murales 4 - Liceo “Gandhi”
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murales 4 - Liceo “Gandhi”
Giornale di attualità, musica, teatro, cronaca e costume - a cura del Liceo Gandhi Anno IX n. 4 - marzo 2011 EDITORIALE Viva l’Italia!!! N oi generazione senza valori, noi generazione di fannulloni, noi generazione stanca. Da un po’ di tempo a questa parte in Italia si respira un’aria nuova, un’aria di cambiamento, un’aria di rivoluzione. Quando ormai le speranze sembravano perse, gli Italiani hanno iniziato a rendersi conto delle carenze del regime, hanno capito “che stanno uccidendoci il pensiero” e dicono basta. Ormai è chiaro a tutti cosa non si vuole, cosa rifiutiamo (o per meglio dire chi rifiutiamo) e dunque il problema sul futuro risulta sempre più incombente. Tutti ora esaltano la propria persona, richiedono la nostra fiducia, promettono un’Italia nuova... Ma è veramente un’Italia nuova quella che vogliamo? Perché dovremmo cambiarla? Guardiamoci alle spalle, cosa vediamo? Un’Italia prima di tutto fondata sul lavoro, lo dice il primo articolo della nostra Costituzione, ed è proprio da questa Costituzione che bisogna ripartire per rialzare la nostra Patria distrutta dai signori GERENZA Comitato di Redazione Direttore Editoriale - Dirigente Scolastico prof. Domenico Di Vincenzo Direttore Responsabile Lorenzo Girasole Vicedirettore Vincenzo Amato Redattore Capo Emilia Lago Fotoreporter Gianluca Pelella Redattori - Gli Alunni del Liceo Polispecialistico Statale "Gandhi" di Casoria (Na) Coordinatore Prof. Antonio D'Addio e-mail: [email protected] Murales via A. Torrente, 62 - 80026 Casoria (Na) Tel/Fax: 08119579757 www.liceogandhi.it - [email protected] Stampa: EDITRICE CERBONE - 0818354357 del dolore. La Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla discussione, dal confronto, nata per unire (“una e indivisibile” è l’Italia, per l’appunto) che ci riconosce ogni tipo di diritto: qualsiasi cosa tu possa pensare o voglia proporre già è in vigore in questo nostro Paese dal 1948. Ogni tipo di dibattito diventa vano di fronte agli articoli costituzionali. Sappiamo tutti dei crolli nella Pompei antica eppure la Repubblica Italiana “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”; pensiamo al problema dell’immigrazione, l’articolo dieci regola il diritto d’asilo di uno straniero che non può esercitare le libertà democratiche, stabilite nella Costituzione, nel suo paese; ricordiamo ancora gli scontri che stanno avvenendo in Libia e relative tensioni, nulle se si pensa all’articolo undici per cui “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Pochi esempi che ci fanno capire quale sia la vera necessità per la nostra Patria, non quella di un cambiamento nazionale ma solo la ripresa ed il rispetto delle norme che già da oltre sessant’anni sono in vigore. Concludo con un ringraziamento, un ringraziamento a tutti coloro che per noi sono morti 150 anni fa per unire il nostro Paese e a coloro che 63 anni fa l’hanno reso Paese. Tutti parlano di divisioni, per una volta distinguiamoci in bene e parliamo di unità! Lorenzo Girasole Direttore Responsabile Sommario > Editoriale > Iniziative > Teatro > Attualità > Cultura > Riflessioni > Esperienze > Ricorrenze > Iniziative > Attualità > Testimonianze > Incontri > Riflessioni pag. 1 2-3 4 5 6 7 8-9 10-11 12 13 14 15 16 Iniziative 2 Iniziative 3 La ricerca per il futuro: obiettivo Telethon L a ricerca promossa da Telethon non fa miracoli, ma procede verso traguardi sempre più vicini alla cura delle malattie genetiche, grazie anche alla generosità di milioni di Italiani e, immancabilmente, anche quest’anno, il nostro liceo si è messo all’opera per supportare l’organiz- zazione non profit che da anni si preoccupa di prevenzione e che mira a creare un beneficio per tutta la collettività. Con quest’obiettivo lo scorso 19 dicembre la nostra scuola ha organizzato una manifestazione di beneficenza e volontariato targata Telethon al Palazzetto dello Sport di Casoria, il Palacasoria, invitando tutti i cittadini ad essere solidali e generosi. Sono state, infatti, raccolte offerte spontanee in grandissimi salvadanai allestendo, in cambio, un mercatino dell’usato, provvisto anche di dolci di vario tipo, fatti con entusiasmo da noi studenti, e di oggetti inviati direttamente dall’Associazione nazionale. Ha aperto la serata il prof. Francesco Palladino, Presidente del 29° Distretto Scolastico di Casoria, che, dopo aver dato il benvenuto ai presenti, a nome del Dirigente Scolastico, prof. Domenico Di Vincenzo e del corpo docenti del Liceo Polispecialistico Statale “Gandhi” ha ringraziato le autorità comunali, gli esponenti del soccorso pub- blico e civile ed ha passato la parola ai presentatori, Lorenzo Girasole, Sarah Mansueto, Nicola Indicatore, Francesca De Rosa, Carlo Durante e Rosa Capone, chiave d’accesso ai differenti momenti di spettacolo. A rompere il ghiaccio con la prima esibizione è stato un coro di bambini della scuola primaria, che ci ha allietato intonando canzoni natalizie. Non sono mancati gli applausi di un pubblico soddisfatto, subito dopo è intervenuto Renato Paioli, attore teatrale, televisivo e cinematografico (ha da poco finito di girare “Napolitans” con Nina Senicar e Maurizio Casagrande), che ha precisato l’importanza della ricerca non solo per migliorare la qualità scientifica, ma soprattutto per dare un’opportunità a coloro che attendono una cura o informazioni utili a migliorare una terapia. Dopo aver fatto un appello per la raccolta, ha concluso il suo momento regalandoci una bellissima poesia, molto suggestiva. Sono intervenuti anche i ricercatori del Tigem, guidati dal dott. Raffaele Castello, che hanno plaudito all’iniziativa, perché occasioni come queste alimentano la speranza in un futuro senza malattie genetiche e sostengono una ricerca che porta benefici a tutta la comunità. Subito dopo si sono susseguite le esibizioni di numerose scuole di ballo del territorio, le quali hanno dimostrato la loro bravura, come del resto tutti gli allievi del Gandhi e delle scuole di ogni ordine e grado invitate alla kermesse, che si sono cimentati in balli, canti, pantomime e sketch, manifestando una spiccata sensibilità e un’eccezionale bravura e che hanno contribuito al meglio alla buona riuscita della serata. Tante le persone e le associazioni da ringraziare: il sindaco, Stefano Ferrara, il vicesindaco e assessore alla Pubblica Istruzione, Carlo Tizzani, l’assessore per la Gioventù, Giuseppe Notaro, le Associazioni di Protezione Civile: Le Aquile, la Folgore e il Tricolore, la Croce Rossa Italiana di Casavatore nella persona del dott. Ascione, i Vigili del Fuoco, i Vigili Urbani, la Guardia di Finanza, i Carabinieri, la stampa e le televisioni che hanno dato ampio risalto all’evento. A cooperare con noi, intervallando le varie esibizioni, ci sono stati personaggi noti del mondo dello spettacolo: gli attori Renato Paioli e Mirko Giacci, la Gieffina casoriana Lina Carcuro, il tenore Vincenzo Tremante, il simpaticissimo duo di Cabaret “I doppia Coppia” alias Francesco Cicchella & Vincenzo De Honestiis, l’ex Showman Enzo Gambardella, il quale ci ha portato nelle atmosfere degli anni 60’ con il suo repertorio musicale, un coro di musica gospel, “The Gospel Voices”, un vanto per la città di Casoria, gentilmente offerto dalla “Proloco Insieme per la città di Casoria”, i “Fuori Stazione”, Ciro Brancaccio, Hanet, Vincenzo Gioia, Erminia Franzese & Antony Riccio, Valentina De Angelis, Massimo Curzio, Yana, Toni e Phone, Giusy Bruno, il mago Arnold con le veline Maria Teresa e Floriana. La storia di Telethon inizia nel 1990 grazie all’incontro tra i volontari dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm) e Susanna Agnelli. Una battaglia senza sosta alle malattie genetiche segnata da alcune tappe fondamentali per il progresso e la cura e che coinvolge e appassiona milioni di italiani. 2261 progetti in diversi ambiti di ricerca su 454 malattie genetiche, con un investimento diretto di 323,7 milioni di euro e la pubblicazione di 7939 articoli scientifici: sono questi i numeri che fanno di Telethon una fondazione di ricerca biomedica riconosciuta a livello internazionale. Una fondazione che è stata presa a cuore da tutta la città di Casoria che si è mobilitata per contribuire nel migliore dei modi alla ricerca e alla prevenzione. Far avanzare la ricerca scientifica verso la cura della distrofia muscolare e della altre malattie genetiche, dare la priorità a quelle malattie che, per la loro rarità, sono trascurate dai grandi investimenti, dare dei fondi ad eccellenti progetti di ricerca ed ai migliori ricercatori italiani, invitare gli Italiani a partecipare alla lotta contro le malattie genetiche e far sapere a chi aiuta come vengono spesi i soldi raccolti: questi gli obiettivi di Telethon, l’organizzazione non profit che da anni si preoccupa di ricerca e di preven- zione e che mira a creare un beneficio per tutta la collettività. Telethon lavora perché nascere con una malattia genetica non sia più una condanna. E’ importante il contributo di tutti per questa importante sfida. Nel corso della serata è arrivato anche un messaggio dal Comitato Nazionale Telethon che ha saputo della nostra iniziativa: “Gentile Dirigente Scolastico, prof. Di Vincenzo, la ringrazio di cuore per la sua sensibilità e soprattutto un grazie speciale al corpo docenti e agli alunni che si sono impegnati in questa importantissima iniziativa! Siamo contenti di apprendere che la vostra scuola abbia a cuore, come Telethon, la diffusione della ricerca sulle malattie genetiche rare e la cultura del dono: è importante che le generazioni future crescano con dei valori così profondi. Vi faccio l’in bocca al lupo affinché tutto vada come sperate e vi ringrazio ancora di cuore per quanto state facendo per Telethon. Un caro saluto. Mariangela Cappiello Telethon”. Il grande impegno di tutti e la disinvoltura dei sei presentatori, che hanno portato a termine in modo brillante il loro compito, ci hanno premiato, infatti sono stati raccolti oltre duemila euro che sono stati consegnati ai responsabili regionali dell’Associazione. In definitiva il nostro liceo è riuscito a mobilitare la città di Casoria dando un grosso contributo al progresso, alla ricerca e alla prevenzione. Rosa Capone IV A Scienze Sociali Teatro 4 L’importanza del ricordo L o scorso 27 gennaio, presso il teatro Cilea di Napoli, noi studenti del Liceo “Gandhi” abbiamo avuto la possibilità di assistere allo spettacolo del regista Giancarlo Cosentino dal titolo “I sogni di Anna Frank”, con musiche di Bernard Kops, la rappresentazione era inserita nelle iniziative legate alla Shoah (sterminio del popolo ebraico). Il sipario si apre e sulla scena compare la famiglia Frank che, per sfuggire alla furia di Hitler, si rifugia in una soffitta insieme ad un’altra famiglia, anch’essa di origine ebraica. I protagonisti della vicenda riescono a prendere gli oggetti più importanti, le cose necessarie per la sopravvivenza, la piccola Anna, impaurita e spaesata, porta con sé un diario che definirà, successivamente, il suo “mondo”. Nel corso dello spettacolo Anna scriverà tutte le sue emozioni, le sue paure, i suoi dolori e soprattutto i suoi sogni. La vita in soffitta continua, tante le discussioni tra i membri delle due famiglie, angosciati di essere scoperti e uccisi dai nazisti. Ma niente e nessuno può spegnere l’armonia e la voglia di vivere della piccola di casa Frank, che continua a scrivere nel suo diario tutto ciò che accade riuscendo a vagare con la mente in posti bellissimi. Nella seconda parte Anna si innamora di Peter, figlio unico dell’altra famiglia, con il quale sognerà di sposarsi e di condividere i suoi ultimi giorni di vita. La rappresentazione si conclude con il racconto del padre che narra di essere stato tradito e successivamente trasferito, insieme alla sua famiglia, nel campo di concentramento ad Aushwitz. Egli, con tanta emozione e commozione, racconta che il 4 agosto del 1944 i Tedeschi si ritirarono, ma ormai la moglie, la figlia maggiore e la piccola Anna erano già morte di tifo. Uno spettacolo di grandi sensazioni, ricco di pathos, infatti gli attori sono riusciti a trasmettere i loro sentimenti alternando la gioia familiare e il dolore di quei terribili momenti storici. Tanti complimenti alla protagonista che è riuscita a immedesimarsi perfettamente nel personaggio di Anna Frank, ma tutta la compagnia ha entusiasmato gli spettatori che, con tanta soddisfazione, hanno applaudito gli attori e il regista. Emilia D’Agostino 3 C LSS Una mattinata d’amore: Romeo e Giulietta L a scuola a teatro per assistere ai capolavori della letteratura non solo italiana ma anche straniera. Alcune classi del nostro Liceo, infatti, si sono recate al teatro Bellini di Napoli per vedere la messa in scena della tragedia “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, massimo esponente della cultura inglese. L’opera racconta la storia d’amore di Romeo e Giulietta, resa impossibile dalla rivalità che divide le loro famiglie: i Montecchi e i Capuleti. L’intensità del loro sentimento e l’intraprendenza temeraria della giovinezza non sono sufficienti, neppure con la complicità di qualche adulto, a contrastare la tragica sorte che incombe su di loro. Nei dialoghi viene espressa tutta la dolcezza dell’amore giovanile, sospiroso, dolce, incorrotto e soprattutto passionale. . L’intensità con cui sboccia il sentimento tra i due adolescenti, la rapidità con cui esplode sono elementi tipici dell’entusia- smo, della spontaneità e dello slancio dei primi amori, quelli giovanili, privi di falsi pudori, immediati e sinceri. In questo caso, però, l’amore non è destinato a con- tinuare, ma a morire. “Romeo e Giulietta” si pone, dunque, come dramma dell’amore represso e infelice, come dramma della giovinezza, ma anche come speranza e sogno di evasione dalla realtà, la tragedia è un testo che oltrepassa il tempo e lo spazio. L’attualità di quest’opera, tra le più rappresentate di tutti i tempi, è data dal suo messaggio eterno incentrato sulla forza dell’amore. Nell’adattamento del teatro Bellini, curato da Carmen Pomella, gli avvenimenti assumono la velocità e il ritmo tipici del linguaggio giovanile che si fonde con la poeticità del testo attraverso le musiche scelte tra quelle più amate dai giovani. Lo spettacolo è molto adatto ai giovani: vederlo è stata un’esperienza unica ed emozionante. Maria Teresa Abbate IV C LSS Attualità 5 Proteste studentesche: pro e contro I l termine protesta indica una forma di manifestazione o di sciopero nata per portare avanti un proprio ideale. Le proteste studentesche, che hanno caratterizzato la prima parte dell’anno scolastiche, sono mirate soprattutto contro il decreto Gelmini, che sta causando enormi disagi nelle nostre scuole. Sui giornali, su Internet, nei blog o più semplicemente in televisione non si parla d’altro. Questi scioperi vengono definiti molte volte delle buffonate, pretesti per saltare un po’ di giorni di lezione. Così tutti noi studenti veniamo definiti degli scansafatiche. È opinione diffusa tra gli studenti che questo decreto non serva, che rovini molto la scuola. Perché in fondo è questo ciò che si sta verificando. Sembra giusto chiudere alcune facoltà universitarie perché frequentate da pochi allievi? Pare logico avere classi con più di trenta studenti in pochi mq di spazio? Così la lezione non si svolge in modo ottimale. Coloro che sostengono che la riforma servirà a qualcosa, ragionano in questo modo perché magari non sono coinvolti in prima persona. Non ci si rende conto che la scuola è un problema di tutti. Lo scorso 14 dicembre, a Roma, 300.000 studenti sono scesi in piazza per richiamare l’attenzione su questa spinosa questione. Hanno sfilato, hanno protestato, hanno pronunciato tanti slogan, hanno mostrato numerose fotografie e caricature del Ministro della Pubblica Istruzione. Molte di queste proteste sono, poi, sfociate in veri e proprio scontri con le forze dell’ordine. Oltre 100 le scuole in mobilitazione. Le manifestazioni scolastiche sono impor- tanti; infatti molte volte sono servite a dare una svolta alla politica scolastica, come nel caso del ’68. I problemi delle scuole italiane sono molteplici e a questi nessun mi- nistro ancora ha dato delle soluzioni definitive. Una di queste carenze riguarda i contributi scolastici: la scuola, avendo molte volte il conto in rosso, attinge ai portafogli dei genitori. In realtà, molte scuole, a seguito dei tagli e del dimensionamento, si trovano senza fondi ed hanno difficoltà a tirare avanti. Quindi si ricorre ai contributi volontari. Questi ultimi vengono raccolti molto spesso non per finanziare le attività che amplino l’offerta formativa, ma per far quadrare i conti dell’amministrazione scolastica. Noi studenti chiediamo alla Gelmini le risorse necessarie per poter organizzare le attività scolastiche senza dover ricorrere ad ulteriori “tasse”. Un altro problema spinoso di molte scuole italiane è l’avere dei presidi reggenti. Quest’anno alcune scuole si sono ritrovate senza dirigenti scolastici e la guida è stata affidata ad un preside di un istituto vicino. Ulteriore questione delicata è quella del- l’anagrafe degli edifici scolastici. Si tratta della raccolta di tutti i dati relativi alle condizioni delle scuole e servirebbe per organizzare interventi tesi a rendere gli istituti più sicuri. Si attende la realizzazione di quest’anagrafe dal 1996. Lo scorso febbraio era stato confermato che entro il 1 marzo tutte le scuole avrebbero aggiornato i dati relativi alle condizioni degli edifici, ma non si sa ancora nulla in proposito. Nel decreto sono contemplate altre norme che potrebbero essere positive per la scuola. Tra queste l’abolizione del baronato nelle scuole universitarie, oppure il tetto massimo a sei anni di un rettorato, o ancora i tagli economici per sfruttare al meglio le risorse che abbiamo. Ma questi tagli sono stati fatti ai fondi per la ricerca. Non è stato ancora risolto il problema dei precari e vengono concessi altri vantaggi alle scuole private a danno di quelle pubbliche. Di problemi ce ne sono e non pochi. Penso che le proteste contro la politica scolastica dell’attuale Governo, in una situazione ormai carente, potrebbero portare qualche frutto e qualche spiraglio di luce. Tali manifestazioni ci aiutano a pensare ognuno con la propria testa, servono anche ad avvicinare più scuole di vari indirizzi. Alle proteste partecipano studenti che combattono per i propri diritti. Non bisogna partire con il presupposto che le proteste non servono, che sono inutili. Così si perde la battaglia prima ancora di cominciarla. Bisogna invece scendere in strada, farsi sentire e lottare per qualcosa che riguarda il nostro presente e soprattutto il nostro futuro. Paola Saccardi 2 C LS Cultura 6 Faccia a faccia con Daniele Capuozzo C on grande soddisfazione possiamo dire che all’interno della nostra scuola ci sono degli allievi che si distinguono non soltanto per la loro preparazione e la loro bravura, ma anche per le loro doti artistiche e poetiche. E’ il caso di Daniele Capuozzo, 16 anni, frequentante la 3A del Liceo Scientifico, che ha scritto un libro di poesie intitolato “Un ragazzo che non c’è”. Come mai hai dato questo titolo alla tua raccolta di poesie? Perché non sono io in prima persona a raccontare le mie poesie, ma un osservatore esterno che oggettivizza il mio pensiero. Quando è nata la passione per la poesia? Frequentavo la scuola media, precisamente la seconda, durante una lezione del mio professore di religione Vincenzo Somma. Da allora, anche se la sua lezione non riguardava affatto la poesia, incominciai a scrivere poesie, così nacque la prima, “Salvami”. Ne parlasti con qualcuno? No, per scaramanzia. Solo ad opera finita la feci leggere ad alcuni miei professori, che furono molto entusiasti di me e mi incoraggiarono a continuare a scrivere. Come mai il libro è stato pubblicato solo da qualche mese anche se era pronto da tempo? Quando proposi ai miei genitori di pubblicarlo non lo ritennero opportuno. Però io, contro la loro volontà, contattai una casa editrice, mandai le mie poesie e ci accordammo sul prezzo. Poi, purtroppo, la casa editrice fallì, cambiò gestione e non pubblicò più il libro. A chi ti sei rivolto per farlo pubblicare? Fortunatamente ho conosciuto una ragazza, che mi ha fornito i contattati per una casa editrice di Parma, Rupe Mutevoli Edizioni, e così Gioia Lomasti si è interessata al mio libro. I tuoi genitori erano all’oscuro di tutto ciò? All’inizio sì, però quando ho detto che le poesie erano piaciute e che la casa editrice puntava su di me, hanno deciso di appoggiarmi. I tuoi professori hanno letto le poesie? Ad ogni professore ho regalato una copia del mio libro, però non mi hanno fatto sapere nulla. Mi sono rivolto al Distretto Scolastico, la prof.ssa Caso e il prof. Palladino, che vorrei approfittare per ringraziare, mi hanno organizzato due presentazioni, una al Maschio Angioino e una proprio al distretto, a Casoria, dove sono intervenute parecchie persone e amici. Hai intenzione di continuare a scrivere poesie? A dire il vero non ho mai smesso, infatti sto finendo un nuovo libro diviso in due sezioni, una di sole poesie e l’altra di vari racconti in poesia intervallati da qualche riga di prosa, però forse sarò costretto a dividerlo in due parti, visto che la poesia in Italia non gode di ottima fama ed un libro voluminoso non potrebbe riscuotere successo. Hai preso spunto da qualche poeta in particolare? No... infatti le mie poesie sono immagini della realtà e non seguono nessuna metrica. Però avrai sicuramente un poeta preferito… Sì, i miei poeti preferiti sono Pablo Neruda e Fabrizio de Andrè. Allora ti auguro a nome di tutto l’istituto Gandhi un grande “in bocca al lupo” per i tuoi libri. Grazie mille! Luca Petrucci e Gianluca Pelella I B LC Insieme per la poesia L a più recente iniziativa del 29° Distretto Scolastico è stata la presentazione della raccolta di poesie di Daniele Capuozzo, uno studente del nostro Liceo, dal titolo “Un ragazzo che non c’è”, sono intervenuti il Presidente, il professore Francesco Palladino, e la professoressa Vittoria Caso, i quali hanno proposto la lettura di alcune poesie selezionate. Erano presenti rappresentanti delle autorità civili, politiche, religiose e militari del territorio, molti docenti del nostro Liceo e di altre scuole e, soprattutto, numerosi studenti. Lo stesso Daniele ci ha spiegato la ragione del titolo: le poesie sono state scritte come se fossero state narrate da un osservatore esterno. Il libro è diviso in cinque sezioni: la prima “Humanae Litterae” è dedicata agli affetti personali, poesie nelle quali appaiono i volti della nonna, della sorella, della mamma, si sentono i rumori di casa ed effettivamente lui riesce a evocare emozioni che tutti noi abbiamo provato nella nostra infanzia e che sono rimaste inespresse, sepolte tra i nostri vecchi ricordi; nella seconda “Città e Umanità” sono raccolte poesie che più che comunicare emozioni offrono spunti di riflessione sulle nostre città, sui loro mali odierni, sul loro antico passato, di cui restano tracce che dovremmo riscoprire perché ci aiuterebbero a renderle nuovamente umane; la terza è intitolata semplicemente “Me” ed è dedicata all’essere, cioè al significato dell’esistenza umana, per la quale sono e sa- ranno sempre importanti i sentimenti, la ricerca della felicità, i valori condivisi con gli altri; per quanto riguarda la quarta sezione penso basti dire il titolo, “L’amore”, il motore del modo; ed infine la quinta sezione, in cui sono raccolte poesie “del momento”, cioè nate da esperienze quotidiane, chiamata appunto “Poesie Varie”. Lo stesso Capuozzo ha commentato il suo lavoro, ricevendo poi i complimenti di molte persone presenti; ciò che penso sia più importante sottolineare, è che Daniele ha il merito di aver espresso e comunicato, attraverso questo scritto, le sue emozioni riuscendo laddove molti adolescenti non riescono, infatti molti di noi provano le stesse emozioni, ma restano inespresse o per lo più sono affidate a poche parole gettate sulla carta e serbate in un cassetto che non sarà mai aperto. Infatti credo che la presenza del gran numero di studenti all’evento significhi che molti tra noi giovani hanno la stessa sensibilità di Daniele e capiscono l’importanza di riflettere sui sentimenti e sulle emozioni in un’epoca come la nostra, dove troppo spesso si preferisce la freddezza di uno schermo al calore della vicinanza di un amico. Spero quindi che ci siano molti altri che, come Daniele, avranno voglia di mettersi in gioco e di rendere il pubblico partecipe delle proprie riflessioni e concludo con l’augurio di ritrovarci presto per un’altra occasione come questa! Ilaria Maria Alborino V A LC Riflessioni Una storia infinita C i troviamo nel mese di marzo e stiamo ancora a parlare di aule, consegne, collaudi e contatori. E’ una vergogna! Mai vista una totale mancanza di sensibilità da parte delle Istituzioni nei confronti del nostro Liceo. Ma procediamo con ordine. Il nostro Dirigente Scolastico dal mese di settembre sta continuamente in contatto con il Presidente della Provincia di Napoli, dott. Luigi Cesaro, con l’assessore della Pubblica Istruzione della Provincia, con il dirigente dell’Edilizia Scolastica Provinciale, con il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale e con tutte le Istituzioni locali per tentare di risolvere la spinosa questione della consegna delle nuove aule del plesso di via Aldo Moro. Aule che dovevano essere consegnate entro settembre 2010 al fine di soddisfare le esigenze della platea scolastica e per liberare altre sette aule, già in uso, nello stesso plesso, ubicate nell’ala da ristrutturare. Per tale ragione, gli organi collegiali della scuola decisero, nel mese di novembre, di attivare un orario compatto con una rotazione straordinaria al fine di soddisfare le esigenze, definite dai competenti ingegneri della Provincia, Gaudino e Brandi, provvisoria e limitata a dicembre 2010. Purtroppo l’attesa è stata vana!!! Ad oggi, nonostante vari interessamenti personali, pur risolvendo tutti i problemi tecnici avanzati dagli stessi ingegneri, rimangono insoluti quelli che la Provincia, nei suoi responsabili, deve provvedere a risolvere lei in prima persona, vedi la compilazione della richiesta di attivazione Enel Energia su modulo precodificato, le certificazioni riguardo l’ex 46/90 ed il collaudo dei Vigili del Fuoco per la sala termica. Tante promesse, tanti impegni presi, tante rassicurazioni, tutte finite nel dimenticatoio. La mancata consegna delle aule da parte della Provincia ha causato a noi scuola numerosi disagi e molte problematiche dovute alla compattazione e alla rotazione di alcune classi, il Collegio dei Docenti, ad esempio, dovrà presentare un piano di recupero delle ore non effettuate per la rotazione e non è escluso che si debba ricorrere al doppio turno. Ci auguriamo che gli organi competenti facciano al più presto il loro dovere senza tergiversare e inventare scuse inutili per permettere ai docenti, agli alunni e a tutto il personale di continuare a svolgere il proprio lavoro con entusiasmo, serenità, serietà e competenza come stanno facendo, d’altra parte, da sempre contrariamente a quanto ignobilmente asserisce il Presidente del Consiglio Berlusconi. 7 Un viaggio attraverso il rock dei Beatles I l 25 gennaio alcune classi del nostro Liceo si sono recate al teatro “Delle Palme”, dove hanno assistito ad un musical dedicato ai Beatles, gruppo musicale britannico, originario di Liverpool, attivo dal 1960 al 1970, che ha rivoluzionato la storia della musica e che è riuscito a diventare una delle band più conosciute e influenti del panorama rock mondiale. Gli attori hanno recitato in lingua inglese, hanno saputo ripercorrere in modo fedele quella che è stata la carriera musicale dei “baronetti del Rock”. Il musical parte dal momento in cui John Lennon viene ucciso da un suo fan, con un flashback si ritorna al racconto dell’infanzia di John che durante la rappresentazione pronuncia le parole “I lost my mother twice. Once as a child of five and then again at seventeen; it made me very very bitter inside. I had just begun to re-estabilish a relationship with her when she was killed”, citazione tratta da un’intervista al leader del gruppo. Infatti il sipario si alza su Mark Chapman, il fanatico che uccise Lennon nel 1980, mentre impugna l’arma con cui spara all’ex Beatle, il quale, in quell’ultimo istante di esistenza, ripercorre magicamente la sua storia personale e musicale. John Lennon adulto introduce personaggi e situazioni, dalla madre Julia alla zia Mimi, dai compagni Beatles alle donne della sua vita, Cynthia prima e Yoko Ono poi. Il musical si sofferma anche sull’incontro tra John e Paul Mc Cartney, i quali formeranno The Beatles insieme a Ringo Starr e George Harrison con l’aiuto dell’agente Brian Epstein. Si assiste, inoltre, alla rapida ascesa al successo della band, che, come sosterranno gli stessi componenti della band, li ha portati ad essere più popolari di Dio, citazione che suscitò grandi scandali in gran parte dell’opinione pubblica. Grande merito va anche ai costumisti, i quali hanno saputo interpretare alla perfezione la moda della band di quegli anni, che ha dettato legge, famoso ad esempio il completo giacca e cravatta dei primi anni o lo stile “hippie”, che i Beatles hanno abbracciato nell’ultimo periodo di attività. Infine, altro aspetto degno di nota è stato quello della scelta e dell’interpretazione dei brani, tra cui troviamo: “I want to hold my hand”, “Obla di obla da”, “She loves you”, “Imagine”, “Here comes the sun”, e molti altri capolavori tra cui alcuni accenni alle famosissime “Yesterday” e “Let it be”. É stato uno spettacolo che ci ha fatto innamorare ancor di più dei Beatles e della loro musica, che come si sottolineava spesso durante lo spettacolo, era ispirata da fatti di vita reale o da emozioni provate dai musicisti del complesso. Molto brava la compagnia composta da otto giovani attori-cantantiballerini, versatili protagonisti anche di colorati numeri coreografici, diretti bene dal regista Daryl Branch. Ilaria Canale, Emanuele Felli, Antonio Fiore, Marika Gargano, Kevin Generoso, Francesca Giordano, Valerio Perone III E LS Esperienze 8 Lo sviluppo ecosostenibile N umerose sono state le iniziative extracurriculari che quest’anno il nostro Istituto ha proposto, tra queste ricordiamo i diversi PON pomeridiani tenutisi con il supporto di esperti e di insegnanti interni. Questi percorsi di approfondimento hanno riscosso un notevole successo tra gli stu- denti che vi hanno attivamente preso parte, scegliendo tra essi le proposte più congeniali ai propri interessi. Il PON a cui noi abbiamo partecipato si è svolto nell’arco di dieci incontri e ha posto l’accento su tematiche riguardanti lo “Sviluppo Ecosostenibile”. Quest’ultimo rappresenta una forma di sviluppo economico, sociale ed ambientale, che non compromettendo la possibilità delle generazioni future di perdurare nello sviluppo stesso, preserva la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve ambientali, ahinoi esauribili! Nel corso delle varie lezioni gli argomenti ci sono stati presentati con chiarezza dalla nostra esperta Carla Amato, assieme alla quale, usufruendo della sala multimediale e del video proiettore, abbiamo affrontato alcune questioni più che mai attuali: scarsità delle risorse naturali, il concetto di riserva, le fonti di energia, il problema del nucleare, l’OGM e la moda ecologica. La specialista ci ha inoltre illustrato i pro e i contro di ciascun problema facendo leva sull’idea dell’”impronta ecologica” di cui siamo responsabili. L’ecosostenibilità è l’attività umana che regola la propria pratica secondo assunti ecologisti nel quadro dello sviluppo sostenibile. Il rinnovamento delle risorse è al centro del discorso ecosostenibile, ed è visto come capacità intrin- seca del mondo di trasformarsi in maniera ciclica, capacità che va difesa per non modificare i delicati equilibri terrestri. È ecosostenibile ciò che porta ad agire l’uomo in modo che il consumo di risorse sia tale che la generazione successiva riceva la stessa quantità di risorse che noi abbiamo ricevuto dalla generazione precedente. La sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente fa si che l’ecosostenibilità faccia la sua comparsa anche nella moda favorendo basso impatto ambientale sia nella coltivazione dei materiali sia nella produzione e commercializzazione dei capi. Nelle ultime due lezioni del corso, poi, suddivisi in gruppi, abbiamo lavorato per la realizzazione di piccoli progetti riguardanti i differenti argomenti trattati. Indubbio è elogiare la tutor, la professoressa Consiglia Russo, la quale ha contribuito a rendere eccezionale quest’ esperienza che ha visto una perfetta fusione dei tre diversi indirizzi dell’Istituto: Liceo Scientifico, Classico e Scienze Umane. Insieme, come una vera e P 9 Studiare divertendosi? oggi si può! La legge di gravitazione universale: F=GM1M2/R². Chi di voi ha capito questa legge? Lo studio talvolta diventa noioso, ma come sarebbe studiare divertendosi abbandonando i rigidi schemi proposti dal sistema scolastico?! Oggi questo è possibile propria società, abbiamo discusso su svariati temi arricchendo la nostra crescita culturale. I progetti e i lavori di gruppo realizzati, inoltre, ci hanno permesso di guidare noi stessi ed essere altresì da guida per le future generazioni e così orientare un raggio di luce sul mondo che ha, troppo spesso, ombre ed oscurità proprie dovute all’inciviltà e all’inconsapevolezza della mente umana. Serena Onero, Margherita Esposito, Anna Cerbone e Anna Serena Ruocco - IIIB LC Le Biotecnologie per la scuola rosegue con successo il progetto “Le Biotecnologie per la Scuola”, un’attività di formazione per docenti e di orientamento per studenti, che si svolge da tre anni presso la Facoltà di Biotecnologia dell’Università di Monte Sant’Angelo a Napoli, con un protocollo di intesa tra Università, Ministero e Regione Campania. In cosa consiste? Gli insegnanti di scienze seguono i corsi di formazione e successivamente alcuni alunni possono frequentare uno stage di tre giorni presso i laboratori scientifici della Facoltà. Quest’anno le professoresse Consiglia Russo e Maria Denatalle hanno seguito i moduli di formazione ed hanno potuto iscrivere agli stage due alunni Ferone Vincenzo della 5A ed Esposito Marco della 5C del Liceo Scientifico. I due alunni in questione si sono recati nel la- Esperienze boratorio della Facoltà di Agraria ed hanno eseguito dei lavori con il prof. Testa sulla manipolazione del DNA in alcune piante per trovare delle cure ad alcune malattie. Il tutto si è concluso con un incontro nel centro congressi Federico II di Monte Sant’Angelo. Dopo il saluto di apertura del Rettore e del Preside di Facoltà, gli attori di questa iniziativa hanno espresso i loro giudizi sull’esperienza ringraziando i professori artefici di tale evento. Successivamente gli alunni hanno testimoniato il loro ruolo di protagonisti esprimendo gratitudine e ringraziamento per la disponibilità dei professori universitari che ha permesso loro di vivere una realtà che potrebbe influire sulla scelta futura del corso di studi. La cerimonia si è conclusa con il ritiro degli attestati. grazie a strutture, come la Città della Scienza, che rappresentano per noi ragazzi una valida alternativa alla lezione frontale tradizionale. La Città della Scienza, patrimonio scientifico e culturale di Napoli, è il primo museo scientifico interattivo realizzato in Italia, uno strumento educativo di diffusione della cultura scientifica e tecnologica con l’obiettivo di stimolare nel visitatore la voglia di capire i fenomeni scientifici attraverso una metodologia innovativa. Lo scorso 18 gennaio alcune classi del nostro Istituto hanno assistito ad un progetto sulle nanotecnologie. Questo termine fu coniato nel 1976 da Eric Drexler ed indica un insieme di discipline che par- Q uest’anno la nostra scuola ha avviato tante attività sportive pomeridiane oltre ai consueti campionati studenteschi. E’ partito il corso di pallavolo, che si svolge nella sede di Casavatore, a via San Pietro, nei giorni di martedì, mercoledì e giovedì, dalle ore 15.30 alle ore 18.00, organizzato dai docenti di Educazione Fisica, i professori Giuseppe Cafaro e Mario Graniello coadiuvati dagli alunni Mauro Russo per il gruppo maschile ed Alessandro Moccanò per quello femminile. Tra i corsi sportivi quello di pallavolo ha il più alto tasso di partecipazione, infatti ad ogni allenamento sono presenti oltre cinquanta alunni tra ragazzi e ragazze. Tale attività è finalizzata soprattutto a raggiungere due obiettivi: educare i ragazzi alla sportività e insegnare loro le mosse fondamentali di questo sport. Quest’anno, grazie alla disponibilità dei docenti e del dirigente scolastico si è organizzata una rappresentanza maschile ed una femminile del nostro liceo con le quali stiamo partecipando ad un tendo dalla manipolazione di atomi e molecole permette di ingegnerizzare sistemi diversi; è un ramo della scienza applicata e della tecnologia che si occupa del controllo della materia su scala dimensionale inferiore al micrometro e della progettazione e realizzazione di dispositivi in tale scala. La parola nanotecnologie suscita nella mente umana molte perplessità, alcuni pensano che esse siano pericolose, altri che esse siano eccessivamente costose e ancora altri, invece, che esse siano perfettamente inutili. Negli ultimi anni le nanotecnologie hanno fatto passi da gigante. Ma quali sono le loro applicazioni? Ce ne sono decine! Gli occhiali, ad esempio, sono coperti da coating antiriflesso che hanno spessore di un centinaio di nanometri; ogni singolo apparecchio tecnologico di ultima generazione che è presente in questo momento nelle vostre tasche o nelle vostre case possiede circuiti integrati centrali con milioni e milioni di transistor per centimetro quadro; o addirittura le nuove creme cosmetiche hanno nano particelle per il trattamento della pelle che sono di poche decine di nanometri. Questa è la strada da seguire per le risorse energetiche future, infatti, come sappiamo, petrolio gas naturali e altri combustibili fossili sono destinanti a finire entro 60 anni. La strada dello sviluppo delle nanotecnologie, soprattutto, con l’avvento di pannelli solari in grado di immagazzinare il 100% dell’energia solare, fornirà alla terra elettricità senza bisogno di fonti non rinnovabili, purtroppo questa è una strada lunga e ardua in quanto siamo ben lontani dal riuscire a ottenere questo obbiettivo; infatti l’energia solare immagazzinata nei pannelli è di circa l’11%. La visita guidata, oltre a presentarci questo progetto, ci ha mostrato esperimenti grafici in laboratorio e su altre apparecchiature molto interessanti. Uno che ci ha colpito in particolar modo è stato quello sull’energia elettrostatica, in realtà più che noi ha colpito soprattutto la ragazza che si è offerta da cavia in quanto si è ritrovata con i capelli completamente elettrizzati. Un altro esempio che ci ha colpito è stato quello del ferro sabbioso e del ferro liquido: il ferro sabbioso messo a contatto con la calamita assumeva anch’esso caratteristiche magnetiche, mentre il ferro liquido, messo a contatto con una calamita, diventava rigorosamente spigoloso, quasi formato da una moltitudine di aghi. Bhè studiare divertendosi è sicuramente un stimolo maggiore per noi allievi, ci vorrebbero più uscite didattiche di questo tenore!!!! Martina Trebbi e Lorenza Liguori – III A LS trato prevalentemente su esercizi aerobici e, soprattutto, su un lavoro tecnico, che rende gli stessi movimenti delle ragazze più coordinati. Infine vogliamo comunicarvi che ogni mercoledì, dalle ore 15.30 alle ore 18.30, si svolge il corso di introduzione alla danza moderna, divertente ma altrettanto efficace per la salute e la bellezza del corpo. La partecipazione è un pretesto non solo per socializzare con gli altri, ma anche per divertirsi insieme e scoprire nuovi movimenti personali. Sia la palestra che le attrezzature musicali sono a disposizione nel plesso di via Torrente. Bisogna procurarsi un certificato attestante l’idoneità psicofisica per poter frequentare le lezioni, che sono basate su esercizi educativi della tecnica della danza di coppia e individuale sia predefiniti che improvvisati. Ricordatevi che la danza è liberazione dell’anima e della mente e permette di stimolare il benessere fisico e psicologico. Le istruttrici del corso sono Benedetta Piciccio, Sara De Luca e Nunzia Di Mauro. I responsabili delle attività sportive Lo sport a scuola torneo insieme a tante altre scuole del territorio provinciale e al di là dei risultati ci stiamo divertendo ed entusiasmando molto. Visto il successo che sta riscuotendo il corso, si sta cercando di organizzare anche un torneo interno tra le classi. Che vinca il migliore!!! Accanto alla pallavolo, il 2011 ci ha portato anche un corso di avviamento di difesa personale. Proposto dal prof. Cafaro, il corso è tenuto ogni giovedì, dalle ore 15.30 alle ore 17.00, nella sede di via Torrente dagli alunni Luca Pinto e Carlo Venuso, entrambi della III D del Liceo Scientifico. Aperto esclusivamente alle ragazze, quest’attività extrascolastica si pone l’obiettivo di preparare le alunne a reagire ad eventuali episodi di aggressione con lo studio di tecniche finalizzate a colpire i punti di pressione e con un mirato esercizio fisico. Infatti, l’allenamento è cen- Ricorrenze 10 Ricorrenze 11 Una Giornata per ricordare I nteressante e formativa la giornata culturale romana organizzata dal Centro di Promozione “Insieme”. La prima tappa è stata la mostra allestita all’interno del Quirinale, intitolata “A noi fu dato in sorte questo tempo 19381947”, a cura di Alessandra Chiappano ed allestita con l’ausilio delle moderne tecnologie multimediali. Attraverso documenti e lettere, la mostra illustra la storia di un gruppo di giovani piemontesi, tra cui anche Primo Levi, Luciana Nissim, Silvio Ortona, Franco Sacerdoti, con la passione per la montagna. Partendo dalle parole di Silvio Ortona, si ripercorrono le vicende di questi amici, che dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938, cominciano a frequentarsi di nascosto. Ma con l’avvento del 1943 il gruppo è destinato a disgregarsi: alcuni scelgono la Resistenza sulle montagne, per altri invece inizia la deportazione, prima a Fossoli e successivamente ad Auschwitz. La montagna, la giovinezza, la negazione della libertà, la memoria sono le scansioni attorno alle quali si sviluppa il percorso e l’allestimento scenografico della mostra. L’itinerario multimediale si è concluso con il racconto di coloro che sono tornati a testimoniare per dare voce a quanti sono stati ingoiati dal buco nero della morte. Per questo gruppo di ragazzi le leggi razziali furono un fulmine a ciel sereno. Infatti nel 1938, il popolo italiano non conosceva né quanto stava accadendo in Germania né altrove, e nemmeno considerava gli ebrei come una razza inferiore, tanto più che anche Mussolini aveva un’amante ebrea, Margherita Sarfatti, autrice di una sua famosa biografia e molti gerarchi fascisti erano ebrei. Possiamo dunque soltanto immaginare l’angoscia di un bambino che da un momento all’altro diviene improvvisamente il nemico pubblico n°1, che non può giocare con i suoi coetanei e viene estraniato dal resto del mondo, ghettizzato in una scuola con altri bambini come lui. Molti di questi bambini erano figli di famiglie non osservanti e quindi non avevano alcuna coscienza ebraica, non capivano come mai non potevano marciare con i loro coetanei, come mai non potevano essere dei “Balilla” come tutti gli altri bambini. Cominciano ad essere pubblicati una serie di articoli che attribuivano agli ebrei le più sva- riate colpe. Prima l’allontanamento dagli uffici pubblici, poi il divieto di accogliere bambini ebrei nelle scuole e la conseguente formazione di una scuola ebraica, talvolta addirittura migliore di quella pubblica poiché composta da docenti cacciati dai loro impieghi statali e dunque liberi dalle imposizioni del regime fascista, erano chiari segni di quello che stava per accadere. Mentre in Italia gli ebrei, sebbene dovessero dichiararsi all’anagrafe, avevano ancora la cittadinanza italiana, in Germania intanto era stata emanata la legge razziale che avrebbe poi scatenato la repulsione violenta contro il popolo ebraico: agli ebrei non veniva riconosciuta la cittadinanza tedesca, il che significava non avere possibilità alcuna di lavoro. In Italia, la situazione di certo più critica era quella vissuta nella città di Torino, che si sentiva in un certo senso tradita dal suo re, Vittorio Emanuele III. Dopo la visita guidata alla mostra abbiamo camminato per Roma, passando nei pressi di via Rasella, la strada in cui avvenne l’attacco partigiano contro i nazisti che scatenò come rappresaglia l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Quindi, ci siamo recati al sacrario risalente al secondo Dopoguerra in via Ardeatina, meglio conosciuto come Complesso delle Fosse Ardeatine. La nostra guida, Amedeo, figlio di una delle vittime della strage, ci ha raccontato anche il dolore che si prova a vivere senza un genitore. Ad un bambino di quattro mesi cosa può mai importare che il padre sia morto per una giusta causa? Varcare la bellissima e particolare cancellata bronzea delle Fosse, è stata un’esperienza unica; un silenzio, una pace che ricorda tanto quella che segue una tempesta, come se quelle voci, dinanzi alla brutalità umana, fossero rimaste attonite, zittite all’unisono e spazzate via da quell’uomo con la svastica sul petto ed il doppio grado sull’uniforme, il Tenente Colonnello Herbert Kappler. Prima di avviarci verso la conclusione della narrazione di questa esperienza, che spero porterà molti di voi alla riflessione ed alla nascita di una propria coscienza, ritengo sia utile soffermarsi un attimo ad inquadrare il contesto in cui è avvenuta questa strage, la Seconda Guerra Mondiale. Nel luglio del 1943, dopo lo sbarco degli Al- leati in Sicilia, Mussolini viene convocato dal Re d’Italia Vittorio Emanuele, il quale lo arresta e lo condanna alla prigionia sul Gran Sasso. Ma la data che segnerà la svolta definitiva della condizione italiana in guerra è l’8 settembre 1943. Il maresciallo dell’esercito Italiano Badoglio firma l’Armistizio con il generale Eisenhower. Da quel momento la situazione si capovolge: gli Americani diventano alleati ed i tedeschi forze occupanti. Il 12 settembre 1943, il maresciallo Albert Kesserling dichiara l’Italia territorio occupato. Intanto Mussolini, liberato dagli uomini di Hitler, dopo aver preso accordi con lui a Monaco, fonda nel Nord Italia la sua Repubblica, con capitale a Salò. A Rom il controllo delle SS veniva affidato al Tenente Colonnello Herbert Kappler, giovane ambizioso. Ricevuto il controllo dell’Urbe, Kappler trasforma il primo piano di un palazzo al centro di Roma nel suo quartier generale, trasformando invece i piani superiori in prigioni. In quei giorni il tempo viene scandito dal suono dei fucili tedeschi, dalle grida di tortura della povera gente provenienti dai piani alti del palazzo ormai sotto dominio nazista e dai canti della Compagnia del III Battaglione Bozen, richiamati da Kappler per dare la caccia ai membri della Resistenza delle principali organizzazioni clandestine: i partigiani del GAP (Gruppo di Azione Patriottica) da una parte ed i troskisti di Bandiera Rossa dall’altra. Il Battaglione Bozen dava la caccia ai ribelli ed era composto da italiani altoatesini volontari nell’esercito nazista; gli stessi traditori che favorirono, insieme con i cosiddetti Repubblichini, i seguaci di Mussolini e della sua Repubblica, l’occupazione nazista in Italia. Furono proprio loro l’obiettivo dell’attacco dei partigiani del GAP, che non a caso scelsero come data il 23 marzo, anniversario della fondazione dei Fasci di Combattimento. Si scelse come luogo della rappresaglia via Rasella, nei pressi della Fontana di Trevi. I partigiani del GAP preparano allora in un carrettino una bomba con diciotto chili di esplosivo misto a spezzoni di ferro. Al passaggio del Reggimento, un giovane studente di medicina, Rosario Bentivegna, da fuoco alle polveri con una miccia e si allontana. L’esplosione fu mostruosa, tanto che tutti i vetri dei palazzi vicini andarono in frantumi, e causò la morte istantanea di 27 nazisti, mentre altri moriranno in seguito alla scaramuccia dei partigiani, finché il numero dei caduti tra le fila naziste si fermerà a 32. Purtroppo l’esplosione causò anche la morte di 2 civili. Immediatamente sul posto accorse il generale Kurt Malzer, il quale informò Berlino e, dopo aver vagheggiato apocalittiche proporzioni di 50 italiani per ogni tedesco morto, Adolf Hitler in persona decretò la morte di 10 italiani per ogni tedesco morto. L’ordine venne eseguito dal Tenente Colonnello Kappler, che nel giro di 23 ore, riuscì a rastrellare 320 persone. Ma nella notte tra il 23 ed il 24 marzo muore un altro tedesco, così Kappler cattura altre 10 persone. Il 24 mattino Kappler sceglie come luogo di esecuzione un complesso di cave di pozzolana sito in via Ardeatina. A gruppi di cinque, i prigionieri vengono accompagnati da un tedesco all’interno della grotta ed assassinati. La mattanza continua, ma pian piano l’ingresso comincia ad essere ostruito dai cadaveri. In un primo momento, Kappler da ordine di spostarli ma poi, rendendosi conto del tempo che si perde, costringe gli altri prigionieri a salire sui cumuli di cadaveri. L’eccidio continua per tutta la giornata. Dopo aver contato la 330esima persona, Kappler si rese conto di aver catturato 5 persone in più e, deciso a non lasciare testimoni, uccise anche loro. Infine il Colonnello diede ordine di far saltare gli ingressi della cava, così da occultare la strage. Soltanto mesi dopo, attraverso giornali clandestini e manifesti affissi per le strade di notte, Roma seppe quanto accaduto. Al termine della guerra il Tenente Colonnello Kappler venne processato nel 1947 e condannato all’ergastolo. Detenuto nel carcere di Gaeta, per motivi di salute Kappler viene trasferito all’ospedale del Celio, dove la notte del 15 agosto del 1977, aiutato dalla moglie, riuscì a fuggire chiuso in una valigia ed a rifugiarsi in Germania. Il primo sopraluogo alle Fosse Ardeatine risale al 1 luglio 1945, subito dopo iniziò il lavoro dell’èquipe del prof. Attilio Ascarelli per restituire alle vittime di quella strage un nome, una memoria, una famiglia. I cadaveri vennero identificati con ogni mezzo possibile: un calzino, una giacca, un orologio, un ciondolo, un cappello. Conclusa l’opera di riconoscimento, il Comune di Roma commissionò la costruzione di un Mausoleo nelle cave di pozzolana di via Ardeatina, dove ancora oggi riposano i corpi delle persone sterminate da Kappler. Concludendo, c’è una sola verità nella guerra: la morte. Perché quando ti ritrovi dinanzi all’immane distesa di bare all’interno del Sacrario dedicato alle vittime del 24 marzo 1944, ti accorgi di quanto effimera sia l’esistenza dell’essere umano, di quanto Omero, anni ed anni prima, aveva ragione ad associare la precarietà della vita umana a quella delle foglie di un albero, di quanto in una guerra non ci siano né vincitori né vinti, soltanto famiglie che piangeranno i loro cari. 24/03/1944. Una data che ricorderò per sempre, insieme a coloro che l’hanno fatta diventare storica. Vincenzo Amato I B LC Iniziative 12 S tutti coloro che la cercano possono esserne partecipi”. Il Presidente ha voluto elogiare ed incoraggiare tutti gli alunni presenti sottolineando che, da grandi talenti, essi sono destinati a formare la classe dirigente della società futura. La serata ha visto alternarsi spettacoli messi in scena dagli studenti e varie premiazioni. La prima esibizione è stata ad opera dei bambini del 5° Circolo Didattico di Casoria, la scuola primaria “Mauro Mitilini”, che hanno offerto uno spettacolo volto a promuovere la pace e l’unità tra le nazioni del mondo. I piccoli scolari sono stati premiati dal Sindaco di Casoria, Stefano Ferrara, che ha sottolineato come un territorio ed una città migliori possano favorire la formazione culturale dei giovani del luogo, ed ha poi ricevuto una targa di riconoscimento. La seconda esibizione ha visto protagonisti gli alunni del Liceo Classico “Velotti”, che hanno danzato sulle note della canzone “Hush Hush” delle Pussycat Dolls. I ragazzi sono stati premiati, questa volta, dal Consigliere Regionale Angelo Marino che ha conferito dei premi anche alla Protezione Civile, alla Brigata paracadutisti “Folgore” e all’Associazione di volontariato “Le Aquile”. Successivamente è intervenuta la presidente dell’Unicef Campania, Margherita Dini Ciacci, che ha promosso il diritto all’uguaglianza dei bambini, a favore del quale la sua associazione sta lottando da molto tempo con determinazione. Quindi lo spettacolo è continuato con gli alunni del 1° Circolo di Arzano, il “Don Lorenzo Milani”, entrati in scena con una simpatica coreografia de “Le tagliatelle di Nonna Pina” e premiati dall’Assessore alla Pubblica Istruzione di Casavatore. L’ultimo show è stato preparato dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo Statale “Nicola Romeo” di Casavatore, impegnati in una rappresentazione del musical “Grease”. Il prof. Palladino ha riunito i sindaci di Casoria, Casavatore e Arzano ed il vice-sindaco di Afragola che, assieme alle altre autorità presenti, hanno partecipato all’emozionante momento in cui tutte le persone presenti nel Palazzetto, sfoggiando grande amore patriottico, hanno intonato l’Inno Nazionale. La serata si è conclusa con l’evento principale attorno al quale tutta la manifestazione si è sviluppata: la premiazione degli alunni che hanno conseguito il diploma elementare con una valutazione di 9 o 10, il diploma della scuola secondaria inferiore con valutazione di 9 o 10, il diploma della scuola secondaria superiore con una valutazione da 90 a 100. I primi ragazzi ad es- A come Amicizia L ’amicizia è un tema che mi sta molto a cuore. Se andiamo a cercare il significato nel vocabolario troviamo “legame sentimentale e quasi fraterno fra due persone che abbiano affinità di idee e scambievole stima”. L’amicizia, però, non è solo questo, è un elemento fondamentale della vita di un adolescente. A differenza degli adulti, noi ragazzi abbiamo un insaziabile bisogno di avere un amico/a a cui poter chiedere un consiglio, confidare i propri segreti, con cui sfogarsi e divertirsi. La vera amicizia è una delle cose più rare che ti possano capitare, quando sai di avere un amico accanto ti senti bene, felice, protetto, amato, un vero amico è la migliore medicina contro le ferite della vita. Con un amico vero puoi davvero essere te stesso senza essere giudicato, il vero amico è quello che spesso e volentieri per te si sacrifica, si prende la 13 I giovani: un patrimonio prezioso! Un premio ai meritevoli abato 4 dicembre 2010 si è tenuta, al Palasport di Casoria, la 17ª Manifestazione di premiazione degli alunni meritevoli appartenenti al 29° Distretto Scolastico (Arzano-Casavatore-Casoria). La cerimonia è stata organizzata e condotta dal prof. Franco Palladino (con la collaborazione dalla prof.ssa Vittoria Caso e degli altri membri del Distretto), il quale ha voluto esordire citando il poeta Khalil Gibran ed una sua celebre massima: “La conoscenza è una luce che rende più intensa la vita, e Attualità E sere premiati sono stati coloro che hanno anche conseguito la Lode, i quali hanno ricevuto – oltre alla pergamena e alla medaglia che tutti gli studenti hanno ritirato – una targa personalizzata. Tutti gli alunni hanno visto i propri sforzi essere ripagati simbolicamente, sebbene la vera ricompensa sia la cultura in loro infusa, oggi inculcata grazie allo studio e domani messa a servizio di tutti, nell’obiettivo di migliorare ciò che ci è intorno. Volendo riprendere lo slogan della manifestazione, “la conoscenza è una luce che rende più intensa la vita, e tutti coloro che la cercano possono esserne partecipi”, perché, allora, non cogliere quest’opportunità? Roberto Rocco IV B LC colpa di ciò che non ha fatto, è l’unico che ha il coraggio di fermarti e di aiutarti a riflettere su un errore che stai per compiere. Il vero amico è colui che ti rincuora sempre e ti incoraggia in ogni circostanza, è colui che ti dice cose sentite e spontanee, è colui che accetta sia i tuoi pregi che i tuoi difetti. Quando sei arrabbiato e nervoso, il vero amico sa sempre come condurti sulla strada del sorriso, naturalmente anche tra i veri amici non sono sempre tutte rose e fiori, ben vengano i litigi e i momenti critici che servono a rafforzare i rapporti. Il vero amico è colui che non ti abbandonerà mai, ho la fortuna di avere un amico con il quale, come afferma il vocabolario, ho affinità di idee e scambievole stima e perciò posso confermare l’antico detto: “Chi trova un amico trova un tesoro”, perché tutti i soldi del mondo non potranno mai darti la felicità che ti può donare un amico…per questo spero di non perderlo mai!!! Vincenzo Orsanto, I E LS goisti, nullafacenti, pigri, privi di personalità: questi sono solo alcuni dei luoghi comuni sui giovani di oggi. Si pensa addirittura che non siano all’altezza di formulare un pensiero che riguardi il futuro e le responsabilità ad esso connesse. Ma perché generalizzare? Di certo non si può negare che ci siano giovani che preferiscono trascorrere il loro tempo davanti ad uno schermo che propone un mondo immaginario, ma è altrettanto vero che la maggior parte dei giovani cerca di costruirsi un futuro valido e sicuro. Lo si può notare nella partecipazione alle manifestazioni studentesche con le quali i giovani si fanno sentire e valere oppure nelle attività di volontariato. Un altro esempio lo si può fare pensando ai tanti ragazzi che svolgono tirocinio alternando momenti di studio a momenti di lavoro in vista di opportunità per il futuro e per iniziare esperienze lavorative con la guida di un tutor, in modo da essere preparati al termine degli studi. Un esempio per tutti riguarda gli studenti di Medicina, gli I ragazzi? Un mistero. La maggior parte viene considerata frivola, superficiale, ma ci sono anche degli adolescenti che capiscono che la vita è il dono più bello che ci è stato dato e si dedicano al volontariato per essere al servizio dei più deboli. Il volontariato è un’attività libera e gratuita, svolta spesso per ragioni private e personali, che vanno dall’altruismo alla solidarietà e alla giustizia sociale. Ma come si reperiscono i volontari? Ma soprattutto, esistono i volontari? La risposta è facile ed è avvalorata dai fatti. Girando per i corridoi degli ospedali, ad esempio, si possono incontrare ragazzi travestiti da clown che cercano di strappare dei sorrisi a bambini malati e terminali, oppure andando nelle case di riposo troviamo tanti ragazzi che aiutano le persone anziane. Ma cosa li spinge? Lo chiediamo ad una volontaria, Chiara Barone, alunna della II B del Liceo delle Scienze Sociali del “Gandhi” di Casoria. Chiara fa parte dell’Ualsi (Unione Amici di Lourdes e Santuari Italiani) e si occupa principalmente degli anziani: ci racconta la sua infanzia, ci parla della sua spiccata sensibilità e della sua paura per le malattie e le malformazioni. In seguito alla morte del nonno paterno ha capito che nella società attuale c’è tanto bisogno di aiuto e che le persone di cui aveva più timore erano quelle che avevano più necessità di essere assistite. Così si è rimboccate le maniche ed ospedali, infatti, offrono la possibilità ai corsisti di essere affiancati dai medici e di verificare sul campo quello che hanno appreso in teoria. Nonostante ciò, la nuova generazione è continuamente soggetta a critiche da parte di adulti, che vedono solo i lati negativi senza cercare di capire i motivi che spingono alcuni giovani ad avere paura del futuro e a nascondersi dietro la leggerezza dell’essere “ragazzo”. Il timore scaturisce maggiormente dalla paura dell’ignoto, si è spaventati da un mondo che gli adulti dovrebbero presentare con fiducia ed invece viene descritto colmo di responsabilità, di problemi lavorativi, economici e familiari. Per questo si finisce col non voler crescere e a voler essere eterni Peter Pan restando legati alla famiglia come ad una sorta di protezione dagli ostacoli che si presentano sul cammino della nostra crescita. Il fermarsi alle apparenze da parte degli adulti è dovuto anche alla mancanza di dialogo in quanto, come già abbiamo detto, i giovani sono ritenuti incapaci di affrontare discorsi relativi a “problematiche non adolescen- Il vero senso della vita ha iniziato questa nuova esperienza di cui va orgogliosa in quanto è divertente, entusiasmante e appagante. Chiara organizza giochi, karaoke e balli di gruppo per i suoi “assistiti” e mi ha detto delle parole molto emozionanti: “Gli anziani e i bisognosi trovano la felicità anche e soprattutto nelle piccole cose, mentre noi la cerchiamo in cose più grandi di noi, nei beni materiali, ma poi ti accorgi che non è così, da quando faccio volontariato ho imparato a vivere apprezzando tutto quello che mi circonda. Alla fine della giornata loro sorridono e ti ringraziano, invece siamo noi che dovremmo ringraziare loro!”. Anche le persone dello spettacolo, gli artisti sono coinvolti spesso in manifestazioni di solidarietà e di volontariato, conosco uno ziali”, come la gestione della casa, i rapporti coniugali, le difficoltà lavorative. Tutti dovrebbero imparare a conoscere meglio il mondo dell’adolescenza e a comprendere le paure di noi adolescenti. I giovani sono la linfa vitale della nuova società, la speranza del domani, ma le loro capacità e le loro attitudini vanno stimolate ed incoraggiate altrimenti si rischia di disperdere questo prezioso patrimonio. Jessica Minopoli e Carmela Maiello V C LSS dei violinisti più bravi della Campania, non posso dire il nome per privacy, che organizza spettacoli il cui ricavato va all’Airc, e mi ha detto: “Per noi musicisti il discorso è diverso, noi suoniamo spesso per beneficenza, il nostro è un lavoro e un divertimento, perciò non mi considero un vero e proprio volontario, sono volontari coloro che ci seguono e lasciano le loro offerte per una giusta causa”. Nella nostra scuola la docente di Religione, la prof.ssa Maria Rosaria Saccardo è molto vicina al volontariato ed è coinvolta in numerose iniziative volte alla raccolta fondi, all’assistenza dei tossicodipendenti e dei bambini malati. “Quello che mi spinge a fare volontariato è l’amore per il prossimo, non esistono soldi per colmare la tristezza e l’amarezza per un progetto di beneficenza fallito, faccio tutto questo per cercare di migliorare la società e per prospettare un futuro migliore. E’ bello vedere la gioia, un sorriso sul volto di persone che soffrono e che sono state provate dalla vita, secondo me è giusto, anzi, dovrebbe essere un obbligo, aiutare i più bisognosi ricordandoci che il destino è una ruota che gira, un domani anche a me potrebbe capitare di aver bisogno di qualcosa e dovrei avere la certezza che ci sono persone su cui contare”. Non mi resta che concludere dicendo che i volontari sono persone che hanno capito il vero senso della vita! Vincenzo Orsanto – I E LS Testimonianze 14 Identità rubata N egli ultimi anni, i mezzi di comunicazione basati su Internet sono diventati sempre più sofisticati ed utilizzati, l’esempio più famoso è Facebook che ha attirato in pochissimo tempo milioni di persone. E’ un social network che consente di comunicare con gli altri iscritti in vari modi (chat, messaggi, post) e prevede anche il caricamento di foto e la pubblicazione di informazioni personali. La creazione di un profilo su Facebook è un’operazione semplice, infatti prevede la sola regi- Falsi profili F acebook fa sempre di più “impazzire” gli Italiani e in pochi mesi è diventato il social network più diffuso, con 4,2 milioni di iscritti. In base ad una ricerca del “Sole 24 Ore” ritrovare amici e fare nuove conoscenze è l’uso primario dichiarato da oltre 1.300 dei 2.500 utenti interpellati. Non manca, però, il rovescio della medaglia ossia i falsi profili, i cosiddetti fake, che sfruttano soprattutto i nomi dei personaggi famosi. È capitato di recente anche a Bruno Vespa. Qualcuno ha aperto un account con il nome e cognome del conduttore di Porta a porta e molti hanno abboccato. Persino la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, si è ritrovata una richiesta di amicizia da parte del “falso” Vespa. Quello vero ha detto: “Ho denunciato l’abuso alla polizia postale. Non ho la più pallida idea di chi a mio nome scriva a chi. Miracoli e aberrazioni dell’universo Internet”. Della vicenda si è occupata anche Striscia la notizia. Capitan Ventosa ha prima raccolto le testimonianze di Lucia Galeone, Juliana Moreira e Michelle Hunziker, che si sono ritrovate su Facebook a loro insaputa, e poi è stato nella sede londinese di Facebook senza ricevere nessuna pro- Incontri 15 La peste di... Tommaso Sodano strazione di un account. Non vi è alcun controllo specifico sull’identità della persona ed è quindi estremamente facile creare nuovi profili talvolta anche falsi. Spesso sono falsi alcuni profili di personaggi famosi, di campioni sportivi ed anche di personaggi politici. I motivi che spingono le persone a crearli sono diversi a partire dal semplice divertimento fino ad arrivare ai casi più gravi che costituiscono reato. E’ curioso che anche io sia stata oggetto di una sorta di furto di identità pur non essendo per nulla famosa! In due anni di iscrizione a Facebook non mi era mai capitata una cosa del genere e la ritenevo quasi impossibile! Invece, a mia insaputa, sono stata oggetto di un episodio molto spiacevole. Infatti ben tre ragazze differenti hanno utilizzato le mie foto nel loro profilo personale. La scoperta di questi miei personali “cloni” mi è stata comunicata da amici aggiunti proprio grazie a Facebook. Vedere la propria immagine attribuita ad un nome differente non è stata una bella sensazione! Ansia ed odio sono state le mie prime emozioni avendo scoperto che estranei utilizzavano la mia persona per scopi personali. Dopo questo iniziale momento di panico ho provato a contattare personalmente i profili coinvolti senza però alcun risultato. Spaventata ho scoperto che Facebook consente di segnalare questo tipo di abuso e grazie a tali segnalazioni, specialmente se numerose, sono riuscita a far eliminare uno degli utenti. Purtroppo ho dovuto ripetere la segnalazione per ben tre volte in due altri differenti profili! Al momento uno di essi girovaga ancora su Facebook, nonostante le diverse comunicazioni. Per fortuna questa situazione non mi ha creato nessun danno se non per il disagio psicologico dovuto alla visione delle mie foto su falsi profili J. In molti altri casi le conseguenze potrebbero essere invece particolarmente pericolose; a quel punto è necessario l’intervento della polizia postale e la presentazione di un’apposita denuncia. Data questa esperienza, consiglio di far uso delle impostazioni della privacy previste da Facebook e di selezionare con la massima attenzione tutte le richieste di amicizia, se non volete essere anche voi clonati ;) Roberta De Pasquale IV B LC posta. Certamente è necessario un intervento ad hoc per fermare questi furti di identità. Altrimenti resterà valido quanto scritto su Il Giornale da Gaia Cesare, che ha “clonato” Monica Bellucci: “Nulla di più facile. Sono bastati pochi minuti. Se noi siamo la sessantottesima Monica Bellucci in circolazione, quel Silvio Berlusconi diventato nostro amico è solo uno dei 42 (quarantadue!) che viaggiano nel magico mondo di Facebook. Il leader dell’opposizione Walter Veltroni è molto meno imitato (solo due profili aperti, fan club e detrattori esclusi e uno dei due sembra quello vero). Ma ha il suo seguito: abbiamo provato a diventare suoi amici e il sito ci dice che ormai siamo in troppi. E che dire di una star di Hollywood del calibro di Angelina Jolie? Sarà perché sono in molte ad aver voglia di giocare con quattro taglie in meno e venti centimetri di più che la bella di Hollywood è già arrivata a quota 21 profili aperti a suo nome. Magari dietro a uno di questi ci sarà proprio lei. Chissà. Certo che a questo punto diventa veramente difficile stabilirlo. Come difficile lo è per Valentino Rossi. Tra omonimi e mitomani lui è a quota 26. Potete provare a cimentarvi in una discussione tecnica su ammortizzatori e candele ma potreste scoprire che dietro c’è la vostra fidanzata che non conosce la differenza tra freno e acceleratore. E se cercate giustizia sociale, potete rivolgervi a uno dei trentadue Fidel Castro in Rete. Lui a Cuba Internet e i blog li vieta ai suoi, ma a Facebook pare non rinunci. Come Ronald Reagan, che ha superato quota ottanta profili. Risuscitato da Facebook. Anche il Papa si è espresso su questa questione chiedendo ai cattolici di “comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media” e di “testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”. Insomma, il Papa chiede ai fedeli di essere esplicitamente, fieramente e digitalmente cattolici. Ma precisa anche che esistono “alcuni limiti tipici della comunicazione digitale” ovvero “la parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento“. Benedetto XVI invita i fedeli ad essere autenticamente cattolici “senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio profilo pubblico“. Insomma: niente profili falsi. P uò esistere la politica senza la mafia, ma non la mafia senza politica”. Questo l’argomento principale del nuovo libro di Tommaso Sodano scritto con Nello Trocchia, intitolato “La Peste”, presentato presso la Biblioteca Comunale di Afragola. L’incontro, al quale ha partecipato anche l’autore del libro, si è trasformato in un vero e proprio dibattito, anche grazie alla mediazione del prof. Vittorio Mazzone, Presidente del Centro di Promozione Culturale “Insieme”, che si è soffermato sull’Emergenza Rifiuti. L’Emergenza Rifiuti a Napoli ha origine negli anni ‘80 e soltanto nel corso degli anni ‘90 diventa un grande affare, fulcro della speculazione di politici e malavitosi. Infatti, la stessa malavita ha bisogno di un po’ di tempo per fiutare l’affare, ma ben presto il business dei rifiuti si allarga e la Camorra si rende conto che, in fin dei conti, tutti possono speculare sul denaro pubblico e che sulla “monnezza” ci si può costruire un vero e proprio impero. L’Emergenza Rifiuti diventa dunque soltanto la porta di un mondo sempre più ampio, solo la foce di un fiume di miliardi messo in moto dai potenti, un fiume che travolge, ogni qual volta è in piena, le speranze di noi cittadini, privandoci dei nostri diritti. Sebbene “La Peste” racconti storie che, bene o male, tutti noi abbiamo sentito almeno una volta, la semplicità ed il linguaggio scorrevole caratterizzano il percorso che vede queste storie succedersi cronologicamente, venendo dunque a creare tutto l’impero che si cela dietro la spaventosa e ridondante espressione “Emergenza Rifiuti”. Chi si batte contro questo fenomeno, come Tommaso Sodano, Raffaele Cantone e tanti altri, chi tenta il “golpe” nei confronti di questo impero, viene spazzato via, annullato e messo da parte, quasi censurato da una politica in realtà collaborante con le associazioni malavitose. Ma la cosa più drammatica ed avvilente che emerge dal libro di Tommaso Sodano è che malgrado gli sforzi di noi cittadini nell’adoperarci per la raccolta differenziata, malgrado la nostra volontà di diffondere una coscienza ambientale, questi sforzi, queste belle iniziative vengono affondate da un’organizzazione di base precaria e velleitaria. È così che, nel corso degli anni, l’emergenza rifiuti è diventata oggetto di campagne elettorali, come nel caso del miracolo farlocco del governo Berlusconi. Intanto il presidente della Provincia Cesareo ha annunciato la realizza- zione ad Afragola di un sito di trasferenza che i cittadini temono diventi, come a Giuliano, una discarica a tutti gli effetti. In seguito a questa notizia, si è costituito ad Afragola, il Comitato Cittadino “No alla discarica ad Afragola”. La parola è passata a Tommaso Sodano, autore del libro “La Peste”. Ma credo che prima di valutare le parole di una persona sia utile conoscerne la storia. Originario della città di Pomigliano D’Arco, Tommaso Sodano si è laureato in Scienze Agrarie, partecipando negli anni ‘70 al Movimento Giovanile degli Studenti. Dopo anni di militanza nel partito della Rifondazione Comunista, nel 2001 diviene senatore della Repubblica. A partire dal 2006 ricopre vari ruoli istituzionali come Presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali e Vicepresidente e Segretario del partito di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. Nel corso della sua carriera politica ha presentato ben 21 disegni di legge e 461 interrogazioni parlamentari, battendosi affinché anche i comitati locali ed i singoli cittadini potessero esprimere in Senato le proprie opinioni. Nel corso della sua legislatura ha riportato con le sue lotte svariate vittorie. In seguito al lavoro svolto per smascherare gli accordi tra politica e camorra e riportare dunque alla luce gravi responsabilità nella gestione dell’intero ciclo dei rifiuti in Campania, nel 2003 è stato il promotore della denuncia da cui sono partite le inchieste sui vertici della Impregilo e sulla figura del governatore Antonio Bassolino. Dopo aver denunciato alcune importanti connivenze fra camorra e politica, è sotto scorta dal 2008 ed oggi è Consigliere Provinciale a Napoli. Durante il suo intervento, Tommaso Sodano ha narrato alcuni aneddoti presenti nel libro, ponendo in particolare l’accento sia sulla parola “Consociativismo”, intesa come il superamento degli ideali politici dinanzi alla corruzione, sia sul fatto che, al di là dei pareri personali, qualsiasi soluzione scelta per arginare l’emergenza rifiuti deve essere sempre dettata dal rispetto delle norme che la governano, cosa che non si è mai fatta durante l’alternanza dei governi italiani. Una delle fasi più delicate dell’emergenza, ribadisce Sodano, è stata quella del 2001, quando alla Presidenza del Consiglio c’era Silvio Berlusconi ed il Presidente Commissario della Regione Campania era Antonio Bassolino. Dato deludente è che dopo tanti anni di fallimenti, a quasi trent’anni dalla nascita dell’emergenza, si con- tinua a procedere sulla stessa linea fallimentare dei governi precedenti, mentre la Regione Campania continua a pagare la Tarsu (la tassa sullo smaltimento dei rifiuti) più alta della media nazionale, senza avere un servizio. Ma la crisi dell’emergenza rifiuti dilaga, si diffonde come una peste grazie all’ignoranza dei cittadini, contagiando anche l’economia. Ancora oggi, molte persone si rifiutano di comprare i prodotti agricoli provenienti dalla zona di Acerra; non consapevoli del fatto che quelli che comprano dal loro fruttivendolo sono in realtà i prodotti che da Acerra vanno a Fondi, per poi ritornare con il marchio di aziende agricole di Fondi. Tutto ciò non solo danneggia l’economia, ma anche il turismo e l’immagine della città. Concludendo il suo discorso, Sodano ha espresso la necessità di ricostruire pezzo per pezzo il mosaico dell’emergenza rifiuti, la necessità di tenere a mente quanto accaduto e far sì che non si ripetano gli stessi errori. A seguito della presentazione del libro, si è aperto un vero e proprio dibattito, in cui sono intervenuti alcuni dei presenti, come Alfonso Bruno e Vincenzo Amato, rappresentanti del Coordinamento del partito di Sinistra Ecologia e Libertà di Casoria, partito di neoformazione, che hanno colto l’occasione per presentare un’iniziativa, portata avanti dal loro partito con una raccolta di firme, sui mezzi di trasporto a Casoria ed il Presidente del Comitato “No alla discarica ad Afragola”. Visto l’entusiasmo ed il desiderio di tutti i presenti di concretizzare quanto detto nel dibattito, Tommaso Sodano si è messo subito a disposizione dei cittadini di Casoria e di Afragola al fine di stilare una proposta da consegnare ai Sindaci dei rispettivi Comuni. Dunque l’incontro non si è concluso, bensì è stato rinviato a data da destinarsi, nel tentativo di agire contro l’apertura di un sito di trasferenza nel territorio Afragolese. Vincenzo Amato I B LC Riflessioni 16 Repubblica Napoletana: il popolo dice NO La Repubblica Partenopea del 1799 fallisce il suo tentativo di portare il progresso a Napoli: “Accossì adda i’”, dicono i lazzari “Tu non ce può fa’ niente. Il resto di niente” L a Repubblica Napoletana, detta anche “Partenopea”, fu istituita a Napoli il 23 gennaio del 1799. Il nascere di questa Repubblica non è casuale, anzi i Giacobini napoletani, tra cui si ricordano anche i più importanti intellettuali di quell’epoca ( Lauberg, Fonseca, Sforza, Cirillo), stavano meditando da tempo per trovare il modo di sovvertire l’assolutismo monarchico di Maria Carolina e di Ferdinando IV, in modo da riuscire a formare uno stato con una politica interna più moderata. Le loro idee ricalcano quelle dei rivoluzionari francesi, i quali riuscirono a sovvertire l’assolutismo di Luigi XVI e a proclamare in Francia una Repubblica nel 1792. La Francia proclama la sua libertà e, per tutelarla, espone in una solenne “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino” i diritti inalienabili dell’uomo affinché siano sempre tenuti presenti da ognuno. I fatti rivoluzionari avvenuti in Francia gettarono nel terrore la corte di Napoli, che decise di aderire alla lega anti-francese con gli altri sovrani europei. Ai patrioti fu risparmiata, quindi, l’elaborazione di un piano di colpo di Stato, in quanto si trovarono la strada spianata e, anche grazie allo stabilirsi dei Francesi a Napoli, poterono proclamarla una Repubblica. La rivoluzionaria ideologia francese, anche se non fu apprezzata dai sovrani dei Paesi europei in quanto fu causa di molti sovvertimenti, fu molto acclamata dagli intellettuali napoletani, i quali fecero anche stampare delle copie della dichiarazione dei diritti francesi e le introdussero, furtivamente, a Corte. L’intento era quello di far diffondere a Napoli quegli stessi ideali di uguaglianza, fraternità e libertà che erano e sono facenti parte del motto della bandiera tricolore blu, bianca e rossa. Ma la Repubblica Napoletana, tuttavia, sarà destinata ad un’intensa ma breve durata; infatti il 14 giugno dello stesso anno, dopo 144 giorni di vita, la Repubblica Partenopea giunge al termine. Nel corso dei cinque mesi della sua durata la costituzione napoletana introdusse i principi di libertà, eguaglianza e fratellanza promossi dalla Rivoluzione Francese. Durante questo breve periodo i Giacobini non riuscirono ad apportare migliorie da nessun punto di vista e soprattutto non furono capaci di dare al popolo napoletano un’istruzione e di illuminare “la loro arretratezza mentale mediante i lumi della ragione”. C’è da chiedersi: perché il popolo napoletano non ha accettato la mano offertagli dai Giacobini per cambiare? Perché ha impedito che l’intera società progredisse, causando la fine della Repubblica e il ritorno della monarchia? E sì, è stata proprio la diversità di idee tra i rivoluzionari ed i lazzari la causa principale del fallimento del tentativo repubblicano. Ma sarebbe troppo riduttivo attribuire la colpa al solo popolo. Furono gli stessi intellettuali, nonostante avessero agito in buona fede, a fare l’errore di voler trasformare il Regno di Napoli in una copia della Francia; erano troppo abbagliati dal desiderio che venisse pro- clamata una Repubblica, di una progressione da non rendersi conto che il regno in cui vivevano era una realtà politica, sociale molto differente da quella francese; non era possibile la fusione tra due culture con ideali e strutture dissimili. Il popolo napoletano non bramava la libertà come la volevano gli intellettuali. La libertà, per loro, NON “consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce agli altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di quegli stessi diritti”. E pure i tre principi erano quanto di più progressista circolasse in Europa: - uguaglianza: “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune”; - libertà politica e religiosa: “Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge”; - giustizia: “La legge deve stabilire solo pene strettamente ed evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto, e legalmente applicata”. I Napoletani non accettavano l’esaltazione della Repubblica francese e dei valori che propinava. Una dimostrazione palese di ciò si può estrapolare dal libro di Enzo Striano dal discorso che Eleonora Pimentel Fonseca fa con Don Eduardo, un falegname dei bassi napoletani: “Don Eduà. Ma a voi piacerebbe se venisse una repubblica, a Napoli?” – “Una repubblica? No” – “Perché no?” “Perché non ci sarebbero più nobili né ricchi[..] e noi potremmo pur chiudere bottega”. I lazzari, dunque, non agognavano una riformazione politica dello Stato, bensì volevano il ritorno del re e di un regime monarchico. Infatti, come scrive Vincenzo Cuoco “La nostra rivoluzione, pur essendo una rivoluzione passiva, l’unico mezzo di condurla a buon fine era quello di guadagnare l’opinione del popolo. Ma le vedute dei patrioti e quelle del popolo non erano le stesse: essi avevano diverse idee[..]. Quella stessa ammirazione per gli stranieri [...] formò, nel principio della nostra repubblica, il più grande ostacolo allo stabilimento della libertà>>; Ed è per questo che i lazzari si batterono sino alla strenua per cacciare dalla Napoli i Giacobini e i Francesi, la quale “primma è de San Gennaro, poi de lo rre, e poi d’ ‘a mia”. Era inevitabile che un piccolo gruppo di intellettuali, seppur appoggiati dai Francesi, potesse rivoluzionare Napoli a proprio piacimento; questi avevano contro di loro il popolo, mille teste, delle quali ciascuna ha pensieri ed idee diverse le une dalle altre. Tra i motivi che hanno spinto il popolo napoletano a rifiutare un governo repubblicano è la paura. La repubblica partenopea è stata sostanzialmente attuata dalla fascia nobiliare napoletana cioè da tutti quegli intellettuali che appoggiavano le idee francesi, in tutto ciò il popolo non ha mai avuto la possibilità di mettere voce in capitolo, a Napoli non vi è mai stato un “popular power”, nonostante il popolo rappresentasse la fetta più grande dalla popolazione. Significativa a questo proposito è la similitudine utilizzata da Striano in cui paragona Napoli a una “vipera”: “la testa della vipera sono i nobili, la coda i lazzari, la parte di mezzo il popolo”. Il popolo aveva paura perché spaventato dalla possibilità di poter perdere il loro posto di lavoro. La repubblica promulgava, infatti, degli ideali di uguaglianza e se così fosse realmente stato non sarebbero più esistiti né ricchi né poveri ma solo delle persone in parte apparigliate, in basso non in alto. E quindi gli artigiani, gli operai, i falegnami per chi avrebbero lavorato? Senza ricchi i falegnami per chi avrebbero commissionato tavoli e sedie di legno ben lavorati, gli artigiani per chi avrebbero modellato vasi e porcellane preziose, gli operai a chi avrebbero offerti i loro servizi? Era questo il pensiero del popolo napoletano. Anche i lazzari, che possono essere definiti come “eroi chiusi dentro Napoli” [Championnet] per la loro temerarietà in battaglia, avevano paura, paura della stessa libertà che la repubblica voleva sbandierare ai quattro venti. Profonde sono le parole che Striano pronuncia per bocca di un lazzaro nel libro “Il resto di niente”: “la libertà è la più bella cosa. Ma si paga con la vita. E’ addo’ sta scritto?”. Al popolo napoletano piaceva galleggiare staticamente nella sua ignoranza. “Ognuno nasce con la parte sua. Nasce prevete e è prevete, nasce zoccola e è zoccola. E po’: prievete, zoccole, signure, tutte quante morimmo”. L’ultimo motivo, ma non per questo meno importante, che ha troncato sul nascere la repubblica partenopea è la diversità tra i patrioti francesi e il popolo napoletano. Il primo grande errore fatto dai rivoluzionari è stato quello di non essere riusciti a guadagnare il favore popolare. Francesi e napoletani erano troppo diversi, essi, infatti, avevano diverse idee, diverse culture ed addirittura parlavano due lingue differenti. Su queste basi è quindi logico affermare che a Napoli non avrebbe mai potuto decollare poiché si era tentato di avvicinare due civiltà troppo diverse tra loro, distanti anni luce. Emilia Renzi e Veronica Palma IV D LS