Untitled - La Macchina del Tuono

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Untitled - La Macchina del Tuono
Uno spettacolo sulle orme di Chet
Baker, geniale trombettista jazz
americano che ha attraversato più di
tre decadi di musica, cultura e storia
americana ed europea.
Ma più di tutto un mito, un’icona del
‘genio e sregolatezza’, o dissolutezza; una
sorta di Janis Joplin o Jimi Hendrix del Jazz,
che, invece di bruciare velocemente il proprio
successo ha costruito la propria carriera in
quasi quarant’anni.
Dai picchi altissimi in cui veniva eletto come miglior
trombettista e cantante jazz, a discapito di mostri sacri
come Miles Davis o Dizzy Gillespie, ad abissi di squallore
esistenziale e professionale, il tutto illuminato dalla luce dell’abuso di
stupefacenti: per tutta una vita.
Lo spettacolo, scritto e diretto da Fabrizio Checcacci e Roberto Andrioli, propone alcuni dei
momenti salienti della vita del trombettista: dall’arresto e il carcere a Lucca, ai grandi concerti di
fine carriera, dal difficile rapporto con le donne della sua vita e con i genitori, a quello costante
e definitivo con l’eroina; momenti che rappresentano anche l’evoluzione della società dagli anni
‘50 agli ’80, evoluzione che spesso lui guardava con distacco, sotto il suo ciuffo brillantinato
stile James Dean, che ancora, in vecchiaia, lo contraddistingueva.
Testimonianze accompagnate dalla splendida colonna sonora di quegli anni, da “My funny
valentine” a “Just friends” e “Almost blue”, suonate da un duo tromba e contrabbasso, come
nelle sue ultime esibizioni.
“Baker vs Baker”
vuole così essere
uno
spettacolo
che
attraverso
l’ i nt e r pre t a z i on e
di testi originali,
immagini, canzoni e
musica dal vivo cerca
di raccontare le “mille
facce” di un artista entrato
a far parte dei miti del jazz.
Queste “mille facce” di Chet
emergono dal montaggio di
alcuni brani cantati legati in qualche
modo a lui e da dialoghi e monologhi
che lo raccontano con parole pronunciate da
personaggi che più o meno direttamente hanno
avuto a che fare con lui.
Ecco che raccontando Chet Baker si racconta non solo la vita di un
artista e di un uomo ma si racconta un epoca, un ambiente particolare e un insieme di nodi e
contraddizioni legate al difficile e spesso impossibile equilibrio tra vita e arte. L’ energia della
musica, sintesi assoluta della vita, trova la sua armonia nel tempo di un concerto.
Diverso è trovare un’armonia possibile fuori dal palcoscenico e secondo un antico concetto
classico, per cui la nostra vita è decisa dal fato, il genio finisce per possedere l’uomo e per
annullarlo.
Importante è anche il mondo intorno, fatto di valori e ideali che cambiano velocemente.
Chet baker è figlio di un epoca di grandi energie e creatività in ogni linguaggio artistico. Un
epoca che noi oggi guardiamo “dal basso” in un mondo in cui sembrerebbe che tutto sia già
stato detto e fatto.
Ma l’espressione artistica è come un viaggio. Dai miti, o dai maestri possiamo ricavare un tragitto
da seguire ma in ogni caso dobbiamo noi fare la nostra valigia e l’esperienza di percorrere la
strada oggi, sarà comunque un impegno e un emozione nuova.
Particolarmente interessante è una delle “facce” di Chet Baker legata alla dimensione
poetica che negli ultimi mesi si è
manifestata con la produzione
di due dischi: uno con il poeta
norvegese Jan Erik Vold,
registrato a Parigi, e un altro
con i poeti italiani G. Manzi
e M. Guercini “Chet on
poetry” registrato a Roma.
In entrambi (eseguiti
pochi mesi prima della
sua scomparsa) troviamo
Chet Baker nell’ insolito
ruolo di lettore di versi.
Sull’onda di questo
ultimo Chet, è da citare la
recente pubblicazione “E
nemmeno un rimpianto“
di Roberto Cotroneo in
cui l’autore ci offre una
romanzesca possibilità che
addirittura Chet Baker sia
ancora vivo e il suo percorso
si risolve nella concezione
musicale di Gurdjieff.
Tra le fonti indispensabili, oltre
alle varie biografie pubblicate in USA
Francia e Italia, da citare un piccolo
grande libro del batterista giornalista Franco
Mondini che con semplicità e in modo diretto ci
racconta la sua esperienza accanto a Chet e altri
protagonisti del Jazz internazionale degli anni ‘50 e ‘60.
Quello che è certo è che di Chet si è detto e scritto molto e ancora si dirà e si scriverà. Per noi
è anche interessante, partendo dall’ascolto delle note e della voce di Chet, provare a “tuffarsi”
in quelle atmosfere, circondate da storie di uomini e donne che vale la pena di riportare
nell’effimero spazio di un palco dal vivo.
Altro elemento che abbiamo voluto indagare è quello del rapporto del nostro Personaggio con
la sua immagine.
Chet Baker ha dovuto molto del suo successo alla sua particolare e magnetica fotogenia.
Già all’inizio della sua carriera fu definito il Jean Dean del jazz e molte erano le ragazzine che
compravano i suoi dischi più per la foto in copertina che per la sua musica.
Sicuramente questo rapporto tra personaggio e immagine si è rivelato fondamentale nei decenni
successivi fino ad oggi.
Particolarmente preziosa
è la collaborazione con
La Fondazione Siena jazz
che attraverso il suo Centro
Nazionale studi sul Jazz - Arrigo
Polillo, ci permette di usufruire di un
archivio di Riviste specializzate italiane
e straniere, di testi e dischi e altro materiale
raro, oltre alla consulenza di esperti e storici del
Jazz.
CONTATTI:
Fabrizio Checcacci - 347 3214197
Roberto Andrioli - 347 5382409
[email protected] [email protected]