Prefazione, di Mario Monti PARTE I ITALIA: CONCERTARE È

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Prefazione, di Mario Monti PARTE I ITALIA: CONCERTARE È
Prefazione, di Mario Monti
PARTE I
ITALIA: CONCERTARE È L’OPPOSTO DI CRESCERE
ƒ Previdenza: una piccola clausola costerà migliaia di miliardi
ƒ È il Titanic delle pensioni, ma l’Italia danza sempre
ƒ Perché il governo è troppo ottimista sulla manovra
ƒ Il debito si taglia solo con la ricetta irlandese
ƒ Commercio più libero, inflazione più bassa
ƒ Inflazione zero, politica di concertazione e l’autonomia di Bankitalia
ƒ Il fallimento dell’università italiana
ƒ Ma così l’università produce solo disoccupati
ƒ In Italia concertare è l’opposto di crescere
ƒ Lavoratori minoranza privilegiata
ƒ L’Italia del non lavoro
ƒ Competitività e nuovi esclusi
ƒ Il record italiano: non creare lavoro
ƒ Il Nord continua a sussidiare il Sud
ƒ Il welfare italiano non aiuta i poveri
ƒ In Italia, per ora, non c’è un Bush
ƒ Benvenuto, Mister Tanzi
PARTE II
UE: MERCATO O SUPERSTATO?
ƒ Trichet custode dell’euro?
ƒ E dopo l’euro, meno pensioni e meno statali
ƒ L’unione politica non rafforza l’Europa
ƒ All’Europa servono più mercato e meno tasse
ƒ Fatto l’euro, politica economica da ribaltare
ƒ I veri compiti del governo UE
ƒ La vera concertazione non si fa col sindacato
ƒ BCE sotto accusa: un ottimo segno
ƒ Troppa Europa disorienta
ƒ Solbes punisce i migliori
ƒ E se Greenspan avesse torto?
ƒ La democrazia, il costo del denaro e la divisione dei poteri
ƒ Dopo l’11 settembre, l’Europa non può spendere come l’America
ƒ L’Europa che può vincere
ƒ Non serve un governo europeo dell’economia
PARTE III
USA: DEMOCRATICO O REPUBBLICANO FA DIFFERENZA
ƒ E così Clinton è riuscito a pareggiare
ƒ Greenspan, Internet e la dinamo
ƒ La bolla della new economy
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La regola dice Gore, ma Bush è «new»
Le elezioni thriller
Meglio spaccati
La pagella di George Bush
PARTE IV
MONDO: LA CRISI DELLE MONETE
ƒ In fondo è così fragile
ƒ Dalla crisi si esce tagliando le tasse
ƒ Cambi fissi o fluttuanti, ma non a mezza via
ƒ Troppe monete, molte spariranno
ƒ Senza debiti ma sempre poveri
ƒ Non «salvate» l’Argentina