rischi per malattie respiratorie e allergiche. Quadro - CCM
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rischi per malattie respiratorie e allergiche. Quadro - CCM
Rivista Scientifica fondata nel 1945 da Gaetano Del Vecchio già diretta da Gaetano e Vittorio Del Vecchio Custodit vitam qui custodit sanitatem Sed prior est sanitas quam sit curatio morbi (Flos Medicinae Scholae Salerni) Le infezioni nelle RSA Epiinfo strumento per la ricerca e per la didattica Strategie preventive per la Neisseria Meningitidis In evidenza in questo numero Periodico bimestrale Volume LXVIII – N. 1 – Gennaio / Febbraio 2012 IgSanPubbl – Issn 0019-1639 www.igienesanita.org In collaborazione con: Direttore Responsabile Augusto Panà Direttore Editoriale Armando Muzzi Redazione Cattedra di Igiene e Medicina Preventiva - Università di Roma Tor Vergata Comitato Scientifico Simona Amato, Giovanni Berlinguer, Antonio Boccia, Albert Bosch, Vittorio Carreri, Gaetano M. Fara, Antonietta Filia, Bertram Flehmig, Elisabetta Franco, Maria Pia Garavaglia, Giuseppe Giammanco, Donato Greco, Antonino Gullotti, Elio Guzzanti, Alessandro Maida, Massimo Maurici, Marck McCarthy, Isabella Mastrobuono, Cesare Meloni, Bruno Paccagnella, Walter Ricciardi, Gianfranco Tarsitani, Giancarlo Vanini Traduzioni a cura di Antonietta Filia Norme editoriali in 3a di Copertina Hanno collaborato a questo numero A. Barbieri, A. Boccia, A. Bodina, C. Bontempi, A. Brizzolara, G.Cammarota, L. Carnevale, S. Castaldi, G.Chiaradia, A. Criscuolo, M. De Giusti, C. de Waure, M. Di Stasio, D. Di Thiene, E. Fanti, C. Filosa, E. Franco, G. Giraldi, L. Grossi, C. Laurino, G. La Torre, A. Mannocci, F.S. Martelli, M. Martelli, P.G. Mazzoli, A. Mengoni, S. Miccoli, M.A. Monteduro, L. morciano, G. Palmieri, C. Palazzo, W. Ricciardi, C. Rosati, V. Scalmato, A. Sferrazza, S. Stori, A. Turri, P. Ursillo, G. Vadruccio, M. Visone, L. Zaratti Edizioni Panorama della Sanità - S.C.a R.L. Piazzale di Val Fiorita, 3 - 00144 Roma Tel. 065911662 - Fax 065917809 IGIENE E SANITÀ PUBBLICA È INDICIZZATA SU MEDLINE E INDEX MEDICUS. Garanzia di riservatezza Il trattamento dei dati personali che riguardano Autori e Abbonati viene svolto nel rispetto di quanto stabilito dalla Legge n. 196/03 sulla Tutela dei dati personali. I dati non saranno comunicati o diffusi a terzi e per essi l’Autore o l’Abbonato potrà richiedere, in qualsiasi momento, la modifica o la cancellazione, scrivendo all’Editore. Igiene e Sanità Pubblica - Periodico bimestrale a carattere scientifico Reg. Trib. di Roma n. 4198 del 19.10.1954 Proprietà artistica e letteraria riservata Accreditato SItI - Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica Rivista Scientifica Le infezioni nelle RSA Epiinfo strumento per la ricerca e per la didattica Strategie preventive per la Neisseria Meningitidis In evidenza in questo numero LXVI.1.2010 • 1 EDITORIALE 2 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica EDITORIALE Ig. Sanità Pubbl. 2012; 68: 3-7 Editoriale Troppa economia ferisce la psiche. Guido Ceronetti1 Crisi economica e salute dei cittadini La Sanità pubblica dovrebbe modificare continuamente le sue attività adattandosi ad ogni cambiamento tecnologico e dei valori sociali2, pur rimanendo stabile la sua finalità di ridurre mortalità, morbosità e disabilità evitabili, ed anche ogni disagio e malessere delle persone. Fin dalle sue origini, la Sanità pubblica ha avuto stretti rapporti con lo sviluppo economico di un Paese, tanto che modernamente sono progrediti in modo parallelo, influenzandosi reciprocamente3. Da quando infatti si è presa coscienza che la dimensione salute era un elemento chiave nella determinazione della “forza lavoro” o della “forza militare” di un Paese, si è ritenuto utile prima che umanitario compiere “uno sforzo organizzato” per proteggere o recuperare la salute (una delle definizioni di Sanità pubblica). A seguire si è accettato il concetto che la tutela della salute è un diritto costituzionalmente protetto4 ed anche un investimento economico per la società5. La salute rappresenta un prerequisito fondamentale per gli obiettivi di sviluppo di ogni società in quanto è attributo indispensabile per la partecipazione alla vita sociale, politica ed economica. La missione di tutelare la salute ha incontrato un ostacolo alla sua realizzazione in presenza di un basso stato socioeconomico della popolazione. La relazione empirica tra povertà e scadente stato di salute, da secoli nota, è ormai un fatto assodato tanto che fin dal primo Rapporto sanitario mondiale della OMS del 1995 si è potuto autorevolmente affermare che “la povertà è la più funesta malattia del nostro mondo”6. Non vi è motivo di dubitare che nei paesi economicamente avanzati, compresa l’Italia, ove sembrava che il problema della povertà fosse diventato marginale, si sia abbattuta, a partire dal 2008, una devastante crisi finanziaria ed economica. Una crisi che, alla nota problematica della povertà-salute, aggiunge ulteriori e meno chiari fenomeni morbosi. Si tratta ora di stabilire se la crisi economica sia o meno un problema di sanità pubblica, se e come modifichi la salute collettiva e l’assistenza sanitaria comportandosi come potente determinante di salute, se richieda nuovi doveri e inconsueti impegni per gli operatori sanitari. Se per problema di sanità pubblica si intende una situazione che desta preoccupazione per la salute collettiva, che invita a trovare una soluzione anche di natura sanitaria, che fa ipotizzare la possibilità di un esito desiderabile, la crisi economica si può agevolmente considerare tale. Anche perché ha toccato le corde più sensibili della disciplina colpendo argomenti quali giustizia sociale, disuguaglianze di salute, disuguaglianze di assistenza sanitaria, ecc.7. La costante crescita economica avvenuta nel 20° secolo nei paesi tecnologicamente avanzati si Igiene e Sanità Pubblica LXVIII.1.2012 • 3 EDITORIALE è accompagnata alla costante diminuzione del tasso di mortalità generale pur presentando oscillazioni correlate ai cicli di espansione e recessione economica8. Se è intuitivo rilevare un aumento della mortalità durante i periodi di recessione appare un fenomeno paradossale osservarlo anche durante i periodi di espansione economica9. Le rapide fluttuazioni sono da considerare fisiologiche ed è un campo ancora incolto lo studio dell’impatto delle oscillazioni economiche sullo stato di salute riferito ai diversi gruppi sociali, agli elementi che agiscono da cause, all’età e genere delle persone colpite e così via10. Le analisi sulla relazione saluteeconomia hanno da tempo dimostrato che lo standard di vita (livello economico) non equivale alla qualità di vita (livello salute) e che la relazione basata su dati riferiti alla media della popolazione non evidenziano le disuguaglianze di salute già presenti e che vengono esacerbate nelle situazioni di crisi economica. Un gran numero di studi ha dimostrato che la crisi economica, e soprattutto un elevato livello di disoccupazione11, incide sulla salute collettiva in termini di peggioramento della salute mentale, di aumento dei suicidi e di tossicodipendenze, di adozione di stili di vita meno salutari (ad es. consumo di alimenti più economici ma a minore valore nutritivo, aumento del fumo e dell’utilizzazione di alcoolici come rimedio allo stress); ed influisce anche sull’assistenza sanitaria a seguito della riduzione di finanziamento dei servizi che diventano sovraffollati, con aumento delle liste di attesa. Non mancano comunque voci discordanti che sostengono che la crisi economica si accompagna anche ad alcuni vantaggi per la salute collettiva12 (come la segnalata riduzione degli incidenti automobilistici per minor consumo di alcoolici)13 o che, quanto meno, le informazioni finora raccolte non sono così evidenti quanto lascia credere l’intuizione. Tant’è vero che Catalano e coll.14, esaminando gli effetti sulla salute somatica, psichica e comportamentale dei tre maggiori meccanismi che si attivano nelle crisi economiche, evidenziano che possono contemporaneamente aumentare o diminuire l’incidenza dei fenomeni patologici nella popolazione. Lo stress, il principale e dominante meccanismo, accompagna la scomparsa o il cambiamento di lavoro, le perdite finanziarie, il calo dello stato sociale ed altri eventi correlati come le liti familiari. D’altra parte, la perdita o la riduzione del tempo del lavoro, ad esempio, fa diminuire lo stress correlato al lavoro stesso, oppure migliora l’osservanza delle regole di sicurezza per un rallentamento dei ritmi lavorativi. Il secondo meccanismo, di frustrazione/aggressione, si sviluppa per il diniego di un compenso atteso, suscitando comportamenti antisociali o il ricorso all’uso di droghe e sostanze alcooliche. Lo stesso meccanismo però può avere un effetto inibitorio sui comportamenti antisociali o il ricorso all’uso di droghe e sostanze alcooliche quando aumenta la paura di perdere il lavoro. Il terzo meccanismo – denominato “effetto bilancio” – mette in moto le risorse disponibili in tempo, energia e denaro per gestire le nuove condizioni ambientali e personali con risultati, a seconda delle circostanze, sia positivi e sia negativi. La crisi economica comporta quindi nuovi doveri e inconsueti impegni per gli operatori sanitari, secondo il tradizionale approccio del miglioramento delle conoscenze epidemiologiche del fenomeno, seguito dal contributo di sostegno ad azioni contrastanti gli avvenimenti, 4 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica EDITORIALE azioni in gran parte extrasanitarie e sicuramente globali15. Analisi econometriche come le misure del livello di sotto-/disoccupazione e delle modifiche dei consumi di beni e servizi sono usate dagli economisti per documentare i disordini economici, accompagnate da indagini qualitative sulla sensazione di insicurezza della popolazione durante i periodi dominati da incertezze economiche. Ma non è un facile compito identificare e testare i meccanismi che collegano la crisi economica ai disagi e malesseri individuali e collettivi in quanto di natura principalmente psicologica e comportamentale16; è necessario adottare inediti schemi metodologici dato che gli effetti da distinguere riguardano sia i soggetti direttamente interessati ma anche, indirettamente, familiari (in particolare mogli e figli) e vicini. Altrettanto impegnativo è cercare di ridurre il diffuso senso di apprensione per le vicende economico-finanziarie, conseguente alla eccessiva informazione ansiogena ed allarmante, fenomeno tipico proprio dei paesi economicamente più sviluppati. Notizie di questo genere, e le modalità con cui vengono diffuse, fanno nascere in molti la sensazione di vivere in un mondo ostile, in cui qualcosa di terribile e senza rimedio potrebbe accadere da un momento all’altro. Ampliando questo discorso, la precarietà che sembra aver investito tutti i settori, partendo da quello economico e diffondendosi di conseguenza a quello lavorativo, relazionale e così via, ha anche minato alcuni punti fissi della vita individuale e collettiva. L’impatto mediatico della crisi economica si avvicina, in certo qual modo, agli episodi di terrorismo laddove i “danni psicologici” superano di gran lunga i “danni somatici”17. La Sanità pubblica si deve far carico anche di come le informazioni devono essere comunicate alla gente, tempestivamente, accuratamente e sopratutto in modo da non suscitare allarmi e paure. Comunicare efficacemente durante le crisi richiede preparazione, conoscenza dei mezzi di comunicazione, capacità di elaborare messaggi e saper gestire i flussi di informazioni18. Questa nota si chiude all’indomani della lettera “segreta” del 5 agosto 201119 con la quale la Banca Centrale Europea entra nel merito dettagliato di ciò che dovrebbe essere la versione italiana della “crisi economica”. La Sanità pubblica, che ha sempre esortato a vivere tutelando e guadagnando salute, potrebbe spingere la popolazione a “vivere con parsimonia” in quanto le due azioni non sono tra loro in contrasto ma, nella gran parte dei casi, sinergiche e consolidate. Un invito che ha lanciato anche l’Economia, non sempre in accordo con la Sanità pubblica, affermando la necessità di una “decrescita economica”. Quest’ultima, secondo i suoi sostenitori, deve riguardare sia il livello individuale, con la scelta di stili di vita detti di “semplicità volontaria”, sia il livello globale, con la modifica delle attività economiche al fine di ridurre l’impatto ecologico, l’impronta ecologica20 e gli sprechi energetici. Evans21 mette in guardia dalla possibilità che la crisi economica «rinfocoli le pressioni di spostare la spesa sanitaria dai bilanci pubblici a quelli privati … dalle persone relativamente sane e benestanti a quelle relativamente malate e indigenti». Un motivo in più per raccomandare di intensificare le attività di prevenzione e promozione della salute. Armando Muzzi, Augusto Panà Igiene e Sanità Pubblica LXVIII.1.2012 • 5 EDITORIALE Note 1 «Ora, questo vomitare ininterrotto stampato e mediatico, economia-economia-economia, questo non occuparsi d’altro delle classi dirigenti, questo sparare addosso alla gente con fucili automatici che c’è una crisi inaudita, mai vista finora, colossale, irrimediabile, ovviamente planetaria, in quale ideale pattumiera finisce - se non l’anima umana - la sostanza mentale, il corpo eterico…» Corriere della Sera, 20 agosto 2011, pag. 51. 2 Si possono elencare una infinità di avvenimenti che hanno sollecitato la evoluzione della sanità pubblica come, ad esempio, i cambiamenti demografici ed epidemiologici, gli sviluppi scientifici e tecnologici, la trasformazione dei sistemi sociali e politici. 3 Non è necessario condividere o meno il concetto di sviluppo che ha subito, negli ultimi decenni, una sostanziale identificazione con quello di sviluppo economico, inteso come crescita continua del PIL, mentre vengono recuperate nella teorizzazione e nelle analisi empiriche sullo sviluppo, nonché nelle strategie politiche, dimensioni non economiche precedentemente ignorate, come quella del benessere e qualità di vita (Editoriale. Qualità della vita nelle provincie italiane. IgSanPubl 2009; 65: 3-8). 4 Maciocco G. Evoluzione storica del diritto alla salute. Cfr. http://www.master-sistemisanitarimedicinenonconvenzionali.org/wp-content/uploads/2011/04/Centenario_Maciocco_P.doc (reperibile nel gennaio 2012). 5 Dicembre 2011 è il 10° anniversario della pubblicazione del famoso Rapporto della Commissione “macroeconomia e salute” della WHO che documenta come un migliore stato di salute porta ad un aumento della ricchezza in termini di guadagno di produttività e di PIL (Report of the Commission on Macroeconomics and Health. Macroeconomics and Health: Investing in Health for Economic Development Commission on Macroeconomics and Health. Geneva 20 December 2001). Cfr. http://whqlibdoc.who.int/publications/2001/924154550x.pdf (reperibile nel gennaio 2012). 6 WHO. The world health report 1995 - bridging the gaps. Geneva 1995. Cfr. http://www.who.int/ whr/1995/en/index.html (reperibile nel gennaio 2012). 7 Editoriale. Sanità pubblica e giustizia sociale. IgSanPubl 2010; 66: 267-71 8 Tapia Granados J.A. Increasing mortality during the expansions of the US economy, 1900–1996. International Journal of Epidemiology 2005; 34: 1194–1202 9 Khang YH, Lynch JW, Kaplan GA. Impact of economic crisis on cause-specific mortality in South Korea. International Journal of Epidemiology 2005; 34: 1291-1301. 10 McKee M, Suhrcke M. Health and economic transition. International Journal of Epidemiology 2005; 34: 1203-6; Ruhm CJ. Mortality increases during economic upturns. International Journal of Epidemiology 2005; 34: 1206-11. 11 Il rapporto lavoro-salute assume una valenza particolare nelle crisi economiche in quanto in esso si fondono tutti gli elementi distintivi insiti nel concetto stesso di salute (soddisfacimento di tutte le categorie di bisogni umani, secondo la teoria dei bisogni di Maslow e suoi perfezionamenti). 12 Catalano R, Bellows B. Commentary: If economic expansion threatens public health, should epidemiologists recommend recession? International Journal of Epidemiology 2005; 34: 1212–13; Stuckler D, Basu S, Suhrcke M, Coutts A, McKee M. The public health effect of economic crises and alternative policy responses in Europe: an empirical analysis. Lancet 2009; 374: 315-323. 6 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica EDITORIALE Kentikelenis A, Karanikolos M, Papanicolas I, Basu S, McKee M, Stuckler D. Health effects of financial crisis: omens of a Greek tragedy. The Lancet 2011; 378: 1457-1458 14 Catalano R, Goldman-Mellor S, Saxton K, Margerison-Zilko C, Subbaraman M, LeWinn K, Anderson E. The Health effects of economic decline. Annu. Rev. Public Health 2011; 32: 431–50. 15 La soluzione delle crisi economiche globali, che si accompagnano alle crisi ecologiche globali, richiedono massicci interventi statali con investimenti in tecnologie “verdi”, in salute, in istruzione, in servizi alla persona ed incentivi per ridurre sprechi e consumi inutili (De Vogli R, Gimeno D. The G20 and the three global crises: what prospects for global health? J. Epidem. Comm. Health 2010; 64: 99-100). 16 Si da per scontato che la ricerca epidemiologica non sia limitata ai soli problemi biomedici, avendo acquisito in questo campo sofisticate metodologie investigative, ma sia in grado di affrontare tutti i problemi connessi alla salute individuale e collettiva. Finalità generale della ricerca epidemiologica è infatti stimare il grado con cui condizioni e/o esposizioni determinano rischi di malattie, cercando di conoscere cioè il rischio di malattia che può essere attribuito a determinate condizioni e/o esposizioni. 17 Le conseguenze psicologiche possono rivelarsi sotto forma di stati di angoscia (ad es. insonnia, paura, ansia, sensazione di vulnerabilità); di modifiche comportamentali (ad es. azioni inconsulte, rinuncia alle incombenze sociali, aumentato consumo di nicotina, alcool ed altre droghe); di manifestazioni di sintomi psicosomatici ed attacchi di sintomi clinicamente non spiegabili; di sintomatologia francamente psicologico/psichiatrica (ad es. malinconia, irritabilità, dissociazione) fino a vere malattie psichiatriche come depressione e disordini post-traumatici (Compton MT, Kotwicki RJ, Kaslow NJ, Reissman DB,Wetterhall SF. Incorporating mental health into bioterrorism response planning. Public Health Reports 2005; 120: 16-19, supplement 1) 18 Si era a suo tempo asserito che «sono infatti ancora numericamente insufficienti i medici competenti nella poco familiare disciplina della comunicazione al grande pubblico dei rischi per la salute. Pochi hanno ricevuto una formazione sui metodi per promuovere una efficace comunicazione in grado di informare senza creare allarmismi o false cognizioni. Se per i medici clinici questo compito è stato reso obbligatorio nei riguardi dei singoli soggetti, di norma malati (consenso informato), ancora non lo è per i medici di Sanità pubblica. É tempo, onde evitare situazioni simili a quella raccontata, di apprendere la scienza e l’arte di rilasciare chiari, sintetici, efficaci comunicati in modo da informare senza spaventare ed educare senza provocare allarmi» (Editoriale. “Igiene e Sanità pubblica” e comunicazione al pubblico. IgSanPubl 2006; 62: 571-75). 19 Cfr. http://www.ilpost.it/2011/09/29/la-lettera-della-bce-al-governo/ (reperibile nel gennaio 2012). 20 La relazione tra il consumo umano di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle. In Italia l’impronta ecologica è stata e viene calcolata non solo per l’intera nazione, ma anche su scala regionale e locale. Il Cras (Centro ricerche applicate per lo sviluppo sostenibile) ha calcolato l’impronta per le Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana; l’Istituto Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità, costituito dalle Università di Torino e di Brescia, ha calcolato l’impronta ecologica per la province di Ancona, Ascoli Piceno, Cagliari, Forlì-Cesena, Pesaro Urbino, Siena e per il comune di Follonica. 21 Evans R. Unhealthy markets: financial crisis, fiscal crisis … health care crisis? J. Health Serv. Res. Policy 2009; 14: 68-9 13 Igiene e Sanità Pubblica LXVIII.1.2012 • 7 Rivista Bimestrale “Igiene e Sanità Pubblica” è una delle più autorevoli riviste EDITORIALE italiane del settore, fondata nel 1945 dal Prof. Gaetano Del Vecchio, Medico Provinciale di Roma, che la diresse insieme al fratello il Prof. Vittorio Del Vecchio, già Direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università “La Sapienza” di Roma. Il fondatore stesso volle che gli succedesse nella direzione della rivista il Prof. Augusto Panà, Ordinario di Igiene dell’Università di Roma “Tor Vergata”, che con lui aveva iniziato la sua carriera di Igienista. La rivista in questi anni ha assunto una primaria importanza a livello nazionale ed ha ottenuto riconoscimenti per la qualità di alcuni rilevanti contenuti di sanità pubblica, tra cui l’organizzazione sanitaria e l’ambiente. Da due anni, ha avuto un importante riconoscimento dalla Commissone specifica dell’American Libray che le ha attribuito uno score tra 3,5 e 3,8 corrispondente a “very good” inserendola ufficialmente nel circuito delle riviste indicizzate su Medline e su Index Medicus. La rivista inoltre è accreditata dalla SItI. Sottoscrivi o rinnova l’abbonamento annuale alla Rivista Scientifica SOTTOSCRIZIONE DELL’ABBONAMENTO ANNUALE ALLA RIVISTA BIMESTRALE e 75,00 e 60,00 e 55,00 e 100,00 Abbonamento Ordinario (Enti, Aziende) Abbonamento Personale (Individuale) Abbonamento Socio SItI Abbonamento Estero Nome Ente _________________________________________________________________ ____________________________________________________ CAP. _______________________________________ Città Tel. ______________________________________________ Servizio Cognome Volume singolo e12,00 + e 3,00 a copia per spedizione ordinaria e 10,00 a copia per spedizione con corriere espresso, consegna garantita entro 24/48 ore IMPORTO ORDINE e _____________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________________________________________ ____________________________________________________ Indirizzo _______________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________ Fax ______________________________________________ E-mail Prov. _________________ ___________________________________________________________________________________ Il pagamento anticipato, intestato a EDIZIONI PANORAMA DELLA SANITÀ Società cooperativa può essere effettuato mediante: bonifico bancario Banco di Brescia - IBAN IT84Y0350003212000000035000 (si allega fotocopia) c/c postale n.89920847 (si allega fotocopia) autorizzazione all’addebito su carta di credito CartaSi Visa Mastercard scad. mm aa intestata a: n. ____________________________________________________________________________________ N. Codice di sicurezza (Per VISA e MASTERCARD le ultime 3 cifre stampate sul retro della carta di credito) Ai sensi e per gli effetti dell'art. 13 del d.lgs. n. 196 del 30 giugno 2003, Edizioni Panorama della Sanità scarl informa che i dati personali forniti ai fini della presente iscrizione saranno trattati, con modalità cartacee ed informatizzate, per le finalità istituzionali dell'ente. I dati forniti a Edizioni Panorama della Sanità scarl non verranno comunicati ad altri soggetti, né saranno oggetto di diffusione. Il titolare del trattamento dei dati è Edizioni Panorama della Sanità scarl che ha sede in Roma, Piazzale di Val Fiorita, 3. In relazione al predetto trattamento, è possibile rivolgersi a Edizioni Panorama della Sanità scarl per esercitare i diritti riconosciuti dall'art. 7 del d.lgs. n. 196 del 30 giugno 2003. 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Sanità Pubbl. 2012; 68: 9-18 Parte Scientifica e Pratica Scelte alimentari errate tra scolari adolescenti della regione Campania Giancarlo Cammarota*, Michele Di Stasio*, Carmine Laurino*, Assunta Criscuolo**, Carmela Filosa**, Mariano Visone**, Giuseppe Palmieri **° * ** ° Istituto di Scienze dell'Alimentazione, CNR, via Roma 64, 83100, Avellino Associazione Uniti contro le Malattie Neoplastiche, Onlus, via Iervolino,115, 08040, Poggiomarino (Na) Istituto di Chimica Biomolecolare, CNR, traversa La Crucca 3, 07100, Sassari Parole Chiave Alimentazione, Ragazzi, Obesità, Rischio di cancro Riassunto Un campione di 1.066 scolari tra i 15 ed i 16 anni della scuola secondaria di secondo grado, in Campania, ha compilato un questionario ad hoc su alcune abitudini alimentari. Il nostro studio rileva una associazione tra il consumo di diverse tipologie di bevande alcoliche. Le scelte di bevande gassate durante lo spuntino, sia mattutino che pomeridiano, sono associate tra loro e con l'utilizzo di macchinette distributrici. Inoltre, il 28.8% del campione consuma carni rosse più di tre volte a settimana; frequente è anche il consumo di carni bianche. Unhealthy food choices of adolescent schoolchildren in the Campania region (Italy) Key words Nutrition, Adolescents, Obesity, Cancer risk Summary A questionnaire study to evaluate the eating habits of a sample of adolescents was conducted in 2009-2010 in Campania (Italy). The study involved 1,066 secondary school students aged 15 to 16 years. Fifty-two percent of participants were male and 96% lived in an urban area. Questionnaires were self-administered and anonymous. Results show an association between the consumption of different types of alcoholic beverages. Adolescents who drink carbonated beverages as a mid-morning snack tend to do the same during the mid-afternoon snack. Moreover, drinking carbonated beverages during morning and afternoon snacks was associated with the use of vending machines. Twenty-nine percent of participating students reported eating red meat more than four times per week. Igiene e Sanità Pubblica LXVIII.1.2012 • 9 G. CAMMAROTA, M. DI STASIO, C. LAURINO, A. CRISCUOLO, C. FILOSA, M. VISONE, G. PALMIERI Introduzione La selezione degli alimenti attraverso il complesso processo della scelta, determina l’assunzione dei nutrienti, per il mantenimento dello stato di salute, per il corretto bilancio energetico e lo sviluppo plastico di organismi durante la fase di crescita. Una dieta impropria durante la adolescenza può però determinare l’obesità, la insorgenza di malattie croniche come il diabete di tipo 2, l’ipertensione, la malattia coronarica e aumentare il rischio di cancro [1, 2, 3, 4]. L’uso di bevande alcoliche, specialmente se non occasionale deve essere prevenuto negli adolescenti per evitare assunzioni elevate e prevenirne l’assunzione da adulti. Un consumo da 10 a 60 grammi al giorno incrementa il rischio di cancro della mammella dal 9% al 41% mentre quantità più elevate sono tossiche per il fegato [5]. Le bevande gassate zuccherate sono maggiormente consumate durante gli spuntini, quando la scelta alimentare è meno controllata per la qualità e la quantità [6, 7]. Sono particolarmente insidiose, non solo per la loro composizione (alta concentrazione di zuccheri semplici, scarsa presenza di fibre) ma anche perché sostituiscono succhi di frutta e acqua [8]. Le calorie assunte questo tipo di bevande si sommano a quelle degli alimenti, spesso già di per sè molto calorici, consumati durante gli spuntini. I distributori automatici forniscono alimenti, sicuri da un punto di vista igienico, in porzioni singole, anche in contesti nei quali sarebbe difficile una diversa erogazione, tuttavia la possibilità di scelta ricade su alimenti ricchi in grassi saturi, zuccheri e poveri in sali minerali e vitamine. Inoltre l’uso dei distributori è stato associato negativamente con il consumo di frutta [9]. Diversi ricercatori hanno studiato le correlazioni tra il consumo di specifici cibi durante l’infanzia e l’adolescenza ed il suo impatto con il rischio di cancro. È stato dimostrato che l’eccessivo consumo di carne rossa, burro e fritture nonché un più elevato indice glicemico durante questa fase di crescita sia correlato ad un aumento di cancro nell’età adulta; viceversa, un ridotto rischio è stato associate con il consumo di grassi vegetali, fibre (frutta e verdure) e cibi contenti vitamina E [10, 11, 12]. In generale, il consumo troppo frequente di qualsiasi tipo di carne è stato associato al rischio di cancro in popolazioni caucasiche [13, 14, 15, 16]. Il consumo frequente di carne rossa e dei prodotti trasformati a base di carne rossa è associato positivamente con il carcinoma colo rettale [17], con il carcinoma della mammella [18] e con il cancro alla prostata [19]. Ci sono evidenze che tale rischio di neoplasie 10 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica SCELTE ALIMENTARI ERRATE TRA SCOLARI ADOLESCENTI DELLA REGIONE C AMPANIA non sia correlato alla carne per se (questa contiene potenziali anticancerogeni, quali acidi grassi polinsaturi omega-3 e coniugati di acidi linoleici), ma possa riflettere una più elevata assunzione di cancerogeni e pro-cancerogeni (questi ultimi possono venire attivati dai vari metodi di processamento e cottura della carne) contenuti nei grassi di origine animale, il tutto associato alla coesistenza di particolari assetti genomici o genotipi predisponenti [20]. La carne è anche ricca in grassi saturi e colesterolo; pertanto, il suo frequente consumo può favorire l’obesità e le malattie cardiovascolari. La Campania ha una percentuale di sovrappeso e obesi più alta della media nazionale [21]. Lo scopo principale di questo studio è la identificazione di alcune “tipologie” di comportamenti alimentari che vedano associate scelte scorrette, per indirizzare interventi informativi ed educativi. Materiali e metodi Il campione che ha fornito questionari utili era costituito da 1.066 studenti frequentanti la scuola secondaria di se condo grado nella regione Campania, 558 maschi e 508 femmine, nell’anno scolastico 2009-2010. Poiché nella fase adolescenziale le abitudini alimentari possono essere fortemente dipendenti dalla fascia di età abbiamo scelto un range molto piccolo, solo gli studenti con età compresa tra 15 e 16 anni sono stati invitati a partecipare. Il 47,7% del campione aveva 15 anni e il 52,3% 16 anni. Tutti gli studenti erano residenti in Campania, il 95,6% in aree urbane. Le scuole coinvolte sono state scelte casualmente, nelle sole aree urbane, al fine di avere un campione più omogeneo. È da sottolineare che nelle aree urbane a forte industrializzazione il rischio di cancro sia più elevato e non strettamente correlato alle sole abitudini alimentari [22, 23]. In Campania, è stato dimostrato un rischio maggiore di cancro nelle aree urbane sia per i maschi che per le femmine [24]. Genitori e studenti sono stati approfonditamente informati sullo scopo dello studio. Le scuole hanno fornito un permesso scritto e i questionari sono stati compilati in presenza degli insegnanti. Il questionario è stato condotto in maniera anonima, non contenedo informazioni relative al nome ed indirizzo dei partecipanti, rendendone impossibile la identificazione. Ai partecipanti veniva richiesto di indicare se consumavano gli alimenti, indicati in ordine casuale, in un riquadro sulla destra era possibile indicare un numero da 0 a 7 corrispondente alla frequenza Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 11 G. CAMMAROTA, M. DI STASIO, C. LAURINO, A. CRISCUOLO, C. FILOSA, M. VISONE, G. PALMIERI settimanale. Per le bevande gassate zuccherate era richiesto specificamente se venivano consumate durante lo spuntino di metà mattina o di metà pomeriggio. Una domanda riguardava anche l’utilizzo delle macchine distributrici. La validità del questionario è stata stabilita mediante la comparazione con il rilevamento dei consumi (diario di 7 giorni). Lo studio epidemiologico è stato approvato dai Comitati Etici dell’Università di Sassari e dell’Azienda Unità Sanitaria Locale n. 1 di Sassari. Lo studio attuale è da considerarsi una estensione in Regione Campania di una indagine epidemiologica più ampia volta alla definizione dei fattori di rischio in ambito oncologico avviata precedentemente in Sardegna. L’Analisi delle Componenti Principali (PCA) è stata attuata per ridurre la dimensionalità di un insieme di variabili conservando nello stesso tempo la variabilità massima in termini di struttura di varianza-covarianza; la PCA cerca di definire la struttura di varianza-covarianza di un insieme di dati attraverso un sistema di coordinate il cui numero di dimensioni è minore rispetto al numero delle variabili originarie [25]. Dato un insieme di variabili, ad esempio Y, un modello PCA trasforma tali variabili in un nuovo insieme, ad esempio ^ Y, con un nuovo sistema di coordinate avente un numero inferiore di dimensioni, cioè C < M, tuttavia ancora in grado di catturare la maggior parte della variabilità contenuta nell’insieme di dati originario. Ogni coordinata del nuovo sistema trasformato è nota come componente principale. La forza delle variabili per ciascuna delle due componenti mostrate (Tabella 2) è indicata da un coefficiente per ogni variabile, indicando il contributo di ciascuna variabile alla singola componente. L’analisi statistica è stata eseguita con il software STATISTICA versione 8.0. (2008) della StatSoft, Inc. (Tulsa, Oklahoma, USA). Risultati Poiché le bevande considerate non sono essenziali per la dieta, abbiamo considerato, per la frequenza di consumo settimanale, non consumatori solo coloro che non le consumano o che le consumano meno di una volta a settimana (Tabella 1). Per le carni abbiamo usato una soglia diversa; essendo esse un alimento utile al corretto apporto proteico e facendo parte di una sana dieta per i ragazzi, non si poteva utilizzare una soglia così bassa ed abbiamo quindi considerato un consumo superiore a tre volte a settimana come eccessivo [11, 20]. 12 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica SCELTE ALIMENTARI ERRATE TRA SCOLARI ADOLESCENTI DELLA REGIONE C AMPANIA Tabella 1- Percentuali di ragazzi che consumano gli alimenti indicati Frequenza di consumo settimanale ≥1 ≥4 Vino 23,2 Birra 28,4 Liquori 15,8 Bevande gassate spuntino mattina 13.1 Bevande gassate spuntino pomeriggio 17,3 Utilizzo distributori automatici 33,5 Carne bianca 10,1 Carne rossa 28,8 Il numero di giorni a settimana considerato è indicato in alto, in corrispondenza delle percentuali L’1,1% degli studenti non ha completato correttamente il questionario mentre il 9,6% di essi era assente o ha rifiutato di partecipare. La PCA ha identificato due componenti, le quali spiegano il 41.3% della varianza totale nei comportamenti. La Componente 1 è stimata per il 21.7% della varianza nei dati e essenzialmente descrive le associazioni tra bere birra, bere vino e bere liquori. Le tre varianti sono tutte positive, e formano un piccolo cluster; le opzioni appaiono tutte nello stesso quadrante e molto ravvicinate (Figura 1), dunque i ragazzi che bevono birra, bevono contemporaneamente anche il vino e i liquori una o più volte a settimana. In sintesi la Componente 1 rivela un modello di comportamento che è legato al consumo di bevande alcoliche. La Componente 2 è stimata per il 19.6% della varianza nei dati e descrive le associazioni tra bere bevande gassate di mattina, bere bevande gassate di pomeriggio, utilizzare i distributori automatici, mangiare carni rosse, mangiare carni bianche. Tabella 2 - Analisi delle Componenti Principali (PCA): Correlazioni fra le variabili originarie e le prime due componenti Componente 1 Componente 2 Vino 0.31 Birra 0.30 Liquori 0.30 Bevande gassate spuntino mattina -0.04 Bevande gassate spuntino pomeriggio -0.15 Utilizzo distributori automatici -0.20 Carne bianca -0.32 Carne rossa -0.36 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 13 G. CAMMAROTA, M. DI STASIO, C. LAURINO, A. CRISCUOLO, C. FILOSA, M. VISONE, G. PALMIERI Le opzioni sono tutte nello stesso quadrante (Figura 1); i ragazzi che assumono bevande gassate durante lo spuntino di metà mattina, tendono ad assumerle anche durante lo spuntino pomeridiano e ad utilizzare i distributori automatici. I ragazzi che mangiano le carni bianche quattro o più volte a settimana tendono a mangiare le carni rosse con la stessa frequenza, la percentuale del campione che consuma carni rosse più di tre volte a settimana è anche maggiore, come risulta dalla Tabella 1. Il consumo di bevande gassate associato a quello della carne evidenziato dalla Componente 2, è anche tipico nella scelta degli alimenti proposta dai fast food. Figura 1- PCA: Scatterplot dei pesi fattoriali tra le diverse componenti principali 14 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica SCELTE ALIMENTARI ERRATE TRA SCOLARI ADOLESCENTI DELLA REGIONE C AMPANIA Discussione Gli interventi di educazione alimentare possono essere indirizzati meglio se si conoscono i comportamenti alimentari più frequentemente ricorrenti. Questi comportamenti possono essere studiati singolarmente, se si prendono ad esempio in considerazione gli studi sull’effetto che il consumo di singoli alimenti può avere sullo stato di salute, i riferimenti in letteratura sono molteplici, ma lo stato di salute o il futuro stato di salute della popolazione in esame, è influenzato dal consumo complessivo degli alimenti per questo è anche opportuno considerare le associazioni tra i consumi e più in generale le associazioni tra i comportamenti alimentari [26, 27, 28]. Nel nostro studio abbiamo individuato delle associazioni tra comportamenti alimentari che possono influire negativamente sullo stato di salute. Un dato preoccupante viene dal consumo di bevande alcoliche, già rilevato in altri studi sul territorio nazionale [29, 30]; poiché la PCA mostra una forte associazione tra consumo di birra vino e liquori, si può dire che gli effetti negativi dei tre tipi di bevande alcoliche si sommano nei ragazzi consumatori e questo va sicuramente evitato. Dalla PCA risulta che l’utilizzo del distributore automatico è associato con il consumo di bevande gassate. In letteratura, è riportata l’influenza negativa dell’utilizzo del distributore automatico sulle scelte alimentari [31, 32]; il nostro studio evidenzia che la scelta di bevande gassate assunte durante lo spuntino mattutino e pomeridiano sono fortemente associate tra loro e con l’utilizzo di macchinette distributrici, questo identifica una “tipologia” comportamentale verso la quale indirizzare interventi informativi ed educativi. Le bevande gassate che determinano una assunzione notevole di zuccheri semplici vengono associate a spuntini talvolta fatti con gli stessi alimenti disponibili al distributore o con merende talvolta già di per sé molto caloriche. Il consumo di carne sia bianca che rossa con frequenza settimanale maggiore di tre (vedi Figura 1) si posiziona non molto lontano nello stesso quadrante, facendo pensare ad un consumo di carne o trasformati, anche durante gli spuntini, talvolta associato al consumo di bevande gassate. Sempre per il consumo di carni, abbiamo una discreta percentuale di ragazzi che mangia carni rosse quattro o più volte a settimana (Tabella 1); questa abitudine va moderatamente limitata [11, 20], soprattutto se associata con altri alimenti con alto contenuto in proteine. La associazione del consumo di carni bianche e rosse con una frequenza maggiore di tre volte a settimana è emersa dalla analisi dei dati Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 15 G. CAMMAROTA, M. DI STASIO, C. LAURINO, A. CRISCUOLO, C. FILOSA, M. VISONE, G. PALMIERI della PCA e rappresenta un’abitudine alimentare che andrebbe sicuramente evitata. Un suggerimento concreto ai ragazzi, per ridurre questa associazione, oltre al consumo di bevande gassate è di limitare al massimo la frequentazione dei fast food. In conclusione, i nostri risultati possono essere indirizzati a inserire nelle campagne di prevenzione, per una corretta alimentazione, interventi informativi che mettano in evidenza la pericolosità della associazione tra diversi tipi di bevande alcoliche, che indirizzino ad una dieta più sana mediante un più corretto utilizzo del distributore automatico promuovendo il consumo di acqua in sostituzione delle bevande gassate, evidenziando i rischi che un eccessivo consumo di carne nella dieta può apportare al mantenimento di uno stato di salute sano. Ringraziamenti Un particolare ringraziamento ai presidi ed al personale docente delle scuole che hanno partecipato allo studio. Bibliografia 1. Andersen LB, Wedderkopp N, Hansen, HS, Cooper AR, Froberg K. Biological cardiovascular risk factors cluster in Danish children and adolescents: the European Youth Heart Study. Prev Med 2003; 37(4): 363-67. 2. Law M. 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VISONE, G. PALMIERI 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. Belli S, Benedetti M, Comba P, Lagravinese D, Martucci V, Martuzzi M, Morleo D, Trinca S, Viviano G. Case-control study on cancer risk associated to residence in the neighbourhood of a petrochemical plant. Eur J Epidemiol 2004; 19: 49-54. Fano V, Michelozzi P, Ancona C, Capon A, Forastiere F, Perucci CA. Occupational and environmental exposures and lung cancer in an industrialised area in Italy. Occup Environ Med 2004; 61: 757-63. Bidoli E, Franceschi S, Montella M. Cancer mortality by urbanization and proximity to the sea coast in Campania Region, southern Italy. Tumori 1998, 84(4): 460-66. Joliffe IT, Morgan BJT. Principal component analysis and exploratory factor analysis. Stat Methods Med Res 1992; 1: 69-95. Baker M, Robinson S, Wilman C, Barker DJP. Behaviour, body composition and diet in adolescent girls. Appetite 2000; 35: 161-170. 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Parole Chiave Privacy, Lettere d'incarico, Informatizzazione, Dematerializzazione Riassunto Il presente lavoro descrive l'esperienza di un ospedale che ha introdotto un sistema di gestione delle lettere d'incarico informatizzato attraverso l'utilizzo di un software opensource. È stato creato un portale nella rete intranet aziendale per la gestione degli incarichi, i cui attori sono i referenti Privacy, i Direttori di Unità Operativa e il Responsabile del trattamento. L’introduzione di tale sistema ha consentito: la sistematizzazione della gestione delle lettere d'incarico, l’aggiornamento periodico e il controllo delle stesse, l'avvio un processo di dematerializzazione dei documenti. A computerized system for the management of letters of authorization for access to sensitive data in a research and teaching hospital Key words Privacy officer, Letter of authorization, Sensitive data, Digitalization Summary This paper describes the experience of a hospital which has introduced a system of computerized management of letters of authorization for healthcare workers to access sensitive health data, through the use of open source software. A new corporate intranet portal was created with access given only to the privacy contacts of each operational unit of the hospital. Once the privacy contact has entered the relevant user authorizations, these must be approved first by the Directors of the respective operational units and finally by the privacy officer. The introduction of this system has allowed a systematic approach to the management of authorizations for access to health data by hospital staff, regular updating and monitoring of the authorizations and the start of a process of digitalization of documents. Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 19 A. BODINA, A. BRIZZOLARA, G.VADRUCCIO, S. CASTALDI Introduzione La privacy è il diritto alla riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata. I giuristi statunitensi Warren e Brandeis, primi al mondo a formulare una legge sulla riservatezza, si proponevano di considerare atto illecito la lesione della privacy dell’individuo1. Secondo i due autori, ogni individuo ha il diritto di essere lasciato da solo, di proteggere la sua solitudine, cioè la sua vita intima, come ha il diritto di proteggere la sua proprietà privata. Da ciò emerge che il diritto alla privacy veniva costruito come diritto soggettivo e aveva i connotati propri del sentire giuridico di allora espresso dalla logica proprietaria di stampo ottocentesco2,3. Per questo motivo gli strumenti di tutela della privacy vengono modellati tenendo come punto di riferimento gli strumenti previsti a tutela del diritto borghese per eccellenza, ossia la proprietà. Nel tempo il concetto di privacy subisce un’evoluzione estensiva: dal riferimento alla sfera della vita privata il termine privacy arriva ad indicare, negli ultimi anni del secolo scorso, il diritto al controllo sui propri dati personali. La quantità di informazioni personali raccolte da istituzioni pubbliche e private è aumentata considerevolmente ed è finalizzata ad obiettivi diversi, tra i quali l’acquisizione di informazioni utili alla preparazione e alla gestione di programmi di intervento sociale da parte dei poteri pubblici e allo sviluppo delle strategie aziendali private4. La richiesta di tutela della privacy assume un significato nuovo: “(…) La privacy, (…), diventa un modo per promuovere la parità di trattamento tra i cittadini, per realizzare l’eguaglianza e non per custodire il privilegio, spezzando, il suo nesso di identificazione con la classe borghese”5. Tendono, quindi, a cambiare i soggetti da cui viene invocata la tutela della privacy e muta la qualità stessa di tale richiesta. In tal modo la domanda di difesa della privacy oltrepassa il tradizionale quadro individualistico e si allarga in una nuova dimensione collettiva, poiché non viene considerato l’interesse del singolo in quanto tale, ma in quanto appartenente ad un determinato gruppo sociale. Oggi la privacy viene intesa come “sovranità su di sé”6, in un’accezione del tutto nuova, non più limitata, come in passato, ad un diritto alla non intromissione nella propria sfera privata, ma ponendosi come indiscutibile strumento per la salvaguardia della libera e piena autodeterminazione della persona. La normativa sulla privacy vede la sua fonte europea di maggior rilievo nella Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 19957. Già la Convenzione europea dei diritti dell’uomo8 stabiliva che non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria per la sicurezza nazionale, per la pubblica sicurezza, per il benessere economico del paese, per la difesa dell’ordine e per la prevenzione dei reati, 20 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica U N SISTEMA INFORMATIZZATO PER LA GESTIONE DELLE LETTERE D'INCARICO AL TRATTAMENTO DEI DATI ... per la protezione della salute o della morale, o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui. Tale concetto è stato poi riportato nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea9. Essa sancisce che: ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano; tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o ad un altro fondamento legittimo previsto dalla legge; ogni individuo ha il diritto di accedere ai dati raccolti che lo riguardano e di ottenerne la rettifica. A livello nazionale la normativa di riferimento trova fondamento in alcuni principi sanciti dalla Costituzione che riguardano il domicilio, la libertà e la segretezza della corrispondenza e la libertà di manifestazione del pensiero. Attualmente è in vigore il Decreto legislativo (d.lgs.) n.196 dell’anno 2003, Codice in materia di protezione dei dati personali10, che ha abrogato la Legge sulla privacy del 199611. Le finalità del d.lgs. 196/03 consistono nel riconoscimento del diritto del singolo sui propri dati personali e, conseguentemente, nella disciplina delle diverse operazioni di gestione (tecnicamente “trattamento”) dei dati. Lo scopo della legge non è quello di impedire il trattamento dei dati, ma di evitare che questo avvenga contro la volontà dell’avente diritto, ovvero secondo modalità pregiudizievoli. La normativa in vigore introduce alcuni termini fondamentali di cui fornisce una chiara e precisa definizione. In particolare, un dato si definisce personale se riguarda qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale; un sottoinsieme dei dati personali sono quelli sensibili, ovvero quelli idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale10. La legge10 ha previsto una serie di adempimenti che devono essere rispettati da coloro che operano trattamenti su dati sensibili. In particolare coloro che operano in campo sanitario si trovano fortemente coinvolti nel tema della tutela della privacy. Per la natura stessa del servizio svolto, i dati trattati dagli operatori sanitari sono di natura personale e sensibile e soggetti a tutela riguardando lo stato di salute degli interessati. La legge sulla protezione dei dati personali ha obbligato, in questi anni, a mutare significativamente il rapporto tra istituzione e azienda. Consapevole della impossibilità di cambiare repentinamente abitudini consolidate nel tempo, il Garante della Privacy ha voluto sottolineare, fin dall’inizio, la sua funzione di educazione prima della funzione di controllo e poi di repressione. Di fatto i soggetti che il Codice in materia di protezione dei dati personali individua Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 21 A. BODINA, A. BRIZZOLARA, G.VADRUCCIO, S. CASTALDI come i soggetti del trattamento ed in particolare i Titolari ed i Responsabili del trattamento dei dati personali, hanno agito con lentezza nell’adottare le misure minime di sicurezza da applicare al trattamento dei dati. Tale atteggiamento è in parte dovuto alla ritardata emanazione di un regolamento12 che disciplinasse in maniera puntuale la materia delle misure di sicurezza da applicare al trattamento dei dati. Molto tempo è trascorso nella necessità di conciliare le differenti esigenze e le più svariate disparità tra soggetti pubblici e soggetti privati soprattutto se si considera le condizioni di innegabile svantaggio dei soggetti pubblici rispetto agli altri. I tempi lunghi della Pubblica Amministrazione e le modalità con cui il soggetto pubblico adegua il proprio operare alle disposizioni di legge, hanno obbligato il legislatore ad introdurre specifiche deroghe (norme transitorie d. lgs. 196/03)10 al fine di evitare la paralisi di peculiari attività statali per carenza e/o impossibilità a procedere all’attualizzazione delle misure di sicurezza che la norma vigente prevede. In funzione di ciò l’Autorità Garante ha considerato opportuno alleggerire quanto più possibile l’incisività delle misure minime di sicurezza in modo da consentire alla Pubblica Amministrazione di gestire al meglio l’aspetto sicurezza concedendole il tempo necessario per il reperimento delle risorse sufficienti per introdurre tali misure minime di sicurezza nel sistema di trattamento dei dati. Fatta la considerazione, seppur banale, che ogni umana attività comporta un rischio, si considera importante calcolare qual è il livello di esposizione a quel determinato rischio adeguando di conseguenza l’attività. In particolare, in riferimento ai dati personali, i rischi incombenti diventano, con il progredire della tecnologia, sempre più significativi. Nella fattispecie l’azienda sanitaria, che nell’arco degli anni è passata da un sistema di trattamento effettuato tradizionalmente sulla documentazione sanitaria, a sistemi informatizzati che di per sé propongono rischi del tutto nuovi, necessita di un ripensamento dell’intero suo sistema di sicurezza capace di valutare tali nuovi rischi in modo proprio. Un ruolo preponderante nello sviluppo della cultura della sicurezza e della riservatezza ha l’analisi della vulnerabilità dei dati e lo studio di misure idonee alla salvaguardia dell’integrità e della disponibilità degli stessi. L’urgenza di rispondere con rinnovata efficacia all’esigenza di mutare la percezione negativa delle implicazioni legate alla sicurezza e alla riservatezza deve essere indotta dal diffondersi della cultura della privacy e dall’introduzione di strumenti nuovi che semplifichino il raggiungimento degli obiettivi legati agli adempimenti di legge. Proprio le organizzazioni che operano in ambito sanitario devono, molto attentamente, definire al proprio interno modalità operative in applicazione alla normativa vigente. 22 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica U N SISTEMA INFORMATIZZATO PER LA GESTIONE DELLE LETTERE D'INCARICO AL TRATTAMENTO DEI DATI ... Le aziende sanitarie, siano esse sanitarie locali od ospedaliere pubbliche, private accreditate o non accreditate, hanno dovuto in questi anni adeguare le proprie procedure per garantire la tutela della privacy degli utenti e dei dipendenti. Tutte le strutture sanitarie hanno definito procedure per la raccolta del consenso al trattamento dei dati da parte degli utenti perché, è importante sottolineare, il trattamento dei dati personali, da parte di privati o di enti pubblici, a cui non si sottraggono quelli sanitari, è ammesso soltanto con il consenso liberamente espresso dell’interessato, ovvero della persona fisica, giuridica, ente o associazione a cui i dati si riferiscono. Contestualmente sono state predisposte le lettere d’incarico al trattamento dei dati per le persone fisiche che devono essere autorizzate a compiere operazioni di trattamento dal titolare o dal responsabile del trattamento stesso. Il trattamento dei dati deve infatti avvenire secondo le direttive impartite dal titolare del trattamento, ovvero la persona fisica, la persona giuridica, la pubblica amministrazione e qualsiasi altro ente, associazione od organismo cui competono, anche unitamente ad altro titolare, le decisioni in ordine alle finalità, alle modalità del trattamento di dati personali e agli strumenti utilizzati, ivi compreso il profilo della sicurezza10. Il responsabile del trattamento, laddove nominato, è la persona fisica, la persona giuridica, la pubblica amministrazione e qualsiasi altro ente, associazione od organismo preposto dal titolare al trattamento dei dati personali10. L’incaricato è colui che esegue fisicamente il trattamento dei dati; il d.lgs. 196/03 prevede che la designazione dell’incaricato venga effettuata per iscritto con specifica descrizione dei trattamenti autorizzati. È opportuno evidenziare che nessuna persona fisica può trattare dati personali se non ha ricevuto in precedenza un’apposita lettera d’incarico in cui vengono definite le modalità specifiche di comportamento nel trattamento dei dati e, in particolare, il vincolo di assoluta riservatezza su tutti dati con cui essa viene a contatto. Il presente lavoro descrive l’esperienza di un ospedale di ricerca ed insegnamento che ha introdotto un sistema di gestione delle lettere d’incarico informatizzato. La messa in opera e realizzazione di una piattaforma elettronica per la gestione degli incarichi ha trovato la sua ragione nel fatto che sono state perfezionate tecniche organizzative di controllo e verifica dell’ambito di trattamento autorizzato ai singoli che annullano il pericolo, prima esistente, che gli operatori potessero trattare i dati utilizzando sistemi informatici in assenza di autorizzazione. La gestione cartacea delle lettere d’incarico in aziende ospedaliere di grandi dimensioni, in cui il turn-over, soprattutto infermieristico, è molto alto, è dispendiosa sia in termini di tempi sia di risorse. È difficile, inoltre, in un sistema gestito manualmente avere sotto controllo, in tempo reale, la situazione di tutti coloro che devono essere incaricati al trattamento. Diversi sono gli obiettivi perseguiti con l’introduzione di un sistema di gestione delle lettere d’incarico informatizzato: incaricare velocemente, Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 23 A. BODINA, A. BRIZZOLARA, G.VADRUCCIO, S. CASTALDI puntualmente e sistematicamente ogni operatore; avere la possibilità di controllare gli ambiti dei diversi incarichi (il sistema informatizzato contribuisce ad una migliore conoscenza delle varie abilitazioni concesse e consente di definire la mappa dell’uso dei vari software e tipologie di trattamenti effettuati); infine avviare un processo di dematerializzazione, ovvero la progressiva sostituzione della documentazione cartacea. Materiali e metodi Per la costruzione del sistema informatizzato di gestione delle lettere d’incarico è stato utilizzato un software opensource che prevede la possibilità di adattare le proprie funzionalità alle esigenze proprie dell’ospedale che ha commissionato il lavoro. Si tratta di un sistema di workflow management decisamente flessibile in grado di gestire automaticamente il flusso di azioni che devono essere seguite per raggiungere il completamento di tutte le attività concordate. Il responsabile del trattamento dei dati dell’ospedale insieme all’Unità Operativa Sistemi Informativi ed Informatici hanno lavorato insieme per definire la costruzione del sistema. Sono state strutturate lettere d’incarico per profili di incaricati: medici, infermieri, tecnici di laboratorio e di radiologia, tecnici della riabilitazione, personale amministrativo, ausiliari/operatori tecnici assistenziali (OTA)/operatori socio-sanitari (OSS), farmacisti, operatori tecnici di farmacia, assistenti sociali, responsabili del servizio prevenzione. Sono stati anche previsti incarichi per gli studenti sia delle lauree triennali sia delle magistrali sia della scuole di specializzazione in quanto l’ospedale è sede di molti corsi e forma, quindi, molti tipi di studenti. I trattamenti effettuati con modalità non elettronica sono stati prestabiliti per ciascun profilo, mentre per i trattamenti effettuati con modalità elettroniche è stato predisposto un elenco dei software disponibili in ospedale ed è stata data la possibilità di scegliere quelli di interesse per ciascun operatore. Il sistema consente, perchè opportunamente configurato, l’autoformattazione e l’autocompletamento dei campi inserimento per evitare il più possibile errori di digitazione o di valutazione. Al raggiungimento dello stesso obiettivo ha assunto notevole importanza la possibilità di effettuare numerosi controlli automatici sui campi inseriti manualmente dai referenti. Il profilo informatico agli applicativi richiesti abilita l’accesso del personale ai soli dati relativi ai Centri di Responsabilità (CDR) e Centri di costo (CDC) che il sistema automaticamente individua sulla base dell’Unità operativa (ovvero CDR) di appartenenza dell’incaricato. La scelta dei CDR e dei CDC automaticamente collegati dal sistema è stata effettuata tenendo conto delle esigenze lavorative del personale; si pensi agli infermieri che operano su aree di degenza comune a più unità operative, alle esigenze dettate dai turni di guardia interdivisionali, alle peculiarità di alcuni aree, prima fra tutte il Pronto Soccorso ed i blocchi operatori. È stato individuato un referente Privacy all’interno di ciascuna unità operativa, (UO) il quale è 24 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica U N SISTEMA INFORMATIZZATO PER LA GESTIONE DELLE LETTERE D'INCARICO AL TRATTAMENTO DEI DATI ... responsabile di inserire la richiesta di incarico per il personale afferente alla propria UO. Per alcune UO si sono autorizzati più referenti privacy per il numero elevato ed l’elevato livello di turn over del personale presente. Sono state organizzate tre sessioni di un corso di formazione per l’utilizzo del nuovo software a cui erano invitati in prima battuta tutti i referenti privacy di UO ma aperte a tutti gli operatori dell’ospedale. Il momento di formazione è stato anche un ottimo momento di confronto per rivedere, semplificare e rendere il più possibile operativa la procedura che gestisce a livello dell’ospedale tutta il processo informatizzato di incarico al trattamento dei dati. Il corso è stato seguito da almeno un referente per quasi tutte le UO. Per le pochi referenti privacy impossibilitati a seguire il corso di formazione è stato previsto un affiancamento al loro primo accesso al sistema informatizzato d’incarico. Risultati È stato creato un portale all’interno della rete intranet aziendale per la gestione degli incarichi. I referenti Privacy di ciascuna UO di tipo amministrativo e sanitario sono gli unici che possono accedere al portale, previa identificazione, per la compilazione delle lettere di incarico. Una volta entrati nel programma, i referenti privacy visualizzano due pagine: casi (attività svolte) e processi (storico, stato delle attività). Nella sezione casi è possibile effettuare l’inserimento di un nuovo incarico. Ciascun incarico comprende la tabella trattamenti in cui devono essere indicati i compiti e le responsabilità degli incaricati e la possibilità di poter accedere a dati in formato cartaceo e/o elettronico. I trattamenti effettuati con modalità non elettronica sono già individuati nell’incarico informatizzato mentre per i trattamenti effettuati con modalità elettronica devono essere specificati i software d’interesse. L’incarico si completa con l’elenco nominativo degli incaricati; per ciascuno dei quali è richiesta la compilazione di alcune informazioni (per esempio matricola, indirizzo di posta elettronica). Una volta che i referenti Privacy hanno inserito nel software l’incarico, il direttore di unità operativa riceve una e-mail che lo invita a confermare, previa valutazione, gli incarichi stessi. È prevista la possibilità che il Direttore proponga delle revisioni o effettui delle correzioni sulla proposta di incarico avendone verificato la non conformità all’organizzazione stabilita all’interno della propria UO. In questo caso il direttore deve inserire nel sistema la motivazione della mancata approvazione. A questo punto spetta al referente Privacy apportare le modifiche ed inoltrare nuovamente la proposta di incarico per la conferma al Direttore. Questo processo può essere reiterato numerose volte, fino alla definizione di incarichi corretti e confermabili da parte del Direttore. L’incarico confermato dal Direttore deve essere approvato dal Responsabile del Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 25 A. BODINA, A. BRIZZOLARA, G.VADRUCCIO, S. CASTALDI trattamento. Se il Responsabile del trattamento ritiene che debbano essere apportate modifiche all’incarico, deve specificare la motivazione del rifiuto; la lettera torna al referente Privacy per le correzioni e l’iter di approvazione riprende dall’inizio. Nel caso in cui l’incarico venga invece approvato dal Responsabile del trattamento, il sistema produce in automatico un file in formato PDF, che il Responsabile del trattamento deve salvare. Una volta apposta la firma digitale del Responsabile del trattamento dei dati personali sul file precedentemente salvato, il Responsabile stesso dove inserirlo nel sistema come nuovo file sempre in formato PDF per consentire l’archiviazione elettronica del documento. Avendo a disposizione l’incarico approvato e firmato, il sistema spedisce in automatico a coloro che devono gestire la definzione dei profili utenti nei diversi applicativi richesti tante e-mail quante sono le persone incaricate negli incarichi approvati. L’Unità Operativa Sistemi Informativi ed Informatici è responsabile della comunicazione all’incaricato del nome utente e password per ogni applicativo richiesto. Contestualmente alla conferma da parte del Responsabile del trattamento, al referente Privacy e al Direttore di unità operativa viene inviato via e-mail il file PDF dell’incarico con lettera accompagnatoria allegata in cui si specifica la conclusione dell’iter procedurale e la necessità che l’incaricato venga a conoscenza degli ambiti di trattamento a cui è stato autorizzato. Discussione e conclusioni L’introduzione di un sistema di gestione delle lettere d’incarico produce una serie di vantaggi. In primo luogo, la gestione informatizzata consente di sistematizzare la gestione delle lettere d’incarico, avendo la possibilità di verificare in tempi brevi la situazione riguardante gli incarichi di tutti i dipendenti; si riducono significativamente i tempi di recupero della documentazione. Sia chi si appresta ad effettuare il trattamento dei dati personali sia il Titolare del trattamento si trovano nella condizione di agire nella sicurezza di essere e, rispettivamente, di avere incaricato del trattamento, avendo altresì la possibilità di accertarsi, in qualsiasi momento, della sussistenza delle autorizzazioni concesse. Si ricorda che la legge prevede che ogni anno gli incarichi vengano aggiornati13. In una struttura sanitaria, quale quella in oggetto, non solo il numero di dipendenti è elevato ma i dipendenti (non medici) cambiano anche spesso UO di riferimento. Ad ogni trasferimento, seppur interno, il dipendente deve essere nuovamente incaricato dal nuovo Direttore di Unità Operativa e di conseguenza devono cambiare i propri profili di autorizzazione ai diversi sistemi informatici. La gestione informatizzata del processo consente di gestire queste criticità, in modo più efficiente, attraverso un risparmio di 26 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica U N SISTEMA INFORMATIZZATO PER LA GESTIONE DELLE LETTERE D'INCARICO AL TRATTAMENTO DEI DATI ... tempo e persone e con modalità che garantiscono un maggior livello di sicurezza nella gestione dei dati. Si è cercato di introdurre un meccanismo che garantisse l’aggiornamento periodico degli incarichi. Per questo motivo è previsto che l’abilitazione del dipendente per gli applicativi richiesti abbia scadenza annuale. In questo modo il refente privacy è tenuto a rivedere le lettere d’incarico dei dipendenti di riferimento affinchè gli incaricati possano svolgere le attività quotidiane secondo l’autorizzazione concessa. In secondo luogo l’introduzione di un sistema informatizzato consente di eliminare i documenti cartacei con immediato recupero di spazi e tempi. Per spazi si intendono i luoghi fisici di archiviazione della documentazione, mentre la riduzione dei tempi è dovuta all’annullamento dei passaggi manuali del documento e dei relativi rischi di smarrimento e ritardi. Nella fattispecie trattandosi di un ospedale di ricerca ed insegnamento con circa 3.000 dipendenti si ottiene un risparmio in termini di fogli di carta circolanti pari a circa 6.000. Non si dimentichi che la movimentazione di tale quantità di fogli può andare incontro a perdite. Un ulteriore vantaggio di questo sistema è la possibilità di inserire delle personalizzazioni che possano soddisfare le esigenze dell’organizzazione, adottandosi ad una realtà quale quella ospedaliera in continua espansione. In funzione del fatto che le esigenze operative possono cambiare, il sistema è oggetto di continuo adattamento ed opera in modo dinamico rispettando alla lettera i dettami del Codice in materia di trattamento, e nella fattispecie, riguardo alle modalità tecniche da adottare a cura del Titolare e/o del Responsabile del trattamento dei dati personali, ove designato. Nel nostro caso è stata inserita una condizione affinchè l’abilitazione del dipendente per l’accesso agli applicativi elettronici duri un anno. Infatti poiché tutti i dipendenti devono essere informati relativamente alle tematiche di tutela della privacy, è previsto che la loro abilitazione scada se entro sei mesi dall’incarico non dimostrino che abbiano svolto il corso in Formazione a distanza (FAD) sulla privacy. È previsto che il sistema invii e-mail che periodicamente sollecitino l’adempimento del debito formativo. È importante sottolineare come il buon funzionamento del sistema è strettamente dipendente dalla competenza e puntualità nello svolgere i propri compiti del referente Privacy. Particolare attenzione è stata dunque posta nella scelta di quest’ultimo e nel garantire una sua adeguata informazione e formazione sul tema in oggetto. Sono state svolte sessioni di formazione aggiuntive al fine di fornire al referente tutti gli strumenti necessari per svolgere al meglio il proprio ruolo, che non si limita all’inserimento delle lettere d’incarico nel sistema informativo, ma che riguarda la diffusione di un modus operandi all’interno dell’unità operativa che garantisca il rispetto della privacy. Attraverso l’implementazione di un software per la gestione delle lettere d’incarico si è di fatto iniziato ad avviare un processo di dematerializzazione dei documenti; Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 27 A. BODINA, A. BRIZZOLARA, G.VADRUCCIO, S. CASTALDI l’attività di dematerializzazione riguarda diversi aspetti: creazione, firma, archiviazione e conservazione, esibizione del documento informatico14. Per poter avviare la gestione documentale interamente digitale in ambito sanitario per ogni tipo di documento da trattare è necessario aver chiari la valenza organizzativa/operativa/funzionale, gli elementi essenziali e i valori giuridico e medico-legale dello stesso. Il presente lavoro rappresenta un esempio di come sia possibile passare da documenti cartacei a digitali previa l’analisi della situazione esistente e garantendo il rispetto delle prescrizioni di legge e delle necessità operative/gestionali. Bibliografia 1 Warren S, Brandeis L. The right to Privacy. Harvard Law Review 1890 Dec; IV(5). 2 Niger S. Le nuove dimensioni della Privacy. Ora locale 2002 nov – 2003 jan. Consultato il 17 gennaio 2011. Disponibile su: http://www.csdim.unical.it/ospiti/oralocale/30niger.htm 3 Rodotà S. Tecnologie e diritti. Il Mulino. Bologna, 1995. 4 Rodotà S. Teconopolitica. Laterza. Roma-Bari, 1997. 5 Rodotà, S., La privacy tra individuo e collettività, in Pol. dir., Il Mulino, 1974, p.551. 6 Rodotà S. Intervista su Privacy e Libertà. Laterza. Bari, 2005. 7 Unione Europea, Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 1995, 95/ 46/CE,Tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati. (GUCE L 281 del 23.11.1995). 8 Unione Europea, trattato internazionale del Consiglio d’Europa, Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, Roma, 4 novembre 1950. 9 Unione Europea, 2000/C 364/01, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. (GUCE C 364 del 18.12.2000) 10 Repubblica Italiana, Decreto legislativo 196/03, Codice in materia di protezione dei dati personali. (GU n.174 del 29/07/2003 – Supplemento Ordinario n.123). 11 Repubblica Italiana, Legge 675/96, Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personal. (Abrogata dal 1/1/2004 ex d.lgs. 196/2003) 12 Garante per la protezione dei dati personali, Provvedimento a carattere generale, Trattamento dei dati sensibili nella Pubblica Amministrazione. (GU n.170 del 23/07/2005). 13 Repubblica Italiana, Allegato B, Disciplinare tecnico in materia di misure minime di sicurezza, al Decreto legislativo 196/03 (art.27). 14 Ramazzo S, Rosati E, Ferrante M, Pozzato S, Maurici M. La dematerializzazione dei documenti sanitari: criticità e prospettive. Atti del 44° Congresso Nazionali SITI, Venezia, Poster 630. Referente: Prof. Silvana Castaldi Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva - Dipartimento di Sanità Pubblica, Microbiologia e Virologia - Università degli Studi di Milano Via Pascal 36 - 20133 Milano Italia Tel. 00390255038342 - Fax 003902055033144 - [email protected] 28 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica U N SISTEMA INFORMATIZZATO PER LA GESTIONE DELLE LETTERE D'INCARICO AL TRATTAMENTO DEI DATI ... Ig. Sanità Pubbl. 2012; 68: 29-48 Le infezioni nelle residenze sanitarie assistenziali dell’Asl VC: studio di prevalenza Luigina Grossi1, Antonella Barbieri2, Lidia Carnevale3 1 2 3 Coordinatore Infermieristico Area Sviluppo Formazione e Ricerca- Struttura Semplice SITROP- ASL VC. Dirigente Farmacista Struttura Complessa Qualità, Appropriatezza Prescrittiva, URP e Comunicazione-ASL VC-Vercelli. Dirigente Responsabile Struttura Semplice SITROP- ASL VC. Parole Chiave Prevalenza infezioni, Antibioticoresistenza, Uso antibiotici Riassunto Introduzione: la frequenza delle infezioni nelle strutture residenziali per anziani è sovrapponibile a quella delle strutture ospedaliere per acuti, infatti la frequenza con cui compare una complicanza infettiva è pari al 5-10% in pazienti ricoverati in ospedale ed al 516% in pazienti residenti in strutture per anziani (RSA). In Italia, la prevalenza di infezioni nelle RSA varia da 2,7 a 32,7 per 100 residenti. L'obiettivo generale dell'indagine è stimare la prevalenza delle infezioni acquisite nelle RSA dell'ASL VC. In particolare si vogliono perseguire i seguenti obiettivi: evidenziare le molecole antibiotiche più utilizzate e le motivazioni della prescrizione; valutare se l'uso di antibiotici è supportato da esami microbiologici idonei; rilevare la tipologia più frequente di microrganismi e la prevalenza di resistenza. Materiali e Metodi: nelle 14 RSA dell'ASL VC è stato condotto uno studio di prevalenza sulle infezioni, dall'1 luglio al 31 agosto 2010. Sui dati raccolti è stata effettuata un'analisi descrittiva dei risultati. Sono state calcolate le frequenze relative di ogni dato e gli intervalli di confidenza (IC). Nello studio è stato fissato un errore del 5%, corrispondente ad un IC del 95%. Inoltre sono stati utilizzati modelli di regressione lineare multipla per valutare gli effetti delle variabili indipendenti in studio sul rischio di infezione (variabile dipendente). Risultati: la popolazione studiata è di 450 ospiti, di cui 209 con età superiore agli 85 anni. La prevalenza complessiva di infezioni presenti il giorno dello studio è stata pari a 25,5/100 ospiti (IC 95% 21,5%-29,5%). La prevalenza d'uso di antibiotici è pari al 32,4% (IC 95% 28,1%-36,7%). Sono state eseguite 17 (11,6%; IC 95% 6,4%-16,8%) urinocolture, tutte positive. La prevalenza di resistenza per l'Escherichia coli è pari al 12,5% (IC 95% 10,5%35,5%), mentre quella della Klebsiella pneumoniae è uguale al 100%. Conclusioni: I dati ottenuti hanno evidenziato problematiche legate all'elevata prevalenza di infezioni e all'aumento molto preoccupante sia dell'uso di antibiotici sia della antibiotico resistenza, soprattutto fra i batteri gram-negativi. L'aumento delle resistenze a fluorochinoloni, cefalosporine di III generazione e penicilline associate ad inibitori delle beta lattamasi si colloca in un contesto internazionale molto preoccupante per ciò che concerne la futura efficacia delle terapie antibiotiche. Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 29 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE Prevalence of infections in nursing homes in the Vercelli area (Piemonte, Italy) Key words Prevalence, Infections, Antibiotic resistance, Antibiotic use Summary The frequency of infections in nursing homes is similar to that found in acute care hospitals: infectious complications are reported in 5-10% of hospitalized patients and 5-16% of nursing home residents. In Italy, the prevalence of infections in nursing homes ranges from 2.7% to 32.7%.The main objective of this study was to estimate the prevalence of acquired infections in nursing homes located in the territory of the Vercelli (VC) local health unit in northern Italy. We also aimed to assess which were the most frequently prescribed antibiotics among the nursing home guests, the reasons for antibiotics prescriptions, whether their use is supported by appropriate microbiological tests, the most common types of microorganisms isolated and the prevalence of antimicrobial resistance. Methods: the survey was conducted from 1 July to 31 August 2010 in 14 publicly-funded nursing homes in the VC local health unit. Data for each nursing home were collected in a single day. A modified version of the "Healthcare-Associated Infections in European LongTerm care Facilities" questionnaire was used. Only subjects living in the nursing homes for more than 24 hours, who had signs or symptoms of infection or who were being treated with an antibiotic and who gave informed consent, were included in the study. Multiple linear regression models were used to assess the effects of independent variables on the risk of infection. Results: the study population consisted of 450 subjects, 46% of whom aged over 85 years, 24% male and 88% living in a nursing home since more than one year. The overall prevalence of infection on the day of the study was 25.5%. Acquired infections were more prevalent among bedridden and wheelchair-bound guests, those who had undergone invasive procedures and those affected by decubitus ulcers. Thirty-two percent of subjects were using antibiotics. Fluoroquinolones were the most frequently used antibiotics and the most frequent reason for antibiotic use was respiratory tract infection followed by urinary tract infection. In 21% of cases no indication for antibiotic use was identified. 12.5% of E coli strains isolated by urine culture were resistant as were 100% of Klebsiella pneumoniae. Conclusions: the data highlight a high prevalence of infections in nursing homes in Vercelli as well as worryingly elevated frequencies of antibiotic prescriptions and resistance. Introduzione Numerosi studi hanno rilevato che le infezioni ospedaliere rappresentano la complicanza in assoluto più frequente tra i pazienti ricoverati in ospedale [1,2,3,4]. Ulteriori studi hanno evidenziato come le complicanze infettive siano frequenti anche in altri contesti sanitari, quali le strutture residenziali per anziani [5,6,7]. La frequenza delle infezioni nelle strutture residenziali per anziani è sovrapponibile a quella delle strutture ospedaliere per acuti [5], infatti la frequenza con cui compare una complicanza infettiva è pari al 5-10% in pazienti ricoverati in ospedale ed al 5-16% in pazienti residenti in strutture per anziani (RSA), denominate anche Long Term Care Facilities (LTCF) [4,7,8]. In Italia, la prevalenza di infezioni nelle LTCF varia da 2,7 a 32,7 per 100 residenti [5], negli Stati Uniti va da 1,8 a 13,5 infezioni per 1000 giorni di cura [9]. I più frequenti siti di colonizzazione o infezione, nelle residenze per anziani, 30 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA riguardano soprattutto il tratto urinario, il tratto respiratorio, la cute, l’apparato gastroenterico e l’occhio. Le infezioni endemiche sono prevalentemente rappresentate dal tratto respiratorio ed urinario, quelle epidemiche sono riconducibili ad influenza ed a infezioni del tratto gastrointestinale [8,10,11,12]. La diagnosi di infezione nei residenti delle LTCF si presenta complessa in quanto nell’anziano le manifestazioni patologiche sono spesso sfumate o addirittura inesistenti, oppure la sintomatologia può essere segnalata tardivamente con conseguenti interventi terapeutici non immediati o ancora l’anziano potrebbe non essere in grado di comunicare il proprio stato di malessere o potrebbe esserci un accesso limitato ai servizi diagnostici [13,14,15]. Un altro elemento che favorisce l’insorgenza delle infezioni, in comunità, è l’utilizzo non appropriato di farmaci antimicrobici [16,17]. Secondo uno studio anglosassone, gli antibiotici costituiscono la classe di farmaci più prescritta nelle LTCF [18], molto spesso senza il supporto di esami microbiologici o strumentali [19,20]. L’uso inappropriato degli antibiotici genera microrganismi antibiotico-resistenti che sono causa di colonizzazione ed infezione nelle LTCF [21-29]. Infatti in tutto il mondo è segnalato un aumento della prevalenza di microrganismi produttori di beta lattamasi ad ampio spettro (ESBL). Gli enterobatteri produttori di ESBL sono particolarmente temibili essendo resistenti a tutte le penicilline, cefalosporine, ai fluorochinoloni, spesso agli aminoglicosidi e si associano ad un peggiore outcome clinico, provocando maggiori fallimenti terapeutici, permanenze prolungate nelle strutture sanitarie ed aumento della mortalità [30]. In generale il fenomeno dell’antibiotico resistenza nelle strutture per anziani è in continuo aumento e sta assumendo dimensioni preoccupanti [31-33]. Un ultimo aspetto, non per importanza, merita di essere sottolineato: l’impatto in termini etici, socio-economici e clinici, sia per gli ospiti che per i servizi sanitari nazionali. L’obiettivo generale dell’indagine è stimare la prevalenza delle infezioni acquisite nelle RSA dell’ASL VC. In particolare si vogliono perseguire i seguenti obiettivi: • evidenziare le molecole antibiotiche più utilizzate e le motivazioni della prescrizione; • valutare se l’uso di antibiotici è supportato da esami microbiologici idonei; • rilevare la tipologia più frequente di microrganismi e la prevalenza di resistenza. Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 31 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE Materiali e metodi Setting Lo studio è stato condotto nelle 14 RSA dell’ASL VC, considerando solo i posti letto convenzionati, cioè a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Disegno dello studio È stato condotto uno studio di prevalenza, rilevando i dati in un solo giorno in ciascuna struttura. La rilevazione non è avvenuta contemporaneamente nelle diverse RSA per consentire la presenza del responsabile dello studio, presso tutte le strutture, nel giorno prestabilito. Lo studio è stato realizzato tra l’1 luglio ed il 31 agosto 2010. Variabili di interesse Sono stati rilevati dati specifici per ciascun anziano e per ciascuna struttura campionata. Per ciascun anziano sono state rilevate le seguenti informazioni: • Caratteristiche dell’anziano: caratteristiche demografiche (età, sesso), periodo di residenza nella struttura, ricoveri precedenti, incontinenza urinaria e/o fecale, disorientamento, mobilità. • Caratteristiche del profilo assistenziale (il giorno dello studio): presenza di catetere urinario e/o vascolare, presenza di lesioni da decubito e/o altre ferite, terapia antimicrobica prescritta (farmaci e motivo della prescrizione). • Caratteristiche delle infezioni: indagini diagnostiche effettuate, localizzazione dell’infezione e agente eziologico (incluso il profilo di antibioticoresistenza). Le infezioni sono state diagnosticate sulla base dei criteri proposti dall’Association for Practitioners in Infection Control (APIC), specifici per la sorveglianza delle infezioni contratte nelle strutture per anziani [34]. Per ciascuna struttura sono state rilevate le seguenti informazioni: • assetto proprietario (pubblico o privato); • numero di posti letto totali, suddivisi in convenzionati e a pagamento; • presenza di protocolli assistenziali; • risorse umane (numero di medici e infermieri, presenza diurna/notturna di personale infermieristico, numero di altri operatori). Strumenti di rilevazione I dati specifici per gli anziani sono stati rilevati attraverso l’uso dei questionari dello studio HALT (Healtcare Associated Infection in European Long Term-care 32 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA Facilities), impiegati per lo studio di prevalenza delle infezioni in corso nei Paesi europei. Per ciascuna struttura è stata usata una versione breve e rielaborata del questionario HALT. Rilevatori Il responsabile dello studio ha condotto due simulazioni dell’indagine in una RSA per valutare possibili aspetti dubbi degli strumenti di rilevazione adottati, in modo da identificare le eventuali modifiche necessarie e gli aspetti che necessitavano di un approfondimento durante gli incontri di addestramento. I medici e gli infermieri hanno partecipato a quattro incontri (uno per ciascuna RSA partecipante), nel corso dei quali è stato presentato il protocollo di studio e simulata la compilazione della scheda paziente. Consenso informato Prima dello studio, tutti gli ospiti e/o congiunti delle strutture campionate hanno ricevuto dal responsabile della struttura un foglio informativo che descriveva gli obiettivi dello studio e i metodi di rilevazione dei dati. L’adesione all’indagine è stata richiesta tramite consenso scritto del soggetto o, in caso di impossibilità, dei suoi familiari. Criteri di inclusione Sono stati inclusi tutti i pazienti che vivono nelle RSA da più di 24 ore, occupano posti letto convenzionati e hanno dato consenso scritto. Il giorno dello studio i pazienti dovevano essere presenti, essere in terapia antibiotica (per via orale e/o parenterale), presentare segni/sintomi di infezione oppure se i segni/sintomi dell’infezione non erano presenti doveva essere ancora in atto la terapia antibiotica. Analisi statistica I dati raccolti sono stati inseriti in un database informatizzato; come primo livello di studio è stata effettuata un’analisi descrittiva dei risultati. Sono state calcolate le frequenze relative di ogni variabile, accompagnate dal calcolo degli intervalli di confidenza (IC) che forniscono informazioni riguardo la rappresentatività dei valori ottenuti attraverso lo studio di un campione, tenendo in considerazione la variabilità di questo ultimo. In particolare, gli IC per la frequenza forniscono un intervallo di valori attorno alla percentuale calcolata in cui ci si attende di trovare la “vera” frequenza (della popolazione) con dato livello di sicurezza. Nello studio è stato fissato un errore del 5%, corrispondente ad un IC del 95%, con un margine di errore del 5%. Tutti i test usati sono a 2 code, e i valori di probabilità per valori di p<0,05 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 33 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE sono considerati statisticamente significativi. La prevalenza delle infezioni è stata calcolata come il numero di anziani con un’infezione diviso per il numero di anziani a rischio. La prevalenza della resistenza è stata calcolata come proporzione di pazienti con isolamento di microrganismo resistente sul totale dei soggetti in cui è stato isolato quel microrganismo. Come indicatori di esposizione agli antibiotici sono stati usati tre indicatori: il tasso di consumo (numero di DDD/1000 abitanti die), la distribuzione di frequenza delle classi antibiotiche prescritte (rapporto tra il numero di DDD di una classe antibiotica ed il numero totale di DDD) e la prevalenza d’uso (rapporto tra il numero di soggetti che hanno ricevuto almeno una prescrizione e la popolazione di riferimento in un dato periodo di tempo). Per valutare gli effetti delle variabili indipendenti (presenza di catetere urinario e/o vascolare, di lesioni da decubito e/o altre ferite, allettamento/carrozzina, disorientamento, incontinenza) sul rischio di infezione (variabile dipendente), sono stati utilizzati modelli di regressione lineare multipla. Un coefficiente di determinazione multipla (R2) superiore a 0,7 indica una correlazione forte tra la variabile dipendente e quelle indipendenti. Per tutte le elaborazioni è stato utilizzato il software EpiInfo 3.5.1. Risultati Nelle 14 RSA incluse nello studio risiedono globalmente, nei posti letto convenzionati, 450 ospiti di cui 209 (46,4%; IC95% 41,9%-50,9%) con età superiore agli 85 anni. Il 24,2% (IC 95% 20,3%-28,1%) degli ospiti monitorati è di sesso maschile. L’88,2% (IC 95% 85,3%-91,1%) è entrato nella struttura da più di un anno. Le caratteristiche degli ospiti di ciascuna RSA, nel giorno della rilevazione, sono riportate in tabella 1; quelle della popolazione complessiva in tabella 2. La prevalenza complessiva di infezioni presenti il giorno dello studio è stata pari a 25,5/100 ospiti (IC 95% 21,5%-29,5%). La tabella 3 riporta la distribuzione per sito delle 115 infezioni rilevate. Il giorno dello studio, 146 pazienti erano in terapia antibiotica: di questi, 18 assumevano un’associazione di due antibiotici (Tabella 4). In 31 casi non è stato possibile ricostruire il motivo della somministrazione, in quanto non era stata diagnosticata o sospettata alcuna infezione, per tale motivo è stata usata la voce “altro”, con cui si è stabilito di intendere la continuità terapeutica post-dimissione ospedaliera, la profilassi per la sostituzione di catetere vescicole o la profilassi per cure odontoiatriche (Tabella 5). 34 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA Tabella 1 - Caratteristiche demografiche e del profilo assistenziale stratificate per RSA RSA Sesso M Età>85 Intervento chirurgico Catetere urinario Catetere vascoalre Incontinenza LDD Altre ferite Disorientamento Allettamento carrozzina 1 11 8 0 1 0 18 3 1 15 14 2 18 31 1 8 0 58 2 14 35 42 3 5 18 0 0 0 24 0 0 25 15 4 9 21 1 1 0 26 1 1 17 26 5 6 15 0 1 0 24 3 3 14 20 6 2 9 0 0 0 10 0 2 8 11 7 16 6 1 3 0 40 10 13 43 33 8 3 13 0 1 0 16 1 3 9 14 9 5 18 0 1 0 40 1 0 27 31 10 6 10 0 2 0 15 2 2 11 16 11 8 23 2 1 0 30 1 2 29 32 12 5 10 0 0 0 14 1 0 11 17 13 11 20 2 0 0 31 0 2 24 31 14 4 7 5 6 4 11 4 4 4 13 Tabella 2 - Frequenza percentuale e IC 95% delle caratteristiche dell’anziano e del profilo assistenziale Profilo assistenziale % (IC 95%) Intervento chirurgico 2,7 1,2-4,2 Catetere urinario 5,6 3,5-7,7 Catetere vascolare 0,9 0,1-1,7 Incontinenza 79,3 75,6-83,0 LDD 6,4 4,1-8,7 Altre ferite 10,4 7,6-13,2 Disorientamento 60,4 55,9-64,9 Allettamento/carrozzina 70,0 65,8-74,2 Tabella 3 - Prevalenza e IC 95% delle infezioni per sito Sito Frequenza assoluta Bronchite,tracheobronchite, tracheite Infezione vie urinarie Polmonite Infezione cute Infezioni occhio, orecchio, cavità orale Infezioni gastrointestinali Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica Frequenza percentuale IC95% 51 44,3% 35,1-53,9 41 14 5 3 35,7% 12,2% 4,3% 2,6% 26,9-45,1 6,8-19,6 1,4-9,9 0,0-4,7 1 0,9% 0,8-2,6% LXVIII.1.2012 • 35 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE Tabella 4 - Frequenza assoluta delle prescrizioni con associazione antibiotica Antibiotico Claritromicina Ciprofloxacina Levoxacina Azitromicina Nitrofurantoina Ceftriaxone 3 1 5 1 1 Amoxicillina Amikacina 1 Imipenem 1 Piperacillina/ Tazobactam 1 1 Ciprofloxacina 1 Prulifloxacina 1 Norfloxacina 1 Tabella 5 - Motivazione della prescrizione antibiotica Motivo della prescrizione Bronchite,tracheobronchite, tracheite Infezione vie urinarie Altro Polmonite Infezioni occhio, orecchio, cavità orale Infezioni gastrointestinali Frequenza assoluta Frequenza percentuale IC95% 51 34,9% 27,2-43,3 41 31 14 3 28,1% 21,2% 9,6% 2,1% 21,0-36,1 14,9-28,8 5,3-15,6 0,4-5,9 1 0,7% 0,0-3,8% La figura 1 riporta il consumo di antibiotici usati nelle RSA, mentre la figura 2 mostra la distribuzione di frequenza delle classi antibiotiche prescritte. La prevalenza d’uso di antibiotici è pari al 32,4% (IC 95% 28,1%-36,7%). Sono state eseguite 17 (11,6%; IC 95% 6,4%-16,8%) urinocolture, tutte positive, da cui sono stati isolati i microrganismi responsabili dell’infezione ed il loro profilo di resistenza, dovuto alla produzione di beta-lattamasi a spettro esteso (tabella 6). La prevalenza di resistenza per l’Escherichia coli è pari al 12,5% (IC 95% 10,5%35,5%), mentre quella della Klebsiella pneumoniae è uguale al 100%. La tabella 7 riporta i risultati della regressione lineare multipla, da cui è stato ricavato un R2 pari a 0,88. Nelle 14 RSA incluse nello studio, sono presenti 450 posti letto convenzionati e 841 a pagamento. Sette RSA sono private, 3 sono strutture pubbliche a diretta gestione dell’ASL VC e 4 sono strutture pubbliche di proprietà dei Comuni. Il numero degli infermieri e degli altri operatori sanitari e la presenza di personale infermieristico durante le 24 ore è descritta in tabella 8. 36 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA Figura 1 - Consumo di antibiotici espresso in DDD/1000 abitanti die Figura 2 - Distribuzione di frequenza delle classi antibiotiche prescritte. Tabella 6 - Microrganismi isolati e profilo di resistenza antibiotica Microrganismo Frequenza No EBSL Si EBSL Escherichia coli 8 7 1 Proteus mirabilis 4 4 0 Altre Enterobacteriacee 1 1 0 Klebsiella pneumoniae 1 0 1 Proteus spp 1 1 0 Pseudomonias aeruginosa 1 1 0 Altri streptococchi 1 1 0 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 37 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE Tabella 7 - Risultati della regressione lineare multipla Variabile dipendente Infezione Variabile indipendente Allettamento/carrozzina Coefficiente Errore standard t value p-value 0,612 0,493 1,241 >0,05 Altre ferite 0,312 0,607 0,514 >0,05 Catetere urinario -1,046 1,199 -0,872 >0,05 Catetere vascolare 8,963 4,521 1,983 >0,05 Disorientamento -0,141 0,27 -0,522 >0,05 Incontinenza -0,144 0,422 -0,341 >0,05 Intervento chirurgico -3,025 2,958 -1,023 >0,05 0,15 0,717 0,209 >0,05 Lesioni da decubito Tabella 8 - Distribuzione degli operatori sanitari per RSA RSA Infermieri Altri operatori Presenza infermieri 1 3 26 Diurno+reperibilità notturna 2 11 74 H24 3 3 24 Diurno 4 5 20 Diurno 5 3 17 Diurno 6 2 13 Diurno 7 5 39 H24 8 6 18 Diurno 9 6 25 Diurno+reperibilità notturna 10 2 16 Diurno 11 4 44 Diurno 12 7 7 H24 13 5 4 H24 14 6 9 H24 Le risorse umane responsabili dell’assistenza diretta agli ospiti sono nel 21,4% dei casi direttamente dipendenti della RSA, nei restanti casi sono dipendenti da Cooperative con cui le Direzioni delle Strutture hanno stipulato contratti. I medici cui fanno riferimento le RSA fanno parte della medicina di base. In tutte le strutture erano presenti protocolli su: mobilizzazione del paziente, prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito, prevenzione e trattamento parassitosi, prevenzione cadute, gestione biancheria e gestione rifiuti. Nel 92,9% delle 38 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA RSA sono stati riscontrati i protocolli relativi a: prevenzione incontinenza, idratazione, cateterismo vescicale. Nell’85,7% esistevano protocolli inerenti: gestione dei farmaci, igiene delle mani e decesso dell’ospite; nel 28,6% sono stati rilevati i protocolli attinenti a: prevenzione della infezione da legionella, uso dei dispositivi di protezione individuale e cateterismo vascolare. Il protocollo di sterilizzazione c’era nel 64,3% delle strutture, anche se si deve sottolineare che due RSA utilizzavano materiale monouso e due avevano affidato il servizio ad una ditta esterna. Discussione Esistono molti studi in altri paesi Europei e negli Stati Uniti [5,35-43], mirati a determinare la prevalenza delle infezioni nelle strutture per anziani. Il nostro studio è stato il primo condotto nell’ASL VC di Vercelli sulla prevalenza di infezioni e sull’uso della terapia antibiotica. Tra i suoi punti di forza si sottolinea che: • sono state considerate tutte le RSA dell’ASL VC; • la rilevazione è stata condotta dagli infermieri delle 14 RSA partecipanti, con la supervisione del responsabile dello studio, presente alla rilevazione dei dati in ogni struttura; • la rilevazione di informazioni non solo sulle infezioni, ma anche sulle caratteristiche delle RSA (caratteristiche strutturali, personale, protocolli assistenziali) ha consentito di individuare possibili percorsi di miglioramento. Il punto di debolezza è che sono stati inclusi nello studio solo i posti letto convenzionati con l’ASL, perciò non è rappresentativo del funzionamento generale, che comprende anche posti letto non convenzionati. L’indagine ha evidenziato la prevalenza delle infezioni contratte in struttura del 25,5%, che si colloca al di sopra dei valori riportati in letteratura. Studi trasversali condotti negli Stati Uniti hanno stimato una prevalenza che oscilla tra il 6,6% e il 12,9% [36,37,39,41,43]. Lo studio norvegese di Andersen condotto su 13.762 anziani ha riportato una prevalenza del 6,5% [35]. Moro et al., nello studio realizzato in Emilia Romagna, hanno rilevato una prevalenza dell’8,2% [5]. Mettendo a confronto la prevalenza delle infezioni per singolo sito con i dati di letteratura, si osserva che, ad eccezione delle polmoniti, per le quali si stima una prevalenza superiore (12,2% vs.9,3%), la prevalenza degli altri siti di infezione è inferiore. Infatti le infezioni delle vie urinarie sono pari al 35,7% contro il 58,1%, le infezioni della cute ammontano al 4,3% vs. 9,3%; le infezioni gastrointestinali sono pari allo 0,9% contro il 4,7% [44]. Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 39 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE La regressione lineare multipla ha dimostrato che la prevalenza delle infezioni acquisite nella strutture è più elevata negli anziani allettati e/o in carrozzina, in quelli esposti a procedure invasive ed in quelli affetti da lesioni da decubito. Il ricorso a indagini di laboratorio è molto ridotto (11,6%) e non corrisponde agli standard minimi previsti dalle raccomandazioni dell’Infectious Disease Society of America per la valutazione del paziente febbrile o con sospetta infezione nelle strutture di assistenza per anziani [45]. La diretta conseguenza dell’incertezza diagnostica e del limitato ricorso agli esami strumentali e di laboratorio è l’uso inappropriato degli antibiotici, particolarmente negli anziani. Infatti questo studio ha evidenziato una prevalenza d’uso pari al 32,4%, mentre secondo la letteratura è compresa tra il 7 ed il 10% [35,46]. Per quanto concerne l’impiego di antimicrobici, si è evidenziato che sono più utilizzati i fluorochinoloni, seguiti dalle cefalosporine di III generazione e dalle penicilline con inibitori di beta lattamasi. L’utilizzo inappropriato di queste classi antibiotiche sta determinando un incremento delle resistenze batteriche nelle strutture per anziani, infatti per i germi gram-negativi (Escherichia coli, Proteus mirabilis, Klebsiella pneumoniae) si riscontra in letteratura una resistenza del 96,7% per i fluorochinoloni, del 13,6% per il ceftriaxone e del 5,1% per le penicilline associate ad inibitori di beta lattamasi. In analogia ai dati di letteratura, i microrganismi maggiormente riscontrati negli isolamenti microbiologici sono stati: Escherichia coli, Proteus mirabilis, Klebsiella pneumoniae) [18,47]. Tra gli isolamenti solo in due casi sono stati rilevati microrganismi produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL). Stranamente non sono stati riscontrati Staphyilococcus aureus meticillino resistenti la cui presenza nelle RSA, come evidenziato in letteratura, ha carattere endemico. Infatti in alcune LTCF degli Stati Uniti si sono riscontrati tassi di colonizzazione tra gli ospiti per MRSA del 30% [46]. Probabilmente l’esiguità delle indagini microbiologiche, prevalentemente effettuata su campioni urinari, non ha permesso l’isolamento di tale microrganismo [48]. Conclusioni Questo lavoro ha consentito un’ampia visione della realtà nelle RSA convenzionate con l’Azienda Sanitaria Locale di Vercelli. I dati ottenuti hanno evidenziato problematiche legate all’elevata prevalenza di infezioni e all’aumento molto preoccupante sia dell’uso di antibiotici sia della antibiotico resistenza, soprattutto fra i batteri gram-negativi. L’aumento delle resistenze a fluorochinoloni, cefalosporine di III generazione e penicilline associate ad inibitori 40 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA delle beta lattamasi si colloca in un contesto internazionale molto preoccupante per ciò che concerne la futura efficacia delle terapie antibiotiche. A fronte di queste considerazioni è di fondamentale importanza che gli operatori sanitari diventino consapevoli di questi problemi, pertanto si dovranno attuare programmi di sorveglianza sulle infezioni e sull’uso di antibiotici con feedback dei dati, formazione del personale, uso di protocolli di efficacia dimostrata, al fine di ridurre l’uso inappropriato degli antibiotici, da considerarsi beni preziosi da gestire con estrema cautela come le altre risorse non rinnovabili [49]. Bibliografia 1. 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Referente: Dott.ssa Antonella Barbieri Dirigente Farmacista - SC Qualità e Appropriatezza Prescrittiva Tel. 0161/593972 - Fax 0161/593971 [email protected] Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 43 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE Allegato 1 Questionario di struttura Data dello studio nella struttura Numero di studio della struttura Proprietà della struttura Pubblica Privata Numero posti letto Convenzionati Pagamento Presenza infermieri Diurna Notturna Protocolli assistenziali Presenza Assenza Tipo di protocollo Descrizione Numero infermieri Numero operatori sanitari Reperibilità notturna Igiene, antisepsi,disinfezione, sterilizzazione Alimentazione Procedure assistenziali Lesioni da decubito Altri protocolli 44 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA segue allegato Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 45 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE segue allegato 46 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA segue allegato Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 47 L. GROSSI, A. BARBIERI, L.CARNEVALE 48 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LE INFEZIONI NELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI DELL'ASL V C :STUDIO DI PREVALENZA Ig. Sanità Pubbl. 2012; 68: 49-68 Bacterial colonization patterns of periodontal pockets in different ages Francesco S. Martelli1,*, Simone Stori1, Alessio Mengoni2, Marialaura Martelli1, Claudio Rosati 1, Elena Fanti1 1 2 * IRF in Microdentistry, via dell'Ariento 4, 50123 Florence, Italy 1 Department of Evolutionary Biology, University of Florence, via Romana 17, Florence, Italy Author for correspondence: tel: +39 055281619; e-mail: [email protected] Key words Periodontitis, Bacterial infection, Real-Time PCR, Red complex bacteria percentage Summary The aim of this study was to investigate subgingival bacterial composition of untreated Italian subjects with aggressive and chronic periodontitis. The total bacterial load, pathogenic bacteria belonging to "red" and "orange" complexes and Aggregatibacter actinomycetemcomitans were determined by Real-Time PCR in 1216 patients. Data were analysed by looking for relationships between bacteriological parameters, age and periodontal probing depth. The obtained results showed a significant higher number of red complex bacteria in older rather than in younger patients. The total number of bacteria and the presence of A. actinomycetemcomitans did not clearly associate with an age group. Profili di colonizzazione batterica delle tasche parodontali in varie classi di età Parole chiave Parodontite, Colonizzazione batterica, Real-Time PCR, Percentuale dei batteri del complesso rosso Riassunto Lo scopo di questo studio è stato quello di caratterizzare la flora batterica subgingivale di un campione di 1216 pazienti italiani affetti da parodontite cronica e aggressiva mai sottoposti ad alcun trattamento parodontale. L'analisi, eseguita con metodica Real-Time PCR su campioni di placca, ha fornito la quantificazione della carica batterica totale e dei principali batteri responsabili dell'insorgenza e della progressione della malattia parodontale quali Aggregatibacter actinomycetemcomitans e i patogeni appartenenti ai complessi definiti da Socransky “rosso ” e “arancione ”. I dati ottenuti sono stati analizzati per rilevare eventuali correlazioni tra i parametri biologici, età e profondità delle tasche parodontali. I risultati ottenuti hanno evidenziato che la percentuale dei batteri appartenenti al complesso rosso aumenta con l'aumentare dell’età dei pazienti. La carica batterica totale e la presenza di A. Actinomycetemcomitans non risultano invece associate con l'età. Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 49 F. S. MARTELLI, S. STORI, A. MENGONI, M. MARTELLI, C. ROSATI, E. FANTI Introduction Periodontitis is ubiquitous throughout the world’s and is among the most prevalent and costly health problem affecting industrialised societies. The impact of periodontal disease on individuals and communities as a result of the pain and suffering, impairment of function and reduced quality of life they cause, is considerable. The epidemiological data in the literature are few and controversial. The World Health Organization estimates that severe periodontitis occurs in 520% of adults worldwide, while milder forms of disease occurs in approximately 35-50% of the adult population (Petersen et al 2005). There are recent epidemiological studies conducted in industrialized countries that assess the prevalence of periodontal disease. A 30-year study of periodontal conditions in Sweden, showed a significant improving of oral hygiene and periodontal health but interestingly the proportion of Swedish population that suffering of advanced periodontitis remained the same (Hugoson et al. 2008). A study in Norway monitoring the periodontal health of 35 years-old in Oslo from 1973 to 2003 showed improvements in oral hygiene and decreasing of the prevalence of periodontitis over the study period (Skudutyte-Rysstad et al. 2007). In the USA the prevalence of periodontal disease showed a decrease for all racial group from 1988 to 2000, but the burden of periodontal disease remain on the disadvantages and poor population groups (Borrell et al. 2005). A review written by Hugoson et al. for the Sixth European Workshop on Periodontology evaluates the global trends in the change in prevalence of periodontitis over the last 30 years. The data indicate a possible trend of a lower prevalence of periodontitis in recent years in Europe and USA but the reported change is mainly in gingivitis and mild-to-moderate periodontal disease (Hugoson eta l. 2008). According to data published by the Italian Society of Periodontal Disease (SIDP) in 2003, 60% of adults in Italy suffer from various degrees of periodontal disease, 10-14% of which are serious and advanced. There is a drastic increase in the incidence of periodontitis in the 35-44 age range (www.sidp.it). According to our experience the SIDP data are more reliable than those listed above that are probably underestimated. A position paper prepared by the Research, Science and Therapy Committee of the American Academy of Periodontology in 2005 represents the position of the Academy in regard to the current state of knowledge about the epidemiology of 50 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica BACTERIAL COLONIZATION PATTERNS OF PERIODONTAL POCKETS IN DIFFERENT AGES periodontal disease and it replaces the version published in 1996. The paper states that the more important determinants of periodontitis are: - Age - Gender: periodontitis is generally more prevalent in males that in females. - Socioeconomic Status and racial/ethnic differences - Individual genetics profile related to key regulator of the host inflammatory. Evidence suggests that there is a significant genetic component to susceptibility and resistance to periodontal disease. (Zhang et al. 2011) - Smoke: the risk of periodontitis attributable to tobacco, compared to its nonuse, is in the order of 2.5 to 6.0 or even higher (Bergstrom and Preber 1994; Academy Report 2005). - Putative periodontopathogens in subgingival plaque Periodontal disease is a polymicrobic infection of the periodontal tissues caused by pathogenic bacteria and characterised by a more or less progressive destruction of the periodontal ligament and alveolar bone, which may result in tooth loss. According to the latest scientific evidence, periodontal disease is also a risk factor for the development of important systemic pathologies, such as respiratory illness (Wang et al. 2009) cardiovascular problems (Nakano et al. 2009), diabetes (Dunning T. 2009) and pregnancy complications (Katz et al. 2009). The transition from a “healthy” to a “disease-associated” subgingival microbiota can be affected by a number of factors including pH, oxygen levels, temperature, osmotic pressure and oxidation–reduction potential (Socransky & Haffajee 2005). The risk of disease occurrence has also been shown to be variously associated both genetic, microbiological and environmental factors (Stabholz et al. 2010). Periodontitis is traditionally classified as chronic (CP) or aggressive (AP) in relation to some clinical parameters such as the age of onset or detection, rate of progression, patterns of destruction, signs of inflammations and amount of plaque and calculus (1). However, clinical distinction between chronic and aggressive periodontitis is still not clear cut (Armitage & Cullinan 2010). In microbiological terms periodontal disease occurs when there is a destruption in the host-microbe homoeostasis associated with health (Armitage 2010). In particular a form of aberrant inflammation is developed resulting from a shift in the microbial communities of the gingival sulcus from predominantly aerobic, gram-positive, commensal, oral bacterial species to predominantly gram-negative, Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 51 F. S. MARTELLI, S. STORI, A. MENGONI, M. MARTELLI, C. ROSATI, E. FANTI anaerobic, chemorganotrophic, and proteolytic strains organised in a biofilm (Slots & Taubman 1992). The dental plaque presence of members of bacterial species that constitute the “red complex”, such as Porphyromonas gingivalis, Treponema denticola, and Tannerella forsythia, have previously been associated with advanced periodontitis and perimplantitis, while the presence of bacteria of the “orange complex”, such as strains of the species Fusobacterium nucleatum ssp. polymorphum and Prevotella intermedia, has been associated with either initial and moderate forms of periodontitis or with the recovery phase (Socransky et al. 1998). Bacterial species belonging to the orange complex have been found to precede colonization by species of the red complex (Socransky et al. 1998). Moreover, the increased prevalence, proportion and absolute numbers of bacteria in deep periodontal pockets when compared to moderate or shallow pockets have been reported for species of both complexes (Gmur et al. 1989, Socransky et al. 1991, 1998, Simonson et al. 1992, Kojima et al. 1993, Wolff et al. 1993, Ali et al. 1994, Pederson et al. 1994, Kamma et al. 1995, Kigure et al. 1995, Haffajee et al. 1998; Socransky et al 2000). More recently, strains of the species Aggregatibacter (ex Actinobacillus) actinomycetemcomitans have been claimed to be among the most important etiological microorganisms involved in aggressive forms of periodontitis (Heubek et al 2004) because of their ability to produce a powerful leukotoxin (Haraszthy et al. 2000). However, the microbiota found in periodotonal infections (both chronic and aggressive forms) shares a large number of taxa and no evidences have been provided for tight association of a bacterial taxon with periodontal disease, hampering the application of the classical one-pathogen/one disease model (Armitage 2010). Microbiological tests, which provide the quantization of the more important periodontopathogens, are fundamental tools for the clinician in both the preoperative and post-operative phases. These tools provide an accurate description of the microbial component of subgingival plaque that is essential to develop a targeted therapy and to verify the efficiency of treatments. With the routine use of molecular biology techniques, commercial tests based on 16S rRNA gene RealTime polymerase chain reaction (Real-Time PCR, or qPCR) offer high sensitivity and the possibility of species-specific detection. Consequently, qPCR tests providing quantitative and qualitative analysis for the major etiologic agents of periodontitis (Kuboniwa et al. 2004, Sanz et al. 2004) are the only useful chairside tests for 52 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica BACTERIAL COLONIZATION PATTERNS OF PERIODONTAL POCKETS IN DIFFERENT AGES developing more specific treatments for periodontal diseases. The Real-Time PCR technique allows for the determination of the percentage of each bacterial species using specific primers, while the total bacterial load is estimated using universal bacterial primers for the 16S rRNA gene (Sanz et al. 2004). This assay demonstrated a high degree of specificity and reproducibility in quantifying pathogenic species. Furthermore, Real-time PCR also has high sensitivity for detecting numerous bacterial species even if present in very low numbers in the subgingival plaque. Using this approach, several investigators detected and estimated the percentage of bacteria of red and orange complexes in subgingival plaques (Kuboniwa et al. 2004, Suzuki et al. 2005, Boutaga et al. 2006). Previous studies have shown that distribution of periodontal pathogens can be related to geographic locations, race and ethnicity (Haffajee et al. 2004, 2005, Lopez et al. 2004, Ximenez-Fyvie et al. 2006). Very few studies have investigated periodontal microbiota in Italian populations (König et al. 2005, Kim et al. 2009). Very recently, Armitage (Armitage 2010), pointed out the need for studies based on culture-independent microbiological techniques to increase the knowledge about the microbiological features of periodontisis and their relationships with environmental and clinical variables. In this respect, to our knowledge, no reports on possible correlations between the presence and percentage of periodontopathogenic bacteria with patient age have been performed. The aim of this study was to assess the correlation between the variation in subgingival bacterial composition (determined by qPCR) of untreated Italian subjects and patients’ age. Materials and Methods Subject population Samples of 1216 Italian untreated subjects from IRF in Microdentistry (Florence) were analysed. The demographic and clinical characteristics of the population are presented in Table 1 and Supplemental Material S1. Informed consent was obtained from all subjects. Inclusion criteria Diagnosis of disease was made on the basis of dental clinical parameters, including periodontal probing depth (PPD), bleeding on probing (BOP), suppuration Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 53 F. S. MARTELLI, S. STORI, A. MENGONI, M. MARTELLI, C. ROSATI, E. FANTI Table 1 - Demographic characteristics of study subjects. Mean value of age and PPD (±SD) and the percentage of females and smokers of 1216 caucasian subjects (n=1216) (PUS), and radiographic patterns of alveolar bone destruction (Armitage Variable Mean 1999; Wiebe et al. 2000). Age (mean±SD) 50.1±12.1 Only patients having all Females (percentage) 730 (60.03%) PPD higher than 3 mm Smokers (percentage) 283 (23.20%) were included in the stuEthnicity (percentage)Caucasian 1216 (100%) dy. Clinical evaluation PPD (mm) (mean±SD) 5.6±2.9 of PPD was performed *SD, standard deviation. PPD, probe pocket depth using Florida Probe (www. flori da probe. com) a computerized periodontal probing that allows tests comparable over time and independent from the operator. Exclusion criteria Exclusion criteria included known systemic diseases, history and/or the presence of other infections, systemic antibiotic treatment in the preceding three months and pregnancy or lactation in females. Microbiological examination Sample Collection Sampling was carried out following the procedures reported in the BPA kit (Bacterial Periodontal Assessment, Biomolecular Diagnostics, Italy) after drying the area and removing supragingival plaque. Subgingival plaque samples were collected with sterile paper points inserted for one minute into the deepest pockets (choosing at least one pocket for each quadrant) and stored at 4°C in a sterile tube. Five samples per patient were taken from different sites having PPD≥3 mm and pooled together. Assessment of periodontopathic bacteria Plaque samples were sent to Biomolecular Diagnostics (Firenze, Italy). The DNA extraction was performed using QIAxtractor (QIAGEN Inc., GmbH, Hilden, Germany) according to the manufacturer’s protocol. Real-time PCR with SYBRgreen assays were carried out using a Rotor Gene 3000 (Corbett) apparatus. For amplification reactions, duplicate samples were routinely used. About 40 ng of 54 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica BACTERIAL COLONIZATION PATTERNS OF PERIODONTAL POCKETS IN DIFFERENT AGES DNA eluted was used for bacterial detection of the most important periodontopathogens, including P. gingivalis, T. denticola, and T. forsythia, F. nucleatum ssp. polymorphum, P. intermedia and A. Actinomycetemcomitans using species-specific primers for the 16S rRNA gene. Bacterial titres are expressed as number of cells per plaque sample. The total number of bacterial cells was also determined using a universal primers set. The standard curve was analyzed for each evaluated bacterium and using the universal primers set against a serial dilution of each bacterial DNA corresponding to 102–107 cells. The negative control was a Real Time PCR mix without DNA. Statistical analysis Statistical analysis was carried out with the software STATISTICA 7.0 (Statsoft, Inc., Tulsa, OK, USA). Factor analysis was used to evaluate the relative contribution of each variable of the dataset. The Kruskal-Wallis test with Bonferroni contrast was then performed to estimate the significance of reported differences. Spearman correlation was used to investigate the relationships between clinical variables and the presence of bacteria. Results Clinical data The population recruited for our study is only composed of Italina individuals. The mean age of the participants is 50.1 years. There is a prevalence of females (60.03%) and non-smokers (76.8%) with a mean PPD value of 5.6 mm (Table 1). Microbiological data The mean total number of bacteria in the dental plaque samples was 2.09x107 cells/plaque sample (Table 2). Non-smokers showed higher mean values than smokers (P<0.03) and females had slightly more bacteria than males (P<0.7, not significant). The percentage of pathogenic bacteria was 16.5% for the whole dataset, with females having a mean value of 15.7% while males had a mean value of 16.4% (P<0.7, not significant). Non-smokers had slightly more pathogens than smokers (P<0.5, not significant). In order to quantitatively evaluate which parameter(s) considered in our analysis (age, PPD, total bacteria present and percentages of different bacterial groups) Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 55 F. S. MARTELLI, S. STORI, A. MENGONI, M. MARTELLI, C. ROSATI, E. FANTI Table 2 - Total number of bacteria (TOT BAC) and percentage of pathogenic bacteria (% PTGS) in the sampled dataset* Tot BAC x106 cells/plaque sample (% PTGS) All dataset 20.9 ±1.60 16.5 ±0.55 Males 19.4 ±2.20 16.4±0.96 Females 21.87±2.1 15.7±0.71 Smokers 13.9±1.5 13.9±1.04 23.0±2.04 16.86±0.66 ≤ 20 y 21.8±10.80 6.4±1.88 21-30 15.9±5.79 7.6±1.32 31-40 23.9± 6.30 11.4±1.43 41-50 25.3±3.19 16.1±0.98 51-60 18.2±1.86 16.5±0.87 61-70 17.4±3.80 15.4±1.45 71-80 11.0± 1.54 21.3±3.24 81-90 8.17± 1.28 13.65±6.63 Nonsmokers Age classes: *The means of total number of bacteria and the mean percentage of pathogens estimated by RealTime PCR (see Materials and Methods) in the whole dataset, and related to gender, smoke and age classes of patients; ±, standard error. most affected the diversity of our dataset, a factor analysis was carried out. Results are reported in Table 3. The first two factors, which explained 47.12% of the total dataset variance, the percentage of pathogenic bacteria and of bacteria belonging to the red complex, were the highest contributors to the first factor. The second factor was mostly determined by the age of patients. A graphical representation of the respective weights of variables is shown as the principal component analysis (Figure 1). The percentage of pathogenic bacteria (% PTGS) and the red complex bacteria (% RED) were clustered together forming a different group with respect to the percentage of orange complex bacteria (% ORG), PPD, and age. Total bacterial counts (TOT BAC) and the percentages of A. actinomycetemcomitans (% A.a.) are the most distantly related to % PTGS and % RED. In the second factor, age was found to be the main discriminator of the dataset. To better evaluate the relationships between the age of patients and the quantity and quality (presence of bacteria from different complexes) of bacterial flora, 56 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica BACTERIAL COLONIZATION PATTERNS OF PERIODONTAL POCKETS IN DIFFERENT AGES Table 3 - Factor analysis of the dataset* the dataset was divided into eiFactor 1 Factor 2 ght classes as reported in Table 2. AGE 0.089850 0.73221 Total bacterial numbers varied PPD 0.364752 0.288355 from 8.17x106 to 25.3x106 cells/ Tot BAC 0.144819 -0.264346 plaque sample in the oldest class %PTGS 0.982249 -0.051339 (81-90 years old) and in the 41%A.a. -0.030088 -0.516395 50 years class, respectively. Patho%RED 0.888459 0.101892 gens’ percentages were highest in %ORG 0.540053 -0.348600 the 71-80 years class and lowest Explained variance 2.208825 1.090356 in the ≤20 years class. Then, for Proportion over total 0.315546 0.1155765 each class, the mean percenta*Factorial weights are shown for each component . Factor ges of bacteria belonging to the analysis is performed including age, PPD, total bacteria red and orange complexes and of present and the percentage of bacteria belonging to different groups (codes as reported in legend of figure A. actinomycetemcomitans were 1). The explained variance and the proportion over total computed (Fig. 2). Bonferroni variance are also reported. In bold are weights >0.70000. contrast after a Kruskal-Wallis test was then used to evaluate the statistical significance of the differences in observed means. Interestingly, the percentages of red complex (Fig. 2A) bacteria was significantly lower in patients 20-40 years old and those older than 50 years. Similarly, the percentages of orange complex bacteria (Fig. 2B) were significantly different (lower) in 20-40 year old patients compared with those who were 40-60 years old. However, in this case, there was not a strict differentiation between a younger and an older group of classes, as the 60-70 year old class and the 70-90 year old class had lower values than the 40-60 year old class. For A. actinomycetemcomitans (Fig. 2C), no clear differences were identified in relation to age classes. However, in our dataset, individuals younger than 20, and in the 31-40, 61-70, and 81-90 year old sets, showed slightly higher percentages of A. actinomycetemcomitans than the other classes. Overall, the χ2 statistic for KruskalWallis was 46.92 (P<0.0001) for orange complex bacteria and 39.65 (P<0.0001) for red complex bacteria. In general, most of the differences were found in the comparisons between younger (less than 40 years old) and older classes (more than 41 years old). To verify that patients younger than 30-40 years old had different microbiological parameters than older patients, two groups of patients were compared, with 36 years as the discriminator between aggressive and chronic Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 57 F. S. MARTELLI, S. STORI, A. MENGONI, M. MARTELLI, C. ROSATI, E. FANTI Figure 1 - Principal component analysis of factorial weights The first two principal components with indicated the percentage of explained variance are shown. % PTGS, percentage of pathogens; % RED, percentage of red complex bacteria; % ORG, percentage of orange complex bacteria; % A.a, percentage of A. actinomycetemcomitans, PPD, probing pocket depth; TOT BAC, total number of bacteria; AGE, age of patient. periodontitis. Results from this analysis are shown in Table 4. The percentage of pathogens (% PTGS), red complex bacteria (% RED) and probing pocket depth (PPD) showed significant differences between the two groups. Spearman correlation analyses were then carried out between PPD and the number and type of bacteria (Table 5). The highest and the very small values for correlation were found between the percentage of red complex bacteria and PPD. The total number of bacteria and the percentage of pathogenic bacteria were also correlated, though at lower values. No correlation was found between PPD and percentages of A. actinomycetemcomitans and orange complex bacteria. Discussion Periodontal disease is the result of an altered equilibrium between prevalent periodontal pathogens (i.e., gram-negative anaerobes) and host-compatible species 58 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica BACTERIAL COLONIZATION PATTERNS OF PERIODONTAL POCKETS IN DIFFERENT AGES Figure 2 - Percentage of different bacteria in the different age classes The percentage of bacteria belonging to the red complex (A), orange complex (B) and the species A. actinomycetemcomitans (C) is reported for each age class. Error bars, standard error. Different letters above columns indicate statistically significant (P<0.05) differences after Bonferroni contrast in a Kruskal-Wallis test. in the oral cavity (Socransky et al. 1998, Van Winkelhoff et al. 2002, Nishihara & Koseki 2004, Byrne et al. 2009). Numerous reports have demonstrated an association between periodontitis and a small subset of microbial species, which includes the Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 59 F. S. MARTELLI, S. STORI, A. MENGONI, M. MARTELLI, C. ROSATI, E. FANTI Table 4 - Statistical analysis of differences in patients in relation to two age groups* Kruskal-Wallis’statistics P-value Bonferroni contrast 0.70 0.4 (n.s.) -27.16 % PTGS 32.28 <0.0001 -183.51 % RED 25.98 <0.0001 -113.80 % ORG 12.99 0.0003 -80,50 % A.a. 0.03 0.8 (n.s.) 2.74 PPD 17.08 <0.0001 -132.27 PUS 1.65 0.2 (n.s.) -28.91 Total bacteria * two groups with patients having less than 36 years and more than 37 years were compared for total amount of bacteria, percentage of pathogenic bacteria (PTGS), bacteria of the red (RED) and orange (ORG) complex, PPD and for the presence of pus on probing (PUS). The Kruskal-Wallis’ statistics, P-value and Bonferroni contrast are shown. n.s., not significant. bacteria of our study, such as P. gingivalis, T. forsythia, F. rs statistic P value nucleatum ssp. polymorphum, Total bacteria 0.09 <0.003 A. actinomycetemcomitans, T. % PTGS 0.21 <0.0001 denticola, and P. intermedia % RED 0.23 <0.0001 (Armitage 2010). A scheme % ORG 0.06 <0.3 (n.s.) of microbial succession % A.a. -0.03 <0.4 (n.s.) during colonization of the *The rs statistic and p-values are reported. Codes in columns oral ecosystem has been as in Tab. 4. proposed (Socransky et al. 1998, Socransky & Haffajee 2005), according to which after the initial colonization of orange complex bacteria (F. nucleatum and P. intermedia), the red complex bacteria (P. gingivalis, T. denticola, and T. forsythia) become more dominant, leading to the development of more advanced forms of disease (PPD 6 mm or deeper). F. nucleatum ssp. polymorphum, the main bacterial species of the orange complex, binds to epithelial cells (Han et al. 2000, Edwards et al. 2006) and has been described as an initiator organism in plaque biofilm development because it co-aggregates with both early and late colonisers (Kolenbrander & London 1993, Shaniztki et al. 1997, Zilm et al. 2007). Some bacteria as P. gingivalis, T .forsythia and T. denticola (red complex bacteria) were frequently found together in periodontal lesions, particularly in sites with deep pockets or more advanced periodontitis (Umeda et Table 5 - Spearman correlation analysis between PPD and bacteria* 60 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica BACTERIAL COLONIZATION PATTERNS OF PERIODONTAL POCKETS IN DIFFERENT AGES al. 1996, Socransky et al. 1998). In particular P. gingivalis is considered to be a major pathogen in human periodontitis and is implicated in certain systemic conditions, such as cardiovascular disease, metabolic disease (diabetes), rheumatoid arthritis (Gaetti-Jardim et al. 2009, Nakano et al. 2009, Wang et al. 2009). A.actinomycetemcomitans is a non-motile, gram-negative, capnophilic bacterium that has been strongly implicated in localized and generalized aggressive periodontitis (Darveau et al. 1997, Slots 1999, Faveri et al. 2009) and plays an important role in periodontal destruction (Yang et al. 2004, Orrù et al. 2006). A. actinomycetemcomitans has been isolated in a small percentage (among 10-20%) of individuals with periodontitis in Asian, Eurasian and South-American populations (Kim et al. 2009, Cosgarea et al. 2010, Roman-Torres et al. 2010). In agreement with these studies, we observed that 19.9% of our patients showed the presence of A. actinomycetemcomitans. Interestingly, Armitage recently affirmed that despite a great numbers of studies, our knowledge of the comparative microbiology of chronic and aggressive forms of periodontitis are still incomplete (Armitage 2010). At this purpose, our findings about the composition of subgingival plaque revealed that there is a significant difference in the proportion of red complex bacteria with regard to age class. In particular, the analysis of the microbial composition of 1216 patients, divided by classes ages of ten years, demonstrated an increase in the percentage of red complex bacteria with increasing age. Nevertheless, the trends of orange complex bacteria and A. actinomycetemcomitans did not show differences with regard to patient age. Furthermore, by setting a discriminator at 36 years of age, that is commonly considered as the age limit for aggressive periodontitis, our results show that the percentages of pathogenic bacteria and of red complex bacteria were significantly differentiated and patient younger than 36 years present a lower percentage of red complex bacteria than patients older than 36 years. Interestingly, there were not relevant clinical differences in PPD between patients with less and more than 36 years (means 4.7±2.5 and 5.7±3.0 mm, respectively, data not shown. This fact suggests that, irrespective from PPD, the percentage of pathogenic, and especially of red complex bacteria, may be useful in discriminating between aggressive and chronic periodontitis, particularly in the range 36-50 years, in which clinical distinction between these two forms is still dubious (Armitage & Cullinan 2010). The lack of correlation between age and percentage of orange complex bacteria Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 61 F. S. MARTELLI, S. STORI, A. MENGONI, M. MARTELLI, C. ROSATI, E. FANTI is in agreement with Socransky’s hypothesis of the important role of orange complex bacteria in the beginning of periodontal disease but not as a factor related to the development of periodontitis. Overall, our findings may suggest in agreement with previous reports, that red complex bacteria are the major etiologic agents in periodontitis (Feng & Weinberg 2006). Red complex bacteria have also recently been related to increasing levels of gingival crevicular fluid biomarkers, such as interleukin-1 (IL-1), which have been associated with the immunopathology of periodontitis as a critical determinant of tissue destruction and bone resorption (Teles et al. 2010). The Socransky model also suggests a relationship between some clinical parameters, such as PPD and the composition of subgingival microbiota. According to other studies, deeper pockets (PPD≥6mm), associated with severe periodontitis, showed a greater percentage of red complex species compared to shallow pockets (PPD≤4mm) (Socransky & Haffajee 2005, Savage 2009). We found a positive, though very faint, correlation between red complex bacteria and PPD, suggesting that deeper pockets tend to contain a higher proportion of red complex bacteria. Interestingly, the total number of bacteria did not correlate with pathogenic bacteria (except for a clustering near A. actinomycetemcomitans (see Fig. 1) and PPD, suggesting that the simple bacterial flora count is not a good indicator of the severity of periodontitis. It is interesting to note that a new approach, termed “Infectogenomics” (Nibali et al. 2009), has been proposed in the literature to study the correlation between the genetic profile and the host immune response against pathogens in different diseases (such as periodontitis and Crohn’s disease). Infectogenomics data show the importance of the clinical use of microbiological chair-side tests based on qPCR, in addition to genetic assessments, to rapidly and economically evaluate the presence and percentages of P. gingivalis, P. intermedia and T. forsythia in relation to total bacterial load, as a fundamental step to define a correct diagnosis and an accurate therapy. According to this theory, we can explain our microbiological data that in younger patients (<36 years) revealed a lower percentage of red complex bacteria, assuming that in these cases a shorter exposure to periodontal pathogens leads to the development of periodontitis in the presence of a high genetic predisposition. Therefore, we can also speculate that the increased severity of periodontitis in 62 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica BACTERIAL COLONIZATION PATTERNS OF PERIODONTAL POCKETS IN DIFFERENT AGES non-genetically predisposed older age patients is due to a cumulative effect of prolonged exposure to increasing percentages of red complex bacteria with: i)the aging of the immune system and consequent inability to control infections in old age, which is partially due to inefficient communication between macrophages and the tissues. The resulting inability of these phagocytes to control microbial overgrowth in periodontal tissues could lead to chronic persistence of the pathogens and unresolved destructive inflammation (Franceschi et al. 2000), ii)the difficulties of careful oral hygiene, common in the elderly, iii)the decreased efficiency of the mechanisms of washout with age. To summarize, we have confirmed that infection caused by red complex bacteria is strongly associated with severe forms of periodontitis (deep pockets) and with periodontal disease in older (>36 years) patients. Early detection of these pathogens using microbiological tests could be essential to prevent disease progression through an adequate protocol of follow-up and the percentage of red complex bacteria could be a new approach to discriminate between aggressive and chronic forms of periodontitis, especially in the range 36-50 years . References Academy Report (2005) Epidemiology of Periodontal Disease. J Periodontol;76:1406-1419. Ali RW, Bakken V, Nilsen R, Skaug N (1994) Comparative detection frequency of 6 putative periodontal pathogens in Sudanese and Norwegian adult periodontitis patients. Journal of Periodontology 65(11): 1046-1052. Armitage GC (1999) Development of a classification system for periodontal diseases and conditions. Annals of Periodontology 4: 1-6. 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Sanità Pubbl. 2012; 68: 69-84 La comunicazione del rischio in situazioni di crisi sanitaria: risultati di una survey sulla valutazione dell’efficacia della comunicazione istituzionale adottata per fronteggiare la pandemia influenzale AH1N1 in Italia e sui fabbisogni formativi dei professionisti sanitari Maria De Giusti(1), Alice Mannocci(1), Silvia Miccoli(1), Caterina Palazzo(1), Domitilla Di Thiene(1), Valeria Scalmato(4), Paolo Ursillo(1), Maria Antonietta Monteduro(2), Alberto Turri(3), Pier Giovanni Mazzoli(5), Antonio Boccia (1), Giuseppe La Torre(1) (1) (2) (3) (4) (5) Sezione di Igiene, Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, “Sapienza” Università di Roma Policlinico, Bari Associazione Italiana dei Tecnici della Prevenzione, Trentino A.A. ISFOL: Istituto per lo sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche di Fano, ASUR Marche ZT3 Comunicazione del rischio; Comunicazione istituzionale; Pandemia influenzale; Professionisti sanitari. Riassunto L’obiettivo dello studio è di valutare l’efficacia della comunicazione istituzionale adottata per fronteggiare la pandemia influenzale A(H1N1) in Italia sulla popolazione e sui professionisti sanitari e rilevare i bisogni formativi in tema di “crisis communication”. L’analisi ha confrontato due campioni rappresentanti la popolazione generale (G) e i professionisti sanitari (S), residenti in diverse regioni del Nord, Centro e Sud Italia, attraverso un questionario autosomministrato relativo alla conoscenza dei comportamenti della pandemia ed alla soddisfazione delle campagne di comunicazione. Il campione in studio mostra una conoscenza poco approfondita dei comportamenti preventivi da adottare in caso di pandemia. Il gruppo S ha fruito maggiormente delle informazioni istituzionali sulla recente pandemia rispetto al gruppo G. Dai risultati relativi al gruppo dei professionisti sanitari, emerge una forte attenzione verso il problema della formazione in comunicazione del rischio. Il grado delle conoscenze dei comportamenti preventivi risulta direttamente proporzionale al ricorso a mezzi di comunicazione istituzionali e al consulto di professionisti sanitari. Parole chiave Risk communication during health crises: results of a cross-sectional study to evaluate the effectiveness of adopted corporate communication strategies during the H1N1 influenza pandemic in Italy and on the training needs of health professionals Key word Summary Crisis communication, Pandemic influenza, Health professionals The objectives of this study were to evaluate the effectiveness of corporate Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 69 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE communication activities carried out during the A(H1N1) pandemic influenza in Italy and to identify educational needs of health professionals with regards to crisis communication. The study compared two samples representing respectively the general population and health professionals, living in different regions of northern, central and southern Italy. A self-administered questionnaire was used, with questions on knowledge about preventive measures during a pandemic and on satisfaction with the adopted communication campaigns. Study results highlight that both samples had very little knowledge of appropriate preventive behaviors to be adopted during a pandemic. The sample of health professionals received a greater amount of information about the pandemic with respect to the general population and showed a strong interest toward the problem of receiving adequate training in risk communication. The degree of knowledge about preventive measures is directly proportional to the existence of institutional communication activities and to having consulted a health professional. Introduzione Comunicare significa interagire e la semplice trasmissione di una informazione senza tener conto se l’attività stessa sia diretta ad un fine, quale effetto abbia e se sia in grado di influenzare il sistema di organizzazione di un ricevente, non rientra nell’attività di comunicazione (1). I mass media e l’opinione pubblica da tempo hanno iniziato a porre l’attenzione alle ripetute allerte sanitarie relative al settore alimenti ed alle malattie infettive diffusive con risvolti, spesso negativi, sul mercato e sui consumi. Il problema di una comunicazione efficace, per raggiungere adeguatamente i cittadini, richiede modi, tempi e canali che non sono facili da scegliere, specie in tema di malattie infettive diffusive, bioterrorismo ed allerte alimentari. In sanità, e soprattutto in tema di prevenzione, c’è la consapevolezza che il “rischio zero” non è concepibile e non è comunicabile. La comunicazione sanitaria diviene strategica soprattutto in periodi di “crisis communication”, quando gli esperti devono trasferire il proprio sapere scientifico basato su dati epidemiologici ai cittadini. I media che prontamente si occupano della diffusione delle informazioni molto spesso sono responsabili, inconsapevoli o no, di distorsioni ed amplificazioni, prediligendo uno stile sensazionalistico, utilizzando messaggi subliminali e talvolta 70 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica L A COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN SITUAZIONI DI CRISI SANITARIA: RISULTATI DI UNA SURVEY SULLA VALUTAZIONE DELL' EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ADOTTATA PER FRONTEGGIARE LA PANDEMIA ... incoraggiando l’indifferenza del pubblico o incrementando le informazioni incomplete e inesatte (2). La distorsione della comunicazione rende la popolazione disorientata e spesso causa perdita di credibilità nei confronti delle autorità e degli stessi media. La comunicazione del rischio, se ben gestita, aiuta a costruire il rispetto reciproco tra le Istituzioni ed i gruppi target con cui si sta comunicando, a coltivare la fiducia del pubblico ed agevola il superamento della crisi (3). Una pandemia genera una domanda immediata, intensa e sostenuta di informazioni da parte del pubblico, dei professionisti sanitari, dei politici e dei mass media. I professionisti e gli educatori sanitari devono abituarsi ad avere relazioni con i media ed a gestire la comunicazione in ambito sanitario per ovviare al problema di informazioni divulgate da fonti eterogenee o poco esaustive ed attendibili (4). La comunicazione durante un periodo pandemico deve minimizzare le speculazioni, dichiarare chiaramente i punti di forza ed i limiti dei dati correnti ed evitare di rassicurare eccessivamente il pubblico (5). Gli obiettivi di questo studio sono: 1. valutare l’efficacia della campagna di comunicazione istituzionale adottata per fronteggiare la pandemia influenzale A(H1N1) del 2009 in Italia sui professionisti sanitari e sulla popolazione generale. 2. rilevare i bisogni formativi in tema di abilità comunicative nei professionisti sanitari di area medica e di area preventiva. Materiali e metodi La ricerca è stata condotta seguendo le linee guida proposte dal documento Strengthening the Reporting of Observational Studies in Epidemiology per gli studi osservazionali (6). Disegno dello studio, setting e partecipanti Lo studio di tipo trasversale ha preso in esame un campione costituito da popolazione generale (G) e professionisti sanitari (S) così distinti: - tecnici della prevenzione del Trentino A.A. e del Lazio; - tecnici e medici del Policlinico di Bari; - lavoratori dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori); Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 71 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE - lavoratori del servizio territoriale Dipendenze patologiche di Fano, ASUR Marche ZT3; - personale del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università “Sapienza” di Roma; - insegnanti di scuola primaria della Puglia. La dimensione del campione è stata calcolata separatamente per i due gruppi G e S utilizzando il programma Statcalc-Epinfo 3.4. I parametri fissati sono i seguenti: - Professionisti sanitari (S): - dimensione della popolazione dei professionisti sanitari nelle tre regioni coinvolte: 14.000; - stima della frequenza attesa della soddisfazione della comunicazione istituzionale: 85%; - peggiore risultato accettabile: 80%. - Popolazione generale (G): - dimensione della popolazione generale nelle tre regioni coinvolte: 10.220.000; - stima della frequenza attesa della soddisfazione della comunicazione istituzionale: 80%; - peggiore risultato accettabile: 75%. Con un livello di confidenza del 95%, la dimensione ottenuta è N=193 per i professionisti sanitari e N=246 per la popolazione generale. Il questionario Per la raccolta dei dati lo studio si è avvalso di un questionario autosomministrato nel periodo compreso tra l’08/05/2010 e il 24/05/2010 e, preliminarmente, validato attraverso la conduzione di un piccolo studio pilota su 20 partecipanti. Il questionario è strutturato in due sezioni per un totale di 32 items: la prima sezione, destinata a tutti professionisti sanitari e non, è volta a valutare l’impatto delle campagne di comunicazione attuate dal Ministero della Salute, dagli assessorati regionali e dagli operatori sanitari locali, per fronteggiare la pandemia da virus A(H1N1). In particolare sono state raccolti dati socio-demografici (età, genere, stato civile, livello educativo, città di residenza, professione), livello di preoccupazione per l’influenza A(H1N1) durante la pandemia, conoscenze personali (esistenza di terapie efficaci e vaccini specifici) e conoscenza dei 72 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica L A COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN SITUAZIONI DI CRISI SANITARIA: RISULTATI DI UNA SURVEY SULLA VALUTAZIONE DELL' EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ADOTTATA PER FRONTEGGIARE LA PANDEMIA ... comportamenti preventivi da adottare per proteggere se stessi e gli altri dall’influenza diffusi dalla campagna promossa dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali nel 2009 (7), contro l’influenza A(H1N1) (è stato costruito uno score composto da tredici quesiti). Infine, è stato misurato il grado di soddisfazione (SI/NO) rispetto a chiarezza, diffusione e persistenza dei messaggi sulla pandemia fornite sia dai Media (internet, tv, quotidiani, riviste/periodici, campagna Topo Gigio, radio, numero verde e altro) che dai professionisti sanitari (medici di medicina generale, pediatri, infermieri, medici ospedalieri, farmacisti, ASL, altri professionisti sanitari). La seconda sezione è rivolta esclusivamente ai professionisti sanitari con l’obiettivo di misurare: - la percezione della propria capacità di comunicare il rischio ai cittadini in caso di emergenza (punteggio da 1 a 10); - l’importanza data alla comunicazione del rischio nel proprio ambiente di lavoro (punteggio da 1 a 10); - la necessità di formarsi in tema di capacità di comunicazione del rischio (SI/ NO). Analisi statistica I dati inseriti in un database utilizzando il programma DB IV sono stati elaborati con il software statistico SPSS 19.0 per Windows. Il livello di significatività nelle analisi è stato fissato a p<0,05. L’analisi descrittiva si è avvalsa di frequenze assolute e relative per le variabili di tipo qualitativo, di medie, mediane, deviazioni standard (DS) minimi e massimi per quelle quantitative. È stata condotta l’analisi univariata per valutare possibili differenze tra S e G rispetto alle conoscenze di comportamenti preventivi per proteggere se stessi e gli altri e sul grado di soddisfazione dell’informazione sulla pandemia diffusa sia da mezzi di comunicazione che dai professionisti del settore sanitario. Inoltre, è stata effettuata una sotto analisi tra i gruppi di professionisti sanitari (medici, M, versus altri professionisti sanitari, APS) sulla percezione della propria preparazione in comunicazione del rischio, sull’importanza data a questa nel proprio ambiente di lavoro e sulla necessità di formazione a riguardo. La normalità delle variabili quantitative è stata valutata applicando il test di Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 73 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE Kolmogorov-Smirnov. Per l’analisi univariata sono stati impiegati i test di MannWhitney, Kruskal Wallis e χ2 e, ove possibile, calcolati gli ORs con i rispettivi intervalli di confidenza al 95% (IC95%). Infine, è stata realizzata un’analisi univariata e multivariata utilizzando come variabile di esito lo score conoscenze. Sono state considerate le variabili predittive: informazioni socio-demografiche, preoccupazione per l’influenza, conoscenza dell’esistenza di un vaccino, conoscenza di una terapia efficace, ricorso a mezzi di comunicazione istituzionale o a professionisti sanitari per informarsi. Nel modello di regressione lineare multivariata sono state utilizzate le variabili predittive che all’analisi univariata presentavano una p<0,25 . La bontà del modello è stata studiata utilizzando il valore di R 2 e il calcolo condotto utilizzando il metodo Stepwise, Back-wald elimination con probabilità di esclusione pari a 0,20 e di inclusione pari 0,10. Risultati Sono stati distribuiti 500 questionari, 200 somministrati al personale sanitario e 300 alla popolazione generale. Hanno risposto complessivamente 460 individui (92%), di cui 267 nel gruppo G e 193 nel gruppo S. In Tabella 1 sono riportate le caratteristiche del campione: il 48,56% sono donne; il 74,89% ha meno di 50 anni; il 37,94% è residente nel Centro Italia, il 29,82% nel Sud, e il restante 32,24% nel Nord. Gli intervistati, per il 33,55% (il 47,94% G e il 13,20% S) possiedono il diploma di scuola media superiore, per il 48,02% la laurea e per il 14,48% un titolo post laurea. I gruppi G e S, per livello di istruzione e residenza risultano eterogenei (p<0,001). Il gruppo S è composto da: 102 medici, 15 infermieri e 76 tecnici della prevenzione. In Tabella 1 sono descritte le caratteristiche socio-demografiche: i sottogruppi, M ed APS, risultano omogenei ad eccezione del livello di istruzione (p<0,001). Dall’analisi sulle possibili differenze tra i gruppi G ed S emergono le seguenti significatività (Tabella 2): conosce l’esistenza di una terapia efficace (gruppo G =68,16%; gruppo S=52,47%) (p=0,003); hanno fatto ricorso a mezzi di comunicazione istituzionali per avere informazioni, durante la pandemia influenzale A(H1N1) (gruppo S=66,15%; gruppo G=48,67%) (p=0,001); più elevata soddisfazione vi è nel gruppo G (92,50%) rispetto al gruppo S (85%) verso infermieri, farmacisti e ASL, rispettivamente con p=0,015, p=0,002 e p=0,010, 74 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica L A COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN SITUAZIONI DI CRISI SANITARIA: RISULTATI DI UNA SURVEY SULLA VALUTAZIONE DELL' EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ADOTTATA PER FRONTEGGIARE LA PANDEMIA ... Tabella1 - Descrizione del campione in studio ed analisi d’associazione tra popolazione generale e tra tipi di professionisti sanitari (M versus APS) mentre rispetto alla comunicazione con i medici ospedalieri si osserva una soddisfazione maggiore nel gruppo S (18,65%) rispetto al gruppo G (5,24%) (p<0,001). I risultati relativi alla seconda sezione del questionario, compilata da 161 su 193 (83,42%) professionisti sanitari, mostrano una differenza statisticamente significativa tra medici e altri professionisti sanitari rispetto alla percezione della Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 75 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE Tabella 2 - Analisi univariata relativa alle associazioni tra gruppo sanitari (S) e popolazione generale (G) rispetto alle conoscenze e ricorso ai mezzi di comunicazione istituzionali Quesiti del questionario N S % N G % p* Preoccupazione per influenza Si No 52 136 27,66 72,34 73 194 27,34 72,66 0,940 Esiste vaccino Si No 175 13 93,10 6,90 221 18 92,47 7,53 0,807 Esiste terapia efficace Si No 85 77 52,47 47,53 122 57 68,16 31,84 0,003 Ricorso a mezzi di comunicazione istituzionali Si No 127 65 66,15 33,85 128 135 48,67 51,33 <0,001 Soddisfatto dai quotidiani Si No 142 51 73,58 26,42 211 56 79,03 20,97 0,172 Soddisfatto dalle riviste Si No 143 50 74,09 25,91 208 59 77,90 22,10 0,343 Soddisfatto da “Topo Gigio” Si No 146 47 75,65 24,35 205 62 76,78 23,22 0,778 Soddisfatto dal numero verde Si No 145 48 75,10 24,90 188 79 70,41 29,59 0,264 Soddisfatto da internet Si No 163 30 84,46 15,54 228 39 85,40 14,60 0,781 Soddisfatto da tv Si No 133 60 68,90 31,10 200 67 74,90 25,10 0,156 Soddisfatto da radio Si No 143 50 74,10 25,90 203 64 76,01 24,09 0,635 Ricorso a professionisti sanitari Si No 92 94 49,46 50,54 101 156 39,30 60,70 0,033 Soddisfatto da medici di base Si No 170 23 88,10 11,90 249 18 93,26 6,74 0,055 Soddisfatto da pediatri libera scelta Si No 174 19 90,16 9,84 246 21 92,13 7,87 0,457 Soddisfatto da medici ospedalieri Si No 36 157 18,65 81,35 14 253 5,24 94,76 <0,001 Soddisfatto da infermieri Si No 165 28 85,50 14,50 247 20 92,50 7,50 0,015 Soddisfatto da farmacisti Si No 164 29 85,00 15,00 250 17 93,63 6,37 0,002 Soddisfatto da Asl Si No 164 29 85,00 15,00 247 20 92,50 7,50 0,010 *Test chi-quadrato 76 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica L A COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN SITUAZIONI DI CRISI SANITARIA: RISULTATI DI UNA SURVEY SULLA VALUTAZIONE DELL' EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ADOTTATA PER FRONTEGGIARE LA PANDEMIA ... propria preparazione in comunicazione del rischio, con rispettivamente una media M=6,36 (SD=2,01) e media APS=5,53 (SD=1,58) con p<0,001 (Tabella 3) e al bisogno formativo rispondono “Sì” rispettivamente l’81,92% (M) e il 93,06% (APS) con p=0.036 (OR=0,285 IC 95%0,089-0,916) (Tabella 4). Sempre riguardo al bisogno di formazione nel gruppo S sono le donne (92,16%) a dichiarare di averne più necessità (OR=4,343 IC 95% 1,474-12,793) con p=0,006 (Tabella 4). L’analisi relativa allo score conoscenze ha evidenziato associazioni statisticamente significative con: genere, area di residenza, livello di istruzione, ricorso a mezzi di comunicazione istituzionale e professionisti sanitari e tipo di professione (Tabella 5). In Tabella 6, il modello di regressione lineare multivariato relativo allo score conoscenze, mostra associazioni statisticamente significative direttamente proporzionali con: età>49 anni (p=0,023); possesso di laurea (p=0,027); le donne (p=0,001); ricorso a mezzi di comunicazione istituzionali (p=0,001); ricorso a professionisti sanitari (p=0,015); mentre inversamente proporzionale in coloro che risiedono nelle regioni del Nord Italia (p<0,001). La bontà del modello è pari a R2=0,176. Discussione Le informazioni istituzionali sulla recente pandemia influenzale A(H1N1) sono state maggiormente fruite dai professionisti sanitari rispetto alla popolazione Tabella 3 - Analisi per tipo di professionisti sanitari rispetto alla percezione della preparazione in comunicazione del rischio da parte dei professionisti sanitari, importanza data alla comunicazione del rischio Quesiti del questionario Sanitari S Medici M APS **N=161 **N=91 **N=70 p Media ±SD (I C95%) Mediana (min;max) Media ±SD (IC95%) Mediana (min;max) Media ±SD (IC 95%) Mediana (min;max) Secondo la sua percezione, quanto si sente preparato in comunicazione del rischio? (punteggio 1- 10) 6,00±1,87 (5,71;6,29) 6,08 (0;10) 6,36±2,01 (5,94;6,78) (5,94;6,78) 5,53±1,58 (5,15;5,90) 6 (1;9) Secondo Lei, quanta importanza viene data alla comunicazione del rischio nel Suo ambiente di lavoro? (punteggio 1-10) 4,82±2,40 (4,45;5,19) 5 (0;10) 4,85 ±2,59 (4,31,5,38) 5 (0;10) 4,79 ±2,16 (4,27;5,30) 5 (0;10) <0,001 0,971* *Test di Mann Whitney Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 77 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE Tabella 4- Bisogni formativi dei professionisti sanitari Professionisti sanitari Variabili Bisogno formativo No (%) Bisogno formativo Si (%) Genere maschi femmine Totale 18 (22,00) 8 (7,84) 26 (14,13) 64 (78,00) 94 (92,16) 158 (85,87) Classi di età 18-29 anni 30-49 anni >49 anni Totale 9 (15,52) 8 (9,88) 11 (22,91) 28 (14,98) 49 (84,48) 73 (90,12) 37 (77,09) 159 (85,02) Aree di resistenza Nord Centro Sud Totale 2 (14,29) 12 (12,77) 14 (17,95) 28 (15,05) 12 (85,71) 82 (87,23) 64 (82,05) 158 (84,95) nubile/celibe vedovo convivente coniugato 11 (14,10) 0 (0,00) 16 (19,05) 67 (85,90) 13 (100,00) 68 (81,95) divorziato separato Totale 1 (9,10) 28 (15,05) 10 (90,90) 158 (84,95) nessun titolo licenza elementare qualifica professionale media inferiore media superiore laurea post laurea Totale 0(0,00) 4 (12,50) 14 (13,46) 10 (23,26) 17 (18,08) 6 (100,00) 28(87,50) 90 (86,54) 33 (76,74) 77 (81,92) 17 (18,08) 5 (6,94) 22 (13,25) 77 (81,92) 67 (93,06) 144 (86,75) Stato civile Livello educativo M Professionisti APS sanitari Totale p* 0,006 0,132 0,637 0,294 0,298 0,036 *Test chi-quadrato generale. In particolare, tra gli strumenti più consultati ed apprezzati vi è internet. La campagna istituzionale “Topo Gigio”, secondo i nostri responders, si pone al secondo e terzo posto rispettivamente nel gradimento dei professionisti sanitari e della popolazione. Gli strumenti di diffusione dei comportamenti preventivi in caso di pandemia non sembrano mostrare un’elevata efficacia. Il campione, infatti, mediamente risponde correttamente a 7 dei 13 quesiti relativi a come tutelarsi nei confronti della trasmissione del virus influenzale. Come facilmente prevedibile sono i professionisti sanitari ad avere una maggiore conoscenza (8 risposte esatte 78 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica L A COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN SITUAZIONI DI CRISI SANITARIA: RISULTATI DI UNA SURVEY SULLA VALUTAZIONE DELL' EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ADOTTATA PER FRONTEGGIARE LA PANDEMIA ... Tabella 5 - Analisi univariata rispetto allo score conoscenze Variabili Genere Classi di età maschi femmine Media ± SD (N) p 7,65±2,2 (231) 8,6±2,23 (219) <0,001* 18-29 anni 30-49 anni >49 anni 8,24±2,14 (103) 7,94±2,30 (237) 8,54±2,07 (113) 0,089** Aree di residenza Nord Centro Sud 7,12±2,16 (147) 8,54±1,96 (172) 8,71±2,35 (136) <0,001* Stato civile nubile/celibe/ vedovo convivente coniugato divorziato/separato 8,10±2,30 (165) 7,68±2,28 (43) 8,13±2,22 (230) 9,20±2,10 (20) nessun titolo/licenza elementare/qualifica/ professionale/media inferiore media superiore laurea post laurea 7,11±2,38 (18) 7,80±2,28 (153) 8,31±2,13 (218) 8,47±2,51 (66) È stato preoccupato per influenza? Sì No 8,46±2,08 (85) 8,41±2,11 (235) 0,823* Sa se esiste un vaccino? Sì No 8,46 ±2,09 (296) 7,96±2,20 (24) 0,111* Sa se esiste una terapia efficace? Sì No 8,47±2,09 (198) 8,36±2,11 (122) 0,607* Ha fatto ricorso a mezzi di comunicazione istituzionale? Sì No 8,67± 2,07 (189) 8,08± 2,10 (131) Ha fatto ricorso a professionisti sanitari? Sì No 8,65± 2,57 (140) 8,25± 2,12 (180) 0,002* Tipo di professione S°° G°° 8,84±2,09 (193) 7.61±2.24 (267) <0,001° Livello di istruzione * ** ° °° 0,093** 0,0113** <0,001* Test di Mann Whitney Test di Kruskal Wallis Test t-student S= gruppo professionisti sanitari; G= gruppo popolazione generale Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 79 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE Tabella 6 - Modello di regressione lineare multivariata relativa allo score conoscenze Covariate inserite nel modello multivariato Score conoscenze Coefficiente b p Stato civile nubile/celibe/vedovo* convivente coniugato divorziato/separato Classi di età 18-29 anni* 30-49 anni >49 anni Si è rivolto a professionisti sanitari? No*/Sì 0,126 0,570 Aree di residenza Nord Centro Sud* -1,025 -0,174 - <0,001 0,502 Livello di istruzione nessun titolo licenza elementare qualifica professionale media inferiore* media superiore laurea post laurea 0,488 0,449 0,759 0,385 0,027 0,201 Genere maschi* /femmine 0,745 0,001 Sa se esiste un vaccino? No*/Sì 0,412 0,301 Ha fatto ricorso a mezzi di comunicazione istituzionale? No*/Sì 0,705 0,001 Professionisti sanitari No*/Sì 0,552 0,015 R 0,176 2 0,670 0,257 0,671 0,864 0,243 0,187 -0,057 0,550 0,853 0,023 - *Gruppo di riferimento mediamente) rispetto alla popolazione generale (7 risposte esatte mediamente), sono due insegnanti di scuola primaria che rispondono correttamente a tutte le domande. Per quanto riguarda le abilità nel comunicare il rischio alla popolazione generale tra i sottogruppi di medici e altri professionisti sanitari, emergono differenze statisticamente significative. I primi si sentono più preparati ed esprimono di meno il bisogno di formazione rispetto ai secondi. Inoltre, nel gruppo dei professionisti sanitari, le donne sentono maggiormente la necessità di formazione rispetto agli uomini. Alla comunicazione del rischio viene attribuita un’importanza rilevante 80 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica L A COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN SITUAZIONI DI CRISI SANITARIA: RISULTATI DI UNA SURVEY SULLA VALUTAZIONE DELL' EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ADOTTATA PER FRONTEGGIARE LA PANDEMIA ... da tutte le categorie di professionisti sanitari e, alla luce di questo, sarebbe opportuno che tutti avvertissero allo stesso modo la necessità di una formazione costante per garantire efficienza e tempestività in periodi di crisi sanitaria. Il grado delle conoscenze dei comportamenti preventivi, da quanto emerso dall’analisi effettuata, risulta direttamente proporzionale al ricorso a mezzi di comunicazione istituzionali e al consulto di professionisti sanitari. Questi dati dimostrano che gli sforzi comunicativi durante l’ultima pandemia sono stati efficaci in questo senso. È opportuno che le istituzioni ed i professionisti sanitari esaminino l’ultimo caso di pandemia facendone un bilancio e giudicando quali aspetti devono essere migliorati per soddisfare al meglio le sfide che tali eventi di crisi che interessano la sanità pubblica richiedono, e per rispondere sempre tempestivamente alle emergenze evitando il panico nella popolazione (8). È nostra opinione che vi sia ancora poca consapevolezza sulle ricadute di una strategia di comunicazione non perfettamente progettata realizzata e valutata. Nello specifico, a fronte di una strategia di comunicazione istituzionale “Topo Gigio” ben progettata, in termini di contenuti e mezzo di comunicazione, non si è avuto riscontro in termini di qualità percepita dai cittadini. Il ritardo temporale nell’attivazione di questa strategia rispetto alla comunicazione mediatica ha, verosimilmente, incontrato una popolazione oramai distratta e già “ diversamente orientata” sul problema “ pandemia influenzale”. I professionisti sanitari devono essere formati per affrontare le situazioni di crisi sanitaria. Tale formazione è essenziale per condurre una efficace comunicazione fra gli enti e per rivolgersi correttamente alla popolazione. Ma, naturalmente, questo tipo di attività va attentamente pianificata in assenza di crisi. Una simulazione ha mostrato che i comunicatori del settore hanno difficoltà maggiori a comunicare il rischio sotto la pressione di un evento stressante e reale (9). Saliou propone la creazione di unità di crisi per coordinare in modo interattivo informazioni su larga scala sia a livello nazionale che internazionale, per rendere disponibili tutte le informazioni necessarie sulla pandemia (sul suo sviluppo, sulle precauzioni specifiche per i soggetti più a rischio, ecc), per definire rigorosamente un valido modello comunicativo (chi dice cosa a chi?), per garantire che le informazioni siano trasmesse solo dalle autorità competenti, per sviluppare procedure di informazione adeguate a diversi gruppi target, per utilizzare efficacemente i mass media e per designare un portavoce che si occupi di organizzare incontri Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 81 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE periodici con i comunicati stampa. Un piano di emergenza non può essere improvvisato (10). In questo contesto l’atto di intesa stato regioni e provincie autonome del 24 Gennaio 2008, concernente “L’attuazione del piano di emergenza per la sicurezza degli alimenti e mangimi”, ha istituito le unità di crisi a livello centrale, regionale e locale, strutturato la comunicazione fra gli enti e verso la popolazione ed ha, soprattutto, attribuito (art.5) all’unità centrale, in collaborazione con le università, gli istituti zooprofilattici, le agenzie regionali protezione ambientale, gli ordini professionali e le associazioni di categoria, il compito dell’addestramento dei professionisti in tema di valutazione e riconoscimento delle condizioni di “ crisi” connesse agli alimenti, gestione e comunicazioni in condizioni di crisi (Ministero Salute-ANMVI, 1° training Cremosa: 12-15 maggio 2010; 2° training 6-8 giugno 2011). Crouse Quinn S. et al. (2008) propongono un modello di totale coinvolgimento della popolazione, di educazione della stessa al rischio, di comunicazione del rischio e delle emergenze al fine di preparare anche le comunità minoritarie e le istituzioni ad agire efficacemente in caso di pandemia, di costruire la capacità di ciascuno a rispondere, e di rafforzare la fiducia che è fondamentale in questi momenti. Queste sono le strategie vincenti per aumentare la fiducia all’interno della popolazione (11). Nell’ultima crisi “pandemia” influenzale, molti materiali e strumenti sono risultati inadeguati per alcune popolazioni vulnerabili (ad esempio, gli immigrati), a causa di difficoltà di comprensione, di diversità culturali, e del basso livello di alfabetizzazione sanitaria in queste categorie (12), e questo non solo deve far riflettere sull’imprevedibilità dell’influenza, ma anche sull’impatto sociale di tale tipo di eventi che è stato e sarà sempre considerevole (13). L’adozione di un approccio ben pianificato agevola il confronto quando, inevitabilmente, i professionisti sanitari si troveranno direttamente coinvolti e dovranno essere preparati. In questo contesto, un’efficace comunicazione interna ed esterna sarà indispensabile per rispondere ad una pandemia influenzale. I piani di comunicazione, che riflettono le attività nazionali, dovrebbero essere sviluppati in collaborazione con gli stakeholders locali (14). Durante una crisi, uno stile aperto ed empatico di comunicazione che generi fiducia nella popolazione è considerato il più efficace, soprattutto quando gli esperti hanno l’obiettivo di convincere la stessa ad adottare comportamenti preventivi o evitarne altri dannosi per la salute, ma altrettanto onestamente occorre riconoscere che fra gli stessi operatori sanitari il ricorso a misure preventive, quali la vaccinazione anti-influenzale, appare nel nostro Paese lontano dall’essere soddisfacente (15, 82 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica L A COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN SITUAZIONI DI CRISI SANITARIA: RISULTATI DI UNA SURVEY SULLA VALUTAZIONE DELL' EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ADOTTATA PER FRONTEGGIARE LA PANDEMIA ... 16) e, questo, inevitabilmente si riflette sul tasso di vaccinazione nella popolazione generale, anche in caso di pandemia (17). Fiducia e credibilità -dimostrate attraverso empatia e cura, competenza ed esperienza, onestà, trasparenza, dedizione e impegno - sono elementi essenziali della comunicazione persuasiva (18). In periodi di emergenza sanitaria si avverte la necessità di superare il linguaggio tecnico e probabilistico e di impiegare strumenti che consentano una preparazione costruttiva e condivisa, evitando di perdere tempo che può generare inutili allarmismi. È altresì importante, in un clima di incertezza, rilevare la percezione del rischio della popolazione e valutare l’impatto della comunicazione su conoscenze attitudini e comportamenti con processi di feedback. Il nostro studio rappresenta un primo esempio nel nostro Paese di valutazione dell’efficacia di una campagna istituzionale in materia di pandemia, o comunque di crisi sanitaria, seppure presenta dei limiti quali quello relativo al tipo di disegno dello studio ed in particolare al bias anamnestico. Lo studio, infatti, è stato condotto a circa 5 mesi dalla fine ufficiale della pandemia e le risposte al questionario potrebbero non essere accurate. Tuttavia, si ritiene che tale tipo di distorsione, se presente, non influenzi in maniera sostanziale i risultati, data la semplicità del questionario e la possibilità di fornire risposte del tipo “non so” a diverse domande. Un’altra problematica potrebbe essere rappresentata dalla validità esterna, in particolare per quanto attiene la popolazione generale. Nel nostro campione, infatti, questa popolazione è costituita per quasi il 50% da laureati, rispetto al 19.00% della popolazione italiana (19). Questo fatto ha però una duplice valenza. Se da un lato i risultati riguardanti la popolazione generale potrebbero essere influenzati dal livello culturale, dall’altro le differenze nelle risposte fra la popolazione generale e il campione dei professionisti sanitari assumono un maggiore rilievo e per tale ragione meritevoli di essere divulgati . In conclusione, occorre sottolineare che poiché “non si può non comunicare” (20), anche il silenzio comunica qualcosa; è quindi necessario che le Pubbliche Amministrazioni ed i professionisti Tutti acquisiscano abilità comunicative, per evitare di commettere errori che possono produrre danni alla salute, sviluppo di conflittualità sociale, perdita di credibilità e fiducia nelle Istituzioni. Bibliografia 1. Menon KU. Risk Communications: In Search of a Pandemic. Ann Acad Med Singapore 2008; 37(6): 526-534. 2. Menon KU. SARS Revisited: Managing “Outbreaks” With “Communications”. Ann Acad Med Singapore 2006; 35(5): 361-7. 3. Muh-YY, Tsung-Shu JW, Allen W-HC et al. Taipei’s Use of a Multi-Channel Mass Risk Igiene e Sanità Pubblica - Parte Scientifica e Pratica LXVIII.1.2012 • 83 M.DE GIUSTI, A. MANNOCCI, S.MICCOLI, C. PALAZZO, D. DI THIENE, V. SCALMATO, P. URSILLO, M. A. MONTEDURO, A. TURRI, P. G. MAZZOLI, A. BOCCIA, G. LA TORRE Communication Program to Rapidly Reverse an Epidemic of Highly Communicable Disease. Ann Acad Med Singapore 2010; 39: 313-24. 4. Caley M, Sidhu K, Shukla R. GPs’ opinions on the NHS and HPA response to the first wave of the influenza A/H1N1v pandemic. Br J Gen Pract 2010; 60: 283–5. 5. Reynold B, Quinn SC. Risk Communication Framework Effective Communication During an Influenza Pandemic: The Value of Using a Crisis and Emergency. Health Promot Pract 2008; 9(4): 13S-17S. 6. Little J, Higgins JPT, Ioannidis JPA et al. STrengthening the REporting of Genetic Association Studies (STREGA) –An Extension of the STROBE Statement. Ital J Public Health 2009; 6: 238-55. 7. Sito del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (www.fermailvirus.it) 8 . Baker M. Communicating in a crisis: the H1N1 influenza pandemic. Br J Gen Pract 2010; 60(573): 237-8. 9. Freimuth VS, Hilyard KM, Barge JK, Sokler LA. Action, not talk: a simulation of risk communication during the first hours of a pandemic. Health Promot Pract 2008; 9(4): 35S-44S. 10. Saliou P. Crisis communication in the event of a flu pandemic. Eur J Epidemiol 1994; 10(4): 515-7. 11. Quinn SC. Crisis and emergency risk communication in a pandemic: a model for building capacity and resilience of minority communities. Health Promot Pract 2008; 9(4): 18S-25S. 12. Vaughan E, Tinker T. Effective Health Risk Communication About Pandemic Influenza for Vulnerable Populations. Am J Public Health 2009; 99(2): 324-32. 13. Paget J. The influenza pandemic and Europe: the social impact and public health response. Ital J Public Health 2009; 6(3): 257-9. 14. Royal College of General Practitioners. British Medical Association’s General Practitioners Committee. Preparing for pandemic influenza. Guidance for practices. What to do now and in a pandemic. Issue 1/December 2008. 15. Amodio E, Anastasi G, Di Pasquale M, Gelsomino V, Morici M, Romano N, et al. Influenza vaccination among healthcare workers and absenteeism from work due to influenza-like illness in a teaching hospital in Palermo. Ital J Public Health. 2010;3(7):311-8. 16. Panico MG, D’Anna A, Ronga C. Knowledge, attitude and behavior of healthcare workers regarding influenza and vaccination in Salerno, Italy. Ital J Public Health 2011;1: 29-33. 17. Monti S, Zuccaro V, De Vecchi F, Benech R, Allara E, Faggiano F and the Avogadro Vaccine Prevention Group. H1N1 2009 influenza vaccine prevention: a comparison between the Italian press and the scientific recommendations. Ital J Public Health 2011;1(8):48-59. 18. Reynolds B, Quinn SC. 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Sanità Pubbl. 2012; 68: 85-96 Note di Approfondimento EpiInfo come strumento per la ricerca e per la didattica dell’epidemiologia e della statistica: punti di forza e di debolezza Alice Mannocci1, Claudio Bontempi1, Guglielmo Giraldi1, Giacomina Chiaradia2, Chiara de Waure3, Antonella Sferrazza3, Walter Ricciardi3, Antonio Boccia1, Giuseppe La Torre1 1 2 3 Sezione di Igiene, Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Sapienza Università di Roma Istituto “Lazzaro Spallanzani”, Roma Istituto di Igiene, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Parole Chiave Software, epidemiologia, ricerca, EpiInfo Riassunto L’uso di strumenti informatici nell'ambito sanitario rappresenta oggi un'esigenza imprescindibile. EpiInfo è un software libero e gratuito realizzato nel 1988 dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta su commissione dell' World Health Organization (WHO), per facilitare le indagini epidemiologiche sul campo o per analisi statistiche sanitarie. Lo scopo di questa indagine è stato quello di valutare se tale pacchetto può rappresentare, nella realtà biomedica italiana, uno strumento di analisi efficace nel campo della ricerca, oltre che un supporto pratico e semplice per l'insegnamento dell'epidemiologia e della biostatistica. Hanno partecipato allo studio medici, biologi, infermieri, specializzandi e studenti di medicina a cui è stato somministrato un questionario costituito da 20 domande, sia a risposta multipla che aperta. I dati raccolti sono stati inseriti in un database costruito con il software DB-IV ed analizzati con il pacchetto statistico EpiInfo3.5.1. Per l’analisi sono stati impiegati i test statistici del χ² ed Esatto di Fisher. Il livello di significatività è stato fissato a p<0,05. Hanno partecipato all'indagine 300 professionisti sanitari, di cui il 64% ha un’età compresa tra 26 e 45 anni, il 52% sono donne e il 73% nubili/celibi. È emerso che le donne sono le più propense ad utilizzare EpiInfo nella propria attività di ricerca (p=0,023), così pure la fascia di età 26-45 anni (p=0,023) e i non coniugati (p=0,010). Inoltre viene considerato un pacchetto statistico più che sufficiente per la propria attività di ricerca dal 31% degli intervistati e sufficiente dal 52%. Corsi di statistica e di epidemiologia sono stati indicati come propedeutici per l'uso del software rispettivamente dall'89% e dal 74% del campione, senza nessuna differenza significativa per caratteristiche socio-demografiche. Per la sua evoluzione tecnologica e statistica, EpiInfo rappresenta un software in grado di assistere nella ricerca il professionista sanitario. Dallo studio è emerso che l'inserimento del software EpiInfo all'interno di corsi di statistica ed epidemiologia agevola la comprensione dei concetti teorici e consente di assolvere con più facilità alcuni dei compiti della ricerca clinico/epidemiologica. Igiene e Sanità Pubblica - Note Parte di Scientifica Approfondimento e Pratica LXVIII.1.2012 • 85 A. MANNOCCI, C. BONTEMPI, G. GIRALDI, G. CHIARADIA, C. DE WAURE, A. SFERRAZZA, W. RICCIARDI, A. BOCCIA, G. LA TORRE EpiInfo as a research and teaching tool in epidemiology and statistics: strengths and weaknesses Key words Software, Epidemiology, Research, EpiInfo Summary EpiInfo is a free software developed in 1988 by the Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in Atlanta to facilitate field epidemiological investigations and statistical analysis. The aim of this study was to assess whether the software represents, in the Italian biomedical field, an effective analytical research tool and a practical and simple epidemiology and biostatistics teaching tool. A questionnaire consisting of 20 multiple-choice and open questions was administered to 300 healthcare workers, including doctors, biologists, nurses, medical students and interns, at the end of a CME course in epidemiology and biostatistics. Sixty-four percent of participants were aged between 26 and 45 years, 52% were women and 73% were unmarried. Results show that women are more likely to utilize EpiInfo in their research activities with respect to men (p = 0.023), as are individuals aged 26-45 years with respect to the older and younger age groups (p = 0.023) and unmarried participants with respect to those married (p = 0.010). Thirty-one percent of respondents consider EpiInfo to be more than adequate for analysis of their research data and 52% consider it to be sufficiently so. The inclusion of an EpiInfo course in statistics and epidemiology modules facilitates the understanding of theoretical concepts and allows researchers to more easily perform some of the clinical/epidemiological research activities. Introduzione L’uso di strumenti informatici (computer, smartphone, palmari, cartelle elettroniche, ecc.) nell’ambito sanitario rappresenta oggi un’esigenza imprescindibile in diversi settori, che comprendono non soltanto la gestione di database informativi ma anche la gestione di hospice e cure palliative, la prevenzione degli errori a quello della valutazione di impatto sanitario, il monitoraggio e sorveglianza sanitaria all’approccio multidisciplinare di terapie complesse, fino all’uso più recente di applicazioni per smartphone per il management quotidiano di alcune patologie cronico-degenerative [1-11]. EpiInfo è un software facile, accessibile, libero e gratuito, realizzato nel 1988 dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta su commissione del World Health Organization (WHO), per facilitare le indagini epidemiologiche di campo o in analisi statistiche sanitarie. La prima versione di EpiInfo, risalente al 1985 [12], funzionava nel vecchio sistema operativo MS-DOS© e poteva essere contenuta in un floppy disk da 5.25"; l’attuale, la versione 3.5.1, è supportata dal sistema operativo Windows©. 86 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento EPIINFO COME STRUMENTO PER LA RICERCA E PER LA DIDATTICA DELL’ EPIDEMIOLOGIA E DELLA STATISTICA: PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA Aspetti determinanti per la scelta di questo software sono la gratuità, il tipo di funzioni che offre e la semplicità di utilizzo. In particolare, grazie alla sua libera accessibilità facilita l’approccio alla statistica con un software più che soddisfacente e consente anche ai professionisti meno esperti di cimentarsi in analisi inferenziali. La sua completezza nelle funzioni basilari, inoltre, consente in pochi minuti di creare maschere per registrare dati raccolti attraverso questionari o schede precostituite e realizzare database con opportune utility per il DATA Entry. Il software permette in oltre di analizzare e rappresentare dati attraverso facili funzioni, come distribuzioni di frequenza, tabelle di contingenza, grafici, test statistici, misure di rischio, riducendo quindi procedure di analisi, anche molto complesse, in poche mosse senza rinunciare al rigore scientifico necessario [13]. Per l’evoluzione tecnologica e statistica, EpiInfo rappresenta un software semplice, quindi adatto ad utenti non particolarmente esperti, e, per ricchezza di strumenti, in grado di soddisfare il professionista sanitario in alcune importanti attività legate alle indagini epidemiologiche. Come sottolineato da Harbage et al. [14], EpiInfo è agevole per la sua reperibilità, essendo un programma di pubblico dominio e grazie ad Internet, è probabilmente uno dei software distribuiti su più larga scala ed utilizzati nei programmi di dominio pubblico nel mondo (EpiInfo può essere scaricato gratuitamente dal sito del CDC di Atlanta [15] o dal sito italiano [13] e scambiato liberamente). Essendo gratuito, questo strumento elimina la necessità di finanziamenti anticipati, rendendolo più fruibile sia da parte di piccoli dipartimenti sanitari che da parte di chi ne fa un uso saltuario. Altra caratteristica di EpiInfo è quella di consentire l’archiviazione manuale, riducendo l’incertezza e il ritardo nelle spedizioni dei dati; per la sua portabilità (piattaforme Windows, Linux) e dimensione (68 mega byte), inoltre, è facilmente trasferibile su supporti rimovibili e di facile scambio, risultando, dunque, vantaggioso per utenti che non hanno accesso alla rete Internet o non possiedono le competenze necessarie per scaricare e installare programmi. Le versioni iniziali di EpiInfo erano unicamente in lingua inglese e ciò consentiva l’uso solo a coloro che avessero una certa familiarità con tale lingua; ma con la versione 3.5 è disponibile anche la lingua italiana corredata di manuale, anch’esso in italiano [13]. EpiInfo, inoltre, si dimostra pienamente compatibile con la suite di Office. Il suo pacchetto, infatti, comprende un database che utilizza il formato di Microsoft© Access ed Excel, ma prevede la compatibilità anche con altri venti formati di gestione dei dati (DBIV, text, FoxPro, HTML, etc.). Inoltre, vi sono diversi manuali e testi che utilizzano questo software per spiegare Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento LXVIII.1.2012 • 87 A. MANNOCCI, C. BONTEMPI, G. GIRALDI, G. CHIARADIA, C. DE WAURE, A. SFERRAZZA, W. RICCIARDI, A. BOCCIA, G. LA TORRE concetti e realizzare analisi statistiche [16-23]. Anche nel Servizio Sanitario Nazionale italiano risulta essere impiegato: per il 62% in Asl o Ospedale, per il 13% in ambito regionale è per il 6% nelle organizzazioni nazionali. Secondo Falsca et al. [24] il 38% lo utilizza a fini di ricerca in sanità pubblica, il 16% per uso didattico, il 19% per attività clinica e il 22% per ricerca clinica. Si può stimare che fino al 2004 in Italia gli utilizzatori di EpiInfo siano circa 7.000 [24]. Se si digita la parola “EpiInfo” in Google si scopre che sono 12.700 le pagine in italiano che ne parlano, contro le 18.000 del software Spss, e rappresentano l’1,4% di quelle mondiali, mentre lo 0,7% quelle di Spss. Ciò testimonia l’uso di EpiInfo come software statistico prescelto nelle ricerche. In Italia, ad oggi, non sono state pubblicate indagini sul gradimento di EpiInfo in ambito sanitario didattico. Scopo di questa indagine è quello di valutare se questo pacchetto possa rappresentare nella realtà biomedica italiana, uno strumento di analisi efficace nel campo della ricerca, oltre che un supporto pratico e semplice per l’insegnamento dell’epidemiologia e della biostatistica. Metodi Setting e questionario L’indagine, di tipo esplorativo, ha previsto l’auto somministrazione di un questionario anonimo al temine di un corso di metodologia epidemiologica e biostatistica realizzato nell’ambito di eventi di Educazione Continua in Medicina (ECM). Tale corso aveva la durata di 3 giorni, per un ammontare complessivo di 20 ore di lezione, sia frontali che esercitative condotte con il supporto di EpiInfo. Tra il 2006-2009 sono stati organizzati diversi eventi con cadenza all’incirca trimestrale, con una media di 20 iscritti. Sono entrati a far parte dell’indagine medici, biologi, infermieri, specializzandi e studenti di medicina. Il questionario costituito da 20 domande sia a risposta multipla che aperta, conteneva informazioni: - socio-demografiche: età (18-25anni; 26-45 anni; >45 anni), genere, titolo di studio (maturità, laurea I livello, laurea specialistica, specializzazione/Master), professione (medici, non medici) e stato civile (coniugato/non coniugato); - relative alle conoscenze del software EpiInfo (già noto, già utilizzato, intenzione di impiegarlo nei futuri lavori e quali funzioni utilizzare prevalentemente); - relative al giudizio su EpiInfo (gradimento, facilità di utilizzo, ed eventuale scelta di impiegarlo durante la propria attività di ricerca). Analisi statistica Le risposte sono state inserite in un database costruito con il software DBIV ed analizzate con il pacchetto statistico EpiInfo3.5.1. 88 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento EPIINFO COME STRUMENTO PER LA RICERCA E PER LA DIDATTICA DELL’ EPIDEMIOLOGIA E DELLA STATISTICA: PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA L’analisi descrittiva ha previsto il calcolo delle frequenze assolute, percentuali e rappresentazioni con grafici a barre. Per valutare se EpiInfo può essere considerato uno strumento facile da apprendere ed utile per la ricerca, è stata condotta un’analisi univariata rispetto alle seguenti variabili: - impiego di EpiInfo, agevola l’approccio all’analisi statistica (si/no); - impiego di EpiInfo, agevola l’approccio all’analisi epidemiologica (si/no); - impiego di EpiInfo necessita di corsi di supporto di statistica ed epidemiologia (si/ no); - intenzione di utilizzare il software nelle attività future di ricerca (si/no) e giudizio complessivo su EpiInfo. (molto carente/insufficiente/sufficiente/più che sufficiente) Per tale analisi sono stati impiegati il test χ² e il test Esatto di Fisher. Il livello di significatività è stato fissato a p<0,05. Risultati Hanno partecipato all’indagine 300 professionisti sanitari (medici, biologi, specializzandi, studenti di medicina) di cui il 64% ha un età compresa tra 26-45 anni, il 16% meno di 26 anni e il 20% più di 45 anni. Il 52% è rappresentato da donne e il 73% è nubile/celibe. Il 10% ha come titolo di studio la maturità, il 15% la laurea di I livello, il 41% la laurea specialistica ed il restante 34% una specializzazione. Relativamente alla professione il 63% è medico. Tra i software statistici impiegati nell’attività di ricerca clinica-epidemiologica, il 47% dichiara di utilizzare SPSS, seguito da EpiInfo (34%), STATA (15%), R (2%), Mathlab (2%) ed infine SAS (1%) (Figura 1). La Tabella 1 mostra l’analisi descrittiva delle risposte riguardanti EpiInfo ottenute dal questionario. Dei 300 intervistati, il 38% conosceva il software prima di frequentare il corso e il 25% ne aveva già fatto uso; l’89% sottolinea che il suo utilizzo necessita di un corso di supporto di statistica e il 73% di epidemiologia. Per quanto riguarda il gradimento, il 43% del campione ritiene che il programma semplifichi molto l’approccio all’analisi statistica, il 50% abbastanza, il 4% poco e il 2% affatto; per la ricerca epidemiologica si osservano rispettivamente le seguenti percentuali: 36%, 50%, 9% e 5% . Il 52% degli intervistati ritiene che il pacchetto statistico sia sufficiente per la propria attività di ricerca, il 31% più che sufficiente, il 12% insufficiente e il 4% carente. L’83% prevede di utilizzare EpiInfo, di questo il 61% pensa di avvalersene per test statistici, il 58% per rappresentazioni grafiche, il 55% per realizzare tabelle di frequenza, Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento LXVIII.1.2012 • 89 A. MANNOCCI, C. BONTEMPI, G. GIRALDI, G. CHIARADIA, C. DE WAURE, A. SFERRAZZA, W. RICCIARDI, A. BOCCIA, G. LA TORRE Figura 1 - Distruzione di frequenza relativa alla domanda “Prima di questo corso, aveva utilizzato uno dei seguenti software statistici?” il 35% per analisi di regressione multivariata, il 27% per la gestione dei dati ed infine l’11% per la stima della numerosità campionaria. Nelle Tabelle 2-3 sono riportate le analisi univariate per valutare eventuali differenze tra variabili socio-demografiche e utilizzo di EpiInfo nelle attività di ricerca. In particolare in Tabella 2, la domanda “l’impiego di EpiInfo agevola l’approccio all’analisi statistica?”, non mostra differenze statisticamente significative, seppure si osserva una leggera prevalenza di “si” nel gruppo di età 26-45 anni rispetto alle classi più giovani e più anziane (p=0,064). Inoltre non emergono differenze significative tra i vari gruppi di individui riguardo alle domande “EpiInfo agevola l’approccio all’analisi epidemiologica?” e “Vi è la necessità di corsi di supporto di statistica e/o di epidemiologia?”. In tabella 3, sono rappresentate le risposte alla domanda “pensa di utilizzare EpiInfo per la sua attività futura di ricerca?” in relazione all’età e allo stato civile. Dall’indagine emerge che le donne pensano di utilizzare il software maggiormente degli uomini (rispettivamente 56% e 44%; p=0,023), così pure coloro che hanno un’età compresa tra 26 e 45 anni, versus il gruppo dei più giovani e dei più anziani (rispettivamente 67%, 15%; e 18 %; p=0,023) e i non coniugati (71%) nei confronti dei coniugati (29%) (p=0,010). È stato osservato, infine, che chi conosceva EpiInfo prima del corso ha prevalentemente un’età compresa tra 26-45 anni (p=0,028), è laureato (p=0,032) ed è già avvezzo all’uso di software statistici (p<0,001) (Tabella 4). Discussione Il nostro studio ha valutato l’impiego del software EpiInfo come strumento di supporto nell’ambito della didattica e ricerca biomedica. EpiInfo risulta essere uno strumento apprezzato per duttilità e fruibilità dalle professioni mediche se supportato adeguatamente con la teoria statistica ed epidemiologica. Infatti, il suo impiego nell’ambito di corsi ECM è considerato da quasi la totalità degli intervistati utile sia per 90 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento EPIINFO COME STRUMENTO PER LA RICERCA E PER LA DIDATTICA DELL’ EPIDEMIOLOGIA E DELLA STATISTICA: PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA Tabella 1 - Analisi descrittiva delle risposte contenute nel questionario relative ad EpiInfo Domanda N % Conosceva EpiInfo prima del corso? Si No 115 185 38,3 61,7 Aveva utilizzato EpiInfo prima del corso? Si No 74 226 24,7 75,3 L’impiego di EpiInfo, a Suo giudizio, agevola l’approccio all'analisi statistica? Molto Abbastanza Poco No 129 151 13 7 43,0 50,3 4,3 2,3 L’impiego di EpiInfo, a Suo giudizio, agevola l'approccio all'analisi epidemiologica? Molto Abbastanza Poco No 108 149 27 16 36,0 49,7 9,0 5,3 L’impiego di EpiInfo, a Suo giudizio, necessita di un corso di supporto di statistica? Si No 267 33 89,0 11,0 L’impiego di EpiInfo, a Suo giudizio, necessita di un corso di supporto di epidemiologia? Si No 220 80 73,3 26,7 L’impiego di EpiInfo, a Suo giudizio, necessita di un corso di supporto di statistica? Si 267 89,0 Per la sua attività di ricerca, EpiInfo è un pacchetto statistico: Più che sufficiente Sufficiente Insufficiente Carente 92 157 35 11 30,7 52,3 11,7 3,6 Per la Sua attività futura di ricerca pensa di utilizzare EpiInfo? Si No 248 52 82,7 17,3 Quali strumenti di EpiInfo pensa di utilizzare nelle Sue future ricerche? Tabelle di frequenza Grafici Test statistici Analisi di regressione Gestione dei dati Campionamento 166 173 183 105 81 34 55,3 57,7 61,0 35,0 27,0 11,3 migliorare le conoscenze statistiche (93%), sia per le attività pratiche di ricerca epidemiologica (86%), seppure vengono ritenuti propedeutici corsi di tipo statistico (89%) ed epidemiologico (73%). Non è comunque ritenuto un software completo tant’è che poco meno di un terzo del campione lo reputa più che sufficiente (31%). La questione se EpiInfo debba essere uno strumento leggero e agile come originariamente concepito dal suo ideatore, o una robusta piattaforma per sviluppare applicazioni come viene fatto attualmente da molte persone in tutto il mondo è ancora un dibattito aperto. Ciò che è evidente è che esso deve trovare un posto tra gli altri strumenti a supporto delle attività di ricerca dei professionisti sanitari [25,26]. Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento LXVIII.1.2012 • 91 92 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento *p-value Fischer test ^ p-value χ ² test Tabella 3 - Analisi univariata per valutare possibili associazioni socio-demografiche rispetto all’impiego di EpiInfo nelle attività di ricerca *p-value Fischer test ^ p-value χ² test Tabella 2 - Analisi univariata per valutare possibili associazioni socio-demografiche rispetto alla facilità di apprendere EpiInfo A. MANNOCCI, C. BONTEMPI, G. GIRALDI, G. CHIARADIA, C. DE WAURE, A. SFERRAZZA, W. RICCIARDI, A. BOCCIA, G. LA TORRE EPIINFO COME STRUMENTO PER LA RICERCA E PER LA DIDATTICA DELL’ EPIDEMIOLOGIA E DELLA STATISTICA: PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA Tabella 4 - Analisi univariata relativa alla conoscenza di EpiInfo prima del corso rispetto a variabili socio-demografiche e alcune caratteristiche di EpiInfo Variabili Conosceva EpiInfo prima del corso Si (riga %) No (riga %) p Genere Maschi Femmine 31 (43,1) 41 (56,9) 107 (48,9) 112 (51.1) 0.392^ Età (anni) 18-25 26-45 >45 5 (7,0) 54 (76,1) 12 (16,9) 45 (20.6) 137 (62,8) 36 (16,5) 0.028^ Titolo di studio Maturità Laurea I livello Laurea Specialistica Specializzazione/Master 1 (1,4) 10 (13,7) 32 (43,8) 30 (41,1) 27 (12,2) 35 (18,8) 91 (41,2) 68 (30,8) 0.032^ Professione Medico Non medico 46 (62,2) 28 (37,8) 127 (57,2) 95 (42,8) 0.454^ Per la sua ricerca EpiInfo è un pacchetto statistico Più che sufficiente Sufficiente Insufficiente Molto Carente 24 (32,4) 38 (51,4) 12 (16,2) 0 (0,0) 67 (30,5) 119 (54,1) 23 (10,5) 11 (5,0) 0.145^ Utilizzerà EpiInfo per la sua ricerca futura ? Si No 11 (15,1) 62 (84,9) 33 (15,1) 186 (84,9) 0.999^ EpiInfo necessita di corso di supporto di statistica? Si No 105 (100,0) 0 (0,0) 161 (98,8) 2 (1,2) 0.522* EpiInfo necessita di corso di supporto di epidemiologia? Si No 12 (16,4) 61 (83,6) 53 (25,1) 158 (74,9) 0,128^ EpiInfo agevola l’approccio all’analisi statistica? Molto/abbastanza Poco/no 72 (97,2) 2 (2,8) 96 (94,0) 13 (6,0) 0.371* EpiInfo agevola l'approccio all'analisi epidemiologica? Molto/abbastanza Poco/no 102 (89,5) 12 (10,5) 154 (89,5) 18 (10,5) 0.987^ La gratuità di EpiInfo per il suo utilizzo è: Importante Non importante 109 (96,5) 4 (3,5) 168 (94,9) 9 (5,1) 0.230^ 89 (78,1) 25 (21,9) 69 (38,3) 111 (61,7) <0.001^ Ha usato un software Si statistico No prima del corso? *p-value Fischer test ^ p-value χ² test Lo studio presenta, comunque, alcune limitazioni. La prima limitazione è quella dovuta alla selezione del campione, costituito da soli partecipanti a corsi ECM i quali, per scelta hanno, deciso di partecipare ai corsi. Questo seleziona, ovviamente soggetti Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento LXVIII.1.2012 • 93 A. MANNOCCI, C. BONTEMPI, G. GIRALDI, G. CHIARADIA, C. DE WAURE, A. SFERRAZZA, W. RICCIARDI, A. BOCCIA, G. LA TORRE maggiormente motivati ad apprendere e inseriti in un contesto culturale che li ha portati ad aggiornarsi professionalmente. Un altro possibile effetto di misclassificazione può derivare dal fatto che molti dei partecipanti ai corsi ECM, erano già avvezzi all’impiego di strumenti statistici (78%), determinando quindi un sottostima delle difficoltà che si posso incontrare utilizzando questo software per la prima volta. Il campione, inoltre, non risulta rappresentativo della popolazione generale, soprattutto in relazione all’età e al livello educativo. Il 64% del campione, infatti, è costituito da soggetti età compresa tra 26 e 45 anni e il 75% dei partecipanti ha conseguito il titolo di laurea specialistica o un livello educativo superiore. A questo bisogna aggiungere, comunque, che il target di utilizzo di un software come EpiInfo non è da assimilare alla popolazione generale. Per quanto riguarda il genere e la professione il campione sembra essere equamente distribuito. Altro elemento che può dare luogo a distorsioni dei risultati è la possibilità che uno stesso individuo abbia compilato più questionari avendo preso parte a più corsi ECM, determinando effetti di rebound dei dati poco controllabili e prevedibili. Alla luce di tali limiti comunque, è importante sottolineare che una percentuale elevata dei partecipanti (83%), considera il pacchetto statistico più che sufficiente o sufficiente per la propria attività di ricerca ed inoltre il programma risulta essere apprezzato, in termini di agevolare l’attività di ricerca, indistintamente dal genere, dall’età, da livello educativo e dalla professione. In relazione alla possibilità di utilizzare EpiInfo attivamente nel proprio lavoro, vi è una maggiore propensione nei giovani (2645 anni) indipendentemente dalla professione e dal livello educativo. Ciò probabilmente può essere spiegato da una maggiore esigenza di una produzione scientifica da parte dei giovani, che hanno necessità, di rendersi per quanto più possibili autonomi nel produrre ricerca e nell’interpretazione dei risultati pubblicati nella letteratura scientifica. In conclusione abbiamo motivo di ritenere che l’inserimento del software EpiInfo all’interno dell’insegnamento della statistica e dell’epidemiologia nonché il suo utilizzo nel risolvere esercizi pratici, rappresenti un valido aiuto per la comprensione e l’applicazione dei concetti teorici . 94 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Note di Approfondimento EPIINFO COME STRUMENTO PER LA RICERCA E PER LA DIDATTICA DELL’ EPIDEMIOLOGIA E DELLA STATISTICA: PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA Bibliografia 1. De Caro F, Pirozzi D, Boccia G, Brunetti L, Cavallo P, Motta O, Palmieri L, Santoro E, Capunzo M. How to simplify and improve incident and near miss reporting in wards: I.R.G.E. (Incident Reporting with Gravity Effect) system. Ital J Public Health 2011; 8(3): in press. 2. Welteke R, Fehr R. Health Impact Assessment – developing a software-assisted tool for assessment of evidence. Ital J Public Health 2007; 4(3): 165-8. 3. Abernethy AP, Wheeler JL, Bull J. 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Sanità Pubbl. 2012; 68: 97-104 Politiche vaccinali Neisseria meningitidis: nuovi vaccini e strategie preventive Laura Morciano, Laura Zaratti*, Elisabetta Franco* * Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva e Dipartimento di Sanità Pubblica, Università di Roma Tor Vergata Parole Chiave Neisseria meningitidis, Vaccinazione, Vaccini coniugati Riassunto La malattia invasiva causata dalla Neisseria meningitidis desta da sempre preoccupazione e la Sanità Pubblica è chiamata a proporre e verificare le strategie più opportune per utilizzare nel modo migliore le risorse disponibili. I vaccini polisaccaridici hanno aperto la via alla profilassi immunitaria, l'introduzione dei vaccini coniugati ha permesso notevoli passi avanti per la prevenzione di questa malattia e la futura disponibilità di un vaccino attivo nei confronti del sierogruppo B fornirà un ulteriore strumento per la protezione della popolazione. Neisseria meningitidis: new vaccines and preventive strategies Key words Neisseria meningitidis, Vaccination, Conjugate vaccines Summary Invasive disease caused by Neisseria meningitidis raise concern in the population and Public Health Authority is called to propose and test strategies for optimizing resources available for its prevention. Polysaccharide vaccines started the approach to immune prophylaxis, the introduction of conjugate vaccines brought to major advances for the prevention of this disease and the future availability of a vaccine against serogroup B will provide an additional tool to protect the population. La Neisseria meningitidis, o meningococco, è un batterio capsulato Gram negativo che provoca quadri clinici diversi, ma è certamente la meningite che da sempre desta la maggiore preoccupazione. La meningite e la sepsi fulminante causate dalla N. meningitidis costituiscono un importante problema di Sanità Pubblica; nonostante il pronto impiego di antibiotici, infatti, il tasso di letalità è ancora di circa il 10% nei paesi industrializzati e sequele permanenti sono rilevabili fra coloro che superano la fase acuta della malattia(1-4). L’acquisizione del microrganismo attraverso il contatto con le particelle di aerosol o la saliva può essere transitoria, conferire uno stato di portatore sano, o determinare una malattia invasiva. Si stima che circa l’8-25% di soggetti adulti sani alberghi Igiene e Sanità Pubblica Pubblica -- Note Politiche di Approfondimento vaccinali LXVIII.1.2012 • 97 L. MORCIANO, L. ZARATTI , E. F RANCO come comune commensale la N. meningitidis. Diversi fattori influiscono sulla presenza di portatori, come l’età, gli stretti contatti interpersonali, i luoghi affollati e il fumo. I gruppi a rischio di sviluppare una malattia invasiva da meningococchi sono rappresentati dai contatti di pazienti affetti, da soggetti, soprattutto giovani adulti, che frequentano luoghi affollati, da laboratoristi che maneggiano frequentemente isolati del microrganismo, da viaggiatori in zone endemiche, e da pazienti con asplenia anatomica o funzionale o con deficit del complemento(1-4). Si conoscono 13 differenti sierogruppi di N. meningitidis, ma solo gli stipiti appartenti ai sierogruppi A, B, C, W-135, Y e X sono implicati in oltre il 90% delle malattie sistemiche, con distribuzione mondiale variabile. Infatti in America, Europa e Australia i sierogruppi principalmente responsabili di malattia sono il B e il C, mentre il sierogruppo A è causa di malattia principalmente in Africa e Asia(5). In una situazione di endemia, il sierogruppo B risulta responsabile della maggior parte dei casi che si verificano nei bambini di età <1 anno, il sierogruppo C provoca malattia soprattutto negli adolescenti e i sierogruppi B e Y negli anziani(1-7). Dai primi anni ’90 i sierogruppi W-135 Y e X hanno acquisito un potenziale epidemico in diverse Regioni. Ad esempio negli Stati Uniti il sierogruppo Y, che determinava il 2% dei casi negli anni 1989-1991, è arrivato a rappresentare circa il 30% a partire dalla metà degli anni ‘90, diventando uno dei principali responsabili di malattia meningococcica. I sierogruppi X e W-135 sono invece particolarmente diffusi in Africa, soprattutto nella regione della cintura delle meningiti, dove hanno provocato, negli ultimi anni, epidemie anche di notevole entità(5-10). Vista la difficile attuazione di adeguate misure di profilassi, la notevole gravità della malattia meningococcica e il suo rapido sviluppo, la vaccinazione rimane lo strumento migliore per il suo controllo, adattando le strategie vaccinali alle necessità di ogni singola Regione per la eterogenea distribuzione dei sierogruppi a livello mondiale(9,11,12). Vaccini antimeningococcici I primi vaccini contro i meningococchi di gruppo A e C sono stati introdotti negli anni ’70, in risposta alle frequenti epidemie che si verificavano tra le reclute militari inglesi, dimostrandosi utili nel controllare i focolai e diminuendo il numero di casi di meningite causati dai sierogruppi contenuti nel vaccino. Si tratta di vaccini polisaccaridici che sfruttano il potere immunogeno della capsula del batterio, con un’efficacia clinica pari all’80-90% nei bambini di età >5 anni e negli adulti(2,9,13). I vaccini polisaccaridici sono disponibili in formulazioni bivalenti (A, C), trivalenti (A, C, W-135) e quadrivalenti (A, C, W-135, Y), contengono 50 μg di ciascun componente e, se cosomministrati, elicitano ciascuno una indipendente risposta immunologica. I 98 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Politiche vaccinali NEISSERIA MENINGITIDIS: NUOVI VACCINI E STRATEGIE PREVENTIVE sierogruppi A, Y e W-135 inducono un soddisfacente titolo anticorpale nel 90% dei casi; inoltre il sierogruppo A stimola una risposta anticorpale anche nei bambini al di sotto dell’anno di età (dai 3 mesi di vita in su), mentre il sierogruppo C è meno immunogeno ed efficace quando somministrato a bambini al di sotto dei 18-24 mesi di vita. L’efficacia di questi vaccini è basata sulla stimolazione della risposta T-indipendente, la loro inoculazione pertanto è in grado di reclutare i linfociti B, ma non i linfociti T, impedendo la creazione di memoria immunologica. Inoltre, non riducono significativamente il numero dei portatori sani e, di conseguenza, sono inefficaci nel generare herd immunity. Un’altra problematica legata a questo tipo di vaccini è rappresentata dalla iporesponsività, fenomeno per il quale la risposta immunitaria a dosi di vaccino successive alla prima non induce ulteriori aumenti del titolo anticorpale, ma anzi la risposta diminuisce per ogni successiva dose di vaccino somministrata(1,2,9,13,14). Pur dimostrandosi utili nel controllare le epidemie e le situazioni a rischio, questi vaccini non sono indicati per una pratica vaccinale preventiva su larga scala. Infatti il loro potere immunogeno è di breve durata, massimo 3-5 anni nei bambini al sopra dei 5 anni di età e negli adulti e meno di 3 anni nei bambini di età <5 anni(1,2,9). Nonostante le notevoli criticità, i vaccini polisaccaridici sono stati gli unici disponibili per molti anni, durante i quali sono stati utilizzati soprattutto come risposta “reattiva” ad una epidemia o per proteggere, per un periodo di tempo limitato, persone ad alto rischio di contrarre l’infezione. Dopo il successo ottenuto con l’utilizzo di vaccini coniugati nei confronti dell’Haemophilus Influenzae di tipo b, gli studi si sono concentrati sulla realizzazione di un vaccino antimeningococcico coniugato che, sfruttando il legame covalente dell’oligosaccaride purificato con una proteina carrier, risultasse capace di indurre una buona risposta immunologica ovviando al problema dell’iporesponsività dei vaccini polisaccaridici(15). Il primo vaccino antimeningococcico coniugato contro il sierogruppo C è stato autorizzato in Inghilterra nel Settembre del 1999, dove, negli anni precedenti l’inizio della campagna vaccinale, il numero assoluto dei casi di meningite meningococcica era aumentato, e il sierogruppo C aveva presentato, proporzionalmente, il picco maggiore, raggiungendo gli 823 casi su un totale di 2.418 casi confermati. I dati riferiti al periodo 2006-2008 riportano un totale di 29 casi per anno per il meningococco C in questo Paese, registrando un calo del 97% rispetto agli anni 1998-1999; anche il numero dei portati sani si è ridotto dell’80%(16-18). In seguito al successo inglese, diversi paesi Europei hanno introdotto routinariamente la vaccinazione antimeningococcica C nelle loro schedule, come l’Irlanda, la Spagna, l’Olanda, il Belgio, l’Islanda, la Germania(19). Nel 2005, è stato introdotto negli Stati Uniti il primo vaccino coniugato Igiene e Sanità Pubblica - Politiche vaccinali LXVIII.1.2012 • 99 L. MORCIANO, L. ZARATTI , E. F RANCO quadrivalente attivo nei confronti dei meningococchi di gruppo A, C, W-135 e Y, la cui disponibilità risulta particolarmente importante per l’America, dato l’aumento dei casi dovuti al sierogruppo Y. Le linee guida americane prevedono la vaccinazione di tutti i bambini di 11-12 anni di età con singola dose e un richiamo da somministrare a 16-18 anni, in modo da proteggere i ragazzi nell’età più a rischio e la vaccinazione dei soggetti di età 11-55 anni con determinati fattori di rischio. Le raccomandazioni sono state estese anche ai bambini di età compresa tra i 2 e i 10 anni con determinati fattori di rischio. Nell’Aprile del 2011 è stata approvata la sua somministrazione anche in bambini a rischio dai 9 ai 23 mesi di vita(11,20-25). Dall’inizio del 2010 è disponibile anche in Europa un vaccino coniugato quadrivalente, con l’indicazione di una singola dose per i soggetti di 11-55 anni di età(26,27). E’ stato dimostrato che questo preparato è in grado di indurre una buona risposta immunologica nei neonati. Tale evidenza rappresenta un notevole vantaggio vista l’elevata incidenza della malattia in questa fascia di età(28). Nel 2010 è stato reso disponibile in Africa un vaccino coniugato contro il sierogruppo A, con la speranza di riuscire a contenere le importanti epidemie che ancora affliggono questo continente(1,29). Da quando sono stati introdotti i vaccini coniugati, il sierogruppo B è diventato responsabile della maggior parte dei casi di malattia invasiva in Europa, Nord America e Sud America. La capsula polisaccaridica di questo sierogruppo ha una composizione identica a quella dell’acido polisialico presente nel tessuto cerebrale fetale, rendendola inutilizzabile per la realizzazione di un vaccino a causa del possibile sviluppo di autoimmunità. E’ stato pertanto necessario studiare differenti approcci per lo sviluppo di un vaccino nei confronti di questo sierogruppo. Inizialmente gli studi si sono concentrati sulle vescicole della membrana esterna, con cui sono stati realizzati vaccini che utilizzati in diversi paesi sono risultati efficaci, ma solo nei confronti dei ceppi specifici per i quali il vaccino era stato realizzato. La svolta nelle ricerche è giunta con il sequenziamento del genoma della Neisseria di gruppo B, portando all’identificazione di antigeni che sono stati utilizzati per la produzione di un nuovo vaccino. Studi recenti hanno dimostrato l’immunogenicità e la sicurezza di questo vaccino nei bambini e adolescenti anche quando somministrato con altri vaccini e con differenti schedule vaccinali(6,30-32). Strategie vaccinali I vaccini antimeningococcici coniugati presentano numerosi vantaggi rispetto ai vaccini polisaccaridici: sono maggiormente immunogeni, stimolano la memoria immunologica, non provocano iporesponsività con dosi ripetute, riducono il numero dei portati sani e, di conseguenza, inducono il fenomeno della herd immunity. La disponibilità dei vaccini coniugati contro il meningococco C ha permesso 100 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Politiche vaccinali NEISSERIA MENINGITIDIS: NUOVI VACCINI E STRATEGIE PREVENTIVE l’attuazione di misure preventive nei confronti della malattia meningococcica, contribuendo a modificare l’epidemiologia di tale patologia. Infatti in Europa, in seguito all’introduzione della vaccinazione antimeningococcica C nel 1999, si è registrata una riduzione dei casi di meningite meningococcica con un calo di oltre il 50% dei casi dovuti al sierogruppo C: dal 2006 non vi sono state ulteriori riduzioni, anche se l’eziologia da gruppo C è sempre meno rappresentata. L’incidenza totale è scesa da 1,9 casi su 100.000 nel 1999 a 0,89 su 100.000 nel 2009. I Paesi più colpiti sono stati l’Irlanda e l’Inghilterra, mentre quelli meno colpiti sono stati Cipro, la Lituania e la Lettonia(33). In Italia, i dati di sorveglianza forniti dal Sistema Informatizzato delle Malattie Infettive mostrano una diminuzione delle forme invasive da meningococco (Figura 1). Dal primo gennaio 2011 al trenta Settembre 2011 sono stati notificati 89 casi di malattia invasiva meningococcica, ripartiti in 46 casi di meningite, 24 di sepsi e 19 di meningite e sepsi. I sierogruppi responsabili sono stati principalmente il B e il C, con 49 e 3 casi rispettivamente(34). Il vaccino coniugato contro il meningococco C in Italia è stata introdotto nel 2006, seppure con modalità differenti nelle diverse regioni. Da uno studio condotto recentemente dall’Istituto Superiore di Sanità risulta che 17 regioni forniscono la vaccinazione antimeningococco C gratuitamente e con un servizio di chiamata attiva, mentre 4 regioni offrono gratuitamente la vaccinazione solo a persone a rischio, fra cui, in 1, sono compresi anche i bambini ricoverati in ospedale. Queste 4 regioni forniscono la vaccinazione mediante compartecipazione alla spesa anche ai bambini non a rischio per cui giunga richiesta dai genitori o dal pediatra. Delle 17 regioni che offrono la vaccinazione antimeningococcica alla popolazione, 14 adottano la strategia vaccinale della singola dose fra i 12 e i 15 mesi di vita e 3 somministrano 3 dosi nel primo anno di vita. Dodici regioni raccomandano inoltre la vaccinazione di tutti i ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 16 anni, con singola dose(35). Le strategie vaccinali della Sanità Pubblica sono sempre un compromesso tra le Figura 1 - Casi di malattia invasiva da mningococco in Italia, SIMI 2000-2011 Igiene e Sanità Pubblica - Politiche vaccinali LXVIII.1.2012 • 101 L. MORCIANO, L. ZARATTI , E. F RANCO risorse disponibili per raggiungere determinati obiettivi, le richieste della popolazione e i suoi reali bisogni. Ad oggi viene destinato alla Prevenzione solo il 5% dei fondi del Sistema Sanitario Nazionale, è necessario pertanto identificare le strategie migliori per ottenere il massimo beneficio. A tale scopo era stato previsto di redarre ogni 3 anni un Piano Nazionale, che, pur tenendo conto della regionalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale avvenuta nel 2001 con la modifica del Titolo V della Costituzione, stabilisse obiettivi “nazionali” a cui le Regioni aderissero adattandolo ognuna alle specifiche necessità. Nell’ultimo Piano Nazionale Vaccini 2005-2007 tuttora in vigore, la vaccinazione antimeningococco C veniva introdotta per i bambini nei primi due anni di età senza precise schedule vaccinali(36). La bozza del Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale (PNPV) 20122014, che è in fase di approvazione dalla Conferenza Stato-Regioni, prevede la somministrazione di un’unica dose di vaccino antimeningococcico per due fasce di età: tra il 13° e il 15° mese e a 11-18 anni, per i soggetti che non siano stati vaccinati nell’infanzia. Oltre alla vaccinazione nell’età evolutiva, per la quale al momento non viene prevista una dose di richiamo, si raccomanda l’identificazione e l’immunizzazione dei soggetti a rischio di malattia invasiva meningococcica perché affetti da particolari patologie o per la presenza di particolari condizioni di vita. Si è discusso a lungo se la somministrazione di un’unica dose dopo l’anno di età fosse sufficiente a garantire una adeguata protezione della popolazione, o se invece la strategia delle tre dosi somministrate nel primo anno non rappresentasse una scelta migliore. Considerata la relativamente scarsa frequenza della meningite meningococcica nel primo anno di vita e il maggior numero di accessi al servizio vaccinale, forse ad oggi la scelta della singola dose dopo il primo anno, con eventuale dose booster o catch-up degli adolescenti, sembra essere quella in grado di garantire la migliore aderenza all’offerta: infatti in questo modo si riduce il numero di accessi al servizio vaccinale, in un’unica seduta possono essere somministrati due vaccini, i costi sono contenuti e, con la vaccinazione combinata bambini-adolescenti, è possibile in pochi anni raggiungere un grado di protezione tale da elicitare l’effetto di herd immunty; in questo modo anche i bambini di età inferiore ai 12 mesi risulterebbero protetti. Gli studi di costo-efficacia condotti in diversi paesi concordano nel ritenere la somministrazione di un’unica dose dopo il 12° mese di vita associata a campagne di catch-up degli adolescenti <18 anni, più costo-efficace rispetto alla schedula delle tre dosi nel primo anno di vita(1). Non viene contemplata, nel PNPV 2012-2014, la possibile somministrazione del vaccino quadrivalente coniugato negli adolescenti che, al momento, viene eseguita di routine solo negli Stati Uniti(15). La disponibilità dei vaccini tetravalenti coniugati rappresenta un’opportunità importante per il contenimento della malattia 102 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Politiche vaccinali NEISSERIA MENINGITIDIS: NUOVI VACCINI E STRATEGIE PREVENTIVE meningococcica, e le future politiche vaccinali europee potrebbero includere la somministrazione di tali vaccini in diverse situazioni, dall’immunizzazione universale dei neonati, alle dosi di richiamo in varie fasce d’età o per i viaggiatori(1,2,27). La possibilità di combattere la temuta infezione da N. meningitidis è oggi una opportunità reale: la disponibilità di vaccini immunogeni ed efficaci rivolti contro i principali sierogruppi e la concreta vicina introduzione della vaccinazione anche nei confronti del sierogruppo B rappresentano un notevole passo avanti nel ridurne sempre più l’incidenza. La Sanità Pubblica è chiamata a proporre e verificare le strategie più opportune per utilizzare nel modo migliore i prodotti che la ricerca scientifica mette a disposizione. Bibliografia (1) WHO. Meningococcal vaccines: WHO position paper, November 2011. Wkly Epidemiol Rec 2011; 86 (47): 521-39 http://www.who.int/wer/2011/wer8647.pdf (2) Khatami A, Pollard AJ. The epidemiology of meningococcal disease and the impact of vaccines. Expert Rev Vaccines 2010; 9 (3): 285-98 (3) Stephens DS, Greenwood B, Brandtzaeg P. Epidemic menintis, meningococcaemia and Neisseria meningitidis. Lancet 2007; 369: 2196-210 (4) Rouphael NG, Stephens DS. 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(19) Referente: Prof. Elisabetta Franco Dipartimento di Sanità Pubblica, Università degli Studi di Roma - Tor Vergata Via Montpellier, 1 - Roma Tel. 06 72596122 - Fax 06 2025285 [email protected] 104 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Politiche vaccinali NEISSERIA MENINGITIDIS: NUOVI VACCINI E STRATEGIE PREVENTIVE Atti del Workshop La qualità dell’aria indoor nelle scuole: rischi per malattie respiratorie e allergiche Quadro conoscitivo della situazione italiana e strategie di prevenzione Ministero della Salute Direzione Generale della Prevenzione, Roma 15 Dicembre 2011, ore 10.00 Igiene e Sanità Pubblica - Atti Politiche del Workshop vaccinali LXVIII.1.2012 • 105 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE Presentazione A cura di Annamaria de Martino Ministero della Salute, DGPREV, Ufficio II, Roma Le problematiche relative all’inquinamento degli ambienti scolastici meritano un’attenzione particolare. Nei Paesi Europei i bambini ed i giovani trascorrono in classe circa un terzo della loro giornata. Le scuole primarie e secondarie nella Comunità Europea annoverano circa 71 milioni di studenti e quasi 4.5 milioni di insegnanti, che rappresentano circa il 20% della popolazione totale. La scadente qualità dell’aria nelle scuole può determinare seri problemi sanitari tra i bambini che, come è noto, sono più sensibili degli adulti alle conseguenze dell’inquinamento. Alcuni studi condotti in nord-Europa hanno dimostrato che l’asma corrente in bambini ed adolescenti risulta positivamente associata a numerosi fattori presenti nell’ambiente scolastico, fra cui l’umidità, i composti organici volatili (VOCs), la formaldeide, gli allergeni ed i batteri. Gli studi hanno evidenziato anche che una cattiva qualità dell’aria e condizioni microclimatiche non ottimali possono influenzare negativamente la performance del lavoro scolastico degli studenti. Per questo motivo la qualità dell’aria nelle scuole è un problema molto importante per la sanità pubblica e richiede risposte politiche urgenti e concrete, volte a realizzare tutti gli interventi necessari a garantire ambienti scolatici sani e sicuri, rispondenti alle specifiche esigenze degli studenti ed in modo particolare dei bambini con asma, allergia, malattie respiratorie e altre patologie croniche. La realizzazione di questi interventi non è sotto il controllo di un unico settore, ma è necessario il coinvolgimento di diversi settori anche non sanitari, come l’industria privata, la società civile e le comunità ed è indispensabile la partecipazione coordinata di istituzioni non sanitarie: dall’ambiente all’istruzione e la ricerca, dai trasporti alle attività produttive etc., che devono collaborare con l’istituzione sanitaria realizzando l’approccio globale della “salute in tutte le politiche”. Al fine di sviluppare un approccio globale per la sorveglianza, la diagnosi, la prevenzione ed il controllo delle malattie respiratorie croniche, il Ministero della Salute è entrato a far parte della GARD internazionale (International Global Alliance Against Cronic Respratory Disease), un’alleanza promossa dall’OMS, comprendente organizzazioni, istituzioni ed agenzie che lavorano per il comune obiettivo di migliorare la salute respiratoria globale. Nell’ambito della GARD italiana, costituitasi a giugno del 2009, è stato istituito il Gruppo di lavoro ad hoc “per la prevenzione indoor nelle scuole”, con il compito specifico di facilitare l’attuazione dell’Accordo Stato Regioni del 18 novembre 106 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE 2010 recante “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per allergie ed asma”. Lo scopo di questo Workshop, organizzato dal Ministero della Salute con la collaborazione della GARD I, è quello di fornire un quadro conoscitivo sulla situazione italiana in merito alla qualità dell’aria nelle scuole ed i relativi rischi per la salute respiratoria degli studenti. Sulla base dell’analisi di contesto e delle evidenze scientifiche raccolte dal Gruppo GARD “per la prevenzione indoor nelle scuole”, sono delineate le principali aree di criticità su cui intervenire e le possibili strategie sostenibili, volte a minimizzare le esposizioni indoor nelle scuole e ridurre l’impatto delle malattie respiratorie, asma e allergie nell’infanzia. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 107 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE Relazione di apertura Luciana Indinnimeo1 Giovanni Cavagni2 1 2 Presidente SIAIP (Società italiana Allergologia e Immunologia Pediatrica), Dipartimento di Pediatria e NPI, Università di Roma “Sapienza” Responsabile del Centro Allergologico Europeo, Parma Nell’ultimo ventennio è considerevolmente aumentata la prevalenza delle malattie allergiche, le cui cause sono oggetto di ampio dibattito. Nonostante l’importanza del ruolo dei fattori genetici nello sviluppo delle allergie, questo aumento è troppo rapido per essere attribuito a modificazioni genetiche intercorse nelle popolazioni. Le malattie allergiche come la rinite e l’asma sono un problema sanitario molto diffuso. Sono frequentissime in tutto il mondo e registrano un incremento specialmente in età pediatrica. L’asma bronchiale è una delle malattie croniche più fre-quente nei bambini; come pure l’allergia alimentare è peculiare dell’età infantile. Il 10% dei bambini in Italia soffre di asma bronchiale; il 20% di rinite allergica anticamera dell’asma. Il 33% è a rischio di soffrire di una malattia allergica entro l’età adolescenziale. Alcuni ritengono che questi valori siano sottostimati, in quanto molti pazienti finché i sintomi non sono molto fastidiosi non si rivolgono al medico, anche se influiscono notevolmente sulla vita sociale, sulle prestazioni scolastiche e lavorative degli stessi. Nella loro valutazione epidemiologica, va tenuta in considerazione la possibile associazione con altri disturbi come sinusite, otite media e poliposi nasale. È ancora in discussione il ruolo dell’esposizione ad allergeni ambientali nei primi anni di vita nell’indurre lo sviluppo di asma bronchiale, dato che gli studi condotti hanno prodotto dati controversi. In ogni caso, dato che l’aumento di prevalenza delle patologie allergiche appare rilevante soprattutto nei bambini e negli adolescenti, vi è un generale consenso che, anche se ancora completamente da chiarire nei loro dettagli, le condizioni ambientali sia nell’età intrauterina sia nei primi anni di vita, siano cruciali per l’orientamento del sistema immunitario verso una eventuale risposta di tipo allergico. In particolare, sembra emergere in maniera sempre più chiara che l’assetto di determinati elementi (come alcune sottopopolazioni di linfociti) del sistema immunitario avrebbe alla nascita un orientamento favorente lo sviluppo di uno stato allergico. La presenza di una normale carica microbica ambientale sarebbe, viceversa, in grado di orientare il sistema immunitario in maniera corretta, con caratteristiche 108 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE spiccatamente di tipo protettivo. Dati sperimentali suggeriscono che l’infezione da virus dell’epatite A può influire in senso protettivo nei confronti delle allergie; che le allergie sono inversamente proporzionali all’acquisizione di infezioni a trasmissione alimentare ed orofecale; che le allergie sono infrequenti tra i bambini che crescono nelle fattorie di campagna; che l’ingestione di latte contaminato, l’esposizione ad animali ed al loro letame sono fattori di protezione; l’esposizione ad elevate concentrazioni di endotossina è associata a risposte di tipo protettivo ed a minore frequenza di allergie respiratorie. Il ruolo effettivo dei inquinanti dell’ambiente esterno (“outdoor”) nella patogenesi delle malattie allergiche resta tuttora incerto, mentre esistono numerosi studi che dimostrano gli effetti nocivi sull’apparato respiratorio di un’esposizione a breve e/o a lungo termine a contaminanti ambientali. Tra questi, una correlazione particolarmente evidente è stata dimostrata per l’ozono e i microparticolati dei motori diesel, che possono anche esercitare effetti immunobiologici, con attività adiuvante sulla produzione degli anticorpi specifici dell’allergia (IgE specifiche) e potenziare l’allergenicità nei confronti dei pollini. Per quanto riguarda gli inquinanti domestici (“indoor”), il fumo di tabacco risulta ovviamente dannoso per l’albero respiratorio del bambino, particolarmente durante la crescita e lo sviluppo, comportando un aumento della patologia delle basse vie aeree, della prevalenza di asma e un peggioramento della stessa. Il fumo inoltre può facilitare la sensibilizzazione allergica anche durante la gravidanza. Si può concludere che il fumo di sigaretta, l’inquinamento da traffico veicolare specie da gasolio e le alte concentrazioni di ozono favoriscono la comparsa di allergie; il particolato (PM10) e le esalazioni particolarmente irritanti possono aggravare l’infiammazione bronchiale quando questa è già in atto. A queste osservazioni gli organismi istituzionali, come il Ministero della Salute italiano e gli analoghi internazionali, non hanno mancato di porgere la loro attenzione. Straordinaria importanza va data a due iniziative internazionali sviluppate dall’OMS: • la “Global Alliance against Chronic Respiratory Diseases” (GARD), un’alleanza volontaria, nazionale ed internazionale, comprendente organizzazioni, istituzioni ed agenzie che lavorano per il comune obiettivo di migliorare la salute respiratoria della popolazione mondiale attraverso un approccio globale che affronti in maniera integrata: la sorveglianza, la diagnosi, la prevenzione ed il controllo delle malattie respiratorie croniche; • la V Conferenza paneuropea “Ambiente e Salute”(Parma 10-12 marzo 2010), dove i Ministri della Salute e dell’Ambiente dei 52 Paesi dell’OMS/ Euro, hanno sottoscritto la Dichiarazione di Parma che si è conclusa con la determinazione a promuovere una strategia integrata per l’ambiente Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 109 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE e la salute volta a contrastare efficacemente le malattie causate dai fattori ambientali tra cui le malattie allergiche; tra le priorità indicate nella Dichiarazione c’è quella di garantire a tutti bambini, in particolare quelli allergici e asmatici la possibilità di vivere, studiare e giocare in ambienti indoor salubri e privi di rischi per la loro salute. La SIAIP, come Società scientifica che tra le sue finalità ha quella di favorire la prevenzione e la migliore assistenza al bambino con patologia allergoimmunologica, ha quindi aderito sin dalla sua costituzione al progetto Global Alliance Against Chronic Respiratory Diseases (GARD) in ambito nazionale (GARD Italia). Tale adesione si collega alla lunga collaborazione con Federasma, la federazione delle Associazioni dei pazienti asmatici ed allergici, che recentemente si è concretizzata con le raccomandazioni sulla tutela del bambino allergico a scuola, con una documentazione utile a mettere ordine in un settore dove mancavano documenti nazionali di riferimento specialmente nell’ambito della scuola. È stata quindi una scelta quasi obbligata all’interno di GARD-Italia affidare alla SIAIP, insieme al Ministero della Salute, la conduzione del progetto n.1: “Programma di prevenzione per le scuole dei rischi indoor per malattie respiratorie e allergiche”. In questo ambito la SIAIP è fortemente interessata: - a diffondere le linee guida per migliorare la qualità dell’aria indoor (IAQ); - a progettare campagne di informazione ed educazione sanitaria rivolte agli studenti, alle famiglie e a tutto il personale scolastico per favorire l’adozione di comportamenti in grado di contrastare l’insorgenza di patologie croniche nell’infanzia, in particolare: malattie respiratorie, allergie, asma; - a definire protocolli operativi di intervento per prevenire e gestire reazioni allergiche gravi durante l’orario scolastico. In sintesi quindi la SiAIP in seno al GARD Italia è impegnata a promuovere qualsiasi iniziativa rivolta alla prevenzione primaria e secondaria delle malattie respiratorie ed allergiche allo scopo di ridurre la concentrazione ambientale di inquinanti e di allergeni indoor. 110 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE La IAQ nelle scuole La cornice istituzionale di riferimento Annamaria de Martino Dirigente Medico, Ministero della Salute, Direzione Generale della Prevenzione, Roma Troppe persone nel mondo soffrono o muoiono a causa di malattie croniche come cardiopatie, ictus, cancro, malattie respiratorie e diabete. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato nel 2005 il rapporto”Preventing chronic diseases: a vital investiment”, con il quale lancia l’allarme: nel 2005 sono morte quasi 60 milioni di persone e circa 35 milioni di queste morti sono attribuibili a malattie croniche; nei prossimi dieci anni le vittime aumenteranno ancora del 17%. L’OMS evidenzia che alla base dell’aumento della prevalenza delle patologie croniche, non c’è solo l’invecchiamento progressivo della popolazione, ma entrano in gioco fattori di rischio modificabili, legati agli stili di vita, a determinanti sociali e ambientali e a disuguaglianze socioeconomiche. Queste patologie sono particolarmente diffuse nell’infanzia. Alcune indagini condotte in ambito comunitario dimostrano che in Europa quasi una patologia su tre, tra la nascita ed i 19 anni, può essere attribuita a fattori ambientali; oltre il 40% di tale morbosità interessa i bambini di età inferiore ai 5 anni. Le principali malattie che colpiscono i bambini europei sono legate all’inquinamento dell’ambiente, come le malattie respiratorie, l’asma, le allergie, i disturbi dello sviluppo neurologico, il cancro e le alterazioni del sistema endocrino. Al fine di controllare l’incremento delle patologie croniche nell’infanzia, la Commissione europea nel 2003 ha varato la “Strategia Europea Ambiente e la Salute”, nota anche come iniziativa SCALE (Science, Children, Awareness, Legal instrument, Evaluation), che incentra l’attenzione sulla necessità di proteggere la salute dei gruppi più vulnerabili della società, approfondendo i collegamenti fra problematiche ambientali e salute. In particolare tale strategia focalizza l’attenzione sulla qualità dell’aria negli ambienti confinati, dove i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo: abitazioni, scuole e asili nido. La strategia SCALE sta a indicare un approccio generale e di lungo termine basato sulla scienza (Science), incentrato sui bambini (Children), fondato sulla sensibilizzazione (Awareness), sugli strumenti giuridici (Legal instruments) e sulla valutazione (Evaluation), costante e continua, per Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 111 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE verificare l’efficacia delle azioni messe in campo e il rapporto costi-benefici in termini di riduzione dei problemi di salute connessi all’ambiente. La strategia europea per l’ambiente e la salute si è concretizzata nell’Action Plan for Environment and Health 2004-2010, che rappresenta il contributo della Commissione Europea alla IV Conferenza interministeriale Ambiente e Salute dell’OMS Regione Europa (Budapest 2004). Una ulteriore conferma dell’importanza della qualità dell’aria indoor per la salute dei bambini arriva dalla V Conferenza paneuropea “Ambiente e Salute”(Parma 10-12 marzo 2010), dove i Ministri della Salute e dell’Ambiente dei 53 Paesi dell’OMS/Euro, con la sottoscrizione della Dichiarazione di Parma, si sono impegnati a promuovere politiche intersettoriali, finalizzate a garantire a tutti i bambini della Regione Europa di vivere e studiare in ambienti sani e sicuri. Nel nostro Paese, indagini recenti dell’ISTAT sulla diffusione delle cronicità per classi di età, confermano che anche nel nostro Paese la cronicità non è solo un problema della Terza Età. In realtà ne soffrono 7,6 milioni di italiani tra i 6 e i 44 anni e di questi 2 milioni figurano nella fascia di età i 6 e i 24 anni. L’asma assieme all’obesità è la malattia cronica più frequente in età pediatrica. È noto che entrambe queste patologie sono correlate a determinanti ambientali. A livello nazionale sono state intraprese numerose iniziative per promuovere la prevenzione primaria delle malattie respiratorie e allergiche, specialmente nell’infanzia e per garantire ai bambini il diritto di respirare aria pulita negli ambienti in cui vivono, giocano o studiano. Nel 1999 la “Commissione indoor” del Ministero della Salute, istituita con DM 8 aprile 1998, ha condotto un’indagine nazionale sui rischi per la salute correlati all’inquinamento indoor e definito le linee di indirizzo per la realizzazione di un programma nazionale per la prevenzione delle principali malattie correlate all’inquinamento degli ambienti confinati. Dall’attività della Commissione sono derivati importanti provvedimenti, tra cui si ricordano: l’Accordo Stato-Regioni del 27.9.2001 recante: “Linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati” (G.U. del 27 novembre 2001, n. 276 S.G., S.O. n. 252) e l’Accordo Stato-Regioni del 18 novembre 2010, recante “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per allergie ed asma” (G U del 13 gennaio 2011, n. 9 S.G.). In quest’ultimo provvedimento si delinea un programma integrato di interventi da realizzare nelle scuole, per limitare il contatto degli studenti con i fattori di rischio indoor maggiormente implicati nell’induzione e aggravamento dell’asma e delle allergie. Sono indicate azioni intersettoriali e multidisciplinari che ricadono nei settori della prevenzione sanitaria e ambientale, comunicazione, educazione, istruzione e ricerca, seguendo l’approccio globale della “salute in tutte le politiche”. 112 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE In particolare il programma di prevenzione indoor nelle scuole si prone le seguenti linee di azione: 1. Individuazione e valutazione dei fattori di rischio per asma e allergia presenti negli ambienti scolastici. 2. Definizione e attuazione di interventi generalizzati e, ove necessari, interventi mirati, volti a ridurre l’esposizione della popolazione scolastica ad allergeni. 3. Definizione di linee guida per migliorare la qualità dell’aria indoor (IAQ). 4. Collegamento con analoghe iniziative sviluppate a livello nazionale e locale per lotta al fumo attivo e passivo. 5. Applicazione di strumenti di controllo per garantire l’applicazione ed il rispetto della normativa vigente (es. Leggi sul Divieto di fumo, Igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, etc). 6. Definizione di raccomandazioni, protocolli operativi per la corretta pulizia e manutenzione degli ambienti scolastici, compresi gli spazi esterni. 7. Aggiornamento e revisione dell’attuale legislazione edilizia per il risanamento degli edifici scolastici esistenti e la progettazione/ costruzione di edifici nuovi. 8. Definizione di raccomandazioni per la progettazione e manutenzione del verde scolastico. 9. Definizione di raccomandazioni e protocolli operativi per migliorare la qualità e la sicurezza dei pasti erogati nelle scuole. 10. Definizione e promozione di campagne di informazione ed educazione sanitaria rivolte agli studenti, alle famiglie e a tutto il personale scolastico per favorire l’adozione di comportamenti in grado di contrastare l’insorgenza di patologie croniche nell’infanzia, in particolare: malattie respiratorie, allergie, asma, obesità. 11. Promozione di sinergie tra istituzioni sanitaria, scolastica e altre istituzioni e con le regioni e gli Enti locali, nella prospettiva dell’affermazione di una “cultura della sicurezza e della salute”, individuando la scuola come sede primaria, istituzionale e strategica per la diffusione di tale cultura anche attraverso l’introduzione nei programmi di studio degli argomenti relativi ai temi della prevenzione sanitaria e ambientale. 12. Promozione di studi epidemiologici e progetti di ricerca specifici nell’ambito della prevenzione delle malattie allergiche e l’asma Per facilitare l’attuazione del programma il Ministero ha promosso la costituzione nell’ambito della GARD Italiana1 del “Gruppo di lavoro per la prevenzione indoor nelle scuole”, composto da esperti in diverse discipline, 1 Per contrastare le malattie respiratorie croniche, il Ministero della Salute, nel giugno 2009, è entrato a far parte della GARD internazionale (International Global Alliance Against Cronic Respratory Disease), un’alleanza promossa dall’OMS, comprendente organizzazioni, istituzioni ed agenzie che lavorano per il comune obiettivo di migliorare la salute respiratoria globale. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 113 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE da rappresentanti di comuni e regioni e da esperti della Commissione Europea (Institute for Health and Consumer Protection European Commission-Joint Research Centre). L’attività del Gruppo Gard si collega e si coordina con analoghe iniziative europee e nazionali ed in particolare con: 1. il progetto europeo “SINPHONIE” (Schools Indoor Pollution and Health: Observatory Network in Europe2), che include un totale di 38 Istituti per l’ambiente e la salute da 25 Paesi, che lavorano per ridurre e prevenire le malattie respiratorie causate dall’inquinamento dell’aria outdoor e indoor. Con il suo speciale focus sulle scuole e le strutture per l’infanzia, il progetto SINPHONIE ha lo scopo di definire raccomandazioni per le politiche delle misure di recupero dell’ambiente scolastico. 2. il progetto nazionale finanziato dal Ministero della Salute e Centro per la Prevenzione e Controllo delle Malattie (CCM): “Esposizione ad inquinanti indoor: linee guida per la valutazione dei fattori di rischio in ambiente scolastico e definizione delle misure per la tutela della salute respiratoria degli scolari e degli adolescenti”(Indoor-School), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che include nello studio le scuole di 7 Regioni italiane (Lombardia, Friuli, Toscana, Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia). 3. i progetti regionali sviluppati nell’ambito del nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012 varato con l’intesa Stato Regioni del 29 aprile 20103, che tra le linee centrali include linee strategiche mirate a migliorare i requisiti igienici di qualità dell’aria indoor nelle scuole e negli altri ambienti frequentati dai bambini. Bibliografia essenziale 1. Mark J. Mendell, PhD, MPH, Improving the Health of Workers in Indoor Environments: Priority Research Needs for a National Occupational Research Agenda American Journal of Public Health September 2002 http://ajph.aphapublications.org/doi/abs/ 10.2105/AJPH.92.9.1430 2. Fisk WJ. 2000. Estimates of potential nationwide productivity and health benefits from better indoor environments: an update. In: Indoor Air Quality Handbook, Spengler J, Samet JM, McCarthy JF, eds. New York: McGraw-Hill. pp 4.1-4.36. 3. http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0006/78639/E83338.pdf 4. Official Gazette of November 27, 2001, SG No. 276, SO No. 252 5. Official Gazette of Jenuary 13,2001, SG n 9 6. http://www.salute.gov.it/stiliVita/stiliVita.jsp 7. http://www.ccm-network.it 8. http://www.salute.gov.it/gard/gard.jsp 2 3 Il progetto rientra nel piano d’azione europeo su Ambiente e Salute 2004-2012 Con la quale le Regioni e le Province autonome hanno destinato, analogamente al 2005, 200 milioni di euro per la completa attuazione del Piano di prevenzione per il triennio 2010-2012. 114 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE Situazione dell’igiene edilizia e ambientale nelle strutture scolastiche dell’infanzia e dell’obbligo, in Italia Umberto Moscato Istituto di Igiene – Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Roma L’esposizione a potenziali fonti di rischio per patologie multifattoriali, tra cui le respiratorie e le allergiche, la cui evoluzione è di tipo generalmente cronico-degenerativo, è tanto più grave quanto maggiore è la suscettibilità e l’”immaturità” dei sistemi di difesa attiva e passiva degli organismi esposti. In tale ottica, l’esposizione nella scuola dell’obbligo di bambini in età infantile e/o adolescenziale ad inquinanti chimici, fisici e biologici risulta essere uno dei maggiori responsabili delle patologie cronico-degenerative che potenzialmente potranno svilupparsi lungo la vita dell’individuo, anche in tarda età. Poiché la maggior parte delle attività scolastiche si svolgono in ambienti chiusi per circa il 92.5% del tempo giornaliero, grande importanza è rappresentata dalla qualità dell’aria “indoor” , influenzata da fattori diversi ed, appunto, molteplici: la qualità dell’aria esterna, la configurazione strutturale dell’edificio, la presenza di fonti di inquinamento interne, le attività che si svolgono nei diversi ambienti (ad esempio attività di laboratorio od artistiche, ecc..), le fonti di emissione specifiche (ad esempio colle usate per mobili o vernici, ovvero le emissioni da stampanti, fotocopiatrici, ecc…). Nessuno, ancora oggi conosce esattamente l’estensione del problema, stimandosi globalmente che il 10-30% dei nuovi edifici scolastici nel mondo occidentale ed industrializzato soffra di qualche problema (OMS, 2010), ad esempio: il tasso di ventilazione e ricambi d’aria è basso (circa 0.5 ricambi aria/ora su medie nazionali); la temperatura dell’aria interna è generalmente aumentata di circa 1.3°C negli ultimi dieci anni (si considerino le conseguenze sull’Effetto Serra); è stato riscontrato un aumento medio del 22.6% di allergie correlabili ad allergeni da interno; campioni di popolazione, in differenti studi e nazioni, indicano un livello medio di circa il 28-36% di studenti/docenti che definiscono non confortevole l’ambiente scolastico. Per iniziare a comprendere al meglio le implicazioni igienico-sanitarie che l’edilizia e l’ambiente possono avere nell’ambito scolastico, bisognerebbe considerare che in passato i materiali utilizzati per l’edilizia civile, così come quella scolastica, erano pochi e di essi si aveva una lunga esperienza, così che sebbene non fossero tecnologicamente avanzati, tanto che i problemi erano legati al mantenimento della temperatura ambientale e del grado di Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 115 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE umidità relativa ottimale, ma anche alla fornitura di acqua ed ai rifiuti che ne derivavano, i suddetti materiali avevano come tali uno scarso impatto sulle persone da un punto di vista chimico e fisico. Nel presente, altresì, i nuovi materiali, proprio perché tecnologicamente avanzati, pur rispondendo ai bisogni che i vecchi materiali non riuscivano a sostenere quanto ad abitabilità degli edifici, sono spesso sintetici ed insufficientemente sperimentati dal punto di vista di impatto sulla persona e sull’ambiente, evidenziando, insieme alle scelte progettuali e costruttive, problemi negli edifici legati alle molteplici sostanze, non conosciute e/o sperimentate, utilizzate/od all’incorretto utilizzo di esse. Nel mondo occidentale, e specialmente in Italia, per altro, a partire dagli anni ’50 od, ancor meglio, ’60, si è iniziato ad osservare fenomeni di crescita demografica e sviluppo industriale ed urbano in tempi rapidi, in funzione della ripresa economica successiva agli eventi bellici della II Guerra Mondiale. L’impulso edilizio fu così rapido e “caotico”, che le vecchie tecnologie e strutture edilizie non erano più sufficienti a soddisfare i bisogni della popolazione nell’ambito dell’istruzione così che il patrimonio scolastico divenne repentinamente obsoleto e vetusto, e necessitante di sollecite implementazioni. Ciò anche in forza delle nuove esigenze energetiche che si svilupperanno negli anni ’70 (crisi energetica, necessità di risparmio energetico e risposta architettonica attraverso l’aumento della coibenza termica degli edifici, problema che, in qualche modo, si sta ripresentando oggi dal punto di vista del rendimento energetico….) e che porteranno a ridurre i volumi dei vani, a ridurre il grado di ventilazione naturale degli edifici e, conseguentemente, i ricambi d’aria, condizione che, associata all’impiego di materiali nuovi, non sperimentati nel conseguente impatto sulla salute e sull’ambiente (si pensi solo ai coibentanti termici ed idrici quali l’amianto, le fibre di vetro, ecc..) possono spiegare, in buona parte, i fenomeni di aumento delle patologie respiratorie ed allergiche, tra le altre. Le principali sorgenti interne d’inquinamento, facendo salvo l’impatto derivante da allergeni ed inquinanti derivanti dall’aria “outdoor” sono rappresentate, nelle scuole, dai materiali usati per le attività artistiche e di laboratorio, dagli impianti (riscaldamento e raffrescamento), dalle stampanti e fotocopiatrici, dai materiali da costruzione e di arredamento, dall’igiene ambientale dell’edificio (configurazione), dai prodotti di pulizia e di deodorazione utilizzati, dagli occupanti e dal loro grado di igiene. L’importanza relativa della singola fonte di inquinamento negli edifici dipende dalla pericolosità e dal grado di tossicità/nocività e/o mutagenicità che le sostanze emesse possiedono, dalla quantità di inquinante che essa emette e dal tempo di emissione nonché di esposizione delle persone (ad esempio di tipo continuo, discontinuo, episodico, ecc..), naturalmente dalla suscettibilità individuale, che nei bambini più che i docenti nella scuola dell’obbligo, è sicuramente maggiore che negli adulti, ed, infine, dalle azioni di prevenzione poste in essere. Altresì, la salubrità dell’edificio scolastico, può dipendere da altrettanti differenti fattori quali la sua localizzazione, la posizione altimetrica, il grado di inurbazione, la presenza di verde, la distanza da centri 116 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE industriali e/o artigiani e/o discariche, la sua configurazione in relazione al clima (aperture, soleggiamento, ventilazione..), il livello di vetustà, lo stato della manutenzione, i materiali da costruzione, di finitura, per la posa e di arredo ed attività utilizzati, così come per la pulizia/manutenzione. Inoltre, bisogna tenere conto, per quanto riguarda l’impiego di materiali in edilizia, gli aspetti legati alle molteplici ragioni per cui i materiali rilasciano in ambiente sostanze chimiche anche allergeniche: difetti di fabbricazione; conservazione in locali inadeguati od a rischio di contaminazione prima della posa; trasporto errato od inadeguato; miscelazione incongrua durante l’impiego per la costruzione; uso incorretto; utilizzo operativo in condizioni non adeguate a quanto previsto nei test di certificazione del materiale da parte del produttore; manutenzione e/o demolizione e/o riciclaggio non controllato. Il patrimonio edilizio scolastico italiano appare oggi vetusto, obsoleto e necessitante di urgente manutenzione, così come è derivabile da dati istituzionali del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e da differenti studi, tra cui l’XI Edizione Dossier Lega Ambiente “Ecosistema scuola 2011”: su 42.000 edifici scolastici in Italia, sembrerebbe (la cautela è sempre d’obbligo..) che la la metà sia ancora situata in aree a rischio sismico, solo il 58% possieda il certificato di agibilità ed il 36% degli edifici sia in situazione di emergenza edilizia-manutentiva. Si noti che non esiste una regione in Italia che sia esente da questo problema, ed è interessante scoprirne le motivazioni. In Italia, con la legge 17 del 26.01.1962 furono investiti circa 20 miliardi di lire in più, nell’edilizia scolastica, rispetto al precedente stanziamento di 1.4 miliardi disposto con la legge 53 del 15.02.1961 (R. Gulli, 2008). Un tale investimento, senza precedenti, doveva tendere a sanare le insufficienti strutture scolastiche risalenti anche a prima del ‘900, rispetto alle esigenze di una popolazione in rapido inurbamento e sviluppo demografico. Con la disposizione dello stesso art. 3 della legge 17, che autorizzò lo stanziamento di 100 milioni di lire destinati espressamente al finanziamento di “studi di programmazione e razionalizzazione relativi all’edilizia scolastica prefabbricata”, si ebbe un incremento dell’edilizia scolastica prefabbricata ex-novo, ed un progetto di più grande respiro mirato a soddisfare non solo le necessità contingenti (quale in particolare quella del comune di Napoli oggetto di un capitolo specifico e riservato del finanziamento), quanto quella nazionale, per sostituire la procedura di ampliare i fabbricati esistenti, rispetto a costruire nuovi fabbricati. Le opere finanziate dal Ministero della Pubblica Istruzione, di concerto con i Lavori Pubblici, furono consistenti: circa 339 edifici scolastici da realizzare in 35 province italiane. Ma nella stessa legge ed articolo, si proponeva e richiedeva che l’edilizia di sviluppo scolastico fosse innovativa, sia dal punto di vista progettuale che realizzativa (nei materiali, ad esempio) tanto che gli appalti furono vinti principalmente da chi proponeva sistemi innovativi in questo senso. Ciò comportò, di naturale conseguenza, che non furono sviluppati sistemi “modello” costruttivi, frammentando le necessità di manutenzione e ripristino Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 117 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE a livello locale e non globale (incremento di scala dei costi, aumento dei tempi di realizzazione e/o ripristino, ecc..), inibendo, per i “tempi ristretti”, la sperimentazione sulle configurazioni progettuali e dei materiali utilizzati, spesso non attinenti con le esigenze igienico-sanitarie di un basso impatto sulla salute di persone in età scolare o sull’ambiente. Pertanto a problemi o fonti di esposizione conosciute, in particolare per patologie respiratorie e/o allergiche, si sono sommate nuove sorgenti di rischio spesso misconosciute e/o sottostimate. Per citare alcune associazioni tra matrici chimiche, fisiche o biologiche alla genesi dei problemi, basti focalizzare l’attenzione su: gli acari (presenti nella polvere in caso di scarsa pulizia e/o polverizzazione dei materiali in presenza di umidità dell’aria bassa od alta (< 40% o >60%); i miceti o le muffe (presenti nei materiali da costruzione imbibiti d’acqua, negli impianti, intesi sia nei filtri che nelle condotte, o nelle acque infiltrate, acque di condensa, vapor acqueo); i microrganismi (derivanti da soggetti umani, da fonti idriche, da polveri e promossi dagli scarsi ricambi d’aria); gli agenti chimici irritanti od iniziatori d’asma (presenti nei materiali e prodotti di finitura, colle, vernici, prodotti per l’igiene e la didattica, ecc..). In particolare sul versante chimico degli inquinanti nelle scuole, potenzialmente presenti quali ipersensibilizzanti od induttori d’asma, oltre a ricordare gli Ftalati (plastificanti nei prodotti di PVC, utilizzati nei “make-up” dei cosmetici, ecc..), la Formaldeide (incollanti, prodotti di pulizia, materie plastiche, ecc..), le Clorammine ed i Diisocianati (disinfettanti, schiume, smalti, vernici, ecc..), gli Ossidi di zolfo, il Monossido di carbonio e l’Ozono, importanza notevole hanno anche i Composti Organici Volatili (VOCs), il Particolato aerodisperso e gli Idrocarburi Policiclici Aromatici e le Fibre minerali disperse. Inoltre, sempre più importanza va assumendo l’impatto derivante dall’utilizzo di materiali che contengono sostanze ascrivibili agli EDs (Disruttori Endocrini), che possono essere assunti per via alimentare, respiratoria e trans-dermica, determinando: interazione ormonale agonista lipidica (steroidei) e/o amminoacidica (tiroidei); metilazione del DNA (impatto epigenetico degli EDs); stimolazione e/o inibizione dei meccanismi trascrizionali o post-trascrizionali ai recettori estrogeni ed androgeni a livello di tutto l’asse ipotalamo-ipofisariogonadico (Wuttke et al., 2010). Tra questi sta assumendo sempre maggiore importanza, per l’impatto sulla salute, oltre gli stessi ftalati prima citati, il Bisfenolo A (BPA). Descritto nel 1891, simile al dietilstilbestrolo, teratogeno nei modelli animali, è oggi usato quale legante per sostanze plastiche nelle bottiglie (acque minerali, bibite, ecc..), contenitori plastici (biberon?!, ecc..) e quale legante per resine epossidiche in arredi e supporti didattici (quaderni, libri, banchi, ecc..). Con la temperatura può desorbirsi ed aerosolizzare, promuovere l’esposizione degli occupanti l’ambiente tanto che nel 2003-2004, nell’ambito del programma NHANES del CDC di Atlanta il bisfenolo A è stato riscontrato nelle urine di più del 95% degli Statunitensi di età > 6 anni, con un picco proprio nell’età infantile ed adoloscenziale (Robins et al., 2011). La Prevenzione, sul versante progettuale, edilizio e dei materiali, dovrebbe essere frutto, alla luce di quanto sinteticamente espresso, di una 118 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE programmazione integrata e multidisciplinare oltreché considerare tutti gli aspetti della struttura edilizia e delle attività che vi sono destinate ad essere svolte. Con ciò prevedendo sin dalla progettazione le differenti tipologie di rischio, la gestione dell’edificio e dei materiali, la manutenzione e la formazione tecnica di coloro che provvedono alla costruzione, messa in opera e mantenimento in “standard” dell’edificio scolastico, ma anche degli utilizzatori ultimi (docenti, studenti, ausiliari, genitori, ecc..), in modo che non siano alterate le destinazioni d’uso o le funzioni previste per quegli ambienti. Si dovrebbe, pertanto, passare ad un’architettura progettuale ed ad una realizzazione edilizia a “basso impatto sulla salute (e sull’ambiente)”, in cui vi sia un “controllo di qualità dinamico” costante delle condizioni di esercizio e funzionamento, in modo da mirare alla realizzazione di strutture edilizie a condizioni “costeffectiveness” ottimali e che consentano scelte gestionali ed organizzative, anche su scala nazionale, non più promosse “dall’urgenza della realizzazione” quanto dalle priorità di scelta “programmata”. Altrimenti si osserverà sempre un continuo rincorrersi delle “urgenze” determinando, quali scelte prioritarie, non le necessità strategiche a livello nazionale e/o regionale, quanto il tamponare situazioni di rischio grave ed immediato, precedentemente sottostimato. La Prevenzione, pertanto anche in base alla realizzazione di linee guida e norme tecniche, più che legislazioni immote e spesso obsolete già all’atto della promulgazione, deve mutare da passiva o reattiva a “pro-attiva”. In ciò tenendo conto della possibilità, sempre culturalmente difficile da modificare, di osare oggi investimenti economici mirati (quindi anche apparentemente molto costosi) per la Prevenzione pro-attiva, a fronte di un ritorno nel futuro che la popolazione potrebbe avere nel senso della sicurezza per gli occupanti degli edifici scolastici e della promozione di determinanti di salute nella popolazione stessa, in particolare se si abbia in debita considerazione di quanto “costi” alla “salute pubblica” (in senso economico, sanitario, etico e sociale) un intervento tardivo, che edifici scolastici “insufficientemente progettati, costruiti od utilizzati” possano determinare. Bibliografia Breve 1. Dossier WHO, Indoor and chemical risks. Geneve, 2010. 2. Wolfgang Wuttke, Hubertus Jarry, Dana Seidlova-Wuttke. Definition, Classification And Mechanism Of Action Of Endocrine Disrupting Chemicals. Hormones, 2010; 9 (1): 1-15. 3. Jared C. Robins, Carmen J. Marsit, James F. Padbury and Surendra S. Sharma. Endocrine Disruptors, Environmental Oxygen, Epigenetics And Pregnancy. Front Biosci (Elite Ed), 2011; 3: 690–700. 4. Tricia Groff. Bisphenol A: invisible pollution. Current Opinion in Pediatrics 2010, 22:524–529. 5. Riccardo Gulli. L’edilizia scolastica prefabbricata in Italia. La sperimentazione degli anni ’60. 4 marzo 2008, FileM 0681-0690.pdf. 6. XI edizione del dossier di Legambiente. “Ecosistema scuola 2011”. http://www. consorzioparsifal.it/ news/n6468_p1/legambiente-l-edilizia-scolastica-in-italia.html 2-122011, Roma. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 119 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE Analisi delle evidenze epidemiologiche sui fattori di rischio indoor per malattie respiratorie e allergiche nelle strutture scolastiche Giovanni Viegi1, Stefania La Grutta1,2, Fabio Cibella1 1 2 Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Palermo Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, ARPA Sicilia Il diritto a respirare aria sana nelle scuole è stato sancito già nell’anno 2001 in un documento dell’European Federation of Asthma and Allergy Associations che ha evidenziato scarsa attenzione e assenza di direttive specifiche dell’Unione Europea relativamente agli effetti sulla salute da inquinamento dell’aria nelle scuole, ed è sostenuto dal numero enorme di bambini e ragazzi che frequentano le aule scolastiche. Negli ultimi anni, a livello europeo si è sviluppato un sempre crescente interesse nei confronti dell’effetto della qualità dell’aria dell’indoor scolastico (IAQ) sulla salute dei ragazzi, e sono stati avviati numerosi progetti di ricerca internazionali mirati, appunto, a determinare l’effetto di una cattiva IAQ sulla salute. Il progetto THADE (Towards Healthy Air in Dwellings in Europe), concluso nel 2006, ha prodotto raccomandazioni per un programma europeo sulla qualità dell’aria negli ambienti confinati, tra le quali il controllo della ventilazione e dell’umidità degli edifici per la prevenzione della formazione di muffe. Lo studio HESE (Health Effects of School Environment) ha raccolto per la prima volta nel 2004-2005 informazioni comparabili sulla IAQ di aule in diversi Paesi europei (in Italia, 8 scuole a Siena ed 8 ad Udine) e sulla salute respiratoria dei bambini (242 italiani), evidenziando una cattiva IAQ nelle scuole italiane a causa dei livelli elevati di PM10 e CO2 essenzialmente per l’assenza di un’adeguata ventilazione, e ne ha mostrato effetti sulla salute respiratoria dei bambini. Lo studio HESEINT (Interventions on Health Effects of School Environments), attualmente in corso, prosecuzione del precedente HESE, intende contribuire alla tutela della salute dei bambini europei, incrementando la consapevolezza delle autorità scolastiche per la IAQ con interventi basati su prove scientifiche di efficacia. Lo studio EnVIE (European Coordination Action for Indoor Air Quality and Health Effects), un’azione mirata ad interfacciare scienza e politiche di intervento nel campo della IAQ, ha indicato le principali patologie condizionate dall’esposizione a fattori di rischio indoor proponendo strategie da adottare per ridurne l’impatto sulla salute. Lo studio europeo SEARCH (School Environment And Respiratory health in CHildren), che ha visto raccogliere, in Italia, misurazioni ambientali ed informazioni sulla salute respiratoria in circa 1000 bambini di scuole in Lombardia, Piemonte, 120 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE Lazio, Sardegna e Sicilia, ha ulteriormente confermato la scarsa qualità dell’aria all’interno delle aule. La prevenzione ed il controllo delle patologie correlate agli ambienti indoor sono obiettivi prioritari della Strategia per l’ambiente e salute dell’Unione Europea: l’iniziativa “SCALE” (Science, Children, Awareness, Legal instrument, Evaluation) identifica come prioritaria, per lo sviluppo umano ed economico, la protezione della salute dei bambini dalle minacce dell’ambiente, compresi gli ambienti indoor. Tale strategia è stata anche sviluppata nella recente Fifth Ministerial Conference on Environment and Health organizzata dall’OMS - Regione Europea (Parma, marzo 2010). Tutto ciò ha contribuito alla produzione, da parte dell’OMS, di linee guida per la prevenzione di umidità e muffe negli ambienti indoor (2009) e, più in generale, sulla IAQ (2010). A livello Italiano, un programma di prevenzione per gli ambienti indoor è previsto nelle “Linee Guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati” (Accordo tra Ministro della Salute, Regioni e Province autonome - G.U. del 27 novembre 2001, n.276, SO n. 252), mentre, dopo una lunga gestazione nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, sulla GURI n. 9 del 13 gennaio 2011 è stato pubblicato lo “Schema di linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per allergie e asma”. Contestualmente, la componente italiana dell’Alleanza Globale contro le Malattie Respiratorie croniche (GARD) ha istituito nel marzo 2010 un gruppo di lavoro per definire un “Programma di prevenzione per le scuole dei rischi indoor per malattie respiratorie e allergiche”. Sulla stesa linea si pone il progetto paneuropeo “SINPHONIE” (Schools Indoor Pollution and Health: Observatory Network in Europe), attualmente in corso, che dovrà produrre linee guida sulle possibili misure di intervento per migliorare la qualità dell’IAQ scolastica nei diversi contesti nazionali, diffondendole agli stakeholder locali. Ancora, altro progetto sviluppato a livello internazionale nell’ambito del PO Italia-Malta 2007-2013, è “RESPIRA” (Indoor and Outdoor Air Quality and Respiratory Health in Malta and Sicily) mirato alla contemporanea valutazione degli effetti dell’IAQ scolastica e domestica e della qualità dell’aria outdoor su campioni di popolazione di Malta e della Provincia siciliana di Caltanissetta. Tra le iniziative sviluppate a livello locale, vanno ricordati gli studi condotti su un ampio campione di studenti di Scuola Secondaria di primo Grado tra il 2005 e il 2009 a Palermo, che hanno fornito dati sull’effetto dell’indoor domestico sulla salute respiratoria degli adolescenti. Rimane però immutata la necessità di penetrare nelle dinamiche delle politiche locali, al fine di far sì che, dalle dimostrazioni scientifiche degli effetti nocivi sulla salute di una cattiva IAQ, si passi ai necessari interventi. A tale riguardo, il progetto CCM 2010 “Indoor-School” (Esposizione ad inquinanti indoor: linee guida per la valutazione dei fattori di rischio in ambiente scolastico e definizione delle misure per la tutela della salute respiratoria degli scolari e degli adolescenti), sviluppato in sette diverse Regioni italiane è stato designare l’effetto sulla salute dei ragazzi e sull’IAQ delle scuole dell’implementazione delle linee guida esistenti sull’indoor scolastico. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 121 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE Situazione dell’igiene edilizia e ambientale nelle strutture scolastiche dell’infanzia e dell’obbligo, in Italia Adriana Baglioni Dipartimento di Scienza e Tecnologia dell’Ambiente costruito BEST, Politecnico di Milano Le principali sorgenti interne di inquinamento, negli edifici scolastici, oltre gli utenti, sono: • i materiali usati per le attività artistiche e di laboratorio, • gli impianti (riscaldamento e raffrescamento), • stampanti e fotocopiatrici, • i materiali da costruzione e di arredamento, • la fisica ambientale e la configurazione dell’edificio (configurazione), • i prodotti di pulizia, che interagiscono col numero dei ricambi di aria (purtroppo spesso insufficienti) e con la qualità dell’aria esterna (spesso compromessa dal traffico automobilistico). Anche circoscrivendo l’attenzione ai soli aspetti edilizi, si evidenzia un quadro complesso, dinamico e interrelato nel quale le responsabilità inquinanti sono suddivise tra due ampie categorie: quella dei materiali (di costruzione, di finitura, di arredamento) e dei prodotti per la posa e la manutenzione e quella della configurazione dell’edificio, con le caratteristiche dell’involucro e col sistema degli impianti che ne determinano la fisica ambientale e quindi le condizioni igrotermiche, l’umidità ambientale e l’umidità da condensa. Semplificando molto il quadro, si può dire che a materiali e prodotti è spesso ascrivibile l’inquinamento di tipo chimico, con emissioni di VOC, mentre agli errori progettuali, alla configurazione globale e allo stato di conservazione dell’edificio è ascrivibile l’inquinamento microbiologico. Poiché il patrimonio edilizio scolastico italiano è vetusto e ha subìto limitati interventi di manutenzione (oltre il 60% degli edifici sono costruiti prima del 1974; il 36,47% di edifici necessita di manutenzione urgente; solo il 68,81% è dotato di certificato agibilità igienico – sanitaria), si può ritenere che predomini l’inquinamento microbiologico (muffe, funghi, acari, batteri..). L’inquinamento chimico, più che alla costruzione, è collegato alle attività didattiche e ludiche (fotocopiatrici, colori, colle…), alle attività di pulizia 122 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE (disinfettanti, detergenti..), agli arredi e agli interventi di manutenzione ordinaria (resine, vernici..). Si rileva, positivamente, che è in crescita il numero di edifici costruiti secondo criteri di bioedilizia: 0,39% nel 2010; 0,45% nel 2011 (Rapporto Legambiente 2011). Tra gli inquinanti biologici, gli acari possono vivere e moltiplicarsi negli ambienti scolastici dove abbondano le zone di difficile pulizia e i ricettacoli di polvere (scaffali, libri, modanature, condotte irraggiungibili..). Gli acari sono anche suscettibili ai parametri ambientali quali temperatura e umidità; infatti, generalmente i sintomi dell’allergia agli acari si presentano nel periodo invernale, quando i ricambi d’aria nelle scuole vengono drasticamente ridotti e il microclima interno è caratterizzato da alte temperature e tenore di umidità compatibile con la proliferazione di questi allergeni (> 50%). L’umidità ambientale favorisce anche la crescita di funghi e muffe sulle pareti, nei rifiuti organici (cibi delle mense), sugli impianti e sugli oggetti di uso comune; questi microrganismi, unendosi alla polvere e alle sostanze di scarto degli acari creano un insieme fortemente allergizzante. Inoltre, le dimensioni infinitesimali delle spore consentono loro di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio. Importante contributo alla proliferazione di funghi e muffe viene dato dall’umidità presente nelle pareti.che dipende da: • acque infiltrate (perdite, allagamenti) • acque di condensa • vapor acqueo. La quantità di acqua necessaria per lo sviluppo di microrganismi dipende dal tipo di questi e dal tipo di substrato. In particolare, si sono riscontrate correlazioni tra alveolite allergica e funghi provocati da umidità risalente da fondazioni. Sono stati evidenziati come causa di questo disturbo anche gli Attinomiceti termofili derivati dalla contaminazione di impianti di aria condizionata. Sulle pareti umide si accumulano le particelle biologiche penetrate nell’edificio che hanno il medesimo potenziale di aerosolizzazione delle polveri di origine minerale, ma differiscono per la capacità di accrescersi sulle superfici di impatto, se trovano le condizioni favorevoli (umidità e nutrimento). Le muffe stagionali presenti nell’aria esterna, come Cladosporium e Alternaria, che possono provocare l’asma, sono sempre presenti sulle murature umide; altre tipiche muffe sono il Penicillium e l’Aspergillus. La crescita microbiologica nei materiali da costruzione è generalmente visibile a occhio nudo sotto forma di macchie nere o verdastre su pareti e soffitto. È causata dalla presenza di acqua (umidità), poiché le fonti di nutrimento per i microrganismi sono comunque ubiquitarie: particelle esterne ed interne di materiale organico, forfora, materiali da costruzione (specialmente quelli naturali), colle (zuccheri), prodotti di legno (lignina), tessuti (cheratina della Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 123 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE lana, cellulosa da cotone e juta) e alcune plastiche, resine e altri leganti. Se negli edifici sono presenti impianti di climatizzazione che adottano filtraggio dell’aria, è particolarmente importante avere cura della manutenzione dei filtri. Gli apparati di filtrazione dei diversi impianti per il trattamento dell’aria costituiscono la barriera più efficace contro l’ingresso dei contaminanti esterni. Però, proprio perché operano sugli inquinanti presenti nell’aria, questi stessi sistemi possono diventare fonte di inquinamento a causa dei funghi trattenuti sui filtri. Le colonie di funghi evidenziate sui filtri interni appartengono in genere alle seguenti specie, delle quali è conosciuto il potenziale allergico: Cladosporium spec., Penicillium spec., Potrytis spec., Aspergillus spec., Fusarium spec. (in ordine decrescente di presenza, dall’80% del Cladosporium all’1% del Fusarium). Le griglie delle prese di aria esterna possono essere contaminate da escrementi o penne di volatili che contengono funghi patogenici quali Criptococcus neoformans. Spesso sono contaminate da Aspergillus fumigatus. La crescita microbiologica che si manifesta nel substrato dei materiali può essere interrotta ed eliminata mediante lavaggio con candeggianti/disinfettanti e tinteggiature. In generale, le superfici non porose metalliche, di laminato o di gres ceramico possono essere ripulite e riusate, infatti la concentrazione di muffe su queste superfici può essere ridotta sotto livelli non rilevabili mediante aspirazione e pulizia con strofinaccio imbevuto di candeggina. Invece, se il fungo, per accrescersi, usa il materiale da costruzione e l’elemento viene trattato più raramente è necessario rimuovere l’intero manufatto o procedere a una consistente abrasione come avviene per i materiali lapidei o gli intonaci. I materiali isolanti, sebbene non visibilmente affetti, possono nascondere muffe presumibilmente formatesi per condensa e riconoscibili dall’odore.. All’atto della rimozione dei materiali contaminati (tessuti, rivestimenti, lastre di gesso, laterizi..) è necessario tenere conto dell’enorme potenziale di dispersione nell’aria delle spore (fino a 107 UFC/m3 di aria) pertanto è opportuno adottare protezioni di confinamento delle zone sottoposte all’operazione soprattutto se le muffe sono del tipo Stachybotrys Atra. Le attività di manutenzione, oltre alla dispersione in aria delle spore, comportano il rischio di utilizzo di sostanze chimiche fortemente irritanti per le vie respiratorie. Alcuni agenti chimici contenuti nei prodotti da costruzione e di uso corrente possono provocare sintomi in individui con vie respiratorie ipersensibili e indurre ipersensibilità non specifica, da durevole a permanente con irritazione delle mucose e delle vie respiratorie. Tra questi ve ne sono certi che possono iniziare e/o provocare ipersensibilità specifica che può o non essere accompagnata da reazioni immunologiche. Gli agenti chimici che hanno la caratteristica di iniziare una ipersensibilità 124 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE chimica specifica sono detti iniziatori. Tutti gli iniziatori sono agenti chimici fortemente reattivi e irritanti, ma solo una parte limitata degli agenti chimici irritanti sono iniziatori. Tra questi si segnalano: • i Diisocianati (Toluene-di-isocianato(TDI) e Difenilmetano-di-isocianato (MDI), molto diffusi in edilizia (smalti, vernici, colori e colle) e impiegati in vari materiali, come le plastiche, che potrebbero essere presenti nelle scuole; • le Anidridi di acidi organici, ampiamente usate in edilizia come indurenti nei sistemi alchidici ed epossidici; per. es. livellanti per pavimentazioni; • gli Ftalati, utilizzati come plastificanti specialmente nei prodotti di PVC come: pavimenti e rivestimenti vinilici; • la Formaldeide, tuttora presente in numerosi prodotti di uso corrente, come prodotti per la pulizia, coloranti, disinfettanti, materie plastiche, colle e vernici. La presenza di queste sostanze, più che alla costruzione esistente è da attribuire a interventi “spontanei” di manutenzione ordinaria (tinteggiature, rivestimento di pavimenti e pareti..), alle attività di pulizia e alle attività didattico/ ludiche. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 125 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE La IAQ (Indoor Air Quality) nelle scuole: le iniziative in ambito europeo Dimitrios Kotzias Chemical Assessment and Testing, Institute for Health and Consumer Protection European Commission-Joint Research Centre, Ispra Italy Una delle principali sfide per l’Europa è la riduzione del consumo energetico negli edifici, senza comprometterne gli ambienti interni e i servizi correlati. Negli ambienti interni sono presenti numerosi composti chimici. Tuttavia, la disponibilità di dati sull’esposizione a specifiche sostanze chimiche, sulla loro tossicità ed il conseguente rischio per la salute non è omogenea. Vari progetti europei (INDEX, AIRMEX, BUMA, EXPOLIS, ENVIE) hanno valutato i rischi per la salute associati all’esposizione a composti chimici volatili presenti negli ambienti interni sulla popolazione europea in particolare per i gruppi di persone vulnerabili (anziani, bambini) e ha stilato una lista delle sostanze di maggior interesse sulla base dell’ impatto sulla salute. È emerso che i composti a maggior priorità sono: formaldeide, monossido di carbonio, biossido di azoto, benzene e naftalene. Ora ci sono vari processi di armonizzazione per i metodi di valutazione per la qualità dell’aria indoor al livello europeo come: a) La valutazione dell’impatto sulla a salute a base delle emissioni di prodotti attraverso il concetto LCI [Concentrazione più bassa di interesse] (ECCentro Comune di Ricerca) b) Il monitoraggio dell’aria interna (EC-Centro Comune di Ricerca)tramite l’applicazione dei criteri armonizzati e dei protocolli per il monitoraggio dell’ aria interna in diversi ambienti chiusi negli Stati Membri dell’UE (Indoor Air Monit-project) c)Il monitoraggio dell’aria interna nelle scuole (WHO) Al livello europeo e mondiale l’OMS (Organizzazione Mondiale per la Salute) ha recentemente rilasciato le linee guida per l’indoor air. La pubblicazione delle linee guida costituisce un vero passo avanti per quanto riguarda la valutazione della qualità dell’aria indoor. Inoltre la Commissione Europea continua a finanziare vari progetti sull’indoor air quality in particolare per quantificare e valutare l’inquinamento indoor nelle scuole ed asili nido (SINPHONIE, OFFICAIR). Tali iniziative emergono in gran parte dal Interministerial conference on health and environment with the focus on children health (Parma, March 2010). Una sostanziale riduzione degli effetti negativi sulla salute entro il 2020 potrebbe essere raggiunta se iniziative sull’IAQ fossero integrate con altri strumenti di politica e altre iniziative esistenti, come la direttiva sui prodotti da costruzione o sul rendimento energetico nell’edilizia [Indoor Air Quality Impact Assessment (IAIAQ) project]. 126 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE Tavola rotonda: l’esperienza italiana Il Progetto SEARCH (School Environment and Respiratory Health of Children) Elisabetta Colajacono Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio, Roma Il progetto SEARCH si inserisce nell’ambito del processo UNECE Ambiente e Salute. È stato promosso dal Ministero Ambiente italiano, in collaborazione con il Regional Environmantal Center (REC) di Budapest, come misura concreta al raggiungimento dell’obiettivo del Piano di Azione sui bambini adottato Conferenza Interministeriale di Budapest nel 2004 “prevenire e ridurre malattie respiratorie derivanti dall’esposizione dei bambini agli inquinanti outdoor e indoor” (CEHAPE-Children Environment and Health Action Plan for Europe). Obiettivo principale del progetto è promuovere il miglioramento della qualità dell’aria indoor nelle scuole per ridurre in Europa i rischi di malattie respiratorie acute e croniche e la frequenza di reazioni allergiche e asmatiche nei soggetti più sensibili, attraverso l’attivo coinvolgimento degli attori dei settori ambiente, salute ed istruzione. Come risultato concreto il progetto si poneva inoltre la diffusione delle informazioni, la sensibilizzazione dei soggetti interessati e la promozione buone pratiche. La prima fase del progetto si è svolta dal 2008 al 2010 ed ha coinvolto oltre all’Italia, altri 5 Paesi europei (Ungheria, Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Slovacchia). Per il raggiungimento degli obiettivi, è stato sviluppato dal REC un protocollo paneuropeo per indagini ambientali e sanitarie su un campione di bambini di 11-12 anni e del relativo ambiente scolastico. Le indagini ambientali hanno previsto la misurazione indoor e outdoor delle concentrazioni di 6 principali inquinanti ambientali (CO 2 , NO 2. PM 10, Formaldeide, Benzene, Toluene, Xileni) e la somministrazione di 2 questionari a cura del personale scolastico, uno relativo alle caratteristiche edificio (ubicazione della scuola, anno di costruzione, manutenzione, arredi, riscaldamento etc.) e uno all’aula (caratteristiche e abitudini). Il protocollo per le valutazioni sanitarie ha previsto indagini spirometriche su un campione di bambini per misurare la capacità respiratoria degli alunni e la somministrazione di un questionario per genitori sulle manifestazioni di malessere respiratorio dei bambini, dati perinatali, abitudini, ambiente domestico (alimentazione, sonno, attività fisica, arredi, riscaldamento, presenza di animali, fumo etc.). In totale il progetto ha preso in considerazione circa 60 scuole, per un totale di 243 aule e più di 5.000 ragazzi. In Italia sono state coinvolte 13 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 127 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE scuole (55 aule), circa 1100 studenti per un totale di 750 spirometrie. Il Gruppo di Lavoro italiano era composto da Ministero dell’Ambiente, ISPRA, ARPA Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Sardegna, Sicilia, insieme alla Fondazione Maugeri e FEDERasma. A livello nazionale è risultato che di un campione di oltre 1000 bambini italiani, quasi il 30% soffre di rinite allergica e il 20% soffre di tosse frequente, mentre la salute dei loro polmoni non è risultata critica (circa il 4,9% di valori anomali misurati da spirometrie). Dati molto interessanti specialmente se affiancati dalle evidenze emerse sulla presenza di un elevato inquinamento indoor nelle aule scolastiche derivante non solo dall’ingresso di inquinanti outdoor (PM10 in primis) ma anche da emissioni indoor come rilasciate da arredi, da materiali da costruzione, da abitudini errate e dai prodotti per la pulizia (in particolare formaledeide). Inoltre, dalla compilazione dei questionari è emerso che spesso vengono sottovalutati alcuni aspetti fondamentali per la riduzione del rischio, come la cura del verde scolastico e l’attenzione ad alcune abitudini (utilizzo gessetti per lavagna, uso di detergenti nocivi…). Proprio in risposta a quest’ultimo aspetto e come iniziativa concreta per l’individuazione di soluzioni concrete, in Italia abbiamo prodotto una pubblicazione a carattere divulgativo dal titolo “Qualità dell’aria nelle scuole: un dovere di tutti un diritto dei bambini”. La pubblicazione ha lo scopo di condividere e diffondere informazioni su qualità dell’aria nelle scuole e i rischi derivanti e di suggerire nel contempo azioni facilmente attuabili per contribuire a ridurre il rischio per la salute. I destinatari della pubblicazione sono le famiglie, gli amministratori locali, i dirigenti scolastici e tutti i soggetti interessati. La pubblicazione è stata presentata a livello internazionale alla Conferenza OMS di Parma del 2010 e a livello nazionale alla Conferenza organizzata da Ministero Ambiente, ISPRA e FEDERasma a novembre 2010 a Roma dal titolo “Qualità dell’aria nelle scuole: un dovere di tutti un diritto dei bambini-INSIEME SI PUÒ esperienze del progetto SEARCH”. La Conferenza ha visto la partecipazione del settore istituzionale (salute, istruzione, ambiente), medici e le municipalità. Un passo concreto verso l’apertura di un dialogo tra tutti i soggetti coinvolti ed interessati per costruire soluzioni attraverso azioni istituzionali integrate ad ogni livello. È stata definita anche una seconda fase del progetto SEARCH, attualmente in fase di attuazione, che estende il progetto anche ad altri 4 paesi (Ucraina, Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan), si propone di approfondire ulteriormente le indagini sull’inquinamento indoor nelle scuole, promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione dei soggetti coinvolti e svolgere indagini sull’utilizzo dell’energia nelle scuole per valutarne agli impatti sulla salute e sul benessere dei ragazzi. Al Gruppo di lavoro nazionale partecipano ISPRA (coordinamento), Ministero Ambiente, esperti di sanità pubblica e di certificazione energetica. 128 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE Allergeni indoor in ambienti pubblici e privati Carlo Pini, Patrizia Iacovacci, Raffaella Tinghino, Barbara Brunetto Centro per la ricerca e la valutazione dei prodotti immunobiologici (CRIVIB) Istituto Superiore di Sanità, Roma Introduzione L’esposizione agli allergeni indoor, diffusi in ambienti confinati quali, ad esempio, case, scuole, uffici e mezzi di trasporto, è legata al cambiamento dello stile di vita delle popolazioni che vivono nei paesi industrializzati. Infatti, il tempo trascorso negli ambienti indoor è aumentato enormemente in questi ultimi anni. Ad oggi è stato ampiamente dimostrato che le patologie respiratorie allergiche, quali ad esempio l’asma, sono il risultato dell’interazione tra la predisposizione genetica dell’individuo e l’esposizione ambientale. Inoltre esiste l’evidenza di una relazione dose risposta tra l’esposizione e la sensibilizzazione ad alcuni allergeni indoor (ad esempio gli allergeni degli acari e del gatto) e tra l’esposizione e lo sviluppo dei sintomi negli individui già sensibilizzati. Le fonti allergeniche indoor più comuni possono essere così raggruppate: Acari (Dermatophagoides pteronyssinus e Dermatophagoides farinae), Mammiferi (derivati epidermici animali di Felis domesticus e Canis familiaris), Scarafaggi (Blattella germanica e Periplaneta americana), Miceti (Aspergillus spp, Penicillium spp, Alternaria spp). Nel 3rd International Workshop on Indoor Allergen and Asthma (PlattsMills et al. 1997), per alcuni allergeni, sono stati stabiliti dei valori soglia di esposizione per lo sviluppo di una sensibilizzazione e per lo scatenamento dei sintomi nei pazienti già sensibilizzati. Per quanto riguarda gli allergeni maggiori degli acari, Der p 1 e Der f 1, tali valori sono 2mg di allergene per grammo di polvere (sensibilizzazione) e 10mg di allergene per grammo di polvere (scatenamento dei sintomi). Valori simili (sensibilizzazione: 1-2mg/g e sviluppo dei sintomi: 8-10mg/g) sono stati proposti anche per l’allergene del gatto Fel d 1 e del cane Can f 1, altre importanti molecole allergeniche presenti nella polvere (Arbes et al. 2004). L’acquisizione di informazioni sull’esposizione agli allergeni indoor è di notevole utilità per almeno due ragioni: in primo luogo per valutare i fattori di rischio per la sensibilizzazione e/o lo scatenamento dei sintomi ed in secondo luogo per indirizzare correttamente il problema della Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 129 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE riduzione dell’esposizione agli allergeni. In questo contesto un gran numero di studi sono stati condotti al fine di valutare il livello degli allergeni indoor negli ambienti pubblici e privati nonché la correlazione della loro concentrazione con lo sviluppo dei sintomi quali l’asma nei pazienti. Allergeni indoor Gli allergeni indoor responsabili delle patologie allergiche possono essere definiti “perenni” in quanto presenti tutto l’anno, con concentrazioni più o meno variabili. Le fonti allergeniche indoor più comuni sono rappresentate da Acari, Scarafaggi, Mammiferi e Miceti. Acari Nell’ambito degli acari, soprattutto due specie sono rappresentate nell’ambiente e sono state maggiormente studiate: il Dermatophagoides pteronyssinus e il Dermatophagoides farinae.. Gli acari, unitamente alle loro spoglie ed escrementi sono abbondanti in materassi, poltrone, tappeti ed altre suppellettili domestiche, ma sono stati riscontrati anche in ambienti di lavoro. Quindi anche negli uffici si possono verificare quei fattori favorenti lo sviluppo e la diffusione di allergeni da acaro tipici delle abitazioni. Gli allergeni cosiddetti “maggiori” delle specie D. pteronyssinus e farinae sono Der p 1 e Der f 1, glicoproteine presenti essenzialmente nelle feci, e Der p 2 e Der f 2, estratte dal corpo dell’acaro. Per quanto riguarda i valori soglia di esposizione, vengono considerati i limiti proposti dal 3rd International Workshop on Indoor Allergens and Asthma e, cioè, 2m/g di Der p 1 o Der f 1 quale valore teorico soglia per la sensibilizzazione allergica, e 10mg/g per l’insorgenza di attacchi acuti di asma (PlattsMills et al. 1997). Scarafaggi Due sono le specie di blatte che sono state più studiate ossia la Blattella germanica e la Periplaneta americana. Le blatte sono ritenute responsabili di una elevata percentuale di asma in forma severa, caratterizzata da elevati livelli di IgE. La diagnosi di tale allergia è altamente influenzata dalla qualità non elevata degli estratti disponibili in commercio, che soffrono soprattutto di problemi di stabilità. Anche per questo motivo, la caratterizzazione degli allergeni delle blatte ha visto un forte impegno da parte di numerosi gruppi, che hanno perseguito l’obiettivo di clonare e ottenere in forma purificata tutti i maggiori allergeni delle due specie di blatte. Sia in funzione della attività di caratterizzazione dell’estratto utilizzato per la diagnosi che allo scopo di standardizzare le varie preparazioni, numerosi gruppi hanno anche sviluppato anticorpi monoclonali che si sono rivelati utili, tra l’altro, per identificare e quantizzare il livello di contaminazione ambientale dovuto alla presenza degli allergeni anche in apparente assenza dell’insetto. Le blatte rappresentano una significativa fonte di allergeni soprattutto negli edifici con scarso livello igienico ma, in Italia, il fenomeno della 130 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE sensibilizzazione è ancora in fase di valutazione. Mammiferi Le fonti principali responsabili delle patologie allergiche possono essere riassunte in questo breve elenco: Felis domesticus, Canis familiaris, Mus musculus, Rattus norvegicus. Ovviamente, le prime due fonti, il gatto e il cane, sono molto diffuse soprattutto perché legate ad alcune abitudini di vita spesso non facilmente modificabili, come appunto quella di avere un animale in ambiente domestico. In modo particolare il Fel d 1, l’allergene maggiore del gatto, si è rivelato tra i più potenti allergeni responsabili di attacchi acuti di asma. Per questi allergeni non esistono livelli soglia ben definiti, ma sono stati suggeriti i valori di 1mg/g di Fel d 1 come importanti per la sensibilizzazione allergica e di 8mg/g per lo sviluppo dei sintomi (Arbes et al., 2004). Il Fel d 1 viene prodotto dalle ghiandole sebacee e dalle cellule epiteliali squamose del gatto, si accumula sui peli, e poiché aderisce facilmente al vestiario, può essere trasportato dall’uomo anche in ambienti in cui il gatto non è presente. Aderisce facilmente anche a tappeti, divani e tappezzeria. Per quanto riguarda l’allergene maggiore del cane, il Can f 1, in letteratura non esistono molte informazioni sulla prevalenza poiché il kit per la misura quantitativa dell’allergene maggiore è disponibile sul mercato da poco tempo rispetto all’analogo per il dosaggio del Fel d 1. Molto spesso la patologia allergica causata da tale fonte allergenica non viene messa in evidenza a causa degli estratti diagnostici ancora poco standardizzati. Miceti Nell’ambito dei miceti, una distinzione comunemente adottata è quella che prevede due gruppi, i miceti atmosferici e i miceti domestici. Tra i primi, di un certo rilievo sono l’Alternaria spp e il Cladosporium spp, con un andamento prevalentemente stagionale, ubiquitari sul terreno insieme ad altri miceti minori. Tra i secondi, che ovviamente possono includere anche Alternaria spp e Cladosporium spp penetrati in ambienti confinati, di grande rilievo è l’Aspergillus spp e più raramente il Penicillium spp. Nell’ambito dei Miceti occorre segnalare che la patologia broncopolmonare che essi causano è spesso di difficile diagnosi da un punto di vista allergologico a causa della qualità non sempre ottimale delle preparazioni predisposte per la diagnosi stessa, effettuata mediante test cutanei (skin prick test). Prevenzione In una revisione sulla profilassi ambientale la prevenzione primaria viene definita come la rimozione dei fattori di rischio prima che inducano lo sviluppo della patologia allergica, la prevenzione secondaria come diagnosi e terapia effettuate più precocemente possibile rispetto allo sviluppo della patologia allergica ed infine la prevenzione terziaria come la limitazione degli effetti della patologia stessa, ad esempio, mediante una idonea Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 131 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE terapia (Gore et al. 2003). Per tutti e tre i livelli di prevenzione, la valutazione e la successiva rimozione dei fattori di rischio sono degli aspetti fondamentali. La valutazione del rischio comprende il monitoraggio ambientale, che include il dosaggio allergenico dei campioni e, quando è possibile, una valutazione della relazione tra esposizione e sensibilizzazione e tra esposizione e scatenamento dei sintomi. Per un’accurata rimozione dei fattori di rischio è necessario introdurre una bonifica ambientale mirata alla riduzione della carica allergenica. In tutti i casi, l’applicazione di procedure rigorose e standardizzate che vanno dalla raccolta del campione fino al dosaggio dei singoli allergeni diventa un aspetto di primaria importanza (Frusteri et al. 2001). Come accennato in precedenza ad oggi sono disponibili in commercio una serie di kit ELISA standardizzati che si avvalgono dell’utilizzo di anticorpi monoclonali per il dosaggio di alcuni degli allergeni più diffusi: Der f 1, Der p 1, Mite group 2, Blo t 5 (acari); Fel d 1, Can f 1, Rat n 1, Mus m 1 (mammiferi); Bla g 1, Bla g 2 (blatte); Asp f 1, Alt a 1 (muffe). Inoltre la concomitante disponibilità di appositi filtri per il campionamento è di notevole ausilio al fine della standardizzazione di tutto il processo. Ovviamente l’analisi del rapporto tra l’esposizione agli allergeni e la sensibilizzazione (che si valuta mediante skin prick test e dosaggio in vitro degli anticorpi IgE specifici) è molto complessa poiché la sensibilizzazione non necessariamente è avvenuta nel luogo che si sta esaminando, dal momento che un individuo difficilmente permane tutto il giorno nello stesso ambiente indoor. È invece più facile valutare se la carica allergenica presente nel luogo in esame può essere causa dello scatenamento dei sintomi e/o esacerbazione della patologia allergica. Valutazione degli allergeni indoor in ambienti scolastici Al fine di valutare al meglio la qualità dell’aria Indoor sia da un punto di vista dei contaminanti chimici sia per quanto riguarda la presenza degli allergeni tipicamente indoor, è stato proposto al Ministero della Salute un progetto CCM approvato nel corso del 2010. Il progetto ha come titolo Guida per la valutazione dei fattori di rischio in ambiente scolastico e definizione delle misure per la tutela della salute respiratoria degli scolari e degli adolescenti (Indoor-School) e si propone, in maniera molto ampia, l’implementazione delle linee guida sul controllo dei rischi dell’esposizione a una cattiva qualità dell’aria indoor per malattie respiratorie e allergiche nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Tra le varie attività, quella relativa all’obiettivo specifico n. 2 prevede la definizione di indicatori di qualità dell’aria interna, di salute e della performance scolastica. In tale contesto l’attività che si andrà a sviluppare trova precedenti esperienze del gruppo proponente in uno studio precedentemente avviato sulla esposizione agli allergeni indoor sia nelle abitazioni che nei luoghi pubblici. In tale studio, per effettuare un confronto relativo alla presenza 132 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE di allergeni indoor in differenti ambienti (scuole, uffici e abitazioni) erano stati raccolti campioni di polvere da mobili, scrivanie, materassi e pavimenti mediante procedura standardizzata. I campioni erano stati analizzati per il contenuto di Der p 1, Der f 1, Mite group 2 (acari) e Fel d 1 (gatto) mediante saggi ELISA. Gli allergeni degli acari sono stati riscontrati raramente nelle scuole e negli uffici, ma frequentemente nelle abitazioni. Fel d 1 è stato rilevato con elevata frequenza in ogni ambiente esaminato. In base a tale studio abbiamo concluso che le abitazioni, piuttosto che i luoghi pubblici, possono rappresentare l’ambiente più a rischio per l’esposizione agli allergeni degli acari, mentre tutti gli ambienti possono costituire un rischio per l’esposizione agli allergeni del gatto. Tali dati ci hanno permesso di dimostrare che l’esposizione all’allergene maggiore del gatto può rappresentare un rischio per le persone che lavorano in questi ambienti (Brunetto et al. 2010). In conclusione, appare evidente che per ridurre il rischio di esposizione agli allergeni è strettamente necessaria una bonifica ambientale che introduca misure di controllo ambientali più specifiche e rigorose. Tali considerazioni costituiranno la base di partenza per sviluppare ulteriormente questa problematica nell’ambito del progetto CCM correntemente in fase di svolgimento. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 133 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE Valutazione e prevenzione rischi iaq nelle scuole Paolo Carrer Università degli Studi di Milano Facoltà di Medicina e Chirurgia Dipartimento di Medicina del Lavoro Sez. Ospedale Luigi Sacco È noto che gli ambienti interni “indoor” possono essere contaminati da un vasto numero di agenti chimici, fisici e contaminanti biologici. In presenza di fonti interne di contaminazione e bassi livelli di ricircolo dell’aria, i livelli degli inquinati indoor riscontrati possono essere significativamente elevati, anche di gran lunga superiori rispetto a quelli rilevati all’esterno, talvolta anche 1020 volte maggiori, come nel caso della formaldeide. I bambini piccoli trascorrono la maggior parte del loro tempo a casa e a scuola, per cui la qualità e la sicurezza di questi ambienti è un fattore determinante per la loro salute. Recentemente si sono conclusi due progetti europei, a cui hanno partecipato anche gruppi di ricerca italiani, che si sono occupati della valutazione e gestione dell’impatto della qualità dell’aria indoor sulla salute della popolazione europea: 1. Progetto EnVIE (“European Coordination Action for Indoor Air Quality and Health Effects”) che ha individuato quali sono le principali patologie causate o aggravate dall’esposizione a fattori di rischio indoor ed ha indicato quali strategie adottare per ridurne l’impatto sulla salute della popolazione europea. 2. Progetto europeo INDEX (“Critical appraisal of the setting and implementation of indoor exposure limits in the UE”) che, sulla base di un processo di valutazione del rischio, ha identificato 14 composti chimici potenzialmente presenti in aria indoor che necessitano di una specifica regolamentazione. I risultati del progetto ENVIE hanno consentito di valutare le principali patologie che possono essere causate o aggravate dall’esposizione ad aria indoor e di individuare i fattori di rischio e le rispettive sorgenti presenti negli ambienti indoor. In particolare è emersa la necessità di prevenire l’esposizione a fumo passivo, a radon, a particolato di origine indoor e outdoor, ad agenti biologici (microorganismi e allergeni) ed a composti organici volatili. Il progetto INDEX ha invece identificato un gruppo di sostanze chimiche la cui esposizione indoor, in base alla valutazione dei rischi sulla popolazione europea, deve essere regolamentata in via prioritaria (formaldeide, monossido 134 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE di carbonio, biossido di azoto, benzene, naftalene, acetaldeide, orto-, parae meta-xilene, toluene, stirene). I due progetti di ricerca europei hanno indicato l’urgente necessità di colmare il vuoto legislativo tutt’ora esistente in materia di qualità dell’aria indoor e di fornire in breve tempo all’Europa un quadro legislativo di riferimento completo. In particolare viene segnalata l’urgenza della realizzazione di un programma di valutazione dei rischi e quindi di prevenzione e controllo nelle scuole dei fattori rischio indoor per asma e allergia. Per essere efficaci, le misure proposte devono essere associate a campagne di sensibilizzazione, informazione e formazione. Il programma dovrebbe quindi indicare misure per la valutazione e la eliminazione di inquinanti ambientali (es. fumo di tabacco, fonti di allergeni, muffe) e definire protocolli operativi per le operazioni di pulizia, manutenzione degli edifici e verifica del funzionamento degli impianti di ventilazione. Appare indispensabile un raccordo tra istituzioni coinvolte nelle attività di prevenzione e promozione della salute nelle scuole, nonché campagne di informazione/formazione del personale, degli studenti e delle famiglie. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 135 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE Qualità dell’aria indoor residenziale: parametri significativi alla luce dei nuovi orientamenti Gaetano Settimo Reparto Igiene dell’Aria, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità L’esposizione in ambienti confinati, quali ad esempio abitazioni o ambienti di vita collettiva (es. asili, scuole, ospedali, impianti sportivi, biblioteche, ristoranti, teatri, cinema, mezzi di trasporto pubblici, ecc.), ad inquinanti chimici (organici ed inorganici) nell’aria presenta sempre un maggiore interesse: si può stimare come la maggior parte della popolazione, ormai è organizzata in modo complesso, e a seconda delle infrastrutture locali, trascorra giornalmente in tali ambienti oltre 20 ore, delle quali circa la metà nella propria abitazione. L’esposizione a composti chimici di origine antropica presenti in ambienti confinati può quindi contribuire in maniera significativa alla loro assunzione globale da parte della popolazione. Numerosi inquinanti sia organici che inorganici sono riscontrabili, con diversi gradi di concentrazione, sia a causa di sorgenti identificabili all’interno stesso degli ambienti considerati (es. attività delle persone, attività interne, presenza di animali domestici, cessione dai materiali, suolo sottostante incluse le caratteristiche costruttive che influenzano l’ingresso degli inquinanti dal sottosuolo, ecc.), sia a causa dell’apporto dall’esterno (es. infiltrazioni, ricambio aria e sistemi di ventilazione, accesso di persone, ecc.). L’attenzione che da diversi anni si ha sul tema degli ambienti confinati, ha portato alcuni organismi scientifici internazionali, tra questi la Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ad elaborare per la Regione Europea le Linee guida per la qualità dell’aria indoor, relative ad un certo numero di inquinanti, spesso presenti in ambienti confinati per i quali le conoscenze scientifiche relative agli effetti sull’uomo sono state giudicate sufficientemente salde. Le sostanze considerate sono benzene, biossido di azoto, idrocarburi policiclici aromatici (soprattutto benzo[a]pirene), naftalene, monossido di carbonio, radon, tricloroetilene e tetracloroetilene. In Italia, non esiste attualmente una normativa di riferimento; gli unici riferimenti sono i due accordi siglati tra il ministero della salute, le regioni e le provincie autonome concernente: “Linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati” (Accordo 27 settembre 2001), e quello ai sensi 136 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE dell’articolo 9 del decreto legislativo 27 agosto 1997, n.281, tra Governo, Regioni, Province autonome di Trento e Bolzano, Province, Comuni e Comunità montane concernente: “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per allergie ed asma” (del 18 novembre 2010), ma ancora lontani dal fornire, limiti, o valori guida da adottare, sui tempi e sulle procedure da utilizzare, ecc.. Tali accordi possono rappresentare però un utile ed importante contributo al perseguimento della fissazione dei valori guida, e alla individuazione delle metodiche di prelievo ed analisi, di riferimento da utilizzare per il confronto con tali valori. Va fatto osservare che nella Circolare del Ministero della Sanità n° 57 del 22 giugno 1983 Usi della formaldeide-Rischi connessi alle possibili modalità d’impiego, veniva già riportato un limite massimo di esposizione di 0,1 ppm (125 µg/m 3) negli ambienti di vita e di soggiorno in via sperimentale e provvisoria. Pertanto attualmente, in assenza di specifici atti normativi nazionali, che riportino in maniera univoca i valori guida o i riferimenti da adottare per le valutazioni, si può fare riferimento a criteri o a norme adottate in altri paesi o, utilizzare quelli che si possono reperire nella letteratura scientifica o, per analogia, ad altri standard quali ad esempio quelli relativi all’aria ambiente. Diversi Paesi europei, in questi anni hanno attivato dei gruppi di lavoro con specifico mandato di elaborare, valori guida per la qualità dell’aria negli ambienti confinati; tra questi la Germania con il German Federal Environment Agency’s Indoor Air Hygiene Commission (AG IRK/AOLG), la Francia, che grazie alla collaborazione tra il Centre Scientifique et Technique du Bâtiment (CSTB) e l’Agence Française de Sècuritè Sanitaire de l’Environnement et du Travail (AFSSET), la Gran Bretagna, con il Committee On The Medical Effects Of Air Pollutants (COMEAP), e l’Olanda con i lavori del National Institute for Public Health and the Environment (RIVM). Per tutte queste nazioni i valori guida raccomandati non hanno valore legale, ma possono essere utilizzati per valutare e migliorare la qualità dell’aria negli ambienti confinati. È chiaro che i valori guida per gli ambienti confinati, sono più severi, rispetto ai corrispondenti valori in ambienti industriali (DLgs n° 81/2008), rivolti alla protezione dei lavoratori contro le malattie professionali, i cui riferimenti igienico-sanitari sono basati su una vita lavorativa di 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana, in quanto sono intesi a: - minimizzare i problemi di salute anche delle popolazioni più vulnerabili, come i giovani, le donne in gravidanza e gli anziani in cui l’esposizione può essere di 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana; - a promuovere il benessere e il comfort di tutti gli occupanti dell’ambiente confinato. Per soddisfare le esigenze di valutazione e controllo, negli ambienti confinati, il Comitato Normativo Europeo (CEN) e l’International Organization for Standardization (ISO), hanno iniziato a lavorare su tutta una serie di norme Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 137 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE specifiche, emanando le norme EN ISO 16017 Campionamento ed analisi di composti organici volatili mediante tubo di adsorbimento/desorbimento termico/cromatografia gassosa capillare: parte 1 Campionamento mediante aspirazione con pompa, e parte 2 Campionamento per diffusione, la serie EN ISO 16000: Aria in ambienti confinati, la EN 14412 Guida per la scelta, l’utilizzo e la manutenzione dei campionatori diffusivi, la EN 13779 Ventilazione degli edifici non residenziali-Requisiti di prestazione per i sistemi di ventilazione e di climatizzazione, e la EN 15251 Criteri per la progettazione dell’ambiente interno e per la valutazione della prestazione energetica degli edifici, in relazione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica, tutte norme che sono state recepite in Italia dall’UNI (per la serie EN ISO 16000: sono state recepite le parti da 1-15). In Italia l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), coordina un apposito gruppo di lavoro ad hoc (GdL), nel quale sono rappresentate le varie componenti (Ministero della salute, regioni, istituti di ricerca, università, ecc.). Per prima cosa ha affrontato il problema della qualità dell’ambiente confinato in aree influenzate dalle emissioni di CO2 e H2S, provenienti da sorgenti naturali, fornendo dei riferimenti per la predisposizione di procedure e raccomandazioni da attuare, e sta lavorando per la messa a punto di linee guida per una corretta strategia di controllo degli ambienti confinati. Risulta quindi di notevole attualità l’approfondimento della valutazione degli aspetti igienico-sanitari per gli ambienti confinati, in particolare per gli inquinanti organici ed inorganici, anche se si ha ormai una discreta conoscenza dei possibili livelli riscontrabili in vari ambienti. È importante vedere se anche il nostro Paese nel breve termine sarà capace di adeguarsi attraverso la promozione di specifici programmi, con un coordinamento tra i vari Enti preposti agli obiettivi comunitari in materia di ambiente e salute. 138 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE Tavola rotonda Le esperienze italiane” Sandra Frateiacci Presidente FEDERASMA Onlus FEDERASMA Onlus – Federazione Italiana delle Associazioni di Sostegno ai Malati Asmatici e Allergici, riunisce le principali associazioni italiane di tutela dei pazienti asmatici e allergici e, sin dalla sua costituzione ha posto l’attenzione sull’importanza della conoscenza della malattia, dei fattori di rischio, della corretta informazione, dell’accesso alle terapie e all’assistenza. Ha fatto emergere il grande peso sociale della malattia e l’impatto che queste patologie, specie nelle situazioni di gravità, hanno sulla qualità della vita e su come incidano pesantemente, limitandola, sulla vita del paziente e dei suoi familiari. Una limitazione alla vita di comunità e molto spesso a quella lavorativa con ripercussioni che incidono fortemente sull’intero nucleo familiare anche in termini di capacità economica, specie quando ad esserne affetti in forma grave sono i bambini. Spesso infatti, per poter seguire il bambino, uno dei due genitori (di solito la madre) è costretto ad abbandonare il posto di lavoro. La diminuzione del reddito familiare viene inoltre aggravata anche dalle spese sostenute per la cura e la gestione della malattia, si pensi ai farmaci non forniti dal SSN, all’acquisto di prodotti per l’idratazione e la cura della cute, ad esempio nel caso della dermatite atopica, all’acquisto di prodotti alimentari, quali ad esempio il latte speciale per i bambini affetti da allergia alimentare al latte o, ancora, per l’acquisto dei presidi terapeutici necessari all’abbattimento della carica allergenica (indumenti speciali, tessuti barriera, prodotti con filtri ad alta efficienza per l’aspirazione e per la pulizia dell’aria). A questo si aggiunge la problematica relativa all’accoglienza e alla permanenza a scuola di questi bambini che, specie se in condizione di gravità, necessitano di specifiche misure di prevenzione ambientale e comportamentale e di una presa in carico, che garantisca la tempestiva ed appropriata somministrazione dei farmaci salvavita necessaria a contrastare le crisi allergiche e respiratorie, crisi che, per la loro potenziale gravità possono evolvere nell’arco di pochi minuti in eventi fatali. Questi problemi, a tutt’oggi Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 139 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE insoluti, sono causa di ulteriori e pesanti problemi per il bambino e per la famiglia. A fronte di queste problematiche, le malattie respiratorie e allergiche continuano ad interessare un grande numero di cittadini italiani e, dalla “Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2009-2010” emerge come queste patologie continuano ad occupare nel nostro Paese il terzo posto come causa di malattia cronica e sono le patologie più frequentemente presenti nella fascia di età 0-14 anni. L’asma colpisce oggi il 10% della popolazione infantile, contro il 2,3% degli anni Settanta1 confermando i dati già evidenziati dallo studio SIDRIA (fase1 e fase2) 2 e da altri studi che negli anni hanno messo in risalto il loro vertiginoso aumento in questo ultimo trentennio 3,4 . Molti studi hanno evidenziato come l’inquinamento degli ambienti indoor (abitazioni, scuola, uffici) è un importante fattore di rischio per l’insorgenza di crisi allergiche e/o asmatiche. Considerato che sin dalla nascita e fino ai 6 anni, i bambini trascorrono circa un terzo della loro vita in ambienti indoor; che mediamente già a partire dai sei mesi iniziano a frequentare la scuola; che nei primi anni di vita le esposizioni ambientali possono influenzare il sistema immunitario verso una risposta di tipo allergico, diventa assolutamente necessario operare per garantite ambienti confinati, ed in particolare strutture scolastiche, che abbiano condizioni ambientali qualitativamente buone. È quindi necessario definire ed attuare nelle scuole misure di prevenzione e controllo volte a ridurre le concentrazioni indoor di inquinanti chimici e di allergeni per evitare l’insorgenza o l’aggravarsi di patologie preesistenti, quali appunto allergie e asma. Necessità che si scontra oggi con l’attuale situazione in cui versa il patrimonio edilizio scolastico del nostro Paese5. Su queste criticità occorre lavorare e unire gli sforzi perché la protezione dei bambini dai fattori di rischio conosciuti ed evitabili diventi un impegno primario di cui la Società Civile e le Istituzioni devono farsi carico. Garantire una sana crescita ai bambini di oggi è un investimento che favorisce lo sviluppo di una popolazione di adulti con minor carico di malattia e promuovere ed adottare politiche nazionali ed 1 2 3 4 5 www.salute.gov.it “Relazione sullo stato sanitario del paese 2009-2010” SIDRIA fase 1 (anni 1994/1995) e fase 2 (2002) - Studi Italiani sui Disturbi Respiratori e l’Ambiente – progetto italiano realizzato nell’ambito del progetto mondiale ISAAC. Prevalence of Asthma and Allergies Among Children and Adolescents in Italy: 1994-2002. Pediatrics 2006 Sampson HA. Food allergy. Part I: Immunopathogenesis and clinical disorders. J Allergy Clin Immunol 1999 Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale per l’Organizzazione dei Servizi nel Territorio – Ufficio V : Circolare n.85 del 8 maggio 2001 – Monitoraggio sulla sicurezza nelle scuole http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/ dlvo626_94mon.pdf 140 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE internazionali che garantiscano misure di prevenzione ambientale e comportamentale utili a contrastare l’aumento delle malattie respiratorie e allergiche, immediatamente realizzabili accompagnati da percorsi assistenziali, sanitari e sociali volti a favorire la salute sin dalla fascia di età pediatrica è la strada che deve essere perseguita. In questa ottica è prioritario che l’istituzione scolastica collabori con le istituzioni che hanno competenza concorrente sulla tutela della salute della popolazione scolastica6 7, affinché gli studenti affetti da malattie allergiche e respiratorie, i bambini affetti da patologie croniche e/o rare ma più in generale, tutti i bambini, possano frequentare la scuola in ambienti adeguati alle loro necessità e siano integrati a pieno titolo in tutte le attività scolastiche tenendo conto delle loro specifiche necessità. Esprimendo apprezzamento per il recente Accordo Stato Regioni concernente “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per asma e allergia” elaborate dal Gruppo di Lavoro nazionale istituito presso Ministero della Salute, al quale FEDERASMA Onlus ha partecipato8, evidenziamo alcune delle iniziative più significative e dei progetti promossi o ai quali FEDERASMA ha partecipato: - Progetto multicentrico SEARCH- School Environment And Respiratory health of Children 9 per la promozione e il miglioramento della qualità dell’aria indoor nelle scuole, propone proposte operative realisticamente fattibili per migliorare la qualità dell’ambiente nelle scuole, la diffusione delle conoscenze sui rischi e sui fattori di rischio evitabili utili a prevenire lo scatenamento di crisi allergiche e asmatiche; 6 7 8 9 D.P.R. n. 264/1961 ‘Disciplina dei servizi e degli organi che esercitano la loro attività nel campo dell’igiene e della sanità pubblica’, titolo III, che disciplina i servizi di medicina scolastica e dove all’ art. 9 dispone che ‘la tutela della salute della popolazione scolastica e la vigilanza sull’igiene delle scuole, degli istituti di educazione ed istruzione e delle istituzioni parascolastiche spettano al Ministero della Sanità, d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione e con il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale’. D.lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” www.lavoro.gov.it/ NR/rdonlyres/0D78BF49-8227-45BA-854F-064DE686809A/0/20080409_Dlgs_81.pdf Rep. Atti n. 124/CU del 18 novembre 2010 - Accordo tra Governo, Regioni, Province autonome di Trento e Bolzano, Province, Comuni e Comunità montane concernente “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per allergie ed asma”. Accordo ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 27 agosto 1997, n. 281. http://www.statoregioni.it/dettaglio Doc.asp? idprov=89 02&iddoc =29580& tipodoc= 2&CONF=UNI Progetto multicentrico europeo SEARCH - Ambiente Scolastico e Salute Respiratoria del Bambino - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare italiano in collaborazione con il REC - Regional Center for Central e Eastern Europe, promosso da I.S.P.R.A. Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, condotto contemporaneamente in Italia, Albania, Bosnia, Erzegovina, Serbia, Slovacchia, Austria e Norvegia. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 141 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE - Progetto per la Gestione del Verde Scolastico10 che tiene conto della presenza di alunni/studenti affetti da malattie allergiche certificate; - Progetto “una scuola dall’aria sana” 11 volto ad informare e formare insegnanti, genitori e ragazzi sulle malattie allergiche e l’asma favorendo azioni di accoglienza ed integrazione nella scuola. - Redazione delle “Raccomandazioni per la gestione del bambino allergico a scuola” realizzato in collaborazione con la SIAIP, riconosciuto dalla GARD Italia, primo documento di recepimento delle “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per asma e allergia” 12. Nel nostro Paese, le professionalità sanitarie non sono previste nell’organico del personale scolastico (ad eccezione dei soli convitti) a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti13 e in alcuni paesi europei. La carenza di risorse economiche e professionali impedisce di realizzare un sistema che garantisca agli studenti affetti da patologie allergiche, l’assistenza qualificata, di personale sanitario abilitato alla somministrazione dei farmaci e in grado di gestire con tempestività ed appropriatezza le crisi asmatiche o allergiche gravi (anafilassi) che potrebbero insorgere durante l’orario scolastico, la conseguenza è che, ancora oggi, molte famiglie i cui figli versano in condizioni di gravità, sono costrette a ricorrere al sistema giudiziario per veder rispettato questo diritto14 o ai mezzi di stampa15. L’emanazione congiunta da parte dei Ministeri della Salute e dell’Istruzione delle “raccomandazioni” indirizzate al 10 11 12 13 14 15 “Programmazione attività di manutenzione dei giardini scolastici nel Comune di Roma” anno 2006 - Comune di Roma – Dip. Tutela Ambientale e del Verde- Protezione Civile www.comune.roma.it “Una scuola dall’aria sana” in collaborazione con il Comune di Roma, Assessorati alla Scuola e ai Servizi Sociali, le ASL di Roma e FEDERASMA anno 2001 www.federasma.org/ pubblicazioni/una_scuola_dall_aria_sana.pdf "Raccomandazioni per la gestione del bambino allergico a scuola” www.federasma.org Il ruolo dell’assistente sanitaria scolastica nel fornire servizi sanitari scolastici. Howard L. Taras, MD, Chairperson,Barbara L. Frankowski, MD, MPH, Jane W. McGrath, MD, Cynthia Mears, DO Robert D. Murray, MD, Thomas L. Young, MD PEDIATRICS 2001, Vol 13 n° 6 1) 2002 Ordinanza cautelare (art. 700) del Tribunale del Lavoro di Roma sentenza 2779 /2002. L’ordinanza cautelare confermata dalla successiva sentenza definitiva afferma due principi importanti: 1. La Asl non deve realizzare solo prevenzione sanitaria “collettiva”, ma anche “individuale”, in particolare l’art. 2 della L. 833/78 stabilisce che il conseguimento delle finalità di tutela del diritto individuale e dell’interesse collettivo alla salute è assicurato anche mediante la prevenzione delle malattie in ogni ambito e la promozione della salute nell’età evolutiva, garantendo l’attuazione dei servizi medico-scolastici negli istituti di istruzione pubblica e privata di ogni ordine e grado, a partire dalla scuola materna….”. 2)Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione Lavoro R.G. n. 12287/ 04, R.Ord. n.846/04; 3) Tribunale di Ancona – Sezione I, R.G. n. 199196/05. 28 ottobre 2011 giornale metromilano, articolo “in strada con la siringa”; http:// www.metronews.it/component/flippingbook/book/118-milano-2011/3-metro-italia-milano.html 142 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop L A QUALITÀ DELL'ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE QUADRO CONOSCITIVO DELLA SITUAZIONE ITALIANA E STRATEGIE DI PREVENZIONE personale scolastico16, non è sufficiente a soddisfare le esigenze di questi alunni/studenti, in quanto esse non possono risolvere un problema che necessita per complessità, competenze e responsabilità, di un impegno legislativo ed organizzativo che non può essere delegato a sporadici ed isolati progetti di volontariato e protocolli d’intesa più o meno allargati a livello regionale, comunale o di distretto sanitario, dipendenti dalla disponibilità in termini di volontariato individuale del personale che opera nelle scuole17 . Su questo tema FEDERASMA promuove proposte, anche di tipo legislativo e realizza azioni utili a monitorare la situazione in atto nel Paese e a favorire politiche che garantiscano la presenza nelle scuole di personale sanitario qualificato per un tempestivo ed appropriato intervento in caso di necessità; citiamo di seguito alcune tra le più significative: - Proposta di legge della Regione Lazio per l’istituzione di Presidi Sanitari Scolastici 18 con compiti di presa in carico e assistenza sanitaria della popolazione scolastica; - Sulla base della proposta di legge regionale sopra citata, nel XIII municipio di Roma sono stati istituiti dall’anno scolastico 2007/2008 e sono attivi a tutt’oggi 6 Presidi Sanitari Scolastici19. - progetto FEDERASMA-ALAMA-ARES118 Regione Lazio per la definizione e attuazione, del “Protocollo Operativo” per la gestione dei pazienti con crisi di asma e anafilassi nella rete pre-ospedaliera della regione Lazio e la raccolta dei dati relativi agli interventi effettuati presso tutte le scuole della regione da parte dell’ARES118 e dell’esito della chiamata20. L’acquisizione di questi dati sarà utile a definire la dimensione del problema e a stimolare e favorire la programmazione di idonee ed appropriate misure di intervento per la gestione delle emergenze sanitarie nella popolazione scolastica. L’azione di FEDERASMA continuerà a tutela della salute respiratoria degli alunni/studenti allergici e asmatici e di tutti coloro che nella scuola studiano 16 17 18 19 20 25 Novembre 2005 delle Raccomandazioni concernenti “Linee-Guida per la somministrazione di farmaci in orario scolastico predisposte congiuntamente dal Ministero dell’Istruzione e della Salute, trasmesse con Nota 2312 del 25/11/05 del Ministero dell’Istruzione. Ad esempio: Città di Milano, Prot. N. 38080 – Protocollo per la somministrazione dei farmaci a scuola, anno 2004. Regione Lazio, Legislatura VIII, Consiglio regionale del Lazio, Proposta di Legge N. 342 del 15 novembre 2007 – “ Istituzione di Presidi Sanitari Scolastici e norme per la prevenzione ed il controllo delle malattie allergiche e dell’asma bronchiale” Protocollo d’intesa Asl RmD-Municipio XIII per dotare gli Istituti scolastici di presidi sanitari. Roma, 29 settembre 2008 ARES118 Regione Lazio-ALAMA-FEDERASMA - “Presa in carico del paziente asmatico e allergico nella rete pre-ospedaliera della regione Lazio e Monitoraggio delle chiamate giunte all’ARES118 regione Lazio dalle scuole”. Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop LXVIII.1.2012 • 143 ATTI DEL WORKSHOP L A QUALITÀ DELL’ ARIA INDOOR NELLE SCUOLE: RISCHI PER MALATTIE RESPIRATORIE E ALLERGICHE e lavorano. Un ambiente scolastico adatto ad un bambino allergico è un ambiente che fa bene a tutti, così come la presenza nella scuola di personale sanitario abilitato ad intervenire in caso di necessità, è utile ai tanti bambini affetti da malattie croniche e/o rare e a coloro che a scuola incorrono in malori e infortuni21. Nell’anno 2008 le denunciate di infortuni avvenuti nelle scuole presentate all’INAIL sono state ben 105.948 e la media degli indennizzi per inabilità permanente nel triennio 2006-2008 è stata di 790 casi di cui 236 riferiti a studenti. Per dare risposte concrete a questi temi deve esserci la volontà e la capacità di “ampliare” la visuale, di guardare all’assistenza sanitaria a scuola in termini di “SISTEMA”, promuovendo Politiche scolastiche, sanitarie e sociali integrate, capaci di fornire risposte e soluzioni che realizzino, nella prassi quotidiana, l’integrazione del bambino/ ragazzo nella società civile e nella scuola sapendo che il traguardo da raggiungere è garantire, oltre al diritto all’istruzione, il diritto alla sicurezza, alla salute e all’accesso all’assistenza sanitaria qualificata. 21 INAIL infortuni a scuola anno 2008: http://www.inail.it/repository/ContentManagement/ node/N1488848973/Insegnantistudenti_2008.pdf 144 • LXVIII.1.2012 Igiene e Sanità Pubblica - Atti del Workshop Norme editoriali e modalità di abbonamento La collaborazione è aperta a tutti e gli articoli firmati impegnano esclusivamente la responsabilità degli Autori. La Direzione si riserva in ogni caso l’accettazione dei lavori. La proprietà letteraria ed artistica di quanto pubblicato è riservata alla Rivista. È autorizzata la riproduzione anche parziale di quanto pubblicato su Igiene e Sanità Pubblica purché ne sia citata la fonte. I lavori, apolitici ed inediti, debbono essere inviati a Igiene e Sanità Pubblica presso: • Cattedra di Igiene e Medicina Preventiva - Fac. di Medicina e Chirurgia - Università Tor Vergata Via di Tor Vergata, 135 - 00173 Roma - tel. 0672596119/6123 - fax 062025285 - e-mail: [email protected] specificando quale sia il referente fra gli Autori citati nel lavoro con indicazione completa del recapito (qualifica, istituto/ente di appartenenza, indirizzo, telefono, fax, e-mail). I lavori degli abbonati godono della precedenza nella pubblicazione. Gli articoli dovranno pervenire alla Redazione di Igiene e Sanità Pubblica su supporto cartaceo e magnetico o per e-mail, utilizzando un formato di tipo diffuso (ambiente Windows). Il materiale inviato, anche se non pubblicato, non verrà restituito. Ogni articolo dovrà essere così composto: • Titolo (in italiano e inglese) • Nome e Cognome (per esteso) di ogni autore • Ad ogni autore deve corrispondere una sola qualifica ed un solo ente. Si prega di utilizzare solo i seguenti simboli per distinguere le qualifiche degli autori: * o ° o ^. Ognuno di questi simboli può essere ripetuto fino a tre volte (*, **, ***, °, °°, °°°, ^, ^^, ^^^). Come nell’esempio: Francesco Rossi*, Giorgio Verdi**, Maria Teresa Gialli***, Riccardo Bianchi°, Barbara Viola°°, Alice Celesti°°°, Carlo Blu^, Omar Neri^^, Vittorio Grigi^^^. • Parole chiave, massimo 4 in italiano e in inglese. • Riassunto, non deve superare i 500 caratteri e deve essere redatto in italiano, e inglese, utilizzando un linguaggio conciso, evitando le abbreviazioni ed usando la terza persona. In conformità a raccomandazione dell’Unesco è desiderabile che il riassunto-sommario sia posto all’inizio del lavoro e contenga, nell’ordine, lo scopo delle indagini che ne formano l’oggetto, le osservazioni eseguite, le conclusioni tratte, nonché, se possibile, i punti essenziali di ogni teoria, apparecchio o tecnica avente carattere di novità. Gli Autori sono pregati di rivedere accuratamente il riassunto-sommario, eliminando parole non strettamente necessarie, chiarendo eventuali punti oscuri e facendo particolare attenzione alla terminologia scientifica, ai nomi propri, ai dati numerici ed alle formule chimiche e matematiche. • Articolo, massimo 18.000 caratteri spazi inclusi (8 pagine compresa la bibliografia), e170,00. Per ogni ulteriore pagina (2.700 caratteri spazi inclusi) il costo è fissato a e10, 00. • Tabelle e grafici/immagini fino ad un massimo di 3 per articolo sono inclusi nel contributo. Gli eventuali grafici e tabelle dovranno in ogni caso essere accompagnati dai dati grezzi necessari per la loro realizzazione. Per ogni grafico/immagine e tabella in più il costo è fissato a e13,00. Per gli estratti (solo in formato digitale) rivolgersi all’Editore: [email protected]. Costo dell’abbonamento per l’anno 2012 Ordinario (Enti, Aziende) 75 euro, Personale (Individuale) 60 euro, Abbonamento Socio SItI 55 euro. Estero 100 euro. Il versamento va effettuato sul c/c postale 98765001 intestato a Iniziative sanitarie - Roma. Inviare al Servizio abbonamenti per lettera o fax comunicazione dell’avvenuto versamento per dare corso all’invio della Rivista. Per ogni controversia è competente il Foro di Roma. L’Amministrazione non risponde di eventuali disguidi postali. I reclami devono pervenire subito dopo l’arrivo del fascicolo successivo al disguidato. I costo del fascicolo arretrato è doppio di quello di copertina; per annata arretrata il costo è pari al canone di abbonamento ordinario dell’anno cui si riferisce, maggiorato del 50%. Stampa “Ricci Artigrafiche” - Roma vol. LXVIII n. 1 Indice Editoriale A. Muzzi, A. Panà Crisi economica e salute dei cittadini ........................................................................................................................................................................................................................................................................................ 3 Parte Scientifica e Pratica G.Cammarota, M. Di Stasio, C. Laurino, A.Criscuolo, C. Filosa, M. Visone, G. Palmieri Scelte alimentari errate tra scolari adolescenti della regione Campania ................................................................................................................................................................... 9 A. Bodina, A. Brizzolara, G. Vadruccio, S. Castaldi Un sistema informatizzato per la gestione delle lettere d’incarico al trattamento dei dati: il caso di un ospedale di ricerca e insegnamento ............................................................................................................................................................................................................................................... 19 L. Grossi, A. Barbieri, L. Carnevale Le infezioni nelle residenze sanitarie assistenziali dell’Asl VC: studio di prevalenza ............................................................................................................................. 29 F.S. Martelli, S. Stori, A. Mengoni, M. Martelli, C. Rosati, E. Fanti Profili di colonizzazione batterica delle tasche parodontali in varie classi di età ..................................................................................................................................... 49 M. De Giusti, A. Mannocci, S. Miccoli, C. Palazzo, D. Di Thiene, V. Scalmato, P. Ursillo, M.A. Monteduro, A. Turri, P.G. Mazzoli, A. Boccia, G. La Torre La comunicazione del rischio in situazioni di crisi sanitaria: risultati di una survey sulla valutazione dell’efficacia della comunicazione istituzionale adottata per fronteggiare la pandemia influenzale AH1N1 in Italia e sui fabbisogni formativi dei professionisti sanitari ........................................................................................ 69 Note di Approfondimento A. Mannocci, C. Bontempi, G. Giraldi, G. Chiaradia, C. de Waure, A. Sferrazza, W. Ricciardi, A. Boccia, G. La Torre EpiInfo come strumento per la ricerca e per la didattica dell’epidemiologia e della statistica: punti di forza e di debolezza ...................................................................................................................................................................................................................................................... 85 Politiche Vaccinali L. Morciano, L. Zaratti, E. Franco Neisseria meningitidis: nuovi vaccini e strategie preventive ........................................................................................................................................................................................................ 97 Index - Health in times of global economic crisis ............................................................................................................................................................................................................................................................................... 3 Research and Practice - Unhealthy food choices of adolescent schoolchildren in the Campania region (Italy) ........................................................................................................................ 9 - A computerized system for the management of letters of authorization for access to sensitive data in a research and teaching hospital ........................................................................................................................................................................................................................................................................... 19 - Prevalence of infections in nursing homes in the Vercelli area (Piemonte, Italy) ................................................................................................................................... 29 - Bacterial colonization patterns of periodontal pockets in different ages ................................................................................................................................................................... 49 - Risk communication during health crises: results of a cross-sectional study to evaluate the effectiveness of adopted corporate communication strategies during the H1N1 influenza pandemic in Italy and on the training needs of health professionals .................................................................................................................................................................................................................. 69 In -depth Note - EpiInfo as a research and teaching tool in epidemiology and statistics: strengths and weaknesses .......................................................................... 85 Vaccinal Politics - Neisseria meningitidis: new vaccines and preventive strategies .............................................................................................................................................................................................. 97 Poste Italiane S.p.A. Sped. in Abb. Post. - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma Prezzo di copertina: e 12 Finito di stampare il 10 marzo 2012