gazzetta del mezzogiorno: 19 dicembre 2009

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gazzetta del mezzogiorno: 19 dicembre 2009
VI I BARI CITTÀ
SANITÀ & ESCORT
VERDETTO DELL’ASSISE D’APPELLO
Sabato 19 dicembre 2009
L’AMARCORD DEL SINDACO
A settembre scorso, ha raccontato l’incontro
in carcere, nel 2001: «Passai il fascicolo alla
Procura ordinaria, per competenza»
Condannato il pentito barlettano
che portò il pm Emiliano a Tarantini
Michele Dicuonzo ritenuto attendibile: la Corte gli infligge 9 anni
Intesa tra Fidindustria e Bcc
Avvocati in difficoltà economiche
scatta il «prestito d’onore»
.
CREDITO PER
AVVOCATI
Un momento
della
presentazione
dell’iniziativa
[foto Luca Turi]
La crisi investe anche le professioni e in modo
particolare la professione forense. Non solo i giovani avvocati alle prime armi ma anche i legali di
una certa età che per motivi di vario genere attraversano momenti di «vacche magre». Ecco perché
l’Ordine professionale ha sponsorizzato di buon
grado l’idea del professionista 38enne Marcello
Tedesco e si è fatto promotore di un protocollo tra
Fidindustria Puglia e Banca di
credito cooperativo-Cassa rurale ed artigiana di Castellana
Grotte. «Il protocollo - ha spiegato Nicola Didonna, di Fidindustria, durante la presentazione all’Ordine forense - ha funzione mutualistica e non assistenziale. In concreto, è destinato ai professionisti che nel
giro di sei anni siano in grado
di restituire capitale e interessi». Il presidente dell’Ordine,
Manuel Virgintino, ha delineato i tipi di destinatario del servizio: «Giovani nella fase di avvio, colleghe in maternità e
colleghi anche non giovani che non riescono a
smobilizzare crediti certi, come nel caso del gratuito patrocinio». Si sa, lo Stato paga tardi. Tetto
massimo degli interessi, 6 per cento. È intervenuto
Augusto Dell’Erba, presidente della Banca. [c.strag.]
CARLO STRAGAPEDE
l Tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine. Anche i «nodi», o
meglio gli «snodi» giudiziari. È il caso dello snodo fra la storia di
Gianpaolo Tarantini, del caso-sanità e del capitolo escort da una
parte, e della maxinchiesta sulla mafia barlettana dall’altra. Ieri il
procedimento «Download» è approdato alla sentenza di appello. Fu
proprio un pentito della città di Eraclio, Michele Dicuonzo, ad
aprire gli occhi all’allora pm antimafia Michele Emiliano (oggi
sindaco di Bari) su presunti rapporti di affari fra l’imprenditore
«Gianpi» Tarantini e la pubblica amministrazione, in particolare
la sanità pubblica. Dove? Sempre a Barletta.
Guarda guarda, il pentito aveva fatto centro, almeno a vedere gli
sviluppi della megaindagine che ha sfiorato il presidente del Consiglio Berlusconi. Il pm Emiliano passò il fascicolo alla Procura
ordinaria, perché non fu provato il legame con le attività dei clan.
Per la cronaca, Dicuonzo ieri è stato condannato a 9 anni e 4 mesi
di reclusione: la pena gli è stata ridotta rispetto ai 15 anni che gli
erano stati inflitti in primo grado dal gup Anna Polemio, con il rito
abbreviato. Per completezza, aggiungiamo che la Corte di assise di
appello ha annullato sette ergastoli, compreso quello riguardante il
presunto boss 49enne Ruggiero Lattanzio, «A’ Mnenn».
Ritorniamo all’addentellato fra il «sistema Tarantini» e le rivelazioni del pentito al pm Emiliano. L’attuale sindaco, a settembre
scorso, ha ricordato quelle circostanze: «Da pm avevo individuato
già dal 2001 il meccanismo delittuoso e la pratica che i Tarantini
avevano messo a punto per promuovere il loro business». Il nucleo
embrionale dell’indagine Tarantini prende le mosse da un incontro fra Emiliano e Dicuonzo, detto «Il Piazzato», nel carcere di
Trani. «Signor giudice, vogliono ucciderla, davanti alla Cattedrale», esordì nel ricordo di Emiliano. Il collaboratore si soffermò
su numerosi omicidi, poi aggiunse: «A Barletta c'è un fenomeno di
tangenti nella pubblica amministrazione». E così la Dda di Bari
cominciò a seguire un ortopedico, che ha condotto i carabinieri da
Tarantini: «Per circa un anno - disse Emiliano - ho proseguito le
indagini. Mi chiedo perché il filone investigativo non sia stato
coltivato», concluse il suo amarcord l’ex pm.
«DOMINO» - La polemica
La difesa di O. Sisto a Laudati
«Il gip ha scagionato i legali»
«In qualità di difensore dell’avvocato Onofrio Sisto e, parimenti, di avvocato, credo siano
opportune alcune considerazioni in merito a
quanto riferito dal Procuratore Laudati in relazione alla revoca della misura interdittiva operata nei confronti degli avvocati Di Cagno e Sisto». Così esordisce l’avvocato Alessandro Sisto, difensore dell’avvocato Onofrio Sisto, in un
botta e risposta con il capo della Procura,
sull’inchiesta «Domino». Onofrio Sisto è
stato inizialmente sospeso dalla professione e poi riabilitato. La nota prosegue.
«Credo si sia persa
un’occasione!! Il tenore del provvedimento del gip e, soprattutto, i suoi contenuti non lasciano
alcuno spazio ad interpretazioni alternative!!
L’avvocato Onofrio Sisto
Dice il gip: “Quanto
alla linea difensiva articolata dai due professionisti, va evidenziato che i due legali hanno diffusamente contestato, punto per punto, ogni accusa formulata a loro carico, con argomentazioni salienti ed apprezzabili, e documentazione
prodotta a suffragio”. Nessun dubbio, quindi,
sulla rilevanza del provvedimento anche in relazione all’aspetto indiziario. Dopo tanti giorni di
“aggressione mediatica” favorita, probabilmente, anche da non precise e dettagliate informazioni fornite alla stampa dagli organi inquirenti,
il provvedimento del gip avrebbe dovuto costituire un momento di riflessione da parte della
Procura. La stessa avrebbe dovuto semplicemente e lealmente prendere atto di aver richiesto un provvedimento grave, quello interdittivo,
senza che ve ne fossero i presupposti e senza,
soprattutto, aver avvertito la necessità di ascoltare - prima - i diretti interessati: sarebbe stata
una dimostrazione di forza e non di debolezza!!
Le dichiarazioni del Procuratore sembrano mirate più alla tutela della impostazione accusatoria, che ad una obiettiva valutazione del provvedimento del gip (appare davvero contraddittorio definire l’attività degli avvocati come “border
line” e, subito dopo, ritenere comunque sussistente il quadro indiziario); tale atteggiamento
appare in netto contrasto con la auspicata collaborazione con la difesa per l’accertamento della
verità; collaborazione che non può essere richiesta “...a prescindere”! Nonostante tali premesse, però, la difesa garantisce piena ed ampia collaborazione al fine di chiarire al più presto
una vicenda processuale davvero incredibile.
avv. Alessandro Sisto