La storia di Gioia precaria nella società degli “Inerti”
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La storia di Gioia precaria nella società degli “Inerti”
SOPRAVVISSUTA DEL CAST DI CASABLANCA IL CANTANTE DEI RED HOT CHILI PEPPERS È morta Lebeau, aveva 92 anni Kiedis ricoverato per un malore ■■ È morta l’attrice francese Madeleine Lebeau, ultim asopravvissutadei castdel classicissimo “Casablanca" del 1942. L’attrice aveva 92 anni. In “Casablanca” l’attrice aveva interpretato l’amante respintadi Humphrey Bogart. ■■ I Red Hot Chili Peppers hanno annullato un concerto a Orange County, in California, perché il cantante Anthony Kiedis è stato colpito da un m alore ed è stato ricoverato in ospedale. IL LIBRO La storia di Gioia precaria nella società degli “Inerti” ciutotlcifo sima parte un errore e un difet to della “politica”, che la n atu ra um ana non è “un a cosaccia” bestiale e feroce, m a che “ .. l’uomo nasce infelice perché nasce nudo di corpo e di ani mo, nasce bisognoso, e il biso gno fa tre quarti della sua m al vagità..”, m a lo sviluppo dei bi sogni è indirizzabile al bene e allo scambio sociale. Nel p ro sieguo m ette in guardia dall’abbandonare il popolo nella fame e nell’ignoranza, perché “ .. saranno inondate le cam pagne e le città di animali voraci e furiosi, che m etteran no tutto a sconquasso. Le fru ste, le carceri, le galee, l'esilio, le forche, il fuoco medesimo parranno sempre piccolo dolo re a petto di quello che lor dà il ventricolo e le budella”. Da lì a vent’anni, il 14 luglio del 1789, la previsione di Genovesi si fa realtà (e non per caso nella p a tria dell'Illuminismo, con la presa della Bastiglia. La tesi di fondo del libro, che “la felicità naturale e civile, cioè della m i nor miseria di questa vita, la quale, non altrim enti che la MAURIZIO DE GIOVANNI NOVE VOLTE PERAM ORE Maurizio de Giovanni ne per dare un volto e anche u n ’identità al biondino dagli occhi fermi e inespressivi, in guaiato da una goccia di san gue rinsecchito sul pedale di una bicicletta. E, m anco a dir lo, anche a quel padre ignoran te e disordinato, che si autoac cusa dell’omicidio della bion da principessa, per togliere dai virtù filosofica, è naturale”, è ribadita in altre opere insieme all'affermazione della necessi tà urgente di abolizione della feudalità e prim a che una chrisi insorga, bisogna che si realizzi una grande rivoluzio ne nelle m enti e n e’ cuori degli italiani” (Delle lezioni di com mercio o sia d ’econom ia civi le, Napoli, 1768-1770, 1° voi., p. 398). Tutta l’opera di Geno vesi, come studioso e come do cente, nemico giurato di p e danti e accademici “poltroni”, è im prontata alla concretezza guai la figlia che aveva ucciso la cugina, di cui era invidiosa della bellezza. Un tunnel di or rori, m a anche di bugie e di se greti inconfessabili, intorno al quale Maurizio de Giovanni, fotogramma dopo fotogram ma, ricom pone i fram m enti di un film inedito. La cui tram a ri sulterà com pletam ente diver sa da quella che il lettore aveva immaginato nel m om ento stesso in cui nella m ente pren deva forma l’immagine di un volto noto, visto chissà quante volte sulle prim e pagine di quotidiani e rotocalchi, e dei vari “Porta a porta” e “Chi l’ha visto?”. (a. d. m.) e all’azione di vichiana m em o ria, però il pensiero illuminato e riformatore del suo tem po non produsse quel necessario, operoso argine alla “chrisi” da lui tem uta e puntualm ente av veratasi. Tra il dire e il fare c’è sem pre il mare, e quando il di battito europeo sulla felicità approda, a mezzo del settecen to, sulle rive d ’oltreoceano pro duce la tanto declamata novi tà del “ diritto alla felicità” inse rita, con massonica fiducia, nella Dichiarazione di indipen denza degli Stati Uniti d'Ame rica ( 1776 ): “a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vi ta, alla libertà, e al persegui m ento della felicità”. Ma - co me rilevò U m berto Eco ( La Bustina di M inerva in L'Espresso del 26.3.2014) - "la dichiarazione d ’indipendenza avrebbe dovuto dire che a tutti gli uom ini è riconosciuto il diritto-dovere di ridurre la quota d ’infelicità nel mondo, com presa naturalm ente la nostra, e così tanti americani avrebbe ro capito che non devono op porsi alle cure mediche gratui te - e invece vi si oppongono perché questa idea bizzarra pare ledere il loro personale di ritto alla loro personale felicità fiscale”. CRIPR0DUZI0NE RISERVATA CRIPR0DUZI0NE RISERVATA La copertina del libro Barb ara Giangravè di MARCELLO RAVVEDUTO poteri, con un precisa gerar chia al suo interno, che decide il destino di una comunità, ap profittando del miraggio di un effimero benessere. Seduti nella stanza buia di u n anoni mo appartam ento alla perife ria di Catania, i signori del car tello discutono com e insab biare le petizioni e le denunce degli acrem ontani svegliati dal dinam ism o di Gioia. Sono tutti pari tra loro: il politico, l’am m inistratore, il m agistra to e il criminale, il cui ruolo si riduce a quello di bracciante violento. Cogliamo fino in fon do l’asim m etria della lotta. Da una parte i corrotti della classe dirigente e dell’altra un m ino ranza attiva che si dibatte per ottenere giustizia o alm eno un chiarim ento su quelle morti, troppe, sospette e improvvise. La lotta contro l’avvelenamen to della propria terra diventa vera e propria metafora: i m ar ginali della com unità (quelli destinati ad essere trattati co m e scarti umani) si ribellano alla cappa d ’inerzia che li tie ne avvinti. Le loro azioni si svolgono sim bolicam ente tra la casa di Gioia (ovvero le radi ci sociali collettive e individua li) e la libreria in cui lavora (ov vero il raggiungimento dell'au tonom ia attraverso la cultu ra). La stessa m orte diventa un veicolo di com unicazione: se non ci fossero stati quei deces si non sarebbe stato possibile scoprire l’esistenza di un “m ondo reale nascosto” sotto la coltre della realtà apparen te. Il cancro che colpisce i cit tadini “inerti” è la m anifesta zione di una violenza silente che non sparge sangue m a è più inesorabile di una m attan za criminale. U na violenza che plasticam ente l’autrice condensa nel lancinante ricor do di Gioia: da adolescente, in quella stessa casa, ha subito una violenza carnale. Quel corpo violato è il corpo della nostra Italia, lo sfregio costan te del suo patrim onio naturale e della vita di chi lo popola. Quel corpo m uto e im paurito, giacente sotto i colpi dello stu pratore, ci racconta l'altra fac cia del miracolo industriale che improvvisam ente ha tra m utato città, paesi e terreni in cimiteri desolanti. ioia è una ragazza pre caria. U na giovane di tren t’anni che ha reso la flessibilità uno stile di vita, una form a del m oderno. Nel suo passato ci sono traum i irri solti che m utano esteriorm en te in scenari di violenza stri sciante e m orte silenziosa. Gioia Lantieri è la protagoni sta del rom anzo “Inerti” di B arbara Giangravè (Autoda fé, 2016). Ci appare come una donna autosufficiente, abbar bicata al suo carattere squa drato, m a più il tem po passa e più la sua personalità cresce col crescere di nuove radici: da ragazza arrabbiata la ritro veremo, alla fine della storia, una donna consapevole. Tut to parte da un licenziam ento e dalla scelta di voler ricostruire la propria identità andando lì dove nessuno andrebbe: to r nare al paesello dei nonni (avendo perso i genitori in un tragico incidente), piuttosto che scegliere l’avventura dell’estero. Ad Acremonte, nell’area in terna della Sicilia occidentale, tutto sem bra scorrere im m u tabilm ente. U na società “inerte”, rassegnata all’iner zia. U na piccola com unità for m alm ente priva di lati oscuri. Tuttavia, l’arrivo di Gioia, co m e una variabile esterna di rottura, squarcia il velo tra ap parenza e realtà, m ostrando una dim ensione parallela in cui il visibile è irreale e l’invisi bile è reale. Gioia è una specie di Neo in quella am m utolita Matrix che si chiam a Acre m onte. La sua presenza m ette in m oto un m eccanism o di modernizzazione sociale e cul turale che modifica la perce zione della quotidianità. Ap pare in tu tta la sua consisten za un sistema di potere occul to che usa il territorio per sver sare rifiuti tossici, provocando una crescita incontrollata di neoplasie. Il racconto è l’em er sione fìsica di quello che il giu dice Roberto Scarpinato ha definito “sistema crim inale”. Non si cita m ai la parola mafia (quasi come se ormai fosse im plicita - o forse superflua - la sua presenza nella rete d ’affa rismo corruttivo), m a s’intui sce che esiste una “cupola” di ©RIPRODUZIONE RISERVATA