre
à cet objectif"....OU CHANGEMENT STRUCTUREL ?Mais pour plusieurs observateurs, ces arguments
conjoncturels ne trouvent pas une légitimité suffisante. La réduction du trafic serait davantage structurelle, en
proie à la mutation mondiale de l'économie. Yves Crozet, enseignant-chercheur à Sciences Po Lyon, membre
du Laboratoire d'économie des Transports (LET), qui a participé à la Commission Mobilité 21, laquelle, dans
ses conclusions, ne place pas le projet Lyon-Turin comme la priorité nationale, explique : " Il y a trente ans,
quand le projet a émergé, le trafic était en expansion. Mais depuis les années 90, les trafics routiers et
ferroviaires plafonnent, voire déclinent. Il y a un problème de désindustrialisation de la France et de l'Italie,
notamment avec la fermeture des usines Fiat et de la crise de la métallurgie/sidérurgie en France. En
conséquence, il y a moins de marchandises qui circulent." Par ailleurs, le commerce mondial, boosté par la
libéralisation des échanges a également participé au changement de paradigme des flux. Les marchandises
arrivent désormais majoritairement de Chine, via le port de Gènes, ou dans le nord de l'Europe, par le port de
Rotterdam. "Les tonnages ont doublé et représentent maintenant plus de 100 millions de tonnes sur un axe
nord-sud depuis le port de Gènes, ou? les marchandises arrivent désormais d'Asie, pour remonter a? travers
les tunnels suisses et autrichiens vers l'Europe du nord, le long de la célèbre 'banane bleue", analyse
Dominique Dord, député-maire (UMP) d'Aix-les-Bains, une commune fortement concernée par le passage
des poids lourds. Il était à l'origine favorable au projet Lyon-Turin, avant de se rétracter. Le député ajoute :
"On nous réaffirme que dans 30 ans les échanges vont doubler, explique-t-il en référence au rapport Legrand
de 1991. Je n'y crois plus". Au regard des statistiques, l'augmentation des flux de marchandises a été plus
soutenue en Suisse et en Autriche.ARGUMENTAIRE EUROPÉENLa Commission européenne a défini le
projet Lyon-Turin comme un maillon central du "corridor méditerranéen", d'Algésiras à Budapest, au sein du
réseau de base de transport européen. La section franco-italienne s'inscrit précisément dans le projet n°6 ,
aux côtés de deux autres tronçons transfrontaliers, celui de Trieste-Diva?a et de Pragersko à Hodos. ( Le
rapport 2013 du coordinateur du dossier auprès de la Commission européenne est disponible ici.)
27/01/2015
Le Monde
Pag. 5
(diffusione:30179, tiratura:91840)
Nicolas Chapuis, Isabelle Piquer (à Madrid), et Philippe Ridet
Les responsables socialistes français l'auraient souhaitée moins large, moins éclatante. Mais, au lendemain
de la victoire de Syriza aux élections législatives grecques, ils n'avaient d'autre choix que de se réjouir du
retour d'un parti de gauche - fût-il radical - aux affaires. Dans un communiqué lapidaire, François Hollande a
dès dimanche soir salué " l'amitié qui unit la France et la Grèce " tout en exprimant sa volonté " de poursuivre
l'étroite coopération entre nos deux pays, au service de la croissance et de la stabilité de la zone euro, dans
l'esprit de progrès, de solidarité et de responsabilité qui est au cœur des valeurs européennes que nous
partageons ". Une allusion aux engagements pris par la Grèce, alors qu'Alexis Tsipras, le nouvel homme fort
du pays, se propose de renégocier la dette, voire d'en effacer une partie.Face à l'effondrement électoral de
son allié traditionnel, le Pasok, les socialistes français préfèrent positiver. " La victoire d'un parti de gauche
est toujours une bonne nouvelle pour le PS ", a expliqué Jean-Christophe Cambadélis sur Twitter, comme un
rappel nécessaire. La gauche du PS se réjouit, elle, de la montée en puissance de Syriza. Benoît Hamon y
voit un " point d'appui " pour tous les tenants d'une politique de relance." On va être obligé de reposer des
questions qui ne touchent pas seulement aux équilibres budgétaires mais aux conditions de vie des peuples.
Cela va apporter une pluralité dans le débat politique européen, qui n'était jusqu'alors qu'un débat de
nuances. Ça va nous aider à obtenir la réorientation de la construction européenne ", estime l'ancien ministre
de l'éducation.Pas question, en revanche, de voir dans la percée de Syriza un risque de contagion en
France, selon Julien Dray, le vice-président de la région Ile-de-France et proche de François Hollande : " Une
partie de la gauche de la gauche risque d'avoir des désillusions parce que le programme de Tsipras est plus
proche de la social-démocratie que de Jean-Luc Mélenchon. "A Madrid, la victoire de Syriza inquiète
fortement la gauche traditionnelle, car elle viendrait à confirmer la montée de Podemos, devenu en moins
d'un an la première force politique en Espagne. Le parti antiaustérité a déjà réussi à déstabiliser les écoloscommunistes d'Izquierda unida qui, en pleine débâcle, doivent élire un nouveau responsable en
février.Podemos représente également une menace très sérieuse pour le Parti socialiste (PSŒ), éclaboussé
par les affaires de corruption qui ont miné la vie politique espagnole de ces dernières années, et toujours
associé à la présidence très impopulaire de José Luis Rodriguez Zapatero. Pour le leader de Podemos,
Pablo Iglesias, la victoire de Syriza marque le début d'un " compte à rebours " qui augure un grand "
changement " dans la vie politique espagnole. Si l'Espagne s'engage dans la voie ouverte par Syriza, a
souligné le responsable de Podemos, " aucun gouvernent étranger ne pourra la menacer " car l'Espagne, "
quatrième économie de l'Union européenne, n'est pas la Grèce ".Et si c'était le bon moment ? Nichi Vendola,
le leader du parti Gauche écologie et liberté (SEL), a choisi ce dimanche 25 janvier, jour de la victoire de
Syriza en Grèce, pour appeler à Milan à " la naissance d'une coordination des forces politiques et des
associations " de la gauche de la gauche. Le calendrier est déjà fixé : des réunions de préparation durant le
mois de février pour décider d'une stratégie au printemps lorsque se dérouleront plusieurs élections
régionales. La méthode, elle, reste encore floue : " Nous ne pourrons pas être la gauche de l'avenir si nous
sommes simplement la somme des gauches du passé. "Dans la foulée du triomphe de M. Tsipras, ils sont
nombreux dans la Péninsule à rêver d'une alternative au Parti démocrate (PD) de Matteo Renzi, au pouvoir.
Sur le papier, cela paraît possible. Le premier ministre s'est allié avec Silvio Berlusconi pour faire voter les
réformes constitutionnelles. Il y a de fortes chances qu'il cherche également à s'attirer les bonnes grâces du "
Caïman " pour élire le futur président de la République à partir de jeudi. De plus, la situation économique ne
s'est pas améliorée malgré l'austérité des gouvernements Monti et Letta ou la plus grande souplesse de M.
Renzi.Même si le PD reste le premier parti de la Péninsule et le triomphateur absolu des élections
européennes de mai 2014, avec plus de 40 % des suffrages, la mauvaise humeur gagne bon nombre de ses
militants et des élus mécontents des choix politiques et de l'autoritarisme de Matteo Renzi, peu porté à la
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En Europe, la gauche de la gauche reprend espoir
27/01/2015
Le Monde
Pag. 5
(diffusione:30179, tiratura:91840)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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négociation avec sa minorité. Mais, comme le souligne Roberto D'Alimonte, professeur de sciences politiques
à l'université de la Luiss de Rome, " le PD, même s'il est en perte de vitesse, reste le parti dominant de la
gauche, à la différence du Pasok grec. Il ne libère aucun espace ".
27/01/2015
Les Echos
Pag. 18
(diffusione:118722, tiratura:579000)
Transport maritime : Le parquet italien a réclamé, hier, une peine de vingt-six ans et trois mois de prison à
l'encontre de Francesco Schettino, l'ancien commandant du « Costa Concordia ». L'homme, tenu pour
principal responsable du naufrage du paquebot de croisières, qui avait fait 32 morts en janvier 2012,
comparaît depuis juillet 2013 devant le tribunal de Grosseto pour homicides involontaires, abandon de navire
et atteintes à l'environnement. Le verdict est attendu début février.
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« Costa Concordia » : vingt-six ans de prison requis contre l'excommandant
27/01/2015
Les Echos
Pag. 31
(diffusione:118722, tiratura:579000)
Les grands groupes européens doivent recruter 400 administratrices
Selon Credit Suisse, les conseils dépourvus de femmes sont moins performants.
Laurence Boisseau [email protected]
Les femmes sont-elles l 'avenir des grands groupes cotés ? En E u r o p e , s u r u n t o t a l d e 4.300
administrateurs, elles sont 1.085 femmes à occuper un siège au conseil d 'une grande entreprise, selon une
étude menée par Credit Suisse S ecurities publiée la semaine passée. L'an dernier, on a compté 95
administratrices de plus, alors que le nombre d ' h o m m e s d a n s c e t y p e d e fonction a, lui, baissé de
142, à 3.426. En théorie, cela a tout l'air d'une avancée significative mais, dans les faits, les femmes étaient
plus nombreuses en 2013 à faire leur entrée dans cette haute instance du pou voi r. Elles étaient alors 147.
C'est en Italie que la diversité des conseils a le plus progressé l'an dernie r, démontre l 'étude. De 88 en
2013, les femmes sont passées à 119. Cela s'explique par des nominations très remarquées dans les
conseils de groupes dont l'Etat est actionnaire. Ceux d'Enel et ENI ne comprenaient que des hommes ; ils
sont désormais composés de 3 femmes. Telecom Italia a fait entrer d'un seul coup 4 femmes. Ces
nominations s'inscrivent dans un contexte plus général ; le gouvernement de Matteo Renzi a promu la
diversité au sein des ministères. Le chemin à parcourir est encore long puisque 66 sièges sont à remplir pour
respecter le quota de 33 % fin 2015. Retard espagnol En Europe, les grands groupes cotés ne sont pas non
plus très en avance p our être en conformité avec la législation. Car, hormis les Pays-Bas et la Suisse, qui
n'ont pas adopté de s ystème de quotas, il reste encore 400 postesà pourvoir. Et bien plus encore quand on
inclut les petites et moyennes entreprises. La plupart des pays ont légiféré sur le sujet et imposent entre 25 %
(au Royaume -Uni) et 40 % (en France et en Suède notamment) de femmes dans les conseils. L'Espagne
risque fort d'être en retard. 17,1 % des administrateurs sont des femmes contre un objectif de 40 % prévu
initialement p our le premier trimestre 2015. Les sociétés doivent encore trouver 121 femmes. Seul Red
Electrica se conforme à la loi. Pour les grands groupes européens cotés qui n'ont pas de femmes au conseil,
ce retard est dommageable. Parmi les sociétés dont l a c a p i t a l i s a t i o n b o u r s i è r e dépasse 10
milliards de dollars, celles qui recensent au moins une femme au sein du conseil d'administration ont vu le
cours de leur action afficher une performance supérieure de 40 % au total depuis 2006 sur celles dont les
conseils sont exclusivement composés d'hommes. L'étude a également mis en lumière le fait que leur
rentabilité s'établissait en moyenne à 14,1 % depuis 2005, contre 11,2 % pour la deuxième catégorie. Les
premières se paient aussi plus che r, à s avoi r, leur capitalisation boursière représente en m oyenne 2,3 fois l
'actif net contre 1,8 pour les autres.
1.085
FEMMES C'est le nombre de celles qui occupent un siège au conseil d'un grand groupe européen sur un
total de 4.300 administrateurs.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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GOUVERNANCE Le chemin sera long pour qu'ils soient en conformité avec les lois sur la diversité dans les
conseils.
27/01/2015
Liberation
Pag. 5
Madrid et Rome se prennent à rêver
Événement - Par Marc Semo
Les gauches radicales de l'Europe du Sud sont galvanisées par la victoire de Syriza en Grèce, notamment en
Espagne où Podemos («Nous pouvons»), né du mouvement des Indignés, est au coude à coude avec la
droite au pouvoir, aussi bien dans les intentions de vote pour les élections régionales et municipales partielles
du printemps que pour les législatives de novembre. «Nous avançons vers un scénario qui isolera la
chancelière allemande, Angela Merkel», soulignait lundi Pablo Iglesias, 36 ans, très charismatique professeur
de sciences politiques convaincu «qu'à partir de maintenant naît l'espoir mais avec responsabilité et sérieux,
sans aucune euphorie». Nouvelle donne. L'irrésistible montée de ce parti antiaustérité inquiète sérieusement
le PSOE, le parti socialiste espagnol, encore ébranlé par la politique d'austérité menée lors de l'éclatement
de la crise par son ex-leader José Luis Rodríguez Zapatero et toujours incapable, face au Parti populaire de
Mariano Rajoy, d'incarner un quelconque espoir d'alternative. Comme Aléxis Tsípras en Grèce, Pablo
Iglesias se voit en Premier ministre pour mener «une autre politique» et en finir avec l'austérité imposée par
Bruxelles. Sa victoire, plus encore que celle de Syriza en Grèce, créerait une nouvelle donne au sein de
l'Union européenne. «Aucun gouvernement étranger ne pourra menacer l'Espagne qui est la quatrième
économie de l'UE», aime à répéter Pablo Iglesias. En Italie, la situation est différente. La gauche de la
gauche reste éclatée et impuissante, faute notamment d'un leader charismatique capable, tel Aléxis Tsípras
en Grèce ou Pablo Iglesias en Espagne, d'en coaliser les diverses composantes. Nichi Vendola, de Gauche,
Ecologie et Liberté, a appelé dimanche à créer une «coordination» des divers groupes et associations de
cette mouvance. Mais la dynamique reste poussive. Plomb. «En Italie, Aléxis Tsípras s'appelle Matteo
Renzi», avait tweeté dimanche soir Sandro Gozzi, secrétaire d'Etat aux Affaires européennes.Renzi, leader
du centre gauche devenu président du conseil en février 2014, peu après avoir conquis la direction du Partito
Democratico, reste de loin la figure la plus forte de la gauche transalpine. Il a triomphé lors des européennes
de mai en remportant 40% des suffrages. La popularité du jeune Toscan, qui se pose en grand innovateur de
la politique italienne par ses audaces réformatrices, commence néanmoins à avoir du plomb dans l'aile,
surtout sur sa gauche. En témoigne, par exemple, la grève générale lancée mi-décembre par les deux
principales confédérations syndicales, la GCIL et la UIL, pour s'opposer à sa politique et à la réforme du code
du travail. La situation économique italienne stagne malgré l'austérité et la dette atteint 130% du PIB. Mais
Matteo Renzi espère pouvoir profiter de la nouvelle configuration créée dans l'UE par la victoire de Syriza
pour obtenir plus de moyens pour une politique de relance. Et comme François Hollande, Renzi compte bien
se poser en médiateur entre Berlin et Athènes, entre les pays du nord et ceux du sud de l'UE, fort de ses
liens avec la chancelière allemande. Mais le nouvel élan dont va profiter la gauche de la gauche le met aussi
dans une situation difficile.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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La victoire du parti d'Aléxis Tsípras redonne de l'allant aux gauches du sud de l'Europe.
27/01/2015
Wall Street Journal
Pag. 6
MILAN- Italy's latest effort to address its chronic tax evasion problem is keeping Tancredi Marino very busy.
The Milan-based tax lawyer is hiring extra attorneys to handle dozens of requests from Italians looking to use
an imminent amnesty to bring back money stashed in Switzerland and Monaco.But Mr. Marino said he has
also received-and spurned-15 requests from Italians wanting to shift money into other offshore centers to
escape Rome's broad new crackdown on tax evasion, which annually robs Rome's coffers of €120 billion
($134 billion), or 7% of gross domestic product, according to an estimate by Italy's Audit Court."Many Italians
just don't trust the system," said Mr. Marino of the law firm Pavia & Ansaldo. "Changing their mentality will
take decades."Mr. Marino's experience illustrates the stubborn resistance to aggressive government
initiatives in recent years to stymie tax cheats, particularly in Southern Europe.Even as Italy readies new
efforts-including reaching an agreement Jan. 16 with Switzerland on exchanging account information-to claw
back hidden funds and stem the flow of noncompliant money, tax evasion remains a scourge in much of
Southern Europe, tax lawyers, experts and some political leaders say.Alexis Tsipras, the leader of the far-left
Syriza party who was sworn in Monday as Greece's new prime minister, says Athens's efforts to stop evasion
have failed to target Greece's monied classes, whom many Greeks believe have salted away tens of billions
of euros abroad. He promises a more just and effective clampdown to reversing the country's austerity
regime."We need to stop this carnival of tax evasion and avoidance," Mr. Tsipras said during the campaign.
He has also said "tax evasion by the oligarchs" is the norm in Greece.The start of the financial crisis in 2008
kicked off a major global push to stop tax evasion, ranging from challenges to tax arrangements by
companies such as Amazon and Starbucks to an aggressive U.S.-led battle to break down bank secrecy in
Switzerland, the world's largest offshore financial center and a major haven for hidden funds from France,
Germany and Italy.The ensuing eurozone crisis pushed Southern European countries in particular to tackle
the longtime scourge. Greece appointed a former counterterrorism prosecutor to lead its tax-collection effort
and introduced tougher penalties for bribing tax officials and compulsory online filing of tax returns. It hired
400 new university- educated tax collectors last year.Spain sharply limited a much abused program allowing
small businesses to pay a fixed amount of value-added tax each year based on expected rather than real
revenue. And in a carrot-rather-than-stick approach, Portugal last year organized a lottery for people who
demanded receipts for goods and services they bought. The government has awarded more than 35 luxury
Audis to winners since April.When the financial crisis hit Italy, entrepreneurs there were evading an average
of more than 50% of the income taxes they owed, according to Bank of Italy estimates. Those with money
offshore just waited for Rome to launch one of its generous amnesties to bring money back; a 2010 amnesty
allowed tax dodgers to pay a paltry 5% of hidden money. A tiny fraction of Italian tax evaders ever go to jail,
lawyers say.In 2011, Italy's huge debt- now 135% of GDP- and spiraling sovereign borrowing costs pushed
Prime Minister Mario Monti to draconian measures. Tax police launched highprofile inspections of hotels, bars
and restaurants in posh resorts such as Cortina. They stopped Ferraris and Bentleys to collect data on
owners and cross-check them with declared income.The push bore some fruit- proceeds recovered from tax
evaders tripled from 2006 to 2013- but it also caused collateral damage. Sales of jewelry, vacation homes
and luxury boats crashed because of the tax inspections and a new €1,000 ceiling on cash purchases.Now
the government of Prime Minister Matteo Renzi wants a fresh approach, using a new set of carrots and sticks.
It is offering a new amnesty, which will go fully into effect in early February, allowing Italians to come clean on
undeclared offshore funds. But penalties are high, in some cases possibly wiping out the entire amount
hidden.Those who don't take up the voluntary disclosure and are caught now risk eight years in jail.
Economists expect at least € 30 billion to be repatriated through the amnesty, yielding more than €6 billion in
extra tax revenues.At the same time, the government wants a more positive relationship with taxpayers. The
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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Southern Europe Tries Again to Tackle Tax Evasion
27/01/2015
Wall Street Journal
Pag. 6
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 27/01/2015
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tax authority will send pre- filled tax declarations to all taxpayers except the self- employed. It will conduct
fewer but more targeted audits and will simplify the tax code.Doubts linger, however, as to whether the tax
clampdown in Southern Europe is succeeding in rooting out tax evasion.In Spain, government data show
efforts to lower tax evasion have consistently fallen short of targets in recent years, while tax revenue has
often missed forecasts.Moreover, undeclared assets in Southern European countries remain very high.
According to the consulting firm A.T. Kearney, the share of the shadow economy in these countries' gross
domestic product hasn't substantially changed since 2008. In Greece, it was around a fourth of GDP in 2013,
and around a fifth in Italy, Spain and Portugal.In Italy, tax lawyers say some clients have already moved
assets to non-European offshore centers such as Dubai and the Bahamas. Others are using hidden cash to
buy diamonds, expensive watches or gold, which they hope to bring to Italy undetected. Some individuals are
considering shifting their nominal tax residence outside Italy.In November, Italy's Audit Court, a budgetary
watchdog, said the push had yielded modest results. People considered most at risk of dodging taxes get
audited only once every 30 years on average, the court said, adding that those who undergo an audit typically
return to illegal behavior after two years. The court also said tax authorities manage to collect only about half
the evaded tax they unearth."The problem is Italians' way of thinking," said Stefano Simontacchi, managing
partner at Milan law firm Bonelli, Erede and Pappalardo. "To change that we'd need 20 more years."