documento - Ondaradio

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documento - Ondaradio
sezione di Vieste
Logbook - giornale di bordo - periodico - n° 53 - marzo 2016
Luna Roxa
Navigare in sicurezza
Posti sulla roccia
Il punto del presidente
Carmine Prencipe
Teodoro Moretti
La Spiaggia della Pescheria
La battaglia di Lepanto
Giulio Argentieri,
viestano stimato
La piscina e il mercato
Il Giubileo della Misericordia sul Gargano
Vocabolario essenziale per mare
Le ricette del pescatore
La canzone di
Pugnochiuso
Ettore Scola, regista
2
LOGBOOK
giornale di bordo - periodico
Num. 53 – marzo 2016
LEGA NAVALE SEZ. VIESTE
Associazione di protezione ambientale
Porto di Vieste - Scalo Marittimo Sud
71019 Vieste (FG)
Tel/Fax 0884 702698
Presidente Carmine Prencipe
(responsabile)
La redazione:
Coordinatore: Nino Patrone
Annamaria Cellamare
Bartolo Baldi
Lucio Mura
Franco Ruggieri
Kiara Sciannamè
Collaborazione di
Marcello Cavallo, Francesco Clemente,
Maria di Dona, Sandro Troiano.
[email protected]
Articoli, lettere e foto non richiesti
non si restituiscono.
http://www.leganavale.it/
vieste
Sommario
Il punto del presidente Carmine Prencipe
pag. 3
Navigare in sicurezza
pag. 4
Vocabolario essenziale per mare
pag. 6
La piscina e il mercato
pag. 7
Posti sulla roccia
pag. 8
La Spiaggia della Pescheria
pag.10
La battaglia di Lepanto
pag.14
La canzone di Pugnochiuso
pag.15
Il Giubileo della Misericordia sul Gargano
pag.16
Teodoro Moretti
pag.17
Giulio Argentieri, viestano stimato
pag.18
Le ricette del pescatore
pag.19
Ettore Scola, regista
pag.20
Il film Baciato dal sole, prodotto dalla Pepito Produzioni di Agostino Saccà
per la regia di Antonello Grimaldi, con
la quale ha collaborato la Daunia
Production, è una produzione cinematografica trasmessa su Rai 1.
Girato nel settembre 2014 anche a
Manfredonia e Monte Sant'Angelo si
svolge in dodici episodi suddivisi in sei
serate.
La storia concerne un ragazzo del
sud, Elio Sorrentino, che partecipa ad
un talent show con possibilità di successo, ma qualcuno manomette i risultati del televoto.
Da qui inizia la storia di Elio, che
con le canzoni conquista il pubblico
e va alla ricerca di qualcuno che lo
faccia riconciliare con il passato
doloroso, segnato dall’abbandono
della madre quando aveva solo 4
anni.
Elio (attore Guglielmo Scilla) è
probabilmente l’emblema di una
generazione che cerca una strada
per il futuro.
Altri attori: Barbara Bobulova e
Giuseppe Zeno, che ha appena riscosso grande successo ne Il Paradiso delle signore.
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Il punto del presidente Carmine Prencipe
Nino Patrone
A
l termine dell’assemblea tenutasi
alla sezione di Vieste della Lega
Navale Italiana, domenica 21 febbraio,
abbiamo intervistato il presidente Carmine Prencipe per fare il punto della
situazione sui provvedimenti proposti
dal consiglio direttivo sezionale e discussi dai soci.
Presidente, quali sono gli interventi
discussi nell’assemblea dei soci da realizzare?
Innanzitutto l’adeguamento della
veranda coperta a sede sociale si rende necessario in quanto parte dell’area
a terra verrà concessa a sensi dell’Art.
45 bis del Codice della Navigazione al
Sig. Leonardo Vescera. Tra l’altro è
prevista la realizzazione del pavimento
in parquet e quindi il nuovo impianto
d’illuminazione e climatizzazione, con
acquisto di arredi: tende, divani, sedie
e tavoli. In ogni caso è stato dato incarico al vice presidente Silvio Sicuro di
seguire il progetto.
Quali sono gli interventi da realizzare
per la base nautica?
Sistemazione delle catenarie, realizzazione di una struttura di protezione
e sicurezza sulle giunture dei pontili,
installazione di copertura in plexiglass
sulle colonnine antincendio.
Per quel che concerne le tariffe?
Sappiamo che è un periodo di crisi e
si tende a tagliare le spese voluttuarie
e per gli hobby. Riteniamo di fare cosa
gradita dando la possibilità di rateizzare le quote, pensando eventualmente
anche, dal 2017, ad agevolazioni ad
alcune categorie di soci: soci con an-
zianità di iscrizione alla sezione di Vieste superiore a 20 anni, soci con età
superiore ai 65 anni, soci di età inferiore ai 30 anni, nuovi soci. Nella prossima assemblea ne potremo discutere
meglio.
Per il Regolamento interno della sezione?
Sono state apportate modifiche dovute a nuove realtà emerse. Il consigliere addetto a seguire il regolamento
è Dino Frascolla.
Presidente, quali ritiene sia un punto
qualificante approvato nel nuovo regolamento?
La possibilità di essere parte attiva
nella vita dell’associazione. Ogni Socio,
infatti, può proporre al Consiglio Direttivo manifestazioni che rientrano nelle
finalità della L.N.I., nella qualità di promotore e curatore della manifestazione
stessa.
Qualche altra agevolazione prevista?
La quota annuale ordinaria, che sarà
applicata in base alla tipologia e dimensione dell’unità da diporto, potrà
essere corrisposta in due rate, la prima
entro la fine di gennaio e la seconda
entro la fine di marzo.
I figli, il coniuge e il convivente di
fatto del Socio si potranno iscrivere
pagando solo la quota nazionale stabilita dal Consiglio Direttivo Nazionale ed
avranno tutti i diritti del Socio Ordinario, mentre i soci Studenti di età inferiore ai 18 anni che saranno iscritti
nella classe “Juniores” possono partecipare alle assemblee ordinarie dei
soci, ma senza diritto di voto.
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Navigare in sicurezza
Andare sicuri per mare/4
Lucio Mura
E
' davvero importante navigare in sicurezza.
Per saperne di più siamo andati a trovare un
appassionato del mare e
della vela, che con la sua
"squadra" velica di amici
ha partecipato a svariate
regate.
Il dottor Vincenzo
Lapomarda, armatore
dell'imbarcazione Luna
Roxa, ha risposto alle
nostre domande con
semplicità e chiarezza, in
base alla sua esperienza
fatta in varie regate, tra
cui la ormai classica Est
105 da Bari alle Bocche
di Cattaro (Montenegro).
Per dare un’idea della
forza degli elementi si fa
sempre riferimento alla
forza del vento, e non a
quella del mare. Perché?
Non sarebbe più importante il mare?
Certo che lo è. Ma
mentre tutti siamo capaci di misurare il vento
(basta infatti un semplice
anemometro aneroide),
per misurare il mare non
esiste ancora un metodo
univoco.
Misurare le onde è una
cosa difficile e non ci sono strumenti portatili per
farlo.
La loro altezza, inoltre,
cambia da posto a posto,
è influenzata dai fondali e
dalle correnti e dovrebbe
essere valutata insieme
con la lunghezza d’onda,
con la rapidità e con la
propensione a frangere.
Una cosa troppo difficile
da fare a bordo di una
barca e, probabilmente,
anche a bordo di una
nave oceanografica. E
allora? Allora il vento lo si
misura, mentre il mare,
ancora oggi, lo si valuta
ad occhio, come si è
sempre fatto.
Quando il vento rinforza
e il tempo peggiora, non
sarebbe meglio restare in
porto?
Regola essenziale rimane quella di prendere le
burrasche sempre in porto!
Fortunatamente le tempeste forti, in mare, sono
rare. Si sentono di più a
terra, seduti attorno al
tavolo di un bar, quando
si racconta di quella volta
che le onde erano alte
cinque metri.
Si parla di forza sette,
di forza otto, di venti a
trenta nodi con raffiche a
quarantacinque, di onde
di sei metri e così via.
Nove volte su dieci sono
racconti pompati. Ma per
quella volta su dieci in
cui capita, bisogna essere preparati.
Un vento da dieci nodi
(forza tre) è l’ideale per
navigare. La barca riesce
quasi ad arrivare alla sua
velocità massima di carena e, in compenso, il
vento non è abbastanza
forte da sollevare un
mare fastidioso. Ma come si misura la velocità
del vento?
La velocità del vento si
misura in nodi. Un nodo
equivale a circa 1,8 km
all’ora.
I venti normali possono
arrivare fino a 30 nodi.
Bisogna tenere presente
che un vento a dieci nodi, che sarebbe forza tre,
è l’ideale per navigare.
La barca riesce quasi
ad arrivare alla sua velocità massima, che dipende da alcune variabili
prima tra tutte la lun-
5
ghezza della carena bagnata. Venti nodi è una
brezza tesa. Una condizione più impegnativa
che impone già una prima riduzione di vela.
Navigando con andature di poppa si sta ancora
bene, ma di bolina la
barca picchia già forte,
dando anche più emozioni.
Il mare con venti nodi
di vento è già fastidioso e
qualcuno comincia a soffrire.
Ma quando il vento spira oltre trenta nodi non è
meglio andare in cerca di
un porto?
Intanto prima regola,
ovvia e banale eppure
mai ribadita a sufficienza,
è quella di ridurre le vele
per tempo. Una presa di
terzaroli o un cambio di
fiocco, se fatti in anticipo, sono un gioco da
ragazzi. Fatti in ritardo
diventano faticosi e difficili, qualche volta pericolosi.
Eppure si tende sempre
ad aspettare. E’ un errore
che fa chi non si vuole
mai accontentare ... come nella vita!
Si aspetta perché si
spera che il vento cali o
si aspetta perché magari
c’è un po’ di mal di mare
ed è più facile starsene
rintanati in pozzetto ad
aspettare, invece che
saltellare sul ponte a lavorare con le vele?
Talvolta si aspetta perché è bello correre: la
barca aumenta la velocità, la prua si avventa
sulle onde e sembra un
peccato non sfruttare
questo bel vento. Ma è
una impressione sbagliata.
Se si tiene troppa tela
rispetto al vento, la barca
non è più veloce.
E’ solo più sbandata e
soffre per inutili sforzi
sull’attrezzatura.
Dopo aver ridotto le
vele, ci si accorge sempre che la velocità rimane più o meno la stessa
mentre la barca si muove
con maggior leggerezza,
diventa più docile al timone come se fosse alleggerita da un fardello
ingombrante.
Ma quando è il momento di ridurre?
Intanto occorre tenere
d’occhio l’anemometro e
calcolare il vento apparente.
Poi con un po’ di pratica si può valutare il momento dalla forma e
l’aspetto delle onde.
Queste cominciano ad
imbiancarsi con un po’ di
schiuma bianca e segna-
lano, quindi, un vento da
10 nodi.
In base al tipo di barca,
ognuno deve calcolare il
limite oltre cui la stessa
non è equilibrata.
Questo sarà il momento
di sostituire il genoa, ridurlo se si ha il rulla fiocco, ridurre la randa,
prendendo una o due
mani di terzaroli.
Come si può navigare
sicuri con un vento di
burrasca?
E’ un vento raro, però
prima o poi occorre saper
affrontare tale situazione.
In questo momento bisogna preparare la barca e
l’equipaggio ad affrontare la burrasca.
Verificare che tutto sia
in ordine sul ponte: cime,
gommone, sacchi delle
vele, pozzetto libero e
sgombro, àncora galleggiante.
Ispezionare bene tutto
sottocoperta, che tutto
sia bloccato e che tutte le
aperture siano chiuse
(osteriggi, finestrini e
oblò) e che cinture e salvagente siano a portata
di mano.
Aspettare che il tempo
migliori rimanendo al
largo e che l’equipaggio
abbia le cinture di sicurezza indossate, il salvagente autogonfiabile e il
6
rilevatore
pronto.
satellitare
Nel prossimo numero
p a r l e r e m o
dell’opportunità di entrare in porto in sicurezza.
Errata corrige
Nell’articolo “Sicuri per
mare” inserito nel n. 52
di Logbook all’argomento
sicurezza è stato scritto:
“Le barche che escono
da un porto debbono
dare precedenza alle
barche che entrano in
porto”.
In effetti Il codice della navigazione nautica
prevede che: “le unità in
uscita hanno sempre la
precedenza rispetto a
quelle in entrata (tranne
a Brindisi)”.
Il 25 febbraio se ne è
andato Franco Fabrizio.
Ognuno ha un ricordo
di lui diverso a secondo
delle occasioni in cui lo
ha frequentato.
Qui lo ricordiamo per
aver contribuito allo sviluppo della nautica viestana con la sua Scuola
guida per patenti nautiche.
Franco, grazie da tutti i
tuoi patentati nautici.
Alcuni lettori potrebbero non conoscere la terminologia marinaresca, per cui riteniamo
opportuno continuare a spiegare i termini del
Vocabolario essenziale per mare
Nota bene: Ripetiamo anche la spiegazione di alcuni termini utilizzati in questo
articolo Navigare in sicurezza.
Anemometro strumento che misura la velocità del vento.
Bolina
andatura che consente alla barca a vela di risalire il vento mantenendo un angolo con il vento reale mediamente tra i 60° e i 37°.
Boma
trave in alluminio, legno o fibra di carbonio che sostiene la base della
randa. Il boma è fissato all'albero tramite uno snodo detto trozza che consente al boma
di modificare il suo orientamento rispetto all'albero.
Bompresso
antenna in allumino, legno o carbonio fissato orizzontalmente alla
prua della barca. Il bompresso viene utilizzato per murare vele come il gennaker.
Burrasca
termine che indica la forza del vento (non del mare), corrispondente
a forza 8 della scala Beaufort, vento da 34 a 40 nodi con onde moderatamente alte.
Fiocco
vela triangolare posta a prua dell'imbarcazione.
Genoa
vela triangolare issata tra l'albero più a prua di un'imbarcazione e
l'estremità della prua o del bompresso, di dimensioni maggiori del fiocco. Il genoa si
estende in lunghezza verso poppa, determinando una parziale sovrapposizione con la
randa.
Oblò
finestrino circolare a chiusura stagna situato sull'esterno dell' imbarcazione.
Osteriggio
apertura rettangolare sul ponte per dar luce e aria sotto coperta
Randa
vela inferita all'albero lungo l'inferitura e sul boma lungo la base, di
forma pressoché triangolare.
Terzaroli
ciascuna delle porzioni di una vela che possono ridurre le dimensioni
di una vela.
7
La piscina e il mercato
Due manufatti comunali coperti …. di scarabocchi e immondizie
Bartolo Baldi
I
lavori, iniziati anni fa,
sono quelli concernenti
la piscina (coperta) comunale, allo scopo di consentire, penso, l’attività sportiva
anche nel periodo invernale.
Tali lavori dovevano essere già terminati.
L’impianto, secondo le
esigenze della comunità
viestana, avrebbe dovuto offrire molte attività sportive, ricreative e di benessere, perfettamente accessibili
a chi ne avrebbe fatto richiesta.
Il manufatto di tale portata sarebbe stato per Vieste,
in verità già avvezza alla
presenza di piscine private e
al mare, l’occasione per
formare nuotatori in un
ambiente piacevolmente
caldo e accogliente. Insomma un fiore all’occhiello per
chi abita a Vieste o proviene
da zone limitrofe.
Immagino che con alcune
docce, aiuole, con la presenza di un bar-ristoro ed
altre infrastrutture avrebbe
dovuto essere il grande
corollario che si sarebbe
dovuto imporre per un paese, come Vieste, che aspirava a divenire città.
Infatti, questo era il motto
dell’amministrazione Spina
Diana che governava ai
tempi della sua costruzione.
Il manufatto è stato ideato, per chi viene dal lungo-
mare Europa e imbocca la
strada che porta verso il
nuovo quartiere della 167,
subito dopo la rotatoria,
dove spicca in bella mostra
la stele dell’amico Michele
Circiello (Cristalda e Pizzomunno).
Si tratta di una struttura
né troppo grande e né troppo piccola, ma attualmente
è rimasta solo una colata di
cemento armato con una
decina di colonne e una
grande vasca.
Una struttura che, vicinissima al paese, sicuramente
avrebbe permesso ai nostri
ragazzi di fare sport, di divagarsi e di rimanere sulla
strada il meno possibile.
Invece è lì, abbruttita
dall’incuria e dal tempo e,
per alcuni aspetti, è anche
pericolosa, in attesa (forse)
che qualche anima pia
(come è accaduto per il
Cinema Adriatico) prenda a
cuore la situazione e provveda a migliorare la zona e
la stessa struttura che,
guarda caso, è posta proprio all’inizio della strada di
accesso verso un quartiere
residenziale dotato di strutture alberghiere.
Ma non è l’unico manufatto comunale posto nei paraggi ad aver bisogno di
attenzione.
Infatti, a pochi metri, sorge una struttura ancora più
datata e ancora più fatiscente, attualmente abitata da
famiglie senza alloggio.
Chissà quando sarà utilizzata per lo scopo per cui è
nata, ovvero quella di mercato coperto (che a Vieste è
da sempre inesistente) e
soprattutto chissà quando si
provvederà ad una necessaria bonifica verso i cumuli di
immondizie e ferraglie che
fanno bella mostra di sé.
Qui, se l’immondizia è tanta, la sicurezza è molto scadente.
Qui esistono tombini e
pozzetti ripieni di liquami
ricoperti solo da tavole marce e pericolose, ma nessuno
provvede a coprirli come si
deve.
Una situazione deplorevole
sotto gli occhi di tutti che va
a completare lo stesso squallido quadro della
piscina
coperta, di cui nessuno si
preoccupa.
Ci auguriamo che la nuova
Amministrazione, fra i programmi prioritari, tenga a
cuore questa situazione e
finalmente a Vieste si realizzino un mercato e una piscina che diano lavoro e svago.
Si eviterà che rimangano
coperti …solo di scarabocchi
e di immondizia come lo è
stato fino ad oggi.
Ai posteri il proprio giudizio.
8
Posti sulla roccia
Nino Patrone
In Puglia e Basilicata ci
sono dei meravigliosi paesi
posti sulla roccia.
In questo articolo tralasciamo Vieste e parliamo
di altri stupendi paesi degni di essere assolutamente visitati.
Matera, Basilicata - la
capitale europea della cultura del 2019.
I Sassi sono uno dei nuclei abitativi più antichi del
mondo ed ora costituiscono un centro storico unico,
scavato nella roccia tra
caverne e meandri labirintici.
Sono
patrimonio
dell’umanità dell’UNESCO.
Grazie alla splendida scenografia che offrono, assieme al territorio circostante, e grazie all'assenza
di popolazione e quindi di
trasformazioni, hanno costituito negli ultimi cinquanta anni un ottimo set
per decine di registi.
Vi sono stati ambientati
diversi film tra cui “I basilischi", "Cristo si è fermato
ad Eboli", dramma sociale
di Francesco Rosi, con
Gian Maria Volontè e Lea
Massari, "Terra bruciata” (1999) di Fabio Sega-
tori, con gli attori Raul
Bova, Giancarlo Giannini
e Michele Placido.
Nel 1998 il registaattore pugliese Michele
Placido vi ha girato “Del
perduto amore”, film
drammatico.
Pier Paolo Pasolini nel
suo "Vangelo secondo
Matteo" del 1964 dà ai
Sassi un senso solo se
avulsi dal presente periodo storico, e proiettati
in un mondo immobile,
senza tempo.
I Sassi nell'85 diventano
Gerusal emme,
con “King David”, film
biblico di Bruce Beresford, con Richard Gere
attore protagonista.
Nel 2002 viene girato
il film "La Passione di
Cristo" di Mel Gibson.
Ambientato nel paesaggio dei Sassi di Matera e
della Gravina, il film
racconta le ultime dodici
ore di Gesù, dal giardino degli ulivi alla resurrezione con flashback
sulla vita passata.
Fra gli attori Jim Caviezel nella parte di Gesù, Monica Bellucci di
Maddalena, Rosalinda
Celentano di Satana,
Claudia Gerini della moglie di Pilato e Sergio
Rubini del ladrone buono.
Matera può essere
considerata una perla
ancora intatta, tutta da
scoprire.
Vive lì molto volentieri
il nostro concittadino,
interessato lettore di
Logbook,
Domenico
Troia.
Castelmezzano, Basilicata – piccolo borgo
sulle Dolomiti Lucane,
immerso nei boschi di
faggio.
Una meraviglia naturale, con meno di mille
abitanti, in provincia di
Potenza, é situata al di
sotto delle cime frastagliate di queste montagne, ad un’altitudine di
mt 850 slm.
L'antico centro fu una
potente roccaforte Longobarda.
Interessante è la chiesa Madre (XIII sec.),
nel cui interno è custodita la stupenda statua
lignea della Madonna
col Bambino, detta
"Madonna dell'Olmo"
del XIV sec..
9
In televisione abbiamo
visto recentemente, su
Rai 1, l’immagine di Castelmezzano durante le
sei puntate della fiction
televisiva di successo
Questo è il mio paese
(ambientata in un paese
immaginario, Calura, ma
girata sul Gargano, in
particolare a Vico), con
Violante Placido che annunciava la pubblicità.
E’ noto anche per
l’esperienza sportiva
spettacolare del Volo
dell’Angelo.
Peschici, Puglia - è
stata inserita dal Touring
Club Italiano tra le dieci
località più belle che si
affacciano sul mare.
Questa la descrizione del
borgo garganico, posto
sulla roccia:
“Caratterizzato da un
intricatissimo reticolo di
vicoli, scalette, archi e
cortili, che incantano
anche per il candore
delle abitazioni, Peschici
è tra i borghi più pittoreschi della riviera adriatica. Calette e baie ne
esaltano il litorale.
Imperdibile una passeggiata su una delle
sue tante spiagge che si
snodano a nord e a sud
dell’abitato.
Polignano a Mare, Puglia - uno sperone roccioso disegnato dal vento e dal mare, che si
getta a strapiombo nel
mare Adriatico di un verde intenso.
Le sue origini greche
sono rintracciabili nel
nome (“polis”).
La sua è una bellezza
unica, di un posto dove
si respira un’atmosfera
assolata e rilassata, ma
con un fondo di malinconia.
Per
certi
paesaggi
sembra di vedere Vieste,
Dalla Marina di Peschici,
situata tra il porto turistico ed il promontorio roccioso dove sorge il borgo,
alla spiaggia di Zaiana,
alla quale fanno da cornice suggestivi costoni rocciosi, da quella di San
Nicola, dalla finissima
sabbia, a quella di Jalillo,
separata dalla Marina da
un grande masso roccio-
la parte medievale che si
affaccia sul mare.
Qui è stata girata una
parte del primo film di
Checco Zalone “Cado
dalle nubi”, diretto da
Gennaro Nunziante nel
2009 che con il suo notevole successo ha fatto
conoscere il comico pugliese al grande pubblico. La parte di Angela,
prima fidanzata di Checco è interpretata da
un’attrice nata a Manfredonia, Ivana Lotito.
so, è un susseguirsi di
incantevoli scenari dove
al mare ed allo spettacolo della natura fa spesso
da sfondo il profilo del
borgo".
Non è importante vivere il
mare su grandi o piccole
barche, ma è importante
viverlo nel rispetto della
natura.
10
La Spiaggia della Pescheria
Almanacco Viestano - a cura di Franco Ruggieri
L
e botti ruzzolavano
per Via Mafrolla e
Corso Umberto I, ed
altre ancora per Corso
Fazzini, accompagnate
dalle esperte mani dei
manovratori e dalle urla
divertite dei bambini.
Tutte confluivano alla
spiaggia della Pescheria.
Vidi questo spettacolo
un giorno che andavo a
trovare i parenti a San
Francesco, in Vico Caruso. Non posso ricordare
con precisione la data di
quella strana corrida,
ma è facile inquadrare il
periodo. La spiaggia
non era più affollata di
bagnanti e, non era
ancora
arrivato
l’autunno, quindi doveva essere tra la fine di
agosto e l’inizio di settembre.
Ci si preparava alla
vendemmia e bisognava
far stagnare le botti
(soprattutto
i
“Caratidd”), ossia pulirle
dalla feccia e disinfettarle con l’acqua marina
e ripararle da eventuali
perdite. Sulla spiaggia,
nella parte destra, era
tirata su alla bell’e me-
glio con assi di legno di
fortuna, una baracca
occupata da chi doveva
sorvegliare le botti durante tutto il periodo del
“bagno”.
A sovrintendere le botti
c’era Carisc’, uomo molto attivo che tirava a
campare con espedienti,
facendo mille mestieri:
facchino,
bracciante,
guardiano di botti ed
altri ancora. Spesso lo si
vedeva in coppia con
Tre Palomm, suo socio
in “affari”, a fare scenette scherzose in mezzo la
piazza. Terminò la carriera facendo il posteggiatore in Piazza del Fosso, un lavoro che gli as-
sicurò una vecchiaia un
po’ tranquilla.
Quelle botti, di tutte le
misure, in mare e
sull’arenile rappresentavano una scena antica, degna del miglior Fellini, che
rividi per pochi anni ancora.
La spiaggia era vasta al
punto da ospitare decine e
decine di lance da pesca
con le loro reti ad asciugare. L’estate poi era frequentata da centinaia di
famiglie con bambini e
anziani al seguito, per i
bagni estivi. Ombrelloni di
tutti i colori, in ordine
sparso, sembravano tante
farfalle.
Nella parte a ridosso del
Avviso
Si chiede la collaborazione di tutti per
comunicare e pubblicare fatti e personaggi
inediti che appartengono alla piccola
grande Storia del nostro paese.
11
muro della villa, la sabbia era fine, pulita e
asciutta. Verso mezzogiorno, i più anziani,
soprattutto ex pescatori
e marinai, usavano fare
le sabbiature, ricoprendosi principalmente le
gambe con la rena bollente, per alleviare i
reumatismi presi durante il lavoro in mare.
Usavano tirare la sabbia
con un rastrello che al
posto dei denti aveva
un piccolo pezzo di legno piatto.
Stavano lì, immobili,
con un berretto da marinaio in testa, a scrutare il mare, tra i giochi
dei bimbi e le chiacchiere delle donne.
Mia madre non voleva
che andassimo al mare
da soli. Proprio lei che
al Faro ci arrivava a
nuoto da San Francesco
e non dalla Banchina.
Giustamente,
aveva
paura per noi piccoli,
soprattutto nei giorni di
“Pund d’ Stell”, perché
le disgrazie erano
all’ordine del giorno.
Spesso, zitto zitto
scappavo di casa, lasciando dietro la porta,
zoccoletti, pantaloncini
e canottiera. Abitavo a
due passi dal mare e
non capivo perché non
ci potessi andare a fare il
bagno.
Qualche volta, di controra quando i bagnanti
incominciavano a scemare, arrivavano dallo Stradone le donne anziane
per stendere il bucato ad
asciugare, direttamente
sulla sabbia calda.
Allora la spiaggia si tingeva di farfalle e vele
bianche e nell’attesa che
i panni si asciugassero, le
donne vestite di tutto
punto, con abiti lunghi, i
cui colori oscillavano dal
grigio al nero, approfittavano per fare il bagno. Sì
tutte vestite e anche con
il “tuccatin” in testa.
Noi bambini, invece,
giocavamo con gli scarabei “i scaramun nfrà
nfrà” di taniniana memoria. Di recente chiesi
all’ami co
Giuseppe
Ruggieri, da dove venissero quegli scarabei, in
un contesto ormai urbanizzato da decenni. La
nostra deduzione li classificò come fossili viventi di
epoche passate, quando
tutta la zona dello Stradone era coltivata ad orti.
In previsione della sistemazione del Riando in
una moderna Rotonda, ci
fu anche chi tentò la fortuna pensando di impiantare uno stabilimento
balneare. Marchino Rinaldi, prima iniziò con cabine e ombrelloni e poi
decise di imitare gli stabilimenti del litorale romano.
Il progetto, però, al di
là di una grande piattaforma di cemento armato
non andò oltre, e rimase
lì in balia dei marosi fino
alla fine del secolo scorso. Serviva solo a una
miriade di giovanotti che
giocavano a carte, per
ripararsi dal sole. Poi il
12
“mostro”, come lo definirono alcuni articoli giornalistici locali, sparì con i
lavori di ristrutturazione
dei giardini di Marina
Piccola.
In realtà, la spiaggia
della Pescheria storicamente non è stata trattata sempre bene. Anzi,
il periodo d’oro fu molto
breve e lo si deve soprattutto alle velleità del
complesso Adriatico che
vi aprì un albergo, al
tentativo di Marchino “U
Lung” e alla Pro Loco
che intendeva lanciare
Vieste nel circuito del
turismo internazionale.
Ed Infatti, da spiaggia
della Pescheria la ribattezzarono spiaggia della
Marina Piccola, per emulare l’isola di Capri. Le
intenzioni erano buone e
molta gente aveva apprezzato le cabine colorate di Marchino e i nuovi giardini a ridosso
dell’arenile, amorevolmente curati da un valente giardiniere, Nicola
Mione.
Ma i viestani avevano
un’antica abitudine, ossia quella di buttare tutte
le cose vecchie dietro “U
Riand”, ossia dietro la
Pescheria comunale. Era
proprio un immondezzaio, costituito da collinet-
te di rifiuti. Ricordo che
un giorno, in piena mattinata, mentre giocavo sotto casa, assistetti ad una
sceneggiata napoletana.
Sul marciapiede di fronte al negozio di Ciccillo
Patrone (oggi Lilliput)
c’era il gruppo storico
della Pro Loco che chiacchi e rava
al
fr es co
dell’ombra dei platani.
Ad un tratto, arriva dalle
parti dello Stradone un
manovale con una tazza
di cesso sulle spalle, che
si dirigeva verso la Pescheria. Mentre i galantuomini osservavano il
manovale che procedeva
imperturbabile, intervenne tutto incazzato e con
la faccia paonazza Attilio
Piracci, U Biche, chiedendo al ragazzo: “Uagliò
addò và pu cudd cess
‘ngudd?” e il ragazzo placidamente rispose “veche
a scittà u cess dret u
Riand”.
A quel punto il Bico non
ci vide più e scaraventò
giù parole di ogni genere
contro il ragazzo, il suo
titolare ed il padrone della
casa da cui proveniva il
cesso.
Sentii parlare di vigile
sanitario e di carabinieri,
ma poi finì che il ragazzo,
con la coda tra le gambe,
fece retromarcia e tornò
da dove era venuto.
Penso che avrà solo ritardato
l’operazione,
optando per un’ora più
buia della giornata.
Il gruppo continuava a
parlare con concitazione.
Non ricordo tutta la discussione, ma una frase
del Bico me la porto
stampata in fronte:
“Che turisme e turism
hamma purtà a Vist si i
cristien vann a scittà i
cess sope la spiagg”!
Nel 1965 ci trasferimmo da Piazza Garibaldi
nella nuova casa di Via
Fermi, ma io continuavo
a frequentare la spiaggia
della
Pescheria.
Lì
c’erano ancora tanti amici e tanti motivi di interesse.
Ci tornavo anche fuori
dell’estate, quasi per
scommessa, ogni volta
che in TV facevano vedere i campionati di atletica leggera. Appena
finivano le gare mi fiondavo giù in piazza e, già
dalle persone che scorgevo sugli spalti al di là
delle palme, capivo che
Filippo D’Errico, il fratello di Angioletto, era
già in gara.
Qualche volta c’erano
altri concorrenti, spesso
però gareggiava da solo.
Le specialità: lancio del
13
disco, del peso e del giavellotto (con veri attrezzi
omologati dalla Fidal),
salto in alto, lungo e triplo e qualche volta la
velocità, quando c’erano
i concorrenti. Filippo era
una bella persona ed io
l’ammiravo molto. La
passione per l’atletica
leggera la devo a lui.
La spiaggia si prestava
anche a partite di pallone, di noi ragazzi al pomeriggio presto e dei
giovani più tardi. Erano
partite accanite, veramente belle, con un gioco veloce ed azioni superbe, altro che il beach
soccer di oggi.
Ci fu un periodo che gli
spettatori erano centinaia, con un agonismo
indicibile. Solo chi vi partecipava potrà confermarlo. I limiti del campo
di gioco erano dati dalla
prima fila di palme verso
la pescheria e l’ultima
verso il cinema Adriatico.
Oltre non si poteva andare perché c’era lo stab i l i m e n t o
dell’aeronautica.
Oggi è un’altra storia.
Il turista che si affaccia
dai giardini di Marina
Piccola, vede il mare e la
scogliera artificiale, ma
non può immaginare lo
straordinario caleidosco-
pio che era “U sciel d’ la
P’scarij” negli anni ’50 e
’60.
Restano le cartoline
illustrate e i ricordi di chi
come me su quella spiaggia ha imparato a nuotare a tre anni, da solo,
come si usava all’epoca
e, non in piscina con il
maestro di nuoto.
Per la Cronaca:
Caputo
Matteo
Carisc’ (29.5.1928 –
9.5.2001) e Sacco Pasquale – Tre Palomm
(27.8.1928 – 8.2.1998)
erano due persone semplici ed oneste. Entrambi
poveri vivevano del contributo erogato dall’ECA
che arrotondavano con i
proventi di servizi di piazza occasionali.
Negli anni ’60 rappresentavano una coppia di
personaggi comici molto
apprezzata, che spesso in
piazza radunavano capannelli di curiosi ad assistere alle loro scenette
scherzose o al Palio della
Cuccagna per la Festa di
S. Antonio.
Mione
Nicola
(28.11.1924 – 4.5.2014)
è stato il giardiniere storico dei giardini di Marina Piccola. Iniziò con i
cantieri di lavoro per la
realizzazione di quei
giardini e continuò con
la piantumazione delle
palme e la cura amorevole delle aiuole fiorite.
In primavera e in estate
i giardini erano una tavolozza di colori che severamente difendeva
dagli assalti vandalici dei
ragazzi. Di notte, però,
mentre dormiva, qualcuno gli rubava i pomodori
e le angurie che lui aveva coltivato tra i fiori.
Non menziono gli altri
personaggi citati nel racconto in quanto più noti
e conosciuti da tutti, di
cui Marchino Rinaldi è
l’unico vivente e conserva ancora gelosamente
le sue cabine colorate
(Auguri per i suoi 90
anni appena compiuti).
14
La battaglia di Lepanto
a cura di Lucio Mura
L
’ultima grande battaglia navale della
storia, un evento epico.
E’
la
battaglia
di Lepanto, uno scontro
tra civiltà, dalla quale
però nessuno uscì veramente vincitore.
La vicenda, che caratterizzò i rapporti tra Occidente e Oriente, ebbe
inizio il 2 luglio del
1570, con l’attacco ottomano all’isola di Cipro
sotto il dominio veneziano, e finisce la sera del 7
ottobre 1571, quando la
flotta della Lega Santa composta da Veneziani, Genovesi, Stato Pontificio e Spagnoli, affronta, distruggendola, la
flotta ottomana nella
baia di Lepanto.
Descriviamo, per quanto possiamo, la situazione che si andava creando nel Mediterraneo orientale all’epoca della
battaglia, le potenze che
accendono la miccia dello scontro, i motivi dello
scontro e i personaggi
che ne determinano
l’epilogo, dal sultano Selim II a Papa Pio V,
dal Re di Spagna Filippo
II ai mitici giannizzeri e
infine al Generale Don
Giovanni d’Austria, comandante della flotta
cristiana.
La minaccia turca fu il
motivo predominante
che
diede
il
vi a
all’episodio della famosa
battaglia di Lepanto.
Questa vicenda rappresentò un esempio di come può nascere la solidarietà tra diversi stati
cristiani di fronte ad un
pericolo comune, rappresentato appunto dalla
incombente minaccia
turca sull’Europa.
Malta era già sotto assedio da parte dei turchi.
Il pontefice del momento, San Pio V, con
un’encomiabile opera di
mediazione, riuscì ad
amalgamare il mondo
cattolico in un unico
blocco che strenuamente, anche con l’aiuto dei
Cavalieri di San Giovanni
di Gerusalemme, ottenne
una vittoria di grande
rilievo.
Durante l’assalto al
Forte S. Elmo, sempre a
Malta, cadde ucciso anche l’indomabile Dragut,
personaggio noto a
Vieste.
Con la sua scomparsa si
concludeva un lungo periodo di massima aggressività della pirateria barbaresca e di assoluta
padronanza turca sul
Mediterraneo.
Ma torniamo allo scontro navale.
Il 3 ottobre del 1571 la
flotta cristiana al comando come abbiamo detto
sopra, di Don Giovanni
d’Austria, salpò da Corfù
diretta a Lepanto nel cui
porto si trovava la flotta
maomettana.
Questa a sua volta uscì
subito in mare così che
verso le 12 del 7 ottobre
s’incrociò con la flotta
cristiana
a
sud
dell’imboccatura del Golfo di Patrasso.
Lo scontro fu durissimo.
I due avversari erano
decisi a battersi fino
all’ultimo per una completa vittoria.
Si pensi che, qualora la
flotta cristiana fosse stata sconfitta e distrutta, i
turchi non solo avrebbero
avuto via libera ma anche un fortissimo incitamento per future conquiste in Mediterraneo e
l’intera Europa cristiana
15
sarebbe potuta cadere
sotto il dominio della
mezzaluna.
Per questo motivo la
battaglia di Lepanto fu
una delle più grandiose e
decisive nella storia del
mondo.
Prevalse infine la superiorità numerica delle forze cristiane.
Alì Pascià, comandante
della flotta turca fu catturato. Implorava di essere
lasciato in vita ma un sol-
dato cristiano lo decapitò.
La vista della testa di
Alì Pascià infilzata su
un’asta demoralizzò i
Turchi che smisero ben
presto di combattere.
A proposito di questa
vicenda, pur non esistendo alcuno scritto
attendibile relativo alla
divisa del marinaio, si è
sempre detto, che le
due righe bianche sul
solino azzurro, indicassero le vittorie delle due
battaglie di Lepanto, ad
opera rispettivamente
della flotta cristiana e
della flotta veneta, entrambe contro i turchi
che all'epoca spadroneggiavano il Mar Mediterraneo con l'intento di
invadere l'Europa.
Se ciò sia leggenda o
storia non ci è dato di
sapere.
La canzone di Pugnochiuso
Pugnochiuso, Pugnochiuso
dolce terra del Gargano:
io ti scopro piano piano
nell’azzurro del tuo cielo
nel colore del tuo mare;
chiudo gli occhi per sognare,
chiudo gli occhi per amare.
coro: oh oh oh oh
oh oh oh oh
Pugnochiuso
dolce terra del Gargano
I miei giorni son giulivi
tra le chiome degli ulivi;
nel silenzio della sera,
nel respir della scogliera
colgo attimi d’amore,
sento i battiti del cuore,
sento i battiti del mare.
coro: oh oh oh oh
oh oh oh oh
Pugnochiuso
dolce terra del Gargano
Pugnochiuso, Pugnochiuso
dolce terra del Gargano:
io ti amo piano piano
per le lacrime del pianto,
per l’amore, per l’incanto,
per l’azzurro del Gargano,
ti saluto con la mano.
coro: oh oh oh oh
oh oh oh oh
Pugnochiuso
dolce terra del Gargano
Parole di Bruno Rivelli
Musica del Maestro Rico Garofalo
(per gentile concessione di Riccardo
Garofalo, figlio del maestro Rico).
I giovani devono viaggiare, perché
viaggiando si può capire gli altri.
Viaggiando si può capire che
le differenze sono un valore
e non un problema.
Renzo Piano
16
Il Giubileo della Misericordia sul Gargano
A cura della redazione
C
on il decreto del 29
novembre
u.s.
Mons. Michele Castoro,
arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni R.
ha stabilito che, durante
l’intero periodo del Giubileo straordinario della
Misericordia, è possibile
ricevere
il
dono
dell’indulgenza plenaria
nella Cattedrale di Manfredonia, nella Concattedrale di Vieste, nel Santuario di Santa Maria delle
Grazie e l’annessa Chiesa
di San Pio da Pietrelcina
in San Giovanni Rotondo,
nella Basilica Santuario di
San Michele Arcangelo in
Monte S. Angelo, nella
Parrocchia Santuario di
Santa Maria della Libera
in Rodi Garganico e nella
Parrocchia Santuario di
Santa Maria a Mare nelle
Isole Tremiti.
Varcata la Porta della
Misericordia, oltre alla
confessione e comunione
eucaristica, i fedeli devono compiere la professione di fede e recitare la
preghiera per il Papa e
secondo le sue intenzioni
(Padre Nostro e preghiera
di Papa Francesco per il
Giubileo, di cui si riporta
l’inizio: Signore Gesù
Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi
vede te vede Lui …).
Brevi cenni sui luoghi
di preghiera.
Cattedrale di Manfredonia. Il duomo,
iniziato il 7 febbraio
1270 e terminato nel
1274, fu distrutto dai
Turchi nel 1620 e risorse
nel 1700.
Vi si conservano le tele
degli arcivescovi Orsini,
Muscettola, Rivera.
La protettrice di Manfredonia è la Madonna di
Siponto, il patrono San
Lorenzo Maiorano.
Il quadro e l’effigie
della Madonna furono
benedetti dal cardinale
Angelo Roncalli (Papa
Giovanni XXIII).
Negli anni sessanta, il
vescovo Andrea Cesarano, (che noi di una certa
età ricordiamo a Vieste,
in occasione delle processioni di S. Maria di
Merino, con una gran
barba bianca), fece costruire la nuova facciata
in marmo travertino, nel
quale fu inglobata la
statua in marmo di Giovanni XXIII, opera dello
scultore sipontino Aronne del Vecchio.
Concattedrale
di
Vieste. Fu edificata
nell’XI secolo, ma la
struttura originaria romanica si è modificata
per diversi terremoti
(1223 e 1646 in particolare).
Sono stati introdotti
motivi
barocchi:
l’originale soffitto a capriate è stato coperto
da un soffitto ligneo
settecentesco di scuola
napoletana; le tre absidi
sono state sostituite da
due cappelle laterali e
da un presbiterio centrale coronato da un
coro ligneo; dodici finestre sono state poste
nella parte alta della
navata centrale.
Durante i lavori di restauro eseguiti negli
anni 1976-80 e 19882000 le colonne della
chiesa romanica sono
state liberate dalle successive strutture barocche, con rifacimento del
pavimento per ben due
volte.
17
Santuario di Santa
Maria delle Grazie in
San Giovanni Rotondo. La costruzione della
Chiesa Antica e del convento iniziò nel 1538 per
opera del popolo di San
Giovanni R. e terminò nel
1676.
I lavori per la costruzione della Chiesa Grande
iniziarono il 2 luglio 1956
su progetto dell’architetto
Giuseppe Gentile di Boiano (CB), mentre la consacrazione avvenne il 1
luglio 1959. Lo stesso
giorno dell’inaugurazione
della nuova chiesa di Padre Pio da Pietrelcina, nel
2004,
progettata
dall’architetto Renzo Piano.
Basilica Santuario di
San Michele Arcangelo in Monte S. Angelo.
Il santuario ha origine nel
490, anno della prima
a p p a r i z i o n e
dell’arcangelo Michele sul
Gargano a San Lorenzo
Maiorano.
E’ uno dei maggiori luoghi di culto europei intitolati a San Michele, insieme con San Michele in
val di Susa e Mont Saint
Michel in Normandia,
ognuno distante circa
790 km l’uno dall’altro.
Santuario di Santa
Maria della Libera in
R o di
G a r g an i co .
L’icona della Madonna
approdò a Rodi, mentre
era trasportata in Occidente, alla ricerca di un
rifugio sicuro, per sfuggire ai turchi che avevano conquistato Costantinopoli il 29 maggio
1453. Dal 2 luglio dello
stesso anno iniziò per
Rodi il patronato della
Madonna della Libera, il
cui santo quadro fu ritrovato sul Sacro Sasso,
dove poi sorse il tempio
che ha assunto l’assetto
definitivo in anni recenti.
Santuario di Santa
Maria a Mare nelle
Isole Tremiti. Secondo
la leggenda fu iniziata la
costruzione grazie ad un
eremita nei primi anni
del Cristianesimo, che
ebbe in visione la vergine Maria, che gli indicò il
luogo dove scavare per
procurarsi quanto necessario (pare dal sepolcro
dell’eroe omerico Diomede). Secondo il Chartularium Tremitense il primo
centro religioso fu edificato nel IX secolo ad
opera dei benedettini
dell’abbazia di Montecassino, poi sostituiti nel
1237 dai Cistercensi.
Teodoro Moretti
Domenica 31 gennaio
l’Amministrazione Comunale di Rodi Garganico ha dedicato al suo
illustre
concittadino
Teodoro Moretti, a undici anni dalla scomparsa, una scultura in suo
onore realizzata dallo
scultore Ermanno Ariostino, posta nella casa
c o m u n a l e
e
l’intitolazione di una via
dell a
città,
per
l’impegno politico e
sociale durato 50 anni e
per le sue doti umane.
Teodoro Moretti, oltre
che sindaco di Rodi in
diversi mandati, è stato
vicepresidente e presidente della Amministrazione Provinciale di Foggia, nonché componente
del Comitato di gestione
dell’USL FG4.
Dei suoi concittadini
sapeva tutto e cercava
sempre di andare incontro alle loro esigenze.
Un politico di altri tempi.
18
Giulio Argentieri, viestano stimato
Bartolo Baldi
Ciao Giulio,
a volte la vita è davvero
strana e quando sembra
che tutto proceda a gonfie vele, una nube incerta
e tenebrosa viene ad oscurare quella luce che
credevi fosse
brillante
fino all’inverosimile.
Nella sede del Comitato
di Santa Maria di Merino,
quando per qualsiasi motivo ci riunivamo, tu eri
sempre uno dei primi.
Seduto, con un foglio e
una penna, prendevi nota
di chi era presente e di
chi non lo era. Questo ci
faceva divertire, ma apprezzavamo la tua rigorosità.
Per gli assenti erano
pronte le ramanzine che
dispensavi subito senza
nessuno sconto ma, come un padre buono, eri
anche pronto a dimenticare subito tutto.
Noi lo sapevamo, tu ci
spronavi perché eri la
persona che più di tutti
aveva esperienza e sapevi molto bene che ogni
minima assenza o ritardo
avrebbe provocato disfunzioni per il buon andamento del Comitato, e
delle festività verso la
Madonna di Merino.
Per la nostra grande
festa hai speso gran
parte della tua vita e
dobbiamo a te alcune
innovazioni.
Tu con il tuo carattere deciso ti facevi venire le idee, a noi toccava svilupparle.
Sentiremo molto la
tua mancanza. Soprattutto la sentiremo nei
giorni della festa perché tu, è proprio il caso
di dirlo, ci “mettevi in
riga”.
Tutto doveva procedere e incedere perfettamente durante le
processioni e non sopportavi che nessuno
venisse a turbare i tuoi
progetti e le tue disposizioni.
Ripetevi che il popolo
è sovrano! E che anche
il Comitato di Santa
Maria è sovrano perche
è l’espressione del popolo! Dunque quello
che il Comitato decideva, per te era sempre
ben fatto.
Abbiamo vissuto con
te il silenzio di questi
ultimi giorni di malattia
rispettando il dolore
Giulio Argentieri durante
la processione di Santa
Maria di Merino
della tua famiglia, ma aspettando anche di sapere
notizie confortanti sul tuo
stato di salute.
Purtroppo ora non sarai
più con noi, ma suggeriscici ancora le tue idee. Ne
faremo prezioso tesoro.
Ai piedi della Madonna di
Merino pregheremo per
te, ma siamo sicuri che è
stata proprio Lei oggi a
visitare la tua casa per
sorreggerti e condurti per
mano verso il cielo.
19
Le ricette del pescatore
Spaghetti all’aragosta
Lucio Mura
Ingredienti per 4 persone
300 gr. di spaghetti
1 aragosta circa 1 kg.
500 gr. pomodori
2 spicchi d’aglio
2 rametti di basilico
Sale q b
50 gr di cipolla
Peperoncino q b
2 dl di olio e.v. d’oliva
I
l nuovo gestore del ristorante-bar
della LNI Vieste è Leonardo Vescera. I viestani lo conoscono bene:
ha creato Il Capriccio, ristorante sul
mare, un ambiente soft ed elegante,
buona musica e piatti di pesce
“creativi”, accompagnati da ottimo
vino.
Ora vuole aggiungere un’altra esperienza: gestire il ristorante-bar di
un’associazione formata da persone
che forse hanno in comune solo la passione per il mare, ma che sono differenti per provenienza, cultura, abitudini
culinarie, gusto per il bere.
Quindi una bella challenge, una sfida
che ha lo scopo di far emergere il gusto, di soddisfare palati diversi, di servire pietanze che hanno alla base il
pesce, preparato innanzitutto nelle
versioni semplici e classiche, ma anche
cucinato in qualche preparazione più
complessa.
E’ ciò che vuole il socio dopo una
giornata trascorsa sul mare nello splendido scenario della costa viestana.
Certamente il nostro chef non mancherà di pubblicare qualche ricetta
originale nella rubrica ultradecennale
del nostro periodico Le ricette del pescatore.
Preparazione:
1. Fare sbollentare l’aragosta. A inizio del bollore
tenerla qualche minuto finché il guscio diventa
rosso. Lasciare raffreddare. Tenere da parte un
bicchiere dell’acqua di cottura.
2. Nel frattempo scottare i pomodori procurando
di togliere i semi e la pelle, tagliarli a tocchetti e
cuocerli per 15 minuti con un pizzico di peperoncino, la cipolla tritata e 4 cucchiai di olio e.v.
3. Tagliare la testa dell’aragosta e svuotarla: è
proprio l’interno della testa che conferisce cremosità e il gusto alla pietanza.
4. In una padella fare rosolare la polpa
dell’aragosta tagliata a dischetti, in un filo d’olio
con uno spicchio d’aglio, sale e peperoncino. Se
occorre, diluire con l’acqua della bollitura.
5. Fare cuocere a fuoco basso per qualche minuto finché non diventa rosa. Versare quindi la
salsa di pomodoro e fare addensare per 10 minuti, diluendo se necessario, e sfumando con il
vino bianco negli ultimi minuti di cottura, aggiungere una foglia di basilico.
6. Nel frattempo la pasta cotta al dente è pronta
per essere versata nella padella contenente
l’aragosta. Guarnire con una foglia di basilico.
Polpetti alla griglia
Nino Patrone
Ingredienti per 4 persone:
Polpetti
Succo di limone
Salsa peperoncino dolce
Salsa di pesce
Foglie di insalata
Spicchi di limone
1,5 kg
80 ml
250ml
80 ml
200 gr
Preparazione:
1. Tagliare la testa dei polpetti e scartarla. Sciacquare in acqua fredda, scolare e asciugare.
2. In una terrina mescolare salsa di peperoncino,
succo di limone e salsa di pesce. Ungere la piastra del barbecue e scaldarla.
3. Cuocere i polpetti per circa 3/4 minuti, girandoli e spennellandoli con la salsa.
4. Servire su un letto di insalata con la salsa
rimasta e gli spicchi di limone.
20
Ettore Scola, regista
Cittadino onorario dal 27 luglio 2001
Nino Patrone
I
l grande regista Ettore Scola, cittadino
onorario viestano, se ne
è andato in una rigida
giornata invernale a 84
anni (Roma 19 gennaio).
Ha significato tanto
per Vieste in quegli anni
indimenticabili per tutti
noi, quando, seduti sui
gradini di Piazzetta Petrone, sullo schermo
avente come sfondo il
mare con punti di luce in
lontananza, potevamo
gustare la visione di film
d’autore e di successo,
con la presenza di attori
protagonisti di assoluto
livello e di ampia notorietà.
Gina Lollobrigida, Alberto Sordi, Giancarlo
Giannini vennero a Vieste grazie a lui e ad Antonio Falduto, direttore
del Viestefilmfest.
Grande merito in quegli anni di crescita turistica per il nostro paese
va dato al compianto
sindaco e assessore al
Turismo Carlo Nobile,
che diventò amico personale del regista nativo
di Trevico (AV) e con lui,
durante la sua permanenza a Vieste, Scola
trascorreva la maggior
parte del tempo a parlare di
cinema,
ma
anche a passeggiare per il
centro storico e a conoscere le abitudini e usanze viestane.
I film di Ettore Scola
sono capitoli di un grande romanzo che ha per
tema il lato comico
dell'esistenza e i suoi
personaggi non sono mai
vaghi, ma ben delineati,
comunque sempre spontanei e a volte anche
malinconici.
Ha iniziato scrivendo
sceneggiature per alcuni
dei più popolari registi
italiani:
Steno, Nanni
Loy, Luciano Salce, e poi
per Il sorpasso (1962)
di Dino Risi e Io la conoscevo bene (1965) di
Antonio Pietrangeli, film
con il quale ha vinto il
Nastro d'Argento per la
migliore sceneggiatura.
Tanti i film di successo
che portano la sua firma
come regista. Ricordiamone alcuni.
Una giornata particolare (1977), con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, che si incontrano nel giorno della visita
di Hitler a Roma (6 maggio 1938), con il quale ha
vinto il David di Donatello.
C'eravamo tanto amati
(1974), trent'anni di storia italiana contemporanea, con Stefania Sandrelli, contesa dai due
amici Vittorio Gassman e
Nino Manfredi, un capolavoro con il quale ha vinto
il Premio César come miglior film straniero.
Brutti, sporchi e cattivi
(1976), con Nino Manfredi, sulle miserie morali e
materiali
della periferia romana dei
primi anni settanta, vincitore del premio per la
miglior regia al 29º Festival di Cannes.
Ha anche filmato il documentario Che strano
chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini (2013),
che ricostruisce episodi
della vita del grande regista.
Anche le sue figlie Silvia
e Paola Scola lavorano
nel mondo del cinema.
Ricordiamo anche gli
illustri nostri concittadini
onorari scomparsi: il cantante Lucio Dalla ed il
preside e scrittore Pasquale Soccio.