scheda spettacolo - Codici Sperimentali

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scheda spettacolo - Codici Sperimentali
Compagnia Blusclint
Presenta
GRASSE RISATE, LACRIME MAGRE!
Di e con Paolo Faroni e Fabio Paroni
LINK AL VIDEO INTEGRALE: http://www.youtube.com/watch?v=q0rru-dHtUo
“(…) Il duo offre una perfetta padronanza di tutti i registri della commedia, che si coniuga con una forte
consapevolezza del momento storico che il teatro sta vivendo. Una leggerezza profonda, ricca di una cultura
teatrale difficile da trovare anche tra gli addetti ai lavori” - Francesco Nicolosi Fazi, Scenarioonline
Associazione Culturale Codici Sperimentali
Via Gropello, 10 10138 Torino
Tel. 347 5119228
[email protected] - www.codicisperimentali.it
NOTE DI REGIA
Stilisticamente parlando, i quadri sono stati costruiti e scritti ispirandosi a generi diversi non solo
teatrali. Si va dalla commedia brillante al ritmo da situation comedy, passando per le atmosfere
surreali dei Monty Phyton e certi melodrammi televisivi in bianco nero della televisione degli anni
’60.
In scena solo un tavolo e pochi indispensabili oggetti e costumi.
Lo spettacolo, pensato “in povertà”, ha nel gioco degli attori e nella macchina drammaturgica i
suoi punti di forza. Dentro a questa struttura c’è spazio per l’improvvisazione, perché i diversi generi
permettono, di sera in sera, assestamenti e nuove sfumature.
Lo spettacolo parla del mestiere dell’attore da diversi punti di vista; il dilemma se accettare
qualsiasi lavoro ben pagato o fare solo quello che piace o che si ritiene artisticamente “valido” pur
sapendolo scarsamente remunerato (Comici, mica da ridere). La passione del giovane che cerca
di piazzare le sue idee su un mercato che prevede solo commedie brillanti e classici con bellocce
televisive o capolavori riproposti all’infinito (Colloquio di lavoro). Il dramma di dover scegliere tra
una famiglia, una vita comoda e un’ esistenza senza punti fermi e tendenzialmente solitaria (Un
triste Addio).
Nonché
il
confronto
tra
professioni “vere” e il lavoro
dell’attore,
in
una
visione
ribaltata (Ai confini della realtà)
in cui si scoprono interessanti
analogie
e
discrepanze
Stilisticamente parlando, i quadri
sono stati costruiti e scritti
ispirandosi a generi diversi non
solo
teatrali. Si
va dalla
commedia brillante al ritmo da
situation comedy, passando per
le atmosfere surreali dei Monty
Phyton e certi melodrammi
televisivi in bianco nero della
televisione degli anni ’60.
In scena solo un tavolo e pochi indispensabili oggetti e costumi.
Lo spettacolo, pensato “in povertà”, ha nel gioco degli attori e nella macchina drammaturgica i
suoi punti di forza. Dentro a questa struttura c’è spazio per l’improvvisazione, perché i diversi generi
permettono, di sera in sera, assestamenti e nuove sfumature.
Lo spettacolo parla del mestiere dell’attore da diversi punti di vista; il dilemma se accettare
qualsiasi lavoro ben pagato o fare solo quello che piace o che si ritiene artisticamente “valido” pur
sapendolo scarsamente remunerato (Comici, mica da ridere). La passione del giovane che cerca
di piazzare le sue idee su un mercato che prevede solo commedie brillanti e classici con bellocce
televisive o capolavori riproposti all’infinito (Colloquio di lavoro). Il dramma di dover scegliere tra
una famiglia, una vita comoda e un’ esistenza senza punti fermi e tendenzialmente solitaria (Un
triste Addio). Nonché il confronto tra professioni “vere” e il lavoro dell’attore, in una visione ribaltata
(Ai confini della realtà) in cui si scoprono interessanti analogie e discrepanze.
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SINOSSI
Lo spettacolo si articola in quattro quadri, introdotti da un Prologo e chiusi da un Epilogo.
COMICI (MICA DA RIDERE): una coppia di comici, prossimi al debutto televisivo in un’ importante
trasmissione di cabaret, litiga perché uno dei due non sopporta di dover fare un’avvilente
marchetta in uno show che giudica troppo idiota per lui che ha studiato all’università e in una
scuola d’arte drammatica. L’altro, più pragmatico, lo convincerà che proprio perché ha studiato
non sarà difficile abbassare il suo livello intellettuale, come a dire che nel più ci sta il meno. Per
conseguire il suo scopo, farà leva sul fatto che se guadagnano bene e si fanno un nome, potranno
finalmente dedicarsi a qualcosa di più “edificante”. Insomma, fare “teatro serio”. Ma lo faranno
davvero?
COLLOQUIO DI LAVORO: un giovane regista neodiplomato e pieno di entusiasmo si reca dal
direttore artistico di un circuito teatrale lombardo a presentare un progetto per la messa in scena
di un testo di un autore olandese contemporaneo con attori altrettanto giovani e volenterosi.
Dopo aver esposto il piano di lavoro con passione e minuzia per i dettagli – artistici ed economici –
viene redarguito dal direttore artistico perché il progetto non rispetta i crismi del mercato. Dopo
una breve lezione su come “si piazza uno spettacolo in un teatro di questo paese” tutto quello che
il regista riesce a ottenere è di rimettere in scena un noto spettacolo che replica da 53 anni e il cui
ottuagenario regista è morto poche settimane fa. Gli viene data una videocassetta con il compito
di guardarla e rifare tutto così come lo vede. Perché come dice il Diavolo a Faust; le cose
resteranno per sempre.
AI CONFINI DELLA REALTA’: in una scena surreale alla Monthy Phyton, due vecchi compagni di
liceo si incontrano alla fermata del tram e si raccontano quello che hanno fatto nella vita; uno è
diventato attore di teatro e l’altro dentista. Soltanto che, nel “mondo” in cui vivono, il dentista è
l’equivalente dell’attore squattrinato e bohemien e l’attore è come il dentista; ricco, borghese e
fortemente “irreggimentato”. In questo modo tutti i luoghi comuni di entrambe le professioni
vengono ribaltati; il dentista vive alla giornata in paese che non tutela la sua professione e l’attore
soffre una vita vissuta per il profitto circondato da amicizie interessate e “maschere” da indossare.
UN TRISTE ADDIO: una coppia di attori si
divide perché uno dei due, assentatosi
per mesi poco prima di andare in
scena, si è sposato. Non vuole più fare
l’attore e vivere precariamente; meglio
vivere con Daria (la moglie) e lavorare
nell’azienda del padre di lei, facendo
l’attore nell’unico modo in cui è
possibile; non per lavoro, ma per
passatempo.
Offre
all’amico
la
possibilità
di
lavorare
con
lui
nell’azienda del suocero - che in uno
slancio di benevolenza gli ha concesso
“di portare un amico” - ma quello
rifiuta, dicendo che non riesce a
liberarsi del teatro. Ecco allora che uno se ne va nel pubblico, e l’altro resta sul palco.
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LA COMPAGNIA
La gente scambia il nome
Blusclint
per una rock band anglosassone o
un detersivo per piatti, invece è
dialetto piemontese ed è usato dai
contadini per dire che il cielo è
terso.
Ma prima delle spiegazioni,
due cenni biografici.
La
Compagnia
teatrale
Blusclint
nasce dall’incontro, nel 2004, tra
Paolo Faroni e Massimo Canepa. Il
primo si diploma regista alla Scuola
d’arte drammatica Paolo Grassi,
ma è anche attore e autore; il secondo è macchinista teatrale e direttore di scena, ma anche
dottore di ricerca in filosofia estetica. Si incontrano in occasione del monologo Con le tue labbra
senza dirlo per il quale Massimo Canepa si occupa delle luci. Per Woof! Un melòpunk la
collaborazione si fa più profonda toccando questioni drammaturgiche e sceniche. Curano così
insieme testo e regia del progetto Sabato sera (dalla provincia con amore) i cui primi venti minuti
vengono premiati con la menzione speciale a Nuove Sensibilità 2008, e la cui versione integrale,
viene scelta dalla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, per debuttare all’interno della rassegna
Previsioni presso il Teatro Verdi di Milano. Proprio con lo spettacolo Woof! Un melòpunk, la
compagnia Blusclint risulta tra i vincitori nell’edizione 2010 della rassegna RIGENERAZIONE,
organizzata da SISTEMA TEATRO TORINO e riceve il premio dalla giuria giovane come miglior
spettacolo della rassegna. Lo stesso spettacolo è stato inserito nella rassegna Teatro e Comics,
nell’edizione 2010 del festival del fumetto LUCCA COMICS, dopo essere stato oggetto di studio per
gli allievi della scuola Comix di Firenze che ne hanno preso spunto per disegnare brevi storie.
Nell’agosto del 2011, lo spettacolo viene selezionato per partecipare al Festival internazionale di
Edimburgo, il noto FRINGE FESTIVAL, dove raccoglie consensi di pubblico e critica (allo spettacolo
vengono assegnate quattro stelle su cinque dalla London theatre guide).
Nell’ottobre dello stesso anno debuttano alla Cavallerizza di Torino nella rassegna Insolito,
organizzata da Assemblea Teatro, con lo spettacolo Riccardo3 riscrittura della famosa tragedia
scespiriana che prende spunto dal lavoro scenico di Carmelo Bene. Per lo spettacolo la
compagnia riceve un sostegno economico da Sistema Teatro Torino.
Che siano testi inediti o riscritture, a Blusclint piace la poesia nel significato più genuino della
parola, che ha la sua radice nel verbo greco poieo: fare. Di conseguenza, la stesura del testo
prende corpo dal ripetuto confronto tra parola scritta e azione scenica. Niente più della messa in
scena, con il personale contributo degli attori all’azione teatrale, permette di esprimere questa
pratica dandole vita, spessore e colore.
La chiarezza ricercata nella restituzione del vissuto e del viaggio compiuto - o si compie, ancora in esso, è alla base del nome Blusclint.
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