Metamedicina News N.11

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Metamedicina News N.11
Giornalino ufficiale della Metamedicina® di Claudia Rainville
Estate 2015 - N. 11
Metamedicina news
Hanno collaborato: Susanna Berginc, Viviana Cugini, Paula Faravelli, Paolo Segulin
mail: [email protected] - http://metamedicinanews.altervista.org
GUARIRE LE FERITE DEL PASSATO di Viviana Cugini
Guarire le ferite del passato: che cosa significa realmente?
Possiamo davvero lasciarci alle spalle il passato e tutte quelle
ferite emozionali che abbiamo vissuto?
È possibile staccarci definitivamente dalla sofferenza che ci
lega ancora ad eventi, situazioni e persone che, sebbene oggi
rappresentino dei ricordi lontani, talvolta affiorano nella
nostra mente alimentando in noi insofferenza, ansia e rabbia?
Sì, è possibile, molti ci sono riusciti e da quel momento la loro
vita si è trasformata. Ma liberarsi dalle ferite del passato non
significa rimuoverle e basta, o talvolta ignorarle credendo così
di riuscire a superarle.
Se ignoriamo il nostro passato siamo destinati a riviverlo.
Dobbiamo evitare di andare in lotta con il passato per
dimostrare che siamo i più forti poiché, come si sa “ciò che
resiste persiste”.
Guarire le ferite del passato significa sganciarci da tutto ciò
che gli altri hanno detto, pensato, creduto di noi,
soprattutto se a farlo erano i nostri genitori o le persone con le
quali siamo cresciuti. Per guarire dalla sofferenza legata al
nostro passato occorre comprendere quanto sia importante
prendere le distanze dall’ambiente famigliare in cui siamo
cresciuti come pure dall’ambiente scolastico dove abbiamo
mosso i primi passi per crescere e formarci come individui.
Occorre comprendere che in ognuno di noi, che abbiamo
trent’anni o settant’anni, c’è un “bambino” ferito che è
rimasto bloccato in situazioni, eventi emozioni e, da quel
passato, quei dolorosi ricordi ancora oggi, senza rendercene
conto, influenzano la nostra vita, il passato si ripete, ciò che
resiste persiste. Cambiano gli attori, la scenografia, il contesto,
ma la ferita rimane e ci brucia.
Imparare ad accogliere quella parte ferita che ancora oggi vive
dentro di noi, aiutarla ascoltando quel dolore che si porta
dentro da molto tempo senza giudizio e soprattutto senza
paura. Aiutare quel bambino che esiste in noi, significa
aiutarlo a comprendere che forse è giunto a delle conclusioni
affrettate che lo hanno portato a chiudersi e a isolarsi.
Aiutarlo ad osservare che anche chi lo ha ferito sicuramente lo
ha fatto mosso dalle ferite che si porta dentro e perciò a
guardare la situazione da un altro punto di vista, perché c’è
sempre un altro punto di vista, qualcosa che ci è sfuggito,
forse perché non conoscevamo la storia dell’altro.
La sofferenza, come la felicità, spesso la viviamo ripetendo
inconsciamente ciò che abbiamo osservato da piccoli. Se i
nostri genitori erano sempre nel dovere, nel sacrificio, nella
rinuncia e nella lotta è possibile che ancora oggi è questo
quello che viviamo nella nostra vita? Soprattutto con noi
stessi?
Forse perché abbiamo interpretato, frainteso, parole
atteggiamenti di chi ci stava vicino, crescendoci.
E se a crescerci non erano neanche i nostri genitori, ma una
sorella o un fratello più grande, magari di soli pochi anni,
come spesso si sente raccontare dai partecipanti dei seminari
di Metamedicina, possiamo comprendere che a crescere un
bambino era un altro bambino, forse smarrito e spaventato per
questa responsabilità, sicuramente arrabbiato per dover
rinunciare precocemente alla sua età più bella, la fanciullezza.
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Se riconosciamo che c’è un altro punto di vista sul quale
portare il nostro sguardo, possiamo avere compassione per
l’altro, perché incominciamo a capire che anche nell’altro c’è
una ferita non guarita che lo ha spinto a fare ciò che ha fatto, o
peggio, a rinunciare a prendere il suo posto come genitore.
Il bambino che siamo stati, il bambino che abbiamo dentro
Solo la forza dell’amore dentro di noi, ci conduce verso la
trasformazione e al superamento di copioni che si ripetono,
anche se cambia il palcoscenico, cambiano gli attori, cambia
la scenografia, comunque e da qualsiasi punto di vista tu la
possa guardare vedi sempre scritta la parola sofferenza.
La ferita arriva da una parte immatura, il bambino che siamo
stati, che si è sentito vittima delle circostanze delle azioni od
omissioni e soprattutto delle aspettative degli altri. Un
fanciullino dipendente da ciò che altri volevano e decidevano
per lui, spesso senza neppure chiedere il suo parere, dando per
scontato di sapere quello che era giusto fare per quel bambino.
Ignorando l’unica cosa che quel bambino voleva era un
abbraccio, una carezza e una parola di conforto o di
incitamento, bravo sei speciale, ti voglio bene, sono
orgoglioso di te!
Questa parte bloccata immatura attende il nostro aiuto per
crescere per maturare e divenire un adulto consapevole che la
vita è qualcosa di ben diverso da tutto ciò che gli altri hanno
creduto e ci hanno trasmesso. Che la vita, se liberate le paure e
le ferite del passato, è pronta a donarci ogni istante attimi di
pura gioia e a stupirci se impariamo ad osservarla come un
bambino che non è stato ancora violato dalla paura dei
“grandi”.
Imparare che ciò che seminiamo prima o poi
raccogliamo. Che il problema non è l’altro fuori da te,
nemmeno la situazione la circostanza o la sfortuna, ma forse
sono tutti segnali che ci servono per fermarci e riflettere su
dove siamo oggi e se stiamo fluendo nella vita o se andiamo
nella direzione contraria; se ci boicottiamo invece che
realizzarci ed esprimere chi veramente noi siamo.
Il bambino che sei stato sta bussando alla tua porta, sta
richiamando la tua attenzione, per farti prendere coscienza
dove lui è stato bloccato o dove si è paralizzato per la paura di
non essere degno di amore. Può essere che siamo rimasti
bloccati nella critica, nel giudizio, nell’incomprensione?
Alcune domande da porsi
La via della liberazione passa attraverso l’accoglienza,
l’ascolto, di questa parte di noi stessi che è solo rimasta
bloccata, spesso in interpretazioni, dove ha tratto delle
conclusioni che, a volte, sono inappropriate.
Se quella parte immatura non ha il tuo sostegno, il tuo aiuto, la
tua comprensione, il tuo amore, non sente che credi in lei, che
la incoraggi riconoscendo che ha tutto per farcela, che quelle
situazioni sono venute ad insegnargli qualcosa, che quel
qualcosa porta con se un dono meraviglioso che sta solo
aspettando di essere colto.
Se accade tutto questo, corriamo il rischio che la parte
immatura diriga la nostra vita alimentando in noi paura,
insicurezza, dubbi e sofferenza.
Perché allora non invertire la rotta e iniziare a credere che
quell’esserino che c’è in noi è speciale e riconoscerlo
affermando a noi stessi:
“SEI GRANDE!”
“TE LO MERITI!”
“RICOSCO I TUOI TALENTI!”
“SONO QUI E TI AIUTO A PORTARE LA LUCE A QUEL
BELLISSIMO DIAMANTE CHE SEI!”
Sì, ora sono qui e non ti lascio più per nessuna ragione al
mondo. Sono con te, senza critiche ne giudizi, senza dubbi nè
incertezze, credo in te, ti sostengo.
Le ferite del passato sono un dono
Dentro quel passato c’è un dono, una grande luce che aspetta
solo la tua autorizzazione per risplendere.
Cosa stai aspettando? Hai la capacità di realizzare tutto ciò
che vuoi. Credici!
Quell’idea che ti è arrivata è per te, hai tutto per portare
compimento quel progetto.
Solo tu puoi creare la magia, solo tu puoi creare il tuo
miracolo, ma se lo stai aspettando dagli altri, ciò che accadrà è
che metterai in cantina il tuo progetto, alla fine concluderai
che non era per te, che non ne avevi il diritto.
Solo quando tu autorizzi te stesso, ad essere felice
gratificandoti per tutto ciò che ogni giorno realizzi, arriverà
dall’esterno l’autorizzazione, l’apprezzamento che tanto
attendi.
Sai, sono arrivata a sperimentare un problema fisico di salute
per capire ciò che la vita mi stava insegnando.
Caro amico, non aspettare di essere felice, agisci ogni istante
come se la felicità fosse la tua pelle, qualcosa che vive con te
e che ti identifica. Cerca di avere sempre un pensiero di amore
e di indulgenza verso di te anche se quell’azione sai che l’hai
compiuta per ripicca o per rivalsa, ma riconosci che a muovere
quell’energie erano soltanto le tue ferite e non la tua volontà di
ferire. Diventa consapevole che sei speciale e che meriti il
meglio dalla vita!
Credi in te stesso senza smettere di riconoscere che in ogni
istante possiamo essere d’aiuto con il nostro esempio a chi ci è
accanto, lascia andare la critica, il perfezionismo, lo sforzo, la
sfida, l’arrivismo, sono solo giochi dell’ego per tenerti
nell’immaturità.
Il momento di cambiare
Agisci consapevolmente ora! La vita è adesso!
Guarisci le ferite del passato, altrimenti continuano a tornare.
Non rimarranno nel passato dov’è il loro posto, ma
continueranno a vivere nel qui e ora, rimontando i vecchi
copioni, ripresentandoti le vecchie dinamiche intrise di vecchi
rancori e risentimenti. Quando ho detto “basta!”, ho
incontrato sulla mia strada tante persone che mi hanno teso la
loro mano, che mi hanno guidata nel cammino di risveglio,
perché io potessi prendermi cura della mia parte immatura
portandola giorno dopo giorno a diventare adulta.
A volte torna il gioco dell’ego, che vuole ripropormi i vecchi
copioni attraverso le forme pensiero.
Il pensiero lo puoi osservare, e se lo osservi lo cambi quando
vuoi, e puoi decidere tu che tipo di pensiero nutrire dentro di
te. Puoi innamorarti di te in ogni momento, perché aspettare?
Ho iniziato a riconoscermi e ad amarmi attraverso il percorso
di Metamedicina, dove la vita mi ha guidata, diventano a mia
volta consulente e animatrice di seminari ideati dalla biologa
canadese Claudia Rainville.
Oggi aiuto le persone a riconoscere e superare le ferite del
passato per vivere una vita nella consapevolezza di credere in
se stessi senza giudizio e paure.
La Vita? Una magia, un gioco bellissimo se conosci le regole,
e sai come giocare.
Puoi vincere? Sì, puoi davvero vincere!
Vedi l’articolo completo al link:
http://ilvolodellecolombe.it/guarire-le-ferite-del-passato/
IL TRADIMENTO IN METAMEDICINA (seconda ed ultima parte)
In realtà il tradimento è l’ultimo atto di una serie di capitoli
che hanno già segnalato il disagio. E’ semplicemente la
conclusione di un cammino, già evidente da parecchio tempo.
Il tradimento quindi non è una fine, ma un punto di partenza.
E la coppia a questo punto deve per forza fare una scelta:
prendere il tutto come opportunità di crescita per ricreare una
coppia nuova, salda, che si apra ed inizi a comprendersi,
oppure chiudersi nel dolore, che inevitabilmente porta alla
separazione o al rimanere assieme senza cambiare nulla, il chè
in realtà è molto peggio, perché non si vuole comprendere il
messaggio.
Il tradimento è a tutti gli effetti un messaggio. E’ un allarme.
In Metamedicina ogni sintomo fisico o emotivo è un
avvertimento che segnala che c’è qualcosa che non va. Un
tradimento è un messaggio che dice “prendere o lasciare”.
Prendere nella mani le redini della vita di coppia o lasciare
tutto.
Prendere nella mani le redini significa comprendere i
meccanismi che hanno portato a tutto questo. Giù la maschera,
la coppia inizia a svelarsi.
In definitiva il tradimento ha solo messo in luce quello che
c’era già, un dolore, una rabbia, un disagio o un senso di
vergogna che ESISTEVANO GIA’. Non c’è nulla di nuovo
sotto al sole.
Tolta la maschera è necessario chiedersi cosa si è vissuto per
arrivare al tradimento, meglio ancora con l’aiuto di un
terapeuta che lavori con il cuore, attraverso il cuore.
Claudia Rainville insegna che ognuno di noi mette in scena
nella coppia le ferite rimaste irrisolte nella nostra infanzia.
Se da bambini ci siamo sentiti abbandonati può succedere che
siamo diventati (per paura o per difesa) adulti possessivi,
autoritari o forse anche vittimisti. Se invece abbiamo vissuto
l’indifferenza, forse siamo diventati adulti indifferenti, freddi,
o all’opposto arrabbiati e violenti, o celati dietro un mare di
bugie. Queste sono solo delle ipotesi, scelte a caso fra mille,
milioni esistenti: ognuno di noi è un mondo a sé. Proprio per
questo motivo, consiglio vivamente di leggere uno dei
capolavori di Claudia, “Metamedicina delle relazioni affettive:
guarire le ferite del passato” edizioni Amrita: è un libro
scorrevole, veloce e leggero, che con pratici esempi ci porta a
scoprire come le relazioni vissute da piccoli influenzino in
maniera incredibile le relazioni di oggi.
Il tradimento è una forza vitale propositiva che si attiva per
salvare la coppia, ma a patto che ci si metta in gioco, e che si
giochino bene le carte. Il tradimento è la sveglia della coppia e
dice “Ehi svegliatevi! C’è qualcosa che non va!”.
Invece, se la coppia si dice “Andiamo comunque avanti”
senza fare alcun lavoro su di sé, imbocca una strada che la
porta ad un futuro senza futuro. Sono proprio le persone che si
rimboccano le maniche e che pensano “andiamo avanti come
se non fosse successo nulla” quelle che a lungo andare
soffriranno di più, perché si rifiutano di affrontare il dolore.
Non è forza questa, ma paura.
Ma cosa fare se a fuggire, a chiudersi è uno solo, mentre
l’altro vuole affrontare e cambiare?
In questo caso la persona che vuole risolvere sceglie il suo
destino e indirettamente anche il destino della coppia. Chi
sceglie di fare il percorso che il tradimento le mostra, e deve
(o vuole) farlo da sola (senza cioè il sostegno del partner), ha
dalla sua il potere di cambiare la sua vita, di darle il senso che
cerca, di essere finalmente libera. Mentre chi sceglie di non
fare nulla, non ha tutte queste possibilità: è come se chiudesse
la porta alla vita, al rinnovamento. Ma nemmeno in questo
caso dobbiamo arrenderci al facile inganno del giudizio: una
persona che non si sente ancora pronta ad affrontare questo
dolore merita comunque il nostro rispetto, in quanto non è
semplicemente pronta. Un bambino di prima elementare non è
in grado fare un tema di una facciata: ma non per questo viene
giudicato. Diamogli del tempo e prima o poi ci arriva, con i
suoi tempi. Ancora non ha capito che vivere ed affrontare il
dolore ci permette di capirlo per poi accettarlo: e questo
passaggio ci cambia in meglio, ci rende forti e ci conduce
verso una vita piena e felice. Nascondere il dolore spegne le
persone. Nascondere il dolore segnala mancanza di coraggio,
paura di affrontare gli scheletri del proprio armadio. Tutto
questo non porta ad una vita libera e felice. Porta al dolore.
Quindi questo percorso non può essere imposto, può essere
solo scelto: supplicare o minacciare il partner significa
imporre un suo cambiamento perché si adegui alle nostre
aspettative. E inevitabilmente questa imposizione incontrerà
resistenza o comunque una reazione: a nessuno piace
l’imposizione.
Ma c’è un altro importante motivo per cui è importante
scegliere di fare un lavoro su sé stessi: la Metamedicina
insegna che la vita infatti ci porta davanti lo stesso esame, la
stessa situazione, più e più volte, finché non la superiamo. Il
meccanismo è lo stesso della scuola: non passi l’esame?
Allora devi rifare l’anno. Anche se scegliamo di lasciare il
partner che ci ha causato così tanto dolore, è molto probabile
che troveremo, attireremo un’altra persona che ci farà vivere
la stessa emozione, ma magari in modo del tutto diverso.
Susanna Berginc
Pillole di Salute con la Metamedicina
A cura della Dr.ssa Paula Faravelli, Farmacista (C.T.F.) e Consulente di Metamedicina
Con questo numero inizia una nuova rubrica, “Pillole di
Salute con la Metamedicina“ . Ogni volta osserveremo
un sintomo dal punto di vista della MetaMedicina e
comprenderemo, attraverso le sue chiavi, quale
messaggio questo sintomo ci porta. Prenderemo spunto
dal “Dizionario di Metamedicina” di Claudia Rainville .
Con il dizionario e le chiavi vedremo quali sono le
domande che ci prossimo porre per comprendere il
messaggio del nostro corpo.
Il mal di gola
A tutti noi è capitato di provare ogni tanto un disturbo
alla gola. Prima di conoscere la Metamedicina il mio
atteggiamento era quello di reprimere il sintomo con
rimedi dapprima naturali e, in caso di persistenza, anche
farmacologi. Da quando conosco la Metamedicina il mio
atteggiamento è cambiato. Anziché reprimere il sintomo
mi fermo, lo ascolto e vado a vedere che cosa questo
sintomo mi sta dicendo. Vado a comprendere la causa
che lo ha scatenato e, il più delle volte, la risolvo,
consentendo al sintomo di andarsene.
La gola comprende una prima parte dell’apparato
gastrointestinale ( faringe e primo tratto dell’esofago) e
una parte dell’apparato respiratorio ( laringe e corde
vocali ) .
Rappresenta in generale la comunicazione, quindi
quando insorge un sintomo alla gola è possibile che sia
associato ad una paura nell’esprimersi, magari per
paura di ferire qualcuno, di non essere compresi o di
essere messi in ridicolo.
Spesso le patologie della gola vengono definite con il
suffisso -ite che sta ad indicare un processo
infiammatorio (laringite, faringite........).
In caso di infiammazione spesso la paura è associata ad
un’emozione di collera. “ Ho represso le mie parole
invece di tirare fuori la rabbia che avevo dentro ?
“Ho provato frustrazione o rabbia per non aver espresso
ciò che avevo da dire?”
“Mi sento in colpa per aver detto qualcosa che ha dato
dispiacere o ha ferito qualcuno ?”
Se si prova un pizzicore : “Ho paura di esprimere le mie
idee di fronte a una persona autorevole ?”oppure “Ho
paura di essere criticato ,messo in ridicolo, rifiutato a
causa di quello che potrei esprimere ?”
Se c’è un flusso di liquido sieromucoso nella gola :
“Qual’è la tristezza che non esprimo ?”
Se c’è una sensazione di avere qualcosa bloccato in gola:
“ C’è qualcosa che rimane incastrato , che non passa in
ciò che esprimo o vorrei esprimere ?”
Se è presente afonia (abbassamento o perdita della voce)
il sintomo coinvolge anche le corde vocali, che sono due
piccole sporgenze nella parete laterale della laringe, che
con la loro vibrazione fungono da sorgente sonora della
voce. Rappresentano la capacità di esprimersi.
Se sono coinvolte le corde vocali la domanda da porsi
può essere :
Per me parlare equivale a pericolo ?
Se si, a quale episodio può ricondurmi questa
equazione?
Se c’è voce rauca : “Che cosa ho paura di dire ?”
Se è accompagnata da grande stanchezza : “Che cosa mi
rende spossato ? Ho la sensazione di condurre una battaglia
alla quale non vedo soluzione ?”
Se c’è mancanza di voce o afonia è possibile che ci sia
stata una forte emozione che lascia “senza parole”. Può
essere legata alla paura, alla rabbia , al dolore o anche a
una grande gioia. “Ho vissuto una forte emozione che mi ha
lasciato senza voce ?” - “Ho represso una forte emozione
perché preferivo tacere o perché mi sentivo incapace di
esprimere quello che provavo ?”
Se è presente un nodulo alle corde vocali è spesso legato
a un misto di collera, tristezza e senso di impotenza
rispetto alla possibilità di esprimersi.
Ho represso forti emozioni di dolore e di collera durante
una conversazione con uno dei miei cari che mi hanno
spinto a pensare o a dire “ non voglio parlare mai più”?
Provo un senso di impotenza rispetto al potermi
esprimere ?
Quindi l’approccio della MetaMedicina ci permetterà ,
la prossima volta che avremo un mal di gola, di non
vederlo solo come un fastidioso sintomo da eliminare
rapidamente ma ci porterà a consapevolizzare il
prezioso messaggio che il nostro corpo ci vuole inviare.
Fermiamoci e ascoltiamoci !
Arrivederci alla prossima puntata in cui parleremo di
Arti Inferiori. Buona Estate !
Dr.ssa Paula Faravelli
Per maggiori dettagli , esempi ed approfondimenti consultare
“Il Grande Dizionario della MetaMedicina“ di Claudia
Rainville . Edizioni Sperling e Kupfer .