preprint - Francesca Masini

Transcript

preprint - Francesca Masini
Combinazioni di parole e parole sintagmatiche*
Francesca Masini
1. Introduzione
Spesso la morfologia è definita come lo studio della struttura delle parole, mentre la sintassi è
definita come lo studio del modo in cui le parole si combinano tra loro. Nelle lingue, tuttavia,
esistono combinazioni di parole che si differenziano dai classici prodotti della sintassi quali
possono essere i sintagmi liberi (il libro di Raffaele), le frasi libere (il libro di Raffaele è
uscito) o i testi liberi (come questo articolo). Tra queste combinazioni di parole (non o meno
libere) troviamo esempi come quelli in (1):
(1)
casa di cura, prendere freddo, bandire un concorso, rifiutare categoricamente
La letteratura sulle combinazioni di parole è molto vasta: tale denominazione raggruppa
infatti sotto di sé una serie di fenomeni che, nella maggior parte dei casi, hanno una propria
tradizione di studi. Non mi soffermerò qui sui numerosi studi esistenti1, ma offrirò piuttosto
una proposta di classificazione delle combinazioni di parole e un approfondimento su un
sottogruppo di tali combinazioni, le “parole sintagmatiche”.
2. Combinazioni di parole: una proposta di classificazione
Il tema dell’identificazione e classificazione delle combinazioni di parole non è di recente
acquisizione e anzi è riconducibile a un’antica tradizione di studi che culmina nello
Strutturalismo di inizio Novecento. Come ricorda Graffi (1991: 237), “[m]entre l’opposizione
tra frase da un lato e parola dall’altro risale all’antichità classica (léxis e lógos in Dionisio
Trace), l’esistenza di entità intermedie tra l’una e l’altra viene riconosciuta con chiarezza solo
a partire dal ‘700” e il “gruppo di parole” come entità sintattica altra viene pienamente
riconosciuto solo verso la fine del XIX secolo.
Per gli scopi attuali mi limito a ricordare che già in età pre-strutturalista, Paul
(1920[1880]) e Bréal (1904[1897]) notano l’esistenza di combinazioni di parole particolari,
ovvero locuzioni “fisse” e dalla semantica non composizionale. Anche Saussure (1922[1916]:
172) poi nota la presenza di sequenze sintagmatiche non completamente libere e quindi non
ascrivibili alla sintassi (locutions toutes faites), mentre Bally (1951[1909]) offre la prima
descrizione sistematica di combinazioni non libere in francese (locutions phraséologiques).
Secondo Simone (2007: 210), questa linea di ricerca sui gruppi di parole sarebbe poi
entrata in una fase di declino: ciò andrebbe attribuito all’abuso della nozione di “sintagma”,
*
Questo articolo è una rielaborazione di alcune parti della mia tesi dottorale (Masini 2007), diretta da
Raffaele Simone. Mi è sembrato doveroso contribuire al volume in suo onore con uno scritto che
riguardasse i temi che a suo tempo ci hanno avvicinato e che continuiamo tuttora a condividere
attraverso le attività del laboratorio TRIPLE (Tavolo di ricerca sulla parola e il lessico, Dipartimento di
Linguistica, Università Roma Tre). Ringrazio Antonietta Bisetto per aver discusso con me alcuni punti,
Valentina Efrati e Valentina Piunno per aver letto il manoscritto e Lunella Mereu per la sua revisione.
1
Tra i tanti contributi significativi ricordiamo almeno Gross (1996), Moon (1998), Wray (2002),
Zgusta (1967) (per approfondimenti cfr. Masini 2007).
che avrebbe prodotto un livellamento dello spazio intermedio tra la parola e la frase,
affermandosi come il solo e unico strumento teorico dell’analisi sintattica.
In alcuni recenti contributi, Simone (2006, 2007) si è riallacciato alla tradizione di studi
sui gruppi di parole, proponendo una nuova classificazione. Essa prevede una distinzione tra
“combinazioni”, “in cui le parole si collegano occasionalmente per disaggregarsi fuori
dell’enunciato” (Simone 2006: 393), e “costruzioni”, “in cui le parole [...] occorrono in forma
di combinazione già fatta, stabile o preferenziale” (2006: 393). Le combinazioni a loro volta
si suddividono in:
“combinazioni volatili”, ovvero libere;
“combinazioni preferenziali”, che “occorrono insieme frequentemente” (2006: 394, enfasi
nell’originale);
“collocazioni”, ovvero sequenze che “(a) incorporano sempre la propria testa, e (b) bloccano
la sinonimia” (2006: 394).
Secondo Simone queste aggregazioni di parole si dispongono lungo un continuum come
quello in (2), determinato da una crescente (da sinistra verso destra) forza coesiva2 .
(2)
combinazioni volatili > combinazioni preferenziali > collocazioni > costruzioni
In questo contributo intendo proseguire lungo questa linea di ricerca e offrire una
classificazione delle combinazioni di parole di natura lessicale, partendo da una questione
definitoria che riguarda le cosiddette “collocazioni”. Su questo tipo di combinazione esiste
infatti una notevole confusione terminologica: talvolta il termine “collocazione” viene usato
come iperonimo per qualsiasi tipo di combinazione non libera di parole, altre volte viene
invece usato in maniera più specifica. Sinclair (1991: 170) definisce tecnicamente la
collocazione come “the occurrence of two or more words within a short space of each other in
a text”. Tuttavia, nota lo stesso Sinclair, il termine viene usato anche in un’accezione più
ristretta per designare una sequenza di parole “frequently repeated” (1991: 170). Chiaramente,
anche questa definizione è piuttosto ampia. Bally (1951[1909]), già all’inizio del secolo
scorso, propone di isolare quelle che oggi chiameremmo probabilmente collocazioni (in senso
stretto) distinguendo due tipologie di combinazioni di parole: le “unità fraseologiche” vere e
proprie (ovvero le espressioni fisse) e le “serie fraseologiche”, ovvero “combinazioni usuali”
di parole come quelle in (3)3,4.
(3)
AVV+AGG
N+AGG
V+AVV
gravemente malato
pioggia torrenziale
rifiutare categoricamente
2
Inoltre le costruzioni, diversamente alle combinazioni, sono dotate di significato costruzionale e
possono avere forza pragmatica.
3
Gli esempi di Bally sono in francese. Qui riporto dei casi equivalenti in italiano.
4
Nell’articolo userò le seguenti abbreviazioni: AGG=aggettivo, ART.DET=articolo determinativo,
ART.INDET=articolo indeterminativo, AVV=avverbio, CONG=congiunzione, DET=determinante
(generico), F=frase, INF=infinito, N=nome, PL=plurale, PREP=preposizione, SG=singolare,
SN=sintagma nominale, SP=sintagma preposizionale, SV=sintagma verbale, V=verbo.
80
Tali casi di modificazione sono un esempio di selezione di un lessema da parte di un
altro lessema: in questi casi la testa seleziona il modificatore più usuale. Ad esempio, nella
sequenza pioggia torrenziale la scelta dell’aggettivo non è obbligatoria (possiamo avere anche
fortissima, intensa, ecc.), tuttavia pioggia torrenziale si presenta come una delle realizzazioni
più comuni della struttura [pioggia+MODIFICATORE ] in italiano. La sostituzione di torrenziale
con fortissima non produce quindi un radicale cambiamento semantico, ma piuttosto
determina una differenza nel grado di “familiarità” che l’espressione assume.
Questa caratteristica distingue le serie fraseologiche da un’altra tipologia di
combinazioni di parole che nella tradizione linguistica italiana vengono spesso denominate
“polirematiche” o anche “lessemi complessi” o “unità lessicali superiori”. Tali strutture, che
qui chiamerò “espressioni multiparola”, presentano normalmente una forte coesione
strutturale interna e una semantica non trasparente (sebbene quest’ultimo non sia un criterio
necessario). Anche tra le espressioni multiparola possiamo avere strutture del tipo N+AGG
(anno accademico, guerra fredda), tuttavia in questo caso la scelta di un determinato
costituente interno non è preferenziale, bensì obbligatoria, poiché la sua sostituzione produce
un cambiamento di significato (anno accademico vs. anno universitario) o una stringa senza
senso (guerra fredda vs. *guerra gelida).
Chiaramente la distinzione tra espressioni multiparola e combinazioni usuali non è
sempre così netta: da un lato abbiamo espressioni multiparola che presentano una se pur
minima variabilità paradigmatica (fare luce/chiarezza, essere/trovarsi d’accordo), dall’altro
abbiamo combinazioni usuali talmente convenzionalizzate da costituire delle “frasi fatte”
(tragica scomparsa, efferato delitto).
Un altro caso limite è costituito dalle serie verbali del tipo prendere una decisione, che
Bally annovera tra le serie fraseologiche. Occorre tuttavia precisare che non tutte le
combinazioni V+N sono combinazioni usuali. Tra queste infatti trovano posto anche le
costruzioni a verbo supporto in senso stretto (mettere pressione, prestare attenzione). Tali
costruzioni si differenziano dalle combinazioni usuali del tipo V+N (aprire un conto, sferrare
un attacco), se pur non sempre in maniera netta, perché mostrano una distribuzione e un
comportamento vicini a quelli di un lessema, e infatti queste costruzioni presentano spesso un
equivalente sintetico (dare avvio vs. avviare). Questo comporta una serie di proprietà
morfosintattiche particolari, quali l’impossibilità di interrogare il nome (*Che cosa hai
prestato? - Attenzione) o di passivizzare il costrutto (Sara ha dato la mano a Maria - *La
mano è stata data a Maria da Sara).
Da questa disamina appare chiaro che i criteri da considerare sono (almeno) tre:
la fissità sintagmatica degli elementi interni all’espressione;
la loro obbligatorietà, ovvero la loro fissità paradigmatica;
e la loro frequenza d’uso, che ne sancisce il grado di familiarità.
Il criterio dell’obbligatorietà aiuta a distinguere le espressioni multiparola dalle
combinazioni “usuali” o frequenti: in quest’ultime l’associazione di un elemento Y
(collocato) a un elemento X (base) è il mezzo “preferenziale” per esprimere un determinato
concetto, ma non l’unico. Ad esempio, se vogliamo esprimere il concetto che una persona è
seriamente affetta da una malattia, uno dei mezzi più convenzionali sarà gravemente malato,
ma nulla impedisce di usare nello stesso contesto altri avverbi (seriamente, molto, ecc.).
Tuttavia non tutte le combinazioni “usuali” rispondono al criterio della preferenzialità.
Abbiamo infatti alcune basi che prevedono obbligatoriamente la presenza di un dato collocato
Y: è questo il caso delle già citate serie verbali V+N (prendere/*afferrare una decisione,
81
aprire/*inaugurare un conto), ma anche di quelle che Coseriu (1971) ha definito “solidarietà
lessicali” (naso-camuso, gatto-miagolare) e delle costruzioni a reggenza (fidarsi di, simpatia
per). La proprietà che distingue questi fenomeni dalle espressioni multiparola è proprio la
mancanza di fissità sintagmatica:
(4)
(5)
a.
b.
a.
b.
il naso camuso di Maria, il naso di Maria è camuso, …
l’anima gemella di Maria ma *l’anima di Maria è gemella
ho aperto un conto, il conto è stato aperto, …
ho preso freddo ma *il freddo è stato preso
Abbiamo pertanto due tipi di combinazioni di parole che si distinguono dalle espressioni
multiparola vere e proprie per il fatto di essere non fisse. Entrambe sono frutto di una
(co-)selezione tra due lessemi: l’uso di un determinato termine X può richiedere
preferibilmente l’uso di un termine Y (pioggia torrenziale), pertanto la combinazione che ne
deriva risulta molto più familiare rispetto alle altre combinazioni possibili, oppure può
implicare necessariamente la presenza di un termine Y (aprire un conto). Nel primo caso
parlerò di “combinazioni preferenziali”5, nel secondo caso di “collocazioni” vere e proprie. Il
risultato di questa analisi è la classificazione riportata nella Tabella 1.
Tabella 1. Proposta di classificazione delle combinazioni di parole
espressioni multiparola
collocazioni
combinazioni preferenziali
fissità sintagmatica
+
-
-
fissità paradigmatica
+
+
-
familiarità
+
+
+
Mentre le espressioni multiparola sono costruzioni immagazzinate come tali nel nostro
lessico mentale, le collocazioni si devono alla presenza di informazione sulla selezione
obbligatoria tra lessemi e le combinazioni preferenziali alla presenza di informazione sulla
selezione preferenziale tra lessemi, ovvero sulla frequenza d’uso. È verosimile pensare che
combinazioni preferenziali e collocazioni siano soggette, più di altre stringhe, a
convenzionalizzazione e che pertanto possano diventare nel tempo espressioni multiparola.
3. Espressioni multiparola e parole sintagmatiche
In questo paragrafo mi occuperò più da vicino delle espressioni multiparola, che costituiscono
un insieme molto eterogeneo: all’interno di questa classe si possono infatti trovare espressioni
idiomatiche (tirare le cuoia) e metaforiche (parlare dietro le spalle), formule conversazionali
(piacere di conoscerla), ma anche proverbi (si salvi chi può), citazioni (dire qualcosa di
sinistra) o persino interi testi (quali canzoni, poesie, ecc.). In particolare, focalizzerò la mia
5
Si noti che la definizione che qui propongo di “combinazione preferenziale” non coincide esattamente
con quella data da Simone (2006: 395), il quale elenca tra le combinazioni preferenziali i binomi
irreversibili (baracca e burattini) e le costruzioni V+N (prendere aria), che nel presente approccio
ricadono tra le espressioni multiparola. Rientrano invece nella definizione qui proposta ciò che Simone
chiama “sintagmi figés” (pronta risposta), ovvero “co-occorrenze prodotte da puri fatti di frequenza” e
che “non bloccano la sinonimia”.
82
attenzione su un tipo di espressioni multiparola che chiamerò “parole sintagmatiche” e che
definirò come espressioni multiparola che creano lessemi ascrivibili alle varie parti del
discorso o categorie lessicali. Questa definizione permette di escludere le espressioni
multiparola di tipo frasale o testuale, così come le formule conversazionali, e di prendere in
considerazione nomi sintagmatici, verbi sintagmatici, e così via.
3.1. Verso una tipologia delle parole sintagmatiche in italiano
Una prima ricognizione delle parole sintagmatiche in italiano è stata condotta da Voghera (2004),
che distingue tali espressioni (“polirematiche” nella sua terminologia) in base alla categoria in
uscita e alle relative strutture interne. Mostrerò ora i risultati di un’analisi mirata ad affinare
questa prima classificazione, se pur limitatamente alle quattro categorie lessicali maggiori. allo
scopo di contribuire alla costruzione di una tipologia delle parole sintagmatiche in italiano6 .
3.1.1. Classi di nomi sintagmatici
Per quanto riguarda i nomi, Voghera (2004) identifica quattro strutture polirematiche piuttosto
produttive (N+AGG, carta telefonica; AGG+N, prima serata; N+N, conferenza stampa;
N+SP, borsa di studio) e altre tre meno produttive (V+N, cessate il fuoco; AGG+AGG,
chiaro scuro; binomi irreversibili, botta e risposta).
Notiamo innanzitutto che il tipo N+SP si articola in una serie piuttosto ricca di
sottostrutture:
(6)
N+PREP+N
(7)
N+PREP+VINF
in cui PREP = di (tabella di marcia), a (barca a vela), da (camera
da letto), per (smalto per unghie), in (castello in aria)
in cui PREP = da (asse da lavare), per (macchina per insegnare), a
(associazione a delinquere)
La struttura in 0, inoltre, può presentare anche il determinante (N+PREP+DET+N),
formando esempi come quelli riportati nella Tabella 2.
Il tipo V+N, invece, può considerarsi come un caso di lessicalizzazione di frase (o di
“nome cartellino”, per usare le parole di Migliorini 1975: 222), e quindi abbiamo una struttura
SV o più in generale F (nontiscordardimé).
Infine, ai cosiddetti “binomi irreversibili” vanno aggiunti i pur meno frequenti “trinomi
irreversibili” (tizio caio e sempronio). Inoltre, i binomi di natura nominale sono formati non
solo da nomi ((DET)+N+CONG+(DET)+N, armi e bagagli, il diavolo e l’acquasanta), ma
anche da verbi (V+CONG+V, mordi e fuggi). Come vedremo, questa costruzione binomiale
non forma solo nomi, ma anche verbi, aggettivi e avverbi7.
6
La metodologia usata è mista e comprende la consultazione di corpora e dizionari, lo spoglio della
letteratura di settore e l’osservazione diretta. Per ragioni di spazio, l’analisi dei vari casi è limitata al
minimo: ogni sezione offrirà una breve discussione e una tabella riassuntiva con le strutture
identificate.
7
L’altro tipo citato da Voghera (chiaro scuro) è probabilmente un N+N, e non un AGG+AGG, poiché
definisce una tecnica pittorica che fa uso di una “graduazione luminosa più o meno uniforme del chiaro
e dello scuro, ottenuta con l'ombreggiatura o la lumeggiatura delle figure” (GRADIT).
83
Tabella 2. Classi di nomi sintagmatici
Tipi
Esempi
N+AGG
carta telefonica
AGG+N
prima serata
N+N
conferenza stampa
N+PREP+(DET)+N
N+PREP+VINF
X+CONG+X
N+di+(DET)+N
casa di cura, avvocato del diavolo
N+da+(DET)+N
carta da parati, manna dal cielo
N+a+(DET)+N
giacca a vento, cartina al tornasole
N+per+(DET)+N
cibo per cani, macchina per l’ossigeno
N+in+(DET)+N
festa in maschera, morte nella culla
N+da+VINF
macchina da scrivere
N+per+VINF
gomma per cancellare
N+a+VINF
vuoto a rendere
(DET)+N+CONG+(DET)+N
botta e risposta, una coppia e un paio
V+CONG+V
gratta e vinci
N+N+CONG+N
aglio olio e peperoncino
SV/F
cessate il fuoco
3.1.2. Classi di verbi sintagmatici
Tra le parole sintagmatiche di natura verbale, piuttosto studiate sono le espressioni
idiomatiche e metaforiche con una struttura SV più o meno complessa (tirare le cuoia,
prendere il toro per le corna, essere come l’araba fenice) (per dettagli cfr. Vietri 2004: 146157), nonché le costruzioni a verbo supporto. Queste ultime presentano un certo numero di
varianti configurazionali, che fanno capo ad almeno due strutture di base: V+(DET)+N e
V+AGG (fare nero). La prima struttura a sua volta si articola in diverse sottostrutture, come
dettagliato nella Tabella 3, a seconda che ci sia o meno l’articolo (in)determinativo e che il
nome compaia al singolare o al plurale.
Un’altra classe di verbi sintagmatici che ha conosciuto una notevole fortuna negli ultimi
anni è quella dei verbi con particella del tipo mettere via8. La “particella” è normalmente un
avverbio locativo, ma possiamo avere anche avverbi temporali (fare prima), deittici (buttare
là), di modo (andare male, parlare chiaro) e di quantità (venire meno). Un’ulteriore
sottoclasse di V+PRT è costituita dai verbi sintagmatico-pronominali del tipo farsela sotto
(Simone 1997).
Alcuni verbi sintagmatici sono seguiti da elementi preposizionali anziché avverbiali. È il
caso dei sintagmi preposizionali fissi (come già notato da Voghera 2004) del tipo
V+[PREP+N] (mettere in moto).
8
Simone (1997) ha coniato per queste strutture il termine “verbi sintagmatici”, calcando il termine
inglese phrasal verbs. Qui useremo tale termine per l’intera classe dei verbi multiparola e chiameremo
queste strutture, appunto, verbi con particella. Naturalmente i verbi con particella vanno distinti dai
verbi seguiti da preposizione a reggenza (fidarsi di), che sono un tipo di collocazione (cfr. paragrafo 2).
84
Infine, anche tra i verbi sintagmatici abbiamo (un numero limitato di) strutture binomiali,
come andare e venire.
Tabella 3. Classi di verbi sintagmatici
Tipi
Esempi
SV
vuotare il sacco, chiudere la porta in faccia
V+AGG
stare fresco, essere chiaro
V+(DET)+N
V+ART.DET+NSG
dare la mano
V+ART.DET+NPL
avere le paturnie
V+ART.INDET+NSG fare una telefonata
V+AVV
V+NSG
avere fame
V+NPL
fare scintille
V+AVVLOCATIVO
tirare su, darci dentro
V+AVVTEMPORALE
venire dopo
V+AVVDEITTICO
buttare lì
V+AVVMODO
andare bene, andare forte, rimamerci male
V+AVVQUANTITÀ
mancarci poco
V+[PREP+N]
essere di guardia
V+CONG+V
andare e venire
3.1.3. Classi di aggettivi sintagmatici
Voghera (2004: 66-67) nota che la stragrande maggioranza delle polirematiche aggettivali
presenti nel GRADIT sono riconducibili al tipo SP: la preposizione può essere seguita da un
aggettivo (in bianco) o da un nome, che a sua volta può comparire con determinante (sulla
carta), senza determinante (fuori stagione) o modificato da un aggettivo (di massima
sicurezza, a senso unico). La struttura analitica è pertanto PREP+(DET)+SN/AGG.
Voghera inoltre elenca le seguenti strutture: AGG+AGG (papale papale) e N+N (terra
terra) da un lato, N+CONG+N (acqua e sapone) dall’altro. Le prime due si possono
considerare come reduplicazioni, con base ora aggettivale ora nominale. La seconda invece è
un caso di costruzione binomiale (X+CONG+X) con categoria in uscita aggettivale. Essa si
articola nelle seguenti sottostrutture: AGG+CONG+AGG (sano e salvo), N+CONG+N (casa
e chiesa), V+CONG+V (apri e chiudi), PREP+N+CONG+(PREP)+N (senza testa nè coda).
Proponiamo infine di ascrivere alla classe degli aggettivi sintagmatici le seguenti
strutture, usate prevalentemente con aggettivi di colore: AGG+AGG (bianco sporco) e
AGG+N (giallo canarino)9 .
9
Questi esempi fanno emergere una problematica che riguarda anche le strutture N+N, ovvero la
distinzione tra composti e parole sintagmatiche. Secondo Scalise & Bisetto (2008: 118-119) gli
aggettivi con struttura AGG+AGG (esemplificati da agrodolce e grigioverde) e AGG+NCOLORE (rosso
mattone) sono composti. Gli autori non citano il tipo di combinazione AGG+AGG qui riportata, né le
combinazioni di aggettivi di colore che formano aggettivi che si riferiscono a squadre sportive (giallorosso per ‘romanista’). L’esatta collocazione di queste strutture richiede un’analisi e una riflessione
teorica più approfondite. Tuttavia i tipi bianco sporco e rosso mattone mi sembrano più riconducibili
85
Tabella 4. Classi di aggettivi sintagmatici
Tipi
PREP+(DET)+SN
Esempi
PREP+N
fuori stagione
PREP+ART.DET+N
alla mano
PREP+[N+AGG]
a senso unico
PREP+[AGG+N]
di bassa lega
PREP+(DET)+AGG PREP+AGG
X+CONG+X
in bianco
PREP+ART.DET+AGG
al verde
AGG+CONG+AGG
vero e proprio
N+CONG+N
acqua e sapone
V+CONG+V
usa e getta
PREP+N+CONG+(PREP)+N senza arte nè parte
Xi+Xi
Ni+Ni
terra terra
AGGi+AGGi
papale papale
AGG+AGG
verde scuro
AGG+N
rosso ruggine
3.1.4. Classi di avverbi sintagmatici
La stragrande maggioranza delle polirematiche avverbiali assume, secondo Voghera (2004:
67), la struttura del sintagma preposizionale, con le stesse varianti presentate dagli aggettivi
sintagmatici (e dettagliate in Tabella 5), pertanto anche in questo caso abbiamo la struttura
PREP+(DET)+SN/AGG.10
Voghera cita inoltre il tipo PREP+N+PREP+N/AGG, che mi sembra si articoli in
(almeno) due sottogruppi: da un lato abbiamo, come fa notare anche Voghera (2004: 67),
strutture in cui “il primo sintagma preposizionale svolge la funzione di una preposizione
complessa” ([PREP+N+PREP]+N, in via di sviluppo); dall’altro abbiamo due configurazioni
con
preposizioni
discontinue
(di+N+in+N/AGG,
di
male
in
peggio;
da+(DET)+N+a+(DET)+N/AGG, dalla padella alla brace) che presentano una semantica
definita di trasferimento o passaggio.
Voghera (2004: 67) riporta infine altre quattro strutture: N+SP (pancia all’aria, porta a
porta); AVV+PREP+AVV (su per giù); AVV+AVV (così così); AVV+CONG+AVV (più o
meno). Quest’ultima è riconducibile alla già citata costruzione binomiale (X+CONG+X),
all’interno della quale possiamo identificare almeno tre sottostrutture che producono avverbi
sintagmatici: AVV+CONG+AVV (su e giù), (DET)+N+CONG+(DET)+N (un giorno o
l’altro); PREP+N+CONG+(PREP)+N (tra capo e collo). La struttura N+SP, invece,
raggruppa chiaramente in sé due configurazioni differenti, come mostrano gli esempi
riportati: pancia all’aria è formato da un nome seguito da un SP fisso (pertanto la struttura
alle parole sintagmatiche che non ai composti, mentre il contrario mi sembra di poter dire di espressioni
come bianco-azzurro, agrodolce o grigioverde.
10
Di fatto, le espressioni di questo tipo fungono spesso sia da aggettivi sia da avverbi a seconda del
contesto sintattico (pasta in bianco, mangiare in bianco).
86
sarà N+[PREP+(DET)+N]); porta a porta invece merita una trattazione a parte. Questo tipo
di costruzioni (Ni+PREP+Ni) sono state infatti studiate nel dettaglio da Jackendoff (2008) per
l’inglese e sembrano formare una classe a sé stante anche in italiano.
Tabella 5. Classi di avverbi sintagmatici
Tipi
PREP+(DET)+SN
PREP+(DET)+AGG
Esempi
PREP+N
a rate
PREP+ART.DET+N
sulla carta
PREP+[N+AGG]
a ruota libera
PREP+[AGG+N]
in buona fede
PREP+AGG
a caldo
PREP+ART.DET+AGG
al verde
[PREP+N+PREP]+N
a portata di mano
PREP+(DET)+N+PREP+(DET)+N/AGG da+(DET)+N+a+(DET)+N/AGG dalla padella alla brace
di+N+in+N/AGG
di punto in bianco
N+[PREP+(DET)+N]
pancia all’aria
Ni+PREP+Ni
porta a porta
X+CONG+X
AVV+CONG+AVV
avanti e indietro
N+CONG+N
notte e dì
PREP+N+CONG+(PREP)+N
per filo e per segno
AVV+PREP+AVV
su per giù
AVV+AVV
meno male
AVVi+AVVi
così così
4. Conclusioni
Con questo articolo ho voluto contribuire alla ricerca sulle combinazioni di parole da un punto
di vista sia teorico che descrittivo. Ho infatti proposto una classificazione tripartita delle
combinazioni di parole e un’analisi descrittiva delle principali strutture di parole
sintagmatiche in italiano riconducibili alle quattro categorie lessicali maggiori. La ricchezza e
varietà di tali strutture mostra come la ricerca su questi temi sia appena all’inizio e come sia
necessario proseguire nello studio di dettaglio delle singole parole sintagmatiche per arrivare
a una conoscenza più approfondita di questa classe di combinazioni e del loro rapporto con i
processi di formazione di parola.
Bibliografia
Bally, Charles (1951[1909]), Traité de stylistique française, Vol. I, Ginevra, Librairie Georg & Cie S.
A. & Parigi, Librairie C. Klincksieck.
Bréal, Michel (1904[1897]), Essai de sémantique, Parigi, Hachette.
Coseriu, Eugenio (1971), Solidarietà lessicali, in Coseriu, Eugenio, Teoria del linguaggio e linguistica
generale. Sette studi, Roma/Bari, Laterza, 303-316.
GRADIT = Il grande dizionario italiano dell’uso, a cura di Tullio De Mauro, Torino, Utet, 1999.
Graffi, Giorgio (1991), La sintassi tra Ottocento e Novecento, Bologna, Il Mulino.
Gross, Gaston (1996), Les expressions figées en français: noms composés et autres locutions, Parigi,
Ophrys.
87
Jackendoff, Ray (2008), Construction after construction and its theoretical challenges, in «Language»
84 (1), 8-28.
Masini, Francesca (2007), Parole sintagmatiche in italiano, Tesi di dottorato, Università Roma Tre.
Migliorini, Bruno (1975), I nomi-cartellino, in «Archivio Glottologico Italiano» LX, 222-227.
Moon, Rosamund (1998), Fixed Expressions and Idioms in English: A Corpus-based Approach,
Oxford, Clarendon Press.
Paul, Hermann (19205[1880]), Prinzipien der Sprachgeschichte, Halle, Niemeyer.
Saussure, Ferdinand de (1922[1916]), Cours de linguistique générale, Parigi, Payot.
Scalise, Sergio & Antonietta Bisetto (2008), La struttura delle parole, Bologna, Il Mulino.
Simone, Raffaele (1997), Esistono verbi sintagmatici in italiano?, in De Mauro, Tullio & Vincenzo Lo
Cascio (a cura di), Lessico e grammatica. Teorie linguistiche e applicazioni lessicografiche,
Roma, Bulzoni, 155-170.
Simone Raffaele (2006), Classi di costruzioni, in Grandi, Nicola & Gabriele Iannàccaro (a cura di),
Zhì. Scritti in onore di Emanuele Banfi in occasione del suo 60° compleanno, Cesena/Roma,
Caissa Italia, 383-409.
Simone, Raffaele (2007), Constructions and categories in Verbal and Signed Languages, in Pizzuto,
Elena, Paola Pietrandrea & Raffaele Simone (a cura di), Verbal and Signed Languages.
Comparing Structures, Constructs and methodologies, Berlino/New York, Mouton De Gruyter,
198-252.
Sinclair, John (1991), Corpus, Concordance, Collocation, Oxford, Oxford University Press.
Vietri, Simonetta (2004), Lessico-grammatica dell’italiano: metodi, descrizioni e applicazioni, Torino,
Utet.
Voghera, Miriam (2004), Polirematiche, in Grossmann, Maria & Franz Rainer (a cura di), La
formazione delle parole in italiano, Tübingen, Niemeyer, 56-69.
Wray, Alison (2002), Formulaic Language and the Lexicon, Cambridge, Cambridge University Press.
Zgusta, Ladislav (1967), Multiword lexical units, in «Word» 23, 578-587.
88