Monsignor giuseppe giuliano è vescovo

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Monsignor giuseppe giuliano è vescovo
ANNO IX
NUMERO 88
LUCERA
GENNAIO
2017
Mons. Depalma consacra Giuseppe Giuliano vescovo
Mons. Giuliano siede alla sede - foto: P. Aquilino
Monsignor Giuseppe Giuliano è vescovo
L’omelia dell’arcivescovo Beniamino Depalma che ha presieduto la messa dell’ordinazione
M onsignor Giuseppe Giuliano, vescovo
eletto della diocesi di Lucera-Troia, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 27 dicembre
scorso nella Basilica cattedrale di Nola. A presiedere la solenne liturgia è stato l’arcivescovo Beniamino Depalma, che ha concelebrato
con monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo
metropolita di Foggia-Bovino, e monsignor
Pero Sudar, vescovo titolare di Seljia e ausiliare di Vrhbosna (Sarajevo), alla presenza degli
altri vescovi della Campania e del cardinale
di Napoli, Crescenzio Sepe. Erano presenti
anche monsignor Domenico Cornacchia e
monsignor Francesco Zerrillo, predecessori di monsignor Giuliano, oltre al clero e ad
alcuni sindaci dei comuni della diocesi che è
stato chiamato a guidare. L’ingresso ufficiale
di monsignor Giuliano è fissato a febbraio: sabato 4 a Lucera e domenica 12 nella concattedrale di Troia. Il neo vescovo ha ringraziato,
tra gli altri, il Santo Padre per averlo scelto
come vescovo di Lucera-Troia, l’arcivescovo
Depalma, successore dei santi Felice e Paolino, le chiese di Nola e Lucera, e ha dedicato
un pensiero grato e commosso alla sua famiglia, rivelando come l’anello episcopale scelto sia il frutto della fusione delle fedi nuziali
dei propri genitori.
Di seguito il testo integrale dell’omelia che
monsignor Depalma ha tenuto durante la celebrazione eucaristica del 27 dicembre.
Mons. Cornacchia impone le mani su mons. Giuliano
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Camminare per
essere la carezza
di Dio oggi
C arissimo don Peppino,
ancora una volta questa sera scegli di
“abbassare la testa” sotto la Parola di Dio.
Ancora una volta - come negli inizi giovanili della tua vocazione – decidi oggi,
ripetendo l’“eccomi”, di obbedire nuovamente ad una chiamata che scompagina
i fogli dei tuoi progetti. Come accadde
allo Sposo di Maria: Dio entra nei tuoi sogni, trasformando la tua vicenda umana
in storia di salvezza. Ai nostri desideri, già
umanamente per il bene, lo Spirito di Dio
suggerisce una missione – la Sua – forse
diversa da quella che immaginavamo, ma
sicuramente il meglio di quello che potevamo aspettarci. Da giovane ti sognavi
medico, ed il Signore ti ha esaudito affidandoti il Vangelo, più che il giuramento
di Ippocrate; mettendoti tra le mani il suo
olio come medicina per fasciare e guarire
le ferite di un’umanità sofferente che attende la prossimità del buon Samaritano.
Hai curato il Popolo di Dio nei molteplici
servizi ecclesiali che ti sono stati affidati
nella nostra diocesi e nell’Azione Cattolica e mentre medicavi di crisma le persone che ti sono state affidate nella tua
parrocchia, l’angelo di Dio, proprio come
a San Giuseppe, ti ha chiesto di prendere
con te la Chiesa di Lucera-Troia come tua
sposa.
Vogliamo dirti questa sera anche noi:
“Non temere!”. Grande è la missione
che ti viene affidata. Diventi partecipe
dello Spirito del Risorto, ti comunichiamo
lo stesso Spirito degli Apostoli condividendo la loro stessa vocazione e missione. Come Isaia e Geremia, avvertirai
certamente in questo momento la stessa
sproporzione tra la tua persona e il dono
che ti viene fatto: “perché proprio io?”,
“cosa posso fare?”, “cosa devo dire?”.
Sono le inquietudini dei profeti di fronte
alla chiamata di Dio. Penso siano anche
le trepidazioni che umanamente si agita-
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Riaperta la Chiesa
di san Basilio
a Troia
no nel tuo cuore. Questa sera ti ha incoraggiato l’Apostolo Giovanni nella Prima
Lettura. Come vescovi non siamo chiamati a trasmettere una ideologia, non
ci è chiesto un compito da manager, ma
nella comunità ed insieme a quel presbiterio nel quale entriamo a far parte con
l’ordinazione, annunciamo a tutti: “quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello
che contemplammo e che le nostre mani
toccarono del Verbo della vita, quello che
abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in
comunione con noi” (cfr. Gv 1, 1-4).
Sì, caro don Peppino, è la testimonianza
di Giovanni, apostolo ed evangelista, ad
incoraggiarti e a donarti il senso autentico del dono e della missione che oggi
ricevi.
Il Vescovo, un uomo che, come Giovanni, ha seguito la direzione indicata
dal dito del Battista. Un discepolo che,
lasciandosi accompagnare dalla Chiesa,
ha imparato a seguire il Maestro, lo ha
interrogato con domande di senso, ha
compreso l’autenticità della ricerca dello stare con Lui e può testimoniare che
all’appuntamento delle “quattro di pomeriggio”, ha abitato un tempo di grazia
e di vera familiarità con il Signore. Ama
la Chiesa con la quale oggi ti unisci attraverso l’anello della fedeltà. Lasciati indicare dalla comunità, dai laici che incontrerai, dai giovani e dalle famiglie, quegli
itinerari necessari per seguire Cristo. Il
popolo di Dio per grazia battesimale è
dotato del “sensus fidei”, di quell’intuito che noi pastori dobbiamo ascoltare
attentamente e pazientemente decodificare per trasmettere il nostro magistero
episcopale. Avrai un tesoro nascosto tra
la tua gente, sforzati sempre di scoprirlo
e farlo risplendere in tutto il suo valore.
Come hai testimoniato negli anni del
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Cattedrale di Nola al
termine della liturgia di
Ordinazione episcopale
presbiterato, quando come assistente
nazionale dei ragazzi di Azione Cattolica restasti affascinato dai doni di grazia
presenti nella breve vita della Piccola
Nennolina, sii attento a tutti, ascolta tutti, giovani e adulti, consapevole che Dio
“afferma la sua potenza con la bocca dei
bambini e dei lattanti” (Cfr Salmo 8). Sii
padre, in modo particolare dei presbiteri
tuoi collaboratori nel ministero apostolico e dei seminaristi in cammino, capace
di scoprire e far fruttificare i talenti di tuoi
figli. Ricorda i nomi delle persone, perché
in ogni identità c’è un progetto di Dio da
scoprire e accompagnare.
Il Vescovo, un uomo che come Giovanni ha la testa sul cuore di Cristo. Che
attraverso l’ufficio divino, intercede costantemente per il popolo che gli è affidato. Che attinge dai sentimenti del Maestro quegli atteggiamenti e quello stile
di vita che fa trasparire pathos, emozione,
compassione, misericordia. Il Vescovo,
un uomo che ascolta la Parola alla quale
è sottoposto e che, attraverso la liturgia,
condivide con tutti il mistero dell’Ultima
Cena, evento fondatore di ogni nostra
celebrazione eucaristica. Siamo gli uomini che ascoltano il cuore di Cristo. Siamo
coloro che devono trasmettere quelle
pulsazioni, quei battiti vitali; quelle gioie e speranze, attese e delusioni, dolori
e angosce. Attraverso la liturgia siamo
chiamati ad affascinare tutti di quell’Amore che celebriamo. Mi ha sempre colpito
che mentre Agostino ripensava la sua
vita e considerava la sua vocazione riceve una spinta forte dal modo di celebrare
di Ambrogio. Sei figlio del nostro grande
Paolino – come primo liturgo della Chiesa nella quale presiederai i divini misteri
–, diventa sempre più amante del bello
e cantore delle meraviglie che il Signore
opera. Impegnati a curare la dignità e la
bellezza delle celebrazioni. Come il nocontinua a pag. 4
INSERTO
speciale
Sentiero Youth
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anno IX n. 88
FORMAZIONEeCULTURA
La gioia dell’amore/2
Camminare per essere la carezza di Dio oggi
L a poliedricità della vita non ci fa mai fermare alle prese di posizione o ai pensieri
su di essa. La vita ha mille sfaccettature e
riserva solo sorprese. Attende di essere
scoperta, letta, interpretata per essere vissuta in pienezza giorno per giorno. In questo contesto la poliedricità appartiene alla
famiglia (cfr. AL 4-7.325). La famiglia non è
qualcosa di astratto, ma un’esperienza d’amore umano unico ed eterno. La famiglia
è fatta di volti, espressioni, timbri di voce,
sogni, delusioni, incomprensioni, progetti,
speranze, dolori e gioie, salute e malattia.
Questo è il tempo per stimolare a stimare i
doni del matrimonio e della famiglia. Non
si tratta di uno sbaglio della natura né la
cultura può sovvertire un ordine naturale. Il
dono va scoperto, conosciuto e apprezzato. Ogni famiglia è invitata a mantenere un
amore forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza.
Questo è il tempo per darci coraggio tutti,
ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza
perfettamente o non si svolge con pace e
gioia. Essere la carezza di Dio per questo
tempo. Una carezza che accompagna, sostiene, incoraggia, guida e orienta, fa discernimento.
Questo è il tempo perché tutti si devono
mobilitare ad essere carezza di Dio, segno
e strumento della misericordia scandalosa del Padre, che ci ama fino alla fine. La
famiglia è la più bella carezza che Dio ha
pensato per l’umanità tanto che Lui stesso
è famiglia nella Trinità e nella storia il Verbo si fatto carne e ha vissuto nella santa
famiglia di Nazaret.
Leggere e approfondire il Magistero sulla famiglia è un primo passo, per sentirsi
chiamato a prendersi cura con amore della
vita delle famiglie, perché esse sono una
risorsa, un’opportunità e non un problema.
Questo è il tempo di camminare senza perdere la speranza verso la pienezza
dell’amore promesso.
In questo cammino è accanto ad ogni fa-
miglia una famiglia esperta di vita come la
Santa Famiglia.
«Gesù, Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore del vero amore, a
voi, fiduciosi, ci affidiamo. Santa Famiglia
di Nazaret, rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole di Vangelo e piccole
Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazaret, mai più ci siano nelle famiglie episodi di violenza, di chiusura e di divisione;
che chiunque sia stato ferito o scandalizzato venga prontamente confortato e
guarito. Santa Famiglia di Nazaret, fa’ che
tutti ci rendiamo consapevoli del carattere
sacro e inviolabile della famiglia, della sua
bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltateci e
accogliete la nostra supplica. Amen» (AL
325).
Leonardo CATALANO
La gioia del Vangelo/5
Evangelizzare è rischiare la gioia, la fede e la consolazione
A tutti è data l’esperienza di prendere
in mano la propria vita in un momento
qualsiasi e prendere coscienza che solo
quando si è rischiato davvero la propria
vita questa ha assunto un valore maggiore rispetto al già consolidato perché è
cresciuta. La zona del rischio è un aspetto sano della vita che stiamo pian pian
perdendo a causa di un certo benessere.
La bussola è il bene da fare e il male da
evitare. Il bene ti rimette in discussione.
Il bene tende sempre a comunicarsi (cfr.
EG 9-16). Il bene fa sperimentare un’autentica verità e bellezza. Il bene libera e
rende più sensibili alle necessità degli
altri. Il bene tocca i cuori e si sviluppa, si
espande. Il bene è dignità per se stessi e
per gli altri. Riconoscere l’altro e cercare
il suo bene è l’unica strada da intraprendere. Il bene trasforma la vita nel dono e
solo donandola si rafforza, l’isolamento e
l’agio invece la indebolisce. In questa logica evangelizzare è rischiare la gioia, la
fede e la consolazione. La vita è rischiare,
perché è un dono di gioia che annuncia
l’amore del Padre e consola nella prova.
La vita cresce e matura nella misura in cui
si dona agli altri.
Il centro della evangelizzazione è il Dio
di Gesù, che ha manifestato il suo amore
fino alla fine. Dio è il rischio totale, perché è eterna novità, freschezza, generosità e consolazione. Ha rischiato tutto nel
Figlio fino a rendersi vulnerabile, ma il
suo amore è fecondo e genera solo sorprese e novità autentiche.
Il primo a evangelizzare e quindi a rischiare è in assoluto Dio. A Lui il primato.
Lui è prima, durante e dopo. Lui è tutto e
chiede tutto, ma offre tutto sempre.
Dio non è uno smemorato, ma invita alla
memoria per essere sempre più radicati
e incarnati nel suo amore e nella storia.
Come Israele che coltivava la memoria,
così Gesù ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci in-
I Santi del mese
A cura di Donato Coppolella
SANTI BASILIO MAGNO
E GREGORIO NAZIANZENO Vescovi e
dottori della Chiesa 2 gennaio
Basilio nacque a Cesarea di Cappadocia nel 330, da nobile
famiglia. Frequentò le migliori scuole del tempo. Fu pastore esemplare, difensore della fede, organizzatore di opere
caritative. Soleva dire: operiamo fedelmente la verità nella
carità. Morì il 1° gennaio del 379. Gregorio nato anch’egli
nel 330 a Nazianzo, fu amico fedele di San Basilio. Predicatore brillante, fu intronizzato Vescovo di Costantinopoli nel
381, durante il 1° concilio ecumenico per la sua dottrina fu
chiamato il teologo. Morì il 25 gennaio del 389.
troduce sempre più nella Pasqua (cfr Lc
22,19). La gioia evangelizzatrice brilla sullo sfondo della memoria grata.
E gioia sia rischiare la fede nella pastorale ordinaria, perché i credenti crescano
sempre più e rispondano meglio e con
tutta la vita all’amore di Dio.
E gioia sia rischiare la fede nell’essere
madre verso coloro che hanno perso la
gioia della fede e il desiderio di impegnarsi con il Vangelo
E gioia sia rischiare la fede nell’annunciare Gesù a chi non lo conosce o lo rifiuta. Il
Vangelo è per tutti, perché è l’unica buona notizia. Nessuno escluso ma tutti sono
chiamati e affascinati solo dall’attaente
amore di Dio in mezzo a noi, Gesù.
La massima sfida per la Chiesa è non
perdere la sana tensione dell’annuncio.
Come Maria siamo collaboratori con Dio
nell’incessante missione di Cristo. Solo
così: «Vi sarà gioia nel cielo per un solo
peccatore che si converte, più che per
novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7).
Questo stile evangelizzatore deve contagiare ogni attività che si realizzi. Ogni
momento della vita perché sia rischiosa
nella gioia, nella fede e nella consolazione deve far sua la Parola di vita: «Siate
sempre lieti nel Signore. Ve lo ripeto, siate lieti!» (Fil 4,4).
SAN GIOVANNI BOSCO
Sacerdote 31 gennaio
Nacque da un’umile famiglia nella
frazione Becchi di Castelnuovo d’Asti
il 16 agosto 1815. Trascorse un’adolescenza di stenti e, ordinato sacerdote,
consacrò le sue forze all’educazione
della gioventù. A tal fine diede vita
a varie opere e, soprattutto alle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie
di Maria Ausiliatrice. Scrisse vari libri
di cultura religiosa e come educatore
e operatore sociale, anticipò i principi della dottrina sociale della Chiesa.
Morì a Torino il 31 gennaio 1888 e fu
canonizzato da Pio XI nel 1933.
L.C.
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CRONACHEedESPERIENZA
Riaperta la chiesa di san Basilio a Troia
I l 2 gennaio a Troia si è tenuta la presentazione dei lavori di sostituzione
della pavimentazione e del nuovo impianto di riscaldamento a pavimento
della chiesa di San Basilio. Lavori svolti
a cura dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici e per l’edilizia di culto della Diocesi Lucera Troia. La chiesa di San Basilio è un edificio di probabile origine
paleocristiana, dalla massiccia struttura
in muratura, rifatta e rimaneggiata più
volte tra il Rinascimento e l’epoca barocca.
La chiesa, citata per la prima volta dalle
fonti nel 1081, conserva elementi architettonici e decorativi risalenti al II secolo dopo Cristo ed è tra i luoghi di culto
più antichi di Troia.
Alla presentazione dei lavori sono intervenuti: l’Amministratore diocesano
don Ciro Fanelli, il direttore dell’ Ufficio
diocesano beni culturali ecclesiastici
Mons. Luigi Tommasone, il geom. Arturo Monaco responsabile dell’Ufficio
tecnico, il sindaco di Troia Leonardo
Cavalieri, l’architetto Giuseppe Tricarico e il massimo rappresentante della
Ditta Resta, che ha eseguito i lavori.
Gli interventi effettuati hanno permesso di mettere in risalto gli elementi
architettonici più antichi della chiesa
e, nello stesso tempo, con l’utilizzo di
nuove tecnologie è stato possibile renderla più accogliente e funzionale.
Con la riapertura della chiesa di San
Basilio è stato restituito ai troiani un
edificio sacro di grande valore storico,
artistico e religioso.
Anna Ricciardi
La pace nel presepe dei Missionari
I mmancabile, anche quest’anno, l’ap-
puntamento natalizio con il tradizionale
presepe allestito presso la parrocchia
“Mediatrice” di Troia. Dal 18 dicembre
2016, infatti, l’opera artistica, all’incirca
di 50 mq, è visitabile nel salone dell’Istituto Missionari Comboniani.
Il tema, voluto dai padri comboniani e
materialmente illustrato dai presepisti
volontari (da sinistra nella foto: Gino
Ignelzi, Valentino Viscecchia, Vincenzo
Caione, Michele De Nittis, Lino Zurlo,
Mario Ivo Ignelzi, Espedito De Santis),
è quello della pace.
Essa, cantata dagli angeli nella notte
santa del Natale del Signore, è l’appello lanciato lungo questo suo pontificato da papa Francesco, soprattutto alla
vigilia del nuovo anno e in occasione
della L Giornata mondiale per la pace
(1 gennaio 2017).
Piergiorgio Aquilino
La famiglia umana alla luce dell’Amoris laetitia
La voce
del DIRETTORE
S pesso si confonde l’agire con la
frenesia. Quando l’agire si ammala
diventa frenesia. La frenesia è agire
senza logica significativa. Agire in
modo sano vuol dire rischiare e cioè
progredire, in una parola più chiara
convertirsi. Agire è un movimento
d’amore continuo che spinge la persona a crescere e maturare, anche
con gli sbagli, verso un bene sempre
più grande e ordinato al Bene per eccellenza. Un Bene da cercare sempre
nel quotidiano e da questo Bene lasciarsi guidare nella propria coscienza retta.
Agire nella logica di un sano rischio
è la misericordia divina. Dio stesso è azione nel suo essere trinitario.
I l matrimonio non è la magia di un momento ma l’amore vissuto giorno per
giorno. Una verità che vale sempre, anche
per il matrimonio del futuro. E del matrimonio del futuro, osservato però dalla
prospettiva dell’Amoris Laetitia, si è parlato nel convegno organizzato il 4 dicembre
scorso a Lucera nell’ambito di Migliorarsi
Wedding - Future Edition, manifestazione
ideata dal look-maker Carlo Ventola. Un
momento importante di riflessione sulla
famiglia in formazione, esaminando gli
orientamenti dettati da Papa Francesco,
come ha sottolineato monsignor Ciro Fanelli, amministratore della diocesi di Lucera-Troia. “Il Pontefice – ha dichiarato
Fanelli – ha avuto una parola bella, chiara,
forte, anche di provocazione, e ha dato
degli orientamenti nel capitolo ottavo che
sono racchiudibili in quattro verbi (che in
fondo sono quelli che ci devono condurre
nelle relazioni): accogliere, accompagnare, discernere e integrare”.
“Amoris Laetitia rappresenta una magna
carta per i prossimi decenni”, ha sottoli-
La pace, annunziata dal poverello Francesco per le periferie di Assisi e del
mondo, deve essere oggi al centro
dell’ecumenismo per un vero dialogo
interreligioso “aperto ed estroverso”.
PROGRAMMA DI FORMAZIONE PER OPERATORI DI PASTORALE FAMILIARE – 2017
DESTINATARI: Tutti i sacerdoti e operatori (in particolare le coppie di coniugi) della Diocesi interessati e/o impegnati nelle attività di Pastorale familiare.
CALENDARIO INCONTRI - TEMI E
RELATORI
• 1° INCONTRO – Domenica 22 Gennaio 2017 : Vita di relazione e scelta di
coppia – L’amore nel matrimonio – L’intervento del consulente familiare.
Relatori: D. Giovanni Pinto ; Consulenti
familiari Pio Bondanese e Paola Catapano. Moderatore : Avv. Raffaele Preziuso.
• 2° INCONTRO – Domenica 19 Febbraio 2017: Famiglia aperta o chiusa
alla vita - Il sostegno del consulente familiare nelle scelte difficili.
Rel. D. Modesto De Girolamo; Consu-
Matrimonio
futuro?
Ecco il codice di
Papa Francesco
lente Stefania Curci. Moderatore: Avv.
Raffaele Preziuso.
• 3° INCONTRO – Domenica 26 Marzo 2017: Famiglie separate, divorziate,
nuove famiglie – Accompagnare – Discernere – Integrare. Rel. : D. Michele
Di Gioia; Consulente familiare Enza Fatibene; Testimonianza di una coppia.
Moderatore: Avv. Raffaele Preziuso
DURATA DEGLI INCONTRI: Dalle ore
9.00 alle 18.00 circa. E’ prevista la celebrazione della S. Messa ed il pranzo
comunitario.
METODOLOGIA: Aspetti teorici; discussioni di gruppo; questionario di
verifica finale.
• SEDE: Centro della comunità “S.
GIOVANNI PAOLO II” Via Spagnoletti
Zeuli - LUCERA
• SPAZIO GIOCO: Per favorire la partecipazione delle coppie con figli, è
previsto uno spazio gioco per i bambini, durante i lavori, animato da educatori.
• QUOTE DI PARTECIPAZIONE
Per l’intero percorso 20,00 euro a coppia, quale contributo spese. Chi desidera condividere in misura maggiore
l’impegno economico dell’Associazione, può dare un libero contributo.
Per il pranzo di ciascuna giornata: 15,00
euro per i partecipanti adulti (per i bambini è gradito un eventuale piccolo contributo) presso ristorante-pizzeria New
Parco degli Ulivi by Sandro’s di via Po
n. 46.
neato nel suo intervento l’avvocato Maria
Antonella Cutruzzolà, patrono presso i
Tribunali ecclesiastici, che ha evidenziato presupposti ed effetti del documento
per gli anni futuri. E proprio del codice
contenuto nell’esortazione apostolica ha
parlato don Leonardo Catalano, parroco
di Pietramontecorvino e direttore de Il
Sentiero. “Oggi tante cose sono regolate
da codici – ha detto – e quello indicato
da Papa Francesco (contenuto nella Prima
lettera di San Paolo ai Corinzi) è la Carità e non può mancare nel matrimonio.
La parola Carità possiamo sostituirla con
Giovanni Pinto
Misericordia vuol dire agire
Nel Natale rischia, facendosi carne
e rischia fino alla Pasqua. Dio con
noi rischia, donandoci il Suo Spirito,
per guidare tutti alla Verità. Se Dio è
scandaloso per rischiare così in tutto
il suo agire anche io, tu, noi dobbiamo agire in questa logica.
Questo è il tempo di rischiare nel
Da sinistra: lo chef Peppe Zullo, don Leonardo Catalano e l’avvocato Maria Antonella Cutruzzolà
segno della misericordia, perché
questo è il tempo della misericordia.
È un tempo in cui Dio ci guida e sostiene i nostri passi, facendoli sicuri.
È il tempo per non sentirsi estranei a
Dio, perché Lui è il Dio sempre con
noi. È il tempo per sostenere chi è nel
bisogno e in difficoltà. È il tempo del
perdono e della inclusione vera e rispettosa.
Se misericordia vuol dire agire illuminato dal Bene, allora agire bene non
può che essere misericordia. Le opere di misericordia sono sacramento
dell’agire. Non si può non agire se
non “misericordiando”.
Leonardo CATALANO
Da sinistra: Zullo, monsignor Ciro Fanelli, Cutruzzolà, Maria Pia Clemente, Antonio Borrelli, Cristina
Cucci e Carlo Ventola.
Gesù, e a Gesù (che compie perfettamente questo codice) possiamo aggiungere
anche le parole marito e moglie, poiché è
la declinazione dell’amore vissuto giorno
per giorno dai coniugi. E una testimonianza in tal senso è stata fornita da Maria Pia
Clemente e Antonio Borrelli, che preparano i nubendi verso il loro “per sempre”
nella parrocchia Santa Maria Assunta di
Pietramontecorvino. Attraverso la loro
esperienza di unione trentennale hanno
indicato come sia possibile “continuare a
vivere insieme nel matrimonio, nonostante tutte le difficoltà quotidiane”.
Enza Gagliardi
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QUARTAPAGINA
continua da pag. 1
stro Patrono edificò le basiliche di Cimitile, così anche tu preoccupati sempre che
l’assemblea liturgica possa radunarsi in
un tempio che per dignità e sobrietà sia
immagine e modello della chiesa orante.
Dallo stare attraverso la liturgia con la testa
sul cuore del Maestro, affina il tuo orecchio
ad ascoltare “i segni dei tempi”. Sappi discernere attentamente quello che bisogna
costantemente aggiornare alla luce del
vangelo e dell’esperienza umana, come
ci ricorda la Gaudium et spes. Ciò che hai
insegnato in tanti anni come professore di
teologia morale, continua ancora a permettere alla tua gente di apprenderlo dal
tuo stile di corresponsabilità e di dialogo
fraterno. Sii radicato nella Tradizione dei
santi Padri e accogli benevolmente quanto
Dio, come semi del Verbo, getta nei campi della storia del Mondo. Proprio perché
vivi e celebri un mistero che va oltre il tempo, puoi divenire capace di intercettare il
vero progresso che Dio desidera per la sua
creazione. In questo impegno, sebbene
nella diversità dei ruoli e delle competenze, sarai certamente accompagnato dalla
comunità politica e dalle istituzioni civili e
da tanti uomini di buona volontà che per
grazia di Dio nei nostri territori troverai già
a servizio del bene comune. Lo zucchetto
ti aiuti simbolicamente a mantenere la testa piegata sempre sul petto del Maestro,
a non alzarla per arroganza e a far attenzione a non abbassarla di fronte ai potenti di
questo mondo.
Il Vescovo un uomo che come Giovanni
non scappa da sotto la croce. La croce non
è solo un’insegna che porterai sulla talare,
piuttosto uno stile da caricare sulla spalla.
Sarai cireneo, compagno della sofferenza
di tanti uomini e tante donne che vivono
nuove e vecchie povertà. Ama i poveri, i
crocifissi della storia, la tua porta sia sempre aperta per loro. Il Signore, come a Giovanni, ti affida sua Madre, ti consegna le
sue membra doloranti, accogli la Vergine
addolorata in casa tua. Nella cura per i poveri realizzerai il mandato di sollecitudine
pastorale, grazie a loro relativizzerai quelle
immancabili sofferenze e ansie apostoliche
che l’incomprensione spesso genera anche in noi pastori. “Sii uomo della Speranza e annuncia la Speranza”, così fu detto a
me dal cardinal Giordano nell’omelia della
mia ordinazione, così dico a te oggi! Mi
pare questo il nocciolo della successione
apostolica che attraverso di me oggi giunge a te. Troverai tante croci, incoraggia,
annuncia che dopo il Venerdì Santo c’è
sempre una Pasqua di Resurrezione. Sarai
mistagogo quando aiuterai ad entrare nel
mistero di Dio quanti sono lontani dall’appartenenza ecclesiale. Non avrai sempre le
risposte ad ogni difficoltà, ma nella maggior parte delle volte i tuoi presbiteri e la
tua gente non si aspetteranno soluzioni
ma che tu sia con loro nell’ora del dolore.
A volte un “sono con te”, una telefonata,
un gesto di interessamento, è la miglior risposta che scioglie la paura e la solitudine
nella sofferenza.
Il vescovo un uomo che corre come Giovanni verso il sepolcro vuoto, ma che corre
con Pietro e che sa fermarsi per attendere colui che ha ricevuto da Gesù la divina
potestà di legare e di sciogliere. Correre
con Pietro e attenderlo in una velocità diversa dalla nostra è la sapienza dello stile
ecclesiale. Nella chiesa non si corre mai da
soli: si cammina come chiesa e si è capaci
anche di fare un passo indietro fino a quando non si ha la certezza che tutti possono
contemplare i segni della vittoria di Cristo.
Come vescovi siamo chiamati a vivere radicalmente la comunione con il Successore di Pietro per educarci e testimoniare la
grazia della corresponsabilità ministeriale
nella chiesa locale. Non ci accada mai, nelle nostre diocesi di “correre da soli”! La
corsa da soli diventa carriera e la carriera
non porta alla Pasqua, ma ai nostri traguardi di morte.
Nella Chiesa si impara a correre con tutti attraverso la sfida e l’impegno a creare
comunione e unità. Abbiamo tutti velocità
diverse ma la grazia da chiedere è proprio
quella della sinodalità.
Si scrive Chiesa e si legge Sinodo.
Come ci sta ricordando Papa Francesco
– al quale in questo momento va il nostro
filiale e grato pensiero – dobbiamo essere
pastori che camminano talmente immersi
in mezzo alle pecore da impregnarsi con il
loro stesso odore. Ti auguro di non andare
mai di fretta, di scoprire il gusto di attar-
darti con la tua gente, di correre per annunciare il Vangelo ma sempre calibrando
la tua velocità con quella della Chiesa. In
questa corsa per portare a tutti la buona
notizia lascia l’adrenalina dei tuoi progetti pastorali e apprendi la stessa gioia di
Maria Maddalena che ha un unico scopo:
confermare con la propria vita che Dio
mantiene le sue promesse di salvezza. E
per questo “correrai con il pastorale in
mano”: a volte ti sembrerà che il ruolo
rallenti i tuoi slanci, sappi scoprire che hai
tra le mani il segno di chi deve pascere il
gregge non a mani nude, non in maniera autoreferenziale, ma appoggiandosi
sulla Tradizione vivente di fede, la quale
sostiene nell’inciampare, frena negli scatti
di protagonismo, aiuta nell’individuare i
pascoli verdeggianti.
Caro don Peppino, tra poco sentirai anche
tu quello che Abramo ascoltò dal Signore:
“lascia la tua terra e vai verso la terra che
io ti indicherò”. Ti attende la chiesa sorella di Lucera-Troia. Ti accompagna questa
chiesa, la tua amata chiesa di Nola! Non
sentirti mai solo: “chi crede non è mai
solo”! Sentiti custodito dalla compagnia
dei santi delle nostre diocesi. Sei anche tu
il discepolo amato che ha visto, creduto
e rende testimonianza. Affidati alla preghiera della Regina degli Apostoli che in
questo momento, come nel cenacolo di
Gerusalemme, insieme con noi invoca anche su di te il fuoco della Pentecoste.
+ Beniamino Depalma
Cattedrale di Nola al termine della liturgia di Ordinazione episcopale
Nola - 27 dicembre 2016
A conclusione di questa solenne liturgia
vorrei dire qualche parola.
Le parole hanno valore per la vita degli
uomini. Le parole hanno più valore e più
forza di quanto comunemente si pensa.
Così il pensiero corre a quella parola, meglio a quel verbo – accetto – che a nome
del Santo Padre, il Nunzio Apostolico in
Italia mi chiedeva per poter procedere,
lui disse. So bene che solo allora, dopo
quel verbo semplicissimo ed impegnativo pronunciato in prima persona da me,
timoroso e fiducioso, nasceva un nuovo
Vescovo nel cuore di Dio. Il Dio di Gesù
Cristo ha voluto aver bisogno delle nostre parole per poter procedere lungo le
strade della salvezza!
Inaudito solo a pensare. Eppure così straordinariamente vero. Il valore delle parole! E il valore di chi le pronuncia. Il valore
dell’uomo dinanzi a Dio, verso cui siamo
chiamati a pronunciare parole sensate e
coinvolgenti, parole vere, in risposta alla
Parola che Dio pronuncia e così realizza
davvero la salvezza per gli uomini!
Desidero dunque dire qualche parola
di gratitudine. Al Santo Padre, il papa
Francesco, che ha pensato a me per la
Chiesa di Lucera-Troia. All’Arcivescovo
Beniamino, successore dei santi Felice e
Paolino, che mi ha ordinato Vescovo accogliendo questo ulteriore e, spero, gradito impegno. All’Eminentissimo cardinale Sepe che oltre alla mia persona, ha
voluto onorare la Chiesa di Lucera-Troia
e quella di Nola. A Mons. Pelvi, Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino e a
tutti gli altri eccellentissimi vescovi, che
mi hanno irrobustito di grazia con il gesto
apostolico dell’imposizione delle mani e
la preghiera consacratoria. Una parola di
speciale fraternità a Monsignor Pero Sudar e alla Chiesa di Sarajevo per la testimonianza di fedeltà al Regno di Dio che
stanno dando al mondo intero, ormai da
molti anni…forse troppi anni!
Una parola alla mia famiglia.
In essa è passata tanta sofferenza, mai
però è venuta meno la speranza.
Una parola alla mia famiglia, nel suo nucleo originale e perciò nei vincoli dell’amore che unisce cielo e la terra.
Una parola di affetto, dunque a papà e
a Mario che dal cielo guardano questa
santa Assemblea che del cielo anticipa la
pienezza e la gioia.
Una parola a mamma e a Maria per le
trepidazioni, malamente camuffate, con
cui da sempre hanno accompagnato il
cammino deciso, anche se non facile dei
miei anni. Alla Chiesa di Nola, mentre si
accinge ad accogliere il nuovo Vescovo,
Francesco, vorrei ripetere le parole di
Sandra, sorella e figlia che il Signore mi
donò e ancora mi dona nella comunione
dei Santi. All’indomani della sua consacrazione verginale al servizio di questa
Chiesa – era il 21 novembre del 1986,
trent’anni giusti – ella volle scrivermi tra
l’altro queste parole:
«C’è chi si lamenta continuamente della
nostra Chiesa: a volte, indubbiamente, il
lavoro è pesante e difficile. Eppure, niente dà più gioia che amarla e servirla come
una madre». Anch’io, e chiedo scusa,
non sempre mi sono sottratto alla sterilità
della lamentela. Ma alla santa Chiesa di
Nola desidero solennemente ripetere la
dichiarazione d’amore di chi ha ricevuto,
tramite essa, innumerevoli doni, a cominciare da quello inestimabile della fede
nella quale sono vissuto e della quale
vivo la mia avventura umana nella storia.
Il dono della fede cattolica: in essa, quando il Signore vorrà, chiedo la grazia di
compiere i miei giorni terreni.
Sii dunque benedetta, Chiesa di Nola!
E mentre ti rivolgo il mio saluto e, ancora,
ti dico il mio amore, mi permetto di ricordati la bellezza e la grandezza della tua
storia e la consistenza entusiasmante della tua realtà. Un saluto memore e grato
devo poi ai tanti fratelli e sorelle, ai tanti
figli e figlie, ai tanti amici ed amiche che
da più parti mi ricordano quanto buono
è stato il Signore con me nel concedermi – nonostante la mia naturale ritrosia –
una meravigliosa compagnia di fede che
nella sua articolata varietà ha da sempre
consolato il mio cuore ed avvolto…la mia
persona.
Dalla parrocchia di Rione Trieste a quella
di San Giorgio; Dai laici di Azione Cattolica a quelli di vari Movimenti ecclesiali;
Dalla comunità del Collegio Capranica
a quella del Seminario Vescovile; Dall’i-
stituto Superiore di Scienze Religiose ai
ragazzi dei liceo; Da Medici Cattolici ai
consacrati e alle consacrate negli Istituti
Secolari della Regalità; Dai sacerdoti ai
religiosi e alle religiose.
Siete tanti! Siate benedetti ad uno ad
uno!
E sia lodato il Signore che ci dona la gioia dell’amicizia in un cammino condiviso
lungo le strade esaltanti del suo Santo
Spirito. Ai servitori del bene comune
nell’attività politica e in quella amministrativa desidero porgere il saluto deferente e grato. La loro presenza rende
omaggio al nuovo Vescovo di Lucera-Troia, ma più ancora alla Comunità cristiana
di cui egli è costituito pastore.
Dei cristiani non si deve aver paura.
La nostra ambizione – se c’è un’ambizione – consiste nel servire l’umanità in mezzo alla quale la Provvidenza ci pone.
Non aspiriamo a posti di potere. Statene
tranquilli e certi.
Ma la presenza nostra nella convulsa
umanità di oggi vorrebbe essere concretamente riconosciuta in base all’effettivo
servizio che rende all’uomo nella sua verità di persona, nella sua costitutiva socialità e in tutte le fasi della sua esistenza.
Un parola, infine, alla Chiesa che è in Lucera-Troia. Voglio che tu sappia, Chiesa
santa a amata, che ormai occupi il primo
posto nei miei pensieri e che stai prendendo il primo posto nel mio cuore. Il
Signore mi consegna a te: lui sia benedetto, lui ti benedica attraverso il mio
sguardo e le mie povere mani. Sia lui il
centro insostituibile della nostra vita, sia
lui il centro vivificante del nostro amore.
Già vedo in te la presenza dello Sposo
che ti vuole bella e splendente dei suoi
doni di grazia, per la comunione che affascina, attrae e conquista. Già scorgo in te
lo Spirito del Risorto che dinamizza il tuo
passo lungo e le strade missionarie del
Vangelo. Già intravedo in te il Dio delle
sorprese che crea un inedito futuro di
bontà e di pace.
A voi tutti, fratelli e figli, ho rivolto parole
che non sono solo “parole”.
Ho detto parole che vogliono essere l’eco di quella Parola che ogni giorno scuote e consola il mio cuore, quella Parola
che ha il volto adorabile e il nome santo
di Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio, il
Figlio dell’altissimo fatto uomo a salvezza nostra e del mondo intero.
A lui, solo a lui, la lode e la gloria nei
secoli dei secoli.
Amen, amen, amen!
+ Giuseppe Giuliano
Vescovo eletto di Lucera-Troia
Mons. Zerrillo impone le mani su mons. Giuliano
Mensile di informazione della diocesi
di Lucera-Troia
Editore
Diocesi di Lucera-Troia
Direttore responsabile
Piergiorgio Aquilino
Direttore editoriale
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Rocco Coppolella
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Stampa
OLO.CAP. srl - Foggia
Anno IX, numero 88, gennaio 2017
Autorizzazione del Tribunale di Lucera
n. 139 del 27 gennaio 2009
MENSILE DI INFORMAZIONE
DELLA DIOCESI DI LUCERA-TROIA
ANNO IX NUMERO 88 - GENNAIO 2017
CONSAPEvolente- Chi vuoi essere Baldassarre,
Gaspare o Melchiorre?
MENTE
PAGINA
2
SOGNa, Ragazzo sogna
QUANDO SALE IL VENTO NELLE
VIE DEL CUORE
U
n cavallo, un mulo ed un’asina
crescevano insieme a tanti animali di
altra specie in un podere.
Il cavallo si sentiva unico, sicuro e fiero della sua bellezza. Il mulo si sentiva
irripetibile, certo che il suo incrocio
avesse dato vita ad una nuova razza
forte e resistente. L’asina si sentiva
imperfetta per via delle sue orecchie
e per tutto quel che si raccontava in
giro accostando il suo nome a qualcosa di dispregiativo.
Tutto sembrava tranquillo e sereno,
fino al giorno in cui apparve per caso
in quella fattoria dagli apparenti equilibri un cesto con un neonato adagiato sulla paglia.
Tra clamore e bisbiglìi di tutti, la voce
tradotta in un bel pianto del piccolo
bebè risuonava in tutta la valle, allorché, per ultimi, si avvicinarono un
cavallo, un mulo e l’asina per darGli il
benvenuto.
Il cavallo esordì dicendo: «Crescerà
con me! Gli mostrerò il mondo, cavalcando insieme per l’intera prateria!».
Seguì con impeto il mulo che disse:
«Saremo sempre vicini! Gli mostrerò
come diventare forti per affrontare il
mondo!». Poi, con consueta calma,
toccò all’asina che senza dir nulla, timida e rimessa, iniziò ad allattare il
piccolo riportando la valle ad un beato silenzio!
Tutti resero grazie all’asina che...
Paolo, Paolo sveglia! Sono papà! La
sveglia è già suonata due volte. Farai
tardi a scuola e se non sbaglio oggi
hai il compito in classe.
Sì, papà! Oggi dobbiamo fare un
tema libero ed io non so proprio cosa
3
MEDIA O NON MEDIA,
questo è
il dilemma!
scrivere. Ho paura di essere banale,
scontato, di scrivere qualcosa di già
detto. Per non parlare degli errori.
Vorrei fare un compito perfetto!
Sai figliuolo, la perfezione non esiste.
La perfezione è una forma di inganno;
non c’è niente di autentico. La perfezione è una gabbia, rischi la claustrofobia. A volte, nella vita, c’è bisogno
di rumore e/o di disordine per sentirsi
vivi. Hai mai visitato un asilo silenzioso? Hai mai visto una cucina ordinata
mentre mamma è ai fornelli?
La verità di una vita vera è l’essenza
della vita stessa, vissuta fino in fondo
e piena di imperfezioni. Non bisogna
fingere di essere qualcun altro o desiderare la vita di qualcun altro. Se Dio
ha voluto che esistano un cavallo, un
mulo e un’asina ci sarà un motivo. Eppure ai suoi occhi siamo a Sua immagine e somiglianza!
Pertanto, figlio mio, sii te stesso!
Sempre e comunque, oggi a scuola e
domani nella vita. Sicuramente unico,
ovviamente irripetibile e “magari” imperfetto!
Damiano Di Giovine-Ardito
4
PAGINA
tai attento perché… rischi di non
essertene accorto. Per il fatto che
abbiamo tutti strumenti elettronici
e così finiamo per non utilizzare più
agende, calendari… Attento perché
rischi di non aver sentito che è cominciato un anno nuovo!
Scommetto che ti sei divertito alla
grande la notte del 31 dicembre;
ma ti sei dato un po’ di tempo per
qualche “programmazione”? No,
non si tratta dei soliti buoni propositi.
Quelli, ahinoi, se li porta via il vento.
Piuttosto, si tratta di consapevolezza!
Consapevolezza di quello che verrà e
che possiamo già prevedere. Consapevolezza dell’imprevedibile, sempre dietro l’angolo. Consapevolezza
delle persone speciali che possono
rendere i giorni più lievi. Consapevolezza di Dio che ti dona occasioni
nuove. Consapevolezza! È un affare
da non perdere! Perché solo chi è
preparato sa mantenere il controllo
e affrontare ogni cosa col massimo
amore possibile. Senza agitazioni e
rabbie forse troppo capricciose.
Consapevolezza della scuola che finisce o della laurea alle porte; consapevolezza di un amore che può
diventare “per sempre”; consapevolezza di scelte che potranno condizionare fortemente i prossimi anni o
forse tutta la vita. Chi ha consapevolezza, può sedersi con Dio e decidere
con amore.
Buon anno, cioè: buona consapevolezza!
Michele Di Gioia
PAGINA
S
IL PICCOLO
PRINCIPE
cAt
PAGINA
2
YOU
ANNO IX NUMERO 88
GENNAIO 2017
“SOGNA, RAGAZZO SOGNA
QUANDO SALE IL VENTO NELLE
VIE DEL CUORE”
(Cfr. YOUCAT, III cap., I sez.)
N
el poco tempo libero durante le feste, mentre dopo un pasto
natalizio ci stavamo domandando
quanto fosse durato… tanto da temere di non essere più nel giorno di
Natale… a molti sarà capitato di accendere la tv e vedere, con grande
gioia ma allo stesso tempo con un
forte rammarico, l’immagine della
Cattedrale di Aleppo semidistrutta ma colma di Cristiani che hanno
celebrato, dopo 4 anni di bombardamenti e guerre, la loro Messa di
Natale.
Un’immagine che ha toccato il cuore di tutti, e che in molti ha lasciato
un dolore lancinante per tutte le vite
e i sogni stroncati ed un interrogativo irrisolto, un po’ come quello che
cantavano i Gemelli Diversi nella
loro canzone Vivi per un Miracolo:
«Ce l’hai un attimo per me? Perchè
c’è troppo bisogno di aiuto!
Ti prego dimmi mentre il mondo
piange Dio dov’è». Bisognerebbe
chiederlo a loro, martiri e testimoni
del nostro tempo, che nonostante
tutto continuano ad avere la speranza sul volto, la speranza di chi è stato
intimamente toccato da Dio.
Un teologo tedesco, un certo Karl
Rahner, disse che «credere significa sopportare per una vita l’incomprensibilità di Dio».
E l’incomprensibilità di Dio è una
delle cose più antipatiche del nostro
“Superiore”; eppure è allo stesso
tempo così coinvolgente e misteriosa, che ci invita a cercarlo, forse
solo per incavolarci con Lui, forse
solo per urlarGli contro tutto il nostro dolore, forse solo per cercare
un colpevole ai nostri misfatti.
E Dio non si stanca di lasciarsi cercare. Dio infatti cerca in diversi modi
il contatto con noi: nella Sua parola, nella voce della nostra coscienza, in ogni incontro fra uomini, in
ogni esperienza naturale, in ogni
apparente casualità, in ogni sfida e
in ogni dolore… Dio nasconde un
messaggio segreto diretto a noi,
cerca di legarsi intimamente con noi.
Perfino in ogni esperienza scientifica
Dio ha qualcosa da dirci: ebbene sì,
scienza e fede concorrono entrambe
alla realizzazione di un’unica verità,
si completano e condizionano a vicenda.
Ecco che quindi la fede, che è un
lasciarsi toccare e interpellare personalmente da Dio tramite Suo Figlio, diviene un legame comunitario.
Nessun uomo infatti vive e crede da
solo. Il singolo credente capace di
dire «Io Credo» deve essere altresì
pronto a dire il «Noi crediamo» della Chiesa, dalla quale ha ricevuto la
fede e la quale ha cercato di preservare la fede dalle falsificazioni e l’ha
di volta in volta riportata alla luce.
Credere è dunque partecipare ad
una convinzione comune, in modo
che la fede degli altri mi sorregge
nello stesso modo in cui il fuoco della mia fede accende e fortifica gli altri. E, cantando insieme a Vecchioni,
possiamo dire tutti insieme «copri
l’amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello a volte passa
qualcuno, a volte c’è qualcuno che
deve vederlo».
FRANCESCO SAVERIO GIGLIO
IL DON RISPONDE
SCUSA DON…
Ciao, don! Perché i giovani si allontano dalla fede? Cosa c’è di diverso
fra la generazione di prima e quella
di adesso? Perché noi non riusciamo, come loro in passato, a rimanere “vicini”?
Lucio
Non è questione di ieri e di oggi… i
tempi cambiano ma, in sostanza, la
“testa” dei giovani (e non solo dei
giovani) resta la stessa! Il discorso è
più particolare, quasi specifico: tutto sta in chi incontriamo nel nostro
cammino.
Serve chi sceglie l’investimento più
bello: “perdere” tempo con i giovani. Solo stando assieme vengono
fuori anche le domande più difficili,
fino ad arrivare alla fede. Solo condividendo le cose più semplici e quasi
banali si arriva ad incontrare Lui.
Si arriva a pregare assieme! E allora?
È tutta colpa di chi non si dedica ai
giovani e dovrebbe?
Forse. Ma, perché non mettersi in
ricerca di chi ha già incontrato Dio e
può intercettare il mio cuore?
M.D.G
CAT
PAGINA
3
DO
MEDIA O NON MEDIA,
QUESTO È IL DILEMMA!
(Cfr. Docat, cap. II)
«
Internet è un luogo di caccia, di
fotografie e di radiografie. Nel caso
peggiore è un luogo di esecuzioni e
di abuso sessuale; un luogo per gli
investigatori e per chi è incaricato di
difendere la privacy. Nel caso più innocuo è un mondo di sciocchezze e di
svago» (Bruce Willis).
Utilizzare i media in modo adeguato
è una sfida per chiunque, il consumo
semplicemente passivo crea spesso
“users” che interiormente si sentono
tristi e vuoti. I media possono mettere
in contatto le persone o spingerle alla
solitudine, possono arricchire, istruire
e ispirare, ma anche indurre al male.
È, quindi, auspicabile che i cristiani
conquistino il “continente digitale”
attraverso la scrittura di post e blog
che si occupano di temi cristiani; tuttavia, quando nel farlo denunciano
gli altri, li calunniano, li maltrattano
e li condannano, evocano o sostengono divisioni, praticano il contrario
di quello che papa Francesco chiede
nell’Evangelii Gaudium: «La gioia del
Vangelo è per tutto il popolo, non
può escludere nessuno».
I media non sono né buoni né cattivi;
il punto cardine resta il modo di usar-
SE REGALI IL TUO CUORE
LA GIOIA AVRAI
li. Ci sono media che possono essere
usati solo come divertimento vano e
come fonti d’informazioni inutili, comportando un allontanamento dalla
vita reale e si riducono, spesso, a mezzi di godimento scadenti e bugiardi.
Su internet, quasi sempre, si va alla ricerca di contenuti che esaltano la violenza e ancora di più la pornografia.
Non è raro incontrare forme di abuso
attraverso i media: i cristiani devono
assolutamente evitare determinati
contenuti e aiutare chi è dipendente
da internet a uscire dalla situazione di
dipendenza.
Quindi, pur garantendo tutta la libertà possibile, è necessario sollecitare
i media ad un principio morale del
bene comune e dello sviluppo dell’u-
P
ace, unità, rispetto, fratellanza:
sono questi gli ideali che Voci fuori
dal coro & Children hanno proposto
nelle due serate del 4 e 5 gennaio
presso il cine-teatro Cimaglia di Tro-
manità. La svalutazione della sessualità umana e la diffusione della
pedopornografia sono abusi orribili
e i responsabili non possono continuare a far finta di niente, così come
non meno inaccettabili sono tutte le
forme di cyber-mobbing e molestie
che si diffondono continuamente
grazie alla possibilità di un uso anonimo di internet.
Le possibilità di non usare i media in
modo corretto sono davvero molte
e l’unico modo per “salvarsi” resta
la responsabilità davanti a Dio: ci
chiama a collaborare perché sia difesa la verità; ci vuole responsabili
di fronte al prossimo, perché questi attraverso i media sia integrato,
coinvolto e arricchito; ci chiede vigilanza con noi stessi, per giungere
mediante i media a una vera comunione con gli altri, così da fuggire
l’isolamento mediatico concentrato
solo su noi stessi.
Alessandro Maddalena
ia con lo spettacolo Prove generali
di... Momenti di musica ma anche
scene di ciò che accade dietro le
quinte per mostrare quanto sia arduo tener fede quotidianamente
agli ideali cantati. Ogni concerto
come sempre è un evento di beneficienza: quest’anno si è scelto
di aiutare il Malawi e i suoi bambini che soffrono la fame a causa
dell’eccezionale siccità che ha bruciato i campi.
Voci fuori dal coro è un esempio di
giovani e non che sotto l’ala di Dio
uniscono le forze per cambiare nel
loro piccolo il mondo, che cantano
con la speranza di far nascere nel
cuore di chi ascolta una piccola riflessione sull’Amore.
Federica Lo Greco
4
PAGINA
MENTI
STRU
T
u, mio è un libro che i punti tra
le sue righe li mette solo apparentemente, lasciando quindi un grosso
spazio a tutto ciò che è enigma e sospensione, pausa e riflessione. L’autore, Erri De Luca, sembra quasi celare certi significati tra l’inchiostro delle
parole, che unisce tra loro, conferendo uno stile diretto e semplice, minuziosamente attento al minimo dettaglio di ogni singolo movimento, ma
anche di ognuno dei sentimenti che
abitano nel cuore di un adolescente
sul precipizio delle sue emozioni.
A riecheggiare, tra le emozionanti
pagine, sono proprio le origini campane dell’autore. È cosi che, quindi, il
lettore si trova proiettato su un’isola,
in piena estate, inebriata dai profumi
IL PICCOLO
I
TU
MIO
tipici mediterranei,
dalle tradizioni insinuate, da sempre,
nell’anima dell’isola
e raccontata anche
dai suoni dialettali
napoletani di Nicola.
Sempre tra le pagine del libro, si scorgono le ferite del dolore per la guerra, ormai passata, ma ancora viva e
presente anche nella piccola realtà
di quell’isola. L’esempio lampante di
come il passato possa ancora vivere
nel presente, è la figura di
una fanciulla, dal viso angelico e dallo sguardo dolce,
che svelerà solo in seguito
la sua vera origine e identità.
Infine, il vero protagonista
del libro non sarà né un
fanciullo, né una fanciulla,
ma un sentimento: l’amore
che il protagonista prova
per Caia. L’amore di cui si
parla è quello adolescenziale, che porta alla crescita
interiore e funge da anello
di passaggio tra il mondo visto da
un bambino e il mondo visto da un
adulto.
Giorgia Bianco
PRINCIPe
n un mondo pieno di rigidità e responsabilità, in cui anche i bambini si
comportano come adulti, una ragazzina e sua madre hanno un colloquio
con la migliore scuola americana. La
ragazza, non ammessa, riesce ad entrarvi trasferendosi nel quartiere della
scuola, unica condizione per frequentarla senza necessità di superare l’esame di ammissione.
La loro casa si trova accanto ad un’abitazione molto curiosa, tanto curiosa
che un giorno un’elica di aeroplano
sfonda il muro della loro casa, mettendola a soqquadro; e la ragazzina,
curiosa, attraversa l’apertura causata
dall’elica: incontra l’anziano padrone
di casa, alle prese con la riparazione
del suo aeroplano. I due stringono
una grande amicizia. Così l’anziano vicino inizia a narrarle
la storia del Piccolo Principe, un ragazzino incontrato da lui molti anni
prima nel deserto del Sahara dopo
essersi schiantato col suo aeroplano
a causa di un’avaria. Lei, sempre più
presa dal racconto, va a fargli visita
ogni giorno, non rispettando così il
ferreo planning giornaliero imposto
dalla mamma; e quando tutto ciò viene allo scoperto, la piccola sarà costretta ad uscire di nascosto di casa e
va da lui, cercando di convincerlo ad
aiutarlo per completare la riparazione
dell’aeroplano. La conclusione della
storia del Piccolo Principe indignerà
la bambina, tanto da rimproverare
al vicino di averle fatto solo perdere
tempo.
Ma per la piccola protagonista è serbato un incontro inaspettato col Piccolo Principe: riuscirà a comprendere
il valore di quella storia?
ORIANA ESPOSITO
Editore / Diocesi di Lucera-Troia
Direttore responsabile / Piergiorgio Aquilino
Supplemento de Il Sentiero
Mensile di informazione della diocesi
di Lucera-Troia
ANNO IX NUMERO 88
GENNAIO 2017
Direttore editoriale / Leonardo Catalano
Redazione / Donato Coppolella, Rocco Coppolella,
Michele Di Gioia, Enza Gagliardi, Riccardo Zingaro
Per scriverci:
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OPPURE CONTATTACI
alla Pagina FB: Pastorale
Giovanile Lucera-Troia
Sede / piazza Duomo, 13
71036 Lucera - Foggia
Tel/Fax 0881 520882
e.mail: [email protected]
Stampa / OLO.CAP. srl - Foggia
Anno IX, numero 88, gennaio 2017
Autorizzazione del Tribunale di Lucera
n. 139 del 27 gennaio 2009