Copertina RPM 9/03 - Recenti Progressi in Medicina
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Articolo originale Vol. 99, N. 6, Giugno 2008 Pagg. 295-301 Neurostimolazione elettrica subcutanea del nervo periferico utilizzata nel controllo della nevralgia occipitale refrattaria Ali Shaladi, Francesco Crestani, Rita Saltari, Bruno Piva Riassunto. La nevralgia occipitale è caratterizzata da attacchi parossistici di dolore sul decorso del grande e piccolo nervo occipitale. Il dolore può irradiarsi anteriormente fino alla regione frontale e retrorbitale. Tra le cause conosciute vi sono traumi cranici, traumi al nervo occipitale, formazione di neuromi, compressione della corda cervicale. La maggior parte è di origine idiopatica. Materiali e metodi . La casistica è composta da 8 pazienti dei quali 3 pazienti di sesso femminile e 5 di sesso maschile, età media di 63,5 anni, con nevralgia occipitale. La sintomatologia dolorosa durava da 4-6 anni, ed erano stati trattati con terapia farmacologica senza beneficio. Temporaneo beneficio solo con il blocco anestetico del nervo grande occipitale, per cui sono stati ritenuti idonei al trattamento con neurostimolazione elettrica periferica transcutanea. Il dolore è stato valutato con la VAS e la SVR in tre tempi: T0, T1 dopo tre mesi e T2 dopo un anno. Risultati. Nel follow-up, 7 pazienti sono stati seguiti per un anno, un paziente è stato seguito per 3 mesi poiché l’impianto è stato tolto per complicanze. Interruzione dei parossismi del dolore con scomparsa dei punti trigger e con una riduzione del VAS e SVR rispettivamente del 71 e 60 %. Conclusioni. La nostra esperienza dimostra la efficacia di questa tecnica per pazienti con nevralgia occipitale, refrattaria alla terapia farmacologica. I meccanismi d’azione non sono ancora stati chiariti del tutto, anche se esistono varie ipotesi. In più, noi proponiamo che possa agire negativamente anche sull’infiammazione neurogena che svolge – di certo – un ruolo nel mantenimento del dolore. Parole chiave. Infiammazione neurogena, nevralgia occipitale, stimolazione elettrica subcutanea del nervo periferico. Summary. Percutaneous electrical nerve stimulation of peripheral nerve for the intractable occipital nevralgia Occipital neuralgia is characterized by pain paroxisms occurring within distribution of the greater or lesser occipital nerves. The pain may radiates from the rear head toward the ipsolateral frontal or rectro-orbital regions of head. Though known causes include head injuries, direct occipital nerve trauma, neuroma formation or upper cervical root compression, most people have no demonstrable lesion. Method and materials. A sample of 8 patients (5 females, 3 males) aging 63,5 years on the average with occipital neuralgia has been recruited. The occipital neuralgic pain had presented since 4, 6 years and they had been treated by pharmacological therapy without benefit. Some result has been obtained by blocking of the grand occipital nerve so that the patients seemed to be suitable for subcutaneous perypherical neurostimulation. The pain was evaluated by VAS and SVR scales before treatment (T0) and after three and twelve months (T1, T2). Results. During the follow up period 7 patients have been monitored for a whole year while one patient was followed only for 3 months in that some complications have presented. In the other 7 patients pain paroxysms have interrupted and trigger point disappeared with a VAS and SVR reduction of about 71% and 60%, respectively. Conclusions. Our experience demonstrates a sound efficacy of such a technique for patients having occipital neuralgia resistant to pharmacological therapies even if action mechanisms have not yet clearly explained. Some hypothesis exist and we think it might negatively affect the neurogenic inflammation that surely acts in pain maintaining. Key words. Neurogenic inflammation, occipital neuralgia, percutaneous electrical nerve stimulation. Servizio di Terapia Antalgica, Azienda ULSS 18, Rovigo-Trecenta. Pervenuto il 2 aprile 2008. 296 Recenti Progressi in Medicina, 99, 6, 2008 Introduzione Materiali Secondo l’International Classification of Headache Disorders 2° (ICHD-II) la nevralgia occipitale è descritta come una nevralgia caratterizzata da dolore parossistico di qualità trafittiva che interessa la zona di distribuzione dei nervi occipitali, talvolta associata a ipoestesia o disestesia nella zona affetta e spesso è presente dolorabilità alla pressione sul nervo interessato. È classificata, secondo ICHD-II, sotto le nevralgie craniche e i dolori facciali di origine centrale1. È caratterizzata da dolore avvertito nella regione tributaria dei nervi cervicali superiori e del trigemino comprendente l’area occipitale, fronto- parieto- orbitale. Insorge nella regione suboccipitale e si irradia alla porzione posteriore del cuoio capelluto talvolta trasversalmente (figura 1). Può avere un carattere continuo, subcontinuo o parossitico, generalizzato e pulsante, al quale si possono sovrapporre fitte simili ad una scossa elettrica, parestesia o ipostesia2. Nelle crisi è comune il dolore retrorbitale e si può avere ipoestesia o disestesia a livello della regione del cuoio capelluto. La sensazione dolorosa non è innescata da trigger point ma la compressione dei nervi occipitali può esacerbarla e la tensione fisica o emotiva è un comune fattore precipitante3. Le cause possono includere: traumi dei nervi occipitali, compressione dei medesimi dovute a fibrositi, miositi, osteoartrite o osteoartrosi, tumore, infezioni virali o di origine vascolare. Tuttavia, nella maggior parte dei casi non è possibile riconoscere alcuna causa4-6. Il trattamento conservativo include FANS, antidepressivi triciclici, antiepilettici, oppioidi leggeri e iniezioni di steroidi e anestetici locali. Nei casi refrattari cronici si può ricorre a trattamenti neurochirurgici di neurolisi e decompressione, neurotomia, rizotomia, gangliotomia e ablazione con radiofrequenze7-9. Noi portiamo la nostra esperienza nel trattamento della nevralgia occipitale refrattaria mediante stimolazione elettrica del nervo periferico in otto casi. Tra il 2004 e il 2007 sono stati trattati 8 pazienti con nevralgia occipitale la cui diagnosi soddisfaceva i criteri della classificazione dell’International Classification of Headache Disorders 2° (ICHD-II)1, di cui 5 pazienti di sesso maschile e 3 di sesso femminile con età compresa tra 60-68 (età media 63,5); 3 pazienti presentavano nevralgia occipitale di origine osteoartrosica diagnosticata su base strumentale di immagine, 2 di origine posttraumatica e 3 di origine idiopatica. Soffrivano di dolore mediamente da 4-6 anni ed erano stati trattati con FANS, antidepressivi, antiepilettici e oppioidi leggeri senza nessun beneficio. Era stato ottenuto un beneficio temporaneo con il blocco anestetico della radice del nervo occipitale per cui erano candidati ottimali al trattamento con neurostimolazione elettrica periferica sottocutanea. Figura 1. Area dell’irradiazione del dolore Figura 2. Catetere. Metodi Sono stati valutati i criteri generali di inclusione per l’utilizzo della tecnica di neuro-stimolazione elettrica, per pazienti che possono trovare giovamento da questa terapia10. È stata valutata la scala analogica visiva del dolore (VAS) che viene sottoposta al paziente con una semplice domanda dove 0 equivale a nessun dolore e 10 al più forte immaginabile e la scala verbale (SVR) che esprime il livello da 1-6 di intensità del dolore, dove nessuno dolore=1, molto lieve=2, lieve=3 moderato=4, forte=5, molto forte=6. In VAS a T0 la media era 8/10 con un range 9-6 e in SVR a T0 la media era 4/6 range 5-4. Procedura La procedura si svolge in due tempi. La prima fase consiste nel posizionamento del catetere con elettrodi nel sottocute della zona corrispondente C1-C2. L’impianto prevede la posizione prona del paziente sul lettino in sala operatoria. Al braccio viene collegata una flebo di soluzione fisiologica e viene anestetizzata l’area occipitale, utilizzando Marcaina 0,25%, nella zona di impianto del catetere con l’elettrodo (figura 2). Nei 5 pazienti con dolore monolaterale è stato introdotto l’ago di Tuhoy (figura 3 alla pagina seguente) in un punto sulla cute che dista circa 2 cm inferiormente e 2 cm medialmente al processo mastoideo e successivamente è stato fatto avanzare fino alla linea mediana cervicale a livello della lamina C1 (figura 4). A. Shaladi et al.: Neurostimolazione elettrica subcutanea del nervo periferico nella nevralgia occipitale refrattaria 297 Figura 3. L’ago di Tuhoy curvato per adattarlo alla manovra. A questo punto è stato inserito il/i catetere /i con elettrodi quadripolari nell’ago di Tuhoy e, una volta sfilato l’ago, il/i catetere/i rimasto in sito è stato collegato nel punto di entrata dove è stata fatta una piccola tasca e fissato. Dalla parte opposta della tasca è stato inserito nuovamente l’ago ed è stato fatto avanzare in linea discendente e tunnellizzato nella regione del trapezio medio. A questo punto è iniziata la prova di stimolazione che consiste nel provocare, con la stimolazione elettrica, una parestesia (formicolio) sopportabile nell’area dolorosa. Provocata la parestesia, che deve coprire tutta l’area, si è allargato il punto di uscita del catetere e si è impresso un doppio loop allo stesso ed è stato fissato con un filo non riassorbibile. Terminata questa fase, è iniziato un periodo di prova che dura mediamente dai 15 ai 20 giorni e che serve al paziente per valutare il dolore nella sua vita quotidiana e la tolleranza al catetere /i. In caso di successo, cioè quando vi è una riduzione del dolore pari al 50% e una riduzione dell’assunzione di analgesici, si può proseguire per l’impianto definitivo. In questa seconda fase viene sconnessa l’estensione e si collega il catetere con una nuova estensione tunnellizata fino alla regione sotto ascellare dove viene alloggiato il generatore di impulsi. I parametri di stimolazione solitamente variano con voltaggio da 0,5 a 2,5 V e con frequenza da 60 a 130 Hz e pulse widths da 80-180 ∝s. Figura 4. Inserimento monolaterale. Risultati Nel follow-up, 7 pazienti sono stati seguiti per un anno, un paziente è stato seguito per 3 mesi poiché l’impianto è stato tolto per complicanze. Si è ottenuta una interruzione dei parossismi dolorosi, con la scomparsa dei punti trigger e controllo del dolore cronico continuo. Sono state valutate la VAS e la SVR in tre tempi: T0 prima dell’impianto, T1 dopo 3 mesi e T2 dopo un anno. In T0 la VAS media era 7,88 e la SVR 4,62, in T1 la VAS era 6,62 e SVR 3,62, in T2 la VAS era 2,3 e la SVR 1,85. La riduzione nella VAS e in SVR nei primi 3 mesi è stata rispettivamente di 1,66 e di 1. In un anno la riduzione media per la VAS è stata di 5,58 e per la SVR di 3,36: è stata, cioè, ottenuta una riduzione del 71% nella VAS e del 60% nella SVR. I risultati in T2 dimostrano che il miglioramento è stato conseguente all’adattamento della stimolazione che il singolo paziente può regolare, come dimostrato nelle figure 6 e 7 (nella pagina seguente). ANALISI STATISTICA Figura 5. Inserimento bilaterale Nei 3 pazienti che accusavano dolore bilaterale, l’introduzione dell’ago nella zona mediana cervicale è stata a circa 4 cm sotto la protuberanza occipitale (figura 5). Esso è stato fatto avanzare per circa 5 cm prima nella parte sinistra e successivamente nella parte destra. L’analisi statistica (condotta in modalità non parametrica tramite procedura Kruskal-Wallis) dimostra una differenza significativa (p <0,05) tra il gruppo temporale zero (maggiore) rispetto agli altri due tempi (minori). In particolare il test mostra anche come significativa la differenza tra il tempo 1 ed il tempo 2 (p <0,05) nella scala SVR. Questi risultati sono confermati dalla procedura grafico-statistica di cui alle figure 8 e 9 (nella pagina seguente) che impiegano la metodica Box 6 Whiskers per paragonare le mediane dei tre gruppi temporali per entrambe le scale. 298 Recenti Progressi in Medicina, 99, 6, 2008 70 40 60 35 30 50 25 40 20 30 15 20 10 10 5 0 T0 T1 VAS 0 T2 T0 T1 SVR Figura 6 Figura 7 SVR medians with 95% c.l. at different times after treatment (0, 3, 12 months) by notched Box & Whiskers proced. 9,5 6 7,5 5 SRV medians VAS medians VAS medians with 95% c.l. at different times after treatment (0, 3, 12 months) by notched Box & Whiskers proced. 5,5 3,5 T2 4 3 2 1,5 1 0,5 0 0 1 2 Control times Figura 8 0 1 2 Control times Figura 9 I grafici VAS ed SVR sono presentati come risultato di due procedure dette ‘Box & Whiskers a intaccatura’, cioè paragoni di valori mediani dei tre gruppi di dati temporali. Ciascun gruppo mette in evidenza i quattro quartili componenti con la mediana dentro i due quartili centrali che danno alla figura una caratteristica forma a clessidra mentre i quartili inferiore (1 quartile) e superiore (4 quartile), se evidenti, sono rappresentati dai due opposti segmenti verticali. La forma a ‘clessidra’ intende mostrare i limiti fiduciali (qui al 95%) attorno alla mediana stessa, in modo tale che la figura oltre alla capacità descrittiva ha pure un significato inferenziale in quanto paragona statisticamente le mediane. Tanto più il campione è piccolo, tanto più alta è la probabilità che l’errore statistico associato alle mediane superi l’estensione del relativo quartile. In tal caso il profilo della figura a clessidra presenta ripiegamenti all’indietro come nel 3 quartile dei tempi 1 e 2 del grafico VAS o nel 3 quartile dei gruppi temporali 0 e 3. Discussione La nevralgia occipitale è una patologia rara ma non rarissima. È stata descritta per la prima volta da Beruto and Ramos nel 1821. Può essere facilmente confusa con algie craniche riferite alla regione occipitale che hanno origine dall’articolazione atlanto-epistrofico, dalle articolazioni zigoapofisarie superiori, da zone grilletto nei muscoli del collo o alla loro inserzione, ma soprattutto deve essere distinta dalla cefalea cervicogenica, che si distingue per l’irradiazione del dolore all’arto inferiore, per la mancanza della fitta elettrica e non risponde al blocco anestetico selettivo della radice del nervo di Arnold-Chiari2. A. Shaladi et al.: Neurostimolazione elettrica subcutanea del nervo periferico nella nevralgia occipitale refrattaria 299 Le prime tre branche posteriore di C1, C2, C3 formano il plesso Cruvelhier. La seconda e la terza branca danno origine al grande nervo occipitale di Arnold che nasce dalla branca mediale del ramo posteriore del secondo e terzo nervo cervicale e veicola fibre di tipo sensitivo. Il grande nervo cervicale emerge posteriormente tra l’arco posteriore dell’atlante e la lamina dell’epistrofeo, dirigendo poi verso l’alto e medialmente, fino a dividersi in due rami terminali: un ramo laterale per i muscoli più vicini e un ramo mediale che, dopo aver perforato il muscolo semispinale della testa traversa e il tendine del muscolo trapezio, diviene sottocutaneo a livello del cosiddetto punto di Arnold. Il grande nervo occipitale di Arnold provvede all’innervazione sensitiva del cuoio capelluto, dalla nuca fino al vertice (figura 10)11. Figura 11. Plesso cervico-trigeminale. Figura 10. Il nervo grande occipitale. Considerando che, nel midollo, i terminali di C1 e C2 convergono nel subnucleo caudale assieme al terminale centrale trigeminale, formando il cosiddetto plesso cervico trigeminale e in particolare la divisione oftalmica del trigemino che raggiunge la parte inferiore del subnucleo caudale dove convergono C1 e C2, questa convergenza primaria del trigemino di C1e C2 in una via sinaptica comune nel nucleo caudale nella colonna cervicale superiore, fornisce la spiegazione logica che tali impulsi dolorosi provenienti dalle strutture cervicali superiori sono riferiti alla regione fronto-temporo-orbitale e viceversa (figura 11)12. La terapia farmacologica è spesso insoddisfacente o del tutto inutile, le terapie neurolesive hanno complicanze irreversibili e danno anestesia completa del territorio di competenza del nervo. L’applicazione di corrente elettrica a scopo antalgico è antica quanto l’uomo e la prima documentazione risale agli antichi Egizi. Infatti, in alcuni dipinti tombali riconducibili alla V Dinastia (2500 a.C) vi è rappresentato un pesce che sprigiona elettricità e che viene utilizzato verosimilmente nel tratta- mento della cefalea, ma è nel 46 d.C. che compare la prima documentazione “scientifica” scritta nel testo di farmacologia e terapia di Scribonius Largus il quale raccomandava l’utilizzo della scarica elettrica della torpedine per il trattamento delle cefalee13. È soprattutto alla fine del XIX secolo e in particolare in Francia grazie a Duchenne, che questa pratica ha conosciuto un reale sviluppo. Allora la “faradizzazione localizzata” era già ampiamente impiegata nel trattamento del dolore14. Pur conoscendo l’utilizzo dell’elettricità in medicina fin dai tempi antichi, fu solo quando lo sviluppo tecnologico mise a punto degli apparecchi per utilizzare l’elettricità in modo controllato e misurato che essa venne largamente impiegata. Melzack e Wall nel 1965 scoprirono, negli animali, che l’input delle grandi fibre afferenti sensoriali (Aβ) a bassa soglia riduceva la reazione delle cellule del midollo spinale all’input proveniente dalle fibre (C, Aδ) che percepiscono il dolore (teoria del Gate Control)15. Due anni dopo, Wall e Sweet provavano a produrre lo stesso effetto su loro stessi sapendo che un piccolo stimolo elettrico eccitava di preferenza le fibre grandi (Aβ) e quando si provò a fare questo sulla superficie dell’area dolorante, si produsse un considerevole sollievo dal dolore16. L’esperimento ha portato a un’esplosione di nuove ricerche e terapie in questo campo. Nello stesso anno Shealy attuò per la prima volta la stimolazione del midollo spinale con l’impianto di elettrodi nello spazio peridurale, per ottenere un effetto analgesico sulla colonna dorsale17. Ne sono conseguiti i lavori sulla stimolazione elettrica centrale e periferica12. Poiché nel dolore cranio-facciale la stimolazione elettrica delle colonne dorsali era ovviamente inutile, venne introdotta per la prima volta nel 1999 da Weiner e Reed la tecnica di neurostimolazione periferica subcutanea nel trattamento della nevralgia occipitale18. Malgrado l’introduzione pratica della elettrostimolazione nella clinica, da più di un quarto di secolo il meccanismo di azione della palliazione del dolore non è ancora compreso appieno. 300 Recenti Progressi in Medicina, 99, 6, 2008 Sono state proposte diverse ipotesi che derivano dall’esperimento di Wall e Sweet sopradescritto, per cui un campo elettrico di adeguata intensità applicato in vicinanza all’entrata delle grosse fibre (Aβ) delle colonne dorsali determina l’inibizione delle piccole fibre (C, Aδ) bloccando l’impulso algogeno (teoria del Gate Control). Campbell propone l’ipotesi del blocco di conduzione frequenza-dipendente, che si basa sulla stimolazione delle piccole fibre nervose (C, Aδ) con intensità di corrente e frequenza crescente e che causa una progressiva riduzione dell’impulso fino al blocco di conduzione dell’impulso nelle fibre C, Aδ19. Poiché nel dolore neuropatico è presente una abnorme ipereccitabilità dei neuroni WDR (neuroni ad ampio spettro dinamico) del corno posteriore, causata dal fenomeno LTP (potenziamento sinaptico a lungo termine) ritenuto responsabile della cronicizzazione del dolore neuropatico, si ritiene che tale fenomeno venga soppresso dalla neurostimolazione elettrica20. Altri studi dimostrano che la neurostimolazione elettrica, agendo su meccanismi neurochimici alterati, possa riequilibrare il rapporto eccitazione-inibizione nelle corna dorsali del midollo spinale. Infatti il neurotrasmettitore inibitorio GABA è marcatamente ridotto nelle corna dorsali del midollo, al contrario degli amminoacidi eccitatori, come aspartato e glutammato, che sono aumentati nel dolore neuropatico. Nel trattamento con neurostimolazione elettrica il GABA aumenta e gli aminoacidi eccitatori si riducono in modo significativo21. Le fibre nocicettive somatiche afferenti CAδ si attivano entrambi a stimolazione fisiologiche, fisiche e meccaniche come traumi o stiramenti. L’impulso che viaggia dalla periferia in direzione centrale può eccitare rami collaterali dell’assone attivato e l’impulso generato può in questo caso ritornare al tessuto da cui è originariamente partito il primo stimolo nocicettivo22. Tale attivazione antidromica delle fibre nervose che portano impulsi nocicettivi si accompagna alla liberazione a livello delle terminazione libere dei neuromediatori, come la sostanza P o CGRP, ed altre neurochinine. Questo induce, a livello tessutale, un fenomeno infiammatorio che viene mediato unicamente dal sistema nervoso, chiamato infiammazione neurogena, che rappresenta un elemento di amplificazione e perpetuazione dei fenomeni infiammatori che sostengono l’ipersensibilità agli stimoli dolorosi. Il suo sostentamento può essere originato e mantenuto dal sistema nervoso centrale e periferico integro e non leso in risposta a irritazioni da diversa origine23,24. La elettrostimolazione occipitale attiva il sistema inibitorio discendente nel tronco encefalico, che è formato dalla sostanza grigia periacqueduttale i cui neuroni proiettano fibre sul nucleo del rafe magno da cui si dipartono fibre discendenti serotoninergiche, e sui nuclei reticolari paragigantocellulare e magnocellulare, da cui originano fibre noradrenergiche discendenti. Entrambe discendono nel funicolo dorsolaterale e si proiettano sulle lamine I, II, e V del corno posteriore del midollo spinale. Sia la via serotoninergica sia quella noradrenergica attivano i neuroni encefalinergici che a loro volta modulano negativamente, mediante inibizione presinaptica, la trasmissione dell’informazione nocicettiva, bloccando la liberazione della SP, CGRP ed una azione post-sinaptica che provoca un potenziale post-sinaptico inibitorio25,26. Conclusioni La nostra esperienza dimostra l’efficacia della neurostimolazione elettrica del nervo periferico nella nevralgia occipitale. È tecnica relativamente semplice, per pazienti attentamente selezionati, con nevralgia occipitale omolaterale o bilaterale, refrattaria alla terapia farmacologica. I meccanismi d’azione del sollievo non sono ancora stati chiariti completamente, anche se esistono diverse ipotesi e teorie. In più, noi proponiamo che possa agire negativamente anche sull’infiammazione neurogena che, di sicuro, svolge un ruolo nel mantenimento del dolore. La neurostimolazione elettrica periferica subcutanea, rappresenta, nel controllo del dolore, una metodica poco invasiva e può essere un efficace trattamento reversibile con effetti collaterali quasi nulli. Essa dovrebbe pertanto essere considerata il trattamento di elezione prima di passare a metodiche chirurgiche più aggressive. Necessita, tuttavia, di un follow-up nel tempo. Bibliografia 1. Headache Classification Subcommittee of International Headache Society. The international classification of headache disorders. Cephalagia 2004; 24 (suppl 1): 1-151. 2. Tancredi A, Caputi F. Greater occipital nevralgia and arthrosis of C1-2 lateral joint. European J Neurology 2004; 11: 573-4. 3. Becser N, Bovim G, et al. Extracranial nerves in the posterior part of the head: anatomic variations and their possible clinical significance. Spine 1998; 23: 1435-41. 4. Anthony M. Headache and the greater occipital nerve. Clinical Neurology and Neurosurgery 1992; 94: 297-301. 5. Kuhn WF, Kuhan SC. 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