L`ultimo viaggio di Faccini nella sua Torre del Lago

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L`ultimo viaggio di Faccini nella sua Torre del Lago
L'ultimo viaggio di Faccini
nella sua Torre del Lago
li Maestro di Turandot mori giusto 91 anni fa a Bruxelles per un tumore alla gola
Ma sepoltura davanti al lago, descritta da Lorenzo Viani, avvenne 2 anni dopo
di PAOLO FORNACIARI
129 novembre 1924, allora
era un sabato, Giacomo
Puccini spirava a Bruxelles
dove si trovava da venticinque
giorni, ricoverato nella clinica
del dottor Buys Ledoux. Viareggio apprese la disgrazia da
Angelo Magrini, che lo aveva
accompagnato in quel viaggio
e che inviò al sindaco di Viareggio, Luigi Leonzi, il telegramma: «Angustiato comunico morte grande Maestro avvenuta ore 11,30».
L'amministrazione comunale fece subito affiggere il manifesto: «Cittadini, mentre l'anima nostra si apriva alla speranza di rivedere presto tra noi il
Maestro Giacomo Puccini, improvvisa invece è giunta la partecipazione della sua immaturafine».
Subito, il sindaco si mise in
contatto con il figlio del Maestro, manifestando l'intenzione della città di rendere omaggio alla salma dell'illustre concittadino. Antonio Puccini fece sapere che, in attesa di conoscere le disposizioni testamentarie, era stata decisa la
provvisoria sepoltura a Milano, nella tomba di famiglia
dell'amico Arturo Toscanini.
Così, il 2 dicembre, il feretro
giunse nella città lombarda e il
giorno dopo la salina fu tumulata nel cimitero monumentale ambrosiano. Comunque,
per onorare la memoria
«dell'illustre scomparso e perché imperitura resti la gloria di
averlo avuto per molti anni cittadino affezionato» Viareggio,
il 19 dicembre 1924, deliberò
di intitolare la piazza ancora
senza nome, allo sfociamento
della via Marco Polo, a Giacomo Puccini, e di apporre sulle
facciate esterne delle ville del
Maestro a Torre del Lago e a
Viareggio «una lapide per ricordare ai posteri dove il Genio del Maestro Puccini creò le
sue più belle melodie». Le epigrafi delle due lapide furono
dettate da Enrico Pea.
A Torre del Lago le onoranze
ebbero luogo domenica 28 dicembre, con un corteo fino alla villa del Maestro, dove ebbe
luogo lo scoprimento della lapide seguita da un discorso
pronunciato da Arangio Ruiz.
A Viareggio, oltre allo scoprimento della lapide sulla villa al
Marco Polo, il 30 dicembre, al
teatro Politeama fu eseguita la
"Butterfly", con una commemorazione a cura dell'onorevole Innocenzo Cappa.
Viareggio, che il 27 marzo
1900 aveva concesso al Maestro la cittadinanza onoraria e
il 31 ottobre dello stesso anno
gli aveva intitolato la via del
Giardinetto, il 13 marzo 1925,
fece «voto al Governo perché
autorizzi la traslazione della
salma del compianto Maestro
Giacomo Puccini in una cappella gentilizia da erigersi nel
giardino della villa di Torre del
Lago» e nella stessa seduta deliberò che la frazione di Torre
del Lago cambiasse il nome in
Torre del Lago Puccini «a imperitura ricordanza del luogo
che l'immortale Maestro predilesse sopra ogni altro».
Viareggio dovette attendere
il secondo anniversario della
morte per rendere omaggio alle spoglie del Maestro, quando
il 29 novembre 1926, i resti di
Puccini furono tumulati nel
mausoleo che il figlio Antonio
aveva fatto costruire nella villa
di Torre del Lago.
La cerimonia, preparata nei
minimi particolari da un Comitato che ebbe l'alto patronato del Re, fu così annunciata:
«Cittadini, oggi secondo anniversario della sua dipartita le
spoglie mortali di Giacomo
Puccini avranno riposo e pace
nell'Arca da Lui voluta
nell'umile casa di Torre del Lago, presso le cose che ebbe ca-
re. Ripasserà per l'ultima volta, sulla bianca via faticata, la
salma del Grande: il suo Spirito presente è in fremito come
l'arpa di Davide. Mettete al davanzale i vivi colori, le ginestre
già in fiore, le coperte più belle: non è un funerale che passa, Giacomo Puccini non è
morto! Da oggi la fucina del
Maestro fatta Casa della Nazione, sarà meta ai pellegrini
dell'amore sparsi nel travagliato mondo».
La salma del Maestro, partita da Milano domenica alle
ore 20,30, giunse alla stazione
di Torre del Lago, addobbata a
lutto, lunedì 29 novembre alle
ore 7,15. La bara fu subito portata a spalla dai confratelli della Misericordia nella chiesa di
San Giuseppe, che era simile
ad una piccola cattedrale, e
collocata su un catafalco circondato da otto tripodi e quattro pioggioni, gli stessi arredi
dei funerali a Lucca della Duchessa Maria Luisa.
Di fronte al catafalco furono
montate due tribune, per le autorità e per l'orchestra. La chiesa fu adornata di crespo con fasce d'oro e d'argento e sulla
facciata esterna, sopra il portone, il cartello: «A Dio ottimo /
perla grande anima / del Maestro / Giacomo Puccini / nella
sua terra d'adozione / suffragi
lacrime e onoranze».
Una processione di uomini
e donne sfilò commossa davanti alla bara per rendere
omaggio al Maestro. Una moltitudine di gente, giunta dalle
città vicine con treni speciali,
affollò il piccolo paese di Torre
del Lago, invaso da bandiere e
da corone funebri. Come per i
funerali di Milano, è lungo
l'elenco delle personalità che
si strinsero intorno alla famiglia del Maestro riunita nel rinnovato dolore. Ricordiamo il
Maestro Mascagni, in rappresentanza del Ministro alla Pubblica Istruzione, Leonardo Bistolfi per il Senato e gli onorevoli Ciarlan dni, Scorza e Macarini per la Camera. Presenti anche Cesare Riccioni con la moglie Solomea Krusceniski, l'artista ucraina che aveva portato
al successo la "Butterfly" al Teatro Grande di Brescia, dopo le
critiche della prima rappresentazione alla Scala.
Alle ore 14 ebbe inizio la ce-
rimonia funebre subito seguita da un concerto corale e strumentale.
L'orchestra, formata da musicisti dei Sindacati Orchestrali Lucchesi, diretta dal Maestro
Bavagnoli, eseguì il pezzo per
archi "Crisantemi", scritto in
età giovanile da Puccini, poi la
"Canzone della nostalgia" tratta dalla "Fanciulla del West" e
infine la preghiera di "Suor Angelica". Conclusa la cerimonia, il feretro fu portato fuori
della chiesa e sistemato sul carro funebre trainato da quattro
cavalli.
erano fatti quasi l'illusione che
Egli sfuggisse alle leggi che regolano e governano la materia».
Giunto alla villa, il feretro ricevette gli onori militari da un
plotone di carabinieri in alta
uniforme. Seguirono gli interventi degli oratori, l'ingegner
Fausto Franchini, delegato di
Torre del Lago, poi il sindaco
di Viareggio. Il Maestro Pietro
Mascagni, nel suo discorso raccolse alcuni ricordi personali:
«Io tomo qui, dove fui in passato per sentire la Bohème che
egli volle farmi conoscere
quando ancora non era apparsa sulla scena, e la suonò e la
cantò per me, e in questo mio
ritorno si rinnova il dolore che
ebbi due anni addietro quandomi colse all'estero la notizia
della sua morte. Giacomo, il
tuo nome vivrà immortale perché l'arte tua è immortale».
Il corteo si diresse verso il lago, sfilando fra due ali di folla,
sotto una pioggia sottile, facendo brevi soste lungo il percorso per ricevere il commosso e
caloroso saluto della popolazione di Torre del Lago. LorenzoViani scrisse: «Stamani estatici, stupiti, con un silenzio di
grandi occhi aperti, gli uomini
nudi della boscaglia, i cacciatori del luogo, i barcaioli e le loro
donne luttate seguivano il feretro. L'avevano visto tante volte, il Maestro, loquace e arguto
al volante della sua macchina
o al timone della barca che si
Infine Renato Simoni, oratore ufficiale, disse: «Ecco, abbiamo ri condotto Giacomo Puccini alla sua casa, alla casa che è
ancora sua e sua sarà sempre.
Lontano da essa, egli è morto.
Era partito, come soleva, ai
giorni della vita operosa e
trionfale, e la lunga via che percorse era una di quelle che
l'avevano tante volte condotto
verso la battaglia e la vittoria.
Ma dopo la battaglia e la vittoria, Torre del Lago lo raccoglie-
va amorosa e orgogliosa; e
amorosa e orgogliosa lo raccoglie adesso, poiché l'Italia e la
famiglia affidano alla piccola
terra della sua predilezione e
della sua consuetudine la tomba di Giacomo Puccini».
Poi seguì la tumulazione del
feretro nella cappella contigua
allo studio, progettata dall'architetto Pilotti dell'Università
di Pisa coadiuvato dal professor Giulio Luperini. Un ambiente raccolto, caratterizzato
dal motivo semplice e severo
di quattro archi a fondo chiuso, divisi da lesene e contornati da bozze in pietra di Arezzo,
con due bassorilievi in marmo
statuario dello scultore Antonio Maraini e una vetrata e un
mosaico disegnati da Adolfo
De Carolis. La cerimonia si
concluse con l'ultima benedizione alle spoglie del Maestro.
Giacomo Puccini era ritornato
«alla sua casa, in riva al lago,
fra le sue creature...».
Lorenzo Viani sintetizzò così il significato di questo
"ritorno": «Il Maestro anche
nei giorni trionfali, nelle città
strepitose: Londra - Parigi Berlino e nell'Americhe, anelava col cuore e con l'anima alle
nostre terre che con le loro naturali bellezze gli ispirarono
motivi eterni».
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Il maestro Puccini ritratto al pianoforte
a sinistra l 'arrivo del feretro alla stazione di Torre del Lago
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I I feretro dei maestro portato a spalle e avvolto nel Tricolore: Il funerale e l'inumazione a Torre del Lago avvennero II 29 novembre del 1926