newsletter_39_2010
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Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Costituzione della Repubblica Italiana, Principi Fondamentali, Articolo 3 Reg. n° 2425 del 26/03/2009 C.F. 93056690204 La sfida della visibilità 9 novembre 2010 Non salterà il mondo Rassegna stampa Appuntamenti LA SFIDA DELLA VISIBILITÀ Sabato 6 novembre ho avuto un momento di grande incertezza: andare a Brescia alla manifestazione in sostegno dei lavoratori irregolari che protestano dall’alto di una gru o partecipare al sit in mantovano di Arcigay contro le affermazioni omofobe e al protervo e corrotto machismo del Presidente del Consiglio? Ho optato per la seconda opportunità: Articolo3 aderiva all’iniziativa e, inoltre, ciò che accade nel territorio in cui vivo mi mette più direttamente di fronte alla mie responsabilità. Ma la ragione del desiderio di essere presente alle due manifestazioni contemporanee era la stessa. Coloro che la (in) cultura politica e giuridica dominante rende estranei e clandestini, coloro che per secoli sono stati condannati e perseguitati e ancora non hanno diritti certi, prendono la parola, si dichiarano, occupano la piazza per lottare contro le discriminazioni e rivendicare i diritti negati. A Brescia manifestano i “clandestini”, una contraddizione in termini: la seconda parola nega la prima; se i clandestini manifestano, escono dalla clandestinità, si affermano come individui che non accettano più la condizione di non-persona alla quale sono condannati dalle leggi recenti sull’immigrazione; dall’invenzione del reato di clandestinità previsto dal pacchetto-sicurezza voluto dall’attuale governo, e inasprito ulteriormente in questi giorni; da un decreto di regolarizzazione di colf e badanti che è stato pagato cifre altissime dalle dirette interessate e ha innescato un vero e proprio mercato nero dei permessi di soggiorno (pagati fino a 8mila euro), oltre ad aver escluso dalla sanatoria del settembre 2009 coloro che non rientravano in questa categoria, costringendo alla clandestinità anche chi in Italia viveva e lavorava regolarmente da anni, ma si trovava senza lavoro a causa della crisi. E la clandestinità genera crimine, non solo tra gli esclusi da ogni diritto, ma anche, e più schifosamente, tra coloro che su questi drammi speculano. Proprio sabato la Gazzetta di Mantova titola in prima pagina: Immigrati, avvocato nei guai. L’occhiello spiega: Il sospetto della procura: pratiche di soggiorno in cambio di denaro. L’articolo dà conto di un’indagine avviata già all’inizio di quest’anno dalla Procura di Mantova per stroncare una grossa organizzazione mantovana specializzata nella tratta degli schiavi: un giro di duemila clandestini che hanno reso, pagando migliaia di euro a testa, circa 20 milioni di euro a una rete di una quarantina di persone, in gran parte imprenditori e professionisti locali. Qualcosa di analogo a settembre era stato portato alla luce dall’inchiesta “Landness” delle Fiamme gialle di Verona: 11 arrestati e 19 iscritti nel registro degli indagati per lo smercio di 500 falsi permessi di soggiorno, venduti ad altrettanti migranti a 9 mila euro l’uno. Tra gli arrestati due dirigenti dell’Ugl - Coltivatori di Verona, uno dei quali storico esponente leghista. I clandestini sulla gru di Brescia e sulla Torre della ex Carlo Erba di Milano sono stati vittime devastate da raggiri simili, vittime di un’idea di ‘imprenditorialità criminale’ che non conosce confini e che nel nostro Paese prospera fra mafiose connivenze e silenzi complici. C’è un’intollerabile e delinquenziale ipocrisia in chi criminalizza i fenomeni migratori per poi sfruttarli. Ma è profondamente ambiguo, e sostanzialmente ipocrita, anche il discorso di chi, come Luca De Marchi, afferma: “Che nel proprio letto ognuno faccia ciò che più gli aggrada mi sta bene […] ma da qui a mettere l’omosessualità al pari dell’eterosessualità ce ne passa” (lettera al direttore della Gazzetta di Mantova, domenica 7 novembre). E’ ancora accettabile che chi vive amore e desiderio per una persona del proprio stesso sesso debba recludere ciò che prova nel segreto delle lenzuola e non possa apertamente rivendicarlo e fondare su di esso una relazione anche legalmente riconosciuta? Perché non dovrebbero stare sullo stesso piano tutte le scelte che implicano amore e rispetto reciproci tra le persone. Ma se i criteri per definire la moralità fossero il rispetto responsabile verso la dignità e la libertà di ogni individuo dovremmo riflettere attentamente su ognuno dei “valori cardine” indicati dal consigliere leghista nella sua lettera: “la sacralità della famiglia e della vita, la condanna senza se e senza ma per l’uso della droga, l’orgoglio per la nostra cultura, per la nostra religione, per i nostri valori, la meritocrazia”. L’orgoglio per ciò che è “nostro” spesso conduce al disprezzo o alla negazione di ciò che è altro da noi, tema molto spesso affrontato da Articolo3. Il corpo dell’altro, la sua vita, la sua storia diventano elementi irrilevanti: ciò è accaduto per secoli contro le donne, contro i soggetti più fragili, contro gli ‘stranieri’, i non appartenenti alla comunità. Trasformarli in merce, in gadget, in bersagli di violenza, in occasioni di guadagno è una pratica tanto becera quanto ancor oggi diffusa. Anche tra chi parla di “valori cardine”. Maria Bacchi Torna su Pubblichiamo il contributo dell’Osservatorio alla manifestazione “La dignità non ammette silenzio” organizzata sabato 7 novembre da Arcigay La Salamandra di Mantova. NON SALTERÀ IL MONDO Indaghiamo sulla vita privata dei grandi uomini: la vicinanza di un essere umano considerato inferiore a mente fredda, ha colmato i gesti più comuni di una aberrazione a cui nessuno si è sottratto. Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel, 1970 La citazione non dia luogo a fraintendimenti. I “grandi uomini” che Carla Lonzi aveva in mente – ne sono certa – non sono quegli esempi di rettitudine e saggezza cui a buon diritto spetterebbe questa etichetta, ma coloro che amano ritenersi tali, quei figuranti senza qualità che la vulgata popolare, il sistema mediatico, la cultura mainstream definiscono come tali, in virtù di qualche loro potere: politico, finanziario, televisivo… Ecco perché il personaggio, contro la cui vigliaccheria siamo qui oggi ad esprimere la nostra esasperazione, rientra a pieno titolo nella categoria dei “grandi uomini” di Carla Lonzi. L’ultima esternazione, che ha splendidamente coronato l’esplosione del Ruby-gate, non è più indecente di tante altre precedenti e dello stile di vita e di pensiero di cui è simbolo; un sistema culturale e valoriale che ruota intorno alla “vicinanza di esseri umani considerati inferiori a mente fredda”. Quando si accendono le luci nel privé, quando gli ospiti all’alba lasciano la villa, quando sul palco della lap-dance non ci sono più le ballerine ma qualcuno che fa le pulizie, quando le bottiglie sono ormai vuote, i regali distribuiti e la musica terminata – quando, cioè, il teatrino si smonta – i “grandi uomini”, “a mente fredda”, guardano le starlette di turno, che fino a quel momento si sono illusi di corteggiare e di vincere, le danzatrici da harem, le Lolita… e non vedono persone come loro, ma quelle che secondo loro sono “le donne”: escort, “carne fresca” da comprare – ossia quegli “esseri inferiori” che permettono loro, ogni giorno, di immaginarsi “superiori” e di costruire il loro potere. E proprio in questo sta – mi sembra – il nodo profondo del berlusconi-pensiero e dell’appeal che esso riscuote presso tanta italianità. È il fascino della “grandezza” a portata di mano, del potere da outlet: quello che non richiede preparazione, intelligenza, studio, saggezza, rettitudine e qualità superiori alla media, ma si fonda unicamente sull’arroganza – basta circondarsi di un serraglio di “esseri inferiori”, perché ci si possa percepire “grandi”, e si possa indurre altri a considerarci tali. Che cosa sono, infatti, machismo e maschilismo, se non strutture che il maschio eterosessuale ha inventato a suo uso e consumo, al fine di definirsi come “superiore”, e dunque in diritto di detenere il potere? Allora, le smargiassate di un maschio sono gravi e preoccupanti non solo nel loro eventuale violare la legge e offendere ogni umano buon senso, ma anche – e forse più – perché egli, per il ruolo istituzionale che ricopre e per la visibilità di cui gode, strizza l’occhio alla parte peggiore di certa Italia da commedia anni ’60, solletica nostalgie di patriarcato evidentemente mai sopite, sdogana sentimenti, immaginari, termini e retoriche la cui indegnità credevamo assodata. Sono preoccupanti, cioè, perché non sono i segnali della malattia di un uomo solo, ma di quella di una bella fetta di Italia. Quella fetta di Italia che, alla sua uscita soddisfatta da vero conquistador, ridacchia e applaude, evidentemente riconoscendo parte di sé e del proprio credo in quelle parole. Che questo mix di arroganza e violenza – di cui machismo e maschilismo sono alcune declinazioni – trovi un terreno fertile in cui radicarsi è sintomatico di un processo di regressione pericoloso. Non solo quello che, ovviamente, investe il campo dei diritti civili e umani in Italia, che ad ogni uscita di questo tipo fanno un passo indietro di qualche anno; e non solo quello dell’autorevolezza dei nostri rappresentanti – nella quale già da tempo abbiamo smesso di sperare. La recessione più pericolosa, forse, è quella dello stato di salute mentale del nostro Paese, che in troppi casi pare aver perso la capacità di discernere e quella di indignarsi, e che – impaurito, impoverito, inetto – sembra aver barattato la propria dignità con la scorciatoia dell’arroganza verso i più deboli, dell’umiliazione dei possibili avversari, della furbizia truffaldina e dell’ignoranza smargiassa. È così che al dialogo viene sostituita l’offesa, che la barzelletta da osteria prende il posto dell’approfondimento, e la sopraffazione quello della collaborazione. Non mi meraviglia che le donne, così come gli omosessuali, siano le prime categorie di persone ad essere prese di mira da questo sistema distorto di pensiero: perché esso è maschio – maschio eterosessuale – e non ha i mezzi per instaurare un confronto alla pari, non ha l’intelligenza e la consapevolezza necessarie a misurarsi su un piano di civiltà, dunque ricorre alla barbarie, consentitagli dal suo essere “maggioranza” o dal ritenersi tale. La sottomissione – fisica o simbolica che sia – è l’unico strumento che conosce, quello che lo definisce e garantisce il suo equilibrio. Quello che dovremmo tenere a mente ed insegnare alle altre, e la risposta più ironica che possiamo dare all’arroganza machista e maschilista – la risposta che colpirà più a fondo, perché mette a nudo il sentimento di paura e l’inadeguatezza che la originano – è, ancora, una frase di Carla Lonzi, tratta dal Manifesto di Rivolta Femminile, datata 1970 eppure (ahinoi) tremendamente attuale: “Non salterà il mondo se l’uomo non avrà più l’equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione”. Elena Borghi *** Una nota a margine, di una donna: Io, per quanto possa contare, non voglio l’ammirazione, né tantomeno la presunta passione, di un uomo che, per portare il suo sguardo a me, ha attraversato, trafiggendola, la dignità di milioni di persone. Anzi, di più: io non glielo permetto. Perché io desidero e accolgo lo sguardo degli uomini che misurano la loro grandezza con la conoscenza, col rispetto, con il metro dell’uguaglianza attento alla ‘differenza’, con l’intelligenza di cuore. Sono circondata da questi sguardi: quelli dei miei amici, dei miei colleghi. Uomini che non incasellano per gruppi umani, né ritengono che questi gruppi siano collocabili su una scala valoriale. Sono uomini che non ragionano per categorie, dall’alto della loro; sono uomini che mi stanno di fronte, i veri “grandi uomini” del quotidiano. I loro, infatti, sono sguardi che arrivano dritti al mio, che non hanno bisogno di attraversare nulla, perché incrociano il mio sguardo. Angelica Bertellini Torna su RASSEGNA STAMPA “La dignità non ammette silenzio” abbiamo detto sabato scorso contro l’omofobia. Non ho l’onore di essere gay ma lei non mi rappresenta (Gazzetta di Mantova, 5/11) scrive nella sua lettera Federica Baroni, assessora provinciale, adattando le parole che Chaplin usò quando gli chiesero se fosse ebreo. E’ stata bella, partecipata, profondamente sentita la manifestazione promossa da arcigay La Salamandra di Mantova a cui ha aderito anche Articolo 3: Arcigay in piazza contro Berlusconi (Gazzetta di Mantova, 7/11). Rimandiamo volentieri allo scritto di Elena Borghi per proporvi alcune delle nostre riflessioni. Lo stesso giorno troviamo sulla stampa locale una lettera del capogruppo leghista Luca De Marchi, Il fine è procreare: Omosessuali uguali agli etero? Non ci sto (Gazzetta di Mantova 7/11); nei contenuti il consigliere vuole pari diritti per le persone gay, fatto salvo negarglieli tutti nella riga successiva. Le ragioni? “La natura ha previsto che si procreasse in un solo modo e la procreazione è lo scopo primario dell’umanità”. Non voglio entrare qui nel merito, ma la ritengo un’offesa personale, che ferisce me e milioni di altre donne e uomini che, per i motivi più diversi, secondo la logica di questo signore non adempiono al “fine PRIMARIO dell’umanità”. Rispondono a queste (ed altre) aberranti teorie Luca Odini e Mattia Palazzi: Qualcosa si è deteriorato. Non possiamo tacere ancora (Gazzetta di Mantova, 9/11) e una persona, A. G., iniziali (c’è ancora bisogno di limitarsi alle iniziali, purtroppo, come se si fosse dei colpevoli) che firmano Se penso al futuro di mia figlia lesbica (Gazzetta di Mantova, 9/11). Nel frattempo Il comune boccia le unioni civili (Gazzetta di Mantova, 9/11): non avevamo grossi dubbi, ma rimane una deludente sconfitta. Il registro che, per pura forma, intendeva raccogliere le persone conviventi non si farà. Restiamo sulle violazioni contro il ‘genere’: Feltri – De Gregorio: Le offese alle donne indignano e riguardano tutti (Gazzetta di Mantova, 3/11). Con questa lettera il Coordinamento donne dello Spi CGIL ci informa di un fatto passato in sordina: nell’editoriale de Il Giornale del 13/10 Feltri scrive che Concita De Gregorio “dovrebbe prendere la pillola o abortire per evitare di generare altri cretini”. La direttrice ha deciso di non parlare pubblicamente del fatto, annunciando però che affiderà la cosa al tribunale perché c’è un limite anche al tagliente dibattito tra ‘colleghi’. A Mantova il dibattito, inspiegabilmente pubblico, su come portare avanti il progetto di inserimento abitativo per le famiglie attualmente residenti in un campo di sosta va avanti: Beduschi: i vostri rom io qui non li voglio (Voce di Mantova, 4/11). Ci auguriamo che non siano queste le testuali parole del sindaco del Comune di Virgilio, perché non spetta certo a lui decidere su dove una persona possa scegliere di abitare. Ferma la riposta del sindaco di Mantova che nel pezzo E il sindaco parla di nomadi (Gazzetta di Mantova, 9/11) sollecita tutti i suoi colleghi del territorio a collaborare. Razzismo. In ospedale. Non datemi del razzista ma quella gente puzza, lettera di Samuele Tassini (Gazzetta di Mantova, 9/11) che ci tiene a precisare di essere il responsabile Lega Nord di San Martino dall’Argine. Il signor Tassini riporta due sue esperienze avute in ospedale, dove ha incontrato persone forse poco attente all’igiene personale. Ne incontro molte anch’io tutti i giorni e me ne accorgo in modo articolare in autobus, dove siamo quasi tutti italiani e tutti stipati. Tassini attribuisce esplicitamente la carenza di igiene agli “extracomunitari”, ma non vuole che gli si dia del razzista. Devo deluderlo, perché attribuire una caratteristica, specie se negativa, ad un’intera parte di umanità è un pensiero razzista, senza dubbio. Discriminatorio il sapore della protesta leghista contro l’assunzione in un asilo di una donna albanese, in Italia da 18 anni: Mottini, immigrata fra i dipendenti. La lega Protesta (L’Eco di Bergamo, 3/11). “Non ne facciamo una questione di nazionalità, anche se ribadiamo che prima deve venire la nostra gente”: quindi? Ne fate una questione di nazionalità: è una discriminazione. Razzismo contro baby calciatore (La Provincia Cremona, 7/11). A Grumello (CR) “i tifosi della squadra locale più volte si sono messi ad imitare il verso della scimmia quando il calciatore di colore entrava in azione”. Al momento leggiamo che c’è stato un provvedimento disciplinare contro la società calcistica, che dovrà pagare 200 euro di multa per comportamento discriminatorio a carattere razziale. Discriminazioni quotidiane. Disabile in carrozzella bloccato per due ore sulle scale della M1: liberato dai pompieri (Corriere della Sera, 4/11). Un uomo ha dovuto attendere l’arrivo dei pompieri per poter uscire, in braccio a loro, dalla metropolitana: «E questa sarebbe la città dell’Expò?», si chiede il signore. Sì, purtroppo, quella che farà l’Expò anche sulla pelle dei suoi cittadini rom, ancora in attesa di poter accedere alle case a cui hanno diritto. Sono molti gli articoli dedicati alla protesta, ormai drammatica, avanzata da alcune persone costrette alla clandestinità a Brescia. Tra i tanti, tutti in rassegna on line, segnaliamo Proposta scaduta i sei immigrati restano sulla gru (Giornale di Brescia, 4/11) perché fornisce le cifre del dramma: centinaia di persone che pur avendo un lavoro, non possono veder regolarizzata la loro posizione; di conseguenza, sono stati gettate nell’incubo della clandestinità e trasformate, mentre lavoravano, in delinquenti. Lasciamo alla chiusura la notizia di un fatto accaduto a Mantova e che ha avuto eco nazionale: «Con il velo niente patente» (Gazzetta di Mantova, 7/11), Velo proibito per la patente. Si muove l’Osservatorio (Gazzetta di Mantova, 8/11). La prima cosa che vorremmo balzasse agli occhi dei lettori e delle lettrici è che a raccontare questa storia è stata una giovane donna, una testimone. Ci stiamo occupando, con serietà e rispetto, del caso, ma, comunque siano andate le cose, dobbiamo ringraziare chi, quando ha sentito e visto che qualcosa non andava, non ha girato lo sguardo. Grazie Viola. Angelica Bertellini In allegato l’indice della rassegna stampa regionale, ogni titolo conduce al formato on-line. Potete sempre consultare la rassegna completa e fare ricerche in archivio. Torna su APPUNTAMENTI Campagna "DOSTA!" La campagna "DOSTA!" ("basta" in lingua romanes) promossa dalla Comunità europea è coordinata e finanziata dall'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) in collaborazione con il Consiglio d'Europa e con le principali federazioni rom e sinte per promuovere in Italia una maggiore conoscenza della cultura dei Rom e dei Sinti, la più grande minoranza etnica d'Europa, e per sconfiggere con la conoscenza gli stereotipi che hanno sempre accompagnato questo popolo. 12 novembre - ore 18-20.30 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, via Romagnosi 3 "Rom: a Milano si può? Politiche abitative (e altro): soluzioni possibili" Saluti: Carlo Feltrinelli presidente della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Introduzione: un esponente dell'UNAR; Alfredo Alietti, Upre Roma, docente di sociologia università degli studi di Ferrara Testimonianze: don Massimo Mapelli, Casa della Carità; abitanti dei campi; Interventi: Laura Balbo, docente di sociologia università degli studi di Padova; Antonio Tosi, docente di sociologia urbana al Politecnico di Milano; Tommaso Vitale, docente di sociologia urbana, Sciences Po Paris. E' stata invitata Mariolina Moioli, assessore alle politiche sociali Comune di Milano. 18 novembre – ore 20.30-23 - Casa della Cultura, via Borgogna 3 "La rappresentazione mediatica dei rom e dei sinti: tra dovere di informare e violazione dei diritti" Presenzia: Ferruccio Capelli, presidente della Casa della Cultura Introduzione: un esponente dell'UNAR; Paolo Cagna Ninchi, presidente Upre Roma Interventi: Michael Guet, Capo della Divisione dei Rom e dei viaggianti del Consiglio d'Europa; Eva Rizzin e Angelica Bertellini, Articolo 3 - Osservatorio sulle discriminazioni di Mantova; Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera; Roberto Escobar, docente di filosofia della politica alla Statale di Milano; David Parenzo, conduttore e autore televisivo. E' prevista la presenza del ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna. lunedì 15 novembre, ore 16 Saluti delle Autorità MAURIZIO BERTOLOTTI (IMSC) Le origini della Costituzione. Uno sguardo storico Redazione: Maria Bacchi, Annarosa Baratta, Carlo Berini, Angelica Bertellini, Guido Cristini, Fabio Norsa, Antonio Penzo, Eva Rizzin.