Sergio Harari - Passoni Editore
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M.D. M E D I C I N A E D O C T O R Anno XIX, numero 15 - 10 dicembre 2012 Poste Italiane Spa - Sped. in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. In 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano - Direttore responsabile: Dario Passoni - ISSN 1123 8631 In questo numero Focus on 12 Accordi regionali sotto la scure della spending review Management 34 I protagonisti della gestione terapeutica della gotta Rassegna 47 I nuovi LARN: i cambiamenti proposti msrcom.it Sergio Harari Presidente Associazione Peripato GENERICI PER SCELTA COVER 5 Costruire un ponte tra medicina e cultura: la mission dell'Associazione Peripato 17-12-2012 12:14:43 IT.THI.12.07.01 /idroclorotiazide tiocolchicoside SAMU_ADVMmg_210x280MedDoctor.indd 1 ketoprofene zolpidem tartrato metilprednisolone emisuccinato 26/07/12 12:18 LERCAPREL-Manchette 6x6-def.pdf 1 18/01/12 09:30 In questo numero C M at t u a l i t à Y CM MY CY CMY K M.D. Medicinae Doctor Reg. Trib. di Milano n. 527 del 8/10/1994 ROC n.4120 ■. Editoriale . Siamo alla resa dei conti ................................................................................................................................................................................... 9 ■. Intervista . Costruire un ponte tra medicina e cultura: la mission di Peripato ........................ 10 ■. Focus on . Accordi regionali sotto la scure della spending review ................................................................... 12 ■. Contrappunto . Fase negoziale straordinaria e insidiosa ....................................................................................................................... 16 ■. Riflettori . Segnali preoccupanti per il futuro delle cure oncologiche ..................................................... 21 ■. Indagini . Prescrizione dei farmaci generici tra pregiudizi e criticità ..................................................... 22 Direttore Responsabile Dario Passoni Comitato di Consulenza di M.D. Massimo Bisconcin, Claudio Borghi, Nicola Dilillo, Giovanni Filocamo, Massimo Galli, Mauro Marin, Carla Marzo, Giacomo Tritto Redazione: Patrizia Lattuada, Anna Sgritto Grafica e impaginazione Manuela Ferreri, Rossana Magnelli Produzione: Giancarlo Oggionni Pubblicità: Teresa Premoli, Sara Simone Passoni Editore s.r.l. Via Boscovich, 61 - 20124 Milano Tel. 02.2022941 (r.a.) - Fax 02.202294333 E-mail: medicinae.doctor @ passonieditore.it www.passonieditore.it Amministratore unico: Dario Passoni aggiornamenti ■. Diabetologia . Per la sua fragilità l’anziano ha bisogno di cure diverse ................................................................ 26 ■. Farmaci . Ruolo del controllo del fosforo nella malattia renale cronica ................................................ 27 ■. Malattie rare . Una terapia nutrizionale contro la fenilchetonuria . .................................................................................... 28 ■. Neuropsichiatria . ADHD: importanza di una diagnosi precoce ........................................................................................................ 29 ■. Oncologia . Tumore del collo dell’utero, lo screening è più efficace . ................................................................ 30 ■. Riabilitazione . Malattia di Parkinson: passi più sicuri grazie alla stimolazione plantare .............. 31 Abbonamento Costo di una copia: 0,25 s A norma dell’art. 74 lett. C del DPR 26/10/72 n° 633 e del DPR 28/12/72, il pagamento dell’IVA è compreso nel prezzo di vendita. clinica e terapia Stampa: Tiber SpA - Brescia Testata associata a Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2011 - 31/12/2011 Periodicità: 15 numeri all'anno Tiratura media: 33.349 copie Diffusione media: 33.269 copie Certificato CSST n. 2011-2249 del 27 febbraio 2012 Società di Revisione: Fausto Vittucci & C. s.a.s. I dati relativi agli abbonati sono trattati elettronicamente e utilizzati dall’editore per la spedizione della presente pubblicazione e di altro materiale medico-scientifico. Ai sensi dell’articolo 7 del D.lgs del 30 giugno 2003 n.196, in qualsiasi momento è possibile consultare, modificare e cancellare i dati o opporsi al loro utilizzo scrivendo a: Passoni Editore srl, Responsabile dati, Via Boscovich n. 61 - 20124 Milano ■. Management . I protagonisti della gestione terapeutica della gotta ............................................................................... 35 ■. Documenti . È il nuovo gel la terapia più efficace per la psoriasi lieve-moderata ........................... 37 ■. Dialoghi clinici . Rischio cardiovascolare globale e strategie di intervento . ................................................................. 44 ■. Rassegna . I nuovi LARN: i cambiamenti proposti ............................................................................................................................... 47 ■. Monitor ................................................................................................................................................................................................................................................ 50 Buone feste a tutti i lettori di M.D. M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 n 7 IN QUESTO NUMERO 7 17-12-2012 12:16:13 alendronato disodio clodronato $OHQGURQDWR6RGLFRFODVVH$55 'LVRGLR&ORGURQDWR/LGRFDLQDFODVVH&55 FRPSUHVVHPJ½ FRPSUHVVHPJ½ ÀDOHXVR,175$086&2/$5(PJ½ ÀDOHXVR,175$086&2/$5(PJ½ sodio neridronato 6RGLR1HULGURQDWRFODVVH$55 &ROHFDOFLIHUROR9LWDPLQD'FODVVH$55 ÀDODVROX]LRQHLQLHWWDELOHPJ½ ÁDFRQFLQRPRQRGRVH8,PO½ JRFFHRUDOL8,PO ½ ÀDOH8,PO½ ÀDOH8,PO½ (WRULFR[LEFODVVH$55 $FHFORIHQDFFODVVH$55 FRPSUHVVHULYHVWLWHFRQÀOPPJ½ FRPSUHVVHULYHVWLWHFRQÀOPPJ½ FRPSUHVVHULYHVWLWHFRQÀOPPJ½ VWLFNPJ ½ FRPSUHVVHULYHVWLWHPJ½ 3DUDFHWDPROR&RGHLQDFODVVH&515 3DUDFHWDPRORFODVVH&55 FRPSUHVVHHIIHUYHVFHQWLGLYLVLELOL½ SDUDFHWDPRORPJFRGHLQDPJ FRPSUHVVHHIIHUYHVFHQWLGLYLVLELOL½ SDUDFHWDPRORPJ 5LPERUVDELOHLQ7RVFDQDH/RPEDUGLD editoriale Siamo alla resa dei conti I l comparto delle cure primarie e il ruolo dei medici di medicina generale sono stati messi a dura prova da cambiamenti epocali che hanno visto modificare sostanzialmente la domanda di salute e le malattie croniche essere additate come la voce di costo più preoccupante perché in continua crescita. Un costo troppo impattante per un Ssn sempre più a risorse calmierate e la cui sostenibilità è messa a rischio da una crisi economica i cui effetti si ripercuotono sull’intero sistema Paese. Non deve quindi meravigliare il fluire di grandi discussioni su come arginare la deriva di un Ssn che, secondo esperti, economisti e tecnici salvatori della Patria, così com’è declinato non ci possiamo più permettere. Il 2012, che sta giungendo al suo compimento, ha visto esplodere i conflitti della lenta erosione che il comparto sanitario ha dovuto subire in questi anni. Conflitti la cui eco si è cercata di affievolire con veri e propri proclami di grandi e importanti innovazioni. Una delle protagoniste di queste innovazioni annunciate sicuramente è stata ed è l’assistenza h. 24 sul territorio la cui realizzazione implicherebbe, secondo il ministro della Salute, uno sforzo più sul fronte “organizzativo” che su quello delle risorse da investite. Secondo il progetto ministeriale, infatti, il tutto si può realizzare a costo zero. Ma se per un momento passiamo dalla teoria alla pratica, la realtà con cui impattiamo è di tutt’altro tenore. I primi rinnovi degli Accordi collettivi regionali per la medicina convenzionata, per esempio, sono forieri di cattivi presagi. È netta la contrazione delle risorse investite per la medicina convenzionata proprio in quelle Regioni che fino a pochi anni fa erano additate come un esempio di eccellenza e buona gestione. Ora anche queste sono a rischio di default. È legittimo quindi chiedersi come faranno a sobbarcarsi il peso dei costi dell’annunciata riorganizzazione dell’assistenza h. 24. Siamo alla resa dei conti e al momento a portare il fardello sono i cittadini, i medici e tutti i professionisti della sanità che, malgrado le difficoltà, hanno cercato in questi anni di far funzionare un servizio sanitario pubblico in agonia. M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 ■ 9 EDITORIALE 9 17-12-2012 12:16:57 INTERVISTA Costruire un ponte tra medicina e cultura: la mission di Peripato Promuovere la corretta comunicazione in tema di benessere e salute, riavvicinando la cultura umanistica alla medicina moderna. È questo quanto si prefigge l’associazione Peripato, presentata di recente a Milano. Un obiettivo che, secondo quanto dichiarato da Sergio Harari, medico e presidente di Peripato, non è più rinviabile, perché la medicina, che tra le scienze è la più umanistica, oggi sembra essere sempre più ostaggio della tecnologia L aureato in Medicina e Chirurgia e specializzato a Milano in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Anestesia e Rianimazione, Chemioterapia, Sergio Harari è stato uno dei primi medici in Italia a occuparsi di trapianti polmonari. Nel 1999 nel capoluogo lombardo ha fondato l’Unità Operativa di Pneumologia all’Ospedale San Giuseppe oggi tra i Centri di riferimento nazionale per la diagnosi e la cura di malattie polmonari rare. All’attività assistenziale-clinica associa attività didattica e di pubblicazione e divulgazione scientifica anche su temi di politica sanitaria, sociali e ambientali. Di recente si è impegnato in un’altra sfida: mosso dalla convinzione della necessità di gettare “un ponte tra medicina e cultura” ha dato vita all’Associazione Peripato (www.peripato.org), di cui è presidente. Nell’intervista rilasciata a M.D. ha tenuto a precisare che la 10 INTERVISTA 10 ■ Anna Sgritto missione di questa associazione non è nuova, ma innovativa perché l’intento è quello di rimettere in connessione il mondo della medicina e della scienza con il mondo della cultura nella sua accezione più vasta, in particolare con quelle cosiddette humanities messe ai margini nell’era della tecnica. Peripato , denominazione scelta per l’Associazione, evoca immediatamente il sapere filosofico… “Quando Aristotele passeggiava lungo i peripatoi, i colonnati del suo liceo ateniese, insegnava non solo filosofia, ma biologia e anatomia. Allora scienza e filosofia sembravano un unicum indissolubile. La medicina, infatti, è la più umanistica tra le scienze, è nata in una tradizione culturale di tipo filosofico, ma poi nel tempo è andata verso l’acquisizione di sem- pre più scientificità e tecnologie che sicuramente hanno permesso di innovare la diagnostica e le terapie. Ma nel frattempo abbiamo perso per strada l’humus in cui la medicina come scienza è nata. Oggi, nell’età della tecnica, dobbiamo fare i conti con il fatto che l’esame obiettivo e il supporto della struttura tecnica hanno sovrastato l’ascolto, la cura basata sulla comprensione. Proprio per questo motivo, leggendo l’Imperatore del Male di Siddartha Mukherrjee - medico ricercatore e oncologo, vincitore con questo libro del Premio Pulitzer 2011 - mi sono ritrovato a condividere in pieno un passaggio del libro in cui l’autore scrive: La medicina comincia con un racconto. I pazienti raccontano storie per descrivere una malattia. I dottori raccontano storie per comprenderla. La scienza racconta la propria storia per spiegare le malattie. Peripato è nata proprio con l’inten- M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 11:54:00 INTERVISTA to di ricongiungere quella che è una parte attualmente un po’ dimenticata della tradizione medica, riportandola alla sua completezza originaria che le permette non solo di curare, ma di prendersi cura di un altro uomo: il paziente. La medicina moderna non si può disgiungere dalla qualità della comunicazione e dalla relazione tra medici e pazienti e anche tra gli stessi medici e operatori sanitari. L’avanzamento della tecnologia al servizio del curare, come ho sottolineato, ha scisso questi aspetti dalla pratica medica con delle conseguenze dai risvolti drammatici. Mi riferisco in particolar modo a quella tragica pagina della cura Di Bella, che ho vissuto in prima persona e che ci ha fatto comprendere tra l’altro quanto l’alleanza terapeutica con il paziente sia un fondamento della nostra professione che non bisogna mai dare per scontato e che implica un impegno quotidiano nella costruzione di una relazione di fiducia tra malato e curante”. Processo empatico e relazione medico-paziente dovrebbero quindi essere dei capisaldi della formazione dei futuri medici? “La risposta non può che essere affermativa anche alla luce di quanto è emerso da un sondaggio che la nostra Associazione ha realizzato in collaborazione con Corriere.it, i cui dati sono stati di recente presentati a Milano. I risultati mostrano che cresce sempre più il numero degli italiani che si rivolgono a Internet per informarsi su problemi di salute, mentre dal medico vorrebbero più tempo e attenzione. Ma oltre ad aumentare l’utilizzo del web, cresce anche il numero degli assistiti che si presentano dal proprio curante con Salute e informazione: tu come la pensi? I risultati del sondaggio lanciato da Corriere.it* 1. Pensando all’ultima volta in cui si è presentato un problema di salute (suo o di un familiare), qual è stata la prima mossa che ha fatto? 5. Secondo Lei, come potrebbe migliorare la diffusione di informazioni corrette in materia di salute? Mi sono rivolto al medico (di famiglia/specialista) 50.3% Ho cercato informazioni su Internet 43.6% Mi sono rivolto a chi aveva già fatto la stessa esperienza (amici/colleghi/parenti) 6.2% 2. Di quali fonti di informazione si serve abitualmente in materia di salute? Internet Enciclopedia medica Giornali, radio e tv 3. Si è mai presentato dal medico avendo già cercato informazioni (per esempio, un articolo di giornale o notizie scaricate da internet)? Spesso Talvolta Mai 6. Pensando alla medicina di oggi, 86.6% su cosa investirebbe da subito? 7.8% Formazione dei medici al contatto umano 38.2% 5.7% Tempi più veloci e investimenti maggiori nella ricerca 35.0% Cure e strumenti diagnostici davvero innovativi 26.9% 7. In generale, è soddisfatto del tempo dedicato 44.2% dal suo medico al colloquio con Lei? 41.1% Sì 14.7% Solo in parte No 4. Pensando all’ultima volta in cui Lei è stato da un medico (di base o specialista o pediatra non importa), le informazioni ricevute l’hanno soddisfatta? Solo in parte Sì No Maggiore attenzione e dialogo da parte del medico di famiglia 61.6% Migliori e più numerose azioni delle istituzioni (Ministero della Salute, Servizio sanitario nazionale, Asl, ad esempio) 26.1% Maggiore attenzione e più informazione corretta da parte di giornali, radio e tv 12.4% 43.7% 34.8% 21.6% la fonte di informazione consultata. Il medico quindi dal canto suo si trova di frequente di fronte a persone che riducono l’asimmetria informativa che caratterizza il tradizionale rapporto medico-paziente e devono fare i conti con la possibilità che tali informazioni abbiano suscitato maggiori ansie invece che ridurle. In ogni caso, il nostro compito appare sempre più impegnativo e ci obbliga a una operazione di ascolto più focalizzato. Promuovere, sostenere ed organizzare attività di formazione ed aggiornamento professionale di medici, personale socio-sanitario è quindi uno degli obiettivi della nostra Associazione che tra l’altro ha lo scopo di *Numero delle risposte: 2.530. I sondaggi online di Corriere.it non hanno un valore statistico, si tratta di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno l’unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità. Le percentuali non tengono conto dei valori decimali. In alcuni casi, quindi, la somma può risultare superiore a 100. tutelare salute e ambiente. Proprio per questo sentiamo la necessità di rifondare il rapporto tra popolazione e cultura della salute e una delle nostre prime iniziative sarà la promozione a Milano, a settembre 2013, di un Festival della Salute”. www.qr-link.it /video/1512 w ww Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 INTERVISTA 11 35.5% 32.9% 31.7% ■ 11 17-12-2012 11:54:07 FOCUS ON Accordi regionali sotto la scure della spending review La contrazione delle risorse per la sanità comincia a far vedere i suoi effetti nelle negoziazioni regionali per il rinnovo degli accordi integrativi (Air) della medicina convenzionata. In Lombardia, dopo una dibattuta contrattazione, l’Air viene firmato, malgrado il taglio di sei milioni di euro rispetto al precedente. In Emilia Romagna la discussione ha assunto toni di scontro e la trattativa si presenta ancor più difficile dopo l’annuncio del varo di un Piano straordinario regionale - da addebitare al “definanziamento” del Fondo sanitario nazionale - che prevede nel 2013 per la sanità dell’Emilia Romagna tagli per 260 milioni di cui 20 sarebbero da recuperare dalla medicina convenzionata 12 FOCUS ON 12 ■ U na soluzione non ottimale, ma necessaria, vista la fase storica: così Enzo Scafuro, segretario regionale dello Smi lombardo, ha commentato la firma dell’Accordo integrativo regionale (Air) della Lombardia. Sulla stessa lunghezza d’onda, anche se con una diversa enfasi, il giudizio di Fiorenzo Corti, segretario regionale Fimmg: “Certo, è un accordo che comporta dei tagli, ma rispetto alla situazione prospettata all’inizio, siamo soddisfatti dei risultati ottenuti”. Il taglio a cui si riferisce Corti è di circa 6 milioni ed è inerente la quota che fino alla fine di quest’anno sarà riconosciuta ai medici di medicina generale lombardi per l’utilizzo del sistema Siss. Ma non bisogna dimenticare che a pesare sulla trattativa c’è stata anche la spendig rewiev. “Le risorse economiche disponibili entro cui ci siamo dovuti muovere - ha infatti sottolineato Scafuro - dovevano tener conto oltre al Drg dell’ottobre 2012, che tra l’altro non prevede per l’anno 2013 l’erogazione del contributo regionale per l’uso del Siss da parte dei Mmg, anche della spending review. Si tratta comunque di un accordo limitato nel tempo che potrebbe essere rivisitato prima della scadenza naturale di un anno, anche in considerazione delle prossime elezioni regionali”. La remunerazione per il Siss è sta- ta tagliata, ma, in sintesi, il nuovo Air prevede per ciascuna Asl una “Quota Complessiva Aziendale di Risorse Aggiuntive Regionali” pari a 0,81 euro per ogni assistito in carico ai Mmg per assicurare, con accordi aziendali, la copertura economica, con il seguente ordine di priorità: 1. riconoscimento delle forme associative attivate successivamente alla cessazione delle forme di associazione semplice; 2. incremento dell’indennità informatica (minimo 20% pari a circa 15 euro mese/medico); 3. maggiore accessibilità allo studio dei Mmg; 4. assistenza domiciliare (ADI-ADP); 5. riconoscimento di ulteriori forme associative e di personale di studio attivate successivamente al 31 dicembre 2010, oltre quelle derivanti dal passaggio della forma associativa semplice ad altra forma. Il caso Emilia Romagna Botta e risposta invece tra l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, Carlo Lusenti e il segretario regionale della Fimmg, Renzo Le Pera, in merito ai finanziamenti previsti per la MG e il rinnovo dell’Air. Ad innescare il contenzioso un articolo apparso su Repubblica, edizione di Bologna, venerdì 30 novembre, con il titolo “Sanità, medici di famiglia in rivolta” in cui il segretario Fimmg so- M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 11:52:36 P R OF SOPCEUTST I OV NE diretta definansanitaria conseguenza - ha dichiaratodel Alessandra ziamento del Fondo sanitario naMadoni, BU Market Access Director, zionale previsto per 2013 che è Chiesi Farmaceutici - Il ilGruppo Chiesi inferiore a quello per l’anno ha pertanto decisovarato di sostenere queprecedente. Quale contributo di sta ricerca nell’ambito del suo impe“risparmio” sarà chiamato a dare gno a favore dell’appropriatezza, per ilcooperare, comparto della conanche conmedicina il proprio patrivenzionata? Stando aequanto accamonio di conoscenze competenze duto nelle ultime riunioni tra Reprofessionali, al raggiungimento di gione e rappresentanti di categopiù elevati standard di assistenza ai ria, il “taglio” previsto per la medipazienti, nel rispetto della sostenibilicina convenzionata sarebbe pari a tà economica del sistema”. 20 milioni infatti di euro. così la RegioIl progetto si Einserisce nel più ne perpanorama il rinnovodelle dell’Air ha prevasto partnership sentato una proposta ai sindacati che il Gruppo Chiesi sta avviando di raggiunda categoria alcuni annicon conlale quale Istituzioni pubgerebbe risparmio,della abolendo bliche, siatale nell’ambito ricercai seguenti incentivi, apfarmacologica sia suiconsiderati temi di disease punto superatitra dall’Acn 2010 e dal management cui ricordiamo la decreto Balduzzi: collaborazione con la Asl MI 2 e la ■ euro annuo per assistito ineAsl1NA 2 relative all’ appropriatezza rente disponibilità e alla lagestione delle all’integraziopatologie rene, l’accettazione inspiratorie croniche, della con lalogica Regione terprofessionale del Nucleo di Liguria relativa a modelli di collaboCure la farmacovigilanza conoscenza inrazionePrimarie, online sulla formatica necessaria nelle patologie rare. allo sviluppo dell’integrazione ■ 0,30 euro per assistito all’anno per la disponibilità all’allacciamento alla rete informatica ■ 5 euro all’anno per assistito (frazionato in 12 mensilità) per la partecipazione al progetto Sole dalla data dell’allacciamento dello studio medico. Eseguendo dei calcoli “spannometrici” un medico di medicina generale massimalista vedrebbe i suoi emolumenti decurtati di circa 330380 mensili. Centroeuro Ricerche Chiesi Abiogen Pharma S.p.A. - dep. AIFA 31/07/2008 steneva che la Regione 2013 di comunicazione esternaper e diilformaaveva “l’intenzione di tagliare 90 zione interna ai Dipartimenti cure primilioni diquattro euro alla medicina conmarie dei Distretti dell’Azienvenzionata”. Articolo a cui immeda Usl sull’utilizzo degli strumenti sia diatamente risposto del “Profili diha nucleo” chel’assessodel “Profire Lusenti smentendo solo pazienti” ad alto rischioquanto di ricovero stenuto da Le Pera e precisando ospedaliero. Oltre a queste attività, il che il contributo richiesto meprogetto si completa con lo alla sviluppo dicina territoriale “per fronteggiadi un modello di analisi sull’approre la situazione” è quellofarmaceudi rendepriatezza delle prescrizioni re congruente il sistemadei di pazienti risorse tiche e sulla compliance aggiuntive da erogare per il rinnoanziani e cronici. vo dell’Air con l’Acn 2010 e con il decreto Balduzzi. ¼ L’impegno di Chiesi Una risposta un po’ “sibillina” chiarita però“Questo dal fatto che poco progetto raptempo dopopresenta è stato annunciato un uno strumento Piano straordinario che concretoregionale sulla cui base prevede per il sviluppare 2013 tagli interventi per 260 sarà possibile milioni di euro. Questa cifra è la volti al miglioramento dell’assistenza FOCUS ON 13 17-12-2012 11:58:59 0545/02 TIENOR 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE TIENOR 5 mg compresse TIENOR 10 mg compresse TIENOR 10mg/ml gocce orali, soluzione 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA TIENOR 5 mg compresse Una compressa contiene: principio attivo: Clotiazepam 5 mg. Eccipienti: lattosio, colore E 110. Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1. TIENOR 10 mg compresse Una compressa contiene: principio attivo: Clotiazepam 10 mg. Eccipienti: lattosio. Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1. TIENOR 10 mg/ml gocce orali, soluzione 100 ml di soluzione contengono: principio attivo: Clotiazepam 1 g. Eccipienti: alcool. Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Compresse; gocce orali, soluzione. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Ansia, tensione ed altre manifestazioni somatiche o psichiatriche associate con sindrome ansiosa. Insonnia. Clotiazepam è indicato soltanto quando il disturbo è grave, disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Compresse: Adulti: 1 compressa da una a tre volte al dì. Gocce: Adulti: 12-15 gocce da una a tre volte al dì. Bambini dai 6 anni compiuti: 0,2-0,6 mg/kg/die, cioè da 5 a 15 gocce al giorno, suddivise in 2-3 somministrazioni (5 gocce=2 mg di Clotiazepam). A causa della variabilità delle risposte individuali, la posologia giornaliera andrà adattata all’ età, alle caratteristiche del quadro clinico ed alle condizioni generali. Nel paziente anziano e nei casi di lieve entità, la posologia consigliata va da 5 a 15 mg/die. Nel giovane e nei casi più gravi la posologia consigliata va da 5 a 30 mg/die, secondo il giudizio del medico. Nel trattamento dei pazienti anziani la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovrà valutare un’eventuale riduzione dei dosaggi sopraindicati. Nei pazienti con epatopatia grave o con funzione renale alterata o in presenza di malattie organiche debilitanti si consiglia l’adeguamento della posologia da parte del medico. Come induttore del sonno si consigliano 10 o 20 mg alla sera prima di coricarsi. Il trattamento deve essere il più breve possibile e comprendere un periodo di sospensione graduale. Ansia, tensione ed altre manifestazioni somatiche o psichiatriche associate con sindrome ansiosa: il paziente deve essere rivalutato regolarmente e la necessità di un trattamento continuato deve essere valutata attentamente, particolarmente se il paziente è senza sintomi. La durata complessiva del trattamento, generalmente, non deve superare le 8-12 settimane, compreso un periodo di sospensione graduale. In determinati casi, può essere necessaria l’estensione oltre il periodo massimo di trattamento; in tal caso, ciò non deve avvenire senza rivalutazione della condizione del paziente. Insonnia: la durata del trattamento, generalmente, varia da pochi giorni a due settimane, fino ad un massimo di quattro settimane. In determinati casi, può essere necessaria l’estensione oltre il periodo massimo di trattamento; in caso affermativo, non deve avvenire senza rivalutazione della condizione del paziente. Il trattamento deve essere iniziato con la dose consigliata più bassa. La dose massima non deve essere superata. 4.3 Controindicazioni TIENOR è controindicato in pazienti con accertata ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, miastenia gravis, grave insufficienza respiratoria, grave insufficienza epatica, sindrome da apnea notturna, glaucoma ad angolo stretto (i sintomi possono essere aggravati dall’ effetto anticolinergico). Bambini sotto i 6 anni di età. 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego Tolleranza: una certa perdita di efficacia agli effetti ipnotici delle benzodiazepine può svilupparsi dopo un uso ripetuto per alcune settimane. Dipendenza: l’uso di tieno o benzodiazepine può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica e psichica da questi farmaci. Il rischio di dipendenza aumenta con la dose e la durata del trattamento: esso è maggiore in pazienti con una storia di abuso di droga o alcool. Una volta che la dipendenza fisica si è sviluppata, l’interruzione brusca del trattamento sarà accompagnata dai sintomi di astinenza. Questi possono consistere in cefalea, dolori muscolari, ansia estrema, tensione, irrequietezza, confusione e irritabilità. Nei casi gravi possono manifestarsi i seguenti sintomi: derealizzazione, depersonalizzazione, iperacusia, intorpidimento e formicolio delle estremità, ipersensibilità alla luce, al rumore e al contatto fisico, allucinazioni o crisi epilettiche. Insonnia ed ansia di rimbalzo: all’interruzione del trattamento può presentarsi una sindrome transitoria in cui i sintomi che hanno condotto al trattamento con clotiazepam ricorrono in forma aggravata. Può essere accompagnata da altre reazioni, compresi cambiamenti di umore, ansia, irrequietezza o disturbi del sonno. Poiché il rischio di sintomi di astinenza o da rimbalzo è maggiore dopo la sospensione brusca del trattamento, si suggerisce di effettuare una diminuzione graduale del dosaggio. Durata del trattamento: la durata del trattamento deve essere la più breve possibile (vedere paragrafo 4.2 “Posologia e modo di somministrazione”) a seconda dell’indicazione, ma non deve superare le quattro settimane per l’insonnia ed otto-dodici settimane nel caso dell’ansia, tensione ed altre manifestazioni somatiche o psichiatriche associate con sindrome ansiosa, compreso un periodo di sospensione graduale. L’estensione della terapia oltre a questi periodi non deve avvenire senza rivalutazione della situazione clinica. Può essere utile informare il paziente quando il trattamento è iniziato che esso sarà di durata limitata e spiegare precisamente come il dosaggio deve essere diminuito progressivamente. Inoltre è importante che il paziente sia informato della possibilità di fenomeni di rimbalzo, minimizzando quindi l’ansia riguardo a tali sintomi se dovessero accadere alla sospensione del medicinale. Essendo clotiazepam una benzodiazepina con una durata breve di azione, i sintomi da astinenza possono diventare manifesti all’interno di un intervallo di somministrazione tra una dose e l’altra, particolarmente per dosaggi elevati. Amnesia: le benzodiazepine possono indurre amnesia anterograda. Ciò accade più spesso parecchie ore dopo l’ingestione del farmaco, e, quindi, per ridurre il rischio ci si dovrebbe accertare che i pazienti possano avere un sonno ininterrotto di 7 -8 ore (vedere paragrafo 4.8 “Effetti Indesiderati”). Reazioni psichiatriche e paradosse: quando si usano benzodiazepine è noto che possano manifestarsi reazioni come insofferenza, agitazione, irritabilità, aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazione del comportamento ed altri effetti comportamentali indesiderati. Se ciò dovesse avvenire, l’uso del medicinale deve essere sospeso. Tali reazioni sono più frequenti nei bambini e negli anziani. Quando il trattamento ai dosaggi massimi raccomandati fallisce o cessa di produrre i benefici attesi, un ulteriore aumento della dose non è raccomandato a causa del rischio di un aumento degli effetti indesiderati o di dipendenza. Gruppi specifici di pazienti: il trattamento deve essere iniziato con cautela nei pazienti epilettici. Pazienti anziani, pazienti con disturbi cerebrali, pazienti con insufficienza respiratoria: Gli anziani devono assumere una dose ridotta (vedere paragrafo 4.2 “posologia e modo di somministrazione”). Egualmente, una dose più bassa è suggerita per i pazienti con disturbi organici cerebrali, insufficienza respiratoria cronica (a causa del rischio dì depressione respiratoria) o di età molto avanzata. Pazienti con insufficienza renale: nei pazienti con grave insufficienza renale si raccomanda un appropriato schema posologico. Nell’insufficienza renale è infatti necessario ridurre la dose di clotiazepam. Pazienti con insufficienza epatica: le benzodiazepine non sono indicate nei pazienti con grave insufficienza epatica in quanto possono precipitare l’encefalopatia. Nell’insufficienza epatica moderata o lieve, è necessario ridurre la dose di clotiazepam. In caso di insorgenza di disturbi epatici, occorre instaurare appropriate misure come l’interruzione del trattamento, controllo degli esami del sangue ed in particolare della funzionalità epatica. Insufficienza cardiaca: le benzodiazepine devono essere utilizzate con maggior cautela anche da persone affette da disturbi cardiaci. Bambini: le benzodiazepine possono essere somministrate a bambini solo dopo una scrupolosa valutazione della necessità del trattamento. Il periodo di terapia deve essere il più breve possibile. L’uso di benzodiazepine in bambini sotto i 6 anni d’età è riservato a rare e specifiche indicazioni, decise e monitorate da uno specialista (neuropediatra, psichiatra). I bambini sono molto sensibili agli effetti delle benzodiazepine sul SNC. L’incompleto sviluppo metabolico può impedire la formazione di metaboliti inattivi o rendere incompleto il metabolismo del farmaco. Il TIENOR non deve essere somministrato ai bambini al di sotto dei 6 anni di età (vedere paragrafo 4.3 “Controindicazioni”). Le benzodiazepine non sono raccomandate come trattamento primario nei disturbi psicotici. Le benzodiazepine non devono essere utilizzate da sole per trattare la depressione o l’ansia associata alla depressione (il suicidio potrebbe essere precipitato in questi pazienti). Le benzodiazepine devono essere utilizzate con estrema cautela in pazienti con storia di abuso di alcool o di droghe. Le compresse di TIENOR contengono lattosio: il prodotto non deve essere utilizzato in pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio. Le compresse da 5 mg contengono l’agente colorante azoico E 110, che può causare reazioni allergiche. Le gocce contengono 27,33 vol.% etanolo (alcool), ad esempio fino a 132 mg per dose, equivalenti a 3,28 ml di birra o 1,36 ml di vino per dose. Può essere dannoso per gli alcoolisti. Da tenere in considerazione nelle donne in gravidanza o in allattamento, nei bambini e nei gruppi ad alto rischio come le persone affette da patologie epatiche o epilessia. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione L’assunzione concomitante con alcool va evitata. L’effetto sedativo può essere aumentato quando il medicinale è assunto congiuntamente ad alcool. Ciò influenza negativamente la capacità di guidare o di usare macchinari. Associazione con i deprimenti del SNC : l’effetto depressivo centrale può essere accresciuto nei casi di uso concomitante con antipsicotici (neurolettici), ipnotici, ansiolitici/sedativi, antidepressivi, analgesici, narcotici, antiepilettici, anestetici e antistaminici sedativi. Nel caso degli analgesici narcotici può avvenire aumento dell’euforia conducendo ad un aumento della dipendenza psichica. Composti che inibiscono determinati enzimi epatici (specialmente citocromo P450) possono aumentare l’attività delle benzodiazepine. In grado inferiore questo si applica anche alle benzodiazepine che sono metabolizzate per coniugazione. La clearance metabolica di clotiazepam non viene influenzata in modo significativo dall’assunzione concomitante di contraccettivi orali, cimetidina o isoniazide. La teofillina è un antagonista delle benzodiazepine. 4.6 Gravidanza e Allattamento Gravidanza: in numerosi studi con farmaci dello stesso gruppo terapeutico, somministrati durante il primo trimestre di gravidanza, è stato riportato un aumento del rischio di difetti congeniti. Dato che questo tipo di farmaco non viene generalmente utilizzato come farmaco d’urgenza, l’uso di TIENOR durante il primo periodo di gravidanza deve essere evitato. Dopo tale periodo, deve essere somministrato con cautela e solo se è atteso un netto beneficio terapeutico. Se il prodotto viene prescritto ad una donna in età fertile, ella deve mettersi in contatto con il proprio medico, sia se intende iniziare una gravidanza, sia se sospetta di essere incinta, per quanto riguarda la sospensione del medicinale. Se per gravi motivi medici il prodotto è somministrato durante l’ultimo periodo di gravidanza o durante il travaglio a dosi elevate possono verificarsi effetti sul neonato quali ipotermia, ipotonia e moderata depressione respiratoria dovuti all’ azione farmacologica del farmaco. Inoltre, neonati nati da madri che hanno assunto benzodiazepine cronicamente durante le fasi avanzate della gravidanza possono sviluppare dipendenza fisica e possono presentare i sintomi da astinenza nel periodo postnatale. Allattamento: poiché le benzodiazepine sono escrete nel latte materno, esse non devono essere somministrate alle madri che allattano al seno. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’ uso di macchinari La sedazione, l’amnesia, l’alterazione della concentrazione e della funzione muscolare possono influenzare negativamente la capacità di guidare e utilizzare macchinari. Se la durata del sonno è stata insufficiente, la probabilità che la vigilanza sia alterata può essere aumentata (vedere paragrafo 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”). 4.8 Effetti Indesiderati Gli effetti indesiderati delle benzodiazepine derivano direttamente dalle loro proprietà farmacologiche: la loro frequenza aumenta con l’età e dipende sia dal dosaggio che dalla durata del trattamento. Classificazione per sistemi/organi Effetti indesiderati Patologie del sistema emolinfopoietico leucopenia Disturbi del sistema immunitario molto rare: reazioni anafilattiche Disturbi del sistema nervoso cefalea1, sonnolenza1, confusione1, letargia1, atassia1, sonnolenza al risveglio1 quando il farmaco viene assunto tardi la sera, confusione negli anziani, disturbi della memoria, alterazioni del comportamento e sintomi paranoici. Patologie dell’occhio diplopia e disturbi della visione Patologie cardiovascolari vertigini1, ipotensione, sincope, tachicardia, ipotensione posturale Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche depressione respiratoria in pazienti con insufficienza respiratoria cronica, edema Patologie gastrointestinali xerostomia1, nausea, vomito, aumento dell’appetito, stipsi Patologie epatobiliari alterazioni della funzionalità epatica, particolarmente con ittero ed aumento dei valori delle transaminasi (vedere paragrafo 4.4) Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo reazioni cutanee allergiche,eritema, orticaria Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo diminuzione del tono muscolare, affaticamento, malessere, debolezza, mialgia, artralgia1 Patologie del sistema riproduttivo e della mammella cambiamenti della libido, disturbi mestruali o ovulatori, ginecomastia Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione ottundimento delle emozioni1, affaticamento1, tinnito 1 Questi effetti sono prevalenti all’inizio della terapia. Amnesia: si può manifestare amnesia anterograda anche ai dosaggi terapeutici, il rischio aumenta ai dosaggi più alti e l’amnesia generalmente compare dopo poche ore dall’assunzione. Gli effetti amnesici possono essere associati ad alterazioni del comportamento (vedere paragrafo 4.4 “Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego”). Depressione: durante l’uso di benzodiazepine può essere smascherato uno stato depressivo preesistente. Dipendenza: l’uso di benzodiazepine (anche alle dosi terapeutiche) può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica: la sospensione della terapia può provocare fenomeni di rimbalzo o da astinenza (vedere paragrafo 4.4 “Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego”). Può verificarsi dipendenza psichica. È stato segnalato abuso di benzodiazepine. Talvolta può comparire sedazione, su base individuale e non prevedibile. Questo effetto, comunque, è non comune e generalmente transitorio. Se necessario si può valutare una riduzione del dosaggio. Le benzodiazepine o i composti benzodiazepino -simili possono causare reazioni come: irrequietezza, agitazione, irritabilità, aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazioni del comportamento. Tali reazioni possono essere abbastanza gravi. Sono più probabili nei bambini e negli anziani. 4.9 Sovradosaggio L’esperienza di sovradosaggio di clotiazepam nell’uomo è limitata. Come per le altre benzodiazepine, una dose eccessiva non dovrebbe presentare rischio per la vita, a meno che non vi sia assunzione concomitante di altri deprimenti del SNC (incluso l’alcool). Nel trattamento dell’iperdosaggio di qualsiasi farmaco, dovrebbe essere considerata la possibilità che siano state assunte contemporaneamente altre sostanze. L’iperdosaggio di benzodiazepine si manifesta solitamente con vario grado di depressione del sistema nervoso centrale che varia dall’obnubilamento al coma. Nei casi lievi, i sintomi includono disartria, ritenzione urinaria, tremore, obnubilamento, confusione mentale, letargia. Nei casi più gravi, i sintomi possono includere atassia, ipotonia, ipotensione, depressione respiratoria, raramente coma e molto raramente morte. Trattamento: il trattamento è sintomatico, si raccomanda di indurre il vomito entro un’ora (se il paziente è cosciente) o intraprendere il lavaggio gastrico con protezione delle vie aeree (se il paziente non è cosciente) e/o somministrare carbone attivo per ridurre l’assorbimento gastrico (se non si osserva miglioramento con lo svuotamento dello stomaco). Antidoto: il flumazenil è indicato in caso di intossicazione grave con coma e/o insufficienza respiratoria. La dose IV iniziale raccomandata è di 0.3 mg. Se il grado di coscienza richiesto non viene raggiunto entro 60 secondi, possono essere somministrate ulteriori iniezioni fino alla ripresa dello stato di coscienza del paziente o fino ad un massimo di 2 mg. L’utilizzo concomitante di farmaci triciclici o di altri farmaci che possono causare convulsioni, così come anormalità dell’ECG (come un aumento del QRS o dell’intervallo QT), sono le maggiori controindicazioni per l’uso del flumazenil. L’intossicazione combinata con l’ingestione di alcool o di altri farmaci o nel caso di patologie pre-esistenti, richiede un’immediata ospedalizzazione in quanto la vita potrebbe essere a rischio. Le funzioni respiratorie e cardiovascolari devono pertanto essere monitorate in un’unità di rianimazione. 5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Ansiolitici derivati benzodiazepinici. Codice ATC: N05BA21 Clotiazepam è il capostipite di una nuova serie di prodotti ansiolitici: le Tienodiazepine. Le numerose ricerche cliniche condotte a livello internazionale hanno dimostrato che clotiazepam possiede un alto rapporto ansiolisi/sedazione. Infatti l’attività ansiolitica esercitata da clotiazepam, ai dosaggi comunemente impiegati, permette di eliminare o ridurre gli stati di tensione, ansia, irritabilità e le somatizzazioni ad essi correlate senza provocare marcata sedazione del paziente. L’attività anticonvulsivante del clotiazepam è stata dimostrata sperimentalmente nel topo e nel ratto (blocco delle convulsioni da pentametilentetrazolo: DE 50 orale 0.7 mg/kg ratto); (blocco delle convulsioni da bemegride: DE50 orale 0.6 mg/kg topo). L’effetto miorilassante di clotiazepam (coordinazione motoria) è risultato minore rispetto al diazepam. Clotiazepam agisce attraverso l’interessamento selettivo di definite strutture cerebrali quali l’ipotalamo e il sistema limbico, migliorando la modulazione degli impulsi nervosi. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Clotiazepam, somministrato per os nell’uomo viene rapidamente assorbito nel tratto intestinale, raggiungendo il picco ematico in 1,5 ore circa. Da vari studi realizzati emerge che clotiazepam possiede una breve emivita di 4-6 ore ed un volume di distribuzione di 2,47 L/Kg. Inoltre 25 ore dopo la somministrazione non si è rilevata alcuna traccia del prodotto. Gli studi sulla distribuzione del clotiazepam marcato hanno permesso di accertare che il farmaco raggiunge principalmente fegato, rene e ghiandole surrenali. Somministrazioni ripetute per 3 settimane non hanno fatto registrare incrementi significativi della concentrazione del farmaco nei tessuti menzionati. Tutto ciò attesta la mancanza di accumulo di clotiazepam in una terapia prolungata. Il clotiazepam presenta un legame maggiore del 99% con le proteine seriche senza una correlazione con l’andamento della concentrazione serica nel tempo. Clotiazepam viene escreto sia con le urine che con le feci in rapporto 1:1. L’ escrezione del farmaco avviene principalmente come molecola immodificata essendo la percentuale dei metaboliti non superiore al 10% nelle urine. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Le prove di tossicità sull’animale hanno dimostrato che clotiazepam è ben tollerato. Infatti la DL50 orale nel ratto è risultata > 2000 mg/kg, mentre nel topo è risultata di 957 mg/kg nel maschio e 1011 mg/kg nella femmina. Inoltre clotiazepam non si è dimostrato teratogeno né mutageno. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti TIENOR 5 mg compresse: lattosio, amido di mais, cellulosa microcristallina, povidone, magnesio stearato, E 104, E 110. TIENOR 10 mg compresse: lattosio, amido di mais, cellulosa microcristallina, povidone, magnesio stearato, E 132. TIENOR 10 mg/ml gocce orali, soluzione: saccarina sodica, aroma lampone, aroma ciliegia, giallo chinolina E 104, alcool anidro, polietilenglicole 400. 6.2 Incompatibilità Non sono note incompatibilità chimico-fisiche del clotiazepam verso altri composti. 6.3 Periodo di validità TIENOR 5 mg compresse TIENOR 10 mg compresse 3 anni. TIENOR 10 mg/ml gocce orali, soluzione 2 anni. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Compresse: blister in P.V.C. e alluminio serigrafato TIENOR 5 mg compresse - 40 compresse TlENOR 10 mg compresse - 30 compresse Gocce orali, soluzione: flacone in vetro giallo con contagocce sigillato con sovracapsula di sicurezza per bambini. TIENOR 10 mg/ml gocce orali, soluzione - flacone 20 ml 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Nessuna istruzione particolare. 7. TITOLARE DELL’ AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO FARMAKA S.r.l. Sede Amministrativa: Via Vetreria, 1 - Grandate (Co) Concessionaria per la vendita: ABIOGEN PHARMA S.p.A. Via Meucci, 36 – 56014 Ospedaletto (Pisa) 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO TIENOR 5 mg compresse - 40 compresse AIC: 025283019 TIENOR 10 mg compresse - 30 compresse AIC: 025283021 TIENOR 10 mg/ml Gocce orali, soluzione -fIacone 20 ml AlC: 025283045 9. DATA DI PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’ AUTORIZZAZIONE TIENOR 5 mg compresse Maggio 1984 TIENOR 10 mg compresse Maggio 1984 TIENOR 10 mg/ml Gocce orali, soluzione Luglio 1987 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Gennaio 2012 5 mg 40 cpr 9,50 ` - 10 mg 30 cpr 10,10 ` - 10 mg/ml gocce orali flacone 20 ml 9,50 ` - Classe C - RR CONTRAPPUNTO Fase negoziale straordinaria e insidiosa Due i punti critici messi nero su bianco dalle Regioni sul rinnovo delle convenzioni per le cure primarie, rispetto a quanto fissato dal decreto Balduzzi: l’aspettativa provocata nella popolazione per l’avvio di un’assistenza primaria h. 24 e il nodo risorse per le forme aggregate di assistenza che le Regioni sono chiamate a garantire. Un’operazione che, secondo le Regioni, vale almeno un miliardo di euro Stefano Alice Medico di medicina generale, Genova 16 CONTRAPPUNTO 16 ■ U na diretta conseguenza della Riforma Balduzzi sarà la decurtazione degli emolumenti per i Mmg. A sottolinearlo è la bozza dell’atto di indirizzo predisposto dalla Sisac in cui si ribadisce la straordinarietà di questa fase negoziale che interrompe il blocco contrattuale disciplinato con legge fino al 2014 compreso. Riaprire questa partita è stata una precisa scelta sindacale il cui obiettivo, secondo me è quello di accollare alle Regioni, già falcidiate da tagli lineari insostenibili, il finanziamento del famoso progetto della Rifondazione della Medicina Generale, alla cui realizzazione l’attuale leader della Fimmg ha deciso di legare le sue sorti. La tattica sindacale è consistita nello scavalcamento delle Regioni attraverso un accordo diretto col ministro della Salute, accompagnato da alcune dichiarazioni molto forti contro il regionalismo, travolto dagli scandali. Ad esse rispose il gelo delle Regioni, che si guardarono bene dal replicare, ma cominciarono ad organizzare, da subito, la loro controffensiva. Per questa brillante operazione - concertata ai danni delle Regioni dal Ministro Balduzzi con alcuni sindacati medici e condotta nel mezzo di una crisi economica epocale - si è fatto ricorso allo strumento della decretazione d’urgenza, quando per una riforma della Sanità, degna di questo nome, sarebbe necessario un ampio dibattito, da tenersi non solo in Parlamento, ma nell’intera società civile. Sordi a qualsiasi richiamo Un’operazione che è stata segnata da un’incredibile sequela di errori. Fra tutti ricordiamo l’irrealistica aspettativa che è stata creata nella cittadinanza con la promessa di un’assistenza no-stop da parte dei medici di famiglia. L’arcinoto h. 24, 7 giorni su 7 che, oltre ad essere di non facile realizzazione, è inutile perché privo di effetti positivi sulla salute della popolazione, è dannoso in quanto foriero di un aumento inappropriato di spesa sanitaria per bisogni di salute solo presunti e non diminuirà gli accessi impropri al Pronto Soccorso, come ampiamente dimostrato da diversi studi. Eppure gli inviti alla ragionevolezza non sono mancati, anche da parte di esponenti di spicco (Ignazio Marino) del partito che maggiormente appoggiava il Governo. Inoltre, tanto per buttare benzina sul fuoco, la leadership sindacale (Fimmg, Sumai, Fimp) ha pensato bene di minacciare lo sciopero nel caso il Decreto Balduzzi fosse stato “stravolto”. Scolpito nella pietra rimarrà l’ammonimento del duo Ivan Cavicchi Cesare Fassari, che senza dubbio, sono dei profondi conoscitori della palude in cui ci muoviamo: “attenti, cari medici di famiglia italiani, che state scherzando col fuoco. Se disgraziatamente qualcosa dovesse andare storto, ricordatevi che sarete proprio voi a pagare un prezzo altissimo”. Sordi a qualsiasi richiamo, sembra proprio che, purtroppo, ci apprestiamo a vivere un’esperienza “indimenticabile”. M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 11:54:47 PANTOPAN Prescrivibile SSN Classe A NOTA 1 NOTA 48 Depositato presso AIFA in data 9/11/2011 © 2012 tra i tanti pantoprazoli... NOTA 48 20 mg 1 cpr/die MRGE tDi grado lieve e sintomi correlati: 1 cpr/die t.BOtenimento e prevenzione delle recidive: 1 cpr/die MRGE tDi grado moderato: 1 cpr/die t Trattamento delle recidive: 1 cpr/die Ulcera gastrica e duodenale 1 cpr/die Eradicazione Helicobacter pylori in associazione con antibiotici: 2 cpr/die Solutions with you in mind Cod. PAN 0113 A/12 Prevenzione danni da FANS 40 mg RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Pantopan 20 mg compresse gastroresistenti. Pantopan 40 mg compresse gastroresistenti. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Pantopan 20 mg Una compressa gastroresistente contiene 20 mg di pantoprazolo (come sale sodico sesquidrato). Pantopan 40 mg Una compressa gastroresistente contiene 40 mg di pantoprazolo (come sale sodico sesquidrato). Eccipienti. Per la lista completa degli eccipienti vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Compresse gastroresistenti (compresse). Pantopan 20 mg Compresse gialle, ovali, biconvesse, rivestite con film, marcate “P20” con inchiostro marrone su un lato. Pantopan 40 mg Compresse gialle, ovali, biconvesse, rivestite con film, marcate “P40” con inchiostro marrone su un lato. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Pantopan 20 mg Adulti e adolescenti di 12 anni o più. Trattamento della malattia sintomatica da reflusso gastroesofageo. Trattamento a lungo termine e prevenzione delle recidive delle esofagiti da reflusso. Adulti. Prevenzione delle ulcere gastroduodenali indotte da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi in pazienti a rischio, che necessitino di un trattamento continuativo con FANS (vedere paragrafo 4.4). Pantopan 40 mg Adulti e adolescenti di 12 anni o più. Esofagite da reflusso. Adulti. Eradicazione di Helicobacter pylori (H. pylori) in combinazione con un’appropriata terapia antibiotica nei pazienti con H. pylori associata a ulcera. Ulcera gastrica e duodenale. Sindrome di Zollinger-Ellison e altri stati patologici caratterizzati da ipersecrezione. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Le compresse non devono essere masticate o frantumate, ma devono essere deglutite intere con un po’ d’acqua, un’ora prima di un pasto. Posologia raccomandata Pantopan 20 mg Adulti e adolescenti di 12 anni o più. Trattamento della malattia sintomatica da reflusso gastroesofageo. La posologia raccomandata è di una compressa gastroresistente di Pantopan 20 mg al giorno, per via orale. Il sollievo dei sintomi si ottiene, generalmente, in 2-4 settimane. Se tale periodo non è sufficiente, la guarigione si ottiene, normalmente, prolungando la terapia per ulteriori 4 settimane. Una volta ottenuto il sollievo dei sintomi, si può controllare il ripresentarsi dei sintomi utilizzando, quando necessario, un trattamento al bisogno con 20 mg una volta al giorno. Nei casi in cui con la somministrazione al bisogno non può essere mantenuto un soddisfacente controllo dei sintomi, andrebbe valutato il passaggio ad una terapia continuativa. Trattamento a lungo termine e prevenzione delle recidive delle esofagiti da reflusso. Per il trattamento a lungo termine, si raccomanda una posologia di mantenimento con una compressa gastroresistente di Pantopan 20 mg al giorno, aumentando a 40 mg di pantoprazolo al giorno in caso di recidiva. Per questi casi è disponibile Pantopan da 40 mg. Dopo guarigione della recidiva la posologia può essere ridotta nuovamente a 20 mg di pantoprazolo. Adulti. Prevenzione delle ulcere gastroduodenali indotte da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi in pazienti a rischio, che necessitino di un trattamento continuativo con FANS. La posologia raccomandata è di una compressa gastroresistente di Pantopan 20 mg al giorno, per via orale. Popolazioni speciali. Bambini con meno di 12 anni di età. Pantopan 20 mg non è raccomandato nei bambini con meno di 12 anni a causa della scarsa disponibilità di dati di sicurezza ed efficacia per questa fascia di età. Disfunzionalità epatica. Nei pazienti con funzionalità epatica gravemente compromessa non si deve superare una dose giornaliera di 20 mg (vedere paragrafo 4.4). Disfunzionalità renale. Non è necessario un aggiustamento posologico in pazienti con funzionalità renale alterata. Anziani. Non è necessario un aggiustamento posologico nei pazienti anziani. Pantopan 40 mg Adulti e adolescenti di 12 anni o più. Esofagite da reflusso. Una compressa di Pantopan al giorno. In casi particolari, la dose può essere raddoppiata (aumentare a 2 compresse di Pantopan al giorno), specialmente quando non si è avuta risposta con altri trattamenti. In genere sono necessarie 4 settimane di trattamento; se non dovesse essere sufficiente, la guarigione si raggiunge in ulteriori 4 settimane. Adulti. Eradicazione dell’H. pylori in associazione con due specifici antibiotici. I pazienti positivi per H. pylori e affetti da ulcera gastrica e duodenale devono essere sottoposti a eradicazione del batterio con una terapia combinata. Vanno considerate le linee guida ufficiali locali (es. raccomandazioni nazionali) relative alla resistenza batterica e alla prescrizione e uso appropriato di agenti antibatterici. In funzione del tipo di resistenza, si raccomanda l’adozione di uno dei seguenti schemi di terapia per l’eradicazione di H. pylori: 1) Pantopan, una compressa due volte al dì + amoxicillina 1000 mg due volte al dì + claritromicina 500 mg due volte al dì 2) Pantopan, una compressa due volte al dì + metronidazolo 400-500 mg (o 500 mg tinidazolo) due volte al dì + claritromicina 250-500 mg due volte al dì 3) Pantopan, una compressa due volte al dì + amoxicillina 1000 mg due volte al dì + metronidazolo 400-500 mg (o 500 mg tinidazolo) due volte al dì Durante la terapia combinata per l’eradicazione dell’infezione da H. pylori, la seconda compressa di Pantopan deve essere assunta un’ora prima del pasto serale. La terapia combinata va generalmente effettuata per 7 giorni e può essere prolungata sino ad un massimo di due settimane. Se, per assicurare la cicatrizzazione dell’ulcera, è indicato un ulteriore trattamento con pantoprazolo, si deve adottare la posologia raccomandata per il trattamento dell’ulcera gastrica e duodenale. Nei casi in cui non si scelga la terapia combinata, ad es. per pazienti negativi per H. pylori, si applichino le seguenti linee guida sulla monoterapia con Pantopan: Trattamento di ulcera gastrica. Una compressa di Pantopan al giorno. In casi particolari, in special modo quando non si sia ottenuta risposta con altri trattamenti, la posologia può essere raddoppiata (aumentata a due compresse di Pantopan al giorno). Nell’ulcera gastrica la durata del trattamento è in genere di 4 settimane. Se tale periodo non è sufficiente, la cicatrizzazione si ottiene solitamente prolungando la terapia per altre 4 settimane. Trattamento di ulcera duodenale. Una compressa di Pantopan al giorno. In casi particolari, la dose può essere raddoppiata (aumentare a 2 compresse di Pantopan al giorno) specialmente quando non si è avuta risposta con altri trattamenti. Nell’ulcera duodenale, la cicatrizzazione della lesione ulcerosa si ottiene generalmente entro 2 settimane. Se tale periodo non è sufficiente, la cicatrizzazione si verifica, nella quasi totalità dei casi, dopo altre 2 settimane di terapia. Sindrome di Zollinger-Ellison e altre condizioni patologiche caratterizzate da ipersecrezione. Per il trattamento a lungo termine della sindrome di Zollinger-Ellison e di altri stati patologici caratterizzati da ipersecrezione, i pazienti devono iniziare il trattamento con la dose giornaliera di 80 mg (2 compresse di Pantopan da 40 mg). In seguito il dosaggio può essere aumentato o ridotto sulla base di opportune valutazioni strumentali della secrezione acida individuale. Dosaggi superiori a 80 mg al giorno devono essere suddivisi in due somministrazioni giornaliere. È possibile incrementare temporaneamente la dose giornaliera al di sopra di 160 mg per periodi non superiori a quanto necessario per ottenere un controllo adeguato della secrezione acida. La durata della terapia nella sindrome di Zollinger-Ellison e di altri stati patologici caratterizzati da ipersecrezione non ha restrizioni e deve essere adattata secondo le necessità cliniche. Popolazioni speciali. Bambini con meno di 12 anni di età. Pantopan non è raccomandato nei bambini con meno di 12 anni a causa della scarsa disponibilità di dati per questa fascia di età. Disfunzionalità epatica. Nei pazienti con funzionalità epatica gravemente compromessa non si deve superare una dose giornaliera di 20 mg di pantoprazolo (1 compressa da 20 mg di pantoprazolo). Pantopan non deve essere impiegato in terapia combinata per l’eradicazione di H. pylori nei pazienti con disfunzione epatica da moderata a grave poiché al momento non sono disponibili dati di efficacia e sicurezza di Pantopan in terapia combinata in questi pazienti (vedere paragrafo 4.4). Disfunzionalità renale. Non è necessario un aggiustamento posologico in pazienti con funzionalità renale alterata. Pantopan non deve essere usato nella terapia combinata per l’eradicazione dell’H. pylori nei pazienti con disfunzione renale in quanto non sono disponibili dati sull’efficacia e sicurezza di Pantopan nella terapia combinata in tali pazienti. Anziani. Non è necessario un aggiustamento posologico nei pazienti anziani. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità verso il principio attivo, i benzimidazoli sostituiti o verso qualunque altro eccipiente, o dei farmaci assunti con terapia combinata (Pantopan 40 mg). 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Disfunzionalità epatica. Nei pazienti con funzionalità epatica gravemente compromessa, gli enzimi epatici devono essere monitorati periodicamente durante la terapia con pantoprazolo, in particolare durante quella a lungo termine. In caso di aumento dei livelli sierici di questi enzimi, il trattamento deve essere sospeso (vedere paragrafo 4.2). Co-somministrazione di FANS. Pantopan 20 mg. L’impiego di Pantopan 20 mg nella prevenzione delle ulcere gastroduodenali indotte da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi deve essere limitato ai pazienti che richiedano un trattamento continuativo con FANS e che presentino un aumentato rischio di complicanze gastrointestinali. La valutazione dell’accresciuto rischio deve essere effettuata in base alla presenza di fattori di rischio individuali, quali l’età elevata (>65 anni), storia di ulcera gastrica o duodenale o di sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore. Terapia combinata. Pantopan 40 mg. In caso di terapia combinata, deve essere osservato quanto riportato nel riassunto delle caratteristiche del prodotto dei rispettivi farmaci. In presenza di sintomi preoccupanti. In presenza di qualsiasi sintomo preoccupante (es. significativa e non intenzionale perdita di peso, vomito ricorrente, disfagia, ematemesi, anemia o melena) e in caso di ulcera gastrica sospetta o presente, è necessario escludere una patologia maligna poiché pantoprazolo, alleviandone i sintomi, può ritardare la diagnosi. Ulteriori indagini devono essere effettuate se i sintomi persistono malgrado un trattamento adeguato. Co-somministrazione di atazanavir. Non è raccomandata la co-somministrazione di atazanavir e inibitori di pompa protonica (vedere paragrafo 4.5). Se tale co-somministrazione è assolutamente necessaria, è raccomandato lo stretto controllo clinico (carica virale) e l’aumento a 400 mg della dose di atazanavir con 100 mg di ritonavir. Non superare la dose giornaliera di 20 mg di pantoprazolo. Influenza sull’assorbimento della vitamina B12. In pazienti con la Sindrome di ZollingerEllison e altre condizioni patologiche caratterizzate da ipersecrezione che richiedono un trattamento a lungo termine, pantoprazolo, come tutti i farmaci inibenti la secrezione acida, può ridurre l’assorbimento della vitamina B12 (cianocobalamina) dovuto a ipo- o acloridria. Questa eventualità deve essere considerata nella terapia a lungo termine nei pazienti con depositi ridotti o con fattori di rischio per un ridotto assorbimento di vitamina B12 o in presenza dei rispettivi sintomi clinici. Trattamento a lungo termine. Nel trattamento a lungo termine, specialmente quando si supera un periodo di trattamento di un anno, i pazienti devono essere tenuti sotto regolare sorveglianza. Infezioni batteriche gastrointestinali. Pantoprazolo, come tutti gli inibitori di pompa (PPI) può determinare un aumento della carica batterica normalmente presente nel tratto gastrointestinale superiore. Il trattamento con Pantopan può causare un leggero aumento del rischio di infezioni gastrointestinali causate da batteri tipo Salmonella e Campylobacter. 4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme d’interazione Effetti del pantoprazolo sull’assorbimento di altri medicinali. Per la profonda e durevole inibizione della secrezione gastrica acida, pantoprazolo può ridurre l’assorbimento di farmaci la cui biodisponibilità è dipendente dal pH gastrico (ad es. alcuni antifungini azolici come ketoconazolo, itraconazolo, posaconazolo e altri medicinali tipo erlotinib). Medicinali contro l’HIV (atazanavir). La somministrazione contemporanea di atazanavir e di altri medicinali contro l’HIV il cui assorbimento è pH dipendente con inibitori di pompa protonica può provocare una marcata riduzione della biodisponibilità dei medicinali contro l’HIV alterandone l’efficacia. Ne consegue che non è raccomandata la contemporanea somministrazione degli inibitori di pompa protonica e di atazanavir (vedere paragrafo 4.4). Anticoagulanti cumarinici (fenprocumone o warfarin). Sebbene negli studi clinici di farmacocinetica non siano state osservate interazioni durante il trattamento concomitante con fenprocumone o warfarin, nel periodo post-marketing sono stati rilevati alcuni casi isolati di variazione dell’INR (Rapporto Normalizzato Internazionale) durante il trattamento concomi- tante. Quindi nei pazienti trattati con anticoagulanti cumarinici si raccomanda di monitorare il tempo di protrombina/INR quando si inizia il trattamento con pantoprazolo, quando si interrompe o quando viene somministrato in maniera discontinua. Altri studi di interazione. Pantoprazolo è metabolizzato nel fegato dal sistema enzimatico del citocromo P450. Il passaggio metabolico principale è la demetilazione da parte del citocromo CYP2C19 mentre un altro passaggio metabolico è l’ossidazione da parte del citocromo CYP3A4. Studi di interazione con medicinali metabolizzati attraverso lo stesso sistema enzimatico, quali carbamazepina, diazepam, glibenclamide, nifedipina, e un contraccettivo orale contenente levonorgestrolo ed etinil estradiolo, non hanno prodotto interazioni clinicamente significative. Vari studi di interazione hanno dimostrato che pantoprazolo non influenza il metabolismo di sostanze attive metabolizzate dai citocromi CYP1A2 (quali la caffeina e la teofillina), CYP2C9 (quali piroxicam, diclofenac, naprossene), CYP2D6 (quali il metoprololo), CYP2E1 (quali l’etanolo) o non interferisce con l’assorbimento correlato alla P-glicoproteina (P-gp) della digossina. Inoltre non si sono evidenziate interazioni con antiacidi somministrati contemporaneamente. Sono stati eseguiti studi di interazione somministrando contemporaneamente pantoprazolo e antibiotici (claritromicina, metronidazolo, amoxicillina) e non sono state osservate rilevanti interazioni cliniche. 4.6 Gravidanza e allattamento Gravidanza. Non sono disponibili dati adeguati sull’uso di pantoprazolo in gravidanza. Gli studi sull’animale hanno mostrato segni di tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Non è conosciuto il rischio potenziale nell’uomo. Pantopan non deve essere usato in gravidanza se non strettamente necessario. Allattamento. Gli studi nell’animale hanno dimostrato il passaggio del pantoprazolo nel latte materno. È stata riportata escrezione di pantoprazolo nel latte umano. La decisione quindi se continuare/interrompere l’allattamento al seno o se continuare/interrompere la terapia con Pantopan deve tenere in considerazione il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino e il beneficio della terapia con Pantopan per la madre. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Come effetti indesiderati sono state segnalate vertigini e disturbi visivi (vedere paragrafo 4.8) per cui se il paziente ne è affetto non deve guidare né usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Approssimativamente il 5% dei pazienti può manifestare reazioni avverse (ADR). Le più comuni sono diarrea e mal di testa, entrambe si verificano nell’1% dei pazienti. La tabella seguente elenca le reazioni avverse osservate con pantoprazolo secondo la seguente classificazione di frequenza: Molto comuni (≥1/10); comuni (da ≥1/100 a <1/10); non comuni (da ≥1/1.000 a <1/100); rare (da ≥1/10.000 a <1/1.000); molto rare (<1/10.000), non note (non sono stimabili sulla base dei dati disponibili). Per tutte le reazioni avverse riportate nell’esperienza post-marketing, non è possibile applicare la classificazione di frequenza di cui sopra per cui sono citate come con frequenza “non nota”. All’interno di ogni gruppo di frequenza, le reazioni avverse sono riportate in ordine decrescente di gravità. Tabella 1. Reazioni avverse con pantoprazolo negli studi clinici e nell’esperienza post-marketing FREQUENZA NON COMUNI ORGANO/SISTEMA Alterazioni del sangue e del sistema linfatico Alterazioni del sistema immunitario RARE Ipersensibilità (incluse reazioni anafilattiche e shock anafilattico). Iperlipidemia e aumento dei lipidi (trigliceridi, colesterolo); Variazioni del peso. Depressione (e tutte le forme aggravate). Disturbi psichiatrici Disturbi del sonno. Alterazioni del sistema nervoso Disturbi dell’occhio Cefalea; Vertigini. Alterazioni dell’apparato gastrointestinale Diarrea; Nausea/Vomito; Flatulenza; Gonfiore addominale; Costipazione; Secchezza delle fauci; Dolore all’addome superiore e disagio. Aumento enzimi epatici Aumento della bilirubina. (transaminasi, a-GT). Rash; Esantema; Eruzione; Prurito. Orticaria; Angioedema. Alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo NON NOTE Trombocitopenia; Leucopenia. Alterazioni del metabolismo e della nutrizione Alterazioni del sistema epatobiliare MOLTO RARE Iponatriemia. Disorientamento Allucinazioni; Confusione (e tutte le forme aggravate). (specialmente in pazienti predisposti e aggravamento di questi sintomi in caso di preesistenza). Disturbi visivi; Offuscamento della visione. Alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo Alterazioni renali e delle vie urinarie Alterazioni del sistema riproduttivo e del seno Disturbi generali e alterazioni Astenia; del sito di somministrazione Affaticamento e malessere. Danno epatocellulare; Ittero; Insufficienza epatocellulare. Sindrome di Stevens Johnson; Sindrome di Lyell; Eritema multiforme; Fotosensibilità. Artralgia; Mialgia. Nefrite interstiziale. Ginecomastia. Aumento della temperatura corporea; Edema periferico. 4.9 Sovradosaggio Non sono noti sintomi da sovradosaggio nell’uomo. Dosi fino a 240 mg sono state somministrate per via endovenosa in due minuti e sono state ben tollerate. Poiché il pantoprazolo è ampiamente legato alle proteine, non è facilmente eliminabile per dialisi. In caso di sovradosaggio con segni clinici di intossicazione, ad esclusione di un trattamento sintomatico e di supporto, non sono raccomandate terapie specifiche. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Inibitori della pompa protonica. Codice ATC: A02BC02. Meccanismo d’azione. Pantoprazolo è un derivato benzimidazolico che inibisce la secrezione di acido cloridrico nello stomaco, con azione specifica sulle pompe protoniche delle cellule parietali. Pantoprazolo viene convertito nella forma attiva nei canalicoli acidi delle cellule parietali, ove inibisce l’enzima H+, K+– ATPasi, cioè lo stadio finale della produzione di acido cloridrico nello stomaco. Tale inibizione è dose-dipendente e interessa la secrezione acida sia basale sia stimolata. Nella maggior parte dei pazienti la sintomatologia si risolve in due settimane. Analogamente ad altri inibitori della pompa protonica e ad inibitori del recettore H2, il trattamento con pantoprazolo determina una riduzione dell’acidità a livello gastrico e conseguentemente un aumento di gastrina, proporzionale alla riduzione dell’acidità. L’incremento di gastrina è reversibile. Poiché pantoprazolo si lega all’enzima in posizione distale rispetto al recettore cellulare, questa sostanza può agire sulla secrezione di acido cloridrico indipendentemente dalla stimolazione di altre sostanze (acetilcolina, istamina, gastrina). L’effetto è lo stesso dopo somministrazione del prodotto sia per via orale sia endovenosa. I valori di gastrinemia a digiuno aumentano durante il trattamento con pantoprazolo. In trattamenti a breve termine, nella maggioranza dei casi essi non superano i limiti superiori della norma. Durante trattamenti a lungo termine i livelli di gastrinemia, nella maggior parte dei casi, raddoppiano. Un eccessivo aumento, tuttavia, si verifica solo in casi isolati. Di conseguenza, durante il trattamento a lungo termine, in una minoranza di casi, si osserva nello stomaco un aumento, da lieve a moderato, del numero di cellule endocrine specifiche (ECL) (iperplasia da semplice ad adenomatoide). Tuttavia, in base agli studi sinora eseguiti, la formazione di precursori carcinoidi (iperplasia atipica) o di carcinoidi gastrici – come trovati negli esperimenti sull’animale (vedere paragrafo 5.3) – non sono stati osservati nell’uomo. Sulla base degli studi nell’animale, non si può escludere completamente l’influenza dei trattamenti con pantoprazolo a lungo termine – superiori ad un anno – sui parametri endocrini della tiroide. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Assorbimento. Pantoprazolo viene assorbito rapidamente e le concentrazioni plasmatiche massime si ottengono già dopo una singola dose orale di 20 mg o 40 mg. Le massime concentrazioni sieriche (intorno a 1-1,5 μg/ml e intorno a 2-3 µg/ml rispettivamente) vengono raggiunte, in media, 2-2,5 ore dopo la somministrazione e tali valori rimangono costanti dopo somministrazioni ripetute. Le caratteristiche farmacocinetiche non si modificano dopo somministrazione singola o ripetuta. Nell’intervallo di dosi tra 10 e 80 mg, le cinetiche plasmatiche di pantoprazolo sono lineari dopo somministrazione sia orale sia endovenosa.La biodisponibilità assoluta delle compresse è circa il 77%. L’assunzione concomitante di cibo non influenza l’AUC, massima concentrazione sierica e, quindi, la biodisponibilità. Solo la variabilità del lag-time è aumentata dalla contemporanea assunzione di cibo. Distribuzione. Il legame di pantoprazolo alle proteine sieriche è di circa il 98%. Il volume di distribuzione è di circa 0,15 l/kg. Eliminazione. La sostanza viene metabolizzata quasi esclusivamente a livello epatico. Il passaggio metabolico principale è la demetilazione da parte del citocromo CYP2C19 con la conseguente coniugazione solfato; un altro passaggio è l’ossidazione da parte del citocromo CYP3A4. L’emivita della fase terminale è di circa 1 ora, la clearance intorno a 0,1 l/h/kg. Si sono osservati alcuni casi di rallentata eliminazione del farmaco. A causa dello specifico legame del pantoprazolo alle pompe protoniche delle cellule parietali, l’emivita di eliminazione non si correla con la durata d’azione (inibizione della secrezione acida) che è molto più lunga. L’eliminazione renale rappresenta la principale via di escrezione (circa 80%) dei metaboliti di pantoprazolo, il rimanente viene escreto con le feci. Il principale metabolita, sia nel siero sia nelle urine, è il desmetilpantoprazolo, sotto forma di solfoconiugato. L’emivita del metabolita principale (circa 1,5 h) non è molto più elevata di quella di pantoprazolo. Caratteristiche in pazienti/gruppi particolari. Circa il 3% della popolazione europea accusa ridotta funzionalità dell’enzima del citocromo CYP2C19 ed è detta scarsamente metabolizzante. Probabilmente, in questi soggetti, il metabolismo del pantoprazolo è principalmente catalizzato dal CYP3A4. Dopo la somministrazione di una dose singola di 40 mg di pantoprazolo, l’area media sotto la curva concentrazione plasmatica – tempo è circa 6 volte più alta nei soggetti scarsamente metabolizzanti rispetto ai soggetti con una corretta funzionalità dell’enzima CYP2C19. I picchi medi della concentrazione plasmatica sono aumentati di circa il 60%. Questi risultati non hanno implicazioni per la posologia del pantoprazolo. Non è richiesta una riduzione del dosaggio del pantoprazolo in pazienti con ridotta funzionalità renale (compresi pazienti in dialisi). Come nei soggetti sani, l’emivita di pantoprazolo è breve. Solo piccole quantità di pantoprazolo sono dializzate. Sebbene l’emivita del principale metabolita sia moderatamente più lunga (2-3 h), l’escrezione è nondimeno rapida e dunque non si verifica accumulo. Sebbene nei pazienti con cirrosi epatica, (classe A e B secondo Child), l’emivita aumenti fino a 3-6 ore per Pantopan 20 mg e fino a 7-9 ore per Pantopan 40 mg, e i valori di AUC siano di 3-5 volte maggiori per Pantopan 20 mg e 5-7 volte maggiori per Pantopan 40 mg, la concentrazione sierica massima del farmaco è solo modestamente aumentata di 1,3 volte per Pantopan 20 mg e di 1,5 volte per Pantopan 40 mg rispetto a quella dei soggetti sani. Il leggero aumento dei valori di AUC e Cmax che si osserva nei volontari anziani rispetto al gruppo dei più giovani è anch’esso clinicamente non rilevante. Bambini. L’AUC e Cmax di pantoprazolo nei bambini di età compresa tra 5 e 16 anni in seguito alla somministrazione di singole dosi orali di 20 o 40 mg sono risultati comparabili a quelli nell’adulto. In seguito ad una singola somministrazione endovenosa di 0,8 o 1,6 mg/kg di pantoprazolo a bambini di età compresa tra 2 e 16 anni non si è osservata alcuna associazione significativa tra la clearance del pantoprazolo e l’età o il peso. L’AUC e il volume di distribuzione sono in accordo ai dati riscontrati nell’adulto. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Dai dati preclinici non emergono particolari rischi per l’uomo, sulla base degli studi convenzionali di sicurezza, farmacologia, tossicità per somministrazioni ripetute e genotossicità. Negli studi di cancrogenesi a 2 anni nel ratto sono stati evidenziati tumori neuroendocrini. Inoltre, in uno studio sull’ampolla esofagea dei ratti, si sono trovati papillomi a cellule squamose. Il meccanismo con cui i derivati benzimidazolici inducono la formazione di carcinoidi gastrici è stato accuratamente studiato, portando alla conclusione che si tratti di una reazione secondaria allo spiccato aumento della gastrinemia che si verifica nel ratto nel corso del trattamento cronico ad alte dosi. In studi a 2 anni sui roditori, si è osservato un aumento del numero di tumori epatici nei ratti e nel topo femmina, interpretato come dovuto alla elevata metabolizzazione di pantoprazolo nel fegato. Un leggero aumento di alterazioni neoplastiche della tiroide è stato osservato nel gruppo di ratti trattati con la dose più alta (200 mg/kg). L’insorgenza di tali neoplasie è associata alle modificazioni, indotte da pantoprazolo, nel catabolismo della tiroxina a livello epatico nel ratto. Poiché la dose terapeutica per l’uomo è bassa, non sono da attendersi effetti collaterali a carico delle ghiandole tiroidee. Negli studi sulla riproduzione effettuati nell’animale si sono osservati segni di leggera fetotossicità a dosi superiori a 5 mg/kg; non hanno dimostrato compromissione della fertilità né effetti teratogeni. Il passaggio transplacentare, studiato nel ratto, aumenta con il progredire della gestazione. Di conseguenza, la concentrazione fetale di pantoprazolo aumenta subito prima della nascita. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Nucleo: sodio carbonato anidro, mannitolo (E421), crospovidone, povidone K90, calcio stearato. Rivestimento: ipromellosa, povidone K25, titanio biossido (E171), ossido di ferro giallo (E172), glicole propilenico, acido metacrilico-etilacrilato copolimero (1:1), polisorbato 80, sodio lauril solfato, trietilcitrato. Inchiostro di stampa: gomma lacca, ossido di ferro rosso (E172), ossido di ferro nero (E172) e ossido di ferro giallo (E172), ammoniaca concentrata. 6.2 Incompatibilità Non pertinente. 6.3 Periodo di validità 3 anni. 6.4 Speciali precauzioni per la conservazione Questo medicinale non richiede alcuna speciale condizione di conservazione. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Pantopan 20 mg Confezioni: Blister in ALU/ALU con o senza rinforzo. Pantopan 40 mg Confezioni: Blister in ALU/ALU con o senza rinforzo. 6.6 Istruzioni per lo smaltimento Nessuna istruzione particolare. Qualsiasi prodotto non usato o materiale scartato deve essere smaltito secondo i requisiti locali. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Almirall S.p.A. – Via Messina, Torre C – 20154 Milano 8. NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Pantopan 20 mg compresse gastroresistenti, 14 compresse in blister AIC n. 031835 022/M Pantopan 40 mg compresse gastroresistenti, 14 compresse in blister AIC n. 031835 287/M 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Pantopan 20 mg. Prima autorizzazione: 29 maggio 2000. Ultimo rinnovo: 2009. Pantopan 40 mg. Prima autorizzazione: 14 maggio 1996. Ultimo rinnovo: 31 luglio 2007. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO 05/2011 riflettori Segnali preoccupanti per il futuro delle cure oncologiche Oncologi, associazioni di categoria e di volontariato con tempi e modalità diverse stanno lanciando un unico grido d’allarme: i tagli alla sanità previsti dalla spending review mettono a rischio la possibilità di poter continuare a garantire trattamenti adeguati per i malati Stefania Piccolo N on poter più garantire trattamenti adeguati ai malati oncologici: è questa la preoccupazione che sembra accomunare tutti gli appelli lanciati dagli oncologi e dagli operatori del settore. A Milano, di recente Roberto Labianca e Alberto Scanni rispettivamente presidente e past president di Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologici Medici Ospedalieri) in una conferenza stampa hanno sottolineato che per colpa della spending review sarebbero in pericolo “un terzo delle realtà ospedaliere di oncologia medica in Italia che già attualmente stanno vivendo un difficile momento”. I disagi e le difficoltà dei dipartimenti oncologici nel nostro Paese sarebbero confermate dai risultati di un questionario ad hoc approntato da Cipomo per poter fotografare la situazione attuale nei diversi territori. Blocco del turn over, reparti di oncologia medica accorpati tra loro, o che da unità complesse diventano unità semplici sotto il governo dei reparti di medicina interna: è questo il quadro che emerge dai primi risultati inerenti le risposte date ai questionari pervenuti da Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio e Calabria. Quello che si registra è una tendenza a generalizzare le specialità con il rischio di una cancellazione delle unità operative complesse di oncologia che avrebbe ripercussioni gravissime nell’approccio terapeutico e assistenziale ai pazienti oncologici. ¼¼ L’appello dei medici e pazienti Pochi giorni dopo l’allarme lanciato da Cipomo, gli oncologi medici dell’Aiom, i chirurghi della Sico, i radioterapisti di Airo assieme ai rappresentati dei pazienti della Favo hanno inviato un appello al presidente del Consiglio e al ministro della Salute, al Coordinatore degli assessori regionali alla sanità e a tutti i Governatori delle Regioni in cui hanno chiesto di non diminuire i fondi da destinare all’assistenza oncologica. “Comprendiamo le difficoltà legate all’attuale situazione economica italiana - si legge nella missiva inviata alle istituzioni - e per questo siamo tutti pronti a collaborare per ridurre al minimo sprechi ed inefficienze, ma penalizzare i malati di cancro attraverso la riduzione dei servizi non solo non è una scelta etica e soprattutto non porta reali risparmi. Chiediamo alle istituzioni di non procedere a chiusure e a riduzioni indiscriminate e non previamente discusse e concordate di strutture e di servizi per i pazienti oncologici”. www.qr-link.it /video/1512 w ww Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 ■ 21 RIFLETTORI 21 17-12-2012 12:17:34 indagini La prescrizione di farmaci generici tra pregiudizi e criticità Medici e pazienti ancora scettici, farmacisti orientati alla sostituzione. È questo in sintesi quanto emerge da una recente indagine dell’Istituto di Ricerca Medi-Pragma, presentata di recente a Milano 22 INDAGINI 22 ■ D ue medici su tre non intendono modificare il proprio atteggiamento prescrittivo verso i farmaci equivalenti, l’82% ritiene che la nuova norma della spending review sia una limitazione della libertà prescrittiva. I farmacisti invece incrementano la propensione alla sostituzione da farmaco di marca a equivalente, anche se cresce nella categoria la convinzione che questi prodotti non siano tutti uguali. Nel frattempo diminuisce negli anziani il consenso verso la norma della spending review: un over 65 su due preferisce continuare ad utilizzare i farmaci di marca e il 43% considera tale normativa una limitazione al diritto di cura. Sono questi in sintesi i risultati, di un’indagine dell’Istituto di Ricerca Medi-Pragma dal titolo “Farmaci Equivalenti: l’impatto della spending review”. L’indagine ha infatti cercato di focalizzare le ricadute delle nuove norme sulla prescrizione dei farmaci, contenute nella spending review, a quattro mesi dalla loro introduzione, su Mmg, farmacisti e popolazione over 65. A tal fine sono state realizzate 1.600 interviste CATI (ComputerAssisted Telephone Interviewing): 1.000 sulla popolazione; 300 su Mmg e 300 su farmacisti. Secondo il Prof. Francesco Scaglione, direttore Scuola di Specializzazione di Farmacologia Clinica dell’Università di Milano e membro del Gruppo di Studio della SIF sui medicinali equivalenti, i risultati della ricerca evidenziano una certa diffidenza sui generici da parte degli “addetti ai lavori” e dei pazienti che è da attribuire da un lato a veri e propri pregiudizi verso questi farmaci e dall’altro a limiti relativi alla rigidità della nuova normativa sulla prescrizione farmaceutica. “I farmaci generici rappresentano una grande opportunità - sottolinea il Prof. Scaglione - perché offrono cure efficaci a basso costo, ma non bisogna dimenticare che un farmaco può definirsi ‘bioequivalente’ rispetto all’originator quando contiene lo stesso tipo e la stessa quantità di principio attivo, ma non è invece necessario che ci siano gli stessi eccipienti. La composizione farmaceutica delle formulazioni generiche può quindi essere diversa da quella dei rispettivi prodotti di marca e comportare, ad esempio, un diverso assorbimento del farmaco. Quindi, quando si considerano terapie già in corso in pazienti cronici e ben stabilizzati, sarebbe consigliabile non modificare il trattamento”. www.qr-link.it /video/0312 w ww Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 12:18:04 CLASSE A PHT/RR 28 compresse rivestite con film 2 prezzo al pubblico CLASSE A PHT/RR IT.CLO.12.09.01 28 compresse rivestite con film m prezzo al pubblico 24, 2 1 Collegati a M.D. in versione digitale www.mdmedia.it M.D. ero IX, num Anno X arzo 3 - 20 m ile: Dario responsab o - Direttore T O R D O C n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milan A E /2004 . In 27/02 003 (conv I C I N M E D - Sped. in abb. Postale - D.L. 353/2 Post Spa e Italiane In questo numero DOSSIER O S S E R VAT O R I O 14 bre Luci e om zione online sulla ricetta ne Prevenzio diabetico del piede È... sfogliabile da PC, tablet, smartphone nel nuovo formato flipbook 10 ni ralizzazio Decreto libe izione sulla prescr e querelle ci dei farma RICERCHE Passoni 2012 8631 - ISSN 1123 34 È... integrale: riproduce fedelmente l’edizione cartacea È... scaricabile e archiviabile sul proprio PC in formato PDF È... immediatamente online dal giorno stesso dell’invio in stampa È... sempre disponibile e consultabile “on demand” È... multimediale, arricchito da contributi video fruibili con un semplice click w w w. m d m e d i a . i t Passoni Editore - Via Boscovich, 61 - 20124 Milano - Tel. 02-2022941 Aggiornamenti di clinica e terapia n Diabetologia Per la sua fragilità l’anziano ha bisogno di cure diverse n Farmaci Ruolo del controllo del fosforo nella malattia renale cronica n Malattie rare Una terapia nutrizionale contro la fenilchetonuria n Neuropsichiatria ADHD: importanza di una diagnosi precoce n Oncologia Tumore del collo dell’utero, lo screening è più efficace n Riabilitazione Malattia di Parkinson: passi più sicuri grazie alla stimolazione plantare Aggiornamenti di clinica e terapia n Diabetologia Per la sua fragilità l’anziano ha bisogno di cure diverse C irca il 60% dei soggetti che vengono visti quotidianamente da un Centro di diabetologia è anziano, un dato che deve far riflettere e spingere ad essere ancora più attenti alla qualità della cura che viene erogata. “I dati raccolti dal Rapporto “Anziani con diabete” dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) ci forniscono una fotografia importante, e forse unica, sulla tipologia di assistenza riservata a questa particolare categoria di persone e ai loro bisogni ancora insoddisfatti”, ha dichiarato Carlo B. Giorda, Presidente AMD e Direttore della Struttura Complessa Malattie Metaboliche e Diabetologie Asl Torino 5. L’analisi mirata del database degli Annali AMD ha avuto lo scopo di verificare come la diabetologia italiana gestisce il paziente anziano dal punto di vista della terapia e dello screening delle complicanze, oltre che di evidenziare se esistono modalità di trattamento diverse rispetto alla popolazione non anziana e, nello stesso tempo, l’appropriatezza della terapia rispetto alle linee guida. Gestire in maniera efficace una persona anziana con diabete, indipendente- 26 n mente dall’età di insorgenza della malattia, vuol dire anche confrontarsi con persone più fragili, che richiedono modalità di cura diverse rispetto alla popolazione più giovane e che spesso presentano altre malattie associate al diabete e un rischio più elevato di comorbilità. Gli anziani sono, infatti, soggetti alle comuni sindromi geriatriche come le reazioni avverse da politerapia, la depressione, il decadimento cognitivo e la demenza, i traumi da caduta, le compromissioni funzionali. La complessità della cura di queste persone appare evidente laddove si consideri il numero dei farmaci assunti. La politerapia, con i rischi e le conseguenze ad essa associate, è una condizione tipica degli anziani e proprio per questo risulta difficile standardizzare obiettivi e schemi di trattamento. Emerge, dunque, la necessità di attuare scelte terapeutiche estremamente personalizzate, che permettano al medico di intervenire su ciascuno con un’associazione diversa di farmaci, in base alle caratteristiche del singolo individuo. Un altro dato particolarmente importante emerge dall’analisi dell’im- piego dei farmaci. Negli anziani, farmaci tradizionali come le sulfaniluree risultano essere ancora tra i più utilizzati: mediamente nel 36% degli over 65. Questi farmaci, tuttavia, espongono a un rischio di ipoglicemia elevato e alle complicanze ad essa correlate. Per queste ragioni i trattamenti antidiabetici destinati a questa categoria di persone devono tenere conto dell’età e della loro fragilità, garantendo insieme all’efficacia un elevato profilo di tollerabilità. “Le crisi ipoglicemiche influiscono in maniera significativa sulla qualità di vita di queste persone. Non c’è dubbio, infatti, – ha aggiunto Giorda – che l’introduzione delle terapie innovative, come le DPP-4, abbia portato un minor rischio di ipoglicemie e conseguentemente di disabilità. Si sospetta, per esempio, che una percentuale elevata di fratture del femore nell’anziano con diabete sia riconducibile proprio a episodi di ipoglicemia. Possiamo concludere quindi che le DPP-4, riducendo le ipoglicemie e i problemi ad esse legati, siano da ritenersi farmaci ideali per l’anziano”. www.qr-link.it /video/1512 w w w Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 DIABETOLOGIA (Agg) 26 17-12-2012 12:19:07 Aggiornamenti di clinica e terapia n Farmaci Ruolo del controllo del fosforo nella malattia renale cronica N egli ultimi anni si sono accumulate crescenti evidenze sull’importanza del ruolo del metabolismo calcio-fosforo nella progressione dell’insufficienza renale cronica e del rischio cardiovascolare ad essa associata. L’iperfosfatemia, associata inevitabilmente alla dialisi, rappresenta una delle cause della calcificazione dei tessuti molli, mentre i depositi di calcio e fosforo a livello delle valvole cardiache sono da due a cinque volte più comuni nei pazienti in dialisi rispetto ai pazienti non dializzati. Il fosforo in eccesso favorisce inoltre l’insorgenza di calcificazioni vascolari, fondamentalmente attraverso la sua azione di supporto allo sviluppo di iperparatiroidismo secondario. La somministrazione di Vitamina D, che dovrebbe combattere l’iperparatiroidismo, ha come effetto collaterale l’aumento dell’assorbimento di calcio e fosforo all’interno dell’intestino, con conseguente aumento della fosfatemia. Anche la ricerca nefrologica italiana ha contribuito a far luce sul rapporto esistente tra elevata fosforemia e danno renale. Una nuova analisi dei dati dello studio REIN, pubblicata nel 2011, ha dimostrato che, in pazienti con insufficienza renale, elevati livelli di fosforo nel sangue aumentano il danno ai reni e il rischio di eventi cardiovascolari, riducendo l’effetto benefico del ramipril somministrato ai pazienti affetti da insufficienza renale (J Am Soc Nephrol 22: 2011. doi: 10.1681/ASN.2011020175). Per questo motivo, il controllo dei valori di fosforo è considerato un aspetto fondamentale della cura delle malattie renali. In questo senso la dieta svolge sicuramente un ruolo importante, ma raramente è sufficiente a regolare i livelli di fosforo, poiché a causa della perdita di funzionalità, i reni non filtrano più adeguatamente questo minerale e non consentono la sua regolare escrezione attraverso le urine. È comunque utile controllare l’apporto proteico, soprattutto quello derivante da latte e formaggi. Particolare importanza può avere in questo contesto il ricorso a sostanze chelanti il fosforo. La ricerca in questo senso ha portato a migliorare progressivamente l’efficacia di questo approccio, rendendo possibile l’utilizzo di questi farmaci non solo nei pazienti in dialisi ma anche in quelli in predialisi. È ciò che si è ottenuto con sevelamer carbonato, che può essere considerato l’evoluzione della forma cloridrata dello stesso principio attivo. Sevelamer carbonato evita infatti il rischio di acidosi metabolica, che invece si poteva osservare nelle persone in pre-dialisi durante il trattamento con sevelamer cloridrato. Ciò è molto importante per prevenire l’evoluzione dell’insufficienza renale e delle sue complicanze, considerato che il picco della fosforemia si ha più o meno intorno al livello 4 di insufficienza renale, quando i meccanismi di controllo del rene non riescono più a compensare l’eccesso di fosforo nel sangue e consentirne l’eliminazione attraverso le urine. Sevelamer carbonato è in grado di legare il fosforo presente nei cibi nell’intestino e consente di eliminarlo con le feci, aiutando a tenerne sotto controllo l’eccesso nel sangue. La sua azione sembra estendersi anche al metabolismo lipidico, poiché permette di abbassare i valori del colesterolo LDL, favorendo quindi anche un miglioramento del profilo di rischio cardiovascolare, generalmente elevato nei pazienti nefropatici. www.qr-link.it /video/1512 w w w Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 n 27 Farmaci 27 17-12-2012 12:19:30 Aggiornamenti di clinica e terapia n Malattie rare Una terapia nutrizionale contro la fenilchetonuria A limenti funzionali e indipensabili e alimenti accessori: è questo in estrema sintesi il concetto di Core food e Non core Food, che prospetta una nuova strategia per la terapia dei pazienti affetti da fenilchetunuria. Questi bambini oggi hanno la possibilità di mantenere uno stato di salute paragonabile a quello dei coetanei senza questa malattia rara, con un impatto sulla vita sociale sempre meno rilevante. La terapia dietetica di questi bambini prevede una distribuzione degli alimenti con un basso rapporto tra quelli di origine vegetale (frutta e verdura) e quelli di origine animale, con quantità definite in base alla attività enzimatica residua e quindi della tolleranza individuale. Questa dieta viene integrata con tutti i macro e micro nutrienti, potenzialmente carenziali in una dieta priva di alimenti di origine animale. I prodotti cerealicoli presenti negli schemi dietetici (pane, pasta, biscotti) sono alimenti specifici a ridotto contenuto di proteine e fenilalanina. Il paziente ha la possibilità di sostituire tra loro gli alimenti utilizzando il sistema degli equivalenti ponderali, uno strumento che dà facoltà di 28 n variare, mantenendo costante la quantità di fenilalanina introdotta. Ogni sostituzione deve essere fatta rimanendo all’interno della stessa classe di alimenti, allo scopo di mantenere lo schema dietetico il più bilanciato possibile. L’ambizioso obiettivo ora non deve essere solo quello di prevenire i danni da accumulo di fenilalanina e correggere le carenze nutrizionali, ma di trasformare la “terapia dietetica” in “terapia nutrizionale”. È quindi necessario prestare massima attenzione alla qualità degli alimenti utilizzati per la dieta a basso apporto di fenilalanina. Ecco quindi il concetto di Core food e Non core food, classificazione già utilizzata per la popolazione pediatrica sana, per creare classi di alimenti funzionali e indispensabili (core) e alimenti accessori, senza specifiche peculiarità nutrizionali (non core). Non bisogna comunque dimenticare che la funzione di alimenti Non core (cioccolato, merendina, budino aproteici, ecc.) non va cercata in senso nutrizionale stretto, ma può essere quella di permettere al bambino affetto da fenilchetonuria di concedersi saltuariamente uno sfizio senza dover ricorrere ad alimenti comuni ricchi di proteine ed ugualmente poco funzionali. L’obiettivo è educare e non privare, unendo la classificazione Core-Non core al sistema sopracitato degli equivalenti ponderali, dando origine ad uno strumento di libertà da utilizzare su un sentiero ben tracciato. “L’esperienza presso il Centro per la diagnosi, la terapia ed il follow-up delle iperfenilalaninemie della Clinica Pediatrica dell’Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano, ci suggerisce che per ottenere e raggiungere risultati non è necessario avere solo le giuste conoscenze,“ afferma il professor Giovannini, “ma creare una rete di fiducia, un’alleanza, per la crescita collettiva tra i genitori e il centro di riferimento”. M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 MALATTIE RARE 28 17-12-2012 12:19:58 Aggiornamenti di clinica e terapia n Neuropsichiatria ADHD: importanza di una diagnosi precoce Patrizia Lattuada I l disturbo da deficit dell’attenzione ed iperattività (o ADHD, acronimo di Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è una sindrome complessa di origine neurobiologica che si manifesta tipicamente nell’età evolutiva, presentando disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Purtroppo è ancora poco nota nel nostro Paese: curare adeguatamente un bambino affetto da ADHD oggi ha ancora i suoi limiti e le ragioni vanno ricercate principalmente nella difficoltà diagnostica. L’ADHD non è un problema marginale e transitorio che si risolve con l’età, contrariamente a quanto si riteneva un tempo se non riconosciuta e trattata adeguatamente la condizione può persistere nell’adolescenza e nell’età adulta, diventando un fattore di rischio per altre patologie psichiatriche: abuso di sostanze, esordi di disturbo bipolare, grave disadattamento sociale e relazionale. Come ci illustra il Prof. Paolo Curatolo dl Policlinico Tor Vergata di Roma, i progressi della ricerca neurobiologica hanno evidenziato che il fattore patogenetico del disturbo possa essere costituito da un deficit nelle capacità di inibizione delle risposte impulsive e attentive mediate dalla corteccia prefrontale e gli studi genetici stimano che l’80% dei casi di ADHD siano di natura ereditaria. I soggetti affetti da ADHD presentano difficoltà di concentrazione, si distraggono facilmente, hanno difficoltà a stare fermi, e non sono in grado di controllare il loro comportamento impulsivo. Molti bambini si comportano, qualche volta, in questo modo, ma per un soggetto con ADHD i problemi si presentano per almeno 6 mesi, in modo inappropriato rispetto ai coetanei e in diversi contesti (scuola, casa, gioco), causando uno stress significativo nei confronti dei loro familiari e degli insegnanti. La diagnosi d ADHD è sostanzialmente clinica e si basa sull’osservazione attenta del bambino e sulla raccolta di informazioni con il coinvolgimento di diverse fonti (genitori, insegnanti, educatori) utilizzando interviste e questionari volti ad indagare i parametri di disattenzione, impulsività e iperattività. Se diagnosticato precocemente si possono mettere in atto le misure terapeutiche più appropriate, che nel bambino più piccolo sono basate su rigorosi approcci psicosociali e cognitivo-comportamentali. Nel bambino in età scolare, se gli interventi non farmacologici non hanno mostrato il risultato atteso, è possibile introdurre trattamenti farmacologici con molecole che vanno a correggere il difetto neurochimico alla base del disturbo. Le opzioni di trattamento per l’ADHD includono gli stimolanti (metilfenidato) e i non-stimolanti (atomoxetina), ma è molto importante sottolineare che i farmaci devono essere somministrati come parte di un piano di trattamento completo, che comprende interventi di consulenza psicologica ed educativa. ■ Per informazioni sui Centri regionali di riferimento per il Registro Nazionale ADHD consultare: www.iss.it/adhd www.qr-link.it /video/1512 w w w Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 n 29 NEUROPSICHIATRIA 29 17-12-2012 12:20:22 Aggiornamenti di clinica e terapia n Oncologia Tumore del collo dell’utero, lo screening è più efficace C on l’introduzione del test per la ricerca del DNA del Papillomavirus (Test HPV DNA), al posto del Pap test come primo esame di screening per il carcinoma della cervice, i protocolli diventano più efficaci rispetto al tradizionale screening citologico, oltre che rispondere a caratteristiche quali sicurezza clinica, economicità, appropriatezza. Una recente pubblicazioni, che ha tracciato un’analisi della realtà attuale e del prossimo futuro dello screening in Italia, è il rapporto italiano di Health Technology Assessment (HTA Report), un rapporto indipendente finanziato dal Ministero della Salute. Il rapporto, coordinato dal dott. Guglielmo Ronco, Unità di Epidemiologia dei Tumori Centro per la Prevenzione Oncologica di Torino, ha coinvolto numerosi esperti italiani e ha valutato tutti i risvolti di efficacia e fattibilità legati all’introduzione del test HPV DNA come primo test di screening per il tumore del collo dell’utero, che nel nostro Paese colpisce ogni anno circa 3.500 donne. La positività al test HPV non significa che la donna è malata, ma è soltanto un indice di maggior rischio di patologia che richiede successivi ap- 30 n ONCOLOGIA 30 profondimenti. “La comunicazione alle donne dell’esito del test HPV di screening – ha spiegato Mario Sideri, Unità di Ginecologia Preventiva, Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano , tra gli autori del Rapporto – rappresenta un elemento totalmente innovativo e di grande rilevanza Mentre in genere negli screening oncologici il test è diretto a distinguere sani e malati, il test HPV, sia esso negativo o positivo, individua comunque una popolazione sana, ma con un livello di rischio differente. A un test HPV positivo non segue infatti alcun esame di approfondimento invasivo ma solo la lettura del tradizionale Pap test eseguito all’atto del test virale; nel caso di negatività invece, presente in più del 90% dei casi, il Pap test non è più necessario e il controllo successivo si sposta a 5 anni. Questa novità concettuale richiede la massima collaborazione da parte di tutti gli operatori sanitari coinvolti nel programma di screening, perché cambia notevolmente il paradigma seguito finora. Il test HPV, dato il suo alto valore predittivo negativo (la capacità di individuare le donne sane), permette di incrementare notevolmente gli intervalli tra uno screening e il successivo, all’insegna del mot- to “meno è meglio”. Abbiamo a disposizione un’altra importante arma contro questo tumore, in perfetta sintonia con la vaccinazione preventiva anti HPV; per sfruttare al meglio le nuove conoscenze sarà importante uno sforzo comune, a partire dall’impegno per la formazione di tutti gli operatori sanitari coinvolti”. Il test HPV si effettua con un prelievo simile al Pap test, facile e indolore. Il materiale prelevato viene utilizzato per la ricerca del DNA del Papillomavirus ad alto rischio mediante un test di laboratorio, basato su tecnologie molecolari. L’avvio dello screening basato sul test HPV DNA dovrebbe avvenire non prima dei 30-35 anni, con un intervallo di almeno 5 anni dopo un test HPV con risultato negativo. Molto importante è l’utilizzo di test validati e la definizione di sistemi di triage per le donne positive al test HPV DNA, dove a oggi l’esecuzione del Pap test è il metodo più raccomandabile. Il (test HPV DNA) nello screening per il carcinoma della cervice i protocolli diventano più efficaci rispetto al tradizionale screening citologico (Pap test) oltre che rispondere a caratteristiche quali sicurezza clinica, economicità, appropriatezza. M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 12:20:43 Aggiornamenti di clinica e terapia n Riabilitazione Malattia di Parkinson: passi più sicuri grazie alla stimolazione plantare S tudi recenti hanno evidenziato che la stimolazione meccanica di alcune aree del corpo sembra in grado di migliorare il cammino nei pazienti con malattia di Parkinson. Si tratta della FMS (Foot Mechanical Stimulation), una terapia di riabilitazione messa a punto da un team di ricercatori svizzeri che si basa su una stimolazione del sistema nervoso periferico mediante impulsi meccanici controllati in specifiche aree dei piedi. Costituisce una vera e propria innovazione nel campo della terapia di riabilitazione del Parkinson, una malattia che colpisce circa il 3 per mille della popolazione, incidenza che sale all’uno percento nelle persone con più di 65 anni. In Italia i pazienti sono circa 240mila, per lo più di sesso maschile. La terapia FMS ha finora permesso, a tutti quei pazienti che hanno risposto positivamente, di ottenere sensibili miglioramenti nella velocità di deambulazione e nella lunghezza dei passi, a tutto vantaggio dell’equilibrio e della postura. In questi pazienti, inoltre, la stimolazione ha consentito di ridurre gli episodi di freezing motorio, momenti in cui i pazienti sono quasi impossibilitati a muoversi – molto pericolosi perchè possono causare anche cadute, ed ha permesso la riduzione della bradicinesia (lentezza dei movimenti). La FMS è una terapia riabilitativa che integra le cure farmacologiche, che devono essere continuate come da indicazioni e sotto la sorveglianza del neurologo curante. Sono in corso studi indipendenti sulla terapia FMS da parte di una serie di Istituti tra cui il Centro Parkinson di Milano (Istituti Clinici di Perfezionamento), l’Unità Sincopi e Disturbi della Postura, Clinica Medica, IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI), il dipartimento di Bioingegneria, Laboratorio Divieti per lo Studio dei Disturbi del Movimento, Politecnico di Milano, il Dipartimento di Tecnologie per la Salute dell’Istituto Galeazzi, l’Associazione di Ricerca sulle Neuroscienze di Milano e la Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson. Recentemente i risultati dei primi studi sono stati presentati al recente 23° Simposio Mondiale sul Sistema Nervoso Autonomo. Gli studi hanno dimostrato che, a 24 ore dalla stimolazione, nei pazienti sono aumentate la velocità e la lunghezza del passo così come la velocità di rotazione; in tali pazienti si sono misurati anche miglioramenti nel funzionamento del sistema nervoso autonomo, con conseguente probabile riduzione dei sintomi non-motori. Fuori dal protocollo clinico si è osservato che gli effetti hanno avuto durata maggiore, dai tre ai sette giorni dalla stimolazione, e che i benefici appaiono aumentare con la ripetizione delle applicazioni. Altri studi clinici sono attualmente in corso sui diversi aspetti della terapia. Il beneficio più immediato e apprezzabile della terapia consiste nel recupero delle funzioni motorie che permettono ai pazienti che rispondono positivamente una maggiore autonomia e indipendenza, con effetto positivo sulla qualità di vita. In molti casi diviene, infatti, possibile riprendere le relazioni sociali ed interagire in modo attivo con familiari, amici, colleghi e caregiver. Inoltre, grazie al miglioramento delle capacità motorie, la FMS permette di accedere a trattamenti fisioterapici che consentono di potenziare il tono muscolare e le prestazioni fisiche. La terapia FMS è ora largamente accessibile attraverso GONDOLA®, un innovativo dispositivo medico personale e portatile, che apre nuove prospettive nel trattamento dei parkinsoniani consentendo di ottenere sensibili miglioramenti nella qualità della vita. M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 n 31 RIABILITAZIONE 31 17-12-2012 12:21:00 Riassunto delle caratteristiche del prodotto 275 mg capsule rigide. NAPREBEN 10% gel. 2) COMPOSIZIONE QUALITATIVA E 1) DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE - NAPREBEN 550 mg capsule rigide. NAPREBEN mg 100 g di gel contengono: Principio attivo: naprossene betainato sodico 10 g. Per gli 550 mg 275 sodico betainato naprossene attivo: Principio contiene: QUANTITATIVA. Una capsula uso cutaneo. 4) INFORMAZIONI CLINICHE. 4.1. Indicazioni terapeutiche. Per per Gel orale. uso per rigide Capsule ICA. FARMACEUT FORMA 3) 6.1. sezione eccipienti, vedere periartriti, forme di reumatismo extra-articolare (lomboscialtagie, mialgie, nevralgie, sindromi radicolari, capsule: osteoartrosi (artriti degenerative); spondilite anchilosante; artropatia gottosa; varie LQÀOWUDWL WHQGLQLWLWHQRVLQRYLWLSHULDUWULWLFRQWXVLRQLVWUDSSLPXVFRODULGLVWRUVLRQLHPDWRPLHGHPLHG ÀEURPLRVLWLDUWULWHUHXPDWRLGH3HULOJHOPLDOJLHORPEDOJLHWRUFLFROORÀEURPLRVLWLERUVLWL suddivisa in somministrazione. La posologia d’attacco proposta per via orale è di 550-1100 mg/die traumatici. Coadiuvante di terapie ortopediche e riabilitative. 4.2. Posologia e modo di algica durante il pasto di mezzogiorno o della sera. Per ottenere il miglioramento della sintomatologia due dosi al mattino al momento della colazione e la seconda durante la cena o in una dose di 275-550 mg al giorno e prolungata a seconda del giudizio medico. dosi con continuata essere può terapia la rico, muscoloschelet dell’apparato croniche e acuta conseguente ad affezioni acute una (epato-nefropazienti) la dose deve essere esattamente stabilita dal medico che dovrà valutare Via topica: 3 applicazioni giornaliere. Nei soggetti anziani e in genere nei soggetti più a rischio RVVLELOHGLWUDWWDPHQWR ]DWLFRQO·XVRGHOODSLEDVVDGRVHHIÀFDFHGL1$35(%(1FDSVXOHSHUODSLEUHYHGXUDWDS HYHQWXDOHULGX]LRQHGHLGRVDJJLVRSUDLQGLFDWL*OLHIIHWWLLQGHVLGHUDWLSRVVRQRHVVHUHPLQLPL] e naprossene sodico, non va somministrato nei pazienti con: ipersensibilità accertata o presunta verso naprossene che occorre per controllare i sintomi (vedere sezione 4.4). 4.3. Controindicazioni. Il farmaco DFLDQWLLQÀDPPDWRULQRQ FLDWH1$35(%(1qFRQWURLQGLFDWRLQSD]LHQWLQHLTXDOLO·DFLGRDFHWLOVDOLFLOLFRRDOWULIDUP XOFHUDJDVWURGXRGHQDOHLQDWWR$FDXVDGHOOD SRVVLELOLWjGLVXVFLWDUHUHD]LRQLDOOHUJLFKHFUR trattamenti attivi o precedenti a e allattamento. Storia di emorragia gastrointestinale o perforazione relativa steroidei inducono reazioni allergiche: (asma, orticaria o rinite). Gravidanza accertata o presunta UDLQVXIÀFLHQ]DFDUGLDFD4.4. Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Gli LQDPHQWR6HYH D]LRQHRVDQJX LPRVWUDWDXOFHU RGLGLVWLQWLGLG GXHRSLHSLV VWRULDGLHPRUUDJLDXOFHUDSHSWLFDULFRUUHQWH LVLQWRPLYHGHUHVH]LRQH 5(%(1FDSVXOHSHUODSLEUHYHGXUDWDSRVVLELOHGLWUDWWDPHQWRFKHRFFRUUHSHUFRQWUROODUH HIIHWWLLQGHVLGHUDWLSRVVRQRHVVHUHPLQLPL]]DWLFRQO·XVRGHOODSLEDVVDGRVHHIÀFDFHGL1$3 LHGXOFHUDSHSWLFD7DOL DWLFRQQDSURVVHQHKDQQRSUHVHQWDWRHPRUUDJLHJDVWURLQWHVWLQDOLRFFDVLRQDOPHQWHDQFKHJUDY HLSDUDJUDÀVRWWRVWDQWLVXLULVFKLJDVWURLQWHVWLQDOLHFDUGLRYDVFRODUL$OFXQLSD]LHQWLWUDWW JDVWURLQWHVWLQDOLDVHJXLWR HOWUDWWRJDVWURLQWHVWLQDOHLQDWWRRSUHJUHVVHRLQVRJJHWWLFKHDEELDQRODPHQWDWRGLVWXUEL PDQLIHVWD]LRQLVRQRUDUHWXWWDYLDLQSD]LHQWLFRQDIIH]LRQLLQÀDPPDWRULHDFXWHRFURQLFKHG UHQDOHIRUWHPHQWHULGRWWD IIHWWXDWRVRORVRWWRVWUHWWRFRQWUROORPHGLFR,SD]LHQWLFRQIXQ]LRQDOLWjFDUGLDFDHSDWLFDR GHOO·LPSLHJRGLDOWULIDUPDFLDQWLLQÀDPPDWRULLOWUDWWDPHQWRFROIDUPDFRGRYUHEEHHVVHUHH clinici e di laboratorio. NAPREBEN è sconsigliato se la clearance parametri dei periodico monitoraggio al ricorrere opportuno è prolungati, trattamenti devono essere trattati con cautela e, specie in caso di $35(%(1YDXVDWRFRQ QRFRQDEERQGDQWLGRVLGLOLTXLGR&RPHSHUDOWULIDUPDFLDQWLLQÀDPPDWRULQRQVWHURLGHL1 GHOODFUHDWLQLQDqLQIHULRUHDPOPLQ6LFRQVLJOLDGLDVVXPHUH1$35(%(1DVWRPDFRSLH os asma e altri fenomeni allergici. Si suggerisce di sospendere la terapia con NAPREBEN per broncospasmo, determinare può quanto in all’anamnesi, o atto in allergiche manifestazioni con cautela in pazienti e. Per evitare specialmente se prolungato, del prodotto per uso topico può dare origine a fenomeni di sensibilizzazion 48 ore prima delle prove di funzionalità surrenale. Evitare l’impiego del gel sulle ferite. L’uso, settimane successive. solare diretta, compreso il solarium, durante il trattamento con NAPREBEN Gel e nelle due eventuali fenomeni di ipersensibilità o di fotosensibilizzazione, evitare l’esposizione alla luce La somministrazione di e della cicloossigenasi, è sconsigliato nelle donne che intendano iniziare una gravidanza. L’uso di NAPREBEN, come di qualsiasi farmaco inibitore della sintesi delle prostaglandine di FANS inibitori concomitanza in sono sottoposte a indagini sulla fertilità. L’uso di NAPREBEN deve essere evitato NAPREBEN dovrebbe essere sospesa nelle donne che hanno problemi di fertilità o che emorragie e perforazioni gastrointestinali, che possono essere fatali (vedi sezione specialmente FANS, ai avverse reazioni di frequenza della aumento un hanno anziani selettivi della COX-2. Anziani. I pazienti gastrointestinali, sono FANS, in qualsiasi momento, con o senza sintomi di preavviso o precedente storia di gravi eventi 4.2). Emorragia gastrointestinale, ulcerazione e perforazione. Durante il trattamento con tutti i o perforazione (vedi fatali. Negli anziani e in pazienti con storia di ulcera, soprattutto se complicata da emorragia state riportate emorragia gastrointestinale, ulcerazione e perforazione, che possono essere dose disponibile. L’uso con dosi aumentate di FANS. Questi pazienti devono iniziare il trattamento con la più bassa sezione 4.3), il rischio di emorragia gastrointestinale, ulcerazione o perforazione è più alto o altri farmaci considerato per questi pazienti e anche per pazienti che assumono bassa dose di acido acetilsalicilico concomitante di agenti protettori (misoprostolo o inibitori di pompa protonica) deve essere in particolare anziani, devono riferire qualsiasi sintomo gastrointestinale e, gastrointestinal tossicità di storia con Pazienti 4.5). sezione e sotto (vedi i che possono aumentare il rischio di eventi gastrointestinal aumentare il rischio Cautela deve essere prestata ai pazienti che assumono farmaci concomitanti che potrebbero inusuale (soprattutto emorragia gastrointestinale) in particolare nelle fasi iniziali del trattamento. sezione 4.5). Quando selettivi del reuptake della serotonina o agenti antiaggreganti come l’acido acetilsalicilico (vedi inibitori warfarin, come anticoagulanti orali, corticosteroidi come emorragia, o di ulcerazione D]LHQWLFRQXQDVWRULDGL LOWUDWWDPHQWRGHYHHVVHUHVRVSHVR,)$16GHYRQRHVVHUHVRPPLQLVWUDWLFRQFDXWHODQHLS VLYHULÀFDHPRUUDJLDRXOFHUD]LRQHJDVWURLQWHVWLQDOHLQSD]LHQWLFKHDVVXPRQR1$35(%(1 ed opportune essere esacerbate (vedi sezione 4.8). Effetti cardiovascolari e cerebrovascolari. Un adeguato monitoraggio malattia gastrointestinale (colite ulcerosa, morbo di Crohn) poiché tali condizioni possono 6SHUXVRVLVWHPLFRVRQR Q]DFDUGLDFDFRQJHVWL]LDGDOLHYHDPRGHUDWDSRLFKpLQDVVRFLD]LRQHDOWUDWWDPHQWRFRQL)$1 LVWUX]LRQLVRQRQHFHVVDULHQHLSD]LHQWLFRQDQDPQHVLSRVLWLYDSHULSHUWHQVLRQHHRLQVXIÀFLH durata) può lunga di trattamenti per e che l’uso sistemico dei coxib e di alcuni FANS (specialmente ad alti dosaggi stati riscontrati ritenzione di liquidi ed edema. Studi clinici e dati epidemiologici suggeriscono ictus). Sebbene alcuni dati suggeriscono che l’uso di naprossene (1000 mg/die) può essere o miocardio del infarto es. (p. arteriosi trombotici eventi di rischio del aumento essere associato ad un modesto WWLDDUWHULRVDSHULIHULFD VLRQHQRQFRQWUROODWDLQVXIÀFLHQ]DFDUGLDFDFRQJHVWL]LDFDUGLRSDWLDLVFKHPLFDDFFHUWDWDPDOD DVVRFLDWRDXQSLEDVVRULVFKLRDOFXQLULVFKLQRQSRVVRQRHVVHUHHVFOXVL,SD]LHQWLFRQLSHUWHQ un trattamento di dopo attenta valutazione. Analoghe considerazioni devono essere effettuate prima di iniziare e/o malattia cerebrovascolare devono essere trattati con naprossene per uso sistemico soltanto alcune delle quali fatali, iperlipidemia, diabete mellito, fumo). Sicurezza cutanea dei FANS. Gravi reazioni cutanee, lunga durata in pazienti con fattori di rischio per eventi cardiovascolari (p. es. ipertensione, prime fasi della terapia i sono state riportate molto raramente in associazione con l’uso dei FANS (vedi 4.8). Nelle includenti dermatite esfoliativa, sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi tossica epidermica, (%(1GHYHHVVHUHLQWHUURWWRDOODSULPDFRPSDUVDGLUDVK DPHQWR1$35 RPHVHGLWUDWW VLHQWURLOSULP RUSDUWHGHLFD ÀFDQHOODPDJJL UHD]LRQHVLYHUL SD]LHQWLVHPEUDQRHVVHUHDSLDOWRULVFKLRO·LQVRUJHQ]DGHOOD all’uso contemporaneo di con altri medicinali e altre forme di interazione. Va posta particolare attenzione cutaneo, lesioni della mucosa o qualsiasi altro segno di ipersensibilità. 4.5. Interazioni OLDO·XVRFRQWHPSRUDQHR FKHDXPHQWDQRLOWHPSRGLSURWURPELQDHGLPLQXLVFRQRO·DJJUHJD]LRQHSLDVWULQLFD6LVFRQVLJ LSRFXPDULQLFR WLFRDJXODQWLGLW URLGHLHFRQDQ PDWRULQRQVWH QDOWULDQWLLQÀDP 1$35(%(1FR dell’effetto degli o i sulfamidici devono essere attentamente controllati. Non è escluso il potenziamento di acido acetilsalicilico. I pazienti che ricevono contemporaneamente a NAPREBEN gli idantoinici VFKLRGLXOFHUD]LRQHR HPHQWDQGRVLJQLÀFDWLYDPHQWHLOLYHOOLSODVPDWLFLGHOIDUPDFR&RUWLFRVWHURLGLDXPHQWRGHOUL DQWLFRDJXODQWLHGHJOLLSRJOLFHPL]]DQWLRUDOL,OSUREHQHFLGULWDUGDODFOHDUDQFHSODVPDWLFDLQFU selettivi del reuptake effetti degli anticoagulanti, come il warfarin (vedi sezione 4.4). Agenti antiaggreganti e inibitori emorragia gastrointestinale (vedi sezione 4.4). Anticoagulanti: i FANS possono aumentare gli nelle formulazioni sistemiche possono ridurre l’effetto dei diuretici FANS i II: a dell’angiotensin antagonisti e inibitori ACE Diuretici, e. gastrointestinal della serotonina (SSRIs): aumento del rischio di emorragia zione di un ACE inibitore o pazienti disidratati o pazienti anziani con funzione renale compromessa) la co-somministra e di altri farmaci antiipertensivi. In alcuni pazienti con funzione renale compromessa (p. es. VLELOHLQVXIÀFLHQ]DUHQDOH VLSXzSRUWDUHDXQXOWHULRUHGHWHULRUDPHQWRGHOODIXQ]LRQHUHQDOHFKHFRPSUHQGHXQDSRV ODFLFORRVVLJHQD RLOVLVWHPDGHO WLFKHLQLELVFRQ VLQD,,HGLDJHQ WDGHOO·DQJLRWHQ GLXQDQWDJRQLV a II. Quindi, la che assumono NAPREBEN capsule in concomitanza con ACE inibitori o antagonisti dell’angiotensin acuta, generalmente reversibile. Queste interazioni devono essere considerate in pazienti della funzione pazienti devono essere adeguatamente idratati e deve essere preso in considerazione il monitoraggio combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente nei pazienti anziani. I della L’inibizione è controindicato in gravidanza accertata o presunta e allattamento. V. sezione 4.3. Gravidanza. renale dopo l’inizio della terapia concomitante. 4.6. Gravidanza e allattamento. Il farmaco cardiaca e malformazione di e aborto di suggeriscono un aumentato rischio epidemiologici studi di Risultati embrio/fetale. sviluppo lo e/o gravidanza la sintesi di prostaglandine può interessare negativamente QRDFLUFDO·ËVWDWR HOODJUDYLGDQ]D,OULVFKLRDVVROXWRGLPDOIRUPD]LRQLFDUGLDFKHDXPHQWDYDGDPHQRGHOO·À GLJDVWURVFKLVLGRSRO·XVRGLXQLQLELWRUHGHOODVLQWHVLGHOOHSURVWDJODQGLQHQHOOHSULPHIDVLG di pre- e ne di inibitori della sintesi di prostaglandine ha mostrato di provocare un aumento della perdita somministrazio la animali, Negli terapia. della durata la e dose la con aumenta rischio il ritenuto che di sintesi inclusa quella cardiovascolare, è stato riportato in animali a cui erano stati somministrati inibitori post-impianto e di mortalità embrione-fetale. Inoltre, un aumento di incidenza di varie malformazioni, re (con chiusura tutti gli inibitori della sintesi di prostaglandine possono esporre il feto a: tossicità cardiopolmona delle prostaglandine durante il periodo organogenetico. Durante il terzo trimestre di gravidanza, D JUDYLGDQ]D SRVVLELOH SURJUHGLUH LQ LQVXIÀFLHQ]D UHQDOH FRQ ROLJRLGURDPQLRV OD PDGUH H LO QHRQDWR DOOD ÀQH GHOOD SUHPDWXUD GHO GRWWR DUWHULRVR H LSHUWHQVLRQH SROPRQDUH GLVIXQ]LRQH UHQDOH FKH SXz uterine risultanti in ritardo o prolungamento del travaglio. 4.7. contrazioni delle inibizione basse; molto dosi a anche occorrere può che antiaggregante prolungamento del tempo di sanguinamento, ed effetto FRPXQTXHGL HPHUVHD]LRQLDOLYHOORFHQWUDOHFKHLQÁXHQ]LQROHFDSDFLWjDWWHQWLYHHGLULÁHVVL6LFRQVLJOLD Effetti sulla capacità di guidare veicoli e di usare macchinari. 'DOOHSURYHHVHJXLWHQRQVRQR quelli a carico specialmente a dosi elevate. 4.8. Effetti indesiderati. Di più comune osservazione sono l’assunzione, dopo macchinari, di nell’utilizzo o autoveicoli di guida nella attenzione porre particolare LVWUD]LRQHGLQDSURVVHQH JDVWURLQWHVWLQDOHDYROWHIDWDOHLQSDUWLFRODUHQHJOLDQ]LDQLYHGLVH]LRQH'RSRVRPPLQ GHOO·DSSDUDWRJDVWURLQWHVWLQDOHSRVVRQRYHULÀFDUVLXOFHUHSHSWLFKHSHUIRUD]LRQHRHPRUUDJLD URVLJDVWULFDYHGLVH]LRQH PLQDOHPHOHQDHPDWHPHVLVWRPDWLWLXOFHUDWLYHHVDFHUED]LRQHGLFROLWHPRUERGL&URKQSL VRQRVWDWLULSRUWDWLQDXVHDYRPLWRGLDUUHDÁDWXOHQ]DFRVWLSD]LRQHGLVSHSVLDGRORUHDGGR disturbi il farmaco. Meno frequentemente sono state osservate gastriti. Più raramente sono stati segnalati 4.4); generalmente di modesta entità e di spontanea remissione, riducendo la posologia e sospendendo di Stevens-Johnson sindrome includenti: angioedema, reazioni bollose cutanee, eruzioni ecchimosi, prurito, osservato: è si cute della carico A stordimento. a carico del S.N.C. quali: cefalea, sonnolenza, vertigini, ]LRQHDOWUDWWDPHQWRFRQ KLFDUGLDGLVSQHDHGHPDLSHUWHQVLRQHHLQVXIÀFLHQ]DFDUGLDFDVRQRVWDWHULSRUWDWHLQDVVRFLD HQHFUROLVLWRVVLFDHSLGHUPLFDPROWRUDUDPHQWH$FDULFRGHOVLVWHPDFDUGLRYDVFRODUHWDF HOODIXQ]LRQDOLWjUHQDOH SHQLDJUDQXORFLWRSHQLDDQHPLDDSODVWLFDRHPROLWLFDLWWHURFDVLGLHSDWLWHJUDYHULGX]LRQHG LFRWURPERFLWR WHPDHPRSRLHW LÀFD]LRQLGHOVLV YHULÀFDWHPRG DPHQWHVLVRQR )$166SRUDGLF LFRVRQRVWDWHVHJQDODWH DPPDWRULQRQVWHURLGHLDGXVRWRSLFRFXWDQHRRWUDQVGHUPLFRGHULYDWLGHOO·DFLGRSURSLRQ UHD]LRQHGLLSHUVHQVLELOLWjWXUEHGHOO·XGLWRHGHOODYLVWDVHQVD]LRQHGLVHWH&RQDOFXQLDQWLQÀ Sono possibili reazioni dermatiti da contatto. Sono stati segnalati anche alcuni casi di eruzioni bollose di varia gravità. reazioni avverse cutanee con eritema, prurito, irritazione, sensazione di calore o bruciore e VLVWHPLFR UWDWLHGHPDLSHUWHQVLRQHHLQVXIÀFLHQ]DFDUGLDFD6WXGLFOLQLFLHGDWLHSLGHPLRORJLFLVXJJHULVFRQRFKHO·XVR GLIRWRVHQVLELOLWj,QDVVRFLD]LRQHDOWUDWWDPHQWRFRQ)$16SHUXVRVLVWHPLFRVRQRVWDWLULSR o ictus) (vedere miocardio del infarto es. eventi trombotici arteriosi (p. di rischio del aumento modesto un ed associato essere può durata) lunga di trattamenti di alcuni FANS (specialmente ad alti dosaggi e per o volontaria, nausea, vomito e diarrea. In caso di ingestione di una forte quantità di NAPREBEN accidentale sezione 4.4). 4.9. Sovradosaggio. L’eventuale sovradosaggio può dare origine a dolore epigastrico, Categoria casi. 5) PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1. Proprietà farmacodinamiche. Capsule: questi in previste misure normali le atto in mettere e gastrico svuotamento lo si deve eseguire WRSLFR SHU GRORUL SURSLRQLFR &RGLFH$7& 0$( *HO &DWHJRULD IDUPDFRWHUDSHXWLFD )DUPDFL SHU XVR IDUPDFRWHUDSHXWLFD )DUPDFL DQWLQÀDPPDWRUL H DQWLUHXPDWLFL QRQ VWHURLGHL 'HULYDWL GHOO·DFLGR DFDSDFLWjGHOIDUPDFRGL $/·DWWLYLWjDQWLÁRJLVWLFDDQWLLQÀDPPDWRULD QHOQDSURVVHQHEHWDLQDWRVRGLFRqGRYXWDDOO DUWLFRODULHPXVFRODUL$QWLQÀDPPDWRULQRQ VWHURLGHLSHUXVRWRSLFR&RGLFH$7&0$ HJOLVWXGL WLLQÀDPPDWRULRFLzVLJQLÀFDFKHODVXDD]LRQHQRQqPHGLDWDGDOO·DVVHLSRWDODPRVXUUHQH1 LQLELUHODVLQWHVLGHOOHSURVWDJODQGLQH7HVWDWRVXDQLPDOLVXUUHQHFWRPL]]DWLKDPRVWUDWRLOVXRHIIHWWRDQ XHYROWHSLDWWLYR6WXGL PHGLDPHQWHG RLOQDSURVVHQHVLqGLPRVWUDWR DWRVRGLFRYHUV SURVVHQHEHWDLQ GL)UHXQGLOQD HGHOO·DGLXYDQWH VWGHOO·LQLEL]LRQ VXOO·DWWLYLWjDQWLLQÀDPPDWRULDWHVWGHOO·HGHPDGDFDROLQRHWH assorbito dopo azione a livello del S.N.C. 5.2. Proprietà farmacocinetiche. NAPREBEN è completamente sull’emivita analgesica confermano che il naprossene betainato sodico non esplica alcuna plasmatiche per oltre ore. Il naprossene betainato sodico segue la circolazione enteroepatica e si lega alle proteine 12-15 di è plasmatica l’emivita ore; 2-4 entro ha si plasmatico picco il orale; ne somministrazio L]]DWRLQIRUPDOLEHUDH UDOH9LHQHHVFUHWRSHUYLDXULQDULDLQSDUWHLPPRGLÀFDWRFLUFDLOHGLQSDUWHPHWDERO LOVXSHUDUDSLGDPHQWHODEDUULHUDSODFHQWDOHPLQXWLGRSRODVRPPLQLVWUD]LRQHR il test sul mini pig per nel topo e nel ratto ha fatto rilevare risultati pressoché analoghi intorno a 880 mg/kg, mentre coniugata. 5.3. Dati preclinici di sicurezza. La tossicità acuta saggiata per os e per via i.p. delle Caratteristiche del Prodotto (vedi sezione Riassunto questo di parti altre in riportate già quelle a oltre preclinici dati su informazioni os ha dato un valore di DL50 pari a 1.412 mg/kg. Non vi sono ulteriori 2VVLGRGLIHUURJLDOOR VLRVWHDUDWR3ROLYLQLOSLUUROLGRQH&RVWLWXHQWLGHOODFDSVXOD*HODWLQD7LWDQLRELRVVLGR( 4.6). 6) INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1. Lista degli eccipienti. &DSVXOH0DJQH tà. Nessuna. 6.3. Periodo di validità. Il periodo di validità proposto per il prodotto, Incompatibili 6.2. distillata. Acqua sodio, di Deidroacetato to, p-idrossibenzoa Metil osa, (E172). Gel 10%: Idrossietilcellul di calore e da per la conservazione. Conservare il prodotto in luogo fresco ed asciutto, lontano da fonti in confezionamento integro, correttamente conservato, è di 3 anni. 6.4. Precauzioni particolari particolari 3 blister da 10 capsule ciascuno Gel: Confezione contenente un tubo da 50 g. 6.6. Precauzioni luce solare diretta. 6.5. Natura e contenuto del contenitore. Capsule: Confezione contenente TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO. per lo smaltimento e la manipolazione. Nessuna particolare istruzione per l’uso. 7) E ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO. “550 mg capsule rigide” 30 capsule MERQURIO Pharma S.r.l.Via Sagunto, 6 20159 Milano. 8) NUMERO DELL’AUTORIZZAZION g A.I.C. 027669050. 9) DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO A.I.C. 027669011 “275 mg capsule rigide” 30 capsule A.I.C. 027669023 “10% gel” tubo da 50 TESTO. Determinazione AIFA del 2.03.2010. DELL’AUTORIZZAZIONE. 25.01.1993 / 30.07.2007. 10) DATA DI REVISIONE DEL e n e s s l e Napreben g Naaipnraoto sodico al 10%! bet a c i g l a e n o i s s e r g e Maggiore r www.merquriopharma.it Napreben gel contiene naprossene betainato sodico, un nuovo sale del naprossene. Il naprossene betainato sodico ha un elevata efficacia nelle affezioni algiche acute e croniche a carico dell’apparato muscoloscheletrico e legamentoso1. da 50g o - Tubo 10% gel sodico o t a n i a t ne be Naprosse : sologia so cutane gel per u Po zioni 3 applica re ; o e ll li o a giorn Ind ; lombalgie; torcic mialgie siti; borsiti; i; it tr r ia r fibromio tenosinoviti; peolari; tendiniti; ni; strappi musc contusio ni; ematomi; atici. distorsiod infiltrati traum edemi e rapie . ante di te ve Coadiuv iche e riabilitati d e p to or i: icazion Documentata efficacia nelle affezioni algiche articolari: gli indici di regressione algica in pazienti affetti da algie articolari sono significativamente maggiori (p<0,01) nel trattamento con Napreben rispetto al trattamento con Ibuprofene Gel2. formulazione bilanciata senza alcool e profumi non unge e non sporca gli indumenti Agenzia Merqurio Editore s.r.l. 800.014.863 Depositato presso l’AIFA in data 16 febbraio 2009 Napreben 10% gel , l’unico a base di Naprossene betainato sodico : Bibliografia 1) Prof. Renato Lucchi et al., (Napreben) su pazienti con sintomatologia dolorosa e impotenza funzionale a carico dell’apparato osteo-articolare, Ospedale Estense, Modena, 1987. 2) Prof. Giorgio Poggi et al., Valutazione del Pain Relief ottenuto con la somministrazione topica di un nuovo derivato salino del Naproxene (Napreben), Fondazione clinica del lavoro-Istituto Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Centro Medico di Riabilitazione di Montescano, 1988. management I protagonisti della gestione terapeutica della gotta La Società Italiana di Reumatologia ha promosso un aggiornamento delle raccomandazioni EULAR del 2006 per la gestione terapeutica di questa forma di artrite. Molti sono i punti fondamentali che sono stati toccati: la corretta informazione ed educazione del paziente, il trattamento farmacologico dell’attacco acuto, dove la colchicina rappresenta il presidio più importante che si affianca alla somministrazione di Fans, la terapia ipouricemizzante dopo la completa risoluzione dell’attacco acuto. Il documento è stato presentato all’ultimo congresso della SIR a Milano Elisabetta Torretta 34 MANAGEMENT 34 ■ L a gotta colpisce l’1-2% della popolazione adulta dei Paesi sviluppati, rappresentando la forma più frequente di artrite con una prevalenza in aumento negli ultimi decenni. La diagnosi di malattia è solitamente clinica, tuttavia la ricerca dei cristalli di urato monosodico nel liquido sinoviale, anche in soggetti asintomatici, rimane il gold standard diagnostico. La gestione terapeutica della gotta non riguarda solo la prescrizione appropriata di farmaci antinfiammatori o di terapie mirate a ridurre i livelli di acido urico, ma deve comprendere una corretta informazione del paziente, oltre che del medico di medicina generale. Considerando l’avvento delle nuove strategie terapeutiche, la Società Italiana di Reumatologia ha ritenuto necessario promuovere una Consensus per aggiornare le raccomandazioni EULAR del 2006. I punti chiave per il trattamento della gotta riguardano in primo luogo l’informazione e l’educazione del paziente e l’adozione di uno stile di vita appropriato. In una malattia così tipicamente caratterizzata da andamento altalenante, dove fasi di completo benessere di varia durata si alternano ad attacchi acuti, cercare di migliorare la compliance del paziente è molto importante: gli sforzi vanno indirizzati all’adozione di una sana alimentazione e alla moderazione nel consumo di bevande contenenti fruttosio e alcool, in particolar modo di birra. Un secondo elemento importante è quello relativo all’identificazione di al- tre cause di iperuricemia e di gotta che possono essere espressione di comorbidità, che dovrebbero essere diagnosticate prima di iniziare il trattamento della gotta. Comorbidità e fattori di rischio quali iperlipidemia, ipertensione, iperglicemia, obesità e fumo dovrebbero essere presi in considerazione come parte importante nella gestione dei pazienti con gotta. Per esempio alcuni antipertensivi e diuretici possono avere effetti iperuricemizzanti mentre altri (losartan, amlodipina) possono avere effetto uricosurico. Nel trattamento dell’attacco acuto di gotta, che rappresenta la forma di artrite più dolorosa che sia dato conoscere, è indispensabile il ricorso a una terapia che abbia effetto analgesico e azione antinfiammatoria. La colchicina rappresenta il farmaco di prima scelta (anche se manca un accordo unanime sulla posologia) e la task force della Consensus italiana consiglia bassi dosaggi, fino 2 mg/die, posologia che si è rivelata efficace e sicura. La colchicina dovrebbe essere somministrata precocemente e assunta a lungo a basso dosaggio. Altro presidio farmacologico importante è costituito dai Fans, che dovrebbero essere somministrati precocemente, non appena insorgono i primi sintomi, con una riduzione del dolore superiore al 50% in 2-3 giorni, ma con una durata del trattamento il più breve possibile e dando la preferenza ai Fans a emivita breve. Nel trattamento acuto gli steroidi a dosaggio medio-alto per brevissimo periodo possono essere utili; da evitare l’uso prolungato in quanto è M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 12:21:23 Senza t management stato segnalato un aumento del rischio di cronicizzazione della gotta con sviluppo di tofi. Gli inibitori dell’interleuchina 1 possono considerarsi una potenziale opzione terapeutica soprattutto in quei pazienti con gravi controindicazioni o effetti collaterali al trattamento con colchicina, Fans e/o steroidi, quando il dolore è refrattario al trattamento convenzionale o in caso di gravi comorbidità. Dopo la completa risoluzione dell’attacco acuto è consigliabile la terapia ipouricemizzante, iniziata a basso dosaggio e gradualmente incrementata fino a raggiungere e mantenere i livelli di uricemia al di sotto del punto di saturazione dell’urato monosodico (≤ 6 mg/dL). Tra questi l’allopurinolo, un inibitore competitivo della xantinoossidasi, è il farmaco di prima scelta. La somministrazione andrebbe inizia- ta con dosi di 100 mg/die, incrementate di 100 mg ogni 2-4 settimane; in caso di insufficienza renale è opportuno adattare la posologia per ridurre il rischio di tossicità. In caso di intolleranza/allergia all’allopurinolo, o in caso di grave insufficienza renale o di mancata risposta terapeutica, il farmaco ipouricemizzante di seconda scelta è il febuxostat (80-120 mg), un inibitore non competitivo della xantino-ossidasi che viene metabolizzato prevalentemente a livello epatico. Infine gli uricosurici (probenecid, benzbromarone, sulfinpirazone) potrebbero essere utilizzati per la riduzione dei livelli di acido urico ma sono controindicati in pazienti con insufficienza renale e dovrebbero essere evitati nei pazienti con calcolosi renale e in pazienti con insufficienza epatica (in particolar modo il benzbromarone). Da ultimo si può citare un trattamento che al momento è stato autorizzato sono negli Stati Uniti, la somministrazione per via endovenosa di uricasi peghilata (pegloticasi) che risulta efficace nel ridurre rapidamente il pool di urati e le dimensioni dei tofi. La terapia è però controindicata nei pazienti con deficit della glucosio 6-fosfato deidrogenasi in quanto la somministrazione di uricasi aumenta lo stress ossidativo. www.qr-link.it /video/1512 w ww Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code manidipina cloridrato Senza titolo-1.indd 3 MANAGEMENT 35 21/04/10 10:39 17-12-2012 12:21:32 La prima webTV quotidiana per l’informazione e la formazione del medico italiano Entra in M.D.webTV: Troverai oltre 1.950 video suddivisi in 68 diverse aree tematiche. 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MEMORIZZA RICERCA ➤Annota “username” e “password”: serviranno per i successivi accessi al portale. ➤ Trova i video di interesse inserendo una o più parole-chiave nell’area “cerca un video”, oppure effettua la ricerca direttamente nell’area tematica di riferimento. w w w. m d w e b t v. i t Vieni a trovarci su Facebook per conoscere tutti gli aggiornamenti e lasciare i tuoi commenti documenti È il nuovo gel la terapia più efficace per la psoriasi lieve-moderata Dall’attenta revisione dei principali studi pubblicati negli ultimi anni è scaturita una Consensus paper sull’efficacia dell’associazione fissa calcipotriolo/betametasone dipropionato nel trattamento della psoriasi lieve-moderata e sul suo profilo di sicurezza. Redatto da 7 tra i maggiori esperti in dermatologia, il documento si allinea alle raccomandazioni delle Linee guida europee e statunitensi per la gestione della patologia D i recente pubblicazione, il Consensus Paper sull’uso dell’associazione fissa calcipotriolo/ betametasone dipropionato “è un documento al quale ha lavorato la Società Italiana di Dermatologia (SIDeMaST) attraverso un’attenta revisione dei numerosi studi sull’argomento che sono stati pubblicati negli ultimi anni – ha commentato Giampiero Girolomoni, Professore ordinario di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Medicina, Università di Verona – con lo scopo di portare a conoscenza dei medici (dermatologi, chirurghi estetici, medici di medicina generale, ecc) l’associazione fissa in gel e ottenere una condivisione generale sulla sua efficacia e sul suo utilizzo”. Il razionale su cui si basa l’associazione dei due principi attivi è rappresentato dalla soppressione dell’eritema, dell’edema e dell’infiltrato infiammatorio da parte del betametasone dipropionato e dall’azione di riduzione dell’iperproliferazione e di normalizzazione della differenziazione dei cheratinociti da parte del calcipotriolo, un analogo sintetico della vitamina D. Una volta somministrabili solo separatamente, i due principi attivi sono ora disponibili in una sssociazione fissa di calcipotriolo (50 mcg/g) e betametasone dipropionato (0.5 mg/g), che offre un’opzione terapeutica conveniente e razionale. Gli studi che sono stati inclusi nella Consensus (G Ital Dermatol Venereol 2012: 147 (suppl. 2 al n.5): 1-9) hanno complessivamente arruolato 11000 pazienti, di cui 7000 nella sperimentazione della formulazione in unguento e 4000 nella formulazione in gel. L’associazione fissa in formulazione in gel è stata testata in quattro studi. Una sperimentazione randomizzata in doppio cieco in 4 bracci in 1505 pazienti adulti con psoriasi almeno moderata che coinvolgeva almeno il 10% dell’area dello scalpo, che comparava la formulazione in gel sviluppata in maniera specifica per l’utilizzo su cuoio capelluto con i singoli componenti e il veicolo (placebo). Il gel si è dimostrato significativamente più efficace rispetto ai due componenti a partire dalla seconda settimana e per tutte le 8 settimane di trattamento (Jemec JBE et al, J Am Acad Dermatol 2008; 59: 455-63). Il secondo studio, multicentrico, randomizzato, controllato in doppio cieco a 4 bracci, ha coinvolto 364 pazienti con psoriasi volgare di severità almeno lieve sul corpo che per 8 settimane sono stati trattati con l’associazione in gel applicata una volta al giorno confrontata con i singoli componenti, anch’essi in gel. L’associazione in gel ha mostrato efficacia superiore rispetto a tutte le terapie di confronto e non è stata rilevata alcuna differenza significativa con l’associazione in gel e i trattamenti di confronto per quanto riguarda la frequenza e la M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 ■ 37 DOCUMENTI 37 17-12-2012 12:21:54 documenti tipologia degli eventi avversi (Fleming C et al. J Drugs Dermatol 2010; 9: 969-74). Il terzo studio era una sperimentazione di fase III, multicentrica, randomizzata, controllata in singolo cieco a 3 bracci, in 458 pazienti con psoriasi di severità almeno moderata. Nelle 8 settimane di studio sono state confrontate efficacia clinica e sicurezza del gel vs tacalcitolo unguento e veicolo in gel. L’efficacia e la superiorità dell’associazione in gel era evidente già nelle prime fasi e la percentuale di pazienti in remissione completa o quasi all’8ª settimana è stata di 39.9% per l’associazione in gel vs 17.9% e del 5.5% rispettivamente per tacalcitolo unguento e veicolo (p<0.001) (Langley RGB et al. Dermatology 2011; 222: 148-56). L’ultimo dei 4 studi è un trial monocentrico, randomizzato, controllato in 24 pazienti che valutava l’effetto terapeutico e la tollerabilità di 5 trattamenti per uso topico per la psoriasi volgare (associazione fissa in gel o unguento, calcipotriolo in crema o unguento, un prodotto sperimentale a base di calcipotriolo e idrocortisone) e un veicolo di controllo. La valutazione ecografica dello spessore della placca ha rivelato una importante riduzione dello spessore cutaneo e un miglioramento significativamente maggiore con la combinazione in gel o in unguento rispetto agli altri topici di confronto (Queille-Roussel C et al. Clin Drug Investig 2012; 32: 613-19). Negli studi sulla tollerabilità, l’associazione fissa è stata molto ben tollerata nella psoriasi sia del corpo sia dello scalpo: tra i 1412 pazienti trattati con la formulazione unguento, solo lo 0.8% ha sospeso la terapia a causa di eventi avversi. I tassi di sospensione per eventi avversi sono stati più elevati con altri trattamenti (ad eccezione del betametasone, 0.4%): 4.8% con tacalcitolo, 4.5% con placebo, 1.3% con calcipotriolo (G Ital Dermatol Venereol 2012: 147 (suppl. 2 al n.5): 1-9). La migliore tollerabilità del trattamento, unitamente alla sua elevata efficacia e al fatto che esso prevede la monosomministrazione quotidiana, rappresentano altrettanti aspetti in grado di influenzare vantaggiosamente la compliance del paziente. www.qr-link.it /video/1512 w ww Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code Compliance, la chiave di volta dell’efficacia della terapia La psoriasi è probabilmente la malattia cronica con i più bassi livelli di aderenza e ciò rappresenta un problema importante perché l’uso irregolare o interrotto della terapia si riflette nella persistenza/aggravamento della malattia, nel peggioramento del rapporto con il medico, nell’aggravio dei costi. Lo afferma Michele Blasco, Medical Director di Leo Pharma Italia, sottolineando come “le survey rivelano che il 60% dei pazienti psoriasici italiani non ha mai utilizzato terapie topiche e che circa un terzo si auto-prescrive i trattamenti. Inoltre, a causa della bassa aderenza, la metà di quelli che li usano lo fanno in maniera inadeguata: la maggior parte dei pazienti utilizza creme emollienti e idratanti, addirittura shampoo antiforfora invece dei farmaci antipsoriasici tipici indicati per la forma lieve-moderata della patologia”. Il miglioramento della compliance passa attraverso diverse vie: una terapia semplificata, l’aumento della 38 DOCUMENTI 38 ■ frequenza delle visite di follow-up, l’educazione del paziente e, non ultimo, la possibilità di utilizzare formulazioni che, come quella in gel, sono più gradite ai pazienti. Il gel, infatti, non unge, non macchia gli indumenti, è più facile da applicare, si assorbe più rapidamente e quindi è in grado di migliorare la qualità della vita del paziente, incrementando in modo significativo la sua aderenza. w ww www.qr-link.it /video/1512 Puoi visualizzare il video di approfondimento anche con smartphone/iphone attraverso il presente QR-Code M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 12:22:01 Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi PROTAGON Miglioriamo la concon la psoriasi Miglioriamo lavita vitadelle dellepersone persone la psoriasi CI SONO momenti IN CUI È IL VEICOLO A FARE LA COD. LP-052-12 DIFFERENZA Depositato presso AIFA in data 19/10/2012 Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi © LEO ® Tutti i marchi registrati appartengono a LEO Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi LEO O Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DI PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Xamiol® 50 microgrammi/g/ 0,5 mg/g gel 2. COMPOSIZIONE QUALI-QUANTITATIVA Un grammo di gel contiene 50 microgrammi di calcipotriolo (come monoidrato) e 0,5 mg di betametasone (come dipropionato). Eccipienti: 160 microgrammi di idrossitoluene butilato /g gel. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Gel Gel pressoché trasparente, da incolore a leggermente biancastro. 4 INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Trattamento per via topica della psoriasi del cuoio capelluto negli adulti. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Posologia: Xamiol® gel deve essere applicato sulle aree interessate una volta al giorno. Il periodo di trattamento raccomandato è di 4 settimane. Se è necessario continuare o riprendere il trattamento dopo questo periodo di tempo, il trattamento deve essere continuato dopo riesame medico e sotto regolare supervisione medica. Quando si usano farmaci contenenti calcipotriolo, la dose massima giornaliera non deve superare i 15 g. L’area trattata con farmaci contenenti calcipotriolo non deve superare il 30% della superficie corporea (vedere paragrafo 4.4). Tutte le zone del cuoio capelluto affette da psoriasi possono essere trattate con Xamiol® gel. In genere un quantitativo da 1 g a 4 g al giorno, è sufficiente per il trattamento del cuoio capelluto (4 g corrispondono a un cucchiaino da tè). Popolazioni speciali Insufficienza renale ed epatica La sicurezza e l’efficacia di Xamiol® gel in pazienti con grave insufficienza renale o gravi disturbi epatici non è stata valutata. Popolazione pediatrica: La sicurezza e l’efficacia di Xamiol® gel in bambini al di sotto dei 18 anni di età non è stata valutata. Non sono disponibili dati. Metodo di applicazione Il flacone deve essere agitato prima dell’utilizzo e Xamiol® gel deve essere applicato sulle aree affette. Xamiol® gel non deve essere applicato direttamente sul viso o sugli occhi. Le mani devono essere lavate accuratamente dopo l’uso. Per ottenere un effetto ottimale, non è raccomandabile lavarsi i capelli subito dopo l’applicazione di Xamiol® gel. Xamiol® gel deve rimanere applicato sul cuoio capelluto durante la notte o durante il giorno. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti di Xamiol®. Xamiol® gel è controindicato nella psoriasi eritrodermica, esfoliativa e pustolosa. Per la presenza di calcipotriolo, Xamiol® gel è controindicato in pazienti con pregressi disturbi del metabolismo del calcio. Per la presenza di un corticosteroide, Xamiol® gel è controindicato nelle seguenti condizioni: lesioni cutanee causate da virus (ad esempio, herpes o varicella), infezioni cutanee di tipo micotico o batterico, infezioni da parassiti, manifestazioni cutanee dovute a tubercolosi o a sifilide, dermatite periorale, atrofia cutanea, strie atrofiche, fragilità capillare, ittiosi, acne volgare, acne rosacea, ulcere, ferite, prurito perianale e genitale. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Effetti sul sistema endocrino Xamiol® gel contiene un potente steroide di classe III pertanto deve essere evitato il trattamento concomitante con altri steroidi sul cuoio capelluto. Le reazioni avverse osservate in seguito ad un trattamento sistemico con corticosteroidi, come la soppressione corticosurrenale o l’interferenza con il controllo metabolico del diabete mellito, possono verificarsi anche durante il trattamento topico con corticosteroidi, a causa del loro assorbimento sistemico. Deve essere evitata l’applicazione di Xamiol® gel con bendaggi occlusivi, poiché questi aumentano l’assorbimento sistemico dei corticosteroidi. Deve essere evitata l’applicazione su vaste aree di cute danneggiata o su mucose o in pieghe cutanee, dato che questo aumenta l’assorbimento del corticosteroide (vedere paragrafo 4.8). In uno studio condotto su pazienti affetti da psoriasi su aree estese sia del cuoio capelluto che del corpo, a seguito dell’uso di alte dosi di Xamiol® gel (sul cuoio capelluto) in combinazione con alte dosi di Dovobet® unguento (sul corpo), 5 pazienti su 32 hanno manifestato una diminuzione al limite della normalità del cortisolo in risposta alla stimolazione dell’ormone adrenocorticotropico (ACTH) dopo 4 settimane di trattamento (vedere paragrafo 5.1). Effetti sul metabolismo del calcio Data la presenza del calcipotriolo, se si supera la dose massima giornaliera (15 g) può verificarsi ipercalcemia. I livelli sierici di calcio, tuttavia, si normalizzano rapidamente con la sospensione del trattamento. Il rischio di ipercalcemia è minimo quando si rispettano le raccomandazioni relative all’uso del calcipotriolo. Deve essere evitato il trattamento di oltre il 30% della superficie corporea (vedere paragrafo 4.2). Reazioni avverse locali La cute del viso e dei genitali è molto sensibile ai corticosteroidi. I farmaci non devono essere applicati su queste aree. Si sono verificate reazioni avverse locali non comuni (come ad esempio irritazione degli occhi o della cute del viso), quando il medicinale è entrato accidentalmente in contatto con le aree cutanee del viso, degli occhi o delle congiuntive (vedere paragrafi 4.8 e 5.1). Il paziente deve essere istruito sul corretto uso del farmaco in modo da evitare l’applicazione o il contatto accidentale con il viso, la bocca e gli occhi. È necessario lavarsi le mani dopo ogni applicazione per evitare il contatto accidentale con tali aree. Infezioni cutanee concomitanti Nel caso in cui le lesioni cutanee vadano incontro a sovrainfezione devono essere trattate con terapia antibatterica. Tuttavia, se l’infezione peggiora, il trattamento con corticosteroidi deve essere interrotto. Interruzione del trattamento Quando il trattamento della psoriasi con la terapia a base di corticosteroidi viene interrotto, vi è il rischio che si manifestino psoriasi pustolosa generalizzata e un effetto rebound. Occorre pertanto continuare il controllo medico nel periodo post trattamento. Uso prolungato Con l’uso prolungato, vi è un aumentato Pharma rischio di reazioniA/S avverse sia locali che sistemiche. Il trattamento deve essere interrotto nel caso in cui si manifestino reazioni avverse correlate all’utilizzo a lungo termine del corticosteroide (vedere paragrafo 4.8). Usi non studiati Non vi sono esperienze sull’uso di Xamiol® gel nella psoriasi guttata.Trattamenti concomitanti ed esposizione UV Dovobet® unguento per le lesioni psoriasiche del corpo, è stato utilizzato in associazione a Xamiol® gel per le lesioni psoriasiche del cuoio capelluto, ma non vi è alcuna esperienza clinica sull’uso combinato di Xamiol® con altri farmaci antipsoriasici di tipo sistemico né con la fototerapia. Durante il trattamento con Xamiol® gel il medico deve consigliare al paziente di limitare o evitare l’eccessiva esposizione alla luce solare, sia naturale che artificiale. Il calcipotriolo per via topica deve essere somministrato in concomitanza con l’esposizione a radiazioni UV solo se medico e paziente ritengono che i potenziali benefici siano superiori ai potenziali rischi (vedere paragrafo 5.3). Reazioni avverse agli eccipienti Xamiol® gel contiene idrossitoluene butilato (E321) che può causare reazioni cutanee locali (come dermatite da contatto), irritazione degli occhi e delle membrane mucose. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione Non sono stati condotti studi di interazione. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza Non vi sono dati adeguati riguardanti l’uso del calcipotriolo e del betametasone in donne in gravidanza. Gli studi su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3), tuttavia studi epidemiologici non hanno evidenziato anomalie congenite in neonati nati da madri trattate con corticosteroidi durante la gravidanza. Il rischio potenziale per il genere umano non è noto. Pertanto, durante la gravidanza Xamiol® gel deve essere utilizzato solo quando il possibile beneficio giustifichi il potenziale rischio. Allattamento Il betametasone viene escreto nel latte materno, ma alle dosi terapeutiche si ritiene che il rischio di insorgenza di effetti indesiderati nel lattante sia improbabile. Non vi sono dati circa l’escrezione del calcipotriolo nel latte materno. Il medico deve usare cautela nel prescrivere Xamiol® gel alle donne durante il periodo di allattamento al seno. Fertilità Studi su ratti, con dosi orali di calcipotriolo o betametasone dipropionato dimostrano che non vi sono effetti sulla fertilità maschile e femminile. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Xamiol® gel non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Gli studi clinici condotti con Xamiol® gel hanno finora coinvolto più di 4400 pazienti, di cui più di 1900 sono stati trattati con Xamiol® gel. Circa l’8% dei pazienti trattati con Xamiol® gel ha riportato effetti indesiderati non gravi. Queste reazioni sono generalmente lievi e sono principalmente riferite a differenti tipi di reazioni cutanee, di cui il prurito è la più comune. Sulla base dei dati ottenuti dagli studi clinici e dall’uso post-marketing, vengono riportati i seguenti effetti indesiderati di Xamiol® gel. Le reazioni avverse sono elencate secondo la classificazione MedDRA ed i singoli eventi sono elencati a partire dai più frequenti. All’interno di ogni gruppo di frequenza, gli effetti sono elencati in ordine decrescente di gravità. La seguente terminologia è stata utilizzata per classificare la frequenza degli effetti indesiderati Molto comune: >1/10 Comune: >1/100 e <1/10 Non comune: >1/1000 e <1/100 Raro: >1/10.000 e < 1/1000 Molto raro: <1/10.000 Frequenza non nota (impossibile eseguire una stima con i dati disponibili) Patologie dell’occhio Non comune Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Irritazione oculare Comune Prurito Non comune Esacerbazione della psoriasi Sensazione di bruciore della cute Dolore cutaneo o irritazione Follicolite Dermatite Eritema Acne Cute secca Rash Rash pustoloso I seguenti effetti indesiderati sono considerati relativi rispettivamente alle classi farmacologiche di calcipotriolo e betametasone: Calcipotriolo Gli effetti indesiderati comprendono reazioni nel sito di applicazione, prurito, irritazione cutanea, sensazione di bruciore o di puntura, secchezza cutanea, eritema, eruzione cutanea, dermatite, eczema, aggravamento della psoriasi, fotosensibilità e reazioni di ipersensibilità, inclusi casi molto rari di angioedema ed edema facciale. Effetti sistemici quali ipercalcemia ed ipercalciuria, possono comparire molto di rado in seguito all’applicazione topica (vedere paragrafo 4.4). Betametasone (come dipropionato) Le reazioni locali che possono verificarsi dopo l’applicazione topica, specie se prolungata, comprendono atrofia cutanea, telangiectasia, strie, follicolite, ipertricosi, dermatite periorale, dermatite allergica da contatto, depigmentazione cutanea, milio colloidale. Durante il trattamento della psoriasi vi è il rischio che insorga una psoriasi pustolosa generalizzata. Le reazioni sistemiche dovute all’uso topico di corticosteroidi negli adulti sono rari, tuttavia essi possono essere gravi. Possono verificarsi soppressione corticosurrenalica, cataratta, infezioni, impatto sul controllo metabolico del diabete ed aumento della pressione intraoculare, in particolare dopo trattamento prolungato. Gli effetti collaterali di tipo sistemico sono più frequenti se l’applicazione viene praticata in condizioni occlusive (bendaggio occlusivo, pieghe cutanee), se viene fatta su aree cutanee estese e nel caso di trattamenti prolungati (vedere paragrafo 4.4). 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Gruppo farmacoterapeutico: Antipsoriasici. Altri antipsoriasici per uso topico, calcipotriolo, associazioni Classificazione ATC: D05AX52. Il calcipotriolo è un analogo della vitamina D. I dati ottenuti in vitro fanno ritenere che calcipotriolo induca la differenziazione e inibisca la proliferazione dei cheratinociti. Questo è il meccanismo di base ipotizzato per spiegare la sua efficacia clinica nella psoriasi. Come gli altri corticosteroidi topici, il betametasone dipropionato ha attività anti–infiammatoria, antipruriginosa, vasocostrittiva ed immunosoppressiva senza essere comunque in grado di risolvere la condizione patologica di base. Con l’occlusione, l’efficacia può essere accresciuta per effetto della maggior penetrazione nello strato corneo. Come conseguenza, aumenterà anche l’incidenza di effetti indesiderati. L’esatto meccanismo con cui si esplica l’attività antinfiammatoria dei corticosteroidi topici non è chiaro. La risposta surrenalica all’ACTH è stata valutata misurando i livelli serici di cortisolo in pazienti affetti da psoriasi estesa sia sul cuoio capelluto che sul corpo, che utilizzavano fino a 106 g alla settimana di Xamiol® gel e Dovobet® unguento. È stata osservata una diminuzione al limite della normalità della risposta del cortisolo dopo 30 minuti dalla stimolazione con ACTH, in 5 pazienti su 32 (15,6%) dopo 4 settimane di trattamento e in 2 pazienti su 11 (18,2%) tra quelli che hanno continuato il trattamento per 8 settimane. In tutti i casi osservati, i livelli serici di cortisolo erano tornati nella norma 60 minuti dopo la stimolazione con l’ormone adrenocorticotropico (ACTH). In questi pazienti non è stata osservata alcuna modifica nel metabolismo del calcio in questi pazienti. Per quanto riguarda la soppressione dell’asse HPA, questo studio dimostra che dosi molto elevate di Xamiol® gel e Dovobet® unguento possono avere un leggero effetto sull’asse HPA. L’efficacia di Xamiol® gel applicato una volta al giorno è stata valutata in due studi clinici randomizzati, in doppio cieco, della durata di 8 settimane, che hanno coinvolto più di 2900 pazienti affetti da psoriasi del cuoio capelluto di gravità almeno lieve, classificata secondo la scala di severità della malattia Investigator’s Global Assessment (IGA). I farmaci di confronto comprendevano betametasone dipropionato in un veicolo a base di gel, calcipotriolo in un veicolo a base di gel e (in uno degli studi) solamente il veicolo a base di gel, tutti applicati una volta al giorno. I risultati relativi all’end point primario di risposta (patologia molto lieve o assente secondo la classificazione IGA alla settimana 8) hanno dimostrato che Xamiol® gel è stato più efficace, in modo statisticamente significativo, rispetto ai comparatori. I risultati sulla velocità di risposta, basati su dati simili, hanno dimostrato che alla seconda settimana Xamiol® gel è stato statisticamente più efficace dei comparatori. % di pazienti con patologia molto lieve o assente 1 esposizione sistemica, entrambi i principi attivi – calcipotriolo e betametasone dipropionato – vengono metabolizzati in modo estensivo e rapido. Il legame proteico è circa del 64%. L’emivita di eliminazione dal plasma, dopo somministrazione endovenosa è di 5-6 ore. A causa della formazione di un deposito nella cute, l’eliminazione dopo applicazione dermica avviene nell’ordine di giorni. Il betametasone viene metabolizzato principalmente nel fegato, ma anche nei reni a glucoronide ed esteri di solfato. La principale via d’escrezione del calcipotriolo è quella fecale (ratti e cavie) mentre per il betametasone diproprionato, la via d’escrezione principale è quella urinaria (ratti e topi). Nei ratti gli studi di distribuzione tissutale con calcipotriolo e betametasone dipropionato radiomarcati hanno dimostrato che i più alti livelli di radioattività sono stati, rispettivamente, nel rene e nel fegato. In uno studio condotto su 34 pazienti affetti da psoriasi estesa al corpo e al cuoio capelluto, trattati per un periodo di 4 o 8 settimane con applicazioni concomitanti di Xamiol® gel e Dovobet® unguento, i livelli ematici di calcipotriolo e betametasone dipropionato si sono mantenuti al di sotto dei limiti inferiori quantificabili. In alcuni pazienti sono stati quantificati un metabolita di calcipotriolo ed un metabolita di betametasone dipropionato. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Gli studi condotti su animali hanno evidenzito una tossicità riproduttiva da parte dei corticosteroidi (palatoschisi, malformazioni scheletriche). In studi di tossicità riproduttiva, condotti su ratti trattati con somministrazione orale a lungo termine di corticosteroidi, sono stati segnalati un prolungamento del tempo di gestazione e un travaglio prolungato e difficoltoso. Inoltre, è stata osservata una riduzione della sopravvivenza della prole, una riduzione del loro peso corporeo alla nascita e una maggiore difficoltà nell’acquisire peso in seguito. Non è stato rilevato alcuna compromissione della fertilità. La rilevanza di questi risultati per gli esseri umani rimane sconosciuta. Uno studio di cancerogenicità dermica condotto con calcipotriolo nel topo non ha evidenziato particolari rischi negli esseri umani. Studi di foto-cancerogenesi su topo, suggeriscono che il cacipotriolo può accrescere l’effetto dei raggi UV sull’induzione di tumori cutanei.Nessuno studio di cancerogenicità o di fotocancerogenicità è stato effettuato con betametasone dipropionato. In uno studio di tollerabilità locale sui conigli, Xamiol® gel ha causato una irritazione cutanea da lieve a moderata ed una lieve e transitoria irritazione oculare. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Paraffina liquida Poliossipropilene–15–stearil–etere Olio di ricino idrogenato Idrossitoluene butilato (E321) All-rac-_-tocoferolo 6.2 Incompatibilità In assenza di studi di compatibilità, questo medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti. 6.3 Periodo di validità 2 anni. Validità dopo la prima apertura: 3 mesi. Xamiol® gel (n=1108) Betametasone dipropionato (n=1118) Calcipotriolo (n=558) Gel veicolo (n=136) 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Non tenere in frigorifero. Conservare il flacone nell’astuccio per proteggerlo dalla luce. 2a settimana 53,2% 42,8%1 17,2%1 11,8%1 8a settimana 69,8% 62, 5%1 40,1%1 22,8%1 6.5 Natura e contenuto del contenitore Flaconi in polietilene ad alta densità, con erogatore in polietilene a bassa densità e tappo a vite in polietilene ad alta densità. I flaconi sono conservati in scatole di cartone. Confezioni: 1 flacone da 15 g, 30 g, 60 g e 2 flaconi da 60 g. È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. Statisticamente meno efficace di Xamiol® gel (P<0,001) Un altro studio clinico randomizzato, in cieco per il ricercatore, che ha incluso 312 pazienti affetti da psoriasi del cuoio capelluto di gravità almeno moderata secondo la classificazione IGA, ha confrontato l’uso di Xamiol® gel applicato una volta al giorno, con Daivonex® soluzione cutanea applicata due volte al giorno, fino ad 8 settimane. I risultati relativi all’obiettivo primario (patologia molto lieve o assente secondo la classificazione IGA nella settimana 8) hanno dimostrato che Xamiol® gel è stato statisticamente più efficace di Daivonex® soluzione cutanea. % di pazienti con patologia molto lieve o assente 8a settimana Xamiol® gel (n=207) Daivonex® soluzione cutanea (n=105) 68,6% 31,4%1 Statisticamente meno efficace di Xamiol® gel (P<0,001) 1 Uno studio randomizzato, in doppio cieco, a lungo termine, che ha incluso 873 pazienti con psoriasi del cuoio capelluto di almeno moderata gravità (secondo la classificazione IGA), ha confrontato l’uso di Xamiol® gel rispetto al calcipotriolo nel veicolo di gel. Entrambi i trattamenti sono stati applicati una volta al giorno, in modo intermittente come richiesto, fino a 52 settimane. Gli eventi avversi, possibilmente correlati all’uso prolungato di corticosteroidi sul cuoio capelluto, sono stati identificati in cieco da un gruppo indipendente di dermatologi. Non sono state riscontrate differenze nelle percentuali di pazienti che hanno manifestato questo tipo di eventi avversi tra i due gruppi di trattamento (2,6% nel gruppo trattato con Xamiol® e 3% nel gruppo trattato con calcipotriolo; P=0,73). Non sono stati riscontrati casi di atrofia cutanea. 5.2 Proprietà farmacocinetiche L’esposizione sistemica al calcipotriolo e betametasone dipropionato a seguito dell’applicazione topica di Xamiol® gel è paragonabile a quella di Dovobet® unguento nei ratti e nelle cavie. Studi clinici effettuati con unguento radiomarcato hanno dimostrato che nell’uomo l’assorbimento sistemico di calcipotriolo e di betametasone a partire da Xamiol® gel è inferiore all’1% della dose applicata (2,5 g) quando applicato su cute integra (625 cm2) per 12 ore. L’applicazione sulle placche psoriasiche e in condizioni di bendaggio occlusivo può aumentare l’assorbimento dei corticosteroidi topici. L’assorbimento tramite cute danneggiata è di circa il 24%. Dopo 6.6 Istruzioni particolari per lo smaltimento Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO LEO Pharma A/S Industriparken, 55 DK-2750 Ballerup (DK) Rappresentante in Italia: LEO Pharma S.p.A. Via Amsterdam 125 00144 Roma 8. NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE (DELLE AUTORIZZAZIONI) ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO -15 g gel AIC n. 038767012 - 30 g gel AIC n. 038767024 - 60 g gel AIC n. 038767036 - 60 x 2 g gel AIC n. 038767048 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/ RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Luglio 2009 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Luglio 2012 Xamiol: Confezione contenente un flacone da 30 g gel �25,26 (Classe A - RR) © LEO ® Tutti i marchi registrati appartengono a LEO 4.9 Sovradosaggio L’impiego al di sopra della dose consigliata può provocare un aumento della calcemia che dovrebbe rapidamente scomparire dopo sospensione del trattamento. L’uso eccessivamente prolungato di corticosteroidi topici può sopprimere le funzioni dell’asse ipofisi-surrene con una conseguente insufficienza surrenalica secondaria che di solito è reversibile. In questi casi è indicato un trattamento sintomatico. In caso di tossicità cronica, il trattamento con corticosteroidi deve essere sospeso gradualmente. A causa di un uso non corretto, un paziente con una psoriasi eritrodermica estesa, trattato con 240 g di Dovobet® unguento alla settimana (corrispondente ad una dose giornaliera di circa 34 g) per 5 mesi (dose massima raccomandata 15 g al giorno), ha sviluppato una sindrome di Cushing e psoriasi pustolosa dopo la brusca interruzione del trattamento. Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi Miglioriamo la vita delle persone con la psoriasi 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Dovobet® 50 microgrammi/g/ 0,5 mg/g gel. 2. COMPOSIZIONE QUALI-QUANTITATIVA Un grammo di gel contiene 50 microgrammi di calcipotriolo (come monoidrato) e 0,5 mg di betametasone (come dipropionato). Eccipienti: 160 microgrammi di idrossitoluene butilato /g gel. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Gel Gel pressoché trasparente, da incolore a leggermente biancastro. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Trattamento topico della psoriasi del cuoio capelluto negli adulti. Trattamento topico negli adulti della psoriasi volgare a placche da lieve a moderata, localizzata in aree diverse dal cuoio capelluto. 4.2 Posologia e modo di somministrazione: Posologia Dovobet® gel deve essere applicato sulle aree affette una volta al giorno. Il periodo di trattamento raccomandato è di 4 settimane per le aree del cuoio capelluto e di 8 settimane per le aree diverse dal cuoio capelluto. Se, dopo questo periodo, è necessario continuare o riprendere il trattamento, il trattamento deve essere continuato dopo riesame medico e sotto regolare controllo medico. Quando si usano prodotti contenenti il calcipotriolo, la dose massima giornaliera non deve superare i 15 g. La superficie corporea trattata con medicinali contenenti calcipotriolo non deve superare il 30% (vedere paragrafo 4.4). Se usato sul cuoio capelluto Dovobet® gel può essere applicato su tutte le aree del cuoio capelluto affette. Di solito un quantitativo compreso fra 1 g e 4 g al giorno è sufficiente per il trattamento del cuoio capelluto (4 g corrispondono a un cucchiaino da tè). Popolazione speciale Danno renale o compromissione epatica Non sono state determinate la sicurezza e l’efficacia di Dovobet® gel nei pazienti affetti da grave insufficienza renale o gravi disturbi epatici. Popolazione pediatrica Non sono state determinate la sicurezza e l’efficacia di Dovobet® gel nei bambini al di sotto dei 18 anni d’età. Non sono disponibili dati in merito. Modo di somministrazione Agitare il flacone prima dell’uso e applicare Dovobet® gel sull’area affetta. Non deve essere applicato direttamente su viso o occhi. Si devono lavare le mani dopo l’uso. Per raggiungere un effetto ottimale, si raccomanda di non fare il bagno o la doccia, oppure lavare i capelli in caso di applicazione sul cuoio capelluto, immediatamente dopo l’applicazione di Dovobet® gel. Dovobet® gel deve rimanere sulla cute durante la notte o durante il giorno. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Dovobet® gel è controindicato nelle forme di psoriasi eritrodermica, esfoliativa e pustolosa. Per la presenza del calcipotriolo, Dovobet® gel è controindicato in pazienti con noti disturbi del metabolismo del calcio. Per la presenza di un corticosteroide, Dovobet® gel è controindicato nelle seguenti condizioni: lesioni cutanee di origine virale (ad esempio, herpes o varicella), infezioni cutanee di tipo micotico o batterico, infezioni da parassiti, manifestazioni cutanee dovute a tubercolosi o a sifilide, dermatite periorale, atrofia cutanea, strie atrofiche, fragilità capillare, ittiosi, acne volgare, acne rosacea, ulcere, ferite, prurito perianale e genitale. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Effetti sul sistema endocrino Dovobet® gel contiene un potente steroide di classe III pertanto occorre evitare un concomitante trattamento con altri steroidi. Gli effetti indesiderati osservati in relazione al trattamento sistemico con corticosteroidi, come la soppressione corticosurrenale o l’interferenza con il controllo metabolico del diabete mellito, possono verificarsi anche durante il trattamento topico con corticosteroidi, a causa del loro assorbimento sistemico. Deve essere evitata l’applicazione di Dovobet® gel con dei bendaggi occlusivi, poiché questi aumentano l’assorbimento sistemico dei corticosteroidi. L’applicazione su vaste aree di pelle danneggiata o membrane mucose deve essere evitata perché ciò aumenta l’assorbimento sistemico dei corticosteroidi (vedere paragrafo 4.8). In uno studio condotto su pazienti affetti da psoriasi su aree estese sia del cuoio capelluto sia del corpo, a seguito dell’uso di alte dosi di Dovobet® gel (applicato sul cuoio capelluto) in associazione ad alte dosi di Dovobet® unguento (applicato sul corpo), 5 pazienti su 32 hanno manifestato una diminuzione al limite della normalità del cortisolo in risposta alla stimolazione dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH) dopo 4 settimane di trattamento (vedere paragrafo 5.1). Effetti sul metabolismo del calcio Data la presenza del calcipotriolo, può verificarsi ipercalcemia se si supera la dose giornaliera massima (15 g). Il calcio sierico, tuttavia, si normalizza rapidamente quando il trattamento si interrompe. Il rischio di ipercalcemia è minimo quando vengono rispettate le raccomandazioni sull’uso del calcipotriolo. Deve essere evitato un trattamento che interessi oltre il 30% della superficie corporea (vedere paragrafo 4.2) Reazioni avverse locali La cute del viso e dei genitali è molto sensibile ai corticosteroidi. Il medicinale non deve essere utilizzato in queste aree. Si sono verificate reazioni avverse locali non comuni (come ad esempio irritazione degli occhi o della cute del viso) quando il medicinale è entrato in contatto accidentalmente con le aree cutanee del viso, degli occhi o delle congiuntive (vedere paragrafi 4.8 e 5.1). Il paziente deve essere istruito sul corretto uso del medicinale in modo da evitare l’applicazione o il contatto accidentale con il viso, la bocca e gli occhi. Si devono lavare le mani dopo ogni applicazione per evitare il contatto accidentale con tali aree. Infezioni cutanee concomitanti Nel caso in cui le lesioni cutanee vadano incontro a superinfezione devono essere trattate con terapia antibatterica. Tuttavia, se l’infezione peggiora, il trattamento con corticosteroidi deve essere interrotto. Interruzione del trattamento Durante il trattamento della psoriasi con corticosteroidi topici, quando la terapia viene interrotta,vi è il rischio che insorga una psoriasi pustolosa generalizzata e che si verifichino effetti rebound. Pertanto occorre continuare il controllomedico nel periodo post trattamento. Uso prolungato Con l’uso prolungato, vi è un aumentato rischio di effetti indesiderati sia locali che sistemici legati al corticosteroide. Il trattamento deve essere interrotto nel caso in cui si manifestino effetti indesiderati correlati all’utilizzo a lungo termine del corticosteroide (vedere paragrafo 4.8). Usi non analizzati Non vi è esperienza sull’uso di Dovobet® gel nella psoriasi guttata. Uso combinato ed esposizione UV Dovobet® unguento per le lesioni da psoriasi sul corpo è stato usato in combinazione con Dovobet® gel per le lesioni da psoriasi sul cuoio capelluto, ma non c’è esperienza sull’uso combinato di Dovobet® con altri antipsoriasici topici sullo stesso punto di trattamento o con altri antipsoriasici somministrati sistemicamente o con la fototerapia. Durante il trattamento con Dovobet® gel, il medico deve consigliare al paziente di limitare o evitare l’eccessiva esposizione alla luce solare, sia naturale che artificiale. Il calcipotriolo per via topica deve essere somministrato in concomitanza con l’esposizione a radiazioni UV solo se medico e paziente ritengono che i potenziali benefici siano maggiori dei potenziali rischi (vedere paragrafo 5.3). Reazioni avverse agli eccipienti Dovobet® gel contiene idrossitoluene butilato (E321) che può causare locali reazioni cutanee (come dermatite da contatto), irritazione degli occhi e delle membrane mucose. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione Non sono stati effettuati studi di interazione. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza Non vi sono dati adeguati riguardanti l’uso di Dovobet® gel in donne in gravidanza. Gli studi condotti su animali con glucocorticosteroidi hanno evidenziato una tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3), tuttavia indagini epidemiologiche non hanno evidenziato anomalie congenite in neonati nati da madri trattate con corticosteroidi durante la gravidanza. Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto. Pertanto, durante la gravidanza, Dovobet® gel deve essere utilizzato solo quando il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio. Allattamento Il betametasone viene escreto nel latte materno, ma alle dosi terapeutiche consigliate, il rischio di insorgenza di effetti indesiderati nel lattante si ritiene improbabile. Non vi sono dati sull’escrezione del calcipotriolo nel latte materno. Il medico deve usare cautela nel prescrivere Dovobet® gel alle pazienti che stanno allattando al seno. La paziente deve essere avvisata di non utilizzare Dovobet® sul seno durante il periodo di allattamento. Fertilità Studi condotti su ratti con dosi orali di calcipotriolo e betametasone dipropionato hanno dimostrato che non vi è alcuna compromissione della fertilità maschile o femminile. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Dovobet® gel non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Gli studi clinici condotti con Dovobet® gel hanno finora coinvolto più di 4.740 pazienti, di cui più di 2.100 sono stati trattati con Dovobet® gel. Circa l’8% dei pazienti trattati con Dovobet® gel ha riportato effetti indesiderati non gravi al farmaco. Queste reazioni sono solitamente molto lievi e comprendono varie reazioni cutanee tra cui il prurito è la più comune. Sulla base dei dati provenienti dagli studi clinici e dall’uso successivo alla commercializzazione, si elencano le seguenti reazioni avverse con l’uso di Dovobet® gel. Gli effetti indesiderati sono elencati secondo la classificazione sistemica MedDRA e i singoli effetti indesiderati vengono indicati partendo da quello con frequenza maggiore. Entro ciascun gruppo di frequenza, le reazioni sono elencate in ordine decrescente di gravità. La seguente terminologia è stata utilizzata nella classificazione della frequenza delle reazioni avverse: Molto comune: >1/10 Comune: >1/100 e <1/10 Non comune: >1/1000 e <1/100 Raro: >1/10.000 e < 1/1000 Molto raro: <1/10.000 Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). Patologie dell’occhio Non comune: irritazione dell’occhio Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Comune: prurito Non Comune: esacerbazione della psoriasi sensazione di bruciore della cute dolore cutaneo o irritazione follicolite dermatite eritema acne cute secca eruzione cutanea eruzione cutanea pustolosa esantema pustoloso i seguenti effetti indesiderati si ritengono collegati rispettivamente alle classi farmacologiche del calcipotriolo e del betametasone: Calcipotriolo Gli effetti indesiderati comprendono reazioni nel sito di applicazione, prurito, irritazione cutanea, sensazione di bruciore o di puntura, cute secca, eritema, eruzione cutanea, dermatite, eczema, aggravamento della psoriasi, fotosensibilità e reazioni di ipersensibilità, inclusi casi molto rari di angioedema ed edema facciale. Effetti sistemici quali ipercalcemia ed ipercalciuria, possono comparire molto di rado in seguito all’applicazione topica (vedere paragrafo 4.4). Betametasone (come dipropionato). Le reazioni locali che possono verificarsi dopo l’applicazione topica, specie se prolungata, comprendono atrofia cutanea, telangiectasia, strie, follicolite, ipertricosi, dermatite periorale, dermatite allergica da contatto, depigmentazione cutanea, milio colloidale. Durante il trattamento della psoriasi vi è il rischio che insorga una psoriasi pustolosa generalizzata. Le reazioni sistemiche dovute all’uso topico di corticosteroidi sono rare negli adulti, tuttavia possono essere gravi. Possono verificarsi soppressione corticosurrenalica, cataratta, infezioni, interferenza con il controllo metabolico del diabete mellito ed aumento della pressione intraoculare, in particolare dopo trattamento prolungato. Le reazioni sistemiche possono verificarsi più frequentemente se l’applicazione viene praticata in condizioni occlusive (bendaggio occlusivo, pieghe cutanee), quando applicati su aree cutanee estese e durante trattamenti prolungati (vedere paragrafo 4.4). 4.9 Sovradosaggio L’impiego al di sopra della dose raccomandata può provocare un aumento di calcio sierico che dovrebbe rapidamente scomparire dopo la sospensione del trattamento. L’uso eccessivamente prolungato di corticosteroidi topici può sopprimere le funzioni dell’asse ipofisisurrene con una conseguente insufficienza surrenalica secondaria che di solito è reversibile. In questi casi è indicato un trattamento sintomatico. In caso di tossicità cronica, il trattamento con corticosteroidi deve essere sospeso gradualmente. A causa di un uso non corretto, un paziente con una psoriasi eritrodermica estesa trattata con 240 g di Dovobet® unguento alla settimana (corrispondente ad una dose giornaliera di 34 g), per 5 mesi (dose massima giornaliera raccomandata 15 g), ha sviluppato sindrome di Cushing e psoriasi pustolosa dopo la brusca interruzione del trattamento. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Antipsoriasici. Altri antipsoriasici per uso topico, calcipotriolo, associazioni. Codice ATC: D05AX52. Il calcipotriolo è un analogo della vitamina D. I dati ottenuti in vitro suggeriscono che il calcipotriolo induce % di pazienti con patologia molto lieve o assente Dovobet® gel (n=1108) Betametasone dipropionato (n=1118) Calcipotriolo (n=558) veicolo di gel (n=136) 2a settimana 53,2% 42,8%1 17,2%1 11,8%1 8a settimana 69,8% 62,5%1 40,1%1 22,8%1 Meno efficace, in modo statisticamente significativo, di Dovobet® gel (P<0,001) 1 L’efficacia dell’uso una volta al giorno di Dovobet® gel su aree del corpo diverse dal cuoio capelluto è stata valutata in uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, della durata di 8 settimane, che ha incluso 296 pazienti affetti da psoriasi volgare di gravità lieve o moderata (secondo la classificazione IGA). I farmaci di confronto sono stati il betametasone dipropionato in un veicolo in gel, il calcipotriolo in un veicolo di gel e il solo veicolo in gel, tutti applicati una volta al giorno. Il criterio di risposta primario è stata la patologia controllata secondo classificazione IGA alla quarta e ottava settimana. E’ stata definita “patologia controllata” una patologia minima o assente in pazienti con patologia moderata al basale, oppure una patologia assente nei pazienti con patologia lieve al basale. La variazione percentuale dell’indice PASI (Psoriasis Area Severity Index) dal basale alla quarta e ottava settimana ha rappresentato il criterio di risposta secondario. % di pazienti con patologia controllata 1 1 Dovobet® gel (n=126) Betametasone dipropionato (n=68) Calcipotriolo (n=67) veicolo di gel (n=35) 4a settimana 20,6% 10,3%1 4,5%1 2,98%1 8a settimana 31,7% 19,15%1 13,4%1 0,0%1 Meno efficace, in modo statisticamente significativo, di Dovobet® gel (P<0,05) Riduzione percentuale media dell’indice PASI (DS) Dovobet® gel (n=126) Betametasone dipropionato (n=68) Calcipotriolo (n=67) veicolo di gel (n=35) 4a settimana 50,2 (32,7) 40,8 (33,3)1 32,1 (23,6)1 17,0 (31,8)1 8a settimana 58,8 (32,4) 51,8 (35,0)1 40,8 (31,9)1 11,1 (29,5)1 Meno efficace in modo statisticamente significativo di Dovobet® gel (p<0,05) Un altro studio clinico randomizzato, in cieco per l’investigatore, che ha incluso 312 pazienti affetti da psoriasi del cuoio capelluto di almeno moderata gravità secondo la classificazione IGA, ha confrontato l’uso di Dovobet® gel applicato una volta al giorno con Daivonex soluzione cutanea applicata due volte al giorno, fino ad 8 settimane. I risultati relativi all’obiettivo primario di risposta (patologia molto lieve o assente secondo la classificazione IGA nell’ottava settimana) hanno dimostrato che Dovobet® gel è stato significativamente più efficace rispetto a Daivonex soluzione cutanea. % di pazienti con patologia molto lieve o assente 8a settimana Dovobet® gel (n=207) Daivonex soluzione cutanea (n=105) 68,6% 31,4%1 sono stati identificati in cieco da un gruppo indipendente di dermatologi. Non sono state riscontrate differenze nelle percentuali di pazienti che hanno manifestato questo tipo di eventi avversi tra i due gruppi di trattamento (2,6% nel gruppo trattato con Dovobet® gel e 3% nel gruppo trattato con calcipotriolo; P=0,73). Non sono stati riscontrati casi di atrofia cutanea. 5.2 Proprietà farmacocinetiche L’esposizione sistemica al calcipotriolo e al betametasone dipropionato a seguito dell’applicazione topica di Dovobet® gel è paragonabile a quella di Dovobet® unguento nei ratti e nelle cavie. Studi clinici effettuati con unguento radiomarcato hanno dimostrato che l’assorbimento sistemico di calcipotriolo e di betametasone successivo all’applicazione di Dovobet® gel è inferiore all’1% della dose applicata (2,5 g) su cute integra (625 cm2) per 12 ore. L’applicazione sulle lesioni psoriasiche e in condizioni di bendaggio occlusivo può aumentare l’assorbimento dei corticosteroidi topici. L’assorbimento attraverso la cute danneggiata è di circa il 24%. Dopo esposizione sistemica, entrambi i principi attivi – calcipotriolo e betametasone dipropionato – vengono metabolizzati in modo esteso e rapido. Il legame con le proteine plasmatiche è di circa il 64%. L’emivita di eliminazione del plasma dopo applicazione endovenosa è di 5-6 ore. A causa della formazione di un deposito nella cute, l’eliminazione dopo l’applicazione dermica è dell’ordine di giorni. Il betametasone viene metabolizzato in particolare a livello epatico, ma anche a livello renale a glucuronide ed estere solforico. La principale via d’escrezione del calcipotriolo è quella fecale (ratti e cavie) mentre per il betametasone diproprionato, la via d’escrezione principale è quella urinaria (ratti e topi). Nei ratti gli studi di distribuzione tissutale con calcipotriolo e betametasone dipropionato radiomarcati hanno dimostrato che i più alti livelli di radioattività sono stati raggiunti, rispettivamente, nel rene e nel fegato. In uno studio condotto su 34 pazienti affetti da psoriasi estesa del corpo e del cuoio capelluto, trattati per un periodo di 4 o 8 settimane con applicazioni concomitanti di Dovobet® gel e di Dovobet® unguento, i livelli ematici del calcipotriolo e del betametasone dipropionato si sono mantenuti al di sotto dei limiti inferiori quantificabili in tutti i campioni di sangue. In alcuni pazienti è stato possibile quantificare un metabolita del calcipotriolo ed un metabolita del betametasone dipropionato. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Studi negli animali hanno dimostrato che i corticosteroidi possono indurre una tossicità riproduttiva (palatoschisi, malformazioni scheletriche). In studi di tossicità fetale condotti su ratti con somministrazione orale a lungo termine di corticosteroidi, sono stati segnalati un prolungamento del tempo di gestazione e un travaglio prolungato e difficoltoso. Inoltre, è stata osservata una riduzione della sopravvivenza della prole, una riduzione del loro peso corporeo alla nascita e una maggiore difficoltà nell’acquisire peso in seguito. Non è stata evidenziata una compromissione della fertilità. La rilevanza di questi risultati per l’uomo non è nota. Uno studio di cancerogenicità dermica condotto con il calcipotriolo nel topo non ha rilevato rischi particolari per l’uomo. Gli studi di foto-cangerogenesi su topi suggeriscono che il calcipotriolo può accrescere l’effetto delle radiazioni UV di indurre tumori cutanei. In studi di tollerabilità locale sui conigli, Dovobet® gel ha causato una irritazione cutanea da lieve a moderata ed una lieve e transitoria irritazione oculare. Non è stato effettuato alcuno studio di cancerogenicità o di fotocancerogenicità con il betametasone dipropionato. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Paraffina liquida Poliossipropilene–15–stearil–etere Olio di ricino idrogenato Idrossitoluene butilato (E321) All-rac-_-tocoferolo 6.2 Incompatibilità In assenza di studi di incompatibilità, questo medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti. 6.3 Periodo di validità 2 anni. Validità dopo la prima apertura: 3 mesi. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Non conservare in frigorifero. Conservare il flacone nell’imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Flaconi in polietilene ad alta densità, con erogatore in polietilene a bassa densità e tappo a vite in polietilene ad alta densità. Il flacone è conservato in una scatola di cartone. Confezioni: da 15 g, 30 g, 60 g e 2 flaconi da 60 g. È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO LEO Pharma A/S Industriparken, 55 DK-2750 Ballerup (Danimarca) Concessionario in Italia: LEO Pharma S.p.A., Via Amsterdam 125-00144 Roma 8. NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE (DELLE AUTORIZZAZIONI) ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO - 15 g gel AIC n. 035675139/M - 30 g gel AIC n. 035675141/M - 60 g gel AIC n. 035675154/M - 60 x 2 g gel AIC n. 035675166/M 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/ RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Luglio 2009 / Aprile 2011 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Gennaio 2012 Significativamente meno efficace rispetto a Dovobet® gel (P<0,001) 1 Uno studio randomizzato, in doppio cieco, a lungo termine, che ha incluso 873 pazienti affetti da psoriasi del cuoio capelluto di entità almeno moderata (secondo la classificazione IGA), ha confrontato l’uso di Dovobet® gel con calcipotriolo nel veicolo di gel. Entrambi i trattamenti sono stati applicati una volta al giorno, in modo intermittente come richiesto, fino a 52 settimane. Gli eventi avversi, possibilmente correlati all’uso prolungato di corticosteroidi sul cuoio capelluto, Dovobet gel: Confezione contenente un flacone da 30 g gel �38,91 (Classe C - RR) © LEO ® Tutti i marchi registrati appartengono a LEO la differenziazione e inibisce la proliferazione dei cheratinociti. Questo è il meccanismo di base ipotizzato per spiegare la sua efficacia nella psoriasi. Come altri corticosteroidi topici, il betametasone dipropionato ha attività antiinfiammatoria, antipruriginosa, vasocostrittiva ed immunosoppressiva senza essere comunque in grado di risolvere la condizione patologica di base. Con l’occlusione, l’efficacia può essere accresciuta per effetto della maggior penetrazione nello strato corneo. In relazione a ciò, aumenterà l’incidenza di effetti avversi. In generale, il meccanismo con cui si esplica l’attività antinfiammatoria dei corticosteroidi topici non è chiaro. E’ stata valutata la risposta surrenalica all’ACTH misurando i livelli serici di cortisolo in pazienti affetti da psoriasi estesa sia sul cuoio capelluto che sul corpo, che utilizzavano fino a 106 g alla settimana di Dovobet® gel in associazione a Dovobet® unguento. Si è osservata una diminuzione al limite della normalità della risposta del cortisolo dopo 30 minuti dalla stimolazione con ACTH, in 5 pazienti su 32 (15,6%) dopo 4 settimane di trattamento e in 2 pazienti su 11 (18,2%) tra quelli che hanno continuato il trattamento per 8 settimane. In tutti i casi osservati, i livelli serici di cortisolo erano tornati normali 60 minuti dopo la stimolazione con ACTH. In questi pazienti non è stata osservata alcuna modifica nel metabolismo del calcio. Pertanto, per quanto riguarda la soppressione dell’asse HPA, questo studio dimostra che dosi molto elevate di Dovobet® gel e Dovobet® unguento possono avere un leggero effetto sull’asse HPA. L’efficacia di Dovobet® gel applicato una volta al giorno è stata valutata in due studi clinici randomizzati, in doppio cieco, della durata di 8 settimane, che hanno coinvolto più di 2.900 pazienti affetti da psoriasi del cuoio capelluto di gravità almeno lieve, classificata secondo la scala Investigator’s Global Assessment (IGA) della gravità della malattia. I farmaci di confronto sono stati betametasone dipropionato in un veicolo a base di gel, il calcipotriolo in un veicolo di gel e (in uno degli studi) il solo veicolo di gel, tutti applicati una volta al giorno. I risultati relativi all’obiettivo primario (patologia molto lieve o assente secondo la classificazione IGA all’ottava settimana) hanno dimostrato che Dovobet® gel è più efficace, in modo statisticamente significativo, rispetto ai prodotti di confronto. I risultati sulla velocità di risposta, basati su dati simili, hanno dimostrato che, anche alla seconda settimana, Dovobet® gel è stato statisticamente più efficace dei prodotti di confronto. dialoghi clinici Rischio cardiovascolare globale e strategie di intervento Gli alti costi dell’ipertensione arteriosa e delle sue complicanze rendono auspicabili strategie preventive che siano indirizzate alla correzione del profilo di rischio globale Intervista a: Francesco Maria Bovenzi Direttore Dipartimento Cardio-Respiratorio, Direttore Unità Operativa di Cardiologia, Presidio Ospedaliero “Campo di Marte” - Lucca A lla luce della consapevolezza che ipertensione arteriosa ed eventi cardiovascolari comportano un peso e un costo molto elevato per l’individuo, per i sistemi sanitari e per la società, è auspicabile che le attuali strategie di prevenzione primaria e secondaria vengano riesaminate e, invece che indirizzarsi alla correzione del singolo fattore di rischio, prevedano modelli di approccio integrati che partendo dalla definizione del profilo di rischio globale di un paziente disegnino poi interventi efficaci ed efficienti. Inserito in un approccio globale ai fattori di rischio, il trattamento farmacologico dell’ipertensione e ancor più quello delle sue complicanze rappresenta così una strategia costo efficace per la prevenzione degli eventi e delle complicanze cardiovascolari e renali che segnano il destino del paziente a rischio alto o molto alto. ¼¼ ? Come è cambiato l’approccio al trattamento dell’ipertensione alla luce delle nuove proposte terapeutiche e della definizione di rischio cardiovascolare globale? Con l’introduzione del concetto di rischio globale si è venuto modificando l’approccio al paziente, che punta ad interventi coordinati e indirizzati ai diversi fattori di rischio presenti, privilegiando approcci intensivi e più aggres- 44 DIALOGHI CLINICI 44 ■ sivi con associazioni di due o più farmaci di quelli destinati a pazienti che, per esempio, presentano solo condizioni di ipertensione lieve-moderata. Inoltre, iniziare il trattamento con un’associazione precostituita di due farmaci può rappresentare un altro importante vantaggio poiché ritardare, anche solo di qualche mese, la riduzione o il controllo pressorio può determinare la comparsa di eventi cardiovascolari causa di mortalità o di ulteriore aggravamento del profilo di rischio. Le linee guida ESH/ESC molto orientate al controllo del rischio cardiovascolare, identificano la terapia di associazione come una strategia per il raggiungimento del target pressorio in questi pazienti, nei quali è anche possibile raggiungere ulteriori benefici associando al trattamento antipertensivo la somministrazioni di altri farmaci per il controllo, per esempio, del profilo glicemico o dell’assetto lipidico (J Hypertens. 2007; 25: 1105; J Hypertens. 2009; 27: 2121; Eur Heart J 2012; 33: 1635). ¼¼ Ci sono delle differenze in termini di efficacia e tollerabilità tra le opzioni terapeutiche disponibili? ? Tra le varie combinazioni possibili che le linee guida ESH/ESC hanno indicato già nel 2007 come preferite, calcioantagonisti e ACE-inibitori dimostrano di avere elevato profilo di efficacia; l’as- sociazione di questi principi attivi ha un forte razionale fisiopatologico. Tra i calcioantagonisti, lercanidipina per la sua lipofilia è caratterizzata da un’azione antipertensiva graduale e prolungata che si combina con una buona tollerabilità. Una review recente ha dimostrato che questa molecola ha un ridotto rischio di indurre edema periferico rispetto a quanto associato ai calcioantagonisti di prima generazione (si ricorda che tra gli eventi indesiderati l’edema periferico è spesso il più frequente, riportato nel 3-19% dei casi) (Clin Ther. 2009; 31: 1652). Sembrerebbe associata alla lipofilia anche la scarsa induzione di tachicardia riflessa che distingue lercanipidina dai calcioantagonisti di prima e seconda generazione (vengono segnalati in letteratura casi di eventi cardiovascolari in pazienti ipertesi con sindrome coronarica acuta trattati con calcioantagonisti short-acting) (Am J Hypertens 2003; 16: 596). Nel paziente con ipertrofia ventricolare conseguente a ipertensione arteriosa, i calcioantagonisti, oltre a facilitare la regressione dell’ipertrofia, sono in grado di migliorare il flusso coronarico. Altre molecole che, in questi pazienti, dispongono di forti evidenze sono quelle che interagiscono con il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) (Int J Hypertens 2001, doi: 10.4061/2011/495349). Queste molecole infatti sono in grado di con- M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 12:22:29 dialoghi clinici trastare gli effetti negativi prodotti dall’angiotensina II sul sistema cardiovascolare (vasocostrizione, ritenzione idro-salina, ipertrofia cardiaca e fibrosi, disfunzione endoteliale, stress ossidativo, aterogenesi) (Am J Hypertens 2003; 16: 1066). Sono quindi in grado di ridurre in maniera efficace la pressione arteriosa come pure di proteggere dal danno d’organo mediato dall’ipertensione e di prevenire le malattie cardiovascolari. ¼¼ Quanto influisce l’aderenza alla terapia su controllo pressorio e riduzione dei rischi cardiovascolari? ? Avere a disposizione trattamenti antipertensivi efficaci non è automatica garanzia di raggiungere i target di controllo pressorio. Colpa anche della scarsa compliance e persistenza in trattamento: è ben documentato che queste risultano particolarmente basse nei soggetti con malattie croniche, soprattutto se destinati ad assumere le terapie per un tempo indefinito.Il grado di compliance del paziente al trattamento può avere un impatto significativo sull’efficacia. La mancata aderenza nei pazienti con fattori di ri- schio o affetti da patologie cardiovascolari viene stimata intorno al 50% in prevenzione primaria ed al 30% in prevenzione secondaria e riguarda tutte le principali categorie di farmaci cardiovascolari: antipertensivi, statine, antiaggreganti e anticoagulanti. Gli effetti sfavorevoli della mancanza di aderenza comprendono non solo il mancato raggiungimento del goal pressorio ma un aumento delle ospedalizzazioni e degli eventi cardiovascolari letali e non. La non compliance alla terapia, per esempio, costituisce una delle cause di insufficienza cardiaca scompensata acuta, implicata nel 42% delle ospedalizzazioni (Am J Med 2007; 120: 713). ¼¼ Quali sono i fattori che influenzano compliance e persistenza in trattamento? ? Uno dei fattori in grado di influenzare l’aderenza del paziente è il profilo di tollerabilità del trattamento: tanto più vengono considerati inaccettabili gli eventi avversi tanto più sarà difficile che il paziente prosegua con regolarità l’assunzione di una terapia prescritta. Inoltre, nel caso dell’ipertensione arteriosa, cioè di una condizione priva di sintomi evidenti, spesso il paziente non percepisce l’importanza dei benefici del trattamento: al di là delle periodiche misurazioni pressorie, non ha riscontro pratico di un sintomo che viene attenuato dal farmaco come accade invece nel trattamento di condizioni acute. I pazienti rallentano nell’assunzione dei farmaci prendendosi delle vere e proprie ‘vacanze terapeutiche’, oppure addirittura smettono del tutto il trattamento senza avvertire il medico. In questo contesto le associazioni fisse di molecole possono, almeno in parte, proteggere dal rischio di abbandono della terapia da parte del paziente e quindi dalla maggiore probabilità di eventi. Le associazioni, infatti, rispondono in maniera ottimale alla necessità di un regime terapeutico semplificato. Sono molto importanti anche nei pazienti anziani nei quali il dover controllare l’ipertensione con più farmaci mal si combina con l’elevato tasso di comorbidità che comporta inevitabilmente delle poli-terapie e con la fragilità che ne deriva: difficoltà a ricordare di assumere con regolarità le compresse e rischio più elevato di interazioni tra farmaci sono fattori cui dedicare sempre attenta considerazione. CMYK DIALOGHI CLINICI 45 17-12-2012 12:22:33 rassegna I nuovi LARN: i cambiamenti proposti Con questo acronimo si intende “Livelli di Assunzione di Riferimento”, anziché “Raccomandati”. Si è visto che raccomandare un unico valore non sempre risulta positivo dal punto di vista nutrizionale: talvolta può essere più utile suggerire un intervallo di riferimento Renzo Pellati Specialista in Scienza dell’Alimentazione Torino L a SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) ha presentato a Bologna i nuovi LARN che oggi assumono un significato diverso dal passato. Le novità introdotte si riferiscono ad una leggera riduzione delle quantità raccomandate di proteine per gli adulti sani. C’è anche una riduzione dei valori dei carboidrati, intesi come amidi più zuccheri. Ora l’intervallo di riferimento è indicato fra il 45% ed il 60% delle calorie totali, anziché “almeno il 55%” indicato in precedenza. Furio Brighenti, docente di Nutrizione Umana all’Università di Parma e Presidente della SINU, dice che nei nuovi LARN è sottolineata l’importanza dell’indice glicemico delle fonti alimentari di carboidrati. In caso di diete ricche in amido e zuccheri, la scelta di cibi a basso indice glicemico viene raccomandata per mantenere il più possibile basso il carico glicemico totale. Un’altra novità riguarda la fibra alimentare: la raccomandazione ora viene data in base alle calorie introdotte (da 12.6 a 16. 7g ogni 1000 Kcal), consigliando comunque di non scendere al di sotto dei 25 g al giorno, visti gli effetti che la fibra ha sulla funzione intestinale e sul metabolismo di grassi e zuccheri. A proposito di questi ultimi, va segnalato che non dovrebbero essere più del 15% delle calorie totali, rispetto al precedente 10-12%, però occorre prudenza per quanto riguarda il fruttosio, sovente segnalato dalla pubblicità come sostitutivo del saccarosio. Questa percentuale è compatibile con le raccomandazioni relative alle vitamine e ai minerali presenti nella frutta, nel latte e nella verdura. Nel caso dei grassi ora c’è un intervallo di riferimento dal 20 al 35% delle calorie totali giornaliere (in passato si diceva: 25% delle calorie totali), con la raccomandazione di controllare il tipo di grassi. Se l’alimentazione è corretta per quanto riguarda l’assunzione di grassi (e quelli saturi in particolare), anche la colesterolemia va sotto controllo. I nuovi LARN sono ricchi di dati per l’utilizzo nell’ambito dietetico. Comprendono il livello di assunzione del nutriente che è sufficiente a soddisfare i fabbisogni del 50% dei soggetti sani (definito AR = Average Requirement), quello che soddisfa il fabbisogno di quasi tutti (97.5%) i soggetti sani in uno specifico gruppo di popolazione (PRI = Population Reference Intake), l’assunzione adeguata (AI = Adequate Intake), l’intervallo di riferimento per l’assunzione di macronutrienti (RI = Reference Intake range for macronutrients), il livello massimo tollerabile di assunzione (UL = tollerable Upper intake Level), l’obiettivo nutrizionale per la prevenzione (SDT = Suggested Dietary Target). Alessandra Bordoni, Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari all’Università di Bologna, ha messo in luce l’incertezza che esiste nella letteratura scientifica relativamente al fabbisogno di particolari acidi grassi (PUFA n-3) relativamente al loro ruolo fisiologico e a quello preventivo. Alcuni studi hanno evidenziato una sostanziale differenza tra questi due fabbisogni, portando a considerare l’effetto preventivo più “farmacologico” che nutrizionale. Tali aspetti sono legati sia alla risposta del singolo individuo, sia alla matrice alimentare che veicola gli acidi grassi. Va ricordato che gli acidi grassi regolano il fisiologico svolgimento di innumerevoli funzioni, e il diverso impatto sulle svariate funzioni determina la necessità di stabilire non solo un fabbisogno generalizzato di acidi grassi, ma una suddivisione degli specifici fabbisogni delle diverse categorie degli stessi. Nei nuovi LARN i valori di alcune vitamine sono invece aumentati, come per i folati, perché se in passato il criterio era di prevenire carenze, ora invece si tiene conto del possibile ruolo favorevole nella prevenzione di diverse malattie croniche. Giulia Cairella, Segretaria Nazionale della SINU e Direttore del SIAN e del Dipartimento di Prevenzione ASL, RMB-Roma, ha evidenziato come la M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 ■ 47 RASSEGNA 47 17-12-2012 12:22:56 rassegna ristorazione collettiva rappresenti uno dei principali settori di applicazione dei LARN, perché oggi è in aumento la tendenza della popolazione a consumare uno o più pasti della giornata fuori del tradizionale ambiente familiare e questo fenomeno interessa non solo gli adulti, ma anche bambini e ragazzi, per cui è di fondamentale importanza elevare il livello qualitativo dei pasti mantenendo saldi i principi di sicurezza alimentare. La variabilità dei fabbisogni degli individui è presente sia in nutrienti che in energia. Uno stesso livello di apporto può essere adeguato per alcuni soggetti (che hanno un fabbisogno basso), e insufficiente per altri (con fabbisogno elevato), per cui la zona di sovrapposizione è ampia: per alcuni, oltre al rischio di carenza, può esserci un rischio di assunzione eccessiva. È stata elaborata una curva (WHOINRAN) che mette in relazione il livello di apporto con il rischio di eccesso o di carenza. Sulla base delle due curve (rischio di eccesso e rischio di inadeguatezza) può essere stabilito l’intervallo di sicurezza. Le tabelle dietetiche devono essere elaborate prevedendo una scelta estiva e una invernale, e nell’arco dei menù settimanali si dovrà prevedere un’ampia offerta di proposte per portare alla conoscenza dei fruitori della mensa anche alimenti e modalità di preparazione che potrebbero non rientrare nelle consuetudini familiari, stimolando l’interesse verso nuove proposte. Amleto D’Amicis (Vice Presidente SINU), con la collaborazione di altri docenti italiani di Scienza degli Alimenti (M. Porrini, D. Del Rio, V. Fogliano, A. Ghiselli, N. Pellegrini, S. Scaccini) ha preso in esame le sostanze non nutrienti di interesse nutrizionale come i “phytochemicals” i quali non sono definibili “nutrienti” 48 RASSEGNA 48 ■ in senso classico, però si pensa che possano influenzare la salute e contribuire alla prevenzione di diverse malattie. Per esempio la luteina, un carotenoide (senza attività pro vitaminica) esplica la sua funzione filtrando la luce blu ad alta energia dello spettro della luce visibile, oltre a svolgere azione antiossidante a livello dei fotorecettori che sono particolarmente soggetti al danno ossidativo. Anche per i polifenoli la ricerca è promettente, però non sono ancora stati studiati effetti da carenza e le modificazioni che subiscono nel tratto digerente, per cui è difficile stabilire raccomandazioni nutrizionali. In altre parole, non esistono ancora chiare evidenze che stabiliscano se le azioni positive osservate in vitro hanno anche una funzione “in vivo”. Tuttavia, poiché cominciano ad emergere alcune evidenze su un loro possibile ruolo nella nutrizione umana, si è ritenuto necessario menzionarli nei nuovi LARN. Catherine Leclercq (Dirigente INRAN- Roma) ha illustrato i risultati dello studio effettuato su 3323 individui appartenenti a 1329 famiglie per ricavare informazioni utili per la sorveglianza dei consumi alimentari della popolazione italiana, sia in termini di impatto ambientale che in termini di adeguatezza nutrizionale. Infatti, alcuni alimenti largamente consumati dalla popolazione italiana hanno un elevato impatto ambientale. È il caso della carne bovina (per il consumo di risorse idriche e di emissioni di metano), del pesce (per la crisi delle risorse ittiche marine e per l’inquinamento che deriva da alcuni allevamenti), delle bevande confezionate quali acque, bibite, succhi di frutta (per i costi ambientali legati alla produzione e allo smaltimento dell’imballaggio e al trasporto). Lo scopo dello studio è di poter fare ipotesi di sostituzione parziale degli alimenti suddetti (importanti per una buona salute) mantenendo o addirittura migliorando la qualità nutrizionale della dieta. Alcune ipotesi di sostituzione da considerare sono la sostituzione della carne bovina con la combinazione di cereali e legumi o con pollame, la sostituzione di grandi pesci carnivori con piccoli pesci azzurri o con pollame e alghe, la sostituzione dei succhi di frutta con frutta fresca, la sostituzione dell’acqua minerale imbottigliata e delle bibite con l’acqua potabile del rubinetto. Tali sostituzioni potrebbero migliorare l’equilibrio della dieta, con un maggior apporto di fibra, di carboidrati complessi, un minor apporto di carboidrati semplici e di grassi saturi, pur mantenendo un apporto adeguato di nutrienti essenziali. Non tutti consumatori sono al corrente di questi indirizzi: bisogna diffonderli e la loro conoscenza presso la popolazione in generale richiede del tempo. L’educazione alimentare non è un fatto solo cognitivo perché le scelte alimentari sono influenzate dalla cultura, dagli ideali personali, dalle esperienze, dalle risorse, dal gusto. Al Congresso SINU, oltre che al rispetto per l’ambiente, si è parlato anche dello spreco di risorse in atto che avvengono durante la trasformazione industriale dei cibi, la distribuzione, il consumo finale esagerato e non razionale. Gli sprechi alimentari oggi attuati potrebbero nutrire miliardi di persone, perché nella civiltà occidentale oggi si dà poco valore al cibo: infatti soltanto il 18% del nostro reddito è devoluto al cibo. Il rimanente 82% è devoluto a tutte le altre attività che fanno parte della nostra vita, ma non incidono sulla salute. Per una completa consultazione contattare la SINU, via della Mattonaia, 17 - 50121 Firenze - e-mail: [email protected]. M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 12:23:02 monitor “Terapia ricreativa” per bambini con tumore Una “triplice alleanza” dalla parte dei bambini malati di tumore. L’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica, Dynamo Camp e GlaxoSmithKline sono impegnati ad un progetto per creare una rete di volontari dedicati e diffondere la pratica e la cultura del volontariato a favore dei bambini affetti da gravi malattie. Primo atto di questa intesa, la realizzazione della “Guida all’assistenza dei bambini e degli adolescenti malati di tumore”, dedicato a chi intende avvicinarsi a problematiche tanto complesse. La terapia delle malattie pediatriche più gravi si svolge oggi attraverso percorsi basati su protocolli assistenziali con ospedalizzazione minima. In questo percorso di cura si inserisce l’attività di Dynamo Camp, che dalla sua fondazione ha accolto gratuitamente 1065 bambini per periodi di vacanza e svago secondo programmi di Terapia Ricreativa. L’esperienza offerta ha l’obiettivo di mettere la malattia sullo sfondo, restituendo al bambino le possibilità di autonomia, di socializzazione, di apprendimento gioioso, di prestazioni fisiche in un clima di divertimento. Innovazione nella terapia del diabete di tipo 2 Empagliflozin appartiene a una classe terapeutica innovativa, quella degli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 50 MONITOR 50 ■ 2 (SGLT-2) attualmente in fase di studio come farmaco ipoglicemizzante per pazienti con diabete di tipo 2. Si tratta di una classe di farmaci che riducono il riassorbimento renale del glucosio con conseguente eliminazione del glucosio in eccesso nelle urine. Una recente analisi combinata dei risultati di Fase IIb ha valutato gli effetti di empagliflozin anche sulla pressione arteriosa, oltre alla sua azione primaria di riduzione di HbA1c e calo ponderale e le conclusioni indicano un calo della pressione sistolica di 4-5 mmHg rispetto al basale, più marcato in soggetti con valori basali di PAS elevati (>140 mmHg). Formazione di professionisti in ambito odontoiatrico Dall’impegno dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e dell’Istituto Stomatologico Italiano nasce International School For Dental Medicine (ISDeM), un progetto internazionale a guida italiana che sviluppa attività di alta formazione post-universitaria nel campo dell’odontoiatria, odontostomatologia e chirurgia orale, oltre che di ricerca scientifica di base e applicata. ISDeM ha come sede operativa gli spazi già esistenti dell’Università di MilanoBicocca e dell’Istituto Stomatologico Italiano, con oltre 100 postazioni di lavoro per odontoiatri ed igienisti dentali e con laboratori idonei ad esercitazioni pratiche per 25 odontotecnici. Le aule per la didattica frontale contano circa 250 posti in Istituto Stomatologico Italiano e altrettanti presso l’Ateneo. Linee di indirizzo nel dolore peri e post-operatorio La Società Italiana di Chirurgia del Ginocchio, Artroscopia, Sport, Cartilagine e Tecnologie Ortopediche (SIGASCOT), ha di recente siglato specifiche raccomandazioni per il trattamento del dolore peri e post-operatorio. Le linee d’indirizzo riguardano principalmente l’atto chirurgico. Nella fase preoperatoria è importante controllare il dolore, con l’uso di farmaci ad hoc, per ridurre il rischio che la sofferenza persista nel post-operatorio. In fase intraoperatoria, viene consigliato l’impiego di cateteri e iniezioni di anestetici locali con effetto che persiste nel tempo. Molto importante anche il controllo del dolore in fase postoperatoria, durante la quale si raccomanda il ricorso all’analgesia multimodale, ossia all’associazione di più farmaci a basso dosaggio, che permette di ottimizzare l’efficacia dei diversi principi attivi, riducendone gli effetti collaterali. In generale andrebbe incrementato l’uso dei farmaci oppioidi, che per il dolore severo sono l’opzione terapeutica d’elezione. Provvedimento AIFA In data 4 dicembre 2012 l’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto il divieto di utilizzo, ai sensi dell’art. 142, comma 1, del D.Lvo 219/2006, dei medicinali Pentacol 60 compresse 800 mg (AIC 026925053) e Pentacol 60 compresse 400 mg (AIC 026925040). M.D. Medicinae Doctor - Anno XIX numero 15 - 10 dicembre 2012 17-12-2012 12:23:22 Folina® 5 mg - B03BB01 Acido folico RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE: FOLINA 15 mg/2 ml soluzione iniettabile - FOLINA 5 mg capsule molli 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - 2.1 Folina 15 mg/2 ml soluzione iniettabile - Una fiala da 2 ml contiene: Principio attivo: acido folico 15 mg - 2.2 Folina 5 mg capsule molli - Una capsula molle contiene: Principio attivo: acido folico 5 mg 3. FORMA FARMACEUTICA - Soluzione iniettabile; capsule molli. 4. INFORMAZIONI CLINICHE - 4.1 Indicazioni terapeutiche: In tutti i casi di carenza folica per aumentata richiesta, insufficiente assorbimento, ridotta utilizzazione e insufficiente apporto dietetico della vitamina. 4.2 Posologia e modo di somministrazione: Soluzione iniettabile: 1 fiala al giorno secondo prescrizione medica, per via intramuscolare. Capsule molli: 1-3 capsule al giorno, s.p.m. Nei bambini la dose giornaliera può essere uguale a quella degli adulti o comunque commisurata, secondo il parere del medico, alle necessità terapeutiche. 4.3 Controindicazioni: Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. 4.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso: Il trattamento va condotto sotto controllo ematologico. In caso di anemia perniciosa, l’acido folico non deve essere somministrato da solo o in associazione con dosi inadeguate di cianocobalamina. Infatti, pur provocando una risposta emopoietica, non svolge alcuna azione preventiva sulla degenerazione midollare subacuta presente in queste forme. Pertanto la somministrazione di acido folico deve essere subordinata ad un preciso accertamento diagnostico ematologico. Da non usarsi come antianemico nei soggetti portatori di neoplasie. TENERE FUORI DALLA PORTATA DEI BAMBINI. 4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione: L’acido folico ad alte dosi può ridurre l’effetto antiepilettico del fenobarbital, della fentoina e del primidone. 4.6 Gravidanza e allattamento: L’uso del farmaco non è controindicato in gravidanza e in corso di allattamento. Non vi sono dati di sicurezza per un impiego a dosi superiori a 4-5 mg/die; pertanto in tali situazioni la dose giornaliera non deve superare i 5 mg. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari: L’uso del farmaco è compatibile con la guida dell’auto e con l’uso di macchine in genere. 4.8 Effetti indesiderati: Sono stati segnalati rari casi di allergia, anoressia, nausea, tensione addominale, disturbi del sonno, incubi notturni, malessere, irritabilità. 4.9 Sovradosaggio: 15 mg di acido folico al giorno coprono ampiamente il fabbisogno in caso di carenza vitaminica specifica. Non sono descritti in letteratura casi di iperdosaggio. 5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE - 5.1 Proprietà farmacodinamiche: Categoria farmacoterapeutica: farmaci antianemici: acido folico e derivati; codice ATC: B03BB01. Effetti farmacodinamici: l’acido folico interviene in numerose reazioni biochimiche come trasportatore di unità monocarboniose in forma attivata. La carenza di acido folico dà luogo ad anemia macrocitica e leucopenia. 5.2 Proprietà farmacocinetiche: L’acido folico per via orale viene in gran parte assorbito come tale e in parte dopo riduzione e metilazione. Penetrando nei tessuti l’acido folico sposta i folati ridotti endocellulari immettendo in circolo 5-CH3-FH4. Dopo 180’ dalla somministrazione di 5 mg di acido folico per via orale nell’animale e nell’uomo, i livelli sierici di acido folico risultano ancora elevati. La metabolizzazione dell’acido folico è rapportata all’entità dei depositi dei folati aggiustandosi su una omeostasi di saturazione di questi. 5.3 Dati preclinici di sicurezza: Non è stato possibile stabilire la DL50 per via orale nell’animale, data la bassissima tossicità dell’acido folico. La vitamina somministrata e.v. è risultata avere una DL50 di circa 500 mg/Kg leggermente variabile a seconda della specie animale. Per quanto riguarda la tossicità cronica, dosi inferiori a 50 mg/Kg nel coniglio e nel ratto intraperitoneo non hanno procurato effetti patologici. Le dosi sopracitate sono ampiamente superiori alle usuali dosi terapeutiche nell’uomo. L’acido folico non è tossico per l’uomo anche nella somministrazione ad alta dose e molto prolungata nel tempo come è stato dimostrato in corso di epilessia, somministrando 15 mg al giorno di acido folico per un anno. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - 6.1 Elenco degli eccipienti: Folina fiale: glicina; sodio idrato; sodio cloruro, p-idrossibenzoato di metile, etile, propile, butile, benzile, acqua per preparazioni iniettabili. Folina capsule molli: cera d’api; olio di soia, lecitina di soia in olio di soia. Composizione dell’involucro esterno gelatinoso: gelatina, glicerolo, sodio p-idrossibenzoato di etile, sodio p-idrossibenzoato di propile, sorbitolo, titanio biossido (E 171), eritrosina (E127), ferro ossido nero (E172). 6.2 Incompatibilità: L’azione della Folina è inibita da contemporaneo impiego di farmaci ad azione antifolica. 6.3 Periodo di validità: 3 anni. 6.4 Speciali precauzioni per la conservazione: Conservare in confezionamento integro nelle ordinarie condizioni ambientali. 6.5 Natura e contenuto del contenitore: Soluzione iniettabile: fiale in vetro gialli tipo I F.U. Confezione contenente 5 fiale in cassonetto in PVC inserito in astuccio litografato. Capsule molli: blisters con alveoli in PVC, sigillati con foglio di alluminio: Confezione contenente 2 blisters da 10 capsule ciascuno inseriti in astuccio litografato. Confezione contenente 6 blisters da 10 capsule ciascuno inseriti in astuccio litografato. E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione: Nessuna in particolare. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Teofarma S.r.l. - Via F.lli Cervi, 8 - 27010 Valle Salimbene (PV) 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Fiale: Cod. N. 002309033 20 capsule: Cod. N. 002309045 60 capsule: Cod. N. 002309058 9. DATA DI PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE 04/08/1982/Giugno 2010 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Febbraio 2012 TEOFARMA S.r.l. - Fax 0382/525845 - e-mail: [email protected] - www.teofarma.it Folina ® 5 mg Depositato presso l’AIFA in data 09/03/2012 B03BB01 Acido folico In tutti i casi di carenza folica Folina® 5 mg capsule molli - 20 capsule Prezzo al Pubblico: € 3,60 - Classe A