Testiamo tutto ciò che si muove - BFH-TI
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Testiamo tutto ciò che si muove - BFH-TI
«Testiamo tutto ciò che si muove» Dal monopattino all’autocarro con pianale ribassato – tutto ciò che viene immesso sulle strade svizzere viene dapprima testato fino all’osso presso il Dynamic Test Center vicino a Bienne. Le auto per i crash test vengono acquistate in Internet. Una visita presso i distruttori costruttivi. Di Wolfgang Koydl e Ruben Hollinger (foto) In un certo senso Bernhard Gerster ha coronato un sogno di gioventù: è autorizzato a sfasciare automobili e per giunta è anche pagato per farlo. Un esemplare particolarmente impressionante che testimonia di questi sforzi è parcheggiato in fondo al sedime, là dove inizia il nuovo percorso di prova che è stato inaugurato la scorsa estate. Si tratta di una vecchia station wagon, ma sarebbe stato difficile capirlo, se non ce lo avesse svelato Gerster. L’automobile è stata lanciata a 200 chilometri orari contro un muro, e ora è lunga solo la metà. La parte anteriore ha un aspetto come se fosse finita in una pressa di rottamazione. La vera sfida era di riuscire a far accelerare la vettura fino a quella velocità, spiega Gerster. A riguardo hanno diverse possibilità, tra cui il pendio di una montagna, sul quale ci è già capitato di issare un autocarro per poi farlo scendere a valle per inerzia e provocare un crash. Tuttavia, per raggiungere autentiche velocità di punta, utilizzano il motore di carro armato che gli specialisti tengono qui come riserva. Questo motore sviluppa una forza sufficiente per trainare i veicoli lungo la pista a tutta birra. «Evidentemente, chi acquista telai di biciclette presso un fabbricante cinese vuole anche sapere se ha acquistato merce a buon prezzo oppure solo merce a buon mercato», sorride Gerster. Con merce a buon mercato intende roba scadente e senza valore. La merce a buon prezzo è invece un buon affare. E ciò che vale per le biciclette vale a ragion di più anche per l’industria automobilistica, ci delucida Gerster. Non c’è altro settore in cui il rapporto prezzo-prestazioni sia più importante: «Costruire automobili è come un viaggio sulla luna per due franchi e cinquanta», dice. «Lo sviluppo non deve costare nulla, ma le esigenze sono molto elevate. Dobbiamo ammettere che è incredibile quante cose si ricevono per i propri soldi in un’auto moderna.» È quindi tanto più importante evitare intoppi, e in questo il DTC è d’aiuto. I grandi costruttori, come per esempio BMW, VW, Fiat o Peu geot, dispongono naturalmente di impianti di «È veramente incredibile quanto si riceve per i propri soldi in un’automobile moderna.» «Sulla luna per due franchi e cinquanta» Non di rado si presentano a Gerster anche degli esperti in fatto di bolidi: La Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) si è rivolta a lui per testare se le reti di protezione per gli spettatori durante le gare di Formula 1 sono in grado di resistere a un urto a 150 chilometri orari. E un costruttore di guardrail ha voluto scoprire se i suoi prodotti rimangono fissi sui loro supporti anche in caso di collisione a 200 chilometri orari. No, non sulle autostrade, ma su un circuito di gara che Porsche sta costruendo in Italia. I crash test rappresentano naturalmente solo una parte del lavoro svolto da Gerster assieme a tre dozzine di colleghi. Negli estesi impianti della Dynamic Test Center AG (DTC) che si nascondono sulle montagne del Giura bernese, a ridosso della città di Bienne, viene testato e collaudato «tutto ciò che ha un motore», afferma Gerster, prima di correggersi spontaneamente: «O meglio, tutto ciò che si muove.» Dunque automobili, velivoli, macchinari agricoli e macchine da cantiere, bighe, gondole di teleferiche e perfino monopattini. Gerster indica un telaio di bicicletta appoggiato in un angolo del laboratorio di prova. Anche quello viene sottoposto a un test di resistenza ad opera degli ingegneri del DTC. 18 test e di prova propri. Ma gli importatori, i garagisti o i piccoli fabbricanti di veicoli speciali devono poter contare sugli ingegneri che lavorano ai margini del piccolo villaggio di Vauffelin, vicino a Bienne. Questi clienti richiedono la massima qualità: «Magari si tratta solo di un piccolo problema», spiega Gerster. «Ma se ho 10 000 veicoli, i problemi diventano 10 000.» I clienti sono al centro dell’attenzione di questo centro di test unico nel suo genere in Svizzera che è stato fondato nel 1994. Costruttori e fornitori, garage, la mano pubblica, assicurazioni e tribunali – sono tutti clienti che fanno capo alle prestazioni del DTC. «Il nostro lavoro è per tradizione fortemente legato alle richieste dei clienti», ci spiega il 59enne ingegnere automobilistico. «Accettiamo tutte le richieste che ci vengono rivolte e vediamo cosa possiamo fare.» Pur essendo una società anonima privata, il DTC è incorruttibile nella sua attività, come se fosse un’autorità di vigilanza statale. «Io dico sempre che con noi si può parlare di tutto – ma non si può discutere sui risultati dei nostri test», sottolinea il direttore del DTC Gerster. «Le perizie benevole non sono il nostro campo.» I lavori dei collaudatori e testatori si suddividono in cinque ambiti: la sicurezza attiva com- prende l’omologazione di modifiche tecniche eseguite ai veicoli; mentre per quanto riguarda la sicurezza passiva entrano in gioco i crash test. Gli Engeneering Services offrono consulenza, simulazioni, calcolazioni, sviluppo e addestramento. Beneficiari delle analisi di incidenti eseguite dal DTC sono invece le assicurazioni e i tribunali. «L’ultima nata», come suole chiamarla Gerster, è la verifica dei sistemi d’assistenza di guida: assistenti di frenata d’emergenza, controlli automatici della velocità. Vi proponiamo un esempio per illustrare la mole di lavoro che ciò rappresenta per il DTC: dal mese di novembre dell’anno prossimo tutti gli autocarri che circolano sulle strade svizzere devono essere equipaggiati con assistenti di frenata d’emergenza e assistenti di tenuta di strada – e questi devono essere testati. Temperature estremamente rigide Parallelamente, nel contesto di una cooperazione con la scuola universitaria professionale di tecnica e informatica di Berna con sede a Bienne, il DTC si accolla annualmente la formazione di una trentina di ingegneri automobilistici diplomati. La domanda perché un paese che non ha una propria industria automobilistica abbia bisogno di tali specialisti trova facilmente risposta: la maggior parte dei diplomati ottiene un posto di lavoro nell’industria dei fornitori, che consegue comunque un fatturato annuo di dodici miliardi di franchi, calcola Gerster. «In nessuna parte del mondo circolano automobili in cui non vi siano dei componenti che sono stati realizzati in Svizzera», aggiunge. Altri studenti vanno a lavorare per importatori di autoveicoli, costruttori di carrozzerie, oppure nell’industria aeronautica – gli stabilimenti Pilatus sono uno degli azionisti del DTC –, costruttori di veicoli ferroviari, come la Stadler o la Bombardier, oppure trovano impiego presso un’autorità, come per esempio l’Ufficio federale delle strade. «In Svizzera non ci sono ingegneri automobilistici disoccupati», sottolinea Gerster con una punta di orgoglio. «Chi ha voglia di lavorare un posto lo trova.» L’elemento decisivo della formazione presso il DTC è dato dalla combinazione tra teoria e pratica. «A tutti i nostri studenti è già capitato di effettuare riparazioni fino a far sanguinare le dita.» E viene dato spazio anche alla creatività: «Da un’idea strampalata nasce spesso una buona cosa», precisa Gerster. A mo’ di esempio cita le moto Kyburz della Posta, sulla Speciale auto 2014 «10 000 problemi»: l’ingegnere Gerster. «A 200 chilometri orari. . . Dopo dieci prove si va’ in clinica per un check-up: manichino per crash test. cui messa a punto si sono chinate intere generazioni di studenti nell’intento di ottenere dei miglioramenti riguardo agli angoli d’incidenza fino all’impiego in zone con temperature estremamente rigide. Non esiste praticamente nulla che non cada sotto la lente degli uomini e delle donne del Dynamic Test Center – con l’appoggio silenzioso della loro truppa di manichini per crash test in tuta arancione che quel venerdì pomeriggio hanno già libero e se ne stanno spaparanzati in panchina. Dopo dieci test devono recarsi in clinica per un check-up: i sensori e gli apparecchi di misurazione al loro interno, che rappresentano per così dire i loro organi interni, devono essere ricalibrati. Quando i manichini vengono lanciati contro un ostacolo nell’impianto per crash test, si trovano nel vero senso della parola sotto le luci della ribalta: 370 lampadine con una potenza di un kilowatt ciascuna inondano la scena con Speciale auto 2014 Foto: Ruben Hollinger per la Weltwoche (13 foto) una fastidiosa luce accecante. Questo è l’unico modo per dar luce agli 8000 scatti al secondo necessari per documentare le singole prove. Parata dei candidati alla rottamazione Altrove sono stesi per terra cavi grossi come un braccio che si snodano come pitoni sul pavimento: questo è il reparto in cui vengono eseguiti i test di resistenza per ganci di traino. Accanto a un dispositivo con tre posti a sedere ricavato da un aereo è collocato su un telaio su ruote dotato di un grosso ammortizzatore di gomma all’estremità inferiore. Questo aggeggio serve per testare cosa succede se l’accompagnatore di volo va a cozzare ripetutamente con il carrello delle vivande contro i sedili. In un altro capannone vediamo un complesso dispositivo di sospensione che serve per testare come mantenere sempre in equilibrio le apparecchiature mediche in un elicottero di salvataggio. . . . contro la parete»: veicoli per test. All’esterno sono parcheggiati, in modo perfettamente allineato, i veicoli per test che attendono di essere trasformati in rottami: in ordine di grandezza crescente, dalla Fiat Panda alla Volvo station wagon fino a un pullman e un autocarro di 38 tonnellate. In passato, ci spiega Gerster, i veicoli venivano acquistati presso i rivenditori di auto da rottamare. Oggi li acquistano all’asta su Ricardo. «Talvolta», racconta con un sorriso ironico, «riusciamo perfino a guadagnarci qualcosa.» Nell’ambito di collisioni di lieve entità con una velocità d’urto di al massimo dieci chilometri orari sono in corso dei test commissionati dalle assicurazioni malattia per verificare la frequenza dei colpi di frusta presso gli occupanti delle automobili. Durante questi test il veicolo subisce solo delle piccole ammaccature. «Queste macchine le rivendiamo poi su Ricardo», afferma raggiante Gerster. «A volte a un prezzo maggiore di quanto le abbiamo pagate.» g 19