Untitled - Rizzoli Libri
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PAOLO SORRENTINO La giovinezza Youth Proprietà letteraria riservata © 2015 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-17-08223-5 Prima edizione: maggio 2015 La giovinezza 1 Nel sole terso della primavera, un volto profondamente britannico. Il pallore inondato dal rossore, capelli corti e chiari, giacca e cravatta, avrˆ cinquantÕanni. Il viso cos“ intelligente. E persuasivo, pure. Tiene le gambe accavallate, mentre se ne sta seduto nel bel giardino dellÕhotel. Dietro di lui, lievemente distaccati, siedono due assistenti pi• giovani. Pi• dietro ancora, una bellissima piscina. Pochi bagnanti, in unÕatmosfera sonnolenta, vacanziera, da mattino presto. Tutti immersi in uguali, morbidi accappatoi bianchi. Chiazze di svariate vasche idromassaggio punteggiano il prato immacolato. E, in fondo, un meraviglioso albergo alpino. Al contempo caldo, solenne e lussuoso. A cornice dellÕhotel, loro, sovrane, le Alpi. 8 L A GIOV I N E Z Z A Il cinquantenne estrae un pacchetto di sigarette e fa per accendersene una, quando una voce calma, priva di rimprovero, lo avverte. «Non si può fumare qui.» «Neanche all’aperto?» «Neanche al chiuso.» La voce calma appartiene a un uomo che gli siede di fronte. Inglese, intorno agli ottanta, in un morbido spezzato beige, gli occhiali importanti, montatura nera, dietro i quali si annidano le iridi chiare e acquose, addensate di malinconia e perspicacia. Stiamo parlando di Fred Ballinger. Un tavolino li separa. Fred ha un quotidiano aperto dinanzi a lui. È calmo, pacato, sereno, gli occhi costantemente attraversati da una vaga disillusione, mentre scarta una caramellina che infila in bocca con un gesto consolidato, da consumatore abituale. «Mr Ballinger, posso chiamarla maestro?» Fred Ballinger solleva le spalle. La cosa gli importa poco. «Come procede la vacanza?» «Molto bene grazie.» «Viene qui da tanto?» «Da più di vent’anni. Ci venivo con mia moglie. Poi ho continuato da solo, ma ho tanti amici qui.» PA O L O S O R R E N T I N O 9 «Come mai in Svizzera?» «È vicina all’Italia. E io, dopo Londra e New York, ho diretto l’orchestra di Venezia per ventiquattro anni.» «Giusto, che sciocco! Questo dev’essere anche un posto molto rilassante.» «È solo un posto rilassante.» Il cinquantenne sorride. Fred no. «Dirige o compone ancora musica, maestro?» «No. Sono in pensione.» «Inutile dire che io, come tutti, sono un suo grande ammiratore.» «Grazie.» Il cinquantenne inglese sorride. «Maestro, come le preannunciavo, io lavoro per l’organizzazione degli eventi speciali di Buckingham Palace.» Fred si ridesta giusto un pochettino. «Lavora per la regina?» «Praticamente!» «Bene. Le monarchie fanno sempre tenerezza.» Il cinquantenne è sorpreso. «Se posso permettermi, perché la monarchia le fa tenerezza?» «Perché è vulnerabile. Basta eliminare una sola persona e il mondo, di colpo, cambia. Come nei matrimoni.» «La regina sarebbe onorata se lei volesse accettare, in giugno, l’onorificenza di SIR.» 10 L A GIOV I N E Z Z A Fred Ballinger si lascia sfuggire un sorrisetto. «Sa cosa disse Satie quando gli offrirono la legion d’onore? Disse: “Non basta rifiutarla, bisogna pure non meritarsela”. Ma io non sono Satie. E mi scusi, ho la cattiva abitudine di fare spesso citazioni.» «Sua maestà sarà felice di sapere che lei ha accettato.» «Sua maestà non è mai stata felice.» L’emissario della regina glissa, leggermente imbarazzato: «Inoltre l’assegnazione dell’onorificenza coinciderà con il compleanno del principe Filippo e la regina vorrebbe donargli un concerto con la London Philharmonic Orchestra nel teatro di Wimbledon, al quale il principe è molto legato per motivi a me sconosciuti, e sarebbe feliciss… cioè onoratissima se fosse lei a dirigerla con brani tratti dalle sue composizioni». «Non dirigo da tanto tempo.» Il cinquantenne sorride. «Sono sicuro che non ha dimenticato come si fa.» Fred Ballinger riflette con serietà. «No, non ho dimenticato come si fa.» L’emissario si apre di nuovo in un sorriso radioso. «Il principe Filippo e la regina andranno in estasi quando ascolteranno le sue celebri Canzoni piacevoli.» Con grande calma, quasi rassegnato, Fred dice: «Non eseguirò nessuna delle mie Canzoni piacevoli». PA O L O S O R R E N T I N O 11 «Perché?» «Sono motivi personali.» «Possiamo avere come soprano la grande Sumi Jo.» «Sumi Jo non è giusta.» «Mi dica lei un soprano giusto e lo avrà.» «Nessuno è giusto.» La decisione ha l’aria di essere irrevocabile. Fred Ballinger riprende a leggere il giornale. Si è già messo alle spalle tutte le lusinghe. L’emissario è affranto, accascia il capo. Silenzio. Solo un piccolo rumore. Con le dita, Fred sfrega a intervalli di uguale durata la carta plastificata della caramella. Gli intervalli, brevi e alternati, dettano inequivocabilmente un “ritmo musicale”. L’emissario della regina si mette la sigaretta in bocca, accosta l’accendino, poi si ricorda che non si può fumare. «Mi permetta, maestro, ma la regina potrebbe prenderla male, non è abituata a sentirsi dire di no» balbetta, in un ultimo sbilenco tentativo. Fred Ballinger, mentre legge il giornale, interrompe ex abrupto il movimento della carta della caramella. «Se ne farà una ragione. Ci sono cose ben più importanti delle mie Canzoni piacevoli.» L’emissario si alza sconsolato: «Allora riferirò quanto ci siamo detti. Arrivederci maestro». 12 L A GIOV I N E Z Z A E fa per allontanarsi. I due assistenti lo seguono. Alzandosi, rivelano alle loro spalle, a un altro tavolino, un uomo che ha l’aria di aver sentito tutta la chiacchierata. Si chiama Jimmy Tree, ha trentaquattro anni. Californiano, bellezza da maledetto, è un divo di Hollywood. Sta mangiando, di primo mattino, una bistecca con patate fritte. Ha l’aria sfatta, nascosta sotto un cappellino da baseball che non gli dona, la barba di qualche giorno, gli occhiali da sole e vestiti casuali e stropicciati. Ora i tre uomini inglesi circumnavigano la piscina per guadagnare l’uscita, ma qualcuno colpisce sommamente l’attenzione dell’emissario della regina. Questo qualcuno è un uomo che sta galleggiando in piscina. Solo il viso emerge dall’acqua. Una faccia gonfia, da sudamericano, capelli tinti di un giallo irreale, labbra carnose, sui cinquant’anni, lineamenti sofferti, occhi neri e intelligenti, e rughe come solchi che non si addicono a un uomo di mezz’età. Guarda nel vuoto. L’emissario invece lo fissa e chiede a bassa voce a uno dei suoi assistenti: «Hai visto? Ma è lui?». I due assistenti volgono lo sguardo verso la piscina e lo riconoscono immediatamente. Si emozionano. «Certo che è lui.» «Mio Dio, è proprio lui.»