scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
Transcript
scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 18 giugno 2013 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 18/06/2013 Corriere della Sera - Milano Sanità, ecco i reparti a rischio «Una manovra da 40 milioni» 5 18/06/2013 Corriere della Sera - Nazionale Pressione alta incurabile Sì al «black out» renale 7 18/06/2013 Corriere della Sera - Nazionale Policlinico, bloccati dal 1999 i fondi per la ristrutturazione 8 18/06/2013 La Repubblica - Nazionale Study-drug Esami di maturità e doping cerebrale rischiose illusioni 9 18/06/2013 La Repubblica - Nazionale Casa a misura di malato e ausili per comunicare 11 18/06/2013 La Repubblica - Nazionale Elettro-stimoli e bisturi per i malati insensibili alle medicine 12 18/06/2013 La Repubblica - Nazionale Cortisone, è rivoluzione "Meglio prenderlo la sera" 14 18/06/2013 La Repubblica - Nazionale Studiare le storie dei pazienti nasce un network internazionale 15 18/06/2013 La Repubblica - Torino Regione, subito l'aumento dell'Irpef 17 18/06/2013 La Repubblica - Nazionale VIRUS E BATTERI RESISTENTI DIFFICILE DIFESA CON I TAGLI 18 18/06/2013 La Repubblica - Genova San Martino-Ist, il governo stoppa il piano 19 18/06/2013 La Stampa - Nazionale "Buco" della Sanità Cota oggi dal ministro 21 18/06/2013 La Stampa - Nazionale Oncologia, Tar non blocca la chiusura L'allarme: reparto senza sicurezza 23 18/06/2013 Il Messaggero - Nazionale Metti un gatto a fare le fusa mentre prendi un caffé 24 18/06/2013 Il Giornale - Genova Emodinamica, ecco quando la Sanità funziona 25 18/06/2013 QN - Il Resto del Carlino - Ancona Sanità, un Consiglio caldo Mezzolani atteso al varco 26 18/06/2013 Libero - Milano Il Pirelli congela i ticket sanitari 27 18/06/2013 Libero - Nazionale Abbiamo una sanità a misura di clandestini 28 18/06/2013 Libero - Nazionale Tra governo e bandiere blu non sai dove andare al mare 29 18/06/2013 Il Tempo - Roma Macchinari da 2,5 milioni a marcire da tre anni 31 18/06/2013 Il Fatto Quotidiano Lo spreco, i malati, le protesi: l'inchiesta sul sito del Fatto 32 18/06/2013 La Notizia Giornale TROPPI TUMORI TRA I REDUCI DALL'IRAK 33 18/06/2013 La Notizia Giornale Salute, spesa medica e farmacie Il rilancio parte anche da qui 34 17/06/2013 Tema Farmacia LA sigaretta elettronica 35 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 24 articoli 18/06/2013 Corriere della Sera - Milano Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Regione Riordino delle alte specialità: tagli negli ospedali in cui non si raggiunge il minimo di interventi Sanità, ecco i reparti a rischio «Una manovra da 40 milioni» Maroni: in settimana studieremo come togliere il ticket Simona Ravizza La tengono ancora chiusa nei cassetti degli uffici. Ma finalmente in Regione è pronta la lista dei reparti a rischio di chiusura per il riordino della rete ospedaliera. L'obiettivo è di tagliare negli ospedali dove non viene raggiunto un numero minimo di interventi chirurgici. Così, sulle 20 cardiochirurgie attive oggi in Lombardia, sono destinate a una potenziale soppressione almeno quelle degli ospedali Multimedica, Sant'Ambrogio e Città di Monza. Tra le 36 chirurgie vascolari, quasi dieci non raggiungono i requisiti minimi di attività, tra cui le unità operative del Gaetano Pini, del Galeazzi, dell'Istituto clinico Città Studi (ex Santa Rita) e - fuori Milano - degli Spedali Civili di Brescia. Passando alle neurochirurgie, su 23 unità attive rischiano soltanto le due che si trovano alla Casa di Cura Igea e all'ospedale di Gravedona. Mentre su 14 chirurgie toraciche, con ogni probabilità smetterà di funzionare quella del San Matteo di Pavia. Infine le emodinamiche, le più colpite dal piano di austerity: su 65 centri per la cardiologia d'emergenza ne spariranno, salvo ripensamenti, tra i 10 e i 15, tra cui quelli degli ospedali di Codogno, Cernusco, Voghera e Garbagnate. È una ricostruzione del Corriere. Al momento non c'è nulla di ufficiale. Ma l'argomento è stato affrontato ieri sera nella riunione che precede la giunta regionale: la delibera del riordino della rete ospedaliera sarà approvata verosimilmente in una delle prossime sedute. In totale sono interessati dal provvedimento quasi 25 ospedali per almeno 30 reparti: le unità operative di alta specialità che non raggiungono la soglia minima di procedure previste dalla delibera non saranno più operative a partire dal 2014. Tutti i numeri sono indicativi, perché il piano di austerity sarà esaminato dalle Asl di competenza, che avranno l'ultima parola sui reparti da chiudere. La manovra vale economicamente oltre 40 milioni di euro. I soldi risparmiati saranno immediatamente reinvestiti: il 35% dei finanziamenti recuperati resterà assegnato agli stessi ospedali per svolgere attività considerate più utili, mentre l'altro 65% andrà a confluire in un fondo regionale per finanziare le cardiochirurgie, le neurochirurgie, i centri di emodinamica per la cardiologia d'emergenza, le chirurgie vascolari e toraciche che dovranno lavorare di più. La delibera sul riordino della rete ospedaliera era attesa da mesi. Adesso resta da capire la data della sua approvazione. E intanto il governatore Roberto Maroni ieri ha rilanciato l'ipotesi di uno stop al nuovo ticket da 66 euro scattato a giugno su 55 interventi di minichirurgia: «Penso che gli aumenti si possano bloccare già la prossima settimana - ha sottolineato -. Veneto, Toscana ed Emilia Romagna l'hanno già fatto. La Lombardia arriva buona ultima, ma stiamo provando a stoppare il ticket». [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA 65% Foto: La percentuale di soldi risparmiati che finanzierà le cardiochirurgie, le neurochirurgie, i centri di emodinamica, le chirurgie vascolari e toraciche che dovranno lavorare di più La scheda Cardiochirurgie Su 20 cardiochirurgie, sono destinate a una potenziale soppressione almeno quelle degli ospedali Multimedica, Sant'Ambrogio e Città di Monza Chirurgie vascolari Quasi dieci non raggiungono i requisiti minimi di attività, tra cui le unità operative del Gaetano Pini, del Galeazzi, dell'Istituto clinico Città Studi (ex Santa Rita) e - fuori Milano - degli Spedali Civili di Brescia SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 5 18/06/2013 Corriere della Sera - Milano Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Neurochirurgie Rischiano le due che si trovano alla Casa di Cura Igea e all'ospedale di Gravedona Chirurgie toraciche Con ogni probabilità smetterà di funzionare quella del San Matteo di Pavia Emodinamiche Salvo ripensamenti, sono a rischio tra i 10 e i 15 centri tra cui quelli degli ospedali di Codogno, Cernusco, Voghera e Garbagnate Foto: Sotto pressione Ticket e tagli nell'agenda del governatore Roberto Maroni SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 6 18/06/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Linee guida europee Pressione alta incurabile Sì al «black out» renale M. Pap. Un catetere entra dall'arteria femorale e arriva a quelle renali. Lì, lungo le pareti del vaso, passano i nervi del sistema nervoso simpatico. Quello «automatico». È causa di una forma di pressione alta del sangue che non risponde ai farmaci. Ma basta interrompere, con una radiofrequenza, gli impulsi nervosi tra reni e cervello e la pressione si stabilizza. Si chiama «denervazione renale». I primi 130 operati sono arrivati a tre anni con la pressione sempre sotto controllo. Altri 5 mila nel mondo li hanno seguiti. La tecnica (Symplicity di Medtronic) è entrata così nelle linee guida per il trattamento dell'ipertensione resistente ai farmaci. L'annuncio a Milano, durante il Congresso della Società europea dell'ipertensione (Esh) presieduta dall'italiano Giuseppe Mancia. Una speranza per gli ipertesi «intrattabili» (10-15 milioni in Europa, 300 mila in Italia) che, nonostante i farmaci, vivono oggi a rischio di ictus, infarti, danni renali. RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 7 18/06/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Umberto I Il direttore: se non partono i lavori, meglio chiudere Policlinico, bloccati dal 1999 i fondi per la ristrutturazione Francesco Di Frischia ROMA - Un tesoro inutilizzato: da 14 anni ci sono 140 milioni di euro non spesi per ristrutturare e modernizzare uno dei più vecchi ospedali d'Italia, il Policlinico Umberto I di Roma. Allora il direttore dell'ospedale, Domenico Alessio, minaccia: «Se non partono i lavori è meglio chiuderlo». E di urgenti lavori è evidente che ce ne sarebbe bisogno: le stanze a 4 o a 6 letti senza il bagno interno sono la regola: quelle singole e doppie non esistono. Nella camere, seminate in 56 palazzi, aria condizionata e tv sono introvabili. Nell'edificio che ospita la radiologia c'è una crepa attraverso la quale dal primo piano si vede chi c'è al secondo. Per non parlare del sistema antincendio, e delle reti fognaria e idrica che, secondo i vigili del fuoco, non sono in regola. Il Policlinico è ridotto così, «ma dal 1998 una legge del Parlamento (la numero 448) ha stanziato fondi per il recupero di vecchi ospedali nelle aree urbane - ricorda Alessio -. All'Umberto I sono stati assegnati in quell'occasione risorse che oggi corrispondono a 140 milioni di euro. Ma da allora quel tesoro è fermo in un cassetto», alla faccia della crisi, della disoccupazione che cresce e della qualità dell'assistenza e dell'accoglienza alberghiere, molto carenti viste le condizioni in cui lavorano circa 5 mila tra medici, infermieri e tecnici (compresi 157 primari impegnati in 1.315 posti letto e 582 amministrativi, di cui 112 dirigenti, uno ogni 5 lavoratori). In pratica, precisa Alessio, «l'ospedale, nato nel 1904 non ha mai avuto importanti interventi di manutenzione straordinaria». Il «tesoro» lo aveva messo a disposizione l'allora governo D'Alema nel 1999: da 14 anni, però, i tanti manager che si sono alternati alla guida del Policlinico hanno presentato «libri dei sogni», progetti faraonici che sono costati 2,5 milioni, oggi diventati carta straccia. I veti incrociati tra Demanio, ministero della Salute, Università, Regione e Sovrintendenze ai Beni culturali (molti edifici sono sotto vincolo, ndr) hanno fatto naufragare ogni idea. Alessio, tra un mese presenterà l'ultimo progetto. Stavolta il manager ha giocato d'anticipo: «Ho già informato tutti gli enti nazionali e locali sugli interventi indispensabili: il presidente della Regione Lazio Zingaretti si è dimostrato molto attento ai nostri problemi e mi auguro che anche le altre istituzioni ci aiutino». «Se il mio progetto non andrà avanti e non riuscirò ad aprire i cantieri in tempi rapidi - è la provocazione del direttore generale - allora sarà costretto a dire ai vigili del fuoco, che mi hanno segnalato gravi carenze strutturali che l'ospedale deve essere chiuso...». Alessio sa bene che né il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, né il governatore Zingaretti vogliono davvero chiudere l'Umberto I, ma «questa città della salute deve essere ristrutturata: non c'è più tempo da perdere». RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 8 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 28 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R SALUTE Il 64% dei ragazzi avrebbe difficoltà di concentrazione e il 20% di memorizzazione Da domani le prove scritte: si diffonde tra gli studenti il ricorso illegale a farmaci destinati al trattamento della demenza e di deficit dell'attenzione con la convinzione che aiutino l'apprendimento. Ma non è così. Anzi, possono causare danni gravi Study-drug Esami di maturità e doping cerebrale rischiose illusioni Su alcuni siti web si può acquistare senza la richiesta del medico un flacone di piracetam per l'Alzheimer da 40 capsule a 45 sterline BEATRICE TOMASINI alle notti insonni sui libri a quelle passate su internet cercando qualche scorciatoia per studiare di più, ma con meno fatica. Oggi, purtroppo, avanza la figura del "dopato cerebrale" che, in rete o dallo spacciatore, si procura le study-drug, farmaci psicostimolanti prescritti per determinate patologie ma assunte dagli studenti per potenziare memoria e concentrazione. I più cercati sono quelli per la cura di malattie psichiatriche e neurologiche come il piracetam (morbo di Alzheimer), l'hydergina (demenza senile), il metilfenidato (sindrome da deficit di attenzione e iperattività) e il modafinil per la narcolessia. Da un sondaggio di Skuola.net emerge, infatti, che il 64% degli studenti ha difficoltà di concentrazione e il 20% di memorizzazione. E allora basta collegarsi a internet per procurarsi in pochi click sostanze illegali come le smart drug (di origine naturale o sintetica attive sul sistema nervoso)e farmaci con obbligo di ricetta. Su alcuni drugstore online si può acquistare liberamente, per esempio, un flacone di piracetam da 40 capsule a 45 sterline. Gli esperti però smentiscono i presunti effetti benefici e mettono in guardia sui potenziali rischi che possono essere anche gravi: «Non esistono sostanze che aumentano le capacità cognitive - avverte Simona Pichini, dell'Osservatorio fumo, alcol e droga dell'Istituto superiore di sanità - anzi l'assunzione da parte di soggetti sani di farmaci nati per specifiche patologie può comportare effetti collaterali a livello del sistema nervoso centrale e cardiocircolatorio». Ma l'acquisto di psicofarmaci di vario tipo, ovviamente senza ricetta, non è nuovo. Nel 2012 il rapporto Espad dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ifc-Cnr) ha individuato un 15,4% di ragazzi che si è procurato senza la necessaria prescrizione farmaci attivi sul sistema nervoso, indicati per trattare insonnia, depressione, iperattività, obesità e disturbi dell'attenzione. Ed è proprio quest'ultima categoriaa subire un'impennata verso i 19 anni, età della maturità (la media è del 3,7%). La preparazione casalinga del prodotto, invece, risulta molto difficile in mancanza di specifiche competenze chimiche. Non mancano però i casi di "kitchen laboratory", laboratori illegali diffusi soprattutto nell'est Europa che poi rivendono i farmaci contraffatti al mercato nero. Sempre per restare svegli e quindi studiare di più, il classico rimedio di bere caffè è stato superato dagli energy drink, bevande analcoliche a base di caffeina, taurina, carnitina, creatinae vitamine del gruppo B, che contribuiscono alla riduzione del senso di stanchezza. Una sola lattina può equivalere a più tazzine di caffè e abusarne può provocare tachicardia. Eppure quella degli energy drink è una tendenza in crescita, soprattutto tra i maschi: a 19 anni, la quota di consumatori (da almeno una lattina in su) è del 58% (contro il 30% delle ragazze) e gli studenti che ne bevono più di venti nel corso di un mese sono stabili dal 2009 (3%). Un quarto degli studenti si affida agli integratori alimentari e polivitaminici per la memoria nonostante la loro dubbia efficacia. «Nel caso di soggetti giovani- spiega Vitalia Murgia, docente di fitoterapia alla Sapienza di Roma possono rivelarsi utili le piante ad azione "adattogena" cioè quelle che aiutano il nostro organismo a far fronte a situazioni di stress fisico e mentale. Tra queste la più conosciuta è il ginseng (Panax Ginseng)». In ogni caso qualsiasi integratore, per essere d'aiuto, deve essere associato ad uno stile di vita sano. «Consiglierei a chi fatica a trovare il ritmo di studio - aggiunge la Murgia - di garantirsi almeno sei ore di sonno, del tempo libero per sfogare tensione e stanchezza e, soprattutto, usare meno il computer». Dall'università di Oxford è appena arrivato uno studio molto promettente, pubblicato sulla rivista Current SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 9 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 28 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 10 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Biology, da cui risulta un miglioramento delle abilità aritmetiche dopo stimolazioni elettriche del cervello indolori. Con sole 5 sedute i ricercatori hanno riscontrato, nei soggetti sottoposti all'esperimento, una sorprendente rapidità nell'eseguire conti a mente. L'obiettivo a lungo termine è quello di praticare questa stimolazione in ambito clinico e scolastico, dai bambini affetti da disturbi di apprendimento agli anziani con problemi degenerativi, ma la stradaè ancora molto lunga e tortuosa. Quello del potenziamento cognitivo è un tema di grande attualità, affrontato recentemente anche dalla prestigiosa rivista americana Neurology, perché oggi la richiesta di miglioramento delle prestazioni per stare al passo con i ritmi frenetici della nostra società è sempre più insistente. Tra i consumatori clandestini, infatti, non ci sono più solo studenti, ma anche manager e medici. © RIPRODUZIONE RISERVATA INFOGRAFICA PAULA SIMONETTI SKUOLA.NET PER SAPERNE DI PIÙ www.ist-nazionale-neuroscienze.unito.it www.ifc.cnr.it Foto: LE STRATEGIE Su Mente & Cervello di giugno (6 euro) le tecniche di studio vincenti per superare gli esami: metodi a confronto 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 30 (diffusione:556325, tiratura:710716) Casa a misura di malato e ausili per comunicare La tecnologia può essere di grande aiuto anche in stadi avanzati CHRISTIAN LUNETTA * La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia cronica che cambia profondamente la vita della persona che ne è affetta e quella di familiari e amici, i cosiddetti "caregiver". Una madre, un marito, un fratello che si trovano a vivere il dramma della malattia di un proprio caro, come possono affrontare tutto quello che la Sla toglie e impone? Una persona affetta da Sla nonè infatti in grado di affrontare da sola le conseguenze della malattia. Avrà bisogno degli altri per muoversi, per mangiare, per comunicare, in molti casi persino per respirare. Normalmente i bisogni primari non pesano sulla relazione tra persone adulte, sane e indipendenti, ma nella Sla possono diventare ostacoli insormontabili. Fin dal momento della diagnosi la famiglia si trova sin da subito in una condizione difficile: da un lato deve comprendere la gravità della situazione del proprio congiunto e dello stravolgimento che questa comporterà nell'equilibrio della famiglia, dall'altro essere di sostegno, sia fisicamente che psicologicamente, al proprio caro. Non tutti i familiari però hanno la capacità di riorganizzare la vita quotidiana in funzione della diagnosi, ed ecco che in questi casi diventa fondamentale il supporto delle istituzioni, sia in termini di erogazione di prestazioni assistenziali adeguate all'entità del deficit sia con l'attivazione di percorsi di supporto psicologico. Purtroppo nel nostro Paese una corretta e globale presa in carico del malato è ancora insufficiente e, dopo la diagnosi, prevale un clima di sfiducia e di rinuncia terapeutica. Da ciò scaturisce anche la necessità di attuare percorsi informativi adeguati per il paziente e la sua famiglia. Necessità confermata anche dalle decine di telefonate di richiesta di informazioni sulla malattia che ogni giorno riceve il centro di ascolto di Aisla. In realtà se il sistema sanitario-assistenziale è ben organizzato la malattia può essere gestita presso il domicilio riducendo le ospedalizzazioni. Ovviamente per assicurare questa opportunità la casa deve essere adeguata strutturalmente alle difficoltà crescenti di mobilità del paziente con l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'introduzione di ausili quali carrozzina e sollevatore. Un altro aspetto critico nella storia di un paziente con Sla è rappresentato dalla progressiva perdita della capacità di comunicare pur in assenza di chiari deficit cognitivi. Questo aspetto rappresenta uno dei momenti in cui quel già delicato equilibrio tra il paziente e il suo caregiver può definitivamente frantumarsi. Ecco perché dal punto di vista tecnologico sono stati ideati degli ausili, definiti comunicatori, che se progressivamente adeguati al deficit del paziente, consentono di mantenere la comunicazione anche in stadi avanzati della malattia. In linea generale un malato di Sla e la propria famiglia non devono mai essere lasciati soli, e ai caregiver è giusto che venga riconosciuto il diritto ad essere valorizzati, rispettati, ascoltatie ben supportati. * Specialista in Neurologia, referente medico-scientifico AISLA Onlus INFOGRAFICA PAULA SIMONETTI PER SAPERNE DI PIÙ www.arisla.org www.aisla.it SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 11 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R SALUTE Sla La drammatica situazione da affrontare quando un familiare è affetto da questa sindrome così invalidante: occorre riorganizzare l'intera vita. Servono sostegno e informazione. Equilibrio difficile 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 31 (diffusione:556325, tiratura:710716) Elettro-stimoli e bisturi per i malati insensibili alle medicine L'importanza della selezione accurata dei soggetti a cui fare l'intervento MARIAPAOLA SALMI I problemi grossi restano. L'imprevedibilità della crisi epilettica e, più di ogni altro, quel 30% di epilessie refrattarie a qualunque farmaco, pesano sulla vita dei pazienti. Ma l'approccio all'epilessia sta cambiando radicalmente, come hanno riferito ricercatori e clinici durante il 36° congresso nazionale della Lega italiana contro l'epilessia (Lice) da poco concluso a Roma. Il farmaco non sempre funziona, si cominciaa investigare vie diverse da quelle battute per decenni; quasi 8.000 pazienti potrebbero beneficiare della chirurgia che, poco praticata, esige un cambio culturale. Genetica e intervento precoce, se i farmaci non bastano, sono le nuove tendenze. «L'arrivo dei nuovi antiepilettici - dice Roberto Michelucci, direttore di neurologia al Bellaria di Bolognae presidente Lice- ha poco giovato a quel 30% di epilessie resistenti a farmaci. Forse perché fino ad oggi abbiamo attaccato la "crisi" sul fronte dei mediatori chimici, forse perché ci sono altri meccanismi ancora sconosciuti che potrebbero aprire la strada a molecole efficaci». Diversi studi incoraggiano queste teorie. La ricerca di base è fortemente orientata all'identificazione delle cause della farmacoresistenza. Si ipotizza una sovraproduzione di proteine prodotte dai geni in grado di espellere il farmaco dalle cellule nervose o di modificazioni, acquisite o innate, dei bersagli ai quali esso dovrebbe legarsi, una sorta di attivazione delle proteine di trasporto che impediscono al farmaco di agganciarsi la bersaglio cellulare e svolgere la sua azione. Altra ipotesi, l'infiammazione che, a seguito di molteplici danni cerebrali, potrebbe alterare i meccanismi immunologici. Poi vi è la cosiddetta pseudofarmacoresistenza. «Siamo sicuri che il paziente sia davvero resistente al farmaco? Oppure è quest'ultimo che non è adatto o il dosaggio non è quello giusto oppure non si tratta di epilessia - osserva Michelucci - si parla di farmacoresistenza, secondo Lice, se le crisi persistono nonostante l'impiego di almeno due farmaci al giusto dosaggio». E quando i medicinali falliscono si aspetta anche 15-20 anni prima di arrivare all'opzione chirurgica, e questa enorme latenza favorisce la refrattarietà e complica la malattia danneggiando il paziente specialmente se giovane. «Se pensiamo che il 90% delle epilessie focali farmacoresistenti inizia nei primi anni di vita, offrire un trattamento risolutivo con la chirurgia curativa o almeno un trattamento di riduzione del numero delle crisi che si può ottenere con le tecniche di neuromodulazione palliativa, è una opportunità che non possiamo non prendere in considerazione», sottolinea Laura Tassi, dirigente medico del Centro di chirurgia ed epilessia dell'ospedale Niguarda di Milano. Lo studio prechirurgico diventa prassi per la selezione accurata dei pazienti. La risonanza magnetica, utilizzata per studiare morfologia e funzioni delle diverse aree cerebrali, la Spect che valuta l'irrorazione del cervello, la Pet utile a quantificare il consumo cerebrale di glucosio, sono usate insieme all'Eeg che studia il segnale elettrico del cervello. Un paziente non idoneo alla chirurgia curativa può esserlo per l'approccio neuromodulatorio (Dbs, stimolazione cerebrale profonda, oppure stimolazione del nervo vago, tecnica più seguita) che può in un caso su due dimezzare il numero delle crisi. «È una modalità meno invasiva, palliativa che non modifica la situazione cerebrale, ma sfrutta il fisiologico funzionamento elettrico del cervello attraverso meccanismi di eccitazione-inibizione, bloccando la scarica elettrica anomala», spiega il neurochirurgo Gabriella Colicchio del Gemelli di Roma. In arrivo per i pazienti il diario elettronico e tante le nuove molecole. Midazolam indicata nel trattamento anche domiciliare delle crisi in serie e dello stato epilettico convulsivo, in commercio da due mesi in Italia, rimborsabile, si somministra per bocca e assicura un rapido assorbimento; retigabina, rimborsabile, indicata per le epilessie che proprio non rispondono ad altro, precauzioni obbligatorie per effetti avversi; attesi per il 2014 Ema permettendo, esclicarbazepina e perampanel sempre per le epilessie resistenti. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 12 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R SALUTE Epilessia Il controllo delle crisi non riesce in un paziente su tre Ma il progresso delle conoscenze sta rendendo più efficace l'asportazione del focolaio. Congresso dell'associazione Lice 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 31 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 13 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA INFOGRAFICA PAULA SIMONETTI PER SAPERENE DI PIÙ www.lice.it www.fondazioneepilessialice.it 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:556325, tiratura:710716) Cortisone, è rivoluzione "Meglio prenderlo la sera" La prima iniezione fu fatta nel 1948 da Philip Hench che poi ricevette il premio Nobel (mariapaola salmi) La prima iniezione di cortisone risale al settembre del 1948 in una donna quasi immobilizzata da una gravissima artrite reumatoide. Quello che avvenne dopo valse il Nobel a Philip Hench e cambiò la storia della medicina. La comunità scientifica sta rivisitando questo vecchio e potente farmaco usato da reumatologi, neurologi, allergologi e persino oncologi (terapia di supporto nei tumori). Si conferma il cortisone quale modulatore dell'infiammazione e dell'immunità,a dosi basse,o alte ma per tempi stretti, rispettosi del naturale ciclo di produzione endogena. E proprio sui tempi di somministrazioneè in atto una rivoluzione. «Ci si dimentica spesso che il cortisone è un ormone tra più potenti che il nostro organismo produce - fa notare il reumatologo Maurizio Cutolo, presidente della Federazione Europea di Reumatologia (EULAR) - e non può essere usato come una qualsiasi medicina. Almeno duemila geni sono sensibili al cortisone. Somministrato di giorno, altera importanti parametri metabolici (zuccheri ematici, equilibrio idrosalino, pressione sanguigna, ecc.) e crea dipendenza. Specie nell'artrite reumatoide la massima efficacia invece si ha con la somministrazione serale. Il cortisone è ormai considerato "terapia ormonale o endocrina" per interferire a certi dosaggi e in determinate ore della giornata sul ciclo giornaliero (circadiano) della risposta immuno-infiammatoria e sulla ciclica produzione di cortisone endogeno (cronobiologia)». È evidente ormai che molte malattie autoimmuni, in primis quelle reumatiche artritiche, siano influenzate dai cicli stagionalie giorno-notte: in estatee autunno sta meglio chi ha l'artrite reumatoide, anche per l'aumento di esposizione solare e vitamina D; peggiora invece la notte, al risveglio e nelle prime ore del mattino. «Di notte vi è l'aumento di sostanze infiammatorie (citochine) e di cellule immunitarie (neutrofili) responsabili del dolore e del danno articolare - spiega Cutolo somministrare il cortisone in tarda serata e a dosi minime rimpiazza la scarsa produzione endogena notturna di cortisone, impedisce gli effetti collaterali e la dipendenza». Nell'artrite reumatoide come in altre patologie il cortisone, terapia di prima scelta associata al metotrexate subito dopo la diagnosi, ha un duplice effetto: inibisce la proliferazione di cellule immuno-infiammatorie e di fibroblasti che generano il danno tessutale e il dolore. Simile l'azione esplicata dal cortisone nell'attacco acuto della sclerosi multipla, patologia del sistema nervoso centrale per la quale il farmaco, che induce la morte delle cellule infiammatorie (apoptosi), viene somministrato per brevissimi tempi e ad alte dosi. La possibilità di ricorrere a farmaci orali "a rilascio modificato", disponibili peri pazienti reumatici non ancora per quelli neurologici, ha rappresentato un traguardo importante. «Una compressa di prednisone assunta dopo cena, raggiunge il massimo effetto attorno alle 2 di notte, proprio quando la cascata immuno-infiammatoria inizia a sferrare l'attacco». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 14 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R SALUTE Usato da 65 anni, questo ormone è oggetto di tante ricerche che stanno rivelando molte altre potenzialità terapeutiche 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 34 (diffusione:556325, tiratura:710716) Studiare le storie dei pazienti nasce un network internazionale Disease, illness e sickness: le tre dimensioni chiave con cui analizzare la malattia Ritardi diagnostici, qualità di cura e della relazione e dimensione affettiva DOMENICA TARUSCIO * Dagli anni '70-'80, con i primi tentativi di applicazione dell'approccio terapeutico che va sotto il nome di medicina narrativa, orientato alla dimensione umanistica e sociale della relazione medico-paziente, sono stati progressivamente sviluppati e affinati strumenti e tecniche sempre più rigorosi per cercare di incentivare l'impiego della narrazione e della conoscenza basata sulle storie di malattia nella pratica clinica. Uno strumento che, è bene ricordarlo, non può che migliorare la qualità dei percorsi di assistenza e cura, in particolare in un settore come quello delle malattie rare, caratterizzato spesso dalla scarsità di conoscenze, letteratura scientificae grandi numeri. La Narrative Medicine Conference che avrà luogo a Londra da domani al 21 giugno, organizzata dal King's College in collaborazione con la Columbia university di New York, mira proprio a fare il punto sullo stato dell'arte delle competenze nel campo della medicina narrativa e sulle nuove prospettive aperte da studi innovativi e protocolli sperimentali, stimolando il confronto ed il dibattito in merito al futuro. L'appuntamento sarà anche l'occasione per annunciare la nascita del primo network internazionale dedicato alla narrative medicine, che consentirà agli esperti sul tema di essere costantemente in contatto e condividere in modo più strutturato ed efficiente il proprio know-how. Da alcuni anni il Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha attivato il Laboratorio di medicina narrativa, con l'obiettivo di promuovere in sanità l'uso della medicina narrativa, in particolare nell'ambito di malattie poco conosciute come le rare, individuando diverse aree di intervento: documentazione, ricerca, informazione e formazione. Con entusiasmo, quindi, abbiamo accolto la sfida di "Viverla Tutta", avviata da uno spazio aperto all'interno del sito web del quotidiano la Repubblica e proseguita con il progetto "Laboratorio sperimentale di medicina narrativa", coordinato dal CNMR dell'ISS, i cui partner sono l'ASL 10 di Firenze, la European Society for Health and Medical Sociology (ESHMS) e la Pfizer Italia. Le giornate di Londra consentiranno di portare all'attenzione di un pubblico internazionale anche il contributo delle centinaia di storie di persone, con malattie rare e croniche, e di caregiver (colui o colei che principalmente si prende cura della persona malata, ndr) che sono state raccolte durante la Call to action "Viverla Tutta". Una pagina web creata all'interno del sito Repubblica. it ha consentito di raccogliere i contributi di pazienti e caregivers. Racconti che sono stati analizzati, con metodi qualitativie quantitativi, nell'ottica delle tre dimensioni-chiave dell'esperienza di malattia: disease, illness e sickness, intese secondo il punto di vista di pazienti e caregivers. Circa un terzo delle narrazioni raccolte interessava aspetti legati alla malattia concepita come disease, facendo riferimento a tutto ciò che era correlato alla dimensione strettamente "medica", come aspetti relativi a diagnosi e cure. All'interno di questa categoria, più della metà dei contributi si è focalizzato sulla cura, circa il 40% sulla diagnosi, una parte minore sulla modalità di comunicazione e l'atteggiamento dei professionisti della salute. Il ritardo diagnostico si conferma come aspetto particolarmente critico soprattutto nel caso di malattie rare. La dimensione soggettiva della malattia, l'illness, che include la sfera dei rapporti affettivi e della qualità della vita, è stata oggetto di quasi la metà delle narrazioni raccolte. In tale categoria, le narrazioni erano centrate principalmente sugli aspetti emotivi, sulla percezione della malattia, sugli atteggiamenti nei confronti della malattia, ma anche sulla qualità della vita e sull'impatto della malattia nella vita di tuttii giorni. Sulla percezione della dimensione sociale della malattia, la sickness, erano focalizzate circa il 20% delle narrazioni raccolte. Tra i risultati più significativi: più di due terzi delle testimonianze all'interno di questa categoria si sofferma su SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 15 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R SALUTE Medicina narrativa Da domani gran consulto a Londra organizzato dal King's College in collaborazione con la Columbia university. L'esperienza di "Viverla tutta" su Repubblica.it come base di discussione. E ad ottobre Consensus conference all'Istituto Superiore di Sanità 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 34 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 16 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato aspetti legati a come pazienti o caregiver vengono percepiti da chi li circonda (ad es. parenti, amici, colleghi e professionisti non sanitari). Altri temi di rilievo, emersi dai racconti, sono stati l'accesso ai servizi sanitari e sociali, le politiche sanitarie (in termini di organizzazione dei servizi e riconoscimento dell'invalidità), l'integrazione socio-sanitaria e le questioni legali. I risultati dell'analisi delle narrazioni raccolte, unitamente alla letteratura scientifica sul tema della medicina narrativa, costituiranno il background per la realizzazione di Linee di indirizzo per l'utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale, per le malattie rare e cronico-degenerative, destinatea operatori della salute impegnati in ambito sanitario, sociale e sociosanitario (Consensus Conference il 2 e 3 ottobre all'ISS). * Direttore Centro Nazionale Malattie Rare, ISS © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SCHEDA VIVERLA TUTTA Su repubblica.it centinaia di racconti di malati e familiari studiati e analizzati da esperti con metodo scientifico NAME È il progetto della Asl 10 di Firenze Studio della narrazione attraverso video-interviste e focus group, e vari mezzi espressivi MNEMOS Al congresso di Londra sarà presentato anche il master Mnemos, su narrazione in medicina per la sanità promosso dall'Istud LINEE GUIDA Dai vari progetti si stanno elaborando linee guida sulla Narrative Medicine: a Roma ad ottobre una Consensus Conference PER SAPERNE DI PIÙ www.kcl.ac.uk/innovation/groups/chh/index.aspx www.iss.it/cnmr/ 18/06/2013 La Repubblica - Torino Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Il diktat di Saccomanni a Pichetto: "Rientrare dal debito entro il 2013" I parlamentari piemontesi però solidali con Cota per chiedere un rinvio al 2014 SARA STRIPPOLI TORNA il fantasma dell'aumento dell'Irpef regionale già dal 2013. E anche sull'aumento dell'Irap nessuna certezza che il pericolo sia scampato. Dopo il balletto dei mesi scorsi e le rassicurazioni sul fatto che il disavanzo della sanità di 860 milioni potesse essere distribuito senza costringere la Regione ad aumentare l'addizionale regionale per l'anno in corso, l'allarme è tornato ieri nella riunione convocata dal presidente Roberto Cota con i parlamentari piemontesi. Un incontro in cui il governatore e l'assessore al bilancio Gilberto Pichetto hanno rivelato il diktat del ministero dell'economia: il disavanzo dev'essere coperto durante l'anno in corso. Pena l'aumento automatico di Irpef, ma anche dell'Irap, secondo quanto stabilisce la legge nazionale. La risposta dei parlamentari è stata tempestiva: tutti, centrosinistra, Pdl e Lega, Scelta Civica e anche Movimento 5 Stelle, hanno deciso di firmare un documento da inviare a Fabrizio Saccomanni per chiedere che il disavanzo possa essere spalmato in tre anni. In serata Cota fa sapere che già oggi incontrerà il ministro: «Il Piemonte ringrazia i parlamentari piemontesi per questa importante presa di posizione che ci sarà certamente di aiuto. Questo nodo dovrà essere risolto nelle prossime ore. Abbiamo la ragione dalla nostra parte». Per evitare che sia Roma ad imporre le tasse, Pichetto può soltanto fare delle controproposte credibili, ma il giudice è severo ed è inevitabile che dovendo ad ogni costo scongiurare l'ipotesi di un aumento della tasse sulle imprese - una iattura che avrebbe costi politici altissimi per la giunta Cota - sarà l'Irpef a crescere già dal 2013. Pichetto non ne vuol sapere di dare per scontato il lievitare delle aliquote e dice che farà di tutto perché sia accolta la sua interpretazione: «Non si tratta di un debito ordinario - spiega - ma di un disavanzo emerso che risale al 2007. Chiediamo dunque che la regola applicata sia quella destinata ai debiti patrimoniali, che consente la spalmatura. A noi in realtà sono sufficienti due anni. Io avevo distribuito quel debito su 2013 e il 2014». Se l'Economia tuttavia dovesse esprimersi negativamente, l'aumento dell'Irpef sarà però obbligatorio. Le soluzioni a quel punto sono coprire le spese con maggiori entrate, cioè imposte, o tagliando ancora le spese: «Dovrei portare le imposte al massimo oppure ridurre servizi sociali e sanità. Insomma, una situazione insostenibile», dice. Per il 2014 la manovra dell'addizionale Irpef avrebbe permesso di recuperare 161 milioni di euro, con una crescita della pressione fiscale che per i nuclei familiari oscillava fra i 35 euro di aumento minimo a 150 euro di massima. Nella lettera a Saccomanni i parlamentari piemontesi confermano che le pretese di Roma sono impossibili: «Anche con il previsto aumento delle aliquote fino a limite dell'1,73 per cento, il gettito non risulterebbe sufficiente e si dovrebbe varare una impraticabile riduzione di stanziamenti di spesa per centinaia di milioni di euro». Parte del disavanzo di 865 milioni avrebbe dovuto essere coperto con il decreto sblocca crediti di quest'anno, ma non tutti i 633 milioni destinati al Piemonte sarebbero comunque stati destinati a coprire il disavanzo del 2006-2007. E per ottenere quei fondi, ricordano i parlamentari, il ministero aveva posto delle condizioni. La sanità piemontese ha infatti altri debiti da conteggiare, anche se nessuno pregresso come quello attribuito agli anni governati dalla giunta Bresso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: ASSESSORE Sopra l'assessore al bilancio regionale Gilberto Pichetto alle prese con la grana del debito, a fianco la sede della giunta in piazza Castello SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 17 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Regione, subito l'aumento dell'Irpef 18/06/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 38 (diffusione:556325, tiratura:710716) VIRUS E BATTERI RESISTENTI DIFFICILE DIFESA CON I TAGLI PAOLO CORNAGLIA FERRARIS Il nuovo virus H7N9 identificato di recente in Cina, è passato dai polli agli uomini. La sindrome influenzale sostenuta dal nuovo virus è potenzialmente letale. Per ora nessun segno di pandemia, ma molti scienziati sono al lavoro per prepararsi al peggio. Lo stesso accade per la SARS, arrivata in Italia con l'imprevista presenza di portatori sani. Forte preoccupazione anche per comuni batteri diventati mortali perché resistenti a qualunque antibiotico. Scienza e tecnologia, coniugate con globalizzazione, traffico di gente e merci e abuso di antibiotici cambiano la storia delle malattie e del loro controllo. Occorre considerare allora che la vigilanza e le capacità di prevenzione mal si coniugano coi tagli a ricerca e sanità. Molte persone non possono fare gli esami del sangue perché incapaci di pagare i ticket. I grandi sprechi di esami inutili convivono con la grande imprudenza di esami in ritardo in una sanità colpita dal calo del Prodotto interno lordo (Pil) e dalla corruzione ben più che dai nuovi virus e batteri. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 18 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R SALUTE CAMICI & PIGIAMI 18/06/2013 La Repubblica - Genova Pag. 1.6 (diffusione:556325, tiratura:710716) Il ministero contesta la nuova organizzazione. O si cambia o addio a 20 milioni Cinque i punti nel mirino. Ora la direzione e la Regione dovranno intervenire AVA ZUNINO COSÌ non va: il ministero della Salute, e precisamente il direttore generale della ricerca Massimo Casciello, ha scritto alla Regione e al direttore generale del San MartinoIst, contestando il regolamento di organizzazione e funzionamento approvato dallo stesso Irccs dopo la fusione con il vecchio istituto dei tumori. Il Ministero contesta cinque punti, cui la direzione generale del San Martino-Ist e la stessa Regione, (sotto la guida del vicepresidente e assessore alla Salute Claudio Montaldo) dovrà adeguarsi. Le contestazioni potrebbero diventare una bocciatura e mettere a rischio i venti milioni di finanziamenti per la ricerca, se il regolamento non verrà adeguato. «Si rimane in attesa di conoscere il definitivo testo del regolamento di organizzazione e funzionamento che sarà approvato da parte di codesta Regione», scrive infatti il direttore generale Casciello a conclusione della missiva. Ad alzare il velo sulle contestazioni, che partono dal fatto che il nuovo istituto di cura e ricerca non ha una specializzazione ma vorrebbe coprire tutta l'oncologia, è stato ieri mattina il Pdl. I consiglieri regionali Matteo Rosso, Roberto Bagnasco e Luigi Morgillo hanno svelato l'esistenza della missiva che ha la data del 10 giugno scorso. «Il documento di fatto esplicita che il percorso portato avanti dalla giunta Burlando, dall'amministrazione del San Martino e dall'Università, è gravemente lacunoso», scrivono. Le osservazioni ministeriali, propedeutiche alla conferma dei finanziamenti, vanno al cuore dell'organizzazione decisa dal San Martino-Ist. Il primo punto riguarda la tipologia di istituto scientifico: non viene specificata. Tutta l'oncologia? Impossibile. «Si ritiene - scrive il direttore generale del ministero - che si debba specificare il campo e quindi l'ambito della disciplina oncologica nella quale l'Irccs in questione costituisce polo di riferimento regionale e di attrazione extra regionale». Nei programmi iniziali della Regione si era parlato di un Irccs "ad indirizzo emato oncologico". Poi tutto è sprofondato, probabilmente nel magma delle lotte intestine, nel tentativo di accontentare un po' tutti. Ora il ministero dice che non si può. E l'assessore alla salute, Montaldo, dice che ha ragione. Su tutti i fronti a cominciare proprio dalla "specializzazione". «Mi sembra una precisazione sacrosanta _ dice Montaldo _ Il ministero chiede inoltre che il direttore scientifico, dovendo rispondere della ricerca, deve avere un ruolo più autonomo dalla direzione generale, cosa che è pienamente accettabile». Per quanto riguarda l'uso dei fondi, che il Ministero chiede sia specificato il divieto di utilizzare quelli della ricerca per altri fini, Montaldo spiega: «Non ci sono dubbi». Il Ministero contesta anche il modello organizzativo: manca l'esplicito riferimento alla direzione scientifica, "cui spetta sia la promozione ed il coordinamento dell'attività di ricerca scientifica e di quanto ad essa correlato, sia la gestione del relativo budget". Nella nomina dei direttori dei dipartimenti, scrive il ministero, «il direttore generale oltre all'intesa del rettore si ritiene che debba acquisire anche l'intesa del direttore scientifico». Anche qui si tratta di una lacuna che sembra nascere dalla necessità di barcamenarsi tra i "poteri" interni all'ospedale, lasciando autonomie che non sono possibili. La questione della direzione scientifica, viene sottolineata dal Ministero anche rispetto ai rapporti con l'Università. Un'altra contestazione riguarda il comitato etico, che deve essere individuato come "sezione del comitato etico regionale dedicata alle sperimentazioni in materia oncologica per tutto il territorio ligure". © RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda LA SPECIALIZZAZIONE Il Ministero della salute contesta che non sia specificato in quale disciplina oncologica l'Irccs è specializzato I SOLDI DELLA RICERCA Nel regolamento del San Martino-Ist bisogna specificare il divieto di usare i fondi della ricerca per altri fini LA DIREZIONE SCIENTIFICA Nel regolamento del San Martino-Ist manca "l'esplicito riferimento" al ruolo della direzione scientifica PER SAPERNE DI PIÙ www.hsanmartino.it genova.repubblica.it SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 19 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato San Martino-Ist, il governo stoppa il piano 18/06/2013 La Repubblica - Genova Pag. 1.6 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Ist-San Martino, ancora ombre sulla fusione SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 20 18/06/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 45 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Buco" della Sanità Cota oggi dal ministro Ultimatum dal governo: il deficit va ripianato con un anno di anticipo Pichetto: «La manovra, a queste condizioni, non è sostenibile per i piemontesi» ALESSANDRO MONDO Stamane Roberto Cota incontra il ministro dell'Economia Saccomanni: l'estremo tentativo per evitare che il piano di rientro del debito della sanità crolli come un castello di carte, travolgendo i conti della Regione. La doccia fredda è arrivata la settimana scorsa da Roma, prodiga di brutte notizie per il governatore e la sua maggioranza, ma è stata resa nota solo ieri, in occasione dell'incontro con i parlamentari piemontesi. Si doveva parlare di messa in sicurezza del territorio, alla fine ha tenuto banco il rebus della sanità piemontese. Il buco Ricordate il famoso «buco» di 865 milioni maturato dal sistema sanitario subalpino nel biennio 20062007? Quello che ha imposto l'aumento dell'Irpef dal 2014 e che Cota ha ribattezzato «tassa Bresso», suscitando l'ira dell'interessata? Quando il peggio sembrava superato - possibilità di spalmarlo su più anni e aumento contenuto dell'addizionale regionale - dal «tavolo Massicci», l'organo interministeriale che vigilia sul piano di rientro, è arrivata la ferale notizia. Rientro accelerato Eccola: il disavanzo, il «buco», va iscritto tutto e subito sul bilancio 2013. Mentre Gilberto Pichetto, vicepresidente della giunta e assessore al Bilancio, si proponeva di farlo in due anni: 300 milioni già caricati sul bilancio di previsione 2013 e la quota restante, 565 milioni, su quello del prossimo anno. Quanto bastava per ridurre l'impatto del deficit sui conti della Regione, e quindi sulle tasche dei piemontesi. È, era, lo stesso impianto che aveva consentito di posticipare di un anno l'aumento della tassa. Tolleranza zero Ora è cambiato il vento. Se è vero che i componenti del «tavolo Massicci» restano gli stessi, pare che il cambio di Governo abbia prodotto un atteggiamento meno flessibile verso le Regioni diffidate e sotto monitoraggio contabile: il Piemonte non fa eccezione. Resta il fatto che la capriola romana ha spiazzato tanto Pichetto quanto Ugo Cavallera, l'assessore alla Sanità. E lo stesso Cota, per il quale la sanità subalpina, con gli annessi e connessi, è diventata una sorta di incubo. Bilancio da rifare E adesso? O si trova il modo di riprendere la trattativa con Roma, ottenendo dal Governo delle larghe intese quello che era stato concordato con il Governo dei tecnici, oppure saranno dolori. Considerato che il bilancio dev'essere in pareggio, caricare altri 565 milioni sul rendiconto 2013 (in aggiunta ai 300 già iscritti) significa ricominciare a fare di conto: sapendo che i conti non torneranno. Pichetto lo dice chiaro: «O aumento i ricavi, cioè le entrate, o taglio i costi. Probabilmente l'una e l'altra cosa». Irpef più pesante? Con una premessa. Aumentare le entrate potrebbe significare,, nell'ordine: aumentare le aliquote Irpef al massimo (dai 161 milioni di ricavi previsti a 300) e anticipare la mazzata a quest'anno; intervenire sull'Irap per portare a casa altri 200 milioni. Per la cronaca, le maggiorazioni dell'Irpef, oggi come oggi attese dal 2014, vanno dallo 0,40% in più per i redditi sino a 15 mila euro fino all'1,10% di aumento per chi guadagna oltre 75 mila euro l'anno. Nuovi tagli Quanto ai tagli, la situazione è ancora più spinosa a fronte di un bilancio lacrime e sangue. Da qui l'allarme di Pichetto: deciso a non intervenire sull'Irap, come promesso dallo stesso Cota, e più che restio ad aumentare ulteriormente l'Irpef. Idem per i tagli: «Tagliare cosa? L'interpretazione contabile concordata non va alterata. Nè è sostenibile aumentare le tasse in una regione che perde 900 posti di lavoro al giorno. Questione di responsabilità verso i piemontesi». Sos ai parlamentari Il coinvolgimento dei parlamentari convocati ieri - i senatori Buemi, Esposito, Ferrara, Lepri, Malan, Rizzotti, Scibona, Zanoni e i deputati Allasia, Bragantini e Taricco rientra in quest'ottica. «Nessun patto con la giunta Cota, solo la consapevolezza che non si possono far pagare ai cittadini le criticità dei conti regionali», precisa il capogruppo Pd Reschigna. I parlamentari scriveranno a Saccomanni chiedendo di caricare il deficit della sanità su tre anni. Consapevoli che, nel migliore dei casi, gli anni resteranno due. Nessuno vuole pensare a cosa accadrà se si ridurranno a uno: il 2013. 865 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 21 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dossier / Il caso Piemonte 18/06/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 45 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato milioni di buco È il disavanzo della Sanità piemontese che la Regione sperava di ripianare in tre anni 162 milioni Il risparmio previsto nel 2013 per rientrare del deficit. Nel 2014 saranno 248 e 360 nel 2015 Foto: Il piano della Regione Foto: La riorganizzazione della sanità al centro di numerose proteste contro le scelte della giunta Cota SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 22 18/06/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 45 (diffusione:309253, tiratura:418328) Oncologia, Tar non blocca la chiusura L'allarme: reparto senza sicurezza PAOLA ITALIANO Rischia di chiudere nei prossimi giorni il reparto di oncologia dell'ospedale Valdese, nonostante la sentenza del Tar che sospende fino al 30 settembre la chiusura del presidio di via Silvio Pellico. L'allarme arriva dai legali che hanno promosso il ricorso e dal presidente della Circoscrizione Otto, Mario Levi che ha spedito una lettera dai toni infuocati al direttore dell'Asl To 1, Giovanna Briccarello. Proprio in questi giorni scadono le lettere di trasferimento per larga parte del personale di oncologia, di cui era previsto il passaggio al Martini. «Ma l'ordinanza del Tar - spiega l'avvocato Silvia Cosentino - sospendendo la decisione di chiudere, congela tutti gli atti conseguenti, quindi anche i trasferimenti». Ma il trasferimento di oncologia rischia di andare avanti per «una presunta mancanza di sicurezza», così la definisce Levi. Problema che in parte esiste: uno dei risultati dello smantellamento progressivo è il fatto che sia rimasto un anestesista rianimatore dalle 8 alle 13, mentre per l'oncologia servirebbe fino alle 16. «E allora mandino del personale, ma non chiudano», tuona Levi, che è perentorio con Briccarello: «Le intimo di mettere in atto ogni azione necessaria per consentire il regolare svolgimento dell'attività dei reparti». La preoccupazione deriva dal fatto che il Tar ha sospeso ma non deciso. L'udienza sul merito è fissata a febbraio 2014: cosa succederà tra settembre e febbraio? Il timore dei difensori del Valdese è che la Regione voglia vendere a privati una struttura appetibilissima, con quattro sale operatorie e fresca di una ristrutturazione da sei milioni di euro che sta proseguendo tuttora. Ma l'assessore regionale alla Sanità Ugo Cavallera avrebbe garantito che l'ente «non ha alcuna intenzione di metterlo in vendita», parole pronunciate al tavolo convocato a inizio giugno e rimaste nero su bianco dopo che Levi si è accorto che nessuno stava verbalizzando: Cavallera ha provveduto a chiamare un addetto. Personale dell'ospedale, circoscrizione e Comune stanno lavorando a una proposta per far sì che il Valdese resti presidio ospedaliero, magari in appoggio ad altre strutture, come le vicine Molinette. Foto: Trasloco Foto: Con lo smantellamento progressivo è rimasto un solo anestesista rianimatore SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 23 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Valdese 18/06/2013 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 22 (diffusione:210842, tiratura:295190) Metti un gatto a fare le fusa mentre prendi un caffé SULL'ESEMPIO GIAPPONESE APRE A PARIGI IL CAFÉ DES CHATS PROTESTANO BARDOT E GLI ANIMALISTI Francesca Pierantozzi P A R I G I Le virtù terapeutiche del gatto sono ben note in Oriente. I n o c c i d e n t e , è Jean-Yves Gauchet, veterinario a Tolosa, che rivendica la paternità della «ronron-teraUn caffè o un tè sul tavolo, un gatto sulle gambe, le frequenze basse delle fusa (tra i 20 e i 50 hertz, per la precisione): è la ricetta della felicità, degustabile dal prossimo settembre a Parigi nel "bar à chats" di Margaux Gandelon. Appassionata di gatti (ma a casa vive con Lilliputienne detta Lil, di innegabile razza canina) Margaux aprirà nel cuore del Marais il "Café des chats", versione francese dei Neko caffè giapponesi. Il principio è scientifico: il gatto fa bene alla salute, elimina lo stress e fa abbassare la pressione. Nonostante i locali già aperti a Vienna, Budapest e San Pietroburgo, quello di Margaux sarà il primo vero "bar à chat" europeo. Lei conferma: «Sarà molto occidentale, zen e conviviale, rispetto al Giappone ci saranno meno gatti, di cui si asseconderà la natura, e non si pagherà nessun biglietto d'ingresso, ma soltanto le consumazioni». Dichiarazioni che dovrebbero placare gli animalisti, già pronti a indignarsi. La fondazione Brigitte Bardot ha fatto sapere subito di non gradire che «l'animale sia relegato al rango di un oggetto». Cosa che non avverrà nel bar parigino di Margaux, dove i gatti presenteranno pelo e fusa al cliente soltanto se ne hanno voglia e avranno a disposizione una sala vietata agli umani quando vorranno concedersi una pausa. Nel bar parigino i gatti non saranno più di dieci, verranno spazzolati quotidianamente, beneficeranno di un check up settimanale e di una visita veterinaria ogni tre mesi. In compenso, non potranno entrare in cucina. «Di certo - spiega Margaux non faremo come in Giappone dove si può prenotare un gatto per un' ora». Per non perturbare il ritmo degli animali, inoltre, il locale sarà aperto sette giorni su sette. pia». «Quando l'organismo lotta contro situazioni difficili come stress, insonnia o ansia, il gatto che fa le fusa emette vibrazioni sonore con effetti distensivi e tranquillizzanti» ha spiegato Gauchet a Le Monde. Le fusa, il ronron a 20-50 hertz, trasmetterebbero allora al cervello umano «pensieri positivi e di benessere». Praticamente una medicina senza effetti collaterali (allergie o traumi da graffio a parte, naturalmente). Gauchet ha spinto i suoi studi fino ad analizzare l'effetto delle fusa sull'organismo: «il ronron - ha scritto - è recepito dal cervello attraverso l'ippocampo e l'amigdala. Il rumore provoca allora una produzione di serotonina, l'ormone della felicità, che influisce sulla qualità del sonno e dell'umore». Foto: SUA MAESTÀ Da sempre amato dai parigini, il gatto arriva anche nei Café come terapia per rilassarsi SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 24 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INIZIATIVA 18/06/2013 Il Giornale - Genova Pag. 6 (diffusione:192677, tiratura:292798) Emodinamica, ecco quando la Sanità funziona Quando parliamo di «malasanità» non dobbiamo confondere la cattiva gestione del Servizio Sanitario Nazionale con le competenze e le capacità dei medici, degli infermieri e di tutto il personale ospedaliero, ridotti molto spesso a lavorare in condizioni difficili, se non quando di estrema emergenza. Appena dimesso dall'Ospedale Galliera, desidero esprimere pubblicamente il mio sentito ringraziamento e la mia profonda riconoscenza per le cure ricevute a tutto il personale del Pronto Soccorso, all'Unità di Terapia Intensiva Coronarica, ai chirurghi dell'Unità di Emodinamica. Un plauso particolare deve essere rivolto ai dirigenti delle suddette Unità Operative, ad iniziare dal Prof. Paolo Cremonesi, che con indubbia competenza professionale, ma anche con dedizione e sacrificio, sta da tempo elevando verso l'eccellenza l'organizzazione e le prestazioni del Pronto Soccorso del Galliera. Il mio «grazie» si estende a tutti i medici, agli infermieri, a tutto il personale ausiliario sempre attenti alle esigenze dei ricoverati, molto spesso loro stessi «pazienti» con i pazienti... Angelo Toscano SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 25 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il dibattito 2 CONTROCORRENTE 18/06/2013 QN - Il Resto del Carlino - Ancona Pag. 14 (diffusione:165207, tiratura:206221) Sanità, un Consiglio caldo Mezzolani atteso al varco Oggi verranno posti sul piatto tutti i nodi dell'ospedale - SENIGALLIA - ATTESA per conoscere i destini della sanità locale dai vertici regionali. E' fissato infatti per oggi alle 18 il consiglio straordinario convocato alla presenza dell'assessore regionale alla sanità Almerino Mezzolani ed al direttore generale dell'Area Vasta 2 Piero Ciccarelli. Non un consiglio grande, ma una seduta vera e propria che fornirà ai consiglieri, l'occasione di sollevare questioni e porre domande. Già nell'ultimo consiglio con il dibattito sulla Dialisi estiva che non verrà effettuata, gli animi si sono scaldati ed il clima si sta facendo sempre più incandescente. Anche i sindacati del personale sono sul piede di guerra a causa della carenza di dipendenti e del taglio di servizi e posti letto. Ma i pazienti e i loro familiari sono quelli che rischiano di più. Non a caso l'associazione di volontari e familiari 'Alzheimer senza paura', chiede chiarezza a Mezzolani e Ciccarelli. «Non riusciamo a capire la logica che sta guidando le attuali scelte: questo ulteriore taglio dei posti letto non era finalizzato anche ad un potenziamento dei servizi domiciliari? - affermano i responsabili della associazione -. Dal nostro piccolo osservatorio siamo costretti a prendere atto che tutti i servizi domiciliari stanno subendo tagli lineari. La decisione che ci lascia interdetti è la determinazione con cui si porta avanti il taglio radicale di pannoloni, traverse, penalizzando famiglie che sono già profondamente gravate dallo stato di non autosufficienza di un loro componente. Troppe volte si fa riferimento alle normative imposte dalla spending review. Tale provvedimento prevede forse un taglio del 50% delle risorse destinate agli ausili? O non si tratta piuttosto di scelte discrezionali dei dirigenti locali?». I responsabili dell'associazione invitano l'assessore regionale Mezzolani ed il dottor Ciccarelli a trascorrere due giorni in una casa privata o in una Casa di riposo dove è necessario usare abitualmente questi presidi. «Poi saremmo contenti di conoscere il loro parere in merito - aggiungono i volontari e familiari -. Riteniamo utili al dibattito e alla sensibilizzazione tutte le prese di posizione degli ultimi giorni. Speriamo di suscitare almeno qualche dubbio sulla 'positività' di queste scelte e rinnoviamo l'invito a fare esperienze che permettano di toccare con mano il problema». Image: 20130618/foto/316.jpg SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 26 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato COMUNE L'ASSESSORE REGIONALE A CONFRONTO CON LA CITTA' 18/06/2013 Libero - Milano Pag. 37 (diffusione:125215, tiratura:224026) Il Pirelli congela i ticket sanitari FABIO RUBINI «Penso che questi aumenti si possano bloccare». Le parole sono di Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia e arrivano per provare a rasserenare gli animi dopo la scaramuccia che ha visto coinvolti soprattutto i gruppi consiliari di Lega e Pdl, in quella che molti hanno definito una battaglia d'immagine più che di sostanza, per gli aumenti previsti di alcuni ticket sanitari che alla fine coinvolgono solo il 36% dei cittadini e lo 0,2% delle entrate del bilancio sanitario, che tradotto in euro fa 2,5 milioni di euro all'anno. Mario Mantovani già domenica aveva fatto sapere che «Sarei ben felice di congelare il provvedimento ereditato da Formigoni qualora nel bilancio si trovassero le risorse». Oggi l'incontro decisivo tra Maroni, Mantovani e Garavaglia. a pagina 41 «Penso che questi aumenti si possano bloccare». Le parole sono di Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia e arrivano per provare a rasserenare gli animi dopo la scaramuccia che ha visto coinvolti soprattutto i gruppi consiliari di Lega e Pdl, in quella che molti hanno definito una battaglia d'immagine più che di sostanza, per gli aumenti previsti di alcuni ticket sanitari che alla fine coinvolgono solo il 36% dei cittadini e lo 0,2% delle entrate del bilancio sanitario, che tradotto in euro fa 2,5 milioni di euro all'anno. Scendendo maggiormente nel particolare, l'aumento dovrebbe riguardare 55 prestazioni di micro chirurgia per le quali oggi si paga un ticket che varia dai 36 ai 46 euro (esenti gli aventi diritto). Gli aumenti da recepire erano stati decisi dalla precedente giunta per ottemperare ad un preciso decreto del governo Monti. Insomma, un atto dovuto. Nulla di più. La politica regionale è però entrata in fibrillazione, tanto che per placare gli animi sono dovuti intervenire sia l'assessore alla Sanità Mario Mantovani, sia il presidente Roberto Maroni. Il primo già domenica aveva fatto sapere che «Sarei ben felice di congelare il provvedimento ereditato da Formigoni qualora nel bilancio si trovassero le risorse». E ieri, puntuali, sono arrivate anche le parole di Maroni: «Penso che l'aumento si possa bloccare nella variazione di bilancio in programma in Consiglio regionale della prossima settimana. È una vicenda che stiamo verificando e penso che si possa fare». Già ieri era in programma un mini vertice tra Maroni, Mantovani e l'assessore al bilancio Garavaglia. Oggi, complice la convocazione del consiglio regionale, i tre si rivedranno, ma non sembra un problema per l'imponente bilancio regionale trovare 2,5 milioni di euro per scongiurare l'au mento. Il problema, casomai, potrebbe ripetersi in futuro. Il Pdl non ha gradito l'alzata di scudi del capogruppo leghista Romeo e c'è preoccupazione per quello che potrebbe succedere quando Mantovani presenterà alla maggioranza la riforma completa dei ticket sanitari, sulla quale il vice presidente sta lavorando da alcune settimane. Il ragionamento è semplice: fino a quando Maroni non riuscirà nel suo progetto di trattenere il 75% delle tasse lombarde in Lombardia, l'eliminazio ne totale del ticket è utopia. Nel progetto studiato da Mantovani, dunque, si prevedono sgravi per le fasce più basse (restano le fasce di esenzione totale), con contestuali rialzi per i ticket riguardanti le fasce alte di reddito. Una strada obbligata se si vuole riformare l'isti tuto dei ticket, alla quale Mantovani vorrebbe arrivare a breve termine senza doversi scontrare con una parte della maggioranza. Per questo, forse, ieri Maroni è tornato a picchiare su un tasto che mette d'accordo Lega e Pdl, chiedendo a Letta che il governo «per la sanità introduca i costi standard. Abbiamo fatto un calcolo ha spiegato -, dal quale emerge che, se tutte le Regioni italiane applicassero il rapporto costi/prestazioni che c'è in Lombardia, risparmieremmo 30 miliardi di euro, 1/3 degli interessi del debito pubblico. Perché noi riusciamo a farlo e gli altri no?». Sulla questione ticket in serata sono intervenuti anche Riccardo De Corato («Maroni si faccia garante del non aumento») e il Movimento 5 Stelle: «È giunta l'ora che i ticket si paghino in base al reddito». Foto: FRENATA L'assessore alla Sanità Mario Mantovani e il governatore lombardo Roberto Maroni. Ieri i due hano condiviso la necessità di stoppare gli aumenti a 55 prestazioni sanitarie previsti dal decreto del governo Monti di un anno fa. Dice Maroni: «Stop già da settimana prossima» [Fotogramma] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 27 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dopo il decreto Monti 18/06/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:125215, tiratura:224026) Abbiamo una sanità a misura di clandestini MATTEO MION Leggo sul sito de Il Fatto quotidiano la solita inchiesta dai titoli roboanti sulla malasanità. Storie tipicamente italiche di marchette e mazzette su ausili e protesi per disabili. Nulla di nuovo. Pensioni e sanità sono le prime due voci del bilancio statale e di conseguenza gli avvoltoi lì conficcano gli artigli. In Italia cambiano i predatori del patrimonio pubblico, ma le abitudini concussive rimangono invariate. La nostra sanità è al collasso come il resto della nazione, perché mai la sanità dovrebbe discostarsi? La settimana scorsa con papà ricoverato sono corso la domenica sera ad acquistare una pomata antibiotica in farmacia, perché lo Stato non la «passa» più. Eppure papà contribuisce a suon di gabelle alla collettività da 43 anni, ma ha la stronzissima vocazione di essere padovano, residente a Padova e ricoverato presso l'azienda ospedaliera della città del Santo. Se fosse clandestino, gli «passerebbero» ogni sorta di prebenda sanitaria, perché l'art. 32 della Costituzione garantisce la salute a tutti, tranne i connazionali. La lobotomizzazione progressista ci ha condotto al garantismo al contrario: crepino gli italiani che ci sono da curare gli extracomunitari. Ma sono così squallidamente razzista, se ritengo che chi paga le tasse da quasi mezzo secolo debba vantare un trattamento sanitario almeno pari a quello degli ultimi mille arrivati in barcone? Fino a che punto può spingersi la demenza collettiva? Lo sanno i signori de Il Fatto che in Romania s'organizzano corriere per venire in Italia a operarsi gratis di protesi d'anca? A Bucarest e dintorni l'interven to costa un occhio della testa, qui no. E allora i rumeni, che sono meno stupidi di noi, preparano l'iter: permesso anche turistico di tre mesi, trauma ad hoc nel sito esatto, ricovero e l'interven to ortopedico è a carico del SSN: paga Pantalone. Se ti chiami Mion, ti paghi la pomata, mentre a Mionescu ricostruiscono l'anca gratis con i nostri quattrini. Verrebbe da dire con un cinismo quasi tragicomico: fortuna che almeno nelle tasche italiane rimangono i soldi della mazzetta sulla protesi. Manca solo che il ministro Kyenge, dopo la campagna sullo ius soli, ne cominci un'altra sulla generosità della sanità italiana. Venite da ogni angolo del mondo a curarvi in Italia che Il Fatto vigila sullo zero virgola, mentre in nome di una folle solidarietà verso tutto e tutti, il SSN saccheggia le tasche degli italiani. Se abbia fatto più danni all'erario la corruzione o la solidarietà demente sarebbe un conto interessante da fare. La grande differenza è che la corruzione, che in Italia sembra sostituire la concorrenza, nasce e muore a casa nostra. E' un fattore tristemente ineliminabile della nostra economia. Fatta la legge, trovato l'inganno: parola d'italiano. www.matteomion.com SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 28 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Stranieri più garantiti 18/06/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:125215, tiratura:224026) Tra governo e bandiere blu non sai dove andare al mare Legambiente promuove la Sardegna, ma secondo il ministero della Salute le acque migliori sono in Emilia Romagna e Veneto CHIARA PELLEGRINI La buona notizia è che migliora «la qualità delle acque di balneazione», anche se siamo ancora dietro a Cipro, Lussemburgo, Malta, Croazia, Germania, Grecia e Portogallo. Lo dice il Rapporto 2013 sulle acque di balneazione presentato ieri dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. La cattiva è che se state cercando la meta ideale per le vacanze al mare o al lago - basandovi sui rapporti presentati dalle varie golette, bandiere e guide blu - sappiate che l'impresa sarà impossibile. Abbiamo messo a raffronto tre rapporti: quello del governo, appena citato, quello di «Bandiera blu» (condotto dall'organizzazione non-governativa e no-profit «Foundation for Environmental Education») e la «Guida blu» di Legambiente e Touring club italiano. Innanzitutto i criteri di raffronto dei tre rapporti non corrispondono, generando ancor più confusione. Il Rapporto del ministero delle Salute, ad esempio, si basa esclusivamente sulla stima della qualità delle acque, che devono essere conformi alle direttiva 2006/7 della comunità europea. Le spiagge di Bandiera blu, invece, vengono passate al setaccio secondo quattro parametri: «Educazione ambientale e formazione», per esempio le informazioni relative a ecosistemi e a fenomeni ambientali rilevanti a livello locale devono essere affisse. «Qualità delle acque», la spiaggia deve rispettare i requisiti secondo alcuni parametri fisici e chimici. E ancora, «Gestione ambientale»: il litorale deve essere pulito e vi deve essere una cura particolare per garantire la conservazione e la biodiversità degli ecosistemi marini. Infine la voce «servizi e sicurezza», ad esempio deve essere garantito un numero adeguato di personale di salvataggio. Diversi ancora i criteri di LegambienteTouring club italiano. Qui a farla da padrone sono le «vele». A ciascun comune è assegnato un punteggio da 1 a 100, poi sintetizzato nell'assegnazione delle vele. Vengono presi in considerazione: lo stato di conservazione del territorio e del paesaggio; la qualità dell'accoglienza e la sostenibilità turistica della località; la pulizia del mare e delle spiagge, la presenza di spiagge libere etc; i luoghi di interesse storicoculturale; i servizi per disabili; la gestione sostenibile e la presenza di fondali particolarmente interessanti per chi pratica l'attività subacquea. Morale, i pareri non concordano e chi cerca conforto nelle classifiche ne esce disorientato. In testa alla hit parade di «Bandiera blu», premiata per la qualità dell'ac qua e servizi offerti, c'è la Liguria, che guida la classifica con 20 località iridate, due in più dello scorso anno. Seguono le Marche con 18 bandiere blu e la Toscana a quota 17. Per la «Guida blu» di Legambiente, invece, è la Sardegna la regione ideale dove andare a farsi un bagno, come nel 2012 si conferma la regione con il maggior numero di località a 4 e 5 vele (ben 18), seguita dalla Puglia (11) e dalla Toscana (9). Al top anche la Sicilia, la Liguria e la Campania che piazzano tra le prime 15 ben 4 località. E il Rapporto del ministero della Salute invece che ci racconta? Secondo le rilevazioni effettuate va all'Emilia Romagna e al Veneto la «palma» per le migliori acque di balneazione marine. Questi due territori hanno, infatti, il 100% di acque conformi ad un livello «eccellente». I punti di balneazione peggiori sono invece per le zone costiere dell'Abruzzo (la percentuale di conformità è dell'84.75%) e per le zone interne del Lazio (sono conformi per il 75%). Spiccano alcune differenze, sia pure lievi, tra le varie regioni: ad esempio, la Sardegna totalizza una percentuale pari al 92,73% di acque marine ad un livello «eccellente» sulla base dei parametri delle analisi svolte; percentuale inferiore a quella, ad esempio, di Emilia Romagna e Veneto (che raggiungono il 100%). Tale differenza «in negativo», riscontrabile anche per altre regioni note per le loro spiagge come la Sicilia, ha però una spiegazione: «Innanzitutto», chiarisce il direttore dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, «va considerata, nella lettura dei dati, la maggiore o minore estensione costiera di una regione rispetto ad un'al tra», perché maggiore è l'area costiera più alta sarà la probabilità di contaminazioni. Inoltre, «qualche moderata differenza dei dati di conformità delle acque di balneazione tra le regioni», spiega Ruocco, «è legata anche al momento di effettuazione del campionamento». Insomma alcuni prelievi sono SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 29 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Classifiche contrastanti 18/06/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:125215, tiratura:224026) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 30 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato stati effettuati nel pieno della stagione balneare, altri in anticipo e quindi «ci possono comunque essere delle differenze regionali dovute, appunto, al momento del prelievo». Comunque il ministero, per aiutare gli italiani a non sbagliare mare, ha lanciato un sito dedicato e una App per dispositivi mobili, che permette di scegliere il mare più pulito dove trascorrere una giornata di sole o una vacanza intera. «Grazie al portale, i cittadini avranno una serie di informazioni in più e potranno segnalarci eventuali disfunzioni», ha spiegato la Lorenzin. Basta inserire, regione, comune e località per scoprire se vi state tuffando in acque reflue o cristalline. Sempre che nel frattempo, stanchi e confusi, non abbiate deciso di rimanere in città. 18/06/2013 Il Tempo - Roma Pag. 1 (diffusione:50651, tiratura:76264) Macchinari da 2,5 milioni a marcire da tre anni Antonio Sbraga Macchinari da 2,5 milioni a marcire da tre anni a pagina 27 TIVOLI Sono stati acquistati 3 anni fa per poter monitorare le emorragie, ma l'unica «perdita» registrata finora non riguarda il sangue: è quella dei 2 milioni e mezzo di euro spesi per i 5 macchinari ancora imballati nei 5 Pronto soccorso dell'Asl Rm G. Sono i computer dotati di telecamera ambientale del «Progetto Ictus», nato nel 2010 per effettuare il teleconsulto (con gli specialisti in collegamento) durante la terapia trombolitica dei pazienti affetti da ischemia cerebrale o infarto acuto del miocardio negli ospedali non dotati di reparti di Neurologia. Come i 5 nosocomi dell'Asl Rm G che, nonostante la spesa, da 3 anni ancora non si dotano neanche del Progetto Ictus. «Purtroppo ci sono stati problemi tecnici con il Policlinico Umberto I, che è il nostro Dea di riferimento al quale i 5 Pronto soccorso devono collegarsi - spiega il direttore generale dell'Asl, Nazareno Renzo Brizioli - Ora però stiamo lavorando per far partire finalmente il progetto». Anche perché le più temibili complicanze della terapia trombolitica sono rappresentate dall'insorgenza di episodi emorragici, che solo il consulto di un neurologo, anche se a distanza, può evitare. L'impiego della terapia trombolitica, ossia la somministrazione di farmaci in grado di lisare un trombo, ha permesso di ridurre notevolmente la mortalità sia a breve sia a lungo termine per ictus ischemico o per infarto del miocardio. Ed è proprio il più importante dei 5 ospedali dell'Asl Rm G, il "San Giovanni evangelista" di Tivoli, ad essere da ben 2 anni il nosocomio italiano con la più alta mortalità da infarto miocardico entro 30 giorni (decessi nel 24,61% dei casi contro la media nazionale del 10,28%, come certificato dall'Agenas). Ma, nonostante questo mesto primato nazionale, la Regione il mese scorso ha staccato la spina al reparto di Emodinamica di Tivoli, ossia l'unità che effettua la diagnosi e cura delle malattie cardiovascolari. Il servizio è stato sospeso perché non ha mai ricevuto la «autorizzazione all'esercizio» dalla Regione, che pure ha finanziato per circa 3 milioni di euro il reparto tiburtino, già rimasto inutilizzato per oltre un anno dopo la fine dei lavori. Dal gennaio 2012 era entrato in funzione, ma per appena 6 ore al giorno (in organico non più di 8 tra medici ed infermieri) e «solo per volontà della direzione generale», come ha ammesso la stessa azienda sanitaria nell'ultimo rapporto annuale, che indica in addirittura 2 emodinamiche il reale fabbisogno dell'intera Asl Rm G. Che ora, invece, non ne ha manco una. «Abbiamo inoltrato la richiesta per l'accreditamento, visto che la nostra Emodinamica non faceva parte della programmazione regionale spiega Brizioli - ci auguriamo di poterla riaprire al più presto». Con la speranza che stavolta «sia operante nell'arco delle 24 ore», come già richiesto nel rapporto annuale dell'Asl, e non abbia un orario da ufficio. INFO Brizioli Il direttore generale della Asl spiega che ci sono stati problemi tecnici con il Policlinico Umberto I. Tuttavia si sta lavorando per far partire il progetto utile per monitorare anche a distanza eventuali emorragie SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 31 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Asl RomaG 18/06/2013 Il Fatto Quotidiano Pag. 9 (tiratura:100000) LO STATO ha speso solo nell'ultimo anno 1,9 miliardi di euro per protesi e ausili per disabili. In molti casi, come per le carrozzine pieghevoli, le Asl spendono anche il triplo rispetto al reale valore in negozio e, spesso, per prodotti obsoleti. Tutta colpa del 'Nomenclatore tariffario', la lista del ministero della Salute che regolamenta prezzi e tipologie dei dispositivi sanitari. Ilfattoquotidiano.it ha rivelato che il "prontuario", nato come provvisorio nel 1999 con l'allora ministro Bindi, non è mai stato aggiornato. Una riforma bloccata anche dalle lobby in Parlamento. C'era quasi riuscita nel 2008 il ministro Turco, poi il Pdl ha revocato tutto. Con Balduzzi, la riforma era prevista entro la fine di maggio di quest'anno, ma tutto si è arenato di nuovo. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 32 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lo spreco, i malati, le protesi: l'inchiesta sul sito del Fatto 18/06/2013 La Notizia Giornale Pag. 1 TROPPI TUMORI TRA I REDUCI DALL'IRAK MARTINIO VILLOSIO Oltre il cancro, la bea. I militari italiani che sono rientrati dall'Iraq, a causa dell'esposizione all'uranio impoverito, sono costretti a curarsi in silenzio. Preferiscono rimanere in servizio per conservare lo stipendio. E gli indennizzi arrivano solo per pochi. A PAGINA 6 C'è chi rientra dall'Afghanistan in una bara, accolto da un Parlamento che - esaurita la frenesia delle prime dichiarazioni partecipi o indignate scodellate alle agenzie si fa trovare semi vuoto come la settimana scorsa, quando il Ministro della Difesa è intervenuto a Montecitorio per riferire sulla morte del capitano Giuseppe La Rosa. E poi c'è chi, tornato dalle missioni all'estero, si scopre gravemente ammalato e sa che sarà condannato a spegnersi nell'indifferenza più totale. Non solo quella del mondo politico e istituzionale ma anche quella, più bruciante, dei propri stessi vertici. l'abbandono Lo scorso cinque giugno, proprio davanti alla Camera una rappresentanza dei militari ammalati e dei familiari di soldati deceduti per aver contratto tumori e linfomi dopo aver prestato servizio all'estero o nei poligoni di tiro di Puglia e Sardegna, hanno chiesto a gran voce l'istituzione di una nuova Commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito e sui casi di morte e malattia che hanno colpito negli anni il personale militare e quello civile. Una richiesta avanzata dopo che l'ultima Commissione, all'inizio del 2013, ha sospeso il giudizio: è impossibile, hanno stabilito i senatori dopo ben cento sedute e decine di audizioni, affermare o escludere con certezza l'esistenza di un nesso causale tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgere dei tumori. Questione che alimenta polemiche feroci, quella sugli effetti per la salute in assenza di adeguate protezioni di questo metallo radioattivo, mentre con il tempo la stessa origine delle patologie neoplastiche contratte dai militari è diventata terreno di aspro confronto. Con alcuni spiacevoli corollari, visto che in Parlamento c'è persino chi ha denunciato speculazioni sulle patologie dei militari e sulle loro legittime richieste di risarcimento da parte di alcuni soggetti. Denuncia shock Sullo sfondo, quasi relegati in secondo piano dal fuoco (talvolta violento) delle polemiche tra esperti, scienziati e avvocati, sono rimasti loro: i parenti dei circa 200 militari deceduti e gli oltre 2500 soldati che, secondo le stime delle associazioni, sono al momento ammalati. Alcuni di loro, addirittura, pur avendo il cancro si starebbero curando in silenzio, tenendo accuratamente nascosta ai loro vertici la propria malattia. Il motivo è molto semplice, ed è scritto nel destino drammatico di chi fino ad oggi, al rien tro dall'Iraq o dal Kosovo, si è visto diagnosticare una leucemia o un linfoma di Hodgkins: l'abbandono. Per quanto possa suonare incredibile, infatti, finora i militari che si sono ammalati al rientro da missioni rischiose, o dopo aver prestato servizio in Poligoni - come quello di Salto di Quirra in Sardegna - finiti al centro di inchieste e processi per disastro ambientale, hanno dovuto affrontare il calvario della malattia in perfetta solitudine e senza alcun sostegno economico da parte del Ministero della Difesa. Vincenzo Riccio, un maresciallo in congedo assoluto che ha un carcinoma e due missioni in Iraq alle spalle (costretto a tornare a vivere dai suoi genitori per pagarsi le cure) di fronte all'ultima Commissione d'inchiesta ha raccontato la realtà atroce di alcuni militari, suoi amici, disposti a restare in servizio con in corpo patologie devastanti pur di conservare lo stipendio che gli serve per curarsi. la Commissione Fino ad oggi il Ministero della Difesa ha riconosciuto l'indennizzo per "causa di servizio" solo a una parte esigua dei militari ammalati e dei familiari di quelli morti. A valutare le richieste è un apposito comitato interministeriale criticato dalla stessa Commissione d'inchiesta per la superficialità con cui ha respinto centinaia di richieste nel corso degli anni. Nella loro relazione, i senatori hanno espresso l'auspicio che in questa legislatura si avvii "una riessione sulla possibilità di dare vita a forme di sostegno del reddito, che accompagnino i militari ammalati nel periodo delle terapie, a prescindere dal riconoscimento della causa di servizio". I numeri Secondo le associazioni sono 2.500 i soldati colpiti dal male Mentre le vittime sono già 200 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 33 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Senza tutele 18/06/2013 La Notizia Giornale Pag. 12 Salute, spesa medica e farmacie Il rilancio parte anche da qui Al Sanit la risposta dei farmacisti alla grande crisi Servizi su misura ai cittadini per aiutare il settore ALESSANDRA FASSARI Un presidio sanitario sul territorio, ma anche un volano di lavoro, di sviluppo, persino di sicurezza sul territorio. Le farmacie italiane alla prova della grande crisi rispondono con nuovi progetti, servizi e l'offerta di soluzioni innovative mirate a far progredire tutto il nostro "sistema sanità". Punto di aggregazione di queste novità è il Sanit, il forum internazionale della salute che si apre oggi a Roma. All'appuntamento, arrivato alla decima edizione e diventato strategico per il settore, saranno presentate quest'anno iniziative come il Pharmaceutical care, il modello predisposto da Federfarma Roma e Lazio per assicurare a ogni cittadino che entra in farmacia un percorso di altissima qualità, dal monitoraggio dello stato clinico all'indicazione di eventuali nuove indagini terapeutiche o all'interruzione di terapie non più necessarie. Una sorta di controllo personalizzato che rientra in quel rapporto ormai consolidato, finanche stret tamente confidenziale, tra il farmacista e i suoi clienti. Al salone - che si svolge al palazzo dei congressi dell'Eur fino al 21 giugno sono presenti numerose associazioni attive nel volontariato socio-sanitario e nel sociale, che da sempre sono determinanti per garantire l'assistenza territoriale. Come in passato l'iniziativa consentirà ai visitatori una serie di check up gratuiti, predisposti da enti e società medico scientifiche come i controlli dell'udito offerti da Amplifon, quelli di prevenzione generale dell'Ipasvi - Collegio Romano, per il rischio cardiovascolare della Sic - Società Italiana di Cardiologia, per la cura della bocca del Simo - Società Italiana Maxillo Odontostomatologica. Numerosi anche i convegni promossi da enti non profit e associazioni tra cui Con fcooperative, Fareambiente, Federconsumatori Lazio, Forum Nazionale dei Giovani, Federfarma, ActionAid, Cosvi. "Un segnale - afferma Andrea Costanzo, Presidente di Sanit - di quanto i problemi della sanità siano oggi più che mai legati all'economia, all'ambiente ed alla società". Forum oggi al via Centinaia le aziende che aderiscono al salone aperto fino al 21 giugno al Palazzo dei congresi dell'Eur, a Roma Foto: Franco Caprino, presidente Federfarma Roma e Lazio SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 34 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ECONOMIA 17/06/2013 Tema Farmacia - N.6 - giugno 2013 Pag. 62 Grazie all'intervento della tecnologia permetterebbe di riprodurre le abitudini tipiche, come la gestualità dell'aspirazione, divenendo un succedaneo tanto soddisfacente che il fumatore, armato dei migliori intenti e di buona volontà potrebbe tentare di rinunciare al fumo nella sua veste più tradizionale. Èun dato di fatto: il fumo di tabacco è uno dei più gravi problemi di salute pubblica al mondo. Secondo l'OMS, ogni anno, sarebbero ben 6 milioni le persone che muoiono per malattie correlate al fumo. La sigaretta elettronica, grazie all'intervento della tecnologia permetterebbe di riprodurre le abitudini tipiche del fumatore, quali la gestualità dell'aspirazione, divenendo un succedaneo tanto soddisfacente che il fumatore, armato dei migliori intenti e di buona volontà potrebbe tentare di rinunciare a fumare. Il fumo, nel corso dei secoli ha assunto i signifi cati e le forme più diverse e, passando per il tabacco arrotolato, le pipe e le sigarette, si appresta ora ad assumere un allettante aspetto hi-tech nella veste di sigaretta elettronica o "e-cigarette", trasformandosi da fumo a "svapo": si, perché anziché "fumare" il consumatore si appresta a vaporizzare o, in gergo, a "svapare" la sua nuova sigaretta, nella speranza di eludere almeno alcuni stefania la badessa dei principali rischi legati al fumo nella sua forma più tradizionale. E sono già circa 400mila gli italiani che utilizzano le sigarette elettroniche, che hanno conquistato soprattutto la fascia d'età compresa tra i 30 e i 40 anni, senza deludere neanche gli over-45. X X come sono fatte Introdotta per la prima volta sul mercato italiano già nel 2007 proprio nel canale farmacia, la sigaretta elettronica altro non è, in defi nitiva, che un dispositivo costituito da una batteria, da un atomizzatore, da un fi ltro e da una cartuccia. In alternativa l'atomizzatore può ospitare un serbatoio di capienza variabile tra 1 e 2 ml (tank) che non necessita di cartucce ma va ricaricato con l'apposito liquido. In alcuni casi l'atomizzatore include un serbatoio riutilizzabile poche volte che in questo caso viene defi nito cartomizzatore. In ogni caso l'atomizzatore, venendo a contatto con il liquido contenuto in una cartuccia o in un serbatoio, secondo il modello, emette, aspirando, un denso vapore, che richiama il "fumo" tipico della sigaretta tradizionale: il usso d'aria ottenuto con la fase di aspirazione viene infatti rilevato da un sensore situato sulla batteria che viene attivata ed è in grado di alimentare l'atomizzatore o vaporizzatore. Quest'ultimo riscalda la soluzione liquida contenuta nella cartuccia o nel serbatoio, che va poi ad inumidire una resistenza a spirale o ad archetto che vaporizza il liquido. Il vapore, che fuoriesce da un piccolo foro sull'estremità della e-cigarette, viene quindi inalato dando al consumatore non solo la sensazione "visiva" di fumare, ma anche - in presenza di nicotina - il tipico "colpo" in gola (hit), ossia la sensazione piacevole che si avverte in corrispondenza della laringe quando si usa una sigaretta tradizionale. A differenza di quest'ultima però, non realizzando una vera combustione, non vengono emessi monos sido di carbonio, catrame o particolati, riducendo i rischi per la salute, soprattutto quelli derivanti da patologie oncologiche. La cartuccia è inserita all'interno di un "filtro" di materiale plastico ipoallergenico che consente, in alcuni modelli, la ricarica della cartuccia con l'apposito liquido.Nella confezione di vendita sono presenti solitamente due batterie che consentono di fruire del dispositivo per l'intero arco della giornata. La durata, per un utilizzo assiduo è di circa 4-5 mesi. Ogni dispositivo può possedere una batteria di diverso voltaggio, che rappresenta un fattore determinante per il gradimento del dispositivo: la densità del vapore prodotto è infatti direttamente proporzionale alla tensione della batteria. Non man cano le innovazioni hi-tech come le applicazioni per tablet e cellulari per "creare" miscele personalizzate e calcolare il fabbisogno di nicotina o la presa usb in dotazione con alcuni dispositivi che consente il collegamento a fonti di energia come il computer o l'automobile, raggiungendo una tensione di 5V, considerato tra i valori medio-alti delle batterie dell'ecigarette. I modelli in commercio hanno sembianze del tutto diverse e possono essere più o meno simili alle "bionde" tradizionali: naturalmente più le dimensioni sono ridotte, più piccola sarà la batteria, con limiti notevoli dell'autonomia del dispositivo. Per dare infine maggiore credibilità all'e-cigarette, nella fase dell'aspirazione si accende, all'estremità del dispo sitivo, un led che può essere rosso, per simulare la combustione della sigaretta, ma anche di altro colore: non mancano i SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 35 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA sigaretta elettronica 17/06/2013 Tema Farmacia - N.6 - giugno 2013 Pag. 62 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 36 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dispositivi con led di colore verde per facilitare la distinzione del dispositivo nei locali pubblici dalla sigaretta, evitando possibili malintesi. X X Refill peR tutti i gusti La ricarica della sigaretta può avvenire grazie ad apposite cartucce già pronte e monouso, oppure attraverso il riempimento dell'eventuale serbatoio con liquidi appositi commercializzati in aconcini di vario formato. Il contenuto delle cartucce può essere diver so: gli elenchi degli ingredienti, presenti sulla confezione o riportati dai siti internet dei vari distributori, evidenziano la presenza - prevalentemente - di una miscela di acqua, glicerolo e glicole propilenico, che può contenere nicotina o/e sostanze aromatizzanti. La soluzione può contenere o meno nicotina: molti distributori mettono a disposizione cartucce che contengono nicotina a diverse concentrazioni allo scopo di favorire la disassuefazione dell'utente dal fumo, con la possibilità di "scalare" progressivamente l'apporto quotidiano abituale di nicotina (in modo analogo a quanto avviene utilizzando altri presidi come gomme da masticare o cerotti transdermici). Per la scelta della giusta percentuale di nicotina è necessario basarsi sulla quantità di sigarette solita mente utilizzate: difficile per un fumatore accanito utilizzare cartucce con basse percentuali di nicotina, che finirebbero probabilmente per indurlo nuovamente al consumo di sigarette tradizionali. L'aroma che simula quello del tabacco è sicuramente tra i preferiti, ma non mancano aromi alimentari che riproducono gusti come la fragola, la vaniglia, il cocco, il lime, l'albicocca, l'anice, la liquirizia, il caffè, il brandy. X X ecigaRette tRa dubbi e polemiche Le recenti polemiche sull'innocuità di questo prodotto dovrebbero avere lo scopo principale di far riettere: il target principale è rappresentato da i soggetti che - avendo deciso di smettere di fumare - si rivolgono a questo piccolo strumento per riuscire a "scalare" progressivamente la dose di nicotina assunta, fino ad arrivare alle sole cartucce aromatizzate. È evidente che, continuando ad assumere la nico tina nelle medesime percentuali, la dipendenza da quest'ultima permane anche se "camuffata" in modo apparentemente più innocuo. Alcuni pneumologi hanno inoltre voluto puntare l'at tenzione sulla mancanza di evidenze cliniche circa gli effetti a lungo termine della e-cigarette: pur creando meno problemi a livello cardiaco e respiratorio rispetto alla "bionda" tradizionale, ancora non esiste evidenza scientifica che sia in grado di constatare l'efficacia e la sicurezza del fumo a vapore. Da una recente ricerca condotta su un campio ne assortito tra fumatori sani, non fumatori sani e su soggetti affetti da malattie respiratorie - sarebbe emerso infatti un dato allarmante: in seguito all'uso dell'e-cigarette, i parametri di alcuni test avrebbe ro evidenziato, in tutte le tipologie di soggetti, un aumento della resistenza opposta dai bronchi al passaggio dell'aria con conseguente broncospasmo e peggioramento, seppur di lieve entità, della capacità ventilatoria. Le maggiori perplessità nascono dalla commercia lizzazione selvaggia di questo prodotto attraverso tutti i canali, soprattutto quello virtuale: mancando le "finalità terapeutiche" la e-cigarette può essere venduta, pur necessitando obbligatoriamente di una certificazione CE, senza particolari autorizzazioni da parte del Ministero della Sanità. La cosa potrebbe essere contraddittoria quando si fa riferimento alle cartucce contenenti nicotina: infatti, come ogni "presidio medico" anche queste ultime dovrebbero essere sottoposte ad un iter specifico prima di esse re commercializzate, esattamente come avviene per gli altri dispositivi che vantano indicazioni analoghe. Attualmente, l'ISS avrebbe disposto, almeno per le cartucce contenenti nicotina, che i possibili effetti sulla salute vengano riportati in veste di avvertenze sulle confezioni, così come la frase "Tenere lontano dalla portata dei bambini". Forse, come per molti altri presidi e dispositivi immes si in commercio, sarebbe necessario regolamentare meglio la commercializzazione di questo prodotto, con obbligo di controllo preventivo ed approvazione da parte delle autorità competenti. Seppure in Italia, con Ordinanza del Ministro della Salute, è stato disposto il divieto di vendita a soggetti minori di anni 18 di sigarette elettroniche contenenti nicotina, uno dei maggiori rischi evidenziati rimane quello che, dietro la lusinga di una totale innocuità della sigaretta elettronica, gli ex fumatori potrebbero essere indotti a riprendere l'abitudine al fumo, ma soprattutto anche chi non fuma - con un occhio attento ai più giovani - potrebbe sentirsi non solo tentato, ma anche autorizzato a "provare" - seppur al solo fine della gestualità - innescando meccanismi di dipendenza che potrebbero paradossalmente por tare verso il fumo vero e proprio. Il suggerimento più indicato resta sempre quello di indirizzare il soggetto intenzionato ad abbandonare il fumo a rivolgersi ai centri antifumo ospedalieri e non, dove potrà intraprendere un percorso specifico, dietro supporto 17/06/2013 Tema Farmacia - N.6 - giugno 2013 Pag. 62 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/06/2013 37 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di un team di esperti, finalizzato alla disassuefazione. X X attenzione alle caRtucce In realtà, la regolamentazione poco uniforme tra i diversi Stati, in merito alla composizione delle cartucce di ricarica, può creare non pochi problemi in merito alla sicurezza: l'ormai diffusa possibilità di effettuare acquisti online dai Paesi più lontani consente all'utente di procurarsi ai costi più disparati la ricarica per la sigaretta, prestando talvolta più attenzione ai vantaggi offerti da costi minori che nella grande maggioranza dei casi nulla garantiscono in merito alla qualità del liquido acquistato. Per ogni Stato possono variare non solo i componenti commercializzabili nelle cartucce, ma anche le norme igieniche adottate in fase di allestimento del prodotto, il che dovrebbe spingere a cautela negli acquisti valutando sempre il Paese d'origine del prodotto acquistato. Esemplari alcuni episodi verificatesi negli Stati Uniti, dove la Food and Drug Administration ha riscon trato all'interno delle cartucce (prodotte da aziende "secondarie") la presenza di sostanze potenzialmente cancerogene, che però fanno la loro comparsa tra gli ingredienti anche in Italia: responsabile del problema sarebbe il dietilene glicole, sostanza che renderebbe più realistico l'effetto "fumo", ma correntemente uti lizzata come solvente per le resine e gli olii o come liquido per i freni delle autovetture. Questa sostanza sarebbe stata riscontrata in alcuni tipi di cartucce, ovviamente per motivi economici: costa meno rispetto al dipropilene glicole, sostanza analoga ma approvata dalla Comunità europea come "sostanzialmente innocua". L'attenzione alla composizione delle cartucce e alla loro provenienza diventano quindi un obbligo per salvaguardare la salute del consumatore. Glicole propilenico e glicerolo Il glicole propilenico è un liquido incolore ed inodore, utilizzato nei modi più diversi: come solvente per preparati farmaceutici (iniettabili, uso orale, uso topico), come umettante nelle formulazioni cosmetiche e negli oli da massaggio, come additivo alimentare, ma anche come base per liquidi decongelanti. Il glicerolo o la glicerina sono sostanze note per la loro utilità nella preparazione di forme farmaceutiche come sciroppi, supposte, creme e cosmetici. Uno sgUardo all'EstEro... la regolamentazione relativa alle e-cigarette negli altri paesi è alquanto varia: si passa dal divieto di commercializzazione di australia, canada, norvegia e turchia alle ferree regolamentazioni dell'austria e della danimarca, dove le sigarette elettroniche vengono considerate dispositivi medici a tutti gli effetti e le cartucce contenenti nicotina sono vendute come prodotti farmaceutici e necessitano quindi di una regolare autorizzazione e registrazione prima dell'immissione in commercio. singolare il divieto di utilizzo e vendita in cina, che comunque continua a produrre il prodotto in quantità esorbitanti ai soli fini dell'esportazione. Vero è anche che in inghilterra e negli usa non vi è alcuna restrizione alla vendita e al consumo di sigarette elettroniche, anche se la fda sta realizzando studi specifici che porteranno ad un'imminente regolamentazione di questa categoria di prodotti.