La storia di Lisey - 757534

Transcript

La storia di Lisey - 757534
LIBRO
IN
ASSAGGIO
LA STORIA DI LISEY
DI STEPHEN KING
LA STORIA DI LISEY
1
LISEY E AMANDA (TUTTO LO STESSO)
Agli occhi del pubblico le mogli degli scrittori popolari sono quasi invisibili e nessuno lo
sapeva meglio di Lisey Landon. Suo marito aveva vinto il Pulitzer e il National Book Award, ma
Lisey aveva rilasciato una sola vera intervista in tutta la sua vita. Era stato per la nota rivista
femminile che pubblica la rubrica «Sì, sono sposata con lui!» Aveva dedicato metà delle
cinquecento parole dell' articolo a spiegare che il suo vezzeggiativo faceva rima con «Si-Si».
Quasi tutto il resto riguardava la sua ricetta per il roastbeef a cottura lenta. Sua sorella
Amanda aveva commentato che la fotografia allegata la faceva sembrare grassa.
Nessuna delle sorelle di Lisey era immune al piacere di lasciare il gatto in mezzo ai
piccioni («rimestare nel torbido», avrebbe detto il loro padre), o farsi una bella spettegolata sui
panni sporchi altrui, ma l'unica alla quale Lisey aveva avuto difficoltà ad affezionarsi era
appunto Amanda. La più vecchia (e più eccentrica) delle ex sorelle Debusher di Lisbon Falls
abitava ora da sola in una casa che le aveva messo a disposizione Lisey, una piccola
costruzione a prova di intemperie non troppo lontana da Castle View, da dove Lisey, Darla e
Cantata potevano tenerla d'occhio. Lisey gliel'aveva comprata sette anni prima, cinque prima
della morte di Scott. Morte precoce. Morte prematura, come si dice. Lisey faticava ancora a
credere che se ne fosse andato da due anni. Le sembrava insieme un tempo più lungo e un
batter di ciglia.
Quando finalmente si decise a dare inizio a una ripulita del suo studio, una lunga serie di
locali splendidamente illuminati che non erano stati altro che il rustico fienile sovrastante una
stalla, era comparsa Amanda. Era il terzo giorno di pulizie e Lisey aveva finito l'inventario di
tutte le edizioni estere (ce n'erano centinaia), ma aveva solo appena cominciato a compilare la
lista dei mobili, con una stellina accanto a quelli che pensava di dover conservare. Aspettò che
Amanda le chiedesse perchè la tirasse così per le lunghe, santa pace, ma lei non le fece
domande. Mentre Lisey passava dalla spunta dei mobili a uno svogliato, lentissimo esame dei
cartoni pieni di corrispondenza impilati nel ripostiglio principale, l'attenzione di Amanda
rimase concentrata sull' impressionante collezione di cimeli che occupava tutta la parete sud
dello studio. Camminò su e giù, passando in rassegna l'interminabile raccolta e prendendo
nota su un quadernetto che teneva sempre a portata di mano.
Quello che Lisey non disse fu Che cosa stai cercando? Oppure Che cosa stai scrivendo ?
Come Scott aveva notato in più di un' occasione, Lisey possedeva una virtù umana che doveva
essere tra le più rare: badava ai fatti suoi senza prendersela troppo se gli altri non badavano
ai propri. Posto che questi ultimi non consistessero nel confezionare bombe da tirare addosso a
qualcuno, naturalmente, e nel caso di Amanda le bombe non potevano mai essere escluse. Era
il tipo di donna che non poteva fare a meno di impicciarsi, il tipo di donna che avrebbe
inevitabilmente detto la sua, prima o poi.
Nel 1985 il marito di Amanda aveva preso il volo, lasciando Rumford, dov'erano vissuti
fino ad allora («come una coppia di ghiottoni intrappolati in un condotto di scarico», aveva
P AG. 2
sentenziato Scott dopo una visita pomeridiana che aveva giurato di non ripetere). Nel 1989 la
sua unica figlia, che si chiamava Intermezzo e tutti chiamavano per brevità Metzie, era
emigrata in Canada (con un camionista da lunghe tratte per fidanzato). «Una scappò in su,
una scappò in giù, una parlava tanto da non poterne più.» Questa era la filastrocca che
recitava il loro padre quand'erano bambine, e delle figlie di Dandy Dave Debusher quella che
par- lava tanto da non poterne più era senz'altro Manda, mollata prima dal marito e poi dalla
figlia.
Per quanto sgradevole riuscisse a essere certe volte, Lisey non aveva voluto che restasse da
sola a Rumford; a volerla dire tutta, non si fidava a lasciarla sola e sebbene nessuna l' avesse
mai detto a chiare lettere, era sicura che Darla e Cantata la pensassero come lei. Così ne
aveva discusso con Scott e aveva trovato la piccola Cape Cod che veniva via per
novantasettemila dollari in contanti, sull 'unghia. Poco dopo Amanda si era trasferita in zona
sorveglianza.
Ora Scott era morto e Lisey si era finalmente rimboccata le maniche e aveva affrontato il
suo studio da scrittore. A metà del quarto giorno le edizioni estere erano state imballate, i
carteggi erano stati esaminati e bene o male catalogati e Lisey si era fatta un'idea più che
approssimativa di quali mobili dovessero rimanere e quali no. Allora perchè quella sensazione
di aver fatto così poco? Aveva sempre saputo che non era un'operazione da poter sbrigare
subito, a dispetto delle numerose lettere e telefonate con cui era stata importunata dopo la
scomparsa di Scott (per non dire delle visite). Alla lunga le persone interessate al materiale
inedito avrebbero avuto ciò che volevano, ma non prima che lei fosse stata pronta a cederlo.
Su questo punto non erano stati subito espliciti, non avevano messo le carte in tavola, come si
suol dire. Ora la maggior parte di loro l' aveva fatto.
C' erano molte definizioni per il materiale che Scott aveva lasciato. L'unica che capiva
completamente era memorabilia, ma ce n' era un' altra, buffa, che somigliava a incuncabilia.
Era i materiale che volevano gli impazienti, i lusingatori e gli arrabbiati: gli incuncabilia di
Scott. Per Lisey gli assedianti erano diventati gli Incunk.
2
Il suo sentimento predominante, specie dopo l'arrivo di Amanda, era scoraggiamento,
come se avesse sottovalutato l'impressione in se o avesse sopravvalutato (ampiamente) la
propria capacità d condurla alla sua inevitabile conclusione: i mobili da conservar
immagazzinati nella sotto stante ex stalla, i tappeti arrotolati e sigillati, il furgone giallo della
Ryder nel vialetto a disegnare la sua ombra sullo steccato tra il suo giardino e quello dei Galloway.
Oh, e non scordare il triste cuore dello studio, i tre computer da tavolo (ce n' erano stati
quattro, ma quello del cantuccio della memoria non c'era più, grazie a lei stessa). Erano uno
più recente e più leggero dell'altro, ma anche l'ultimo arrivato era comunque un modello
ingombrante e funzionavano tutti. Erano anche protetti da password che lei non conosceva.
P AG. 3
Non gliele aveva mai chieste e non aveva idea di quale elettrospazzatura potesse dormire nei
dischi rigidi. Liste della spesa? Poesie? Pornografia? Sapeva che si collegava a Internet, ma
non che siti visitasse quando ci entrava. Amazon? Drudge? La leggenda di Hank Williams? Le
piogge dorate di Madame Cruella e Tower of Power? Era propensa a escludere quest'ultima
ipotesi, a pensare chi avrebbe trovato gli addebiti (o almeno degli ammanchi nel conto
riservato alle spese domestiche mensili), ma sapeva che era un'idiozia. Se Scott avesse voluto
nasconderle mille dollari al mese avrebbe potuto farlo facilmente. E le password? La cosa
ridicola era che avrebbe potuto benissimo confidargliele. Era il genere di nozioni che lei
dimenticava subito. Si ripromise di provare a digitare il proprio nome. Magari dopo che
Amanda si fosse tolta di tomo, cosa che non sembrava dover accadere presto.
Lisey si appoggiò allo schienale e si soffiò via i capelli dalla fronte. Di questo passo non
arriverò ai manoscritti prima di luglio, pensò. Gli Incunk darebbero fuori di matto se sapessero
con che lentezza procedo. Specialmente l'ultimo.
L'ultimo - cinque mesi prima, era stato - era riuscito a non esplodere, mantenendo anzi un
tono molto civile, al punto che lei aveva cominciato a pensare che potesse essere diverso. Lisey
gli aveva detto che nessuno metteva piede nello studio di Scott da ormai un anno e mezzo, ma
che aveva quasi trovato le energie e lo spirito necessari a salirci e cominciare a ripulire e
rassettare i locali.
A farle visita era stato il professor Joseph Woodbody del dipartimento d'Inglese
dell'Università di Pittsburgh. La Pitt era I'alma mater di Scott e il corso di Woodbody su Scott
Landon e il mito americano era molto rinomato e molto frequentato. Quell'anno quattro dei
suoi studenti stavano preparando tesi su Scott Landon, di conseguenza era probabilmente
inevitabile che emergesse il guerriero Incunk quando Lisey si era espressa in termini assai
vaghi come più prima che poi e quasi certamente questa estate. Ma era stato solo quando gli
aveva assicurato che gli avrebbe dato un colpo di telefono «appena il polverone si sarà
posato» che Woodbody era partito lancia in resta.
Aveva dichiarato che l'aver condiviso il letto di un grande scrittore americano non la
legittimava ad agire come suo esecutore letterario. Quello era lavoro da esperti e non gli
risultava che la signora Landon avesse una laurea. Le aveva rammentato quanti anni erano già
passati dalla morte di Scott Landon e le voci che si andavano moltiplicando. Si riteneva che
esistesse una grande quantità di materiale inedito, racconti e anche romanzi. Non poteva
lasciarlo entrare nello studio anche solo per poco? Consentirgli di dare un' occhiata agli
archivi e nei cassetti, anche solo per mettere a tacere le insinuazioni più esagerate? Lei
sarebbe stata costantemente presente, andava da se.
«No», gli aveva risposto accompagnandolo alla porta. «In questo momento non sono
pronta.» Passando sopra ai colpi più bassi del professore - o almeno sforzandosi di farlo perché era evidentemente matto come gli altri. L'aveva solo nascosto meglio e un po' più a
lungo. «E quando lo sarò, voglio controllare tutto quello che c'è, non solo i manoscritti.»
«Ma...»
Lei, serissima, aveva annuito. «Tutto lo stesso.»
«Non capisco che cosa intende.»
P AG. 4
Naturale che non capisse. Era lessico coniugale. Quante volte Scott aveva fatto
allegramente ritorno a casa gridando: «Ehi, Lisey, sono arrivato... Tutto lo stesso?» Intendendo
tutto bene, tutto a posto. Ma come tutte le frasi in codice (Scott glielo aveva spiegato, ma lei
già lo sapeva) conteneva un sottinteso. Un uomo come Woodbody non avrebbe mai afferrato
il sottinteso di tutto lo stesso. Avrebbe potuto star lì tutto il giorno a spiegarglielo e ancora non
avrebbe capito. Perchè? Perchè lui era un Incunk e quando si trattava di Scott agli Incunk
interessava una cosa sola.
«Non fa niente», aveva risposto al professor Woodbody quel giorno di cinque mesi prima.
«Avrebbe capito Scott.»
© by Stephen King
© 2006, Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
Edizione Mondolibri S.p.A., Milano
su licenza Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
www.mondolibri.it
P AG. 5