Numero II - Marzo 2008 - Liceo Scientifico "Albert Einstein" – Teramo
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Numero II - Marzo 2008 - Liceo Scientifico "Albert Einstein" – Teramo
Giornale Studentesco del Liceo Scientifico A. Einstein Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo www.lse.te.it Anno V - Numero II - Marzo 2008 La Voce - Marzo 2008 La Voce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dai meandri dell’Einstein . . . . . . . . . . . . . . . Tarcisio Vaghi all’Einstein! . . . . . . . . . . . . . L’assemblea fasulla . . . . . . . . . . . . . . . . . . Intervista doppia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Uno sguardo sul mondo . . . . . . . . . . . . . . . . Scienza e tacchi a spillo . . . . . . . . . . . . . . . Diritto di parola e libero arbitrio . . . . . . . . . . . Fascio/comunisti??? . . . . . . . . . . . . . . . . . Un anniversario speciale . . . . . . . . . . . . . . . Farmaci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ignobel: quando la scienza fa ridere . . . . . . . . . Una morte ingiusta frutto di una società malata . . Where are we going? . . . . . . . . . . . . . . . . . Un grande talento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monnezzapoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scienza VS Letteratura . . . . . . . . . . . . . . . . Oltre noi stessi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’amore: sentimento, reazione chimica o entrambi? Scusa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Flusso di coscienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ai piedi di un lago . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ubi sumus? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Forza Albert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quando la scienza non è fantascienza . . . . . . . . Dio non gioca a dadi! . . . . . . . . . . . . . . . . . Quale destino per l’universo? . . . . . . . . . . . . TEXnologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Per coloro che non hanno ancora visto la luce . . . Dal Web al Web 2.0 . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 4 4 5 5 7 7 8 9 10 10 11 12 13 14 14 15 16 16 17 18 19 20 21 21 22 23 24 24 25 Tra gli amanti di Messenger. . . . . . La pagina del vignettista . . . . . . . . Fortissimamente sport . . . . . . . . . Fuoriclasse Cup. . . Goal in classe! . . I colori della letteratura . . . . . . . . A che serve la letteratura? . . . . . . Il genio. . . Pirandello . . . . . . . . . Recensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . Due di due . . . . . . . . . . . . . . . Sabbia tra le dita . . . . . . . . . . . Almost Blue . . . . . . . . . . . . . . Mio fratello è figlio unico . . . . . . . Nightfeast In Highfires Wood . . . . . Rubrica delle lettere . . . . . . . . . . . . . Secondo Noi. . . Uomini e Donne Cruciverba . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 28 30 30 31 31 32 33 33 33 34 35 35 36 36 38 La Voce R agazzi! Eccoci qui con il secondo numero de La Voce! Che dirvi? In questa pubblicazione tutto, dagli articoli alla collaborazione dei ragazzi, è stato più semplice da gestire. È doveroso dire, però, che ciò è stato possibile grazie anche all’indispensabile aiuto di un nuovo arrivato che ci ha aiutato con l’impaginazione! Voglio spendere pochissime righe per presentarvi ciò che troverete sfogliando queste pagine. Come di consueto gli articoli spazieranno dall’attualità (esaminando, per esempio, la situazione creatasi a Napoli a causa dei rifiuti), alla nostra scuola (con i tornei e le assemblee), alla scienza, alla letteratura, alle recensioni di film o libri che ci hanno colpito particolarmente. In più in questo numero del giornalino sono state aggiunte due sezioni: la rubrica delle lettere e una parte dedicata alle tecnologie. La prima è stata inserita per far sı̀ che voi possiate esprimere il vostro parere sui nostri lavori; noi vi risponderemo e cercheremo di migliorare seguendo i vostri consigli. Vi invito, perciò, a inviarci quante più lettere potete! Invece, la sezione sulla tecnologia è stata introdotta per dare un’ulteriore sfaccettatura al nostro giornale e per accontentare anche coloro che sono interessati a questo argomento. Spero che questi articoli soddisfino le vostre aspettative, vi incuriosiscano e vi intrattengano in piacevoli letture. Antinea Di Pietro Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce Dai meandri dell’Einstein Tarcisio Vaghi all’Einstein! Tarcisio Vaghi, vice allenatore del Teramo Basket, è intervenuto durante la scorsa assemblea d’istituto in un dibattito con noi studenti, il prefetto di Teramo e un docente universitario per affrontare il problema della violenza nello sport. Noi del giornalino scolastico abbiamo approfittato dell’occasione per rivolgergli alcune domande. . . Come mai la passione per il basket? La passione per il basket è nata da ragazzo ed è rimasta. Poi a 19 anni sono diventato allenatore di settore giovanile. Cosa ha in più il basket rispetto agli altri sport? Innanzitutto l’essere uno sport di squadra, la partecipazione, la responsabilità verso un obiettivo. Da un punto di vista più tecnico la spettacolarità dell’evento, sapendo dare emozioni in ogni minuto della partita. Un difetto: chi si accosta non riesce a capire sin da subito le regole del gioco! Come considera il basket italiano se rapportato con l’ NBA? Dal punto di vista tecnico il nostro basket è ottimo ed ha anche un buon seguito. L’NBA sa vendersi meglio, ad esempio attraverso i mass media. Il messaggio che deve filtrare è quello di uno sport pulito, dove l’evento sportivo è vissuto come un momento di ritrovo e festa. Per il Teramo basket i play-off potrebbero essere raggiungibili? No. Il Teramo Basket si è posto un obiettivo che è quello della salvezza. Sicuramente farà piacere riuscire ad arrivare anche più in alto, ma il nostro target rimane questo. Cosa vede nel futuro del Teramo Basket? Il Teramo ha una virtù: la comunicazione con il territorio. Ci sono oltre duemila abbonati, frutto anche del grande lavoro con le scuole. Continuando per questa strada le prospettive sono ottime. a cura di Bones e Drunkkk 4 Intervista doppia Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 L’assemblea fasulla Il 20 Dicembre 2007 si è svolta l’“Assemblea d’istituto” (se cosı̀ si può definire) in classe. Ma perché? Per quale motivo l’assemblea d’istituto si è trasformata in un’assemblea di classe? La risposta è allo stesso tempo facile e complessa, ma sarà meglio illustrarla: il rettore di Teramo ha chiesto ai nostri rappresentanti d’istituto un verbale di consegna e riconsegna: cosa più che legittima, ma la cosa scioccante è che i nostri rappresentanti d’istituto maggiorenni avrebbero dovuto prendersi la responsabilità di ogni eventuale danno. A voi sembra giusto che delle persone debbano pagare per colpe non proprie? Io penso di no e quindi mi sarei rifiutato di fare una cosa del genere come hanno fatto i nostri rappresentanti. Però delle scappatoie c’erano e principalmente erano due: o la preside si prendeva la responsabilità (cosa, secondo me non corretta come non lo era per i rappresentanti) oppure si potevano utilizzare i soldi del comitato studentesco, ma la preside ha fatto notare che quei soldi non servono a questo: osservazione più che corretta, ma penso. . . non si potevano utilizzare come pegno? Mi spiego meglio, non si potevano usare come assicurazione per un eventuale danno, che poi sarebbe stato risarcito dal teppistello di turno? Ormai è andata cosı̀ ma si potrebbe prendere spunto da ciò per organizzare la prossima assemblea. Erni Intervista doppia Paolo Di Curzio Ettore Sisino Paolo. Nome? Ettore. Quarantasei anni. Età? . . . Quaranta. . . quarantasette!. “Le elezioni” di Giorgio Gaber. Canzone preferita? Non è nota. . . comunque Ave Maria di Schubert Mmm. . . il primo schiaffo di Un ricordo dell’infanmio padre. zia? Quando mi buttai dalla finestra e mio padre mi picchiò. Il primo bacio. Un ricordo dell’adolescenza? Quando capii che avevo sbagliato. Non avevo poster.. . . (un pò sconsolato) Di chi era il poster Non ce l’avevo! appeso in camera da piccolo? Nessuno in particolar modo. Il sogno nel cassetto? Non ce l’ho. Teatro. Cinema o teatro? Teatro. Montagna. Mare o montagna? Montagna. 5 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce Birra. Birra o Coca cola? Nessuna delle due. Nessuna delle due. Destra o sinistra? Destra. Un uovo oggi e una gallina Un uovo oggi o una . . . Un uovo oggi. domani. gallina domani? No. La legge è uguale per tutti? No. No. L’amore eterno esiste? Sı̀. Non lo so. Dio esiste? Sı̀. Non lo so. Gli extraterrestri No. esistono? Sı̀. Fuma? No. Ha mai canna? No. fumato una . . . sı̀. Cosa?? La mia risposta è: Quando la prima volta? Quando facevo il militare. cosa?? Devi andare avanti! No. (ride) Le è piaciuto? No! Il mio nome (afflitto). Cosa vorrebbe scritto . . . nulla! (ride) sulla sua tomba? Nessuna! Con quale professoressa . . . con qualunque sia diveruscirebbe a cena fuori? tente. . . . non ricordo. . . Il collega più preparato con il quale ha lavorato? . . . non ricordo . . . (ride) Il collega meno prepa- Come faccio a dire questo? rato con il quale ha Magari lo penso ma poi lavorato? non lo dico. . . perché poi. . . insomma. . . ! Ah no questo non lo posso dire perché offenderei! (ride) sono tutti bravi secondo me! Bello, interessante e intelli- Tre aggettivi con cui si Onesto, matto. . . (ride) il gente!! definirebbe? terzo non mi viene! Bello, interessante e intelli- Tre aggettivi con cui gente!! definirebbe l’altro? Luminoso. . . perchè non ha i capelli! È una bravissima persona e un ottimo insegnante. 14! Quanti elementi fanno parte dei lantanidi? Dei lantanidi?? 14!. . . mi pare! Non mi ricordo! Mi pare 14! W I GIOVANI! Vuole aggiungere qualcos’altro? Quanto mi avete messo all’interrogazione di chimica?? (7 e mezzo per l’indecisione). a cura di Snow White e Bloody Belle 6 Uno sguardo sul mondo Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 Uno sguardo sul mondo Scienza e tacchi a spillo in occidente, la diversità tra uomo e donna si sia quasi del tutto colmata, si continuano a registrare casi di discriminazione e diverse opportunità, dal salario fino ad arrivare agli investimenti per i prodotti scientifici delle donne e alle loro possibilità di carriera. Nel 2008 tutto questo è vergognoso! Le donne hanno già dimostrato di potersi eguagliare ai loro colleghi uomini o addirittura di poterli superare e soprattutto hanno già subito troppe ingiustizie nelle epoche passate! Troppe scienziate sono state costrette a sottomettersi e tante altre hanno visto togliere la loro “firma” da importanti scoperte per rimanere in silenzio mentre veniva sostituita con quella di qualche loro collaboratore! Basti pensare a Jocelyn Bell, è stata lei a scoprire le pulsar, eppure il suo premio Nobel fu assegnato ad Antony Hawish; fu Rosalind Franklin a scoprire la struttura a doppia elica del DNA, ma furono i suoi colleghi James Watson e Francis Crick ad avere premi e gloria; a Otto Hann fu attribuito il premio Nobel per la scoperta della fusione nucleare, eppure era stata Lise Meitner ad intuire il processo; lo stesso Einstein avrebbe lavorato a fianco della moglie Milena Maric per l’elaborazione della teoria della relatività, ma a lei non fu riconosciuto nulla. La situazione non è più tragica come fino a qualche decennio fa, ma il miglioramento sembra molto lontano dalla risoluzione. . . È ora di cambiare davvero la visione della donna e di trasformare l’apparente parità all’uomo in qualcosa di concreto! È ora di eliminare lo stereotipo di uomo e donna che, evidentemente, ancora persiste! Ormai da anni le donne cercano di affermarsi nei campi tradizionalmente attribuiti agli uomini, entro i quali tentano e solo in alcuni casi riescono, di ricoprire cariche anche importanti. Uno di questi è la ricerca scientifica. Le ricercatrici sono sempre di più, ma ancora troppo poche e poco considerate: il loro aumento all’interno della comunità scientifica non si traduce, infatti, nella maggiore presenza femminile nelle classi dirigenti. Anche se molti pensano che, almeno Gaia Di Timoteo 7 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce Diritto di parola e libero arbitrio I67 firmatari della lettera inviata al Magnifico Rettore dell’Università “La Sapienza” di Roma avevano descritto come “incongruo” e non in linea con la laicità della scienza l’evento che si stava preparando per la riapertura dell’Anno Scolastico, che comprendeva la presenza di papa Benedetto XVI . Il testo di tale lettera è chiaro: i docenti che hanno firmato, tra cui spiccano i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, e Luciano Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), hanno ritenuto non auspicabile né rispettosa di docenti e alunni la presenza del papa, e soprattutto di un papa che, nella sua carriera cardinalizia, aveva affermato, riprendendo una frase di Feyerabend, “All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto”, offendendo cosı̀ la loro dignità di scienziati. Per questo i docenti hanno chiesto al Magnifico Rettore l’annullamento dell’evento. Questa lettera, non irrispettosa nei confronti di Benedetto XVI e rivolta unicamente al Rettore è stata poi trasformata in un caso internazionale, con implicazioni non solo ideologiche, ma anche politiche. Infatti il papa ha rinunciato a presenziare e ha inviato solo il suo discorso, che è stato poi letto. Questa rinuncia ha provocato l’indignazione quasi unanime dell’opinione pubblica, che ha visto il papa come vittima di lesa libertà di espressione. Infatti nei giorni seguenti ci sono state diverse manifestazioni, sia studentesche, sia del mondo cattolico in generale, per esempio il cardinale Ruini ha chiamato a raccolta i fedeli per dimostrare la solidarietà a Benedetto XVI. D’altra parte bisogna dire che per una parte degli studenti laicisti dell’università, capeggiati da quelli della sezione di fisica, si è aperta la “Settimana Anticlericale”, con banchetti che vendono porchetta e vino, e striscioni inneggianti al “sapere che non ha bisogno né di padri né di preti” e all’emancipazione della cultura dall’ingerenza del Vaticano. Lasciando da parte il punto di vista di ognuno sulla vicenda, certo è che la risonanza data all’evento, che di per sé non presenta una novità, è eccessiva. La lettera è stata indirizzata unicamente al Magnifico Rettore dell’università ed era un documento interno, in cui alcuni docenti esprimevano la propria opinione, senza in alcun modo tentare di negare la libertà di espressione del papa, e rivolte studentesche in occasione della visita del capo del Vaticano ci sono state anche precedentemente. Tutto il fatto è stato sfruttato in maniera tale da portare l’opinione pubblica a favore del papa, che certo come personaggio importante nel panorama internazionale, aveva tutte le ragioni di parlare, ma che non è stato costretto a non partecipare all’inaugurazione, è stato lui a deciderlo liberamente per non complicare ulteriormente la situazione. Poi penso e spero che la richiesta dell’annullamento della visita sia stata solo di protesta verso l’ingerenza continua del Vaticano nella sfera della ricerca in ambito non solo italiano, ma internazionale, e non per negare veramente al papa la libertà di esprimersi e di esporre le proprie idee, che possono essere o accettate o no, in base alla sensibilità dell’ascoltatore. E gli stessi docenti firmatari non volevano alzare questo inutile polverone, che si sta ritorcendo contro di loro, quasi demonizzandoli. Certo istintivamente e guardando la cosa del punto di vista propinatoci dai massmedia, il papa diventa sicuramente un martire del libero pensiero, come lo fu Galileo quasi 500 anni fa. Ma penso che tutta la 8 Uno sguardo sul mondo Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 vicenda sia stata troppo gonfiata e che non in maniera libera e abbastanza rispettosa bisogna attaccare cosı̀ fortemente docenti e del ruolo del papa come guida spirituale. studenti che hanno espresso le loro opinioni Buddha Fascio/comunisti??? Quante volte parlando con gli amici no padri e madri hanno lottato per far valere le proprie idee su quelle della fazione opposta, ed ora noi, loro figli, disprezziamo e rinneghiamo ciò in cui hanno creduto veramente? Aderire ad un partito politico non è un qual cosa di frivolo, né tantomeno una scelta da fare con leggerezza, non si è fascisti perché si disprezzano i gay o gli extracomunitari, né tantomeno si è comunisti perché al contrario si accettano tali realtà sociali, questi sono solo aspetti. Eppure nell’accezione comune queste sono diventate il motivo per cui i giovani si credono compagni o camerati. Diventare un membro di questi partiti significa credere in una ideologia, condividere le finalità, e infine vuol dire ritenere giusto tutto ciò che storicamente è stato fatto. Perciò alla luce di quanto detto. . . riflettiamo e capiamo veramente in cosa crediamo. si è sentito fare affermazioni come: “io sono comunista”, oppure “io sono fascista”. . . Eppure quando a queste persone viene chiesto perché si dichiarino tali, esse sembrano non sapere neanche cosa significhi. . . L’essere estremista è diventata ormai moda, una tendenza che impazza sui giovani, i quali talvolta non sanno che oltre alla destra e alla sinistra c’è anche la “via di mezzo” ovvero il centro, e oltretutto ritengono che essere fascista o comunista li renda più attraenti o culturalmente elevati. Ma non è cosı̀. . . In realtà Comunismo e Fascismo non possono essere ridicolizzati in questo modo, sono realtà sociali che hanno caratterizzato la storia italiana dello scorso secolo, sono state motivo di orribili guerre nel nostro o in altri paesi. Questi movimenti hanno generato lotte e rivoluzioni nell’Italia sessantottina, quei ragazzi che ora so- Rose 9 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce Un anniversario speciale: la dichiarazione universale dei diritti umani compie 60 anni La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è un codice etico di importanza storica fondamentale poiché è stato il primo documento a sancire universalmente i diritti spettanti all’essere umano. Tra i diritti fondamentali ricordiamo il diritto alla vita, alla libertà individuale, a un’esistenza dignitosa, alla libertà religiosa, ma soprattutto quello al cibo e al sostentamento. Ma il Mondo e gli uomini che oggi ne sono a capo sono in grado di garantire a tutti il sostentamento adeguato? Ogni giorno una persona su cinque soffre la fame, per un totale di 800 milioni di affamati, di cui ogni anno 20 milioni muoiono per denutrizione o malattie ad essa collegate. Che fare per porre rimedio a questa situazione? Che fare per impedire troppe morti e per garantire a tutti la sicurezza di un pasto giornaliero? Non è facile dare una risposta a queste domande; ci sono organizzazioni come la FAO e privati come Bill Gates che operano per tentare di migliorare questa situazione, ma questo non basta per riuscire a risanare completamente questo male che da sempre affligge il Mondo. Alla base di tutto deve esistere la possibilità per i Paesi sottosviluppati di partecipare ad un’agricoltura moderna e non di sussistenza, che riesca a mandare sul mercato quello che produce e la possibilità per tutti di accedere a questi prodotti: le parti di cibo di scarto che vengono mandate nel Terzo Mondo dai Paesi sviluppati possono sembrare un bene, ma in realtà non fanno altro che “tagliare le gambe” all’economia locale, che in questo modo non riesce a decollare. La prima cosa da fare è sensibilizzare tutti su questo problema, a partire dalle scuole: ognuno nel proprio piccolo deve cercare di dare una soluzione al problema, e, chissà, forse tra qualche anno tutti i bambini del mondo potranno dirsi sazi. Ale Farmaci Proxac, Seropram, Roipnol, Lexotan, Seroxat, sono solo alcune delle medicine più famose, usate e prescritte nella nostra società. Di questi tempi sentendo il telegiornale o programmi come “Striscia la notizia”, ci sconvolge sentire che malati di ogni età, giovani e anziani, aggrappandosi a ogni piccolo, lieve, brandello di speranza, si affidano a medici improvvisati, che promettono miracoli con cure al limite dell’immaginario, o a medici reali che prescrivono medicinali, anche a forti dosaggi, come fossero caramelle. Ecco quindi che vorrei focalizzare la vostra attenzione sui rimedi omeopatici e in particolare sull’azione positiva che i semplici colori primari dell’arcobaleno hanno sulla nostra psiche. Negli ultimi tempi, un po’ per moda, un po’ per sperimentazione e, possiamo dire, anche un po’ per speranza, hanno acquisito rilievo cure come l’AROMATERAPIA, l’AGO PUNTURA e la CROMOTERAPIA. Proprio di quest’ultima sono interessata ad esporvi gli effetti. I colori possono avere rilevanti conseguenze su noi e su chi ci sta intorno. Dalla nostra maglietta preferita al fiore regalatoci dal nostro ragazzo, tutto ciò che ci circonda è tinto in modo significativo e ci dona un energia particolare. ROSSO: È il colore del potere, ci aiuta a sentirci più sicuri ed ambiziosi. Mol- 10 Uno sguardo sul mondo Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 to utile in caso di malinconia e depressione. Stimola la liberazione di adrenalina e fa salire di poco la pressione arteriosa. Il rosso rende loquaci, aperti, premurosi, passionali. Molto utile nelle malattie da raffreddamento, come mal di gola, tosse cronica e asma. Utilissimo per trattare paralisi parziali e totali. GIALLO: È il colore del sole, ci rende sicuri e capaci di destreggiarci nelle decisioni. Stimola la digestione (anoressia, inappetenza, flatulenza, emorroidi interne, eczema). Aiuta ad eliminare le tossine attraverso il fegato e l’intestino. BLU: È il colore della calma, rilassa i nervi e ci rende più distesi e tranquilli. Induce all’introspezione, alla sensibilità, alla calma e serenità. Molto utile in caso di stress, nervosismo, ansia, insonnia, irritabilità e infiammazioni. Ha proprietà antisettiche, astringenti e anestetizzanti. Si usa in tutti i sintomi che sviluppano calore e nei dolori: mal di gola, laringiti, raucedine, febbre, spasmi, reumatismi. ARANCIO: È il colore della felicità, risolleva il morale rendendoci più amiche- voli e felici. Tendenzialmente aumenta la pressione arteriosa. Rappresenta la vitalità, quindi molto utile in caso di irrigidimenti tipo sclerosi e arteriosclerosi; rigenera il tessuto nervoso e ricarica chi è stanco. Stimola la respirazione profonda (asma). ROSA: Rappresenta l’amore e la gentilezza. Agisce in maniera spiccata sul sistema nervoso rilassandolo e migliorando la vista. VERDE: È il colore della Natura, del mondo vegetale. Disintossica e decongestiona l’organismo. È molto utile in caso di mal di testa, nelle nevralgie e nelle febbri. È usato in tutte le proliferazioni anomale a livello cutaneo: verruche, nei, tumori. Questi sono solo alcuni dei colori e degli effetti su cui si fondano le teorie della cromoterapia. Adesso quando vi sentirete un po’ tristi, stanchi e rassegnati non pensate subito: “Oddio! Lo stress, il mal di testa, il raffreddore, devo correre subito dal dottore!”, ma guardate oltre, rivolgetevi altrove, le medicine non sono l’unica soluzione ai nostri dolori. Birba Ignobel: quando la scienza fa ridere Sapevate che nei criceti il Viagra aiuta a ridurre l’effetto del Jet-Lag? O che l’acqua è un liquido dotato di intelligenza e memoria? Non ridete vi prego, e non stupitevi; quanto scritto è frutto di una lunga e accurata ricerca che è stata addirittura premiata! la rivista americana Annals of Improbable Reserach a cui in tanti tengono a partecipare. Anche tra i premiati sono pochi quelli che si esimono perché la voglia di ridere è un grande incentivo: unico obbligo nella premiazione è andare sul palco e ringraziare per un minuto i presenti. Ogni anno infatti vengono assegnati gli Ig-nobel Awards cioè dei riconoscimenti per invenzioni alquanto assurde e/o impensabili e possono essere considerati come una parodia dei premi Nobel! Una o due settimane prima dell’assegnazione dei veri premi Nobel da ben 17 anni (dal lontano 1991) si tiene una cerimonia di gala sponsorizzata dal- Tra gli Ignobel 2007, strutturati per categorie esattamente come i premi Nobel, troviamo ad esempio quello per la medicina (studio sugli effetti collaterali dell’ingoiare spade), per la fisica (studio sullo spiegazzamento delle lenzuola) e per la pace (sviluppo di una bomba-gay: spinge i soldati a preferire rapporti omosessuali al com- 11 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce battimento). Chissà perché il premio per quest’ultimo non è stato ritirato, eppure il messaggio era bello: fate l’amore e non la guerra! :D Tra i grandi che hanno rinunciato all’onore troviamo la Coca Cola (è riuscita a imbottigliare e rivendere l’acqua inquinata del Tamigi come acqua minerale) e il Vaticano, per l’idea di affidare in “outsourcing” la celebrazione di messe richieste dai credenti USA al clero indiano, data la penuria di celebranti che oramai affligge le chiese dei paesi occidentali. Anche in Italia abbiamo degli illustri scienziati meritevoli di un Ignobel; nel 2000 infatti l’Università di Pisa ha ricevuto il riconoscimento per aver dimostrato che gli effetti dell’innamoramento sono gli stessi di un disturbo ossessivo-compulsivo. Leggendo queste righe sicuramente resta il dubbio di quale contributo queste ricerche portino al progresso. Vero è però che in questo modo si porta una ventata di freschezza e di allegria in un mondo che spesso sembra chiuso e stantio. Puc Una morte ingiusta frutto di una società malata Un’Italia intera che si ferma di fronte alla morte del poliziotto Filippo Raciti, ucciso a Catania nell’ennesimo caso di violenza da stadio. E come sempre in questa società c’è qualcosa che non funziona: un paese come il nostro si ferma solo davanti al fatto compiuto. . . ma è possibile che sia necessaria la morte di un poliziotto per far riflettere una comunità? Mi sembra alquanto scontato dire che ogni forma di violenza è sbagliata, ma di fronte a questi particolari episodi di violenza sfrenata non servono che rimedi estremi. Ovviamente non si risponde alla violenza con altrettanta violenza, ma sarebbe opportuno prendere una serie di provvedimenti che possano ristabilire ordine. Fermare il campionato per un solo giorno, togliere alla domenica la sua principale caratteristica per gli sportivi, ha forse un senso? Non credo si arrivi a dei benefici in questo modo. E sicuramente di fronte a fatti cosı̀ gravi bisognerebbe andarci con “i piedi di piombo”. Una delle frasi che ho imparato da piccola è proprio “meglio prevenire che curare”, ma in circostanze come questa neppure c’era da porselo il quesito se intervenire oppure no; sin dai primi casi di violenza da stadio ci si sarebbe dovuti adoperare in maniera efficiente. Sono 55 ad esempio le partite in cui si sono verificati incidenti con feriti, il che non è un dato trascurabile! Pensiamo al fatto che sono 12.000, ogni settimana, gli uomini delle forze dell’ordine costretti ad intervenire per garantire una maggiore sicurezza. Ma se per gli ultras il gesto di fornire una protezione a tifosi e sportivi, cioè quelli che il calcio lo amano davvero, è un buon pretesto per essere uccisi, allora che facciano pure. . . ma dal momento in cui torneranno a rendersi conto delle proprie azioni, quando torneranno ad essere anche loro prima di tutto cittadini, dovranno pagare a caro prezzo le conseguenze di quelle azioni inappropriate che fanno, purtroppo, del calcio moderno un pericolo costante! 12 Fox Uno sguardo sul mondo Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 Where are we going? “Il ’48, il ’68, le P-38. . . ” cantava Ri- acqua da tutti i fronti. no Gaetano sul finire degli anni ’70, oggi Ma anno anche nel quale i ragazzi delsorge spontaneo aggiungere a questa serie la classe 1989 sono chiamati a decidere del il “2008”. loro futuro e a scegliere fra università e laAnno, questo, di forte crisi economica, voro e in questo clima è davvero difficile. politica, sociale. Anno in cui gli emblemi Come d’altra parte è difficile per noi giovadel “bel paese” non sono piu la “Torre di ni continuare ad avere fiducia nelle istituPisa”, il “Colosseo” e i volti fieri e compia- zioni, che continuano a tradirci sempre di ciuti degli stilisti milanesi e del cosiddetto più ogni giorno che passa dal momento che “meidinitali” in generale; hanno ormai pre- abbiamo come esempio di giustizia un miniso il loro posto l’immondizia di Napoli, i stro come Mastella, che negli ultimi tempi dati sempre piu sconcertanti che testimo- non ha fatto altro che parlare con un tono niano la nostra povertà, l’immagine di due arrogante e di superiorità nei confronti dei senatori che si sputano addosso (chi sviene magistrati e della giustizia stessa. e chi ostenta, nel modo di vestire e di faC’è odore di marcio (non mi riferisco sore, un atteggiamento da vero mafioso italo- lo all’odore dei rifiuti di Napoli) e di vecamericano degli anni ottanta) infine, ma chio nell’aria ma, come ben sappiamo, la non per ordine di importanza, quella che migliore qualità di noi italiani è saper reaè considerata l’icona di questa povera Ita- gire solo nei momenti più scuri della nostra lia: il volto sconsolato del “mortadellone” storia. Questa sarà la molla che ci porterà che il ventiquattro del mese di gennaio non a risorgere, farà risvegliare in noi ragazzi ha ottenuto la fiducia del senato. il senso patriottico che ci condurrà a fare 2008, quindi, anno di una profonda cri- le scelte giuste. Si andrà cosi a creare una si su una grande nave che ormai imbarca classe dirigente tutta nuova, che governerà 13 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce saggiamente sulla base empirica degli erro- perché? Semplicemente perché da bambino ri commessi in passato. Io voglio crederci, mi hanno detto, che se ci credi veramente, chiamatemi pure illuso o sognatore, ma io i sogni si avverano. voglio credere che tutto questo è possibile; il Achille Scipioni Un grande talento Pochissime righe per descrivere un grande evento! La 58◦ edizione del festival di Sanremo è stata caratterizzata dalla presenza di un abruzzese nonchè mio concittadino: Bruno Marcozzi! Sin da giovanissimo ha spiccato per le sue doti artistiche in capo musicale e a piccoli passi è arrivato, con la sua batteria, ad accompagnare il noto cantautore Sergio Cammariere. Ci tengo inoltre a dire che Bruno, oltre ad essere un grande professionista, è una splendida persona. Quindi noi non possiamo far altro che ringraziarlo e augurargli buona fortuna. . . ! Magnete Monnezzapoli Chi ascoltando i notiziari non ha visto le gravi condizioni delle strade di Napoli, totalmente sommersa dai rifiuti? Immagini raccapriccianti, senza dubbio, ma comunque c’era da aspettarselo. Il capoluogo campano produce 1.400 tonnellate di rifiuti urbani ogni giorno, prima o poi le discariche limitrofe si sarebbero saturate. O forse qualcuno lo sapeva e ha preferito starsene in silenzio, visto che in tutto questo, ci guadagnava pure. Sul problema rifiuti aleggia l’ombra della camorra che, secondo un’inchiesta aperta dalla magistratura campana, avrebbe provveduto a smaltire materiale tossico prove- niente dal nord Italia nelle discariche del Sud, contribuendo a peggiorare la situazione. Una volta riempite le discariche, ecco che la spazzatura viene riversata in strada accanto ai cassonetti stracolmi, costituendo un grave pericolo per la salute delle persone, costrette a respirare un’aria malsana. I dati presi da Oggi parlano chiaro: la mortalità media in quelle zone è cresciuta del 10%; quella per tumore del 4% tra gli uomini e del 7% tra le donne. Bisogna trovare al più presto una soluzione per salvaguardare la salute di migliaia di persone. Alla base di tutto c’è una cattiva educazione all’igiene e una poco attiva raccol- 14 Uno sguardo sul mondo Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 ta differenziata, visto che, sempre da Oggi, in Campania solo sul 10,6% dei rifiuti viene fatta la raccolta differenziata e a Napoli solo sul 7,7%. I cittadini possono fare ben poco se i Comuni non li sensibilizzano e non mettono a loro disposizione i mezzi adatti. Un altro problema urgente è quello di liberare le strade invase da tonnellate e tonnellate di rifiuti che ostacolano la circolazione delle auto e dei pedoni ed emanano odori davvero sgradevoli. Questa spazzatura potrebbe essere portata temporaneamente nelle discariche delle regioni vicine, in attesa che se ne costruiscano di nuove o che vengano ultimati gli inceneritori. Ad esempio in quella di Lanciano sono arrivati dei carichi di rifiuti provenienti dalla Campania, ma gli abitanti delle zone confinanti non sono molto d’accordo e temono per la loro salute. Hanno ragione, ma si tratta di una soluzione temporanea, questo materiale tossico verrà presto portato nei nuovi impianti di smaltimento. In un momento di difficoltà come questo, si deve cercare di essere solidali, bisogna dare una mano a queste persone in alcuni casi costrette a rimanere chiuse in casa per evitare di respirare questo olezzo. Il problema “monnezza” potrebbe presto riguardare anche altre grandi città le cui discariche sono in via di saturazione e dove si ricicla davvero poco. I danni all’ambiente sarebbero irreparabili e di questo ne risentirebbe anche il settore turistico, innescando una reazione a catena di difficile gestione se non controllata prontamente. Davide Flaminj Scienza VS Letteratura È uno dei più grandi motivi di dibattito del nostro tempo: se siano più importanti le discipline umanistiche o quelle scientifiche, quindi la matematica, la fisica e la chimica. Presumendo, come afferma Margherita Hack, che una persona di media cultura debba possedere delle solide basi in entrambe le aree, tuttavia resta da capire quale delle due affini meglio la nostra mente, e quale risulti più utile a fini pratici. Perché sostanzialmente l’obbiettivo della ricerca è questo: conoscere, imparare, ma soprattutto applicare teorie e conoscenze per migliorare la nostra vita. Il dibattito, naturalmente, riguarda soprattutto le scuole. Gli studenti generalmente (specie nel nostro Liceo), preferiscono materie scientifiche, forse perché ritengono gli studi umanistici una sorta di abbellimento non sempre necessario alla loro cultura, che a nulla giova nella vita pratica. Questo dilemma però, nonostante la sua scottante attualità, non è nato di recente, ma è sorto nell’Umanesimo, dove per la prima volta avvenne la vera divisione fra le due culture. In passato, infatti, materie come filosofia e matematica erano discipline complementari (pensiamo ad Aristotele 15 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce o a Sant’Agostino) e solo successivamente, quando il problema “fede o ragione” venne definitivamente risolto con la netta scissione filosofica tra le due parole, grazie all’opera del filosofo scozzese Guglielmo d’Ockham, insorse il dilemma. Ma il problema in realtà è più profondamente radicato nel nostro sistema scolastico, e per capirlo non c’è bisogno di scomodare Sant’Agostino né il nostro caro Guglielmo. Materie umanistiche e materie scientifiche hanno alla loro base un metodo di studio fondato sulla ricerca, ma purtroppo nelle scuole italiane, esse hanno perso questa peculiarità. Infatti tutti gli studi affrontati nei nostri istituti, sia letterari che non, propongono soltanto teorie, regole e concetti da applicare in un determinato contesto, trasformando il lavoro di ricerca in un processo meccanico. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se gli studenti ritengono entrambi gli studi inutili e noiosi, poiché la scuola dimentica di spiegare ai ragazzi le ragioni, le peculiarità e nello stesso tempo l’inscindibilità delle varie discipline, concentrandosi più sulle differenze che sulle profonde analogie che intercorrono fra i due saperi. Se gli studi scientifici guardano al futuro, quelli umanistici ci permettono di non perdere quei tratti fondamentali della nostra cultura, senza i quali non potremmo conoscere noi stessi. Il problema “quale delle due”, è quindi un problema infondato, poiché è proprio nel raccordo fra i due saperi che si basa la loro forza, l’unione fra il passato e il futuro. Brakko Oltre noi stessi L’amore: sentimento, reazione chimica o entrambi? L’innata natura curiosa e razionale dell’uomo fa nascere in lui la necessità di domandare e ricercare le cause del proprio comportamento sin dai suoi primi passi sulla terra. Scaturendo cosı̀ la nascita di vere e proprie scienze intorno alla sfera emozionale. l’amore. Motore immobile della civiltà moderna come di quella antica è stato protagonista e causa di svariate tra le opere artistiche più importanti, dalla letteratura alla musica, dalla danza alla recitazione, ma causa anche di azioni e comportamenti umani, ascrivibili con facilità nella sfera Vi siete mai chiesti: perché amiamo? dell’irrazionale. Da cosa o da dove nasce l’amore? Può una Se diciamo amore la prima cosa che ci famiglia adottiva provare lo stesso amore di balza in mente è cuore, non solo per la bauna famiglia biologica? Quesiti che aprono nale rima, ma anche perché era lı̀ che i nodi fronte a noi disquisizioni di carattere filo- stri avi pensavano risiedesse questo sentisofico e scientifico, che nel corso degli anni mento. Credenza popolare smentita in sel’uomo ha portato avanti con numerosissimi guito da studi biologici che ci parlano di studi. cuore solo come muscolo e non come locus Il sentimento maggiormente analizzato amoenus di forti sentimenti e emozioni. Si e studiato ma che ancora oggi non ha avu- teorizza invece che tutti i sentimenti e le to una vera è propria definizione è dunque passioni umane risiedano nel cervello, teo16 Oltre noi stessi Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 ria ben poco romantica, ma la verità è avulsa da tali sentimentalismi! Detto questo, ora saremo portati a pensare che le cause del comportamento umano siano ascrivibili soltanto alla psiche e al rapporto dell’uomo tra l’IO interiore e il suo cervello. Ma sarà vero?? Cos’è che in realtà porta l’uomo a provare amore, di qualsiasi tipo, per un altro essere vivente?!? Due scienze principali si sono cimentate nella ricerca delle cause: la psicologia, che studia il comportamento degli individui ed i loro processi mentali, e la neurologia, che si occupa invece delle patologie inerenti il sistema nervoso centrale. Per anni l’una o l’altra scienza hanno cercato di darne una definizione, la psicologia vedendolo come forte sentimento umano e la neurologia cercando di riconoscere in lui una vera e propria patologia. Ma possono dunque queste due scienze cosı̀ diverse fra loro invece trovare un filo comune, una risoluzione che le coinvolga entrambe? Lo stesso Sigmund Freud si è posto simili quesiti. Infatti nel suo scritto Progetto per una psicologia scientifica cercava basi neurologiche per le sue teorie psicologiche. Il tentativo fu poi abbandonato, nell’espressa consapevolezza che le conoscenze scientifiche sul cervello erano allora troppo limitate. Oggi il quadro sembra cambiato. Grazie a tecniche sofisticate anche di uso clinico, come la risonanza magnetica, è ormai possibile seguire momento per momento il coinvolgimento dei diversi sistemi funzionali del cervello durante varie attività mentali. E che sia un farmaco, una situazione ambientale o le parole di un genitore, di un amico, dello psicoterapeuta a creare degli stimoli, l’effetto ottenuto non cambia: si può notare un connubio tra agenti chimico-neurologici e psicologici, in qualsiasi caso, comunque, processi svolti dalla mente si traducono momento per momento in modificazioni chimiche e talvolta anche microstrutturali nel nostro cervello. In conclusione, avendo riconosciuto una compresenza tra effetti psicologici e neurologici sulla mente, sembrerebbe questa una perfetta risposta alla mia domanda; tuttavia, essendo gli studi condotti ancora troppo prematuri, è difficile prevedere se i fenomeni neurologici, individuati tramite l’utilizzo dell’esperimento scientifico, e gli eventi mentali, originati e conclusi nella sfuggente sfera del nostro vissuto, sono davvero sempre destinati a trovare un’unica lettura comune che ne apra le porte. Dovremo perciò ancora aspettare per una definizione precisa e conclusiva. Birba Scusa Trent’anni. Ebbene sı̀, erano trascorsi ben trent’anni da quel giorno. “Troppo scontato dire: sembra ieri”, pensò. Infatti ieri non sembrava proprio, anzi, quei quarantatré anni gli pesavano sulle spalle, ancora possenti, come un terribile macigno. Il ricordo di quel momento era vivido nella sua mente, come scolpito, e continuava a torturarlo ogni qual volta riusciva a fuggire dall’angolo della mente in cui lo aveva riposto, affidandosi al tempo che di certo, pensava, l’avrebbe cancellato. Invece. . . Rivedere quella casetta sull’albero per metà distrutta dalle intemperie e dal trascorrere inesorabile degli anni, ma ancora ben protetta dai robusti rami della quercia secolare del giardino di casa, gli aveva fatto salire dallo stomaco un disgustoso senso di nausea. E poi quella voce. . . Non una qualsia- 17 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce si, ma quella che aveva cercato di dimenticare ora gli tuonava dentro echeggiando dolorosamente. I timpani gli stavano scoppiando. Si prese la testa fra le mani abbandonandosi al ricordo di quel giorno che lo investiva come un fiume in piena. Già, quel giorno. . . Era luglio. Giornata afosa. Come sempre lui e Omar si trovavano su quella casetta, custode di tanti segreti e di tanti giochi, custode di un’infanzia trascorsa insieme, in simbiosi: perfettamente complementari. Quel giorno faceva troppo caldo per intraprendere la quotidiana battaglia di dispetti al fratellino e poi Omar era stranamente di malumore. Da venti minuti non gli rivolgeva la parola e questo lo insospettiva: sentiva uno strano senso di ansietà. Iniziò a mangiucchiarsi l’unghia del pollice destro. “Che ti succede?” chiese all’amico del tutto assorto nei propri pensieri. “Nulla” rispose con freddezza. Lo prese per il braccio, ma senza fargli male: “Non mentire con me. Non ci provare nemmeno”. Omar abbassò gli occhi: “Mi trasferisco. . . ”. E la terribile risposta, la dura verità piombò sui due amici diffonden- do uno strano senso di gelo. Eppure era luglio. “Cosa? Per quale motivo? Per quanto?” “Almeno fino all’estate prossima. Vado in una scuola privata.” Non rispose. “Mi dispiace. . . ” aggiunse Omar sincero. “A me no!” e scese velocemente le scalette traballanti imboccando il viottolo di casa. Omar rimase immobile, trafitto dal dolore. Era stato peggio di una pugnalata. Forse ora avrebbe preferito essere accoltellato. “Sı̀, il dolore fisico è decisamente meglio”, pensò. L’estate era finita senza che i due si rivedessero più ed era arrivato il momento di partire per Omar. La disperazione che provava per aver perso il suo migliore amico aumentò quando non scorse il suo volto tra coloro che erano presenti alla stazione per salutarlo. Non trattenne le lacrime. Se solo non si fosse seduto subito, se solo non avesse rinunciato a cercare quel volto lo avrebbe visto, mentre correva a perdifiato per raggiungere il suo vagone e gridargli “scusa!” dal finestrino. Ma il treno, annoiato, sbuffò e iniziò a muoversi sui binari. Ben presto sparı̀ all’orizzonte. Quell’unica importante parola gli morı̀ in gola. Melò Flusso di coscienza Ingiustizia: caratteristica di ciò che è ingiusto; sı̀. . . ma con che criterio un’azione, o se vogliamo un pensiero, può essere ritenuto ingiusto? e poi, qual è la connotazione che forniamo a tale parola? Possiamo cercare sul vocabolario, ma troveremo una ed una sola definizione, quasi “banalmente” generica: ingiusto = azione o giudizio non conforme alla giustizia. Scavando più a fondo, sempre più mi accorgo che di fatto tutto è soggettivo. E di fronte a questa soggettività, ho precisamente due reazioni: l’una positiva, poiché sento di poter dare una mia interpretazione strettamente personale alle cose, e in qualche modo mi conforta sapere che potrò sempre lasciare un segno, dare un contributo con qualcosa che è mio, che fa parte del mio ego. L’altra assolutamente negativa (e mi sia perdonata tutta questa convinzione, in ogni caso eccedere è comunque sbagliato); ma voglio dire, pensiamo al concetto di società o anche alla nostra scuola, che magari è un soggetto che abbiamo maggiormente presente e che ci riguarda da vicino: la scuola è una vera e propria piccola comu- 18 Oltre noi stessi Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 nità e come tutte ha le sue regole. Immaginiamo che queste non siano scritte, imprigionate su pezzi di carta (nel nostro caso il POF, gli statuti, addirittura gli avvisi. . . ). Ognuno di noi potrebbe dare un’interpretazione. . . ed è noto che di fronte alla possibilità di fare qualcosa, ognuno si prende la licenza di farla. . . perché è cosı̀, è la natura, è tipico dell’esistenza di un individuo, proiettata fuggevolmente sullo scalcinato muro del tempo. Compro un libro, lo leggo, a fine lettura mi sento estasiata, eccitata, folgorata dalle parole dell’autore e dalle emozioni che in me hanno suscitato. . . provo a consigliarlo a qualcun altro: la reazione è diversa, io ci rimango male. . . eppure credevo che fosse uno dei capolavori di tutti i tempi. E allora comincio a pensare di essermi sbagliata, di essere stata troppo affrettata, superficiale nel giudicare. Ed è qui che mi tornano alla mente le parole di Rudyard Kipling, in Se, lettera al figlio, 1910. . . . Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone; se riesci a pensare e non fare del pensiero il tuo scopo; se riesci a far fronte al pensiero del trionfo e della rovina, e a trattare allo stesso modo quei due impostori: se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi o a contemplare le cose cui hai dedicato la vita infrante, e piegarti a ricostruirle con strumenti logori. . . tua è la terra e tutto ciò che è in essa e quel che è di più, sei un UOMO, figlio mio. Già, appartengo alla specie umana anch’io. E ciò che mi fa essere cosı̀ sicura non sono le caratteristiche chimiche, fisiche. . . bensı̀ la capacità che possiedo nel concepire la realtà trasfigurata cosı̀ come la voglio io. Per la capacità quindi di sognare, inventare, contraddirmi. . . perché quando penso, faccio tutte queste cose, e, realtà ancor più affascinante, lo faccio in un mondo tutto mio: la mente. Ci sono pensieri che diventano realtà, altri non possono far altro che rimanere dei pensieri. Ma è certo che nella mia mente sfrutterò ogni istante, perché io dopo non debba pentirmi ed avere la sensazione di aver perduto la mia gioventù. . . sı̀, perché l’animo ad ogni età concede le proprie inquietudini, ed io credo di avere le mie: la ragione e il sentimento! Fox Ai piedi di un lago. . . Ai piedi di un lago tra fumo e falene mi domando, perchè tu ragazza non mi vuoi bene? Un aereo sta passando, il cielo sta solcando, veloce e sicuro segna il suo sentiero, ha cento remi è un veliero. Due rondini si incontrano e per sbaglio si scontrano, 19 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce tutto bene ovviamente tranne un inconveniente: un nastro rosa sulle ali che li unisce in un legame dove amore e vento sono sorgente di un dolce sentimento. E ridendo penso, io e te, rondini nel cielo immenso. Il Freddo Ubi sumus? Leggendo la poesia “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi, non ho potuto fare a meno di pensare alla mia infanzia; l’ho fatto “rapita” da un sentimento di nostalgia e tenerezza per tutto ciò che appartiene al mio passato, che pian piano va sfumando. . . Ma quanto sono cambiati i tempi? Direte poco visto che ho solo 19 anni, eppure io percepisco tutto molto diverso. Non so quanti di voi abbiano avuto la fortuna di crescere in un piccolo paese, realmente a contatto con la natura e dove le giornate non si trascorrono a guardare la tv, ma a scorrazzare per le strade, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, probabilmente inesistente! Nell’opera, protagonista è un paese che si prepara per il dı̀ di festa, è la fanciulla che è in attesa, è l’anziano. . . nella mia vi- ta sono io, lo sono Ileana, Roberta, Moreno, lo è mia nonna, il mio vicino! Mi ricordo in che stato ansioso vivevamo i giorni che precedevano la festa del mio paese. La prassi era più o meno cosi: “costringevamo” i nostri genitori ad acquistare il vestitino nuovo, che attendevamo freneticamente di indossare, poi nel pomeriggio c’era l’attesissima caccia al tesoro, i litigi per le squadre, il gelato, e poi la banda, la messa e infine la serata danzante. Ai nostri occhi tutto appariva come la cosa più bella del mondo! Quella sensazione di impazienza. . . non poteva esserci niente di più elettrizzante! Ora, purtroppo, i tempi sono cambiati, tutto si è modernizzato e queste cose sono ritenute ormai obsolete. È diventato davvero difficile poter vivere queste esperienze, queste emozioni, che sono tutt’altro che 20 Forza Albert Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 banali! “ Oggi tutto è lı̀, sotto i nostri occhi, cosi scontato da farci diventare apatici! ” realmente significativi. Può essere che ci nutriamo solo di apparenza? Si, credo proprio che inconsapevolmente siamo finiti in una gigantesca bolla di sapone! Magnete Stiamo perdendo di vista quei valori Forza Albert Quando la scienza non è fantascienza “Un passo filosofico importante nella storia della nostra specie”. È cosı̀ che il biologo americano Craig Venter definisce la “sua” scoperta, una delle più sensazionali della scienza moderna. Sto ovviamente parlando del sequenziamento del DNA umano. Si tratta di qualcosa di veramente innovativo e rivoluzionario. Venter infatti ha recentemente dichiarato di aver realizzato una copia del DNA del batterio Mycoplasma genitaliem (microbo presente nell’apparato riproduttivo) che sarà inserito in una cellula vivente della quale probabilmente assumerà il controllo, creando cosı̀ una nuova forma di vita. Tutto ciò fornirebbe infinite possibilità di plasmare cose che non avremmo neppure immaginato. 21 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce È straordinario pensare che un giorno potremo ottenere batteri utili oppure farmaci e vaccini, o addirittura sostanze come l’insulina. Una scoperta che ha inevitabilmente indotto ad un dibattito sulle implicazioni etiche che si riferiscono alla creazione di nuove specie. A perorare la causa di Venter posso citare il commento di Edoadro Boncinelli, genetista dell’ospedale San Raffaele di Milano, il quale ha dichiarato: “È una conquista conoscitiva importantissima. Potremmo ottenere microrganismi capaci di digerire sostanze tossiche e veleni o in grado di pulire il mare dal petrolio”. Il parere contrario, invece, è stato espresso dal genetista cattolico Angelo Vescovi, che ha parlato alla radio Vaticana esordendo cosı̀: “si può riscontrare una analogia con la fissione nucleare, che è possibile utilizzare per scopi benefici e per produrre energia, ma anche per distruggere e uccidere centinaia di persone”. Altri studi, come quello messo a segno dal gruppo internazionale “Chimpanzee Sequencing and Analysis Consortium” (da sanihelp.it), hanno rilevato che lo scimpanzé può essere considerato come il nostro parente animale più prossimo. Infatti tra i geni il cui codice serve a riprodurre proteine, uno su tre ha sequenza identica nel DNA umano e di scimpanzé. È per questo cha volte mi chiedo: “Forse Darwin aveva ragione ad affermare che gli esseri umani sono frutto dell’evoluzione degli scimpanzé?”. Probabilmente tra qualche anno avrò una risposta alla mia domanda e, perché no, potremmo scoprire che in fondo ognuno di noi è un po’ scimmia! Fiore Dio non gioca a dadi! Abbandoniamo ogni conoscenza, spogliamoci di ogni intuizione, per immergerci nel microcosmo quantistico, dove l’assurdo diventa ordinario. Immagina: un mondo nebuloso, indefinito, turbolento, e miriadi di strane entità, onda-particella, che ti sfrecciano accanto a folli velocità. Si, avete capito bene, ondeparticelle! La cosa sembra impossibile da immaginare, ma è esattamente quello che si evince dall’evidenza sperimentale. Ma che significa? Di cosa è fatta, per esempio, l’onda di un elettrone? Di elettrone “spalmato”? Ma non è mai stato osservato niente di simile. . . La verità è sconvolgente: l’onda di ogni particella è onda di probabilità! Per intenderci, nei punti dove l’onda è più amplia avremo più probabilità di trovare l’elettrone, dove è meno amplia meno probabilità. L’equazione che governa le onde di probabilità è la funzione d’onda. Essa ci permette di fare previsioni solo sulla probabilità che un evento futuro possa accadere, non quale sarà effettivamente il futuro. Guardate che questo è incredibile! Il tempo dell’ingenuità è finito: l’universo in cui tutto è già determinato crolla inesorabilmente, il destino non esiste. Per molti questa conclusione era inaccettabile. Albert Einstein era uno di questi, e in proposito pronunciò la celeberrima frase “Dio non gioca a dadi!”. Ma Einstein era confuso, la meccanica quantistica no: centinaia di prove sperimentali ce lo confermano. Potete stare tranquilli che il più grande genio mai esisti- 22 Forza Albert Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 to una volta tanto aveva toppato. Introdurre il concetto di probabilità è necessario per un altro motivo: le consuete leggi del moto non funzionano nel mondo microscopico, dominato dal principio di indeterminazione (è impossibile determinare posizione e velocità allo stesso tempo). Immaginate di voler chiudere un elettrone in una scatola: a mano a mano che gli stringerete le quattro pareti attorno, determinando sempre di più la sua posizione, esso, per il principio di indeterminazione, inizierà a sbatacchiare all’impazzata contro le pareti, sempre di più, come se fosse “claustrofobico”, rendendo impossibile determinare la velocità. Ma il principio di indeterminazione ci porta a rivalutare l’idea stessa di vuoto: esso non è proprio vuoto! L’apparente calma macroscopica, nasconde un microcosmo effervescente e schiumoso, in un’incessante brulicare di “vita”: coppie di particelle e antiparticelle sorgono continuamente dal nulla, si annichilano, in processi di un miliardesimo di secondo (fluttuazioni quantistiche), in un meccanismo di prestito-restituzione di energia. L’intera meccanica quantistica è una sfida al senso comune: tutto è indeterminato, guidato dalla cieca probabilità, il destino non esiste, il vuoto non è vuoto. Tutto questo trasuda una messaggio chiaro: tutto ciò che ci circonda non è stato progettato! Se è impossibile prevedere come si muoverà un solo singolo elettrone (anche per una mente superiore), figuriamoci la risultante delle dinamiche e delle complesse interazioni tra miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi. . . di miliardi di particelle. “ Forse un Dio ha creato l’universo, ma di certo non sapeva quello che faceva. . . ” Andrea Addazi Quale destino per l’universo? Gli uomini hanno sempre sentito il desiderio di sapere come è nato tutto. . . la vita, le stelle, l’universo insomma. Dopo molte osservazioni ed ipotesi, oggi tutti gli scienziati sono d’accordo nell’accettare la famosa teoria del Big Bang; quindi il problema della nascita dell’universo è stato risolto, ma riguardo la sua morte? Cosa sappiamo sulla fine dell’universo? particelle elementari e i buchi neri si fonderebbero fino a quando tutta la materia, ma anche il tempo e lo spazio, verranno annientati nel Big Crunch (grande contrazione). Questo a sua volta potrebbe essere seguito da un altro Big Bang, che creerebbe quindi un nuovo universo; ma questa è un’ipotesi ancora teorica. Se invece l’universo avesse forma iperbolica (una sorta di struttura “a sella” quadridimensionale), l’espansione potrebbe essere permanente: le galassie si allontanerebbero sempre più le une dalle altre, le stelle lentamente si spegnerebbero e i buchi neri inghiottirebbero tutta la materia, finendo per evaporare anch’essi per effetti quantistici. Alla fine rimarrebbe solo una radiazione fredda e oscura, per sempre. Oggi le ipotesi su questo argomento sono tre, ciascuna dipendente dalla diversa forma che potrebbe avere l’universo. Se questo fosse a geometria spazio-temporale ipersferica, dopo la fase di espansione ci sarebbe quella di contrazione; le galassie si avvicinerebbero sempre di più fino a fondersi e gli stessi astri si dissolverebbero nel momento in cui la radiazione di fondo, sempre più calda, supererà la loro temperatuSe infine l’universo fosse piatto, esso rira interna. Allora gli atomi tornerebbero marrebbe “in sospeso” per l’eternità, desti23 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce nato a rallentare l’espansione senza mai riuscire a invertirla. Per capire quale ipotesi potrebbe verificarsi, occorrerebbe confrontare la velocità di espansione dell’universo con la quantità complessiva di materia presente in esso; la prima misura è già nota grazie alle rilevazioni del telescopio spaziale Hubble, mentre la seconda è molto difficile da calcolare, dato che un grandissima parte di tutta la materia dell’universo è sconosciuta e se ne conosce l’esistenza solo per i suoi effetti gravitazionali (la cosiddetta “materia oscura”). Negli ultimi anni, però, è stata proposta un’altra ipotesi riguardo il destino dell’universo; è stata chiamata “teoria della cata- strofe definitiva” poiché potrebbe causare in qualsiasi momento la morte improvvisa di ogni cosa, senza alcuna possibilità di salvezza. Questa idea parte dell’ipotesi che quello attuale non è il “vero vuoto”, stabile e permanente, ma un “vuoto metastabile”, cioè stabile su tempi lunghi ma non permanente. Di conseguenza il “vero vuoto” potrebbe arrivare in qualsiasi momento senza che noi ce ne accorgiamo, perché sarebbe una bolla in espansione alla velocità della luce con densità infinita, dimensioni infinitesime e singolarità spazio-temporale. Ora a voi la riflessione su tutte queste ipotesi. . . Quale preferireste si verificasse? Sara Di Paolantonio TEXnologia Per coloro che non hanno ancora visto la luce Vi siete mai chiesti come sarebbe il vo- stro computer senza il nostro vecchio amico Windows? In effetti è un po’ difficile immaginarlo. . . Tutti i computer vengono venduti con questo sistema operativo già installato. Pertanto forse la maggior parte delle persone non riesce a concepire un computer senza il sistema della Microsoft. Vi dico subito che ci sono delle alternative e che alcune sono molto valide, come ad esempio i sistemi “Linux based”. La loro caratteristica è innanzitutto quella di appartenere al ramo del free software. Non nel senso che sono solo gratuiti. Essi sono davvero “free”: sono sistemi sviluppati dalla collaborazione di migliaia e migliaia di persone in tutto il mondo che portano avanti lo sviluppo di questo sistema operativo e del software che vi gira. I sistemi basati su Linux sono davvero straordinari; di sicuro potreste sostituirli al vostro Windows da subito per la maggior parte delle 24 TEXnologia Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 applicazioni per cui adesso lo utilizzate. Forse adesso pensate che i programmi che usate siano gratis (magari perchè avete installato software pirata). In realtà non solo Windows non è gratuito, ma anche quando lo comprate, non possedete comunque questo sistema operativo, nonostante avete sborsato alcune centinaia di euro. Avete solo una licenza che vi permette di installarlo su un computer. . . Comunque, anche se in Windows c’è del buon software, e ci sembrerebbe una pazzia abbandonarlo, non sottovalutate l’open source. Attualmente la sua più grande limitazione è quella di non ricevere molta considerazione da parte delle case costruttrici di hardware, che pertanto spesso non distribuiscono driver per questi sistemi operativi. Tuttavia quanto più essi si diffonderanno, tanto più questo problema gradualmente si risolverà. Altro grande pregio di Linux: è libero da virus, e non solo perchè non è molto diffuso, ma anche grazie alla sua struttura. Scaricare software è semplicissimo, poichè esso viene raccolto in “repositories” e quindi facilmente installabile (da un gestore di pacchetti già presente nel sistema). Per coloro che pensano invece che Windows sia migliore per aspetti di intrattenimento e simili, posso invece dire che anche in questo campo Linux si difende bene. Di sicuro sarete rimasti stupiti dalle innovazioni e dagli effetti grafici introdotti con la nuova versione di Windows. Vi dico per esperienza personale che con macchine anche più datate e meno potenti di quelle che supportano l’attuale “Vista” potete ottenere risultati molto migliori e di grande impatto se utilizzate Linux. Quelli che invece non possono fare a meno di utilizzare il computer per chattare con i propri amici (tramite Messenger), saranno accontentati. E anche quelli che amano scaricare musica, film e altro troveranno programmi semplici e funzionali su questo sistema. Cos’altro dire? Spero di avervi fatto capire che non bisogna accontentarsi di quello che ci troviamo installato sui nostri Pc e rafforzare la posizione di monopolio che Windows ha saputo conquistarsi, ma che bisogna avere una mentalità più aperta e pronta ad accettare anche ciò che all’apparenza potrebbe sembrare “difficile”. Tarlo Dal Web al Web 2.0 Non so se avete visto quel bel filmetto di Michael Wesch (The Machine is Us/ing Us, 2007) su YouTube che in pochi minuti ci presenta le trasformazioni subite dal World Wide Web fino a giungere a quel che gli addetti ai lavori hanno ribattezzato il Web 2.0. Sarà anche per il motivetto accattivante che accompagna il film, ma quando l’ho visto la prima volta mi sono commosso. Il film non ha protagonisti umani né ha una trama nel senso tradizionale del termine: è una carrellata di come i testi si siano trasformati dagli albori di internet ai nostri giorni. Allo stesso tempo, ci fa riflettere su come noi navigatori siamo stati modificati dalle trasformazioni di questa interazione con i testi. Si parla di tecnologia, ovviamente, ma anche di qualcos’altro. Negli ultimi dieci anni c’è stata una forte spinta evolutiva nelle applicazioni online e nella fruizione che queste permettono, tale da rendere internet quasi irriconoscibile a chi ci si è accostato solo tempo fa. E dieci anni son davvero tanti per il mondo frenetico dell’innovazione tecnologica. Mi ricordo a questo proposito la mia “prima volta”. Fu nel settembre 1995 in un caldo pomeriggio durante gli scrutini degli esami di riparazione. Il preside, al termine dei lavori, ci condusse di sopra a vedere 25 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce la nuova applicazione che aveva appena fatto installare in sala computer. Ci fermammo davanti al computer collegato al modem e, siccome nessuno sapeva come muoversi, presi coraggio e mi sedetti alla postazione. Le mani si mossero quasi automaticamente, cominciai a navigare e mi sembrò di non aver mai fatto altro in vita mia. Fu amore a prima vista. Da allora sono stato considerato una sorta di “esperto” semplicemente per questa mossa. Com’era internet nel 1995? Il browser di eccellenza si chiamava Mozaic, si navigava nel Gopherspace (un ambiente ipertestuale), le ricerche venivano effettuate con Archie e Veronica, i primi motori di ricerca impiegavano anche minuti per restituire risultati oltremodo farraginosi (Savvy Search, il motore di ricerca che usavo di solito, aveva avuto l’idea di pubblicare citazioni di personaggi famosi per ingannare l’attesa!). Il futuro del web si chiamava Netscape. In fondo, la tecnologia di base c’era tutta già allora: HTML, (CSS non era ancora diffuso però), JavaScript, Java, PHP ecc. Quel che caratterizza il Web 2.0, però, è l’uso simultaneo e spregiudicato di tutte queste tecnologie in un’unica piattaforma. Il contenuto viene separato dalla forma in modo da unire più fonti di dati in un’unica pagina in modo trasparente per l’utente. L’esperienza è epidermica e straordinaria. Si acquisisce cosı̀ un senso di interazione come per un’applicazione locale (come ad esempio il nostro amato desktop e le sue applicazioni). L’interfaccia ci riconosce e ci fornisce le informazioni che desideriamo, magicamente leggendoci nel pensiero e irretendoci in un abbraccio elettronico. Sono quelle tecnologie che ci danno Google Maps, Digg, Technorati, Flickr oppure Del.icio.us per non menzionare i Blog (weblogs), i Wiki (conoscete Wikipedia?) o i sempre più indispensabili “feed RSS” (gli “indirizzi” delle fonti di informazione). “ La macchina ha bisogno di noi e noi abbiamo bisogno della macchina. Siamo diventati ubiqui: i frammenti delle nostre nuove identità sono sparpagliati nella rete. ” Ma la tecnologia da sola non giustifica la novità. Sono gli utenti la vera rivoluzione. Sono gli utenti che creano il Web 2.0. E cosı̀ sono nati i vari Amazon, IMDB, eBay, Facebook, MySpace, YouTube, Wikipedia o il P2P. Sono servizi diversi unificati da utenti che forniscono essi stessi i contenuti. Se vuoi comprare un libro o un cd, se vuoi sapere se valga la pena andare a vedere l’ultimo film, se vuoi tenerti al corrente delle le novità nelle reti sociali, quale migliore ausilio delle conoscenze e delle esperienze degli altri navigatori? Chi sono gli esperti se non gli stessi utenti, ossia lo specchio (“mon semblable,—mon frère”) di quel che siamo noi? E ogni volta che gli utenti danno contributi forniscono anche “tag”, ossia classificazioni semantiche dei contenuti (infatti, con il Web 2.0 si parla anche di web semantico). In questo modo noi utenti insegnamo alla macchina a effettuare collegamenti “intelligenti” ed essa impara a gestire con sempre maggiore competenza i servizi che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana (email, foto, filmati, memorie, acquisti, desideri). La macchina ha bisogno di noi e noi abbiamo bisogno della macchina. Siamo diventati ubiqui: i frammenti delle nostre nuove identità sono sparpagliati nella rete. Cosı̀ il Web 2.0 sfuma il nostro vecchio senso di “io” e ci costringe a riformularlo. Se il Web 2.0 è una protesi, lo è della nostra mente condivisa. La domanda finale non è chi siamo, ma dove siamo. 26 Igor (da leggere /"aIgO:*/ :) TEXnologia Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 Riferimenti: http://youtube.com/watch?v=NLlGopyXT g http://mediatedcultures.net/ksudigg/?p=84 (versione scaricabile) Tra gli amanti di Messenger. . . Accedere per poi bloccare, eliminare e aggiungere contatti. Ecco le quattro azioni che ripetiamo decine di volte al giorno utilizzando Messenger. Questo software di messaggistica istantanea è un vero mondo parallelo e rischia di diventare una mania per molti di noi ragazzi: ore e ore al giorno trascorse a chattare con i nostri amici, conoscenti o anche persone capitate nella lista dei contatti per caso. È un mondo diverso rispetto a quello reale, che ne rispecchia in fin dei conti ossessioni e mode. Si crea una sorta di nuova società divisa in gruppi, con caratteristiche comuni. A partire dai soprannomi utilizzati: è facile imbattersi nei CRIPTICI, che si presentano con dei nick incomprensibili ai più e si affidano, nella maggior parte dei casi, a lingue straniere. Egocentrismo spiccato: non attendono altro che svelare il più intimo risvolto, dopo che il malaugurato di turno abbia chiesto lumi. È inutile parlare dei PATETICI, quelli che non si fanno sfuggire l’evento del giorno e che digitano messaggi come: “Che bello, sta arrivando Natale” o “In ansia per il compito di matematica”. Altro tipo di frequentatore di Messenger è il PREVEDIBILE, chi porta avanti nei messaggi personali un’unica tematica, partendo dalla squadra del cuore per arrivare agli aggiornamenti apportati sul blog. La categoria più numerosa però, è quella dei PETTEGOLI: notizie a profusione riguardanti la vita privata degli sfortunati “amici” (puntualmente inconsapevoli!). Oltre alla sfera dei nick, esiste una suddivisione legata alle modalità di scrittura. Tutti noi siamo capitati almeno una volta nella sventurata situazione di dover conversare con l’INCOMPRENSIBILE di turno, colui che durante la sua “carriera virtuale” ha aggiunto cosı̀ tante emoticons da rendere impossibile la vita di chi tenta di decifrare ogni suo singolo messaggio, o con l’ALTERNATIVO che, al contrario, dopo averne incontrato uno e averlo immediatamente bloccato, ha deciso di non utilizzarne più una per il resto della vita! Chi, tra gli amanti di Messenger, può dire di non far parte di nessuna di queste categorie? 27 Drunkkk Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce 28 La pagina del vignettista Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 29 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce Fortissimamente Sport Fuoriclasse Cup. . . Goal in classe! Come è noto è in corso nel nostro liceo un torneo di calcetto che ha visto scontrarsi le diverse classi suddivise in quattro categorie (biennio e triennio maschile e femminile). Sabato 8 marzo abbiamo assistito alla finale del triennio maschile e femminile. Ma forse non tutti sanno che non è finita lı̀. Infatti, le classi vincitrici accederanno alle fasi provinciali del Fuoriclasse Cup in cui affronteranno i campioni delle altre scuole superiori della provincia di Teramo che aderiscono. Il Fuoriclasse Cup è un torneo di calcetto a livello scolastico che coinvolge province di tutta Italia. Alle fasi cittadine seguono le nazionali. Infatti, le prime classificate di ogni provincia si recheranno a Riccione durante l’ultimo week-end di maggio e lot- teranno per decidere i più forti d’Italia che naturalmente saranno premiati splendidamente. Ma ciò che è più entusiasmante di questo torneo è il modo di vivere lo sport: senza rabbia e violenza ma con divertimento e lealtà. Ovviamente la voglia di vincere è tanta ma a regnare è un clima di allegria e amicizia capace perfino di far passare una sconfitta in secondo piano. In più, già dalle fasi provinciali, per passare il turno, è necessario conseguire una buona votazione su un progetto didattico che andrà a integrare il punteggio raggiunto in campo. Questo progetto si basa su un tema che cambia di anno in anno ed è sempre teso a sottolineare tutto ciò che c’è di positivo nello sport e in particolare nel calcio. Si uniscono dunque all’agilità 30 I colori della letteratura Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 dei calciatori e delle calciatrici la creatività corpore sano”! e le conoscenze, incarnando perfettamente l’antico motto di Giovenale “mens sana in Bigfoot I colori della letteratura A che serve la letteratura? È questa la domanda che almeno una volta nella vita lo studente si pone, magari il giorno prima di una verifica su Dante. Di fatto non è poi difficile trovare banali argomentazioni per avvalorare la tesi dell’utilità della cultura letteraria, le stesse che il professore potrebbe fornirci dopo l’interrogazione non brillante su Dante. È vero, “la letteratura serve per ampliare gli orizzonti, per non avere una mentalità chiusa e per poter esprimere correttamente le proprie idee” ma sono pur sempre argomentazioni che dopo un’interrogazione andata male interessano ben poco! Più produttivo di un’imposizione forzata di metonimie e allitterazioni è forse lo stimolo ad una predisposizione meno ostile nei confronti della cultura. E l’unico modo per trarne diletto è capirne l’utilità, che non è sempre oggettiva. La letteratura è un immenso patrimonio di storie, immagini, suoni, personaggi. . . fili che si intrecciano tra di loro per intessere una trama nella quale ognuno possa ritrovare qualche traccia della sua ragnatela, della sua vita. La letteratura non è altro che espressione dell’intelletto e allo stesso tempo dell’inconscio umano e si riserva l’unico scopo di comunicare, senza ulteriori pretese. Dalla comunicazione poi scaturisce il vantaggio che ognuno può ricevere. L’opera letteraria consente al lettore di sviluppare ciò che forse, senza il libro, non avrebbe osservato dentro di sé. Spesso la vita è vista con l’ottica della quotidianità, e cosı̀ il nostro passato è carico di immagini, inutili finché non saranno rielaborate. Questo avviene con lo “straniamento”, per il quale il mondo in cui ci si immerge nella lettura non è più il nostro, il solito. E cosı̀ la visione della vita non è più unilaterale, ma mette in discussione la percezione comune delle cose. Attraverso l’astrazione siamo capaci di riflettere su aspetti di noi stessi prima dati per scontati o celati dietro l’abitudine. Leggere non è quindi solo diletto, puro piacere estetico e formale. La letteratura va ben oltre, dal momento che tende a rendere capaci di riappropriarsi della dimensione interiore, unica e irripetibile, di ogni uomo. Seppur ricca di chiavi di lettura e opinioni, la cultura rende sostanzialmente liberi, perché libero è colui che può scegliere, senza costrizioni imposte dall’ignoranza. Libertà non è sregolatezza, ma saggezza, e la saggezza scaturisce solo dal confronto. Probabilmente l’esperienza e la concretezza valgono più della teoria e delle idee, ma queste ultime non sono limitate e circoscritte, anzi permettono di viaggiare su orizzonti ben più estesi. La letteratura è dunque parte integrante della vita perché esiste in funzione di essa, e non è una via di fuga volta a trarre una consolazione alla vanità leopardiana del reale. Il compito dell’arte è quello di farci conoscere la vita al di là della conoscenza 31 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce convenzionale che di essa abbiamo. L’opera letteraria non è mero esercizio stilistico, ma è un percorso verso una meta prestabilita. E cosı̀ forse la domanda che ci porremo di fronte al prossimo canto di Dante sarà: “cosa vuole trasmettermi e che vantaggio ne trarrò?” Ma non vi assicuro che il voto poi sarà migliore. Rò Il genio. . . Pirandello Diverse volte ho pensato ad un aggettivo che potesse, in qualche modo, rappresentare la personalità di Luigi Pirandello. . . e quello che più volte mi passato per la testa è geniale! Uno dei più grandi artisti del decadentismo, è forse l’unico scrittore italiano del novecento famoso in tutto il mondo. Con lui entrano nella letteratura italiana alcuni caratteri fondamentali della ricerca novecentesca: le crisi delle ideologie, il relativismo, il gusto per il paradosso, la scelta dell’ironia, dell’umorismo. La poetica di Pirandello è piuttosto complessa, le sue opere si basano spesso sul dramma di vivere, dell’idea di non sentirsi parte di sé stessi, di “vedersi da fuori”. Dominanti nella sua produzione sono l’umorismo e la follia. Il primo consiste nel sentimento del contrario, che non fa necessariamente ridere, ma può essere terribilmente triste; la seconda spesso usata per dimenticare la ancor più invivibile realtà. Lo scrittore siciliano ha riscosso grandissimo successo tra il pubblico in particolar modo grazie alla sua produzione teatrale. Le sue opere vengono ancora oggi rappresentate da importanti compagnie in grandi teatri. Agli inizi di febbraio, il teatro Marruccino di Chieti ha ospitato la rappresentazione di una sua opera, Cosı̀ è (se vi pare), che io ho avuto la fortuna di vedere, dalla quale deriva la novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero. È incentrata su un tema a lui molto caro: l’inconoscibilità del reale, di cui ognuno può da- re una propria interpretazione. La trama tratta l’arrivo in una tranquilla cittadina di provincia del signor Ponza e della suocera, la signora Frola. Si mormora, tuttavia, che assieme ai due sia arrivata la moglie del nuovo arrivato, anche se nessuno l’ha mai vista. Il trio viene cosı̀ travolto nelle chiacchiere di paese, che vedono il signor Ponza come un “mostro” che vieta alla madre di vedere la figliuola segregata in casa. Tutti sono sconvolti dai fatti e, soprattutto, bramosi di mettere in luce la verità e chiarire la vicenda. Si susseguono degli interrogatori alla signora Frola e al signor Ponza, nei quali i due si accusano a vicenda di essere pazzi. La situazione, invece di risolversi, diventa sempre più complessa! Chi è il vero pazzo tra i due? Come verrà risolto l’enigma? Di certo non sarò io a svelare il mistero! Vorrei, però, sottolineare che il massaggio di Pirandello è abbastanza forte: facendo parlare uno dei personaggi, lo scrittore afferma che è impossibile affidarsi del tutto ai “dati di fatto” e conoscere la verità assoluta! Probabilmente ognuno ha la propria verità, che può non coincidere con le altre, ma può essere allo stesso modo plausibile! Che dire? Forse posso darvi solo un consiglio. . . prendete la novella o, se vi capita, andate a teatro! Sicuramente Pirandello vi porterà a fare qualche tipo di riflessione. . . e riuscirebbe anche, in fin dei conti, a divertirvi. . . Fidatevi!! 32 Pippi Recensioni Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 Recensioni Due di due Andrea De Carlo, Due di due, 1989 “Il romanzo di Andrea De Carlo narra la protesta studentesca nella Milano degli anni ’70”. Questa frase è però assolutamente riduttiva rispetto al mulinello di sensazioni ed emozioni che questo racconto riesce a trasmetterci. È la storia dell’amicizia tra due giovani che va avanti e supera gli anni delle manifestazioni, dei viaggi, degli amori, delle vittorie e delle sconfitte, ma è soprattutto la storia di due personalità diverse con la stessa voglia di fuggire dalla realtà meccanica dell’Italia moderna. Guido Laremi, ribelle e fuori dal comune, è una persona dal carisma eccezionale, mentre Mario, protagonista e narratore della vicenda, è inizialmente trascinato dal vivace entusiasmo dell’amico. Successivamente, però si vedono costretti a percorrere strade differenti e Mario, col tempo, riesce ad uscire dall’ombra di Guido trovando l’equilibrio che ha sempre cercato, lontano dall’inquinamento e dalla violenza delle città, senza però intaccare la forza della loro amicizia. È quasi un romanzo autobiografico: la personalità dello scrittore si riflette fortemente nel protagonista Guido, che odia Milano e viaggia seguendo le stesse tappe (sia psicologiche che geografiche) dello scrittore. È un bellissimo romanzo, pieno di emozioni forti e ben delineate (amicizia, voglia di cambiamento, alienazione, amore) adatto ad ogni età. Personalmente, abbiamo trovato il romanzo coinvolgente e di facile lettura, poiché riflette lo stato d’animo che stiamo vivendo come adolescenti, anche se non in maniera cosı̀ disperata. Il personaggio che più colpisce è sicuramente Guido nonostante non sia certo un modello da seguire: droga, alcol ed una costante insoddisfazione, lo fanno scendere in un mondo dal quale è impossibile riemergere. Tuttavia ciò che più ci ha stupito in lui è il suo voler sempre andare controcorrente, l’essere sempre in contrasto con tutti e il disperato tentativo di trovare la sua vera identità. Per concludere, nonostante sia stato pubblicato quasi vent’anni fa, Due di Due resta d’indiscutibile attualità per i suoi risvolti psicologici: un grido di giovani che han voglia di dire basta ad un mondo ipocrita ed egoista. Pac e Puc Sabbia tra le dita Alessandra Bianchi, Sabbia tra le dita, 2005 Alessandra Bianchi è nata a Roma. Ha lavorato per testate come Il corriere dello sport, ha seguito i campionati del mondo di calcio per l’Ansa. Vive a Parigi dove scrive per il quotidiano Le Parisien. Il suo primo romanzo è Sabbia tra le dita, la storia di una ragazza chiusa e timida che si appassiona al mondo del giornalismo sportivo grazie allo sguardo ricevuto da un bel giocatore durante la sua adolescenza. La 33 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce ragazza, ormai donna e giornalista famosa nel suo campo, sposa un attore francese, ma viene coinvolta anzi, sconvolta da un’intervista fatta proprio a quel giocatore che aveva fatto di lei una giornalista. I due si innamorano subito ma lei non vuole cedere al sentimento. La trama è buona e la tecnica del tradimento non permette che il romanzo diventi la solita storia sdolcinata, anche lo stile è studiato e le parole messe al loro posto in modo da dare romanticismo alla vicenda, ma il libro non suscita alcun interesse in quanto privo di colpi di scena. La storia è chiara già dalle prime righe e per un pubblico curioso come quello del XXI secolo non c’è divertimento: è come vedere un film dopo aver saputo il finale. Ad ogni modo, a mio avviso, la scrittrice ha talento ed essendo al suo primo romanzo può essere perdonata! Gaia Di Timoteo Almost Blue Carlo Lucarelli, Almost Blue, 1997 Il romanzo, scritto in maniera scorrevole, piacevole, per assurdo, e spesso ironica (malgrado la drammaticità dei fatti narrati), è tutt’altro che superficiale e nient’affatto scontato, come farebbe pensare il genere noir a cui appartiene. L’autore presenta innanzitutto velocemente la scena di un delitto, un omicidio che, come vedremo in seguito, non sarà destinato a rimanere isolato. Poi ci fa conoscere uno dei protagonisti, Simone, un giovane cieco con la passione per la musica e in particolare per Chet Baker e il suo pezzo intitolato Almost Blue, un brano destinato ad accompagnare tutto il racconto. L’ispettore di polizia Grazia Negro è un’altra protagonista con la quale il lettore si incontra quasi subito, impegnata nelle indagini su un omicidio e decisa a provare che in realtà i delitti legati fra loro sono molti e che a Bologna gira un serial killer pericoloso pronto a colpire ancora. Sarà difficile convincere le alte sfere che le indagini devono proseguire su questa pista, ma Grazia è una persona decisa, che sa farsi valere. Simone invece si isola, ascoltando il suo scanner, una radio che si può sintonizzare anche sulla frequenza dei telefonini, attraverso la quale, per caso, sente la voce di Grazia, una voce blu, una voce rara, bella. . . Ma c’è anche la voce dell’assassino che filtra attraverso lo scanner. . . E il suo pensiero lo conosciamo perché l’autore inserisce alcuni momenti, alcuni rapidi flash in cui compare lui, l’iguana, il serial killer che si tramuta nelle sue vittime. Possiamo immaginare quali saranno i suoi passi successivi, sperando che Grazia e Simone, collaborando, possano scovarlo. . . Il romanzo è molto descrittivo, vi sono dosati perfettamente amore e solitudine per creare tensione emotiva e colpi di scena. Tutto fluttua sulle note di Almost Blue, suonata da Chat Baker, che ne diventa la colonna sonora. La musica accompagna e contraddistingue i personaggi principali di questo racconto: Almost Blue (Simone), Hell’s Bell degli AC/DC (l’iguana) e Summertime (Grazia). Lucarelli indaga nei meandri dell’inconscio del protagonista ed è bravissimo nel raccontarci attraverso il punto di vista di Simone: il mondo di un cieco, la vita “vista” da lui attraverso suoni, colori, odori (è per questo che Grazia è speciale. . . per lui è blu! E il blu per Simone simboleggia la vera bellezza). Un noir di grande atmosfera e risvolti psicologici, come in ogni ottima storia di delitti seriali. 34 Hammy Recensioni Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 Mio fratello è figlio unico Regia di Carlo Lucchetti (con: Riccardo Scamarcio, Elio Germano, Angela Finocchiaro, Luca Zingaretti.) Latina 1962. La storia di due fratelli Accio e Manrico, si tesse sul sottofondo della celebre canzone di Caterina Caselli “Cos’è la vita”. Il primo è la disperazione dei suoi genitori, scontroso e attaccabrighe, un istintivo col cuore in gola che vive ogni battaglia come una guerra. Manrico è invece bello, carismatico, amato da tutti, ma altrettanto pericoloso. . . A caratterizzare i due giovani è il fatto che, nel contesto della provincia italiana degli anni ’60 e ’70, essi corrono su opposti fronti politici. Come se ciò non bastasse, amano anche la stessa donna. Con tali ingredienti, i due fratelli si trovano ad affrontare, in un confronto senza fine, una stagione fatta di fughe, di ritorni, di risse e di grandi passioni. È quindi un racconto di formazione dove si attraversano quindici anni di storia italiana; inoltre da “Mio fratello è figlio unico”, emerge la condizione socio-politica della generazione del dopoguerra, ribelle, che ha lottato per i propri diritti, e ha pagato la libertà anche a caro prezzo un po’ come gli stessi Accio e Manrico, che appaiono in questa storia due ragazzi diversi, ma molto meno di quanto si potrebbe pensare. . . Considerato un film cult, ben strutturato e ricco di profondi significati,“Mio fratello è figlio unico” non può che essersi rivelato un successo, consigliato maggiormente per chi è interessato a conoscere un importante frangente della storia italiana post-guerra. Rose Nightfeast In Highfires Wood Picaroon’s Spark, Nightfeast In Highfires Wood, 2007 Il 9 Dicembre è uscito il nuovo album dei Picaroon’s Spark, Nightfeast In Highfires Wood. Io l’ho comprato: niente di più giusto. Un Luca Marconi in splendida forma, con linee vocali originali e una voce molto più intensa del solito, si destreggia sulle non semplici e scontate armonie di Andrea Recinelli, il chitarrista, riempite di assoli grintosi sempre misurati ed eseguiti alle perfezione. Di pronta risposta troviamo buoni arrangiamenti di Paolo Di Rocco, alle tastiere, e di Ignazio Semproni, al basso. Le fondamenta su cui è stato costruito tutto ciò sono ovviamente quelle dell’onnipresente batterista Gino Binchi, preciso e vario in ogni circostanza. I brani non riesco a classificarli con una parola, poiché originali e creativi. Appartenenti al primo full-lenght della band vi so- no “Escape From Perfection”, “Thirst For Knowledge” e “Flying On The Wings Of Freedom”, di chiara matrice Maideniana. Ma procediamo per ordine. Il disco si apre con la title-track, “Nightfeast In Highfires Wood”: si nota subito il cambiamento di stile del gruppo, più orientato verso melodie, da accostare quasi ai Toto, con frequenti cambi di tempo, perfettamente controllati da Binchi. Degni di nota l’assolo di Recinelli e la voce graffiante di Marconi. Segue “The Era Of Euphoria”: pezzo dall’originale linea vocale, specie nel ritornello. “The Right Right” è scandita da un tempo e da riffs particolari: finalmente emerge la tastiera di Di Rocco, con un assolo che si potrebbe accostare ai primi Deep Purple. Dal quarto brano vengono riproposte le 35 Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La Voce songs di “Life, Death, Eternity”, del 2004 (se non vado errato), registrate con la nuova formazione. Si inizia con “Escape From Perfection”, nella quale si nota il netto miglioramento di Marconi; e ancora, la classica “Thirst For Knowledge” perfetta. La successiva è “Flying On The Wings Of Freedom”, con un’esecuzione forse più aggraziata della precedente. Dopo il blocco di “vecchia” produzione, si torna con “War To Intelligence”, con riprese che si avvicinano più al precedente stile della band; l’ottavo è un pezzo strumentale dedicato alla creatività melodica di Recinelli: è un pezzo calmo e ammaliante, che già dal titolo, “Aspettando La Pioggia”, sancisce la fine della “nightfeast”. Subito dopo “After The Sunrise” (Nightfeast Part 2), che sancisce la fine dell’euforia e il momento del ricordo della notte passata nel divertimento. Un’ultima nota vorrei dedicarla alla struttura del disco: già a partire dalla copertina troviamo rimandi ai testi delle canzoni, le quali sono disposte (questo è quello che penso io, non è ufficiale!) a partire dal clima euforico delle prime songs fino alla calma delle ultime. Insomma, ad una band giovane con straordinarie potenzialità, pronta a dare una scossa al clima musicale di questi tempi, spetta un voto più che positivo: 9/10. Sbrax Rubrica delle lettere Cara direttrice, Gli articoli che ho trovato nel primo numero della voce mi hanno entusiasmato per le tematiche trattate di stretta attualità e soprattutto inerenti alle problematiche degli studenti. Trovo inoltre molto interessante la scelta di inserire disegni fatti da ragazzi della scuola. Una nota di demerito però va all’impaginazione che presentava vari difetti, ma che sono certa migliorerete! Spero che queste righe vi siano d’aiuto! Ne approfitto per salutare tutti i ragazzi della 3I! Carola 3a I . . . Secondo Noi. . . Uomini e Donne 36 . . . Secondo Noi. . . Uomini e Donne Anno V - Numero 2 - Marzo 2008 La donna che non riesce a rendere affascinanti i suoi errori è solo una femmina. O.Wilde Fra uomo e donna non può esserci amicizia. Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia. O.Wilde Le donne non hanno niente da dire, ma lo dicono cosı̀ bene. . . O.Wilde Donna completa, mela carnale, luna calda, denso aroma d’alghe, fango e luce pestati, quale oscura chiarità s’apre tra le tue colonne? Quale antica notte tocca l’uomo con i suoi sensi? Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle, con aria soffocata e busche tempeste di farina: amare è un combattimento di lampi e due corpi da un solo miele sconfitti! Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito, i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli e il tuo fuoco trasformato in delizia corre per i sottili cammini del sangue fino a precipitarsi come un garafono notturno, fino ad essere e non essere che un lampo nell’ombra. Pablo Neruda Nessuna donna farebbe un matrimonio di interesse: prima di sposare un miliardario, se ne innamora. Cesare Pavese Maria De Filippi: uomo o donna? L’uomo è il capo, la donna il collo. Il collo muove il capo dove vuole. Se la donna esce di casa vuol dire che ha la catena troppo lunga. La bellezza serve alle donne per essere amate dagli uomini,la stupidità per amare gli uomini. Gabrielle Coco Chanel Lasciamo le donne belle agli uomini senza fantasia. Marcel Proust Giudica un uomo dalle sue domande piuttosto che dalle sue risposte. Voltaire I fanciulli trovano tutto nel niente, gli uomini niente nel tutto. Giacomo Leopardi 37 a cura di Rò e Steffanson . . . L’Allegra Brigata. . . Coordinatore: Prof. Nando (Igor /"aIgO:*/) Cozzi Caporedattrice: Antinea (Magnete) Di Pietro Responsabile LATEX: Alfredo (Tarlo) Scaccialepre Vignettisti: Francesco (Gonzy) Faenza Mattia (S.O.A.D.) 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