murales 4 - Liceo “Gandhi”

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murales 4 - Liceo “Gandhi”
Giornale di attualità, musica, teatro, cronaca e costume - a cura del Liceo Gandhi
Anno IX n. 4 - marzo 2011
EDITORIALE
Viva l’Italia!!!
N
oi generazione senza valori, noi generazione di fannulloni, noi generazione stanca. Da un po’ di tempo a
questa parte in Italia si respira un’aria
nuova, un’aria di cambiamento, un’aria di
rivoluzione. Quando ormai le speranze
sembravano perse, gli Italiani hanno iniziato a rendersi conto delle carenze del regime, hanno capito “che stanno
uccidendoci il pensiero” e dicono basta.
Ormai è chiaro a tutti cosa non si vuole,
cosa rifiutiamo (o per meglio dire chi rifiutiamo) e dunque il problema sul futuro risulta sempre più incombente. Tutti ora
esaltano la propria persona, richiedono la
nostra fiducia, promettono un’Italia
nuova... Ma è veramente un’Italia nuova
quella che vogliamo? Perché dovremmo
cambiarla? Guardiamoci alle spalle, cosa
vediamo? Un’Italia prima di tutto fondata
sul lavoro, lo dice il primo articolo della nostra Costituzione, ed è proprio da questa
Costituzione che bisogna ripartire per rialzare la nostra Patria distrutta dai signori
GERENZA
Comitato di Redazione
Direttore Editoriale - Dirigente Scolastico
prof. Domenico Di Vincenzo
Direttore Responsabile
Lorenzo Girasole
Vicedirettore
Vincenzo Amato
Redattore Capo
Emilia Lago
Fotoreporter
Gianluca Pelella
Redattori - Gli Alunni del Liceo
Polispecialistico Statale "Gandhi" di Casoria (Na)
Coordinatore
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del dolore. La Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla discussione, dal
confronto, nata per unire (“una e indivisibile” è l’Italia, per l’appunto) che ci riconosce ogni tipo di diritto: qualsiasi cosa tu
possa pensare o voglia proporre già è in
vigore in questo nostro Paese dal 1948.
Ogni tipo di dibattito diventa vano di
fronte agli articoli costituzionali. Sappiamo
tutti dei crolli nella Pompei antica eppure
la Repubblica Italiana “tutela il paesaggio
e il patrimonio storico e artistico della Nazione”; pensiamo al problema dell’immigrazione, l’articolo dieci regola il diritto
d’asilo di uno straniero che non può esercitare le libertà democratiche, stabilite
nella Costituzione, nel suo paese; ricordiamo ancora gli scontri che stanno avvenendo in Libia e relative tensioni, nulle se
si pensa all’articolo undici per cui “l’Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali”. Pochi esempi che ci fanno capire
quale sia la vera necessità per la nostra Patria, non quella di un cambiamento nazionale ma solo la ripresa ed il rispetto delle
norme che già da oltre sessant’anni sono
in vigore. Concludo con un ringraziamento,
un ringraziamento a tutti coloro che per
noi sono morti 150 anni fa per unire il nostro Paese e a coloro che 63 anni fa l’hanno reso Paese.
Tutti parlano di divisioni, per una volta
distinguiamoci in bene e parliamo di unità!
Lorenzo Girasole
Direttore Responsabile
Sommario
> Editoriale
> Iniziative
> Teatro
> Attualità
> Cultura
> Riflessioni
> Esperienze
> Ricorrenze
> Iniziative
> Attualità
> Testimonianze
> Incontri
> Riflessioni
pag. 1
2-3
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5
6
7
8-9
10-11
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Iniziative
2
Iniziative
3
La ricerca per il futuro: obiettivo Telethon
L
a ricerca promossa da Telethon
non fa miracoli, ma procede
verso traguardi sempre più vicini
alla cura delle malattie genetiche, grazie anche alla generosità
di milioni di Italiani e, immancabilmente,
anche quest’anno, il nostro liceo si è
messo all’opera per supportare l’organiz-
zazione non profit che da anni si preoccupa di prevenzione e che mira a creare un
beneficio per tutta la collettività. Con quest’obiettivo lo scorso 19 dicembre la nostra
scuola ha organizzato una manifestazione
di beneficenza e volontariato targata Telethon al Palazzetto dello Sport di Casoria,
il Palacasoria, invitando tutti i cittadini ad
essere solidali e generosi. Sono state, infatti, raccolte offerte spontanee in grandissimi salvadanai allestendo, in cambio, un
mercatino dell’usato, provvisto anche di
dolci di vario tipo, fatti con entusiasmo da
noi studenti, e di oggetti inviati direttamente dall’Associazione nazionale. Ha
aperto la serata il prof. Francesco Palladino,
Presidente del 29° Distretto Scolastico di
Casoria, che, dopo aver dato il benvenuto
ai presenti, a nome del Dirigente Scolastico, prof. Domenico Di Vincenzo e del
corpo docenti del Liceo Polispecialistico
Statale “Gandhi” ha ringraziato le autorità
comunali, gli esponenti del soccorso pub-
blico e civile ed ha passato la parola ai presentatori, Lorenzo Girasole, Sarah Mansueto, Nicola Indicatore, Francesca De
Rosa, Carlo Durante e Rosa Capone,
chiave d’accesso ai differenti momenti di
spettacolo.
A rompere il ghiaccio con la prima esibizione è stato un coro di bambini della
scuola primaria, che ci ha allietato intonando canzoni natalizie. Non sono mancati gli applausi di un pubblico soddisfatto,
subito dopo è intervenuto Renato Paioli,
attore teatrale, televisivo e cinematografico
(ha da poco finito di girare “Napolitans”
con Nina Senicar e Maurizio Casagrande),
che ha precisato l’importanza della ricerca
non solo per migliorare la qualità scientifica, ma soprattutto per dare un’opportunità a coloro che attendono una cura o
informazioni utili a migliorare una terapia.
Dopo aver fatto un appello per la raccolta,
ha concluso il suo momento regalandoci
una bellissima poesia, molto suggestiva.
Sono intervenuti anche i ricercatori del
Tigem, guidati dal dott. Raffaele Castello,
che hanno plaudito all’iniziativa, perché
occasioni come queste alimentano la speranza in un futuro senza malattie genetiche e sostengono una ricerca che porta
benefici a tutta la comunità. Subito dopo
si sono susseguite le esibizioni di numerose scuole di ballo del territorio, le quali
hanno dimostrato la loro bravura, come
del resto tutti gli allievi del Gandhi e delle
scuole di ogni ordine e grado invitate alla
kermesse, che si sono cimentati in balli,
canti, pantomime e sketch, manifestando
una spiccata sensibilità e un’eccezionale
bravura e che hanno contribuito al meglio
alla buona riuscita della serata.
Tante le persone e le associazioni da
ringraziare: il sindaco, Stefano Ferrara, il vicesindaco e assessore alla Pubblica Istruzione, Carlo Tizzani, l’assessore per la
Gioventù, Giuseppe Notaro, le Associazioni
di Protezione Civile: Le Aquile, la Folgore e
il Tricolore, la Croce Rossa Italiana di Casavatore nella persona del dott. Ascione, i
Vigili del Fuoco, i Vigili Urbani, la Guardia
di Finanza, i Carabinieri, la stampa e le televisioni che hanno dato ampio risalto all’evento. A cooperare con noi,
intervallando le varie esibizioni, ci sono
stati personaggi noti del mondo dello spettacolo: gli attori Renato Paioli e Mirko
Giacci, la Gieffina casoriana Lina Carcuro,
il tenore Vincenzo Tremante, il simpaticissimo duo di Cabaret “I doppia Coppia”
alias Francesco Cicchella & Vincenzo De
Honestiis, l’ex Showman Enzo Gambardella, il quale ci ha portato nelle atmosfere
degli anni 60’ con il suo repertorio musicale, un coro di musica gospel, “The Gospel Voices”, un vanto per la città di
Casoria, gentilmente offerto dalla “Proloco Insieme per la città di Casoria”, i
“Fuori Stazione”, Ciro Brancaccio, Hanet,
Vincenzo Gioia, Erminia Franzese &
Antony Riccio, Valentina De Angelis, Massimo Curzio, Yana, Toni e Phone, Giusy
Bruno, il mago Arnold con le veline Maria
Teresa e Floriana. La storia di Telethon inizia nel 1990 grazie all’incontro tra i volontari dell’Unione italiana lotta alla distrofia
muscolare (Uildm) e Susanna Agnelli. Una
battaglia senza sosta alle malattie genetiche segnata da alcune tappe fondamentali
per il progresso e la cura e che coinvolge e
appassiona milioni di italiani. 2261 progetti
in diversi ambiti di ricerca su 454 malattie
genetiche, con un investimento diretto di
323,7 milioni di euro e la pubblicazione di
7939 articoli scientifici:
sono questi i numeri che
fanno di Telethon una fondazione di ricerca biomedica riconosciuta a livello
internazionale. Una fondazione che è stata presa
a cuore da tutta la città di
Casoria che si è mobilitata
per
contribuire
nel
migliore dei modi alla
ricerca e alla prevenzione.
Far avanzare la ricerca
scientifica verso la cura
della distrofia muscolare e della altre malattie genetiche, dare la priorità a quelle
malattie che, per la loro rarità, sono trascurate dai grandi investimenti, dare dei fondi
ad eccellenti progetti di ricerca
ed ai migliori ricercatori italiani, invitare gli Italiani a
partecipare alla lotta contro le malattie genetiche
e far sapere a chi aiuta
come vengono spesi i
soldi raccolti: questi gli
obiettivi di Telethon,
l’organizzazione non
profit che da anni si
preoccupa di ricerca
e di preven-
zione e che mira a creare un beneficio per
tutta la collettività. Telethon lavora perché
nascere con una malattia genetica non sia
più una condanna.
E’ importante il contributo di tutti per
questa importante sfida. Nel corso della
serata è arrivato anche un messaggio dal
Comitato Nazionale Telethon che ha saputo della nostra iniziativa: “Gentile Dirigente Scolastico, prof. Di Vincenzo, la
ringrazio di cuore per la sua sensibilità e
soprattutto un grazie speciale al corpo docenti e agli alunni che si sono impegnati
in questa importantissima iniziativa!
Siamo contenti di apprendere che la vostra
scuola abbia a cuore, come Telethon, la
diffusione della ricerca sulle malattie genetiche rare e la cultura del dono: è importante che le generazioni future crescano
con dei valori così profondi.
Vi faccio l’in bocca al lupo affinché
tutto vada come sperate e vi ringrazio ancora di cuore per quanto state facendo per
Telethon. Un caro saluto. Mariangela Cappiello Telethon”. Il grande impegno di
tutti e la disinvoltura dei sei presentatori,
che hanno portato a termine in modo brillante il loro compito, ci hanno premiato, infatti sono stati raccolti
oltre duemila euro che sono
stati consegnati ai responsabili regionali dell’Associazione. In definitiva il nostro
liceo è riuscito a mobilitare
la città di Casoria dando
un grosso contributo al
progresso, alla ricerca e
alla prevenzione.
Rosa Capone IV A
Scienze Sociali
Teatro
4
L’importanza del ricordo
L
o scorso 27 gennaio, presso il teatro Cilea di Napoli,
noi studenti del Liceo “Gandhi” abbiamo avuto la possibilità di assistere allo spettacolo del regista Giancarlo
Cosentino dal titolo “I sogni di Anna Frank”, con musiche di Bernard Kops, la rappresentazione era inserita
nelle iniziative legate alla Shoah (sterminio del popolo ebraico).
Il sipario si apre e sulla scena compare la famiglia Frank che, per
sfuggire alla furia di Hitler, si rifugia in una soffitta insieme ad
un’altra famiglia, anch’essa di origine ebraica.
I protagonisti della vicenda riescono a prendere gli oggetti
più importanti, le cose necessarie per la sopravvivenza, la piccola
Anna, impaurita e spaesata, porta con sé un diario che definirà,
successivamente, il suo “mondo”. Nel corso dello spettacolo Anna
scriverà tutte le sue emozioni, le sue paure, i suoi dolori e soprattutto i suoi sogni. La vita in soffitta continua, tante le discussioni
tra i membri delle due famiglie, angosciati di essere scoperti e uccisi dai nazisti. Ma niente e nessuno può spegnere l’armonia e la
voglia di vivere della piccola di casa Frank, che continua a scrivere
nel suo diario tutto ciò che accade riuscendo a vagare con la
mente in posti bellissimi.
Nella seconda parte Anna si innamora di Peter, figlio unico
dell’altra famiglia, con il quale sognerà di sposarsi e di condividere
i suoi ultimi giorni di vita. La rappresentazione si conclude con il
racconto del padre che narra di essere stato tradito e successivamente trasferito, insieme alla sua famiglia, nel campo di concentramento ad Aushwitz.
Egli, con tanta emozione e commozione, racconta che il 4 agosto del 1944 i Tedeschi si ritirarono, ma ormai la moglie, la figlia
maggiore e la piccola Anna erano già morte di tifo. Uno spettacolo di grandi sensazioni, ricco di pathos, infatti gli attori sono
riusciti a trasmettere i loro sentimenti alternando la gioia familiare
e il dolore di quei terribili momenti storici. Tanti complimenti alla
protagonista che è riuscita a immedesimarsi perfettamente nel
personaggio di Anna Frank, ma tutta la compagnia ha entusiasmato gli spettatori che, con tanta soddisfazione, hanno applaudito gli attori e il regista.
Emilia D’Agostino 3 C LSS
Una mattinata d’amore: Romeo e Giulietta
L
a scuola a teatro per assistere ai capolavori della letteratura non solo
italiana ma anche straniera. Alcune
classi del nostro Liceo, infatti, si
sono recate al teatro Bellini di Napoli per vedere la messa in scena
della tragedia “Romeo e Giulietta”
di William Shakespeare, massimo
esponente della cultura inglese.
L’opera racconta la storia d’amore
di Romeo e Giulietta, resa impossibile dalla rivalità che divide le loro
famiglie: i Montecchi e i Capuleti.
L’intensità del loro sentimento e
l’intraprendenza temeraria della
giovinezza non sono sufficienti,
neppure con la complicità di qualche adulto, a contrastare la tragica
sorte che incombe su di loro. Nei dialoghi
viene espressa tutta la dolcezza dell’amore giovanile, sospiroso, dolce, incorrotto e soprattutto passionale. .
L’intensità con cui sboccia il sentimento
tra i due adolescenti, la rapidità con cui
esplode sono elementi tipici dell’entusia-
smo, della spontaneità e dello slancio dei
primi amori, quelli giovanili, privi di falsi
pudori, immediati e sinceri. In questo
caso, però, l’amore non è destinato a con-
tinuare, ma a morire. “Romeo e Giulietta”
si pone, dunque, come dramma dell’amore represso e infelice, come dramma
della giovinezza, ma anche come
speranza e sogno di evasione dalla
realtà, la tragedia è un testo che
oltrepassa il tempo e lo spazio.
L’attualità di quest’opera, tra le più
rappresentate di tutti i tempi, è
data dal suo messaggio eterno incentrato sulla forza dell’amore.
Nell’adattamento del teatro Bellini, curato da Carmen Pomella, gli
avvenimenti assumono la velocità
e il ritmo tipici del linguaggio giovanile che si fonde con la poeticità
del testo attraverso le musiche
scelte tra quelle più amate dai giovani. Lo spettacolo è molto adatto ai giovani: vederlo è stata un’esperienza unica
ed emozionante.
Maria Teresa Abbate IV C LSS
Attualità
5
Proteste studentesche: pro e contro
I
l termine protesta indica una forma
di manifestazione o di sciopero nata
per portare avanti un proprio ideale.
Le proteste studentesche, che hanno
caratterizzato la prima parte dell’anno scolastiche, sono mirate soprattutto
contro il decreto Gelmini, che sta causando
enormi disagi nelle nostre scuole. Sui giornali, su Internet, nei blog o più semplicemente in televisione non si parla d’altro.
Questi scioperi vengono definiti molte volte
delle buffonate, pretesti per saltare un po’
di giorni di lezione. Così tutti noi studenti
veniamo definiti degli scansafatiche.
È opinione diffusa tra gli studenti che
questo decreto non serva, che rovini molto
la scuola. Perché in fondo è questo ciò che
si sta verificando. Sembra giusto chiudere
alcune facoltà universitarie perché frequentate da pochi allievi? Pare logico
avere classi con più di trenta studenti in
pochi mq di spazio? Così la lezione non si
svolge in modo ottimale. Coloro che sostengono che la riforma servirà a qualcosa,
ragionano in questo modo perché magari
non sono coinvolti in prima persona. Non
ci si rende conto che la scuola è un problema di tutti. Lo scorso 14 dicembre, a
Roma, 300.000 studenti sono scesi in
piazza per richiamare l’attenzione su questa spinosa questione.
Hanno sfilato, hanno protestato, hanno
pronunciato tanti slogan, hanno mostrato
numerose fotografie e caricature del Ministro della Pubblica Istruzione. Molte di
queste proteste sono, poi, sfociate in veri
e proprio scontri con le forze dell’ordine.
Oltre 100 le scuole in mobilitazione. Le
manifestazioni scolastiche sono impor-
tanti; infatti molte volte sono servite a dare
una svolta alla politica scolastica, come nel
caso del ’68. I problemi delle scuole italiane sono molteplici e a questi nessun mi-
nistro ancora ha dato delle soluzioni
definitive. Una di queste carenze riguarda
i contributi scolastici: la scuola, avendo
molte volte il conto in rosso, attinge ai portafogli dei genitori. In realtà, molte scuole,
a seguito dei tagli e del dimensionamento,
si trovano senza fondi ed hanno difficoltà
a tirare avanti. Quindi si ricorre ai contributi volontari. Questi ultimi vengono raccolti molto spesso non per finanziare le
attività che amplino l’offerta formativa, ma
per far quadrare i conti dell’amministrazione scolastica. Noi studenti chiediamo
alla Gelmini le risorse necessarie per poter
organizzare le attività scolastiche senza
dover ricorrere ad ulteriori “tasse”. Un
altro problema spinoso di molte scuole italiane è l’avere dei presidi reggenti. Quest’anno alcune scuole si sono ritrovate
senza dirigenti scolastici e la guida è stata
affidata ad un preside di un istituto vicino.
Ulteriore questione delicata è quella del-
l’anagrafe degli edifici scolastici.
Si tratta della raccolta di tutti i dati relativi alle condizioni delle scuole e servirebbe per organizzare interventi tesi a
rendere gli istituti più sicuri. Si attende la
realizzazione di quest’anagrafe dal 1996.
Lo scorso febbraio era stato confermato
che entro il 1 marzo tutte le scuole avrebbero aggiornato i dati relativi alle condizioni degli edifici, ma non si sa ancora
nulla in proposito. Nel decreto sono contemplate altre norme che potrebbero essere positive per la scuola. Tra queste
l’abolizione del baronato nelle scuole universitarie, oppure il tetto massimo a sei
anni di un rettorato, o ancora i tagli economici per sfruttare al meglio le risorse che
abbiamo. Ma questi tagli sono stati fatti ai
fondi per la ricerca. Non è stato ancora risolto il problema dei precari e vengono
concessi altri vantaggi alle scuole private
a danno di quelle pubbliche. Di problemi
ce ne sono e non pochi. Penso che le proteste contro la politica scolastica dell’attuale Governo, in una situazione ormai
carente, potrebbero portare qualche frutto
e qualche spiraglio di luce. Tali manifestazioni ci aiutano a pensare ognuno con la
propria testa, servono anche ad avvicinare
più scuole di vari indirizzi. Alle proteste
partecipano studenti che combattono per
i propri diritti. Non bisogna partire con il
presupposto che le proteste non servono,
che sono inutili. Così si perde la battaglia
prima ancora di cominciarla. Bisogna invece scendere in strada, farsi sentire e lottare per qualcosa che riguarda il nostro
presente e soprattutto il nostro futuro.
Paola Saccardi 2 C LS
Cultura
6
Faccia a faccia con Daniele Capuozzo
C
on grande soddisfazione possiamo dire che all’interno della
nostra scuola ci sono degli allievi che si distinguono non
soltanto per la loro preparazione e la loro bravura, ma anche per le
loro doti artistiche e poetiche. E’ il caso di
Daniele Capuozzo, 16 anni, frequentante
la 3A del Liceo Scientifico, che ha scritto
un libro di poesie intitolato “Un ragazzo
che non c’è”.
Come mai hai dato questo titolo
alla tua raccolta di poesie?
Perché non sono io in prima persona a
raccontare le mie poesie, ma un osservatore
esterno che oggettivizza il mio pensiero.
Quando è nata la passione per la
poesia?
Frequentavo la scuola media, precisamente la seconda, durante una lezione del
mio professore di religione Vincenzo
Somma. Da allora, anche se la sua lezione
non riguardava affatto la poesia, incominciai a scrivere poesie, così nacque la prima,
“Salvami”.
Ne parlasti con qualcuno?
No, per scaramanzia. Solo ad opera finita la feci leggere ad alcuni miei professori, che furono molto entusiasti di me e
mi incoraggiarono a continuare a scrivere.
Come mai il libro è stato pubblicato solo da qualche mese anche se
era pronto da tempo?
Quando proposi ai miei genitori di pubblicarlo non lo ritennero opportuno. Però
io, contro la loro volontà, contattai una
casa editrice, mandai le mie poesie e ci accordammo sul prezzo. Poi, purtroppo, la
casa editrice fallì, cambiò gestione e non
pubblicò più il libro.
A chi ti sei rivolto per farlo pubblicare?
Fortunatamente ho conosciuto una ragazza, che mi ha fornito i contattati per
una casa editrice di Parma, Rupe Mutevoli
Edizioni, e così Gioia Lomasti si è interessata al mio libro.
I tuoi genitori erano all’oscuro di
tutto ciò?
All’inizio sì, però quando ho detto che
le poesie erano piaciute e che la casa editrice puntava su di me, hanno deciso di appoggiarmi.
I tuoi professori hanno letto le
poesie?
Ad ogni professore ho regalato una
copia del mio libro, però non mi hanno
fatto sapere nulla. Mi sono rivolto al Distretto Scolastico, la prof.ssa Caso e il prof.
Palladino, che vorrei approfittare per ringraziare, mi hanno organizzato due presentazioni, una al Maschio Angioino e una
proprio al distretto, a Casoria, dove sono
intervenute parecchie persone e amici.
Hai intenzione di continuare a
scrivere poesie?
A dire il vero non ho mai smesso, infatti
sto finendo un nuovo libro diviso in due sezioni, una di sole poesie e l’altra di vari racconti in poesia intervallati da qualche riga
di prosa, però forse sarò costretto a dividerlo
in due parti, visto che la poesia in Italia non
gode di ottima fama ed un libro voluminoso
non potrebbe riscuotere successo.
Hai preso spunto da qualche
poeta in particolare?
No... infatti le mie poesie sono immagini della realtà e non seguono nessuna
metrica.
Però avrai sicuramente un poeta
preferito…
Sì, i miei poeti preferiti sono Pablo Neruda e Fabrizio de Andrè.
Allora ti auguro a nome di tutto
l’istituto Gandhi un grande “in bocca
al lupo” per i tuoi libri.
Grazie mille!
Luca Petrucci e Gianluca Pelella I B LC
Insieme per la poesia
L
a più recente iniziativa del 29° Distretto Scolastico è stata la presentazione della raccolta di poesie di
Daniele Capuozzo, uno studente del
nostro Liceo, dal titolo “Un ragazzo che non
c’è”, sono intervenuti il Presidente, il professore Francesco Palladino, e la professoressa
Vittoria Caso, i quali hanno proposto la lettura di alcune poesie selezionate. Erano presenti rappresentanti delle autorità civili,
politiche, religiose e militari del territorio,
molti docenti del nostro Liceo e di altre
scuole e, soprattutto, numerosi studenti. Lo
stesso Daniele ci ha spiegato la ragione del
titolo: le poesie sono state scritte come se
fossero state narrate da un osservatore
esterno. Il libro è diviso in cinque sezioni: la
prima “Humanae Litterae” è dedicata agli
affetti personali, poesie nelle quali appaiono
i volti della nonna, della sorella, della
mamma, si sentono i rumori di casa ed effettivamente lui riesce a evocare emozioni
che tutti noi abbiamo provato nella nostra
infanzia e che sono rimaste inespresse, sepolte tra i nostri vecchi ricordi; nella seconda
“Città e Umanità” sono raccolte poesie che
più che comunicare emozioni offrono spunti
di riflessione sulle nostre città, sui loro mali
odierni, sul loro antico passato, di cui restano
tracce che dovremmo riscoprire perché ci
aiuterebbero a renderle nuovamente umane;
la terza è intitolata semplicemente “Me” ed
è dedicata all’essere, cioè al significato dell’esistenza umana, per la quale sono e sa-
ranno sempre importanti i sentimenti, la ricerca della felicità, i valori condivisi con gli
altri; per quanto riguarda la quarta sezione
penso basti dire il titolo, “L’amore”, il motore del modo; ed infine la quinta sezione, in
cui sono raccolte poesie “del momento”,
cioè nate da esperienze quotidiane, chiamata appunto “Poesie Varie”.
Lo stesso Capuozzo ha commentato il
suo lavoro, ricevendo poi i complimenti di
molte persone presenti; ciò che penso sia più
importante sottolineare, è che Daniele ha il
merito di aver espresso e comunicato, attraverso questo scritto, le sue emozioni riuscendo laddove molti adolescenti non
riescono, infatti molti di noi provano le stesse
emozioni, ma restano inespresse o per lo più
sono affidate a poche parole gettate sulla
carta e serbate in un cassetto che non sarà
mai aperto. Infatti credo che la presenza del
gran numero di studenti all’evento significhi
che molti tra noi giovani hanno la stessa sensibilità di Daniele e capiscono l’importanza
di riflettere sui sentimenti e sulle emozioni
in un’epoca come la nostra, dove troppo
spesso si preferisce la freddezza di uno
schermo al calore della vicinanza di un
amico. Spero quindi che ci siano molti altri
che, come Daniele, avranno voglia di mettersi
in gioco e di rendere il pubblico partecipe
delle proprie riflessioni e concludo con l’augurio di ritrovarci presto per un’altra occasione come questa!
Ilaria Maria Alborino V A LC
Riflessioni
Una storia
infinita
C
i troviamo nel mese di marzo e
stiamo ancora a parlare di aule, consegne, collaudi e contatori. E’ una
vergogna! Mai vista una totale
mancanza di sensibilità da parte
delle Istituzioni nei confronti del nostro Liceo.
Ma procediamo con ordine. Il nostro Dirigente
Scolastico dal mese di settembre sta continuamente in contatto con il Presidente della Provincia di Napoli, dott. Luigi Cesaro, con
l’assessore della Pubblica Istruzione della Provincia, con il dirigente dell’Edilizia Scolastica
Provinciale, con il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale e con tutte le Istituzioni locali
per tentare di risolvere la spinosa questione
della consegna delle nuove aule del plesso di
via Aldo Moro. Aule che dovevano essere consegnate entro settembre 2010 al fine di soddisfare le esigenze della platea scolastica e per
liberare altre sette aule, già in uso, nello stesso
plesso, ubicate nell’ala da ristrutturare. Per tale
ragione, gli organi collegiali della scuola decisero, nel mese di novembre, di attivare un orario
compatto con una rotazione straordinaria al fine
di soddisfare le esigenze, definite dai competenti ingegneri della Provincia, Gaudino e
Brandi, provvisoria e limitata a dicembre 2010.
Purtroppo l’attesa è stata vana!!!
Ad oggi, nonostante vari interessamenti personali, pur risolvendo tutti i problemi tecnici
avanzati dagli stessi ingegneri, rimangono insoluti quelli che la Provincia, nei suoi responsabili,
deve provvedere a risolvere lei in prima persona,
vedi la compilazione della richiesta di attivazione Enel Energia su modulo precodificato, le
certificazioni riguardo l’ex 46/90 ed il collaudo
dei Vigili del Fuoco per la sala termica. Tante
promesse, tanti impegni presi, tante rassicurazioni, tutte finite nel dimenticatoio. La mancata
consegna delle aule da parte della Provincia ha
causato a noi scuola numerosi disagi e molte
problematiche dovute alla compattazione e alla
rotazione di alcune classi, il Collegio dei Docenti, ad esempio, dovrà presentare un piano di
recupero delle ore non effettuate per la rotazione e non è escluso che si debba ricorrere al
doppio turno.
Ci auguriamo che gli organi competenti facciano al più presto il loro dovere senza tergiversare e inventare scuse inutili per permettere ai
docenti, agli alunni e a tutto il personale di continuare a svolgere il proprio lavoro con entusiasmo, serenità, serietà e competenza come
stanno facendo, d’altra parte, da sempre contrariamente a quanto ignobilmente asserisce il
Presidente del Consiglio Berlusconi.
7
Un viaggio attraverso
il rock dei Beatles
I
l 25 gennaio alcune classi del
nostro Liceo si sono recate al
teatro “Delle Palme”, dove
hanno assistito ad un musical
dedicato ai Beatles, gruppo musicale britannico, originario di Liverpool, attivo dal 1960 al 1970, che ha
rivoluzionato la storia della musica e
che è riuscito a diventare una delle
band più conosciute e influenti del panorama rock mondiale. Gli attori hanno
recitato in lingua inglese, hanno saputo ripercorrere in modo fedele quella
che è stata la carriera musicale dei
“baronetti del Rock”. Il musical parte
dal momento in cui John Lennon viene
ucciso da un suo fan, con un flashback
si ritorna al racconto dell’infanzia di
John che durante la rappresentazione
pronuncia le parole “I lost my mother
twice. Once as a child of five and then
again at seventeen; it made me very
very bitter inside. I had just begun to
re-estabilish a relationship with her
when she was killed”, citazione tratta
da un’intervista al leader del gruppo.
Infatti il sipario si alza su Mark Chapman, il fanatico che uccise Lennon nel
1980, mentre impugna l’arma con cui
spara all’ex Beatle, il quale, in quell’ultimo istante di esistenza, ripercorre
magicamente la sua storia personale e
musicale. John Lennon adulto introduce personaggi e situazioni, dalla
madre Julia alla zia Mimi, dai compagni Beatles alle donne della sua vita,
Cynthia prima e Yoko Ono poi. Il musical si sofferma anche sull’incontro tra
John e Paul Mc Cartney, i quali formeranno The Beatles insieme a Ringo
Starr e George Harrison con l’aiuto dell’agente Brian Epstein. Si assiste, inoltre, alla rapida ascesa al successo della
band, che, come sosterranno gli stessi
componenti della band, li ha portati ad
essere più popolari di Dio, citazione
che suscitò grandi scandali in gran
parte dell’opinione pubblica. Grande
merito va anche ai costumisti, i quali
hanno saputo interpretare alla perfezione la moda della band di quegli
anni, che ha dettato legge, famoso ad
esempio il completo giacca e cravatta
dei primi anni o lo stile “hippie”, che i
Beatles hanno abbracciato nell’ultimo
periodo di attività. Infine, altro aspetto
degno di nota è stato quello della
scelta e dell’interpretazione dei brani,
tra cui troviamo: “I want to hold my
hand”, “Obla di obla da”, “She loves
you”, “Imagine”, “Here comes the
sun”, e molti altri capolavori tra cui alcuni accenni alle famosissime “Yesterday” e “Let it be”. É stato uno
spettacolo che ci ha fatto innamorare
ancor di più dei Beatles e della loro
musica, che come si sottolineava
spesso durante lo spettacolo, era ispirata da fatti di vita reale o da emozioni
provate dai musicisti del complesso.
Molto brava la compagnia composta
da otto giovani attori-cantantiballerini, versatili protagonisti anche di
colorati numeri coreografici, diretti
bene dal regista Daryl Branch.
Ilaria Canale, Emanuele Felli,
Antonio Fiore, Marika Gargano,
Kevin Generoso, Francesca Giordano,
Valerio Perone III E LS
Esperienze
8
Lo sviluppo ecosostenibile
N
umerose sono state le iniziative
extracurriculari che quest’anno il
nostro Istituto ha proposto, tra
queste ricordiamo i diversi PON
pomeridiani tenutisi con il supporto di esperti e di insegnanti interni.
Questi percorsi di approfondimento hanno
riscosso un notevole successo tra gli stu-
denti che vi hanno attivamente preso
parte, scegliendo tra essi le proposte più
congeniali ai propri interessi. Il PON a cui
noi abbiamo partecipato si è svolto nell’arco di dieci incontri e ha posto l’accento
su tematiche riguardanti lo “Sviluppo Ecosostenibile”. Quest’ultimo rappresenta una
forma di sviluppo economico, sociale ed
ambientale, che non compromettendo la
possibilità delle generazioni future di perdurare nello sviluppo stesso, preserva la
qualità e la quantità del patrimonio e delle
riserve ambientali, ahinoi esauribili! Nel
corso delle varie lezioni gli argomenti ci
sono stati presentati con chiarezza dalla
nostra esperta Carla Amato, assieme alla
quale, usufruendo della sala multimediale
e del video proiettore, abbiamo affrontato
alcune questioni più che mai attuali: scarsità delle risorse naturali, il concetto di riserva, le fonti di energia, il problema del
nucleare, l’OGM e la moda ecologica. La
specialista ci ha inoltre illustrato i pro e i
contro di ciascun problema facendo leva
sull’idea dell’”impronta ecologica” di cui
siamo responsabili. L’ecosostenibilità è
l’attività umana che regola la propria pratica secondo assunti ecologisti nel quadro
dello sviluppo sostenibile. Il rinnovamento
delle risorse è al centro del discorso ecosostenibile, ed è visto come capacità intrin-
seca del mondo di trasformarsi in maniera
ciclica, capacità che va difesa per non modificare i delicati equilibri terrestri. È ecosostenibile ciò che porta ad agire l’uomo
in modo che il consumo di risorse sia tale
che la generazione successiva riceva la
stessa quantità di risorse che noi abbiamo
ricevuto dalla generazione precedente. La
sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente fa si che l’ecosostenibilità faccia la
sua comparsa anche nella moda favorendo
basso impatto ambientale sia nella coltivazione dei materiali sia nella produzione
e commercializzazione dei capi. Nelle ultime due lezioni del corso, poi, suddivisi in
gruppi, abbiamo lavorato per la realizzazione di piccoli progetti riguardanti i differenti argomenti trattati. Indubbio è
elogiare la tutor, la professoressa Consiglia
Russo, la quale ha contribuito a rendere
eccezionale quest’ esperienza che ha visto
una perfetta fusione dei tre diversi indirizzi
dell’Istituto: Liceo Scientifico, Classico e
Scienze Umane. Insieme, come una vera e
P
9
Studiare divertendosi? oggi si può!
La legge di gravitazione universale:
F=GM1M2/R². Chi di voi ha capito questa legge? Lo studio talvolta diventa noioso,
ma come sarebbe studiare divertendosi abbandonando i rigidi schemi proposti dal sistema scolastico?! Oggi questo è possibile
propria società, abbiamo discusso su svariati temi arricchendo la nostra crescita culturale. I progetti e i lavori di gruppo
realizzati, inoltre, ci hanno permesso di
guidare noi stessi ed essere altresì da
guida per le future generazioni e così
orientare un raggio di luce sul mondo che
ha, troppo spesso, ombre ed oscurità proprie dovute all’inciviltà e all’inconsapevolezza della mente umana.
Serena Onero, Margherita Esposito, Anna
Cerbone e Anna Serena Ruocco - IIIB LC
Le Biotecnologie per la scuola
rosegue
con
successo il progetto “Le Biotecnologie per
la Scuola”, un’attività di
formazione per docenti e
di orientamento per studenti, che si svolge da tre
anni presso la Facoltà di
Biotecnologia dell’Università di Monte Sant’Angelo a Napoli, con
un protocollo di intesa
tra Università, Ministero e Regione Campania. In cosa consiste? Gli insegnanti di
scienze seguono i corsi di formazione e
successivamente alcuni alunni possono
frequentare uno stage di tre giorni presso
i laboratori scientifici della Facoltà.
Quest’anno le professoresse Consiglia Russo e Maria Denatalle hanno seguito i moduli di formazione ed hanno
potuto iscrivere agli stage due alunni Ferone Vincenzo della 5A ed Esposito
Marco della 5C del Liceo Scientifico. I due
alunni in questione si sono recati nel la-
Esperienze
boratorio della Facoltà di Agraria ed
hanno eseguito dei
lavori con il prof.
Testa sulla manipolazione del DNA in alcune piante per
trovare delle cure ad
alcune malattie. Il
tutto si è concluso
con un incontro nel
centro congressi Federico II di Monte
Sant’Angelo. Dopo il saluto di apertura
del Rettore e del Preside di Facoltà, gli
attori di questa iniziativa hanno espresso
i loro giudizi sull’esperienza ringraziando
i professori artefici di tale evento. Successivamente gli alunni hanno testimoniato il loro ruolo di protagonisti
esprimendo gratitudine e ringraziamento
per la disponibilità dei professori universitari che ha permesso loro di vivere una
realtà che potrebbe influire sulla scelta
futura del corso di studi. La cerimonia si
è conclusa con il ritiro degli attestati.
grazie a strutture, come la Città della
Scienza, che rappresentano per noi ragazzi
una valida alternativa alla lezione frontale
tradizionale. La Città della Scienza, patrimonio scientifico e culturale di
Napoli, è il primo museo
scientifico interattivo realizzato in Italia, uno strumento
educativo di diffusione della
cultura scientifica e tecnologica con l’obiettivo di stimolare nel visitatore la voglia di
capire i fenomeni scientifici
attraverso una metodologia
innovativa. Lo scorso 18 gennaio alcune
classi del nostro Istituto hanno assistito ad
un progetto sulle nanotecnologie. Questo
termine fu coniato nel 1976 da Eric Drexler
ed indica un insieme di discipline che par-
Q
uest’anno la nostra scuola
ha avviato tante attività
sportive pomeridiane oltre
ai consueti campionati studenteschi. E’ partito il corso di pallavolo, che si svolge nella sede di Casavatore,
a via San Pietro, nei giorni di martedì, mercoledì e giovedì, dalle ore 15.30 alle ore 18.00,
organizzato dai docenti di Educazione Fisica,
i professori Giuseppe Cafaro e Mario Graniello coadiuvati dagli alunni Mauro Russo
per il gruppo maschile ed Alessandro Moccanò per quello femminile. Tra i corsi sportivi
quello di pallavolo ha il più alto tasso di partecipazione, infatti ad ogni allenamento sono
presenti oltre cinquanta alunni tra ragazzi e
ragazze. Tale attività è finalizzata soprattutto
a raggiungere due obiettivi: educare i ragazzi
alla sportività e insegnare loro le mosse fondamentali di questo sport. Quest’anno, grazie
alla disponibilità dei docenti e del dirigente
scolastico si è organizzata una rappresentanza maschile ed una femminile del nostro
liceo con le quali stiamo partecipando ad un
tendo dalla manipolazione di atomi e molecole permette di ingegnerizzare sistemi diversi; è un ramo della scienza applicata e
della tecnologia che si occupa del controllo
della materia su scala dimensionale inferiore
al micrometro e della progettazione e realizzazione di dispositivi in tale scala. La parola
nanotecnologie suscita nella mente umana
molte perplessità, alcuni pensano che esse
siano pericolose, altri che esse siano eccessivamente costose e ancora altri, invece, che
esse siano perfettamente inutili. Negli ultimi
anni le nanotecnologie hanno fatto passi da
gigante.
Ma quali sono le loro applicazioni? Ce
ne sono decine! Gli occhiali, ad esempio,
sono coperti da coating antiriflesso che
hanno spessore di un centinaio di nanometri;
ogni singolo apparecchio tecnologico di ultima generazione che è presente in questo
momento nelle vostre tasche o nelle vostre
case possiede circuiti integrati centrali con
milioni e milioni di transistor
per centimetro quadro; o addirittura le nuove creme cosmetiche hanno nano particelle per
il trattamento della pelle che
sono di poche decine di nanometri. Questa è la strada da seguire per le risorse energetiche
future, infatti, come sappiamo,
petrolio gas naturali e altri
combustibili fossili sono destinanti a finire
entro 60 anni. La strada dello sviluppo delle
nanotecnologie, soprattutto, con l’avvento di
pannelli solari in grado di immagazzinare il
100% dell’energia solare, fornirà alla terra
elettricità senza bisogno di fonti non rinnovabili, purtroppo questa è una strada lunga
e ardua in quanto siamo ben lontani dal riuscire a ottenere questo obbiettivo; infatti
l’energia solare immagazzinata nei pannelli
è di circa l’11%. La visita guidata, oltre a
presentarci questo progetto, ci ha mostrato
esperimenti grafici in laboratorio e su altre
apparecchiature molto interessanti. Uno che
ci ha colpito in particolar modo è stato
quello sull’energia elettrostatica, in realtà più
che noi ha colpito soprattutto la ragazza che
si è offerta da cavia in quanto si è ritrovata
con i capelli completamente elettrizzati. Un
altro esempio che ci ha colpito è stato quello
del ferro sabbioso e del ferro liquido: il ferro
sabbioso messo a contatto con la calamita
assumeva anch’esso caratteristiche magnetiche, mentre il ferro liquido, messo a contatto con una calamita, diventava
rigorosamente spigoloso, quasi formato da
una moltitudine di aghi. Bhè studiare divertendosi è sicuramente un stimolo maggiore
per noi allievi, ci vorrebbero più uscite didattiche di questo tenore!!!! Martina Trebbi e Lorenza Liguori – III A LS
trato prevalentemente su esercizi aerobici e, soprattutto, su un lavoro tecnico,
che rende gli stessi movimenti delle ragazze più coordinati. Infine vogliamo
comunicarvi che ogni mercoledì, dalle
ore 15.30 alle ore 18.30, si svolge il corso di
introduzione alla danza moderna, divertente
ma altrettanto efficace per la salute e la bellezza del corpo. La partecipazione è un pretesto non solo per socializzare con gli altri,
ma anche per divertirsi insieme e scoprire
nuovi movimenti personali. Sia la palestra che
le attrezzature musicali sono a disposizione
nel plesso di via Torrente. Bisogna procurarsi
un certificato attestante l’idoneità psicofisica
per poter frequentare le lezioni, che sono basate su esercizi educativi della tecnica della
danza di coppia e individuale sia predefiniti
che improvvisati. Ricordatevi che la danza è
liberazione dell’anima e della mente e permette di stimolare il benessere fisico e psicologico. Le istruttrici del corso sono Benedetta
Piciccio, Sara De Luca e Nunzia Di Mauro.
I responsabili delle attività sportive
Lo sport a scuola
torneo insieme a tante altre scuole del territorio provinciale e al di là dei risultati ci
stiamo divertendo ed entusiasmando molto.
Visto il successo che sta riscuotendo il corso,
si sta cercando di organizzare anche un torneo interno tra le classi. Che vinca il migliore!!! Accanto alla pallavolo, il 2011 ci ha
portato anche un corso di avviamento di difesa personale. Proposto dal prof. Cafaro, il
corso è tenuto ogni giovedì, dalle ore 15.30
alle ore 17.00, nella sede di via Torrente dagli
alunni Luca Pinto e Carlo Venuso, entrambi
della III D del Liceo Scientifico. Aperto esclusivamente alle ragazze, quest’attività extrascolastica si pone l’obiettivo di preparare le
alunne a reagire ad eventuali episodi di aggressione con lo studio di tecniche finalizzate
a colpire i punti di pressione e con un mirato
esercizio fisico. Infatti, l’allenamento è cen-
Ricorrenze
10
Ricorrenze
11
Una Giornata per ricordare
I
nteressante e formativa la giornata
culturale romana organizzata dal
Centro di Promozione “Insieme”. La
prima tappa è stata la mostra allestita
all’interno del Quirinale, intitolata “A
noi fu dato in sorte questo tempo 19381947”, a cura di Alessandra Chiappano ed
allestita con l’ausilio delle moderne tecnologie multimediali. Attraverso documenti e
lettere, la mostra illustra la storia di un
gruppo di giovani piemontesi, tra cui anche
Primo Levi, Luciana Nissim, Silvio Ortona,
Franco Sacerdoti, con la passione per la
montagna. Partendo dalle parole di Silvio
Ortona, si ripercorrono le vicende di questi
amici, che dopo la promulgazione delle
leggi razziali del 1938, cominciano a frequentarsi di nascosto. Ma con l’avvento del
1943 il gruppo è destinato a disgregarsi: alcuni scelgono la Resistenza sulle montagne,
per altri invece inizia la deportazione, prima
a Fossoli e successivamente ad Auschwitz. La
montagna, la giovinezza,
la negazione della libertà,
la memoria sono le scansioni attorno alle quali si
sviluppa il percorso e l’allestimento scenografico
della mostra. L’itinerario
multimediale si è concluso con il racconto di coloro che sono tornati a testimoniare per dare voce a quanti
sono stati ingoiati dal buco nero della
morte. Per questo gruppo di ragazzi le leggi
razziali furono un fulmine a ciel sereno. Infatti nel 1938, il popolo italiano non conosceva né quanto stava accadendo in
Germania né altrove, e nemmeno considerava gli ebrei come una razza inferiore,
tanto più che anche Mussolini aveva
un’amante ebrea, Margherita Sarfatti, autrice di una sua famosa biografia e molti gerarchi fascisti erano ebrei. Possiamo dunque
soltanto immaginare l’angoscia di un bambino che da un momento all’altro diviene
improvvisamente il nemico pubblico n°1,
che non può giocare con i suoi coetanei e
viene estraniato dal resto del mondo, ghettizzato in una scuola con altri bambini come
lui. Molti di questi bambini erano figli di famiglie non osservanti e quindi non avevano
alcuna coscienza ebraica, non capivano
come mai non potevano marciare con i loro
coetanei, come mai non potevano essere
dei “Balilla” come tutti gli altri bambini. Cominciano ad essere pubblicati una serie di
articoli che attribuivano agli ebrei le più sva-
riate colpe. Prima l’allontanamento dagli uffici pubblici, poi il divieto di accogliere bambini ebrei nelle scuole e la conseguente
formazione di una scuola ebraica, talvolta
addirittura migliore di quella pubblica poiché composta da docenti cacciati dai loro
impieghi statali e dunque liberi dalle imposizioni del regime fascista, erano chiari segni
di quello che stava per accadere. Mentre in
Italia gli ebrei, sebbene dovessero dichiararsi all’anagrafe, avevano ancora la cittadinanza italiana, in Germania intanto era
stata emanata la legge razziale che avrebbe
poi scatenato la repulsione violenta contro
il popolo ebraico: agli ebrei non veniva riconosciuta la cittadinanza tedesca, il che significava non avere possibilità alcuna di
lavoro. In Italia, la situazione di certo più critica era quella vissuta nella città di Torino,
che si sentiva in un certo senso tradita dal
suo re, Vittorio Emanuele III.
Dopo la visita guidata alla mostra abbiamo camminato per
Roma, passando nei
pressi di via Rasella, la
strada in cui avvenne
l’attacco partigiano contro i nazisti che scatenò
come rappresaglia l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Quindi, ci siamo recati al sacrario
risalente al secondo Dopoguerra in via Ardeatina, meglio conosciuto come Complesso delle Fosse Ardeatine. La nostra
guida, Amedeo, figlio di una delle vittime
della strage, ci ha raccontato anche il dolore
che si prova a vivere senza un genitore. Ad
un bambino di quattro mesi cosa può mai
importare che il padre sia morto per una
giusta causa?
Varcare la bellissima e particolare cancellata bronzea delle Fosse, è stata un’esperienza unica; un silenzio, una pace che
ricorda tanto quella che segue una tempesta, come se quelle voci, dinanzi alla brutalità umana, fossero rimaste attonite, zittite
all’unisono e spazzate via da quell’uomo
con la svastica sul petto ed il doppio grado
sull’uniforme, il Tenente Colonnello Herbert
Kappler. Prima di avviarci verso la conclusione della narrazione di questa esperienza,
che spero porterà molti di voi alla riflessione
ed alla nascita di una propria coscienza, ritengo sia utile soffermarsi un attimo ad inquadrare il contesto in cui è avvenuta
questa strage, la Seconda Guerra Mondiale.
Nel luglio del 1943, dopo lo sbarco degli Al-
leati in Sicilia, Mussolini viene convocato dal
Re d’Italia Vittorio Emanuele, il quale lo arresta e lo condanna alla prigionia sul Gran
Sasso. Ma la data che segnerà la svolta definitiva della condizione italiana in guerra è
l’8 settembre 1943. Il maresciallo dell’esercito Italiano Badoglio firma l’Armistizio con
il generale Eisenhower. Da quel momento
la situazione si capovolge: gli Americani diventano alleati ed i tedeschi forze occupanti. Il 12 settembre 1943, il maresciallo
Albert Kesserling dichiara l’Italia territorio
occupato. Intanto Mussolini, liberato dagli
uomini di Hitler, dopo aver preso accordi
con lui a Monaco, fonda nel Nord Italia la
sua Repubblica, con capitale a Salò.
A Rom il controllo delle SS veniva affidato al Tenente Colonnello Herbert Kappler,
giovane ambizioso. Ricevuto il controllo dell’Urbe, Kappler trasforma il primo piano di
un palazzo al centro di Roma nel suo quartier generale, trasformando invece i piani
superiori in prigioni. In quei giorni il tempo
viene scandito dal suono dei fucili tedeschi,
dalle grida di tortura della povera gente
provenienti dai piani alti del palazzo ormai
sotto dominio nazista e dai canti della Compagnia del III Battaglione Bozen, richiamati
da Kappler per dare la caccia ai membri
della Resistenza delle principali organizzazioni clandestine: i partigiani del GAP
(Gruppo di Azione Patriottica) da una parte
ed i troskisti di Bandiera Rossa dall’altra. Il
Battaglione Bozen dava la caccia ai ribelli
ed era composto da italiani altoatesini volontari nell’esercito nazista; gli stessi traditori che favorirono, insieme con i cosiddetti
Repubblichini, i seguaci di Mussolini e della
sua Repubblica, l’occupazione nazista in Italia. Furono proprio loro l’obiettivo dell’attacco dei partigiani del GAP, che non a caso
scelsero come data il 23 marzo, anniversario
della fondazione dei Fasci di Combattimento. Si scelse come luogo della rappresaglia via Rasella, nei pressi della Fontana
di Trevi. I partigiani del GAP preparano allora in un carrettino una bomba con diciotto
chili di esplosivo misto a spezzoni di ferro.
Al passaggio del Reggimento, un giovane
studente di medicina, Rosario Bentivegna,
da fuoco alle polveri con una miccia e si allontana. L’esplosione fu mostruosa, tanto
che tutti i vetri dei palazzi vicini andarono
in frantumi, e causò la morte istantanea di
27 nazisti, mentre altri moriranno in seguito
alla scaramuccia dei partigiani, finché il numero dei caduti tra le fila naziste si fermerà
a 32. Purtroppo l’esplosione causò anche la
morte di 2 civili. Immediatamente sul posto
accorse il generale Kurt Malzer, il quale informò Berlino e, dopo aver vagheggiato
apocalittiche proporzioni di 50 italiani per
ogni tedesco morto, Adolf Hitler in persona
decretò la morte di 10 italiani per ogni tedesco morto. L’ordine venne eseguito dal Tenente Colonnello Kappler, che nel giro di 23
ore, riuscì a rastrellare 320 persone. Ma
nella notte tra il 23 ed il 24 marzo muore
un altro tedesco, così Kappler cattura altre
10 persone. Il 24 mattino Kappler sceglie
come luogo di esecuzione un complesso di
cave di pozzolana sito in via Ardeatina. A
gruppi di cinque, i prigionieri vengono accompagnati da un tedesco all’interno della
grotta ed assassinati. La mattanza continua,
ma pian piano l’ingresso comincia ad essere
ostruito dai cadaveri. In un primo momento,
Kappler da ordine di spostarli ma poi, rendendosi conto del tempo che si perde, costringe gli altri prigionieri a salire sui cumuli
di cadaveri. L’eccidio continua per tutta la
giornata. Dopo aver contato la 330esima
persona, Kappler si rese conto di aver catturato 5 persone in più e, deciso a non lasciare testimoni, uccise anche loro. Infine il
Colonnello diede ordine di far saltare gli ingressi della cava, così da occultare la strage.
Soltanto mesi dopo, attraverso giornali clandestini e manifesti affissi per le strade di
notte, Roma seppe quanto accaduto. Al termine della guerra il Tenente Colonnello
Kappler venne processato nel 1947 e condannato all’ergastolo. Detenuto nel carcere
di Gaeta, per motivi di salute Kappler viene
trasferito all’ospedale del Celio, dove la
notte del 15 agosto del 1977, aiutato dalla
moglie, riuscì a fuggire chiuso in una valigia
ed a rifugiarsi in Germania. Il primo sopraluogo alle Fosse Ardeatine risale al 1 luglio
1945, subito dopo iniziò il lavoro dell’èquipe del prof. Attilio Ascarelli per restituire alle vittime di quella strage un nome,
una memoria, una famiglia. I cadaveri vennero identificati con ogni mezzo possibile:
un calzino, una giacca, un orologio, un ciondolo, un cappello.
Conclusa l’opera di riconoscimento, il
Comune di Roma commissionò la costruzione di un Mausoleo nelle cave di pozzolana di via Ardeatina, dove ancora oggi
riposano i corpi delle persone sterminate da
Kappler. Concludendo, c’è una sola verità
nella guerra: la morte. Perché quando ti ritrovi dinanzi all’immane distesa di bare all’interno del Sacrario dedicato alle vittime
del 24 marzo 1944, ti accorgi di quanto effimera sia l’esistenza dell’essere umano, di
quanto Omero, anni ed anni prima, aveva
ragione ad associare la precarietà della vita
umana a quella delle foglie di un albero, di
quanto in una guerra non ci siano né vincitori né vinti, soltanto famiglie che piangeranno i loro cari. 24/03/1944. Una data che
ricorderò per sempre, insieme a coloro che
l’hanno fatta diventare storica.
Vincenzo Amato I B LC
Iniziative
12
S
tutti coloro che la cercano possono esserne
partecipi”. Il Presidente ha voluto elogiare
ed incoraggiare tutti gli alunni presenti sottolineando che, da grandi talenti, essi sono
destinati a formare la classe dirigente della
società futura. La serata ha visto alternarsi
spettacoli messi in scena dagli studenti e
varie premiazioni.
La prima esibizione è stata ad opera dei
bambini del 5° Circolo Didattico di Casoria,
la scuola primaria “Mauro Mitilini”, che
hanno offerto uno spettacolo volto a promuovere la pace e l’unità tra le nazioni del
mondo. I piccoli scolari sono stati premiati
dal Sindaco di Casoria, Stefano Ferrara, che
ha sottolineato come un territorio ed una
città migliori possano favorire la formazione
culturale dei giovani del luogo, ed ha poi ricevuto una targa di riconoscimento. La seconda esibizione ha visto protagonisti gli
alunni del Liceo Classico “Velotti”, che
hanno danzato sulle note della canzone
“Hush Hush” delle Pussycat Dolls. I ragazzi
sono stati premiati, questa volta, dal Consigliere Regionale Angelo Marino che ha
conferito dei premi anche alla Protezione
Civile, alla Brigata paracadutisti “Folgore”
e all’Associazione di volontariato “Le
Aquile”. Successivamente è intervenuta la
presidente dell’Unicef Campania, Margherita Dini Ciacci, che ha promosso il diritto
all’uguaglianza dei bambini, a favore del
quale la sua associazione sta lottando da
molto tempo con determinazione.
Quindi lo spettacolo è continuato con
gli alunni del 1° Circolo di Arzano, il “Don
Lorenzo Milani”, entrati in scena con una
simpatica coreografia de “Le tagliatelle di
Nonna Pina” e premiati dall’Assessore alla
Pubblica Istruzione di Casavatore. L’ultimo
show è stato preparato dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo Statale “Nicola Romeo”
di Casavatore, impegnati in una rappresentazione del musical “Grease”. Il prof. Palladino ha riunito i sindaci di Casoria,
Casavatore e Arzano ed il vice-sindaco di
Afragola che, assieme alle altre autorità presenti, hanno partecipato all’emozionante
momento in cui tutte le persone presenti nel
Palazzetto, sfoggiando grande amore patriottico, hanno intonato l’Inno Nazionale.
La serata si è conclusa con l’evento principale attorno al quale tutta la manifestazione si è sviluppata: la premiazione degli
alunni che hanno conseguito il diploma elementare con una valutazione di 9 o 10, il
diploma della scuola secondaria inferiore
con valutazione di 9 o 10, il diploma della
scuola secondaria superiore con una valutazione da 90 a 100. I primi ragazzi ad es-
A come Amicizia
L
’amicizia è un tema che mi sta
molto a cuore. Se andiamo a cercare il significato nel vocabolario
troviamo “legame sentimentale e
quasi fraterno fra due persone che abbiano affinità di idee e
scambievole stima”. L’amicizia, però, non è solo questo,
è un elemento fondamentale della vita di un adolescente. A differenza degli
adulti, noi ragazzi abbiamo
un insaziabile bisogno di
avere un amico/a a cui poter
chiedere un consiglio, confidare i propri segreti, con cui sfogarsi e divertirsi. La vera amicizia è una delle cose
più rare che ti possano capitare, quando
sai di avere un amico accanto ti senti
bene, felice, protetto, amato, un vero
amico è la migliore medicina contro le ferite della vita. Con un amico vero puoi
davvero essere te stesso senza essere giudicato, il vero amico è quello che spesso e
volentieri per te si sacrifica, si prende la
13
I giovani: un patrimonio prezioso!
Un premio ai meritevoli
abato 4 dicembre 2010 si è tenuta, al Palasport di Casoria, la
17ª Manifestazione di premiazione degli alunni meritevoli appartenenti al 29° Distretto
Scolastico (Arzano-Casavatore-Casoria). La
cerimonia è stata organizzata e condotta
dal prof. Franco Palladino (con la collaborazione dalla prof.ssa Vittoria Caso e degli
altri membri del Distretto), il quale ha voluto
esordire citando il poeta Khalil Gibran ed
una sua celebre massima: “La conoscenza
è una luce che rende più intensa la vita, e
Attualità
E
sere premiati sono stati coloro che hanno
anche conseguito la Lode, i quali hanno ricevuto – oltre alla pergamena e alla medaglia che tutti gli studenti hanno ritirato –
una targa personalizzata. Tutti gli alunni
hanno visto i propri sforzi essere ripagati
simbolicamente, sebbene la vera ricompensa sia la cultura in loro infusa, oggi inculcata grazie allo studio e domani messa
a servizio di tutti, nell’obiettivo di migliorare
ciò che ci è intorno. Volendo riprendere lo
slogan della manifestazione, “la conoscenza
è una luce che rende più intensa la vita, e
tutti coloro che la cercano possono esserne
partecipi”, perché, allora, non cogliere quest’opportunità?
Roberto Rocco IV B LC
colpa di ciò che non ha fatto, è l’unico che
ha il coraggio di fermarti e di aiutarti a riflettere su un errore che stai per compiere.
Il vero amico è colui che ti rincuora sempre
e ti incoraggia in ogni circostanza, è colui
che ti dice cose sentite e spontanee, è
colui che accetta sia i tuoi pregi che i tuoi
difetti. Quando sei arrabbiato e nervoso, il
vero amico sa sempre
come condurti sulla
strada del sorriso, naturalmente anche tra i veri
amici non sono sempre
tutte rose e fiori, ben
vengano i litigi e i momenti critici che servono
a rafforzare i rapporti. Il
vero amico è colui che
non ti abbandonerà mai, ho la fortuna di
avere un amico con il quale, come afferma
il vocabolario, ho affinità di idee e scambievole stima e perciò posso confermare
l’antico detto: “Chi trova un amico trova
un tesoro”, perché tutti i soldi del mondo
non potranno mai darti la felicità che ti
può donare un amico…per questo spero
di non perderlo mai!!!
Vincenzo Orsanto, I E LS
goisti, nullafacenti, pigri, privi di
personalità: questi sono solo alcuni dei luoghi comuni sui giovani di oggi. Si pensa addirittura
che non siano all’altezza di formulare un pensiero che riguardi il futuro e
le responsabilità ad esso connesse. Ma perché generalizzare? Di certo non si può negare che ci siano giovani che preferiscono
trascorrere il loro tempo davanti ad uno
schermo che propone un mondo immaginario, ma è altrettanto vero che la maggior
parte dei giovani cerca di costruirsi un futuro valido e sicuro. Lo si può notare nella
partecipazione alle manifestazioni studentesche con le quali i giovani si fanno sentire
e valere oppure nelle attività di volontariato.
Un altro esempio lo si può fare pensando ai
tanti ragazzi che svolgono tirocinio alternando momenti di studio a momenti di lavoro in vista di opportunità per il futuro e
per iniziare esperienze lavorative con la
guida di un tutor, in modo da essere preparati al termine degli studi. Un esempio per
tutti riguarda gli studenti di Medicina, gli
I
ragazzi? Un mistero. La maggior parte
viene considerata frivola, superficiale,
ma ci sono anche degli adolescenti che
capiscono che la vita è il dono più bello
che ci è stato dato e si dedicano al volontariato per essere al servizio dei più deboli. Il
volontariato è un’attività libera e gratuita,
svolta spesso per ragioni private e personali,
che vanno dall’altruismo alla solidarietà e
alla giustizia sociale. Ma come si reperiscono
i volontari? Ma soprattutto, esistono i volontari? La risposta è facile ed è avvalorata dai
fatti. Girando per i corridoi degli ospedali,
ad esempio, si possono incontrare ragazzi
travestiti da clown che cercano di strappare
dei sorrisi a bambini malati e terminali, oppure andando nelle case di riposo troviamo
tanti ragazzi che aiutano le persone anziane.
Ma cosa li spinge? Lo chiediamo ad una volontaria, Chiara Barone, alunna della II B del
Liceo delle Scienze Sociali del “Gandhi” di
Casoria. Chiara fa parte dell’Ualsi (Unione
Amici di Lourdes e Santuari Italiani) e si occupa principalmente degli anziani: ci racconta la sua infanzia, ci parla della sua
spiccata sensibilità e della sua paura per le
malattie e le malformazioni. In seguito alla
morte del nonno paterno ha capito che nella
società attuale c’è tanto bisogno di aiuto e
che le persone di cui aveva più timore erano
quelle che avevano più necessità di essere
assistite. Così si è rimboccate le maniche ed
ospedali, infatti, offrono la possibilità ai corsisti di essere affiancati dai medici e di verificare sul campo quello che hanno appreso
in teoria. Nonostante ciò, la nuova generazione è continuamente soggetta a critiche
da parte di adulti, che vedono solo i lati negativi senza cercare di capire i motivi che
spingono alcuni giovani ad avere paura del
futuro e a nascondersi dietro la leggerezza
dell’essere “ragazzo”. Il timore scaturisce
maggiormente dalla paura dell’ignoto, si è
spaventati da un mondo che gli adulti dovrebbero presentare con fiducia ed invece
viene descritto colmo di responsabilità, di
problemi lavorativi, economici e familiari.
Per questo si finisce col non voler crescere
e a voler essere eterni Peter Pan restando
legati alla famiglia come ad una sorta di
protezione dagli ostacoli che si presentano
sul cammino della nostra crescita. Il fermarsi
alle apparenze da parte degli adulti è dovuto anche alla mancanza di dialogo in
quanto, come già abbiamo detto, i giovani
sono ritenuti incapaci di affrontare discorsi
relativi a “problematiche non adolescen-
Il vero senso
della vita
ha iniziato questa nuova esperienza di cui va
orgogliosa in quanto è divertente, entusiasmante e appagante. Chiara organizza giochi, karaoke e balli di gruppo per i suoi
“assistiti” e mi ha detto delle parole molto
emozionanti: “Gli anziani e i bisognosi trovano la felicità anche e soprattutto nelle piccole cose, mentre noi la cerchiamo in cose
più grandi di noi, nei beni materiali, ma poi
ti accorgi che non è così, da quando faccio
volontariato ho imparato a vivere apprezzando tutto quello che mi circonda. Alla fine
della giornata loro sorridono e ti ringraziano,
invece siamo noi che dovremmo ringraziare
loro!”. Anche le persone dello spettacolo, gli
artisti sono coinvolti spesso in manifestazioni
di solidarietà e di volontariato, conosco uno
ziali”, come la gestione della casa, i rapporti
coniugali, le difficoltà lavorative. Tutti dovrebbero imparare a conoscere meglio il
mondo dell’adolescenza e a comprendere
le paure di noi adolescenti. I giovani sono
la linfa vitale della nuova società, la speranza del domani, ma le loro capacità e le
loro attitudini vanno stimolate ed incoraggiate altrimenti si rischia di disperdere questo prezioso patrimonio.
Jessica Minopoli e Carmela Maiello V C LSS
dei violinisti più bravi della Campania, non
posso dire il nome per privacy, che organizza
spettacoli il cui ricavato va all’Airc, e mi ha
detto: “Per noi musicisti il discorso è diverso,
noi suoniamo spesso per beneficenza, il nostro è un lavoro e un divertimento, perciò non
mi considero un vero e proprio volontario,
sono volontari coloro che ci seguono e lasciano le loro offerte per una giusta causa”.
Nella nostra scuola la docente di Religione,
la prof.ssa Maria Rosaria Saccardo è molto
vicina al volontariato ed è coinvolta in numerose iniziative volte alla raccolta fondi, all’assistenza dei tossicodipendenti e dei bambini
malati. “Quello che mi spinge a fare volontariato è l’amore per il prossimo, non esistono
soldi per colmare la tristezza e l’amarezza per
un progetto di beneficenza fallito, faccio tutto
questo per cercare di migliorare la società e
per prospettare un futuro migliore. E’ bello
vedere la gioia, un sorriso sul volto di persone
che soffrono e che sono state provate dalla
vita, secondo me è giusto, anzi, dovrebbe essere un obbligo, aiutare i più bisognosi ricordandoci che il destino è una ruota che gira,
un domani anche a me potrebbe capitare di
aver bisogno di qualcosa e dovrei avere la
certezza che ci sono persone su cui contare”.
Non mi resta che concludere dicendo che i
volontari sono persone che hanno capito il
vero senso della vita!
Vincenzo Orsanto – I E LS
Testimonianze
14
Identità rubata
N
egli ultimi anni, i mezzi di comunicazione basati su Internet sono
diventati sempre più sofisticati
ed utilizzati, l’esempio più famoso è Facebook che ha attirato
in pochissimo tempo milioni di persone. E’ un
social network che consente di comunicare con
gli altri iscritti in vari modi (chat, messaggi,
post) e prevede anche il caricamento di foto e
la pubblicazione di informazioni personali. La
creazione di un profilo su Facebook è un’operazione semplice, infatti prevede la sola regi-
Falsi profili
F
acebook fa sempre di più “impazzire”
gli Italiani e in pochi mesi è diventato
il social network più diffuso, con 4,2
milioni di iscritti. In base ad una ricerca del “Sole 24 Ore” ritrovare amici e fare
nuove conoscenze è l’uso primario dichiarato
da oltre 1.300 dei 2.500 utenti interpellati.
Non manca, però, il rovescio della medaglia
ossia i falsi profili, i cosiddetti fake, che sfruttano soprattutto i nomi dei personaggi famosi. È capitato di recente anche a Bruno
Vespa. Qualcuno ha aperto un account con il
nome e cognome del conduttore di Porta a
porta e molti hanno abboccato. Persino la
presidente della Regione Piemonte, Mercedes
Bresso, si è ritrovata una richiesta di amicizia
da parte del “falso” Vespa. Quello vero ha
detto: “Ho denunciato l’abuso alla polizia postale. Non ho la più pallida idea di chi a mio
nome scriva a chi. Miracoli e aberrazioni dell’universo Internet”. Della vicenda si è occupata anche Striscia la notizia. Capitan
Ventosa ha prima raccolto le testimonianze
di Lucia Galeone, Juliana Moreira e Michelle
Hunziker, che si sono ritrovate su Facebook a
loro insaputa, e poi è stato nella sede londinese di Facebook senza ricevere nessuna pro-
Incontri
15
La peste di... Tommaso Sodano
strazione di un account. Non vi è alcun controllo specifico sull’identità della persona ed è
quindi estremamente facile creare nuovi profili
talvolta anche falsi. Spesso sono falsi alcuni
profili di personaggi famosi, di campioni sportivi ed anche di personaggi politici. I motivi che
spingono le persone a crearli sono diversi a
partire dal semplice divertimento fino ad arrivare ai casi più gravi che costituiscono reato.
E’ curioso che anche io sia stata oggetto di una
sorta di furto di identità pur non essendo per
nulla famosa! In due anni di iscrizione a Facebook non mi era mai capitata una cosa del genere e la ritenevo quasi impossibile! Invece, a
mia insaputa, sono stata oggetto di un episodio molto spiacevole. Infatti ben tre ragazze
differenti hanno utilizzato le mie foto nel loro
profilo personale. La scoperta di questi miei
personali “cloni” mi è stata comunicata da
amici aggiunti proprio grazie a Facebook. Vedere la propria immagine attribuita ad un
nome differente non è stata una bella sensazione! Ansia ed odio sono state le mie prime
emozioni avendo scoperto che estranei utilizzavano la mia persona per scopi personali.
Dopo questo iniziale momento di panico ho
provato a contattare personalmente i profili
coinvolti senza però alcun risultato. Spaventata
ho scoperto che Facebook consente di segnalare questo tipo di abuso e grazie a tali segnalazioni, specialmente se numerose, sono
riuscita a far eliminare uno degli utenti. Purtroppo ho dovuto ripetere la segnalazione per
ben tre volte in due altri differenti profili! Al
momento uno di essi girovaga ancora su Facebook, nonostante le diverse comunicazioni. Per
fortuna questa situazione non mi ha creato
nessun danno se non per il disagio psicologico
dovuto alla visione delle mie foto su falsi profili
J. In molti altri casi le conseguenze potrebbero
essere invece particolarmente pericolose; a
quel punto è necessario l’intervento della polizia postale e la presentazione di un’apposita
denuncia. Data questa esperienza, consiglio di
far uso delle impostazioni della privacy previste
da Facebook e di selezionare con la massima
attenzione tutte le richieste di amicizia, se non
volete essere anche voi clonati ;)
Roberta De Pasquale IV B LC
posta. Certamente è necessario un intervento
ad hoc per fermare questi furti di identità. Altrimenti resterà valido quanto scritto su Il
Giornale da Gaia Cesare, che ha “clonato”
Monica Bellucci: “Nulla di più facile. Sono bastati pochi minuti. Se noi siamo la sessantottesima Monica Bellucci in circolazione, quel
Silvio Berlusconi diventato nostro amico è
solo uno dei 42 (quarantadue!) che viaggiano
nel magico mondo di Facebook. Il leader dell’opposizione
Walter Veltroni è molto meno
imitato (solo due profili aperti,
fan club e detrattori esclusi e
uno dei due sembra quello
vero). Ma ha il suo seguito: abbiamo provato a diventare suoi
amici e il sito ci dice che ormai
siamo in troppi. E che dire di una star di Hollywood del calibro di Angelina Jolie? Sarà perché sono in molte ad aver voglia di giocare
con quattro taglie in meno e venti centimetri
di più che la bella di Hollywood è già arrivata
a quota 21 profili aperti a suo nome. Magari
dietro a uno di questi ci sarà proprio lei.
Chissà. Certo che a questo punto diventa veramente difficile stabilirlo. Come difficile lo è
per Valentino Rossi. Tra omonimi e mitomani
lui è a quota 26. Potete provare a cimentarvi
in una discussione tecnica su ammortizzatori
e candele ma potreste scoprire che dietro c’è
la vostra fidanzata che non conosce la differenza tra freno e acceleratore. E se cercate
giustizia sociale, potete rivolgervi a uno dei
trentadue Fidel Castro in Rete. Lui a Cuba Internet e i blog li vieta ai suoi, ma a Facebook
pare non rinunci. Come Ronald Reagan, che
ha superato quota ottanta profili. Risuscitato
da Facebook. Anche il Papa si è espresso su
questa questione chiedendo ai cattolici di “comunicare il Vangelo attraverso i
nuovi media” e di “testimoniare
con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare,
scelte, preferenze, giudizi che siano
profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si
parla in forma esplicita”. Insomma,
il Papa chiede ai fedeli di essere
esplicitamente, fieramente e digitalmente cattolici. Ma precisa anche che esistono “alcuni
limiti tipici della comunicazione digitale” ovvero “la parzialità dell’interazione, la tendenza
a comunicare solo alcune parti del proprio
mondo interiore, il rischio di cadere in una
sorta di costruzione dell’immagine di sé, che
può indulgere all’autocompiacimento“.
Benedetto XVI invita i fedeli ad essere
autenticamente cattolici “senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio profilo pubblico“. Insomma: niente
profili falsi.
P
uò esistere la politica senza la
mafia, ma non la mafia senza politica”. Questo l’argomento principale del nuovo libro di Tommaso
Sodano scritto con Nello Trocchia,
intitolato “La Peste”, presentato presso la Biblioteca Comunale di Afragola. L’incontro, al
quale ha partecipato anche l’autore del libro,
si è trasformato in un vero e proprio dibattito,
anche grazie alla mediazione del prof. Vittorio
Mazzone, Presidente del Centro di Promozione
Culturale “Insieme”, che si è soffermato sull’Emergenza Rifiuti. L’Emergenza Rifiuti a Napoli ha origine negli anni ‘80 e soltanto nel
corso degli anni ‘90 diventa un grande affare,
fulcro della speculazione di politici e malavitosi.
Infatti, la stessa malavita ha bisogno di un po’
di tempo per fiutare l’affare, ma ben presto il
business dei rifiuti si allarga e la Camorra si
rende conto che, in fin dei conti, tutti possono
speculare sul denaro pubblico e che sulla
“monnezza” ci si può costruire un vero e proprio impero. L’Emergenza Rifiuti diventa dunque soltanto la porta di un mondo sempre più
ampio, solo la foce di un fiume di miliardi
messo in moto dai potenti, un fiume che travolge, ogni qual volta è in piena, le speranze
di noi cittadini, privandoci dei nostri diritti. Sebbene “La Peste” racconti storie che, bene o
male, tutti noi abbiamo sentito almeno una volta, la
semplicità ed il linguaggio
scorrevole caratterizzano il
percorso che vede queste storie succedersi cronologicamente, venendo dunque a
creare tutto l’impero che si
cela dietro la spaventosa e ridondante espressione “Emergenza Rifiuti”. Chi si batte
contro questo fenomeno,
come Tommaso Sodano, Raffaele Cantone e tanti altri, chi
tenta il “golpe” nei confronti
di questo impero, viene spazzato via, annullato e messo
da parte, quasi censurato da
una politica in realtà collaborante con le associazioni malavitose. Ma la cosa più drammatica
ed avvilente che emerge dal libro di Tommaso
Sodano è che malgrado gli sforzi di noi cittadini
nell’adoperarci per la raccolta differenziata,
malgrado la nostra volontà di diffondere una
coscienza ambientale, questi sforzi, queste
belle iniziative vengono affondate da un’organizzazione di base precaria e velleitaria. È così
che, nel corso degli anni, l’emergenza rifiuti è
diventata oggetto di campagne elettorali,
come nel caso del miracolo farlocco del governo Berlusconi. Intanto il presidente della
Provincia Cesareo ha annunciato la realizza-
zione ad Afragola di un sito di trasferenza che
i cittadini temono diventi, come a Giuliano, una
discarica a tutti gli effetti. In seguito a questa
notizia, si è costituito ad Afragola, il Comitato
Cittadino “No alla discarica ad Afragola”. La
parola è passata a Tommaso Sodano, autore
del libro “La Peste”. Ma credo che prima di valutare le parole di una persona sia utile conoscerne la storia. Originario della città di
Pomigliano D’Arco, Tommaso Sodano si è laureato in Scienze Agrarie, partecipando negli
anni ‘70 al Movimento Giovanile degli Studenti. Dopo anni di militanza nel partito della
Rifondazione Comunista, nel 2001 diviene senatore della Repubblica. A partire dal 2006 ricopre vari ruoli istituzionali come Presidente
della Commissione Territorio, Ambiente e Beni
Ambientali e Vicepresidente e Segretario del
partito di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. Nel corso della sua carriera politica ha
presentato ben 21 disegni di legge e 461 interrogazioni parlamentari, battendosi affinché
anche i comitati locali ed i singoli cittadini potessero esprimere in Senato le proprie opinioni.
Nel corso della sua legislatura ha riportato con
le sue lotte svariate vittorie. In seguito al lavoro
svolto per smascherare gli accordi tra politica
e camorra e riportare dunque alla luce gravi responsabilità nella gestione dell’intero ciclo dei
rifiuti in Campania, nel
2003 è stato il promotore
della denuncia da cui sono
partite le inchieste sui vertici
della Impregilo e sulla figura
del governatore Antonio
Bassolino. Dopo aver denunciato alcune importanti
connivenze fra camorra e
politica, è sotto scorta dal
2008 ed oggi è Consigliere
Provinciale a Napoli. Durante il suo intervento, Tommaso Sodano ha narrato
alcuni aneddoti presenti nel
libro, ponendo in particolare
l’accento sia sulla parola
“Consociativismo”, intesa
come il superamento degli ideali politici dinanzi alla corruzione, sia sul fatto che, al di là
dei pareri personali, qualsiasi soluzione scelta
per arginare l’emergenza rifiuti deve essere
sempre dettata dal rispetto delle norme che la
governano, cosa che non si è mai fatta durante
l’alternanza dei governi italiani. Una delle fasi
più delicate dell’emergenza, ribadisce Sodano,
è stata quella del 2001, quando alla Presidenza del Consiglio c’era Silvio Berlusconi ed
il Presidente Commissario della Regione Campania era Antonio Bassolino. Dato deludente è
che dopo tanti anni di fallimenti, a quasi
trent’anni dalla nascita dell’emergenza, si con-
tinua a procedere sulla stessa linea fallimentare dei governi precedenti, mentre la Regione
Campania continua a pagare la Tarsu (la tassa
sullo smaltimento dei rifiuti) più alta della
media nazionale, senza avere un servizio. Ma
la crisi dell’emergenza rifiuti dilaga, si diffonde
come una peste grazie all’ignoranza dei cittadini, contagiando anche l’economia. Ancora
oggi, molte persone si rifiutano di comprare i
prodotti agricoli provenienti dalla zona di
Acerra; non consapevoli del fatto che quelli che
comprano dal loro fruttivendolo sono in realtà
i prodotti che da Acerra vanno a Fondi, per poi
ritornare con il marchio di aziende agricole di
Fondi. Tutto ciò non solo danneggia l’economia, ma anche il turismo e l’immagine della
città. Concludendo il suo discorso, Sodano ha
espresso la necessità di ricostruire pezzo per
pezzo il mosaico dell’emergenza rifiuti, la necessità di tenere a mente quanto accaduto e
far sì che non si ripetano gli stessi errori. A seguito della presentazione del libro, si è aperto
un vero e proprio dibattito, in cui sono intervenuti alcuni dei presenti, come Alfonso Bruno e
Vincenzo Amato, rappresentanti del Coordinamento del partito di Sinistra Ecologia e Libertà
di Casoria, partito di neoformazione, che
hanno colto l’occasione per presentare un’iniziativa, portata avanti dal loro partito con una
raccolta di firme, sui mezzi di trasporto a Casoria ed il Presidente del Comitato “No alla discarica ad Afragola”. Visto l’entusiasmo ed il
desiderio di tutti i presenti di concretizzare
quanto detto nel dibattito, Tommaso Sodano
si è messo subito a disposizione dei cittadini di
Casoria e di Afragola al fine di stilare una proposta da consegnare ai Sindaci dei rispettivi
Comuni. Dunque l’incontro non si è concluso,
bensì è stato rinviato a data da destinarsi, nel
tentativo di agire contro l’apertura di un sito
di trasferenza nel territorio Afragolese.
Vincenzo Amato I B LC
Riflessioni
16
Repubblica Napoletana: il popolo dice NO
La Repubblica Partenopea del 1799 fallisce il suo tentativo di portare il progresso a Napoli:
“Accossì adda i’”, dicono i lazzari “Tu non ce può fa’ niente. Il resto di niente”
L
a Repubblica Napoletana, detta anche
“Partenopea”, fu istituita a Napoli il 23
gennaio del 1799. Il nascere di questa
Repubblica non è casuale, anzi i Giacobini napoletani, tra cui si ricordano
anche i più importanti intellettuali di quell’epoca
( Lauberg, Fonseca, Sforza, Cirillo), stavano meditando da tempo per trovare il modo di sovvertire l’assolutismo monarchico di Maria Carolina
e di Ferdinando IV, in modo da riuscire a formare
uno stato con una politica interna più moderata. Le loro idee ricalcano quelle dei rivoluzionari francesi, i quali riuscirono a sovvertire
l’assolutismo di Luigi XVI e a proclamare in Francia una Repubblica nel 1792. La Francia proclama
la sua libertà e, per tutelarla, espone in una solenne “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del
Cittadino” i diritti inalienabili dell’uomo affinché
siano sempre tenuti presenti da ognuno. I fatti rivoluzionari avvenuti in Francia gettarono nel terrore la corte di Napoli, che decise di aderire alla
lega anti-francese con gli altri sovrani europei. Ai
patrioti fu risparmiata, quindi, l’elaborazione di
un piano di colpo di Stato, in quanto si trovarono
la strada spianata e, anche grazie allo stabilirsi
dei Francesi a Napoli, poterono proclamarla una
Repubblica. La rivoluzionaria ideologia francese,
anche se non fu apprezzata dai sovrani dei Paesi
europei in quanto fu causa di molti sovvertimenti,
fu molto acclamata dagli intellettuali napoletani,
i quali fecero anche stampare delle copie della
dichiarazione dei diritti francesi e le introdussero,
furtivamente, a Corte. L’intento era quello di far
diffondere a Napoli quegli stessi ideali di uguaglianza, fraternità e libertà che erano e sono facenti parte del motto della bandiera tricolore blu,
bianca e rossa. Ma la Repubblica Napoletana, tuttavia, sarà destinata ad un’intensa ma breve durata; infatti il 14 giugno dello stesso anno, dopo
144 giorni di vita, la Repubblica Partenopea
giunge al termine. Nel corso dei cinque mesi della
sua durata la costituzione napoletana introdusse
i principi di libertà, eguaglianza e fratellanza promossi dalla Rivoluzione Francese. Durante questo
breve periodo i Giacobini non riuscirono ad apportare migliorie da nessun punto di vista e soprattutto non furono capaci di dare al popolo
napoletano un’istruzione e di illuminare “la loro
arretratezza mentale mediante i lumi della ragione”. C’è da chiedersi: perché il popolo napoletano non ha accettato la mano offertagli dai
Giacobini per cambiare? Perché ha impedito che
l’intera società progredisse, causando la fine della
Repubblica e il ritorno della monarchia? E sì, è
stata proprio la diversità di idee tra i rivoluzionari
ed i lazzari la causa principale del fallimento del
tentativo repubblicano. Ma sarebbe troppo riduttivo attribuire la colpa al solo popolo. Furono gli
stessi intellettuali, nonostante avessero agito in
buona fede, a fare l’errore di voler trasformare il
Regno di Napoli in una copia della Francia; erano
troppo abbagliati dal desiderio che venisse pro-
clamata una Repubblica, di una progressione da
non rendersi conto che il regno in cui vivevano
era una realtà politica, sociale molto differente
da quella francese; non era possibile la fusione
tra due culture con ideali e strutture dissimili. Il
popolo napoletano non bramava la libertà come
la volevano gli intellettuali. La libertà, per loro,
NON “consiste nel poter fare tutto ciò che non
nuoce agli altri: così, l’esercizio dei diritti naturali
di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di quegli stessi diritti”. E pure i tre principi
erano quanto di più progressista circolasse in Europa:
- uguaglianza: “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità
comune”;
- libertà politica e religiosa: “Nessuno deve
essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non
turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge”;
- giustizia: “La legge deve stabilire solo pene
strettamente ed evidentemente necessarie e
nessuno può essere punito se non in virtù di
una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto, e legalmente applicata”.
I Napoletani non accettavano l’esaltazione
della Repubblica francese e dei valori che propinava. Una dimostrazione palese di ciò si può
estrapolare dal libro di Enzo Striano dal discorso
che Eleonora Pimentel Fonseca fa
con Don Eduardo, un falegname
dei bassi napoletani: “Don Eduà.
Ma a voi piacerebbe se venisse
una repubblica, a Napoli?” –
“Una repubblica? No” – “Perché
no?” “Perché non ci sarebbero più
nobili né ricchi[..] e noi potremmo
pur chiudere bottega”. I lazzari,
dunque, non agognavano una riformazione politica dello Stato,
bensì volevano il ritorno del re e di
un regime monarchico. Infatti,
come scrive Vincenzo Cuoco “La
nostra rivoluzione, pur essendo
una rivoluzione passiva, l’unico
mezzo di condurla a buon fine era
quello di guadagnare l’opinione
del popolo. Ma le vedute dei patrioti e quelle del popolo non erano le stesse: essi
avevano diverse idee[..]. Quella stessa ammirazione per gli stranieri [...] formò, nel principio
della nostra repubblica, il più grande ostacolo allo
stabilimento della libertà>>; Ed è per questo che
i lazzari si batterono sino alla strenua per cacciare
dalla Napoli i Giacobini e i Francesi, la quale
“primma è de San Gennaro, poi de lo rre, e poi
d’ ‘a mia”. Era inevitabile che un piccolo gruppo
di intellettuali, seppur appoggiati dai Francesi,
potesse rivoluzionare Napoli a proprio piacimento; questi avevano contro di loro il popolo,
mille teste, delle quali ciascuna ha pensieri ed
idee diverse le une dalle altre. Tra i motivi che
hanno spinto il popolo napoletano a rifiutare un
governo repubblicano è la paura. La repubblica
partenopea è stata sostanzialmente attuata dalla
fascia nobiliare napoletana cioè da tutti quegli
intellettuali che appoggiavano le idee francesi, in
tutto ciò il popolo non ha mai avuto la possibilità
di mettere voce in capitolo, a Napoli non vi è mai
stato un “popular power”, nonostante il popolo
rappresentasse la fetta più grande dalla popolazione. Significativa a questo proposito è la similitudine utilizzata da Striano in cui paragona
Napoli a una “vipera”: “la testa della vipera sono
i nobili, la coda i lazzari, la parte di mezzo il popolo”. Il popolo aveva paura perché spaventato
dalla possibilità di poter perdere il loro posto di
lavoro. La repubblica promulgava, infatti, degli
ideali di uguaglianza e se così fosse realmente
stato non sarebbero più esistiti né ricchi né poveri
ma solo delle persone in parte apparigliate, in
basso non in alto. E quindi gli artigiani, gli operai,
i falegnami per chi avrebbero lavorato? Senza ricchi i falegnami per chi avrebbero commissionato
tavoli e sedie di legno ben lavorati, gli artigiani
per chi avrebbero modellato vasi e porcellane
preziose, gli operai a chi avrebbero offerti i loro
servizi? Era questo il pensiero del popolo napoletano. Anche i lazzari, che possono essere definiti
come “eroi chiusi dentro Napoli” [Championnet]
per la loro temerarietà in battaglia, avevano
paura, paura della stessa libertà che la repubblica voleva
sbandierare ai quattro venti.
Profonde sono le parole che
Striano pronuncia per bocca di
un lazzaro nel libro “Il resto di
niente”: “la libertà è la più
bella cosa. Ma si paga con la
vita. E’ addo’ sta scritto?”. Al
popolo napoletano piaceva
galleggiare staticamente nella
sua ignoranza. “Ognuno nasce
con la parte sua. Nasce prevete
e è prevete, nasce zoccola e è
zoccola. E po’: prievete, zoccole,
signure, tutte quante morimmo”. L’ultimo motivo, ma
non per questo meno importante, che ha troncato sul nascere la repubblica partenopea è la diversità tra i
patrioti francesi e il popolo napoletano. Il primo
grande errore fatto dai rivoluzionari è stato quello
di non essere riusciti a guadagnare il favore popolare. Francesi e napoletani erano troppo diversi,
essi, infatti, avevano diverse idee, diverse culture
ed addirittura parlavano due lingue differenti. Su
queste basi è quindi logico affermare che a Napoli
non avrebbe mai potuto decollare poiché si era
tentato di avvicinare due civiltà troppo diverse tra
loro, distanti anni luce.
Emilia Renzi e Veronica Palma IV D LS