1 Mercato unico digitale La creazione di un mercato unico digitale è

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1 Mercato unico digitale La creazione di un mercato unico digitale è
TITOLO
Mercato unico digitale
RELAZIONE
La creazione di un mercato unico digitale è tra le priorità della Commissione
Europea, come già evidenziato nel documento del 15 luglio 2014 relativo ai suoi
orientamenti politici voluto dal Presidente Juncker: la constatazione delle enormi
potenzialità di un mercato unico in termini di creazione di posti di lavoro,
innovazione, concorrenza e miglioramento delle possibilità per i cittadini di
utilizzare quanto offerto dalla rivoluzione digitale ha spinto la Commissione ad
elaborare una strategia che poggia su tre pilastri: 1) migliorare l’accesso ai beni e
servizi digitali; 2) creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le
reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi; 3) massimizzare il potenziale
di crescita dell’economia digitale.
Migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali
La realizzazione del primo pilastro deve passare attraverso una serie di azioni:
1. Assicurare servizi di consegna dei pacchi più efficienti e a prezzi
accessibili. Attualmente, il 62% delle imprese che cercano di vendere online
sostiene che il costo eccessivo della consegna dei pacchi costituisce un
ostacolo.
2. Agevolare l’e-commerce transfrontaliero, con particolare riguardo per le
PMI. Attualmente, infatti, solamente il 15% dei consumatori fa acquisti online
da un altro paese dell’Unione Europea. I consumatori beneficerebbero di una
più vasta gamma di diritti e di offerte, mentre le imprese venderebbero più
facilmente in altri paesi dell’UE.
3. Rivedere la direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo per
verificare se il suo ambito di applicazione debba essere esteso alle
trasmissioni radiotelevisive online e per esaminare come aumentare l’accesso
transfrontaliero ai servizi radiotelevisivi in Europa.
4. Eliminare il blocco geografico ingiustificato, una pratica discriminatoria
utilizzata per motivi commerciali, secondo la quale i venditori online
impediscono ai consumatori di accedere a un sito internet sulla base della
loro ubicazione, o li reindirizzano verso un sito di vendite locale che pratica
prezzi diversi. Siffatto blocco può significare, ad esempio, che il noleggio di
automobili sarà più costoso se effettuato a partire da un determinato Stato
membro rispetto all’identica operazione nello stesso paese di destinazione.
5. Modernizzare la legge sul diritto d’autore, garantendo così il giusto
equilibrio tra gli interessi dei creatori e dei fruitori. L’obiettivo è migliorare
l’accesso dei cittadini ai contenuti culturali online, sostenendo così la diversità
culturale, e allo stesso tempo sbloccando
nuove opportunità per i creatori e
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per l’industria di contenuti.
6. ridurre gli oneri amministrativi che derivano alle imprese dai diversi regimi
IVA, affinché anche i venditori di beni materiali verso altri paesi possano
trarre vantaggio dal meccanismo elettronico di registrazione e pagamento
unici; con una soglia di IVA comune per sostenere le start-up più piccole che
vendono online.
Creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali
e i servizi innovativi possano svilupparsi
Per creare questo ambiente è d’uopo si creino infrastrutture affidabili supportate
dalle migliori condizioni normative per gli investimenti, la concorrenza leale e parità
di condizioni. Al fine di procedere in questa direzione, è necessario:
1. Revisionare
la
regolamentazione
europea
in
materia
di
telecomunicazioni. Ciò comporta, tra l’altro, assicurare un coordinamento
più efficace dello spettro radio e definire criteri comuni a livello dell’UE per
l’assegnazione dello spettro a livello nazionale; creare incentivi agli
investimenti nella banda larga ad alta velocità; garantire condizioni di
concorrenza eque per tutti gli operatori del mercato, vecchi e nuovi; e
instaurare un quadro istituzionale efficace.
2. Riesaminare il quadro dei media audiovisivi per adeguarlo al XXI secolo,
mettendo in rilievo il ruolo dei diversi operatori del mercato nella promozione
delle opere europee (emittenti televisive, fornitori di servizi audiovisivi a
richiesta, ecc.). La Commissione esaminerà anche le modalità per adattare la
normativa esistente (la direttiva sui servizi di media audiovisivi) ai nuovi
modelli commerciali per la distribuzione di contenuti.
3. Analizzare il ruolo delle piattaforme online (motori di ricerca, social media,
app store, ecc.) nel mercato. Tale esame verterà su aspetti quali la mancanza
di trasparenza dei risultati di ricerca e delle politiche in materia di prezzi, le
modalità di utilizzo delle informazioni ottenute, le relazioni tra piattaforme e
fornitori e la promozione dei propri servizi a scapito dei concorrenti, nella
misura in cui tali aspetti non siano già trattati nell’ambito del diritto della
concorrenza. Esaminerà inoltre i modi migliori per contrastare i contenuti
illeciti su Internet.
4. Rafforzare la fiducia nei servizi digitali e la sicurezza degli stessi, in
particolare per quanto riguarda il trattamento dei dati personali. Il 72%
degli internauti europei è, infatti, preoccupato circa il possibile utilizzo dei
suoi dati personali. La Commissione procederà alla revisione delle normative
e-privacy e dell’atto sulla sicurezza informatica.
Massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale
L’Europa ha bisogno di investimenti nelle infrastrutture TIC (tecnologie
dell'informazione e della comunicazione); ricerca e innovazione per diffondere la
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competitività industriale; ed una società inclusiva, con migliori servizi pubblici e
competenze digitali per i cittadini. È quindi fondamentale:
1. Favorire la digitalizzazione delle industrie, agendo in modo tale per cui
tutti i settori industriali integrino le nuove tecnologie e gestiscano la
transizione verso un sistema industriale intelligente.
2. Incoraggiare la creazione di norme e interoperabilità in settori
fondamentali per il mercato unico digitale, quali l’internet degli oggetti,
sicurezza informatica e nuvola informatica, favorendone la standardizzazione.
3. Sfruttare al massimo l’economia dei dati e il “cloud computing”, dal
momento che sono catalizzatori per la crescita, l’innovazione e la
digitalizzazione; bisogna inoltre affrontare sfide come la proprietà, la
protezione dei dati e gli standard.
4. Sbloccare le potenzialità dei servizi telematici e promuovere le
competenze digitali, essenziali per trovare lavoro e opportunità cosi come
per favorire la creazione e lo sviluppo di servizi pubblici online di elevata
qualità.
Possibilità e prospettive del mercato unico digitale
L’economia digitale ha un potenziale rilevantissimo nel creare crescita e posti di
lavoro dal momento che fornisce opportunità per l’innovazione e gli investimenti:
tra il 2001 e il 2011 le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)
hanno contato per il 30% nella crescita del PIL dell’Unione Europea e per il 55%
degli Stati Uniti: questa differenza trova le sue cause nella percezione
dell’importanza del settore TIC e nei relativi investimenti. Per quanto concerne il
PIL dell’UE, si stima in 415 miliardi di euro il risultato di un mercato unico digitale
funzionante.
Nel lungo periodo, l’impatto sulla crescita del PIL si aggirerebbe attorno all1%,
mentre ulteriori realizzazioni in linea o come indotto del mercato unico digitale
porterebbero ad un’ulteriore crescita del 2,1%.
Importante elemento del mercato unico digitale è l’e-commerce, dal momento che
porterebbe a maggiori possibilità di scelta e allo sviluppo di economie di scala: da
un lato, aumentano le possibilità di scelta di beni e servizi per cittadini e aziende;
dall’altro, le aziende trarrebbero giovamento dallo sviluppo delle economie di scala,
riducendo i costi, aumentando l’efficienza e promuovendo la competitività. Senza
queste economie di scala spesso non sarebbe possibile creare un’azienda che si
appoggia sui servizi di vendita online: sia perché molto spesso la domanda nel
mercato digitale nazionale non è sufficiente sia perché la bassa domanda fa si che i
prezzi siano elevati. In particolare, ciò acquista importanza per quelle PMI che
rimangono confinate nel limitato mercato domestico con costi di produzione elevati:
il mercato unico digitale, abbassando i costi del commercio transfrontaliero,
porterebbe per le PMI ad un aumento della produttività, un abbassamento dei costi
e di conseguenza ad un aumento della competitività.
Un problema che attualmente si riscontra è che i consumatori hanno una minor
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fiducia per quanto riguarda l’e-commerce nei prodotto offerti da società che
operano oltrefrontiera, rispetto a quelle nazionali: causa di ciò possono essere
alcuni fattori culturali come la differenza linguistica o la maggior familiarità con le
marche nazionali; un mercato unico digitale potrebbe portare al superamento di
questi pregiudizi portando allo sviluppo di un mercato più concorrenziale e vi
sarebbe una pressione competitiva su prodotti e servizi che avrebbe come risultato
una maggiore trasparenza sui mercati. Si stima, inoltre, che il guadagno di
benessere del consumatore dovuto all’e-commerce in un mercato unico digitale si
aggirerebbe intorno ai 200 miliardi di euro. Numerosi studi infatti hanno
evidenziato la crescente importanza del lato della domanda nel dirigere i
cambiamenti: sono i consumatori che - con le loro scelte per quanto concerne siti
web di comparazione, personalizzazione di beni e servizi e mobile shopping –
determinato in modo non indifferente il cambiamento della tecnologia.
Per quanto riguarda le PMI, attualmente i costi del commercio transfrontaliero sono
tutt’altro che trascurabili: vi sono costi fissi rilevanti, soprattutto per quelle PMI che
non hanno sufficienti prospettive di mercato per ammortizzarli attraverso le vendite
oltrefrontiera: ad esempio nelle transizioni transfrontaliere tra imprese e
consumatori, i costi di adattamento al sistema legislativo dello Stato membro. Per
le piccole imprese (costituiscono il 92% di quelle dell’UE) che esportano solamente
in altri quattro paesi ciò rappresenta in media il 17% del loro fatturato annuo.
Ad oggi l’industria è un settore importante per l’economia europea: il settore
manifatturiero conta 2 milioni di imprese con circa 33 milioni di occupati. L’industria
europea del futuro dovrà utilizzare in toto il potenziale offerto dalle TIC per
mantenere un solido sistema industriale europeo in grado di gestire la transizione
verso un sistema intelligente.
Per quanto concerne l’alfabetizzazione digitale, essenziale al mondo d’oggi, circa il
39% dei cittadini europei possiede competenze digitali ridotte o nulle e circa il 18%
della popolazione europea, soprattutto la parte più vecchia, non ha mai utilizzato
internet: chiunque dovrebbe possedere le competenze informatiche di base per
partecipare attivamente alla vita socio-economica e per tratte vantaggio dai servizi
che le nuove tecnologie offrono. Un dato critico riguarda il fatto che, per la maggior
parte, le giovani generazioni acquisiscono competenze informatiche al difuori del
contesto scolastico.
Indice DESI: cos’è e come funziona
Il DESI (Digital Economy and Society Index) è uno strumento che misura i
progressi compiuti dagli Stati membri dell’Unione Europea per quanto concerne la
digitalizzazione dell’Economia e della società, assegnando loro un punteggio
compreso tra 0 e 1.
Nel considerare la digitalizzazione dei Paesi membri si utilizzano cinque categorie.
1. Connettività, che considera quanto è diffusa e accessibile la banda larga: è
accessibile al 71% degli europei, ma per quanto riguarda l’accesso domestico,
solamente il 30% delle case si abbona ad una connessione ad alta velocità.
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2. Capitale umano/competenze digitali, che considera la digitalizzazione
della popolazione e della forza lavoro: il 76% degli europei accede
regolarmente ad internet (come minimo una volta a settimana), ma
nonostante questo dato, il 45% di loro non ha le competenze digitali di base.
3. Utilizzo di internet da parte dei cittadini europei, dalla lettura delle notizie
(68%), ai servizi bancari online (57%), allo shopping (65%); quanto
all’utilizzo dei social network la percentuale, in crescita, si aggira attorno al
63%.
4. Integrazione della tecnologia digitale, ovvero come le aziende utilizzano
le tecnologie digitali chiave, come fatture, servizi cloud, ed e-commerce.
Anche in questo settore si può notare un incremento rispetto al passato, ad
esempio nell’utilizzo di software per la condivisione di informazioni
elettroniche (aumento dal 31% al 34% delle imprese nell’ultimo anno) o
nell’utilizzo dei social media per mantenere le relazioni con i clienti o i
possibili partner (dal 14% al 18% delle imprese).
5. Servizi pubblici digitali, come l’e-government e la sanità elettronica: in
questa direzione vi e una progressione più lenta; ad esempio, solo il 32%
degli utenti di internet ha restituito alle pubbliche amministrazioni moduli
compilati online.
Essendo uno strumento molto recente (la prima pubblicazione risale al 2015 su dati
del 2014) i dati sono soggetti a continui aggiornamenti.
Digitalizzazione dell’Europa e dell’Italia: uno sguardo ai dati
La Commissione europea ha pubblicato il 25 febbraio risultati dell'edizione 2016 del
DESI. Se ne evince che dallo scorso anno gli Stati membri hanno fatto progressi in
settori quali connettività e competenze digitali, come pure nei servizi pubblici.
I progressi ci sono ma sono lenti: l'Unione europea nel suo complesso ha un
punteggio di 0,52 su 1, un miglioramento rispetto allo 0,5 dell'anno scorso. Tutti i
paesi dell'UE tranne la Svezia hanno migliorato il loro punteggio: in testa
rimangono la Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia e la Finlandia.
Per quanto riguarda il commercio elettronico, è un'occasione mancata per le piccole
imprese: il 65% degli internauti europei effettua acquisti online, ma solo il 16%
delle PMI vende sulla rete e meno della metà di queste ultime (il 7,5%) lo fa anche
oltre frontiera. Per affrontare questo problema, a dicembre la Commissione ha
presentato proposte sui contratti digitali per tutelare meglio i consumatori che
fanno acquisti online e aiutare le imprese a espandere le loro vendite sulla rete. La
Commissione intende presentare a maggio un pacchetto legislativo per stimolare
ulteriormente il commercio elettronico: conterrà misure per risolvere la questione
dei geo-blocchi ingiustificati, rafforzare la trasparenza dei mercati delle spedizioni
transfrontaliere e migliorare l'applicazione delle norme UE a tutela dei consumatori
a livello transfrontaliero.
L’Italia ha un punteggio di 0,4 e si piazza 25/28 tra i Paesi dell’Unione Europea.
Negli anni passati l’Italia ha fatto progressi, anche se piccoli, in tutti gli indicatori.
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Quanto alla connettività, l’Italia si piazza ventisettesima con un punteggio di
0,42: anche se la banda larga è ampiamente accessibile, non lo è la connessione ad
alta velocità. I cittadini italiani, in questo caso piazzandosi decimi, sembrano
preferire la connessione mobile a banda larga con una percentuale del 75%. L’Italia
è ventiquattresima quanto a capitale umano con un punteggio di 0,42: circa 1/3
della popolazione non utilizza internet regolarmente e, anche tra gli utenti, circa il
31% non ha le competenze digitali di base. Una causa può essere rintracciata nel
basso livello di istruzione della popolazione italiana: solamente il 42% della
popolazione ha infatti un livello di istruzione superiore a quella secondaria di primo
grado. Per l’utilizzo di internet, l’Italia ha un punteggio di 0,33 collocandosi
ultima tra i paesi europei. In particolare la popolazione italiana si dimostra
diffidente quando deve compiere qualche tipo di transazione online, come lo
shopping o l’utilizzo dei servizi bancari. L’Italia è invece ventesima con un
punteggio di 0,31 per quanto riguarda l’integrazione della tecnologia digitale;
in particolare, le vendite attraverso l’e-commerce stanno facendo progressi. È vero
però che le PMI italiane non hanno realizzato subito quali potenzialità potesse avere
e-commerce per espandere il loro mercato e combattere la crisi economica. Quanto
ai servizi pubblici digitali, l’Italia si piazza diciassettesima con un punteggio di
0,54: ad ogni modo, lo sforzo di fornitura dei servizi di eGovernment paga ancora
uno scotto in termini di accoglienza da parte della popolazione.
LINK
://ec.europa.eu/priorities/sites/beta-political/files/pg_it.
://ec.europa.eu/priorities/digital-single-market/
://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-384_it.
://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-16-385_en.
://ec.europa.eu/digital-single-market/
://ec.europa.eu/digital-single-market/en/scoreboard/
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