Carlotto – Abate MI FIDO DI TE NAABA mif Jonathan Ames

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Carlotto – Abate MI FIDO DI TE NAABA mif Jonathan Ames
Carlotto – Abate
MI FIDO DI TE
N.A.ABA mif
Un noir che ci trascina in un mondo in cui tutto è negativo, squallido,
disonesto, corrotto, guasto – a cominciare da ciò che mangiamo. E appunto
la parte sulle sofisticazioni alimentari direi che è la cosa che più
impressiona il lettore che guarderà per un po' di tempo (!) con una certa
diffidenza quanto acquista o consuma. Si passa dal Veneto alla Sardegna
(territori ben noti a entrambi gli autori) per finire in una Russia mafiosa
in compagnia di un protagonista losco e privo di remore, tra nefandezze e
momenti esilaranti.
Contrariamente a quanto molti pensano di questo libro direi che siamo ad
un ottimo livello di noir, per Carlotto già raggiunto con “Arrivederci amore
ciao”. Come già avvenuto per quest'ultimo anche per questo romanzo una
trasposizione cinematografica è auspicabile.
Jonathan Ames
SVEGLIA, SIR
N.A.AME sve
Alain Blair, romanziere trentenne, non molto noto e piuttosto pigro,
diventa improvvisamente ricco con i soldi dell’assicurazione in seguito da
una rovinosa caduta sul ghiaccio. Assume un maggiordomo di nome Jevees,
la perfetta reincarnazione del famoso butler di Woodhouse, e che si
irrita molto quando gli chiedono se quello è il suo vero nome. Alain si
caccia in un sacco di guai, anche perché, nonostante i suoi ferrei e
reiterati propositi, è sempre attaccato alla bottiglia e Jevees gli viene
sempre in aiuto, imperturbabile. Decide di unirsi ad una comunità di
artisti che vivono in una magione in campagna, dove potrà terminare il suo
romanzo, abbandonando la dimora in cui viveva con una zia asfissiante. Già
il viaggio in macchina, nuova, lussuosa, non fila del tutto liscio ed è sempre
il fido Jevees che risolve le situazioni difficili. Questi artisti sono quasi
tutti abbastanza svitati e le vicende che si intrecciano sono abbastanza
divertenti, ma solo sino ad un certo punto, poi il gioco diventa ripetitivo.
Non si capisce perché Ames abbia ricopiato Woodhouse così
pedissequamente nel rapporto padrone-maggiordomo.
Martin Amis
CANE GIALLO
N.A.AMI can
E’ un romanzo caleidoscopico, pieno di personaggi, quasi tutti decisamente
strani e di vicende che si intersecano e si aggrovigliano. Vi sono parti
irresistibili, ma il tutto a volte può diventare un po’ confuso e pesante,
nonostante lo stile sempre brillante e vivace. Per dare un’idea. Abbiamo il
giornalista Clint Smoker, che si firma “Cane giallo”, succube del Viagra, il
malavitoso Andrews, che pensa di essere un personaggio di Henry
Fielding, il morto Royce Trainor, che cerca di far precipitare l’aereo in cui
viaggia, nel suo sarcofago, insieme alla moglie. Vi è il cinese Xan Meo, che
riporta un trauma cranico in una rissa da pub e ne viene fuori come un
sessuomane invasato. Per me il filone più divertente è stato quello di una
famiglia reale da operetta, il cui re viene ricattato perché la figlia è stata
ripresa in atteggiamenti sconvenienti.
Giovanni Arpino
PASSO D’ ADDIO
N.A.ARP pas
Non occorrono centinaia di pagine per scrivere qualche cosa che ci
colpisca profondamente e che dimenticheremo con difficoltà. E’ l’ultima
opera di Arpino, del 1987 e l’Autore morirà un anno dopo.
Arpino affronta uno dei temi più scottanti della nostra epoca, quello
dell’eutanasia, e lo fa in modo superbo, scrivendo pagine struggenti e
profonde, tenere ed a tratti quasi divertite. Un vecchio professore di
matematica, malato ed in via di peggioramento, chiede una promessa al
suo allievo più caro, con il quale ha un rapporto di grande confidenza ed
affetto e con il quale gioca a scacchi. Gli chiede di aiutarlo a morire,
quando non sarà più in grado di governare la mente ed il corpo, con una
semplice iniezione di aria. Che cosa vi potrebbe essere di più semplice.
Messo alle strette, giorno dopo giorno, il giovane alla fine si prende tale
impegno. Ma quando sembra giunto il momento di agire, poiché il vecchio è
ormai in uno stato di quasi totale incoscienza, non ne ha il coraggio e
rimanda giorno dopo giorno. In questa atmosfera pesante irrompe una
ragazza, giovane, irrequieta, piena di vita, che ha una relazione con il
giovane matematico, ostacolata dalle due zitelle gemelle, che ospitano il
vecchio professore come pensionato. Penso che qui sia d’uopo fermarsi.
Margaret Atwood
L’ASSASSINO CIECO
N.A.ATW ass
Dopo una carriera così lunga e tanti romanzi sbalordisce la potenza
creativa della Atwood capace di regalare ai lettori delle opere così
dense, intriganti, profonde, per me quasi magiche. A distanza di anni
ricordo ancora le emozioni nate in me dalla lettura di “Occhi di gatto”.
Questo è un romanzo complesso, ma di una complessità e di
un’intricatezza, che non appesantiscono la lettura, non si può che correre
verso la fine, quasi in apnea. Iris, una vecchia signora sola, sente il
bisogno, direi il dovere, di raccontare alla nipotina Sabrina, se mai un
giorno questa ritornerà, la storia della sua vita. Una vita vissuta quasi in
simbiosi con la sorella minore, Laura, ragazza “difficile”, secondo metri di
giudizio “ortodossi”, che terminerà la sua vita volando con la macchina giù
da un ponte, piuttosto giovane. Motivi per suicidarsi ne aveva. Iris , per
salvare la famiglia, il padre sull’orlo della bancarotta, e specialmente la
sorella, aveva fatto un matrimonio di interesse, sposando un uomo arido,
corredato di una perfida sorella. Sacrificio inutile, evidentemente. La
storia passa attraverso le due guerre, la Depressione americana e le lotte
sociali. “L’assassino cieco” è il libro scritto da Laura, pubblicato postumo
e con grande scandalo, ma destinato a diventare un cult. In esso l’autrice
parlava dell’unica storia d’amore della sua vita, clandestina, con un uomo
ricercato dalla polizia e sempre in fuga, accusato di un atto terrorista di
cui si diceva innocente. Per me è la parte migliore del romanzo, basata
essenzialmente sui dialoghi, scarni, e sui pensieri. Lui era reticente sulla
sua vita e per distrarla le raccontava una storia fantascientifica, mai con
il lieto fine (e non dimentichiamo l’interesse della Atwood per il genere e
il suo ben noto “L’ancella”). Esistono misteri, ambiguità, doppie verità, ma
la Atwood evita i colpi di scena plateali e spinge il lettore, tramite
accenni, indizi, mezze parole a scoprire ciò che è nascosto. Il suo stile è
superbo, sia nella descrizione della quotidianità e dei problemi della
vecchia Iris, sia nella creazione di un mondo fantastico, sia nelle parti
storico-sociali di un’America scissa tra ricconi egoisti (come avrebbero
fatto altrimenti a giungere al top?) e masse di diseredati. E’ una storia
triste, in conclusione.
J.G. Ballard
REGNO A VENIRE
N.A.BAL reg
Il padre di Richard Pearson, un pubblicitario di 42 anni e voce narrante,
viene ferito mortalmente da un cecchino in un enorme centro
commerciale, il Metro Center, a Brookland, cittadina tra Londra e
l’aeroporto di Heathrow. Il Metro Center, una alta torre, è un complesso
di negozi, alberghi, piscine, ristoranti, cinema,teatri,centri sportivi,
fornito di TV via cavo che trasmette pubblicità, dibattiti, partite di
rugby, hockey, calcio. Svettando alto su tutto, è il tempio del consumismo
più sfrenato, di una passione divorante per gli sport, ed il tutto sfocia in
un nazionalismo ed in un razzismo violenti, prodromi di un fascismo
perverso. Il Metro Center diventa una “patria”, un centro di
appartenenza per ceti annoiati, disillusi, disancorati. Richard vuole
scoprire la verità sulla morte di suo padre ed entra in contatto sia con un
gruppo di cospiratori che vogliono bloccare il fascismo strisciante, sia
con i maggiorenti della cittadina favorevoli al Metro Center: lui, Richard,
come pubblicitario è attratto dal progetto di rivitalizzare, tramite la TV
via cavo del M.C. ceti medi annoiati della propria vita. La parte finale, con
l’assedio al Metro Center da parte della polizia, dato che alla fine il
potere costituito aveva capito che cosa esso rappresentasse, è potente e
intensa. Tutti i romanzi che finora ho letto di James Garner Ballard sono
inquietanti perché esplorano in modo acuto e profondo i lati oscuri della
nostra “civiltà”, che siamo soliti (paura, pigrizia mentale, scaramanzia?)
proiettare nel futuro mentre sono ormai parte del nostro presente.
Leggendo “Regno a venire” come non ripensare a “La caverna” di
Saramago?
Carlo Fruttero
DONNE INFORMATE DEI FATTI
N.A.FRU don
Grosso battage pubblicitario e, credo, grande successo di vendite. Sono
rimasta abbastanza delusa. Il ticket Fruttero-Lucentini era tutt’altra
cosa. La trama gialla non è esaltante, ma ciò che mi è piaciuto meno sono
stati lo stile e la struttura. Fruttero fa parlare e pensare i vari
personaggi, che danno il loro punto di vista, ma evidentemente il loro stile
è quanto di più piatto e quotidiano vi possa essere. Per non parlare del
linguaggio decisamente triviale, specie dei poliziotti. Penso che rispecchi
la realtà, ciò non toglie che ben presto viene a noia. Per contrasto, si
intrecciano gli amori, diciamo così e, quando i personaggi colpiti dalla
freccia di Cupido si abbandonano ai loro pensieri, desideri, emozioni, il
tono cambia e sembra di leggere le lettere della “Posta del cuore”, magari
di una rivista vietata ai minorenni.
Morchio Bruno
LE COSE CHE NON TI HO DETTO
N.A.MOR cos
Eccolo ancora una volta Bacci Pagano, il detective genovese le cui
avventure ormai seguo dagli esordi, questa volta in salsa psicologica...era
inevitabile, mi sa.
Di nuovo c'è da segnalare che Frilli Editore non faceva gli errori (refusi)
di Garzanti, ma si sa le case editrici più piccole hanno maggiore cura...
Per quanto riguarda il romanzo "lascia" pochino, un po' ci si annoia di
questi riferimenti generazionali (per chi come me è nei 50..)abbastanza
ripetitivi e che un po' "imbalsamano" il personaggio e le sue storie.
Leggibilissimo, comunque.
Amos Oz
UNA STORIA DI AMORE E DI
TENEBRA
N.A.OZ sto
E’ un’autobiografia in forma di romanzo, lungo e complesso, che parla delle
origini della famiglia di Oz, della sua infanzia e gioventù, prima a
Gerusalemme e poi in un kibbutz, dell’esistenza tragica dei suoi genitori.
Vi è una descrizione epica della Gerusalemme di quei tempi, di Tel Aviv,
che ne è il contrasto, della vita in kibbutz, negli anni ’30, ’40, ’50. Sono
120 anni di storia familiare, avanti ed indietro nel tempo, affollati di in
numeri personaggi, famosi e sconosciuti. L’infanzia e l’adolescenza di
Amos si nutrì di aspirazioni poetiche, impegno politico ed una paura
costante di un altro genocidio. Il nucleo di “Una storia di amore e di
tenebra” è il suicidio della madre, avvenuto nel 1952 su cui Oz scrive le
sue pagine più intense ed attraverso tale atroce dolore scoprirà di essere
un artista, uno scrittore.
Robert Silverberg
MORIRE DENTRO
N.A.SIL mor
E’ un romanzo di fantascienza non tecnologica. David Selig scopre ben
presto di avere il dono della telepatia, di poter leggere nella mente degli
altri. Ma questa sua straordinaria facoltà non ha dato buoni frutti, bensì
isolamento, impossibilità di sinceri rapporti umani e sensi di colpa.
Conosce Tom, telepata come lui, che al contrario ha sfruttato questa
capacità extrasensoriale per guadagnarsi da vivere. Verso l’età matura
Davide si rende conto che sta perdendo, poco per volta questa sua
facoltà, il suo ritorno alla normalità, e ciò lo terrorizza. Non è per lui
l’inizio di una nuova vita, sente il subentrare di questo silenzio come
l’inizio dell’attesa della morte. Ho interrotto la lettura a 2/3 perché i
pensieri, i ragionamenti, gli stati d’animo, le emozioni del protagonista
erano veramente diventati troppo ripetitivi.
Marco Vichi
NERO DI LUNA
N.A.VIC ner
Emilio Bettazzi fa lo scrittore, diventa detective per caso, in un paesino
della provincia di Siena dove fatti di più di trenta anni prima lo spingono a
superare le proprie paure e i propri fantasmi, per risolvere un enigma in
cui vengono fuori meschinità della provincia, lupi mannari e quant’altro.
Alla fine l'Emilio lo lasciamo lì a vivere in quella casa dove era finito per
sfruttare i tre mesi di affitto pagati da un amico morto prima di
usufruirne: quando si dice che l'amicizia non ha limiti temporali!!!
Bello, ben scritto.