i due lampi di oggi

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i due lampi di oggi
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a cura dello Spi Cgil Marche – e-mail: [email protected] http://www.marche.cgil.it/spi
i due lampi di oggi
n 101216
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1 - SPI CGIL, contrattazione per promuovere coesione sociale e uguaglianza
2 - Scontri a Roma, da studenti a criminali: il solito gioco
Welfare
SPI CGIL, contrattazione per promuovere coesione
sociale e uguaglianza
La contrattazione sociale nei territori come strumento per un welfare che favorisca la coesione sociale e uguaglianza è
stato il tema dell’incontro di oggi tra il Sindacato pensionati italiani e tutte le categorie dei lavoratori della CGIL, nel
quale è stata sottolineata l'importanza di più equità nella distribuzione del reddito e nell'accesso allo stato sociale
15/12/2010 www.cgil.it
Per una nuova stagione di sviluppo del Paese, che sappia ridare centralità ai diritti dei lavoratori, ai diritti
sociali e di cittadinanza e che sappia contemporaneamente affrontare la crisi economica, superando le
differenze sociali, lo SPI CGIL, ha definito, nel corso del suo Comitato direttivo di oggi, una priorità:
rafforzare la negoziazione sociale e promuovere una crescente convergenza tra le proprie politiche
rivendicative e la contrattazione nei luoghi di lavoro e nel territorio. Un importante appuntamento, come
sottolineato da Cantone, che ha visto il contributo di tutte le categorie della CGIL, “affinchè il ruolo della
Confederazione sia rafforzato con la partecipazione di tutti i punti di vista utili alla definizione di una
politica generale”.I giovani hanno la prospettiva di una vita immiserita e sono spesso costretti
all'emigrazione, le donne vedono regredire la propria condizione, mentre gli anziani, sempre più
numerosi, si trovano senza nessuna politica che si occupi realmente delle loro condizioni di vita e delle
proprie esigenze. E' per questo che, secondo lo SPI CGIL, negoziazione e contrattazione sociale devono
affiancarsi ed integrarsi con la contrattazione nei luoghi di lavoro. Questa 'convergenza' potrebbe
realizzarsi, innanzitutto, rivendicando: più equità nella distribuzione del reddito e nell'accesso al welfare;
attraverso un sistema di protezione sociale coerente con le esigenze della società attuale ed infine,
attraverso uno sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale.E' per il raggiungimento di questi
obiettivi, che secondo Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL, è indispensabile una forte
presenza della Confederazione su tutti i territori, con una gestione capillare della contrattazione sociale in
tutti i suoi livelli. La CGIL, ha dichiarato Camusso “ha bisogno di essere nel territorio”, e ha aggiunto
“l'idea di territorio per noi, non è sinonimo di competizione tra aree territoriali diverse, come invece si
progetta con il federalismo fiscale, e neanche incremento delle disuguaglianze”. “Per noi territorio
significa - ha spiegato la leader del sindacato di Corso d'Italia - come si declina all'interno del territorio,
con la crisi in corso, la qualità dei servizi alle persone", affinchè ha proseguito "ci sia un'idea nazionale
che renda omogenee le grandi reti e che il welfare locale sia supporto di riduzione delle disuguaglianze
interne ed esterne al territorio”. La contrattazione sociale nei territori, ha concluso Camusso, “deve
rappresentare uno strumento per un welfare che promuova coesione sociale e uguaglianza”.
Leggi tutto: http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=15262
Vedi anche: http://www.spi.cgil.it/LinkClick.aspx?link=2021&tabid=38&mid=407
- La relazione Carla Cantone
- Gli interventi
- La scheda Spi sulla negoziazione sociale
Analisi del 14 dicembre
Scontri a Roma, da studenti a criminali: il solito gioco
Risultati della giornata? Criminalizzazione della manifestazione. E attenzione distolta dal mercato delle vacche e dall'indecorosa
sceneggiata che ha messo in scena Berlusconi. Una città devastata e una generazione che reagirà con ancora più rabbia
di Pietro Orsatti www.rassegna.it
Da due giorni parliamo di cortocircuito. Fra il palazzo e la piazza. Fra politica e società. Con quella coda
drammatica di almeno tre ore di guerriglia urbana in pieno centro di Roma. La sensazione generale
su quello che è successo è che in qualche modo si sia alimentato, strumentalmente, un senso diffuso di
rabbia e frustrazione a uso e consumo di una strumentalizzazione politica. Che voleva gli studenti e i
movimenti "cattivi", la politica del governo "rigorosa e corretta", e soprattutto coprisse lo scandaloso
mercato delle vacche (su cui, ricordiamolo, c'è un fascicolo aperto in procura) sul voto parlamentare. E
poi ottenere alla fine il risultato più importante: marginalizzare, e criminalizzare, la contestazione e di
fatto isolare e svuotare i movimenti di protesta.
A Roma il 14 sono successe molte cose. La prima, evidente, quella di uno scatenarsi di una
guerriglia urbana senza precedenti negli ultimi trent'anni davanti alle telecamere del mondo. Come a
Genova nel 2001. Prova muscolare. Che poteva e doveva essere evitata. Ma che non si è voluto evitare.
Perché serviva il caso e la punizione. Perché serviva ricondurre anche la protesta più esasperata nell'alveo
degli schieramenti e delle dinamiche tradizionali della politica anche antagonista. In particolare verso gli
studenti. Perché il movimento degli studenti, con la sua impenetrabilità anche a chi pretendeva di capirli
grazie alla propria esperienza di altre storie (dagli ex disubbidienti e affini a altre organizzazioni e partiti
che dei fatti di Genova furono protagonisti), hanno mantenuto una distanza stupefacente da storie "altre".
E chi pretendeva di capire infatti non ha capito. Non è riuscito a stringere relazioni, rapporti. E soprattutto
non è riuscito a mettere cappelli sopra la lotta dei giovani del 2010.
A Roma c'erano infiltrati? Non sorprenderebbe nessuno. Chi erano questi infiltrati o provocatori?
Alcune settimane fa a Roma, durante il voto alla riforma Gelmini alla Camera, c'era già stato un accenno
a quello che si è poi visto martedì scorso. Gruppi antagonisti che con il movimento hanno poco a che fare,
da un lato, che però erano presenti in piazza in maniera del tutto riconoscibile, poi gruppetti sparsi di
"giovanotti" di gruppi di estrema destra che si dilettavano a creare tensione con lanci di petardi a casaccio
e a tirare fuori i muscoli nell'accendersi dei momenti di tensione per poi dileguarsi velocemente. Poi
qualche emulatore dei Black Bloc (e sottolineo il termine emulatori). Ma poi a gestire la piazza, le
tensioni e perfino gli scontri alla fine c'erano solo loro: gli studenti.
Anche in quella occasione c'era un numero consistente di agenti in borghese nei cortei. Come martedì
scorso. Consistente. Lo raccontano filmati, fotografie, testimonianze. Agenti che non hanno agito se non,
come da "ingaggio", sorvegliando e intervenendo solo quando la situazione è precipitata. Ingaggio, un
termine guerresco moderno, ma che in questi giorni è più che adeguato.
Martedì scorso la situazione invece era molto più complessa. Prima di tutto si è dimostrato ancora una
volta che la creazione di una "zona rossa" impenetrabile e militarizzata è di fatto un innesco
devastante. Per chi vuole esasperare la situazione fino a far scoppiare gli incidenti. Chiunque esso sia.
Poi che precettare un enorme massa di uomini in divisa da altri servizi e spedirli per strada impreparati,
senza attrezzatura o addirittura abbigliamento idoneo, con linee di comando differenti (questura,
carabinieri e guardia di finanza), senza addestramento specifico è di una pericolosità enorme. La sequenza
del finanziere a terra che estrae la pistola proprio questo ci racconta. Impreparazione, improvvisazione,
linee di comando impermeabili fra loro. Da tempo i sindacati di polizia denunciano questo stato delle
cose. Lo avevano fatto, proprio davanti a Montecitorio, solo il giorno prima.
La "zona rossa", il fortino inespugnabile, concentra le forze tutte in un luogo a difesa di un simbolo
(ingigantendone enormemente valore e potere di attrazione). A discapito della prevenzione. Prevenzione
che era indispensabile e dovuta ma non c'è stata. Perché non si lasciano a due passi dal Senato camion
incustoditi di attrezzi edili.
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Vedi anche: Gli Italiani
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