TOPOLINO E IL MISTERO DELLA BAMBINA RAPITA

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TOPOLINO E IL MISTERO DELLA BAMBINA RAPITA
TOPOLINO E IL MISTERO DELLA BAMBINA RAPITA
SOGGETTO di Marina Loffredo
Topolino è al porto con il suo cane. Un unico pensiero lo tormenta: rintracciare la bambina che
poche ore prima è stata rapita dinanzi ai suoi occhi nei pressi di Green Lake, dove era andato a
pescare.
All’improvviso a Topolino squilla il cellulare. È il commissario Basettoni: vuole sapere se il suo
amico ha scoperto qualcosa e lo informa che i genitori della bimba non si sono fatti ancora vivi.
È ora di cena. Topolino decide di andare a casa. Tutt’a un tratto nello spiazzo che precede l’uscita
del porto una vecchia baracca disabitata da decenni attrae la sua attenzione: dalle sue finestre esce
un fascio di luce.
Topolino, insospettito, bussa alla porta.
All’interno della casa vi sono proprio i rapitori. Uno di loro guarda dallo spioncino e riconosce in
Topolino l’uomo che ha assistito alla scena.
I due rapitori si nascondono in un armadio dopo aver spruzzato nell’aria un gas “disperdi-odore”.
Ad aprire la porta ci va Tom Gus, il terzo membro della combriccola e il meno sospettabile.
Topolino, mostrandogli l’identikit, gli chiede se ha visto la bambina. Tom nega e, anzi, invita
Topolino ad accomodarsi.
Topolino si guarda intorno, fa domande, nota solo che non si sentono (malgrado le pentole sul
fuoco) gli odori di cucinato, ma è costretto ad andarsene a mani vuote.
Giunto a casa propria, si mette a mangiare quando all’improvviso squilla il telefono.
È di nuovo il commissario Basettoni: i genitori della bimba (i signori Tronic) sono giunti da poco al
commissariato.
Topolino si reca subito in centrale.
Durante l’interrogatorio i due genitori spiegano il motivo della loro tardiva denuncia e affermano
che da anni sono minacciati da alcuni brutti ceffi. La loro bambina (Meg) custodisce, infatti, un
segreto inimmaginabile: è un robot.
È stato il signor Tronic, esperto scienziato, a costruirla e questo perché lui e la moglie non volevano
rassegnarsi all’idea di non poter avere figli. Qualcuno doveva aver scoperto il loro segreto e ora
cercava di ricattarli.
Tuttavia a Topolino c’è qualcosa che non lo convince: lo sguardo implorante della bimba che ha
visto rapire non può essere quello di un robot, per quanto ultratecnologico. L’interrogatorio va
avanti. E Topolino scopre una cosa importante: il signor Tronic si è ispirato per la realizzazione del
volto della sua Meg alla nipote Ely, ossia alla figlia di sua sorella.
L’indomani Topolino e il commissario si recano presso l’abitazione della sorella del signor Tronic,
la signora Betty Bloom.
I signori Bloom si dicono all’oscuro degli ultimi eventi, il loro lavoro di manager li tiene molto
impegnati. La loro figlia inoltre non è in casa: è in vacanza da ieri con i nonni a “Divertilandia” il
parco a tema di Ocopoli.
Topolino scorge su un tavolino una foto che lo incuriosisce: la signora Bloom da giovane a
braccetto con un signore che assomiglia molto a una vecchia conoscenza della polizia, un certo
Jonny lo Smilzo.
La signora Bloom taglia corto: quell’uomo è stato soltanto il suo allenatore di pallamano ai tempi
del liceo e i loro contatti si erano da tempo allentati.
Topolino chiede ai signori Bloom di provare a mettersi in contatto con la figlia: Green Lake è quasi
un passaggio obbligato per chi deve raggiungere l’aeroporto di Topolinia e bisogna accertarsi che i
tre siano riusciti a prendere il volo per Ocopoli.
La signora Bloom diventa la statua dello spavento: il cellulare di Ely è staccato.
Una volta uscito da casa Bloom ed entrato in macchina, Topolino espone al commissario le sue
perplessità: ci sono troppi elementi sospetti.
Arrivato in centrale, Topolino decide di chiamare in aeroporto e prega l’addetto di controllare i
nominativi di tutti i passeggeri partiti per Ocopoli: nessuna Ely Bloom.
Poi chiama subito a casa dei signori Tronic e chiede al signor Tronic ogni quanto la bimba-robot
dovesse essere manutenzionata.
Come immaginato da Topolino, proprio il giorno precedente il “padre” di Meg avrebbe dovuto
controllare lo stato di salute dei microchip della piccola.
Topolino adesso pensa di avere le idee chiare, ma deve ancora capire dove si sono rifugiati i
delinquenti. Tutt’a un tratto una rivista poggiata su una scrivania accanto a lui attrae la sua
attenzione. Non sappiamo cosa vede, ma qualcosa lo illumina; ora ha veramente capito tutto.
Le macchine della polizia si lanciano verso il porto.
Appena giunte, la polizia dà ordine di bloccare la partenza della nave che sta per salpare e fa
scendere tutti i passeggeri.
Tra di essi Topolino scorge subito i rapitori che cercano di darsela a gambe, ma inutilmente. Intanto
alcuni agenti fanno irruzione nella baracca e liberano Ely e i nonni che erano stati legati per benino.
La piccola Ely, scorti gli zii e i genitori (giunti anch’essi al porto) corre verso di loro. La signora
Tronic pensa di stare abbracciando Meg; la signora Bloom, Ely.
Ma Topolino inizia a spiegare le cose come stanno.
È da un anno che la banda dei rapitori con la complicità iniziale della signora Bloom ha inserito una
microspia all’interno del robot con lo scopo di ricavare dati di nascosto sul cervello di Meg.
Il signor Tronic nei suoi “check-up” annuali avrebbe scoperto tutto se entro un anno non fossero
riusciti a togliere la microspia. Ma nel frattempo la signora Bloom si era pentita e i delinquenti, non
solo erano in ritardo rispetto ai loro piani, ma avevano bisogno di un “diagramma” facciale di Ely
per completare l’opera. La signora Bloom non gliel’avrebbe mai permesso. Ecco allora la decisione
del doppio rapimento. Sarebbero poi partiti per l’Europa, intenzionati a guadagnare milioni a palate
con i loro robot d’avanguardia.
Un giornalista, che ha assistito alla spiegazione, chiede a Topolino che cosa gli ha fatto pensare che
i rapitori stessero al porto.
Topolino gli racconta dell’episodio della baracca avvenuto la sera prima, del fatto che non aveva
sentito alcun odore di cucinato e del giornale che proprio oggi gli era capitato sotto mano.
Esso pubblicizzava lo spray “disperdi-odore” che sarebbe entrato in commercio qualche settimana
più tardi; in basso c’era la foto del suo inventore, uno scienziato che, guarda caso, è proprio colui
che il giorno prima è andato ad aprire la porta a Topolino.
Chiariti tutti i dubbi, gli astanti iniziano a chiedersi dove sia il robot.
Uno degli agenti, però, non tarda a trovarlo in una valigia dei rapitori.
Il signor Tronic sussurra alla nipote di voler trasformare il robot in un innocuo giocattolo e lei
sorridendo acconsente, mentre dietro di loro i banditi vengono portati via dalla polizia e Topolino e
gli altri sorridono commossi.
FINE