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sezione di Vieste Logbook - giornale di bordo - periodico - n° 53 - marzo 2016 Luna Roxa Navigare in sicurezza Posti sulla roccia Il punto del presidente Carmine Prencipe Teodoro Moretti La Spiaggia della Pescheria La battaglia di Lepanto Giulio Argentieri, viestano stimato La piscina e il mercato Il Giubileo della Misericordia sul Gargano Vocabolario essenziale per mare Le ricette del pescatore La canzone di Pugnochiuso Ettore Scola, regista 2 LOGBOOK giornale di bordo - periodico Num. 53 – marzo 2016 LEGA NAVALE SEZ. VIESTE Associazione di protezione ambientale Porto di Vieste - Scalo Marittimo Sud 71019 Vieste (FG) Tel/Fax 0884 702698 Presidente Carmine Prencipe (responsabile) La redazione: Coordinatore: Nino Patrone Annamaria Cellamare Bartolo Baldi Lucio Mura Franco Ruggieri Kiara Sciannamè Collaborazione di Marcello Cavallo, Francesco Clemente, Maria di Dona, Sandro Troiano. [email protected] Articoli, lettere e foto non richiesti non si restituiscono. http://www.leganavale.it/ vieste Sommario Il punto del presidente Carmine Prencipe pag. 3 Navigare in sicurezza pag. 4 Vocabolario essenziale per mare pag. 6 La piscina e il mercato pag. 7 Posti sulla roccia pag. 8 La Spiaggia della Pescheria pag.10 La battaglia di Lepanto pag.14 La canzone di Pugnochiuso pag.15 Il Giubileo della Misericordia sul Gargano pag.16 Teodoro Moretti pag.17 Giulio Argentieri, viestano stimato pag.18 Le ricette del pescatore pag.19 Ettore Scola, regista pag.20 Il film Baciato dal sole, prodotto dalla Pepito Produzioni di Agostino Saccà per la regia di Antonello Grimaldi, con la quale ha collaborato la Daunia Production, è una produzione cinematografica trasmessa su Rai 1. Girato nel settembre 2014 anche a Manfredonia e Monte Sant'Angelo si svolge in dodici episodi suddivisi in sei serate. La storia concerne un ragazzo del sud, Elio Sorrentino, che partecipa ad un talent show con possibilità di successo, ma qualcuno manomette i risultati del televoto. Da qui inizia la storia di Elio, che con le canzoni conquista il pubblico e va alla ricerca di qualcuno che lo faccia riconciliare con il passato doloroso, segnato dall’abbandono della madre quando aveva solo 4 anni. Elio (attore Guglielmo Scilla) è probabilmente l’emblema di una generazione che cerca una strada per il futuro. Altri attori: Barbara Bobulova e Giuseppe Zeno, che ha appena riscosso grande successo ne Il Paradiso delle signore. 3 Il punto del presidente Carmine Prencipe Nino Patrone A l termine dell’assemblea tenutasi alla sezione di Vieste della Lega Navale Italiana, domenica 21 febbraio, abbiamo intervistato il presidente Carmine Prencipe per fare il punto della situazione sui provvedimenti proposti dal consiglio direttivo sezionale e discussi dai soci. Presidente, quali sono gli interventi discussi nell’assemblea dei soci da realizzare? Innanzitutto l’adeguamento della veranda coperta a sede sociale si rende necessario in quanto parte dell’area a terra verrà concessa a sensi dell’Art. 45 bis del Codice della Navigazione al Sig. Leonardo Vescera. Tra l’altro è prevista la realizzazione del pavimento in parquet e quindi il nuovo impianto d’illuminazione e climatizzazione, con acquisto di arredi: tende, divani, sedie e tavoli. In ogni caso è stato dato incarico al vice presidente Silvio Sicuro di seguire il progetto. Quali sono gli interventi da realizzare per la base nautica? Sistemazione delle catenarie, realizzazione di una struttura di protezione e sicurezza sulle giunture dei pontili, installazione di copertura in plexiglass sulle colonnine antincendio. Per quel che concerne le tariffe? Sappiamo che è un periodo di crisi e si tende a tagliare le spese voluttuarie e per gli hobby. Riteniamo di fare cosa gradita dando la possibilità di rateizzare le quote, pensando eventualmente anche, dal 2017, ad agevolazioni ad alcune categorie di soci: soci con an- zianità di iscrizione alla sezione di Vieste superiore a 20 anni, soci con età superiore ai 65 anni, soci di età inferiore ai 30 anni, nuovi soci. Nella prossima assemblea ne potremo discutere meglio. Per il Regolamento interno della sezione? Sono state apportate modifiche dovute a nuove realtà emerse. Il consigliere addetto a seguire il regolamento è Dino Frascolla. Presidente, quali ritiene sia un punto qualificante approvato nel nuovo regolamento? La possibilità di essere parte attiva nella vita dell’associazione. Ogni Socio, infatti, può proporre al Consiglio Direttivo manifestazioni che rientrano nelle finalità della L.N.I., nella qualità di promotore e curatore della manifestazione stessa. Qualche altra agevolazione prevista? La quota annuale ordinaria, che sarà applicata in base alla tipologia e dimensione dell’unità da diporto, potrà essere corrisposta in due rate, la prima entro la fine di gennaio e la seconda entro la fine di marzo. I figli, il coniuge e il convivente di fatto del Socio si potranno iscrivere pagando solo la quota nazionale stabilita dal Consiglio Direttivo Nazionale ed avranno tutti i diritti del Socio Ordinario, mentre i soci Studenti di età inferiore ai 18 anni che saranno iscritti nella classe “Juniores” possono partecipare alle assemblee ordinarie dei soci, ma senza diritto di voto. 4 Navigare in sicurezza Andare sicuri per mare/4 Lucio Mura E ' davvero importante navigare in sicurezza. Per saperne di più siamo andati a trovare un appassionato del mare e della vela, che con la sua "squadra" velica di amici ha partecipato a svariate regate. Il dottor Vincenzo Lapomarda, armatore dell'imbarcazione Luna Roxa, ha risposto alle nostre domande con semplicità e chiarezza, in base alla sua esperienza fatta in varie regate, tra cui la ormai classica Est 105 da Bari alle Bocche di Cattaro (Montenegro). Per dare un’idea della forza degli elementi si fa sempre riferimento alla forza del vento, e non a quella del mare. Perché? Non sarebbe più importante il mare? Certo che lo è. Ma mentre tutti siamo capaci di misurare il vento (basta infatti un semplice anemometro aneroide), per misurare il mare non esiste ancora un metodo univoco. Misurare le onde è una cosa difficile e non ci sono strumenti portatili per farlo. La loro altezza, inoltre, cambia da posto a posto, è influenzata dai fondali e dalle correnti e dovrebbe essere valutata insieme con la lunghezza d’onda, con la rapidità e con la propensione a frangere. Una cosa troppo difficile da fare a bordo di una barca e, probabilmente, anche a bordo di una nave oceanografica. E allora? Allora il vento lo si misura, mentre il mare, ancora oggi, lo si valuta ad occhio, come si è sempre fatto. Quando il vento rinforza e il tempo peggiora, non sarebbe meglio restare in porto? Regola essenziale rimane quella di prendere le burrasche sempre in porto! Fortunatamente le tempeste forti, in mare, sono rare. Si sentono di più a terra, seduti attorno al tavolo di un bar, quando si racconta di quella volta che le onde erano alte cinque metri. Si parla di forza sette, di forza otto, di venti a trenta nodi con raffiche a quarantacinque, di onde di sei metri e così via. Nove volte su dieci sono racconti pompati. Ma per quella volta su dieci in cui capita, bisogna essere preparati. Un vento da dieci nodi (forza tre) è l’ideale per navigare. La barca riesce quasi ad arrivare alla sua velocità massima di carena e, in compenso, il vento non è abbastanza forte da sollevare un mare fastidioso. Ma come si misura la velocità del vento? La velocità del vento si misura in nodi. Un nodo equivale a circa 1,8 km all’ora. I venti normali possono arrivare fino a 30 nodi. Bisogna tenere presente che un vento a dieci nodi, che sarebbe forza tre, è l’ideale per navigare. La barca riesce quasi ad arrivare alla sua velocità massima, che dipende da alcune variabili prima tra tutte la lun- 5 ghezza della carena bagnata. Venti nodi è una brezza tesa. Una condizione più impegnativa che impone già una prima riduzione di vela. Navigando con andature di poppa si sta ancora bene, ma di bolina la barca picchia già forte, dando anche più emozioni. Il mare con venti nodi di vento è già fastidioso e qualcuno comincia a soffrire. Ma quando il vento spira oltre trenta nodi non è meglio andare in cerca di un porto? Intanto prima regola, ovvia e banale eppure mai ribadita a sufficienza, è quella di ridurre le vele per tempo. Una presa di terzaroli o un cambio di fiocco, se fatti in anticipo, sono un gioco da ragazzi. Fatti in ritardo diventano faticosi e difficili, qualche volta pericolosi. Eppure si tende sempre ad aspettare. E’ un errore che fa chi non si vuole mai accontentare ... come nella vita! Si aspetta perché si spera che il vento cali o si aspetta perché magari c’è un po’ di mal di mare ed è più facile starsene rintanati in pozzetto ad aspettare, invece che saltellare sul ponte a lavorare con le vele? Talvolta si aspetta perché è bello correre: la barca aumenta la velocità, la prua si avventa sulle onde e sembra un peccato non sfruttare questo bel vento. Ma è una impressione sbagliata. Se si tiene troppa tela rispetto al vento, la barca non è più veloce. E’ solo più sbandata e soffre per inutili sforzi sull’attrezzatura. Dopo aver ridotto le vele, ci si accorge sempre che la velocità rimane più o meno la stessa mentre la barca si muove con maggior leggerezza, diventa più docile al timone come se fosse alleggerita da un fardello ingombrante. Ma quando è il momento di ridurre? Intanto occorre tenere d’occhio l’anemometro e calcolare il vento apparente. Poi con un po’ di pratica si può valutare il momento dalla forma e l’aspetto delle onde. Queste cominciano ad imbiancarsi con un po’ di schiuma bianca e segna- lano, quindi, un vento da 10 nodi. In base al tipo di barca, ognuno deve calcolare il limite oltre cui la stessa non è equilibrata. Questo sarà il momento di sostituire il genoa, ridurlo se si ha il rulla fiocco, ridurre la randa, prendendo una o due mani di terzaroli. Come si può navigare sicuri con un vento di burrasca? E’ un vento raro, però prima o poi occorre saper affrontare tale situazione. In questo momento bisogna preparare la barca e l’equipaggio ad affrontare la burrasca. Verificare che tutto sia in ordine sul ponte: cime, gommone, sacchi delle vele, pozzetto libero e sgombro, àncora galleggiante. Ispezionare bene tutto sottocoperta, che tutto sia bloccato e che tutte le aperture siano chiuse (osteriggi, finestrini e oblò) e che cinture e salvagente siano a portata di mano. Aspettare che il tempo migliori rimanendo al largo e che l’equipaggio abbia le cinture di sicurezza indossate, il salvagente autogonfiabile e il 6 rilevatore pronto. satellitare Nel prossimo numero p a r l e r e m o dell’opportunità di entrare in porto in sicurezza. Errata corrige Nell’articolo “Sicuri per mare” inserito nel n. 52 di Logbook all’argomento sicurezza è stato scritto: “Le barche che escono da un porto debbono dare precedenza alle barche che entrano in porto”. In effetti Il codice della navigazione nautica prevede che: “le unità in uscita hanno sempre la precedenza rispetto a quelle in entrata (tranne a Brindisi)”. Il 25 febbraio se ne è andato Franco Fabrizio. Ognuno ha un ricordo di lui diverso a secondo delle occasioni in cui lo ha frequentato. Qui lo ricordiamo per aver contribuito allo sviluppo della nautica viestana con la sua Scuola guida per patenti nautiche. Franco, grazie da tutti i tuoi patentati nautici. Alcuni lettori potrebbero non conoscere la terminologia marinaresca, per cui riteniamo opportuno continuare a spiegare i termini del Vocabolario essenziale per mare Nota bene: Ripetiamo anche la spiegazione di alcuni termini utilizzati in questo articolo Navigare in sicurezza. Anemometro strumento che misura la velocità del vento. Bolina andatura che consente alla barca a vela di risalire il vento mantenendo un angolo con il vento reale mediamente tra i 60° e i 37°. Boma trave in alluminio, legno o fibra di carbonio che sostiene la base della randa. Il boma è fissato all'albero tramite uno snodo detto trozza che consente al boma di modificare il suo orientamento rispetto all'albero. Bompresso antenna in allumino, legno o carbonio fissato orizzontalmente alla prua della barca. Il bompresso viene utilizzato per murare vele come il gennaker. Burrasca termine che indica la forza del vento (non del mare), corrispondente a forza 8 della scala Beaufort, vento da 34 a 40 nodi con onde moderatamente alte. Fiocco vela triangolare posta a prua dell'imbarcazione. Genoa vela triangolare issata tra l'albero più a prua di un'imbarcazione e l'estremità della prua o del bompresso, di dimensioni maggiori del fiocco. Il genoa si estende in lunghezza verso poppa, determinando una parziale sovrapposizione con la randa. Oblò finestrino circolare a chiusura stagna situato sull'esterno dell' imbarcazione. Osteriggio apertura rettangolare sul ponte per dar luce e aria sotto coperta Randa vela inferita all'albero lungo l'inferitura e sul boma lungo la base, di forma pressoché triangolare. Terzaroli ciascuna delle porzioni di una vela che possono ridurre le dimensioni di una vela. 7 La piscina e il mercato Due manufatti comunali coperti …. di scarabocchi e immondizie Bartolo Baldi I lavori, iniziati anni fa, sono quelli concernenti la piscina (coperta) comunale, allo scopo di consentire, penso, l’attività sportiva anche nel periodo invernale. Tali lavori dovevano essere già terminati. L’impianto, secondo le esigenze della comunità viestana, avrebbe dovuto offrire molte attività sportive, ricreative e di benessere, perfettamente accessibili a chi ne avrebbe fatto richiesta. Il manufatto di tale portata sarebbe stato per Vieste, in verità già avvezza alla presenza di piscine private e al mare, l’occasione per formare nuotatori in un ambiente piacevolmente caldo e accogliente. Insomma un fiore all’occhiello per chi abita a Vieste o proviene da zone limitrofe. Immagino che con alcune docce, aiuole, con la presenza di un bar-ristoro ed altre infrastrutture avrebbe dovuto essere il grande corollario che si sarebbe dovuto imporre per un paese, come Vieste, che aspirava a divenire città. Infatti, questo era il motto dell’amministrazione Spina Diana che governava ai tempi della sua costruzione. Il manufatto è stato ideato, per chi viene dal lungo- mare Europa e imbocca la strada che porta verso il nuovo quartiere della 167, subito dopo la rotatoria, dove spicca in bella mostra la stele dell’amico Michele Circiello (Cristalda e Pizzomunno). Si tratta di una struttura né troppo grande e né troppo piccola, ma attualmente è rimasta solo una colata di cemento armato con una decina di colonne e una grande vasca. Una struttura che, vicinissima al paese, sicuramente avrebbe permesso ai nostri ragazzi di fare sport, di divagarsi e di rimanere sulla strada il meno possibile. Invece è lì, abbruttita dall’incuria e dal tempo e, per alcuni aspetti, è anche pericolosa, in attesa (forse) che qualche anima pia (come è accaduto per il Cinema Adriatico) prenda a cuore la situazione e provveda a migliorare la zona e la stessa struttura che, guarda caso, è posta proprio all’inizio della strada di accesso verso un quartiere residenziale dotato di strutture alberghiere. Ma non è l’unico manufatto comunale posto nei paraggi ad aver bisogno di attenzione. Infatti, a pochi metri, sorge una struttura ancora più datata e ancora più fatiscente, attualmente abitata da famiglie senza alloggio. Chissà quando sarà utilizzata per lo scopo per cui è nata, ovvero quella di mercato coperto (che a Vieste è da sempre inesistente) e soprattutto chissà quando si provvederà ad una necessaria bonifica verso i cumuli di immondizie e ferraglie che fanno bella mostra di sé. Qui, se l’immondizia è tanta, la sicurezza è molto scadente. Qui esistono tombini e pozzetti ripieni di liquami ricoperti solo da tavole marce e pericolose, ma nessuno provvede a coprirli come si deve. Una situazione deplorevole sotto gli occhi di tutti che va a completare lo stesso squallido quadro della piscina coperta, di cui nessuno si preoccupa. Ci auguriamo che la nuova Amministrazione, fra i programmi prioritari, tenga a cuore questa situazione e finalmente a Vieste si realizzino un mercato e una piscina che diano lavoro e svago. Si eviterà che rimangano coperti …solo di scarabocchi e di immondizia come lo è stato fino ad oggi. Ai posteri il proprio giudizio. 8 Posti sulla roccia Nino Patrone In Puglia e Basilicata ci sono dei meravigliosi paesi posti sulla roccia. In questo articolo tralasciamo Vieste e parliamo di altri stupendi paesi degni di essere assolutamente visitati. Matera, Basilicata - la capitale europea della cultura del 2019. I Sassi sono uno dei nuclei abitativi più antichi del mondo ed ora costituiscono un centro storico unico, scavato nella roccia tra caverne e meandri labirintici. Sono patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Grazie alla splendida scenografia che offrono, assieme al territorio circostante, e grazie all'assenza di popolazione e quindi di trasformazioni, hanno costituito negli ultimi cinquanta anni un ottimo set per decine di registi. Vi sono stati ambientati diversi film tra cui “I basilischi", "Cristo si è fermato ad Eboli", dramma sociale di Francesco Rosi, con Gian Maria Volontè e Lea Massari, "Terra bruciata” (1999) di Fabio Sega- tori, con gli attori Raul Bova, Giancarlo Giannini e Michele Placido. Nel 1998 il registaattore pugliese Michele Placido vi ha girato “Del perduto amore”, film drammatico. Pier Paolo Pasolini nel suo "Vangelo secondo Matteo" del 1964 dà ai Sassi un senso solo se avulsi dal presente periodo storico, e proiettati in un mondo immobile, senza tempo. I Sassi nell'85 diventano Gerusal emme, con “King David”, film biblico di Bruce Beresford, con Richard Gere attore protagonista. Nel 2002 viene girato il film "La Passione di Cristo" di Mel Gibson. Ambientato nel paesaggio dei Sassi di Matera e della Gravina, il film racconta le ultime dodici ore di Gesù, dal giardino degli ulivi alla resurrezione con flashback sulla vita passata. Fra gli attori Jim Caviezel nella parte di Gesù, Monica Bellucci di Maddalena, Rosalinda Celentano di Satana, Claudia Gerini della moglie di Pilato e Sergio Rubini del ladrone buono. Matera può essere considerata una perla ancora intatta, tutta da scoprire. Vive lì molto volentieri il nostro concittadino, interessato lettore di Logbook, Domenico Troia. Castelmezzano, Basilicata – piccolo borgo sulle Dolomiti Lucane, immerso nei boschi di faggio. Una meraviglia naturale, con meno di mille abitanti, in provincia di Potenza, é situata al di sotto delle cime frastagliate di queste montagne, ad un’altitudine di mt 850 slm. L'antico centro fu una potente roccaforte Longobarda. Interessante è la chiesa Madre (XIII sec.), nel cui interno è custodita la stupenda statua lignea della Madonna col Bambino, detta "Madonna dell'Olmo" del XIV sec.. 9 In televisione abbiamo visto recentemente, su Rai 1, l’immagine di Castelmezzano durante le sei puntate della fiction televisiva di successo Questo è il mio paese (ambientata in un paese immaginario, Calura, ma girata sul Gargano, in particolare a Vico), con Violante Placido che annunciava la pubblicità. E’ noto anche per l’esperienza sportiva spettacolare del Volo dell’Angelo. Peschici, Puglia - è stata inserita dal Touring Club Italiano tra le dieci località più belle che si affacciano sul mare. Questa la descrizione del borgo garganico, posto sulla roccia: “Caratterizzato da un intricatissimo reticolo di vicoli, scalette, archi e cortili, che incantano anche per il candore delle abitazioni, Peschici è tra i borghi più pittoreschi della riviera adriatica. Calette e baie ne esaltano il litorale. Imperdibile una passeggiata su una delle sue tante spiagge che si snodano a nord e a sud dell’abitato. Polignano a Mare, Puglia - uno sperone roccioso disegnato dal vento e dal mare, che si getta a strapiombo nel mare Adriatico di un verde intenso. Le sue origini greche sono rintracciabili nel nome (“polis”). La sua è una bellezza unica, di un posto dove si respira un’atmosfera assolata e rilassata, ma con un fondo di malinconia. Per certi paesaggi sembra di vedere Vieste, Dalla Marina di Peschici, situata tra il porto turistico ed il promontorio roccioso dove sorge il borgo, alla spiaggia di Zaiana, alla quale fanno da cornice suggestivi costoni rocciosi, da quella di San Nicola, dalla finissima sabbia, a quella di Jalillo, separata dalla Marina da un grande masso roccio- la parte medievale che si affaccia sul mare. Qui è stata girata una parte del primo film di Checco Zalone “Cado dalle nubi”, diretto da Gennaro Nunziante nel 2009 che con il suo notevole successo ha fatto conoscere il comico pugliese al grande pubblico. La parte di Angela, prima fidanzata di Checco è interpretata da un’attrice nata a Manfredonia, Ivana Lotito. so, è un susseguirsi di incantevoli scenari dove al mare ed allo spettacolo della natura fa spesso da sfondo il profilo del borgo". Non è importante vivere il mare su grandi o piccole barche, ma è importante viverlo nel rispetto della natura. 10 La Spiaggia della Pescheria Almanacco Viestano - a cura di Franco Ruggieri L e botti ruzzolavano per Via Mafrolla e Corso Umberto I, ed altre ancora per Corso Fazzini, accompagnate dalle esperte mani dei manovratori e dalle urla divertite dei bambini. Tutte confluivano alla spiaggia della Pescheria. Vidi questo spettacolo un giorno che andavo a trovare i parenti a San Francesco, in Vico Caruso. Non posso ricordare con precisione la data di quella strana corrida, ma è facile inquadrare il periodo. La spiaggia non era più affollata di bagnanti e, non era ancora arrivato l’autunno, quindi doveva essere tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Ci si preparava alla vendemmia e bisognava far stagnare le botti (soprattutto i “Caratidd”), ossia pulirle dalla feccia e disinfettarle con l’acqua marina e ripararle da eventuali perdite. Sulla spiaggia, nella parte destra, era tirata su alla bell’e me- glio con assi di legno di fortuna, una baracca occupata da chi doveva sorvegliare le botti durante tutto il periodo del “bagno”. A sovrintendere le botti c’era Carisc’, uomo molto attivo che tirava a campare con espedienti, facendo mille mestieri: facchino, bracciante, guardiano di botti ed altri ancora. Spesso lo si vedeva in coppia con Tre Palomm, suo socio in “affari”, a fare scenette scherzose in mezzo la piazza. Terminò la carriera facendo il posteggiatore in Piazza del Fosso, un lavoro che gli as- sicurò una vecchiaia un po’ tranquilla. Quelle botti, di tutte le misure, in mare e sull’arenile rappresentavano una scena antica, degna del miglior Fellini, che rividi per pochi anni ancora. La spiaggia era vasta al punto da ospitare decine e decine di lance da pesca con le loro reti ad asciugare. L’estate poi era frequentata da centinaia di famiglie con bambini e anziani al seguito, per i bagni estivi. Ombrelloni di tutti i colori, in ordine sparso, sembravano tante farfalle. Nella parte a ridosso del Avviso Si chiede la collaborazione di tutti per comunicare e pubblicare fatti e personaggi inediti che appartengono alla piccola grande Storia del nostro paese. 11 muro della villa, la sabbia era fine, pulita e asciutta. Verso mezzogiorno, i più anziani, soprattutto ex pescatori e marinai, usavano fare le sabbiature, ricoprendosi principalmente le gambe con la rena bollente, per alleviare i reumatismi presi durante il lavoro in mare. Usavano tirare la sabbia con un rastrello che al posto dei denti aveva un piccolo pezzo di legno piatto. Stavano lì, immobili, con un berretto da marinaio in testa, a scrutare il mare, tra i giochi dei bimbi e le chiacchiere delle donne. Mia madre non voleva che andassimo al mare da soli. Proprio lei che al Faro ci arrivava a nuoto da San Francesco e non dalla Banchina. Giustamente, aveva paura per noi piccoli, soprattutto nei giorni di “Pund d’ Stell”, perché le disgrazie erano all’ordine del giorno. Spesso, zitto zitto scappavo di casa, lasciando dietro la porta, zoccoletti, pantaloncini e canottiera. Abitavo a due passi dal mare e non capivo perché non ci potessi andare a fare il bagno. Qualche volta, di controra quando i bagnanti incominciavano a scemare, arrivavano dallo Stradone le donne anziane per stendere il bucato ad asciugare, direttamente sulla sabbia calda. Allora la spiaggia si tingeva di farfalle e vele bianche e nell’attesa che i panni si asciugassero, le donne vestite di tutto punto, con abiti lunghi, i cui colori oscillavano dal grigio al nero, approfittavano per fare il bagno. Sì tutte vestite e anche con il “tuccatin” in testa. Noi bambini, invece, giocavamo con gli scarabei “i scaramun nfrà nfrà” di taniniana memoria. Di recente chiesi all’ami co Giuseppe Ruggieri, da dove venissero quegli scarabei, in un contesto ormai urbanizzato da decenni. La nostra deduzione li classificò come fossili viventi di epoche passate, quando tutta la zona dello Stradone era coltivata ad orti. In previsione della sistemazione del Riando in una moderna Rotonda, ci fu anche chi tentò la fortuna pensando di impiantare uno stabilimento balneare. Marchino Rinaldi, prima iniziò con cabine e ombrelloni e poi decise di imitare gli stabilimenti del litorale romano. Il progetto, però, al di là di una grande piattaforma di cemento armato non andò oltre, e rimase lì in balia dei marosi fino alla fine del secolo scorso. Serviva solo a una miriade di giovanotti che giocavano a carte, per ripararsi dal sole. Poi il 12 “mostro”, come lo definirono alcuni articoli giornalistici locali, sparì con i lavori di ristrutturazione dei giardini di Marina Piccola. In realtà, la spiaggia della Pescheria storicamente non è stata trattata sempre bene. Anzi, il periodo d’oro fu molto breve e lo si deve soprattutto alle velleità del complesso Adriatico che vi aprì un albergo, al tentativo di Marchino “U Lung” e alla Pro Loco che intendeva lanciare Vieste nel circuito del turismo internazionale. Ed Infatti, da spiaggia della Pescheria la ribattezzarono spiaggia della Marina Piccola, per emulare l’isola di Capri. Le intenzioni erano buone e molta gente aveva apprezzato le cabine colorate di Marchino e i nuovi giardini a ridosso dell’arenile, amorevolmente curati da un valente giardiniere, Nicola Mione. Ma i viestani avevano un’antica abitudine, ossia quella di buttare tutte le cose vecchie dietro “U Riand”, ossia dietro la Pescheria comunale. Era proprio un immondezzaio, costituito da collinet- te di rifiuti. Ricordo che un giorno, in piena mattinata, mentre giocavo sotto casa, assistetti ad una sceneggiata napoletana. Sul marciapiede di fronte al negozio di Ciccillo Patrone (oggi Lilliput) c’era il gruppo storico della Pro Loco che chiacchi e rava al fr es co dell’ombra dei platani. Ad un tratto, arriva dalle parti dello Stradone un manovale con una tazza di cesso sulle spalle, che si dirigeva verso la Pescheria. Mentre i galantuomini osservavano il manovale che procedeva imperturbabile, intervenne tutto incazzato e con la faccia paonazza Attilio Piracci, U Biche, chiedendo al ragazzo: “Uagliò addò và pu cudd cess ‘ngudd?” e il ragazzo placidamente rispose “veche a scittà u cess dret u Riand”. A quel punto il Bico non ci vide più e scaraventò giù parole di ogni genere contro il ragazzo, il suo titolare ed il padrone della casa da cui proveniva il cesso. Sentii parlare di vigile sanitario e di carabinieri, ma poi finì che il ragazzo, con la coda tra le gambe, fece retromarcia e tornò da dove era venuto. Penso che avrà solo ritardato l’operazione, optando per un’ora più buia della giornata. Il gruppo continuava a parlare con concitazione. Non ricordo tutta la discussione, ma una frase del Bico me la porto stampata in fronte: “Che turisme e turism hamma purtà a Vist si i cristien vann a scittà i cess sope la spiagg”! Nel 1965 ci trasferimmo da Piazza Garibaldi nella nuova casa di Via Fermi, ma io continuavo a frequentare la spiaggia della Pescheria. Lì c’erano ancora tanti amici e tanti motivi di interesse. Ci tornavo anche fuori dell’estate, quasi per scommessa, ogni volta che in TV facevano vedere i campionati di atletica leggera. Appena finivano le gare mi fiondavo giù in piazza e, già dalle persone che scorgevo sugli spalti al di là delle palme, capivo che Filippo D’Errico, il fratello di Angioletto, era già in gara. Qualche volta c’erano altri concorrenti, spesso però gareggiava da solo. Le specialità: lancio del 13 disco, del peso e del giavellotto (con veri attrezzi omologati dalla Fidal), salto in alto, lungo e triplo e qualche volta la velocità, quando c’erano i concorrenti. Filippo era una bella persona ed io l’ammiravo molto. La passione per l’atletica leggera la devo a lui. La spiaggia si prestava anche a partite di pallone, di noi ragazzi al pomeriggio presto e dei giovani più tardi. Erano partite accanite, veramente belle, con un gioco veloce ed azioni superbe, altro che il beach soccer di oggi. Ci fu un periodo che gli spettatori erano centinaia, con un agonismo indicibile. Solo chi vi partecipava potrà confermarlo. I limiti del campo di gioco erano dati dalla prima fila di palme verso la pescheria e l’ultima verso il cinema Adriatico. Oltre non si poteva andare perché c’era lo stab i l i m e n t o dell’aeronautica. Oggi è un’altra storia. Il turista che si affaccia dai giardini di Marina Piccola, vede il mare e la scogliera artificiale, ma non può immaginare lo straordinario caleidosco- pio che era “U sciel d’ la P’scarij” negli anni ’50 e ’60. Restano le cartoline illustrate e i ricordi di chi come me su quella spiaggia ha imparato a nuotare a tre anni, da solo, come si usava all’epoca e, non in piscina con il maestro di nuoto. Per la Cronaca: Caputo Matteo Carisc’ (29.5.1928 – 9.5.2001) e Sacco Pasquale – Tre Palomm (27.8.1928 – 8.2.1998) erano due persone semplici ed oneste. Entrambi poveri vivevano del contributo erogato dall’ECA che arrotondavano con i proventi di servizi di piazza occasionali. Negli anni ’60 rappresentavano una coppia di personaggi comici molto apprezzata, che spesso in piazza radunavano capannelli di curiosi ad assistere alle loro scenette scherzose o al Palio della Cuccagna per la Festa di S. Antonio. Mione Nicola (28.11.1924 – 4.5.2014) è stato il giardiniere storico dei giardini di Marina Piccola. Iniziò con i cantieri di lavoro per la realizzazione di quei giardini e continuò con la piantumazione delle palme e la cura amorevole delle aiuole fiorite. In primavera e in estate i giardini erano una tavolozza di colori che severamente difendeva dagli assalti vandalici dei ragazzi. Di notte, però, mentre dormiva, qualcuno gli rubava i pomodori e le angurie che lui aveva coltivato tra i fiori. Non menziono gli altri personaggi citati nel racconto in quanto più noti e conosciuti da tutti, di cui Marchino Rinaldi è l’unico vivente e conserva ancora gelosamente le sue cabine colorate (Auguri per i suoi 90 anni appena compiuti). 14 La battaglia di Lepanto a cura di Lucio Mura L ’ultima grande battaglia navale della storia, un evento epico. E’ la battaglia di Lepanto, uno scontro tra civiltà, dalla quale però nessuno uscì veramente vincitore. La vicenda, che caratterizzò i rapporti tra Occidente e Oriente, ebbe inizio il 2 luglio del 1570, con l’attacco ottomano all’isola di Cipro sotto il dominio veneziano, e finisce la sera del 7 ottobre 1571, quando la flotta della Lega Santa composta da Veneziani, Genovesi, Stato Pontificio e Spagnoli, affronta, distruggendola, la flotta ottomana nella baia di Lepanto. Descriviamo, per quanto possiamo, la situazione che si andava creando nel Mediterraneo orientale all’epoca della battaglia, le potenze che accendono la miccia dello scontro, i motivi dello scontro e i personaggi che ne determinano l’epilogo, dal sultano Selim II a Papa Pio V, dal Re di Spagna Filippo II ai mitici giannizzeri e infine al Generale Don Giovanni d’Austria, comandante della flotta cristiana. La minaccia turca fu il motivo predominante che diede il vi a all’episodio della famosa battaglia di Lepanto. Questa vicenda rappresentò un esempio di come può nascere la solidarietà tra diversi stati cristiani di fronte ad un pericolo comune, rappresentato appunto dalla incombente minaccia turca sull’Europa. Malta era già sotto assedio da parte dei turchi. Il pontefice del momento, San Pio V, con un’encomiabile opera di mediazione, riuscì ad amalgamare il mondo cattolico in un unico blocco che strenuamente, anche con l’aiuto dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, ottenne una vittoria di grande rilievo. Durante l’assalto al Forte S. Elmo, sempre a Malta, cadde ucciso anche l’indomabile Dragut, personaggio noto a Vieste. Con la sua scomparsa si concludeva un lungo periodo di massima aggressività della pirateria barbaresca e di assoluta padronanza turca sul Mediterraneo. Ma torniamo allo scontro navale. Il 3 ottobre del 1571 la flotta cristiana al comando come abbiamo detto sopra, di Don Giovanni d’Austria, salpò da Corfù diretta a Lepanto nel cui porto si trovava la flotta maomettana. Questa a sua volta uscì subito in mare così che verso le 12 del 7 ottobre s’incrociò con la flotta cristiana a sud dell’imboccatura del Golfo di Patrasso. Lo scontro fu durissimo. I due avversari erano decisi a battersi fino all’ultimo per una completa vittoria. Si pensi che, qualora la flotta cristiana fosse stata sconfitta e distrutta, i turchi non solo avrebbero avuto via libera ma anche un fortissimo incitamento per future conquiste in Mediterraneo e l’intera Europa cristiana 15 sarebbe potuta cadere sotto il dominio della mezzaluna. Per questo motivo la battaglia di Lepanto fu una delle più grandiose e decisive nella storia del mondo. Prevalse infine la superiorità numerica delle forze cristiane. Alì Pascià, comandante della flotta turca fu catturato. Implorava di essere lasciato in vita ma un sol- dato cristiano lo decapitò. La vista della testa di Alì Pascià infilzata su un’asta demoralizzò i Turchi che smisero ben presto di combattere. A proposito di questa vicenda, pur non esistendo alcuno scritto attendibile relativo alla divisa del marinaio, si è sempre detto, che le due righe bianche sul solino azzurro, indicassero le vittorie delle due battaglie di Lepanto, ad opera rispettivamente della flotta cristiana e della flotta veneta, entrambe contro i turchi che all'epoca spadroneggiavano il Mar Mediterraneo con l'intento di invadere l'Europa. Se ciò sia leggenda o storia non ci è dato di sapere. La canzone di Pugnochiuso Pugnochiuso, Pugnochiuso dolce terra del Gargano: io ti scopro piano piano nell’azzurro del tuo cielo nel colore del tuo mare; chiudo gli occhi per sognare, chiudo gli occhi per amare. coro: oh oh oh oh oh oh oh oh Pugnochiuso dolce terra del Gargano I miei giorni son giulivi tra le chiome degli ulivi; nel silenzio della sera, nel respir della scogliera colgo attimi d’amore, sento i battiti del cuore, sento i battiti del mare. coro: oh oh oh oh oh oh oh oh Pugnochiuso dolce terra del Gargano Pugnochiuso, Pugnochiuso dolce terra del Gargano: io ti amo piano piano per le lacrime del pianto, per l’amore, per l’incanto, per l’azzurro del Gargano, ti saluto con la mano. coro: oh oh oh oh oh oh oh oh Pugnochiuso dolce terra del Gargano Parole di Bruno Rivelli Musica del Maestro Rico Garofalo (per gentile concessione di Riccardo Garofalo, figlio del maestro Rico). I giovani devono viaggiare, perché viaggiando si può capire gli altri. Viaggiando si può capire che le differenze sono un valore e non un problema. Renzo Piano 16 Il Giubileo della Misericordia sul Gargano A cura della redazione C on il decreto del 29 novembre u.s. Mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni R. ha stabilito che, durante l’intero periodo del Giubileo straordinario della Misericordia, è possibile ricevere il dono dell’indulgenza plenaria nella Cattedrale di Manfredonia, nella Concattedrale di Vieste, nel Santuario di Santa Maria delle Grazie e l’annessa Chiesa di San Pio da Pietrelcina in San Giovanni Rotondo, nella Basilica Santuario di San Michele Arcangelo in Monte S. Angelo, nella Parrocchia Santuario di Santa Maria della Libera in Rodi Garganico e nella Parrocchia Santuario di Santa Maria a Mare nelle Isole Tremiti. Varcata la Porta della Misericordia, oltre alla confessione e comunione eucaristica, i fedeli devono compiere la professione di fede e recitare la preghiera per il Papa e secondo le sue intenzioni (Padre Nostro e preghiera di Papa Francesco per il Giubileo, di cui si riporta l’inizio: Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui …). Brevi cenni sui luoghi di preghiera. Cattedrale di Manfredonia. Il duomo, iniziato il 7 febbraio 1270 e terminato nel 1274, fu distrutto dai Turchi nel 1620 e risorse nel 1700. Vi si conservano le tele degli arcivescovi Orsini, Muscettola, Rivera. La protettrice di Manfredonia è la Madonna di Siponto, il patrono San Lorenzo Maiorano. Il quadro e l’effigie della Madonna furono benedetti dal cardinale Angelo Roncalli (Papa Giovanni XXIII). Negli anni sessanta, il vescovo Andrea Cesarano, (che noi di una certa età ricordiamo a Vieste, in occasione delle processioni di S. Maria di Merino, con una gran barba bianca), fece costruire la nuova facciata in marmo travertino, nel quale fu inglobata la statua in marmo di Giovanni XXIII, opera dello scultore sipontino Aronne del Vecchio. Concattedrale di Vieste. Fu edificata nell’XI secolo, ma la struttura originaria romanica si è modificata per diversi terremoti (1223 e 1646 in particolare). Sono stati introdotti motivi barocchi: l’originale soffitto a capriate è stato coperto da un soffitto ligneo settecentesco di scuola napoletana; le tre absidi sono state sostituite da due cappelle laterali e da un presbiterio centrale coronato da un coro ligneo; dodici finestre sono state poste nella parte alta della navata centrale. Durante i lavori di restauro eseguiti negli anni 1976-80 e 19882000 le colonne della chiesa romanica sono state liberate dalle successive strutture barocche, con rifacimento del pavimento per ben due volte. 17 Santuario di Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Rotondo. La costruzione della Chiesa Antica e del convento iniziò nel 1538 per opera del popolo di San Giovanni R. e terminò nel 1676. I lavori per la costruzione della Chiesa Grande iniziarono il 2 luglio 1956 su progetto dell’architetto Giuseppe Gentile di Boiano (CB), mentre la consacrazione avvenne il 1 luglio 1959. Lo stesso giorno dell’inaugurazione della nuova chiesa di Padre Pio da Pietrelcina, nel 2004, progettata dall’architetto Renzo Piano. Basilica Santuario di San Michele Arcangelo in Monte S. Angelo. Il santuario ha origine nel 490, anno della prima a p p a r i z i o n e dell’arcangelo Michele sul Gargano a San Lorenzo Maiorano. E’ uno dei maggiori luoghi di culto europei intitolati a San Michele, insieme con San Michele in val di Susa e Mont Saint Michel in Normandia, ognuno distante circa 790 km l’uno dall’altro. Santuario di Santa Maria della Libera in R o di G a r g an i co . L’icona della Madonna approdò a Rodi, mentre era trasportata in Occidente, alla ricerca di un rifugio sicuro, per sfuggire ai turchi che avevano conquistato Costantinopoli il 29 maggio 1453. Dal 2 luglio dello stesso anno iniziò per Rodi il patronato della Madonna della Libera, il cui santo quadro fu ritrovato sul Sacro Sasso, dove poi sorse il tempio che ha assunto l’assetto definitivo in anni recenti. Santuario di Santa Maria a Mare nelle Isole Tremiti. Secondo la leggenda fu iniziata la costruzione grazie ad un eremita nei primi anni del Cristianesimo, che ebbe in visione la vergine Maria, che gli indicò il luogo dove scavare per procurarsi quanto necessario (pare dal sepolcro dell’eroe omerico Diomede). Secondo il Chartularium Tremitense il primo centro religioso fu edificato nel IX secolo ad opera dei benedettini dell’abbazia di Montecassino, poi sostituiti nel 1237 dai Cistercensi. Teodoro Moretti Domenica 31 gennaio l’Amministrazione Comunale di Rodi Garganico ha dedicato al suo illustre concittadino Teodoro Moretti, a undici anni dalla scomparsa, una scultura in suo onore realizzata dallo scultore Ermanno Ariostino, posta nella casa c o m u n a l e e l’intitolazione di una via dell a città, per l’impegno politico e sociale durato 50 anni e per le sue doti umane. Teodoro Moretti, oltre che sindaco di Rodi in diversi mandati, è stato vicepresidente e presidente della Amministrazione Provinciale di Foggia, nonché componente del Comitato di gestione dell’USL FG4. Dei suoi concittadini sapeva tutto e cercava sempre di andare incontro alle loro esigenze. Un politico di altri tempi. 18 Giulio Argentieri, viestano stimato Bartolo Baldi Ciao Giulio, a volte la vita è davvero strana e quando sembra che tutto proceda a gonfie vele, una nube incerta e tenebrosa viene ad oscurare quella luce che credevi fosse brillante fino all’inverosimile. Nella sede del Comitato di Santa Maria di Merino, quando per qualsiasi motivo ci riunivamo, tu eri sempre uno dei primi. Seduto, con un foglio e una penna, prendevi nota di chi era presente e di chi non lo era. Questo ci faceva divertire, ma apprezzavamo la tua rigorosità. Per gli assenti erano pronte le ramanzine che dispensavi subito senza nessuno sconto ma, come un padre buono, eri anche pronto a dimenticare subito tutto. Noi lo sapevamo, tu ci spronavi perché eri la persona che più di tutti aveva esperienza e sapevi molto bene che ogni minima assenza o ritardo avrebbe provocato disfunzioni per il buon andamento del Comitato, e delle festività verso la Madonna di Merino. Per la nostra grande festa hai speso gran parte della tua vita e dobbiamo a te alcune innovazioni. Tu con il tuo carattere deciso ti facevi venire le idee, a noi toccava svilupparle. Sentiremo molto la tua mancanza. Soprattutto la sentiremo nei giorni della festa perché tu, è proprio il caso di dirlo, ci “mettevi in riga”. Tutto doveva procedere e incedere perfettamente durante le processioni e non sopportavi che nessuno venisse a turbare i tuoi progetti e le tue disposizioni. Ripetevi che il popolo è sovrano! E che anche il Comitato di Santa Maria è sovrano perche è l’espressione del popolo! Dunque quello che il Comitato decideva, per te era sempre ben fatto. Abbiamo vissuto con te il silenzio di questi ultimi giorni di malattia rispettando il dolore Giulio Argentieri durante la processione di Santa Maria di Merino della tua famiglia, ma aspettando anche di sapere notizie confortanti sul tuo stato di salute. Purtroppo ora non sarai più con noi, ma suggeriscici ancora le tue idee. Ne faremo prezioso tesoro. Ai piedi della Madonna di Merino pregheremo per te, ma siamo sicuri che è stata proprio Lei oggi a visitare la tua casa per sorreggerti e condurti per mano verso il cielo. 19 Le ricette del pescatore Spaghetti all’aragosta Lucio Mura Ingredienti per 4 persone 300 gr. di spaghetti 1 aragosta circa 1 kg. 500 gr. pomodori 2 spicchi d’aglio 2 rametti di basilico Sale q b 50 gr di cipolla Peperoncino q b 2 dl di olio e.v. d’oliva I l nuovo gestore del ristorante-bar della LNI Vieste è Leonardo Vescera. I viestani lo conoscono bene: ha creato Il Capriccio, ristorante sul mare, un ambiente soft ed elegante, buona musica e piatti di pesce “creativi”, accompagnati da ottimo vino. Ora vuole aggiungere un’altra esperienza: gestire il ristorante-bar di un’associazione formata da persone che forse hanno in comune solo la passione per il mare, ma che sono differenti per provenienza, cultura, abitudini culinarie, gusto per il bere. Quindi una bella challenge, una sfida che ha lo scopo di far emergere il gusto, di soddisfare palati diversi, di servire pietanze che hanno alla base il pesce, preparato innanzitutto nelle versioni semplici e classiche, ma anche cucinato in qualche preparazione più complessa. E’ ciò che vuole il socio dopo una giornata trascorsa sul mare nello splendido scenario della costa viestana. Certamente il nostro chef non mancherà di pubblicare qualche ricetta originale nella rubrica ultradecennale del nostro periodico Le ricette del pescatore. Preparazione: 1. Fare sbollentare l’aragosta. A inizio del bollore tenerla qualche minuto finché il guscio diventa rosso. Lasciare raffreddare. Tenere da parte un bicchiere dell’acqua di cottura. 2. Nel frattempo scottare i pomodori procurando di togliere i semi e la pelle, tagliarli a tocchetti e cuocerli per 15 minuti con un pizzico di peperoncino, la cipolla tritata e 4 cucchiai di olio e.v. 3. Tagliare la testa dell’aragosta e svuotarla: è proprio l’interno della testa che conferisce cremosità e il gusto alla pietanza. 4. In una padella fare rosolare la polpa dell’aragosta tagliata a dischetti, in un filo d’olio con uno spicchio d’aglio, sale e peperoncino. Se occorre, diluire con l’acqua della bollitura. 5. Fare cuocere a fuoco basso per qualche minuto finché non diventa rosa. Versare quindi la salsa di pomodoro e fare addensare per 10 minuti, diluendo se necessario, e sfumando con il vino bianco negli ultimi minuti di cottura, aggiungere una foglia di basilico. 6. Nel frattempo la pasta cotta al dente è pronta per essere versata nella padella contenente l’aragosta. Guarnire con una foglia di basilico. Polpetti alla griglia Nino Patrone Ingredienti per 4 persone: Polpetti Succo di limone Salsa peperoncino dolce Salsa di pesce Foglie di insalata Spicchi di limone 1,5 kg 80 ml 250ml 80 ml 200 gr Preparazione: 1. Tagliare la testa dei polpetti e scartarla. Sciacquare in acqua fredda, scolare e asciugare. 2. In una terrina mescolare salsa di peperoncino, succo di limone e salsa di pesce. Ungere la piastra del barbecue e scaldarla. 3. Cuocere i polpetti per circa 3/4 minuti, girandoli e spennellandoli con la salsa. 4. Servire su un letto di insalata con la salsa rimasta e gli spicchi di limone. 20 Ettore Scola, regista Cittadino onorario dal 27 luglio 2001 Nino Patrone I l grande regista Ettore Scola, cittadino onorario viestano, se ne è andato in una rigida giornata invernale a 84 anni (Roma 19 gennaio). Ha significato tanto per Vieste in quegli anni indimenticabili per tutti noi, quando, seduti sui gradini di Piazzetta Petrone, sullo schermo avente come sfondo il mare con punti di luce in lontananza, potevamo gustare la visione di film d’autore e di successo, con la presenza di attori protagonisti di assoluto livello e di ampia notorietà. Gina Lollobrigida, Alberto Sordi, Giancarlo Giannini vennero a Vieste grazie a lui e ad Antonio Falduto, direttore del Viestefilmfest. Grande merito in quegli anni di crescita turistica per il nostro paese va dato al compianto sindaco e assessore al Turismo Carlo Nobile, che diventò amico personale del regista nativo di Trevico (AV) e con lui, durante la sua permanenza a Vieste, Scola trascorreva la maggior parte del tempo a parlare di cinema, ma anche a passeggiare per il centro storico e a conoscere le abitudini e usanze viestane. I film di Ettore Scola sono capitoli di un grande romanzo che ha per tema il lato comico dell'esistenza e i suoi personaggi non sono mai vaghi, ma ben delineati, comunque sempre spontanei e a volte anche malinconici. Ha iniziato scrivendo sceneggiature per alcuni dei più popolari registi italiani: Steno, Nanni Loy, Luciano Salce, e poi per Il sorpasso (1962) di Dino Risi e Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli, film con il quale ha vinto il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura. Tanti i film di successo che portano la sua firma come regista. Ricordiamone alcuni. Una giornata particolare (1977), con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, che si incontrano nel giorno della visita di Hitler a Roma (6 maggio 1938), con il quale ha vinto il David di Donatello. C'eravamo tanto amati (1974), trent'anni di storia italiana contemporanea, con Stefania Sandrelli, contesa dai due amici Vittorio Gassman e Nino Manfredi, un capolavoro con il quale ha vinto il Premio César come miglior film straniero. Brutti, sporchi e cattivi (1976), con Nino Manfredi, sulle miserie morali e materiali della periferia romana dei primi anni settanta, vincitore del premio per la miglior regia al 29º Festival di Cannes. Ha anche filmato il documentario Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini (2013), che ricostruisce episodi della vita del grande regista. Anche le sue figlie Silvia e Paola Scola lavorano nel mondo del cinema. Ricordiamo anche gli illustri nostri concittadini onorari scomparsi: il cantante Lucio Dalla ed il preside e scrittore Pasquale Soccio.